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EMISSIONI NELL'ATMOSFERA

L'atmosfera terrestre è composta per il 78% di azoto, il 21% di ossigeno, l'1% di argon, lo 0,03% di CO2 e altri gas. Lo strato a
diretto contatto con la superficie terrestre è
1. Troposfera 0-11km (un po’ meno ai poli)
2. Oltre i 15 km circa si trova la stratosfera, con lo strato di ozono che protegge la terra dalle radiazioni UV (UV-B e UV-C).
3. Ad altezze superiori si trovano mesosfera,
4. termosfera
5. esosfera, che a quote superiori ai 400 km segna il confine fra atmosfera e spazio interplanetario.
L'aspetto fondamentale caratteristico dell'atmosfera è dato dal suo potere ossidante, dovuto all'alta concentrazione di O2
(ossigeno biatomico). I processi biologici dei viventi, gli incendi di boschi e foreste e le eruzioni vulcaniche emettono in aria
monossido di carbonio CO, anidride solforosa SO2 e altre sostanze. Le sostanze gassose emesse in atmosfera dalle fonti
Naturali vengono quasi tutte ossidate e i prodotti di reazione ricadono sul terreno. Queste sostanze reagiscono con il radicale
libero ossidrile (OH•), che si forma dalla reazione del vapore acqueo con atomi di ossigeno eccitati provenienti dalla fotolisi
dell’ozono: O3(UV) O2 + O• O• + H2O -> 2OH• (radicale ossidrile)
L'azione ossidante è estremamente importane: l'atmosfera viene ripulita dai gas nocivi. Gli alogenuri come HCI, HF, HBr e la CO,
non sono reattivi in quanto non ulteriormente ossidabili; si depositano perciò sulla superficie terrestre con le precipitazioni. Gli
inquinanti emessi in atmosfera possono essere distinti in base alla loro origine in primari e secondari. Gli inquinanti primari (NOx,
SOx, CO, COV, composti organo clorurati, PM10 e PM2,5) sono quelli emessi direttamente dalle fonti che li producono, quelli
secondari (O3, PAN, HNO3, HNO2, formaldeide) derivano dalla trasformazione di quelli primari. In base alla loro concentrazione è
possibile distinguere macro e microinquinanti:
1. i macroinquinanti si trovano in concentrazioni dell'ordine dei mg/m3) e sono rappresentati da particolato, HCI, CO, NOx,
SOx, HF, metalli pesanti. Sono gli inquinanti più diffusi. Alcuni appartengono agli inquinanti primari: biossido di zolfo
(SO2), ossido di azoto (NO), monossido di carbonio e PM10 (microparticelle di polvere, fumo, microgocce di sostanze
liquide); altri sono inquinanti secondari: biossido di azoto, ozono
2. i microinquinanti sono presenti in concentrazioni di u/m3 o ng/m3 e comprendono COV, clorobenzeni, clorofenoli, IPA,
PCB. Sono sostanze tossiche anche a concentrazioni estremamente basse.
Macroinquinanti
Polveri: particelle in sospensione con diametro fra 1 e 100 micron. Le polveri sono inquinanti importanti, possono trasportare
sostanze tossiche. Il microparticolato viene immesso nell'aria da fonti naturali (incendi, attività vulcanica, pollini ecc.), dal traffico
veicolare, dalle emissioni industriali. Le polveri con diametro inferiore a 10 u vengono chiamate inalabili (penetrano nelle vie
aeree superiori), quelle con diametro inferiore a 2,5 u sono invece respirabili, perché possono arrivare negli alveoli polmonari.
• livello di attenzione50mg/m3 ogni 7gg •livello di allarme 75mg/m3
HCI: è un prodotto finale della combustione collegato alla presenza di cloro (in particolare PVC), in alcuni tipi di RSU.
CO: è un gas altamente tossico, inodore e incolore formato dalla combustione di sostanze organiche in carenza di ossigeno.
Ossidi di azoto (NOx): il monossido di azoto NO è un gas incolore e tossico (si lega all’emoglobina trasformandola in
metaemoglobina che non è più in grado di cedere ossigeno ai tessuti) mentre il biossido NO2 è rossastro/bruno, con odore
pungente e irritante. Insieme con gli ossidi di zolfo SOx sono gli inquinanti più aggressivi emessi in atmosfera dall'attività
antropica: formano lo smog fotochimico e danno luogo alle piogge acide. Gli NOx reagiscono con i radicali ossidrili formando
acido nitrico che, in quanto molto solubile, viene incorporato nella fase acquosa dell'atmosfera e produce le piogge acide.
NO + OH•  HNO2 NO2 + OH•  HNO3
Tutti i processi di combustione producono ossidi di azoto; nell'incenerimento dei rifiuti derivano anche dall'ossidazione dei
composti azotati presenti nel combustibile. La reazione fra N, e O, avviene solo sopra i 1000 °C formando 2NO. La quantità di NOx
dipende dalla temperatura, dalla quantità di aria e dal tipo di combustibile.
Ossidi d'azoto da combustione Tutte le combustioni di combustibili fossili con fiamma in presenza di aria sviluppano alte
temperature, alle quali azoto e ossigeno dell'aria si combinano formando NO: N2 + O2 (fiamma ad alta temperatura) 2NO
(NO termico prodotto a partire N2). La quantità di NO prodotta è direttamente proporzionale alla temperatura. La reazione ha
un'elevata energia di attivazione, e diventa significativa solo nelle centrali termoelettriche e nei veicoli a motore per le alte
temperature. Una diversa quota di NO si forma per ossidazione degli atomi di azoto contenuti nei combustibili (NO combustibile).
Negli impianti di incenerimento e in quelli per la rimozione degli inquinanti dalle emissioni gassose in atmosfera si forma NO
veloce (prompt NO), che subisce una immediata riduzione da parte di altri intermedi. L'ossido d'azoto viene ossidato in tempi di
minuti o ore a biossido di azoto NO2. Alla presenza di biossido di azoto si deve la colorazione giallastra dello smog fotochimico in
quanto questo composto assorbe, eliminando la componente violetta e lasciando passare quella gialla dello spettro visibile.
Ozono (O3): l'ozono è un gas la cui presenza in nella stratosfera impedisce che giunga sulla terra la frazione più dannosa delle
radiazioni ultraviolette. Nella troposfera (dove dovrebbe essere assente) è un inquinante secondario che si forma a partire da
precursori prodotti da varie sorgenti: veicoli a motore, industrie, processi di combustione ecc. È uno degli agenti dello smog
fotochimico, fenomeno influenzato dalle condizioni meteorologiche quali il forte irraggiamento solare, l'alta temperatura,
l'assenza di vento. L'aumento della concentrazione di O3 nella troposfera causa irritazione agli occhi, disturbi respiratori, senso di
affaticamento. Particolarmente sensibili risultano bambini, persone anziane e asmatici. Aumenta in estate durante il giorno e
diminuisce nella notte.
Ossidi di zolfo (SOx): l'anidride solforosa (SO2) è un gas incolore con odore pungente. Tende ad accumularsi negli strati bassi
dell'atmosfera in quanto più pesante dell'aria. L'anidride solforica SO3 è presente in concentrazioni molto inferiori. SO2 si
produce durante la combustione dei combustibili fossili e deriva dalle impurità di zolfo. Danno origine alle piogge acide.
Metalli pesanti: sono elementi non biodegradabli, si accumulano negli organismi viventi che li ingeriscono con l'alimentazione:
cadmio, cobalto, cromo, mercurio, manganese, piombo e zinco. Oltre al bioaccumulo sono soggetti anche a bioamplificazione
lungo i passaggi della catena alimentare, raggiungendo concentrazioni rilevanti nei tessuti dei grandi predatori e dell'uomo. I
metalli pesanti provengono soprattutto dalla zincatura, da batterie, vernici, circuiti elettronici, termometri.
l microinquinanti
comprendono un'ampia varietà di sostanze tossiche anche a concentrazioni basse. Si tratta di: composti organici volatili (COV)
come il benzene, composti organoclorurati (PCDD o diossine, PCDF o furani, PCB), IPA come il benzo(a)pirene.
Composti organici volatili (COV) sono composti organici (idrocarburi e loro derivati) ad alta volatilità. Trovano impiego nei
processi produttivi: solventi, plastificanti, conservanti, agenti di pulizia, carburanti. Sono, con gli ossidi di azoto (NOx), fra i
maggiori responsabili dello smog fotochimico, in quanto danno origine a radicali liberi. Vengono emesse in atmosfera da
(industria petrolchimica, delle materie plastiche); una delle maggiori fonti di emissione di COV è il traffico veicolare. Sono
compresi in questo raggruppamento composti aromatici e composti alifatici. I COV alogenati, in cui atomi di idrogeno sono
sostituiti da alogeni, sono particolarmente tossici per gli esseri viventi e l'intero ecosistema. I COV aromatici comprendono il
benzene e molti suoi derivati, viene utilizzato come materia prima nell'industria delle materie plastiche; è inoltre un componente
delle benzine. Il benzene ed i suoi composti alchilati vengono individuati con l'acronimo BTEX (benzene, toluene, etilbenzene,
xilene). Altri derivati del benzene sono i fenoli e i clorofenoli. I COV alifatici comprendono composti contenenti nella molecola
una catena aperta di atomi di carbonio acetone, formaldeide, acetaldeide. Vengono utilizzati anche composti alogenati. Tutti
questi composti sono narcotici e neurotossici.
Composti semivolatili o non volatili La molecola degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) è formata da due o più anelli
benzenici uniti fra loro da coppie di atomi di carbonio condivisi tra anelli adiacenti. Sono facilmente solubili in solventi organici e
lipidi e possono dare fenomeni di bioaccumulo. Il benzo(a)pirene è quello ritenuto più tossico. La maggior parte degli IPA viene
immessa in ambiente dalle centrali per la produzione di energia, operazioni di asfaltatura, combustione incompleta di
combustibili fossili. I policlorobifenili (PCB) sono composti organici costituiti da due anelli aromatici e con atomi di cloro come
sostituenti. Sono proibiti ma sono ancora presenti in ambiente per l'enorme diffusione (condensatori e trasformatori). Molto
resistenti alla degradazione ossidativa e microbiologica, vengono distrutti dal trattamento termico ad alta temperatura, liberando
diossine e furani, entrambi molto pericolosi per l'uomo e l'ambiente. Le diossine e i furani sono idrocarburi aromatici clorurati
formati da due anelli benzenici uniti da ponti ossigeno, in cui uno o più atomi di idrogeno sono sostituiti con atomi di cloro.
Catalogati fra gli inquinanti organici persistenti sono fra gli inquinanti più tossici e meno degradabili, oltretutto suscettibili di
bioconcentrazione e biomagnificazione nei tessuti. Si sviluppano come intermedi nella sintesi di alcuni diserbanti e dalla
combustione di materiale organico contenente cloro, come avviene negli inceneritori. Le principali attività antropiche che
emettono diossine e furani sono acciaierie, fonderie, centrali termoelettriche, inceneritori di rifiuti.
COV, NOx e smog fotochimico
È una sorta di cappa che rende l'aria densa e spesso di colore giallastro-bruno. I responsabili della formazione dello smog sono in
particolare i gas di scarico degli autoveicoli, i fumi delle centrali termoelettriche (in particolare quelle a carbone) e le emissioni
delle attività industriali. Lo smog (smoke e fog) è una foschia costituita da microscopiche goccioline di acqua che contengono in
soluzione sostanze inquinanti e i prodotti delle loro reazioni, che rimangono in sospensione nell'aria. Esistono 2 tipi di smog:
1. smog di zolfo. È costituito dalla dispersione nell'aria di ossidi di zolfo che provengono dalla combustione del carbone ma
anche da quella di altri combustibili fossili. È associato a nebbie e fumi, formati da particolato e da fuliggine. L'anidride
solforosa è trasformata in acido solforico e gas che condensa sulle particelle in sospensione e contribuisce alla formazione
delle piogge acide.
2. smog fotochimico È originato da un’anomala e rilevante produzione di ozono negli strati bassi della troposfera. COV, NOX.
Lo smog fotochimico
Affinché si formi smog fotochimico è necessario il concorso di numerosi fattori, fra cui un traffico veicolare molto intenso per
produrre elevate concentrazioni di NOx, idrocarburi e altri COV. Altri fattori sono le alte temperature e un forte irraggiamento
solare (le radiazioni UV aumentano infatti la concentrazione dei radicali liberi coinvolti nelle reazioni all'origine dello smog
fotochimico) e una situazione di ristagno d'aria che escluda la possibilità di disperdere e diluire gli inquinanti. I veicoli a motore e
le centrali termoelettriche con gli inceneritori di rifiuti e le industrie emettono NO ossidato a biossido con l'intervento anche di
radicali liberi. In condizioni di smog i radicali liberi vengono prodotti in quantità notevole dalle reazioni in cui sono coinvolti i COV,
soprattutto quelli molto reattivi che contengono doppi legami C=C e C=O. Gli eventi chimici che portano alla formazione dello
smog fotochimico sono molto complessi e anche se l'ozono è considerato il prodotto principale, in realtà la pericolosità del
fenomeno deriva da: ozono, acido nitrico e una serie di composti organici parzialmente ossidati e loro derivati nitrati
COV + NO + O2  (luce solare, +18°, ristagno d’aria)  miscela di O3, HNO3 e composti organici
Reazioni che portano allo smog fotochimico
L'ozono (O3) che si forma nella troposfera deriva dalla reazione dell'ossigeno molecolare (O2) con l'ossigeno atomico (O•).
Questo a sua volta deriva dalla fotolisi del biossido d'azoto (gas naturalmente presente in atmosfera). L'ozono viene normalmente
rimosso dal monossido d'azoto che si trasforma nuovamente in biossido.
NO2 + UV NO + O• (fotolisi) O2 +O•  O3 O3 + NO  NO2 + O2
Se le condizioni della troposfera non registrano inquinamento, queste reazioni si compensano ciclicamente (ciclo fotostazionario
dell'ozono) e la concentrazione di ozono nella troposfera non aumenta. Quando una quota supplementare di biossido d'azoto
viene prodotta attraverso vie alternative, la concentrazione di questo gas aumenta e si ha smog fotochimico.
La via alternativa più importante per la formazione di NO2 è costituita dall'ossidazione del monossido di azoto NO da parte di
radicali liberi perossido ROO•. I radicali perossido si originano dalla degradazione di idrocarburi volatili COV, indicati come RH.
Questi reagiscono con i radicali ossidrile OH, dando origine a radicali carboniosi: RH + OH• → R• + H2O
L'idrocarburo (COV) più semplice (da cui origina R più semplice) è l'etilene H2C=CH2 (gli idrocarburi con un doppio legame sono i
più reattivi). In altri idrocarburi, gli atomi di idrogeno sono sostituiti da catene carboniose. Considerando un COV con formula
generale RHC=CHR si ha: RHC=CHR + OH• → RHC-CHR •OH (reazione di addizione sul doppio legame).
I radicali carboniosi reagiscono successivamente con l'O2 formando radicali perossido: R• + O2 → ROO•
Si realizza così la via alternativa per la formazione di ozono: ROO• + NO  RO• + NO2
Da cui si sviluppa la reazione iniziale: NO2 + UV  NO + O• (fotolisi) O2 +O•  O3
Sono quindi i radicali ossidrile ad avviare i processi chimici che portano all'inquinamento fotochimico. I principali precursori di
radicali liberi risultano essere:
1. acido nitroso HONO (luce solare) HO• + NO•
2. formaldeide RHCO(luce solare) R• + HCO•
3. ozono O3(UV) O2 +O• O•+H2O2OH O•
l'ozono non è solo il prodotto ma agisce anche come “attivatore” del processo, e lo stesso ruolo si può configurare anche per la
formaldeide e l'acido nitroso. Queste sostanze sono da un lato precursori dei radicali OH, dall'altro sono prodotti secondari
derivati dal biossido di azoto (acido nitroso), dai COV e dall'ozono (formaldeide). In sintesi:
1. negli strati bassi dell'atmosfera sono presenti inquinanti primari quali NOx e COV, nonché precursori quali acido nitroso,
formaldeide e ozono. Questi ultimi, investiti dalla radiazione solare UV, generano radicali ossidrile OH•
2. radicali ossidrile OH• reagiscono con i COV, liberando radicali carboniosi che reagiscono con l'ossigeno formando radicali
perossido ROO•
3. radicali perossido ROO• ossidano il monossido di azoto producendo NO2
4. la fotolisi chimica scinde il biossido di azoto NO2 in NO + O •
5. l'ossigeno atomico reagisce con O2 formano ozono 03
6. il biossido di azoto può reagire in alternativa con radicali OH• formando acido nitrico, o con radicali perossiacetile
formando perossiacetilnitrato (PAN). CH3-C=O-O-O• + NO2  CH3-C=O-O-O-NO2 (PAN)
Convertitori catalitici
Nei motori a scoppio la combustione ideale di un carburante dovrebbe produrre esclusivamente CO2 e H2O
oltre a energia termica. Nei motori a combustione interna che utilizzano benzine e gasolio, invece, si verifica che:
1. la combustione è incompleta (esplosiva e molto rapida) per cui nei gas di scarico si trovano CO2 e H2O calore ma anche
monossido di carbonio (CO) e idrocarburi combusti in modo parziale
2. le alte temperature e l'elevata pressione all'interno dei cilindri provocano la combustione oltre che del carburante anche
dell'azoto dell'aria N2 formando ossido di azoto NO.
Idrocarburi combusti solo parzialmente, CO e NO sono gli inquinanti prodotti dai motori a scoppio: l'installazione delle marmitte
catalitiche ha l'obiettivo di eliminarli dai gas di scarico. Questi convertitori sono costituiti da una struttura a nido d'ape rivestita da
catalizzatori come il palladio, il rodio, il platino. Inizialmente c’erano convertitori a due vie con il palladio che non erano in grado di
abbattere l'ossido di azoto, ne è succeduta poi una a tre vie più efficiente. Questi modelli impiegano catalizzatori a base di
palladio e rodio: il rodio catalizza la riduzione di NO a N2 mentre il palladio catalizza l'ossidazione di CO e idrocarburi incombusti
per mezzo dell'ossigeno. Si tratta quindi di convertitori ossidanti e riducenti:
2NO → (Rh)  N2 + O2 + Idrocarburi incombusti + CO + O2  (Pd) → CO2 + H2O + E
Il sistema prevede l'impiego di una sonda sensibile all'ossigeno che ha la funzione di dosare attraverso un circuito elettronico la
miscela ottimale aria/combustibile (15:1) per una migliore combustione delle sostanze inquinanti. Un inconveniente è
rappresentato dal mancato funzionamento del convertitore fino a che i gas di scarico non lo hanno portato alla temperatura di
almeno 300 °C: da quel momento si può calcolare che vengano eliminati fino al 90% di NOx e CO. Nei motori diesel i convertitori
catalitici sono meno efficienti, per il maggior contenuto di zolfo nel combustibile (gasolio). In realtà nei motori diesel le emissioni
di gas sono inferiori rispetto a quelli a benzina, ma risultano assai più consistenti le emissioni di particolato fine. Per ridurre
l'emissione di particolato fine vengono impiegati filtri che funzionano come trappole di particelle che riducono fino al 90%
l'emissione di PM10. Tali sistemi prevedono che la fuliggine che tende ad accumularsi nel filtro fino a renderlo inservibile venga
bruciata quando si raggiunge una temperatura di almeno 500 °C.
Emissioni delle centrali termoelettriche
Sono stati studiati diversi sistemi per cercare di ridurre le emissioni di NOx nelle centrali per la produzione di energia. Una
possibile alternativa è rappresentata dalla combustione per stadi o fasi successive:
 nel primo stadio la combustione viene effettuata ad alta temperatura ma limitando la concentrazione di ossigeno, per
ridurre le possibilità di reazione con N2
 nello stadio successivo si fornisce la quantità di ossigeno necessaria a completare la combustione, che però si svolge a
temperatura inferiore per produrre meno NO.
Altre strategie hanno portato all'impiego di catalizzatori, ripetendo su grande scala il funzionamento delle marmitte catalitiche.
Composti dello zolfo e piogge acide
Le attività vulcaniche e la decomposizione delle sostanze organiche vegetali sono le fonti naturali più importanti di SO2. La
maggior parte di biossido di zolfo viene comunque disperso negli strati alti dell'atmosfera. Una notevole quantità di SO2 è di
origine antropica e viene emessa dalle centrali per la produzione di energia elettrica che utilizzano come combustibile il carbone,
il quale contiene il 4% di zolfo. Poiché una buona parte di questo può essere allontanata meccanicamente se il carbone viene
polverizzato prima della combustione (ripulitura), la quota di zolfo che è legata in modo complesso e non è economicamente
conveniente allontanare si attesta in genere a livelli dell'1%. L'SO2 può essere allontanato facendolo reagire con CaCO3
(carbonato di calcio o calcare) o CaO (calce, ossido di calcio). L'effluente gassoso viene fatto passare attraverso una sospensione di
calcare. La ripulitura del carbone è possibile anche durante la combustione e viene realizzata con l'immissione nella camera di
combustione di calcare insieme al carbone in polvere: il calcare assorbe il biossido di zolfo trasformandolo in solfato e solfito di
Ca. Anche il petrolio greggio contiene zolfo, ma nelle benzine viene in gran parte eliminato. Nei trattamenti di “ripulitura” del gas
naturale viene liberato H2S (solfuro di idrogeno). Questo composto deve essere allontanato prima dell'emissione in atmosfera in
quanto tossico in misura maggiore dell'SO2. Lo zolfo presente nell' H2S viene definito "zolfo ridotto totale". Il problema principale
legato all'emissione di SOx di origine antropica sono le piogge acide. La pioggia è normalmente acida (pH < 5) per la presenza di
CO2 atmosferica disciolta che forma acido carbonico. Le piogge acide contengono acido solforico H2SO4 e acido nitrico HNO3. I
gas (SOx, NOx, CO2) si trasformano in acidi in seguito alle reazioni con l'acqua e con i radicali ossidrile OH•
SO2 + H2O -> H2S03 (ac. solforoso)
SO3 + H2O -> H2SO4 (ac. solforico)
2NO2 + H2O -> HNO2 (ac. nitroso) + HNO3 (ac. nitrico)
NO2 + OH• → HNO3
CO2 + H2O -> H2CO3 (ac. carbonico)
Le tecnologie per abbattere le emissioni industriali contenenti composti organici volatili (COV) e altri inquinanti gassosi si basano
su trattamenti chimico-fisici o biologici e utilizzano:
1. la combustione
2. l'adsorbimento su substrati solidi
3. l'assorbimento o il lavaggio su liquido (sistemi a umido)
4. la condensazione
5. la filtrazione biologica
le tecnologie di abbattimento impiegate a livello industriale si articolano in tre tipologie:
1. quando l'inquinante ha un notevole valore economico, può risultare conveniente tentarne il recupero e il riutilizzo nel
ciclo produttivo; si privilegiano l'adsorbimento o la condensazione
2. se l'inquinante ha un buon potere calorifico e il costo del recupero ed eventuale riciclo è alto, la scelta è orientata verso
l'incenerimento e il recupero dell'energia termica che ne deriva
3. se le emissioni gassose contengono anche una percentuale di microparticolato, è opportuno prevedere un sistema che ne
permetta la filtrazione. L'abbattimento degli inquinanti si realizza in questo caso con separatori a umido, filtri tessili.
Biofiltrazione
La tecnica di biofiltrazione sfrutta l'attività metabolica degradativa di microrganismi (immobilizzati su substrati porosi sulla cui
superficie formano un sottile biofilm) in grado di ossidare i contaminanti contenuti negli effluenti gassosi. Nel passaggio dell'aria
da trattare attraverso il biofiltro, l'inquinante passa dalla fase aeriforme al sottile strato di liquido che circonda le particelle del
substrato. Un parametro particolarmente importante è infatti l'umidità dell'effluente: un afflusso di aria secca fa diminuire il
numero dei microrganismi. I microrganismi che compongono il biofilm si nutrono dei contaminanti e li degradano formando
acqua, anidride carbonica, composti inorganici e nuova biomassa. Ai batteri vengono forniti anche ossigeno e nutrienti come
azoto, fosforo e potassio. I microrganismi utilizzati sono i batteri mesofili che permettono di operare in un intervallo termico fra
20 e 40 °C può essere necessario infatti preraffreddare o preriscaldare le emissioni. I generi più rappresentati sono Pseudomonas,
Bacillus e Streptomyces, ma proliferano anche funghi appartenenti ai generi Penicillium. I sistemi di biofiltrazione generalmente
impiegati a livello industriale appartengono a due tipologie: quella “standard” (sistema a biofiltro) e quella “a gocciolamento”.
Questi ultimi prevedono un rifornimento continuo di liquido nutriente che viene continuamente ricircolato. Nel sistema a biofiltro
standard invece il supporto è di origine vegetale: torba, compost, corteccia, terriccio. Un sistema a biofiltro è composto da unità
di pretrattamento dell'aria da trattare in ingresso che consistono in un filtro che trattiene il particolato, una vasca di
equalizzazione del carico necessaria quando il gas da depurare ha nel tempo concentrazioni variabili di contaminanti, un
umidificatore e un sistema di controllo della temperatura. Estremamente importanti sono la temperatura, il pH, la disponibilità
dei nutrienti e di umidità, le condizioni di ossigenazione. La biofiltrazione si impiega per trattare flussi d'aria con una bassa
concentrazione di inquinanti, contenuti entro 1000 ppm, con una efficienza di rimozione del 95%. Vengono utilizzati per molte
sostanze organiche inquinanti come aldeidi, alcoli, chetoni, eteri che subiscono una biodegradazione relativamente veloce,
mentre i composti aromatici e gli alcani richiedono tempi di trattamento molto più lunghi. I composti solforati vengono
metabolizzati agevolmente, mentre risulta più difficoltosa la degradazione dei composti organici alogenati. Un elemento critico è
la presenza nel refluo di sostanze tossiche per i microrganismi. Se l'effluente contiene microparticolato in sospensione, questo
deve essere allontanato con pretrattamenti realizzabili con scrubber o filtri elettrostatici. La presenza di sostanze acide porta
all'abbassamento del pH fino a valori incompatibili con la sopravvivenza.

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