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- tetraciclina
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- oleandromicina
- amfotericina B.
Tra i farmaci a base di N-Acetilcisteina si ricordano le specialità registrate Fluimucil, Rinofluimucil, Solmucol e
Broncohexal
Indicazioni
Perché si usa la N-Acetilcisteina? A cosa serve?
La N-Acetilcisteina è un importante agente riducente, noto quindi soprattutto per le spiccate proprietà antiossidanti.
Oltre alla capacità di rigenerare il Glutatione, uno dei più importanti antiossidanti a disposizione dell'organismo umano,
la N-Acetilcisteina si è dimostrata efficace anche come agente antiapoptotico.
Quest'ultima attività è risultata particolarmente preziosa a livello pancreatico, salvaguardando numero e funzionalità
delle cellule Beta, e a livello nervoso, preservando la vitalità delle cellule nervose (neuroni).
Infine, la capacità di ridurre i ponti disolfuro presenti nelle mucoproteine, ha donato alla N-Acetilcisteina anche un
attività mucolitica.
In virtù di queste proprietà, la N-Acetilcisteina è utilizzata oggi:
Proprietà ed Efficacia
Quali benefici ha dimostrato la N-Acetilcisteina nel corso degli studi?
La letteratura scientifica, al momento, propone diversi studi, per lo più sperimentali, che esaltano le proprietà preventive
e terapeutiche della N-Acetilcisteina.
Di particolare rilevo sarebbero:
Studi condotti su pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva, nei quali l'aggiunta di N-Acetilcisteina alla
terapia convenzionale, avrebbe ridotto del 41% l'esacerbazione della sintomatologia;
Studi condotti su modelli sperimentali, nei quali l'N-Acetilcisteina avrebbe migliorato le capacità contrattili del miocardio,
riducendo al contempo l'aggregazione piastrinica ed il rischio di eventuali complicanze trombo-emboliche;
Studi condotti su sportivi, nei quali l'utilizzo di N-Acetilcisteina, in concomitanza ad altri antiossidanti, avrebbe ridotto le
concentrazioni di marcatori del danno ossidativo indotto dall'esercizio fisico intenso;
Studi nei quali l'uso prolungato di N-Acetilcisteina avrebbe preservato l'integrità strutturale e funzionale dei neuroni,
correggendo alcuni deficit mnemonici;
Studi condotti su militari e personale esposto, nei quali l'uso di 900 mg di N-Acetilcisteina avrebbe prevenuto la
comparsa di disturbi uditivi.
Alquanto discusse rimangono invecele attività antiapoptotiche ed anticancerose della N-Acetilcisteina, descritte per il
momento solo in studi in vitro.
Effetti Collaterali
Le reazioni avverse più frequentemente osservate in seguito all'uso di N-Acetilcisteina sono: nausea, vomito, diarrea,
emicrania e rash cutanei.
Solo raramente e soprattutto in seguito all'uso parenterale di N-Acetilcisteina si sarebbero descritte anche reazioni
clinicamente più importanti, come orticaria, reazioni allergiche gravi, broncospasmo, ipotensione e prurito.
Esistono, infine, alcune indicazioni secondo le quali l'uso di N-Acetilcisteina, in pazienti predisposti, potrebbe aumentare
il rischio di litiasi renale.
Controindicazioni
Quando non dev'essere usata la N-Acetilcisteina?
L'uso di N-Acetilcisteina è controindicato in pazienti affetti da cistinuria o con ipersensibilità nota al principio attivo o a
principi attivi strutturalmente correlati.
Interazioni Farmacologiche
Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto della N-Acetilcisteina?
Al momento non sono note interazioni con farmaci, integratori alimentari, prodotti erboristici o alimenti in grado di
alterare le normali caratteristiche biologiche della N-Acetilcisteina.
Tuttavia, la contestuale assunzione di Nitrati o Carbamazepina, potrebbe alterare il normale profilo farmacocinetico di
questi principi attivi e della stessa N-Acetilcisteina, con conseguenze poco prevedibili.
GLUTATIONE DIRETTO
Generalità
Il glutatione o GSH è un tripeptide naturale, vale a dire una sostanza costituita da tre amminoacidi, nell'ordine acido
glutammico, cisteina e glicina. Questa particolare composizione chimica conferisce al glutatione un'elevata capacità di
ossidarsi o ridursi, proteggendo le proteine e gli altri composti ossidabili dall'azione deleteria dei radicali liberi.
In particolare, il glutatione rientra nella composizione di un gruppo di enzimi ad azione antiossidante, chiamati
glutatione perossidasi.
Molti di questi enzimi - la cui attività è legata alla presenza di selenio - catalizzano la neutralizzazione dell'acqua
ossigenata (un potente radicale libero) e di altri perossidi.
Glutatione ridotto (2 G-SH) + Acqua oss. (H2O2) → Glutatione ossidato (G-S-S-G) + 2 H2O
2 G-SH + ROOH → GSSG + ROH + H2O
Come si evince dalle reazioni sopra riportate, il glutatione ridotto cede molto volentieri il suo idrogeno (H+), che funge da
accettore di un elettrone (e-) proveniente da molecole reattive dell'ossigeno (radicali liberi).
A questo punto, eliminato il pericolo costituito dal perossido, il glutatione ossidato, per riacquistare la propria attività
antiossidante, deve tornare nella forma ridotta; ciò avviene grazie ad un enzima NADPH dipendete, chiamato glutatione
reduttasi.
A detta di numerosi studiosi, questa capacità di rigenerarsi continuamente ha contributo a considerare il glutatione
come il più potente antiossidante presente nell'organismo umano.
Nelle cellule in buono stato di salute il rapporto tra glutatione ridotto e glutatione ossidato si mantiene intorno a 9:1; una
sua diminuzione è considerata indice di stress ossidativo.
Affinché il glutatione possa espletare tali azioni è fondamentale che esso sia supportato da adeguate quantità di selenio -
un minerale che abbonda negli alimenti di origine marina e nelle frattaglie - di riboflavina (Vit. B2) e di niacina (Vit. PP).
Glutatione e Salute del Fegato
Presente nell'organismo in forma ubiquitaria, il glutatione è particolarmente concentrato a livello epatico, dove protegge
gli epatociti da molecole particolarmente tossiche di origine esogena o endogena (generatesi durante il metabolismo di
alcuni xenobiotici, come certi farmaci, ad esempio il paracetamolo). In questo caso, il glutatione, una volta coniugatosi ai
metaboliti tossici in maniera enzimatica o non enzimatica, non può rigenerarsi con altrettanta facilità (in parte viene
eliminato, principalmente per via biliare, ed in parte subisce ulteriori metabolizzazioni).
Un'eccessiva concentrazione di sostanze tossiche a livello epatico, può quindi depauperare i livelli tissutali di glutatione,
determinando grave danno al fegato. Non a caso, in clinica, il glutatione ridotto viene somministrato endovena come
antidoto diretto e "veloce" nell'avvelenamento da paracetamolo.
Indicazioni
Perché si usa il glutatione? A cosa serve?
Il glutatione costituisce uno dei principali protagonisti della risposta antiossidante cellulare.
Concentrato nell'ambiente citoplasmatico, grazie alla sua particolare struttura chimica, il glutatione interviene nel
mantenimento del corretto stato di ossidoriduzione intracellulare, agendo come molecola scavanger nei confronti dei
radicali liberi dell'ossigeno.
Oltre alla spiccata attività antiossidante, al glutatione vengono attribuite anche attività detossificanti, immunomodulanti
e citoprotettive.
Per questi motivi, da studi preliminari, l'integrazione con glutatione sembrerebbe utile in caso di:
Diabete e patologie metaboliche;
Aterosclerosi;
Patologie respiratorie;
Calo dell'udito;
Infertilità maschile;
Avvelenamento da metalli pesanti;
AIDS.
Dal punto di vista commerciale, in virtù della grande importanza attribuita ai radicali liberi nella comparsa di svariate
patologie degenerative, gli integratori di glutatione sono dipinti come una sorta di elisir dell'eterna giovinezza, utili per
ritardare l'invecchiamento, per rinforzare le difese immunitarie, per preservare l'integrità di globuli rossi e del cristallino
dell'occhio, e per proteggere l'organismo dalle radiazioni ionizzanti, dai metalli pesanti, da alcol, tabacco, droghe e da
patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer.
Proprietà ed Efficacia
Quali benefici ha dimostrato il glutatione nel corso degli studi?
Le diverse funzioni biologiche del glutatione sembrerebbero supportarne l'utilità clinica.
Da diversi lavori clinici, e da numerosissimi studi sperimentali, la somministrazione di glutatione sembrerebbe utile nel:
Proteggere il fegato dall'azione trasformante di potenziali sostanze tossiche;
Proteggere fegato, reni e sistema nervoso dagli effetti collaterali della chemioterapia;
Ridurre l'evoluzione dell'aterosclerosi, modulando i processi di aggregazione piastrinica;
Migliorare le caratteristiche cliniche in corso di patologie polmonari ossidative;
Migliorare il profilo e l'attività insulinemica in pazienti affetti da diabete;
Migliorare la motilità e la vitalità degli spermatozoi in pazienti con disturbi della fertilità.
Limiti dell'integrazione con glutatione
Nonostante le evidenze cliniche incoraggianti, esistono oggi diversi dubbi, soprattutto di natura farmacocinetica, relativi
alla reale utilità dell'integrazione con glutatione.
Il tutto sarebbe riconducibile alla presenza, nell'intestino, di enzimi noti come gamma glutammil-transferasi, che
idrolizzerebbero il glutatione assunto per os, riducendone drasticamente la biodisponibilità.
A compromettere ulteriormente la biodisponibilità di questo nutriente contribuirebbero uno spiccato metabolismo di
primo passaggio e il sequestro cellulare esercitato dagli enterociti della mucosa intestinale.
Per questi motivi, sembrerebbe più efficace l'integrazione con precursori del glutatione come l'N-Acetil-Cisteina.
L'N-acetilcisteina, oltre ad essere proposta come integratore ad azione antiossidante e rinvigorente, rientra nella
composizione di farmaci mucolitici, che, assunti per via inalatoria od orale, facilitano l'eliminazione del muco dalle vie
aeree. Viene inoltre somministrata per via endovenosa nel trattamento dell'intossicazione acuta da paracetamolo.
Dosi e Modo d'uso
Come usare il glutatione
Il glutatione è reperibile in commercio come singolo ingrediente o combinato ad altre molecole con attività antiossidante.
Generalmente, il dosaggio di glutatione suggerito è compreso tar i 50 ed i 600 mg giornalieri, a seconda delle necessità
del paziente.
Al fine di potenziare l'attività antiossidante del glutatione, si potrebbe ricorrere al contestuale utilizzo di altre molecole
bioattive come selenio, vitamine del gruppo B, vitamina A, C o E.
I dosaggi suggeriti per un'adeguata supplementazione con N-Acetilcisteina, in sostituzione di quella diretta con
glutatione, sono generalmente di 200-600 mg per 1-3 volte al giorno.
Effetti Collaterali
L'uso di glutatione, entro i dosaggi suggeriti, è generalmente ben tollerato e privo di effetti collaterali clinicamente
rilevanti.
Molto raramente è stata osservata la comparsa di reazioni avverse gastrointestinali.
Controindicazioni
Quando non dev'essere usato il glutatione?
L'uso di glutatione è controindicato in caso di ipersensibilità al principio attivo.
Interazioni Farmacologiche
Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto del glutatione?
Non sono note al momento interazioni farmacologiche degne di nota.
Tuttavia, la somministrazione di glutatione potrebbe migliorare la tollerabilità della terapia con Cisplatino, riducendone
gli effetti collaterali.
Precauzioni per l'uso
Cosa serve sapere prima di prendere il glutatione?
L'uso di glutatione durante la gravidanza e nel successivo periodo di allattamento al seno dovrebbe realizzarsi, se
strettamente necessario, solo sotto stretta supervisione medica.
Fare attività fisica fa produrre il glutatione in forma endogena (lo produci da te)
Il glutatione in capsula viene assorbito in genere al 25-30 %
La NAC è meglio.
ZINCO
Zinco in capsule da 25 mg (2 capsule x 25 mg al giorno) Come accertato da studi clinici sul calo della vista nelle persone
anziane, l'ossido di zinco è parte importante di un efficace trattamento per alcuni casi di degenerazione maculare dovuti
all'età.[senza fonte]
Il gluconato di zinco si prende in pastiglie come rimedio contro il comune raffreddore.
Importanza biologica
Lo zinco è un elemento essenziale per la vita degli esseri umani e degli animali superiori: una carenza di zinco condiziona
pesantemente la crescita corporea e l'aumento di peso. Lo zinco costituisce parti di proteine con dita di zinco e di enzimi
ad azione antiossidante come la superossido dismutasi, oppure con funzioni catalitiche come la carbonico anidrasi, la
alcool deidrogenasi, e la lattico deidrogenasi. Secondo alcune fonti, assumere pastiglie di zinco può dare una certa
immunità dal raffreddore e dall'influenza, ma l'esattezza di queste informazioni è controversa. Inoltre lo zinco è implicato
nel funzionamento della vista, dell'olfatto, del tatto e della memoria, ed è responsabile del buon funzionamento di questi,
e una carenza di zinco ne causa disfunzioni.
Nei maschi, lo zinco è un elemento importante per la produzione di sperma: in una sola eiaculazione si possono perdere
fino a 5 mg di zinco. Una carenza di zinco può provocare una diminuzione nel numero degli spermatozoi nel seme, e
viceversa, delle eiaculazioni molto frequenti possono provocare una carenza di zinco.
Scarse riserve di zinco sono responsabili della diminuzione del volume di sperma e del livello di testosterone.
Studi dell'Università dell'Ohio, mostrano che la carenza di zinco nei topi ha incrementato drasticamente i livello di
infiammazione e successivamente in vitro su cellule umane che abbassa i livelli della proteina NF-κB, fattore centrale
della risposta immunitaria: da qui, l'ipotesi che lo zinco funzioni come un immunomodulatore. La proteina NF-κB porta
lo zinco all'interno delle cellule del sistema immunitario che rispondono per prime alle infezioni.
Effetti collaterali
Lo zinco è necessario alla maggioranza delle metalloproteasi, che governano la vascolarizzazione del tumore. Uno studio
correla l'eccesso di zinco alla sintesi di telomerasi nelle cellule tumorali, portando i tumori a diffondersi nel corpo.
Lo zinco nell'alimentazione
Cibi contenenti zinco
I cibi contenenti zinco sono molti tra cui: ostriche, carne rossa e bianca,
noccioline, fagioli, pane integrale, semi di zucca e semi di girasole.
Di seguito sono elencati alcuni dei principali alimenti ad alto contenuto di zinco
(contenuto in 100 g di alimento):
Precauzioni
Lo zinco metallico non è tossico, ma esiste una sindrome detta brividi da zinco, che può verificarsi per inalazione
di ossido di zinco appena formato. Un eccessivo apporto di zinco con la dieta può provocare carenze di altri oligominerali.
Un vasto studio epidemiologico su 47 000 uomini ha evidenziato un aumento del cancro alla prostata per gli integratori
di zinco, non per quello da fonte alimentare, assunti in dosi di 100 mg/giorno per periodi prolungati (da 1 a 10 anni), più
in proporzione alla durata dell'assunzione che alla dose.
La dose era molto più alta del fabbisogno di zinco di una persona adulta, che si calcola come 0,1 mg/kg/die. Lo zinco
stimola l'ormone della crescita IGF1 e il testosterone e ad alte dosi blocca il ruolo protettivo del selenio contro il cancro
alla prostata.
Ugualmente, lo zinco è un potente stimolante per la risposta immunitaria, ma in larghe dosi lo indebolisce.
L’integratore di zinco più costoso è l’Astaxanthin (5 mg) che costa da 24 a 25 euro di 30 capsule)
Lo zinco migliora la vista. La astaxanthina è quella che dà il colore arancione ai crostacei, conchiglie e alghe.
Astaxantina 30 perle | Integratore antiossidante | SOLGAR
Formato
La prima distinzione da fare tra i vari formati di integratori di zinco disponibili in commercio riguarda la consistenza del
prodotto, quindi se si tratta di un prodotto in formato liquido, in compresse o in capsule. Di seguito tutte le differenze
tra le diverse tipologie e soprattutto i vantaggi e svantaggi insiti nello scegliere una piuttosto che un’altra.
Zinco in gocce
Lo zinco come integratore può essere assunto sotto forma di gocce, quindi acquistando un formato liquido del
prodotto.Solitamente il dosaggio in gocce è
molto comodo e pratico, soprattutto nel
definire le quantità da assumere ogni volta,
poiché il flacone sarà sicuramente provvisto di
contagocce. Inoltre gli integratori in gocce,
spesso, contengono meno eccipienti rispetto
alle compresse.
Zinco in compresse
Gli integratori di zinco in compresse, oltre al
minerale, possono presentare altri ingredienti
necessari per la realizzazione della stessa compressa. Di solito si tratta di un
formato abbastanza piccolo, quindi più facile da ingerire rispetto a una
capsula.Tra questi ingredienti troviamo i leganti, necessari per unire i componenti
tra di loro; i coloranti, utilizzati in alcuni casi per colorare la compressa; gli
additivi e altre sostanze aromatizzanti. Il nostro consiglio è di verificare
attentamente sull’etichetta del prodotto gli ingredienti contenuti per prendere
coscienza di cosa si andrà ad ingerire.
Zinco in capsule
Un altro formato in cui è possibile acquistare gli integratori di zinco è la capsula, ovvero un piccolissimo contenitore
cilindrico con all’interno della polvere, in questo caso di zinco.Le capsule possono essere assunte sia interamente con il
contenitore o possono anche essere aperte per poi assumerne soltanto la polvere contenuta.
Zinco puro
Se si è alla ricerca di un integratore di zinco puro è molto importante leggere
attentamente quanto riportato sull’etichetta nella sezione ingredienti. Molto spesso,
infatti, oltre allo stesso zinco, come abbiamo già accennato nei precedenti paragrafi, è
possibile trovare altre sostanze che vengono impiegate per legare i componenti o per
dare più sapore e colore alla compressa. Inoltre, anche se sull’etichetta del prodotto
viene riportata la dicitura zinco puro, è probabile che l’integratore sia potenziato da
vitamine aggiuntive.
Associazioni
L’integratore di zinco più efficace è il chelato di zinco, poiché è più facilmente assorbito dall’organismo. Gli integratori di
zinco reperibili in commercio non sempre sono puri, molto spesso infatti lo zinco è associato ad altri elementi, sia
Benefici
Abbiamo visto finora quali sono i segni che ci indicano la carenza di zinco e da cosa sono composti gli integratori di
questo minerale; vediamo adesso invece quali possono essere i vantaggi e i benefici che il nostro organismo ne potrà
trarre, se assunti con regolarità e costanza per un determinato periodo.
Acne
Uno dei benefici più comuni e conosciuti dello zinco è la sua efficacia contro acne e brufoli, se preso per via orale.
Infatti, oltre a ridurre l’infiammazione, è anche in grado di inibire il batterio che è la causa della comparsa dei brufoli.Lo
zinco in questi casi agisce come un antibiotico naturale sulla pelle, regolando anche la produzione delle ghiandole
sebacee.
Diabete
Lo zinco è molto importante anche per regolare la produzione di insulina nel sangue, stabilizzando di conseguenza i
livelli glicemici. Inoltre, riduce la glicemia nei soggetti diabetici: in questi casi il dosaggio durante il trattamento e la
terapia del diabete sarà superiore rispetto a un soggetto sano.
Sistema immunitario
Capita spesso che, in mancanza di scorte di zinco, nel nostro organismo si verifichino in maniera ripetuta e frequente
delle infezioni di varia natura. Questo accade perché il nostro sistema immunitario non riesce ad attivare un numero
sufficiente di linfociti T, responsabili di attaccare gli agenti patogeni. È stato osservato infatti che lo zinco stimola la loro
attivazione con conseguenti ed evidenti benefici per il sistema immunitario.
Ferite e cicatrici
Lo zinco può essere un’ottima soluzione anche per favorire e velocizzare il processo di cicatrizzazione delle ferite
poiché contribuisce alla formazione di collagene, necessario in queste situazioni. Inoltre, per questa sua proprietà, viene
assunto anche in caso di ustioni e ulcera e, secondo uno studio fatto su un campione di 60 persone, è stata dimostrata
la sua reale efficacia per la riduzione dell’ulcera al piede.
Malattie cardiovascolari e memoria
Assumere integratori di zinco in età avanzata può aiutare a prevenire diverse malattie vascolari, poiché in grado di
proteggere il cuore regolando i livelli di trigliceridi e colesterolo. Altro segnale che ci fa notare la possibile carenza di
zinco è la perdita di lucidità mentale: lo zinco infatti aiuta anche regolare la comunicazione tra i neuroni del cervello,
quindi migliora senza dubbio la memoria.
Vista
Tra alcune patologie legate soprattutto all’età avanza troviamo quelle relative alla vista, come la degenerazione
maculare che in alcuni casi può portare anche alla cecità. Uno studio ha dimostrato come lo zinco, associato alle
vitamine B e C e al betocarotene, abbia contribuito a migliorare questa condizione clinica.
Confezione
Sia le compresse, sia le gocce e le capsule possono essere reperibili in confezioni dalle diverse grandezze. Per quanto
riguarda le compresse, in commercio è possibile acquistare contenitori da 180 unità fino ad arrivare anche a 400-450
unità a seconda della marca; per le capsule sarà facile trovare gli stessi quantitativi, ovvero confezioni da 180 a 350
unità, anche se alcune marche mettono a disposizione flaconi da solo 120 capsule. Infine, se preferite il formato
in gocce, potrete acquistare lo zinco liquido in confezioni da 30 fino a 100-120 ml: mediamente 100 ml sono circa 3600
gocce, quindi con una media di 10 gocce al giorno il prodotto durerà circa 6 mesi.
Altri aspetti
Quando ci si appresta a un acquisto di questo tipo è importante anche tener conto di altri fattori, come ad esempio
il dosaggio e gli effetti collaterali che possono presentarsi in conseguenza a un eccessivo uso del prodotto. Vediamo
insieme questi aspetti.
Dosaggio
La dose di zinco da assumere può cambiare in base all’età dell’utente e può variare dai 2 ai 10 mg al giorno. Questo tipo
di integratore è adatto sia a bambini, sia ad adulti o anche a donne in allattamento e in gravidanza, purché si seguano le
tabelle di riferimento per le dosi consigliate da assumere al giorno. Per lattanti, bambini e adolescenti fino ai 17 anni
sono consigliabili dai 2 ai 10 mg; per gli adulti maschi 10 mg al giorno e per le femmine 8 mg. In ogni caso, per le
fasce che comprendono bambini, donne in gravidanza o in allattamento, è sempre consigliabile chiedere consiglio al
proprio pediatra o ginecologo di riferimento.
Effetti collaterali
In linea di massima gli integratori di zinco non provocano gravi effetti collaterali se assunti nelle quantità e dosaggi
consigliati. Tra gli effetti collaterali più comuni troviamo diarrea, nausea, vomito, apatia e crampi muscolari.Invece, in
caso di trattamento prolungato, è possibile che si verifichino altre sintomatologie quali: bruciori di stomaco, problemi
nell’assorbimento di calcio e ferro, infezioni urinarie, ecc.
Il prezzo è importante?
A seconda della confezione, della marca e del formato che si voglia acquistare, gli integratori di zinco possono avere un
prezzo che oscilla dai 10 ai 20 €. Si tratta di un costo abbastanza accessibile, soprattutto se si tiene conto che una
confezione da 400 compresse del valore di 15 € circa può offrire circa un anno di trattamento.
La marca è importante?
Presso i negozi specializzati è possibile trovare diverse tipologie e marche più o meno conosciute. In realtà, a seconda
dell’uso che si voglia fare del prodotto, quindi se per sportivi, per bambini, per acne, ecc. è possibile scegliere anche zinco
combinato con altri elementi che, come abbiamo visto in questa guida, possono essere diversi. Il nostro consiglio è quindi
di leggere attentamente gli ingredienti contenuti a prescindere dalla marca scelta e scegliere la formulazione più indicata
per i propri scopi.
Le domande più frequenti sugli integratori di zinco
GloryFeel Zinco Zn
Solgar Picozinco
QUERCITINA
Cos'è la Quercetina ?
La quercetina, o quercitina che dir si voglia, è un flavonoide ubiquitario presente in una grande varietà di frutti
(mele, uva, olive, agrumi, frutti di bosco), verdure (pomodori, cipolle, broccoli, capperi), bevande (tè e vino rosso)
ed estratti erboristici.
In natura, la quercetina non è presente nella forma isolata bensì come aglicone (parte non zuccherina) di vari glicosidi,
tra cui rutina e quercitrina; sotto tale forma abbonda, in particolare, negli estratti di ippocastano, gingko
biloba, calendula, biancospino, camomilla, levistico ed iperico.
Proprietà
Nota al grande pubblico per il suo elevato potere antiossidante e antinfiammatorio, la quercetina viene proposta come
supplemento dietetico all'interno di formulazioni ad attività antiaging e antiossidante.
Vari e numerosi gli studi che ne dimostrano la potenziale utilità nel trattamento e nella prevenzione di varie condizioni
morbose e non.
Efficacia
L'integrazione con quercetina può quindi contribuire a ridurre la formazione di radicali liberi e sostanze pro-
infiammatorie, rivelandosi un prezioso aiuto per la nostra salute. Il condizionale è comunque d'obbligo dato che - a fronte
di moltissime ricerche in vitro o su modelli animali - non esistono studi clinici ad ampio raggio che confermino l'utilità
della quercetina nella cura delle suddette malattie. Le attività di ricerca, comunque, sono particolarmente intense, viste
le numerosi pubblicazioni, anche recenti, rintracciabili su pubmed.
Modo d'uso
Le dosi di assunzione consigliate si aggirano intorno ai 500 mg/die. L'apporto quotidiano alimentare è stimato in circa 30
mg per i soggetti con abitudini dietetiche occidentali. Le forme glicosilate vengono maggiormente assorbite rispetto alla
quercetina isolata; lo studio della farmacocinetica e della biodisponibilità delle varie forme somministrabili ricoprirà un
ruolo cruciale nello sviluppo delle potenzialità terapeutiche della molecola.
Il dosaggio di quercetina usato negli studi clinici analizzati varia indicativamente tra 100 e 1.000 mg al giorno.
La dose più comune è di 500-1.000 mg al giorno.
Il problema principale con la quercetina è la sua scarsa biodisponibilità, il che significa che il corpo la assorbe male. La
biodisponibilità della quercetina nei tipici integratori orali è del 2% circa.
Pertanto, gli integratori possono includere altri composti, come la vitamina C o enzimi digestivi come la bromelina, che
possono aumentarne l’assorbimento.
E’ stato anche proposto che l’assunzione di quercetina in forma liposomiale o di nano-quercetina ne aumenti la
biodisponibilità.
Inoltre, alcune ricerche indicano che la quercetina ha un effetto sinergico con altri integratori di flavonoidi, come il
resveratrolo, la genisteina e le catechine.
Controindicazioni
L'attività antiaggregante piastrinica e antitrombotica impone cautela nell'uso della quercetina da parte di pazienti in cura
con antiaggreganti piastrinici (Aspirinetta, CardioAspirin) e anticoagulanti orali (Coumadin, Sintrom). Alcuni studi in
vitro hanno ascritto alla quercetina un'attività mutagenica, non confermata da studi in vivo a lungo termine.
Funziona contro la COVID-19?
La quercetina può essere considerata un inibitore piuttosto potente dell’enzima 3CLpro.
3CLpro è un enzima (proteasi) coinvolto nella replicazione virale del SARS-Coronavirus (2003) e del nuovo SARS-CoV-2
(COVID-19); nello specifico, favorisce l’uscita dei suoi replicati dalle cellule parassitate 9, 10.
La quercetina è stata anche identificata come un composto in grado di bloccare l’ingresso di SARS-Coronavirus nelle
cellule 11.
Si tratta naturalmente di evidenze del tutto preliminari, derivanti da studi cellulari. Tali prove sono assolutamente
insufficienti per raccomandare l’uso preventivo o terapeutico della quercetina.
Almeno due studi clinici randomizzati in aperto sono stati pubblicati nel 2021, su un totale di 194 pazienti.
Complessivamente, in questi due studi – il dosaggio di 400-600 mg di quercetina liposomiale – in aggiunta alle cure
standard precoci a domicilio (costituita da analgesici/antifebbrili, steroidi orali e antibiotici, come stabilito dalle linee
guida ospedaliere) – ha dimostrato di migliorare l’efficacia di queste cure nel trattamento dei primi sintomi e nella
prevenzione degli esiti gravi della malattia.
TRATTO DA ADN KRONOS
Covid, "un composto naturale lo uccide": scoperta del Cnr
03 settembre 2020 | 11.24
Lo studio pubblicato sull''International Journal of Biological Macromolecules' indica nella quercetina un inibitore letale
per Sars-CoV-2: blocca una proteina chiave per la replicazione virale
Dalla natura la speranza di una nuova arma contro Covid-19. Uno studio internazionale al quale ha partecipato l'Istituto
di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche, il Cnr-Nanotec di Cosenza, indica che la quercetina - un
composto di origine naturale - funziona da inibitore specifico del coronavirus Sars-CoV-2. La sostanza mostra infatti
un'azione destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine chiave per la replicazione del patogeno. Lo studio, supportato
dalla Fundación hna spagnola, è pubblicato sull''International Journal of Biological Macromolecules'.
Insieme alla ricerca di un vaccino efficace, lo sviluppo di farmaci antivirali specifici per il coronavirus responsabile della
Covid-19 è un altro grosso filone di studi che il mondo della scienza ha avviato per vincere il nemico pandemico. Il nuovo
lavoro - condotto da Bruno Rizzuti del Cnr-Nanotec con un gruppo di ricercatori di Saragozza e Madrid - dimostra che la
quercetina, bloccando l'attività enzimatica di 3CLpro, risulta "letale" per Sars-CoV-2.
"Le simulazioni al calcolatore hanno dimostrato che la quercetina si lega esattamente nel sito attivo della proteina
3CLpro, impedendole di svolgere correttamente la sua funzione - afferma Rizzuti, autore della parte computazionale dello
studio - Già al momento questa molecola è alla pari dei migliori antivirali a disposizione contro il coronavirus, nessuno
dei quali è tuttavia approvato come farmaco".
La quercetina, spiegano dal Cnr, ha una serie di proprietà originali e interessanti dal punto di vista farmacologico: "E'
presente in abbondanza in vegetali comuni come capperi, cipolla rossa e radicchio, ed è nota per le sue proprietà
antiossidanti, antinfiammatorie, antiallergiche e antiproliferative. Sono note anche le sue proprietà farmacocinetiche ed è
ottimamente tollerata dall'uomo". Inoltre la quercetina "può essere facilmente modificata per sviluppare una molecola di
sintesi ancora più potente, grazie alle piccole dimensioni e ai particolari gruppi funzionali presenti nella sua struttura
chimica. Poiché non può essere brevettata, chiunque può usarla come punto di partenza per nuove ricerche".
"Lo studio parte da una caratterizzazione sperimentale di 3CLpro, la proteasi principale di Sars-CoV-2", precisa Olga
Abian dell'università di Saragozza, prima autrice della pubblicazione. "Questa proteina ha una struttura dimerica,
formata da due sub-unità identiche dotate ciascuna di un sito attivo fondamentale per la sua attività biologica. In una
prima fase del lavoro è stata studiata, con varie tecniche sperimentali, la sensibilità a varie condizioni di temperatura e
pH: un risultato importante - sottolinea la scienziata - perché molti gruppi stanno lavorando su 3CLpro come possibile
bersaglio farmacologico, in virtù del fatto che è fortemente conservata in tutti i tipi di coronavirus. Per questa proteina
sono già segnalate in letteratura molecole che fungono da inibitori, ma non utilizzabili come farmaci a causa dei loro
effetti collaterali".
"La parte più interessante di questo lavoro è lo screening sperimentale eseguito su 150 composti, grazie a cui la
quercetina è stata individuata come molecola attiva su 3CLpro", aggiunge Adrian Velazquez-Campoy dell'università di
Saragozza, che ha diretto il gruppo di ricerca e ha già lavorato alla ricerca di farmaci inibitori della proteina per il virus
Sars originario che causò l'epidemia di sindrome respiratoria acuta grave del 2003.
"La quercetina riduce l'attività enzimatica di 3CLpro grazie al suo effetto destabilizzante sulla proteina. Ovviamente
contiamo si trovi un vaccino - puntualizza l'esperto - ma i farmaci saranno comunque necessari per le persone già infette
e per chi non può essere sottoposto a vaccinazione. La ricerca di nuove molecole mira quindi a somministrare una
combinazione di differenti composti, per minimizzare la resistenza ai farmaci e lo sviluppo di nuovi ceppi virali".
VITAMINA D oppure D 3
Per vitamina D si intende un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4
e D5. Le due più importanti forme in cui la vitamina D si può trovare sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina
D3 (colecalciferolo), entrambe le forme dall'attività biologica molto simile. L'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale,
mentre il colecalciferolo (D3), derivante dal colesterolo, è sintetizzato negli organismi animali.
La fonte principale di vitamina D per l'organismo umano è l'esposizione alla radiazione solare. La vitamina D
ottenuta dall'esposizione solare o attraverso la dieta è presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due
reazioni di idrossilazione per essere trasformata nel calcitriolo, la forma biologicamente attiva.
Forme
Queste sono le forme principali che costituiscono il gruppo vitaminico D:
vitamina D1 : composto costituito in parti 1:1 di ergocalciferolo e lumisterolo
vitamina D2 : ergocalciferolo
vitamina D3 : colecalciferolo
vitamina D4 : diidroergocalciferolo
vitamina D5 : sitocalciferolo
Fonti alimentari
Pochi alimenti contengono quantità apprezzabili di vitamina D. Un alimento particolarmente ricco è l'olio di fegato di
merluzzo. Seguono i pesci grassi come il salmone e l'aringa, l'uovo, il fegato, le carni rosse (25-idrossicolecalciferolo) e le
verdure verdi e i funghi.
Ruolo Biologico
Ruolo biologico della vitamina C negli animali
Come anticipato, la vitamina C è un nutriente essenziale per alcuni animali tra cui anche l'uomo.
Il termine generico di vitamina C comprende diversi vitameri che hanno la stessa attività biologica. I sali di ascorbato
come l'ascorbato di sodio e l'ascorbato di calcio, utilizzati soprattutto negli integratori alimentari, rilasciano ascorbato
(principio attivo) in seguito alla digestione.
L'acido ascorbico e l'ascorbato sono entrambi naturalmente presenti nel corpo, poiché le due forme si alternano in base
al pH. Le forme ossidate della molecola, come l'acido deidroascorbico, vengono riconvertite in acido ascorbico mediante
agenti riducenti.
Negli animali, la vitamina C funge da cofattore in molte reazioni enzimatiche che mediano una vasta varietà di funzioni
biologiche essenziali, tra cui la guarigione delle ferite e la sintesi di collagene. Nell'uomo, la carenza di vitamina C porta a
una sintesi alterata del collagene, contribuendo ai sintomi più gravi dello scorbuto.
Un altro ruolo biochimico della vitamina C è di antiossidante (un agente riducente) donando elettroni a varie reazioni
enzimatiche e non enzimatiche. In questo modo si converte la vitamina C nel suo stato ossidato, sia come acido
semideidroascorbico che come acido deidroascorbico. Questi composti possono essere ripristinati a uno stato ridotto dal
glutatione e dai meccanismi enzimatici dipendenti dal NADPH.
Funzioni della vitamina C nell'organismo
La vitamina C è necessaria per numerosi processi di idrossilazione catalizzati da alcune ossigenasi (enzimi). Svolge
importanti funzioni quali:
Biosintesi del collagene: dove interviene nella conversione della prolina in idrossiprolina e della lisina in idrossilisina ad
opera della prolina idrossilasi e della lisina idrossilasi che richiedono Fe++ (la vitamina C mantiene il ferro in Sintesi della
noradrenalina (neurotrasmettitore) a partire dalla dopamina e, con ogni probabilità, del triptofano in serotonina;Sintesi
della carnitina, essenziale per il trasferimento di acili (acidi grassi) nei mitocondri;
Catabolismo della tirosina ad acidi fumarico e acetacetico attraverso la formazione dell'acido omogentisinico;
Amidazione dell'estremità carbossiterminale di peptidi ormonali quali la vasopressina, l'ossitocina, la colecistochinina,
l'ormone adrenocorticotropo (ACTH) e l'ormone rilasciante la tireotropina;
Biosintesi degli acidi biliari, infatti nelle cavie sottoposte ad una dieta carente di vitamina la sintesi risulta ridotta;
Stimolazione della reduttasi del citocromo P450, responsabile dell'idrossilazione in posizione 7-a del colesterolo,
necessaria per la sintesi dell'acido colico;
Attivazione dell'acido folico in acido tetraidrofolico (FH4), forma biologicamente attiva;
Regolazione dei livelli endogeni di istamina, inibendone il rilascio e favorendone la degradazione (la vitamina C si utilizza
a scopo terapeutico per prevenire lo shock anafilattico, la pre-eclampsia e la prematurità nelle complicanze della
gravidanza);
Biosintesi degli ormoni steroidei della corteccia surrenale (per idrossilazione); infatti, quando aumenta il bisogno
ormonale nella corteccia si verifica una deplezione sia di colesterolo che di vitamina C;
Assorbimento intestinale del ferro (riducendo il Fe ferrico a ferroso e favorendo la formazione di chelati stabili in grado di
mantenere il Fe solubile in ambiente alcalino), il suo trasferimento dalla transferrina plasmatica alla ferritina tissutale e
l'aumentata disponibilità intracellulare favorendo il legame ferro-ferritina e aumentando la stabilità del complesso stesso;
Riduzione dell'efficienza dell'assorbimento intestinale del rame, poiché la forma ossidata è più assorbita di quella ridotta
(a dosi elevate di vitamina);
Ridurre la tossicità di alcuni minerali (Ni, Pb, V, Cd, Se), che in forma ridotta vengono assorbiti più difficilmente o escreti
più velocemente;
Favorire l'uso del selenio a dosi fisiologiche, aumentandone la biodisponibilità di alcune sue forme organiche e
inorganiche;
Azione preventiva nella cancerogenesi da nitrosamine, inibendo la loro sintesi, che avviene a livello intestinale, per
reazione dei nitriti con i gruppi aminici;
Riduzione degli ioni superossidi, dei radicali idrossilici, dell'acido ipocloroso e altri potenti ossidanti, proteggendo la
struttura del DNA delle proteine e delle membrane dai danni che tali ossidanti potrebbero provocare;
Costituzione, insieme alla vitamina E, di un sistema di protezione contro il danno ossidativo provocato dai radicali liberi:
i PUFA sono protetti dai tocoferoli, che in seguito a irradiazione formano radicali fenossilici, i tocotrienossilici, per essere
poi rigenerati a spese della vitamina C che forma un radicale ascorbilico;
Funzione immunitaria, infatti si è osservato sperimentalmente che la vitamina C è in grado di:
stimolare la produzione di interferoni, che proteggono le cellule dagli attacchi virali;
stimolare la proliferazione dei neutrofili;
proteggere le proteine dall'inattivazione da parte dei radicali liberi prodotti durante i processi ossidativi che si verificano
nei neutrofili;
stimolare la sintesi del fattore timico umorale e degli anticorpi delle classi IgG e IgM.
degenerazione maculare, l'assunzione di integratori orali di vitamina C, in combinazione con altre vitamine e minerali,
sembra prevenire il peggioramento della degenerazione maculare legata all'età (AMD)
cataratta, alcuni studi suggeriscono che le persone con livelli più alti di vitamina C nella loro dieta abbiano un minor
rischio di sviluppare cataratta
tumori, una dieta ricca di frutta e verdura sembra ridurre il rischio di molti tipi di tumori, come quello del seno, del
colon e dei polmoni. Non ci sono sufficienti evidenze per dire che questo effetto protettivo sia correlato al contenuto di
vitamina C negli alimenti. L'assunzione di integratori orali di vitamina C non sembra offrire lo stesso beneficio
EFFETTI COLLATERALI
L'uso di Bromelina è stato talvolta associato a reazioni gastro-enteriche, quali nausea, vomito, dolori crampiformi
addominali e diarrea.
Più raramente sono state osservate metrorragia e menorragia .
CONTROINDICAZIONI
Quando non dev'essere usata la Bromelina?
L'uso di Bromelina è controindicato in caso di ipersensibilità al principio attivo, ulcera gastrica e contestuale terapia
antibiotica, anticoagulante ed antitrombotica.
INTERAZIONI FARMACOLOGICHE
Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto della Bromelina?
L'assunzione di Bromelina, contestualmente ad anticoagulanti orali come il Warfarin, piuttosto che ad agenti
antitrombotici come l'aspirina, potrebbe potenziare l'attività farmacologica di questi principi attivi.
Nello stesso modo, la Bromelina potrebbe aumentare l'emivita sierica e quindi le concentrazioni di antibiotici come
l'Amoxicillina e le Tetracicline .
Si raccomanda pertanto di evitare il contestuale utilizzo di questi principi attivi e Bromelina.
PRECAUZIONI PER L’USO
Cosa serve sapere prima di prendere la Bromelina?
L'uso di Bromelina dovrebbe essere evitato durante la gravidanza e nel successivo periodo di allattamento al seno e
supervisionato da personale medico in caso di contestuali terapie farmacologiche o patologie.
SURAMINA
Tratto da “The Living Spirit”
Recentemente, un piccolo studio clinico randomizzato condotto dall’Università della California di San Diego, ha scoperto
che una singola dose endovenosa di suramina ha prodotto un grande miglioramento dei sintomi principali dell’autismo,
alias disturbo dello spettro autistico (ASD).
Ma cos’è esattamente la suramina? Si scopre ancor che è un altro farmaco, estratto da una sostanza naturale, in
questo caso gli aghi di pino. Questo è in linea con il modello di business di Big Pharma della biopirateria: trovare piante
e sostanze naturali, da cui isolare una sostanza chimica e ottenere un brevetto su di esso e venderlo, mentre si utilizzano
riviste scientifiche e i media per cestinare chiunque sostenga che la pianta originale ha valore medicinale.
L’articolo Possible Antidote for the V-Serum and the Current Spike Protein Contagion , fa un buon lavoro nell’addentrarsi
nella tana del bianconiglio per rivelare cosa fa la suramina e da dove viene:
” Ecco la traccia della scienza e dei dati che mostrano la relazione esistente tra gli aghi di pino e la
suramina (“l’antidoto” alle malattie microbiche) – e che fornisce anche un potenziale antidoto per coloro che sono colpiti
dal contagio delle proteine spike …
La suramina diminuisce ulteriormente le attività di un gran numero di enzimi coinvolti nella sintesi e nella modifica del
DNA e dell’RNA… La suramina ha anche mostrato effetti inibitori contro i componenti della cascata di coagulazione (71,
130) … L’eccessiva coagulazione causa coaguli di sangue, mini coaguli, ictus e cicli mestruali insolitamente pesanti”.
Il tutto è estremamente interessante! Rivela che la suramina inibisce la coagulazione del sangue o coaguli di sangue (un
tema importante in tutta l’operazione CO VID) – proprio il problema che ha causato la diffidenza dei funzionari, nei
confronti dei va cci ni CO VID di AstraZeneca e Johnson & Johnson, inducendo molte nazioni europee a vietarli, e ad un
certo punto anche il CDC statunitensea che li ha fermati.
Pino cembro
La coagulazione del sangue è anche un tema del COVID stesso, anche prima dell’avvento dei va cci ni. Ciò che è anche
molto affascinante è che, cosi viene riportato, la suramina ha la capacità di diminuire le attività degli enzimi
coinvolti nella sintesi del DNA e dell’RNA. Questo è esattamente ciò che gli altri 2 va cci ni CO VID – quelli prodotti da
Moderna e Pfizer – stanno cercando di promuovere.
Quindi, in parole povere, questa roba potrebbe potenzialmente rallentare o fermare tutti gli orribili coaguli di sangue
di cui soffrono le persone, oltre a bloccare potenzialmente la replicazione inappropriata di RNA e DNA che i dispositivi
mRNA stanno cercando di generare.
La Suramina deriva dagli aghi di pino
Da dove viene la suramina? Dagli aghi di pino. È uno dei tanti fitochimici o sostanze chimiche vegetali che provengono
dagli aghi di pino, come riassume l’articolo succitato (linkato):
“La Suramin è derivata dal blu Trypan, https://en.wikipedia.org/wiki/Trypan_blue
Il blu Trypan è derivato dalla toluidina, cioè una delle diverse basi isomeriche, C14H16N2, derivate dal toluene. Il blu
Trypan è così chiamato perché può uccidere i tripanosomi, ovvero i parassiti che causano la malattia del sonno. Un
analogo del blu Trypan, la suramina, è usato farmacologicamente contro la tripanosomiasi. Il blu Trypan è conosciuto
anche come blu diammina e blu Niagara… Il rosso Trypan e il blu Trypan furono sintetizzati per la prima volta dallo
scienziato tedesco Paul Ehrlich nel 1904.
Il blu Trypan è un derivato del toluene che è un derivato dell’olio di pino. https://en.wikipedia.org/wiki/Toluene
Il composto fu isolato per la prima volta nel 1837 attraverso una distillazione dell’olio di pino, attuata dal chimico polacco
Filip Walter, che lo chiamò “rétinnaphte”.
Perché prendere una versione sintetica e isolata quando si potrebbe prendere la sostanza naturale?
Perché prendere una versione sintetica e isolata quando si potrebbe prendere la sostanza naturale a pieno spettro, come
una tisana di aghi di pino?
“la tisana di aghi di pino fornisce un beneficio simile, se non superiore, dovuto in parte al fatto che è un estratto diretto e
delicato dell’intera erba, che lascia molte delle sue proprietà ancora intatte, proprietà che potrebbero venire distrutte da
un calore eccessivo durante la distillazione e l’ulteriore dissezione dei suoi numerosi componenti nutrizionali… Gli aghi
di pino sono ricchi di vitamina C e A, tra numerosi altri composti che forniscono una lunga lista di benefici:
Pino In Erboristeria:
Proprietà Del Pino
Gli aghi di pino, sotto forma di infuso, sciroppo o pastiglie, hanno azione diuretica ma soprattutto balsamica;
quest'ultima azione, insieme a quella espettorante, è esplicata principalmente dall'olio essenziale, ricco in monoterpeni,
ottenuto per distillazione in corrente di vapore.
Per uso esterno, i terpeni presentano attività decontratturante muscolare ed antireumatica.
Attività biologica
Alle gemme di pino vengono attribuite diverse proprietà, fra cui ricordiamo quelle diuretiche, balsamiche, secretolitiche e
leggermente antibatteriche.
Tali attività sono esercitate perlopiù dall'olio essenziale contenuto nelle stesse gemme e sembrano confermate da diversi
studi, tanto che vengono usate per il trattamento di disturbi come raffreddore, tosse, bronchiti, nevralgie e infiammazioni
del cavo orofaringeo.
L'olio essenziale ottenuto per distillazione in corrente di vapore degli aghi di pino freschi possiede proprietà analoghe a
quelle approvate per le sopra citate gemme di pino. Inoltre, l'olio di aghi di pino si è mostrato efficace anche nel
trattamento dei reumatismi.
All'olio essenziale di trementina purificato, invece, sono attribuite proprietà balsamiche, antisettiche e iperemiche.
Inoltre, da alcuni studi condotti su animali, è emerso che l'olio di trementina è in grado di aumentare la secrezione
bronchiale.
Pino contro raffreddore e affezioni delle vie respiratorie
Grazie alle proprietà balsamiche, antisettiche e secretolitiche di cui le gemme e l'olio essenziale di aghi di pino sono
dotati, questa pianta può essere utilizzata nel trattamento di raffreddori, febbre e affezioni delle vie aeree, quali tossi e
bronchiti.
Generalmente, per trattare i suddetti disturbi, le gemme di pino vengono assunte internamente sotto forma di infusi,
sciroppi o tinture. La dose solitamente consigliata è di circa 2-3 grammi di droga.
Preparazioni semi-solide a base di gemme di pino (in concentrazioni del 20-50%), inoltre, possono essere applicate
esternamente per contrastare tosse, raucedine e congestione nasale. Tali preparazioni possono essere applicate più volte
nell'arco della giornata.
L'olio essenziale ottenuto dagli aghi di pino, invece, può essere utilizzato sia esternamente che internamente per trattare i
disturbi congestivi delle vie aeree superiori e inferiori.
Quando l'olio essenziale viene utilizzato per fare dei suffumigi, generalmente, si consiglia di aggiungere circa 2 grammi di
prodotto a due tazze d'acqua bollente e di respirare i vapori che ne derivano. I suffumigi possono essere effettuati più
volte durante il giorno.
Pino contro nevralgie e reumatismi
Come accennato, le gemme di pino, l'olio essenziale ottenuto dai suoi aghi e l'olio di trementina si sono rivelati rimedi
efficaci nel contrastare dolori di tipo nevralgico e reumatico.
Per il trattamento di questi disturbi solitamente si utilizzano preparazioni per uso esterno.
Quando s'impiega l'olio essenziale di aghi di pino, generalmente, si consiglia di utilizzare preparazioni liquide o
semisolide contenenti una quantità di droga che varia dal 10% al 50%. Tali preparazioni dovrebbero essere applicate in
piccole quantità (poche gocce) direttamente sulla zona interessata, anche più volte al giorno.
Se si utilizza l'olio di trementina, invece, si consiglia l'utilizzo di unguenti o gel con concentrazioni del 20%. Il gel o
l'unguento possono essere applicati più volte al giorno, direttamente sull'area interessata.
L'olio di trementina si può utilizzare anche per suffumigi. In questo caso, si consiglia d'instillare 5 gocce del suddetto olio
in acqua calda e di inalare i vapori che si sprigionano. L'operazione dovrebbe essere ripetuta tre volte al dì.
N.B.: quando il pino viene utilizzato per fini terapeutici, è essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in
principi attivi, poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno
assumendo.
Quando si utilizzano preparazioni a base di pino, le dosi di prodotto da assumere possono variare in funzione della
quantità di sostanze attive contenuta. Tale quantità, solitamente, è riportata direttamente dall'azienda produttrice sulla
confezione o sul foglietto illustrativo dello stesso prodotto, pertanto, è molto importante seguire le indicazioni da essa
fornite.
In qualsiasi caso, prima di assumere per fini terapeutici un qualsiasi tipo di preparazione contenente pino, è bene
rivolgersi preventivamente al proprio medico.
Pino nella medicina popolare e in omeopatia
Le proprietà del pino e dei suoi componenti sono conosciute anche nella medicina tradizionale.
Più precisamente, nella medicina popolare l'olio essenziale di trementina ottenuto dal pino viene utilizzato internamente
per contrastare disturbi come i calcoli biliari, il muco nelle urine e come rimedio contro l'avvelenamento da fosforo.
Esternamente, invece, l'olio di trementina è usato per il trattamento di bruciature e lesioni cutanee, e trova impiego
perfino come rimedio per contrastare la scabbia e l'assideramento.
In medicina omeopatica, invece, si utilizzano le gemme di pino con indicazioni per il trattamento di dolori reumatici,
infiammazioni delle vie respiratorie e affezioni cutanee, quali orticaria ed eczemi.
Il pino silvestre rimedio omeopatico lo si può facilmente reperire sotto forma di tintura madre, gocce o granuli. La
quantità di prodotto da assumere può variare da individuo a individuo, anche in funzione della tipologia di rimedio e del
tipo di diluizione omeopatica che s'intende utilizzare.
N.B.: le applicazioni del pino per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle
opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia
terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.
Effetti collaterali
In seguito all'utilizzo dell'olio essenziale di pino sono possibili irritazioni di cute e mucose, in particolare se utilizzato per
aerosol.
Inoltre, possono verificarsi casi di avvelenamento in caso d'ingestione di dosi troppo elevate di olio essenziale di
trementina. Fra i diversi sintomi tipici dell'iperdosaggio, ricordiamo: enterite, coliche addominali, ematuria, perdita di
coscienza e, infine, collasso.
In caso di sovradosaggio da olio di trementina, la lavanda gastrica può essere utile. Ad ogni modo, è fondamentale
rivolgersi subito al medico o al più vicino ospedale.
Controindicazioni
Evitare l'assunzione del pino e dei suoi derivati o preparati in caso d'ipersensibilità accertata verso uno o più
componenti.
L'utilizzo del pino e dei suoi derivati è controindicato anche in pazienti affetti da asma bronchiale e pertosse e in pazienti
in età pediatrica.
Interazioni Farmacologiche
non note
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La suramina è un farmaco sviluppato nel 1923 dalla Bayer, usato per il trattamento delle infezioni da Tripanosoma e
Nematodi.
Attività farmacologica e indicazioni
Il farmaco agisce in funzione antitumorale nei linfomi non-Hodgkin HIV correlati, bloccando il legame fra i fattori di
crescita tumorale TGFb, EGF, bFGF e i recettori di superficie cellulare. Il farmaco è utilizzato contro il carcinoma della
prostata, dell'ovaio, del surrene, della mammella e contro i linfomi refrattari[3]. In particolare, il farmaco agisce
impedendo ai fibroblasti della capsula di Tenone di produrre una quantità di collagene tossica per le cellule.
Con una serie di esperimenti sui conigli si è scoperto inoltre che quando la concentrazione di suramina è elevata la fistola
può rimanere pervia con effetti pari a quelli provocati dall'uso di mitomicina. Secondo alcuni studi condotti su un gruppo
di pazienti terminali affetti da glaucoma, infine, l'uso di suramina durante e dopo l'intervento chirurgico ha permesso di
aumentare il tasso di sopravvivenza delle bozze filtranti.
Un recente studio clinico sperimentale effettuato dall'Università della California a San Diego ha evidenziato l'effettività
della suramina nel trattare bambini a cui è stata diagnosticata la sindrome dello spettro autistico. Ulteriori ricerche in tal
senso sono in corso di programmazione.
Effetti collaterali
Fra gli effetti collaterali si segnalano la tossicità renale, la neuropatia periferica e la coagulopatia.)