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1.

INTRODUZIONE

Il termine plancton (dal greco errante, vagante) è stato introdotto nel mondo scientifico alla fine

del 1800 dal biologo marino Hensen per indicare “ il complesso di organismi galleggianti nelle

acque incapaci di vincere con i movimenti propri i moti del mare” (correnti, onde etc.) e che

vengono quindi trasportati passivamente da questi (Cognetti et al., 2008). Per fitoplancton o

plancton vegetale si intende l’insieme degli organismi autotrofi fotosintetizzanti presenti nel

plancton , ovvero quelli organismi in grado di sintetizzare sostanza organica a partire dalle

sostanze inorganiche disciolte , utilizzando la radiazione solare come fonte di energia

(produzione primaria). Il fitoplancton in base alle dimensioni si può distinguere in:

. picofitoplancton: con dimensioni inferiori ai 2 µm;

. nanofitoplancton: con dimensioni che variano tra 2 e 20 µm;

. microfitoplancton: con dimensioni maggiori di 20 µm;


Tra i taxa microalgali che costituiscono il fitoplancton, talvolta in colonna d’acqua si possono

trovare microalghe che sono attribuibili al plancton solo in alcune parti del ciclo vitale , perchè

passano gran parte della loro vita adesi a un substrato, questi organismi costituiscono il

microfitobenthos. Le microalghe sono organismi unicellulari che possono vivere singolarmente o

in colonie. Da un punto di vista sistematico il fitoplancton è costituito da microalghe facenti parte

di diversi gruppi tassonomici : tra questi Bacillariophyceae, Dinophyceae, Chrysophyceae,

Cryptophyceae, Dictyochophyceae, Coccolithophyceae, Raphydophyceae, Euglenophyceae,

Prasinophyceae, e Chlorophyceae. Oltre a organismi eucarioti fanno parte del fitoplancton anche

organismi procarioti, appartenenti al phylum Cyanobacteria, microrganismi un tempo chiamati

impropriamente “alghe azzurre”.

1.2 LE ALGHE TOSSICHE

Alcune specie microalgali possono produrre tossine di vario tipo. Nelle zone marine costiere la

presenza di organismi fitoplanctonici tossici costituisce uno dei principali rischi per la salute
umana. Alcuni di questi organismi producono tossine molto potenti che in occasioni di fioriture

possono raggiungere concentrazioni molto elevate. A livello mondiale il problema delle alghe

tossiche sembra assumere dimensioni preoccupanti sia per l’aumentare del numero di specie

dannose sia per l’aumento dei fenomeni di fioritura algale. Questo aumento è dovuto sia alla

progressiva introduzione da aree geografiche differenti tramite ad esempio l’acqua di zavorra

trasportata dalle navi di carico e sia all’eutrofizzazione delle zone costiere. Le acque che le navi

utilizzano come stabilizzatore dello scafo, sono prelevate nelle aree portuali di partenza; possono

veicolare microrganismi che sopravvivono nel trasporto e vengono rilasciati nell’ambiente

marino d’arrivo. La loro vita in questo ambiente nuovo è legata ai parametri ambientali originali.

Questo può produrre una migrazione di organismi alloctoni che provoca squilibri negli ecosistemi

e gravi danni alla biodiversità.

1.2.1 Le fioriture algali

Le fioriture algali marine sono conosciute da tantissimi anni. In base ai pigmenti della specie

microalgale le fioriture possono provocare colorazioni anomale delle acque dando origine alle

a maree colorate, le maree rosse , o red tides (Anderson, 1994). In generale il fenomeno è noto

come Harmful Algal Blooms (HAB) per indicare fioriture attribuibili alla presenza di microalghe

tossiche che possono causare effetti nocivi per la salute dell’uomo, per l’ambiente e per le

attività economiche della zona costiera. Gli HAB negli ultimi anni sembrano essere aumentati sia

per la maggiore diffusione geografica in gran parte del mondo sia in termini di frequenza

temporale (Funari et al., 2014). Il maggior numero di rilevamenti è da attribuire probabilmente,

al peggioramento delle condizioni trofiche delle coste imputabile tra l’altro all’aumento degli

scarichi degli impianti di depurazione, al dilavamento causato dalle piogge e agli impianti di

acquacoltura. Le fioriture algali marine si possono suddividere in 5 gruppi principali:

1) fioriture non nocive che determinano cambiamenti del colore dell’acqua causando danno alle

attività ricreative che in certe condizioni climatiche possono provocare la morte di pesci e

Invertebrati a causa della mancanza di ossigeno.


2) fioriture di specie che creano tossine che si accumulano nella catena alimentare e causano

patologie neurologiche e gastrointestinali nell’uomo e in animali.

3) fioriture di specie che molto spesso non sono tossiche per l’uomo, ma sono nocive per

invertebrati e pesci, specialmente in acquacoltura intensiva provocate dalla fioritura di specie di

dinoflagellate Prymnesium parvum, Alexandrium tamarense, Pfiesteria piscicida, o dal

Cianobatterio Nodularia spumigena.

4) fioriture di specie che producono sostanze tossiche per l’uomo e che sono veicolate con

l’aereosol dal punto dove fioriscono alla costa (es. Ostreopsis cf. ovata).

5) fioriture di specie che non producono tossine, ma che provocano danni fisici agli organismi
marini, ad esempio Skeletonema costatum.

1.2.2 Le tossine algali

Alcune specie specialmente le dinoflagellate, producono tossine che provocano la morte di

organismi marini. Le tossine sono suddivise in base ai sintomi clinici che causano nell’organismo

preso di mira. Si illustra una tabella (Avancini et al., 2006) con le più importanti tossine algali le

specie che le producono e le sindromi che provocano negli organi coinvolti:

MiCROALGA TIPO DI IMPATTO


TOSSINA
Ostreopsis. cf. ovata Ovatossina e Irritazione sull’uomo, maree
Palitossina colorate, tossicità nella fauna
Dinophysis acuta, Yessotossine DSP sindrome diarroica
D.acuminata, D. fortii, causata da molluschi bivalvi
D. norvegica
Prorocentrum Venerupina VSP intossicazione causata da
minimum venerupina
Gambierdiscustoxicus, Acido ASP sindrome amnesica
varie specie dei generi Domoico causata da molluschi bivalvi
Ostreopsis e Coolia
Alexandrium catenella, Saxitossina PSP sindrome paralitica
A. fundyense, A. causata da molluschi bivalvi
minutum
Kareniabrevis, Brevitossine NSP sindrome neurologica
Fibrocapsajaponica, causata da molluschi bivalvi
Heterosigmahakashiwo
,
Chattonella marina

Tabella 1. : Lista delle più importanti tossine microalgali, organismi che le producono e sindromi correlate.
Come si può capire dalla tabella 1 la maggior parte delle tossine algali viene prodotta da specie

della classe delle Dinophyceae (Avancini et al., 2006). Le dinoflagellate comprendono sia

microorganismi autotrofi che eterotrofi divisi in forme tecate coperte da una teca di cellulosa

caratterizzata da placche unite da delle suture e forme nude o atecate che non hanno una teca

(Avancini et al., 2006). La cellula può avere una forma rotondeggiante, ovoidale o irregolare e

spigolosa. Le specie tecate hanno spesso spine, corni o altre appendici. Il cingolo una scanalatura

mediana circonda il corpo cellulare dividendolo in epicono e ipocono il quale nelle forme con

teca è suddiviso in epiteca e ipoteca. È presente un’altro tipo di scanalatura che è perpendicolare

al cingolo nell’ipocono. Le dinoflagellate sono hanno un ciclo di vita aplonte e la riproduzione

avviene per scissione binaria in 2 modalità diverse: la desmochisi in cui le cellule figlie ereditano

ciascuna una parte della teca madre andando a riformare poi la parte che manca; l’eleuteroschisi

in cui le cellule figlie si formano dentro la cellula progenitrice, che successivamente viene aperta

liberandole. La riproduzione sessuale avviene in poche specie per isogamia e anisogamia e

va a formare uno zigote che in certe specie diventa cisti di resistenza le quali hanno parete

cellulare molto resistente, la dinosporina, non sono provviste di flagelli e vanno a sedimentare

sul fondo in cui effettuano la fase di dormienza per tanti anni. (Avancini et al., 2006).

1.3 OSTREOPSIS cf. OVATA Fukujo

Caratteristiche morfologiche: cellula ovata quasi a forma di goccia, compressa antero

posteriormente. Epiteca ed ipoteca non differiscono molto di forma. Superficie della teca liscia,

ornamentata con piccolissimi pori. Otto piastre. In visione ventrale il cingolo presenta 2 strutture:

una piastra ventrale con poro ed una piastra curva e rigida adiacente. Molti cromatofori dorati.

nucelo ovato in posizione posteriore. Dimensioni: lunghezza 47-55 um, larghezza 27-35 um.

Distribuzione: ticoplantonica, acque calde di origine tropicale, negli ultimi anni presente in

maniera cospicua durante il periodo estivo lungo i litorali tirrenici, liguri-occidentali e

adriatici. Stadi di resistenza: non segnalati. Le cellule di Ostreopsis cf. ovata vanno ad aderire al

substrato formando dei filamenti detti tricocisti e delle sostanze mucillaginose le quali in fasi
avanzate della fioritura costituiscono una pellicola brunastra, definita mat ricca di carboidrati

e fibrosa. La mat e la mucillagine in caso di un elevato idrodinamismo, di azioni meccaniche, di

moto ondoso possono essere facilmente risospesi nella colonna d’acqua formando flocculi o

schiume superficiali. Il genere Ostreopsis comprende nove specie distribuite principalmente nelle

zone sub-tropicali e tropicali, delle quali sicuramente tre (Ostreopsis cf. ovata, O. cf. siamensis e

O. lenticularis) sono diffuse in zone temperate (Funari et. al., 2014). O. cf. ovata, O. heptagona,

P. labens,O. lenticularis, O. mascarensise sono specie tossiche in base a risultati di test biologici

(test di tossicità acuta sul topo) e sulla base della loro produzione di composti palitossina-simili,

invece O. cf. siamensis in zona mediterranea e atlantica risulta non tossica. Le specie tossiche e

non tossiche possono coesistere nello stesso ambiente (Funari et al., 2014). Vari autori hanno

affermato che gli alti valori di temperatura favoriscono le fioriture di Ostreopsis e hanno

suggerito che la diffusione di questa microalga nel Mediterraneo è stata influenzata dal

riscaldamento globale. Nonostante ciò il picco della fioritura in diverse aree del Mediterraneo, si

è verificato con valori di temperatura differenti con temperature d’acqua intorno ai 26°C nel

Mediterraneo Nord Occidentale verso la fine di luglio, nell’Adriatico settentrionale in tarda

estate con temperature intorno ai 20-22 °C (Funari et al., 2014). Per quanto concerne i rapporti

con i nutrienti la relazione di Ostreopsis cf. ovata con l’eutrofizzazione non è stata dimostrata.

1.3.1 Tossicità di O. cf. ovata

Nel mediterraneo negli ultimi anni ci sono stati casi di intossicazione per contatto dermico o

inalazione in persone presenti in litorali o spiagge durante fioriture intense di O. cf. ovata. La

crescente diffusione di Ostreopsis genera una forte preoccupazione sanitaria che è giustificata

con la sua potenziale tossicità, infatti la microalga produce biotossine marine, chiamate

in modo generico palitossine (PLTX), una famiglia che ha circa 20 analoghi strutturali. Le

palitossine, tra le tossine non proteiche più potenti ad oggi note possono provocare malesseri

respiratori e dermatiti nell’uomo (Luciana Tartaglione et al., 2016). L’uomo può venire in

contatto con le palitossine in tre principali modalità:


1. per modalità orale, tramite l’ingestione di alimenti ittici contaminati o l’ingestione di acqua di

mare in attività ricreative;

2. tramite inalazione di aerosol contenente piccole parti di Ostreopsis ovata e/o composti PLTX-

simili durante attività professionali o ricreative;

3. via cutanea e/o oculare, tramite il contatto diretto di acqua contaminate con composti

palitossino-simili (Funari et al.,2014). I rischi associati alla salute umana per esposizione a PLTX e

simili riguardano sia i consumatori di prodotti ittici contaminati, sia altre categorie quali:

persone che svolgono attività ricreative in prossimità della spiaggia, bagnanti, operatori dei

settori della acquacoltura e della pesca, operatori che puliscono gli acquari, addetti alla

coltivazione delle microalghe e/o adetti all’analisi di matrici contaminate. (Funari et al.,2014).

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