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I GRADI DI COMPARAZIONE

DELL’AGGETTIVO (Gradele de comparaţie


ale adjectivului)

I. IL POSITIVO - E’ il grado di comparazione che esprìme una qualità


normale, che non viene paragonata ad un’altra o tra due entità.
Esempio: ricco, bello, brutto, bravo, buono, cattivo, ecc.

II. IL COMPARATIVO - Il comparativo si usa quando si fa un paragone


tra due termini. Questo grado si forma con l’aiuto degli avverbi più, meno,
tanto... quanto, così... come, più... che, così... che.

1. IL COMPARATIVO D’UGUAGLIANZA (Comparativul de


egalitate)
a) Si usa quando vengono paragonati due nomi (pronomi, numerali)
aventi ugualmente la stessa qualità.

Il té è (tanto) buono quanto il caffè. (Nome + Nome)


Lui è così buono come il pane. (Pronome + Nome)
Il primo è non meno necessario del secondo. (Numerale + Nome)
b) Si usa quando vengono paragonate due qualità uguali.
Esempio:

Lo studio è tanto necessario quanto utile. (Aggettivo + Aggettivo)


Esso è non meno necessario guanto utile. (Aggettivo + Aggettivo)

2. IL COMPARATIVO DI MAGGIORANZA (Comparativul de


superioritate)
a) Si usa quando vengono comparati due nomi (pronomi, numerali)
dalla stessa qualità, dei quali uno ce l’ha di più.
Esempio: L’allievo è più studioso dell’allievo. (Nome + Nome)
Lei è più intelligente di lui. (Pronome + Pronome)
I due sono più bravi del terzo. (Numerale + Numerale)
Nota: Quando si paragonano due nomi legati allo stesso verbo, si usa
più... che.
Esempio: Ho letto più romanzi che poesie. (Nome + Nome)
b) Si usa quando vengono paragonate due qualità (aggettivi), dalle
quali una è superiore all’altra. <
Esempio: L’allieva è più intelligente che studiosa. (Aggettivo +
Aggettivo)
c) Si usa quando vengono paragonate due azioni (verbi), dalle quali una
è superiore all’altra.
Esempio: E’ più facile parlare che scrivere. (Verbo + Verbo)
d) Si usa quando vengono comparati due complementi indiretti (nomi
preceduti da preposizioni).
Esmpio: Mi piace più andare a teatro che al cinema.

3. IL COMPARATIVO DI MINORANZA (Comparativul de


inferioritate)
Si usa nelle stesse condizioni come il comparativo di maggioranza,
marcando una caratteristica inferiore. Si forma con l’aiuto di meno di
(Nome + Nome, Prenome, Numerale) e meno che (Aggettivo +
Aggettivo, Nome + Nome).
Esempio: L’allieva (Lei, la prima) è meno studiosa dell’allievo (di questo, del
secondo).
L’allieva è meno studiosa che intelligente.
Scrivo meno lettere che cartoline.

I COMPARATIVI
RAFFORZATI (Comparative
de întărire)

I comparativi di maggioranza e di minoranza possono essere rafforzati


con l’iuto di certi avverbi, come: assai, tanto, molto.
Esempio: Luigi è assai meno bravo di te. Mario è molto più diligente di
Francesca.

III. IL SUPERLATIVO
(Superlativul)

1. II SUPERLATIVO RELATIVO (Superlativul relativ)


Il superlativo relativo si forma aggiungendo l’articolo determinativo al grado
comparativo dell’aggettivo. Se il nome sta di fronte all’aggettivo, quest’
ultimo non si articola più.
Esempio:
a) Il Superlativo Relativo di Maggioranza (Superlativul relativ de
superioritate)
Antonia è la più brava ragazza dalla
classe.
Antonia è la ragazza più brava della
classe.
b) Il Superlativo Relativo di Minoranza (Superlativul relativ de
inferioritate)
Gianni è il meno studioso studente del
gruppo.
Gianni è lo studente meno studioso del
gruppo.
Nota: il Superlativo relativo regge il verbo al
congiuntivo.
Esempio: Questa è stata la più (la meno) bella cosa ch'io abbia mai vista.
(Acesta a fost cel mai frumos (mai puţin frumos) lucru pe care eu 1-am
văzut).

2. IL SUPERLATIVO ASSOLUTO (Superlativul


absolut)

Il Superlativo Assoluto si forma in diversi modi:


a) aggiungendo l'aggettivo molto al grado positivo dell'aggettivo.
Esempio: Sandro è molto felice.
b) aggiungendo la terminazione -issimo alla radice dell’aggettivo.
Esempio: Sandro è felicissimo.
c) ripetendo l’aggettivo al grado
positivo.
Esempio: Sandro è felice felice.
d) aggiungendo un altro aggettivo al grado positivo all'aggettivo
rispettivo.
Esempio: Il bicchiere è pieno zeppo.
e) mettendo all’aggettivo al grado positivo i prefìssi arci-, stra-, ultra-.
Esempio: Sandro è arcicontento. Mario è un uomo ultrapotente. Questa è
una cosa straordinaria.

AGGETTIVI A DUE FORME AL COMPARATIVO E AL


SUPERLATIVO
(Adjective cu două forme la comparativ şi la superlativ)

POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO


buono più buono, migliore buonissimo, ottimo;
cattivo più cattivo, peggiore cattivissimo, pessimo;
grande più grande, maggiore grandissimo, massimo;
piccolo più piccolo, minore piccolissimo, minimo;
alto più alto, superiore altissimo, supremo,
sommo;
basso più basso, inferiore bassissimo, infimo.
Gli aggettivi: acre, aspro, celebre, ìntegro, mìsero, sàlubre, formano il
superlativo: acèrrimo, aspèrrimo, celebèrrimo, integèrrimo, misèrrimo,
salubèrrimo (acru-picant, acru-aspru-sever, celebru, integru, mizer-sărac-
nenorocit, salubru-sănătos).

Esercizi: 1. Fate delle proposizioni con le parole di qui sopra,


usando il comparativo degli aggettivi:
la lezione - diffìcile; l’inverno - lungo; la neve - bianca; il romanzo -
interessante; Maria - carina; Maria - Francesco; l’oro - prezioso; l’oro –
l’argento; il frutto - dolce; il frutto - lo zucchero; la casa - grande; la casa -
il palazzo; il ragazzo - la ragazza; la poltrona - comoda; la poltrona - la
seggiola; il fratello - giovane; il fratello - la sorella.
2. Sostituite i puntini con gli elementi lessicali che mancano, per
rendere il comparativo di maggioranza ed il superlativo relativo degli
aggettivi:
La... solenne festa... l'anno è il Natale. Atene è la... antica città... Grecia
d’oggi. Atene è... antica... Roma. L’Italia è circondata.... dal mare... della
terra. Il clima di Romania è non... caldo... il clima d’Italia. Il tuo vestito è...
elegante... suo. Però, non è... elegante... bello. La lepre è... veloce... il
coniglio. Lo spettacolo fu... noioso... divertente. La novella mi piacque... il
romanzo, ma... la poesia.
3. Fate delle proposizioni usando il comparativo di minoranza (meno che,
meno di) e usando le parole:
rivista - libro; canzone - ballo; il giorno - la sera; alto - basso; grande -
piccolo; la figlia - il figlio; bello - brutto.
4. Volgete al superlativo assoluto gli aggettivi dalle proposizioni seguenti:
Gianni è un bravo ragazzo. Lui è studioso. Sua sorella è bella. Il risultato è
buono. Questo bambino è piccolo. Tuo cugino non è cattivo. Il primo
palazzo è alto. Voi siete contenti. Lo spettacolo è interessante.
5. Traducete in italiano:
Antonella este tot atât de frumoasă ca şi Lucreţia. Onestitatea este mai de
preţ decât bogăţia. Fericirea este mai dorită decât virtutea, dar cea mai
importantă este sănătatea. Giovanni este cel mai bun prieten al nostru.
Sportul nu este mai puţin util decât munca. El este tot atât de important ca
şi distracţia. Ea era cu mult mai obosită decât fratele ei. Ea era îngrozitor de
obosită. Mario era foarte mulţumit şi deosebit de fericit că trecuse
examenul.
Gianni este un student mai bun decât Nino, Gianni este cel mai bun
student din grupă. Victor este un băiat foarte înalt. El este cel mai înalt din
familie. Clasa aceasta este mai mare decât cea de la etajul doi, care este cea
mai mare. Eroarea ta este foarte mică. Greşelile lui Mărio au fost mai mari,
prea mari poate chiar pentru un băiat de vârsta lui. Mâncarea aceasta este
puţin picantă, pentru tine va fi poate chiar prea picantă. Actorul celebru al
anilor ’90 a devenit cel mai celebru erou al cinematografiei italiene. Bietul
om! Ajunsese cel mai nenorocit tată, locuind în cea mai mizeră şi mai
insalubră casă. îl cunosc puţin, poate chiar mai puţin decât pe Luciano. Nu
ştiu dacă este mai bun sau mai rău decât Gianni. Poate fi un băiat foarte
bun sau foarte rău. Aseară, sala de spectacol a fost plină ochi.

I PREFISSÒIDI
(Pseudoprefixele)

I prefissòidi sono prefissi neologici che rendono un senso nuovo se


aggiunti ad una parola di base, il cui senso è più o meno diverso.
Esempio: centrale = centrală; atomocentrale = centrală atomică; diffusione
= răspândire, împrăştiere, difuzare; radiodifusione = radiodifuziune. Ecco
qui sotto alcuni prefissòidi dai più usuali:

archi, arci: architettura, archivista, arcivescovo, arcicontento


auto: automobile, autonomia, autoportante
demo: democrazia, democristiano,
elettro: elettrocasnico, elettromotore
filo: filosofia, filologia
foto: fotosìntesi, fotoelettrico
idro: idrodinamica, idrografia
macro: macrocosmo, macrorete
micro: microorganismo, microsistema
mon, mono: monsignore, monografia
moto: motocicletta, motoscafo
multi: multiforme, multicolore
poli: polisemi, poliglotta
pseudo: pseudoscrittore, pseudoteoria
radio: radioricezione, radioterapia
semi: semipreparato, semivocale
tele: telèfono, televisione, telecamera, telefax
termo: termocentrale, termoconduttore
tri: tridimensionale, trispaziale
zoo: zootecnico, zoologia
Esercizi: Trovate altri esempi di prefissòidi per farne delle proposizioni.
Esempio: La radioscopia e l’elettroencefalogramma hanno rivelato i suoi
problemi di salute.

VENEZIA

(continuazione)

Conosciamo l’Italia

Il cuore della città lagunare è la Piazza San Marco. All’inizio del 1000
essa era un orto tra il Canai Batario e la Chiesa. La Piazzetta, chiusa dalle
colonne monolitiche trasportateci dal Levante nel sec. XII, che sostengono il
Leone di San Marco e la statua di San Teodòro - sìmboli della città - fu nella
storia il posto delle cerimònie pubbliche, degli arrivi e delle partenze delle
flotte, dei cortei ducali, del carnevale. E’ famosa anche in merito alle sue
costruzioni:
La Torre all’Orologio, con begli elementi decorativi e funzionali (lo
zodìaco, il quadrante, il leone alato - altro simbolo veneziano) è sormontata
dalle statue in bronzo dei "Mori", che battono da cinque secoli le ore; il
Campanìle di San Marco (alto 98, 60 m.) è una costruzione verticale, in
cotto, con, in cima, la statua di un àngelo dorato; la Librerìa Marciana
(costruita nel sec. XVI da Jacopo Sansovino, è un’opera rinascimentale
con archi, architravi e coronamento. Nel suo átrio ci sono tele di gran
pittori: Tiziano, Tintoretto e Veronese e nella Biblioteca Marciana sono
disposte rarità come il "Breviario Grimani".
La Basilica di San Marco è uno dei più pregiati monumenti del
mondo, racchiudendo tutti gli stili: gotico, romanico, bizantino,
rinascimentale. Come la Cappella Ducale, fu ricoperta lungo i secoli d’oro,
perle, opere d’arte. I Quattro Cavalli (sopra la facciata principale),
trasportati nel 1204 a Venezia, dall’ippòdromo di Bisanzio,
simboleggiano gli ideali di libertà e d’indipendenza di questa meravigliosa
città. All’interno ed all’esterno della basilica si trovano innumerevoli
statue di santi, emblemi religiosi, altri simboli.
Le prime costruzioni (dei sec. IX e X, in legno, bruciate) furono
sostituite dall’ttuale chiesa del sec. XI. Come prima, essa doveva
accogliere e custodire le spoglie di San Marco, portateci da Alessandria
d’Egitto, per sostituire San Teodòro, il vecchio patrono greco. Gli archi
sono decorati con mosaici illustrando il viaggio di queste spoglie.
L’interno della basilica è pieno di mosaici narrando episodi dell’Antico e
del Nuovo Testamento: la Creazione, Noè, la vita di Mosè e d’altri santi.
La pittura a mosaico nella sagrestìa è dei maggiori pittori veneziani: Tiziano,
Tintoretto, Veronese.

Veduta di Piazza San Marco

La "Pala d’oro" nel Presbiterio, è un’opera di gioielleria bizantina e


veneziana di Giampaolo Buoninsegna, d’un alto valore artistico e religioso;
contiene 80 smalti suggestivi della vita di questo popolo di navigatori e
pionieri. Nella Chiesa ci sono ancora la Cripta con le spoglie di San Marco,
la Cappella Zen, il Tesoro, contenente - come il Museo Marciano -
collezioni di coppe, coltelli, croci, càlici, pale d’altare, conservate lungo i
secoli e le Gallerie, che offrono vedute spettacolari sulla Piazza, sul bacìno
San Marco e sull’isola San Giorgio.
Il Palazzo Ducale - sede del governo e palazzo della giustizia è del
sec. XIV (architetto Antonio Rizzo); la sua costruzione del sec. IX essendo
distrutta da incendi, fu terminata nel sec. XVII da Bartolomeo Monipola,
che completò la facciata dell’orologio. Le sue sale con il soffitto e le
pareti decorate a stucco, mosaico e bassorilievi contengono l’ingresso
chiamato "Porta della carta", l’appartamento del Doge, i saloni di riunione
(costruiti insieme alla Scala d’Oro da Jacopo Sansovino), la sala degli
Scudieri, l’Anticoleggio, il Collegio ed altre sale. Comprende pitture famose
di Tintoretto (Ritomo del figlio pròdigo, Paolo Veronese (Giunone dà a
Venezia il corno ducale), Andrea Vicentino, Pietro Liberi.
Il Ponte dei Sospiri - passaggio sopra il canale congiungendo il palazzo alle
prigioni - divenne famoso in epoca romantica, al tempo della Repubblica,
esso significando solamente pena.

Lessico: il Levante - levant, răsărit; il corteo - cortegiu; il carnevale -


carnaval; alato - înaripat; sormontato - dominat; il moro - maur, arab;
cotto - cărămidă, teracotă; l’architrave - arhitravă; l’átrio - atriu; la
tela - pânză, pictură; l’ippòdromo - hipodrom; simbolleggiare - a
simboliza; innumerevole - nenumărat; custodire - a păstra; la sagrestia -
sacristie; la pala d’altare - icoană de altar; il presbiterio - prezbiteriu; lo
smalto - email; la coppa - cupă; il càlice - potir; il bacino - bazin; stucco -
stuc; il figlio pròdigo - fiul risipitor; congiungere - a împreuna; la prigione -
închisoare.

A. B. C. divertente

Aforismi alfabetici

PIETÀ: La pietà ha un gran merito: quello di essere un sentimento


gratuito.

CORSO XX

GLI ANIMALI DOMESTICI E SELVATICI – prima


parte (Animale domestice şi sălbatice) – prima
parte

L’uomo ha sempre amato gli animali, gli uccelli ed i pesci. Oltre a quelli
che ha sacrificato per il suo nutrimento, se ne ha fatto anche amici e
guardie. Così, lui ha addomesticato dai tempi remoti il cane, il gatto ed il
cavallo. Nell’antichità - come, per esempio in quella egiziana - tanti
animali diventarono degli dei o fedeli degli dei.
Il cane, il gatto, il cavallo, l’asino, la vacca ed il bue sono animali
domestici perché vivono vicino all’uomo, aiutandolo anche nel suo lavoro.
Le caratteristiche degli animali domestici sono: mentre il cane (che
dorme di solito in un canile, nel giardino e che di notte fa la guardia alla
casa) è fedele ed affettuoso, il gatto è grazioso, ma egoista; la sua cuccia
sarà sempre in un posticino caldo, vicino alla stufa od al caminetto, in cucina
o nel salotto, od addirittura sul canapè o sulla poltrona.
Oltre questi, nelle case si possono avere anche uccellini in una gabbia,
pesci rossi o blu in un vaso di vetro, o una tartaruga nel giardino.
In campagna, i contadini allevano galli, galline, pulcini, ánitre, oche,
tacchini e faraone (chiamati volatili), conigli e piccioni, poi buoi, vacche
(mucche), bùfali, porci, pecore e capre. Il maschio della pecora si chiama
montone ed il maschio della capra, capro. Nello zodìaco e nell’astrologia
non si usa la parola "montone", ma "ariete". Il maschio della vacca è il toro
e quello della bùfala, il bùfalo.
I posti nei quali questi dormono si chiamano: il pollaio, per i polli, la
conigliera, per i conigli, il porcile, per i porci, l’ovile, per le pecore e la stalla
per il bue, la mucca e l’asino.
Tutti questi animali sono utili, perché aiutano l’uomo a lavorare e gli
assicurano anche il cibo: le galline e le oche gli danno le uova, le mucche e
le pecore, il latte, le pecore, la loro lana e la loro pelliccia e tutti questi,
insieme al manzo ed al maiale, la loro carne.
I cavalli e gli asini tirano ancora i veicoli (il carro) in campagna.
Gli animali sono di tre categorie:
a) animali che vivono sulla terra: il cane, il gatto (domestici), la
scimmia, il lupo, lo scoiàttolo, la volpe, la lepre, il cervo, l’orso ed il
cinghiale (selvatici, questi), incontrati in quasi tutti i boschi d’Europa,
Asia ed America Centrale, mentre nell’Africa passeggiano
tranquillamente il leone, la pantera, la lince (animali pericolosi),
l’elefante, il cammello ed il dromedario. Nei paesi freddi del Nord, lì
dove l’orso bruno, dei boschi meridionali, diventa bianco (color della
neve), invece dei cavalli sono le renne che tirano le slitte.
Codesti hanno una testa (con muso), un corpo, coperto di pelo, quattro
zampe ed una coda. Alcuni d’essi, come il cavallo, l’asino, il leone e la
zebra (questi ultimi, animali selvatici) hanno sul collo una lunga criniera.

b) animali che vivono nell’acqua: sono i pesci, d’acqua dolce o salata,


cioè del mare, dell’ocèano o del lago e del fiume: la carpa (del lago e del
mare), la trota (del fiume), il luccio, la luccioperca, lo sterletto e lo storione
(del mare). Le uova di questi últimi sono molto pregiate perché deliziose
(come il caviale bianco, il caviale ed il caviale di Manciuria). Nell’acqua
vivono poi i crostacei: il gàmbero (di fiume) o l’astaco (di mare), il
pòlipo, il calamaro, il polpo e l’aragosta. La gente ama tanto mangiare
questi e gamberetti di mare, cozze e chiòcciole.

Parole sconosciute: addomesticare - a îmblânzi; l’asino - măgar; il


canile - cuşcă de câine; la cuccia - culcuşul câinelui, pisicii; la gábbia -
colivie; la tartaruga - broască ţestoasă; il gallo - cocoş; la gallina - găină;
il pulcino - pui de găină; l’ànitra (l’ànatra) - raţă; l’oca - gâscă; il
tacchino - curcan; il volatile - pasăre de curte; la (gallina) faraona -
bibilică; il coniglio - iepure de casă; la lepre - iepure sălbatic; il picciòne -
porumbel; il pollaio -coteţul păsărilor; la conigliera - coteţul iepurilor; il
porcile - coteţul porcului; l’ovile -stână, târlă; la stalla - grajd; la vacca -
vacă de carne; la mucca - vacă de lapte; il bùfalo, la bùfala - bivol,
bivoliţă; il capro, la capra - capră; il capro - ţap; la pecora -oaie; il montone
(l’ariete) - berbec; il toro - taur; il cibo - hrană; la panna - smântână; la
pelliccia - blană; il manzo - viţel; la scimmia - maimuţă; lo scoiàttolo -
veveriţă; la lepre - iepure sălbatic; il cervo - cerb; la cerva - căprioară; il
cinghiale - porc mistreţ; la linee - linx, râs; il cammello - cămilă; il
dromedario - dromader; la renna -ren; la slitta - sania; il muso - bot; la
zampa - labă; la criniera - coamă; la carpa -crap; la trota - păstrăv; il
luccio - ştiucă; la luccioperca - şalău; lo sterletto - cegă; lo storione -
morun; il caviale - icre; il crostaceo - crustaceu; il gàmbero (di fiume),
l’àstaco - rac; il gàmbero marino - homar; il pòlipo - polip; il calamaro -
calamar, specie de sepie; il pòlpo - caracatiţă; l’aragosta - langustă; il
gamberetto (di mare) -crevete; la cozza - scoică (comestibilă); la chiòcciola
- melc (comestibil).

Esercizi: 1. Rispondete alle domande:


Quali sono gli animali che l’uomo ha sacrificato per il suo nutrimento?
Quali sono gli animali domestici?
Che animali ed uccelli allevano i contadini?
Come si chiamano i posti nei quali codesti dormono?
Perché sono utili gli animali e gli uccelli domestici?
Quali sono gli animali che vivono sulla terra? Descriveteli!
Che animali selvatici conoscete?
Quali sono gli animali che vivono nell’acqua? Descriveteli!
Che pesci d’acqua dolce conoscete? E di fiume, di mare e d’ocèano?
Che cosa vi piacerebbe mangiare in un ristorante di lusso: pesce, uva di pesce,
crostacei?

Espressioni: andare a caccia; cacciare al cervo, al cinghiale, alla lepre, al


capanno... - a merge la vânătoare, a vâna cerbi, porci mistreţi, păsări, ecc. ...

Esercizi: 2. Fate delle proposizioni usando queste espressioni.

3. Traducete in italiano: Omul a îmblânzit din cele mai vechi timpuri


calul, câinele şi pisica. Câinele este bun şi credincios, pisica însă e
drăguţă, dar egoistă. Găinile dorm în coteţ, boul, vaca şi măgarul în grajd,
iar oile şi caprele la stână. Coteţul câinelui se deosebeşte de coteţul
porcului şi de cel al iepurilor. Măgarul este un animal de povară. De aceea
el se numeşte şi "somare". În curtea gospodăriei erau multe păsări: cocoşi;
găini şi pui, raţe, gâşte, curcani şi bibilici. Vaca ne dă laptele din care se
fac untul, brânza şi smântâna. Viţelul păştea lângă mama sa. Vaca îl privea
cu blândeţe. Oaia e mama mielului, iar capra e mama iedului. Prefer
carnea de vacă celei de porc. Veveriţei îi plac alunele, iar iepurilor de
casă trifoiul şi morcovii. Unchiul meu este un mare vânător; el vânează
cerbi, iepuri, urşi, porci mistreţi. În pădurile ecuatoriale leul, elefantul,
râsul, pantera şi tigrul trăiesc alături de maimuţe, cămile şi dromaderi.
Africa este continentul animalelor sălbatice şi periculoase: şerpi, rechini,
crocodili şi balene îţi ameninţă viaţa în apă şi pe pământ. La Polul Nord
trăiesc renul, ursul alb, foca şi morsa.

Lessico: animal de povara - bestia di soma; măgar - asino, somare;


gospodărie - fattoria; a paşte - pascere; blândeţe - dolcezza; miel -
agnello; ied -capretto; carne de vacă - carne di vitello; carne de porc -
carne di maiale; trifoi - trifoglio; morcov - la carota; a ameninţa -
minacciare.

I SUFFISSI
(Sufixele)

In italiano si usano moltissimi suffissi. Questi sono:


1. Suffissi collettivi: -ria, -ante, -eto.
Esempio: libreria, fogliame, vigneto.
2. Suffissi indicanti un’azione ripetuta ed intensa: -io.
Esempio: lavorìo, mormorìo
3. Suffissi indicanti un determinato posto: -ile, -orio, -oio.
Esempio: pecorile, laboratorio, dormitoio.
4. Suffissi indicanti un’azione, il contenuto o la durata in tempo di questa: -
ata
Esempio: fucilata, manata, giornata.
5. Suffissi indicanti il modo e l’effetto di un’azione: -tura.
Esempio: cucitura, tessitura.
6. Suffissi dei nomi astratti che nominano una qualità: -udine, -aggine, -
ezza.
Esempio: moltitudine, sfacciataggine, grandezza.

7. Suffissi indicanti l’effetto di uno stato o di un’azione: -mento.


Esempio: sentimento, giuramento.
8. Suffissi dei nomi astratti che nominano un sistema di pensamento,
una corrente culturale, ecc.: -ismo, -esimo.
Esempio: idealismo, umanesimo.
9. Suffissi indicanti la professione od il luogo d’origine: -ano, -igiano,
-ino.
Esempio: napoletano, artigiano, parmigiano, contadino.
10. Suffissi indicanti il mestiere, la professione: -iere, -aio, -uolo, -ista.
Esempio: parrucchiere, pecoraio, legnaiolo, autista, artista.
11. Suffissi indicanti la similitudine: -esco.
Esempio: principesco, dantesco.
12. Suffissi indicanti una qualità (aggettivi): -oso.
Esempio: impetuoso, sontuoso, gioioso.
13. Suffissi indicanti una qualità (aggettivi provenuti dal participio
presente): - ante -ente.
Esempio: andante, indicante, sapiente.
14. Suffissi indicanti la capacità, il particolare: -ace, -abile, -ibile.
Esempio: capace, audace, amabile, percepibile.
15. Suffissi con l’aiuto dei quali si formano aggettivi e nomi indicanti
l’appartenenza geografica: -ese; -no; -ino; -asco; -otto.
Esempio: milanese; romano, perugino, bergamasco, orsacchiotto.

Esercizi: Trovate delle parole con i suffissi di qui sopra e fateci


delle proposizioni secondo il modello:
Tutta la giornata nel frutteto c’era un perpetuo ronzìo.

L'AVVERBIO

(Adverbul)
La parte del discorso che modifica e precisa il significato di un verbo, di
un aggettivo o di altri avverbi si chiama avverbio. Essi sono: di modo; di
luogo; di tempo; relativi; di quantità; opinativi; di somiglianzà;
aggiuntivi.
1. Avverbi di modo - sono formati quasi sempre dalla forma femminile
dell’aggettivo qualificativo con l’aggiunta del suffisso -mente.
Esempio: rapida - rapidamente; seria - seriamente; chiara - chiaramente.
Gli aggettivi che finiscono in -le e -re perdono la e finale nella
formazione dell’avverbio.
Esempio:gentile - gentilmente; singolare - singolarmente.
Sono irregolari: benèvolo - benevolmente; leggero - leggermente; violento
-violentemeate.

Alcuni aggettivi si usano senza il suffisso -mente come avverbi.


Esempio: E’ chiaro; Va’piano! Altri avverbi di modo sono identici con la
forma maschile dell’aggettivo.
Esempio: alto; basso; caro; certo, sicuro; chiaro; forte; giusto; piano;
presto; subito (sus, jos, scump, sigur, clar, tare, just, încet, repede,
imediat).
Alcuni avverbi di modo si formano con il suffisso -oni.
Esempio: bocconi, ginocchioni, tastoni (pe brânci, în genunchi, orbeşte, pe
dibuite).
Gli avverbi bene, male (bine, rău) - derivati dal latino - e adagio,
apposta, cosi, insieme, invano (încet, într-adins, aşa, împreună, în zadar)
hanno forme proprie.

I GRADI DI COMPARAZIONE DEGLI AVVERBI DI


MODO (Gradele de comparaţie ale adverbelor de
mod)

Come l’ggettivo, anche l’avverbio passa per i gradi di


comparazione:

1. IL POSITIVO (forma di base)


2. a. IL COMPARATIVO D’UGUAGLIANZA: Scrive tanto
difficilmente quanto legge; Interviene così opportunamente come non te lo
immagini. Parla non meno corsivamente di lui.
2. b. IL COMPARATIVO DI MAGGIORANZA: Si comporta più
amabilmente che coscientemente. Si esprime più chiaramente di Mario.
2. c. IL COMPARATIVO DI MINORANZA: E’ andato meno
rapidamente di quanto mi aspettassi (decât mă aşteptam). Meglio più tardi che
mai (Mai bine mai târziu decât niciodată).
3-a. l. IL SUPERLATIVO RELATIVO DI MAGGIORANZA: Corre il
più velocemente possibile.
3. a. 2. IL SUPERLATIVO RELATIVO DI MINORANZA: Sta il meno
confortevolmente possibile.
3. b. IL SUPERLATIVO ASSOLUTO: Corre molto velocemente -
velocissimamente.

I COMPARATIVI ED I SUPERLATIVI IRREGOLARI


DEGLI AVVERBI A DERIVAZIONE LATINA
(Comparativele şi superlativele neregulate
ale adverbelor derivate din latină)
POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO
bene meglio benissimo, ottimamente
male peggio malissimo, pessimamente
molto più moltissimo,
massimamente
poco meno pochissimo,
minimamente

Altri avverbi semplici di modo sono:


anche şi, de asemenea (Lo sa anche lui);
inoltre în plus, în afară de. (Non aveva più soldi e inoltre aveva
anche debiti);
magàri măcar, chiar, cel puţin (Magari fossi io così ricco!) Nota: +
congiuntivo
sempre mereu, întotdeauna (Arriva sempre tardi);
volentieri bucuros, cu plăcere (Verrò volentieri alla festa);
Tranne (în afară de) gli aggettivi buono e cattivo (con gli avverbi: bene,
male), tutti gli altri aggettivi formano avverbi con l'aiuto dei suffissi di qui
sopra.
Le locuzioni avverbiali di modo si formano dagli aggettivi o dai nomi
preceduti dalle preposizioni.
Esempio: d’abitudine - de obicei; di nuovo - din nou; di buon grado, di buona
voglia - de bunăvoie; di mal grado, di mala voglia - împotriva voinţei; di
rado -rareori; di recente - recent; a rispetto di - în comparaţie cu; con
rispetto - cu respect; di solito - de obicei; in generale - în general; in
conformità a, in concordanza - în conformitate cu; a lungo - îndelung; da poco
- de nimic; con osservanza - cu respect; con rapidità - repede; in, con
riferimento a - referitor la, ca răspuns la.
Sempre come avverbi di modo si usano le costruzioni: a più non posso -
cât se poate de tare; volente o nolente - vrând nevrând, ecc.
Nota: Qualche avverbio ha forme alterate.
Esempio: Va benone! (O duc binişor. ) Sto maluccio. (O duc destul de
rău. ) Se ne veniva adagino adagino. (Se venea încetişor încetişor. )

Esercizi: 1. Mettete le forme giuste del comparativo avverbiale facendone


delle proposizioni secondo il modello: Mario legge tanto quanto ne ha
voglia.
lavorare assiduamente (tanto quanto) - divertirsi; guidare velocemente (così
come) volare; cantare bene (più che) suonare; andare lontano (meno che) a
poca distanza; comportarsi (il più) seriamente; agire (il meno)
benevolmente.
2. Trasformate i sostantivi accompagnati da aggettivi di qui sotto, in
verbi accompagnati da avverbi.
Esempio: Cambio improvviso - Cambiare improvvisamente.
fermata brusca; pranzo abbondante; canto dolcissimo; sonno tranquillo;
vista chiara; viaggio piacevole; abbraccio affettuoso.
3. Trovate avverbi adatti ai seguenti verbì: salire, scrivere, cantare,
salutare, parlare, sorridere, dormire, ridere, lavorare, guidare, vivere.
4. Trovate verbi adatti ai seguenti avverbi: bene, male, duramente,
leggermente, meglio, peggio, ciondoloni (bălăbănindu-se), adagio, invano,
carponi (de-a buşelea).
5. Traducete in romeno: E’ chiaro che stavolta si era comportato meglio nei
confronti di tutti gli altri. Parlava più lentamente di prima, ma il suo
discorso adesso era leggermente più disteso. Non era più il debole
d’allora, si manifestava sicuro di sè stesso, magari fosse stato (măcar să fi
fost) sempre così forte come oggi! Era difficile dire come doveva finire
quella faccenda. Inoltre gli amici di Gianni non erano più venuti alla festa,
anche se lui li aveva ripetutamente invitati. E’ più facile essere aiutato che
aiutare, è più difficile chiedere perdono che perdonare, è facilissimo,
commettere degli errori ed è difficilissimo, quasi impossibile non commetterli.
D’abitudine Mario è molto gentile, ci offre di buona voglia un tè, un caffè e
solo di rado si dimostra meno amabile.

AVVERBI DI LUOGO ED AVVERBI


RELATIVI (Adverbe de loc şi adverbe
relative)

Molti avverbi di luogo sono derivati da avverbi dimostrativi e, come questi,


indicano:
1. vicinanza a chi parla.
Esempio: qui, qua, quassù, quaggiù, (aici, aici jos, aici sus).
2. vicinanza a chi ascolta.
Esempio: costi, costà, costassú, costaggiú, (acolo, acolo sus, acolo jos).
3. posti lontani da chi parla e da chi ascolta.
Esempio: li, là, colà, lassù, laggiù (acolo, acolo sus, acolo jos).
Altri avverbi di luogo sono: vicino, lontano, sopra, sotto, fuori, dentro,
davanti, dietro, altrove, altronde, dappertutto, ci, vi, ne (aproape, departe,
deasupra, dedesubt, afara, înăuntru, înainte, în spate, în altă parte, peste
tot, acolo (aici).
Nota: Accompagnati dalla preposizione a (o anche senza) molti avverbi
diventano locuzioni avverbiali. Ad esempio: La ragazza sta davanti alla
casa, vicino al mercato, lontano dal centro, dentro il palazzo.
Non confondere gli avverbi con le preposizioni!
Esempio: Sta fuori (avverbio) - Sta fuori le mura (în afara zidurilor -
preposizione).
Avverbi relativi devono essere considerati: ove, dove, donde, onde,*
dovunque, (unde, de unde... ) perché, oltre che determinare un luogo, essi
contengono anche un pronome relativo.
Esempio: Verrò dove starà lui = Verrò lì dove sta lui (in quel
luogo).
*Questi avverbi sono anche interrogativi.
Esempio: Dove vai? Donde viene?
Dovunque ed ovunque hanno valore indefinito.
Esempio: Il Signore si trova dovunque! (Il Signore si trova in qualsiasi
luogo in cui ci siamo anche noi). Mario si trovava dovunque fosse anche lei
= Mario se află în orice loc în care era şi ea. Quando la frase non si
continua con un secondo verbo.
Nota: Invece di dovunque si dirà dappertutto; dovunque reggerà il verbo al
congiuntivo!
Esercizi: Fate delle proposizioni usando gli avverbi di luogo e relativi.
Esempio: Io abito lontano, lassù in montagna, mentre lei abitava vicino alla
fabbrica, proprio quaggiù, nella valle. Dove potevamo dunque vederci? Nel
luogo dove abitava lei, o nel luogo dove abitavo io?

VENEZIA
(continuazione)

Conosciamo l’Italia

Da ammirare ancora a Venezia:


- Isola San Giorgio con la chiesa omònima.
- Canal Grande con le góndole e con i suoi palazzi: la Basilica della
Salute, capolavoro barocco che contiene altre pitture di Tintoretto e
Tiziano, il Palazzo Contarmi-Fasan (gotico fiorentino del sec. XV), il
Palazzo Corner (architetto Jacopo Sansovino), Il Palazzo Barbero (vari stili,
sec. XV, ricostruito nel sec. XVII), il Palazzo Foscari (gotico, del sec. XV,
attualmente sede dell’Università) ed altri innumerevoli palazzi.
- Ponte di Rialto - il più celebre ponte (conservando il vecchio nome
della città), costruito prima in legno (sec. XII) e poi in pietra, in arco unico
- 1591 – sorreggendo due file di botteghe e tre passaggi pedonali a gradini. E’
ugualmente opera d’arte e funzionale.
- Ca’ Pésaro (barocco), capolavoro di Baldassare Longhena e Antonio
Gasperi òspita permanentemente la Galleria Internazionale d’arte moderna.
- Ca’ d’Oro (gotico, con gusto orientale) è il simbolo culturale di
Venezia, costruita nel 1440 da Marin Cantarini, Matteo Ravesti e Bon.
Contiene tele di Tiziano, Carpaccio, Bellini, Van Dyck, Andrea
Mantegna.
- Le gallerie dell’Accademia presentano la pittura della scuola vèneta:
Giovanni Bellini (Vergine in trono e santi, Deposizione), Carpaccio
(Presentazione al Tempio, Il miracolo della Croce a Rialto), Andrea
Mantegna (San Giorgio), Piero della Francesca (San Giròlamo), Francesco
Guardi (Il bacino di San Marco con San Giorgio e la Giudecca), Tiziano
(Deposizione), Paolo Veronese (Battaglia di Lepanto, Sposalizio di Santa
Caterina, Allegoria di Venezia), Tintoretto (Crocifissione, Caino ed Abele,
Adamo ed Eva, Creazione ed il capolavoro: San Marco che libera uno schiavo),
Gentile Bellini (Processione in Piazza San Marco).
Le chiese:
La Chiesa di San Vitale (con pitture di Carpaccio), la Chiesa di Santo
Stefano in stile gotico, pittura di Gaspare Diziani (Fuga in Egitto, Adorazione
dei Magi, Strage degli Innocenti) e di Tintoretto (Ultima Cena, Lavata dei
piedi, Cristo nell’Orto), la Chiesa di Santa Maria del Giglio (architetto
Giuseppe Sardi, pittura: I Quattro evangelisti di Tintoretto), la Chiesa di San
Mosè (stile barocco veneziano), la Chiesa di San Zaccaria (con tele di Bellini,
Strozzi, Tintoretto) e tante, tantissime altre.
Infine, La Scuola di San Rocco è il centro di cultura dove lavorò Jacopo
Tintoretto tra 1564 - 1588. Racchiude pittura sugli episodi dell’Antico e
Nuovo Testamento: Annunciazione, Adorazione dei Magi, ecc.
Con Murano, l’isola dei vetri vicino a Venezia, dove nei fornaci si
produce da secoli un vetro particolare e con il Lido - lingua di terra tra
Venezia e Chioggia, luogo dei Crociati prima della Conquista di
Costantinopoli, ex-spiaggia dei nobili russi ed attuale spiaggia di tutti i
turisti, però, prima dei veneziani, possiamo chiudere questa presentazione
della città sulle acque, della città d’ncanto che è sempre stata Venezia.
Tu, cara oasi di bellezze naturali ed artistiche, messe insieme dal Signore
e dagli uomini, resta ancora viva e non ti lasciare immersa nelle acque,
finché questo mondo ancora durerà. Perché nuove generazioni dovranno
venirti a visitare come verranno a visitare anche Pisa, la cui Torre Pendente
ugualmente non cadrà.
Lessico: sorreggere - a susţine, a sprijini; la bottega - prăvălie, atelier; la
tela - pânză, pictură; lo sposalizio - nuntă, căsătorie; la Strage degli
Innocenti - Uciderea Pruncilor (nella Bibbia); racchiudere - a contine, a
cuprinde; il fornace - cuptor de ipsos, cărămidărie, focar; il vetro - sticlă;
immerso - scufundat; immergere - a cufunda, a afunda; finché - până ce.

A. B. C. divertente

RELATIVITÀ: E’ sorprendente quanto più va in fretta un tram quando


correte per acchiapparlo, che quando ci siete seduti dentro.

Lessico: acchiappare - a înhaţă, a prinde, a apuca.

CORSO XXI

GLI ANIMALI DOMESTICI E SELVATICI - seconda parte -

I pesci - che hanno il corpo coperto di scaglie, ed ali e coda, invece di


zampe, mangiano piante acquatiche, pesci piccoli o le uova di questi.
Nelle acque grandi vivono anche le balene, i coccodrilli ed i pescecani, che
sono sempre stati nemici dell’uomo. Infatti, essi mangiano i pesci più piccoli,
così come si usa dire, "il pesce grande mangia il pesce piccolo". Al Polo Nord,
nella zona dove c’è più ghiaccio che terra, vivono la foca ed il tricheco.
All’acqua appartiene poi la rana, che esce anche sulla terra, dove incontra i suoi
parenti, le rèttili: la vipera, la serpe, il serpente. Questi hanno solo testa, corpo e
coda, nè ali, nè gambe, nè zampe. Essi non camminano, nè nuotano, strisciano
solo la terra con le loro quattro piccole gambe, come la lucèrtola e la
salamandra.
Vi sono poi animali con molte gambe: il ragno, il bruco, il baco di seta, il
millepiedi ed altri. Essi sembrano altrettanto strisciare, ma questi
camminano effettivamente usando tutti i loro piedi.
c) animali che vivono nell'aria: questi sono gli uccelli, con il corpo
coperto di penne che hanno soltanto due gambe piccole e due zampe
terminate in artigli. Al posto delle braccia, hanno le ali, per poter volare
nell’aria ed al posto della bocca hanno un becco, con il quale acchiappano
gli insetti o beccano il cibo per terra. Quasi tutti gli uccelli - la ròndine,
l’ànitra selvatica, la gru, la cicogna (che porta i neonati), la folaga, la
pernice, il fringuello - sono migratori: lasciano l’Europa in autunno per
andare nei paesi più caldi, specialmente nell’Africa e ci tornano in
primavera.
Nei boschi vivono la gazza, l’upupa ed il cùculo - che ci diverte con il
suo cuccù -e poi il picchio - reso celebre nei cartoni animati di Wald
Disney - e tanti, tanti cinguettanti! Che cosa possa essere di più bello
che il canto dell’allòdola o dell’usignolo (rosignolo)? Altri uccelli, come
i passeri, le colombe (non i piccioni ed i colombacci, perché questi volano
nei paesi più caldi) restano alle loro case, ai loro nidi, costruiti con tanta
premura da essi stessi, o dall’uomo. Al mare incontriamo l’alcèdine ed il
gabbiano, che portano in tramonto, sulla spiaggia, il lontano saluto delle onde...
Nell’ria volano anche le mosche, i moscerini, le zanzare, le vespi, che,
meno piacevoli per l’omo, perché l’infastidiscono con il loro ronzio e con
le pizzicottate, hanno il loro ruolo che solo il Signore conosce. Questi sono
insetti. Da questi, le api sono le sole amiche dell’uomo, perché lo
nutriscono con il loro miele, pieno di proteine. Gli insetti hanno un corpo
piccolo, con sei gambe e due ali. La loro testa ha un pungiglione con il
quale succhiano il sangue degli altri animali e anche dell’uomo. Essi
camminano, volano, pungono ed affliggono tutti gli esseri! Ancora più
antipatici sono gli insetti parassitici, come le pulci, le zecche e le cimici,
che attaccano non solo l’uomo e gli animali, ma persino il legno!
Nocivi o non, tutti quanti sono esseri della terra, che vivono come
l’uomo: cercando un po’ di pace, di tranquilità, ma anche un po’ di
guerra, a volte, in un mondo dove il più forte, di solito, vince.

Parole sconosciute: la scaglia - solz; l'ala - aripă; la balena - balenă; il


coccodrillo -crocodil; il pescecane - rechin; la foca - focă; il tricheco -
morsă; la rana - broască; la rettile - reptilă; la serpe, il serpente - şarpe;
strisciare - a (se) târî; la lucèrtola - şopârlă; la salamandra - salamandra; il
ragno -păianjen; il bruco - omidă, vierme; il baco di seta - vierme de
mătase; il millepiedi -miriapod; l’artiglio - gheară; il becco - cioc;
acchiappare - a înhăţa, a prinde; l’insetto - insectă; beccare - a ciuguli; la
ròndine - rândunică; la gru - cocor; la cicogna -barză; la folaga - lişiţă; la
pernice - potârniche; il fringuello - piţigoi; la gazza -coţofană; l’upupa -
pupăză; il cùculo - cuc; il picchio - ciocănitoare; cinguettare - a ciripi,
ganguri; l’allodola - ciocârlie; l’usignolo (rosignolo) - privighetoare; il
passero -vrabia; la colomba - porumbel; il colombaccio - porumbel mai
mare; il piccione -porumbel (de casă); il nido - cuib; la premura - grijă;
l’alcedine - pescăruş; il gabbiano - pescăruş; la mosca - muscă: il
moscerino - musculiţă; la zanzara - ţânţar; la vespe - viespe; il ronzìo -
bâzâit, zumzăit; la pizzicottata - înţepătură, ciupitură; l’ape - albină; il
pungiglione - ac înţepător; succhiare - a suge; pungere - a înţepa; affliggere
- a (se) întrista, mâhni, chinui, îndurera; parassitico - parazit; la pulce -
purice; la zecca - căpuşă; la cìmice - ploşniţă.
Esercizi: 1. Rispondete alle domande:
Quali sono i pesci che conoscete? Descriveteli!
Ma le rèttili?...
Come sono la lucertola e la salamandra?
Quali sono gli animali a molte gambe?
Che uccelli conoscete? Come hanno loro il corpo e le zampe? Che cosa
hanno invece delle braccia?
Quali sono gli uccelli che vivono nei boschi?
Come si chiamano gli uccelli del mare?
Descrivete gli insetti conosciuti (corpo, testa, zampe ed ali). Quali di essi
sono simpatici e quali antipatici?
2. Traducete in italiano: Corpul peştilor este acoperit cu solzi, iar aripile
şi coada îi ajută să înoate. Crocodilii, balenele şi rechinii sunt animale de
apă periculoase. La polul nord trăiesc foca, morsa şi ursul polar. Vipera,
şarpele, şopârlă şi salamandra se târăsc pe pământ. Păianjenul, omida,
viermele şi miriapodul au multe picioare. Dotate cu pene, aripi, ghiare şi
cioc, rândunica, vrabia, cocorul şi barza îşi ciugulesc singure hrana. Raţa
sălbatică, lişiţa, prepeliţa, potârnichea sunt păsări de vânat. Ciocârlia şi
privighetoarea ne încântă cu frumosul lor tril. Coţofana, pupăza, cucul şi
ciocănitoarea trăiesc în pădurile noastre. Albina ne dă miere, musca,
ţânţarul şi viespea ne dau ciupituri provocate de acul lor înţepător care ne
suge sângele. Insectele parazite (puricele, căpuşa şi ploşniţa) sunt nocive şi
antipatice, dar au şi ele raţiunea lor de a exista.
Lessico: dotat - dotato, munito di; tril - il trillo.

I NOMI ALTERATI (Substantive cu


sens schimbat prin sufixare)

I nomi alterati sono quelli che derivati con l’aiuto di certi suffissi da un
nome ad un senso di base, ottengono un significato diverso. Questi suffissi
sono:
1. Suffissi accrescitivi: -ona; -one; -cione; -occio; -otto, -otta.
Esempio: vecchiona; stivalone; grassoccio; palazzotto (bătrânică, cizmă
mare, grăsun, palat mare).
2. Suffissi accrescitivi dispregiativi o peggiorativi: -astro; -accio; -aiolo;
-icchio; -onaccio.
Esempio: medicastro; ragazzaccio; donnaiolo; avvocaticchio; birbonaccio;
(doctoroi, băieţoi, fustangiu, avocăţoi, ticălos mare).
3. Suffissi diminutivi: -ino, -ina; -icino, -icina; -ello, -ella; - ellino, -
ellina; -icella, - icella; -etto, -etta; -uccio, -uccia.
Esempio: ragazzino; posticino; colombella; sorellina; fiumicello;
orsacchiotto; casuccia (băieţel, locşor, porumbel sălbatic, surioară, râuleţ,
ursuleţ; căsuţă).
4. Suffissi diminutivi dispregiativi o peggiorativi: -onzolo; -
uncolo; -uzzo; -acchiotto, -achetto; -ucchio; -orello; -ucola; -acio; -
ucciaccio; -olaccia; -attolo.
Esempio: mediconzolo; maestrucolo; libruzzo; sacchetto; cappellaccio;
pittorello; straducoia; ragazzacio; quadrucciaccio; articolaccio; omiciattolo
(doctoraş, învăţătoraş, carte mică neimportantă, săculeţ, pălăriuţă, străduţă,
băiat rău; tabloaş, articolaş, omuleţ - toate lipsite de valoare).
5. Suffissi vezzeggiativi (de alintare): -ino; -iccino; -ellino; -ezzina, -
izzina; -uccia; -uzzo.
Esempio: bacino; libricino; fiorellino; ragazzina; sorelluccia; viuzza (pupic,
cărţulie, floricică, fetiţă, surioară, străduţă).
Nota: Questi suffissi non si devono confondere con le desinenze (le
terminazioni) di certe parole aventi già un determinato senso. Dobbiamo
dunque far la distinzione tra: il bar (bar) - il barone (baron); la bocca (gura) -
il boccone, la boccata (îmbucătură); la botte (butoi) - il bottone (nasture); il
burro (unt) - il burrone (prăpastie, râpă); il masso (stâncă, rocă); - il
massone (mason, francmason); il matto (nebun) - il mattone (cărămidă); il
merlo (mierlă) - il merletto (dantelărie); il monte (munte) - il montone
(berbec); il mulo (catâr) - il mulino (moară); il posto (loc) - il postino
(poştaş); la rapa (nap) - la rapina (jaf, pradă); la storia (poveste) - lo
storione (nisetru); il tacco (toc) - il tacchino (curcan); il tifo (microbist) - il
tifone (tifon); il viso (chip) - il visone (vizon).
Esercizi: 1. Fate delle proposizioni usando i nomi alterati di qui sopra
(diminutivi ed accrescitivi, vezzeggiativi e dispregiativi).
Esempio: Mi son comprato una casa - una casuccia, una casupola, una casetta.
2. Fate delle proposizioni adoperando questi nomi.
Esempio: Mario ha un viso piacevole. Signora De Gasperì ha una bella pelliccia
di visone.

GLI
PSEUDOSUFFISSI
(Sufixe false,
pseudosufixe)
-filo - indica un’attitudine, una preferenza: bibliòfilo
-fobia, -fobo - indicano il disprezzo provocato da qualcosa: idrofobìa
-geno - indica il generarsi: fumògeno
-fugo - indica una corsa, un’allontanamento: centrìfugo
-fero - vuol dire "che porta": fruttìfero.
3.Traducete il testo che segue:
Băiatul suferea de hidrofobie. Petrecea multe ore în biblioteca facultăţii de
filologie, iubea lectura şi mulţi îl numeau un bibliofil. Profesorul de fizică
adusese o maşină hidrofugă în laborator. Se făceau experienţe cu formule pe
bază de oxiden şi hidrogen. Tehnologia produselor metalifere se bazează pe
experienţe şi încercări de mulţi ani.

AVVERBI DI
TEMPO (Adverbe
de timp)

I più frequenti avverbi di tempo (che indicano il presente, il passato ed il


futuro) sono: adesso, ora (or ora) - acum (chiar acum); allora (allora allora)
- atunci (chiar atunci); oggi, oggigiorno - astăzi; ieri, domani, l’altroieri,
dopodomani, ecc. - ieri, mâine; alaltăieri, poimâine, ecc.; prima - mai
înainte; poi, dopo - după; presto -curând, devreme; tardi - târziu; stamattina,
stanotte, stasera - azi dimineaţă, azinoapte, astăseară; quando - când; spesso -
des, deseori; sempre - mereu; mai - vreodată, niciodată; tosto - curând,
repede; sùbito - imediat; talvolta (uneori, câteodată); intanto (între timp, în
acest timp), frattanto (între timp, deocamdată); settimanalmente -săptămânal;
mensilmente - lunar.
Nota: L’avverbio mai si traduce "vreodată, oare" nelle proposizioni
interrogative, condizionali, dubitative.
Esempio: Hai mai visto una cosa del genere? (Ai mai văzut vreodată aşa
ceva?) Chi mai l’avrebbe saputo? (Cine oare să fi ştiut?). Non so se sia mai
stato in America! (Nu ştiu să fi fost vreodată în America!) e "niciodată" nelle
proposizioni negative: Non ho mai visto una cosa del genere. (N-am văzut
niciodată aşa ceva). Non vuole scriverti mai. (Nu vrea să-ţi mai scrie
niciodată).
Mai si rafforza a volte con più.
Esempio: Non ti voglio vedere mai più. (Nu vreau să te mai văd niciodată.)
"Mai e poi mai" avrà il senso totalmente negativo: Mai e poi mai non
cambierà (Niciodată, absolut niciodată nu se va schimba.)
L’avverbio già si traduce "deja, şi, fost": Marcello era già arrivato. (Marcelo
venise deja.) Te l’ho già data. (Ţi-am şi dat-o.) Abita Viale della Repubblica,
già Viale Fossi. (Locuieşte pe bulevarul Republicii, fost B-dul Fossi.)
Giammai rende più forte il senso di mai: Non ci tornerà giammai. (Nu se va
mai întoarce niciodată.)
Le locuzioni avverbiali di tempo le più frequenti sono: fra poco - peste
puţin (timp); poco fa - acum puţin (timp); d’ora in poi, d’ora in avanti - de
acum înainte; di buon’ora - devreme; la prima volta - prima oară; l’ultima
volta - ultima oară; una volta - odată; a volte - uneori; un giorno - ìntr-o zi;
nottetempo - în timpul nopţii; di quando in quando - din când în când ... ecc.
Esercizi: 1. Traducete in italiano:
Acum, când citesc scrisoarea ta, îmi dau seama că mai devreme sau mai târziu
tot trebuia să-ţi spun anumite lucruri. Vei veni curând la ţară. Ai să vii
repede, pentru că ai nevoie de aer proaspăt şi de odihnă. Î ntotdeauna
ţi-a plăcut să trăieşti mai calm. Dar te-ai întrebat vreodată dacă satul a rămas
la fel cum era, dacă lumea nu s-a schimbat întrucâtva? Cu puţin timp în urmă
totul mergea destul de bine; poluarea şi haosul din marile oraşe, starea de
oboseală şi nervozitate a oamenilor nu erau cunoscute în aceste locuri.
Acum nu se mai trăieşte ca odinioară, calm, liniştit, cu destul timp la
dispoziţie pentru plimbări, meditaţii şi odihnă. Câteodată ai impresia că
acele timpuri patriarhale nu vor mai exista niciodată.
Lessico: întrucâtva - alquanto, in una certa misura; poluare - l’inquinamento; haos -
il caos, stare de oboseală şi nervozitate – l’esaurimento nervoso; destul, destul de -
abbastanza; calm - calmo, con calma; patriarhal - patriarcale.
2. Traducete in romeno, facendo attenzione agli avverbi:
Il Vesuvio urlava nella notte, sputando sangue e fuoco. Dal giorno che vide
l’ultima rovina di Ercolano e di Pompei sepolte vive nella tomba di cenere e di
lapilli, non s’era mai udita in cielo una così orrenda voce.
Un gigantesco albero di fuoco sorgeva altissimo fuor della bocca del
vulcano: era un’ֹimmensa, meravigliosa colonna di fumo e di fiamme, che
affondava nel firmamento fino a toccare i pallidi astri. Lungo i fianchi del
Vesuvio, fiumi di lava scendevano verso i villaggi sparsi nel verde dei
vigneti. Il bagliore sanguinoso della lava incandescente era così vivo, che per
un immenso spazio intorno i monti e la pianura n’erano percossi con
incredibile violenza. Boschi, fiumi, case, prati, campi, sentieri, apparivano
nitidi e precisi, come mai avviene di giorno; e il ricordo del sole era già
lontano e sbiadito. (Curzio Malaparte)*
Lessico: sputare - a scuipa; la cenere - cenuşă; il lapillo - pietricică,
lapil (vulcanic); orrendo - oribil, îngrozitor; affondare - a afunda, scufunda; il
firmamento - firmament, bolta cerească; spargere (sparso) - a împrăştia;
il bagliore - strălucire, lumină orbitoare; percuotere (percossi) - a bate, lovi,
izbi, emoţiona puternic; il sentiero - cărare; nitido - neted; sbiadire
(sbiadito) – a decolora, a păli.

*Scrittore italiano (1898-1957), che ha evocato nella sua opera -


"Kaputt", 1944, "la Pelle", 1949 -la guerra ed il dopoguerra.

NAPOLI

Conosciamo l’Italia

"Bella e ridente,
sopra l’azzurro
mare, s’erge una
terra che si chiama
Napoli.

Napoli fu, durante tutta l'antichità, una delle più illustri città della
Campania.
Secondo la leggenda, la sirena Partenopea, che incantava i marinai delle
navi, facendoli morire, mentre s’avvicinavano per sentire il bel canto dall’Isola
"delle sirene" (sembra, di fronte alla costa di Positano) donò il suo nome alla
città sviluppata intorno alla sua tomba; è per questo che si parla della città
partenopéa e di partenopéi.
Secondo la stessa leggenda, solo Ulisse, il furbissimo eroe d’Itaca, riuscì
a sopravviverne, legato all’albero maestro del suo fragile scafo e con le
orecchie turate con grumi di cera.
I greci si insediarono per tappe successive a Napoli, il primo possesso
territoriale essendo nella verde isola di Pithecusa (Ischia) nel IX secolo a. C. e
poi a Cuma, nel secolo successivo. Solo nel VI sec. a. C. essi fondarono Partenopea
sull’isoletta di Megaride.
Nel 470 a. C., dopo alcune vicende belliche tra Etruschi e Cumani questi
ultimi decisero di fondare la città di Neápolis (città nuova), distinta dal vecchio
insediamento di Palépolis (città vecchia).
Ai primordi Napoli fu una Repubblica Aristocratica, con due arconti assistiti
da un consiglio di nobili alla testa. Come tutte le città greche era ricca di edifici
di culto e d’utilità (Templi, Curia, Teatro, Odeon, Ippodromo), greche essendo
la sua lingua, le consuetudini civili, la cultura, l’arte, la musica, la mentalità e
la sensibilità. Insieme a Taranto e Cuma, Napoli fu la testimonianza della
straordinaria civiltà della Magna Grecia, dalla quale nacque poi la civiltà di
Roma.
Conquistata dai Romani nel sec. IV a. C., Napoli (come anche le sue
splendide vicine Cuma e Capri) fu il posto ideale scelto dal patriziato e dagli
imperatori di Roma per trascorrere l’inverno, così come fecero Virgilio,
Augusto, Tiberio, Nerone, Bruto, Lucullo, ecc. Però i napoletani restarono
fedeli alla loro lingua ed ai loro costumi fino alla fine dell’Impero.
A Napoli trovarono il clima ideale per il loro talento anche intellettuali
come Cicerone, Orazio, Plinio il Vecchio, Silio Italico, Lucio Gaio, Papinio
Stazio, Lucrezio Caro, Virgilio. Quest’ultimo, stabilitoci, scrisse le sue opere
più belle.
In fine, in questa meravigliosa città del golfo tirreno, dove nacque nel 1598 il
più grande rappresentante del barocco, Gianlorenzo Bernini, al quale Roma
deve tanto del suo splendore, vennero e vissero poi anche altri artisti, poeti,
scienziati di tutta l’Italia, come Giotto e Simone Martini (che ci dipinsero i loro
capolavori, quelli di Giotto purtroppo perdendosi) e Pietro Cavallini.

Nelle grandi linee la storia di Napoli si può riassumere nei secondi


periodi:
1. greco-romano (VII sec. a. C. - V sec. d. C. );
2. gotico-bizantino (V-VIII secolo)
3. ducato autonomo (763 - 1139);
4. regno normanno-svevo (1140 - 1266);
5. regno angioino-aragonese (1266 - 1503);
6. viceregno spagnolo, con appendice austriaca (1503 - 1734);
7. regno borbonico, con le parentesi del decennio francese (1734 -
1860).
Successivamente le vicende di Napoli si inseriscono in quelle dell’Italia
unita.
Le famose porte antiche di Napoli (quattro) sono:
Porta Capuana - eretta nel 1484, su disegno di Giuliano da Maiano, tra
due torri cilindriche, dette Onore e Virtù. Splendida decorazione marmòrea
con in alto lo stemma di Carlo V.
Porta Nolana - del XV sec., come la prima, sviluppata tra due torri cilindriche,
denominate Fede e Speranza. In bassorilievo dell’arco mostra Ferdinando I
d’Aragona a cavallo.
Port’Alba - innalzata nel 1625, al tempo del viceré Antonio Alvarez de
Toledo, duca d’Alba, è rifatta verso il 1700. In alto, la statua bronzea di
San Gaetano.
Porta San Gennaro - ricostruita alla metà del ’400 dopo lo spostamento
delle mura della città. Nei nicchioni si vedono i resti di un affresco di
Mattia Preti (XVII sec. )
I Castelli:
Maschio Angioino - chiamato "la perla" della piazza del Municipio, di
fronte al porto. E’ stato costruito nel XIII sec. dagli Angioini e
completamente rifatto dagli Aragonesi. Restaurato più volte, ha due parti
principali: la Cappella palatina (o di Santa Barbara) e la Sala dei baroni,
dove si svolgono oggi i lavori, comunali. Il suo arco di trionfo celebra
l’ingresso a Napoli di Alfonso I d’Aragona, nel 1443.
Castel dell’Ovo - la sua mole imponente domina il Borgo marinari, sul
lungomare di Santa Lucìa. Sulla sua area di scoglio tufàceo collegato alla
terraferma, sorgeva anticamente una dipendenza della villa del patrizio
romano Lucio Lucinio Lucullo. Fu abitato poi da monaci basiliani e dai
Normanni e dagli Angioini, che l’ampliarono.
Castel Sant’Elmo - scavato in gran parte in tufo, sul colle chiamato
anticamente Paturcium, domina la città. Il suo primo nùcleo fu costruito nel
1329, sotto Roberto d’Angiò. A pianta di stella allungata a sei punte, viene
circondato da bastioni e fortini di forma ed epoche diverse,
Castelcapuano - è da secoli sede dei tribunali, il nome preso dalla vicina
Porta Capuana. Fu fondato nel XII sec. da Guglielmo I, detto il Malo,
ampliato da Federico II di Svevia e restaurato e fortificato da Carlo I
d’Angiò.
Le Chiese di Napoli:

Il Maschio Angioiano
Il Palazzo Reale

Il Duomo - Inaugurato nel 1315 nella presenza di Roberto d’Angiò e


della regina Sancia, ha subito molti rifacimenti. Di grande importanza
storica ed artistica è la cappella del tesoro di San Gennaro (padrone
spirituale della città), in cui sono custodite le ampólle col sangue
miracoloso del santo padrone. Il sangue si scioglie due volte all’anno (in
maggio e settembre), rinnovando un prodígio di cui si occupano scienziati
di tutto il mondo. La cappella di Santa Restituta è stata la prima basilica
napoletana, incorporata poi nella cattedrale.
Santa Chiara - E’ un’opera delle più belle costruita nei primi anni del
’300 dai sovrani angioini. Nel ’700 fu rinnovata all’interno in stile
barocco. Danneggiata durante i bombardamenti del 1943 è stata ricostruita
nello stile originale: il gotico provenzale. Fu la chiesa della regalità e della
nobiltà napoletana. Dietro all’altare maggiore c'è la tomba, di Roberto
d’Angiò, grandioso monumento trecentesco. Il chiostro maiolicato del suo
convento è stato restaurato nel ’700 da Domenico Vaccaro.
Gesù Nuovo - Sorse alla fine del’ 500 sull’area del palazzo Sanseverino,
principe di Salerno. L’nterno della chiesa è maestoso. Il pavimento ed il
rivestimento delle pareti sono in splendidi marmi polìcromi. Sontuosa la
decorazione di altari e cappelle, pregevoli opere di pittura e scultura.
San Domenico Maggiore – Fu edificata in forme gotiche alla fine del
Duecento ed ha subito profonde trasformazioni durante i secoli. Divenne
barocca nel ’600 e tornò allo stile originale dopo i restauri dell’800.
All’interno (la navata a destra), si trovano i resti di una chiesa romanica.
Sono splendidi il Cappellone del Crocifisso e la sagrestia. Nell’annesso
convento visse ed insegnò San Tommaso d’Aquino.
San Giovanni a Carbonara – Fu iniziata nel 1343 e poi ampliata e
rimaneggiata. Comprende tre opere maggiori di scultura: il monumento di
re Ladislao, il sepolcro di ser Giovanni Caracciolo ed il monumento dei
Miroballo.
San Lorenzo Maggiore - In questo tempio Giovanni Boccaccio incontrò
Fiammetta (nel 1334), la donna amata e celebrata nella sua opera.
Dopo pochi anni qui si rifugiò in preghiera Francesco Petrarca (che
abitava nell’annesso convento), durante una furiosa tempesta
accompagnata da maremoto. La grandiosa costruzione è della fine del
’200 e trasformata nel ’600. Ci si trovano i sepolcri di Caterina d’Austria,
Carlo di Durazzo, Roberto d’Artois. Sotto il convento e la chiesa, gli
scavi hanno rilevato l’epoca greca e l’epoca romana.
San Paolo Maggiore - Fu eretta alla fine del’500 sulle rovine di una
chiesa del IX secolo, sul posto di un vecchio tempio romano dei Dioscuri.
La scalinata a doppia rampa fu disegnata da Francesco Grimaldi, un
maestro del barocco napoletano. Nell’interno, dipinti da Massimo
Stanzione, Paolo De Matteis, Francesco Solimena.

Lessico: incantare - a vrăji, fermeca; il marinaio, i marinai - marinar;


avvicinarsi - a se apropia; furbo - viclean, şiret; l’albero maestro -catargul
principal; lo scafo - corpul navei, bărcii; turare (turato) - a astupa; il grumo
- cocoloş; la cera - ceară; insediarsi - a se instala; la tappa - etapă;
successivo - succesiv; l’isoletta - insuliţă; ai primordi - la origini, la început;
l’arconte - arhonte (antic); il tempio, i templi - templu; la consuetudine -
obicei, obişnuinţă, uzanţă; il patriziato - patriciat; purtroppo - din păcate,
din nefericire; normanno - normand; svevo - suab; gli Svevi - împăraţii
germani din dinastia de Suabia; angioino - locuitor din Anjou; gli Angioini -
reprezentanţii casei de Anjou; aragonese - aragonez; vicerègno - viceregat;
borbònico - burbonic; marmòreo - marmorean, marmoreu; lo stemma -
stemă; il bassorilievo - basorelief; lo spostamento - deplasare, mutare; la
nìcchia - nişă; il nicchiòne - nişă mare, cutie; l’affresco - pictură în frescă;
lavori comunali - lucrările primăriei; la mole - clădire mare, masivă,
mausoleu; lo scòglio -stâncă, stâncă ascuţită; il tufo - tuf (vulcanic); tufàceo
- din tuf; collegato - legat; la terraferma - uscat (faţă de insulă); ampliare - a
lărgi, extinde; scavare - a săpa, scobi, adânci; il bastione - bastion; il fortino
- fort izolat, redută; il rifacimento - refacere; custodire (custodito) - a păstra,
conserva; l’ampolla - vas de sticlă cu toartă, sticluţă pentru untdelemn;
sciogliersi - a se topi, dizolva; rinnovare un prodìgio - a repeta o minune; il
sovrano - suveran; il chiostro - incinta unei mănăstiri, cu locuinţele
canonicilor; la maiòlica - majolică, faianţă; maiolicato - acoperit cu majolică
(faianţă); il convento - schit, mănăstire, sontuoso - somptuos; pregèvole -
preţios, meritoriu; ii restàuro - restaurare; il cappellone - capelă mare; la
sagrestia - sacristie; annesso -anexat, alăturat, dependinţă; rimaneggiare -
a modifica, a reface; ser - Don, Signor; il maremoto - curent marin
violent, clocot, ochi de apă; gli scavi - săpături; la scalinata - scară
monumentală; la rampa - rampă.

A. B. C. divertente

Aforismi alfabetici

SE - La regina delle ipòtesi.


SEGRETO - Una cosa che si dice a tutti a bassa voce.

CORSO XXII

IN
ALBERGO
(La hotel)

La famiglia Cillerai va a trascorrere un paio di giorni a Casetta, al mare.


Quest’anno vorrebbero passare delle vacanze un po’ particolari, perché
festeggiano i loro vent’anni di matrimonio. E’ un’occasione che non si
dovrebbe mai dimenticare!
Il Signore Cillerai ha già inviato un fax all’albergo "Bella vista", che,
pensa lui, potrebbe offrire ai turisti almeno questo: "una bella vista".
Ecco il giorno tanto sognato: i Cillerai arrivano in tassi davanti al
portone di un albergo non tanto grande, ma molto carino: le tendine color
rosa alle finestre e gli ombrellini sulla terrazza del bar - proprio sulla riva
del mare, sotto le palme -sembrerebbero farti entrare nel paradiso!
Il garzone attento, che non farebbe mai aspettare i clienti dell’albergo,
apre la porta della macchina, salutando cortesemente la signora ed il
signore e chiama subito il facchino per portare i bagagli.
Ecco ora i nuovi arrivati alla ricezione dell’albergo, per compilare i
mòduli richiesti con gli anagrafici dalla carta d’identità, o dal passaporto.
– Giorni fa Le abbiamo inviato un fax per prenotare una stanza grande, con
letto matrimoniale, una delle più belle (se possibile), con il balcone sul
davanti, verso il mare, dice Signor Cillerai. Ci piacerebbe vedere lo spuntar
del sole la mattina, presto. Niente di più bello che svegliarsi accarezzati da
un raggio d’oro!
– Sissignore. Abbiamo ricevuto il Suo fax. Avremmo una stanza del
genere al primo piano, una grande stanza con bagno. E’ molto bella e
soddisfarebbe i Loro gusti. C’è tutto l’occorrente: telèfono, radio, televisore
e frigorìfero. Sul balcone ci sono le poltrone a sdraio ed alla ricezione
potranno chiedere qualsiasi altra cosa che farebbe comodo Loro: giochi a
scacchi, carte, ecc. C’è solo un inconveniente: per ora si lavora all’impianto
d’aria condizionata. Dovrebbero aspettare ancora un po’ prima di essere
riparato il guasto.
Quanto riguarda la spiaggia, ci sta tutto: troveranno nell’albergo ombrelloni,
sdraie, ecc.
– La ringrazio, Lei è molto gentile. Vorremmo però vedere prima questa
stanza e se ci piacerà, la prenderemo.
– Dov’è che si mangia di solito? Si potrebbe mangiare anche qui?
– Sissignore La piccola colazione è già inclusa nel prezzo della camera.
Per gli altri pasti potrebbero andare in qualsiasi ristorante nei dintorni.
Nell’albergo c’è un bar, dove troveranno sempre un caffè, una bibita fresca,
però potrebbero consumare anche quello che c’è nel frigorìfero della loro
stanza.
– Va bene. Vorrei sapere se possiamo pagare anche con la carta assegni.
– Si, come no. Lei può pagare anche in contanti, o con assegno
turistico.
Accettiamo tutto.
– E per le chiamate telefoniche come si fa?
– Si può parlare dalla ricezione, ma lo si potrebbe fare anche dalla stanza.
– E per parlare all'estero?
– In questo caso dovrebbero chiedere il numero desiderato al centralino.
– Bene, grazie! Andiamo a vedere la nostra stanza!
– Si, Signori. Ecco qui i Loro documenti. Il facchino porterà subito in camera
i Loro bagagli. Speriamo di non aver problemi e di trascorrere qui delle belle
vacanze!
Ci piacerebbe averli ospiti anche l’anno prossimo. A presto e "Buona
permanenza"!

Voci, Strutture: trascorrere - a petrece (le vacanze); festeggiare - a petrece,


a sărbători; il matrimonio - căsătoria; il tassi - taxi; il portone -poartă de
intrare, portal; la tendina - perdea; l’ombrellino - umbrelă, umbreluţă; la riva
del mare - malul mării; la palma - palmier; confortevole -comfortabil; il
garzone - portar; il facchino - hamal; compilare un modulo - a completa un
formular; gli anagrafici - datele de stare civilă; la carta d’identità - buletin de
identitate; il passaporto - paşaport; prenotare - a rezerva; col balcone sul
davanti - cu balconul la faţadă; accarezzare - a mângâia; il letto
matrimoniale - pat dublu, matrimonial; la poltrona a sdraio - fotoliu
prelungit; la sdraia - şezlong; il gioco a scacchi - şah; l’inconveniente -
inconvenient; l'aria condizionata - aer condiţionat; riparare un guasto - a
repara o defecţiune; quanto riguarda - cât priveşte; i dintorni -împrejurimi; la
bibita - băutură; la carta assegni - cartă de credit; i contanti - (plată) numerar;
l’assegno turistico - cec de călătorii; la chiamata telefonica - apel, convorbire
telefonică; il centralino - centrală (telefonică); il bagaglio - bagaj;
"buona permanenza" - sejur plăcut.

Esercizi: 1. Traducete in romeno:


Vorrei andare via proprio adesso, però ho ancora da fare. Rimarresti
volentieri in questo albergo? Avreste potuto scegliere meglio. Vi
piacerebbe vivere in albergo? Potremmo andare anche noi in montagna.
Andresti stasera a ballare con Verònica? Vorrei bere qualcosa di fresco, ma per
questo dovrei uscire ed andare a comprarmi qualcosa. Lucìa avrebbe voglia
d’andare a teatro, ma Angela preferirebbe restare a casa a guardare la TV.
Forse manderemmo domani questo pacco postale, che ne dici? Ricevereste ben
volentieri quel ragazzo? Quando fui in Italia, avrei voluto visitare più cose a
Roma, ma purtroppo non ho avuto che poco tempo a disposizione!
Esercizi: 2. Parteciperete ad un simposio in un’altra città. Ci dovreste
sistemarvi in un albergo. Cercate di farci una prenotazione via fax,
rivolgendovi al direttore dell’albergo e specificando che stanza e che
servizi desidereste: stanza singola o doppia, a letto matrimoniale od a due
letti, con doccia, bagno, balcone, aria condizionata, telèfono, radio, TV,
piccola colazione, lavanderìa (spălătorie), stirerìa (călcătorie), bar, ristorante,
piscina, telefax, ecc.

ALCUNI VERBI IRREGOLARI ALL’INDICATIVO

Infinito Indie. Presente Passato Passato prossimo


dispiacere mi dispiace mi dispiacque mi è dispiaciuto
permettere permetto permisi ho permesso
supporre suppongo supposi ho supposto
proporre propongo proposi ho proposto
rendere rendo resi ho reso
comprendere comprendo compresi ho compreso
Esercizi: 3. Traducete in italiano adoperando questi verbi:
Ne pare rău că nu avem camera care va place, pentru că deocamdată
hotelul este plin, dar ne-am permite să vă sugerăm să vedeţi o alta, care
dă spre mare, la primul etaj. Presupun ca aţi dori o cameră cu două
paturi, cu duş şi cu balcon. Ne dăm seama că v-ar fi plăcut o cameră la un
etaj superior, pentru a avea o vedere mai amplă, dar ar trebui să mai
aşteptaţi două zile până se eliberează una de acest fel.
Lessico: deocamdată - per ora; a fi plin - essere pieno, essere al completo;
de acest fel - del genere.

IL MODO
CONDIZIONALE (Modul
condiţional)
Il modo condizionale indica un’azione che si avvera a condizione che se
ne avveri un’altra.
Esempio: Se fossi venuto presto, l'avresti trovato qui. (Dacă ai fi venit
înainte, l-ai fi găsit aici.)
Questo modo è adoperato per esprimere un desiderio o un giudizio
discreto, modesto o un dubbio.
Esempio: Vorrebbe un caffè. Direi che ha ragione. Che dovresti fare ? (Ar
vrea o cafea. Aş spune că are dreptate. Ce-ar trebui să fac?). Il condizionale
ha, come in romeno, due tempi: presente (avrei, sarei... ) e passato (avrei
avuto... sarei stato, -a. )

IL CONDIZIONALE PRESENTE E PASSATO DEI VERBI


AUSILIARI
AVERE ESSERE
Presente Passato Presente Passato
avrei avrei avuto sarei sarei stato, -a
avresti avresti avuto saresti saresti stato, -a
avrebbe avrebbe avuto sarebbe sarebbe stato, -a
avremmo avremmo avuto saremmo saremmo stati, -e
avreste avreste avuto sareste sareste stati, -e
avrebbero avrebbero avuto sarebbero sarebbero stati, -e

IL CONDIZIONALE PRESENTE DEI VERBI REGOLARI

I-a Coniug. -are Il-a Coniug. -erelll-a Coniug. -ire


port-erei prend-erei part-irei
port-erestì prend-eresti part-iresti
port-erebbe prend-erebbe part-irebbe
port-eremmo prend-eremmo part-iremmo
port-ereste prend-ereste part-ireste
port-erebbero prend-erebbero part-irebbero
(aş duce, aş lua, aş pleca... )

IL CONDIZIONALE PRESENTE DEI VERBI IRREGOLARI

ANDARE: andrei, andresti, andrebbe, andremmo, andreste,


andrebbero
BERE: berrei, berresti, berrebbe, berremmo, berreste, berrebbero
CADERE: cadrei, cadresti, cadrebbe, cadremmo, cadreste,
cadrebbero
DOVERE: dovrei, dovresti, dovrebbe, dovremmo, dovreste,
dovrebbero
GODERE: goderei, goderesti, goderebbe, goderemmo, godereste,
goderebbero
LASCIARE: lascerei, lasceresti, lascerebbe, lasceremmo, lascereste,
lascerebbero
POTERE: potrei, potresti, potrebbe, potremmo, potreste, potrebbero
RIMANERE: rimarrei, rimarresti, rimarrebbe, rimarremmo, rimarreste,
rimarrebbero
SAPERE: saprei, sapresti, saprebbe, sapremmo, sapreste,
saprebbero
TENERE: terrei, terresti, terrebbe, terremmo, terreste, terrebbero
VEDERE: vedrei, vedresti, vedrebbe, vedremmo, vedreste,
vedrebbero
VENIRE: verrei, verresti, verrebbe, verremmo, verreste, verrebbero
VIVERE: vivrei, vivresti, vivrebbe, vivremmo, vivreste, vivrebbero
VOLERE: vorrei, vorresti, vorrebbe, vorremmo, vorreste,
vorrebbero

IL CONDIZIONALE PASSATO:
avrei, avresti, avrebbe, avremmo, avreste, avrebbero fatto, scritto, mangiato...
ecc. sarei, saresti, sarebbe, saremmo, sareste, sarebbero andato (-a, -i, -e), partito
(-a, -i, - e), tornato (-a, -i, -e), ecc.
Nota: 1. I verbi terminati in -care, -gare soffrono un’alternanza consonantica del
tipo:
Inf. mancare Cond. mancherei
Inf. cominciare Cond. comincerei
Inf. pagare Cond. pagherei
Inf. mangiare Cond. mangerei
Nota: E’ da notare la differenza fra il futuro ed il condizionale presente che
consiste nella presenza della doppia M alla prima voce del plurale del
condizionale:
Futuro: avremo saremo staremo sentiremo goderemo
Cond. avremmo saremmo staremmo sentiremmo goderemmo

L’USO DEL MODO


CONDIZIONALE (Folosirea
modului condiţional)

Il modo condizionale si usa:


1. Nelle proposizioni completive dirette:
Esempio: So che dovrebbe venire... che sarebbe tornato (Ştiu că ar trebui
să vină..., să se fi întors...)
2. Nelle proposizioni subordinate di termine (completive indirecte),
dopo verbi come accorgersi (a-şi da seama), dubitare (a se îndoi), insistere
(a insista), lamentarsi (a se plânge), nei secondi casi:
a) il soggetto della proposizione completiva è diverso da quello dalla
principale:
Dubito che lui farebbe questo. (Mă îndoiesc că el ar face acest lucru.)
b) il soggetto dalla principale esprime una certezza o un’asserzione: Mi
accorgo che avrei bisogno di quel libro. (Îmi dau seama că aş avea nevoie
de acea carte.)
3. Nelle proposizioni relative introdotte per i pronomi relativi: che
(care), il (la) quale (care), i (le) quali (care).
Esempio: Questa è la cosa che farei. Gli uomini i quali vorrei conoscere
sono questi. (Aceasta este ceea ce aş face. Oamenii pe care aş dori să-i
cunosc sunt aceştia.)
4. Nelle subordinate avverbiali (propoziţii circumstanţiale):
a) nelle temporali, dopo le congiunzioni o le locuzioni: quando (când),
mentre (în timp ce), nel momento in cui (în momentul în care), man mano
che (pe măsură ce), dal momento che (din moment ce), dopo che (după ce),
tutte le volte che (ori de câte ori): La ragazza parlò quando ce l’avremmo
aspettato di meno. (Fata vorbi când ne-am fi aşteptat mai puţin).
b) nelle avverbiali di luogo, dopo l’avverbio dove (unde): Non si sapeva
dove sarebbero arrivati (Nu se ştia unde ar fi ajuns.)
c) nelle avverbiali di causa, introdotte per le congiunzioni: perché
(pentru că), poiché (întrucât, deoarece), giacché (fiindcă, întrucât), siccome
(întrucât, dat fiind că) e per le locuzioni: per il fatto che, dal momento che,
dato che (dat fiind că), visto che: Ti chiamo io, perché tu potresti trovare la
linea occupata. (Te sun eu, pentru că tu ai putea să găseşti telefonul
ocupat).
d) nelle avverbiali modali introdotte per l'avverbio come: Hai scritto
come l'avrei
fatto io. (Ai scris aşa cum aş fi scris şi eu - acest lucru)
e) nelle avverbiali limitative introdotte per: secondo che (după ceea ce),
a quello che (la ceea ce), per quello che (în ceea ce), a quanto (după
cât): Per quello che diresti, nessuno ti crederà. (Pentru ceea ce vei spune /ai
spune/, nimeni nu te va crede.)
Nota:
1. Nelle proposizioni subordinate, il modo condizionale può avere
significato di futuro:
Reggente: Subordinata:
Un tempo passato dell'indicativo Condizionale passato
Esempio: Mi dissero che sarebbero tornati presto (Mi-au spus că o
să se întoarcă târziu..
Mi hanno detto che avrebbero fatto tutto il possibile.(Mi-au
spus că vor face tot posibilul.)
2. Il modo condizionale non si usa nelle proposizioni condizionali come
si usa in romeno (Dacă aş putea... ţi-aş spune); in questo caso nella
subordinata si adopera il congiuntivo (il periodo ipotetico).
3. In certi casi, il condizionale dalla subordinata può essere sostituito per
un tempo dell’indicativo: Parti quando puoi. (Pleci când poţi - când ai putea.)

Esercizi: 1.Coniugate al condizionale presente e passato i seguenti


verbi:
gradire (a primi, a accepta), riservare, salutare, scrivere, sopportare, preferire,
dare, occupare, dire, fare, allontanarsi, sentirsi, credere, mettere, temere,
rendere, suonare, scegliere, mangiare, dormire,

2. Traducete in italiano: Ai vrea să mănânci o îngheţată? Am fi putut


pleca împreună la cinema, dar Luiza a avut alt program. Mario ar avea nevoie
de ajutor, nu de sfaturi. Unde aş putea găsi aceste medicamente? Copiii ar dori
numai gumă de mestecat şi ciocolată, dar nu este recomandabil pentru
sănătatea lor. Am plecat cu avionul, dar aş fi preferat să plec cu vaporul. O să
vină în curând (vor veni), dat fiindcă trenul ar fi trebuit să sosească deja. Ai fi
putut să mergi şi tu la mare cu ei. A ştiut să se descurce foarte bine, în timp
ce eu n-aş fi ştiut ce să fac. Nu poate hotărî care ar fi calea cea mai bună de
urmat: ar pleca, dar ar mai şi rămâne. Îţi dai seama că ar trebui totuşi să-i dai
un sfat? Rido n-ar cumpăra o maşină de mâna a doua. Ai putea merge la el de
câte ori ai probleme, este un medic foarte bun.

AVVERBI DI QUANTITÀ
(adverbe de cantitate)

I più usati avverbi di quantità sono: molto, poco, meno, più, abbastanza,
troppo, assai, alquanto, altrettanto, nulla, niente (mult, puţin, mai puţin, mai
mult, destul, prea mult, aşa de mult, întrucâtva, la fel, de asemenea, nimic).
L’avverbio affatto significa interamente, assolutamente nelle proposizioni
affermative. (Sei sicuro di aver detto questo? Affatto!) o nimic, nicidecum,
preceduto da niente, nelle proposizioni negative: Hai saputo questo? Niente
affatto!
Un avverbio di quantità (minima), derivato dal latinoè mica.
Esempio: Non sta mica male. (Nu stă deloc rău.)

AVVERBI OPINATIVI
(adverbe care exprimă o
opinie. )
Gli avverbi opinativi (care exprimă o opinie) sono di tre tipi:
1. affermativi: sì, ceno, appunto (da, sigur, întocmai);
2. di negazione: non, no (nu);
3. di dubbio: forse, probabilmente
Altri avverbi:
1. di somiglianzà: così, come (aşa, cum)
Esempio: Sei (così) come tuo padre.
2. aggiuntivi (che aggiungono qualcosa al valore dell’azione): anche,
altresì, pure, perfino, finanche, ecc. (şi, de asemenea, tot aşa, chiar, până
şi, până şi, chiar şi).

Locuzioni avverbiali:
tun’a un tratto, all’improvviso = improvvisamente;
insomma = finalmente;
in fretta = rapidamente;
alla marinara = come i marinai;
alla milanese = come (fanno) i milanesi;
in un batter d’occhio, in un àttimo = prestissimo;
a bizzeffe, dall’abbondanza = abbondantemente;
a stecchetto = poco, economicamente.

AVVERBI E LOCUZIONI AVVERBIALI ANTÒNIMI E PIÙ’


FERMI (Adverbe şi locuţiuni adverbiale antonime, şi mai
precise)
1. Avverbi di qualità:
poco * molto tanto, quanto abbastanza, ancora
più * meno troppo, assai punto, affatto
Ho letto molto, più di ieri. Ho letto poco, meno di ieri. Non mi sono riposato
affatto. (Nu m-am odihnit deloc. ) Ho lavorato tanto! Ho lavorato quanto non
credevo. Hai dormito abbastanza. (Ai dormit destul) Dormi ancora? Non
dormo affatto.

2. Avverbi di modo:
bene ≠ male volentieri ≠ malvolentieri talmente, perfino
presto ≠ adagio apposta ≠ casualmente così, come, ecc.
Locuzioni avverbiali: in fretta, a fatica, a malapena, a stento, di
passaggio, per mezzo di, in affitto, ad alta voce, a bassa voce, a memoria,
all’improvviso, ad un tratto, a poco a poco, ecc. (în grabă, cu greu, cu mare
greutate, în trecere, cu ajutorul, prin, cu chirie, cu voce tare, încet, pe de
rost, dintr-o dată, puţin câte puţin, ecc.).

Esempio: Parla bene l’italiano. Lo parla male. Si va presto. Andiamo in


fretta. Non si cammina adagio. Risponderò volentieri a quella lettera. Quella
cosa l’ha fatta apposta (casualmente). Era talmente (così) stanco dopo il
viaggio. Si deve leggere ad alta voce. Dobbiamo sapere la poesia a memoria.
Ad un tratto (ad improvviso) si alzò e cominciò a parlare. A poco a poco
arrivò anche la primavera.

3. Avverbi di tempo:
prima ≠ poi, dopo sempre≠ mai tuttora ≠ non più
presto ≠ tardi spesso ≠ raramente (di) già ≠ non ancora
Locuzioni: in antico, con l’andar del tempo, quasi sempre, di giorno, di
notte, ogni tanto, quasi mai, di quando in quando, a lungo, di solito, per
sempre, d’ora in poi, prima e poi, in avvenire, un tempo, una volta,
qualche volta, di buon’ora, ecc. (odinioară, cu vremea, aproape mereu,
ziua, noaptea, aproape niciodată, din când în când, mult timp, de obicei,
pentru totodeauna, de acum înainte, mai devreme sau mai târziu, în viitor,
cândva, odată, câteodată, devreme, ecc.).
Esempio: E’ tuttora (ancora) in casa, o è già partito? E partito per sempre.
Lei va spesso in città. Ci va raramente (di rado). Tempo fa’ la gente viveva con
più calma. Lo capirà prima o poi. Con l’andar del tempo imparerà tutte le
lezioni. D’ora in poi (in avvenire) farò quello che mi piace. Di solito mangio
tardi.

4. Avverbi di luogo:
da qua «— quaggiù «— ≠ lassù —> su f
a là —» qui, qua «— ≠ lì, là -» giù ^

Locuzioni: da vicino, da lontano, da ogni parte, da una parte all’altra, a


pochi passi, al di qua, al di là, a destra, a sinistra, ecc. (de aproape, de
departe, de flecare parte, dintr-o parte într-alta, la câţiva paşi, dincoace de,
dincolo de, la dreapta, la stânga, ecc.).

Esempio: Vieni qui. Non andare di là. Gira di qui, gira di là, decìideti, si
passa da qui a qui. Andiamo lassù o restiamo quaggiù? Si va a destra, o a
sinistra? Si passa al di là del fiume. Lei abita a pochi passi da qui. Da ogni parte
vedevo gente portando dei fiori.

5. Avverbi di affermazione, negazione, dubbio:


certo neanche niente forse
proprio nemmeno nulla chissà!
sicuro neppure davvero eccome!

Locuzioni: di certo, di sicuro, senza dubbio, senz’altro, in verità, del


tutto, mica, per nulla (sigur, fără îndoială, neapărat, într-adevăr, total,
deloc, pentru nimic).

Esempio: In questa casa non trovi neppure (neanche, nemmeno) un po’ di


pane. Ero proprio (davvero) felice di rivederla. Tu non sei contenta per
nulla (affatto). Questo non è mica vero! Certo che lo so! Sicuro che viene!
Eccome non saperlo! Non so nulla. Forse ci tornerò. E’ un americano
di sicuro (di ceno, senza dubbio, sera’altro). La strada è deserta del
tutto (completamente).

Esercizi: Fate delle proposizioni adoperando gli avverbi studiati in questo


corso.
Esempio: Fa più freddo di ieri. Fa abbastanza (tanto, troppo, assai)
freddo. E’ venuto sicuramente (certamente, di sicuro, di certo, senza
dubbio). Non è nemmeno (neppure) venuto.

NAPOLI
(continuazione)
Conosciamo l’Italia

Altre chiese: Sant’Anna dei Lombardi (1411, trasformata nel ’600),


Santa Maria Donnaregina, insigne monumento napoletano, (con il sepolcro
della regina Maria d’Ungheria e decorata con célebri affreschi del
Trecento), Santa Maria del Cannine, del XII secolo, ingrandita nel 1300
con una chiesa chiamata Madonna "la Bruna"; il suo campanile a mattonelle
maiolicate è di Fra’ Nuvolo (prima metà del Seicento) ed altre.
A Napoli si possono ammirare anche le "guglie", costruite dopo l’eruzione
vesuviana de 1631: la Guglia di San Gennaro (opera di Cosimo Fanzago);
la Guglia di San Domenico (disegno di Francesco Picchiatti e poi di
Domenico Antonio Vaccaro); la Guglia dell’Immacolata (opera di
Giuseppe Di Fiore, con statue e decorazioni di Francesco Pagano e Matteo
Bottiglieri).
Tombe dei poeti: nella "Fuorigrotta", tra Mergellina e Fuorigrotta, si
trovano due celebri tombe: quella di Virgilio (in un colombario romano di
epoca augusta) e vicino, quella di Giacomo Leopardi, il gran poeta
romantico italiano, i cui resti ci furono portati dalla chiesa San Vitale.
I Musei: Il Museo archeologico nazionale è certamente il più importante
museo archeologico d’Europa e uno dei più valorosi del mondo.
Con la preziosa collezione che Carlo di Bortone ereditò da Farnese di
Parma, offre ad ammirare bronzi, marmi, pitture, suppellettili, trovati negli
edifici dissepolti a Pompei ed Ercolano e poi il materiale scoperto durante
gli scavi di Cuma e d’altre località campane. Notevoli anche la collezione
Borgia di antichità etrusche ed egiziane e la raccolta di monete antiche
chiamata la collezione "Santangelo".
Museo e gallerìe di Capodimonte - comprende la galleria nazionale il cui
nucleo è costituito dalla collezione Farnese ereditata dai Borboni (con
molte opere di Tiziano), la galleria dell’800, l’appartamento storico, le
collezioni di porcellane, l’armeria e raccolte varie.
Museo nazionale di San Martino - Accanto al Castel Sant’Elmo,
nell’omónima certosa, è un antico convento d’origine angioina, con
giardini a splendidi panorami. Comprende sezioni navali, ricordi storici del
regno di Napoli, delle feste e dei costumi, presepiali, ecc.
Museo di palazzo Reale - Le sale ed i saloni, splendidamente decorati,
contengono móbili, dipinti, sculture e porcellane di casa Borbone. Nella
Cappella c’è un’esposizione permanente "Arte sacra di palazzo".
Da tanti altri musei come: Museo Duca di Martina, Museo Principe di
Aragona Pignatelli Cortes, Museo civico di Castel Nuovo (chiamato anche il
Maschio Angioino) ed altri, contenenti tutti mobili, porcellane, oggetti di
valore artistico e storico pregiato, che rispecchiano la ricchissima e
diversissima storia napoletana, non si deve omettere la Cappella
Sansevero, tra i cui capolavori scultorei del ’700, il Cristo velato del
Sammartino è d’una bellezza eccezionale.
A Napoli c'è anche uno dei più importanti teatri lirici d’Europa.
Costruito nel 1737 (quattro decenni prima della Scala), per volontà di Carlo
di Borbone, il Teatro San Carlo fu distrutto da un incendio nel 1816 e
ricostruito durante sei mesi, su disegni di Antonio Niccolini. Col tempio
della lirica milanese divide il primato della più antica scuola di ballo
italiana, fondata nel 1812. Stendhal lo descrisse in queste parole: "La prima
impressione è quella di essere piovuti nel palazzo di un imperatore orientale.
Non c’è nulla in tutta l’Europa che non dico si avvicini a questo teatro, ma
ne dia la più pallida idea".
Di fronte al teatro si leva la facciata principale della Galleria Umberto
III, opera di Emanuele Rocco, Antonio Curri ed altri (1887), una della più
maestose architetture italiane in ferro e vetro, con decorazione "pompier"
alle pareti ed ai portici d’ingresso.
Napoli ha anche una delle prime università d’Italia. Costruita per ordine
di Federico II di Svevia, che oltre generale e guerriero, fu una ricchissima
personalità spirituale, amante delle lettere e della scienza, l’Università
napoletana doveva essere un faro di cultura ghibellina, opposto all’altro,
guelfo, di Bologna.
Vi furono chiamati i più celebrati maestri: Pier della Vigna, Taddeo
da Sessa, Andrea Bonello da Barletta.
Durante la casa d’Angiò, all’università di Napoli convennero uomini
dotti di tutta l’Italia, da S. Tommaso d’Aquino, che insegnò teologia
nell’Università, a gran poeti e scrittori come Cino da Pistoia, Francesco
Petrarca e Giovanni Boccaccio, vissutoci per venti anni. Anche il lombardo
Torquato Tasso fu attirato dalla bellezza di questa città, dove scrisse la
famosa e passionale opera: la "Gerusalemme Liberata".
Infine, Napoli è celebre con la sua conosciutissima "Spaccanapoli"- la
via antica, che fu aristocratica e la più tipica della città ottocentesca, e che
la divide tuttora quasi in due parti uguali; Napoli è celebre con le sue piazze
e statue dei suoi numerosi re ed eroi (come la statua di Garibaldi), con il
suo porto e con il suo lungomare.
Collocata ai piedi della collina di Posillipo, la piazza Mergellina
(celebrata da tanti poeti nei loro canti, come da Iacopo Sannazaro, che ci
abitò) è affacciata al golfo col piccolo porto Sannazaro, gremito di barche
da pesca e da turismo.

Lessico: la mattonella - cărămidă subţire, lespede; maiolicato -


acoperit cu majolică, cu faianţă; la guglia - turlă ascuţită, ornament
piramidal; l'Immacolata - Prea curată, Neprihănită; la grotta - grotă; la
Fuorigrotta - în afara grotei; il colombario - columbar, locul urnelor; i
suppellettile - mobilier scump, obiecte preţioase; disseppellire - a
dezgropa; l’armerìa - arsenal, panoplie, colecţie de arme; la certòsa -
mănăstire de călugări certozieni; il presépio - macheta reprezentând
naşterea lui Cristos; la porcellana - porţelan; il primato - întâietate,
prioritate; levarsi - a se ridica, înălţa; il guerriero - războinic, luptător;
convenire - a se întruni; gremito - ticsit, înţesat, plin; affacciarsi - a se arăta,
prezenta.

A. B. C. divertente

Aforismi alfabetici

SCRITTORE: Si chiama scrittore colui che scrive: si chiama "giovane


autore" colui che per quarant’anni non è mai riuscito a collocare un
manoscritto.

SPIRITO: Nello spirito, come nel commercio, quando non si

guadagna,si perde.

Lessico: collocare - a aşeza, a pune, a plasa; il manoscritto - manuscris.

CORSO XXIII

NEGOZI - Prima
parte (Magazine -
Prima parte)

Le merci che compriamo le vediamo di solito nelle vetrine dei negozi che
c’invitano a fare gli acquisti odierni. Ben messi in valore di giorno, in merito
ai disegner ed ai disegnatori di pubblicità e ben illuminati la sera
(quando non sono chiusi a saracinesche), questi negozi ci fanno ammirare
qui il vestito esposto su un manichino, là un libro o un pezzo di mobília, una
macchina, che forse un giorno speriamo di comperare.
Dai grandi articoli commerciali - attrezzi, macchinario, materiali da
costruzione, impianti elettrici, idraulici, mobili per l’appartamento o per
l’ufficio - dalle autovetture fino ai piccoli oggetti d’uso personale, il
commercio offre oggi tutte le scoperte della superproduzione in tutti i
campi. Reclami pubblicitari - nei magazzini, sulle strade, sui giornali, in
televisione - ci aiutano a decidere sulla scelta del nuovo profumo, soprabito
o detersivo.
Oltre ai classici negozi con le merci esposte lungo le pareti, nei gran
magazzini e nei supermercati troviamo varietà di prodotti in diversi reparti:
d'’bbigliamento, di merceria, d’articoli casalinghi, di tappezzeria, ecc.
Nel reparto di cosmetiche troveremo: profumi, acqua di toletta, di
colonia, di lavanda, cipria, fondotinta, latte di pulizia, ecc.; crema per il viso
(da giorno, da notte, idratante), per il corpo, gelée, solare, da barba;
shampoo, colorante, decolorante, schiuma da bagno; lozione tonica, per i
capelli; sapone (solido e liquido), dentifricio e spazzolino, deodorante,
solvente per le unghie, smalto per unghie, lacca per i capelli, lima e forbici
per manicure, pinza, péttini, spazzole, bigodini, asciugacapelli, rasoio (a
mano, elettrico), ecc.
Nel reparto d'elettrodomestici potremmo comprare macchine ed
apparecchi per la casa, come aspirapolvere, frullatori elettrici, forni,
fornelli, macchine da stiro ed altri apparecchi e poi prodotti per la casa e
per i locali pubblici.
Dal tabaccaio compriamo le sigarette ed i fiammiferi ed i cerini; alla
posta troviamo le buste, le carte, le cartoline ed i francobolli, mentre in
mesticherìa i prodotti necessari per pulire ed abbellire la nostra casa:
spazzole, scope, cera, sapone, vernici, pennelli, detersivi liquidi e in polvere
per lavapiatti, lavatrici, forni elettrici, fornelli a gas e per lucidare il
pavimento, le pareti, o per imbiancarle o dipingerle.
Le medicine le troviamo in farmacia ed il filo, gli aghi, gli spilli, i
bottoni, ecc. in merceria.
Le scarpe, i sandali, gli stivali e le pantofole le compriamo in una
calzoleria, mentre nei negozi di confezioni troveremo abiti già confezionati,
se non vogliamo andare dal sarto a cucirci indumenti a misura.
Per i bambini ci sono tanti negozi di giocattoli, basta solo entrarci con i
piccoli per non poterne più uscire. Ci vorranno comprare tutto: palle,
palloni, bambole, trenini elettrici, macchine ed aerei piccoli, barchette e
vaporetti, cámion - tutti meccanici ed automatici, guidati, matite colorate,
animaletti di stoffa o felpa, fucili ed altre armi (che non saranno da fuoco!),
aquiloni, racchette da tennis e da ping-pong, giochi diversi e libri.
Ma i libri li troviamo in libreria, mentre i quaderni, le penne e tutto il
necessario per scrivere troveremo in cartoleria.
Sfolgoranti sono le vetrine del pellicciaio e del gioielliere. Una vetrina
piena di pietre preziose: brillanti, smeraldi, rubini, zaffiri, montati in
bracciali, anelli, spilli, orecchini, poi vezzi di perle e di corallo, catenelle
d’oro e d’oro bianco e tanti ninnoli di ogni specie e qualità fa vittime tra le
donne di tutte le età: dalla più candida fanciulla fino alla più anziana signora.
Tutte sogneranno il mondo delle favole davanti a tali oggetti.

Voci, Strutture: il disegner - designer; il manichino - manechin; la


pubblicità -reclamă, publicitate; il detersivo - detergent; la cipria - pudră; la
fondotinta - fond de ten; lo smalto per le unghie - email, lac de unghii; la
lacca dei capelli - fixativ pentru păr; la lima - pilă; la pinza - pensetă; la
spàzzola - perie; il bigodino - bigudiu; l’asciugacapelli - fen, uscător de păr;
gli elettrodomestici - articole electrocasnice; la lavapiatti - maşină
automată de spălat vase; lucidare a - a lustrui; il forno - cuptor; il fornello a gas
- aragaz; il tabaccaio - vânzător de ţigări; i fiammiferi - chibrituri din lemn; i
cerini - chibrituri din ceară; la busta - plic; la carta - carte poştală; la cartolina
- vedere; il francobollo - timbru; la mesticheria -magazin de vopsele; la
vernice - vopsea; il detersivo - detergent; la spazzola - perie de haine; il filo
- fir, aţă; l’ago - ac; lo spillo - ac cu gămălie; il bottone - nasture; la
calzoleria - cizmărie; il giocattolo - jucărie; la palla - minge; il pallone -
balon; la bambola - păpuşă; il trenino - tren; la stoffa - stofă, material; il
felpa - pluş; il fucile -puşcă; l’arme - armă; l’aquilone - zmeu; la
racchetta - rachetă; la cartoleria -papetărie; sfolgorante - strălucitor,
sclipitor; il brillante - briliant; lo smaraldo -smarald; il rubino - rubin; lo
zaffiro - safir; il vezzo - şir, colier de mărgele, de perle; la catenella -
lănţişor; il ninnolo - jucărie, fleac, zorzoane.

LA CONGIUNZIONE
(Conjuncţia)
La congiunzione è la parte invariabile del discorso che serve ad
unire, a congiungere gli’elementi di una proposizione, o di due
proposizioni. Le congiunzioni sono di due tipi:
a) Congiunzioni coordinanti (che uniscono elementi dello stesso
ordine);
b) Congiunzioni subordinanti (che uniscono un elemento inferiore
all’altro).
Le congiunzioni sono semplici (formate da una sola parola: e, ma, che... )
o composte (formate da due o più parole: per-ché, ne-anche, in-oltre, af-
fin-ché).
Quando sono congiunte in un gruppo di parole che si traduce per un solo
termine, esse diventano locuzioni congiuntive: di modo che, nel tempo che, visto
che, in quanto che..., ecc.).

a. LE CONGIUNZIONI COORDINANTI sono:


1. Copulative: e, né, neppure, neanche, nemmeno (şi, nici, nici
măcar).
Esempio: Ho fame e ho sete. Non vuole né parlare.
2. Avversative: ma, però, anzi, tuttavia, pure, invece (dar, însă, în
schimb, totuşi, cu toate acestea, în schimb).
Esempio: Renzo ha superato l’esame, però Mario è stato bocciato.
3. Disgiuntive: o, oppure, ossia, altrimenti (sau, sau chiar, sau fie,
altfel).
Esempio: Lo sai o non lo sai?
4. Esplicative: cioè, infatti, invero, difatti (adică, de fapt, într-adevăr,
de fapt).
Esempio: Ha fatto tuttti gli esercizi, cioè ha finito i compiti per domani.
5. Conclusive: perciò, quindi, dunque, pertanto, ebbene, orbene (de
aceea, deci, deci, aşadar, ei bine!...
Esempio: Fa ormai tardi, dunque dobbiamo partire.
6. Correlative: e... e, o... o, né... né, sia... sia... (şi... şi, sau..., nici...
nici, fie... fie).
Esempio: Non potevamo né andarci, né restarci.

b) LE CONGIUNZIONI SUBORDINANTI sono:


1. Dichiarative: che, come (ca, cum).
Esempio: Sappiamo com’è la vita.
2. Causali: poiché, perché, giacché... (întrucât, pentru că, deoarece,
fiindcă).
Esempio: Lo so perché l’ho visto.
3. Temporali: quando*, mentre, finché, prima che (când, în timp
ce, până ce, înainte ca).
Esempio: Mentre leggevo ho sentito strillare il telefono.

4. Finali**: affinché, acciocché, che (cu scopul să, pentru ca să, să).
Esempio: Ti dico questo acciocché tu sappia la verità.
5. Condizionali: se, qualora, purché (dacă, în cazul că, numai să, cu
condiţia să).
Esempio: Se vieni subito, portami anche il libro.
6. Concessive: sebbene, quantunque, benché, nonostante che (deşi, cu
toate că... ).
Esempio: Benché facesse caldo, Enzo sentiva freddo.

*congiunzione temporale
** congiunzioni richiedenti come la maggior parte il modo congiuntivo

7. Consecutive: che*, così che, in triodo che (că, aşa că, astfel că... ).
Esempio: Gridava così forte che si sentiva da lontano.
8. Modali: come, senza che, quasi (cum, precum, fără ca, aproape).
Esempio: Fa’ come ti conviene.
9. Interrogative: perché, se, se non (pentru că, dacă, dacă nu... ).
Esempio: Gli chiesi perché non parlava.
10. Eccettuative: eccetto che, se non, fuorché, tranne che (cu excepţia,
numai dacă nu, în afară de...).
Esempio: Non fai niente tranne che leggere i tuoi gialli. (Nu faci nimic
altceva decât să-ţi citeşti cărţile de aventuri.)
11. Comparative: come se, che, di quello che, quasi che (ca şi, ca, decât
ceea ce, aproape că).
Esempio: E’ più bello di quello che me l’avvèssi aspettato.
12. Avversative: mentre, laddove (în timp ce, pe când, în
loc să... ).
Esempio: Mentre io lavoro, tu ti diverti.

Esercizi: 1. Provate di dare esempi di proposizioni usando la parola "che"


nelle posizioni di qui sopra.
2. Traducete il testo di qui sotto osservando le congiunzioni:
Il cielo e la terra fanno parte dell’universo. Cesare ottenne tante vittorie, però
finalmente fu tradito ed ucciso. Sebbene sia ancora autunno, tuttavia le
temperature sono invernali. Non è stato Mario, anzi, è stato Luca a farmi
questo scherzo. Chi non sa che la terra si muove? Siamo stanchi; infatti
abbiamo lavorato tanto! Gli uccelli partono per i paesi caldi, pertanto arriva
l’inverno. Studiarne affinché otteniamo degli ottimi risultati. Ti farò sapere
se tornerà in tempo ùtile. E’ andata a scuola nonostante avvèsse il
raffreddore (era răcită). L’esame era più difficile di quanto credevo.
Aveva parlato tanto che nessuno lo voleva più ascoltare.

*che ha diverse funzioni: a congiunzione dichiarativa: Si rende conto


che ha ragione = Îşi dă seama că are dreptate;
b. congiunzione temporale: Sono tre settimane che ti aspetto = Au trecut
trei săptămâni de când te aştept.
c. congiunzione finale: Fatte attenzione che tutto sia pronto = Fiţi atenţi să
fie totul gata.
d. congiunzione consecutiva: Era così arrabiato che si mise a gridare = Era
aşa furios că începu să ţipe.
e. congiunzione comparativa: Preferiva stare in casa che andare a spasso =
Prefera să stea în casă decât să meargă la plimbare.
f. aggettivo interrogativo: Che cosa stai facendo? = Ce treabă (lucru) faci?
g. pronome interrogativo: Che sta scrivendo Lei? = Ce scrieţi
Dumneavoastră?
h. aggettivo esclamativo: Che seccatura qui! = Ce plictiseală
aici!
i. pronome esclamativo: Che ti posso dire? = Ce pot să-ţi spun?
k. congiunzione propria del congiuntivo: Che sia tutto ben chiaro! = Să fie
totul foarte clar!
3. Indicate che specie di congiunzioni si trovano nelle frasi seguenti:
Non sappiamo niente di questo né io, né lui. Capisco perché non vuole
parlare; infatti è lui il colpevole. I tre artisti, cioè Raffaello, Michelangelo
e Bernini furono i più pregiati autori della cattedrale San Pietro. Mario era
un ragazzo molto buono, Filippo, invece, non voleva obbedire ai miei
ordini. Avete fatto tante belle cose; orbene è il momento giusto di
ricompensarvi. Sia la maestra, sia gli allievi si preparavano per la gita. Non
solo che non ci parlò, ma neppure ci disse buon giorno. Buono o non
buono, era pure suo marito. Se vieni non mi disturbi affatto, anzi, mi farà
piacere rivederti.

4. Traducete in italiano: Omul care nu crede că greşeşte vreodată este cel


ce greşeşte cel mai des. Nu ştiu ce i s-a întâmplat; au trecut cinci zile de
când nu mai mănâncă. Ce spui? Nu ştiai că are un frate? Ce ciudat! Ce fel
de om eşti să nu te temi de asta? A spus că nu ştie să vorbească
franţuzeşte. Aida era aşa de supărată, că a început să plângă. Le spuse că
trebuie să fie atenţi la explicaţia profesorului. Ce poveste mai este şi asta?
Ce înseamnă tăcerea ta?

5. Traducete il testo seguente, specificando i tipi di congiunzioni trovateci:


Non credo che l’ֹabbia fatto lui. Mi disse com’era accaduto tutto. Benché
faccia tardi, devo andare via, giacché conosco la strada di ritorno. Finché
vivrò, cercherò di finire la mia opera. Quando sarò in vacanza, andrò
spesso ad uno spettacolo. Beppe non faceva nulla fuorché guardare la TV.
E’ stato più gentile di quanto me lo aspettassi. Puoi andarci dove vuoi, purché
non faccia niente di male. Non di dico questo così, per scherzare, ma perché tu
faccia attenzione a quella ragazza. Se tutto va bene, ci vediamo stasera.

6. Formate delle proposizioni usando le congiunzioni: mentre, dopo che,


giacché, acciocché, se, qualora, benché, sebbene, in modo che, laddove,
come se.

Modello: Amava tanto lavorare, come avvèsse ancora sempre vent’anni.

IL MODO
CONGIUNTIVO (Modul
conjunctiv)

Mentre il modo Indicativo indica certezza, realtà, sicurezza: Dio esiste.


Un giorno moriremo. Il modo Congiuntivo indica desiderio, ipotesi,
possibilità: Stiano bene, Signore! (Să fiţi sănătoase, Doamnelor!) Oh, se
lo avvessi saputo... (Ah, dacă aş fi ştiut acest lucru - tradotto in romeno
con il condizionale).
Alcune volte si usa "il congiuntivo esortativo" (conjunctivul
poruncitor): Prego, si sieda qui. (Vă rog, luaţi loc aici) ed "il congiuntivo
concessivo": Provi anche di far questo. Vedrà ch’era meglio non farlo.
(Încercaţi să faceţi acest lucru. Veţi vedea că era mai bine să nu-1 faceţi.)
A differenza del romeno, dove il congiuntivo ha solo due tempi: presente e
passato, il congiuntivo italiano ha quattro tempi: presente, passato,
imperfetto e trapassato.
E’ per questo che durante la comunicazione (scritta, orale) "il
perìodo" = la combinazione in una frase di almeno due proposizioni,
dalle quali una è principale - sarà diverso, perché le differenze
morfologiche (la coniugazione dei verbi e l’uso della congiunzione)
avranno implicazioni sintattiche. I capitoli "l’uso dell’indicativo e del
congiuntivo", "La consecuzione dei tempi" ed il "Periodo ipotetico", sono
argomenti della grammatica italiana che richiedono molta attenzione
perché, non conosciuti, la lingua non sarà bene usata né nel parlare, né
nello scritto.
Una proposizione romena come: Dacă aş putea, aş face acest lucru (nella
quale sia nella principale, sia nella subordinata condizionale si usa lo stesso
modo: il condizionale), verrà tradotta in italiano: "Se potessi, lo farei" (usando
il condizionale solo nella principale, mentre nella secondaria dopo la
congiunzione "se" si metterà il congiuntivo imperfetto).
t
I VERBI SOVRABBONDANTI
(Verbe cu două forme)

Si chiamano così i verbi aventi la doppia coniugazione, con o senza un senso


diverso.
Questi sono:
adempire (a îndeplini, executa)
addomesticare (a cultiva, aclimatiza)
attristare (a se întrista, îndurera)
compiere (a termina, îndeplini)
dimagrare (a slăbi, a sărăci)
empiere (a umple, a satisface)
incoraggiare (a încuraja, îmbărbăta)
intorbidare (a tulbura, întuneca)
scoraggiare (a descuraja)
starnutare (a strănuta)

adémpiere (idem)
adomestichire (a domestici, îmblânzi)
attristire (a întrista)
compire (a realiza, a împlini)
dimagrire (idem)
empíre (idem)
incoraggire (idem)
intorbidire (a amorţi, a se moleşi)
scoraggire (idem)
starnutire (idem)

Esercizi: Formate delle proposizioni usando i verbi di qui sotto, a


significato diverso.
Esempio: Ho compiuto il tema. Quando compi gli anni, tu?

IL CONGIUNTIVO DEI VERBI AUSSILIARI

ESSERE Presente Ch’io sìa, che tu sìa, ch’egli sìa, che noi siamo,
che voi siate, ch’essi siano
Ch’io fossi, che tu fossi, ch’egli fosse, che noi
Imperfetto fossimo, che voi foste, ch’essi fossero
Ch’io sìa, che tu sìa, ch’egli, ch’essa sìa stato,
Passato stata, che noi siamo, che voi siate, ch'essi, ch'esse
siano stati, state
Ch’io fossi, che tu fossi, ch’egli, ch’essa fosse
Trapassato stato, stata, che noi fossimo, che voi foste, ch’essi,
ch’esse fossero stati, state
AVERE Ch’io abbia, che tu abbia, ch'egli abbia, che noi
Presente abbiamo, che voi abbiate, ch'essi abbiano
ch’io avvèssi, che tu avvèssi, ch’egli avvèsse, che
Imperfetto noi avvèssimo, che voi aveste, ch’essi avvèssero
Ch’io abbia avuto, che tu abbia avuto, ch’egli abbia
Passato avuto, che noi abbiamo avuto, che voi abbiate avuto,
ch'essi abbiano avuto
Ch’io avvèssi avuto, che tu avvèssi avuto, ch’egli
Trapassato avvèsse avuto, che noi avvèssimo avuto, che voi
aveste avuto, ch’essi avvèssero avuto

Il golfo di NAPOLI

Conosciamo l’Italia

Doveva esserci un motivo perché grandi artisti di tutti i paesi - da


Goethe a Ibsen, da Lamartine a Wagner - venissero a Napoli ed al suo
celebre golfo. Passa il tempo, mutano gusti e abitudini, ma l’antico fascino
dura; i greci dissero che questo luogo "calmava gli affanni".
Nonostante i cambiamenti fatali, Napoli realizza il miracolo di un profilo
di coste, un colore del mare, un sapore del sole e dei cibi, un guizzo negli
occhi della gente, che attrae il forestiero. Natura, monumenti, arte, folklore
in un miscuglio sorprendente e variato (forse nessun’altra città al mondo
possiede un così vasto succedersi di epoche architettoniche) ma qualcosa di
più, cioè quel trasalimento dell’animo che coglie chi si affàcci alla rada
vegliata dalle isole e dai promontori, dominata dal vulcano.
Lessico: l’affanno - durere, nelinişte; il guizzo - ţâşnitură, tresărire, sclipire;
miscuglio - amestec; il trasalimento - tresărire; la rada - radă; vegliare - a
veghea, a păzi;

1. ISCHIA – E’ l’isola più grande del golfo, frequentatissima dagli


stranieri. Detta anche "l'’sola verde" per le sue pinete, detta anche "Isola della
salute" per le preziosi sorgenti d’acqua termale e per le fonti radioattive e le
cure di bellezza, ha spiagge affollate e lidi accessibili solo agli amanti di
silenzio; il mare è meraviglioso. Intorno al monte Epómeo che è al centro
dell’isola (e che da il nome ad un famoso vino locale), il profilo altimetrìco è
mosso e variato di paesaggi: I Comuni sono sei, da Ischia alla raffinata Lacco
Ameno a Casamicciola Terme (dove soggiornò Ibsen) ricca

Ischia: l’Isolotto con il Castello

di terme, a Serrara Fontana, Forio, Barano. Ed ognuno ha angoli da


scoprire, per una infinita varietà di predilezioni: dalle vestigia del Castello
Aragonese alle fabbriche artigiane di ceramica, alle piscine degli alberghi,
collegate alle fonti termali.
Lessico: la pineta – pădure de pini; la sorgente - sursă, izvor; il lido -
plajă, ţărm; altimetrico - înalt, de mulţi metri; l’angolo - colţ; la
predilezione - predilecţie; le vestigia - vestigii; collegato - unit.

2. CAPRI – capoluogo dell’isola e centro della vita turistica e


mondana internazionale, giace nell’insellatura fra il Monte Solaro e la
Punta del Capo e fra le colline di San Michele e del Castiglione. E’ formata
da piccole case di tufo vulcanico di Sorrento e di pietra calcarea locale; le
vie anguste e tortuose, spesso coperte di vòlti, bar, ristoranti e botteghe
eleganti, la rendono molto animata. La piccola piazza Umberto I, raccolta
come un cortile e cinta dalla Torre dell'Orologio è il centro del quartiere
medioevale e fu anche il centro più antico abitato (sec. V-IV a. C).
Quest’isola è il sogno di tutto il mondo: azzurra, serena, ricca di
suggestività, di memorie classiche, legata al mito di Tiberio (la cui Villa
Jovis è la più grandiosa e meglio conservata villa imperiale dell’sola), al
nome di Axel Munthe (il medico e lo scrittore svedese, autore del notissimo
romanzo "La storia di San Michele", che ci costruì la sua famosa Villa
presso una cappella dedicata a S. Michele); in alto, la dolce Anacapri,
secondo centro dell’isola, tranquilla ed elegante. La Certosa di San
Giacomo, costruita nel 1371-74, devastata e restaurata più volte è la più
rappresentativa opera d’architettura Caprese. Vi hanno sede la Biblioteca
comunale e il Ginnasio-liceo.
La Marina Piccola, affollata di panfili d’ogni bandiera, ai piedi del
Monte Solare, è il punto di partenza per gite in barca alla Grotta Verde,
alla Grotta Bianca, Grotta Meravigliosa ed ai Tre famosi Faraglioni,
isolotti che, da una profondità di decine di metri, si elevano a picco (80 -
101 metri).
La Grotta Azzurra, con una ricca letteratura fioritaci e con leggende
sul periodo tiberiano, è una meraviglia; fu scoperta il 16 maggio 1822 dal
pescatore caprese Angelo Ferraro. Era frequentata molto prima e fu
conosciuta dall’antichità.
E’ una cavità carsica antica, ampliatasi parzialmente ed abbassata in età
geologica di 15-20 m. rispetto all’attuale livello marino. Tale
sprofondamento ha causato l’cclusione della luce esterna, all’infuori di
una apertura sottomarina (alta 19 m.), separata dall’angusto ingresso, che
determina noti effetti luminosi.
L’interno, dove si può entrare solamente in barca, è lungo 54 m, alto 30,
largo 15; l’cqua è profonda 14 fino a 22 m. La luce solare vi penetra per
rifrazione degli strati d’cqua sottostanti, producendo una straordinaria
colorazione "azzurra" sulle pareti e sulla volta, d’effetto magico; gli
oggetti tuffati nell’cqua prendono un bel colore argenteo e così pure il
corpo di chi vi si getta a nuoto.
Lessico: l’insellatura - arcuire, îndoire; angusto - strâmt; tortuoso -
întortocheat, răsucit; il vòlto - boltă, arcadă; il pànfilo - iacht; la cavità -
cavitate; carsico - carstic; ampliare - a lărgi, a extinde; lo
sprofondamento - scufundare, prăbuşire; l’occlusione - astupare,
închidere, ocluzie; la rifrazione - refracţie; tuffare - a cufunda, a
scufunda, a plonja;

3. PROCIDA – E’ come la "sorella" del golfo: piccola, di intatta


bellezza, per gli autentici intenditori (come fu Lamartine, che qui scrisse
"Graziella"). Seminascosta tra la punta dei Campi Flegrei ed Ischia, ha le
spiagge dove i motoscafi si mescolano coi pescherecci... è un poetico silenzio...

4. POZZUOLI – La pittoresca "porta" dei Campi Flegrei, è ricca di


vestigia archeologiche, dal famoso Anfiteatro Flavio, il meglio conservato
dall’antichità, al "Serapaeum" affiorante dell’acqua. Grosso centro di pesca,
non è un posto da "dolce vita", ma un interessantissimo luogo dove si può
notare come i pescatori usano ancor oggi il marmo romano per costruirsi le
ancore.

5. CAMPI FLEGREI – Chiamata così dai Romani (= brucianti), per i


fenomeni naturali e vulcanici che ancora la contraddistinguono, questa
pianura dalle porte di Napoli è un immenso parco archeologico. Da ammirarci:
il cupo bosco degli Asteroni, il lago d’Averno, il lago Fusaro, le rovine ed il
Castello cinquecentesco di Baia e le meraviglie dell’Acropoli di Cuma.
Lessico: il pescereccio - vas de pescuit; contraddistinguere - a deosebi, a
distinge de altceva; cupo - adânc, întunecos.

6. SOLFATARA – Detta "forum vulcani" dagli antichi, è il cratère di un


vulcano che dorme, ma il cui respiro si vede e si sente attraverso i lievi
sussulti della vasta Spianata (sulla quale camminano i turisti), il calore del
suolo, il fumo che esce dalle crepe. Sono i passi, un rimbombo, come se vi fosse
un’immensa cavità: e getti di fango caldo, fumarole di vapore e anidride
carbonica. Ma si può star tranquilli: l’ultima eruzione avvenne una decina di
secoli fa, adesso è solo un luogo frequentatissimo di turisti curiosi,
un’esperienza unica e indimenticabile, un piccolo "inferno" innocuo
anche se di potente suggestione.
Lessico: lieve - uşor; il sussulto - tresărire, zvâcnitură; la spianata - esplanadă,
netezire, teren deschis; la crepa - crăpătură; il rimbombo - răsunet, zgomot
prelung; il getto - aruncare; il fango - noroi, nămol; la fumarola - fumarola,
emanaţie de gaz; l’anidride - anhidridă; l’eruzione - erupţie; innocuo -
inofensiv, nevătămător.

7. MONTE FAITO – E’ la grande "scoperta" del nuovo turismo del


golfo, una montagna tra dolci colline, un immenso bosco di alto fusto, come una
terrazza sul mare. A 1 100 m, in un’aria purissima, vi si arriva in otto minuti,
salendo sul monte con una funivia da Castellammare.
Lessico: il fusto - trunchi, tulpină, catarg.

8. SORRENTO - Resa celebre in merito alla canzone "O sole mio", è


un’oasi di signorile discrezione. Trovata a un picco su un mare purissimo,
dinanzi a Capri, è la città natìa del gran poeta Torquato Tasso e della
famosissima „Tarantella", ballataci nell’edizione originale.
"La Perla del Golfo", situata quasi al centro della Costa della penisola
sorentina, è una delle più celebri località italiane, per la bellezza del
paesàggio e per la dolcezza del clima. Di fondazione greca, subì l’influenza
degli Etruschi, degli Osci, dei Romani; uscì indenne dalle invasioni
barbariche e dagli inizi del IX sec. si resse in forma di ducato autònomo, ma
la sua importanza venne meno a partire dal 1 137, con la definitiva
inclusione nel Regno di Napoli. Pochi sono i resti greci e romani
pervenuteci. Tra i monumenti, notevoli sono il Chiostro gotico di S.
Francesco, la Cattedrale e la Chiesa di S. Antonio
Il Museo Correale, in posizione incantevole, è ricco di mobili, dipinti e
porcellane.
Lessico: indenne - scutit, ferit de pagube, de pierderi; l'inclusione -
includere, anexare; pervenire - a parveni, a ajunge.
A. B. C. divertente

TURISTA: Il turista è un vagabondo che ha denari: il vagabondo è un turista


senza denari.

CORSO XXIV

NEGOZI - seconda parte

I negozi alimentari sono i più importanti ed i più frequentati dai clienti. Chi
non desidera prendere, quando fa lo spuntino o la merenda, un dolce, un gelato,
un cornetto, o almeno una cremonese (una veneziana)? Come sarebbero il
Natale senza il "torrone" e la Pasqua senza il "panettone-colomba"? Cosa
farebbero poi i bambini se non ci fossero la nutella, le caramelle, i confetti, gli
zuccherini od i cioccolatini? E come fare stare tutta la giornata fermi, senza
masticare la gomma (il chewing gum)?
Nel reparto dei prodotti alimentari sono tutte le varietà di cibo.
In panetterìa compriamo il pane: integrale, di grano, di segala, d’orzo, di
granturco, di sémola, biscottato, tostato; condito: all’olio, al burro, al latte.
Dal macellaio compriamo la carne: di vitello, di maiale (o suina), di manzo,
equina, caprina, di coniglio, pollame, di selvaggina.
Il pescivèndolo vende il pesce, le uova di pesce e la frutta di mare, prodotti
freschi, o conservati - marinati, sotto sale, in aceto, in barattoli, ecc.
Il lattaio vende il latte, lo yógurt, la panna, le uova ed i formaggi che sono:
salato -pecorino, caciocavallo, olandese; duro - grana, parmigiano; piccante -
gorgonzola; fresco - mozzarella, ricotta; ecc.
Al salumiere troviamo diversi tipi di salame, prosciutto (cotto, crudo),
mortadella, galantina, soppressata, salsicce e salsicciotti;
Alla pizzicheria troviamo zucchero, olio (d’oliva, di girasole), aceto, riso,
semolino, farina, pepe, sale, aromi, e poi la pasta: spaghetti, maccheroni,
tagliatelle, lasagne, rigatoni, tortellini, penne e pennine lisce o rigate, fusili,
vermicelli, buccatini e fettuccine, e tanti altri.
Le bevande si possono comprare in vari negozi alimentari; esse sono: la
birra -chiara o scura, dolce o amara, alla spina, in bottiglia; il vino - bianco,
rosso, rosato, frizzante, spumante, nuovo o vecchio, amabile o asciutto, secco,
dolce o aspro, delicato (leggero) o generoso; questi vini accompagnano - beri
scelti – l’ntipasto, la carne, il pesce, ed il dessert (gli spumanti o lo
sciampagna).
Ci sono vini aromatizzati (vermut, marsala) ed altri tantissimi liquori che si
prendono come aperitivi o digestivi: maraschino, Campari, Cinzano, rum,
fernet... o l’acquavite: cherry brandy, slibovitz, vodka, whisky, gin, cògnac,
grappa, ecc.
Insomma, le bevande analcoliche sono: calde - latte, caffè, tè, caffelàtte,
cappuccino, cioccolata, camomilla, infuso (di tiglio, di menta, ecc. ) e fredde
(le bibite) - acqua minerale, gassosa, limonata, aranciata, spremuta di limone,
d’arancia, succo di frutta (albicocca, pesca, pompelmo, mela, pera, uva, ecc...).
Al mercato troviamo ortaggi e verdura che compriamo dal fruttivéndolo. Ci
sono tante le varietà di legumi e frutta, ma i loro nomi italiani li conosciamo
già dalla lezione di botanica!

Voci, Strutture: lo spuntino - gustarea de dimineaţă; la merenda - gustarea de


după amiază; il cornetto - îngheţată (cornet); la cremonese (la veneziana) -
brioşă; il torrone - nuga, prăjitură specială de Crăciun; il panettone -
cozonac; la colomba - porumbiţă; la nutella - crema de ciocolată şi alune; le
caramelle - bomboane; i confetti - bomboane fondante; i cioccolatini -
bomboane de ciocolată; gli zuccherini - bomboane de zahăr; biscottare - a
coace în formă de biscuiţi; tostare - a prăji; condire - a condimenta; la carne
suina (di maiale) - carne de porc; la carne caprina - carne de capră; la carne
equina - carne de cal; il coniglio - iepure (de casă); il pollame - carne de pui; la
selvaggina - vânat; il baráttolo - cutie, borcan (pentru conserve); il formaggio
pecorino - brânză de oaie; il parmigiano (la grana) - parmezan; la gorgonzola -
brânza de gorgonzola (Lombardia); la mozzarella - caş proaspăt de bivoliţă; la
ricotta - urdă; la galantina - aspic, melcişori (de gătit); la soppressata -cârnaţ
din carne şi creier de porc; la salsiccia - cârnaţ; i salsicciotti - cremvurşti; la
pizzichería - băcănie; l’olio - ulei; l’aceto - oţet; il semolino - griş; l’aroma, le
aromi -arome, substanţe aromate; le tagliatelle - (le lasagne) - tăiţei; i rigatoni -
macaroane scurte şi groase; i tortellini - colţunaşi; le penne lisce - macaroane
drepte; le penne (le pennine) rigate - paste încreţite; i fusili, le pipe rigate, i
vermicelli, i bucatini, le fettuccine ecc. - paste mici pentru supă; la birra -
bere; la spina - cutie metalică (ambalaj pentru băuturi); rosato - rosé; frizzante
- înţepător; vino amabile - vin dulce; vino asciutto - vin sec; vino generoso -
vin de calitate superioară; il maraschino - lichior de vişine; l’acquavite -
rachiu, ţuică; la grappa - ţuică, tescovină; il camomilla -muşeţel; l’infuso -
infuzie, ceai; la bìbita - băutură răcoritoare; la spremuta (il succo) - suc; gli
ortaggi - zarzavat, verdeţuri; il fruttivéndolo - vânzător de fructe.

Esercizi: 1. Rispondete alle seguenti domande:


Quali sono i negozi alimentari che conoscete?
Che cosa si compera dal panettiere, dal macellaio e dal pescivendolo?
Ma dal lattaio?
Che prodotti troviamo dal salumiere?
Quali alimenti si trovano nella pizzicheria?
Che tipi di pasta italiana conoscete?
Che bevande alcoliche ed analcoliche si possono trovare in un negozio
alimentare?
Che cosa vende il fruttivendolo?

2. Traducete in romeno: In Italia, i pasti principali sono il pranzo (tra le


dodici e le quattordici) e la cena, dopo le otto, a volte anche dopo le dieci,
quando si va prima ad uno spettacolo. La mattina l’italiano quasi non mangia;
prende solo un caffè (ristretto, certamente, "all’italiana") e con solo un
biscottino o una cremonese. I bambini prendono il caffelatte con una fetta
di pane unta con burro e marmellata. Questa è la piccola o la prima
colazione. Al pranzo, durante la settimana, si mangia in ufficio, in pizzeria,
in trattoria. Chi ci riesce (se non abita lontano dal lavoro) mangia a casa, in
famiglia. Nei giorni liberi (sabato, la domenica) e nei giorni di ferie il pranzo
conterrà un piatto di pasta (maccheroni, spaghetti, tortellini, ecc. ) con la
salsa al pomodoro e basìlico, un secondo piatto di carne o pesce con un
contorno di verdura cotta ed insalata, poi il dolce, il gelato, o la frutta. La
sera si mangia di solito una minestra o un brodo di carne (o legumi, quasi
sempre con fagioli), poi formaggi, affettati, prosciutto al melone, uova e
la frutta o il dolce. Oltre il pane, il pepe, il sale (non tanto!), l’olio e
l’aceto per l’insalata, l’italiano avrà sempre in tavola il vino e l’acqua, che
non mischierà mai, come fanno altri popoli.
Lessico: la salsa - sos picant; il basìlico - busuioc; il contorno - garnitură;
cotto - fiert; la minestra - ciorbă; il brodo - supă, bulion; l’affettato - şuncă,
salam, mezeluri (tăiate felii).

2. Traducete in italiano: Putem cunoaşte un popor prin limba, cultura,


obiceiurile sale, într-un cuvânt prin istoria sa trecută şi contemporană. Dar
putem cunoaşte şi aprecia un popor şi datorită bucătăriei sale. Astăzi
există ghiduri culinare internaţionale şi în întreaga lume ne îmbie cu
specificul şi originalitatea lor preparatele restaurantelor franţuzeşti,
italieneşti, chinezeşti, indiene, greceşti, mexicane, etc.
Concurenţa este foarte mare mai ales în zilele noastre când tineretul
preferă - pentru economia de timp, de bani şi datorită modei - seria de
magazine americane Mc Donald’s, Pizza Hut, Burger Ranch şi altele, unde
în câteva minute ai ce ţi-ai dorit: un hamburger, cartofi prăjiţi, o salată cu
maioneză sau ketchup, o bere şi un capuccino (pentru tineri), un suc de
fructe şi o îngheţată (pentru cei mici).
Lessico: prin - attraverso; obicei - il costume; a aprecia - apprezzare,
valutare, pregiare; culinar - culinario; restaurant - il ristorante; cartofi prăjiţi
- patate fritte.

LA CONSECUZIONE DEI TEMPI


ALL’INDICATIVO (Concordanţa timpurilor
la Indicativ)

Se il verbo dalla proposizione principale è ad un tempo passato, nella


proposizione secondaria si userà:
1. L’imperfetto o il presente - per un’azione simultanea.
Esempio: Il professore ha detto che la risposta era (è) giusta.
2. Il Trapassato prossimo o il trapassato remoto - per un’azione
anteriore.
Esempio: Mia madre mi diceva che l’attrice era (fu) stata bella.
3. Il condizionale presente (o passato) - per un’azione posteriore.
Esempio: Luigi ha detto che tornerebbe (sarebbe tornato) presto.

Esercizi: 1. Traducete in romeno:


Monica ci ha scritto che l’anno scorso ha fatto un bel viaggio. Ci parlò dei
suoi giorni che ha trascorso in Messico durante due bellissime
settimane. Ci ha detto che era molto contenta di questa nuova esperienza sua,
perché ama molto girare, conoscere popoli, culture, costumi. Suo fratello la
scoraggiava prima di partire e le diceva che sarebbe meglio di andare in Europa;
tante ore d’aereo, il caldo che fa... Ma lei gli ha risposto che non avrebbe più
cambiato la sua opinione.

2. Traducete in italiano: Lucio i-a spus lui Antonio că nu trebuie să-1


aştepte la facultate. Lucio i-a răspuns că este sigur că a înţeles care era
locul întâlnirii. I-a explicat că nu ar fi putut uita acest loc, pentru că şi cu
două săptămâni înainte se întâlniseră tot acolo. Antonio i-a spus lui Lucio
că nu şi-ar fi imaginat să se întâmple o asemenea neînţelegere (il
malinteso). În cele din urmă, băieţii s-au împăcat (andare d’accordo).

LA
PREPOSIZIONE
(Prepoziţia)

La preposizione è la parte del discorso che lega un termine della


proposizione a quello precedente, senza cambiare il rapporto sintattico già
esistente.
1. Le preposizioni proprie sono quelle che si possono articolare.
Esempio: di, a, da, su, in, per, con (le ultime, solo di rado e nelle forme
invecchiate), diventando: del,..., allo, dai, nella, ecc. Ci sono anche tra e
fra, tradotte „între, dintre o, peste“.
Esempio: Fra (tra) di noi c’era una bell’intesa (între noi exista o
bună înţelegere). Andrò all’opera fra due settimane. (Voi merge la operă peste
două săptămâni).
Nota: su può essere anche avverbio, in un’espressione come: Vieni su! (Scoală-
te, ridică-te!)
2. Le preposizioni improprie sono quelle che oltre preposizioni, possono
avere anche altre funzioni grammaticali: di avverbi, participi, aggettivi.
Esse sono: davanti, stante, durante, sopra, sotto, salvo, dopo, verso,
presso, contro, circa, intorno, rasente, malgrado, accanto, vicino, lontano
(în faţa, dat fiind, din cauză că, în timpul, deasupra, sub, afară de, după, pre,
la, lângă, împotrivă, în jurul, de-a lungul, în ciuda, în pofida, lângă, departe).

Mentre le preposizioni reggono nomi, aggettivi e pronomi:


Esempio: Andate dentro la casa. (Mergeţi, intraţi în casă.), gli avverbi
reggono un verbo.
Esempio: Andate dentro! (Mergeţi înăuntru! Intraţi!)
Le preposizioni improprie ricorrono ad altre preposizioni per
congiungersi con il sostantivo che reggono. Addosso (în spate), davanti (în
faţa), fino (până), innanzi (înaintea, în faţa), intorno (în jurul), riguardo,
rispetto (referitor), accanto, vicino (lângă) sono sempre seguite dalla
preposizione a.
Esempio: Davanti alla casa, intomo al giardino, vicino alla càttedra.
Insieme richiede altrettanto la preposizione a, oppure con; lontano - da;
fuori e prima - di.
Esempio: Vado insieme a (con) miei amici. (Merg împreună cu prietenii mei.)
"Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.“ ("Ochii care nu se văd, se uită.")
Prima di me è arrivato Luciano. (Luciano a sosit înaintea mea.)
Contro, dietro, dentro, dopo, fra, oltre, presso, senza, sopra, sotto, su,
verso non hanno bisogno di un’altra preposizione quando reggono un
nome.
Esempio: Cammina verso la città. Lottiamo contro il male. Però, quando
sono seguite da un pronome personale ricorrono alle preposizioni a o di.
Esempio: Dentro di lui, Mario pensava alle sue premure. (În sinea sa, Mario
se gândea la grijile sale.) Sopra di noi si alzava il monte di ghiaccio.
(Deasupra noastră se ridica muntele de ghiaţă.)
Quando è accompagnato da un pronome, senza si usa con o senza
preposizione.
Esempio: E’ andato senza di te (senza te).
Oltre (nel significato di in più di), richiede sempre le preposizioni: a,
che o di (più raramente).
Esempio. Oltre a ciò, mi disse che non stava bene. (Mai mult decât atât, îmi
spuse şi că nu se simţea bine.)

LOCUZIONI
PREPOSITIVE (Locuţiuni
prepoziţionale)

I gruppi di parole adoperati come preposizioni, si chiamano locuzioni


prepositive.
Le più usate sono: per mezzo di, a cagione di, di qua da, a favore di, in
faccia a, in direzione di, a dispetto di, a somiglianza di, ecc. (cu ajutorul,
din cauza, dincoace de, în favoarea, în faţa, în direcţia, în ciuda, la fel cu,
etc. )
Esercizi: 1. Distinguete quali sono le preposizioni e quali gli avverbi nel
testo che segue:
Il colpevole è stato trovato e messo dentro. Il ragazzo pensava dentro di se:
avrò fatto bene o male? In macchina, gli piaceva sempre stare lui davanti.
Davanti alla casa c’era un bel giardino pieno di rose. Non se ne andava, le
stava sempre presso. Presso l’opera cֹè la statua della Libertà. E’ meglio star
lontano da quei ragazzi. Franco abitava lontano dall’università.
2. Traducete in romeno, conto tenendo delle preposizioni studiate:
Malgrado il brutto tempo, siamo andati in campagna. Intorno alla casa
c’erano i frutteti e l’oliveto. Nella chiesa entrarono prima gli sposi ed i
testimoni, poi i parenti e gli amici. Senza di noi tu non ci potresti andare.
"Sopra la panca la capra canta, sotto la panca la capra crepa". (Proverbio
italiano) (Capra sare masa, iada sare casa).
3. Fate anche voi delle proposizioni usando le locuzioni prepositive di
più sopra.

IL CONGIUNTIVO DEI VERBI REGOLARI

CANTARE ch’io cànti, che tu cànti, ch’egli cànti, che


Presente noi cantiàmo, che voi cantàte, ch’essi
càntino
ch’io cantàssi, che tu cantàssi, ch’egli cantàsse,
Imperfetto che noi cantàssimo, che voi cantaste, ch’essi
cantàssero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli abbia, che
Passato noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi
abbiano cantato
ch’io avessi, che tu avessi, ch’egli avesse, che
Trapassato noi avessimo, che voi aveste, ch’essi avessero
cantato
VENDERE ch’io vènda, che tu vènda, ch’egli vènda, che
Presente noi vendiàmo, che voi vendiàte, ch’essi
vèndano
ch’io vendèssi, che tu vendèssi, ch’egli vendèsse,
Imperfetto che noi vendèssimo, che voi vendèste, ch’essi
vendèssero
Passato ch’io abbia, che tu abbia, ch’essi abbia venduto,
che noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi abbiano
venduto
ch’io avessi, che tu avessi, ch’egli avesse, che
Trapassato noi avessimo, che voi aveste, ch’essi avessero
venduto
SENTIRE ch’io sènta, che tu sènta, ch’egli sènta, che
Presente noi sentiàmo, che voi sentiàte, ch’essi
sèntano
ch’io sentìssi, che tu sentìissi, ch’egli sentìsse,
Imperfetto che noi sentìssimo, che voi sentìste, ch’essi
sentìssero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli abbia, che
Passato noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi abbiano
sentito
ch’io avessi, che tu avessi, ch’egli avesse, che
Trapassato noi avessimo, che voi aveste, ch'essi avessero
sentito
CAPIRE ch’io capìsca, che tu capìsca, ch’egli capìsca, che
Presente
noi capiàmo, che voi capiaàte, ch’essi capìscano
ch’io capìssi, che tu capìssi, ch’egli capìsse, che
Imperfetto
noi capìssimo, che voi capìste, ch’essi capìssero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli abbia, che
Passato noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi
abbiano capito
ch’io avessi, che tu avessi, ch’egli avesse, che
Trapassato noi avessimo, che voi aveste, ch’essi avessero
capito

Il g o l f o di N A P O L I

(continuazione)
Conosciamo l’Italia

9. VESUVIO – A 12 km. a E-SE di Napoli si eleva un monte bicípite (a


due àpici), l’unico vulcano europeo ancora attivo e uno dei più noti del
mondo tuttora studiati. La sua presenza fa che il golfo partenopèo abbia un
paesaggio inconfondibile.
L’insellatura delle sue due cime è a 700 m. sotto il livello del mare; la
cima sinistra, chiamata "il monte Somma", è alta 1 132 m, mentre quella
destra (il cono vesuviano), alta 1 277 m. è il Vesuvio propriamente detto. Il
Somma cominciò le eruzioni durante il secondo periodo eruttivo dei Campi
Flegrei e poggia su una piattaforma di tufo giallo. I materiali eruttati sono
costituiti in prevalenza da leucíte, unita con feldspati di calce e di soda e con
augíte, a cui s’aggiunge talora l’olivina, formandosi così le tefríti e i
conglomerati leucitici.
Con il suo lento disgregamento dovuto al tempo, le materie eruttive si
trasformarono in terra fértile. Così, dalla sua terra óttima per la coltivazione
dell’uva, si ebbe il famosissimo vino "Lacrima Cristi". Nei periodi di calma
dal suo cratère escono solo alcune fumarole. Prima di un’eruzione vulcanica
ci sono dei rombi sotterranei seguiti da terremoti ed esplosioni. Poi il
vulcano getta elementi sólidi (i lapílli), liquidi e gassosi, a volte una lava
viscosa ostruzionando il suo condotto. A causa del gas eliminatoci,
scoppiano delle „vere bombe“, in gran nuvole di vapori e di céneri. Intorno al
cratere vengono accumulati vari prodotti solidi che formano un "cono di
resti".
Prima del seismo del 62 d. C. e di quello del 79 (che distrusse Ercolano e
Pompei), il Vesuvio sembrava fosse morto. In antichità solo l’Etna era
célebre. Le sue falde erano coperte di meravigliosi vigneti, mentre sulle sue
cime c’erano molti boschi densi ricchi di selvaggina e specialmente di
cinghiali. (E’ per questo che a Pompei si trovarono delle anfore vinàrie con
la scritta "Vesuvianum", accompagnata a volte dall’immagine del cinghiale).
Fino nel 1132 si registrarono sette sue eruzioni, seguite da un lungo periodo
di calma. La sua montagna si ricoprì di colture.
D 16 dicembre 1631 il Vesuvio si risvegliò terribilmente, distruggendo
tutte le abitazioni ai suoi piedi; ci morirono 3 000 persone e fino a Taranto
l’Italia meridionale fu coperta per tre giorni dalle tenebre. L’eruzione del
1794 devastò la località Torre del Greco e le altre azioni del 1871, 1900,
1903, 1904 culminarono con l’eruzione del 1906, durante la quale le lave
invasero tutte le terre fino a Torre Annunziata, provocando notevoli
danni.
Il profilo del cratère cambiò dopo i fenómeni eruttivi degli anni 1929,
1944, tra 1652 e 1944 gli specialisti raggruppando 20 periodi di riposo ed
altrettanti d’attività esplosiva (moderata o violente).

Il Vesuvio
Pompei: panorama degli scavi

Da tempo il Vesuvio elimina qualche fumarola, ma gli scienziati parlano


di una sua nuova attività. Nei tempi moderni, il vulcano diventò celebre
in occasione dell’inaugurazione della funicolare per la sua vetta (nel 1884),
quando si lanciò anche la conosciutissima canzone "Funicoli, funicola",
mentre milioni di turisti salivano sul Vesuvio comparso di lava pietrificata.
Lessico: bicípite - bicefal, cu două culmi; l’àpice (la cima, la vetta) -
vârf, culme; tuttora - încă, şi acum; inconfondibile - de neconfundat; il
cono - con; poggiare - a se ridica, înălţa, rezema; la piattaforma - platforma;
in prevalenza - în mod precumpănitor, de cele mai multe ori; la leucíte
– leucit (minereu); il feldspato - feldspat (minereu); la calce - var; la soda -
sodă, carbonat de sodiu; l’augíte - silicat de calciu, fier şi magneziu;
l’olivina - olivin (minereu); la tefríte tefrita (minereu); il conglomerato -
conglomerat; leucitico - de leucit; il disgregamento dezagregare; l’uva -
struguri; il cratere - crater; il rombo - huruit, bubuit, zumzet; il terremoto -
cutremur; l’esplosione - explozie; il lapíllo - pietricică, lapil vulcanic; la
lava - lavă; viscoso - vâscos; ostruzionare - a obstrucţiona, astupa; il
condotto - conductă, ţeava, traseu; il seismo - seism; la falda - poale de
haină, de munte; il vigneto - vie, podgorie; la selvaggina - vânat
(animale); il cinghiale - porc mistreţ; l’ánfora - amforă; vinario - de vin;
risvegliarsi - a se trezi din nou; devastare – a devasta; culminare - a
culmina; il danno - pagubă, stricăciune; la funicolare - funicular.

10. POMPEI – Migliaia di pagine sono state scritte sulla meravigliosa


"Città dissepolta", esempio unico nel mondo. La visita a Pompei è un
dovere dell’uomo moderno, oltre che un’acquisizione di eccezionale valore
culturale ed artistico. Fondata dalle genti osche della Campania (che le
diedero il nome), nella valle del Sarno, fu dominata dai Greci, minacciata
dagli Etruschi, espugnata dai Sanniti ed occupata militarmente dai Romani
(sotto Siila, 80 a. C. ). Trasformata in colonia romana con il nome di
Cornelia Veneria, cambiò costumi, lingua ed aspetto dell'edilizia più
volte.
Danneggiata insieme ad altre città della Campania dal terremoto del 62
d. C., fiorì di nuovo poi, in merito ai commerci ed alle industrie. Templi ed
edifici pubblici diventarono l’attrazione e l’espressione del gusto del
tempo.
Sanate le sue ferite, la città era in piena espansione quando sopravvenne
l’estrema rovina che doveva cancellare per molto tempo il suo nome.
Il 24 agosto del 79 d. C. il Vesuvio si risvegliò improvvisamente e con
una terribile eruzione seppellì Pompei, Ercolano e Stabia. Ercolano fu
investita e sepolta da un torrente di fango (misto di sabbia, céneri, lava
pozzolana e pietra pómice), che elevò di oltre 20 m il livello della
Campagna che solidificato diventò un banco tufàceo compatto (ostacolo al
disseppellimento della città). Pompei e Stabia furono invece investite da un
nembo di céneri, lapilli e scorie, che le coprirono formando uno strato di 6-
7 m. altezza. La gente vi morì tragicamente, colpita e soffocata (soprattutto
quelli che cercavano di scappare via per il mare).
La più illustre vittima (che descrisse la catàstrofe nella lettera XX del suo
libro VI), fu indubbiamente Plinio il Vecchio, naturalista e comandante di
flotta, che ci si recò per aiutare ai fuggiaschi. Il suo corpo, che sembrava
più di un uomo dormente che di un morto, fu trovato la mattina del terzo
giorno della disgrazia.
Per secoli il silenzio coprì questa terra che fu scoperta verso 1600,
dall’architetto Domenico Fontana, mentre questo, per costruire un canale,
traforò la collina di Pompei, trovandoci rovine "di edifici ed epigrafi. Nel
1748, per l’ordine di Carlo Borbone si iniziarono le prime esplorazioni (ad
Ercolano già si facevano) e gli scavi portarono alla fondazione nel 1755
dell’Accademia Ercolana, il cui compito era di studiare i monumenti delle
due città. Col Regno d’Italia, l’opera degli scavi fu continuata da altri
scienziati, tra i quali Fiorelli, colui che conservò, versandoci sopra del
gesso líquido, i corpi delle vittime ivi scoperte.
Testimonianza di un’altissimo grado di civiltà, gli scavi offrono oggi
l’immagine quasi completa della vita antica pompeiana con le sue strade
rettilinee, i marciapiedi di pietra, le condotte di piombo, le sue Porte
d’ingresso, con i templi, le case, gli anfiteatri.
Dai monumenti più importanti sono da accennare: il Forum con la
Basilica, il Tempio d’Apollo, il Tempio di Giove, il Tempio di Vespasiano,
il Santuario dei Lari (luoghi sacri di culto), l’Edifìcio di Eumachia
(sacerdotessa), il Macellum (mercato dell’età imperiale), ecc.;
Le case: La Casa dell’Ancora (dall'ancora del mosàico all’ingresso), la
Casa della Fontana Grande (fontana del mosàico polìcrome), la Casa della
Fontana Piccola, la Casa d’Adone (con il dipinto "Venere e Adone ferito"),
la Casa di Apollo (dell’ultimo periodo pompeiano), la Casa di Meleagro
(nobile abitazione sannitica), la Casa di Castore e Polluce, la Casa del
Fauno (dal mirabile bronzetto, ora al Museo di Napoli), la Casa del
Labirinto (dalla decorazione del Minotauro nel labirinto), la Casa dei Vetti
(una delle più lussuose), la Casa del Larario o di Achille (nel tema della
decorazione), la Casa del Menandro, la Casa degli Amanti, la Casa
dell’Efebo, la Casa di Venere...
Le Terme: le Terme Stabiane (le più antiche e le più complete);
La Palestra Sannitica vicino alla Caserma dei Gladiatori;
I teatri: Il Teatro Grande o Scoperto (200-150 a. C, per circa 5 000
spettatori); il Teatro Piccolo o Coperto (80 d. C., per audizioni musicali e
rappresentazioni di mimi -Odeon -) e l’Anfiteatro (80 a. C., il più antico
anfiteatro romano).
Un cenno particolare si deve fare alla Villa dei Misteri, uno dei più
importanti edifici per la struttura architettonica, ma soprattutto per le pitture
che la decorano.
La Sala del Grande Dipinto contiene la più grandiosa figurazione
pittorica (di m. 17 x 3, rappresentando 29 figure a grandezza naturale, a
vivaci colori su fondo rosso), lasciataci dall’antichità: l’iniziazione delle
spose ai misteri dionisiaci, tema di gran diffusione nell’Italia meridionale,
nonostante le gravi sanzioni del Senato.
Dai grandi teatri all’aperto, dalle case, dalle ville sontuose, gli
affreschi, i marmi i bronzi più belli ed altri tantissimi oggetti pregiati
furono portati al Museo Nazionale di Napoli, che parla più che altro del
valore enorme delle bellissime città antiche Pompei ed Ercolano.
Accanto agli scavi pompeiani è sorta nel secolo scorso la Basilica della
Madonna.

Lessico: disseppellire - a dezgorpa; lֹ’acquisizione - dobândire, cumpărare;


minacciare - a ameninţa; espugnare - a cuceri cu foiţa; il costume -obicei;
danneggiare - a vătăma, păgubi, afecta; il terremoto - cutremur; sanare (le
ferite) - a vindeca (rănile); sopravvenire - a surveni, interveni; seppellire -a
îngropa; investire - a lovi, răni, ataca (a investi); la sabbia - nisip; la cénere -
cenuşă; la lava pozzolana - lava din localitatea Pozzuoli; la pietra pómice -
piatră ponce; elevarsi -a se ridica, înălţa; il banco tufàceo - banc de tuf
vulcanic; il nembo - nor de ploaie, furtună; la scorcia - zgură; la catàstrofe
- catastrofă; recarsi - a se duce undeva; il fuggiasco - fugar, fugărit,
refugiat; la disgrazia - nenorocire; traforare - a găuri, a străpunge; scavare -
a săpa, a scobi; gli scavi (archeologici) - săpături (arheologice); il gesso -
ghips; rettilineo - rectiliniu, în linie dreaptă; il marciapiede - trotuar; la
condotta - conductă, apeduct (şi conduită); il piombo - plumb; il tempio (i
templi) - templu; sannitico - samnit; il bronzetto - sculptură, statuetă din
bronz; il larario - larariu, loc de cult pentru zeii Lari (ai casei); la palestra -
palestră, sală de gimnastică; la caserma - cazarmă; l’niziazione - iniţiere;
dionisiaco - dionisiac, al zeului Dionisos; la sanzione - sancţiune.

11. ERCOLANO: Più piccola di Pompei, ma più raffinata, fu sepolta non


dalla lava, ma dal fango, il che ne rese più agevole l’esplorazione: cittadina
aristocratica (mentre la consorella ebbe anche fèrvida vita commerciale)
rivelò moltissimi papiri, stàtue, bronzi, argenti, marmi. Ancóra in gran parte
dissepolta (perché vi sorse sopra la moderna cittadina), Ercolano offre la visione
unica dello "spaccato" di vita di un centro elegante di villeggiatura, con un
carattere degli edifici (a più piani) e delle decorazioni che la distinguono da
Pompei, non per quantità, ma per qualità e preziosità di stili e di testimonianze.
Da visitare agli scavi: La Palestra, la Fontana di Nettuno, la Casa di
Nettuno e Anfitrite con il Mosàico del triclinio, la Casa del Rilievo di
Telefo, la Casa dei Cervi (con le bellissime due statue dei cervi assaliti dai
cani), la Statua del Satiro con Otre, di Ercole Ebbro, la Casa del Mobilio
Carbonizzato (con il Larario), la Casa dell’Atrio a Mosaico, la Bottega, ecc.
Bei pezzi come "Teseo uccisore del Minotáuro" si trova nella collezione
"Pittura Pompeiana prima dell’anno 79" al Museo Nazionale di Napoli, dove
ci sono anche altre pregiatissime opere di valore artistico e storico.
Lessico: il triclínio - (ist. ) tricliniu, sufragerie; il cervo - cerb; assalire - a
asalta, a ataca; il sàtiro - satir; l’tre - burduf; ebbro - beat.

A. B. C. divertente

UMORISMO: L’umorismo è lo zucchero della vita. Ma quanta saccarina


incommercio!
Lessico: la saccarina - zaharină.

Ercolano: Il Càrdine (drumul) IV

CORSO XXV

OSPITI A
PRANZO
(Musafiri la
masă)

Oggi i Lamberti ricevono ospiti nel loro nuovo appartamento. La Signora


Nunzia ha già adornato di fiori le stanze ed i balconi. Alla porta ed al
portone del palazzo è stata già messa la nuova targhetta con il cognome
della famiglia. Anche lo stoino, all’ingresso, è nuovo, perché chi ci entra
si pulisca le scarpe e non porti dentro la polvere ed il fango della strada.
La stanza di soggiorno, grande e luminosa, ha dei bei mobili. La
scrivanìa si trova vicino alla finestra, in modo che colui che ci si mette a
scrivere goda una buona luce. La signora Nunzia ama tanto le partite a
canasta ed il tavolino da gioco, circondato da quattro sedie, è prolungabile,
proprio perché possa servire a volte anche da tavola da pranzo.
In questa stanza, dove i Lamberti passano una certa parte della- giornata,
è possibile che ognuno svolga le proprie attività che desidera e trascorra
delle ore piacevoli, seduto davanti al televisore nelle poltrone o sul sofà.
A meno che non ci siano ospiti, la famiglia prende i pasti nel tinello,
attìguo alla cucina, che è una stanza semplice con una tavola, delle sedie
impagliate e con una credenza. La cucina è così bella e pulita che non
crederesti che fossero preparati qui i meravigliosi piatti della signora
Nunzia.
Ma oggi, con gli ospiti, si mangerà nella sala da pranzo, affinchè si stia più
comodo; gli anfitrioni festeggiano non solo lo sgombero nella nuova
casa, ma anche il compleanno del Signor Renzo Lamberti.
Perché tutto sia in ottimo stato e che le cose vadano bene, la tavola è
stata già apparecchiata con tutto l’occorrente: bei piatti, piattini e scodelle di
porcellana cinese, per tutti i pasti - minestra, spaghetti, carne a ferri,
insalata, dolce, frutta, caffè - tazze dallo stesso servito da tavola, bicchieri
di cristallo per il vino, per l’acqua e per lo sciampagna, posate e tovaglioli.
Ci stanno anche l’ampolla dell’olio e dell’aceto, la saliera e la pepaiola
vicino alla cestina del pane ed alla fruttiera con mele, pere e pesche.
Una bella tovaglia bianca di lino ricamato orna la tavola nel centro della
quale un vaso con fiori di campo pare che porti un po’ dell’aria fresca
della campagna.
E’ l’una. Il campanello annuncia allegramente l’arrivo dei primi ospiti.
Sono i Renzi - madre, padre, figliola - che regalano fiori e cioccolatini.
Alda, la loro figlia, ha la stessa età di Mario, figlio dei Signori Lamberti:
diciotto anni. Lei studia medicina, mentre lui studia il diritto. Sono stati
amici d’infanzia e colleghi di scuola media. Benché sognasse prima alla
letteratura, ultimamente lei ha scelto la nobile professione di curare i
malati. "Vorrei poter curare i miei genitori quando ne avranno bisogno" -
ha detto lei - perché la più bella professione ch’io conosca penso che sia la
medicina! E’ bene che uno abbia il proprio medico di famiglia. Occorre
che i figli s’interessino della salute di tutti: genitori, parenti, amici.
Almeno poter dar loro un consiglio.
Quanto a Mario, è da supporre che lui abbia pensato agli affari della
famiglia: sarebbe utile che di questi si occupasse un buon avvocato.
Si aspetta che lui finisca gli studi universitari, perché il babbo, che lavora
in una grande ditta di consulenza amministrativa, gli potrebbe concedere la
possibilità di proseguire la via della legge ed applicarla nelle nuove norme
aziendali.
In un quarto d'ora arrivano anche gli altri ospiti: ancora due famiglie: gli
Zimbardi ed i Catani, fratello e cognata del Signor Lombardi - i primi -
cognato e sorella della Signora Lombardi - i secondi. Non c’è dubbio che
siano tutti contentissimi di ritrovarsi insieme e di poter alzare una coppa
alla salute dei padroni di casa.
Peccato che non siano potuti venirci anche i Mongiardi! - dice il Signor
Lamberti. Mi aspetto però che siano anche loro contenti del viaggio che
stanno facendo in Egitto.
Spero che si ricordino oggi di noi, così come noi ricordiamo loro.
E adesso credo che sia il momento di prendere un aperitivo. E’
necessario però che voi pronunciate le vostre preferenze: Martini, Campari,
Gin, o Marsala? Può darsi che qualcuno desideri anche una bevanda
analcolica. Abbiamo spremuta di limone, d’arancia e d’ananasso.
Ci vogliamo sedere! Suppongo che abbiamo tutti un po’ di fame
perché ci dispiacerebbe che non vengano apprezzate le pietanze di mia
moglie!
Abbiamo prosciutto al melone, tortellini, poi pollo e vitello ai ferri con
contorno di carciofi e piselli, formaggio pecorino e caciocavallo, insalata di
lattuga e pomodori, caffè (o cappuccino) e la torta alla vaniglia.
Spero che vengano soddisfatti tutti i gusti. Non resta che augurarvi "Buon
appetito!"

Voci, Strutture: adornare (di) - a orna (cu); la targhetta - plăcută; lo


stoino - ştergător de picioare; l’ingresso - intrare; la polvere - praf; godere
- a se bucura de; svolgere un'attività - a desfăşura o activitate;
trascorrere - a petrece; il tinello - cameră (bucătărie) de serviciu; attiguo -
alăturat; impagliato - din paie; la credenza - bufet; lo sgombero - mutare; il
lino - în; l'ampolla - vas de sticlă cu toartă; la saliera - solniţă; la pepaiola -
vas/cutie cu piper; il cestino - coşuleţ; la pietanza - fel de mâncare; il
carciofo - anghinare; il pisello - mazăre; il formaggio pecorino - brânză
(telemea) de oaie; il caciocavallo - caşcaval; la lattuga - lăptucă, salată.

Congiunzioni, locuzioni congiuntive: perché - pentru că, pentru ca să; in


modo che - astfel că; affinchè - cu scopul să; a meno che - afară de,
numai dacă; quanto a - cât despre; in quanto a - în ceea priveşte, referitor
la; benché - deşi, cu toate că; non c’è dubbio - fără îndoială; peccato che -
păcat că.

Esercizi: 1. Rispondete alle domande seguenti:


Che cosa festeggiano oggi i Lamberti?
Come ha adornato la signora Nunzia il nuovo appartamento?
Perché è necessario lo stoino all’ingresso della casa?
Perché la scrivanìa si trova alla finestra?
Perché è prolungàbile il tavolino da gioco?
Perché passano i Lamberti una certa parte della giornata nella stanza di
soggiorno?
Perché Alda ha deciso di studiare la medicina?
Perché ha deciso Mario di diventare avvocato?
Perché non sono venuti alla festa anche i Mongiardi?
Che cosa augura signor Lamberti ai suoi ospiti?

2. Traducete in italiano: Astăzi, familia Lamberti aşteaptă oaspeţi. Pentru


ca totul să fie frumos, doamna Nunzia a împodobit casa cu multe flori.
Prânzul va fi servit în sufragerie, pentru ca toată lumea să poată sta
comod. În afara cazului când are musafiri, familia Lamberti ia masa în
cămăruţa de lângă bucătărie. Pentru ca totul să fie perfect, pe masă au fost
deja puse farfuriile, paharele şi tacâmurile. Deşi visa să studieze literatura,
Alda a hotărât să urmeze medicina. "Este cea mai frumoasă meserie pe care
eu o cunosc, pentru că îţi poţi îngriji părinţii", spune ea. Cât despre Mario,
este de presupus că el s-a gândit la afacerile familiei când a decis să devină
avocat. Pare că toată lumea este mulţumită de a se revedea. Musafirii trebuie
să-şi exprime preferinţele pentru băuturi. Doamna Lamberti îşi invită musafirii
la masă, iar domnul Lamberti speră ca toată lumea să fie mulţumită.

L'USO DEL
CONGIUNTIVO (Folosirea
Conjunctivului)

In italiano il congiuntivo lo reggono certi verbi, congiunzioni e locuzioni


congiunzionali. Esso ha quattro tempi (presente, passato, imperfetto e
trapassato) e si usa della maniera seguente:
1. Nette proposizioni principali, il congiuntivo appare in delle
costruzioni come: Magari fosse tutto vero! (Măcar de-ar fi adevărat!) Chi
l’abbia mai detto? (Cine să o fi spus oare?) Lo voglia o no, ci partirai lo
stesso! (Fie că vrei, fie că nu, oricum vei pleca acolo!)
2. Nelle proposizioni completive dirette, dopo i verbi indicanti volontà,
desiderio, speranza, opinione della proposizione principale.
Esempio: Penso (spero, desidero, immagino) che tu stia bene. Desideriamo
che tu guarisca. Dubito che Mario arrivi in tempo.
Verbi (espressioni): pensare, credere, desiderare, volere, aspettare,
preferire,
pretendere, supporre, aver conoscenza, esìgere, comandare, ordinare, negare,
non veder l’ora, ecc.
3. Nelle completive indirette, dopo verbi che esprimono piacere, dispiacere,
timore.
Esempio: Sono contento (mi piace) che voi glielo diciate.
Verbi (espressioni) come: essere contento, spiacente, piacere (aver
piacere), rincrescere, dispiacere, aver paura, sospettare, dubitare, illudersi,
aver il dubbio, ecc.
4. Nelle completive dirette, se il verbo dalla principale è negativo.
Esempio: Non credo che lui abbia ragione.
5. Dopo le congiunzioni: benché, sebbene, affinché, purché, a patto
che, per quanto, a condizione che, prima che, quantunque, a meno che, in
modo (caso che), ecc. (deşi, cu toate că, cu scopul să, pentru că, cu condiţia să,
numai să, astfel încât, etc. ), che introducono proposizioni condizionali, concessive,
consecutive.
Esempio: Studiammo affinchè superiamo tutti gli esami. Lavora tanto,
benché (sebbene, quantunque) la sua salute non sia buona.
6. Nelle proposizioni soggettive richieste da espressioni impersonali
come: è possibile (impossibile), è facile (diffìcile), è utile (inutile), è bene
(male), occorre, bisogna, può darsi, sembra che, ecc.
Esempio: E’ bene (utile) che tu conosca la verità. Occorre che voi sappiate
come fare.
7. Nelle proposizioni relative restrittive, con riferimento ad un nome
determinato da un aggettivo come: primo, unico, solo, ultimo, nessuno o
ad un aggettivo al superlativo relativo.
Esempio: Questa è la più bella (la prima, la sola, l’unica... ) fanciulla ch’io
abbia mai visto.
8. Se il verbo della principale è al modo condizionale.
Esempio: Vorrei che tu mi dicessi tutta la storia. Avrei voluto che fosse venuto
anche lei.
\
Esercizi: 1. Mettete i verbi all’infinito dalle proposizioni di qui sotto al
modo e tempo giusto, facendo attenzione alle parole messe in rilievo:
Non credo / penso che lui potere venire. Sembra che Alberto avere ragione.
Vuoi che te lo dire io? Speriamo che fare bel tempo. Non vedo l'ora che loro
tornare. Siamo contenti che voi comprare una nuova macchina. Mi piace che
lui dire questo. Dubitavi / Temevi che lei cambiare. Mi dispiace che tu non
sapere la lezione. Gli rincresce che non potere venire. La ragazza si
lamentava che non avere mai avuto fortuna. È’ bene / probabile che lui
accettare questa proposta. Sarebbe difficile che tu prendere subito la
decisione. E’ inutile che voi cercare un’altra soluzione. Può darsi che i
ragazzi capirci. Bisogna / Occorre che tu spiegargli la ragione. È’ peccato
ch’io non poter andarci! Quest’ra l'ultima cosa ch’io avere immaginato. Rosa
è la più brava ragazza ch’io avere mai visto! Non c’è nessuno che dirmi la
verità? Vaddo a Mario, benché fare tardi. Sebbene essere stanca morta, finisco
il mio lavoro. Puoi restare qui, purché (a patto che, a condizione che) non
parlarmi. Vi do questi soldi perché (affinchè) comprarvi i libri. Devi tornare
prima che essi partire. Vorrei che tutto finire bene. Avrei voluto che tutto aver
finito bene.

2. Traducete in romeno il testo di qui sotto, facendo attenzione al


congiuntivo:
È’ bene che voi veniate stasera. Supponiamo che lei abbia ragione.
Aspetto che tu mi dica la verità. I ragazzi temono che abbiano sbagliato gli
esercizi. È’ utile che lei studi il francese. S’illude che si possa contare su di
lui. Voi dubitate che esse prendano il treno. È’ facile che tu faccia la
traduzione. Mi rincresce che loro non siano potuti venirci. Paolo si lamenta
che non stia bene. È’ inutile che noi aspettiamo un miracolo! Vuoi che ti
scriva lei una lettera? Esige che voi finiate il vostro lavoro. Siamo contenti
che Marina abbia comprato un appartamento. Sarebbe meglio che tu
prenotassi il palco al teatro per questa sera. Sarebbe stato bello se Lucia
avesse anche comprato i biglietti. Questo è stato il primo spettacolo di
rivista ch’io abbia finora visto!

Il modo Indicativo si usa per le azioni certe, mentre il modo


Congiuntivo per le azioni dubitative. Ecco nella tavola seguente l’uso dei
due modi:

Indicativo Congiuntivo
1. So che Renzo abita 1. Non so se Renzo abiti a Milano.
e lavora a Milano. 2. Penso (credo) che Renzo lavori a
Milano.
3. Suppongo (spero) che Renzo abiti
a Milano.
Non sono sicuro se Renzo lavori a
Milano.
2. È’ sicuro che 2. È possibile (probabile) che Lidia sìa arrivata
Lidia è arrivata oggi. oggi.
Non è sicuro (è impossibile) che Lidia sia arrivata
oggi.
3. Tu sai che 3. Si dice che (dicono che) quest’auto sia troppo
quest’auto è troppo cara. Sì dice che (dicono che) quest’auto non sia
cara. troppo cara.
4. Mi manderà la foto 4. Mi manderà la foto prima che sia tornata.
dopo che sarà
tornata.
5. a. Alla persona che 5. a. A qualsiasi persona che (a chiunque)
domanda domandi di me, devi dire che non ci sono.
(domanderà) di me, b. Qualunque cosa abbia visto, Maria non lo dirà
devi dire che non ci mai.
sono. c. Comunque vadano le cose, il padre sta
b. Maria ha detto che
non ’'ha visto. tranquillo..
c. Il padre dice che •
tutto va bene.

L’INTERIEZIONE
(Interjecţia)

L'interiezione è la parte inflessibile (come l’avverbio, la congiunzione


e la preposizione) del discorso che esprime esclamazioni (di gioia,
meraviglia, tristezza, dolore, ed altri stati d'animo), oppure imita suoni
della natura.

Le interiezioni (esclamazioni) più usate sono:


Ah! ahimè!, ohimè!, oh!, ih!, uh! càpperi!, càspita! (dolore, meraviglia)
Deh!, eh!, ! (desiderio, supplicazione, preghiera);
Eh!, eheh!, eh!, ah! (ironia);
Auff!, poh! uff!, deh!, mah, (ansia, noia);
Puh!, Puah! (disprezzo, ripugnanza);
Ah!, Ahi!, oh!, hum!, uff, misericordia! (spavento, timore);
Ohibò! (dubito);
Orsù!, suvvia! urrà! (stimolo, incoraggiamento).
Esse si chiamano interiezioni proprie.
Esempio: Ahimè, che male mi fa la testa!
Sempre in tono esclamativo si possono adoperare anche parti del
discorso, come: verbi, sostantivi, aggettivi, avverbi.
Esempio: dagli!, coraggio!, aiuto!, misericordia!, peccato!, silenzio!, bravo!,
vìa!, presto! (dă-i!, curaj!, ajutor!, îndurare!, păcat!, linişte!, bravo!, pleacă!,
repede!).
Esse si chiamano interiezioni improprie.
Nota: "Magari" è un'interiezione richiedente il congiuntivo.
Esempio: Magari fossi ricco! (Măcar, barem de-aşi fi bogat!)
Come congiunzione richiede altrettanto il congiuntivo.
Esempio: Ci andrò, magari dovessi andare a piedi! (Mă voi duce acolo,
chiar dacă va trebui să merg pe jos.)
Come avverbio, si usa della maniera: Se non oggi, ci vedremo magari
domani. (Dacă nu astăzi, ne vom vedea măcar mâine.)
Le locuzioni esclamative sono i gruppi di parole adoperati con valore di
esclamazione.
Esempio: Beato lui! Corpo di mille bombe! All’armi! Che barba! (Ferice de
el! Ei drăcie! La arme! Ce plictiseală!)
L’onomatopea tenta di imitare un suono:
miao (gatto), bau-bau (cane), coccodè (gallina), chicchirichì (gallo)
bum-bum, (cannone = tun), tataratà (tamburo = toba), din-don, din-din
(campanello = clopoţel), tic-tac (orologio).
Da queste voci onomatopeiche derivano sostantivi e verbi come: muggito,
muggire (muget, a mugi), trillo, trillare (tril, a scoate triluri), abbaio, abbaiare
(lătrat, a lătra), ecc.
*
Esercizi: 1. Formate delle proposizioni usando le seguenti interiezioni:
Accidenti! (la naiba!), avanti!, bene!, fermo! (nu te mişca!), mamma mia!,
peccato!, viva!

2. Traducete le proposizioni seguenti riconoscendo le interiezioni


contenuteci:
Oh, se fossi stato io il fortunato! Eh, eh, che novità mi porti? Per amor
del cielo, smettila! Aiuto, sto cadendo! Bene! Sei proprio brava! Pss, pss!
Adesso state zitti! Luce! più luce qui! Ed ora mi raccomando, eh: calmi! Viva
la gioventù e l'amore! Evviva!

Allora, vediamo qual è il linguaggio degli animaletti:


Il gatto miagola, il cane abbaia, il cavallo nitrisce, l’asino raglia, il bue
mugghia, la pecora bela, il porco grugnisce, il lupo ùlula, il leone ruggisce e
la rana gracida. Gli uccelli cinguettano, trillano e cantano. Ma la gallina
schiamazza, soprattutto quando ci fa attenti al suo nuovo uovo!
3. Compito: concepite un piccolo racconto usando le interiezioni ed i
verbi onomatopeici conosciuti. Non dimenticare di metterli però, ai tempi
studiati e di maniera giusta!

LA SICILIA

Conosciamo l’Italia
Chiamata "Sicilia" dall'antichità dai Siculi e Sicani che l’abitarono, la più
grande isola del Mediterraneo, bagnata anche dal Tirreno (a nord) e
dall’Ionio (ad est), ebbe un secondo nome - Trinacria, dovuto alla sua
forma triangolare.
A partire del VIII sec a. C. i greci fondarono nell’isola colonie come
Nasso, Siracusa, Gela, Selinunte, dalle quali nacque poi la "Magna Grecia".
Siracusa (la più sviluppata) vinse nei secoli successivi Ateniesi, Etruschi e.
Cartaginesi.
Diventata nel 212 a. C. provincia romana, Sicilia fu invasa più tardi dai
Vandali nel V. sec. d. C., e passò in seguito ai Bizantini e poi agli Arabi, che
la conquistarono nel sec. IX.
I Normanni di Ruggero I (incoronato a Palermo come Re di Sicilia), gli
Svevi; gli Angioini e gli Aragonesi la dominarono fino al XVIII sec.
Nel 1815 Ferdinando di Bortone si fregiò del titolo di "Re delle Due
Sicilie" (Sicilia, Napoli e l’Italia Meridionale).
Sbarcato a Marsala nel 1860, Garibaldi riusci a liberarla e ad unirla al
nascente Stato Italiano.
Da tutti questi periodi vissuti tra serenità pacifica e guerre, Sicilia conserva
superbe testimonianze artistiche e culturali.

Palermo. Il palazzo dei Normani

1. PALERMO – Porto principale e capitale della Sicilia, Palermo si


trova in una baia tra il monte Pellegrino (a nord) - e il capo Zafferano (a
sud). Occupa la superficie di un campo fertilissimo limitato dalle colline -
il famoso "Conca d'Oro", pieno di palme e d’aranci.
Fondata dai fenici e poi conquistata dai Romani, Palermo fu sottoposta tra
831-1072 dai Saraceni. Questi le diedero l’atmosfera esotica dei suoi
giardini, la curva delle cupole di tanti edifici, lasciando tracce persino nella
mentalità della gente.
I Normanni fecero da Palermo la capitale del loro regno tra 1072-1194,
Ruggero II essendo nominato il re delle due Sicilie. Essi conservarono le
tradizioni decorative dei Saraceni e dei Bizantini nell’architettura, facendo che
la città viva la sua "età artìstica d’oro".
Il gotico ne fu portato dai Hohenstaufen e dagli Angioini (XIII sec. ),
ammirato e conservato anche dagli Spagnoli (1300-1647). I Borboni di
Napoli non poterono influenzare per niente la vita palermitana.
L’atmosfera piena di grazia d’una volta viene evocata a Palermo da tre
piazze:
La Piazza "Quattro Canti" un bell’esempio di barocco spagnolo, con
statue dei santi protettori della città e dei re spagnoli, nelle nicchie dei
palazzi. Le statue delle fontane rappresentano le stagioni. La chiesa San
Giuseppe (barocca) ha una bellissima decorazione all’interno.
La Piazza Pretoria, alla quale si accede sulle scale. Ci si possono ammirare il
Palazzo Municipale e la fontana con tantissime belle sculture, opera di scultori
fiorentini (XVI sec. ).
La Piazza Bellini, deliziosa, ricorda l’atmosfera arabo-normanna, con
i due monumenti caratteristici della città: la Martorana e San Cataldo.
La Maratona, chiamata anche Santa Maria dell’Ammiraglio, fu fondata
nel 1143 da Giorgio d’Antiochia, ammiraglio del re Ruggero e la chiesa
d’origine è decorata d’ammirevoli mosaici bizantini.
San Cataldo ha conservato l’aspetto árabo con le sue cùpole e con la
decorazione geometrica. La chiesa Santa Caterina che ci si trova, è un bel
esempio del barocco siciliano del XVII sec.
Sempre per l’ordine del re Ruggero fu costruita nel 1132, in
collaborazione con architetti arabi, la chiesa San Giovanni degli Eremiti,
con le sue belle cupole color rosa ed il magnifico giardino esotico del XIII
sec.
Il Palazzo dei Normanni - Oggi sede del Parlamento siciliano - è un
immenso edificio rifatto più volte. Solamente la parte centrale e la "torre
pisana" sono originali. Con una meravigliosa decorazione arabo-normanna,
la Cappella Palatina (al primo piano) è stata costruita tra 1130-1140, sotto
il regno di Ruggero. Contiene marmi, mosaici dorati, pezzi artistici di gran
valore. Davanti al palazzo si apre il giardino della Villa Bonanno, ornato di
palme e plátani. La porta Nuova (a destra) è in stile rinascimentale con
elementi barocchi.
Il Palazzo Abbaziale (gotico, del XV sec. ) ospita il museo d’arte
medioevale ed una pinacoteca (con il drammatico affresco 'Trionfo della
Morte ed il busto di Eleonora d’Aragona - opera di Francesco Laurana - e
l’Annunciata - opera di Antonello da Messina -, ambedue del XV sec. )
Il Palazzo Chiaramente (gotico, del 1307) ha servito di modello per
numerose costruzioni civili della Sicilia e del Sud d’Italia. Davanti c’è il
Giardino Garibaldi, con delle vere colonne naturali formate, dagli enormi
fichi.
Il Palazzo della Zisa è un magnifico palazzo di piacere in stile arabo-
normanno, costruito dopo il 1160 da Guglielmo il Primo.
Altre curiosità della città sono:
Le Catacombe dei Cappuccini (impressionanti con gli 8 000 cadaveri -
bambini, neonati, adulti), il Museo Archeologico, che si trova in un convento del
XVI sec. Contiene oggetti trovati nei luoghi più antichi di Sicilia (sarcòfagi
antropòidi dei sec. VI-V a. C., un’iscrizione egiziana chiamata "pietra di Palermo",
le ammirevoli metope dei templi di Selinonte (VI-V sec. a. C. ), vasi greci, mosaici
romani e pezzi dalle collezioni preistoriche.
La Cattedrale (modificata e restaurata) fu costruita alla fine del XII sec. in stile
sìculo-normanno, con belle porte in legno intagliate, contiene la cappella e la
tomba dei Hohenstaufen, dove fu seppellito l’imperatore Federico II. L’Oratorio
di San Lorenzo (barocco, XVII sec. ), è decorato con pitture raccontando la vita
dei Santi Francesco e Laurenzio. Nell’altare c’è una bellissima "Natività" di
Caravaggio. La Chiesa Santa Maria della Catena (gotico-rinascimentale) ha
un’architettura graziosa e delicata con le sue arcate.
Le Ville Giulia e d’Aumale sono circondate da giardini contenenti piante
esotiche, acque e alberi rari. Nella prima ha soggiornato il poeta Goethe, nella
seconda Luigi-Filippo, nel suo esilio.
Altre bellissime città greco-romane, testimoniando la ricchissima storia del
passato siciliano, sono:
2. SIRACUSA (colonizzata dai greci di Corinto), dove nacque nel 287
a. C. il celebre geòmetra Archimede (scopritore della legge dei corpi immersi
nell’acqua) contiene una ricchissima zona archeologica (il vecchio teatro greco,
l’anfiteatro romano e le catacombe di San Giovanni), il Duomo, la Fontana Aretusa
e un Museo Archeologico Nazionale con vasi, statue ed altri preziosissimi pezzi
museali del sec. V-IV a. C. e dopo.
3. TAORMINA a 206 m. altitudine, è un vero balcone sul mare davanti ad
Etna, il famoso monte vulcanico. È’ rinomata per la sua calma, per la bellezza
dei monumenti e dei giardini.
Il Teatro greco è stato trasformato dal III sec. a. C. dai romani in anfiteatro
per le rappresentazioni classiche. Il giardino pubblico, ornato da fiori e piante
esotiche, domina con le sue terrazze tutta la costa ed il mare di Sicilia.
La Piazza 9 Aprile offre un bel panorama sul golfo di Taormina. La via
principale della città è il Corso Umberto, con le porte di Catania, di Milano, di
Messina e con la torre dell’Orologio. Nella piazza omònima, con una
bellissima fontana barocca, si alza il Duomo con la facciata gotica. Sul monte
Tauro (390 m), sui resti dell’antica acròpoli, si trova il Castello, offrendo un
superbo panorama sulla città, presso l’Etna. Il Palazzo Santo Stefano è un
edificio del XV sec.
Lessico: fregiarsi - a se împodobi; la baia - golf mic; esotico - exotic; la curva -
curbă; la nicchia, le nicchie - nişă; accedere - a se apropia; l’ammiraglio - amirai;
il plàtano - platan; il fico (i fichi) - smochin; la mètopa (le mètope) - mètopa; il
tempio (i templi) - templu; intagliare - a ciopli, sculpta (în lemn); l’arcata - arcadă;
soggiornare - a sta, a locui; rinomato - renumit; l’acròpoli (le acropoli) -
acropolă; l'esilio - exil.

A. B. C. divertente

VENTAGLIO: Un piccolo strumento che serve soprattutto a darsi


dell’aria.

Lessico: il ventaglio - evantai; darsi dell’aria - a-şi da aere.

CORSO XXVI

SPORT E GIOCHI - prima


parte

(Sporturi şi jocuri) - prima


parte

Dai tempi remoti l’omo ha fatto gare sportive per provare la forza del suo
corpo, ma anche la forza della sua mente. I greci e poi i romani le
consideravano ideali per la salute del fisico, ma anche dello spirito. "Mens
sana in corpore sano" traduce proprio questo detto.
I più comuni sport sono: il calcio, il tennis, lo sci, il nuoto. Cerchiamo di
raggruppare gli sport secondo le loro caratteristiche.
L’atletismo si compone dall’atletica leggerà con le prove di: corsa su
strada (la maratona), su pista - corsa piana (gare di velocità, di fondo e
mezzofondo, di staffetta) - e corsa a ostacoli; poi il salto (in lungo ed in
alto), il lancio del disco, del giavellotto, del peso e del martello e
dall’atletica pesante. Questa comprende il sollevamento pesi, la lotta (greco-
romana, stile libero, giapponese = judò, lotta con cintura) ed il pugilato
(categorie: mosca, gallo, piuma, leggero, mediomassimo, massimo).
La ginnastica è molto bella ed anche elegante, soprattutto la ginnastica
artistica. Le prove sono al suolo ed agli apparecchi. Ecco alcuni attrezzi ginnici:
il cerchio, le clave, il plinto, le parallele, gli anelli, la sbarra fìssa, la trave, la
cavallina, il cavallo, la stanga, il trampolino, la spalliera, ecc.
Gli sport del pallone sono: il calcio, ormai il più popolare sport "del campo e
del pallone", giocato sullo stadio. Le squadre cercano di mandare ognuna il
pallone nella porta avversaria, che è difesa dal portiere. L’arbitro decide le
controversie, i colpi, i tiri a porta, i calci d’angolo e di rigore, ecc. I tifosi che
partecipano alle partite sono simpatici, ma a volte quando si agitano troppo,
fanno chiasso e dimenticano di rispettare l’atmosfera sportiva e d’accettare
anche le sconfitte, non solo le vittorie (il goal o la rete). Il rugby (sempre
giocato sul terreno da due squadre) è il gioco della palla ovale. La pallavolo
richiede il punteggio per la palla passata sopra la rete. Il pallamano fa passarsi
la palla di mano in mano, battendola per terra, finché si getta alla rete (porta). Al
pallacanestro, la palla si passa ugualmente per mano da un giocatore all’altro, e
si getta finalmente nel canestro. Infine, il pallanuoto è una specie di
pallacanestro nell’acqua, mandando il pallone nella rete. I giocatori saranno
prima di tutto degli ottimi nuotatori.
Gli sport della piccola palla sono: Il baseball (o pallabase), il cricket, con
il picchetto di gioco (birillo) ed il maglio (bastone), il hockey sul prato, il
golf (o pallaprato), giocato sul campo con i bastoni e mandando la palla
alla buca. Il tennis (di campo), gioco singolo o in coppia (doppio maschile,
doppio femminile, doppio misto) è lo sport della la racchetta. Richiede
forza, ma anche pazienza e molta attenzione e rigore.
Gli sport delle armi sono: lo scherma (a fioretto, sciabola o spada),
necessita equipaggiamento adatto (guantoni, màschera, calzature senza
tacchi, ecc. ); il tiro (al volo, al disco, ai piatelli) e la caccia. La caccia
con il fucìle si fa solo nei posti riservati, al mare, in montagna, in pianura,
ai laghi e richiede prima di tutto la licenza di caccia. Si devono rispettare
le règole imposte sull’uso delle armi, del terreno e dell’inseguimento
della cacciagione: uccelli ed animali. La pesca è ugualmente sport e
passatempo, come la caccia. Oltre l’amo, la lenza e l’esca (certi
vermicciuoli per adescare i pesci), ci occorre tantissima pazienza! Ma ne
vale la pena, perché i pescatori - come anche i cacciatori - diranno poi le
favolose storielle sulla loro preda fantastica (un cinghiale, un orso, o un
pesce-ballena).
La pesca è anche subacquea, per l’immersione e l’emersione del
pescatore ben allenato e con un complicatissimo equipaggiamento:
màschera, bòmbole per l’autorespirazione, pinne, cintura con piombi di
zavorra, stringinaso, guanti palmati, tuta ed armi.
Gli sport automobilistici e d’aria sono: il ciclismo d’una volta, che
continua ad attirare giovani alle corse di distanza e di velocità con la
bicicletta, ha ora la concorrenza delle corse automobilistìche, in auto da
grande velocità, guidate sulle piste speciali da piloti che corrono dei rischi
anche mortali. I piloti degli aerei di sport, dei veleggiatori ed i
paracadutisti sono gli amanti del volo e delle corse aeree. Il loro coraggio
è altrettanto sensazionale.
Gli sport invernali sono: il pattinaggio con i pàttini sul ghiaccio
(artistico, a vela, di velocità), ma anche sulla pista con i pàttini a rotelle. Ci
sono poi gli sport sulla neve: con la slitta, il bob, il tobòga. Ma il più
bello resterà senz’altro lo sci (che richiede tuta, scarponi e bastoncino
adatti) e che si fa - come anche altri sport – per piacere (sport dilettante), o
per professionismo. Le gare qui saranno di salto, di slalom, di discesa libera,
sulla pista da corsa, ecc.
L’alpinismo è lo sport della montagna, che si pratica in tutte le stagioni,
non solo d’inverno. L’equipaggiamento è molto speciale anche in questo
caso (bastoni, scarponi chiodati, ramponi, martelli da roccia, corde, chiodi,
anelli di corda, ecc. ), ma più che altro occorreranno il coraggio e la
robustezza fisica, soprattutto quando si tratta di salire sulle cime di Himalaia,
sul Monte Bianco o in altre montagne altissime. D’inverno c’è il pericolo
delle valanghe di neve e dei ghiacciai. Per le semplici gite in montagna
occorrono cose meno complicate, come, per primo, la tenda, quando si
va in campeggio. Il campeggio è amato da turisti che preferiscono
l’ambiente naturale piuttosto che l’albergo, tanto in montagna, tanto al
mare.
I mezzi di trasporto in montagna sono: funivìa, seggiovìa, cabinovìa, slittovìa,
sciovìa...

Voci, Strutture : il calcio - fotbal; lo sci - schi; il nuoto -înot; la


maratona -maraton; la gara - întrecere; l’ostacolo - obstacol; il giavellotto
- suliţă, lance; il martello - ciocan; il pugilato - box; il sollevamento del
peso - ridicarea greutăţii; la prisma - prismă; l’attrezzo ginnico - aparat de
gimnastică; il cerchio - cerc; la clava (le clave) - măciucă; le parallele -
paralele; gli anelli - inele; la stanga, la sbarra fissa - bară fixă; la trave -
bârnă; la cavallina - capră; il cavallo - cal; il trampolino - trambulină; la
spalliera - spalier; il calcio (la rete) - gol; il calcio all’ngolo, il calcio di
rigore - lovitură de colţ; lovitură de pedeapsă; il tifoso - microbist; fare
chiasso - a face gălăgie; la pallavolo - volei; il punteggio - punctaj, scor; la
rete - plasă, fileu; il pallamano - hambal; la pallacanestro - baschet; il
pallanuoto - polo; il picchetto (il birillo) di gioco - ţăruş, cui; il maglio (il
bastone) - mai, ciocan de crichet; lo scherma - scrimă; il fioretto - floretă; la
sciabola - sabie; la spada - spadă; l’equipaggiamento - echipament; i
guantoni - mănuşi mari (de scrimă, de box); la màschera - mască; il tiro -
tir, tragere cu arma; tiro al volo - tir la zbor; tiro al disco - la disc; tiro a
piattelli - la talere; la caccia - vânătoare; il fucile - puşcă; la licenza di
caccia - permis de vânătoare; l’inseguimento della cacciagione - urmărirea
vânatului; la pesca - pescuit; l’amo - undiţă; la lenza - sfoară de undiţă;
l’esca -momeală; il vermicciuolo - viermişor; subacqueo - subacvatic;
l'immersione - imersiune, scufundare; l’emersione - emersiune, ieşire la
suprafaţă; la bòmbola - butelie; la pinna - aripă, labă (de înotător); la
zavorra - lest; lo stringinaso - ochelari de protecţie (ficşi pe nas); i guanti
palmati - mănuşi de scufundător; la tuta - salopetă; il pilota - pilot; il
veleggiatore - planor; la paracaduta - paraşută; il paracadutista - paraşutist;
il pattinaggio - patinaj; i pàttini - patine; la slitta - sanie; il tobòga - tobogan;
il rampone - crampon de alpinism; la valanga - avalanşă; la funivìa -
teleferic; la slittovìa - funicular pentru sănii; la cabinovìa - telecabina; la
sciovìa - teleschi.

Esercizi: 1. Rispondete alle seguenti domande:


Come vengono raggruppati gli sport?
Quali sono gli sport d’atletica leggera? Ma quelli d’atletica pesante?
Che sport della grande e piccola palla conoscete?
Quali sono le prove e l’equipaggiamento della ginnastica?
Quali sono gli sport dell’cqua e dell’aria?
Descriveteli!Parlate sulla caccia e sulla pesca.
Che sport della neve conoscete?
Vi piace pattinare, sciare, fare alpinismo?
Che cosa occorre per praticarli?
Come si arriva in montagna quando non ci si va a piedi?
Quali sono le vie conosciute?
Che sport del pallone conoscete?
2. Parlate sulla caccia e sulla pesca.
3. Descrivete una partita di calcio.

IL CONGIUNTIVO DEI VERBI IRREGOLARI

ANDARE ch’io vada, che tu vada, ch’egli (essa) vada,


Presente che noi andiamo, che voi andiate, ch’essi
(esse) vadano che tu andassi, ch’egli andasse,
ch’io andassi,
Imperfetto che noi andassimo, che voi andaste, ch’essi
(esse) andassero
ch’io sia, che tu -sia, ch’egli (essa) sia andato,
Passato a, che noi siamo, che voi siate, ch’essi (esse)
siano andati,
ch’io fossi, chee tu fossi, ch’egli (essa) fosse
Trapassato andato, a, che noi fossimo, che voi foste, ch’essi
BERE (esse) fosseroche
ch’io beva, andati, e ch’egli (essa) beva,
tu beva,
Presente che noi beviamo, che voi beviate, ch’essi
(esse) bevanoche tu bevessi, ch’egli (essa) bevesse,
ch’io bevessi,
Imperfetto che noi bevessimo, che voi beveste, ch’essi (esse)
bevessero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli (essa) abbia,
Passato che noi abbiamo, che voi aveste, ch’essi (esse)
abbiano bevuto
ch’io avessi, che tu avessi, ch’egli (essa) avesse,
Trapassato che noi avessimo, che voi aveste, ch’essi (esse)
DARE avessero
ch’io dia,bevuto
che tu dìa, ch’egli (essa) dìa, che noi
Presente
diàmo, che voi diate, ch’essi (esse) dìano
ch’io dessi, che tu dessi, ch’egli (essa) desse,
Imperfetto che noi dessimo, che voi deste, ch’essi (esse)
dessero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli (essa) abbia,
Perfetto che noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi (esse)
abbiano
ch’io dato che tu avessi, ch’egli (essa)
avessi,
Trapassato avesse, che noi avessimo, che voi aveste, ch’essi
DIRE (esse) dica,
ch’io avessero
che dato
tu dìca, ch’egli (essa) dìca,
Presente che noi diciamo, che voi diciate, ch’essi
(esse)dicessi,
ch’io dìcano che tu dicessi, ch’egli (essa)
Imperfetto dicesse, che noi dicessimo, che voi diceste,
ch'essiabbia,
ch’io (esse)che
dicessero
tu abbia, ch’egli (essa) abbia,
Perfetto che noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi (esse)
abbiano
ch’io dettoche tu avessi, ch’egli (essa)
avessi,
Trapassato avesse, che noi avessimo, che voi aveste, ch’essi
(esse) avessero detto
DOVERE ch'io debba (deva), che tu debba (deva), ch'egli
Presente (essa) debba (deva), che noi dobbiamo, che voi
dobbiate, ch'essi (esse) debbano (devano)
Imperfetto ch'io dovessi, che tu dovessi, ch'egli (essa) dovesse,
che noi dovessimo, che voi doveste, ch'essi (esse)
dovessero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli (essa) abbia, che
Perfetto noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi (esse) abbiano
dovuto
ch’io avessi, che tu avessi, ch’egli (essa) avesse,
Trapassato che noi avessimo, che voi aveste, ch’essi (esse)
FARE avessero dovuto
ch’io faccia, che tu faccia, ch’egli (essa) faccia,
Presente che noi facciamo, che voi facciate, ch’essi (esse)
facciano
ch’io facessi, che tu facessi, ch’egli (essa) facesse,
Imperfetto che noi facessimo, che voi faceste, ch’essi (esse)
facessero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli (essa) abbia, che
Passato noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi (esse)
abbiano fatto che tu avessi, ch’egli (essa) avesse,
ch’io avessi,
Trapassato che noi avessimo, che voi aveste, ch’essi (esse)
PIACERE avessero fatto che tu piaccia, ch’egli (essa) piaccia,
ch’io piaccia,
Presente che noi piacciamo, che voi piacciate, ch’essi (esse)
piacciano
ch'io piacessi, che tu piacessi, ch'egli (essa)
Imperfetto piacesse, che noi piacessimo, che voi piaceste,
ch'essi (esse) piacessero
Passato ch’io sia, che tu sia, ch’egli (essa) sia piaciuto, a,
che noi siamo, che voi siate, ch’essi (esse) siano
piaciuti, e
ch’io fossi, che tu fossi, ch’egli (essa) fosse
Trapassato piaciuto, a, che noi fossimo, che voi foste, ch’essi
(esse) fossero piaciuti, e
POTERE ch’io possa, che tu possa, ch’egli (essa) possa, che
Presente noi possiamo, che voi possiate, ch’essi (esse)
possano
ch’io potessi, che tu potessi, ch’egli (essa) potesse,
Imperfetto che noi potessimo, che voi poteste, ch’essi (esse)
Passato potessero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli (essa) abbia, che
noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi (esse)
abbiano
ch’io potuto
avessi, che tu avessi, ch’egli (essa) avesse,
Trapassato che noi avessimo, che voi aveste, ch’essi (esse)
avessero potuto
RIUSCIRE ch’io riesca, che tu riesca, ch’egli (essa) riesca, che
Presente noi riusciamo, che voi riusciate, ch’essi (esse)
riescano
ch’io riuscissi, che tu riuscissi, ch’egli (essa)
Imperfetto riuscisse, che noi riuscissimo, che voi riusciste,
ch’essi (esse) riuscissero
ch’io sia, che tu sia, ch’egli (essa) sia riuscito, a,
Passato che noi siamo, che voi siate, ch’essi (esse) siano
riusciti, e che tu fossi, ch’egli (essa) fosse
ch’io fossi,
Trapassato riuscito, a, che noi fossimo, che voi foste, ch’essi
(esse) fossero riusciti, e
SALIRE ch'io salga, che tu salga, ch'egli (essa) salga, che
Presente noi saliamo, che voi saliate, ch'essi (esse)
salgano
ch'io salissi, che tu salissi, ch'egli (essa) salisse,
Imperfetto che noi salissimo, che voi saliste, ch'essi (esse)
salissero
ch’io sia, che tu sia, ch’egli (essa) sia salito, a, che
Passato noi siamo, che voi siate, ch’essi (esse) siano saliti,
ech’io fossi, che tu fossi, ch’egli (essa) fosse
Trapassato salito, a, che noi fossimo, che voi foste, ch’essi
(esse) fossero saliti, e
SAPERE ch’io sappia, che tu sappia, ch’egli (essa) sappia,
Presente che noi sappiamo, che voi sappiate, ch’essi (esse)
sappiano
ch’io sapessi, che tu sapessi, ch’egli (essa) sapesse,
Imperfetto che noi sapessimo, che voi sapeste, ch’essi (esse)
sapessero
ch’io abbia, che tu abbia, ch’egli (essa) abbia, che
Passato noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi (esse)
abbiano
ch’io saputo
avessi, che tu avessi, ch’egli (essa) avesse,
Trapassato che noi avessimo, che voi aveste, ch’essi (esse)
avessero saputo
STARE ch’io stia, che tu stia, ch’egli (essa) stìa, che
Presente noi stiamo, che voi stiate, ch’essi (esse)
stianostessi, che tu stessi, ch'egli (essa) stesse, che
ch'io
Imperfetto noi stessimo, che voi steste, ch'essi (esse) stessero
ch’io sia, che tu sia, ch’egli (essa) sia stato, a, che
Passato noi siamo, che voi siate, ch’essi (esse) siano stati,
e
ch’io fossi, che tu fossi, ch’egli (essa) fosse
Trapassato stato, a, che noi fossimo» che voi foste, ch’essi
(esse) fossero stati, e
TENERE ch’io tenga, che tu tenga, ch’egli (essa) tenga,
Presente che noi teniamo, che voi teniate, ch’essi (esse)
tengano
ch’io tenessi, che tu tenessi, ch’egli (essa)
Imperfetto tenesse, che noi tenessimo, che voi teneste,
ch'essi (esse)che
ch’io abbia, tenessero
tu abbia, ch’egli (essa) abbia,
Passato che noi abbiamo, che voi abbiate, ch’essi (esse)
abbiano tenuto
ch’io avessi, che tu avessi, ch’egli (essa)
Trapassato avesse, che noi avessimo, che voi aveste,
ch’essi (esse) avessero tenuto
UDIRE ch’io oda, che tu oda, ch’egli (essa) oda,
Presente che noi udiamo, che voi udiate, ch’essi
(esse) odano che tu udissi, ch’egli (essa) udisse,
ch’io udissi,
Imperfetto che noi udissimo, che voi udiste, ch’essi (esse)
udissero
ch'io abbia, che tu abbia, ch'egli (essa) abbia,
Passato che noi abbiamo, che voi abbiate, ch'essi (esse)
abbiano uditoche tu avessi, ch’egli (essa)
ch’io avessi,
Trapassato avesse, che noi avessimo, che voi aveste,
ch’essi (esse) avessero udito
USCIRE ch’io esca, che tu esca, ch’egli (essa) esca,
Presente che noi usciamo, che voi usciate, ch’essi
(esse)uscissi,
ch’io escano che tu uscissi, ch’egli (essa)
Imperfetto uscisse, che noi uscissimo, che voi usciste,
ch'essisia,
ch'io (esse)
che uscissero
tu sia, ch'egli (essa) sia uscito, a,
Passato che noi siamo, che voi siate, ch'essi (esse) siano
usciti,fossi,
ch’io e che tu fossi, ch’egli (essa) fosse
Trapassato uscito, a, che noi fossimo, che voi foste, ch’essi
(esse) fossero usciti, e
VEDERE ch’io veda, che tu veda, ch’egli (essa) veda,
Presente che noi vediamo, che voi vediate, ch’essi
(esse)vedessi,
ch’io vedano che tu vedessi, ch’egli (essa)
Imperfetto vedesse, che noi vedessimo, che voi vedeste,
ch’essi (esse) vedessero
ch'io abbia, che tu abbia, ch'egli (essa) abbia,
Passato che noi abbiamo, che voi abbiate, ch'essi (esse)
abbiano visto
ch'io avessi, che tu avessi, ch'egli (essa)
Trapassato avesse, che noi avessimo, che voi aveste,
ch'essi (esse) avessero visto
VENIRE ch’io venga, che tu venga, ch’egli (essa) venga,
Presente che noi veniamo, che voi veniate, ch’essi (esse)
vengano
ch’io venissi, che tu venissi, ch’egli (essa)
Imperfetto venisse, che noi venissimo, che voi veniste,
ch'essi (esse)
ch’io sia, che venissero
tu sia, ch’egli (essa) sia venuto,
Passato a, che noi siamo, che voi siate, ch’essi (esse)
siano venuti, e
ch’io fossi, che tu fossi, ch’egli (essa) fosse
Trapassato venuto, a, che noi fossimo, che voi foste,
ch’essi (esse) fossero venuti, e.

LA CONSECUZIONE DEI TEMPI AL


CONGIUNTIVO (Concordanţa timpurilor
la conjunctiv)

La regola della consecuzione dei tempi del congiuntivo è la seguente:


1. Se il verbo reggente è all'indicativo presente o futuro, il verbo
dipendente sarà messo al congiuntivo presente (per azione simultanea) e al
congiuntivo passato (per azione anteriore).
Esempio: Non credo che sia bene restarci. (Nu cred că este bine să
rămânem aici.) Non credo che sia stata bene restarci. (Nu cred că a fost
bine să rămânem aici.) Penserò che cosa possa fare. (Mă voi gândi la ce
să fac.) Penserò che cosa abbia potuto fare. (Mă voi gândi la ce am
putut să fac.)
2. Se il verbo dalla principale è all’indicativo imperfetto, passato
remoto e trapassato, il verbo dipendente (dalla secondaria) verrà
messo al congiuntivo imperfetto (per azione simultanea) e al congiuntivo
trapassato (per azione anteriore).
Esempio: Pensai/pensavo, avevo pensato/ che fosse un bravo ragazzo.
(M-am gândit/gândeam, mă gândisem/ că era un băiat bun.)
Supposi/supponevo, avevo supposto/ che fosse stato un bravo ragazzo.
(M-am gândit/gândeam, mă gândisem/ că fusese un băiat bun. ).
3. Se il verbo reggente è al passato prossimo, il verbo
dipendente sarà al congiuntivo presente, imperfetto, passato e
trapassato (dunque, a ogni tempo congiuntivo), in funzione dell’azione
simultanea o anteriore.
Esempio: Ho pensato che lui venga. (M-am gândit că vine.) Ho pensato
che lui venisse. (M-am gândit că venea.). Ho pensato che lui sia venuto.
(M-am gândit că a venit.) Ho pensato che lui fosse venuto. (M-am
gândit că venise.)
4. Se il verbo reggente è al condizionale presente o passato, il verbo
dipendente sarà messo al congiuntivo imperfetto o trapassato,
secondo lo stesso criterio: azione simultanea o anteriore.
Esempio: Desidererei che lui guarisse. (Aş dori ca el să se vindece.)
Desidererei/avrei desiderato/che lui fosse guarito. (Aş dori/aş fi dorit/ ca el
să se fi vindecat.)

Nota: L’uso del congiuntivo italiano non corrisponde sempre al romeno, dove
si può dire: Doresc (doream, dorii, am dorit, dorisem, voi dori, aş dori, aş fi
dorit) să vii, să fi venit.
Indicativo (tutti i tempi) o condizionale presente - nella principale e
congiuntivo (presente o passato) - nella secondaria. Questo, perché il
congiuntivo romeno ha solo due tempi, mentre in italiano ne ha
quattro.
In italiano, il congiuntivo si usa in proposizioni dipendenti, in
rapporto all’azione del verbo dalla principale:
Azione principale al presente:

Temo che lui non mi abbia creduto (ieri).


Temo che lui non mi creda (oggi).
Temo che lui non mi creda (domani).*

Azione principale al passato:

Temevo che lui non mi avesse creduto (prima d’allora).


Temevo che lui non mi credesse (allora).
Temevo che lui non mi avrebbe creduto (doppo di allora).
Esercizi: 1. Volgete l'infinito dalla proposizione secondaria alla
persona conveniente del congiuntivo, considerando il verbo dalla
reggente:
Desidero che tu mi dire la verità. Desidererò che tu mi dire la verità.
Desideravo che tu mi dire la verità. Avevo desiderato che tu mi dire la
verità. Ho desiderato che tu mi dire la verità. Desidererei che tu mi dire la
verità. Avrei desiderato che tu mi dire la verità.
Egli teme ch’io gli scrivere. Temerà, ch’io gli scrivere. Temeva, ch’io
gli scrivere. Temette ch’io gli scrìvere. Aveva temuto ch’io gli
scrìvere. Ha temuto ch'’o gli scrivere. Temerebbe ch’io gli scrìvere.
Avrebbe temuto ch'io gli scrivere.
Non sappiamo ch’essi essere contenti. Non sapremo ch’essi essere
contenti. Sapevamo ch’essi essere contenti. Sapemmo ch’essi essere
contenti. Avevamo saputo ch'essi essere contenti. Abbiamo saputo
ch’essi essere contenti. Sapremo ch’essi essere contenti. Avremmo
saputo ch’essi essere contenti.
Voi permettete che i bambini partire. Permetterete che i bambini partire.
Permettevate che i bambini partire. Permetteste che i bambini partire.
Avevate permesso che i bambini partire. Avete permesso che i bambini
partire. Permettereste che i bambini partire. Avreste permesso che i
bambini partire.
Preferisci che tuo figlio avere un buon amico. Preferirai che tuo figlio
avere un buon amico. Preferivi che tuo figlio avere un buon amico.
Preferisti che tuo figlio avere un buon amico. Avevi preferito che tuo
figlio avere un buon amico. Hai preferito che tuo figlio avere un buon
amico. Preferiresti che tuo figlio avere un buon amico. Avresti preferito
che tuo figlio avere un buon amico.

*Si può anche dire meno bene "temo che lui non mi crederà".

Essi vogliono che noi fare il loro lavoro. Vorranno che noi fare il loro
lavoro. Volevano che noi fare il loro lavoro. Vollero che noi fare il loro
lavoro. Avevano voluto che noi fare il loro lavoro. Hanno voluto che noi
fare il loro lavoro. Vorrebbero che noi fare il loro lavoro. Avrebbero
voluto che noi fare il loro lavoro.

2. Completate le seguenti frasi con i verbi al tempo e al modo giusto:


Sarà diffìcile che lui arrivare in tempo. Essi volevano che noi finire subito
il lavoro. Noi preferiamo che scrivere voi la lettera. Io ho sperato che non
piovere. Loro sperarono che Mario essere eletto. Bastava che tu me lo
dire. Il ragazzo temeva che io non essere tornato. Lei credeva che voi
essere già andati via. Io avevo avuto paura che lei non superare l’esame.
Gli dispiacerebbe che essi non essere tornati. Essi non avrebbero potuto
sapere che fare caldo o fresco. È’ molto urgente che il telegramma
arrivare domani. Loro hanno desiderato che voi venire qui. Io speravo
che tutti rimanere d’accordo. Bisognerebbe che la mamma partire. Lei
avrebbe voluto che restare con noi.
3. Mettete i verbi dalle seguenti frasi al tempo ed al modo richiesti
dalle congiunzioni: Esco di casa benché piovere. Ti ho spiegato,
affinché tu capire. Lo perdono purché lui pentirsi. Egli voleva andare a
teatro, quantunque non avere biglietto. Lei fu molto brava, sebbene
essere più piccola di te. Qualora voi ritardare ancora, noi andremo senza
di voi. Pure se fare tardi, spero di trovarlo in casa.

4. Traducete in italiano: Vărul meu vrea să merg cu el la Roma şi să-1


luăm cu noi pe Mario, cu toate că acesta are treabă (avere da fare) la
Ravenna. E greu să-i pot mulţumi, deşi Mario are o mare dorinţă să vină
cu noi. Se poate să faci ceea ce vrea el, dar eu nu cred că este sincer. Îmi
pare rău ca eşti aşa de supărăcios (permaloso, suscettibile). Te rog să mă
scuzi, cu toate că nu mă simt deloc vinovat. Vreau să le scriu, deşi nu
sunt sigur că ei sunt la Firenze.

PERUGIA

Città storica per eccellenza e capitale dell’Umbria, Perugia, "la dolce,


la mistica e pietosa", sorge, difesa dalle sue muraglia, su un rìpido colle
sopra la valle del Tévere. Pittoresca, in merito alle sue costruzioni antiche,
medioevali, ma anche cinquecentesche e barocche, Perugia una delle più
tipiche e famose città culturali ed artistiche d’Italia.
Abitata dai tempi remoti, la città venne conquistata dagli Etruschi
verso il VI sec. a. C., e dopo la battaglia di Trasimeno (217 a. C. )
divenne "Municipium" romano. Al tempo di Augusto venne denominata
"Augusta Perusia", però fu distrutta dalle òrde barbariche. Riconquistata
dai Bizantini, diventò un caposàldo di questi.

Nell’ XI sec. si costituì come libero Comune, dominando gran parte dalla
regione. Fu sede di numerosi pontefici, ma visse anche la guerra col Papato
nel 1369.
Dominata da Ladislao, re di Napoli, dalle potenti famiglie Oddi e
Baglioni, dal Papato, poi (dal 1798) dai francesi, tornò sotto i Papi, e dopo
turbolenti perìodi di lotte interne, visse la pace e la tranquillità dopo il 1860,
quando Vittorio Emanuele II entrò nella città per costringere alla fuga i
papalini.
Il centro di Perugia lo rappresenta la splendida Piazza IV Novembre, con
la meravigliosa Fontana maggiore (del ’200), disegnata da Fra Bevignate e
decorata da Nicola Pisano e da suo figlio, Giovanni. E’ una delle più belle
fontane d’Italia, i bassorilievi del bacino inferiore rappresentano il grifòne
ed il leone - emblema della città - i lavori dei mesi, lo zodìaco, la Genesi, le
origini di Roma, le fàvole d’Esòpo, ecc., mentre le 24 statuine del bacino
superiore rappresentando santi, ninfe e podestà.
Uno dei più belli e grandiosi palazzi pubblici d’Italia è il Palazzo
Comunale o dei Priori, eretto nel 1297 da Giacomo di Servadio e
Giovanello di Benvenuto, in travertino, calcare d’Assisi e marmi bianchi e
rossi. Il ricco portale presenta i tre santi protettori della città: Luigi di Tolosa,
Lorenzo ed Ercolano.
Il palazzo conserva delle belle sale: la sala dei Notari (con affreschi del
XIV sec. ) e quelle del Collegio della Mercanzia (con pareti in legno finemente
intagliato, del XV sec. ).
All’ultimo piano del palazzo c’è la Galleria Nazionale dell’Umbria,
contenente la più importante pittura regionale. I maestri fiorentini, Fra
Angelico, Gozzoli, Piero della Francesca, hanno creato la scuola locale del
XV sec: Giovanni Boceati, Benedetto Bonfigli, Bartolomeo Caporali,
Fiorenzo di Lorenzo. Però il più importante è stato Pietro Vannucci, detto il
Perugino (1445-1523), maestro di Raffaello. I suoi soggetti prediletti sono
Madonne, Vita della Vergine, ecc. Pinturicchio (1454-1518) ne fu
influenzato nelle sue pitture ingenue. A Perugia lavorarono anche scultori
toscani come Nicola e Giovanni Pisano (di Pisa) e Agostino di Duccio di
Firenze.
Le sale della galleria contengono pitture di maestri toscani e umbri. Fra
le più rilevanti sono: la "Madonna con Bambino, Angelo e Santi" del Beato
Angelico, un Polittico di Piero della Francesca, una "Flagellazione" di
Francesco Giorgio Martini, una "Madonna con Bambino e Santi" di Benozzo
Gozzoli. Altre opere sono di Pietro Perugino ("Adorazione dei Magi"),
Pinturicchio, Benedetto Bonfigli ed altri...
Il Collegio del Cambio ha delle bellissime sale (come quella dell'udienza,
le cui pareti furono affrescate da Perugino e dai suoi seguaci.
Il Duomo, gotico, però della facciata baròcca, contiene nella cappella a
destra una "Deposizione " che ha ispirato a Rubens la sua "Deposizione
d’Anversa". Nella cappella a destra, si conserva un anello che si crede essere
l’anello nuziale della Vèrgine.
Nel museo del chiostro si può ammirare una "Madonna" di Luca
Signorelli
L’Oratorio di San Bernardino (rinascimentale, del 1461), delle linee
armoniche e di una delicata policromia dei marmi, è l’opera di Agostino di
Duccio.
La Strada delle Volte della Pace, è una strada misteriosa medioevale, tra
il lungo pòrtico gotico del XIV sec. e la muraglia etrusca.

La Fontana Maggiore
Il Palayyo dei Priorri

L’arco etrusco è un'imponente costruzione in blocchi enormi di pietra. La


loggia sopra la torre, a sinistra, è del XVI sec. Accanto, il maestoso Palazzo
Gallenga (XVIII sec. ), già Palazzo Antinori, il più cospìcuo monumento del
’700 di Perugia, ospita oggi l’Università per gli stranieri.
I Giardini Carducci (chiamati così dal nome del gran poeta ivi vissuto)
coprono la terrazza fondata sui basamenti della Rocca Paolina e dominano il
quartiere San Pietro, offrendoci una bellissima vista.
Altre curiosità: La Chiesa San Pietro (fine sec. X d. C. ), con la porta
omònima (1475), opera del fiorentino Agostino di Duccio, contiene pitture
interiori di discepoli di Tintoretto.
La Chiesa San Domenico (gotica, sec. XV), contiene meravigliose vetrate
di grandi artisti. Nel convento si trova il Museo Nazionale d’archeologia
dell’Umbria, con collezioni antiche etnische (urne, sarcófagi) e romane, con
oggetti preistorici, ecc.
L’antico acquedotto di via Appia, il Teatro Comunale Morlacchi,
settecentesco, di A. Lorenzini, la Porta Marzia (etrusca, del II sec. a. C. ),
che fa il passaggio alla curiosa via Bagliona Sotterranea, con case del XV
sec., sono posti pittoreschi di Perugia.
Situata in un quartiere tranquillo, la Basìlica Sant’Angelo (sec. V-VI d.
C. ) contiene 16 colonne antiche.

Lessico: l'òrda - hoardă, ceată; il caposàldo - bază (militară);


turbolento - tulbure; i papalini - partizani al Papei; il bassorilievo -
basorelief; la fàvola - fabulă; il bacino - bazin; il grifòne - grifon, vultur
sur; l’emblema (gli emblemi) - emblemă, simbol; la ninfa - ninfa; il
podestà - şef al armatei în Comunele republicii italiene; il priore - prior,
magistrat în republicile italiene; il travertino - travertin, tuf calcaros; il
calcare - calcar; Tolosa - Toulouse; la mercanzia - comerţ, negustorie;
prediletto - preferat, predilect; il seguace - partizan, discipol; Anversa -
Anvèrs; nuziale - nupţial; l’oratorio - oratoriu, paraclis; cospicuo - ilustru, de
seamă; ivi - acolo, în acel loc; il basamento - temelie, fundament; la vetrata -
vitraliu; l’acquedotto - apeduct.

A. B. C. divertente

VIAGGIO: Fare un bel viaggio è come comperare un bel mobile. I


viaggi sono i mobili del cervello.

CORSO XXVII

SPORT E GIOCHI - seconda


parte (Sporturi şi jocuri -
partea a doua)

Gli sport balneari e della vela sono: il nuoto (a stile libero, a rana, a
delfino, a farfalla, sul dorso, ecc. ); il tuffo (dal trampolino), che può
essere acrobatico, spettacolare, perpendicolare; il canottaggio - da gara,
da diporto, a remi (o a pagaia) – su imbarcazioni leggere, condotte da singoli
atleti o da equipaggi: caiacco, canotto ed altre.
Lo sport della vela si fa in barca a vela, in motoscafo. Poi c’è lo sci
nàutico, il surf, sport della forza dei muscoli contro le onde del mare.
I giochi da tavola sono: il tennis da tavola (o il ping-pong), con
palette invece di racchette e con palline in cellulòide, passate sopra la
rete da tavola.
Gli scacchi, con i pezzi bianchi e neri (re, dama, alfiere, cavallo, torre,
pedoni) si giocano sulla scacchiera dei quadretti dagli stessi colori. Essi
sono sport che non richiedono forza fìsica, ma dell’intelligenza.
Dama, domino, biliardo (giocato con la stecca e con i birilli (o le
boccette) sono piuttosto un modo di passatempo, che sport propriamente-
detti. Sempre per divertimento sono i giochi da carte: scopa, briscola,
canasta, solitario e bridge (che, come gli scacchi, è sport della mente).
I giochi d'azzardo sono: la roulette, il baccarà (macao), il poker, i dadi,
giocati soprattutto nei casinò.
Per le feste nazionali, ufficiali, si fanno i famosi giochi d’artifici (di
pirotecnica), che sono giochi pubblici consentiti dallo stato.
In fine, i giochi infantili, li conosciamo tutti, perché, nonostante le
frontiere, le lingue, le religioni, le razze, le opzioni politiche, li abbiamo
giocato anche noi, come li giocano i nostri figli e nipoti e come li giocheranno
tutti i bambini finché il mondo esisterà.
Essi sono: i quattro cantoni, il nascondino (il rimpiattino), la mosca
cieca, le guardie e i ladri, il girotondo, la barriera, il salto alla corda, la
scivolarella, lo scaricàlsino, la cavallina, la giostra, l’altalena, la quintana,
le bolle di sapone, la piastrella, la battaglia navale, o della mattonella, ecc..
Ai giocattoli meccanici, automatici, di legno, di plastica, metallici,
come la palla, il pallone, il cerchio, l’aquilone, il monopàttino, il
meccano, le bambole e tanti altri, si aggiungono i nuovi giochi e
giocattoli elettronici, come auto, trenini, elicotteri, sommergibili, piccole
navi spaziali, a elettro e teleguida, case con giardini, ponti, ecc., che i
bambini stessi possono fare per commettitura di pezzi, come ai LEGO.
Li troviamo in tutti i negozi che sono diventati ormai una specie di
Disney Lands.
Ma il meno costoso e pricoloso sport resterà senza dubibio una sana
corsa nel parco o nel giardino, la mattina presto, per respirare dell’aria
fresca, o, se non un acorsa, alora una semplice cammina. Così potremo
muovere un po’ il nostro corpo altrimenti tanto sedentario.
Voci, Strutture: il nuoto – înotul; lo stile a rana – bras; a farfalla –
fluture; sul dorso – spate; il tufo – săritură; la canotaggio da gara –
canotaj competiţional; di diporto – de plăcere, de agrement; a remi (a
pagaia) – academic, remare – a vâsli; il caiacco - caiac; il canotto –
canoe; la pallina – minge mică, de ping-pong; la paletta – paletă; gli
scacchi – şah; la scaccheria dei quadretti – tablă de şah; la dama – damă;
l’alfiere – nebun; il pedone – pion; lo stallo – şah la rege; lo scacco matto
– şah mat; la stecca – beţişor; il birillo (la boccetta) – minge mică, popic;
la scopa, la briscola, il solitario – jocuri de cărţi; il dado – zar; i quatro
cantoni – cele patru colţuri; il nascondino (il rimpiattino) – de-a va-ţi
ascunselea; la mosca cieca – de-a baba oarba; le guardie e i ladri – hoţii
şi vardiştii; il girotondo – horă, joc în cerc; la barriera – joc de arme; il
salto alla corda – săritul corzii; la scivolarella – coborârea scării prin
alunecare pe balustradă; lo scaricàlsino – ţintar; la cavallina - săritul
caprei; la giostra – căluşei; l’altalena - leag[n, scrânciob; la quintana -
lupă de cavaleri; le bolle di sapone - baloane de săpun; la piastella –
şotron; - la battàglia navale – luptă navală; la battaglia della mattonè lla –
cazemată; l’aquilone (il cervo volante) – zmeu; il manopàttio – trotinetă;
il meccàno – jucărie mecanică; la commetitura – asamblare.

6. Gli sport balneari e della vela sono: il nuoto (a stile libero, a rana,
a delfino, a
farfalla, sul dorso, ecc. ); il tuffo (dal trampolino), che può essere
acrobatico,
spettacolare, perpendicolare; il canottaggio - da gara, da diporto, a remi (o a
pagaia) - su
imbarcazioni leggere, condotte da singoli atleti o da equipaggi: caiacco,
canotto ed altre.
Lo sport della vela si fa in barca a vela, in motoscafo. Poi c'è lo sci
nàutico, il surf, sport della forza dei muscoli contro le onde del mare.
7. I giochi da tavola sono: il tennis da tavola (o il ping-pong), con
palette invece
di racchette e con palline in cellulòide, passate sopra la rete da tavola.
Gli scacchi, con i pezzi bianchi e neri (re, dama, alfiere, cavallo, torre,
pedoni) si giocano sulla scacchiera dei quadretti dagli stessi colori. Essi
sono sport che non richiedono forza fisica, ma dell'intelligenza.
Dama, domino, biliardo (giocato con la stecca e con i birilli (o le
boccette) sono piuttosto un modo di passatempo, che sport propriamente-
detti. Sempre per divertimento sono i giochi da carte: scopa, briscola,
canasta, solitario e bridge (che, come gli scacchi, è sport della mente).
8. I giochi d'azzardo sono: la roulette, il baccarà (macao), il poker, i
dadi, giocati soprattutto nei casinò.
Per le feste nazionali, ufficiali, si fanno i famosi giochi d'artifici (di
pirotecnica), che sono giochi pubblici consentiti dallo stato.
9. In fine, i giochi infantili, li conosciamo tutti, perché, nonostante le
frontiere, le
lingue, le religioni, le razze, le opzioni politiche, li abbiamo giocato
anche noi, come
li giocano i nostri figli e nipoti e come li giocheranno tutti i bambini finché il
mondo esisterà.
Essi sono: i quattro cantoni, il nascondino (il rimpiattino), la mosca
cieca, le guardie e i ladri, il girotondo, la barriera, il salto alla corda, la
scivolarella, lo scaricàlsino, la cavallina, la giostra, l'’altalena, la
quintana, le bolle di sapone, la piastrella, la battaglia navale, o della
mattonella, ecc..
Ai giocattoli meccanici, automatici, di legno, di plastica, metallici,
come la palla, il pallone, il cerchio, l'aquilone, il monopàttino, il
meccano, le bambole e tanti altri, si aggiungono i nuovi giochi e
giocattoli elettronici, come auto, trenini, elicotteri, sommergibili, piccole
navi spaziali, a elettro e teleguida, case con giardini, ponti, ecc., che i
bambini stessi possono fare per commettitura di pezzi, come ai LEGO.
Li troviamo in tutti i negozi che sono diventati ormai una specie di
Disney Lands.
Ma il meno costoso e pricoloso sport resterà senya dubio una sana corsa
nel parco o nel giardino, la mattina presto, per respirare dell’aria fresca, o,
se non una corsa, almeno una seplice camminata. Così potremo muovere
un po’ il nostro corpo altrimenti tanto sedentario.

Esso ha due tempi: presente e futuro (identico con il futuro


dell’indicativo). Ecco alcune caratteristiche:
1. All’imperativo manca la prima voce (persona), alla quale è impossibile
ordinare.
Le voci proprie del modo sono la seconda singolare (fa tu questo!) e la
seconda plurale (fate voi questo!).
Per le altre tre voci (la terza singolare e plurale e la prima del plurale),
l’imperativo usa le forme del congiuntivo presente senza la congiunzione
"che" (come in romeno).
Esempio: Fàccia lei/Lei!, Facciàmo noi!. Fàcciano loro/Loro! = Să
facă ea!/Faceţi Dumneavoastră (o persoană)!, Să facem noi!, Să facă
ele!/Faceţi Dumneavoastră (mai multe persoane)!
Ecco le forme dell’imperativo degli ausiliari e dei verbi regolari:
ESSERE AVERE

sii tu abbi tu
sia lui, lei, Lei abbia lui, lei, Lei
siamo noi abbiamo noi
siate voi abbiate voi
siano loro, Loro abbiano loro, Loro

(I Coniug. ) PORTARE

porta tu
porti lui, lei, Lei
portiamo noi
portate voi
(II-a Coniug. ) PRENDERE

prendi tu

prenda luì, lei Lei

prendiamo noi

prendete voi
prendono loro, Loro

(III-a Coniug. ) PARTIRE

parti tu
parta lui, lei, Lei
partiamo noi
partite voi
partano loro, Loro
(III-a Coniug. ) FINIRE

finisci tu
finisca lui, lei, Lei
finiamo noi
finite voi
finiscano loro, Loro
L’IMPERATIVO DEI VERBI COMUNI
Andare va’, vada, andiamo, andate, vadano
Bere bevi, beva, beviamo, bevete, bevano
Dare da’, dia, diamo, date, diano
Dire di’, dica, diciamo, dite, dicano
Dovere devi, deve, dobbiamo, dovete, debbono
Fare fa’, faccia, facciamo, fate, facciano
Potere (manca)
Salire sali, salga, saliamo, salite, salgano
Sapere sappi, sappia, sappiamo, sappiate, sappiano
Stare sta’, stia, stiamo, state, stiano
Udire odi, oda, udiamo, udite, odano
Uscire esci, esca, usciamo, uscite, escano
Vedere vedi, veda, vediamo, vedete, vedano
Venire vieni, venga, veniamo, venite, vengano
Volere vogli, voglia, vogliamo, vogliate, vogliano

Nota: 1) Nella forma negativa, alla seconda voce del singolare si usa
l’infinito preceduto dalla negazione "non", mentre le altre persone
avranno la negazione come agli altri modi.
Esempio: Non partire! (Nu pleca!)
Però: Non parta! Non partiamo! Non partite! Non partano! (Să nu
plece el, ea! Nu plecaţi Dumneavoastră (o persoană)!, Să nu plecăm
noi!, Nu plecaţi voi!, Să nu plece ei, ele!, Nu pleca (Dumneavoastră
(mai multe persoane)!
2) Con i pronomi, l’imperativo si combina della maniera seguente:
Parla (tu) + a mi, a ti, a lui, a lei, a Lei, a noi, a loro, a Loro, di ciò, di
questo = Parlami, Parlati, Parlagli, Parlale, ParlaLe, Parlaci, Parla loro, Parla
Loro, Parlaci, Parlane! (Vorbeste-mi, Vorbeşte-ţi, Vorbeşte-i (lui), Vorbeşte-i
(ei), Vorbeşte-i Dumnealui (Dumneaei), Vorbeşte-ne, Vorbeşte-le lor,
Vorbeşte-le Dumnealor, Vorbeşte (despre asta)!
Parlate (voi) + a mi, a lui, a lei, a Lei, a noi, a voi, a loro, a Loro, di
ciò, di questo = Parlatemi, Parlategli, Parlatele, ParlateLe, Parlateci,
Parlatevi, Parlate loro, Parlate Loro, Parlateci, Parlatene! (Vorbiţi-mi,
Vorbiţi-i (lui), Vorbiţi-i (ei),... ecc. )
Parliamo (noi) + a ti, a lui, a lei, a Lei, a noi, a voi, a loro, a Loro, di
ciò, di questo = Parliamoti, Parliamogli, Parliamole, ParliamoLe,
Parliamoci, Parliamovi, Parliamo loro, Parliamo Loro, Parliamoci,
Parliamone! (Să-ţi vorbim, Să-i vorbim (lui), Să-i vorbim (ei),... ecc. )
Parli (lei, Lei) + a mi, a lui, lei, a Lei, a noi, a loro, a Loro, di ciò, di
questo = Mi parli! Ti parli! Gli parli! Le parli! Le parli! Ci parli! Vi parli!
Parli loro! Parli Loro! Ci parli! Ne parli! (Vorbiţi-mi (Dumneavoastră, o
persoană), Vorbiţi-i, Vorbiţi-ne,... ecc. )
Parlino (loro, Loro) + a mi, a lui, lei, a Lei, a noi, a voi, a loro, a
Loro, di ciò, di questo = Mi parlino! Ti parlino! Gli parlino! Le parlino!
Le parlino! Ci parlino! Vi parlino! Parlino loro! Parlino Loro! Ci
parlino! Ne parlino! (Vorbiţi-mi (Dumneavoastră, mai multe persoane),
Vorbiţi-i, Vorbiţi-le,... ecc. )
3) Per i verbi riflessivi, i pronomi atoni si useranno della stessa
maniera.
Esempio: Alzati! Alzatevi! Alziamoci! Però, Si alzi! (Lei) Si alzino!
(Loro) (Ridică-te!, Ridicaţi-vă!, Să ne ridicăm!, Ridicaţi-vă!
(Dumneavoastră, o persoană), Ridicaţi-vă! (Dumneavoastră, mai multe
persoane).
4) Le forme àtone dei pronomi personali, aggiunti agli imperativi
monosillabici, raddoppiano la loro consonante iniziale, eccetto "gli".
Esempio: da’, di’, fa’, sta’ + mi, ci, ce, lo, la, li, le, ne = dammi, dicci,
fallo, stalle, in delle proposizioni come:
a. Dammi prego, quel quaderno, ma dammelo subito! Non voglio tutte le
caramelle. Dammene soltanto una, per piacere! Dacci il programma dello
spettacolo, daccelo per cortesia! Da’ queste riviste a Maria, ma dalle solo
a lei! (Dă-mi, te rog, acel caiet, dar dă-mi-1 repede! Nu vreau toate
bomboanele. Dă-mi numai una din ele, te rog! Dă-ne programul
spectacolului, fi amabil şi dă-ni-l! Dă aceste reviste Mariei, dar dă-i-le numai
ei!)
b. Dimmi la verità, ma dimmela, non mi mentire! Dilla, ti prego,
solamente a me! Dille a tutti quelle storie, se vuoi! Di’che cosa vuoi e a
chi vuoi! (Spune-mi adevărul, dar spune-mi-1, nu mă minţi! Spune-mi-1,
te rog, numai mie! Spune-le tuturor acele poveşti, dacă vrei! Spune ce
vrei şi cui vrei!)
Però: Non le dire a me! Non me le dire! (însă: Nu mi le spune mie! Nu
mi le spune!)
c. Fammi un favore, prego. Fammelo e basta, non mi dire di no. Fallo
solo perché mi consideri la tua amica. Fa’ quattro passi con me, ne ho
voglia! Ma falli ora, non più tardi, quando non me ne servirà più! (Fă-mi
te rog o favoare. Fă-mi-o şi gata, nu mă refuza. Fă-o numai pentru că mă
consideri prietena ta. Fă o plimbare cu mine, am nevoie de asta! Dar fă-o
acum, nu mai târziu, când nu voi mai avea nevoie - de asta-!)
d. Sta’ a sentirmi. Stammi a sentire un po’, non ti muovere tanto!
Va’a dire a Mario che l’aspetto. Vagli a dirlo! (o Va’ a dirglielo!)
Vattene! (Stai şi asculta-mă! Asculta-mă puţin, nu te mai mişca atât! Du-
te şi spune-i lui Mario că îl aştept. Du-te şi spune-i! Pleacă!).

L’IMPERATIVO DEL
VERBO ANDARSENE

Vattene ! - Non andartene! (o Non te ne andare!) (Pleacă! - Nu pleca!)


Se ne vada! - Non se ne vada (lei, Lei) (Să plece!, Plecaţi Dvs! - Să nu
plece!, Nu plecaţi Dvs. !
Andiamocene! - Non andiamocene! (o Non ce ne andiamo!) (Să
plecăm! - Să nu plecăm!)
Andatevene! - Non andatevene! (o Non ve ne andate!) (Plecaţi! - Nu
plecaţi!)
Se ne vadano! - Non se ne vadano! (Să plece ei!, Să plecaţi Dvs. ! - Să
nu plece ei!, Să nu plecaţi Dvs. !)

Esercizi: 1. Volgete l’infinito alla conveniente persona dell’imperativo:


Mario, prendere il libro e studiare la lezione. Non guardare più la
televisione. Signora, volere venire qui. Bambini, accomodarsi e
preparasi per scrivere. Signori, sedersi a questa tavola.
Cari amici, discutere seriamente quest’argomento. Ti prego, Mario,
venire subito e non tardare tanto stasera. Se vuoi che ti perdoni, farmi
questa cortesia.
Luisa, non piangere e smettere di far brutta figura. Ragazzi, parlare più
piano, il bimbo dorme.
Dirmi, mamma, dove vanno gli uccelli quando nevica? Sorella, dare
questo mazzo di fiori alla professoressa. Immaginarvi, ho comprato questo
quadro con così pochi soldi.

2. Traducete in italiano: Mamă, la ce ora pleacă expresul de Roma? Ai


udat ieri fiorile? Te rog, udă-le acum! Mario, de ce nu-ţi faci lecţiile?
Scrie-ţi tema la franceză şi controlează-ţi problemele la matematică! De
ce nu vii mai repede, vino te rog! Fii atent să nu calci pe iarbă! Nu te uita
aşa la mine, am avut dreptate să mă supăr! Dă-mi te rog cartea de pe masa
şi voi, copii, grăbiţi-vă să nu întârziaţi la şcoală!
Lesioco: a călca pe iarbă - calpestare l’erba; a se supăra
rattristarsi, amareggiarsi.

4. Leggete e traducete i dialoghi di qui sotto, facendo attenzione


all’imperativo:

IN FRETTA
La famiglia Cillerai si prepara per andare in montagna. C’è un po’ di
confusione però, perché i bagagli non sono ancora pronti ed il treno
parte fra quaranta minuti.
Signor Cillerai: Allora, vuoi fare più presto? Partiamo oggi o domani?
Signora Cillerai: Abbi un po' di pazienza. Certo che si partirà oggi.
Signor Cillerai: (guarda l’orario ferroviario) II direttissimo delle 11,
00 non lo prenderemo più. Forse il diretto delle 13, 15.
Signora Cillerai: Ma che dici! Certo che prenderemo il direttissimo
delle 11, 00! Guarda qui ! Questa è la tua valigia. Non l’hai nemmeno
chiusa. Chiudila prego, io non ci riesco!
Signor Cillerai: Ma la chiave dove sta? Dammela, sicuramente ci starà nella
tua borsa.
Signora Cillerai: E la mia, guarda com’è pesante! Tirala giù dal tavolino e
non mi guardare così! Fa' presto! Eh, adesso dove vai? Non andare via!
Sta’ qui! Aiutami!
Sigor Cillerai: Ma che c’è ancora da fare? Non siamo pronti? Dimmi!
Signora Cillerai: Certo che non siamo pronti! Dobbiamo controllare se
tutto stia apposto: la luce, l’acqua, le finestre, le porte. Non te ne andrai
mica senza essere sicuro che tutto sia in ordine. Va’ a vedere se i
rubinetti ed i commutatori sono ben chiusi! Ma sbrigati, per amor dei
cieli! Muoviti un po’ se vuoi che la facciamo ancora. Su, dai, altrimenti non
arriviamo più alla stazione!
Signor Cillerai: "Sbrigati!, Muoviti!" Chi parla! "Metti qui, distendi lì... "
Solo ordini. Tu non fai che ordinare, ed io che ubbidirci.
Signora Cillerai: Ma i vestiti, le camicie, le canottiere, le calze, le
scarpe, gli asciugamani, insomma, tutta la roba, chi ce l’ha messa
dentro? Senti: perché non smettiamo ora con queste chiacchiere? Perdiamo
del tempo! Andiamo, andiamocene, non c'è niente altro da fare!
Signor Cillerai: Ma l’ombrello l’hai preso? E la cinepresa?
Signora Cillerai: Certo, ma, aspetta un po’. Càspita! Non abbiamo
annaffiato i fiori! Non li possiamo lasciare senz’acqua per due
settimane!
Signor Cillerai: Sempre i tuoi fiori! Bene, va’ tu a chiamare
l’ascensore, li annaffio io. Ma bada ben a non ricordartene altro!
Signora Cillerai: Bene, mi occupo io dei fiori! Va tu a chiamare
l’ascensore!

Voci, Strutture: in fretta - în grabă; tirare giù - a trage, a da jos;


sbrigarsi - a se grăbi; distendere - a întinde; ubbidire - a se supune;
aasculta (de cineva); smettere - a se opri, a termina; la cinepresa - aparatul
de filmat, cameră; annaffiare -a uda, a stropi; l’ascensore – ascensorul.
I treni sono: il diretto (accelerat); il ràpido (rapid); l'accelerato
(personal); il direttissimo (expres).

BISTICCIO AUTOMOBILISTICO
Lei: Vedi quella macchina targata Roma?
Lui: Si, ma perché?
Lei: Potresti parcheggiarne vicino dopo che farai il pieno al distributore di
benzina di qui.
Lui: Ma perché? Non dobbiamo comprare la benzina! Ne abbiamo
ancora tanta!
Lei: Ma l’olio ce l'’ai? Va’ a cercare un meccanico. Potresti verificare la
pressione delle ruote, i serbatoi dell’acqua e dell’olio!
Lui: Ho già fatto tutto questo ieri in officina, mentre Mario riparava un guasto alle
gomme.
Lei: Ed il motore, lo sterzo, la frizione, i freni, funziona tutto perfettamente,
secondo te? Quel rumore sordo quando la metti in moto, alla prima chiave, ti
pare giusto? Su! Dai! Controlla almeno la batteria!
Lui: Ma se tutto funziona bene: le luci, i fari?
Lei: Come funzionano bene? Vuoi che facciamo un panna sull’autostrada? E il
parabrezza?
Lui: Che c’è col parabrezza? Sta bene, pulito, tutto apposto!
Lei: Apri un po’ il portabagagli! Ma subito, ehi!
Lui: Perché? Ti serve qualcosa dalla valigia?
Lei: No, voglio solo vedere se ce l’hai messa sul cric o vicino alla ruota di
ricambio.
Lui: No, cara, stia tranquilla. L’ho messa bene. Andiamo, fa tardi ! Dobbiamo
prendere l'autostrada per Milano e pagare prima la tassa al casello. Meglio
preparami gli spiccioli, per poter ritirare subito lo scontrino!
Lei: Ma il mio sedile? Me l’hai spostato! Ora sto male! Non posso nemmeno
mettermi la cintura!
Lui: Lascia stare! Andiamoci!
Lei: Ma che fai? Non accelerare tanto e non tirar così forte il volante!
Perché non cambi marcia? Rallenta! Ahi, vedi come vai piano, adesso ci
sorpàssano tutti! Eh, che fai, ti fermi? Perché?
Lui: Si, mi fermo perché non voglio guidare più. Lascio a fare te, che dopo
tutto non hai nemmeno la patente. Vediamo come te la caverai !

Lessico: il bisticcio - ceartă, dispută; targato - cu număr; parcheggiare –


a parca; il distributore di benzina - staţie de benzină; fare il pieno - a umple
rezervorul cu benzină; la ruota - roată; il serbatoio - rezervor; l’officina -
atelier auto; riparare un guasto - a repara o defecţiune; il motore - motor; lo
sterzo - volan; la frizione - ambreaj; il freno - frână; mettere in moto - a pune
în mişcare, a porni; la batteria - baterie; la luce - lumina; il faro - far; il panna
- pană; il parabrezza - parbriz; tutto apposto - totul în regulă; il portabagagli -
portbagaj; il cric -cric; la ruota di ricambio - roată de schimb; il casello -
căsuţă, ghişeu; gli spiccioli -mărunţiş; lo scontrino - tichet; il sedile - scaun;
spostarsi - a se deplasa; il volante -volan; cambiar la marcia - a schimba
viteza; rallentare - a încetini; sorpassare - a depăşi; guidare - a conduce; la
patente - carnet de conducător; cavarsela - a se descurca.

ASSISI
Conosciamo l’Italia

Assisi, nel cuore dell’Umbria, a mezza costa del monte Subasio e a 424
m. sul livello del mare, è centro turistico di straordinario interesse. Fondata
dagli Umbri, la città ebbe un periodo di una certa importanza nell’età
romana, ma l’evento determinante per la sua storia ed arte furono la
nascita e l’opera di S. Francesco. Nato nel 1181 da una famiglia di
mercanti, Francesco lasciò la vita agiata della sua giovinezza per una vita
di povertà e predicazione, per un’sperienza unica che lo portò a fondare
gli ordini monastici dei frati Minori e delle Clarisse in Italia e fuori del
paese fino alla sua morte. Due anni dopo questa, accaduta nel 1228, lui fu
beatificato. Tra il XIII e XIV sec. ad Assisi vennero i migliori artisti del
tempo per costruire la grande Basilica a lui dedicata. Da allora pellegrini e
turisti di tutto il monde ci vengono durante tutto l'anno.
La Basilica di S. Francesco fu iniziata nel 1228, per l’iniziativa del frate
Elia (forse anche suo architetto). È’ composta da due chiese distinte e
sovrapposte e da un gruppo di edifici conventuali.
La Chiesa Inferiore ha un portale gemino d’ingresso (XIII sec.),
preceduto da un portico rinascimentale, nel fianco sinistro. Dal 1230
custodisce nella cripta le spoglie del santo. Ci predomina il gotico, ma ci
si nota anche la monumentalità romanica. La ricchezza eccezionale della
chiesa consiste nelle sue opere d’arte, come gli affreschi del XIII sec.,
rappresentanti le Storie di San Francesco (nella parte sinistra della
navata) e le Storie di Cristo (nella parte destra). Nella Cappella della
Maddalena ci sono gli affreschi attribuiti a Giotto ed ai suoi allievi,
presentando le Storie della Maddalena, di Cristo e dei Santi. Un’altra
opera della navata è la Tribuna, nello stile cosmatesco del XIII secolo. La
Cappella di S. Martino - accanto alla Tribuna - fu affrescata attorno al
1325 da Simone Martini. Il pittore senese raffigurò le Storie di S.
Martino. Altre belle pitture della chiesa sono le Storie di Cristo eseguite
dal senese Pietro Lorenzetti e La Madonna in trono con Bambino, Angeli e
S. Francesco, di Giotto. Gli altri dipinti sono dei seguaci di Giotto e una
delicatissima 5. Chiara, opera di Simone Martini.
La Chiesa Superiore ha più elementi d’architettura gotica, è più
luminosa ed ha un maggiore verticalismo. Il rosone della facciata ha
quattro splendidi simboli degli Evangelisti. Dietro si erge il maestoso
campanile. All’interno, la parte inferiore della

Il complesso delle Ciesa si San Francesco con la facciate della


Ciesa Superiore e della Chiesa Inferiore ed il Campanile

parete fu affrescata da Giotto e dai suoi seguaci con gli episodi più importanti
della vita del santo: S. Francesco dona il suo mantello a un povero, la
Rinuncia del Santo ai Beni Terreni, la Cacciata dei Demoni da Arezzo, il
Presepe di Greccio, la Predica agli uccelli, la Morte del cavaliere di Celano.
Opera splendida è anche la drammatica "Crocifissione" di Cimabùe, autore
altrettanto di altri affreschi sulle Storie di S. Pietro. Nel convento assai
notevole è il tesoro con rari codici miniati, dipinti, reliquari, arazzi, ecc.
La Piazza del Comune è il centro della città medioevale, con il duecentesco
Palazzo del Capitano del Popolo, con la mole della Torre del Popolo
(l’inizio del ’300), e con la Campana delle Laudi, donata nel 1926 ad Assisi
dai comuni italiani in occasione del XII centenario della morte di S.
Francesco. Ci si trovano ancora: il Palazzo dei Priori sec. XIV) - sede del
Comune - e la Pinacoteca Civica, dove si conservano pitture della scuola
umbra e giottesca, il Museo ed il Foro romano. Il Foro, sottostante alla
Piazza del Comune, ha una pavimentazione romana, il basamento del Tempio
di Minerva e la piattaforma del Tribunale. Il tempio è un elegante esempio
d’arte romana dell’età imperiale, del quale si conservarono solamente il
pronao con le colonne ed i capitelli corinzi sostenendo il frontone; l’interno
fu trasformato in chiesa nel XVI secolo.
Il Duomo, o la Cattedrale di S. Rufino, fu consacrato a questo santo e
iniziato nel 1140, sul posto dove prima c’era una chiesa del secolo VIII. La
suggestiva facciata romanica umbra (1140) è adornata da tre rosoni e
sculture simboliche. All’interno, rifatto nel XVI sec., è il fonte ove furono
battezzati S. Francesco e S. Chiara. La cattedrale viene formata da tre zone
sovrapposte: quella inferiore, a riquadri, a tre portali decorati da frégi
zoomorfi e rilievi; una loggia elegante la collega a quella superiore, ornata
da meravigliosi rosoni. Il campanile romanico, squadrato, è altrettanto bello.
L’interno fu completamente rifatto dall’Alessio nel XVI secolo.
La Chiesa Santa Chiara - fu eretta tra 1257 - 1265, in stile gotico-
italiano, per onorare la santa che era stata tra i primi fervidi seguaci di S.
Francesco. Le sue forme architettoniche assomigliano alla Chiesa Superiore
della Basilica. La facciata (con marmi rossi e bianchi del monte Subasio) ha
un bel portale e uno stupendo rosone. Una parte dalle sue mura appartiene
anche al monastero delle Clarisse. L’interno gotico, conserva opere
pittoriche dei secoli XII, XIII e XIV, ed il famoso Crocifisso venerato da S.
Francesco sulla tavola dei XII secolo, che, secondo la tradizione, parlò al
santo nella chiesa di S. Damiano. Nella cripta, dove si accede per una scala
dalla navata, si conserva il corpo della santa. Sulle pareti a destra, Storie
della Vita di S. Chiara.
La Chiesa S. Maria degli Angeli - sorge nella pianura estesa ai piedi di
Subasio, nella zona dove S. Francesco fondò il suo primo convento. È’ un
complesso di edifici accanto alla basilica costruita dall’Alessi nella seconda
metà del XVI secolo. L’interno, grandioso, a tre navate, ha delle ricche
decorazioni. Sotto alla cupola c’è la Cappella della Porziuncola, celebre
chiesetta del X secolo, nei dintorni della quale S. Francesco fece erigere le
abitazioni dei suoi fraticelli.
Altri monumenti: la Chiesa di S. Stefano (sec. XIII), la Chiesa di S.
Giacomo de Muro Rupto (sec. XI), la Chiesa di Santa Maria Maggiore
(romanica, prima cattedrale d’Assisi), la Chiesa di San Pietro (sec. XI-
XIII), la Galleria d’Arte Sacra Contemporanea della Cittadella Cristiana.
La Rocca Maggiore è un tipico esempio di architettura militare medievale,
dalla cui sommità si gode uno stupendo panorama. Con la sua disposizione a
terrazza sull’incantevole Valle Umbria, con il suo clima dolce ed aria fresca,
Assisi è non solo un incantevole posto di pellegrinaggio e di meditazione
all’arte, alla religione, ma anche un paradiso da soggiornarci. Lo
straordinario segreto di questa città consiste in ciò che essa ha in qualsiasi
momento la capacità di rivivere il proprio passato ed i suoi momenti
d'intensa spiritualità. Assisi è non solo una città da "vedere", ma anche da
"vivere".
Lessico: l’evento - eveniment; il mercante - comerciant; agiato -
înstărit; monastico - călugăresc, monastic; beatificato - beatificat,
glorificat; sovrapposto - suprapus; conventuale - mănăstiresc; gemino -
geamăn, împerecheat; la navata - naos; cosmatesco - stilului creat de Cosmati
(pietrar şi sculptor roman din sec. XIII); raffigurare - a reprezenta; il
seguace - urmaş, discipol; l’Evangelista - Evanghelist; ergersi, erigersi - a se
ridica; il mantello - manta, pelerină; la cacciata (via) - alungare, izgonire; il
Presepio - ieslea naşterii lui Cristos (macheta); il codice - cod, manuscris;
miniato - ornat cu miniaturi; il reliquario - raclă; l’razzo -tapiserie, goblen; la
mole - clădire mare, masivă; sottostare - a se afla dedesubt; il pronao -
pronaos; il rosone - roză, fereastră rotundă cu vitralii; il fonte - baptisteriu;
il riquadro - chenar, cadru; il fregio - friză ornamentală; squadrato - tăiat în
patru colţuri; fèrvido - fervent, arzător; la sommità - înălţime; stupendo -
minunat; soggiornare - a sta, a locui într-un loc.

A. B. C. divertente

VITA: È’ un orologio in cui le ore del pomeriggio vanno più presto di


quelle antimeridiane.

CORSO XXVIII

LE CITTÀ DI IERI E D’OGGI


(Oraşele de ieri şi de astăzi)

In antìco, l’acqua del fiume era il sìmbolo della vita, la garanzia per
vivere e per sopravvivere. È’ per questo che quasi tutte le città antiche
sòrgono sulla riva di un fiume. Alte mura le circondavano per difenderle
dagli attacchi dei nemici e dalle epidemie. Con l’andar del tempo, mentre
le città si allargarono, queste mura furono abbattute e nella periferia si
alzarono nuovi edifici.
Se guardassimo bene la parte antìca o medioevale di una località storica,
avremmo un’idea di come questa veniva abitata, perché ci scopriremo
rovine, frammenti di muràglia e torri, colonne, sassi e pietre d’abitazioni,
sarcòfagi, tùmuli e necròpoli. Città come Càiro, Pechino, Atene, Roma
non esisterebbero oggi, se non fossero scoperte e conservate le
testimonianze del loro brillante passato millenario.
Se cercassimo tracce del passato di una città attuale, ci troveremmo
forse prove di un primo insediamento, di cittadelle, fortezze.
La città moderna può essere piccola, o grande, divisa in rioni, capitale di paese
o di regione.
Nel centro della città attuale si trovano i palazzi più importanti della vita
sociale, politica e culturale, come: il Palazzo Comunale, la Sede del
Governo, del Parlamento, il Tribunale, la Questura, il Commissariato, i
ministeri, le scuole, le Università, i teatri ed i cinematógrafi, gli ospedali,
il Teatro dell’Opera.
Se non sapessimo dove sono collocati i diversi stabilimenti civili ed
industriali, i mercati ed i supermercati, come potremmo trovarli con
l’affollamento delle strade piene di macchine e dei marciapiedi pieni di
tanti pedoni?
Se dovessimo sapere, appena arrivati in una nuova città, dove sono la
stazione centrale, le fermate dell’autobus, la metropolitana, o le sedi della
stampa, della radio e della TV, insomma della mass media, sarebbe meglio
averne una pianta. Se vorrai, la conoscerai !
Abbiamo bisogno di informazioni precise ed utili? Se ci rivolgeremo ad
un’agenzia, ad un ente o sportello turistico, ce le otterremo!
Se tutti camminano in fretta su e giù, tu cammina adagio, guardando
con attenzione i palazzi, i monumenti, le strade asfaltate e lastricate, i
parchi.
Se dovessimo parlare della città moderna, dovremmo accennare i
suoi ponti, passaggi sotterranei, strade, viali. Però, dobbiamo fare
attenzione alla circolazione, perché se fossero tutti attenti agli incroci ed ai
semàfori, allora non succederebbero tanti incidenti stradali. Magari fosse
tutta la gente più calma e si comportasse civilmente tra tutti i tram,
automóbili, torpedóni, furgóni, motociclette e biciclette sempre correndo!
Che cosa sarebbe ancora da dire di una grande città? Come potresti
conoscere la sua vita, i suoi problemi, se non comprassi i giornali locali,
se non cercassi di informarti in alcun modo?
A causa del progresso, i centri rurali - piccoli villaggi o comuni –
s’avvicinano sempre più alle città, ma non hanno ancora tanto rumore ed
inquinamento. Qui saranno meno night club, casinò, o discoteche, però ci
sarà anche meno traffico e meno confusione.
Molta gente ci preferisce abitare, e viene in città solo a lavorare, per
spese ed occasioni speciali, o per divertimento. Ma la sera torna - anche se
impegna più tempo con il trasporto – nell’ambito più disteso della vita
famigliare del paese.
Se si potesse vivere comodamente e tranquillamente nello stesso
tempo, la nostra vita sarebbe ideale! Ma come fare per accontentarci
tutti?

Voci, Strutture: in antìco - în vechime; sopravvivere - a supravieţui;


sòrgere - a se ridica, înălţa, răsări; con l’andar del tempo - cu vremea;
allargarsi – a se lărgi; abbàttere - a doborî, dărâma; le mura - ziduri de
cetate; circondare - a înconjura; il sasso, la pietra - piatră, piatră lucrată; la
pietra tombale - piatră de mormânt; il tùmulo - grămadă de pământ, de
pietre, mormânt; la necròpoli -necropolă, cimitir; la metròpoli - metropolă;
l’insediamento - aşezare, înscăunare, aşezământ; la cittadella, la fortezza -
fortăreaţă; il Palazzo Comunale - Primăria; la Questura - chestură, poliţie;
il Commissariato - comisariat, circumscripţie de comisariat; rivolgersi -
a se adresa; l’ente tursitico - oficiu de turism; lastricato - pavat cu lespezi,
pavaj din lespezi; il passaggio sotterràneo - pasaj subteran; il veicolo -
vehicul; il pedòne - pieton; il marciapiede - trotuar; l’incròcio - intersecţie;
l’incidente stradale - accident stradal; magari - măcar; l’affollamento -
înghesuială, aglomeraţie; il torpedòne (l’àutobus) - autobus; il furgòne (il
camion) - furgon, camion; il particolare - amănunt, detaliu; l’inquinamento
- poluare; disteso - destins; accontentare (rendere contento) - a mulţumi
pe cineva (de ceva).

Attenzione! il casinò (dei giochi, degli spettacoli notturni); il casino -


scandal, zgomot mare, nell’espressione: "C’è stato un gran casino!"

Esercizi: 1. Rispondete alle domande:


Com’erano le città in antico?
Come sono cambiate con l’andar del tempo?
Che prove del passato contengono le città storiche?
Come sono divise le città d’oggi?
Che edifici importanti si possono trovare in una grande
città?
Quali sono i principali stabilimenti urbani? Ma le strade
ed i mezzi di traffico?
Dove possiamo rivolgerci per avere informazioni su una città che non
conosciamo?
Com’è la vita nella città (vantaggi, svantaggi)?
Ma nei villaggi (vantaggi, svantaggi)?
2. Descrivete la vostra città.

IL PERIODO IPOTETICO - LA REGOLA DEL «SE"


CONDIZIONALE Periodul ipotetic - Regula lui "se"
condiţional

La proposizione condizionale indica una circostanza in forma ipotetica


che condiziona l’azione della reggente. Perciò, la proposizione reggente e la
subordinata formano un’unità logica chiamata "periodo ipotetico".
Quest’unità sintattica, specifica per la lingua italiana, corrisponderebbe
all’enunciato romeno del genere: "Dacă pot, vin; dacă voi putea, voi veni;
dacă puteam, veneam; dacă aş putea, aş veni; dacă aş fi putut, aş fi
venit". Però, mentre in romeno il periodo si realizza mettendo il verbo della
reggente e della subordinata allo stesso modo e tempo, in italiano questo
accade solo nel periodo della realtà (1).
L’ipotesi che condiziona l’azione della reggente può essere reale,
possibile o irreale. Dunque, ci saranno tre tipi di periodo ipotetico:
1. Il periodo della realtà
2. Il periodo della possibilità
3. Il periodo dell’impossibilità o irrealtà.

1. La condizione è certa, reale. La conseguenza è sicura,


necessaria. Si usa l’indicativo presente o futuro tanto nella
reggente, quanto anche nella condizionale.

Esempio: Se si mette a parlare non si ferma più. Se si metterà a parlare, non


si fermerà più. (Dacă începe să vorbească, nu se mai opreşte. Dacă va
începe să vorbească, nu se va mai opri.)
Nota: Talvolta, nella conseguenza, si può usare un
imperativo. Se vieni, fammelo sapere! (Dacă vii, anunţă-
mă!)
2. La condizione è dubbia, teorica, ma possibile e anche la conseguenza
sarà così. Si usano il congiuntivo imperfetto nella subordinata condizionale
ed il condizionale presente nella reggente.
Esempio: Se si mettesse a parlare, non si fermerebbe più. (Dacă ar începe să
vorbească, nu s-ar mai opri.)
3. La condizione non è vera e nemmeno la conseguenza lo è. Si usano
il congiuntivo imperfetto o trapassato nella subordinata condizionale ed il
condizionale presente o passato nella reggente.
Esempio: Se fossi pittore, dipingerei il mondo. Se fossi stato un uccello
sarei volato nei deli alti. (Dacă aş fi pictor, aş picta lumea. Dacă aş fi fost o
pasăre, aş fi zburat în înaltul cerurilor.)

Esercizi: 1. Rispondete alle domande usando il periodo giusto


secondo il modello:
1. È’ un bel film. Andiamo a vederlo? Si, come no, se è un bel film, andiamo
a vederlo.
Questo è un libro interessante. Lo leggi?........
Mi piace questo vestito. Posso comprarmelo?.....
È’ simpatica tua zia. La invitiamo a pranzo?.....
2. Verrai anche tu al concerto stasera? Se potrò,
ci verrò.
Risolverà Mario questi esercizi?.....
Mi aiuterete a preparare la cena?.......
Ci telefoneranno i tuoi colleghi?.....
3. Non vengo, perché sono malato. Se non fossi malato,
verrei.
Non compri la casa, perché è cara..............
Anna non rimane con noi, perché ha da fare.......
Non andiamo al mare, perché fa brutto tempo...
Non fate le spese, perché non avete soldi.........
Loro non guardano la TV, perché vanno a teatro.......
2. Trasformate le frasi seguenti secondo il modello:
Se io lo conoscessi, non lo inviterei. Se io lo avessi conosciuto, non
l'avrei invitato.
Se tu lavorassi, non avresti problemi........
Se lui mi chiedesse, gli direi di non andarci...........
Se noi lo sapessimo, saremmo contenti.......
Se voi andaste, non vi vedremmo più.............
Se loro facessero attenzione, non si sbaglierebbero............
3. Traducete in romeno: Sarei molto contento se tu venissi qui, in
campagna. Infatti, saremmo tutti lieti se tu accettassi di essere il nostro
ospite.
Se fosse rimasto a casa, non si sarebbe pentito. Se ci mettessimo d’accordo,
tutto andrebbe per il meglio. Ci si risolverebbe anche questo, se tu non
facessi le tue figure. Potresti raccontarle tu la storia, se lei non ci credesse.
Avrebbe avuto un vantaggio se avesse giocato meglio. Saremmo stati più
contenti se tu non ci avessi creato tante preoccupazioni.
4. Traducete in italiano: Dacă vrei, poţi veni. Dacă vei putea, vei veni.
Dacă ai putea, ai veni. Dacă ai fi putut, ai fi venit. Aş fi fost mai fericit
dacă eram mai sănătos. Noi eram mai liniştiţi dacă nu ne supărai. Voi aţi
fi ajuns deja la Paris, dacă nu amânaţi aşa de mult plecarea.
Lesico: a supăra pe cineva - amareggiare qualcuno; a amâna - rimandare.

5. Trasformate le proposizioni di qui sotto, secondo il modello:


Devi fare tu questo lavoro! Vorrei che facessi tu questo lavoro!
Tu devi partire subito! ............
Non piangere!...............
Dovete andare dal medico!........
Non dovete fare questi scherzi! ..........
6. Rispondete alle domande secondo il modello:
Vorresti fare questo viaggio? Magari potessi farlo!
Vorresti andare all’'opera?..........
Vorresti comprarti quest’auto?.............
Vorreste visitare Roma?............
Vorreste guadagnare di più?...........
Vorreste costruirvi una casa in montagna?..........

"SI PASSIVANTE" (Particula


"Si" folosita la formarea diatezei pasive)

Come in tutte le lingue, anche in italiano, un enunciato, il cui verbo viene


espresso alla terza persona (singolare e plurale) può essere cambiato dalla
forma attiva, nella forma passiva, usandosi il verbo essere od il verbo
venire.
Il meccanico ripara la macchina (attivo); La macchina è/viene
riparata dal meccanico (passivo)
I medici curano i malati. (attivo); I malati sono/vengono curati dai medici.
(passivo)
Il problema è/viene spiegato dall’insegnante. (L’insegnante spiega il
problema)
Il film è stato seguito da molta gente. (Molta gente ha seguito il film.)
Le anàlisi furono/vennero fatte dagli studenti. (Gli studenti fecero le analisi.)
Voi sarete/verrete presentati da Mario. (Mario vi presenterà. )
Il bambino sarà/verrà punito da sua madre. (La madre punirà suo
bambino.)
Noi saremmo (verremmo) chiamati dal direttore. (Il direttore ci chiamerà.)
Credo che sia/venga apprezzato il suo contributo. (Credo che si apprezzi il suo
contributo.)
Credevo che fosse/venisse detta la verità. (Credevo che si dicesse la verità.)
Nelle proposizioni interrogative si passa dalla forma attiva alla forma
passiva, della maniera:
Chi ti/vi ha detto questo? Da chi ti/vi è stato detto questo?
Chi lo/li vedrà? Da chi sarà visto lui/saranno visti loro?
Infine, in un enunciato senza soggetto, il verbo si può esprimere usandosi
il "si passivante". Però, questo non si deve confondere con il pronome
riflessivo "si".
Esempio: Ieri si è tenuta la riunione internazionale (si passivante).
(Lui) si prepara ad uscire (si riflessivo).

Esercizi: 1. Traducete il testo che segue:


Si considera che i sindacati si possano mettere d’accordo con i datori di
lavoro e che le rivendicazioni degli scioperanti vengano risolte nel
favore di questi ultimi. Da domani non si sciopera più. Si stimano circa
trentacinque vittime nell’incidente aereo di ieri sera.
Per domani si spera che la temperatura salga da dieci a dodici gradi nella
zona del sud-est del paese, mentre nelle altre zone sarà nebbia e pioverà.
Lessico: il sindacato - sindicat; il datore di lavoro - patron; lo sciopero -
grevă; scioperare - a face grevă; lo scioperante - grevist; la nebbia - ceaţă.

2. Cambiate il discorso attivo di qui sotto in discorso passivo:


Mamma prepara il dolce. Il dolce è....
L'allievo leggerà la lezione....
Federico ha spedito la lettera....
Penso che Maria lavori....
Penso che Maria abbia finito il
lavoro....

SIENA

Conosciamo l’Italia

Secondo un’antica leggenda Siena fu fondata da Aschio e Senio, figli


di Remo (fratello di Remolo, mitico fondatore di Roma), sui tre colli
ch’essa óccupa tutt’oggi. Nell’età imperiale era suddita di Roma, con il
nome di Sena Julia. Conquistata dai longobardi che ci s’insediarono
dopo le invasioni barbariche, conobbe incursioni bizantine e poi dei
franchi, i quali si unirono con le famiglie longobarde originando la più
antica nobiltà senese, fondatrice di abbazie e di castelli signorili. Nel 1147
diventa libero Comune, cominciando a vivere il suo periodo più pròspero,
ma anche il più tormentato. Tra i sec. XII e XIII Siena ghibellina visse
continue lotte interne tra le fazioni per il potere, e guerre con la guelfa
Firenze. Sostenitrice del re Manfredi, di Sicilia (nel sec. XIII), passando
poi al regime podestarile, conobbe alla fine del secolo la tranquillità sotto
il regime dei Nove. Condotta prima dai Visconti e poi divenuta Signoria
di Pandolo Petrucci, la città dovette accettare alla fine del 1400 l’alleanza
con Carlo V di Spagna, e fu assediata e sottoposta poi dai fiorentini nel
1555. Entrata nel possesso del re di Spagna Filippo II, venne infeudata da
questo a Cosimo I de’ Medici.
Mantenendo vivo il ricordo della sua libertà passata, la città medìcea si
alimentò dalla passione delle lotte per le "contrade". Dopo il 1737 entrò a far
parte dal Gran Ducato di Toscana. Però, oltre alle guerre e allo sviluppo
economico, la città ebbe nel medioevo un periodo di fioritura dell’arte,
con la pittura elegante e raffinata, per esempio, di Ducio di Buoninsegna, di
Simone Martini e di Lorenzetti. Tutta la sua ricchezza artistica e culturale
d’allora si conserva ancora facendo di Siena una dalle più belle città d’Italia.
Ogni anno, il 2 luglio e il 16 agosto nella Piazza del Campo c’è una
delle più famose manifestazioni non solo folcloristiche, ma anche sintesi di
un costume antíco di un popolo: il Pàlio.
D’origine medioevale, il Palio - che dura alcuni giorni - comprende
sfilate in costume, esibizioni di sbandieratori, ma soprattutto la famosa
corsa a cavallo, drammatica, intensa, tutto come lotta tra le 17 contrade
rivali d’una volta che si disputano tuttavia questo sìmbolo della conquista e
del predominio.
Centro della vita cittadina, la Piazza del Campo ha la forma di un grande
emiciclo che scende verso il palazzo Púbblico con il suo antìco lastricato. Al
centro si trova la Fonte Gaia, ornata una volta di rilievi di Jacopo della
Quercia (ora nel Palazzo e sostituiti qui dalle copie). Gli edifici intorno - a
belle facciate - appartengono ad epoche diverse: XII-XVI sec., però ben
armonizzati con il Palazzo Pubblico.
Il Palazzo Púbblico, eretto alla fine del ’200 come il Palazzo della
Signoria di Firenze, in forme snelle, con vivacità cromatica della facciata e
slancio verticale della torre, secondo il progetto di Agostino di Giovanni e
Agnolo di Ventura, ebbe aggiunte e modifiche lungo i secoli. È’ sede del
Comune e del Museo Civico. La Torre del Mangia (a sinistra), costruito
dagli stessi architetti nel 1340, si deve il nome ad un certo Giovanni di
Duccio, detto Mangia, che nel ’300 ci batteva le ore. Sotto la torre c’è la
Cappella di Piazza, costruita tra 1332-1376, dopo un’epidemìa di pesta. Nel
Museo Civico, le pareti della grande "Sala del Mappamondo" sono affrescate
da capolavori di Simone Martini: la Maestà e Guidoriccio da Fagliano
al’assedio di Montemassi. "La sala della Pace" è decorata dagli affreschi di
Ambrogio Lorenzetti: Buon Governo, Effetti del Buon Governo ed Effetti
del Mal Governo.
Il Palazzo Piccolomini - rinascimentale, è costituito da due piani a
bugnato liscio, con maestoso cornicione. Fu iniziato da Pietro Paolo del
Porrina (1469), su un progetto di Bernardo Rossellino.
La Pinacoteca Nazionale, nel Palazzo Buonsignori (elegante edifìcio
gotico, coronato da una merlatura), contiene opere pregiate senesi come: la
Madonna dei Francescani (capolavoro di Duccio di Buoninsegna), la celebre
Madonna col Bambino di Simone Martini, l’Annunciazione di Lorenzetti,
ecc.
Il Duomo. Iniziati i suoi lavori nel sec. XII, nel 1339 era quasi completo,
quando si concepì un progetto grandioso del "Duomo Nuovo". Questo fu
però abbandonato a causa della peste e delle difficoltà economico-politiche
ed il Duomo rimase come nel primo progetto. La zona inferiore della facciata,
bellissima, è l’opera di Giovanni Pisano e di Tino di Camaino. L’interno è ampio
e suggestivo, il pavimento marmòreo contenendo riquadri intarsiati a graffiti con
Episodi Biblici. Opere d’arte contenúteci: il pergamo di Nicola Pisano, e, nella
Libreria Piccolomini, del ’500, gli affreschi di Pinturicchio.

Fondato nel 1870, il Museo dell’arte metropolitana contiene opere


provenienti dal Duomo e dal Battistero, come dieci statue di Giovanni Pisano,
la Maestà di Duccio di Buoninsegna (dell'aitar maggiore del Duomo), con la
Madonna col Bambino in trono fra Angeli e Santi e con 26 episodi della
Passione, poi un’altra Madonna di Duccio e il trìttico della Natività della
Vergine di Pietro Lorenzetti.
Lessico: suddito - supus; l'abbazia - abaţie; la fazione - facţiune;
podestarile - de primar, de şef al justiţiei şi armatei (în Comunele
republici ale Italiei); la contrada - cartier, ţinut; il palio - postav cusut cu
fire de aur şi argint dat în dar câştigătorului cursei; la sfilata - paradă;
l’esibizione - oferire, etalare, exhibiţie; lo sbandierare - a pavoaza cu
steaguri; la bandiera - steag; l’emiciclo - semicerc; la peste - ciuma; il
governo - guvernare, conducere, cârmurire; il bugnato - perete, faţadă din
piatră cioplită în relief; il cornicione - cornişă; la merlatura - crestături,
creneluri; intarsiato - încrustat; il pergamo (il pùlpito) - amvon; il trìttico -
triptic, icoană compusă din trei părţi.
Spiegazioni: I comuni - formazioni di città indipendenti del primo
medio evo italiano (già dal X sec. ), séguito alla prosperità delle città
marinare e dell'Italia settentrionale, dopo le Crociate. Il potere era assunto da
parte di una corporazione artigianale. Le Signorie - forme di governo
istauratosi nelle città italiane nella seconda metà del sec. XIII, caratterizzate
dall’accentramento dei poteri comunali in una sola persona, la quale li
esercitava a vita;
PISA

Conosciamo l’Italia

Importante per il suo porto già in età romana, Pisa diventò nel medioevo
una delle massime repubbliche marinare del Mediterraneo. Nel sec. XI riuscì
ad impadronirsi di una parte della Sardegna, sulla quale ebbe una gran
influenza politica ed artistica. Tra i sec. XI e XIII i suoi artisti fecero
conosciuto in gran parte del paese lo stile "pisano" nell'architettura e nella
scultura. Si costruirono i monumenti del Campo dei Miracoli e Giovanni
Pisano impose una nuova maniera scultòrea all’arte toscana. Sconfitta nel
1284 a Melória dai genovesi, Pisa conobbe l’inizio di una lunga decadenza,
dal 1406 dovendo subire la totale dipendenza politica da Firenze. Ripresa
economicamente dopo questo periodo, visse anche un fiorimento culturale
ed artistico, in merito ai suoi monumenti eccezionali ed alla sua famosa
Università.
Il Campo dei Miracoli - è il nome della piazza del Duomo che raggruppa
sul suo manto erboso uno spettacolare complesso di monumenti
armoniosamente accostati nei colori e nelle forme, nonostante i loro diversi
periodi (sec. XI - XIV) e autori.

Pisa: Il celeberrimo Campanile o „la Torre Pendente“

La Cattedrale, i cui lavori iniziarono nel 1064, sotto la direzione di


Buschetto (architetto pisano sepolto nel sarcòfago incassato nella
facciata della chiesa), fu terminata nel XIII sec., come uno dei più
imponenti monumenti romanici pisani. Interamente rivestita di marmi
polìcromi, presenta le caratteristiche sovrapposizioni di arcate e arcatelle,
con giochi di intarsio ed ornamentazioni scultoree diffuse poi in Toscana
ed oltre. Le porte cinquecentesche, sostituiscono la porta originale di
Bonanno (1186), disfrutta da un incendio. Dall’opera di Bonanno resta
solo la porta di S. Ranieri che fa l'accesso nel transetto destro. È’ costituita
da venti formelle bronzee scolpite di maniera semplice, ma vigorosa.
All’interno delle cinque navate con alta cùpola, si trova lo splendido
pùlpito di Giovanni Pisano (capolavoro gotico), con le drammatiche scene
della Vita di Cristo; la "lampada di Gallileo (nella crociera), si dice aver
ispirato gli studi dello scienziato sul pèndolo); la tomba di Arigo VII di
Tino di Camaino; un grandioso mosàico nell’abside con il Cristo
Benedicente tra Vergine e S. Giovanni Battista (attribuita, quest’ultima, a
Cimabúe) e la S. Agnese, dipinta da Andrea del Sarto. Nel Tesoro della
Cattedrale si conservano reliquari, oggetti d'oreficerìa e la célèbre
Madonna eburnea di Giovanni Pisano.
Il Campanile - La "Torre Pendente", nota in tutto il mondo, è già il
simbolo della città. Iniziata nel 1173, forse sotto la stessa direzione di
Bonanno, fu completata nella seconda metà del ’300, E’ costituita, su
base cilindrica ad arcate cieche, di una serie di sei loggete eleganti e
leggere, coronata da una cella campanaria. I capitelli, la lunetta e la porta
sono ornate di belle sculture. La caratteristica inclinazione, che tende ad
accentuarsi, desta preoccupazioni di tutti gli studiosi del mondo che
cercano delle soluzioni per salvare questo meraviglioso monumento. Dalla
sommità, si gode una splendida vista.
Il Battistero, progettato da Diotisalvi (sec. XII), fu terminato nei secoli
successivi da Nicola e Giovanni Pisano. E’ un edificio a pianta circolare,
con una fascia terrena e arcate cieche e con una loggetta a sculture.
Dentro c’è il fonte battesimale duecentesco con il pùlpito di Nicola
Pisano. Le colonne sono ornate con sculture marmòree di Scene della
Vita di Cristo.
Il Camposanto fu iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone, attorno ad
un lembo di terra del Calvario, portato in città dalle navi pisane agli inizi
del ’200.
Crollato sotto i bombardamenti nel 1944, è stato restaurato, avendo
all’interno l’aspetto di un chiostro gotico; nel porticato sono raccolti
reperti romani e paleocristiani, quali il Sarcófago di Fedra (II secolo),
lapidi, sculture medievali e affreschi di Benozzo Gozzoli, Tadeo Gaddi,
Piero del Puccio. In un salone attìguo si trova il gran ciclo d’affreschi: il
Trionfo della Morte, il Giudizio Universale, l’Inferno e Storie di
Anacoreti, attribuito a Traiani. Nella vicina Cappella Ammannati, si trova
l'altare di S. Ranieri, ornato di bassorilievi di Tino di Camaino.
Edificata nel 1321, la chiesa Santa Maria della Spina è considerata un
piccolo capolavoro di gotica pisana. Deve il suo nome ad una spina della
corona di Cristo che ci era custodita. Trovata alle origini sulla riva
dell’Arno, la chiesa fu trasferita nel secolo scorso per proteggerla dalle
piene. Presenta una ricchissima decorazione esterna di guglie, cùspidi,
pinnacoli, tabernacoli, rosoni e sculture, tutte opere della scuola di
Giovanni Pisano. Le sculture interne sono di Tommaso Pisano.
La Chiesa San Paolo a Ripa d’Arno è stata fondata nel IX sec. e rifatta in
stile romanico. Subì ristrutturazioni, ma conserva la bella facciata marmòrea
con archi e loggette sovrapposte, tipicamente pisana. All’interno - a tre
navate con colonne in granito ed archi orientaleggianti - si trova la tomba di
Burgundio, ricavata da un sarcòfago romano ed una Madonna col Bambino,
trecentesca, opera di Turino Vanni. Nel parco dietro la chiesa si trova la
Cappella di Sant’Agata (XII sec. ).
Altri monumenti: La Piazza dei Cavalieri (ex-foro romano, con la Torre
medioevale dei Gualani, con il Palazzo dei Cavalieri (eretto da Vasari e
destinato all'ordine dei cavalieri di S. Stefano) e con la Chiesa di S. Stefano,
decoratissima, opera sempre di Vasari e con un busto-reliquario di
Donatello.
Il Museo Nazionale di San Mateo (fondato nel XVIII sec.) raccoglie nelle
sale di un antico monastero benedettino magnifici esempi della scultura di
Giovanni Pisano, un Tesoro composto da oggetti di oreficeria e di codici
miniati. Altre opere: Crocifìsso di Giunta Pisano, Madonna con Bambino di
Simone Martini e Madonna del Latte di Nino Pisano, San Paolo di Masaccio e
qualche pittura di Giovanni da Milano, Ghirlandaio ed altri.
Lessico: impadronirsi - a lua în stăpânire; scultóreo - sculptural; sconfiggere
(sconfitto) - a înfrânge; il manto - manta; erboso - ierbos; accostare - a
acosta, a se apropia; incassare - a aşeza, a pune, a monta; l’arcale -arcadă,
arc de boltă; l’arcaletta - arcadă mică; il pendolo - pendul; la crociera - boltă,
naos în formă de cruce (qui); l’oreficerìa - orfevrărie, prelucrarea aurului;
eburneo - lucrat în fildeş; cella campanaria - clopotniţă; la lunetta - arcadă
deasupra uşii; l’arcata cieca - arcadă închisă, fără uşă; la fascia terrena -
fâşie de pământ; il lembo di terra - fâşie, margine de pământ; il porticato -
portic lung; il reperto - document descoperit; paleocristiano - paleocreştin; la
lapide - lespede, piatră funerară; la spina - spina; la piena - revărsare,
inundaţie; la gùgla - turlă ascuţită, ornament piramidal; cuspide -cuspidă,
terminaţie de unghi ascuţit; pinnacolo - vârf de clădire, crenel de turn; il
tabernacolo - tabernacol, baldachin peste altarul principal; orientaleggiante -
cu tentă, nuanţă orientală; ricavare - a scoate, a scoate din nou.
A. B. C. divertente

ZEBRA: Un animale che somiglia, in peggio, al cavallo, che ha il pelo


variegato a strisce e di cui l'unica utilità è quella d'illustrare gli abbecedari
alla lettera Z.

Lessico: (as)somigliare - a semăna; in peggio - în rău; variegato -


vărgat; la striscia - dungă.

CORSO XXIX

A
TEATR
O (La
teatru)

Sabato scorso fui con i miei genitori a teatro. I nostri amici ci avevano
detto che c’era una buona compagnia di attori che recitava una commedia
di Pirandello: "Pensaci, Giacomino!". Fummo alla rappresentazione di
sera, perché, la domenica, c’era anche una rappresentazione di giorno.
Mia mamma mi chiese se potessi prenotare io i posti per telefono. Le
risposi di si, e così li prendemmo facilmente la sera, prima dello
spettacolo, dal botteghino.
Nell’atrio c’era tanta gente che si preparava per entrare nella bella sala
di spettacolo. Una màschera ci accompagnò ai nostri posti di platèa e ci
disse che c’erano ancora alcuni minuti da aspettare. Ci sedemmo nelle
poltroncine guardando intorno agli spettatori seduti nelle poltrone, palchi,
gradinate e loggione. Comprammo il programma per leggere i nomi degli
attori e del regista. Io guardavo col binocolo il sipario, che, mentre il
campanello suonò e la luce sparì per un attimo, cominciava ad alzarsi
lentamente.
Si fece uh gran silenzio e sul palcoscenico vedemmo un interiore di una
casa molto bella, con delle pareti ornate di quadri ai posti delle quinte.
Un tappeto rosso si allungava nello scenario ed una luce dolce riempiva la
scena. Gli attori recitarono molto bene, sicché alla fine del primo atto,
mentre il sipario calò, si sentì uno scroscio d’applausi.
Uscimmo nell’intervallo nel ridotto per prendere al bar qualche cosa di
fresco. Nell’atrio si sentiva un rumore piacevole, la gente parlava dello
spettacolo. Tutti si facevano cenni, chi rideva, chi gesticolava, tutti
aspettavano l'ultimo atto.
Quando la commedia finì, le tende di velluto si aprirono e gli artisti
uscirono alla ribalta ed inchinandosi, ringraziarono per gli applausi. La
prima donna ricevette dei fiori e gli spettatori chiamarono anche il
regista. C’era un signore giovane e un po’ tìmido, che fece un’ottima
impressione. Era il suo primo gran spettacolo messo in scena.
Usciti in strada, fummo sorpresi dal buio. Chiesi a mio babbo se
avesse notato com’erano trascorse le ore senza nemmeno accorgercene!
Lui mi rispose che era veramente molto contento di questa sera veramente
speciale. Tornammo a casa lieti di aver passato una magnifica serata e con
un gran appetito. La mamma ci preparò una cena al pari dello spettacolo!
Ne fummo tanto contenti e non domandammo nient’altro che di andare a
letto.

Voci, Strutture: la compagnia - companie; prenotare - a rezerva; il


botteghino - ghişeu de bilete; l’atrio - atrium, intrare, hol; la maschera -
mască, plasatoare de bilete; la platea - stai; la poltrona - fotoliu; la
poltroncina - strapontină; il palco - lojă; la gradinata - balcon; il loggione -
galerie; il binocolo - binoclul; il sipario - cortină mare; il campanello -
clopot, clopoţel, sonerie; il palcoscenico - scenă; la quinta - culisă; lo
scenario - decor; recitare - a interpreta; lo scroscio - ropot (de aplauze), hohot
(de plâns); gli applausi - aplauze; l'intervallo - pauză; il ridotto - foaier; far
cenni - a face semne; la tenda - perdea, cortină; velluto - catifea; la ribalta -
rampă; la prima donna - primadonă, actriţă principală; il regista - regizor;
mettere in scena - a monta un spectacol, a regiza; il buio - întuneric; essere
al pari - a fi la fel, egal.

Esercizi: 1. Rispondete alle domande:


Dove si comprano i biglietti per lo spettacolo?
Dove recitano gli attori di teatro?
Come si chiamano i posti degli spettatori?
Chi ci conduce ai nostri posti?
Chi sono quelli che lavorano per uno spettacolo
drammatico?

2. Descrivete uno spettacolo di teatro che avete.


Nota: Il genere drammatico (il più antico), viene composto da commèdie
(classica e dell'arte), tragèdie, drammi, psicodrammi, poemi dramatici, ed
altre opereecc.
Gli spettacoli di teatro lirico sono: melodramma, opera lirica, opera buffa,
music-hall, rivista, varietà, operetta, show, vaudeville, pantomima, balletto,
concerto, teatro dei burattini (o delle marionette), ecc.
Questi spettacoli ai quali noi partecipiamo come spettatori vengono
attuati per il contributo di molte persone che formano la compagnia o il
gruppo teatrale: attori, artisti lirici, drammatici, regista, scenògrafo, direttore
d'orchestra, strumentisti, parrucchiere, disegnatore, stilista, creatori di
costumi e di scenari, sarti, il suggeritore (sufleur), ecc.

IL DISCORSO INDIRETTO
(Discursul indirect)

Una domanda può essere fatta in due modi: direttamente ed


indirettamente.
Esempio: Chi è questa ragazza? (Cine este această fată?) - discorso diretto
Voglio/vorrei sapere chi è questa ragazza. (Vreau/Aş vrea să ştiu cine este
această fată. ) - discorso indiretto
Però, non solo una semplice domanda, ma qualsiasi proposizione può essere
riferita direttamente od indirettamente.
Esempio: Vado a teatro. - Mi dice che va a teatro. (Merg la teatru. - îmi
spune că merge la teatru. )
Quando le proposizioni passano dal discorso diretto all'indiretto,
subiscono delle modifiche non solo dei verbi (modi, tempi, persona), ma anche
di aggettivi ed avverbi.

Esempio: 1. Presente: Egli disse: Vado a vedere questo film. (El a spus: Mă
duc să văd acest film. )
Imperfetto: Egli disse che andava a vedere quel film, (El a spus că se
ducea să vadă acel film. )
2. Passato prossimo: Dichiarò: Ho fatto tutti gli esercizi. (A declarat:
Am făcut toate exerciţiile.)
Trapassato prossimo: Dichiarò che aveva fatto tutti gli esercizi. (A
declarat că făcuse toate exerciţiile.)
3. Passato remoto: Esclamò: Non fui io il colpevole. (A exclamat: Nu
am fost eu vinovatul. )
4.Trapassato prossimo: Esclamò che nori era stato lui il colpevole. (A
exclamat că nu fusese el vinovatul.)
4. Futuro semplice: Ci scrissero: Arriveremo verso le due. (Ne-au scris:
Sosim în jurul orei două.)
5. Condizionale composto: Ci scrissero che sarebbero arrivati verso le
due. (Ne-au scris că ar fi sosit în jurul orei două.)
6. Futuro semplice: Oggi mi ha detto: Domani andrò in biblioteca.
(Astăzi mi-a spus: Mâine mă voi duce la bibliotecă. )
Futuro semplice: Oggi mi ha detto che domani andrà in biblioteca.
(Astăzi mi-a spus că mâine se va duce la bibliotecă.)
7. Condizionale semplice: Disse: Non andrei mai in un tale posto. (A
spus: Nu m- aş duce niciodată într-un asemenea loc.)
8. Condizionale composto: Disse che non sarebbe mai andato in un tale
luogo. (A spus că nu s-ar fi dus niciodată într-un asemenea loc.)
9. Imperativo: Mi supplicò: Aspettami! Stammi a sentire! (M-a rugat:
Aşteaptă-mă! Stai şi ascultă-mă!)
10. Congiuntivo imperfetto (o infinito): Mi supplicò che lo aspettassi e
lo stassi a sentire. (M-a rugat să-1 aştept şi să-1 ascult.) Oppure: Mi supplicò
di aspettarlo e di starlo a sentire. (M-a rugat a-1 aştepta şi a-1 asculta.)
Come si è visto, le modifiche verbali nella subordinata sono le seguenti:
All’indicativo: Il presente diventa imperfetto, il passato prossimo e
remoto diventano trapassato, il futuro semplice - futuro semplice o
condizionale semplice.
Il condizionale semplice diventa condizionale composto.
L’imperativo diventa congiuntivo imperfetto o infinito.
Nota: Anche qui c’è la solita alternanza fra l'indicativo ed il
congiuntivo in funzione del verbo reggente.
Esempio: Hai fatto bene. (Ai făcut bine. ) Sapevo che avevi fatto bene. (Ştiam
că ai făcut bine. ) Credevo che tu facessi bene. (Credeam că ai făcut
bine.). Il congiuntivo sarà richiesto dai verbi che esprimono un pensiero
come supposto o desiderato, mentre l’indicativo resta saldo allorché
l’affermazione è reale. Sarebbe assurdo dire: So che tu abbia fatto bene.

In un periodo come: Penso che tu abbia ragione - discorso indiretto, si usa


il congiuntivo, perché colui che parla esprime un’opinione sua che non è una
effettiva realtà. Per sottolineare la realtà dell’affermazione, si dirà: Penso
che tu hai ragione.
Nota: Generalmente, quando la reggente è negativa o è costituita da frasi
impersonali col verbo essere accompagnato da un nome o da un aggettivo
come: bisogno, facilità, difficoltà, necessità, convenienza, possibilità, nella
subordinata si userà il congiuntivo. La giovinezza è il più gran dono nella
vita. (Tinereţea este cel mai mare dar al vieţii. ) Non è vero che la
giovinezza sia il più gran dono nella vita. (Nu este adevărat că tinereţea este
cel mai mare dar al vieţii.) Così lui non arriva lontano. (Aşa el nu ajunge
departe.) E’ chiaro che così lui non arrivi lontano. (Este clar că aşa el nu
ajunge departe.)
Le modifiche dei pronomi, degli aggettivi e degli avverbi sono
intuitive. La proposizione "Oggi non sto proprio bene" può diventare nel
discorso indiretto:
a) Ti dico che oggi non sto proprio bene. (Îţi spun că astăzi nu mă
simt chiar bine. ) o:
b) Mi disse che quel giorno non stava proprio bene. (Mi-a spus că în
acea zi nu se simţea chiar bine. )

a) Mi disse: Vieni qui! (Mi-a spus: Vino aici!)


b) Mi disse di andare di là. (Mi-a spus să mă duc acolo.)

a) Mi chiese; Sei stato ieri dal dentista? (M-a întrebat: Ai fost ieri la
dentist?)
a) Mi chiese se ero stato il giorno prima dal dentista. (M-a întrebat dacă
fusesem cu o zi înainte la dentist.)

Esercizi: 1. Rendete indiretti i seguenti discorsi diretti, facendoli


dipendere prima dal verbo "dice" e poi da "disse".
Esempio: Vede che stai bene. Lui dice che stai bene. Lui disse che stavi bene.
L’anno prossimo andrò in Messico.....
Considera quest’informazione opportuna........
Non credo di poter finire il lavoro così presto. ......
Il consiglio scientifico avrà luogo il prossimo martedì........
Faremo il bilancio e decideremo che cosa fare..............
Prendi questa chiave e va' ad aprire la porta........
Puoi essere sicuro che i risultati sono stati ottimi........
Per favore, cantami ancora quella canzone! ......
Non so se farò in tempo ad arrivarci...........

UN VIAGGIO NEL MONDO DEL BALLO E DELLA


MUSICA (O călătorie în lumea dansului şi a muzicii)

La musica è nata con l’uomo. Questo ha fatto le prime pitture rupestri,


immaginando le forze scatenate della natura come degli dei. Poi il suo
pianto e grida di dolore o di gioia le ha fatto diventare canto. Il canto ed il
ballo espressero i suoi sentimenti diversi: d’amore, di malinconìa, di
tristezza, d’angoscia, di paura o di spavento.
All’inizio, il ballo, o la danza, diventato nelle forme più alte
d’espressione balletto e pantomima, è siato primitivo (celebrativo,
religioso, guerriero, d’iniziazione, del sole, d’amore, di morte, di nozze,
ecc. ) e poi antico (collettivo, individuale, lirico, tragico, satirico,
saturnale, come ai greci ed ai romani).
Il ballo popolare (superstizioso, magico, bellico, erotico, nuziale,
ecc. ) rappresenta i particolari del pensiero e delle tradizioni dei popoli
(come la "Tarantella" nel sud d’Italia). Ci sono poi i balli tradizionali e
medievali, come: rondeau, ballata, gavotta, passacaglia, minuetto, ecc. ed i
balli moderni: controdanza, polka, mazurka, valzer, cancan, charleston,
boston, fox-trot, rock and roll, madison, twist, tango (argentino e
brasiliano), passo doble, rumba, congo, mambo, cha-cha-cha, calipso,
bossa nova.
Infine, il ballo classico, con posizioni e passi speciali (plié, arabesque
- échapé, sauté, passo di gatto, ecc. ) viene interpretato da ballerini, in
corpo di ballo o solisti.
La simbiòsi del ballo e della musica fece nascere il teatro: il poema,
la commèdia e la tragèdia. Più tardi, con la scoperta della scrittura
(varia: degli ideogrammi, cuneiforme, geroglifica o dell’alfabeto), la
letteratura si separò completamente dal teatro e dalla musica.
Per poter conservarla e trasmetterla lungo i tempi, la scrittura musicale
ha percorso un lungo camino. I suoni, che sono d’intesnsità e d’altezze
diverse e la loro durata, che può altrettanto variare, danno il caràttere della
melodia. Poi, come nella lingua, anche nella musica il timbro della voce e
dello strumento ìndica un suo particolare, chiamato timbro.
Oggi, per segnare l’altezza dei suoni, si usano i pentagrammi, le chiavi
(del do, del sol, del fa), le note e le linee supplementari. I sìmboli della
durata sono: semibreve, minima, semiminima, o croma, biscroma, la
legatura di valore, il punto di valore, la fermata, la pausa.
Quasi tutti i termini adoperati nella musica universale sono d’origine
italiana: forte, adagio, scherzo, in tempo, allegro ma non troppo, piano,
pianissimo. E questo perché l’Italia è veramente la patria della musica, in
merito ai suoi tanti compositori (Claudio Monteverdi, Antonio Vivaldi,
Giacomo Puccini, Vincenzo Bellini, Giuseppe Verdi, Niccolo Paganini) e
cantanti (Enrico Caruso, Maria Callas, Giuseppe di Stefano, Luciano
Pavarotti).
Gli strumenti musicali dell’orchestra sinfonica e della musica
popolare sono: a corda, a fiato ed a percussione.
Gli strumenti a corda si possono raggnippare in altre piccole famiglie:
strumenti ad arco (violino, viola, violoncello, contrabbasso), a corde
pizzicate (arpa, chitarra, banjo) ed a corde percosse (pianoforte). Seguono
gli strumenti a fiato, che si dividono in due gruppi: i legni (flauto, oboe,
clarinetto, fagotto) e gli ottóni (tromba, corno, trombone e tuba), e gli
strumenti a percussione, che sono: a suono determinato (tìmpano, xilòfono
e vibràfono) ed a suono indeterminato (tamburo, gran cassa, triangolo,
nàcchere, campane, batteria, ecc. ).
Un carattere particolare hanno il clavicèmbalo, che ha corde, ma
anche tastiera (come il pianoforte) e l’organo, ancora più complesso, con
un sistema di tubi a diverse dimensioni e tastiera, che fa agire in modo
armonioso la colonna d’aria dai tubi.
La musica è diversa: classica, descrittiva, figurativa, folcloristica,
espressionista, dodecafonica, aleatoria, elettronica. I suoi generi sono
tanti: strumentale, solistica, orchestrale, sinfonica, da camera, vocale,
ballabile, teatrale e cinematografica.
La musica è poi sacra (bizantina, ambrosiana e gregoriana), suonata e
cantata in chiesa: la messa, il mattutino, il vespro, i salmi, le passioni, le
preghiere, il tedeum, il requiem, e profana: comica e tragica, classica e
leggera.
La forma la più elevata di quest’arte la rappresenta la musica classica,
formata da sinfonie, poemi sinfonici, sonate, suite, studi, ecc. che sono
interpretate da strumentisti, solisti vocali e strumentali, e coro.
La musica leggera, che è la più accessibile, comprende le canzoni
d’autore, la musica commerciale, insomma, le numerosissime canzoni,
dalle quali, le più belle restano di moda per tante generazioni. Il jazz si
potrebbe collocare tra la musica classica e leggera.
La musica ebbe il colore del tempo; fu medioevale e trovadorica,
rapsodica o di music-hall. All’opera, le voci dei cantanti sono: il tenore,
il baritono, il basso, il soprano, il mezzosoprano ed il contralto.
Ed ora possiamo andare insieme ad un concerto al Teatro dell’Opera!
Lesico: la pittura rupestre - pictură rupestră, din peşteri; scatenare - a
deslănţui; l’angoscia - angoasă, anxietate, nelinişte; la pantomima -
pantomima; guerriero - războinic, de luptă; saturnale - saturnal, de
orgie; bellico - de război; il rondeau - rondo; la ballata - baladă (poezie şi
dans); la gavotta - gavotă; la passacaglia - pasacalia (vechi dans spaniol şi
italian); il minuetto - menuet; la controdanza - contradans; la polka - polca; il
valzer - vals; la simbiòsi - simbioză; l’ideogramma - ideogramă; cuneiforme
- cuneiform; geroglifico - hieroglific; il pentagramma - portativ; la semibreve
- notă întreagă; la semiminima - doime; la croma - optime; la biscroma -
saisprezecime; punto di valore - punct de durată; la legatura di valore - legată
de durată; strumenti a corda - instrumente cu coardă; strumenti a fiato -
instrumente de suflat; strumenti a percussione - instrumente de percuţie; il
violino - vioară; la viola - violă; le corde pizzicate - corzi ciupite; l’arpa -
harpă; le corde percosse - corzi lovite; il pianoforte - pian; il fagotto - fagot;
gli ottóni (l’ottóne) - alămuri; la tromba - trompetă; il trombone - trombon; la
tuba - trâmbiţă; il tìmpano - timpan; il vibrafono - vibrafon; il tamburo -
tobă; la gran cassa - tobă mare; il triàngolo - trianglu; la nàcchera - castanietă;
le campane - clopote; il clavicèmbalo - clavecin; la tastiera - claviatură;
l’organo - orgă; la messa - liturghie; il mattutino - utrenie, slujba de
dimineaţă; il vespro - vecernie, slujba de seară; il salmo -psalm; la passione -
pasiune, patimă (rugăciune); collocare - a aşeza; musica trovadorica (dei
trovadori) - muzica trubadurilor;
Spiegazioni: il plié, l’arabesque, l’échappé, il sauté - nomi francesi dei
passi e salti da ballo; forte, adagio, scherzo, allegro ma non troppo, piano,
pianissimo = puternic, încet, glumeţ, vesel, dar nu prea mult, încet, foarte
încet.

MILANO

Conosciamo l’Italia

La capitale "morale e industriale" italiana è una moderna metropoli,


con grattacieli (celebre il "Pirelli", alto 127 m.), con grandi palazzi in
vetro e metallo, una sterminata periferia e con un centro i cui edifici sono
destinati alle banche ed ai negozi di lusso.
Lo sviluppo economico della città fu favorito dall’età romana, dalla
sua posizione di crocevia tra le più importanti arterie di comunicazione
del Po. Grazie anche al suo celebre vescovo, Sant’Ambrogio, Milano,
che nel IV sec. era capitale dell’Impero, diventò centro primario di
diffusione del Cristianesimo. Durante il periodo longobardo e poi in
quello franco e nell’età comunale conservò sempre la preminenza sulle
altre città lombarde, godendo la vittoria contro le forze imperiali di
Barbarossa e consolidandosi nei sec. XIV - XVI durante le Signorie dei
Visconti e degli Sforza, che l’arricchirono con splendidi monumenti e la
estesero. Sotto il dominio spagnolo e sotto quello degli Asburghi
d’Austria conobbe la decadenza. Però, durante il Risorgimento diventò
uno dei più grandi centri politici e culturali d’Italia, come lo è tutt’oggi,
quando ha raggiunto anche le vèrtici della produzione industriale del
paese.
Ogni anno, in aprile, Milano ospita una delle più grandi fiere
industriali d’Europa, la "Fiera Campionaria".
Senza avere un vero e proprio "centro storico", non le mancano però
le chiese, i palazzi e le gallerie d’arte.
Perno della struttura stellare della città è il Duomo, alzato nell’arco di
ben cinque secoli. Iniziato nel 1387 da un architetto ignoto (forse Oltralpe)
e da maestri lapicìdi guidati da Simone da Orsegno e da tanti altri,
l’edificio rimase improntato dal gotico internazionale, con la straordinaria
fioritura di guglie, torri, pinnacoli, trafori, vetrate, statue ed altri ornamenti.
La facciata fu completata nel secolo scorso ed ha cinque portali barocchi
con porte moderne. Sul tiburio del Duomo svetta la famosissima
Madonnina in rame dorato, alta 4 m., fusa nel 1774. Severo e grandioso,
l’interno è diviso in cinque navate da alti pilastri a fascio con capitelli e
tabernacolo, ornati di statue. La luce ci penetra per le splendide vetrate di
varie epoche, le più antiche risalendo al XV secolo. Il transetto è suddiviso
in tre navate contenenti la tomba del vescovo Ariberto da Intimiano (XI
sec.), la tomba di Gian Giacomo de’ Medici di Leone Leoni (1563). Il
portale della Sacrestia Meridionale è ornato di belle statue, opera di Hans
von Fernach (1393); al centro del presbiterio è il Santuario con l’altare
maggiore cinquecentesco, con attorno il coro lìgneo barocco; sotto si trova
la Cripta dov’è sepolto San Carlo Borromeo. Il Candelabro Trivulzio, nel
transetto sinistro, è opera d’oreficeria gotica francese del ’200 e il Portale
della Sacrestia Settentrionale fu scolpito alla fine del’ 300. Il tesoro è ricco
di càlici, reliquari, dìttici ebùrnei, paramenti sacri, coperti di antichi codici
e d’oreficeria di varie epoche.
La sola testimonianza medioevale della città è la Piazza Mercati, con
il Palazzo della Ragione (o Broletto Nuovo), eretto nel 1233 dal podestà
Oldrado di Tresseno, la pittoresca Loggia degli Ossi (costruita nel 1316 da
Matteo Visconti), il palazzo barocco delle Scuole Palatine (XVBII sec. ) e
la Casa dei Panigarola, gotica, del XV sec.
La Galleria Vittorio Emanuele (al centro, vicino al Duomo), fu
progettata nella seconda metà dell’Ottocento da Giuseppe Mengoni, a
forma di croce, con al centro un’alta cupola in vetro e metallo. Ospita
caffè, ristoranti e negozi eleganti ed è il luogo di ritrovo dei milanesi.
Il Teatro alla Scala, il famosissimo tempio della lirica italiana, è uno
dei maggiori teatri del mondo. La sua splendida cornice di memorabili
rappresentazioni di Verdi e Puccini, dei trionfi di Toscanini, fu costruito
nel 1777 nelle forme neoclassiche progettate dal Piermarini. L’interno
è un modello di semplicità ed eleganza settecentesca. Dall’inizio del
secolo, vi ha sede il Museo Teatrale.
La Pinacoteca Ambrosiana, ebbe la prima raccolta rappresentata dalla
collezione privata del cardinale Federico Borromeo (XVII sec. ). Distrutto
durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, l’edificio è stato
restaurato nel 1959 ed aperto dal ’66. Ospita opere di Leonardo,
Botticelli, Raffaello, Caravaggio, Tiziano, Tiepolo ed altri.
Il Castello Sforzesco si presenta come un grandioso complesso di
edifici cinto da mura possenti, con merli e torri angolari. Fu iniziato nella
seconda metà del ’300 dai Visconti e proseguito nel secolo seguente da
Francesco Sforza, Signore di Milano. I lavori furono diretti da Giovanni
da Milano e dal Filarete, che edificò la torre d’ingresso. Lungo i secoli,
il castello fu abbellito da valenti artisti. I suoi Musei Artistici raccolgono
numerosissime opere pregiate: scultura romanica (come il monumento
fùnebre di Bernabò Visconti, il portale del Banco Medìceo di
Michelozzo e la celeberrima Pietà Rondanini di Michelangelo, rimasta
incompiuta alla morte dello scultore. Nella pinacoteca ci sono pitture di
Mantegna, Bellini, Bergognone, Boltraffio, Lorenzo Lotto, Moroni,
Tintoretto ed altri.
La Basilica Sant’Ambrosio fu fondata dal santo nel 386. A tre navate
senza transetto, conserva tuttora i rifacimenti dei sec. IX-XII, che ne fecero un
modello d’architettura romanica lombarda. Nella basilica furono sepolti S.
Ambrogio, i martiri Gervasio e Protasio ed i re franchi Pipino e Lotario.
L’altare d’oro del sec. IX è opera di Vuolvinio.
La Pinacoteca di Brera (inaugurata nel 1809, nel palazzo sede
dell’Accademia d'Arte), è una delle più importanti del paese. Contiene
opere di gran valore come: la statua di Napoleone del Canova, la Cena
in casa del Fariseo di Paolo Veronese, il

La piazza e la facciata del Duomo, con la sua selva di guglie

Miracolo di San Marco del Tintoretto; la Predica di San Marco in Egitto di


Gentile e Giovanni Bellini e tante altre belle pitture, tra le quali il drammatico
Cristo Morto di Mantegna, la Pietà di Bellini, la Cena in Emmaus del
Caravaggio e lo Sposalizio della Vergine, capolavoro giovanile di Raffaello.
Il Museo Poldi Pezzali è stato fondato nella seconda metà dell’Ottocento
per volontà da Gian Giacomo Poldi Pezzoli, che lasciò la sua collezione d’arte
alla città. Tra le più interessanti cose esposte nel bel palazzo si trovano: una
delle più importanti armerie d’Italia, una raccolta archeologica, tappeti
persiani, pitture di Cranach, Bellini, Botticelli, ecc.
La Chiesa Santa Maria delle Grazie fu iniziata dal Solari nel 1463, poi
trasformata nel 1492 da Donato Bramante, che aggiunse la tribuna
sormontata da un tiburio, capolavoro d’architettura rinascimentale, e il
chiostro, di raffinata eleganza.
Nel refettorio dell’ex-convento domenicano annesso alla chiesa, sulla
parete di fondo, è dipinto il Cenàcolo, una delle massime realizzazioni della
pittura italiana, capolavoro di Leonardo da Vinci. Il maestro eseguì il dipinto
tra 1495-1497, con una tecnica nuova, che però si rivelò assai poco resistente
agli agenti atmosferici, e in una nuova maniera iconografica. Le decorazioni
della volta rappresentano emblemi delle case Sforza e d’Este e ghirlande
nell’onore di Ludovico il Moro e di Beatrice d’Este. L’affresco di Leonardo
svegliò due opinioni sul momento presentatoci: una, seconda la quale Gesù
circondato dai dodici apóstoli, avesse pronunciato le famosissime parole: "Uno
di voi mi tradirà" e l’altra, secondo la quale si trattasse della Consacrazione. I
discepoli sono molto inquieti nei gesti, nelle loro espressioni, mentre
Cristo, in opposizione con loro, è immobile, e domina il centro della
composizione in prospettiva e simmetria. La luce diffusa proveniente dalle tre
finestre si armonizza perfettamente con questa migliore interpretazione
vangelica sulla parete, rimasta miracolosamente intatta durante i
bombardamenti del 1943. Però, l’affresco è stato gravemente deteriorato anche
perché sotto il Napoleone il refettorio è stato usato come stalla e inondato nel
1801. Restaurata più volte, la pittura è adesso protetta da vetri all’ingresso,
dove fanno fila ogni giorno per visitarla, centinaia di turisti di tutto il
mondo.
Lessico: il grattacielo - zgârie nori; sterminato - neterminat, fără sfârşit;
la crocevia - răspântie, răscruce de drumuri; la fiera campionaria – târgul de
mostre; il perno - axă, pivot, bază, fundament; "nell'arco di ben cinque
secoli" - într-o perioadă de peste cinci secole; ignoto (sconosciuto) -
necunoscut; il lapicida - cioplitor în piatră, dăltuitor; improntato - purtând
pecetea; il tiburio - cupolă octogonală; svettare - a-şi clătina vârful; il rame -
cupru, aramă; fuso (fondere) - topit; a fascio - în mănunchi; il dìttico -
diptic; il broletto - tribunal, primărie; la cornice - cornişă, cadru; abbellire
- a înfrumuseţa; celeberrimo – foarte cunoscut; incompiuto - neterminat; il
rifacimento - refacere, noua versiune; il tiburio - cupolă octogonală; il
chiostrino = chiostro piccolo; il refettorio - refector, sală de mese; la
Consacrazione - consacraţie; inquieto - neliniştit; vangelico - evanghelic;
miracolosamente - în mod miraculos; intatto - intact;
Spiegazioni:
I Visconti - famiglia di Signori italiani alla direzione di Milano tra 1277 -1447.
Il più importante fu il duca Gian Galeazzo Visconti (1351 - 1402), che ha voluto
l’unificarsi ed il centralizzarsi delle regioni dell’Italia settentrionale; ha
iniziato e sostenuto i lavori dell’opera del Duomo;
Gli Sforza - famiglia di nobili italiani alla direzione del ducato di Milano tra
1450 -1533; i più importanti della famiglia furono: il duca Ludovico Sforza
(detto il Mauro), (1451 - 1508), alleato e poi avversario dei francesi, padrone
di Leonardo da Vinci; Francesco Maria Sforza (1522 - 1535), l’ultimo duca
di Milano, dopo la cui morte il ducato entrò nel possesso degli spagnoli, prima
di Carlo V e poi di Filippo II, suo figlio;
Gli Asburghi d’Austria - dinastia di re (1282 - 1918) con dominio in
Cechia, Ungheria e poi in una parte d’Italia (dal sec. XVI fino nel 1866);
il Risorgimento - tra 1820 e 1870, la denominazione del periodo
caratterizzato dalla lotta per l’indipendenza e l’unità nazionale, cominciato
con il "movimento dei carbonari" e terminato con la fondazione dello stato
italiano unitario. Ebbe espressione rilevante nell’ideologia, nella cultura e
nell’arte italiana.

A. B. C. divertente

Barzellette tutti frutti

NATURA INDULGENTE
– Adora la musica classica, legge molto, ammira le pitture, ma a me
piace lo stesso: nessuno è perfetto.

CORSO XXX
I MASS
MEDIA
(Mass media)

Nel corso degli ultimi cinquant’anni il quadro mondiale della


comunicazione è mutato in una misura e con una rapidità mai viste in
precedenza. A partire dall’invenzione di Gutenberg, la comunicazione
scritta è arrivata all’epoca dell’elettronica. Le sue straordinarie potenzialità
si sono sviluppate a causa del flusso ininterrotto dell’informazione, in parole
e immagini, su colonna sonore e musicale, in materiale pubblicitario, che
spiega perché le società più avanzate sono definite ora "società
dell’informazione".
La stampa, la radio, la televisione e il cinema rappresentano gli strumenti
di divulgazione dell’industria culturale, o le "mass media".
Il complesso di mezzi di diffusione dell’informazione giornalistica e di
altre pubblicazioni rappresenta la stampa, arte e tecnica tipografica, con la
quale la notizia prelevata in iscritto o in via orale, elaborata o no, viene
trasmessa dalle redazioni e case editrici ai lettori. Macchine e attrezzature
speciali da stampare, con tecniche e caràtteri diversissimi, trasformano i
manoscriti o le notizie in pubblicazioni giornalistiche: stampa quotidiana,
periodica (settimanale, quindicinale, mensile), locale, nazionale, èstera, o
specialistica: politica, economica, di cultura, d’arte, di medicina, di tecnica e
industria, di moda, di sport.
I quotidiani di maggior diffusione in Italia sono: „Il Corriere della
sera", "Il Giornale", "Il Giorno" (di Milano), "La Stampa" (di Torino), "La
Repubblica", "Il Messaggero", "Il Tempo" (di Roma), "La Nazione" (di
Firenze) e "Il Resto del Carlino" (di Bologna), "Il Mattino" di Napoli e "Il
Giornale di Sicilia" di Palermo. I giornali dei partiti politici sono: "La Voce
Repubblicana", "Il Popolo", "L’Unità", "L’Avanti!", "Il Secolo", tutti di
Roma, i quali rappresentano il Partito Repubblicano, della Democrazia
Cristiana, il Partito Comunista, il Partito Socialista e il Movimento Sociale
Italiano. I periodici illustrati più noti sono: "Oggi", "Tempo", "Epoca",
"Europeo", "Espresso", "Panorama", "Gente", "Fiera letteraria", ecc.
Comunicazione attuata per mezzo delle radioonde (onde hertziane),
la radiodiffusione trasmette notiziari, cronache, musica e pubblicità, da
stazioni apposite (studio), o da locali o posti aperti, dove accadono gli
avvenimenti registrati sui nastri o redatti in diretto al micròfono. Con il
transistor, la radio si è diffusa nelle zone più povere e sperdute del globo.
Ancora più viva, perché non solo sentita, ma anche vista, la televisione
rappresenta l’insieme di procedimenti e di tecniche usate per la trasmissione di
immagini istantanee d’oggetti, dopo l’analisi di queste immagini (in punti
e linee) e dopo la loro trasformazione in onde hertziane.
Le emissioni ed i programmi televisivi si devono a numerosissime
persone: direttori e redattori d’immagine, suono, autori di bozzetti e di vari
materiali, operatori, ed altri, che assicurano l’elaborazione e la trasmissione
d’informazioni e di spettacoli dalla camera o dallo studio a un gran numero
di persone, per procedimenti speciali.
La televisione è il "medium" di massa per eccellenza. I satèlliti le hanno
dato una portata planetaria: ormai si contano a miliardi i telespettatori delle
trasmissioni in diretta di determinati eventi. La televisione è statale e
privata.
La trasmissione si fa per cavo, in bianco e nero o a colori, su canali
nazionali e internazionali, dallo studio, o in diretto, "al vivo". L’Italia ha
diversi canali nazionali statali e privati che godono una fama internazionale.
La RAI 1, 2, 3, l’Italia I, la RETE 4, il Canale 5, ecc. sono dei
media conosciutissimi, seguìti da spettatori di vari paesi, almeno in occasione
delle galle di musica d’opera (da Scala di Milano, San Carlo di Napoli) e
leggera (di San Remo), di moda, di gare e competizioni sportive, ecc.
Nei paesi retti a regime democratico-parlamentare, o liberale-capitalistico
ed è anche il caso dell’Italia; per garantire la libertà di espressione e il diritto
all’informazione, le condizioni essenziali sono: l’esistenza di norme e
regole chiare, l’ampia pluralità di voci, un’autonomia dei media dai
condizionamenti di natura politica ed economica e persino dalle affinità
elettive.
Complessivamente, il ruolo dei media è cresciuto enormemente. I media
sono in grado di creare eventi e di delineare la lista dei fatti e dei problemi da
conoscere e da discutere. Inoltre, la televisione ha imposto una
dimensione spettacolare all’informazione, alla politica e ai comportamenti
collettivi e individuali, che si è intensificata nei periodici e si è estesa nei
quotidiani. Oggi, in molti paesi, i mezzi di comunicazione sono diventati una
vera e propria industria, che a volte raggiunge dimensioni multinazionali.
La tendenza verso l’omogeneità dell’informazione è sensibile, a causa di
certi aspetti soggettivi dell’attività svolta in quest’aria. La libertà
d’espressione è però un impegno di noi tutti e di tutti i giorni, perché
conoscere e far conoscere è un diritto fondamentale dell’uomo.

Lessico: mutarsi - a se schimba; la precedenza - prioritate, întâietate; in


precedenza - în prealabil; la potenzialità - potenţialitate, energie potenţială;
ininterrotto - neîntrerupt, continuu; la divulgazione - răspândire în public,
difuzare, popularizare; prelevare - a lua, a ridica, a scoate; quotidiano -
cotidian; settimanale - săptămânal; quindicinale - bilunar; mensile - lunar;
specialistico - de specialitate; il corrière - curier, poştă, corespondenţă; "il
resto del carlino" - restul urmează; attuare - a realiza, a îndeplini; il
notiziario - rubrică de ştiri; la cronaca - cronică; la stazione - staţie de
transmitere, gară; apposito - potrivit, special; lo studio - studio; accedere - a
se apropia, a consimţi, a accepta; il micròfono -microfon; diffondere - a
difuza, a răspândi; sperduto - pierdut; l’insieme - ansamblu; il
procedimento - procedeu; instantaneo - instantaneu; il bozzetto - schiţă; il
satèllito - satelit; la portata - însemnătate; planetario - planetar; l’evento
(l’avvenimento) -eveniment; il cavo - cablu; trasmissione in diretto, al vivo -
transmisie în direct, pe viu; godere fama - a se bucura de faimă; paesi retti a
regime - ţări cu regim; l’affinità -afinitate: elettivo - electiv, ales;
raggiungere - a atinge, a ajunge; l’impegno - sarcină, obligaţie, îndatorire,
angajament.

Esercizi: 1. Rispondete alle domande:


Come si chiama l’attuale epoca della comunicazione?
Come sono definite ora le società più avanzate?
Quali sono gli strumenti di divulgazione dell’industria culturale? Quale è il
loro nome genericamente usato?
Che tipi di stampa conoscete?
Quali sono i quotidiani più diffusi in Italia? Ma i giornali politici e i periodici
illustrati?
Quali sono i programmi comuni della radiodiffusione?
Chi partecipa all’elaborazione dei programmi e delle emissioni TV?
Che posti di televisione italiana conoscete?
Come vengono garantite la libertà d’espressione e il diritto
all’informazione nei paesi retti a regime democratico-parlamentare, o
liberale-capitalistico?

2. Traducete in romeno: La prima pagina (o la facciata) del giornale italiano


contiene il suo nome nella "testata", e la presentazione degli eventi più
importanti del giorno, articoli di fondo, commenti e analisi che dimostrano
anche le sue idee politiche e ideologiche fondamentali. Le altre pagine
contengono notizie sindacali, di politica interna ed èstera, crònache
d’argomento giudiziario, economico-finanziario (affari, borsa, mercati),
rubriche di arte (musica, pittura, letteratura, ecc. ), scienza, tecnologia, notizie
sul tempo meteorològico, corrispondenza con i lettori, pubblicità e necrologi.
Da nessun giornale non manca mai la pagina dedicata allo sport, con la
presentazione delle partite nazionali e internazionali, delle gare,
competizioni, olimpìadi, ecc. Gli autori dei materiali giornalistici sono
scrittori, critici, saggisti, che si devono avvicinare alla gran massa dei lettori.
Lessico: la facciata - faţadă, prima pagină (di un giornale); la testata -
antet; sindacale - care ţine de primar, de primărie; la borsa - bursă; il mercato
- piaţă, afacere; il necrològio - necrolog, lista deceselor; il critico -critic;
il saggista - eseist.

3. Traducete in italiano: În ultimii ani mijloacele de mass media marchează


aspectele principale ale schimbării de la sistemul vechi la cel actual, unicul
mod plauzibil de a încheia rezumatul-unei istorii care poate înregistra fapte
noi, de la o zi la alta. Şi deja avansează în toate ţările, noile media, chiar
dacă ziarele şi cărţile îşi păstrează încă rolul lor important în transmiterea de
informaţii. Alături de funcţiile tradiţionale - vehicole de ştiri şi de
instrumente de transmitere a acestora - mass media delimitează problemele
care trebuie cunoscute şi discutate. Televiziunea a impus o dimensiune
spectaculară informaţiei, care atât în cultură şi artă, în ştiinţă şi tehnică,
cât mai ales în domeniul socio-politic, a devenit o adevărată industrie, ce
poate atinge dimensiuni multinaţionale.
Lessico: rezumat - il riassunto, il compendio; schimbare - il cambiamento,
il mutamento; plauzibil - plausibile; spectacular - spettacolare;
multinaţional - multinazionale.

I MODI INDEFINITI
(Modurile nedefinite,
nepersonale)

L’INFINITO
(Infinitivul)

L’infinito da l’idea del verbo, senza aggiungere nessuna


determinazione di numero o di persona. E’ il primo modo non predicativo,
però è la forma di base del verbo, che determina la coniugazione (una
delle tre). Ha due tempi: presente e passato.
Nel parlare e scrivere, l’infinito (presente) si usa nelle seguenti
situazioni:
1. nelle esclamazioni e nelle interiezioni.
Esempio: Lui fare questo! Impossibile tornarci! Con chi parlare? A
chi rivolgersi? (El să facă asta! Imposibil să te întorci acolo! Cu cine să
vorbeşti? Cui să te adresezi?)
2. come imperativo.
Esempio: Non toccare gli oggetti. Non parlare al conducente. Non dire
mai queste parole. Prendere le medicine secondo il consiglio medico. (Nu
atingeţi obiectele. Nu vorbiţi cu conductorul. Să nu spuneţi niciodată
aceste cuvinte. Luaţi medicamentele după sfatul medicului.)
Nota: L’imperativo negativo usa alla seconda voce del singolare sempre
l’infinito.
Esempio: Non piangere! Non andare via! (Nu plânge! Nu pleca!)
3. come vero e proprio sostantivo.
Esempio: Ho avuto il piacere di conoscerLa. Questo dovere è mio! Siamo
tutti esseri umani. (Am avut plăcerea de a vă cunoaşte pe
Dumneavoastră. Aceasta este treaba mea! Suntem toţi fiinţe omeneşti.)
4. con valore di sostantivo indicante azioni.
Esempio: Con il passare degli anni però è cambiato. Il lavorare sempre
lo spaventa. (Cu trecerea anilor însă, el s-a schimbat. Muncitul
încontinuu îl sperie.)
5. come soggetto.
Esempio: Mi piace, scrivere e leggere. Fumare e bere troppo vuoi dire
sciuparti la salute. (Imi place să scriu şi să citesc. Fumatul şi băutul prea
mult înseamnă să-ţi distrugi sănătatea.)

6. come oggetto.
Esempio: Amo cantare. Preferisce andare. Desiderano farlo. (Îi place să
cânte. Preferă să plece. Ei doresc să facă acest lucru. )
7. introdotto da preposizioni.
Esempio: Andiamo a sciare. Mamma ci prepara da mangiare. Cominciate a
studiare. Credo di essere arrivati. Stiamo per partire. (Mergem să schiem.
Marna ne pregăteşte de mâncare. Începeţi să învăţaţi. Cred că au ajuns.
Suntem pe punctul de a pleca. )
8. introdotto da verbi servili o modali (senza preposizioni e tradotto in
romeno con il congiuntivo).
Esempio: Voglio dirti una cosa. Puoi giocare. Lei deve aiutarmi. Vogliamo
andare. Desiderate prendere qualcosa da bere? Sanno recitare la poesia.
(Vreau să-ţi spun ceva. Poţi să te joci. Ea trebuie să mă ajute. Vrem să
plecăm. Doriţi să luaţi ceva de băut? Ei ştiu să recite poezia.)
L’infinito passato si usa in enunciati contenenti verbi reggenti ad una
forma passata e viene introdotto dalle preposizioni (dopo, per, di).
Esempio: Ha ricevuto il premio, dopo aver vinto il concorso. Glielo avevo
detto per non essere stato in pensiero. Mi ha rimproverato di averlo
criticato. Ci dispiace di non essere potuti venire. (A primit premiul după
ce a câştigat concursul. I-o spusesem pentru a nu fi preocupat. Mi-a
reproşat că 1-am criticat. Ne pare rău că nu am putut să venim.)
L’infinito si usa nella forma implicita.
Esempio: Dopo aver fatto colazione, usciamo/uscivamo, siamo usciti,
uscimmo, usciremo. È’/era, è stato, fu, sarà punito, per aver ottenuto
pessimi risultati. Vedeva la gente camminare tranquillamente. Penso di
scrivergli oggi. (După masă, ieşim/ieşeam, am ieşit, ieşirăm, vom ieşi.
Este/era, a fost, fu, va fi pedepsit pentru rezultatele foarte proaste obţinute.
Vedea lumea plimbându-se liniştit. Mă gândesc să-i scriu astăzi.)
e può essere sostituito da un tempo e modo predicativo, nella forma
esplìcita.
Dopo che abbiamo fatto colazione, usciamo/uscivamo, siamo
usciti, usciremo. E’/era, è stato, fu, sarà punito, perché ha/aveva ottenuto
pessimi risultati. Vedeva la gente che camminava tranquillamente. Penso che
gli scriverò oggi. (După ce am luat masa, ieşim/ieşeam, am ieşit, ieşirăm,
vom ieşi. Este/era, a fost, fu, va fi pedepsit pentru rezultatele foarte proaste
pe care le-a obţinut. Vedea lumea care se plimba liniştit. Mă gândesc că îi
voi scrie astăzi. )

IL
PARTICIPI
O
(Participiul)

Il participio presenta l’azione come aggettivo di un nome,


partecipando alla funzione del verbo e dell'aggettivo. Ha due tempi:
presente e passato. Il participio presente ha forme distinte di
singolare e plurale:

Coniugazione I-a
cantare – cantante – cantanti
Coniugazione II-a
sorridere –sorridente –soridenti
Coniugazione III-a
partire – partente – partenti
divertirsi – divertentesi – divertentisi

1. aggettivo

Esempio: È’ una cosa divertente. Le ragazze avevano espressioni sorridenti.


(Este un lucru amuzant. Fetele aveau expresii surâzătoare. )

2. nome
Esempio: Suo fratello fà il cantante, mentre sua sorella, l’insegnante.
Mario è un amante della musica. (Fratele său este cântăreţ, iar sora lui
este învăţătoare. Mario este un iubitor de muzică. )

3. verbo (tradotto in romeno come proposizione attributiva)


Esempio: Questi sono verbi indicanti azioni. Gli studenti partecipanti
all’esame furono tanti. (Acestea sunt verbe care indică acţiuni. Studenţii
care au participat la examen au fost foarte mulţi.)
Il participio passato ha forma di base d’aggettivo e dunque avrà
desinenze specifiche di numero e genere (cantato, cantata, cantati,
cantate), richieste dall’accordo dell’enunciato.
Viene usato ai tempi composti di tutta la coniugazione. Esso può compiere
la funzione di:
1. aggettivo
Esempio: Il libro letto è stato interessante. Le vacanze trascorse in
Francia sono state indimenticabili. (Cartea citită a fost interesantă.
Vacanţa petrecută în Franţa a fost de neuitat.)
2. nome (per l’articolazione).
Esempio: Il fatto è accaduto ieri. La scritta era messa sopra la porta.
Erano tutti contenti: sia gli ospiti, sia gli invitati. (Faptul s-a petrecut ieri.
Firma era pusă deasupra uşii. Toţi erau mulţumiţi; şi oaspeţii şi invitaţii.)

3. verbo (ai tempi composti già accennati).


Esempio: Abbiamo mangiato bene al pranzo. Essi sono già tornati. Voi
eravate già partite. (Am mâncat bine la prânz. Eu s-au întors deja. Voi
deja plecaserăţi.)
Il participio presente si usa nella forma implìcita
Esempio: Era una fabbrica producente di attrezzi tecnologici. I
colori predominanti sono il verde ed il blù. Gli allievi partecipanti
sono della scuola elementare. La gente abitante quella regione doveva
parlare la stessa lingua. Tornati a casa, trovammo la luce accesa. (Era o
fabrică producătoare de utilaje tehnologice. Culorile predominante sunt
verdele şi albastrul. Elevii participanţi sunt de şcoala elementară. Lumea
care locuia în acea regiune vorbea, probabil, aceeaşi limbă. Întorşi acasă,
am găsit lumina aprinsă.)
che diventa esplìcita con i tempi corrispondenti dell’indicativo.
Esempio: Era una fabbrica che produceva attrezzi tecnologici. I colori che
predòminano sono il verde ed il blù. Gli allievi che partecipano sono della
scuola elementare. La gente che abitava quella regione doveva parlare la
stessa lingua. Quando siamo tornati a casa, trovammo la luce accesa. (Era o
fabrică ce producea utilaje tehnologice. Culorile care predomină sunt
verdele şi albastrul. Elevii care participă sunt de şcoala elementară. Lumea
care locuia în acea regiune vorbea, probabil, aceeaşi limbă. Când ne-am
întors acasă, am găsit lumina aprinsă. )

IL
GERUNDIO
(Gerunziul)

Il gerundio indica le circostanze in cui avviene l’azione espressa dalla


proposizione reggente.
Esempio: L’asinelio andava trotterellando. (Măgăruşul mergea tropăind.)
ed ha due tempi: presente e passato.

Il gerundio presente si usa:


1. come mezzo
Esempio: Ci si arriva andando in macchina. E’ tornato a casa gridando di
gioia. Impararono l’italiano guardando la TV ed ascoltando musica italiana
con lo stereo. Finirò da scrivere questo libro facendo il possibile e
l’impossibile. (Acolo se ajunge mergând cu maşina. S-a întors acasă strigând
de bucurie. Au învăţat italiana uitându-se la TV şi acultând muzică la
casetofon. Voi termina de scris această carte făcând posibilul şi
imposibilul. )
2. come modo o maniera
Esempio: Frequentando un certo ambiente, ci si prendono le abitudini. Che
pazza, parlava di quella tragedia tutta ridendo! E’ venuta dopo di me,
correndo. (Frecventând un anumit mediu, împrumuţi obiceiurile sale. Ce
nebună, vorbea despre acea tragedie râzând! A venit după mine, alergând.)
3. come coincidenza e simultaneità
Esempio: Lo vidi/l’ho visto, lo vedrò, ecc., andando via. (L-am văzut/îl voi
vedea, ecc., plecând.)
4. come causa
Esempio: Questa essendo la verità, tu devi ora decidere cosa fare.
(Acesta fiind adevărul, tu trebuie să hotărăşti acum ce faci.)
5. come condizione
Esempio: Continuando così, non potrai arrivare lontano. (Continuând
astfel, nu vei putea ajunge departe.)

II gerundio passato viene preceduto dal verbo reggente ad un tempo


passato.
Esempio: Essendo tornata presto, ho avuto tempo di fare un piccolo
giro. (întorcându-mă devreme, am avut timp să fac o mică plimbare.)
Il gerundio presente si usa nella forma implìcita e
Esempio: Mi saluta sempre incontrandomi per la strada. Cantando e
ridendo, si allontanò dal ragazzo. Avendo letto quello, decìse di cambiar
idea. (Mă saluta întotdeauna întâlnindu-mă pe stradă. Cântând şi râzând, s-
a îndepărtat de băiat. Citind acel lucru, hotărî să-şi schimbe ideea.)
viene sostituito dai rispettivi tempi predicativi nella forma esplìcita.
Esempio: Mi saluta sempre quando mi incontra per la strada. Mentre
cantava e rideva, si allontanò dal ragazzo. Poiché aveva letto quello,
decise di cambiar idea. (Mă saluta întotdeauna când mă întâlneşte pe
stradă. În timp ce cânta şi râdea, s-a îndepărtat de băiat. Pentru că citise
acel lucru, hotărî să-şi schimbe ideea.)

Esercizi: 1. Volgete la forma implìcita del verbo al participio,


all’esplìcita, secondo il modello: Andati via i genitori, lui cominciò a fare
il birichino (a face năzbâti). - Quando i genitori andarono via, lui cominciò
a fare il birichino.
Partito il medico, mia madre si sentì male.
Preoccupati per l'esame, non facemmo attenzione a quello che ci diceva.
Gli allievi partecipanti al concorso entrarono in classe.

2. Sostituite al verbo all’infinito il conveniente sostantivo secondo il modello:


Ti piace cantare - Ti piace il canto.
Fumare fa male alla salute. Imparare è una condizione della nostra
esistenza. Leggere, ascoltare la musica, sono le sue preoccupazioni. Le
piace molto viaggiare. Non sa fare altro che lavorare.
3. Volgete la forma implìcita del verbo, all’esplìcita, secondo il
modello: Dopo aver chiamato il cameriere per il conto, siamo usciti dal
ristorante. - Dopo che ho chiamato il cameriere per il conto, siamo usciti
dal ristorante.
Dopo aver mangiato e ben riposato, siamo andati allo stadio.
Dopo aver fatto le preparazioni per il viaggio, siamo partiti.
4. Sostituite al verbo al gerundio il conveniente verbo all’'indicativo,
secondo il modello: Vedeva i ragazzi arrivando. - Vedeva i ragazzi che
arrivavano.
Sentivo la gente cantando.
Ascoltavamo la professoressa parlando.
Non risolvi niente, facendo così.
Se ne andò subito, trotterellando.
5. Volgete la forma implìcita del verbo, all’esplìcita, secondo il
modello: Lo vidi uscendo di casa. - Lo vidi che usciva di casa.
E dicendomi "Salve!" mi lascio solo.
Gli disse di si, guardandolo in viso.
Lavorando sempre senza riposo, ti ammalerai.

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