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IL TERZO SGUARDO 37. Il destino della scrittura e la nascita di un mito letterario. Humphrey Carpenter, Gli Inklings. C. S. Lewis, J. R. R.

Tolkien, Charles Williams e i loro amici, trad. it. di M. E. Ruggerini, Genova-Milano, Marietti 1820, 2011 -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Cerano una volta (tra gli anni Trenta e i Quaranta) gli Inklings, scrittori-professori-teologi e cultori della letteratura di genere: quasi tutti insegnavano al Magdalen College di Oxford o a Oxford vivevano come Charles Williams. Avrebbero scritto romanzi memorabili per i loro caratteri innovativi allinterno del genere da loro scelto non tanto per la qualit delle vicende raccontate quanto per linnovazione profonda da essi apportate alla lingua inglese e al modello narrativo adottato. Tolkien diventer famoso soprattutto per Lo Hobbit del 1937, inizialmente concepito come un racconto per bambini e soprattutto per il suo colossale seguito, Il Signore degli Anelli (19541955). Lewis scriver tre significativi romanzi di fantascienza (Lontano dal pianeta silenzioso, Perelandra, Questa orribile forza), una fortunata serie di sette libri fantasy (Le Cronache di Narnia) e un romanzo epistolare tra lapologetico e il grottesco noto in italiano come Le lettere di Berlicche (The Screwtape Letters). Charles Williams lascer una serie di thriller metafisici in cui eventi misteriosi dal punto di vista criminale si alternano a profondi interrogativi metafisici (La vigilia di Ognissanti, Il posto del leone, Guerra in Paradiso, La pietra di Salomone). Il libro di Humphrey Carpenter (giustamente ormai un classico della biografia letteraria) racconta le loro vite, i loro incontri, le loro strategie letterarie, i loro sogni, le loro sconfitte. Si pone inoltre domande fondamentali riguardo la forma assunta dalle riunioni tenute dagli scrittori che formarono il circolo degli Inklings e il loro destino e la loro fortuna sia durante il periodo in cui esse si svolsero che successivamente: Gli Inklings furono qualcosa di pi di un gruppo di amici? Alcuni hanno suggerito che Lewis Tolkien e Williams, come autori, si considerassero un movimento che avrebbe in qualche modo alterato il corso della letteratura o che, per lo meno, avrebbe incoraggiato la produzione di un tipo particolare di scritti. [] Un critico ha ribattezzato Lewis e i suoi amici I cristiani di Oxford, spiegando di avere usato questo termine per suggerire una visione condivisa e per connotare un punto di vista comune a tutti loro sia in ambito accasdemico sia nella sfera religiosa.Un altro ha dichiarato che lopera di Lewis, Tolkien, Williams e Bsrfield rappresenta un tentativo consapevole di presentare una religione attraverso il medium del romanticismo, mentre un terzo ha parlato dellatteggiamento comune degli Inklings (pp. 208-209). Ma esistito questo atteggiamento comune? Carpenter preferisce analizzare le vicende biografiche e letterarie degli scrittori di Oxford una ad una, in maniera separata e specifica. Di Clive Staple Lewis (detto Jack dal fratello e dagli amici intimi) come narratore e autore di romanzi avventuroso-filosofici dice (e lo fa forse con una certa irriverenza nei confronti di questo scrittore tanto riservato quanto sostenitore dellimportanza assoluta dellamicizia virile) che: Se si passa a considerare le storie scritte da Lewis, il suo infantilismo diviene immediatamente evidente. Spesso questo costituisce un pregio. La poetessa Ruth Pitter ha lodato il suo senso infantile della gloria e dellincubo e il successo di Screwtape dovuto per buona parte alle splendide caratterizzazioni fanciullesche di Screwtape [Berlicche nota mia] e Wormwood, i quali incarnano lesatta idea che del diasvolo potrebbe avere un qualunque scolaro. Ma anche le serie problematiche di Out of the Silent Planet quasi si trasformano in una fasrsa allorch Weston e Devine si comportano come i personaggi delle barzellette sullinglese tra gli indigeni nellincontro con gli Oyarsa di Malacandra, mentre la lotta di Ransom con il disbolico Non-uomo in Perelandra (per quanto assai ben scritta) la battaglia intellettuale del Paradise Lost degradata a semplice scazzottata (p. 298).

E probabilmente il retaggio di Chesterton a riverberarsi in questo misto evidente di purezza teologica e umorale giocosit narrativa (quello che tanto era piaciuto a Jorge Luis Borges). Di James Ronald Ruel Tolkien, invece, non si fa problemi nellanalizzare la sua teoria della subcreazione, prospettiva per la quale lautore di Lo Hobbit sosteneva che la mitopoiesi creazione minore ma pur sempre una forma della Creazione: Ma, relic Tolkien, luomo in definitiva non un bugiardo. Potr forse storpiare i suoi pensieri sotto forma di menzogne, ma egli proviene da Dio, ed a Lui che egli trae i suoi ideali ultimi. Su questo Lewis si trovava daccordo: a dire il vero erano gi diversi anni che egli aveva adottato una simile prospettiva. Perci continu Tolkien non soltanto i pensieri astratti delluomo, ma anche le invenzioni della sua immaginazione devono derivare da Dio e, di conseguenza, riflettere parte della verit eterna. Creando un mito, praticando la mitopoiesi e popolando il mondo di elfi, draghi e spiriti maligni, il narratore o sub-creatore come Tolkien amava definire questa persona realizza, di fatto, il progetto di Dio e riflette un minuscolo frammento della vera luce. I miti pagani, perci, non sono mai semplici bugie: in essi vi sempre qualche cosa di vero (p. 65). Di Charles Williams riferisce puntualmente e mette in rilievo limportanza del suo stile bizzarro: Anche solo un esame superficiale di alcuni elementi presenti nei romanzi di Williams mostra quanto essi siano inusuali, una folle mescolanza persino allinterno dei canoni della narrativa convenzionale dellocculto e del soprannaturale. N sorprende che quando vennero pubblicati per la prima volta molte persone li giudicassero illeggibili o li rifiutassero come penosamente implausibili (commento di J. B. Priestley a The Greater Trumps). Tuttavia, alcuni lettori li giudicarono con grande ammirazione, tra questi, T. S. Eliot. Non esistono altri romanzi paragonabili a questi, scrive Eliot. Williams rende il nostro mondo di tutti i giorni molto pi eccitante, per via di quegli elementi soprannaturali che egli vi scorge continuamente allopera. Egli crede realmente in ci che narra. E vedendo tutte le persone e tutti gli avvenimenti nella luce del divino, egli ci mostra un significato negli esseri umani, nelle emozioni umane, negli eventi umani, verso cui noi siamo sempre stati ciechi (p. 135). In realt, limportante biografia di Carpenter prevalentemente incentrata sulla relazione di amicizia profonda che leg Lewis a Williams fino alla morte di questultimo il 15 maggio del 1945 anche se, ovviamente, a Tolkien non viene affatto negato il significativo posto che merita. Ma limpressione di fondo che a Tolkien proprio perch Carpenter gli aveva gi dedicato un volume a parte in precedenza (H. Carpenter, J. J. R. Tolkien. La biografia, trad. it. di F. Malag e P. Pugni, Roma, Fanucci, 2002) sia riservato un trattamento meno approfondito rispetto a Lewis e a Williams. Di questi ultimi, infatti, viene approfonditamente dettagliato in maniera esemplare il profilo biografico e non solo dal punto di vista culturale: di Lewis si investiga la relazione domestica con la signora Jane Moore, figlia di un suo vecchio compagno darmi durante la Prima Guerra Mondiale, con la quale lo scrittore di Belfast visse fino alla decadenza mentale senile di questultima ma non si sa, per, se in modo maritale o meno; di Williams si mette in luce la sua relazione quasi sicuramente platonica ma molto intensa con Phyllis Jones detta Celia, unimpiegata della Oxford University Press presso la quale entrambi lavorarono a lungo. Ora le attitudini e le implicazioni sentimentali e soprattutto sessuali di due figure tra le pi importanti della letteratura inglese del XX secolo sono sicuramente meno importanti del loro contributo ad essa ma in una biografia possono assumere un rilievo significativo. Questi aneddoti servono probabilmente a concedere al libro quel sapore di verit che la pura elencazione di volumi scritti e letture fatte non riesce sempre certo a far gustare. Ne viene fuori un quadro complesso e piuttosto variegato, con luci e ombre, con ostinazioni e cedimenti: Lewis che diventa un fedele esponente della Chiesa Anglicana, Tolkien che resra fedele alla religione cattolica di appartenenza, Williams che usa il romanzo poliziesco per tentare il 2

sondaggio di verit di fede inesplicabili e inestricabili, il fratello di Lewis, Warnie, che adotta il circolo degli Inklings come sua famiglia al posto di quella che non ha pi, Owen Barfield che fornisce sostegno estetico-filosofico a tutto il gruppo e le altre figure minori che campiscono nelle diverse sezioni della biografia collettiva di Carpenter costituiscono un affresco a quadri mobili di notevole interesse e compattezza perch spazia dai singoli soggetti dellazione descritta al quadro storico generale di riferimento. La questione centrale, il problema di fondo viene sollevata ma certo non risolta se non in chiave di storia letteraria; resta aperto limportante interrogativo sul perch gli Inklings abbiano potuto avere il forte impatto che hanno avuto in un momento in cui il Modernismo dei Joyce, Eliot, Virginia Woolf, Pound e Wyndham Lewis sembrava dover egemonizzare totalmente il panorama della creativit del mondo anglosassone dal punto di vista della scrittura. Inoltre la loro scelta della letteratura di genere sembra essere in netta contrapposizione con lidea di romanzo che contraddistingueva la proposta modernista se questi ultimi puntavano al romanzo puro, al romanzo cio al di fuori della dimensione del genere come codificato da una tradizione ormai invalsa nel modo europeo della letteratura degli ultimi due secoli. In sostanza gli Inklings riportano la scrittura letteraria al genere come forma costruita e funzionante allinterno di norme e regole che rendono praticabile lorizzonte della creativit e della narrativit tradizionali. I modernisti vogliono andare con netta prevaricante forza e decisione al di l di essa. Non si tratta oggi di stabilire chi abbia avuto ragione giunti alla fine della vicenda ma chi sia stato pi capace di durare nel tempo con le proprie opere. Certo Joyce o la Woolf o Pound sono punti di riferimento assoluti nel cielo azzurro del Novecento ma libri come Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit dono ancora oggi a loro volta romanzi capaci di entusiasmare i loro lettori al di l delle reti e seduzioni ideologiche religiose o letterarie che avevano contrapposto i loro autori allaltro grande mainstream della letteratura contemporanea.

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