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Capitolo 10

OCEANIA, IL BLUE CONTINENT – GLI OLTREMARE NEGLI INTRECCI AMBIENTALI E


POLITICI DELL’OCEANO PACIFICO. Di Emanuela Borgnino e Lara Giordana.

Contaminazione nucleare dell’oceano  simbolo della colonizzazione del pacifico. Gli abitanti convivono
con esiti sociali e ambientali di 50 anni di test nucleari  il primo nel luglio 1946 sull’atollo di Bikini sulle
Isole Marshall e l’ultimo esperimento fatto dai francesi nel 1996 a Fangatufa (Polinesia Francese).
Solo nel 2019 il parlamento francese ha riconosciuto le conseguenze sul benessere e sulla salute degli
abitanti in Polinesia Francese.
Sperimentazione bellica e contaminazione radioattiva  innescato un’ondata di reazioni in tutta l’Oceania.
In epigrafe del capitolo (vedi p. 149) opera di 2 poetesse e attiviste: Dewè Gorodè e Kathy Jentil Kijiner 
esprimono il legame con l’oceano e la riscoperta delle connessioni tra le società insulari.
 La prima autrice  indipendentista kanak, coinvolta nel Nuclear Free and Indipendent Pacific
Movement, affida al rumore delle onde del mare la trasmissione delle urla di protesta che attraversano il
Pacifico, da Rapanui fino alla Nuova Caledonia passando per la Polinesia francese.
 La seconda  nativa delle Isole Marshall, attivista ambientale in Two degrees riflette sull’eredità dei test
nucleari uniti ad altre problematicità attuali come l’aumento delle temperature.
Per entrambe ambiente e sovranità sono connessi attraverso il rapporto tra l’oceano e i suoi abitanti.

Blue continent: una storia comune legata all’oceano.

Esordi della ricostruzione di reti pan-oceaniane si rintracciano nella Pacific way  fermento culturale che
attraversa il Pacifico da fine anni Sessanta del XX secolo fino a inizio XXI secolo legato al processo di
decolonizzazione, alla rivitalizzazione linguistica e culturale, al recupero di “tradizioni”.
L’espressione “Pacific way” si diffuse tra politici, studiosi e abitanti delle isole in seguito a un discorso
tenuto dal primo ministro delle Figi Ratu Mara poco dopo l’indipendenza del suo paese dichiarata il
10/10/1970.
In un saggio di Stephanie Lawson (2010) evidenzia come Ratu Mara usò l’espressione “pacific way” per
indicare “la transizione pacifica dell’indipendenza” che aveva caratterizzato le Figi, West Samoa e gli Stati
del Pacifico da poco indipendenti. Il fascino di questa espressione fece se che negli anni successivi un’ampia
mole di lavoro facesse della “Pacific way” un concetto chiave per ripensare le società del Pacifico. Obiettivo
della “Pacific way”: riscoperta della lingua comune austronesiana, riflessione attorno al cristianesimo, la
riscoperta di gesti rituali e di stili culturali e artistici.
Anni ’70, rinacque la tradizione della navigazione (scomparsa da secoli a causa delle trasformazioni subite
dalle società del Pacifico), l’8/3/1975 con la Polynesian Voyging Society venne replicata una canoa
polinesiana a doppio scafo che nel 1976 riuscì un’impresa considerata da tutti impossibile: viaggiare con
tecniche esclusivamente polinesiane dalle Hawaii a Tahiti. Questo primo viaggio segnò la riapertura delle
rotte del pacifico unendo mondi che erano stati divisi da divisioni coloniali e riportando in vita i Pacific
wayfinders, navigatori in grado di orientarsi nella distesa d’acqua più grande del mondo e di individuare
un’isola a 4000km di distanza grazie all’osservazione di venti e di stelle. Il co-protagonista di questa impresa
è l’oceano.
Canoa  simbolo di unione, di memorie condivise dei viaggi che popolarono l’Oceania. Viaggi –
riconfermano le relazioni al di là dei confini nazionali.
2 testi di riferimento del discorso sulla riscoperta della centralità dell’oceano: “Our Sea of Island” 1993 e
“The Ocean in Us” 1998 di Epeli Hau’ofa, nato in Nuova Guinea nel 1939, scrittore, antropologo e
insegnante di letteratura e cultura del Pacifico, fondatore dell’Oceania Center all’università del Pacifico. Il
suo lavoro è importante per capire le dinamiche regionali del Pacifico. Nella visione coloniale l’Oceania era
costituita da entità sparse, isole vulnerabili e carenti mentre nel lavoro Di Hau’ofa l’oceano diventa spazio di
connessione e intimità.
Pensiero di Hau’ofa non è un’accusa al colonialismo, ma un’autocritica all’atteggiamento delle popolazioni
del Pacifico. Lui vuole una comune e condivisa identità regionale oceaniana  identità che per lui è lontana
da una forma di omogeneità culturale: le diverse appartenenze e le genealogie insulari sono troppo forti
perché un’identità regionale possa cancellarle. Si basa infatti su una responsabilità nei confronti dell’oceano.
La responsabilità nei confronti dell’oceano e dell’ambiente sta diventando un’espressione chiave nelle
rivendicazioni di sovranità di molte società del Pacifico.
Blue Continent  l’oceano ritorna ad essere la principale via di comunicazione. Non si appartiene solo a un
gruppo umano, ma a un insieme di relazioni che si estendono anche a persone non umane. Lo slogan
dell’ultimo viaggio della canoa è “prendersi cura dell’isola-Terra”. Il legame con un continente fatto d’acqua
permette alle culture native di riconoscere un sapere geo-storico, frutto della relazione tra ambiente insulare e
popolazione.
Il sapere ecologico insulare si è costituito nel tempo diverso dal discorso ambientale mainstream  c’è
infatti una differenza tra le propensioni alle relazioni ecologiche delle popolazioni del Pacifico e il discorso
ambientale contemporaneo di tutela del pianeta. Il sapere ecologico del Blue Continent può dare risposta per
affrontare l’Antropocene  ci obbliga a un ripensamento del ruolo dell’essere umano e a una rivalutazione
delle relazioni con il mondo-extraumano. Favole dice: “natura è un concetto di cui siamo sempre più
insoddisfatti”. il concetto di natura che fa parte dell’umanità sta morendo. Al suo posto c’è sempre + la
consapevolezza che la Terra e tutti i suoi elementi sono vivi, interagiscono e rispondono alle azioni umane.
L’oceano riconnette società e unisce gli esseri viventi in unico respiro vitale perché è il principale produttore
di ossigeno. L’ossigeno proviene infatti al 21% da organismi marini. Il discorso ambientale che sta
emergendo da Pacifico riguarda l’interconnessione di tutti gli organismi viventi. L’interconnessione riguarda
diversi livelli: dall’associazionismo ambientale locale ai forum politici internazionali e negli ultimi 10 anni
attraverso la narrazione del Blue Continent. Il forum delle isole del Pacifico è portavoce della visione del
Blue Continent. Il blue Continent non riguarda solo l’aspetto geo-politico, ma esemplifica il contributo del
Pacifico all’umanità in un momento di cambiamento dato dal surriscaldamento globale, pandemie,
inquinamento atmosferico e marino. Il blue continent si costruisce come collaborative stewardship
sull’Oceano ossia un atteggiamento consapevole nei confronti dell’ambiente.

Gli oltremare europei nel “mare di isole”.

Oceano= collante delle relazioni sociali a livello locale e di quelle regionali pan-oceaniane. le Popolazioni
locali si stanno riappropriando del mare aperto partecipando alla gestione delle grandi aree marine protette o
attraverso iniziative basate sulla blue economy ad es. la pesca sostenibile.
Esempio  comunità di 850 kanak delle isole Belep è implicata nel piano di gestione del Parc de la Mer de
Corail, che è la seconda area marina protetta più grande del mondo, si estende sul 95% della Nuova
Caledonia e risponde a 3 obiettivi principali: conservazione della biodiversità, sviluppo di attività
economiche sostenibili (pesca delle capesante) e consolidamento della posizione della Nuova Caledonia a
livello regionale e internazionale. La riappropriazione dell’oceano rappresenta una possibilità per ridefinire
le relazioni con la Francia e l’UE, entrambe coinvolte in “una corsa globale all’oceano” a partire da questioni
come: cambiamento climatico, sicurezza marittima, pesca e biodiversità. Con l’uscita del Regno Unito
dall’UE, le collettività d’Oltremare francesi di Nuova Caledonia, Wallis, Futuna e Polinesia Francese restano
solo i PTOM europei in Oceania.
Colonizzazione  ha trasformato i rapporti storici e genealogici tra le società del Pacifico imponendo nuovi
legami e nuove lingue. Le isole francofone si confrontano ancora con gli effetti del loro isolamento. La
prevalenza dell’inglese scoraggia la mobilità dalle isole francofone verso le altre e le migrazioni privilegiano
i trasferimenti tra Collettività d’Oltremare francesi e verso la Francia.  questi fattori limitano la formazione
di comunità diasporiche al di fuori dei confini francesi e frena i rapporti con le società anglofone.
Mobilità  rimane sempre un elemento fondamentale nella costruzione di un’appartenenza regionale. I
giochi del Pacifico nel ’72 a Figi hanno permesso agli abitanti dell’Oceania di incontrarsi e ri-conoscersi, ri-
scoprendo parole simili nelle diverse lingue.
La più antica organizzazione regionale: la Commissione del Sud Pacifico SPC oggi Comunità del Pacifico
nata nel ’47 ebbe un ruolo fondamentale nella nascita dei Giochi e del festival delle Arti del Pacifico. È
un’organizzazione apolitica e bilingue (inglese/francese) e fu fondata dai paesi economicamente + sviluppati
con l’obiettivo di facilitare l’amministrazione dei territori e sostenere lo sviluppo delle popolazioni locali.
Nel 1950 per la prima volta si tenne la prima conferenza del sud Pacifico: costituì a prima riunione di
dirigenti oceaniani e rappresentanti dei Territori non autonomi, per dibattere di problemi della regione.
Nel ’74 la conferenza diventò il principale organo di orientamento e decisione della SPC/CPS e nell’83
anche i territori non membri ne divennero membri a pieno titolo. Oggi la comunità del Pacifico è un organo
di supporto allo sviluppo economico e sociale in particolare per la salute, l’educazione e il diritto alle donne,
riunisce 26 tra stati indipendenti e territori non autonomi.
Principale strumento politico del regionalismo pan-oceanico è il PIF =Forum delle Isole del Pacifico nato nel
’71 come organizzazione di Nazioni indipendenti per rispondere alla delusione dei rappresentanti politici di
fronte al veto posto nelle riunioni della SPC/CPS da paesi come la Francia sulla questione degli esperimenti
nucleari. L’approccio collettivo avviato dal Forum del Sud del Pacifico culminò nell’85 con il Trattato di
Rarotonga creò una zona libera dai test nucleari. Oggi PIF è la sede e il veicolo principale per discutere
questioni politiche e sociali. Oggi la Francia incoraggia le relazioni regionali degli Oltremare per rafforzare a
propria presenza e quella dell’UE, ma fino agli anni ’80 ha limitato le influenze politiche.
Anni ’90: fine dei test nucleari in Polinesia Francese e Accordo di Noumea tra Stato, indipendentisti e lealisti
in Nuova Caledonia favorirono i primi contatti del PIF con i due Territori non autonomi. 2016: Nuova
Caledonia e Polinesia francese vengono incorporate al Forum.
3 collettività francofone in Oceania: hanno statuti politici diversi e definiscono differentemente le relazioni
con la Francia.
Mancanza di riconoscimento internazionale per i territori d’Oltremare  limita la possibilità di firmare i
trattati internazionali autonomamente. La Nuova Caledonia può negoziare accordi internazionali che devono
però essere ratificati dal Presidente della Repubblica in Francia. Inoltre, la Nuova Caledonia ha una
situazione unica: il suo presidente del Governo rappresenta la Collettività del Forum delle Isole del Pacifico.

Accanto al PIF ci sono dei sottogruppi che agiscono per riportare le voci delle popolazioni indigene al di
fuori delle relazioni classiche tra stati contrastando così la presenza di Nuova Zelanda, Francia, Usa e
Australia: Gruppo Meanesiano Spearhead/Fer de Lance e Gruppo dei Leader polinesiani. Il primo nato
nell’88 ed è formato da Figi, Isole Salomone, Papua Nuova Guinea, Vanuatu e FLNKS la Federazione dei
partiti indipendentisti kanak, è nato per promuovere le culture melanesiani. Dal 2007 è diventato
un’organizzazione politica riconosciuta dall’ONU.
Dal 2011 il GLP gruppo dei leader polinesiani riunisce dirigenti politici polinesiani con lo scopo fi farsi
riconoscere come comunità politica x proteggere le lingue, le culture e le tradizioni comuni.
Oltre al Forum ci sono altre istituzioni o gruppi informali con cui le Collettività francesi interagiscono:
Polinesia francese e Nuova Caledonia partecipano anche al Forum femminista del Pacifico e al EWPL
Engaging with the Pacific Leaders e la reiscrizione della Polinesia nella lista dei territori da decolonizzare
nel 2016 è stata sostenuta da PSIDS Pacific Small Island Developing States gruppo che da alcuni anni sta
riflettendo sull’etichetta “piccoli stati insulari” che è sempre meno appropriata. Questi piccoli stati insulari si
rivendicano come “grandi stati oceanici” che esercitano la sovranità su grandi porzioni di oceano.
Grandi stati oceanici e i loro territori d’Oltremare  rivendicano il proprio ruolo di stewardship sull’oceano.
Nel Blue Continent si specchia un’Europa d’Oltremare acquatica e indigena.

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