INTRODUZIONE
Il termine plancton (dal greco errante, vagante) è stato introdotto nel mondo scientifico alla fine
del 1800 dal biologo marino Hensen per indicare “ il complesso di organismi galleggianti nelle
acque incapaci di vincere con i movimenti propri i moti del mare” (correnti, onde etc.) e che
vengono quindi trasportati passivamente da questi (Cognetti et al., 2008). Per fitoplancton o
plancton vegetale si intende l’insieme degli organismi autotrofi fotosintetizzanti presenti nel
plancton , ovvero quelli organismi in grado di sintetizzare sostanza organica a partire dalle
trovare microalghe che sono attribuibili al plancton solo in alcune parti del ciclo vitale , perchè
passano gran parte della loro vita adesi a un substrato, questi organismi costituiscono il
Prasinophyceae, e Chlorophyceae. Oltre a organismi eucarioti fanno parte del fitoplancton anche
Alcune specie microalgali possono produrre tossine di vario tipo. Nelle zone marine costiere la
presenza di organismi fitoplanctonici tossici costituisce uno dei principali rischi per la salute
umana. Alcuni di questi organismi producono tossine molto potenti che in occasioni di fioriture
possono raggiungere concentrazioni molto elevate. A livello mondiale il problema delle alghe
tossiche sembra assumere dimensioni preoccupanti sia per l’aumentare del numero di specie
dannose sia per l’aumento dei fenomeni di fioritura algale. Questo aumento è dovuto sia alla
trasportata dalle navi di carico e sia all’eutrofizzazione delle zone costiere. Le acque che le navi
utilizzano come stabilizzatore dello scafo, sono prelevate nelle aree portuali di partenza; possono
marino d’arrivo. La loro vita in questo ambiente nuovo è legata ai parametri ambientali originali.
Questo può produrre una migrazione di organismi alloctoni che provoca squilibri negli ecosistemi
Le fioriture algali marine sono conosciute da tantissimi anni. In base ai pigmenti della specie
microalgale le fioriture possono provocare colorazioni anomale delle acque dando origine alle
a maree colorate, le maree rosse , o red tides (Anderson, 1994). In generale il fenomeno è noto
come Harmful Algal Blooms (HAB) per indicare fioriture attribuibili alla presenza di microalghe
tossiche che possono causare effetti nocivi per la salute dell’uomo, per l’ambiente e per le
attività economiche della zona costiera. Gli HAB negli ultimi anni sembrano essere aumentati sia
per la maggiore diffusione geografica in gran parte del mondo sia in termini di frequenza
al peggioramento delle condizioni trofiche delle coste imputabile tra l’altro all’aumento degli
scarichi degli impianti di depurazione, al dilavamento causato dalle piogge e agli impianti di
1) fioriture non nocive che determinano cambiamenti del colore dell’acqua causando danno alle
attività ricreative che in certe condizioni climatiche possono provocare la morte di pesci e
3) fioriture di specie che molto spesso non sono tossiche per l’uomo, ma sono nocive per
4) fioriture di specie che producono sostanze tossiche per l’uomo e che sono veicolate con
l’aereosol dal punto dove fioriscono alla costa (es. Ostreopsis cf. ovata).
5) fioriture di specie che non producono tossine, ma che provocano danni fisici agli organismi
marini, ad esempio Skeletonema costatum.
organismi marini. Le tossine sono suddivise in base ai sintomi clinici che causano nell’organismo
preso di mira. Si illustra una tabella (Avancini et al., 2006) con le più importanti tossine algali le
Tabella 1. : Lista delle più importanti tossine microalgali, organismi che le producono e sindromi correlate.
Come si può capire dalla tabella 1 la maggior parte delle tossine algali viene prodotta da specie
della classe delle Dinophyceae (Avancini et al., 2006). Le dinoflagellate comprendono sia
microorganismi autotrofi che eterotrofi divisi in forme tecate coperte da una teca di cellulosa
caratterizzata da placche unite da delle suture e forme nude o atecate che non hanno una teca
(Avancini et al., 2006). La cellula può avere una forma rotondeggiante, ovoidale o irregolare e
spigolosa. Le specie tecate hanno spesso spine, corni o altre appendici. Il cingolo una scanalatura
mediana circonda il corpo cellulare dividendolo in epicono e ipocono il quale nelle forme con
teca è suddiviso in epiteca e ipoteca. È presente un’altro tipo di scanalatura che è perpendicolare
avviene per scissione binaria in 2 modalità diverse: la desmochisi in cui le cellule figlie ereditano
ciascuna una parte della teca madre andando a riformare poi la parte che manca; l’eleuteroschisi
in cui le cellule figlie si formano dentro la cellula progenitrice, che successivamente viene aperta
va a formare uno zigote che in certe specie diventa cisti di resistenza le quali hanno parete
cellulare molto resistente, la dinosporina, non sono provviste di flagelli e vanno a sedimentare
sul fondo in cui effettuano la fase di dormienza per tanti anni. (Avancini et al., 2006).
posteriormente. Epiteca ed ipoteca non differiscono molto di forma. Superficie della teca liscia,
ornamentata con piccolissimi pori. Otto piastre. In visione ventrale il cingolo presenta 2 strutture:
una piastra ventrale con poro ed una piastra curva e rigida adiacente. Molti cromatofori dorati.
nucelo ovato in posizione posteriore. Dimensioni: lunghezza 47-55 um, larghezza 27-35 um.
Distribuzione: ticoplantonica, acque calde di origine tropicale, negli ultimi anni presente in
adriatici. Stadi di resistenza: non segnalati. Le cellule di Ostreopsis cf. ovata vanno ad aderire al
substrato formando dei filamenti detti tricocisti e delle sostanze mucillaginose le quali in fasi
avanzate della fioritura costituiscono una pellicola brunastra, definita mat ricca di carboidrati
moto ondoso possono essere facilmente risospesi nella colonna d’acqua formando flocculi o
schiume superficiali. Il genere Ostreopsis comprende nove specie distribuite principalmente nelle
zone sub-tropicali e tropicali, delle quali sicuramente tre (Ostreopsis cf. ovata, O. cf. siamensis e
O. lenticularis) sono diffuse in zone temperate (Funari et. al., 2014). O. cf. ovata, O. heptagona,
P. labens,O. lenticularis, O. mascarensise sono specie tossiche in base a risultati di test biologici
(test di tossicità acuta sul topo) e sulla base della loro produzione di composti palitossina-simili,
invece O. cf. siamensis in zona mediterranea e atlantica risulta non tossica. Le specie tossiche e
non tossiche possono coesistere nello stesso ambiente (Funari et al., 2014). Vari autori hanno
affermato che gli alti valori di temperatura favoriscono le fioriture di Ostreopsis e hanno
suggerito che la diffusione di questa microalga nel Mediterraneo è stata influenzata dal
riscaldamento globale. Nonostante ciò il picco della fioritura in diverse aree del Mediterraneo, si
è verificato con valori di temperatura differenti con temperature d’acqua intorno ai 26°C nel
estate con temperature intorno ai 20-22 °C (Funari et al., 2014). Per quanto concerne i rapporti
con i nutrienti la relazione di Ostreopsis cf. ovata con l’eutrofizzazione non è stata dimostrata.
Nel mediterraneo negli ultimi anni ci sono stati casi di intossicazione per contatto dermico o
inalazione in persone presenti in litorali o spiagge durante fioriture intense di O. cf. ovata. La
crescente diffusione di Ostreopsis genera una forte preoccupazione sanitaria che è giustificata
con la sua potenziale tossicità, infatti la microalga produce biotossine marine, chiamate
in modo generico palitossine (PLTX), una famiglia che ha circa 20 analoghi strutturali. Le
palitossine, tra le tossine non proteiche più potenti ad oggi note possono provocare malesseri
respiratori e dermatiti nell’uomo (Luciana Tartaglione et al., 2016). L’uomo può venire in
2. tramite inalazione di aerosol contenente piccole parti di Ostreopsis ovata e/o composti PLTX-
3. via cutanea e/o oculare, tramite il contatto diretto di acqua contaminate con composti
palitossino-simili (Funari et al.,2014). I rischi associati alla salute umana per esposizione a PLTX e
simili riguardano sia i consumatori di prodotti ittici contaminati, sia altre categorie quali:
persone che svolgono attività ricreative in prossimità della spiaggia, bagnanti, operatori dei
settori della acquacoltura e della pesca, operatori che puliscono gli acquari, addetti alla
coltivazione delle microalghe e/o adetti all’analisi di matrici contaminate. (Funari et al.,2014).