1. Il concetto di Costituzione non è univoco e, storicamente, abbraccia fenomeni molto diversi. Per i greci indicava il complesso
degli assetti politici su cui si fondava la Polis: per Aristotele gli assetti politici e giuridici alla base dalla convivenza civile
sono prodotti dalla volontà degli uomini e non degli Dei. Egli classifica le forme di organizzazione del potere sulla
combinazione di due criteri: numero di persone che lo detengono e caratteristiche con cui lo esercitano. Ciascuna ha un
rischio di degenerazione (es. Monarchia in Tirannide), che è maggiore quando le forme sono pure, mentre una commistione
tra principi diversi favorisce una gestione moderata del potere.
Nel mondo Romano, Polibio e Cicerone sottolineano l’importanza dell’apporto di tutti i corpi sociali alle funzioni pubbliche,
come garanzia che nessun potere prevarichi sugli altri.
L’età Medievale è caratterizzata, invece, da una pluralità di centri di potere (Impero, Papato, Comuni ecc.), cosa che non poteva
condurre ad un concetto unitario di Costituzione, cosa che avverrà dopo il superamento del modello Medievale ad opera dello
Stato Assoluto e poi con la crisi dell’Assolutismo, l’affermazione delle libertà individuali e la divisione dei poteri ad opera
dell’Illuminismo Liberale.
- Le Cost. contemporanee sono il risultato di questo lungo processo, che definiamo costituzionalismo.
Secondo concetto importante è quello di Stato, inteso oggi come costruzione politico-giuridica: questo significato nasce con il
passaggio dalla pluralità degli ordinamenti feudali, all’accentramento del potere; ma la vera svolta si ha con “Il Principe” si
Machiavelli (1513): da quel momento si indicherà con il temine Stato quell’entità costituita da tre elementi: Sovranità, Popolo e
Territorio Lo Stato consiste nell’organizzazione politico-giuridica di un popolo presente su un territorio determinato, sul quale
viene esercitata in via esclusiva una forma di sovranità, le cui caratteristiche variano a seconda del periodo storico.
Terzo concetto è quello di Forma di Stato: esso indica il rapporto che intercorre tra Governanti e Governati. (Allo Stato Assoluto
subentrerà lo Stato Liberale, che nel ‘900 sarà attaccato dalle due forma dello Stato Socialista e dello Stato Autoritario, fino alla
successiva affermazione dello Stato Democratico).
2. La formazione dello Stato Moderno coincide con l’affermazione dell’Assolutismo Monarchico. Nel Medioevo, i rapporti di
potere erano fondati su relazioni di tipo privatistico: i regni venivano ereditati, suddivisi, accorpati e trattati come oggetti su
cui il Monarca esercitava i diritti di un proprietario.
Tra il 1400 e 1500 questa struttura viene superata e in tutta Europa si innesca un Processo di Centralizzazione del Potere nelle
mani di un unico Sovrano Assoluto, per esigenze socio-economiche e militari. Si passa quindi ad un accentramento di poteri,
funzioni, produzione normativa e giurisdizionale. L’Assolutismo troverà la sua massima espressione nel Re di Francia Luigi XIV
(Re Sole).
3. Mella seconda metà del ‘700 lo Stato Assoluto opera qualche tentativo di adeguamento ai tempi mutati, proponendo una sua
variante: Stato di Polizia (o Dispotismo Illuminato): si tratta di una stagione di Riforme, soprattutto ad opera di Federico il
Grande in Prussia e Maria Teresa nell’Impero Austriaco, in cui lo Stato, pur conservano i fondamenti dell’Assolutismo,
agisce per procurare ai sudditi un maggior benessere e assicurare forme di tutela giurisdizionale dei singoli contro gli atti
della P.A.
Tuttavia, l’ascesa della Borghesia comportava un contrasto con l’immobilismo delle classi dominanti: Aristocrazia e Clero,
poiché la Borghesia reclamava un proprio ruolo politico nella conduzione dello Stato e gli ideali Illuministi si sposavano con
queste aspirazioni.
Così, con l’Illuminismo, il protagonista diventa l’individuo: sono le strutture del potere a dover essere modellate su misura del
singolo. La persona è portatrice di Diritti, Interessi, Aspirazioni e lo Stato deve garantire la cornice giuridica entro cui si
afferma la libertà individuale.
Fondamentale per la storia del costituzionalismo è Montesquieu, la cui Teoria della Divisione dei Poteri è funzionale alla
protezione delle libertà individuali. Per M. il potere politico è sempre pericoloso per le libertà del cittadino chiunque lo detenga
e comunque sia organizzato, ma è ineliminabile poiché la produzione di leggi e altre fonti è indispensabile ad una convivenza
libera e sicura.
Pertanto, i poteri dello Stato devono essere Distinti e Divisi: nessun soggetto deve accumulare su di sé tutte le funzioni
fondamentali dello Stato: legislativa, esecutiva e giudiziaria. Questa nuova architettura dello Stato deve essere sancita
da una Costituzione che ne fissi i capisaldi: una Carta, improntata alla Tutela delle Libertà Individuali, grazie alla
Divisione dei Poteri, al sistema dei Pesi e Contrappesi e al Governo Moderato.
4. Percorso diverso, sulla strada del costituzionalismo, che ha spesso anticipato l’affermazione di libertà e diritti, è stato seguito
dall’Inghilterra.
Già a partire dall’egemonia alto-medievale degli Angli sui Sassoni, si instaurarono regole di convivenza specifiche: si tratta della
Lex Anglie, che conferì a quei popoli una identità che costituì la base del sistema giuridico di Common Law. L’Inghilterra deve
la sua statualità alla diffusione capillare della funzione giudiziaria, in grado di portare la Common Law sull’intero territorio
della Nazione: questo si compì tra il 12° e il 13° sec. il sovrano Enrico II promosse la pratica delle Corti di Giustizia
Itineranti, che decidevano le controversie con l’applicazione imparziale delle regole e dei precedenti che si formavano, dando un
volto preciso agli Istituti Giuridici e alle Procedure Giudiziarie, cosa che farà da collante collettivo, plasmando lo spirito di un
popolo e il suo rapporto con la libertà.
Nella cultura giuridica Inglese e alla base del sistema di Common Law, un ruolo centrale ha il concetto di Rule of Law,
ossia di supremazia dei principi che presiedono alle libertà e ai diritti degli individui e comunità, limiti invalicabili per il
potere politico perché precedenti ad esso.
In questo quadro si colloca la Magna Carta: nel 1215 il Re Giovanni deve far fronte a una rivolta di Baroni e Vescovi che lo
accusano di non rispettare le prerogative della nobiltà e l’autonomia di Borghi e Contee. Il contrasto verte sulla legittimazione a
prendere determinate decisioni, sulle modalità e limiti.
Il Re, temendo un’alleanza tra gli oppositori e il Francesi, scenderà a patti sottoscrivendo un accordo, che in seguito prenderà il
nome di Magna Carta Libertatum.
- Lo spirito della Carta è la negoziazione di un patto costituzionale con il Re, la fissazione di limiti al suo potere e
l’assunzione di responsabilità verso il regno da parte di tutte le componenti sociali che avevano dato vita al documento.
La morte di Elisabetta I segna la fine dei Tudor e l’ascesa degli Stuart, che si posero in urto con la tradizione giuridica inglese,
mostrando pulsioni assolutistiche di tipo Francese. Ciò porterà alla Prima Rivoluzione (1642 – 1658) con la decapitazione di
Carlo I e la proclamazione del protettorato guidato da Cromwell, con il quale, il potere si trasformò in una sorta di Dittatura
Repubblicana, contrastante con la tradizione giuridico-politica.
Alla sua morte il Parlamento restaurò la monarchia, sperando in un rapporto diverso con gli Stuart, ma così non fu, poiché si
ripresentarono le spinte assolutistiche ed istanze cattoliche contrastanti con il profilo Anglicano del Paese. Questo condurrà alla
Seconda Rivoluzione (1688 – 1689) o “Glorious Revolution”: il Parlamento costringe Giacomo all’esilio, lo sostituisce con
Guglielmo d’Orange e impone al nuovo sovrano il Bill of Rights (1689), documento che riafferma le antiche libertà della
tradizione medievale, compreso l’Habeas Corpus (diritto dell’accusato ad essere giudicato da un Giudice Imparziale) e sancisce
le prerogative del Parlamento come, ad es. la libertà di espressione negli Atti Parlamentari.
Si tratterà quindi di un Atto Costituzionale fondamentale per il futuro del Regno, che pone fine a contrasti secolari,
riafferma la specificità della storia giuridica inglese, nonché i limiti a potere e funzioni del Sovrano, conservando la
forma Monarchica, ma imbrigliando il Sovrano entro specifici confini, assegnandoli solo il ruolo di capo del potere
Esecutivo.
Si instaura così la Monarchia Costituzionale teorizzata da Locke, cui si ispirerà Montesquieu per la teoria della Separazione dei
Poteri: per Locke lo Stato è il frutto di un contratto che gli uomini stipulato liberamente per conferire a questa entità politica la
protezione della property, ovvero un insieme di diritti individuali fondamentali consistenti nella Vita, Libertà e Proprietà.
Per Locke la fonte di legittimazione dei poteri dello Stato è la Delega che gli viene conferita dai singoli, per la difesa dei loro
diritti individuali; delega che deve avere limiti precisi ed invalicabili. Per questo è necessaria una separazione tra Potere
Legislativo e Potere Esecutivo il potere più rilevante è quello di Legiferare, e per evitare abusi e arbitrii è bene che i due
poteri siano nelle mani di soggetti diversi.
5. Le trasformazioni politiche e le elaborazioni intellettuali descritte saranno alla base di due eventi rivoluzionari di fine ‘700,
decisivi per la storia del costituzionalismo: Rivoluzione Americana e Rivoluzione Francese.
Ciascun territorio Americano aveva caratteristiche peculiari, ma l’elemento comune era la cultura giuridica e politica Inglese, lo
spirito Anti-Autoritario e Individualista del Common Law e i Documenti Costituzionali che avevano costruito l’identità della
madrepatria.
- Principio del Diritto Britannico messo in discussione fu quello del No Taxation Without Representation le colonie
lamentavano di essere soggiogate da un regime fiscale sfavorevole deciso a Londra, senza che loro avessero alcuna voce
in capitolo, non godendo di rappresentanza nel Parlamento Britannico.
L’immobilismo di Londra portò il 4 luglio 1776 l’Assemblea delle Colonie all’approvazione della Dichiarazione di
Indipendenza degli Stati Uniti d’America, con cui le colonie sancirono il distacco dall’Impero Britannico e ciascuna di esse si
proclamava Stato Autonomo e Indipendente.
Tale documento è una pietra miliare del Costituzionalismo, perché avvia il processo che porterà alla Costituzione degli Stati Uniti
ed è un concentrato di principi di ispirazione Giusnaturalistica, Contrattualistica, Illuministica e Liberale, proposti come validi per
la emancipazione di tutti gli essere umani (Dio ha creato gli uomini uguali e li ha dotati di diritti inalienabili. Gli Stati sono
legittimati ad esistere solo per proteggerli).
Questa situazione fece scoppiare la Guerra di Indipendenza, dove prevalsero i nuovi Stati, molti dei quali si erano dotati di una
Carta dei Diritti Fondamentali e dell’Organizzazione del Potere diversa da quella imposta dalla Corona.
- Nel 1777 diedero vita a una Confederazione di Stati, al cui Congresso venivano conferiti poteri decisori nelle materie di
interesse comune. l’Unione Confederale si mostrò però debole e per trovare una soluzione, venne convocata a Filadelfia
nel 1787 una Convenzione, cui avrebbero partecipato i Rappresentanti di tutti gli Stati della Confederazione.
Alla fine, venne approvata una Carta Costituzionale, importante per il metodo: primo es. di Carta Cost. che scaturisce da
un’Assemblea Costituente; e per i contenuti: legati alle aspirazioni che si erano confrontate nella Convenzione.
Viene fondato così uno Stato Federale dove la Cost. stabilisce i confini dell’autonomia degli Stati Membri ed è la forza unificante
della Federazione. È una Cost. Democratica e Repubblicana, il cui impianto organizzativo si fonda su un sistema di pesi e
contrappesi reciproci tra gli organi costituzionali, reso ancora più efficace dalla Separazione del Poteri. La Cost. entra in vigore
nel 1788, ma i padri costituenti non inserirono un catalogo di Diritti Individuali, ritenendo sufficienti le garanzie contenute nelle
Carte dei singoli Stati. La mancanza fu oggetto di critiche, che condussero all’approvazione nel 1791 del Bill of Rights degli Stati
Uniti: 10 artt. che riconoscono i fondamentali diritti di libertà, segnando limiti precisi al potere dello Stato di ingerirsi nella vita
del cittadino.
Il sistema di garanzie troverà compimento nel 1803 con la Sentenza della Corte Suprema Marbury vs Madison.
La Cost. elaborata era rigida, cioè dotata di una norma che disciplinava la Revisione Costituzionale con un procedimento
aggravato, ma non disponeva circa il controllo di costituzionalità delle leggi approvate dal Congresso: la Corte Suprema
decidendo il caso M. vs M. colmò la lacuna attribuendo ai Giudici e in ultima istanza a Sé stessa, la competenza a giudicare una
Legge Ordinaria come Incostituzionale. Nasceva così il Judicial Review, completando l’architettura costituzionale degli USA.
- Il 1700 è il secolo dei Lumi e in Francia viene messo in crisi e superato l’Assolutismo. La crisi finanziaria del 1770
generò grande malcontento innescando la detonazione Rivoluzionaria.
Primo passaggio fu la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino: non è una Cost., ma un catalogo di principi e norme
con cui la Francia Rivoluzionaria si metteva al passo con i documenti analoghi di Gran Bretagna e USA. La norma principale è
l’art. 16: “ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri stabilita, non ha una
costituzione”. Quindi, non ogni documento che disegni una struttura del potere è una costituzione.
In questa fase rivoluzionaria però, la maggioranza appartiene alle forze moderate, che nel 1791 riescono a far approvare
la Carta, ispirata ai dettami della Monarchia Costituzionale, dove il Re, pur restando al vertice dello Stato e incarnando il
Potere Esecutivo, conserva un unico rilevante potere di indirizzo politico: il Diritto di Veto sulle Leggi dell’Assemblea.
(Il Sovrano, che non può sciogliere l’Assemblea, né gode dell’iniziativa legislativa, vede ridursi il suo potere anche nel settore della politica
estera e militare: la decisione di entrare in guerra è presa dal Legislativo, come quella di ratificare o meno i Trattati sottoscritti dal Sovrano).
L’articolato si apre con una lunga serie di Diritti Naturali e Civili che vengono garantiti. Il Potere Giudiziario è Indipendente
dagli altri due e le sue decisioni non sono soggette ad interferenze esterne. Anche questa Carta è rigida, prevedendo un
procedimento aggravato per la revisione costituzionale.
- Poi, però la Rivoluzione prese strade diverse, ma si andava verso la fine dell’Assolutismo e i tempi erano maturi per il
Costituzionalismo Liberale.
6. Quanto alla fondazione del Regno Unito di Gran Bretagna: nel 1707, con l’Act of Union la Scozia si unisce a Inghilterra e
Galles in un unico Regno e l’aspetto principale è come il nuovo assetto vengo perseguito attraverso la fusione di due
Parlamenti (Edimburgo e Londra), anche se in realtà si perpetuava la tradizione del Parlamento di Westminster.
La Monarchia Costituzionale era una forma di governo basata sull’equilibrio tra Legislativo ed Esecutivo: al primo spettava la
produzione delle norme di legge, ma (a differenza di oggi), le sessioni di lavoro dei due rami (House of Lords e House of
Commons) non si susseguivano e la legiferazione avveniva solo quando necessaria. Principali funzioni del Parlamento erano il
controllo e condizionamento delle scelte dell’Esecutivo, a capo del quale rimaneva il Sovrano.
- Quest’ultimo, vista la complessità degli affari, si consultava con uno dei suoi Ministri, e ciò condusse all’enuclearsi della
figura del Primo Ministro, dapprima “funzionario del Re” e poi vero capo politico del governo.
In UK i cambiamenti furono molto graduali, e la sua Carta Costituzionale non è stata il risultato di drammatiche fratture. La
tendenza è stata verso il trasferimento del potere dall’Aristocrazia verso la Camera dei Comuni e il Primo Ministro, prima
funzionario del Re, da lui nominata e a cui doveva rispondere, è stato attratto nell’area di influenza della Camera dei Comuni,
ramo elettivo del Parlamento Britannico.
In questo modo, la forma di governo si trasformò da Monarchico-Costituzionale, con un Sovrano a capo dell’Esecutivo, in
Monarchico-Parlamentare, con un Esecutivo guidato dal Primo Ministro, che assume e perde la carica per volontà del
Parlamento.
La svolta che sancisce il definitivo passaggio alla Monarchia Parlamentare è la Riforma Elettorale del 1832 attuata dal
Parlamento con il Great Reform Act. Fino agli anni ’30 del XIX sec. il sistema elettorale per la Camera dei Comuni era
ancora Elitario e Aristocratico, con diritto di voto su base censitaria.
Soprattutto con la Rivoluzione Industriale si avvertì la necessità di una legislazione elettorale più rappresentativa la nuova
legge si fondava sul rapporto tra quantità di popolazione e rappresentanza parlamentare, ridistribuendo i seggi e riducendo i
parametri per godere dell’elettorato, comportando un’apertura del sistema politico ed incrinatura delle tradizioni oligarchiche.
- Per la prima democratizzazione si dovranno attendere le Riforme Elettorali del XIX sec. (1867, 1884-1885), oltre ad
una coeva e avanzata, per l’epoca, legislazione sociale in tema di Diritti dei Lavoratori, Assistenza Medica, Istruzione
ecc.
Il ruolo preponderante del Primo Ministro, si concretizzerà prima per via consuetudinaria, e poi con il Parliament Act del 1911.
Il processo di democratizzazione si era compiuto e il fulcro era il circuito rappresentativo: il corpo elettorale vota a suffragio
universale, conferendo spesso la maggioranza assoluta a un partito, il cui Leader diventa Primo Ministro. Tra Comuni e Governo
si instaura un rapporto fiduciario per l’intera legislatura o finché il gruppo di maggioranza non decide di cambiare Leader e quindi
Premier.
È un sistema parlamentare in cui Corpo Elettorale, Comuni e Governo determinano, ciascuno secondo le proprie attribuzioni,
l’indirizzo politico della Nazione.
7. Dopo che le 13 colonie si erano affrancate e avevano dato origine alla Cost. il governo federale cominciò un allargamento
geografico della Federazione.
Principale dicotomia si aveva tra Federalisti (che caldeggiavano un consolidamento e accrescimento del potere dello Stato
Federale, anche a scapito di una compressione delle attribuzioni degli Stati Membri) e Antifederalisti (paladini dei diritti degli
Stati, contro un’amministrazione centrale forte e invasiva).
L’allargamento territoriale rese necessario un governo Federale autorevole. I nuovi territori erano annessi direttamente
alla Federazione, cosa che allentava la contrapposizione tra identità statale e federale.
Intanto prendevano forma gli Organi Costituzionali: il Congresso legiferava nei limiti imposti dalla Carta nei confronti degli Stati
Membri e dei singoli cittadini; il Presidente, in quel periodo meno rilevante, guidava l’amministrazione della Funzione Esecutiva
delle leggi votate dal Parlamento. La Corte Suprema garantiva questa divisione, e con le sue pronunce contribuiva a definire e
rafforzare il carattere Federale e Liberale dello Stato. Infine, il sistema dei partiti, con il passare del tempo, si evolse nel moderno
bipartitismo.
- Importante frattura si ebbe tra il Nord, industriale e il Sud, agricolo e antiquato.
Sconfitto il fronte schiavista e rientrata la minaccia per l’integrità della nazione, gli USA si avviavano verso una trasformazione
della Forma di Governo in senso Presidenzialista. I decenni tra la fine della Guerra di Secessione e la Prima Guerra Mondiale
vedono l’approvazione di emendamenti alla Cost. di abolizione della schiavitù; divieto di discriminazioni raziali ed estensione
delle norme costituzionali su Giusto Processo e Uguaglianza di fronte alla legge. Nell’ economia, lo Stato si limita a fare da
regolatore a protezione della Libera Concorrenza.
La figura del Presidente assunse sempre più rilievo, fino agli anni ’30 dove, a causa della Grande Depressione, Roosevelt
convinse la Corte Suprema ed il Congresso ad avallare una politica interventista nel sistema economico (New Deal).
Le trasformazioni successive alla Seconda Guerra Mondiale accentueranno l’importanza del Presidente, ma la democrazia
americana non ha mai imboccato la strada della costruzione di un massiccio Stato Sociale, come in Europa, e non ha mai
rinunciato al rapporto dialettico tra poteri, ove spesso il Presidente deve confrontarsi con un Congresso ostile e una Corte Suprema
ferma custode dei valori costituzionali.
- Quindi una democrazia in cui non esiste la centralità di un organo e che si fonda sui limiti reciproci tra poteri
costituzionali.
8. In Europa il passaggio dal 18° al 19° sec. è dominato dalle vicende della Francia: si chiude la parabola rivoluzionaria e si apre
l’era napoleonica, la quale si chiuderà a Waterloo e con il Congresso di Vienna, tentativo di ripristinare l’Ancien Regime
(Assolutismo). Il tentativo fu fallimentare poiché si andava verso l’affermazione dello Stato Liberale, la cui definizione è
imprecisa e vaga, poiché i percorsi del costituzionalismo continentale presentano marcate differenze rispetto a quelli del
mondo anglosassone.
Il continente conosceva secoli di Assolutismo e le modalità con cui nel XIX sec. si affranca da ciò sono diverse. Le tendenze sono
alla ribellione, in nome dei valori della Rivoluzione Francese; i tentativi di ripristinare l’assolutismo dopo il Congresso di
Vienna; i movimenti di Unificazione Nazionale e la trasformazione del concetto di Nazione.
In Francia la monarchia restauratrice di Carlo X viene superata dalla Costituzione Orleanista.
In Italia parte del secolo è percorsa dalle vicende del Risorgimento.
In Germania la riunificazione di Regni e Principati viene raggiunta dalla potenza militare e politica del più forte, la
Prussia.
In questo contesto matura il Liberalismo Europeo (con Constant e Tocqueville). Gli equilibri raggiunti con il Congresso di
Vienna, costruiti sulla restaurazione delle Monarchie tradizionali, si rivelano instabili. Molte aree vengono percorse da moti
rivoluzionari di matrice Giacobina, Democratica e Repubblicana.
Per i nobili i movimenti sovversivi non sono arginabili senza innescare una rivoluzione e la borghesia stava assumendo un
protagonismo marcato in campo economico, inducendola a reclamare un adeguato potere politico, propugnando la definitiva
chiusura dell’assolutismo e l’apertura di una nuova fase del Liberalismo economico, politico e istituzionale.
- Nell’Europa ottocentesca l’incontro tra interessi diversi delle classi sociali (Aristocrazia: ripristinare la monarchia;
Borghesia: svolta in senso liberale e costituzionale) porterà alla nascita delle Costituzioni Ottriate, cioè concesse dal
sovrano (es. Statuto Albertino – 1848) o le Costituzioni Pattizie, prodotte dall’accordo tra sovrano e un’assemblea
rappresentativa (es. Costituzione Orleanista – 1830).
Queste Carte esprimono l’idea di una Cost. dal valore essenzialmente politico, di documento volto a definire la cornice
istituzionale entro cui gli organi dello Stato potranno dispiegare la propria quota di potere (e non come oggi, dove la Cost. è la
principale fonte del diritto, la cui supremazia giuridica dev’essere salvaguardata da un organo apposito, es. Corte Cost.).
Nel costituzionalismo ottocentesco, le norme Cost. non sono il prodotto di un accordo raggiunto in un’Assemblea
rappresentativa, democraticamente eletta e la cui rigidità sia sancita e protetta. Il patto è garantito solo da una visione
politica comune alle classi che lo hanno stipulato.
Inoltre, nello Stato di diritto ottocentesco, tra Costituzione e Legge non si instaura un rapporto gerarchico; dunque, la legge
ordinaria, forte anche di molte riserve di legge previste in Cost., ha il potere di derogare quanto sancito dalle norme
costituzionali. Come prescritto dall’art. 16 della Dichiarazione del 1789, l’architrave fondamentale è costituito dalla compresenza
della Separazione dei Poteri e dalla proclamazione dei classi di Diritti di Libertà senza questo non è possibile parlare di
Cost. nel senso moderno.
Nel periodo considerato, il ruolo centrale è del Parlamento, come luogo in cui si esercita la rappresentanza politica
finalizzata alla produzione legislativa.
Il suffragio è ristretto, su base censitaria. Lo Stato Liberale non è democratico (ampie fasce di popolazione sono escluse). L’idea
era che il voto non fosse un diritto individuale, ma una componente delle funzioni istituzionali, prerogativa dei proprietari. Il
suffragio ristretto aveva un ruolo strategico per il mantenimento del patto costituzionale. Le forze parlamentari rappresentavano
sfumature diverse di una visione omogenea, e l’elemento principale era il Libero Mandato Parlamentare: tutte le Carte della
modernità riconoscono al componente delle Camere di essere un rappresentante dell’intera nazione e di agire senza vincolo di
mandato.
Dunque, il Parlamento produce le leggi, e nella visione del diritto del Liberalismo, le leggi sono poche, generali e
astratte, funzionali al mantenimento dell’autonomia delle dinamiche socio-economiche, rispetto all’invadenza dello
Stato, il quale deve limitarsi ad assicurare la regolazione ed affermazione del principio di uguaglianza dinanzi alla legge.
Secondo elemento di centralità del Parlamento è come l’esistenza, composizione e indirizzo politico dell’Esecutivo escano sempre
più dall’orbita di influenza del Sovrano, per entrare in quella del Parlamento: si afferma cioè nelle Cost. ottocentesche quel
processo per cui il cuore della forma di governo diventa il rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo: la condivisione
dell’indirizzo politico tra Parlamento e Governo è la condizione di esistenza del secondo.
Il costituzionalismo ottocentesco, specie in Italia e Germania, tende a perdere le radici giusnaturalistiche, a favore di una
concezione Statalistica dei diritti: le libertà fondamentali non sarebbero espressione dei diritti connaturati alla persona,
ma il prodotto della potenza dello Stato e, dunque, concessi da quest’ultimo ed esercitabili entro i limiti stabiliti da un
atto di volontà dello Stato.
Così lo Stato potrebbe comprimere le libertà individuali, anche in modo intollerabile, per asserite ragioni di sicurezza dello Stato,
senza che vi siano “anticorpi” in grado di annullare queste decisioni lo Stato Liberale Ottocentesco presenta quindi punti di
forza e di debolezza:
a. Segna il passaggio epocale con il definitivo superamento dell’Assolutismo e la sua sostituzione con il
Costituzionalismo.
b. Tende però ad essere Oligarchico e Non Inclusivo, soprattutto nei confronti delle classi sociali che proprio la
Rivoluzione Industriale guidata dalla Borghesia aveva generato, tra cui il Proletariato Urbano.
Infatti, lo Stato Liberale è spesso percorso da Tentazioni Autoritarie. Questi caratteri si ritrovano nello Statuto Albertino,
Costituzione del Regno di Sardegna dal 1848 e, dal 1861 Costituzione del Regno d’Italia.
La Carta viene ottriata da Carlo Alberto nell’anno dei Moti Rivoluzionari, nel tentativo di salvare la monarchia,
rendendola pienamente compatibile con le istanze costituzionalistiche e liberali, provenienti dalla Borghesia più
illuminata. Tuttavia, gli elementi di debolezza fecero precipitare la situazione in corrispondenza con le vicende della
Prima Guerra Mondiale.
Nell’orizzonte continentale si profilavano due nuove Forme di Stato, diverse tra loro, ma entrambe antitetiche ai fondamenti
concettuali, giuridici e politici del costituzionalismo liberale: Stato Socialista e Stato Autoritario.
Contrariamente a quanto teorizzato da Marx, la rivoluzione socialista non finì per compiersi in uno Stato a capitalismo avanzato,
retto da istituzioni liberali volute dalla borghesia proprietaria dei mezzi di produzione, bensì in una nazione come la Russia, un
Paese per molti versi ancora feudale, premoderno e illiberale.
Nel 1917 un’aggressione di forze rivoluzionarie ma democratiche determinano la caduta dello zar, mentre nell’ottobre i
bolscevichi, guidati da Lenin, spodestano il legittimo governo che si era formato e instaurarono il regime dei soviet, innescando il
processo che porterà alla fondazione dell’Unione Sovietica.
- Ci troviamo davanti a una radicale negazione dei capisaldi del costituzionalismo, sul piano giuridico-costituzionale.
La separazione dei poteri è sostituita dal ruolo guida del Partito Comunista, unico soggetto politico legittimo, in quanto interprete
della dittatura del proletariato, che procede alla collettivizzazione dei mezzi di produzione. La figura centrale del sistema: il
Segretario del Partito Comunista, leader del partito e capo dello Stato, titolare di tutti gli indirizzi politici della Nazione.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, tra anni ’20 e ’30, si affaccia anche un’altra forma di Stato che si propone di
superare alla radice lo Stato Liberale: lo Stato Autoritario, che vede la luce proprio in Italia. Il Fascismo propugna una sorta di
“superamento” sia del liberal-capitalismo sia del socialismo a favore di un sacrificio degli interessi di tutti gli attori sociali
sull’altare della potenza della Nazione. Esso approfitta delle debolezze dello Stato Liberale decretandone la fine irreversibile: con
la Marcia su Roma del 1922 e poi con la definitiva svolta autoritaria annunciata da Mussolini nel celebre discorso del 1925, il
governo fascista instaura un regime dittatoriale per cancellare libertà e diritti, istituzioni e corpi intermedi, fino alle leggi
razziali del 1938 e alla disastrosa avventura bellica del 1940. Esso si fonda sul culto del capo da parte delle masse e il partito
tende a coincidere con le strutture dello Stato e le vecchie istituzioni o sono soppresse o sono marginali.
La Seconda Guerra Mondiale determinerà il futuro dei popoli e delle loro istituzioni. Gli equilibri politici decisi dai
principali vincitori della guerra determineranno la divisione dell’Europa in due aree: Europa Orientale, su modello
sovietico; Europa Orientale, che imboccherà la strada dell’affermazione dello Stato Democratico, fondato su un nuovo
modello di Carte Cost.
9. L’affermazione generalizzata in Europa occidentale dello Stato Democratico è un portato dei risultati della Seconda Guerra
Mondiale, da cui scaturisce una vera e propria generazione di nuove Costituzioni, tra cui quella della Repubblica Italiana.
Una precedente esperienza costituzionale, breve e sfortunata, ma che proponeva elementi fortemente innovativi, come
l’inserimento nella Carta di un ampio catalogo di diritti sociali fu la Repubblica di Weimar, bruscamente interrotta dall’avvento
del Nazismo.
Nel secondo dopoguerra, oltre all’Italia, anche altri Paesi si dotano di una nuova Costituzione: nel 1946 il Giappone approda al
costituzionalismo democratico occidentale con una Carta imposta dagli USA, che mantennero saggiamente la figura
dell’Imperatore; nel 1949 viene approvata la Legge fondamentale della Repubblica Federale Tedesca (Germania Ovest), mentre la
Germania Est era destinata a vivere sotto l’ombrello sovietico e perciò si stava dotando di un ordinamento di tipo comunista.
Anche la Francia, che aveva già conosciuto una fase storica di democratizzazione, grazie alle tre leggi costituzionali del 1875 che
avevano dato vita alla Terza Repubblica, dopo la guerra videro l’approvazione della Costituzione della IV Repubblica, nel 1946;
necessaria dopo l’involuzione autoritaria del regime di Vichy.
- Vi furono però anche Stati che non conobbero momenti di cesura, ma un’evoluzione in senso ulteriormente
democratico dei loro preesistenti ordinamenti costituzionali: UK e USA; e le democrazie già abbastanza consolidate del
Nord Europa, dell’Olanda e del Belgio, oppure per una Repubblica federale di antica tradizione democratica come la
Svizzera: queste procedettero per un aggiornamento costituzionale.
Nel corso del XX sec. vi saranno due momenti in cui gli Stati Europei vivranno vere cesure storiche che li porteranno nell’alveo
delle democrazie liberali: metà anni ’70 Portogallo e Spagna, dominati per decenni da regimi dittatoriali, avviano un processo
costituente che porterà all’adozione di Cost. democratiche rispettivamente nel 1976 e 1978; la Grecia, dove nel 1967 si era
instaurata una dittatura militare (Regime dei Colonnelli) nel 1975 torna alla democrazia con una nuova Costituzione
Repubblicana.
Tra la fine degli anni ’80 e primi ’90, con la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica, crollano anche gli altri
regimi comunisti dell’Europa Orientale, innescando un processo di liberalizzazione e democratizzazione della vita politica di quei
Paesi.
La riunificazione tedesca del 1990 consistette nell’estensione dell’ordinamento costituzionale della Repubblica Federale Tedesca
ai territori della Germania Est. Ungheria, Polonia e Cecoslovacchia videro il coronamento di antiche aspirazioni di libertà
oppresse dalle invasioni sovietiche. In Romania l’uccisione di Ceausescu e la Jugoslavia con la formazione di Stati come
Slovacchia, Croazia, Serbia e Bosnia.
Liberalismo e Democrazia sono filoni diversi e talora alternativi, che il Novecento ha costretto a incontrarsi per far fronte
ai nemici comuni e per l’affermarsi dell’idea che la democrazia senza il liberalismo rischia di trasformarsi in Dittatura e
il liberalismo senza democrazia risponde ad esigenze di pochi (Oligarchia).
Lo Stato Democratico presenta elementi di continuità e discontinuità col precedente Stato Liberale:
- Persiste la Separazione dei Poteri: ma rispetto alla versione classica di Montesquieu si è esaurita la funzione politica del
sovrano. Al vertice dell’Esecutivo troviamo il Primo Ministro, legato con il suo Governo al rapporto fiduciario con la
Camera Bassa. Ugualmente per le Repubbliche Parlamentari, anche se qui il ruolo del Capo dello Stato, pur non
essendo portatore di un proprio indirizzo politico, è chiamato spesso in causa come garante della Costituzione.
Ai classici tre poteri ottocenteschi si sono aggiunti un Capo dello Stato come potere neutro nel gioco delle forze politiche, nonché
un organo ad hoc per la Giustizia Costituzionale, la Corte Costituzionale.
- Altro elemento di continuità è il riconoscimento delle libertà individuali, spesso ulteriormente allargate, precisate e
protette.
Quanto agli elementi di discontinuità sono molti ed eterogenei, ma la ratio che li accomuna è la volontà di allargare a tutti i
singoli e a tutte le classi sociali la possibilità di essere parte integrante del patto costituzionale.
Il processo costituente vede protagoniste molte Assemblee Popolari, in cui rappresentanti eletti a suffragio universale, maschile e
femminile, appartenenti a partiti politici radicati, cercano un compromesso in cui tutti i cittadini possano riconoscersi.
La Cost. assume appieno la sua valenza di fonte del diritto di rango super-primario, cui tutte le altre fonti si devono
uniformare. Primazia, Rigidità e Presenza di un Organo che ha il compito di proteggere il contenuto della Cost. emettendo
pronunce di illegittimità Cost. sono caratteristiche peculiari dello Stato Democratico, definito anche Stato Costituzionale.
- È spezzata ogni assolutezza della sovranità, neanche il popolo è sovrano assoluto perché esercita la sua sovranità “nelle
forme e nei limiti della Costituzione”.
Nel campo dei diritti, lo Stato Democratico viene definito anche Stato Democratico-Sociale dove lo Stato non garantisce più
l’uguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge, ma si adopera per l’Uguaglianza in senso Materiale, rimuovendo gli
ostacoli economici. Per raggiungere questo obiettivo la Cost. contiene un catalogo di Diritti Sociali su cui costruire una massiccia
legislazione specifica: salute, istruzione, previdenza, assistenza ecc., è il sistema del Welfare State.
10. Tendenza più recente di avanzamento su questa strada è l’Unione Europea: il processo di integrazione avviato da sei Nazioni
nel 1957 con il Trattato di Roma istitutivo delle Comunità Europee rispondeva innanzitutto all’esigenza storica di evitare il
ripetersi delle cicliche “guerre civili europee”. Il tentativo fu possibile solo grazie al fatto che tutti questi Stati, e gli altri che si
sarebbero aggiunti, facevano parte della famiglia delle democrazie liberali.
Grave è come da qualche anni si assista a una messa in discussione dei fondamenti della democrazia liberale anche da parte di
Stati che oggi fanno parte dell’UE (Polonia e Ungheria).