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CURE POST VACCINO ANTI COVID

Le seguenti cure-integratori è preferibile assumerle al mattino a digiuno.


- NAC o acetilcisteina (L’acetilcisteina è una variante N-acetilata dell’amminoacido cisteina. Svolge un'attività
antiossidante e mucolitica. Può avere anche proprietà epatoprotettrice e antiapoptosica. Come farmaco, viene
utilizzato soprattutto come mucolitico espettorante e in caso di deficit lacrimale. In caso di sovradosaggio da
paracetamolo, viene utilizzato per evitare l'insorgere di un'epatite fulminante.)

A cosa serve l'acetilcisteina?


L'acetilcisteina viene utilizzata per trattare i disturbi delle vie respiratorie caratterizzati da una sovrapproduzione di
muco. È adatta in caso di:
- broncopneumopatie acute e croniche
- bronchioliti
- bronchiectasie
- atelettasie
- fibrosi cistica.
Inoltre può essere utile in caso di complicazioni polmonari in seguito a trattamenti chirurgici, tracheotomie o anestesia.
Altri possibili utilizzi sono il trattamento dell'intossicazione da paracetamolo, la disintossicaizone durante il trattamento
di uropatie causate da alcuni tipi di chemioterapia e il trattamento di ulcere della cornea o di altri problemi a questa
struttura dell'occhio in cui a una ridotta lacrimazione è associata una produzione eccessiva di muco.

Come si assume l'acetilcisteina?


- L'acetilcisteina può essere assunta per via orale (in genere come granulato da sciogliere in acqua o pastiglie
effervescenti), per via rettale o sotto forma di soluzione da inalare tramite aerosol, di soluzione da somministrare
per instillazione endotracheale o di collirio. In alcuni casi particolari (ad esempio per trattare l'intossicazione da
paracetamolo) può essere somministrata anche in endovena.
- La modalità di somministrazione, le dosi e la durata del trattamento variano a seconda della problematica da
trattare, dall'età del paziente e dalle sue condizioni individuali.
Effetti collaterali dell'acetilcisteina
Fra i possibili effetti collaterali dell'acetilcisteina sono inclusi:
- Acufene
- angioedema
- anosmia o disosmia
- broncospasmo
- diarrea
- disgeusia
- emottisi
- nausea
- orticaria
- rash
- rinorrea
- stomatite
- vomito
- xerodermia

Controindicazioni e avvertenze associati all'uso di acetilcisteina


L'acetilcisteina non deve essere assunta in caso di:

- ipersensibilità al principio attivo o ai suoi eccipienti


- età inferiore ai 2 anni
- gravidanza
- allattamento
Inoltre non deve essere assunta in contemporanea ai seguenti farmaci:

- tetraciclina
- ossitetraciclina
- clorotetraciclina
- eritromicina lattobionato
- oleandromicina
- amfotericina B.

Tra i farmaci a base di N-Acetilcisteina si ricordano le specialità registrate Fluimucil, Rinofluimucil, Solmucol e
Broncohexal

Indicazioni
Perché si usa la N-Acetilcisteina? A cosa serve?
La N-Acetilcisteina è un importante agente riducente, noto quindi soprattutto per le spiccate proprietà antiossidanti.
Oltre alla capacità di rigenerare il Glutatione, uno dei più importanti antiossidanti a disposizione dell'organismo umano,
la N-Acetilcisteina si è dimostrata efficace anche come agente antiapoptotico.
Quest'ultima attività è risultata particolarmente preziosa a livello pancreatico, salvaguardando numero e funzionalità
delle cellule Beta, e a livello nervoso, preservando la vitalità delle cellule nervose (neuroni).
Infine, la capacità di ridurre i ponti disolfuro presenti nelle mucoproteine, ha donato alla N-Acetilcisteina anche un
attività mucolitica.
In virtù di queste proprietà, la N-Acetilcisteina è utilizzata oggi:

Come agente epatoprotettivo;


Come antiossidante, soprattutto nelle patologie età-correlate come quelle del sistema nervoso centrale (es. demenza
senile);
Come elemento cardioprotettivo;
Come mucolitico.
Recenti evidenze, per lo più sperimentali, attribuirebbero alla N-Acetilcisteina anche potenzialità utili nei confronti
della patologie diabetica.

Proprietà ed Efficacia
Quali benefici ha dimostrato la N-Acetilcisteina nel corso degli studi?
La letteratura scientifica, al momento, propone diversi studi, per lo più sperimentali, che esaltano le proprietà preventive
e terapeutiche della N-Acetilcisteina.
Di particolare rilevo sarebbero:
Studi condotti su pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva, nei quali l'aggiunta di N-Acetilcisteina alla
terapia convenzionale, avrebbe ridotto del 41% l'esacerbazione della sintomatologia;
Studi condotti su modelli sperimentali, nei quali l'N-Acetilcisteina avrebbe migliorato le capacità contrattili del miocardio,
riducendo al contempo l'aggregazione piastrinica ed il rischio di eventuali complicanze trombo-emboliche;
Studi condotti su sportivi, nei quali l'utilizzo di N-Acetilcisteina, in concomitanza ad altri antiossidanti, avrebbe ridotto le
concentrazioni di marcatori del danno ossidativo indotto dall'esercizio fisico intenso;
Studi nei quali l'uso prolungato di N-Acetilcisteina avrebbe preservato l'integrità strutturale e funzionale dei neuroni,
correggendo alcuni deficit mnemonici;
Studi condotti su militari e personale esposto, nei quali l'uso di 900 mg di N-Acetilcisteina avrebbe prevenuto la
comparsa di disturbi uditivi.
Alquanto discusse rimangono invecele attività antiapoptotiche ed anticancerose della N-Acetilcisteina, descritte per il
momento solo in studi in vitro.

Dosi e Modo d'uso


Come usare la N-Acetilcisteina
N-AcetilCisteinaI dosaggi suggeriti per un'adeguata supplementazione con N-Acetilcisteina sono generalmente quelli di
600 mg per 1-3 volte al giorno.
Al fine di prevenire la rara possibilità di formazione di calcoli renali, si consiglia l'assunzione contestuale di abbondante
acqua.

Effetti Collaterali
Le reazioni avverse più frequentemente osservate in seguito all'uso di N-Acetilcisteina sono: nausea, vomito, diarrea,
emicrania e rash cutanei.
Solo raramente e soprattutto in seguito all'uso parenterale di N-Acetilcisteina si sarebbero descritte anche reazioni
clinicamente più importanti, come orticaria, reazioni allergiche gravi, broncospasmo, ipotensione e prurito.
Esistono, infine, alcune indicazioni secondo le quali l'uso di N-Acetilcisteina, in pazienti predisposti, potrebbe aumentare
il rischio di litiasi renale.

Controindicazioni
Quando non dev'essere usata la N-Acetilcisteina?
L'uso di N-Acetilcisteina è controindicato in pazienti affetti da cistinuria o con ipersensibilità nota al principio attivo o a
principi attivi strutturalmente correlati.

Interazioni Farmacologiche
Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto della N-Acetilcisteina?
Al momento non sono note interazioni con farmaci, integratori alimentari, prodotti erboristici o alimenti in grado di
alterare le normali caratteristiche biologiche della N-Acetilcisteina.
Tuttavia, la contestuale assunzione di Nitrati o Carbamazepina, potrebbe alterare il normale profilo farmacocinetico di
questi principi attivi e della stessa N-Acetilcisteina, con conseguenze poco prevedibili.

Precauzioni per l'uso


Cosa serve sapere prima di prendere la N-Acetilcisteina ?
L'uso di N-Acetilcisteina dovrebbe essere supervisionato dal proprio medico in presenza di patologie gastro-enteriche,
come l'ulcera peptica, di calcoli renali, di emicrania o di epatopatie.
Gli stessi accorgimenti dovrebbero essere presi durante la gravidanza e nel successivo periodo di allattamento al seno,
fasi nelle quali l'uso di N-Acetilcisteina dovrebbe essere autorizzato dal proprio ginecologo o dal proprio medico di
famiglia.
La N-Acetilcisteina potrebbe inoltre falsamente positivizzare i cheto-test utilizzati nella patologia diabetica come
marcatore metabolico.

GLUTATIONE DIRETTO
Generalità
Il glutatione o GSH è un tripeptide naturale, vale a dire una sostanza costituita da tre amminoacidi, nell'ordine acido
glutammico, cisteina e glicina. Questa particolare composizione chimica conferisce al glutatione un'elevata capacità di
ossidarsi o ridursi, proteggendo le proteine e gli altri composti ossidabili dall'azione deleteria dei radicali liberi.
In particolare, il glutatione rientra nella composizione di un gruppo di enzimi ad azione antiossidante, chiamati
glutatione perossidasi.
Molti di questi enzimi - la cui attività è legata alla presenza di selenio - catalizzano la neutralizzazione dell'acqua
ossigenata (un potente radicale libero) e di altri perossidi.
Glutatione ridotto (2 G-SH) + Acqua oss. (H2O2) → Glutatione ossidato (G-S-S-G) + 2 H2O
2 G-SH + ROOH → GSSG + ROH + H2O
Come si evince dalle reazioni sopra riportate, il glutatione ridotto cede molto volentieri il suo idrogeno (H+), che funge da
accettore di un elettrone (e-) proveniente da molecole reattive dell'ossigeno (radicali liberi).
A questo punto, eliminato il pericolo costituito dal perossido, il glutatione ossidato, per riacquistare la propria attività
antiossidante, deve tornare nella forma ridotta; ciò avviene grazie ad un enzima NADPH dipendete, chiamato glutatione
reduttasi.
A detta di numerosi studiosi, questa capacità di rigenerarsi continuamente ha contributo a considerare il glutatione
come il più potente antiossidante presente nell'organismo umano.
Nelle cellule in buono stato di salute il rapporto tra glutatione ridotto e glutatione ossidato si mantiene intorno a 9:1; una
sua diminuzione è considerata indice di stress ossidativo.
Affinché il glutatione possa espletare tali azioni è fondamentale che esso sia supportato da adeguate quantità di selenio -
un minerale che abbonda negli alimenti di origine marina e nelle frattaglie - di riboflavina (Vit. B2) e di niacina (Vit. PP).
Glutatione e Salute del Fegato
Presente nell'organismo in forma ubiquitaria, il glutatione è particolarmente concentrato a livello epatico, dove protegge
gli epatociti da molecole particolarmente tossiche di origine esogena o endogena (generatesi durante il metabolismo di
alcuni xenobiotici, come certi farmaci, ad esempio il paracetamolo). In questo caso, il glutatione, una volta coniugatosi ai
metaboliti tossici in maniera enzimatica o non enzimatica, non può rigenerarsi con altrettanta facilità (in parte viene
eliminato, principalmente per via biliare, ed in parte subisce ulteriori metabolizzazioni).
Un'eccessiva concentrazione di sostanze tossiche a livello epatico, può quindi depauperare i livelli tissutali di glutatione,
determinando grave danno al fegato. Non a caso, in clinica, il glutatione ridotto viene somministrato endovena come
antidoto diretto e "veloce" nell'avvelenamento da paracetamolo.
Indicazioni
Perché si usa il glutatione? A cosa serve?
Il glutatione costituisce uno dei principali protagonisti della risposta antiossidante cellulare.
Concentrato nell'ambiente citoplasmatico, grazie alla sua particolare struttura chimica, il glutatione interviene nel
mantenimento del corretto stato di ossidoriduzione intracellulare, agendo come molecola scavanger nei confronti dei
radicali liberi dell'ossigeno.
Oltre alla spiccata attività antiossidante, al glutatione vengono attribuite anche attività detossificanti, immunomodulanti
e citoprotettive.
Per questi motivi, da studi preliminari, l'integrazione con glutatione sembrerebbe utile in caso di:
Diabete e patologie metaboliche;
Aterosclerosi;
Patologie respiratorie;
Calo dell'udito;
Infertilità maschile;
Avvelenamento da metalli pesanti;
AIDS.
Dal punto di vista commerciale, in virtù della grande importanza attribuita ai radicali liberi nella comparsa di svariate
patologie degenerative, gli integratori di glutatione sono dipinti come una sorta di elisir dell'eterna giovinezza, utili per
ritardare l'invecchiamento, per rinforzare le difese immunitarie, per preservare l'integrità di globuli rossi e del cristallino
dell'occhio, e per proteggere l'organismo dalle radiazioni ionizzanti, dai metalli pesanti, da alcol, tabacco, droghe e da
patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer.

Proprietà ed Efficacia
Quali benefici ha dimostrato il glutatione nel corso degli studi?
Le diverse funzioni biologiche del glutatione sembrerebbero supportarne l'utilità clinica.
Da diversi lavori clinici, e da numerosissimi studi sperimentali, la somministrazione di glutatione sembrerebbe utile nel:
Proteggere il fegato dall'azione trasformante di potenziali sostanze tossiche;
Proteggere fegato, reni e sistema nervoso dagli effetti collaterali della chemioterapia;
Ridurre l'evoluzione dell'aterosclerosi, modulando i processi di aggregazione piastrinica;
Migliorare le caratteristiche cliniche in corso di patologie polmonari ossidative;
Migliorare il profilo e l'attività insulinemica in pazienti affetti da diabete;
Migliorare la motilità e la vitalità degli spermatozoi in pazienti con disturbi della fertilità.
Limiti dell'integrazione con glutatione
Nonostante le evidenze cliniche incoraggianti, esistono oggi diversi dubbi, soprattutto di natura farmacocinetica, relativi
alla reale utilità dell'integrazione con glutatione.
Il tutto sarebbe riconducibile alla presenza, nell'intestino, di enzimi noti come gamma glutammil-transferasi, che
idrolizzerebbero il glutatione assunto per os, riducendone drasticamente la biodisponibilità.
A compromettere ulteriormente la biodisponibilità di questo nutriente contribuirebbero uno spiccato metabolismo di
primo passaggio e il sequestro cellulare esercitato dagli enterociti della mucosa intestinale.
Per questi motivi, sembrerebbe più efficace l'integrazione con precursori del glutatione come l'N-Acetil-Cisteina.
L'N-acetilcisteina, oltre ad essere proposta come integratore ad azione antiossidante e rinvigorente, rientra nella
composizione di farmaci mucolitici, che, assunti per via inalatoria od orale, facilitano l'eliminazione del muco dalle vie
aeree. Viene inoltre somministrata per via endovenosa nel trattamento dell'intossicazione acuta da paracetamolo.
Dosi e Modo d'uso
Come usare il glutatione
Il glutatione è reperibile in commercio come singolo ingrediente o combinato ad altre molecole con attività antiossidante.
Generalmente, il dosaggio di glutatione suggerito è compreso tar i 50 ed i 600 mg giornalieri, a seconda delle necessità
del paziente.
Al fine di potenziare l'attività antiossidante del glutatione, si potrebbe ricorrere al contestuale utilizzo di altre molecole
bioattive come selenio, vitamine del gruppo B, vitamina A, C o E.
I dosaggi suggeriti per un'adeguata supplementazione con N-Acetilcisteina, in sostituzione di quella diretta con
glutatione, sono generalmente di 200-600 mg per 1-3 volte al giorno.
Effetti Collaterali
L'uso di glutatione, entro i dosaggi suggeriti, è generalmente ben tollerato e privo di effetti collaterali clinicamente
rilevanti.
Molto raramente è stata osservata la comparsa di reazioni avverse gastrointestinali.
Controindicazioni
Quando non dev'essere usato il glutatione?
L'uso di glutatione è controindicato in caso di ipersensibilità al principio attivo.
Interazioni Farmacologiche
Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto del glutatione?
Non sono note al momento interazioni farmacologiche degne di nota.
Tuttavia, la somministrazione di glutatione potrebbe migliorare la tollerabilità della terapia con Cisplatino, riducendone
gli effetti collaterali.
Precauzioni per l'uso
Cosa serve sapere prima di prendere il glutatione?
L'uso di glutatione durante la gravidanza e nel successivo periodo di allattamento al seno dovrebbe realizzarsi, se
strettamente necessario, solo sotto stretta supervisione medica.
Fare attività fisica fa produrre il glutatione in forma endogena (lo produci da te)
Il glutatione in capsula viene assorbito in genere al 25-30 %
La NAC è meglio.
ZINCO
Zinco in capsule da 25 mg (2 capsule x 25 mg al giorno) Come accertato da studi clinici sul calo della vista nelle persone
anziane, l'ossido di zinco è parte importante di un efficace trattamento per alcuni casi di degenerazione maculare dovuti
all'età.[senza fonte]
Il gluconato di zinco si prende in pastiglie come rimedio contro il comune raffreddore.

Importanza biologica
Lo zinco è un elemento essenziale per la vita degli esseri umani e degli animali superiori: una carenza di zinco condiziona
pesantemente la crescita corporea e l'aumento di peso. Lo zinco costituisce parti di proteine con dita di zinco e di enzimi
ad azione antiossidante come la superossido dismutasi, oppure con funzioni catalitiche come la carbonico anidrasi, la
alcool deidrogenasi, e la lattico deidrogenasi. Secondo alcune fonti, assumere pastiglie di zinco può dare una certa
immunità dal raffreddore e dall'influenza, ma l'esattezza di queste informazioni è controversa. Inoltre lo zinco è implicato
nel funzionamento della vista, dell'olfatto, del tatto e della memoria, ed è responsabile del buon funzionamento di questi,
e una carenza di zinco ne causa disfunzioni.
Nei maschi, lo zinco è un elemento importante per la produzione di sperma: in una sola eiaculazione si possono perdere
fino a 5 mg di zinco. Una carenza di zinco può provocare una diminuzione nel numero degli spermatozoi nel seme, e
viceversa, delle eiaculazioni molto frequenti possono provocare una carenza di zinco.
Scarse riserve di zinco sono responsabili della diminuzione del volume di sperma e del livello di testosterone.
Studi dell'Università dell'Ohio, mostrano che la carenza di zinco nei topi ha incrementato drasticamente i livello di
infiammazione e successivamente in vitro su cellule umane che abbassa i livelli della proteina NF-κB, fattore centrale
della risposta immunitaria: da qui, l'ipotesi che lo zinco funzioni come un immunomodulatore. La proteina NF-κB porta
lo zinco all'interno delle cellule del sistema immunitario che rispondono per prime alle infezioni.
Effetti collaterali
Lo zinco è necessario alla maggioranza delle metalloproteasi, che governano la vascolarizzazione del tumore. Uno studio
correla l'eccesso di zinco alla sintesi di telomerasi nelle cellule tumorali, portando i tumori a diffondersi nel corpo.
Lo zinco nell'alimentazione
Cibi contenenti zinco
I cibi contenenti zinco sono molti tra cui: ostriche, carne rossa e bianca,
noccioline, fagioli, pane integrale, semi di zucca e semi di girasole.
Di seguito sono elencati alcuni dei principali alimenti ad alto contenuto di zinco
(contenuto in 100 g di alimento):

 Ostrica cotta: 181,61 mg


 Ostrica: 90,81 mg
 Cereali per colazione: 12,4 mg
 Germe di grano: 12,29 mg
 Fegato di bovino: 12,02 mg
 Semi di papavero: 10,23 mg
 Lievito di birra fresco: 9,97 mg
 Cioccolato fondente amaro: 9,63 mg
 Cerfoglio secco: 8,8 mg
 Sesamo: 7,75 mg
 Coscia di agnello cotta: 7,69 mg
 Cosciotto di agnello, magro cotto: 7,69 mg
 Funghi secchi: 7,66 mg
 Cardamomo: 7,47 mg
 Crusca di grano: 7,27 mg
 Semi di sedano: 6,93 mg
 Cacao amaro: 6,81 mg
 Müsli: 6,8 mg
 Cuore di pollo: 6,59 mg
 Spalla di vitello cotta: 6,59 mg
 Fesa di manzo cotta: 6,5 mg
 Pinoli secchi: 6,45 mg
 Ossobuco di manzo: 6,41 mg
 Lievito di birra secco: 6,4 mg
 Spalla di agnello cotta: 6,37 mg
 Siero di latte acido evaporato: 6,31 mg
 Timo essiccato: 6,18 mg
 Fianchetto di manzo cotto: 6,05 mg
 Basilico essiccato: 5,82 mg
 Alga agar essiccata: 5,8 mg
 Fegato di suino: 5,76 mg
 Spalla di agnello alla griglia: 5,72 mg
 Semi di senape: 5,7 mg
 Spalla di agnello magra alla griglia: 5,58 mg
 Spalla di agnello magra arrosto: 5,44 mg
 Bistecca di manzo cotta: 5,35 mg
 Semi di anice: 5,3 mg
 Polvere di uovo: 5,28 mg
 Spalla di agnello arrosto: 5,23 mg
 Coscia di agnello: 5,22 mg
 Cosciotto di agnello magro: 5,22 mg
 Semi di aneto: 5,2 mg
 Petto di manzo brasato: 5,1 mg
 Noci pecan secche: 5,07 mg
 Bistecca di manzo grassa cotta: 5,04 mg
 Semi di girasole sgusciati secchi: 5 mg
I livelli di assunzione raccomandati sono:

 Bambini 4-8 anni: 3–5 mg/die


 Bambini 9-13 anni: 8 mg/die
 Uomini: 11 mg/die
 Donne: 8 mg/die
 Gravidanza: 11–13 mg/die
 Allattamento: 12–14 mg/die.
Il rame antagonizza lo zinco. L'equilibrio rame-zinco nei tessuti è importante per non condurre a disordini scheletrici e
disturbi ortopedici: è noto che il latirismo, che produce apparentemente una carenza di rame, provoca scoliosi, spondilosi
e cifoscoliosi. Un eccesso relativo di zinco rispetto al rame riduce il cross-linking del collagene con conseguente lassità
legamentosa e instabilità articolare. Invece, il rame in eccesso riduce l'effetto dello zinco sulla sintesi proteica, con
conseguente carenza di proteine normali.

Precauzioni
Lo zinco metallico non è tossico, ma esiste una sindrome detta brividi da zinco, che può verificarsi per inalazione
di ossido di zinco appena formato. Un eccessivo apporto di zinco con la dieta può provocare carenze di altri oligominerali.
Un vasto studio epidemiologico su 47 000 uomini ha evidenziato un aumento del cancro alla prostata per gli integratori
di zinco, non per quello da fonte alimentare, assunti in dosi di 100 mg/giorno per periodi prolungati (da 1 a 10 anni), più
in proporzione alla durata dell'assunzione che alla dose.
La dose era molto più alta del fabbisogno di zinco di una persona adulta, che si calcola come 0,1 mg/kg/die. Lo zinco
stimola l'ormone della crescita IGF1 e il testosterone e ad alte dosi blocca il ruolo protettivo del selenio contro il cancro
alla prostata.
Ugualmente, lo zinco è un potente stimolante per la risposta immunitaria, ma in larghe dosi lo indebolisce.
L’integratore di zinco più costoso è l’Astaxanthin (5 mg) che costa da 24 a 25 euro di 30 capsule)
Lo zinco migliora la vista. La astaxanthina è quella che dà il colore arancione ai crostacei, conchiglie e alghe.
Astaxantina 30 perle | Integratore antiossidante | SOLGAR

L'astaxantina è un carotenoide di colore rosso-


violaceo.
È presente, insieme ad altre molecole antiossidanti, nell'olio di krill (Euphausia superba).
È responsabile del colore rosso di vari pesci quali tonno, salmone, pesce spada, krill, gamberi, che ne contengono in
quantità. Un colorante simile, derivato dal petrolio, è utilizzato come additivo alimentare.Oltre ad una funzione
antiossidante[2][3] presenta proprietà di anti-infiammatorio e protezione dai raggi-UV.
Come cantaxantina (che ad alte dosi prolungate nel tempo porta alla formazione di depositi cristallini nella retina e non
sembrano comunque interferire con le funzioni della retina [4]), luteina e zeaxantina (che portano anch'essi alla
formazione di depositi cristallini nella retina), è uno dei pochissimi carotenoidi in grado di superare la barriera
ematoencefalica dei mammiferi, uomo incluso, e, successivamente, di superare la seconda "protezione" della barriera
emato-retinica fino a depositarsi nella retina degli occhi[5] (licopene e beta-carotene ad esempio non sono in grado di
superare la barriera della retina). Rispetto alle altre forme di vitamina A, l'astaxantina è un forte antiossidante, in grado
di arrivare "dentro l'occhio" dove può svolgere direttamente la sua azione[6].
La fonte vegetale più importante dell'astaxantina è un'alga unicellulare (microalga) d'acqua dolce: Haematococcus
pluvialis[7], che produce in forma autonoma i lipidi contenenti astaxantina naturale quando le condizioni ambientali
inducono uno stress ossidativo. Ciò avviene in presenza di acqua salata o di elevata radiazione luminosa.

I fattori decisivi per la scelta degli integratori di zinco


Gli integratori di zinco si presentano in diversi formati e svolgono numerosissime funzioni all’interno nel nostro
organismo. Lo zinco è un minerale molto importante per regolare il funzionamento di molti ormoni e dell’insulina e
solitamente viene assunto attraverso alimenti come il pesce, i cereali o anche i legumi. In media ogni organismo adulto
ne contiene da 1,5 a 2,5 g, localizzato soprattutto nei globuli bianchi, occhi, pelle, reni, pancreas, ossa e muscoli.In caso
di carenza di questo minerale è quindi importante reintrodurlo nell’organismo
attraverso degli integratori di zinco, contenenti il dosaggio essenziale per
raggiungere un sano e corretto equilibrio psicofisico. Quando il nostro organismo si
trova in deficit di zinco è possibile notare alcuni sintomi come la perdita di
capelli, la diminuzione del senso dell’olfatto, infezioni frequenti, eruzioni
cutanee e in alcuni casi diarrea. In presenza di questi segnali è quindi possibile
ricorrere all’assunzione di integratori di zinco che aiuteranno a ridurre i sintomi
riportando il giusto equilibrio. In commercio sarà facile trovare molte tipologie di
integratori di questo minerale, in diversi formati, confezioni o associato ad altre
utili componenti.
In questa guida vi aiuteremo ad analizzare ogni aspetto relativo al loro acquisto, al fine di scegliere la tipologia più adatta
alle vostre necessità.

Formato
La prima distinzione da fare tra i vari formati di integratori di zinco disponibili in commercio riguarda la consistenza del
prodotto, quindi se si tratta di un prodotto in formato liquido, in compresse o in capsule. Di seguito tutte le differenze
tra le diverse tipologie e soprattutto i vantaggi e svantaggi insiti nello scegliere una piuttosto che un’altra.
Zinco in gocce
Lo zinco come integratore può essere assunto sotto forma di gocce, quindi acquistando un formato liquido del
prodotto.Solitamente il dosaggio in gocce è
molto comodo e pratico, soprattutto nel
definire le quantità da assumere ogni volta,
poiché il flacone sarà sicuramente provvisto di
contagocce. Inoltre gli integratori in gocce,
spesso, contengono meno eccipienti rispetto
alle compresse.
Zinco in compresse
Gli integratori di zinco in compresse, oltre al
minerale, possono presentare altri ingredienti
necessari per la realizzazione della stessa compressa. Di solito si tratta di un
formato abbastanza piccolo, quindi più facile da ingerire rispetto a una
capsula.Tra questi ingredienti troviamo i leganti, necessari per unire i componenti
tra di loro; i coloranti, utilizzati in alcuni casi per colorare la compressa; gli
additivi e altre sostanze aromatizzanti. Il nostro consiglio è di verificare
attentamente sull’etichetta del prodotto gli ingredienti contenuti per prendere
coscienza di cosa si andrà ad ingerire.
Zinco in capsule
Un altro formato in cui è possibile acquistare gli integratori di zinco è la capsula, ovvero un piccolissimo contenitore
cilindrico con all’interno della polvere, in questo caso di zinco.Le capsule possono essere assunte sia interamente con il
contenitore o possono anche essere aperte per poi assumerne soltanto la polvere contenuta.

Zinco puro
Se si è alla ricerca di un integratore di zinco puro è molto importante leggere
attentamente quanto riportato sull’etichetta nella sezione ingredienti. Molto spesso,
infatti, oltre allo stesso zinco, come abbiamo già accennato nei precedenti paragrafi, è
possibile trovare altre sostanze che vengono impiegate per legare i componenti o per
dare più sapore e colore alla compressa. Inoltre, anche se sull’etichetta del prodotto
viene riportata la dicitura zinco puro, è probabile che l’integratore sia potenziato da
vitamine aggiuntive.

Associazioni
L’integratore di zinco più efficace è il chelato di zinco, poiché è più facilmente assorbito dall’organismo. Gli integratori di
zinco reperibili in commercio non sempre sono puri, molto spesso infatti lo zinco è associato ad altri elementi, sia

minerali che vitamine, che ne potenziano la funzione.

Qui di seguito alcune combinazioni che potrete trovare sul mercato:


 Zinco e magnesio: comunemente conosciuto come ZMA, utilizzato molto spesso dagli sportivi che praticano
bodybuilding perché sembra che questo tipo di associazione aumenti la produzione di testosterone e l’ormone IGF-1,
ideali per lo sviluppo muscolare;
 Zinco e selenio: combinazione invece molto nota per le sue proprietà antiossidanti;
 Zinco e vitamina B6: questi due elementi insieme invece producono serotonina regolando il tono dell’umore.
Possono essere anche un ottimo rimedio contro l’insonnia in caso ci sia l’aggiunta di triptofano, un amminoacido;
 Zinco e arginina: questo tipo di associazione è molto indicata in caso di problemi di fertilità e di disfunzione erettile;
 Zinco e vitamina C: è molto nota la funzione antivirale della vitamina C che, associata allo zinco, può essere
davvero un’ottima soluzione contro i raffreddori.

Benefici
Abbiamo visto finora quali sono i segni che ci indicano la carenza di zinco e da cosa sono composti gli integratori di
questo minerale; vediamo adesso invece quali possono essere i vantaggi e i benefici che il nostro organismo ne potrà
trarre, se assunti con regolarità e costanza per un determinato periodo.
Acne
Uno dei benefici più comuni e conosciuti dello zinco è la sua efficacia contro acne e brufoli, se preso per via orale.
Infatti, oltre a ridurre l’infiammazione, è anche in grado di inibire il batterio che è la causa della comparsa dei brufoli.Lo
zinco in questi casi agisce come un antibiotico naturale sulla pelle, regolando anche la produzione delle ghiandole
sebacee.
Diabete
Lo zinco è molto importante anche per regolare la produzione di insulina nel sangue, stabilizzando di conseguenza i
livelli glicemici. Inoltre, riduce la glicemia nei soggetti diabetici: in questi casi il dosaggio durante il trattamento e la
terapia del diabete sarà superiore rispetto a un soggetto sano.
Sistema immunitario
Capita spesso che, in mancanza di scorte di zinco, nel nostro organismo si verifichino in maniera ripetuta e frequente
delle infezioni di varia natura. Questo accade perché il nostro sistema immunitario non riesce ad attivare un numero
sufficiente di linfociti T, responsabili di attaccare gli agenti patogeni. È stato osservato infatti che lo zinco stimola la loro
attivazione con conseguenti ed evidenti benefici per il sistema immunitario.
Ferite e cicatrici
Lo zinco può essere un’ottima soluzione anche per favorire e velocizzare il processo di cicatrizzazione delle ferite
poiché contribuisce alla formazione di collagene, necessario in queste situazioni. Inoltre, per questa sua proprietà, viene
assunto anche in caso di ustioni e ulcera e, secondo uno studio fatto su un campione di 60 persone, è stata dimostrata
la sua reale efficacia per la riduzione dell’ulcera al piede.
Malattie cardiovascolari e memoria
Assumere integratori di zinco in età avanzata può aiutare a prevenire diverse malattie vascolari, poiché in grado di
proteggere il cuore regolando i livelli di trigliceridi e colesterolo. Altro segnale che ci fa notare la possibile carenza di
zinco è la perdita di lucidità mentale: lo zinco infatti aiuta anche regolare la comunicazione tra i neuroni del cervello,
quindi migliora senza dubbio la memoria.
Vista
Tra alcune patologie legate soprattutto all’età avanza troviamo quelle relative alla vista, come la degenerazione
maculare che in alcuni casi può portare anche alla cecità. Uno studio ha dimostrato come lo zinco, associato alle
vitamine B e C e al betocarotene, abbia contribuito a migliorare questa condizione clinica.

Confezione
Sia le compresse, sia le gocce e le capsule possono essere reperibili in confezioni dalle diverse grandezze. Per quanto
riguarda le compresse, in commercio è possibile acquistare contenitori da 180 unità fino ad arrivare anche a 400-450
unità a seconda della marca; per le capsule sarà facile trovare gli stessi quantitativi, ovvero confezioni da 180 a 350
unità, anche se alcune marche mettono a disposizione flaconi da solo 120 capsule. Infine, se preferite il formato
in gocce, potrete acquistare lo zinco liquido in confezioni da 30 fino a 100-120 ml: mediamente 100 ml sono circa 3600
gocce, quindi con una media di 10 gocce al giorno il prodotto durerà circa 6 mesi.

Altri aspetti
Quando ci si appresta a un acquisto di questo tipo è importante anche tener conto di altri fattori, come ad esempio
il dosaggio e gli effetti collaterali che possono presentarsi in conseguenza a un eccessivo uso del prodotto. Vediamo
insieme questi aspetti.
Dosaggio
La dose di zinco da assumere può cambiare in base all’età dell’utente e può variare dai 2 ai 10 mg al giorno. Questo tipo
di integratore è adatto sia a bambini, sia ad adulti o anche a donne in allattamento e in gravidanza, purché si seguano le
tabelle di riferimento per le dosi consigliate da assumere al giorno. Per lattanti, bambini e adolescenti fino ai 17 anni
sono consigliabili dai 2 ai 10 mg; per gli adulti maschi 10 mg al giorno e per le femmine 8 mg. In ogni caso, per le
fasce che comprendono bambini, donne in gravidanza o in allattamento, è sempre consigliabile chiedere consiglio al
proprio pediatra o ginecologo di riferimento.
Effetti collaterali
In linea di massima gli integratori di zinco non provocano gravi effetti collaterali se assunti nelle quantità e dosaggi
consigliati. Tra gli effetti collaterali più comuni troviamo diarrea, nausea, vomito, apatia e crampi muscolari.Invece, in
caso di trattamento prolungato, è possibile che si verifichino altre sintomatologie quali: bruciori di stomaco, problemi
nell’assorbimento di calcio e ferro, infezioni urinarie, ecc.

Altri fattori da tenere a mente nella scelta dell’integratore di zinco

Il prezzo è importante?
A seconda della confezione, della marca e del formato che si voglia acquistare, gli integratori di zinco possono avere un
prezzo che oscilla dai 10 ai 20 €. Si tratta di un costo abbastanza accessibile, soprattutto se si tiene conto che una
confezione da 400 compresse del valore di 15 € circa può offrire circa un anno di trattamento.

La marca è importante?
Presso i negozi specializzati è possibile trovare diverse tipologie e marche più o meno conosciute. In realtà, a seconda
dell’uso che si voglia fare del prodotto, quindi se per sportivi, per bambini, per acne, ecc. è possibile scegliere anche zinco
combinato con altri elementi che, come abbiamo visto in questa guida, possono essere diversi. Il nostro consiglio è quindi
di leggere attentamente gli ingredienti contenuti a prescindere dalla marca scelta e scegliere la formulazione più indicata
per i propri scopi.
Le domande più frequenti sugli integratori di zinco

Come assumere gli integratori di zinco?


Esistono diversi momenti della giornata in cui
poter assumere gli integratori di zinco, che
cambiano a seconda che venga assunto puro o in
associazione ad altri elementi. Nel caso dello zinco
puro è consigliabile assumerlo nel pomeriggio a
stomaco pieno con un bicchiere d’acqua, poiché in
alcuni soggetti, se preso a stomaco vuoto, può
provocare sensazione di nausea.
Se invece combinato con altri elementi, come il magnesio per esempio, è consigliabile assumerlo la notte prima di
coricarsi per dare all’organismo tutto il tempo di assimilarlo e trarne i benefici.

Per quanto tempo è possibile assumere gli integratori di zinco?


Come già accennato precedentemente, assumere integratori di zinco non comporta grandi effetti collaterali, ecco perché è
possibile effettuare dei trattamenti prolungati nel tempo. Normalmente per avere efficacia e notare gli effetti benefici, il
trattamento allo zinco deve durare almeno 3 mesi; un consiglio è di effettuare cicli da 3 mesi intervallati da un periodo
di sospensione di un mese come minimo. Come sempre, il nostro suggerimento è di affidarvi al vostro medico di fiducia,
soprattutto per quanto riguarda dosaggi e tempi di assunzione.

Quali sono gli alimenti ricchi di zinco?


È anche un’ottima soluzione abbinare il trattamento con integratori di zinco ad una dieta ricca del benefico minerale. Tra
gli alimenti che contengono maggiori quantità di zinco troviamo le ostriche, che possono contenerne fino a 180 mg;
il fegato di vitello, semi e burro di sesamo, la carne di manzo, zucche, agnello, cioccolato e arachidi. Più o meno
per tutti gli alimenti citati il contenuto di zinco varia dai 7-9 mg ai 12 mg per 100 g di porzione.
GloryFeel Nature zink

GloryFeel Zinco Zn

Nutrimea Zinco citrato

Yamamoto Nutrition ZmaPRO

Solgar Picozinco
QUERCITINA

Cos'è la Quercetina ?

La quercetina, o quercitina che dir si voglia, è un flavonoide ubiquitario presente in una grande varietà di frutti
(mele, uva, olive, agrumi, frutti di bosco), verdure (pomodori, cipolle, broccoli, capperi), bevande (tè e vino rosso)
ed estratti erboristici.
In natura, la quercetina non è presente nella forma isolata bensì come aglicone (parte non zuccherina) di vari glicosidi,
tra cui rutina e quercitrina; sotto tale forma abbonda, in particolare, negli estratti di ippocastano, gingko
biloba, calendula, biancospino, camomilla, levistico ed iperico.

Quali sono le sue proprietà benefiche?


La quercetina appartiene ad un gruppo di sostanze polifenoliche conosciute come flavonoidi (nello specifico appartiene
alla classe dei flavonoli).
I flavonoidi furono scoperti dallo scienziato ungherese Albert Szent- Györgyi, lo scopritore della vitamina C (vinse il
premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1937), il quale osservò che i flavonoidi hanno un effetto sinergico con la
vitamina C.
La quercetina è ampiamente distribuita nel regno vegetale: la troviamo nella frutta, nella buccia e nella scorza di mele e
cipolle, nel cacao, nei frutti rossi e nei broccoli. Fonti particolarmente ricche sono gli agrumi, l’olio di oliva, le cipolle, il
vino rosso, il tè verde e l’erba di San Giovanni (Iperico).
Solitamente la quercetina che viene impiegata negli integratori alimentari è estratta dai boccioli di Shopora japonica
(pianta appartenente alla famiglia delle Fabaceae - Leguminose) conosciuta anche come Robinia del Giappone, Acacia del
Giappone, Albero Pagoda; la pianta, di origine asiatica (Cina e Corea), cresce in zone relativamente calde e temperate ed è
diffusa anche nelle regioni a clima mite d'Europa.
Poiché la Shopora japonica è molto ricca di quercetina, si riesce ad ottenere un estratto praticamente puro, tanto è vero
che il nome della pianta non viene solitamente dichiarato nelle etichette degli integratori alimentari.
La quercetina è il flavonoide maggiormente utilizzato per i disturbi metabolici e infiammatori e la principale attività
attribuita è quella antiossidante.
Essa infatti contribuisce a ridurre la formazione di radicali liberi e sostanze pro-infiammatorie rivelandosi di fatto un
prezioso alleato per la nostra salute. Inoltre, ad essa vengono attribuite proprietà vasoattive in quanto aumenta la
resistenza dei capillari e ne regolano la loro permeabilità.

Proprietà
Nota al grande pubblico per il suo elevato potere antiossidante e antinfiammatorio, la quercetina viene proposta come
supplemento dietetico all'interno di formulazioni ad attività antiaging e antiossidante.
Vari e numerosi gli studi che ne dimostrano la potenziale utilità nel trattamento e nella prevenzione di varie condizioni
morbose e non.

Invecchiamento cutaneo precoce


azione riconducibile alla capacità - esplicata sia per via orale che per applicazione topica - di contrastare l'attività
negativa delle radiazioni solari; queste ultime, infatti, conducono alla sintesi di specie reattive dell'ossigeno (radicali
liberi) capaci di produrre alterazioni strutturali nella sintesi di collagene ed elastina da parte dei fibroblasti dermici;
Malattie nelle quali lo stress ossidativo e l'infiammazione cronica giocano un ruolo di primo
piano
allergie, resistenza all'insulina, aterosclerosi, artrite, morbo di Alzheimer, psoriasi, lupus e molte delle patologie legate
all'invecchiamento; la quercetina inibisce numerose fasi che portano alla liberazione di istamina e alla produzione di
prostaglandine e leucotrieni ad azione pro-infiammatoria, nonché gli enzimi 5-lipossigenasi e fosfolipasi A2. Nel contempo
esercita una potente azione antiossidante diretta ed indiretta, proteggendo l'attività dei sistemi enzimatici antiossidanti
endogeni: catalasi, superossido dismutasi, glutatione perossidasi e glutatione reduttasi.
La riduzione del rischio cardiovascolare può essere favorita dall'attività antiaggregante piastrinica ed antitrombotica della
quercetina.
La quercetina potrebbe anche aiutare a prevenire il cancro (può essere usata insieme a chemioterapici come coadiuvante;
consultare il medico). In vitro e su modelli animali si è infatti dimostrata in grado di arrestare la crescita o addirittura di
portare all'apoptosi (morte cellulare) colonie di cellule tumorali di diversa origine in diversi stadi di replicazione.

Emorroidi, insufficienza venosa e fragilità capillare


ben nota la capacità di glucosidi come la rutina, di agire come antiemorragici ed antiedemigeni con un importante ruolo
terapeutico in presenza di emorroidi, vene varicose e manifestazioni tipiche dell'insufficienza venosa (crampi notturni,
dolori, pesantezza e gonfiore alle gambe).
Numerosi studi scientifici dimostrano inoltre che la quercetina possiede le seguenti attività:
 antinfiammatoria,
 anti-estrogenica,
 nella riduzione della formazione del tessuto endometriale,
 nella riduzione significativa della pressione sistolica in pazienti borderline, in particolare se in sovrappeso,
 anti-aterosclerotica mediante l’inibizione dell’ossidazione delle LDL e il conseguente danno endoteliale arterioso,
 di protezione cardiovascolare,
 antivirale,
 immunomodulatoria,
 antiallergica,
 gastroprotettiva.
La quercetina viene assorbita a livello intestinale e i suoi metaboliti sono distribuiti dal fegato ai vari tessuti
dell’organismo; nel plasma si trova legata all’albumina. Il picco plasmatico si raggiunge dopo circa 7 ore dall’assunzione e
l’emivita di eliminazione è di circa 25 ore. La disponibilità della quercetina assunta per via orale è incerta: sembra infatti
che la quercetina sia meglio e più uniformemente assimilata dall’intestino se assunta insieme a grassi quali i trigliceridi a
media catena. Per questa ragione è importante che gli integratori contengano sostanze lipidiche e che vengano assunti a
stomaco pieno.
Poiché gli studi scientifici hanno dimostrato che grazie ad un elevata assunzione di flavonoidi si riduce il rischio di
patologie cardiovascolari e che la quercetina è quella maggiormente presente nella nostra dieta, si consiglia di consumare
giornalmente frutta e verdura.
Qualora di fatto non si assuma un sufficiente quantitativo di polifenoli o in particolari condizioni di salute nelle quali sia
necessario assumerne in maggiori quantità si può fare ricorso all’utilizzo degli integratori alimentari purché contenenti
estratti standardizzati, titolati e associati a promotori di assorbimento che ne favoriscano l’assimilazione.
Nell’integrazione l’assunzione giornaliera massima consentita dal nostro Ministero della Salute è di 200 mg al giorno ma,
grazie all’impiego in alcuni prodotti di sostanze che ne promuovono l’ assorbimento, il quantitativo, seppure inferiore,
risulta essere sufficiente.

Efficacia
L'integrazione con quercetina può quindi contribuire a ridurre la formazione di radicali liberi e sostanze pro-
infiammatorie, rivelandosi un prezioso aiuto per la nostra salute. Il condizionale è comunque d'obbligo dato che - a fronte
di moltissime ricerche in vitro o su modelli animali - non esistono studi clinici ad ampio raggio che confermino l'utilità
della quercetina nella cura delle suddette malattie. Le attività di ricerca, comunque, sono particolarmente intense, viste
le numerosi pubblicazioni, anche recenti, rintracciabili su pubmed.

Modo d'uso
Le dosi di assunzione consigliate si aggirano intorno ai 500 mg/die. L'apporto quotidiano alimentare è stimato in circa 30
mg per i soggetti con abitudini dietetiche occidentali. Le forme glicosilate vengono maggiormente assorbite rispetto alla
quercetina isolata; lo studio della farmacocinetica e della biodisponibilità delle varie forme somministrabili ricoprirà un
ruolo cruciale nello sviluppo delle potenzialità terapeutiche della molecola.
Il dosaggio di quercetina usato negli studi clinici analizzati varia indicativamente tra 100 e 1.000 mg al giorno.
La dose più comune è di 500-1.000 mg al giorno.
Il problema principale con la quercetina è la sua scarsa biodisponibilità, il che significa che il corpo la assorbe male. La
biodisponibilità della quercetina nei tipici integratori orali è del 2% circa.
Pertanto, gli integratori possono includere altri composti, come la vitamina C o enzimi digestivi come la bromelina, che
possono aumentarne l’assorbimento.
E’ stato anche proposto che l’assunzione di quercetina in forma liposomiale o di nano-quercetina ne aumenti la
biodisponibilità.
Inoltre, alcune ricerche indicano che la quercetina ha un effetto sinergico con altri integratori di flavonoidi, come il
resveratrolo, la genisteina e le catechine.

Controindicazioni
L'attività antiaggregante piastrinica e antitrombotica impone cautela nell'uso della quercetina da parte di pazienti in cura
con antiaggreganti piastrinici (Aspirinetta, CardioAspirin) e anticoagulanti orali (Coumadin, Sintrom). Alcuni studi in
vitro hanno ascritto alla quercetina un'attività mutagenica, non confermata da studi in vivo a lungo termine.
Funziona contro la COVID-19?
La quercetina può essere considerata un inibitore piuttosto potente dell’enzima 3CLpro.
3CLpro è un enzima (proteasi) coinvolto nella replicazione virale del SARS-Coronavirus (2003) e del nuovo SARS-CoV-2
(COVID-19); nello specifico, favorisce l’uscita dei suoi replicati dalle cellule parassitate 9, 10.
La quercetina è stata anche identificata come un composto in grado di bloccare l’ingresso di SARS-Coronavirus nelle
cellule 11.
Si tratta naturalmente di evidenze del tutto preliminari, derivanti da studi cellulari. Tali prove sono assolutamente
insufficienti per raccomandare l’uso preventivo o terapeutico della quercetina.
Almeno due studi clinici randomizzati in aperto sono stati pubblicati nel 2021, su un totale di 194 pazienti.
Complessivamente, in questi due studi – il dosaggio di 400-600 mg di quercetina liposomiale – in aggiunta alle cure
standard precoci a domicilio (costituita da analgesici/antifebbrili, steroidi orali e antibiotici, come stabilito dalle linee
guida ospedaliere) – ha dimostrato di migliorare l’efficacia di queste cure nel trattamento dei primi sintomi e nella
prevenzione degli esiti gravi della malattia.
TRATTO DA ADN KRONOS
Covid, "un composto naturale lo uccide": scoperta del Cnr
03 settembre 2020 | 11.24
Lo studio pubblicato sull''International Journal of Biological Macromolecules' indica nella quercetina un inibitore letale
per Sars-CoV-2: blocca una proteina chiave per la replicazione virale
Dalla natura la speranza di una nuova arma contro Covid-19. Uno studio internazionale al quale ha partecipato l'Istituto
di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche, il Cnr-Nanotec di Cosenza, indica che la quercetina - un
composto di origine naturale - funziona da inibitore specifico del coronavirus Sars-CoV-2. La sostanza mostra infatti
un'azione destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine chiave per la replicazione del patogeno. Lo studio, supportato
dalla Fundación hna spagnola, è pubblicato sull''International Journal of Biological Macromolecules'.
Insieme alla ricerca di un vaccino efficace, lo sviluppo di farmaci antivirali specifici per il coronavirus responsabile della
Covid-19 è un altro grosso filone di studi che il mondo della scienza ha avviato per vincere il nemico pandemico. Il nuovo
lavoro - condotto da Bruno Rizzuti del Cnr-Nanotec con un gruppo di ricercatori di Saragozza e Madrid - dimostra che la
quercetina, bloccando l'attività enzimatica di 3CLpro, risulta "letale" per Sars-CoV-2.
"Le simulazioni al calcolatore hanno dimostrato che la quercetina si lega esattamente nel sito attivo della proteina
3CLpro, impedendole di svolgere correttamente la sua funzione - afferma Rizzuti, autore della parte computazionale dello
studio - Già al momento questa molecola è alla pari dei migliori antivirali a disposizione contro il coronavirus, nessuno
dei quali è tuttavia approvato come farmaco".
La quercetina, spiegano dal Cnr, ha una serie di proprietà originali e interessanti dal punto di vista farmacologico: "E'
presente in abbondanza in vegetali comuni come capperi, cipolla rossa e radicchio, ed è nota per le sue proprietà
antiossidanti, antinfiammatorie, antiallergiche e antiproliferative. Sono note anche le sue proprietà farmacocinetiche ed è
ottimamente tollerata dall'uomo". Inoltre la quercetina "può essere facilmente modificata per sviluppare una molecola di
sintesi ancora più potente, grazie alle piccole dimensioni e ai particolari gruppi funzionali presenti nella sua struttura
chimica. Poiché non può essere brevettata, chiunque può usarla come punto di partenza per nuove ricerche".
"Lo studio parte da una caratterizzazione sperimentale di 3CLpro, la proteasi principale di Sars-CoV-2", precisa Olga
Abian dell'università di Saragozza, prima autrice della pubblicazione. "Questa proteina ha una struttura dimerica,
formata da due sub-unità identiche dotate ciascuna di un sito attivo fondamentale per la sua attività biologica. In una
prima fase del lavoro è stata studiata, con varie tecniche sperimentali, la sensibilità a varie condizioni di temperatura e
pH: un risultato importante - sottolinea la scienziata - perché molti gruppi stanno lavorando su 3CLpro come possibile
bersaglio farmacologico, in virtù del fatto che è fortemente conservata in tutti i tipi di coronavirus. Per questa proteina
sono già segnalate in letteratura molecole che fungono da inibitori, ma non utilizzabili come farmaci a causa dei loro
effetti collaterali".
"La parte più interessante di questo lavoro è lo screening sperimentale eseguito su 150 composti, grazie a cui la
quercetina è stata individuata come molecola attiva su 3CLpro", aggiunge Adrian Velazquez-Campoy dell'università di
Saragozza, che ha diretto il gruppo di ricerca e ha già lavorato alla ricerca di farmaci inibitori della proteina per il virus
Sars originario che causò l'epidemia di sindrome respiratoria acuta grave del 2003.
"La quercetina riduce l'attività enzimatica di 3CLpro grazie al suo effetto destabilizzante sulla proteina. Ovviamente
contiamo si trovi un vaccino - puntualizza l'esperto - ma i farmaci saranno comunque necessari per le persone già infette
e per chi non può essere sottoposto a vaccinazione. La ricerca di nuove molecole mira quindi a somministrare una
combinazione di differenti composti, per minimizzare la resistenza ai farmaci e lo sviluppo di nuovi ceppi virali".

VITAMINA D oppure D 3
Per vitamina D si intende un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4
e D5. Le due più importanti forme in cui la vitamina D si può trovare sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina
D3 (colecalciferolo), entrambe le forme dall'attività biologica molto simile. L'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale,
mentre il colecalciferolo (D3), derivante dal colesterolo, è sintetizzato negli organismi animali.
La fonte principale di vitamina D per l'organismo umano è l'esposizione alla radiazione solare. La vitamina D
ottenuta dall'esposizione solare o attraverso la dieta è presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due
reazioni di idrossilazione per essere trasformata nel calcitriolo, la forma biologicamente attiva.

Forme
Queste sono le forme principali che costituiscono il gruppo vitaminico D:
vitamina D1 : composto costituito in parti 1:1 di ergocalciferolo e lumisterolo
vitamina D2 : ergocalciferolo
vitamina D3 : colecalciferolo
vitamina D4 : diidroergocalciferolo
vitamina D5 : sitocalciferolo
Fonti alimentari
Pochi alimenti contengono quantità apprezzabili di vitamina D. Un alimento particolarmente ricco è l'olio di fegato di
merluzzo. Seguono i pesci grassi come il salmone e l'aringa, l'uovo, il fegato, le carni rosse (25-idrossicolecalciferolo) e le
verdure verdi e i funghi.

Livelli ematici di vitamina D


Concentrazione ideale: 30 - 60 ng/ml
Concentrazione insufficiente: 10 - 30 ng/ml
Carenza: <10 ng/ml
Vitamina D e Covid-19
È stato dimostrato che la carenza di vitamina D aumenta il rischio di gravi infezioni respiratorie.[33] Una revisione
sistematica e una meta-analisi di 27 pubblicazioni hanno rilevato che la carenza di vitamina D non è associata alla
maggiore probabilità di contrarre l'infezione da COVID-19, ma ha trovato correlazioni tra la carenza di vitamina D e la
gravità della malattia, inclusi aumenti di ospedalizzazione e tassi di mortalità.[34]
La principale complicanza della COVID-19 è la sindrome da distress respiratorio acuto che può essere aggravata dalla
carenza di vitamina D.[35]
Vitamina D e cancro
Gli integratori di vitamina D sono stati ampiamente commercializzati per le loro asserite proprietà antitumorali.[36] In
alcuni studi osservazionali è stata notata un'associazione tra bassi livelli di vitamina D e il rischio di sviluppo di alcuni
tumori.[37] Tuttavia non è chiaro se l'assunzione addizionale di vitamina D nella dieta o di supplementi incida sul rischio
di cancro. Gli studi hanno descritto le prove come "incoerenti, inconcludenti per quanto riguarda la causalità e
insufficienti per determinare in modo univoco le esigenze nutrizionali"[38] e "non sufficientemente solide per trarre
conclusioni".[39] Una revisione del 2014 ha rilevato che gli integratori non hanno avuto effetti significativi sul rischio di
cancro.[40] Un'altra revisione del 2014 ha concluso che la vitamina D3 può ridurre il rischio di morte per cancro (un
decesso in meno su 150 persone trattate in 5 anni), ma sono state rilevate delle criticità riguardo alla qualità dei dati.[41]
Esistono prove insufficienti per raccomandare integratori di vitamina D alle persone malate di tumore, sebbene alcune
evidenze suggeriscano che bassi livelli di vitamina D possano essere associati a un peggior esito di alcuni tumori,[42] e
che livelli più elevati vitamina D al momento della diagnosi possono essere associati a risultati migliori.[43]
Vitamina D e sclerosi multipla
Il primo studio sugli effetti del colecalciferolo su pazienti affetti da Sclerosi Multipla è a opera di Goldberg, che a partire
dal 1986 per un periodo da uno a due anni ha somministrato a giovani pazienti 5000 UI di vitamina D3 al giorno, sotto
forma di olio di fegato di merluzzo, assieme a calcio e magnesio. La risposta di ogni paziente è stata confrontata con la
sua storia clinica: il numero di ricadute osservate durante lo studio era meno della metà del numero previsto.[44]
Nel 2011 uno studio dell'Università di Oxford ha scoperto una variante genetica rara del gene CYP27B1 che, provocando
livelli ridotti di vitamina D nel sangue, sembra essere direttamente collegato alla presenza della malattia: in oltre 3.000
famiglie di genitori non affetti con un bambino malato di Sclerosi Multipla hanno trovato 35 genitori con la variazione
genetica e nel 100% di questi 35 casi il bambino con Sclerosi Multipla aveva ereditato la versione mutata del gene.[45]
Recenti studi hanno dimostrato, tramite l'utilizzo della randomizzazione mendeliana, la relazione causale tra bassi livelli
di vitamina D e l'insorgenza della Sclerosi Multipla.[46][47]
Recenti studi[48] hanno rivelato che la vitamina D nella sua forma D3, il colecalciferolo, una volta attivata nella forma
1,25(OH)2D3 agisce da immuno modulatore, inibendo il processo immunitario TH17 tipico delle malattie
autoimmuni.[49] Recenti studi hanno rilevato una correlazione tra gravità della malattia (numero di ricadute, numero di
nuove lesioni) e livello nel sangue di Vitamina D nella sclerosi multipla.[50] Molti studi sottolineano come la carenza di
vitamina D sia correlata con un'alta incidenza della malattia[51]. Secondo altri studi la vitamina D sarebbe in grado di
agire su specifiche regioni del DNA attraverso il suo recettore (VDR).[52]
Vari studi[53][54] hanno dimostrato che la Vitamina D nella sua forma D3, il colecalciferolo, agisce in maniera maggiore
della forma D2, l'ergocalciferolo, sulla riparazione dei nervi danneggiati tramite la ricostruzione della guaina mielinica,
portando a miglioramenti funzionali: sempre più si va rafforzando il concetto che questa sostanza sia uno "ormone
neurosteroide" in grado di incidere sul declino cognitivo, e perfino sulla malattia di Alzheimer.[55][56]
Nel 2014 i ricercatori, analizzando i dati dello studio Italo-Norvegese EnvIMS[57], hanno rilevato una significativa
associazione tra ridotta attività estiva all'aperto (esposizione al sole) e il maggior rischio di sclerosi multipla sia in
Norvegia sia in Italia: l'associazione più significativa è stata trovata tra gli adolescenti norvegesi tra i 16 e 18 anni
(OR=1.83) e, in Italia, tra i neonati (OR=1.56). Quindi l'esposizione al sole, con la conseguente produzione di vitamina D,
appare avere effetto benefico nella prevenzione della malattia[58] e una recente review condotta dall'American Society for
Nutrition indica come i livelli di vitamina D circolante possano essere usati come un biomarker per la malattia; inoltre
evidenzia come la supplementazione di vitamina D possa essere usata a scopi terapeutici.[59]
Vitamina D e depressione
Bassi livelli di vitamina D circolanti sembrano essere associati a fenomeni depressivi: in uno studio di revisione del 2013
pubblicato sul British Journal of Psychiatry ha analizzato più di 30.000 individui, trovando una correlazione consistente
tra carenza di vitamina D e il più alto tasso di depressione, correlazione che comunque secondo lo studio andrebbe
confermata con ulteriori ricerche.[60] In uno studio su trenta pazienti è stato misurata la correlazione tra l'aumento di
vitamina D conseguente a somministrazione e il miglioramento dei sintomi depressivi, pur non specificando se i pazienti,
che ammettevano di non esporsi a sufficienza alla luce del sole, abbiano contemporaneamente aumentato l'esposizione
alla luce solare e la vita all'aria aperta che notoriamente giovano all'umore[61]. In un trial una dose di 300.000 UI
intramuscolare è riuscita a migliorare lo stato di depressione in modo statisticamente significativo a distanza di tre mesi;
non è specificato nell'abstract il periodo dell'anno e quindi l'eventuale effetto positivo dell'aumento di esposizione a luce
solare nel periodo dei tre mesi.
VITAMINA C
Le funzioni principali della vitamina C gravitano attorno alla riparazione dei tessuti corporei, alla produzione di alcuni
neurotrasmettitori, al funzionamento di numerosi enzimi, alla funzione immunitaria e a quella antiossidante. Viene
impiegata come additivo alimentare, per integratori e cosmetici. Trattasi della vitamina maggiormente interessata
dall'industria dell'integrazione alimentare – soprattutto per il suo ruolo immunitario e antiossidante.
La vitamina C – soprattutto in associazione con FANS come l'acido acetil salicilico – è inclusa nell'elenco dei medicinali
essenziali della "Organizzazione Mondiale della Sanità" (OMS), tra i più sicuri ed efficaci necessari al sistema sanitario. È
disponibile sia come farmaco generico, sia come prodotto da banco.
L'assorbimento della vitamina C è efficiente e avviene nell'intestino tenue. Se assunta in quantità eccessive, l'efficacia di
questo processo diminuisce. Quando assente o quasi nella dieta (avitaminosi o ipovitaminosi), determina l'insorgenza di
scorbuto, che tuttavia compare dopo settimane o mesi – a seconda della pienezza delle scorte nel fegato e nel surrene.

Ruolo Biologico
Ruolo biologico della vitamina C negli animali
Come anticipato, la vitamina C è un nutriente essenziale per alcuni animali tra cui anche l'uomo.
Il termine generico di vitamina C comprende diversi vitameri che hanno la stessa attività biologica. I sali di ascorbato
come l'ascorbato di sodio e l'ascorbato di calcio, utilizzati soprattutto negli integratori alimentari, rilasciano ascorbato
(principio attivo) in seguito alla digestione.
L'acido ascorbico e l'ascorbato sono entrambi naturalmente presenti nel corpo, poiché le due forme si alternano in base
al pH. Le forme ossidate della molecola, come l'acido deidroascorbico, vengono riconvertite in acido ascorbico mediante
agenti riducenti.
Negli animali, la vitamina C funge da cofattore in molte reazioni enzimatiche che mediano una vasta varietà di funzioni
biologiche essenziali, tra cui la guarigione delle ferite e la sintesi di collagene. Nell'uomo, la carenza di vitamina C porta a
una sintesi alterata del collagene, contribuendo ai sintomi più gravi dello scorbuto.
Un altro ruolo biochimico della vitamina C è di antiossidante (un agente riducente) donando elettroni a varie reazioni
enzimatiche e non enzimatiche. In questo modo si converte la vitamina C nel suo stato ossidato, sia come acido
semideidroascorbico che come acido deidroascorbico. Questi composti possono essere ripristinati a uno stato ridotto dal
glutatione e dai meccanismi enzimatici dipendenti dal NADPH.
Funzioni della vitamina C nell'organismo
La vitamina C è necessaria per numerosi processi di idrossilazione catalizzati da alcune ossigenasi (enzimi). Svolge
importanti funzioni quali:
Biosintesi del collagene: dove interviene nella conversione della prolina in idrossiprolina e della lisina in idrossilisina ad
opera della prolina idrossilasi e della lisina idrossilasi che richiedono Fe++ (la vitamina C mantiene il ferro in Sintesi della
noradrenalina (neurotrasmettitore) a partire dalla dopamina e, con ogni probabilità, del triptofano in serotonina;Sintesi
della carnitina, essenziale per il trasferimento di acili (acidi grassi) nei mitocondri;
Catabolismo della tirosina ad acidi fumarico e acetacetico attraverso la formazione dell'acido omogentisinico;
Amidazione dell'estremità carbossiterminale di peptidi ormonali quali la vasopressina, l'ossitocina, la colecistochinina,
l'ormone adrenocorticotropo (ACTH) e l'ormone rilasciante la tireotropina;
Biosintesi degli acidi biliari, infatti nelle cavie sottoposte ad una dieta carente di vitamina la sintesi risulta ridotta;
Stimolazione della reduttasi del citocromo P450, responsabile dell'idrossilazione in posizione 7-a del colesterolo,
necessaria per la sintesi dell'acido colico;
Attivazione dell'acido folico in acido tetraidrofolico (FH4), forma biologicamente attiva;
Regolazione dei livelli endogeni di istamina, inibendone il rilascio e favorendone la degradazione (la vitamina C si utilizza
a scopo terapeutico per prevenire lo shock anafilattico, la pre-eclampsia e la prematurità nelle complicanze della
gravidanza);
Biosintesi degli ormoni steroidei della corteccia surrenale (per idrossilazione); infatti, quando aumenta il bisogno
ormonale nella corteccia si verifica una deplezione sia di colesterolo che di vitamina C;
Assorbimento intestinale del ferro (riducendo il Fe ferrico a ferroso e favorendo la formazione di chelati stabili in grado di
mantenere il Fe solubile in ambiente alcalino), il suo trasferimento dalla transferrina plasmatica alla ferritina tissutale e
l'aumentata disponibilità intracellulare favorendo il legame ferro-ferritina e aumentando la stabilità del complesso stesso;
Riduzione dell'efficienza dell'assorbimento intestinale del rame, poiché la forma ossidata è più assorbita di quella ridotta
(a dosi elevate di vitamina);
Ridurre la tossicità di alcuni minerali (Ni, Pb, V, Cd, Se), che in forma ridotta vengono assorbiti più difficilmente o escreti
più velocemente;
Favorire l'uso del selenio a dosi fisiologiche, aumentandone la biodisponibilità di alcune sue forme organiche e
inorganiche;
Azione preventiva nella cancerogenesi da nitrosamine, inibendo la loro sintesi, che avviene a livello intestinale, per
reazione dei nitriti con i gruppi aminici;
Riduzione degli ioni superossidi, dei radicali idrossilici, dell'acido ipocloroso e altri potenti ossidanti, proteggendo la
struttura del DNA delle proteine e delle membrane dai danni che tali ossidanti potrebbero provocare;
Costituzione, insieme alla vitamina E, di un sistema di protezione contro il danno ossidativo provocato dai radicali liberi:
i PUFA sono protetti dai tocoferoli, che in seguito a irradiazione formano radicali fenossilici, i tocotrienossilici, per essere
poi rigenerati a spese della vitamina C che forma un radicale ascorbilico;
Funzione immunitaria, infatti si è osservato sperimentalmente che la vitamina C è in grado di:
stimolare la produzione di interferoni, che proteggono le cellule dagli attacchi virali;
stimolare la proliferazione dei neutrofili;
proteggere le proteine dall'inattivazione da parte dei radicali liberi prodotti durante i processi ossidativi che si verificano
nei neutrofili;
stimolare la sintesi del fattore timico umorale e degli anticorpi delle classi IgG e IgM.
degenerazione maculare, l'assunzione di integratori orali di vitamina C, in combinazione con altre vitamine e minerali,
sembra prevenire il peggioramento della degenerazione maculare legata all'età (AMD)
cataratta, alcuni studi suggeriscono che le persone con livelli più alti di vitamina C nella loro dieta abbiano un minor
rischio di sviluppare cataratta
tumori, una dieta ricca di frutta e verdura sembra ridurre il rischio di molti tipi di tumori, come quello del seno, del
colon e dei polmoni. Non ci sono sufficienti evidenze per dire che questo effetto protettivo sia correlato al contenuto di
vitamina C negli alimenti. L'assunzione di integratori orali di vitamina C non sembra offrire lo stesso beneficio

Alimento - Vitamina C [mg/100g]

Uva, succo 340


Peperoncini, piccanti 229
Ribes 200
Peperoni, rossi e gialli 166
Prezzemolo 162
Peperoni, crudi 151
Peperoni, verdi 127
Latte, vacca, evaporato, non zuccherato 127
Broccoletti di rapa, crudi 110
Rughetta o rucola 10
Broccoletti di rapa, bolliti 86
Kiwi 85
Cavoli di Bruxelles, crudi 81
Foglie di rapa 81
Cavolo broccolo verde ramoso, crudo 77
Cavolfiore, crudo 59
Lattuga da taglio 59
Broccolo a testa, crudo 54
Spinaci, crudi 54
Clementine 54
Fragole 54
Broccolo a testa, bollito 53
Cavoli di Bruxelles, bolliti 52
Cavolo cappuccio rosso 52
Tarassaco o dente di leone 52
Arance 50
Limoni 50
Cavolo cappuccio verde, crudo 47
Radicchio verde 46
Milza, bovino 46
Arance, succo 44
Pomodori, conserva 43
Anona 43
Limoni, succo 43
Reazioni avverse della somministrazione di vitamina C
La vitamina C è generalmente ben tollerata. Elevate dosi possono causare disagio gastrointestinale, mal di testa, disturbi
del sonno e arrossamento della pelle. La vitamina C è infatti benefica per la pelle. Le dosi normali sono sicure durante la
gravidanza. La "United States Institute of Medicine" raccomanda di non assumere grandi dosi
BROMELINA
Che cos’è la bromelina?
La bromelina è un enzima presente nel succo e, soprattutto, nel gambo dell'ananas.
Quali sono le proprietà della bromelina?
Si ritiene che la bromelina possa aiutare a combattere il dolore e il gonfiore associati all'infiammazione. Inoltre sembra
che interferisca con la crescita delle cellule tumorali e con la coagulazione del sangue. Per questo la sua assunzione viene
proposta per ridurre l'infiammazione, rallentare la coagulazione, prevenire i tumori e combattere l'artrite e altri disturbi
reumatici, la febbre da fieno e la colite ulcerosa. Inoltre a volte viene consigliata per rimuovere le cellule morte o
danneggiate da ustioni, prevenire l'edema polmonare, rilassare i muscoli, stimolarne la contrazione o prevenirne
l'indolenzimento dopo l'attività fisica, migliorare l'assorbimento degli antibiotici, abbreviare il travaglio e aiutare
l'organismo a liberarsi dei grassi.
Attualmente la Bromelina risulterebbe utile nel:
Facilitare il processo digestivo;
Controllare l'evoluzione di stati infiammatori;
Facilitare la ripresa da traumi sportivi;
Controllare il decorso clinico ed il periodo di remissione in corso di patologie autoimmuni, come l'artrite reumatoide;
Espletare una preziosa attività antiedemigena;
Esercitare un'azione antiaggregante piastrinica ed antitrombotica.
Per questo motivo, oltre all'uso in ambito sportivo, la Bromelina risulterebbe utile in corso di rinite, flebite, artrite
reumatoide ed altre patologie infiammatorie, cellulite, vene varicose e patologie su base ossidativa o infiammatoria.
I suddetti effetti biologici sarebbero riconducibili alla capacità della Bromelina di modulare l'espressione genica di fattori
coinvolti nell'attivazione e nel mantenimento di processi infiammatori ed ossidativi.
Tra le specialità medicinali registrate a base di Bromelina si ricordano Ananase ® e Nexobrid ®.
POSOLOGIA E DOSI
In commercio è possibile trovare sia prodotti che contengono unicamente bromelina, sia integratori composti da miscele
di antiossidanti oltre alla bromelina.
Solitamente vengono prodotte in capsule gelatinose da 250 -2.000 mg di bromelina, da assumere 2 .3 volte al dì.
Le capsule vanno assunte:
- a stomaco vuoto se si vuole ottimizzare l’attività biologica antiossidante ed antinfiammatoria
- a stomaco pieno per sfruttare il suo potere digestivo e per azione dimagrante
PROPRIETA’ ED EFFICACIA
Quali benefici ha dimostrato la Bromelina nel corso degli studi?
Numerosissimi sono gli studi attualmente pubblicati in letteratura, testimoni della grande efficacia biologica e clinica
della Bromelina.
Bromelina e traumi sportivi
La Bromelina è indicata nel trattamento di diversi traumi sportivi, come nel caso di traumi diretti (contusioni) e traumi
indiretti (contratture, stiramenti e strappi).
E' importante sottolineare che l'effetto dimostrato di riduzione del dolore è molto probabilmente dovuto alla capacità della
Bromelina di ridurre l'infiammazione del tessuto e l'edema, piuttosto che ad un diretto effetto analgesico.
Lo studio più noto risale al 1960 e riguarda la boxe:
58 su 74 pugili trattati con Bromelina hanno riferito che i segni di ecchimosi erano scomparsi nel giro di 4-5 giorni; nei
16 rimanenti, la scomparsa si era manifestata in 8-10 giorni.
Sembra che la Bromelina sia efficace anche nel migliorare la funzionalità muscolare dopo intensa attività fisica.
Bromelina e Disturbi delle vie respiratorie
La Bromelina è un buon mucolitico, utile nei disturbi delle vie respiratorie; in particolare, si è dimostrata un ottimo
decongestionante delle mucose in caso di flogosi acuta catarrale.
I pazienti esaminati con uno spirometro, per determinare la funzione respiratoria, prima e dopo il trattamento con
Bromelina, mostravano un incremento della capacità e della funzionalità polmonare. Questi effetti, conseguenti al
miglioramento della congestione respiratoria, sono dovuti alla capacità della Bromelina di fluidificare e di ridurre le
secrezioni bronchiali.
Risultati promettenti si sono ottenuti in un modello sperimentale di asma allergica acuta indotta da ovalbumina.
Anche la sinusite acuta risponde alla terapia con Bromelina.
In uno studio clinico è stata valutata l'efficacia della Bromelina in bambini affetti da sinusite. Sono stati arruolati 116
bambini (età inferiore ad 11 anni), in parte trattati con bromelina da sola, in parte trattati con bromelina associata alla
terapia standard per questa malattia, e in parte trattati con la sola terapia standard. Il parametro di valutazione è stato
la durata dei sintomi. Si è visto che la Bromelina da sola portava alla scomparsa dei sintomi dopo circa 6 giorni rispetto
ai 7-8 giorni nei pazienti trattati con la terapia standard e rispetto ai 9 giorni dei pazienti trattati con Bromelina associata
alla terapia standard.
Un paziente ha sviluppato allergia alla Bromelina ed è uscito dallo studio. Non sono stati registrati altri effetti avversi.
Bromelina e Tromboflebite
La somministrazione orale di Bromelina è efficace sulla Tromboflebite.
In uno studio in doppio cieco condotto su 73 pazienti con tromboflebite acuta, è stato dimostrato che la Bromelina,
associata ad analgesici, riduce i sintomi dell'infiammazione, come dolore, edema, arrossamento, elevata temperatura
cutanea e difficoltà nel movimento.
In questo ed in altri studi, la dose media giornaliera andava da 60 a 160 mg di Bromeliana da 1.200 mcu.
Secondo alcuni Autori, sarebbero necessarie dosi da 400 a 800 mg per ottenere risultati consistenti nei pazienti affetti da
tromboflebite e, più in generale, in tutte le applicazioni cliniche citate.
Bromelina e vene varicose
Le vene varicose (o varici) sono delle dilatazioni delle vene delle gambe, caratterizzate da una ridotta attività fibrinolitica
in seguito a ridotto livello dell'attivatore del plasminogeno: questo può portare a deposizione di fibrina causando
indurimento e prominenze nei tessuti circostanti.
La Bromelina agisce in modo simile all'attivatore del plasminogeno provocando la scissione di fibrina.
La Bromelina dovrebbe essere usata prima e dopo l'intervento chirurgico alle vene varicose.
In uno studio che ha esaminato una serie di 180 operazioni di vene varicose, la Bromelina è stata somministrata a 90
pazienti
a dosi di 40 mg quattro volte al giorno, dal primo al terzo giorno post operatorio,
alla dose di 20 mg quattro volte al giorno dal quarto al settimo giorno
come trattamento preventivo per ematomi ed ecchimosi. Il numero di ematomi ed ecchimosi si è significativamente
ridotto nel gruppo trattato: dopo due settimane 65 su 90 pazienti trattati non presentavano ematomi, mentre soltanto 32
su 90 pazienti non trattati non presentavano ematomi.
Bromelina e dismenorrea
La Bromelina e la papaina sono state usate con successo nel trattamento della dismenorrea (mestruazioni dolorose).
Si pensa che la Bromelina sia un rilassante della muscolatura liscia, poiché nelle pazienti trattate si è verificata una
riduzione degli spasmi della cervice contratta.
Bromelina e attività antitumorale
La Bromelina può potenziare il trattamento chemioterapico standard.
In uno studio condotto in Germania, la somministrazione orale di Bromelina, a volte somministrata con dosi sub-acute di
farmaci chemioterapici, come 5-fluorouracile e vincristina, ha indotto una regressione del tumore. Inoltre è stato
dimostrato che dosi inferiori a 100 mg al giorno di Bromelina risultano inattive; sembra che per avere effetti ottimali
siano necessarie dosi fino a 2,4 g/die e che i preparati più efficaci siano quelli non gastroresistenti. Secondo alcuni
autori, l'effetto terapeutico è dovuto alla capacità della Bromelina di “destrutturare” la barriera di fibrina delle cellule
tumorali, facilitando l'intervento del sistema immunitario.
In uno studio condotto in Francia, 12 pazienti con diversi tipi di tumore, sono stati trattati con 600mg al giorno di
Bromelina per periodi da sei mesi a diversi anni: nelle donne con tumori nelle ovaie ed al seno le masse tumorali sono
regredite rispetto alle pazienti trattati con la terapia standard.
Questi risultati, confermati dagli studi condotti presso il Cancer Research Center (Università di Honolulu), suggeriscono
che la Bromelina - oltre ad aumentare l'efficacia della chemioterapia - potrebbe esercitare anche una diretta attività
antitumorale.
Bromelina e Attività Antibiotica
Sembra che la Bromelina possa esercitare effetti antibiotici; infatti è risultata efficace nel trattamento di vari processi
infettivi, quali polmoniti, ascessi perirettali, pielonefriti, infezioni cutanee da stafilococco.
Bromelina e cellulite e sovrappeso
Il gambo dell'Ananas è tradizionalmente utilizzato nel trattamento della cellulite.
Generalmente, quando si parla di cellulite si pensa ad un "semplice" inestetismo cutaneo, ignorando il sottostante
processo infiammatorio che porta al ristagno di liquidi negli spazi interstiziali; questo fenomeno - associato al deposito di
grassi nel tessuto sottocutaneo - provoca le alterazioni morfologiche caratteristiche della cellulite (pelle a buccia di
arancia e noduli cellulitici doloranti).
Come sappiamo, la cellulite si manifesta in vari modi, in varie parti del corpo e per molteplici cause; sappiamo anche che
la Bromelina - stimolando la diuresi, ripristinando il trofismo cellulare e normalizzando la struttura del tessuto cutaneo e
sottocutaneo - può essere di aiuto nella prevenzione e nella cura della cellulite.
Proprio per questi motivi, la Bromelina viene consigliata a soggetti obesi o in sovrappeso, specialmente quando la
ritenzione idrica rappresenta la causa dell'aumento del peso corporeo.
Bromelina, ferite e ustioni
E' stato dimostrato che Il trattamento con Bromelina, oltre ad un'accurata pulizia della lesione, favorisce anche la
riduzione del dolore nelle ferite e nelle ustioni dell'uomo.
In uno studio condotto su 130 pazienti con ustioni di secondo e terzo stadio, è stata applicata una preparazione
contenente Bromelina, per 4 ore in occlusione mediante cerotto. La percentuale di rimozione dei tessuto necrotico - che
potrebbe compromettere la cicatrizzazione della lesione - è stata dell'89% dopo ogni singola applicazione, del 77% dopo
due applicazioni e del 62% dopo la terza.
Altre applicazioni cliniche
La Bromelina ha dato ottimi risultati nella pitiriasi lichenoide cronica.
La Pitiriasi lichenoide non è una malattia frequente (un caso su 1.000-1.500 pazienti) e spesso interessa l'età pediatrica.
E' una dermatite non facilmente codificabile per gli aspetti clinici spesso diversi, per la durata molto variabile (da qualche
settimana a qualche anno) e per l'andamento non prevedibile.
La lesione parte da una piccola papula purpurica dura, che si evolve allargandosi, appiattendosi e diventando più scura;
infine, al di sopra della stessa, compare una squamo-crosta; le lesioni sono pressoché asintomatiche e in genere non
pruriginose. L'eziologia della malattia è oscura.
Per quanto riguarda il trattamento, sono stati fatti tentativi con tetracicline ed eritromicina per os, ma hanno dato
risultati inconsistenti; l'applicazione di cortisone locale è in genere poco efficace.
In un piccolo studio clinico è stata valutata l'efficacia della Bromelina per via orale su otto pazienti affetti da pitiriasi
lichenoide cronica. Dopo tre mesi di trattamento si è verificata la completa risoluzione clinica.
La Bromelina sembra esercitare un effetto cardioprotettivo ma il dato è ancora solo sperimentale.
Particolarmente interessante il progetto di ricerca delle potenzialità applicative della Bromelina in caso di sindrome
autistica.
DOSI E MODO D’USO
Come usare la Bromelina?
In commercio è possibile reperire integratori di sola Bromelina o miscele di antiossidanti tra cui anche la Bromelina.
Classicamente si consiglia l'assunzione di 500-4000 GDU (gelatin digestion unit), ossia di 250 -2.000 mg di bromelina,
da dividere in 2-3 assunzioni giornaliere.
Per ottimizzare l'attività biologica antiossidante ed antinfiammatoria della Bromelina, se ne consiglia l'assunzione a
stomaco vuoto, mentre per sfruttare il suo potere digestivo si consiglia l'assunzione dopo i pasti.

EFFETTI COLLATERALI
L'uso di Bromelina è stato talvolta associato a reazioni gastro-enteriche, quali nausea, vomito, dolori crampiformi
addominali e diarrea.
Più raramente sono state osservate metrorragia e menorragia .
CONTROINDICAZIONI
Quando non dev'essere usata la Bromelina?
L'uso di Bromelina è controindicato in caso di ipersensibilità al principio attivo, ulcera gastrica e contestuale terapia
antibiotica, anticoagulante ed antitrombotica.
INTERAZIONI FARMACOLOGICHE
Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto della Bromelina?
L'assunzione di Bromelina, contestualmente ad anticoagulanti orali come il Warfarin, piuttosto che ad agenti
antitrombotici come l'aspirina, potrebbe potenziare l'attività farmacologica di questi principi attivi.
Nello stesso modo, la Bromelina potrebbe aumentare l'emivita sierica e quindi le concentrazioni di antibiotici come
l'Amoxicillina e le Tetracicline .
Si raccomanda pertanto di evitare il contestuale utilizzo di questi principi attivi e Bromelina.
PRECAUZIONI PER L’USO
Cosa serve sapere prima di prendere la Bromelina?
L'uso di Bromelina dovrebbe essere evitato durante la gravidanza e nel successivo periodo di allattamento al seno e
supervisionato da personale medico in caso di contestuali terapie farmacologiche o patologie.
SURAMINA
Tratto da “The Living Spirit”

La suramina è forse l’antidoto al vaccino COVID?


14/05/2021
di Cristina Bassi
Scritto da Cristina Bassi
Esiste un possibile antidoto al vaccino COVID? Sembrerebbe possibile ed è un sostanza già nota in farmacologia: la
suramina, che deriva dagli aghi di pino. Sul tema, traduco nel seguito l’articolo della americana Makia Freeman di The
Freedom Articles. Ricordo che scrivo distanziate alcune parole, per le note ragioni: gli algoritmi dei Tutori della Verità.
Esiste un possibile antidoto al va cci no CO VID? Uno che he potrebbe proteggere coloro che sono stati iniettati con
l’intruglio fatto passare per
va cci no? La dottoressa Judy Mikovits pensa di sì. Mikovits, tra le personalità presenti nel film Plandemic, ha
recentemente rivelato il suo nome (che potete sentire in questo estratto di video): la suramina.
Le inquietanti storie dell’orrore dei va cci nati” CO VID sembrano non finire mai. In primo luogo, ci sono tutti i numerosi
effetti avversi di coloro che si sono fatti il non-va cci no CO VID, per esempio: emicranie, lividi, mestruazioni pesanti e
irregolari, aborti, potenziale sterilità e coagulazione del sangue potenzialmente letale. (Potete leggere qui ciò che le
persone dichiarano: spaventoso).
Poi, c’è il bizzarro fenomeno dei va cci nati CO VID che trasmettono certe conseguenze a non va cci nati semplicemente
stando loro vicino. Oltre a questo, c’è il fenomeno dei magneti che si attaccano al punto dove è stata fatta la iniezione va
cci nale .
Lo scopo del non-va cci no CO VID è quello di introdurre proteine spike sintetiche nel corpo, in modo che il corpo faccia
anticorpi contro di esse, anticorpi che presumibilmente vi proteggeranno contro la SARS-CoV-2
Mentre ci sono molti problemi con questa teoria – incluso il fatto che non esiste una vera SARS-CoV-2 e che le proteine
spike si basino sul presupposto infondato di un virus isolato e purificato – c’è anche il chiaro pericolo che
queste proteine spike sintetiche, vi causino danni. È qui che entra in gioco il possibile antidoto del va cci no CO VID.
Un possibile antidoto per il va cci no CO VID: la suramina
La suramina è un farmaco che è stato usato come medicina per condizioni come la malattia del sonno africana e la cecità
fluviale. È noto alla professione medica da 100 anni.

Recentemente, un piccolo studio clinico randomizzato condotto dall’Università della California di San Diego, ha scoperto
che una singola dose endovenosa di suramina ha prodotto un grande miglioramento dei sintomi principali dell’autismo,
alias disturbo dello spettro autistico (ASD).
Ma cos’è esattamente la suramina? Si scopre ancor che è un altro farmaco, estratto da una sostanza naturale, in
questo caso gli aghi di pino. Questo è in linea con il modello di business di Big Pharma della biopirateria: trovare piante
e sostanze naturali, da cui isolare una sostanza chimica e ottenere un brevetto su di esso e venderlo, mentre si utilizzano
riviste scientifiche e i media per cestinare chiunque sostenga che la pianta originale ha valore medicinale.
L’articolo Possible Antidote for the V-Serum and the Current Spike Protein Contagion , fa un buon lavoro nell’addentrarsi
nella tana del bianconiglio per rivelare cosa fa la suramina e da dove viene:
” Ecco la traccia della scienza e dei dati che mostrano la relazione esistente tra gli aghi di pino e la
suramina (“l’antidoto” alle malattie microbiche) – e che fornisce anche un potenziale antidoto per coloro che sono colpiti
dal contagio delle proteine spike …
La suramina diminuisce ulteriormente le attività di un gran numero di enzimi coinvolti nella sintesi e nella modifica del
DNA e dell’RNA… La suramina ha anche mostrato effetti inibitori contro i componenti della cascata di coagulazione (71,
130) … L’eccessiva coagulazione causa coaguli di sangue, mini coaguli, ictus e cicli mestruali insolitamente pesanti”.

Il tutto è estremamente interessante! Rivela che la suramina inibisce la coagulazione del sangue o coaguli di sangue (un
tema importante in tutta l’operazione CO VID) – proprio il problema che ha causato la diffidenza dei funzionari, nei
confronti dei va cci ni CO VID di AstraZeneca e Johnson & Johnson, inducendo molte nazioni europee a vietarli, e ad un
certo punto anche il CDC statunitensea che li ha fermati.

Pino cembro
La coagulazione del sangue è anche un tema del COVID stesso, anche prima dell’avvento dei va cci ni. Ciò che è anche
molto affascinante è che, cosi viene riportato, la suramina ha la capacità di diminuire le attività degli enzimi
coinvolti nella sintesi del DNA e dell’RNA. Questo è esattamente ciò che gli altri 2 va cci ni CO VID – quelli prodotti da
Moderna e Pfizer – stanno cercando di promuovere.
Quindi, in parole povere, questa roba potrebbe potenzialmente rallentare o fermare tutti gli orribili coaguli di sangue
di cui soffrono le persone, oltre a bloccare potenzialmente la replicazione inappropriata di RNA e DNA che i dispositivi
mRNA stanno cercando di generare.
La Suramina deriva dagli aghi di pino
Da dove viene la suramina? Dagli aghi di pino. È uno dei tanti fitochimici o sostanze chimiche vegetali che provengono
dagli aghi di pino, come riassume l’articolo succitato (linkato):
“La Suramin è derivata dal blu Trypan, https://en.wikipedia.org/wiki/Trypan_blue
Il blu Trypan è derivato dalla toluidina, cioè una delle diverse basi isomeriche, C14H16N2, derivate dal toluene. Il blu
Trypan è così chiamato perché può uccidere i tripanosomi, ovvero i parassiti che causano la malattia del sonno. Un
analogo del blu Trypan, la suramina, è usato farmacologicamente contro la tripanosomiasi. Il blu Trypan è conosciuto
anche come blu diammina e blu Niagara… Il rosso Trypan e il blu Trypan furono sintetizzati per la prima volta dallo
scienziato tedesco Paul Ehrlich nel 1904.
Il blu Trypan è un derivato del toluene che è un derivato dell’olio di pino. https://en.wikipedia.org/wiki/Toluene
Il composto fu isolato per la prima volta nel 1837 attraverso una distillazione dell’olio di pino, attuata dal chimico polacco
Filip Walter, che lo chiamò “rétinnaphte”.

Perché prendere una versione sintetica e isolata quando si potrebbe prendere la sostanza naturale?
Perché prendere una versione sintetica e isolata quando si potrebbe prendere la sostanza naturale a pieno spettro, come
una tisana di aghi di pino?

“la tisana di aghi di pino fornisce un beneficio simile, se non superiore, dovuto in parte al fatto che è un estratto diretto e
delicato dell’intera erba, che lascia molte delle sue proprietà ancora intatte, proprietà che potrebbero venire distrutte da
un calore eccessivo durante la distillazione e l’ulteriore dissezione dei suoi numerosi componenti nutrizionali… Gli aghi
di pino sono ricchi di vitamina C e A, tra numerosi altri composti che forniscono una lunga lista di benefici:

Corteccia di Pino Proantocianidine


Uno studio coreano del 2011, ha dimostrato che usare gli aghi di pino in tisana, è il modo migliore per accedere
ai benefici antiossidanti degli aghi di pino. Lo studio ha dimostrato che l’estratto in acqua calda di proantocianidine
e catechine di aghi di pino, offre i più alti livelli di benefici antiossidanti rispetto ai processi di estrazione chimica. Ci
sono altri benefici noti che la tisana di aghi di pino e quella fatta da altre conifere hanno in comune, che includono:
 Analgesico
 Antibatterico
 Antifungino
 Antinfiammatorio
 Antimicrobico
 Antiossidante
 Antisettico
 Antitumorale
 Antitussivo
 Antivirale
 Aromatico
 Astringente
 Decongestionante
 Disintossicante
 Disinfettante
 Diuretico
 Espettorante
 Immuno-modulante
 Migliora la circolazione
 Rinvigorente
 Linfatico
 Rilassante
 Allevia l’esaurimento nervoso e la fatica
 Allevia i muscoli doloranti
 Riposante
 Tonico
Gli erboristi di tutto il mondo conoscono da sempre i benefici di questa semplice tisana naturale. La tisana di aghi di
pino è stata usato a livello medico in tutto il mondo per migliaia di anni”.
Per concludere…
Come sempre, fate le vostre ricerche. Non sto affermando che la suramina e/o la tisana di aghi di pino siano l’antidoto
del va cci no CO VID, ma piuttosto un possibile antidoto. Occorre fare più ricerche. Se avete intenzione di fare le vostre,
accertatevi di farle su ciò che intendete fare e fate attenzione al pino di tasso (che non è un vero pino e può essere
tossico, anche se ha alcune proprietà medicinali).
Il cipresso non deve essere usato come olio essenziale in dosi elevate, ma normalmente è sicuro per il resto. Nel
complesso, comunque, la tisana di aghi di pino ha incredibili benefici per la salute. Sapere di sostanze naturali che
possono bloccare la replicazione del DNA e dell’RNA può essere una conoscenza molto importante negli anni a venire,
dato che affrontiamo una crescente invasione nanotecnologica virulenta, portata avanti nell’agenda Operazione Corona
virus.
Fonte: https://thefreedomarticles.com/covid-vaccine-antidote-pine-needle-tea-suramin-inhibits-dna-rna-replication/
Traduzione e sintesi M. Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net

Pino In Erboristeria:
Proprietà Del Pino
Gli aghi di pino, sotto forma di infuso, sciroppo o pastiglie, hanno azione diuretica ma soprattutto balsamica;
quest'ultima azione, insieme a quella espettorante, è esplicata principalmente dall'olio essenziale, ricco in monoterpeni,
ottenuto per distillazione in corrente di vapore.
Per uso esterno, i terpeni presentano attività decontratturante muscolare ed antireumatica.
Attività biologica
Alle gemme di pino vengono attribuite diverse proprietà, fra cui ricordiamo quelle diuretiche, balsamiche, secretolitiche e
leggermente antibatteriche.
Tali attività sono esercitate perlopiù dall'olio essenziale contenuto nelle stesse gemme e sembrano confermate da diversi
studi, tanto che vengono usate per il trattamento di disturbi come raffreddore, tosse, bronchiti, nevralgie e infiammazioni
del cavo orofaringeo.
L'olio essenziale ottenuto per distillazione in corrente di vapore degli aghi di pino freschi possiede proprietà analoghe a
quelle approvate per le sopra citate gemme di pino. Inoltre, l'olio di aghi di pino si è mostrato efficace anche nel
trattamento dei reumatismi.
All'olio essenziale di trementina purificato, invece, sono attribuite proprietà balsamiche, antisettiche e iperemiche.
Inoltre, da alcuni studi condotti su animali, è emerso che l'olio di trementina è in grado di aumentare la secrezione
bronchiale.
Pino contro raffreddore e affezioni delle vie respiratorie
Grazie alle proprietà balsamiche, antisettiche e secretolitiche di cui le gemme e l'olio essenziale di aghi di pino sono
dotati, questa pianta può essere utilizzata nel trattamento di raffreddori, febbre e affezioni delle vie aeree, quali tossi e
bronchiti.
Generalmente, per trattare i suddetti disturbi, le gemme di pino vengono assunte internamente sotto forma di infusi,
sciroppi o tinture. La dose solitamente consigliata è di circa 2-3 grammi di droga.
Preparazioni semi-solide a base di gemme di pino (in concentrazioni del 20-50%), inoltre, possono essere applicate
esternamente per contrastare tosse, raucedine e congestione nasale. Tali preparazioni possono essere applicate più volte
nell'arco della giornata.
L'olio essenziale ottenuto dagli aghi di pino, invece, può essere utilizzato sia esternamente che internamente per trattare i
disturbi congestivi delle vie aeree superiori e inferiori.
Quando l'olio essenziale viene utilizzato per fare dei suffumigi, generalmente, si consiglia di aggiungere circa 2 grammi di
prodotto a due tazze d'acqua bollente e di respirare i vapori che ne derivano. I suffumigi possono essere effettuati più
volte durante il giorno.
Pino contro nevralgie e reumatismi
Come accennato, le gemme di pino, l'olio essenziale ottenuto dai suoi aghi e l'olio di trementina si sono rivelati rimedi
efficaci nel contrastare dolori di tipo nevralgico e reumatico.
Per il trattamento di questi disturbi solitamente si utilizzano preparazioni per uso esterno.
Quando s'impiega l'olio essenziale di aghi di pino, generalmente, si consiglia di utilizzare preparazioni liquide o
semisolide contenenti una quantità di droga che varia dal 10% al 50%. Tali preparazioni dovrebbero essere applicate in
piccole quantità (poche gocce) direttamente sulla zona interessata, anche più volte al giorno.
Se si utilizza l'olio di trementina, invece, si consiglia l'utilizzo di unguenti o gel con concentrazioni del 20%. Il gel o
l'unguento possono essere applicati più volte al giorno, direttamente sull'area interessata.
L'olio di trementina si può utilizzare anche per suffumigi. In questo caso, si consiglia d'instillare 5 gocce del suddetto olio
in acqua calda e di inalare i vapori che si sprigionano. L'operazione dovrebbe essere ripetuta tre volte al dì.
N.B.: quando il pino viene utilizzato per fini terapeutici, è essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in
principi attivi, poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno
assumendo.
Quando si utilizzano preparazioni a base di pino, le dosi di prodotto da assumere possono variare in funzione della
quantità di sostanze attive contenuta. Tale quantità, solitamente, è riportata direttamente dall'azienda produttrice sulla
confezione o sul foglietto illustrativo dello stesso prodotto, pertanto, è molto importante seguire le indicazioni da essa
fornite.
In qualsiasi caso, prima di assumere per fini terapeutici un qualsiasi tipo di preparazione contenente pino, è bene
rivolgersi preventivamente al proprio medico.
Pino nella medicina popolare e in omeopatia
Le proprietà del pino e dei suoi componenti sono conosciute anche nella medicina tradizionale.
Più precisamente, nella medicina popolare l'olio essenziale di trementina ottenuto dal pino viene utilizzato internamente
per contrastare disturbi come i calcoli biliari, il muco nelle urine e come rimedio contro l'avvelenamento da fosforo.
Esternamente, invece, l'olio di trementina è usato per il trattamento di bruciature e lesioni cutanee, e trova impiego
perfino come rimedio per contrastare la scabbia e l'assideramento.
In medicina omeopatica, invece, si utilizzano le gemme di pino con indicazioni per il trattamento di dolori reumatici,
infiammazioni delle vie respiratorie e affezioni cutanee, quali orticaria ed eczemi.
Il pino silvestre rimedio omeopatico lo si può facilmente reperire sotto forma di tintura madre, gocce o granuli. La
quantità di prodotto da assumere può variare da individuo a individuo, anche in funzione della tipologia di rimedio e del
tipo di diluizione omeopatica che s'intende utilizzare.
N.B.: le applicazioni del pino per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle
opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia
terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.
Effetti collaterali
In seguito all'utilizzo dell'olio essenziale di pino sono possibili irritazioni di cute e mucose, in particolare se utilizzato per
aerosol.
Inoltre, possono verificarsi casi di avvelenamento in caso d'ingestione di dosi troppo elevate di olio essenziale di
trementina. Fra i diversi sintomi tipici dell'iperdosaggio, ricordiamo: enterite, coliche addominali, ematuria, perdita di
coscienza e, infine, collasso.
In caso di sovradosaggio da olio di trementina, la lavanda gastrica può essere utile. Ad ogni modo, è fondamentale
rivolgersi subito al medico o al più vicino ospedale.
Controindicazioni
Evitare l'assunzione del pino e dei suoi derivati o preparati in caso d'ipersensibilità accertata verso uno o più
componenti.
L'utilizzo del pino e dei suoi derivati è controindicato anche in pazienti affetti da asma bronchiale e pertosse e in pazienti
in età pediatrica.
Interazioni Farmacologiche
non note
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Tratto da “Il Fatto Quotidiano” di Davide Patitucci | 3 GIUGNO 2017


Autismo, studio Usa su farmaco centenario: “Benefici temporanei su linguaggio e socialità”
È un farmaco adoperato per il trattamento della malattia del sonno africana: la suramina. Risultati ancora preliminari,
precisano gli scienziati. Il test ha riguardato un gruppo di 10 bambini tra i 5 e i 14 anni. Ma i primi test, condotti anche
su topolini di laboratorio, sono stati molto promettenti
“Benefici misurabili, anche se transitori”. Proviene da un rimedio vecchio di un secolo l’ultima possibile arma contro il
disturbo dello spettro autistico. È un farmaco adoperato per il trattamento della malattia del sonno africana: la
suramina. A sperimentarne gli effetti contro l’autismo, un team di ricercatori dell’University of California San Diego
School of Medicine. I risultati dello studio – finanziato dall’associazione “N of One: Autism Research Foundation”, creata
da genitori di figli autistici – sono stati pubblicati sulla rivista Annals of Clinical and Translational Neurology. Risultati
ancora preliminari, precisano gli scienziati. Il farmaco centenario è stato, infatti, testato solo un gruppo molto ristretto di
persone, un campione statisticamente poco significativo: 10 bambini autistici tra i 5 e i 14 anni. Ma i primi test, condotti
anche su topolini di laboratorio, sono stati molto promettenti, mostrando un evidente miglioramento dei sintomi. Anche
se, al momento, solo temporaneo. Analoghi progressi sono stati, inoltre, osservati anche nei topolini trattati col farmaco.
I 10 bambini protagonisti del trial clinico sono stati divisi in due gruppi: a metà di loro è stata data una sola dose di
suramina, all’altra, invece, un placebo. I primi dati osservati dai ricercatori californiani hanno mostrato miglioramenti nel
linguaggio, nelle interazioni sociali e nei comportamenti ripetitivi. In tutte quelle aree, quindi, interessate dalla malattia.
Patologia che, secondo i Centers for disease control and prevention (Cdc) Usa, colpisce un bimbo su 68, un numero
cresciuto 10 volte negli ultimi 40 anni. Due bambini, in particolare, di 6 e 14 anni, secondo quanto segnalato anche dai
loro genitori, sono riusciti a pronunciare le prime frasi di senso compiuto della loro vita, e persino a cantare, ad appena
una settimana di distanza dall’infusione del farmaco. “La stessa cosa non si è ripetuta in nessuno dei bambini ai quali è
stato dato il placebo – spiega Robert Naviaux, coordinatore dello studio -. Il primo aspetto che volevamo verificare con la
nostra ricerca – aggiunge lo studioso – era se il farmaco fosse sicuro e ben tollerato. Visto che i primi risultati sono stati
promettenti, bisognerà adesso fare uno studio più vasto per confermarli”.
TRATTO DA WIKIPEDIA

La suramina è un farmaco sviluppato nel 1923 dalla Bayer, usato per il trattamento delle infezioni da Tripanosoma e
Nematodi.
Attività farmacologica e indicazioni
Il farmaco agisce in funzione antitumorale nei linfomi non-Hodgkin HIV correlati, bloccando il legame fra i fattori di
crescita tumorale TGFb, EGF, bFGF e i recettori di superficie cellulare. Il farmaco è utilizzato contro il carcinoma della
prostata, dell'ovaio, del surrene, della mammella e contro i linfomi refrattari[3]. In particolare, il farmaco agisce
impedendo ai fibroblasti della capsula di Tenone di produrre una quantità di collagene tossica per le cellule.
Con una serie di esperimenti sui conigli si è scoperto inoltre che quando la concentrazione di suramina è elevata la fistola
può rimanere pervia con effetti pari a quelli provocati dall'uso di mitomicina. Secondo alcuni studi condotti su un gruppo
di pazienti terminali affetti da glaucoma, infine, l'uso di suramina durante e dopo l'intervento chirurgico ha permesso di
aumentare il tasso di sopravvivenza delle bozze filtranti.

Un recente studio clinico sperimentale effettuato dall'Università della California a San Diego ha evidenziato l'effettività
della suramina nel trattare bambini a cui è stata diagnosticata la sindrome dello spettro autistico. Ulteriori ricerche in tal
senso sono in corso di programmazione.
Effetti collaterali
Fra gli effetti collaterali si segnalano la tossicità renale, la neuropatia periferica e la coagulopatia.)

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