Sei sulla pagina 1di 2

GNGTS – Atti del 21° Convegno Nazionale / 02.

09

M. Viti, E. Mantovani e D. Albarello

Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Siena

DINAMICA DEL COLLASSO GRAVITAZIONALE:


BILANCIO DELLE FORZE TETTONICHE,
STIMA DELLE INCERTEZZE ED APPLICAZIONE
ALLE PRINCIPALI CATENE OROGENICHE CENOZOICHE

Lo sviluppo di attività tettonica distensiva coeva o successiva alla compressione


indotta dalla convergenza delle placche rappresenta un aspetto ancora poco
compreso dell’orogenesi. L’ipotesi del collasso gravitazionale della catena è stata
avanzata da vari autori per importanti sistemi orogenici cenozoici, associati sia a
subduzione attiva sia a collisione continentale (Dewey, 1988). Un punto debole di
questa interpretazione è che l’espansione gravitazionale della catena è considerata
come una conseguenza inevitabile della variazione laterale di spessore crostale creata
dall’orogenesi, senza tener conto in modo appropriato delle forze che si possono
opporre a tale espansione. Questo lavoro mira a chiarire la plausibilità del meccanismo
di collasso, indagandone la dinamica sulla base del confronto tra la forza di
espansione e le principali resistenze che la contrastano (Liu, 2001; Rey et al., 2001). In
particolare, l’approccio proposto è stato applicato ad otto importanti sistemi orogenici
cenozoici, europei (Alpi, Appennini settentrionali, Arco calabro, Arco ellenico, Carpazi)
ed extra-europei (Stati Uniti occidentali, Ande, Himalaya).
La dinamica del meccanismo di collasso prevede che la forza di espansione (F) è
contrastata dalla resistenza meccanica tensionale della catena (R), dalla resistenza
compressionale dell’avampaese (C) e dalla resistenza di attrito lungo la superficie di
subduzione/sottoscorrimento tra la catena e la litosfera adiacente (T). In particolare, se
F<R il collasso non può avvenire. Nel caso contrario, il collasso è ancora impedito se
F<R+C o F<R+T. Per decidere sulla plausibilità del meccanismo di collasso in una
data zona è dunque necessario stimare in modo realistico i vari termini del bilancio di
forze sopra descritto. Tale stima è stata ottenuta con un’accurata analisi delle
informazioni disponibili in letteratura sull’assetto strutturale e termico dei sistemi
orogenici considerati.
Il modello del collasso gravitazionale è basato sull’ipotesi che la variazione
laterale di spessore crostale tra catena e avampaese determini nel sistema un
gradiente di energia potenziale, che può essere attenuato mediante l’assottigliamento
della catena in regime tensionale (Molnar e Lyon-Caen, 1988). In particolare, il diverso
spessore della crosta implica che, ad una data profondità, esiste una differenza di
pressione litostatica tra catena ed avampaese. Nel nostro approccio, tale differenza di
pressione è calcolata per un modello a due strati (crosta superiore e inferiore).
L’integrale della differenza di pressione sull’intero spessore crostale della catena
fornisce una stima di F, definita come forza per unità di lunghezza del sistema
orogenico (Liu e Shen, 1998).
La resistenza meccanica tensionale della catena (R), e quella compressionale
dell’avampaese (C), è ottenuta integrando la corrispondente differenza di sforzo sullo
spessore crostale del dominio considerato. L’andamento con la profondità della
differenza di sforzo (profilo reologico) è determinato in base alla conoscenza dei
principali meccanismi di deformazione permanente delle rocce. In particolare, la nostra
ricostruzione considera la deformazione semi-fragile come possibile concorrente dello
GNGTS – Atti del 21° Convegno Nazionale / 02.09

slittamento su fratture preesistenti e del flusso viscoso con legge di potenza. Tale
ipotesi, basata su varie evidenze sperimentali (Shimada, 1993; Kohlstedt et al., 1995).
comporta una considerevole riduzione della resistenza meccanica della crosta rispetto
all’impostazione classica. La stima della resistenza al flusso viscoso implica inoltre la
conoscenza della geoterma crostale. A tale proposito, per ciascun dominio tettonico si
è ipotizzata una geoterma conduttiva stazionaria, definita dalle caratteristiche termiche
e strutturali della crosta e dal flusso di calore superficiale.
La resistenza (T) alla subduzione di litosfera oceanica, o al sottoscorrimento di
litosfera continentale, è ottenuta moltiplicando la lunghezza della faglia di
subduzione/sottoscorrimento per la resistenza al taglio media stimata per le zone di
subduzione e per i thrust continentali.
Particolare attenzione è stata dedicata alla valutazione delle incertezze sulle
forze tettoniche coinvolte nel meccanismo di collasso. L’incertezza sulla forza di
espansione deriva principalmente dall’indeterminazione sull’andamento verticale della
densità nella catena e nell’avampaese. Tenendo conto dell’intervallo di variazione
della densità delle rocce litosferiche, per ciascuna zona è stata calcolato un valore
minimo ed uno massimo di F, corrispondenti a modelli di catena “pesante” e “leggera”
in rapporto alla densità dell’avampaese. L’incertezza sulla resistenza meccanica della
crosta dipende invece dalla limitata conoscenza della composizione litologica e dello
stato termico della crosta. Tenendo conto di possibili, differenti modelli litologici per la
crosta superiore e inferiore e della variabilità regionale del flusso di calore, è stato
stimato per ciascuna zona un limite inferiore e superiore per R e C. L’incertezza sulla
resistenza della faglia di subduzione/sottoscorrimento (T) è stata valutata in base
all’intervallo di variazione del corrispondente sforzo di taglio che emerge dalle stime
riportate in letteratura.
I risultati ottenuti indicano chiaramente che le catene orogeniche del
Mediterraneo (Appennini, Calabria, Arco ellenico) risultano stabili rispetto al collasso
gravitazionale, poichè la forza di espansione risulta sempre inferiore alla resistenza
tensionale stimata per tali catene. Per gli altri sistemi orogenici considerati, la notevole
incertezza sulle stime dei termini del bilancio delle forze non consente di trarre una
conclusione definitiva sulla possibilità o meno del collasso gravitazionale.

BIBLIOGRAFIA

Dewey J.F., 1988. Extensional collapse of orogens. Tectonics, 7, 1123-1139.


Kohlstedt D.L., Evans B. e Mackwell S.J., 1995. Strength of the lithosphere: constraints imposed by
laboratory experiments. J. Geophys. Res., 100, 17587-17602.
Liu M., 2001. Cenozoic extension and magmatism in the North American Cordillera: the role of
gravitational collapse. Tectonophysics, 342, 407-433.
Liu M. e Shen Y., 1998. Crustal collapse, mantle upwelling, and Cenozoic extension in the North
America Cordillera. Tectonics, 17, 311-321.
Molnar P. e Lyon-Caen H., 1988. Some simple physical aspects of the support, structure and evolution
of mountain belts. Geol. Soc. Am. Spe. Pap., 218, 179-207.
Rey P., Vanderhaeghe O. e Teyssier C., 2001. Gravitational collapse of the continental crust: definition,
regimes and modes. Tectonophysics, 342, 435-449.
Shimada M., 1993. Lithosphere strength inferred from fracture strength of rocks at high confining
pressures and temperatures. Tectonophysics, 217, 55-64.

Potrebbero piacerti anche