I COMPARATIVI
RAFFORZATI (Comparative
de întărire)
III. IL SUPERLATIVO
(Superlativul)
I PREFISSÒIDI
(Pseudoprefixele)
VENEZIA
(continuazione)
Conosciamo l’Italia
Il cuore della città lagunare è la Piazza San Marco. All’inizio del 1000
essa era un orto tra il Canai Batario e la Chiesa. La Piazzetta, chiusa dalle
colonne monolitiche trasportateci dal Levante nel sec. XII, che sostengono il
Leone di San Marco e la statua di San Teodòro - sìmboli della città - fu nella
storia il posto delle cerimònie pubbliche, degli arrivi e delle partenze delle
flotte, dei cortei ducali, del carnevale. E’ famosa anche in merito alle sue
costruzioni:
La Torre all’Orologio, con begli elementi decorativi e funzionali (lo
zodìaco, il quadrante, il leone alato - altro simbolo veneziano) è sormontata
dalle statue in bronzo dei "Mori", che battono da cinque secoli le ore; il
Campanìle di San Marco (alto 98, 60 m.) è una costruzione verticale, in
cotto, con, in cima, la statua di un àngelo dorato; la Librerìa Marciana
(costruita nel sec. XVI da Jacopo Sansovino, è un’opera rinascimentale
con archi, architravi e coronamento. Nel suo átrio ci sono tele di gran
pittori: Tiziano, Tintoretto e Veronese e nella Biblioteca Marciana sono
disposte rarità come il "Breviario Grimani".
La Basilica di San Marco è uno dei più pregiati monumenti del
mondo, racchiudendo tutti gli stili: gotico, romanico, bizantino,
rinascimentale. Come la Cappella Ducale, fu ricoperta lungo i secoli d’oro,
perle, opere d’arte. I Quattro Cavalli (sopra la facciata principale),
trasportati nel 1204 a Venezia, dall’ippòdromo di Bisanzio,
simboleggiano gli ideali di libertà e d’indipendenza di questa meravigliosa
città. All’interno ed all’esterno della basilica si trovano innumerevoli
statue di santi, emblemi religiosi, altri simboli.
Le prime costruzioni (dei sec. IX e X, in legno, bruciate) furono
sostituite dall’ttuale chiesa del sec. XI. Come prima, essa doveva
accogliere e custodire le spoglie di San Marco, portateci da Alessandria
d’Egitto, per sostituire San Teodòro, il vecchio patrono greco. Gli archi
sono decorati con mosaici illustrando il viaggio di queste spoglie.
L’interno della basilica è pieno di mosaici narrando episodi dell’Antico e
del Nuovo Testamento: la Creazione, Noè, la vita di Mosè e d’altri santi.
La pittura a mosaico nella sagrestìa è dei maggiori pittori veneziani: Tiziano,
Tintoretto, Veronese.
A. B. C. divertente
Aforismi alfabetici
CORSO XX
L’uomo ha sempre amato gli animali, gli uccelli ed i pesci. Oltre a quelli
che ha sacrificato per il suo nutrimento, se ne ha fatto anche amici e
guardie. Così, lui ha addomesticato dai tempi remoti il cane, il gatto ed il
cavallo. Nell’antichità - come, per esempio in quella egiziana - tanti
animali diventarono degli dei o fedeli degli dei.
Il cane, il gatto, il cavallo, l’asino, la vacca ed il bue sono animali
domestici perché vivono vicino all’uomo, aiutandolo anche nel suo lavoro.
Le caratteristiche degli animali domestici sono: mentre il cane (che
dorme di solito in un canile, nel giardino e che di notte fa la guardia alla
casa) è fedele ed affettuoso, il gatto è grazioso, ma egoista; la sua cuccia
sarà sempre in un posticino caldo, vicino alla stufa od al caminetto, in cucina
o nel salotto, od addirittura sul canapè o sulla poltrona.
Oltre questi, nelle case si possono avere anche uccellini in una gabbia,
pesci rossi o blu in un vaso di vetro, o una tartaruga nel giardino.
In campagna, i contadini allevano galli, galline, pulcini, ánitre, oche,
tacchini e faraone (chiamati volatili), conigli e piccioni, poi buoi, vacche
(mucche), bùfali, porci, pecore e capre. Il maschio della pecora si chiama
montone ed il maschio della capra, capro. Nello zodìaco e nell’astrologia
non si usa la parola "montone", ma "ariete". Il maschio della vacca è il toro
e quello della bùfala, il bùfalo.
I posti nei quali questi dormono si chiamano: il pollaio, per i polli, la
conigliera, per i conigli, il porcile, per i porci, l’ovile, per le pecore e la stalla
per il bue, la mucca e l’asino.
Tutti questi animali sono utili, perché aiutano l’uomo a lavorare e gli
assicurano anche il cibo: le galline e le oche gli danno le uova, le mucche e
le pecore, il latte, le pecore, la loro lana e la loro pelliccia e tutti questi,
insieme al manzo ed al maiale, la loro carne.
I cavalli e gli asini tirano ancora i veicoli (il carro) in campagna.
Gli animali sono di tre categorie:
a) animali che vivono sulla terra: il cane, il gatto (domestici), la
scimmia, il lupo, lo scoiàttolo, la volpe, la lepre, il cervo, l’orso ed il
cinghiale (selvatici, questi), incontrati in quasi tutti i boschi d’Europa,
Asia ed America Centrale, mentre nell’Africa passeggiano
tranquillamente il leone, la pantera, la lince (animali pericolosi),
l’elefante, il cammello ed il dromedario. Nei paesi freddi del Nord, lì
dove l’orso bruno, dei boschi meridionali, diventa bianco (color della
neve), invece dei cavalli sono le renne che tirano le slitte.
Codesti hanno una testa (con muso), un corpo, coperto di pelo, quattro
zampe ed una coda. Alcuni d’essi, come il cavallo, l’asino, il leone e la
zebra (questi ultimi, animali selvatici) hanno sul collo una lunga criniera.
I SUFFISSI
(Sufixele)
L'AVVERBIO
(Adverbul)
La parte del discorso che modifica e precisa il significato di un verbo, di
un aggettivo o di altri avverbi si chiama avverbio. Essi sono: di modo; di
luogo; di tempo; relativi; di quantità; opinativi; di somiglianzà;
aggiuntivi.
1. Avverbi di modo - sono formati quasi sempre dalla forma femminile
dell’aggettivo qualificativo con l’aggiunta del suffisso -mente.
Esempio: rapida - rapidamente; seria - seriamente; chiara - chiaramente.
Gli aggettivi che finiscono in -le e -re perdono la e finale nella
formazione dell’avverbio.
Esempio:gentile - gentilmente; singolare - singolarmente.
Sono irregolari: benèvolo - benevolmente; leggero - leggermente; violento
-violentemeate.
VENEZIA
(continuazione)
Conosciamo l’Italia
A. B. C. divertente
CORSO XXI
I nomi alterati sono quelli che derivati con l’aiuto di certi suffissi da un
nome ad un senso di base, ottengono un significato diverso. Questi suffissi
sono:
1. Suffissi accrescitivi: -ona; -one; -cione; -occio; -otto, -otta.
Esempio: vecchiona; stivalone; grassoccio; palazzotto (bătrânică, cizmă
mare, grăsun, palat mare).
2. Suffissi accrescitivi dispregiativi o peggiorativi: -astro; -accio; -aiolo;
-icchio; -onaccio.
Esempio: medicastro; ragazzaccio; donnaiolo; avvocaticchio; birbonaccio;
(doctoroi, băieţoi, fustangiu, avocăţoi, ticălos mare).
3. Suffissi diminutivi: -ino, -ina; -icino, -icina; -ello, -ella; - ellino, -
ellina; -icella, - icella; -etto, -etta; -uccio, -uccia.
Esempio: ragazzino; posticino; colombella; sorellina; fiumicello;
orsacchiotto; casuccia (băieţel, locşor, porumbel sălbatic, surioară, râuleţ,
ursuleţ; căsuţă).
4. Suffissi diminutivi dispregiativi o peggiorativi: -onzolo; -
uncolo; -uzzo; -acchiotto, -achetto; -ucchio; -orello; -ucola; -acio; -
ucciaccio; -olaccia; -attolo.
Esempio: mediconzolo; maestrucolo; libruzzo; sacchetto; cappellaccio;
pittorello; straducoia; ragazzacio; quadrucciaccio; articolaccio; omiciattolo
(doctoraş, învăţătoraş, carte mică neimportantă, săculeţ, pălăriuţă, străduţă,
băiat rău; tabloaş, articolaş, omuleţ - toate lipsite de valoare).
5. Suffissi vezzeggiativi (de alintare): -ino; -iccino; -ellino; -ezzina, -
izzina; -uccia; -uzzo.
Esempio: bacino; libricino; fiorellino; ragazzina; sorelluccia; viuzza (pupic,
cărţulie, floricică, fetiţă, surioară, străduţă).
Nota: Questi suffissi non si devono confondere con le desinenze (le
terminazioni) di certe parole aventi già un determinato senso. Dobbiamo
dunque far la distinzione tra: il bar (bar) - il barone (baron); la bocca (gura) -
il boccone, la boccata (îmbucătură); la botte (butoi) - il bottone (nasture); il
burro (unt) - il burrone (prăpastie, râpă); il masso (stâncă, rocă); - il
massone (mason, francmason); il matto (nebun) - il mattone (cărămidă); il
merlo (mierlă) - il merletto (dantelărie); il monte (munte) - il montone
(berbec); il mulo (catâr) - il mulino (moară); il posto (loc) - il postino
(poştaş); la rapa (nap) - la rapina (jaf, pradă); la storia (poveste) - lo
storione (nisetru); il tacco (toc) - il tacchino (curcan); il tifo (microbist) - il
tifone (tifon); il viso (chip) - il visone (vizon).
Esercizi: 1. Fate delle proposizioni usando i nomi alterati di qui sopra
(diminutivi ed accrescitivi, vezzeggiativi e dispregiativi).
Esempio: Mi son comprato una casa - una casuccia, una casupola, una casetta.
2. Fate delle proposizioni adoperando questi nomi.
Esempio: Mario ha un viso piacevole. Signora De Gasperì ha una bella pelliccia
di visone.
GLI
PSEUDOSUFFISSI
(Sufixe false,
pseudosufixe)
-filo - indica un’attitudine, una preferenza: bibliòfilo
-fobia, -fobo - indicano il disprezzo provocato da qualcosa: idrofobìa
-geno - indica il generarsi: fumògeno
-fugo - indica una corsa, un’allontanamento: centrìfugo
-fero - vuol dire "che porta": fruttìfero.
3.Traducete il testo che segue:
Băiatul suferea de hidrofobie. Petrecea multe ore în biblioteca facultăţii de
filologie, iubea lectura şi mulţi îl numeau un bibliofil. Profesorul de fizică
adusese o maşină hidrofugă în laborator. Se făceau experienţe cu formule pe
bază de oxiden şi hidrogen. Tehnologia produselor metalifere se bazează pe
experienţe şi încercări de mulţi ani.
AVVERBI DI
TEMPO (Adverbe
de timp)
NAPOLI
Conosciamo l’Italia
"Bella e ridente,
sopra l’azzurro
mare, s’erge una
terra che si chiama
Napoli.
Napoli fu, durante tutta l'antichità, una delle più illustri città della
Campania.
Secondo la leggenda, la sirena Partenopea, che incantava i marinai delle
navi, facendoli morire, mentre s’avvicinavano per sentire il bel canto dall’Isola
"delle sirene" (sembra, di fronte alla costa di Positano) donò il suo nome alla
città sviluppata intorno alla sua tomba; è per questo che si parla della città
partenopéa e di partenopéi.
Secondo la stessa leggenda, solo Ulisse, il furbissimo eroe d’Itaca, riuscì
a sopravviverne, legato all’albero maestro del suo fragile scafo e con le
orecchie turate con grumi di cera.
I greci si insediarono per tappe successive a Napoli, il primo possesso
territoriale essendo nella verde isola di Pithecusa (Ischia) nel IX secolo a. C. e
poi a Cuma, nel secolo successivo. Solo nel VI sec. a. C. essi fondarono Partenopea
sull’isoletta di Megaride.
Nel 470 a. C., dopo alcune vicende belliche tra Etruschi e Cumani questi
ultimi decisero di fondare la città di Neápolis (città nuova), distinta dal vecchio
insediamento di Palépolis (città vecchia).
Ai primordi Napoli fu una Repubblica Aristocratica, con due arconti assistiti
da un consiglio di nobili alla testa. Come tutte le città greche era ricca di edifici
di culto e d’utilità (Templi, Curia, Teatro, Odeon, Ippodromo), greche essendo
la sua lingua, le consuetudini civili, la cultura, l’arte, la musica, la mentalità e
la sensibilità. Insieme a Taranto e Cuma, Napoli fu la testimonianza della
straordinaria civiltà della Magna Grecia, dalla quale nacque poi la civiltà di
Roma.
Conquistata dai Romani nel sec. IV a. C., Napoli (come anche le sue
splendide vicine Cuma e Capri) fu il posto ideale scelto dal patriziato e dagli
imperatori di Roma per trascorrere l’inverno, così come fecero Virgilio,
Augusto, Tiberio, Nerone, Bruto, Lucullo, ecc. Però i napoletani restarono
fedeli alla loro lingua ed ai loro costumi fino alla fine dell’Impero.
A Napoli trovarono il clima ideale per il loro talento anche intellettuali
come Cicerone, Orazio, Plinio il Vecchio, Silio Italico, Lucio Gaio, Papinio
Stazio, Lucrezio Caro, Virgilio. Quest’ultimo, stabilitoci, scrisse le sue opere
più belle.
In fine, in questa meravigliosa città del golfo tirreno, dove nacque nel 1598 il
più grande rappresentante del barocco, Gianlorenzo Bernini, al quale Roma
deve tanto del suo splendore, vennero e vissero poi anche altri artisti, poeti,
scienziati di tutta l’Italia, come Giotto e Simone Martini (che ci dipinsero i loro
capolavori, quelli di Giotto purtroppo perdendosi) e Pietro Cavallini.
Il Maschio Angioiano
Il Palazzo Reale
A. B. C. divertente
Aforismi alfabetici
CORSO XXII
IN
ALBERGO
(La hotel)
IL MODO
CONDIZIONALE (Modul
condiţional)
Il modo condizionale indica un’azione che si avvera a condizione che se
ne avveri un’altra.
Esempio: Se fossi venuto presto, l'avresti trovato qui. (Dacă ai fi venit
înainte, l-ai fi găsit aici.)
Questo modo è adoperato per esprimere un desiderio o un giudizio
discreto, modesto o un dubbio.
Esempio: Vorrebbe un caffè. Direi che ha ragione. Che dovresti fare ? (Ar
vrea o cafea. Aş spune că are dreptate. Ce-ar trebui să fac?). Il condizionale
ha, come in romeno, due tempi: presente (avrei, sarei... ) e passato (avrei
avuto... sarei stato, -a. )
IL CONDIZIONALE PASSATO:
avrei, avresti, avrebbe, avremmo, avreste, avrebbero fatto, scritto, mangiato...
ecc. sarei, saresti, sarebbe, saremmo, sareste, sarebbero andato (-a, -i, -e), partito
(-a, -i, - e), tornato (-a, -i, -e), ecc.
Nota: 1. I verbi terminati in -care, -gare soffrono un’alternanza consonantica del
tipo:
Inf. mancare Cond. mancherei
Inf. cominciare Cond. comincerei
Inf. pagare Cond. pagherei
Inf. mangiare Cond. mangerei
Nota: E’ da notare la differenza fra il futuro ed il condizionale presente che
consiste nella presenza della doppia M alla prima voce del plurale del
condizionale:
Futuro: avremo saremo staremo sentiremo goderemo
Cond. avremmo saremmo staremmo sentiremmo goderemmo
AVVERBI DI QUANTITÀ
(adverbe de cantitate)
I più usati avverbi di quantità sono: molto, poco, meno, più, abbastanza,
troppo, assai, alquanto, altrettanto, nulla, niente (mult, puţin, mai puţin, mai
mult, destul, prea mult, aşa de mult, întrucâtva, la fel, de asemenea, nimic).
L’avverbio affatto significa interamente, assolutamente nelle proposizioni
affermative. (Sei sicuro di aver detto questo? Affatto!) o nimic, nicidecum,
preceduto da niente, nelle proposizioni negative: Hai saputo questo? Niente
affatto!
Un avverbio di quantità (minima), derivato dal latinoè mica.
Esempio: Non sta mica male. (Nu stă deloc rău.)
AVVERBI OPINATIVI
(adverbe care exprimă o
opinie. )
Gli avverbi opinativi (care exprimă o opinie) sono di tre tipi:
1. affermativi: sì, ceno, appunto (da, sigur, întocmai);
2. di negazione: non, no (nu);
3. di dubbio: forse, probabilmente
Altri avverbi:
1. di somiglianzà: così, come (aşa, cum)
Esempio: Sei (così) come tuo padre.
2. aggiuntivi (che aggiungono qualcosa al valore dell’azione): anche,
altresì, pure, perfino, finanche, ecc. (şi, de asemenea, tot aşa, chiar, până
şi, până şi, chiar şi).
Locuzioni avverbiali:
tun’a un tratto, all’improvviso = improvvisamente;
insomma = finalmente;
in fretta = rapidamente;
alla marinara = come i marinai;
alla milanese = come (fanno) i milanesi;
in un batter d’occhio, in un àttimo = prestissimo;
a bizzeffe, dall’abbondanza = abbondantemente;
a stecchetto = poco, economicamente.
2. Avverbi di modo:
bene ≠ male volentieri ≠ malvolentieri talmente, perfino
presto ≠ adagio apposta ≠ casualmente così, come, ecc.
Locuzioni avverbiali: in fretta, a fatica, a malapena, a stento, di
passaggio, per mezzo di, in affitto, ad alta voce, a bassa voce, a memoria,
all’improvviso, ad un tratto, a poco a poco, ecc. (în grabă, cu greu, cu mare
greutate, în trecere, cu ajutorul, prin, cu chirie, cu voce tare, încet, pe de
rost, dintr-o dată, puţin câte puţin, ecc.).
3. Avverbi di tempo:
prima ≠ poi, dopo sempre≠ mai tuttora ≠ non più
presto ≠ tardi spesso ≠ raramente (di) già ≠ non ancora
Locuzioni: in antico, con l’andar del tempo, quasi sempre, di giorno, di
notte, ogni tanto, quasi mai, di quando in quando, a lungo, di solito, per
sempre, d’ora in poi, prima e poi, in avvenire, un tempo, una volta,
qualche volta, di buon’ora, ecc. (odinioară, cu vremea, aproape mereu,
ziua, noaptea, aproape niciodată, din când în când, mult timp, de obicei,
pentru totodeauna, de acum înainte, mai devreme sau mai târziu, în viitor,
cândva, odată, câteodată, devreme, ecc.).
Esempio: E’ tuttora (ancora) in casa, o è già partito? E partito per sempre.
Lei va spesso in città. Ci va raramente (di rado). Tempo fa’ la gente viveva con
più calma. Lo capirà prima o poi. Con l’andar del tempo imparerà tutte le
lezioni. D’ora in poi (in avvenire) farò quello che mi piace. Di solito mangio
tardi.
4. Avverbi di luogo:
da qua «— quaggiù «— ≠ lassù —> su f
a là —» qui, qua «— ≠ lì, là -» giù ^
Esempio: Vieni qui. Non andare di là. Gira di qui, gira di là, decìideti, si
passa da qui a qui. Andiamo lassù o restiamo quaggiù? Si va a destra, o a
sinistra? Si passa al di là del fiume. Lei abita a pochi passi da qui. Da ogni parte
vedevo gente portando dei fiori.
NAPOLI
(continuazione)
Conosciamo l’Italia
A. B. C. divertente
Aforismi alfabetici
guadagna,si perde.
CORSO XXIII
NEGOZI - Prima
parte (Magazine -
Prima parte)
Le merci che compriamo le vediamo di solito nelle vetrine dei negozi che
c’invitano a fare gli acquisti odierni. Ben messi in valore di giorno, in merito
ai disegner ed ai disegnatori di pubblicità e ben illuminati la sera
(quando non sono chiusi a saracinesche), questi negozi ci fanno ammirare
qui il vestito esposto su un manichino, là un libro o un pezzo di mobília, una
macchina, che forse un giorno speriamo di comperare.
Dai grandi articoli commerciali - attrezzi, macchinario, materiali da
costruzione, impianti elettrici, idraulici, mobili per l’appartamento o per
l’ufficio - dalle autovetture fino ai piccoli oggetti d’uso personale, il
commercio offre oggi tutte le scoperte della superproduzione in tutti i
campi. Reclami pubblicitari - nei magazzini, sulle strade, sui giornali, in
televisione - ci aiutano a decidere sulla scelta del nuovo profumo, soprabito
o detersivo.
Oltre ai classici negozi con le merci esposte lungo le pareti, nei gran
magazzini e nei supermercati troviamo varietà di prodotti in diversi reparti:
d'’bbigliamento, di merceria, d’articoli casalinghi, di tappezzeria, ecc.
Nel reparto di cosmetiche troveremo: profumi, acqua di toletta, di
colonia, di lavanda, cipria, fondotinta, latte di pulizia, ecc.; crema per il viso
(da giorno, da notte, idratante), per il corpo, gelée, solare, da barba;
shampoo, colorante, decolorante, schiuma da bagno; lozione tonica, per i
capelli; sapone (solido e liquido), dentifricio e spazzolino, deodorante,
solvente per le unghie, smalto per unghie, lacca per i capelli, lima e forbici
per manicure, pinza, péttini, spazzole, bigodini, asciugacapelli, rasoio (a
mano, elettrico), ecc.
Nel reparto d'elettrodomestici potremmo comprare macchine ed
apparecchi per la casa, come aspirapolvere, frullatori elettrici, forni,
fornelli, macchine da stiro ed altri apparecchi e poi prodotti per la casa e
per i locali pubblici.
Dal tabaccaio compriamo le sigarette ed i fiammiferi ed i cerini; alla
posta troviamo le buste, le carte, le cartoline ed i francobolli, mentre in
mesticherìa i prodotti necessari per pulire ed abbellire la nostra casa:
spazzole, scope, cera, sapone, vernici, pennelli, detersivi liquidi e in polvere
per lavapiatti, lavatrici, forni elettrici, fornelli a gas e per lucidare il
pavimento, le pareti, o per imbiancarle o dipingerle.
Le medicine le troviamo in farmacia ed il filo, gli aghi, gli spilli, i
bottoni, ecc. in merceria.
Le scarpe, i sandali, gli stivali e le pantofole le compriamo in una
calzoleria, mentre nei negozi di confezioni troveremo abiti già confezionati,
se non vogliamo andare dal sarto a cucirci indumenti a misura.
Per i bambini ci sono tanti negozi di giocattoli, basta solo entrarci con i
piccoli per non poterne più uscire. Ci vorranno comprare tutto: palle,
palloni, bambole, trenini elettrici, macchine ed aerei piccoli, barchette e
vaporetti, cámion - tutti meccanici ed automatici, guidati, matite colorate,
animaletti di stoffa o felpa, fucili ed altre armi (che non saranno da fuoco!),
aquiloni, racchette da tennis e da ping-pong, giochi diversi e libri.
Ma i libri li troviamo in libreria, mentre i quaderni, le penne e tutto il
necessario per scrivere troveremo in cartoleria.
Sfolgoranti sono le vetrine del pellicciaio e del gioielliere. Una vetrina
piena di pietre preziose: brillanti, smeraldi, rubini, zaffiri, montati in
bracciali, anelli, spilli, orecchini, poi vezzi di perle e di corallo, catenelle
d’oro e d’oro bianco e tanti ninnoli di ogni specie e qualità fa vittime tra le
donne di tutte le età: dalla più candida fanciulla fino alla più anziana signora.
Tutte sogneranno il mondo delle favole davanti a tali oggetti.
LA CONGIUNZIONE
(Conjuncţia)
La congiunzione è la parte invariabile del discorso che serve ad
unire, a congiungere gli’elementi di una proposizione, o di due
proposizioni. Le congiunzioni sono di due tipi:
a) Congiunzioni coordinanti (che uniscono elementi dello stesso
ordine);
b) Congiunzioni subordinanti (che uniscono un elemento inferiore
all’altro).
Le congiunzioni sono semplici (formate da una sola parola: e, ma, che... )
o composte (formate da due o più parole: per-ché, ne-anche, in-oltre, af-
fin-ché).
Quando sono congiunte in un gruppo di parole che si traduce per un solo
termine, esse diventano locuzioni congiuntive: di modo che, nel tempo che, visto
che, in quanto che..., ecc.).
4. Finali**: affinché, acciocché, che (cu scopul să, pentru ca să, să).
Esempio: Ti dico questo acciocché tu sappia la verità.
5. Condizionali: se, qualora, purché (dacă, în cazul că, numai să, cu
condiţia să).
Esempio: Se vieni subito, portami anche il libro.
6. Concessive: sebbene, quantunque, benché, nonostante che (deşi, cu
toate că... ).
Esempio: Benché facesse caldo, Enzo sentiva freddo.
*congiunzione temporale
** congiunzioni richiedenti come la maggior parte il modo congiuntivo
7. Consecutive: che*, così che, in triodo che (că, aşa că, astfel că... ).
Esempio: Gridava così forte che si sentiva da lontano.
8. Modali: come, senza che, quasi (cum, precum, fără ca, aproape).
Esempio: Fa’ come ti conviene.
9. Interrogative: perché, se, se non (pentru că, dacă, dacă nu... ).
Esempio: Gli chiesi perché non parlava.
10. Eccettuative: eccetto che, se non, fuorché, tranne che (cu excepţia,
numai dacă nu, în afară de...).
Esempio: Non fai niente tranne che leggere i tuoi gialli. (Nu faci nimic
altceva decât să-ţi citeşti cărţile de aventuri.)
11. Comparative: come se, che, di quello che, quasi che (ca şi, ca, decât
ceea ce, aproape că).
Esempio: E’ più bello di quello che me l’avvèssi aspettato.
12. Avversative: mentre, laddove (în timp ce, pe când, în
loc să... ).
Esempio: Mentre io lavoro, tu ti diverti.
IL MODO
CONGIUNTIVO (Modul
conjunctiv)
adémpiere (idem)
adomestichire (a domestici, îmblânzi)
attristire (a întrista)
compire (a realiza, a împlini)
dimagrire (idem)
empíre (idem)
incoraggire (idem)
intorbidire (a amorţi, a se moleşi)
scoraggire (idem)
starnutire (idem)
ESSERE Presente Ch’io sìa, che tu sìa, ch’egli sìa, che noi siamo,
che voi siate, ch’essi siano
Ch’io fossi, che tu fossi, ch’egli fosse, che noi
Imperfetto fossimo, che voi foste, ch’essi fossero
Ch’io sìa, che tu sìa, ch’egli, ch’essa sìa stato,
Passato stata, che noi siamo, che voi siate, ch'essi, ch'esse
siano stati, state
Ch’io fossi, che tu fossi, ch’egli, ch’essa fosse
Trapassato stato, stata, che noi fossimo, che voi foste, ch’essi,
ch’esse fossero stati, state
AVERE Ch’io abbia, che tu abbia, ch'egli abbia, che noi
Presente abbiamo, che voi abbiate, ch'essi abbiano
ch’io avvèssi, che tu avvèssi, ch’egli avvèsse, che
Imperfetto noi avvèssimo, che voi aveste, ch’essi avvèssero
Ch’io abbia avuto, che tu abbia avuto, ch’egli abbia
Passato avuto, che noi abbiamo avuto, che voi abbiate avuto,
ch'essi abbiano avuto
Ch’io avvèssi avuto, che tu avvèssi avuto, ch’egli
Trapassato avvèsse avuto, che noi avvèssimo avuto, che voi
aveste avuto, ch’essi avvèssero avuto
Il golfo di NAPOLI
Conosciamo l’Italia
CORSO XXIV
I negozi alimentari sono i più importanti ed i più frequentati dai clienti. Chi
non desidera prendere, quando fa lo spuntino o la merenda, un dolce, un gelato,
un cornetto, o almeno una cremonese (una veneziana)? Come sarebbero il
Natale senza il "torrone" e la Pasqua senza il "panettone-colomba"? Cosa
farebbero poi i bambini se non ci fossero la nutella, le caramelle, i confetti, gli
zuccherini od i cioccolatini? E come fare stare tutta la giornata fermi, senza
masticare la gomma (il chewing gum)?
Nel reparto dei prodotti alimentari sono tutte le varietà di cibo.
In panetterìa compriamo il pane: integrale, di grano, di segala, d’orzo, di
granturco, di sémola, biscottato, tostato; condito: all’olio, al burro, al latte.
Dal macellaio compriamo la carne: di vitello, di maiale (o suina), di manzo,
equina, caprina, di coniglio, pollame, di selvaggina.
Il pescivèndolo vende il pesce, le uova di pesce e la frutta di mare, prodotti
freschi, o conservati - marinati, sotto sale, in aceto, in barattoli, ecc.
Il lattaio vende il latte, lo yógurt, la panna, le uova ed i formaggi che sono:
salato -pecorino, caciocavallo, olandese; duro - grana, parmigiano; piccante -
gorgonzola; fresco - mozzarella, ricotta; ecc.
Al salumiere troviamo diversi tipi di salame, prosciutto (cotto, crudo),
mortadella, galantina, soppressata, salsicce e salsicciotti;
Alla pizzicheria troviamo zucchero, olio (d’oliva, di girasole), aceto, riso,
semolino, farina, pepe, sale, aromi, e poi la pasta: spaghetti, maccheroni,
tagliatelle, lasagne, rigatoni, tortellini, penne e pennine lisce o rigate, fusili,
vermicelli, buccatini e fettuccine, e tanti altri.
Le bevande si possono comprare in vari negozi alimentari; esse sono: la
birra -chiara o scura, dolce o amara, alla spina, in bottiglia; il vino - bianco,
rosso, rosato, frizzante, spumante, nuovo o vecchio, amabile o asciutto, secco,
dolce o aspro, delicato (leggero) o generoso; questi vini accompagnano - beri
scelti – l’ntipasto, la carne, il pesce, ed il dessert (gli spumanti o lo
sciampagna).
Ci sono vini aromatizzati (vermut, marsala) ed altri tantissimi liquori che si
prendono come aperitivi o digestivi: maraschino, Campari, Cinzano, rum,
fernet... o l’acquavite: cherry brandy, slibovitz, vodka, whisky, gin, cògnac,
grappa, ecc.
Insomma, le bevande analcoliche sono: calde - latte, caffè, tè, caffelàtte,
cappuccino, cioccolata, camomilla, infuso (di tiglio, di menta, ecc. ) e fredde
(le bibite) - acqua minerale, gassosa, limonata, aranciata, spremuta di limone,
d’arancia, succo di frutta (albicocca, pesca, pompelmo, mela, pera, uva, ecc...).
Al mercato troviamo ortaggi e verdura che compriamo dal fruttivéndolo. Ci
sono tante le varietà di legumi e frutta, ma i loro nomi italiani li conosciamo
già dalla lezione di botanica!
LA
PREPOSIZIONE
(Prepoziţia)
LOCUZIONI
PREPOSITIVE (Locuţiuni
prepoziţionale)
Il g o l f o di N A P O L I
(continuazione)
Conosciamo l’Italia
Il Vesuvio
Pompei: panorama degli scavi
A. B. C. divertente
CORSO XXV
OSPITI A
PRANZO
(Musafiri la
masă)
L'USO DEL
CONGIUNTIVO (Folosirea
Conjunctivului)
Indicativo Congiuntivo
1. So che Renzo abita 1. Non so se Renzo abiti a Milano.
e lavora a Milano. 2. Penso (credo) che Renzo lavori a
Milano.
3. Suppongo (spero) che Renzo abiti
a Milano.
Non sono sicuro se Renzo lavori a
Milano.
2. È’ sicuro che 2. È possibile (probabile) che Lidia sìa arrivata
Lidia è arrivata oggi. oggi.
Non è sicuro (è impossibile) che Lidia sia arrivata
oggi.
3. Tu sai che 3. Si dice che (dicono che) quest’auto sia troppo
quest’auto è troppo cara. Sì dice che (dicono che) quest’auto non sia
cara. troppo cara.
4. Mi manderà la foto 4. Mi manderà la foto prima che sia tornata.
dopo che sarà
tornata.
5. a. Alla persona che 5. a. A qualsiasi persona che (a chiunque)
domanda domandi di me, devi dire che non ci sono.
(domanderà) di me, b. Qualunque cosa abbia visto, Maria non lo dirà
devi dire che non ci mai.
sono. c. Comunque vadano le cose, il padre sta
b. Maria ha detto che
non ’'ha visto. tranquillo..
c. Il padre dice che •
tutto va bene.
L’INTERIEZIONE
(Interjecţia)
LA SICILIA
Conosciamo l’Italia
Chiamata "Sicilia" dall'antichità dai Siculi e Sicani che l’abitarono, la più
grande isola del Mediterraneo, bagnata anche dal Tirreno (a nord) e
dall’Ionio (ad est), ebbe un secondo nome - Trinacria, dovuto alla sua
forma triangolare.
A partire del VIII sec a. C. i greci fondarono nell’isola colonie come
Nasso, Siracusa, Gela, Selinunte, dalle quali nacque poi la "Magna Grecia".
Siracusa (la più sviluppata) vinse nei secoli successivi Ateniesi, Etruschi e.
Cartaginesi.
Diventata nel 212 a. C. provincia romana, Sicilia fu invasa più tardi dai
Vandali nel V. sec. d. C., e passò in seguito ai Bizantini e poi agli Arabi, che
la conquistarono nel sec. IX.
I Normanni di Ruggero I (incoronato a Palermo come Re di Sicilia), gli
Svevi; gli Angioini e gli Aragonesi la dominarono fino al XVIII sec.
Nel 1815 Ferdinando di Bortone si fregiò del titolo di "Re delle Due
Sicilie" (Sicilia, Napoli e l’Italia Meridionale).
Sbarcato a Marsala nel 1860, Garibaldi riusci a liberarla e ad unirla al
nascente Stato Italiano.
Da tutti questi periodi vissuti tra serenità pacifica e guerre, Sicilia conserva
superbe testimonianze artistiche e culturali.
A. B. C. divertente
CORSO XXVI
Dai tempi remoti l’omo ha fatto gare sportive per provare la forza del suo
corpo, ma anche la forza della sua mente. I greci e poi i romani le
consideravano ideali per la salute del fisico, ma anche dello spirito. "Mens
sana in corpore sano" traduce proprio questo detto.
I più comuni sport sono: il calcio, il tennis, lo sci, il nuoto. Cerchiamo di
raggruppare gli sport secondo le loro caratteristiche.
L’atletismo si compone dall’atletica leggerà con le prove di: corsa su
strada (la maratona), su pista - corsa piana (gare di velocità, di fondo e
mezzofondo, di staffetta) - e corsa a ostacoli; poi il salto (in lungo ed in
alto), il lancio del disco, del giavellotto, del peso e del martello e
dall’atletica pesante. Questa comprende il sollevamento pesi, la lotta (greco-
romana, stile libero, giapponese = judò, lotta con cintura) ed il pugilato
(categorie: mosca, gallo, piuma, leggero, mediomassimo, massimo).
La ginnastica è molto bella ed anche elegante, soprattutto la ginnastica
artistica. Le prove sono al suolo ed agli apparecchi. Ecco alcuni attrezzi ginnici:
il cerchio, le clave, il plinto, le parallele, gli anelli, la sbarra fìssa, la trave, la
cavallina, il cavallo, la stanga, il trampolino, la spalliera, ecc.
Gli sport del pallone sono: il calcio, ormai il più popolare sport "del campo e
del pallone", giocato sullo stadio. Le squadre cercano di mandare ognuna il
pallone nella porta avversaria, che è difesa dal portiere. L’arbitro decide le
controversie, i colpi, i tiri a porta, i calci d’angolo e di rigore, ecc. I tifosi che
partecipano alle partite sono simpatici, ma a volte quando si agitano troppo,
fanno chiasso e dimenticano di rispettare l’atmosfera sportiva e d’accettare
anche le sconfitte, non solo le vittorie (il goal o la rete). Il rugby (sempre
giocato sul terreno da due squadre) è il gioco della palla ovale. La pallavolo
richiede il punteggio per la palla passata sopra la rete. Il pallamano fa passarsi
la palla di mano in mano, battendola per terra, finché si getta alla rete (porta). Al
pallacanestro, la palla si passa ugualmente per mano da un giocatore all’altro, e
si getta finalmente nel canestro. Infine, il pallanuoto è una specie di
pallacanestro nell’acqua, mandando il pallone nella rete. I giocatori saranno
prima di tutto degli ottimi nuotatori.
Gli sport della piccola palla sono: Il baseball (o pallabase), il cricket, con
il picchetto di gioco (birillo) ed il maglio (bastone), il hockey sul prato, il
golf (o pallaprato), giocato sul campo con i bastoni e mandando la palla
alla buca. Il tennis (di campo), gioco singolo o in coppia (doppio maschile,
doppio femminile, doppio misto) è lo sport della la racchetta. Richiede
forza, ma anche pazienza e molta attenzione e rigore.
Gli sport delle armi sono: lo scherma (a fioretto, sciabola o spada),
necessita equipaggiamento adatto (guantoni, màschera, calzature senza
tacchi, ecc. ); il tiro (al volo, al disco, ai piatelli) e la caccia. La caccia
con il fucìle si fa solo nei posti riservati, al mare, in montagna, in pianura,
ai laghi e richiede prima di tutto la licenza di caccia. Si devono rispettare
le règole imposte sull’uso delle armi, del terreno e dell’inseguimento
della cacciagione: uccelli ed animali. La pesca è ugualmente sport e
passatempo, come la caccia. Oltre l’amo, la lenza e l’esca (certi
vermicciuoli per adescare i pesci), ci occorre tantissima pazienza! Ma ne
vale la pena, perché i pescatori - come anche i cacciatori - diranno poi le
favolose storielle sulla loro preda fantastica (un cinghiale, un orso, o un
pesce-ballena).
La pesca è anche subacquea, per l’immersione e l’emersione del
pescatore ben allenato e con un complicatissimo equipaggiamento:
màschera, bòmbole per l’autorespirazione, pinne, cintura con piombi di
zavorra, stringinaso, guanti palmati, tuta ed armi.
Gli sport automobilistici e d’aria sono: il ciclismo d’una volta, che
continua ad attirare giovani alle corse di distanza e di velocità con la
bicicletta, ha ora la concorrenza delle corse automobilistìche, in auto da
grande velocità, guidate sulle piste speciali da piloti che corrono dei rischi
anche mortali. I piloti degli aerei di sport, dei veleggiatori ed i
paracadutisti sono gli amanti del volo e delle corse aeree. Il loro coraggio
è altrettanto sensazionale.
Gli sport invernali sono: il pattinaggio con i pàttini sul ghiaccio
(artistico, a vela, di velocità), ma anche sulla pista con i pàttini a rotelle. Ci
sono poi gli sport sulla neve: con la slitta, il bob, il tobòga. Ma il più
bello resterà senz’altro lo sci (che richiede tuta, scarponi e bastoncino
adatti) e che si fa - come anche altri sport – per piacere (sport dilettante), o
per professionismo. Le gare qui saranno di salto, di slalom, di discesa libera,
sulla pista da corsa, ecc.
L’alpinismo è lo sport della montagna, che si pratica in tutte le stagioni,
non solo d’inverno. L’equipaggiamento è molto speciale anche in questo
caso (bastoni, scarponi chiodati, ramponi, martelli da roccia, corde, chiodi,
anelli di corda, ecc. ), ma più che altro occorreranno il coraggio e la
robustezza fisica, soprattutto quando si tratta di salire sulle cime di Himalaia,
sul Monte Bianco o in altre montagne altissime. D’inverno c’è il pericolo
delle valanghe di neve e dei ghiacciai. Per le semplici gite in montagna
occorrono cose meno complicate, come, per primo, la tenda, quando si
va in campeggio. Il campeggio è amato da turisti che preferiscono
l’ambiente naturale piuttosto che l’albergo, tanto in montagna, tanto al
mare.
I mezzi di trasporto in montagna sono: funivìa, seggiovìa, cabinovìa, slittovìa,
sciovìa...
Nota: L’uso del congiuntivo italiano non corrisponde sempre al romeno, dove
si può dire: Doresc (doream, dorii, am dorit, dorisem, voi dori, aş dori, aş fi
dorit) să vii, să fi venit.
Indicativo (tutti i tempi) o condizionale presente - nella principale e
congiuntivo (presente o passato) - nella secondaria. Questo, perché il
congiuntivo romeno ha solo due tempi, mentre in italiano ne ha
quattro.
In italiano, il congiuntivo si usa in proposizioni dipendenti, in
rapporto all’azione del verbo dalla principale:
Azione principale al presente:
*Si può anche dire meno bene "temo che lui non mi crederà".
Essi vogliono che noi fare il loro lavoro. Vorranno che noi fare il loro
lavoro. Volevano che noi fare il loro lavoro. Vollero che noi fare il loro
lavoro. Avevano voluto che noi fare il loro lavoro. Hanno voluto che noi
fare il loro lavoro. Vorrebbero che noi fare il loro lavoro. Avrebbero
voluto che noi fare il loro lavoro.
PERUGIA
Nell’ XI sec. si costituì come libero Comune, dominando gran parte dalla
regione. Fu sede di numerosi pontefici, ma visse anche la guerra col Papato
nel 1369.
Dominata da Ladislao, re di Napoli, dalle potenti famiglie Oddi e
Baglioni, dal Papato, poi (dal 1798) dai francesi, tornò sotto i Papi, e dopo
turbolenti perìodi di lotte interne, visse la pace e la tranquillità dopo il 1860,
quando Vittorio Emanuele II entrò nella città per costringere alla fuga i
papalini.
Il centro di Perugia lo rappresenta la splendida Piazza IV Novembre, con
la meravigliosa Fontana maggiore (del ’200), disegnata da Fra Bevignate e
decorata da Nicola Pisano e da suo figlio, Giovanni. E’ una delle più belle
fontane d’Italia, i bassorilievi del bacino inferiore rappresentano il grifòne
ed il leone - emblema della città - i lavori dei mesi, lo zodìaco, la Genesi, le
origini di Roma, le fàvole d’Esòpo, ecc., mentre le 24 statuine del bacino
superiore rappresentando santi, ninfe e podestà.
Uno dei più belli e grandiosi palazzi pubblici d’Italia è il Palazzo
Comunale o dei Priori, eretto nel 1297 da Giacomo di Servadio e
Giovanello di Benvenuto, in travertino, calcare d’Assisi e marmi bianchi e
rossi. Il ricco portale presenta i tre santi protettori della città: Luigi di Tolosa,
Lorenzo ed Ercolano.
Il palazzo conserva delle belle sale: la sala dei Notari (con affreschi del
XIV sec. ) e quelle del Collegio della Mercanzia (con pareti in legno finemente
intagliato, del XV sec. ).
All’ultimo piano del palazzo c’è la Galleria Nazionale dell’Umbria,
contenente la più importante pittura regionale. I maestri fiorentini, Fra
Angelico, Gozzoli, Piero della Francesca, hanno creato la scuola locale del
XV sec: Giovanni Boceati, Benedetto Bonfigli, Bartolomeo Caporali,
Fiorenzo di Lorenzo. Però il più importante è stato Pietro Vannucci, detto il
Perugino (1445-1523), maestro di Raffaello. I suoi soggetti prediletti sono
Madonne, Vita della Vergine, ecc. Pinturicchio (1454-1518) ne fu
influenzato nelle sue pitture ingenue. A Perugia lavorarono anche scultori
toscani come Nicola e Giovanni Pisano (di Pisa) e Agostino di Duccio di
Firenze.
Le sale della galleria contengono pitture di maestri toscani e umbri. Fra
le più rilevanti sono: la "Madonna con Bambino, Angelo e Santi" del Beato
Angelico, un Polittico di Piero della Francesca, una "Flagellazione" di
Francesco Giorgio Martini, una "Madonna con Bambino e Santi" di Benozzo
Gozzoli. Altre opere sono di Pietro Perugino ("Adorazione dei Magi"),
Pinturicchio, Benedetto Bonfigli ed altri...
Il Collegio del Cambio ha delle bellissime sale (come quella dell'udienza,
le cui pareti furono affrescate da Perugino e dai suoi seguaci.
Il Duomo, gotico, però della facciata baròcca, contiene nella cappella a
destra una "Deposizione " che ha ispirato a Rubens la sua "Deposizione
d’Anversa". Nella cappella a destra, si conserva un anello che si crede essere
l’anello nuziale della Vèrgine.
Nel museo del chiostro si può ammirare una "Madonna" di Luca
Signorelli
L’Oratorio di San Bernardino (rinascimentale, del 1461), delle linee
armoniche e di una delicata policromia dei marmi, è l’opera di Agostino di
Duccio.
La Strada delle Volte della Pace, è una strada misteriosa medioevale, tra
il lungo pòrtico gotico del XIV sec. e la muraglia etrusca.
La Fontana Maggiore
Il Palayyo dei Priorri
A. B. C. divertente
CORSO XXVII
Gli sport balneari e della vela sono: il nuoto (a stile libero, a rana, a
delfino, a farfalla, sul dorso, ecc. ); il tuffo (dal trampolino), che può
essere acrobatico, spettacolare, perpendicolare; il canottaggio - da gara,
da diporto, a remi (o a pagaia) – su imbarcazioni leggere, condotte da singoli
atleti o da equipaggi: caiacco, canotto ed altre.
Lo sport della vela si fa in barca a vela, in motoscafo. Poi c’è lo sci
nàutico, il surf, sport della forza dei muscoli contro le onde del mare.
I giochi da tavola sono: il tennis da tavola (o il ping-pong), con
palette invece di racchette e con palline in cellulòide, passate sopra la
rete da tavola.
Gli scacchi, con i pezzi bianchi e neri (re, dama, alfiere, cavallo, torre,
pedoni) si giocano sulla scacchiera dei quadretti dagli stessi colori. Essi
sono sport che non richiedono forza fìsica, ma dell’intelligenza.
Dama, domino, biliardo (giocato con la stecca e con i birilli (o le
boccette) sono piuttosto un modo di passatempo, che sport propriamente-
detti. Sempre per divertimento sono i giochi da carte: scopa, briscola,
canasta, solitario e bridge (che, come gli scacchi, è sport della mente).
I giochi d'azzardo sono: la roulette, il baccarà (macao), il poker, i dadi,
giocati soprattutto nei casinò.
Per le feste nazionali, ufficiali, si fanno i famosi giochi d’artifici (di
pirotecnica), che sono giochi pubblici consentiti dallo stato.
In fine, i giochi infantili, li conosciamo tutti, perché, nonostante le
frontiere, le lingue, le religioni, le razze, le opzioni politiche, li abbiamo
giocato anche noi, come li giocano i nostri figli e nipoti e come li giocheranno
tutti i bambini finché il mondo esisterà.
Essi sono: i quattro cantoni, il nascondino (il rimpiattino), la mosca
cieca, le guardie e i ladri, il girotondo, la barriera, il salto alla corda, la
scivolarella, lo scaricàlsino, la cavallina, la giostra, l’altalena, la quintana,
le bolle di sapone, la piastrella, la battaglia navale, o della mattonella, ecc..
Ai giocattoli meccanici, automatici, di legno, di plastica, metallici,
come la palla, il pallone, il cerchio, l’aquilone, il monopàttino, il
meccano, le bambole e tanti altri, si aggiungono i nuovi giochi e
giocattoli elettronici, come auto, trenini, elicotteri, sommergibili, piccole
navi spaziali, a elettro e teleguida, case con giardini, ponti, ecc., che i
bambini stessi possono fare per commettitura di pezzi, come ai LEGO.
Li troviamo in tutti i negozi che sono diventati ormai una specie di
Disney Lands.
Ma il meno costoso e pricoloso sport resterà senza dubibio una sana
corsa nel parco o nel giardino, la mattina presto, per respirare dell’aria
fresca, o, se non un acorsa, alora una semplice cammina. Così potremo
muovere un po’ il nostro corpo altrimenti tanto sedentario.
Voci, Strutture: il nuoto – înotul; lo stile a rana – bras; a farfalla –
fluture; sul dorso – spate; il tufo – săritură; la canotaggio da gara –
canotaj competiţional; di diporto – de plăcere, de agrement; a remi (a
pagaia) – academic, remare – a vâsli; il caiacco - caiac; il canotto –
canoe; la pallina – minge mică, de ping-pong; la paletta – paletă; gli
scacchi – şah; la scaccheria dei quadretti – tablă de şah; la dama – damă;
l’alfiere – nebun; il pedone – pion; lo stallo – şah la rege; lo scacco matto
– şah mat; la stecca – beţişor; il birillo (la boccetta) – minge mică, popic;
la scopa, la briscola, il solitario – jocuri de cărţi; il dado – zar; i quatro
cantoni – cele patru colţuri; il nascondino (il rimpiattino) – de-a va-ţi
ascunselea; la mosca cieca – de-a baba oarba; le guardie e i ladri – hoţii
şi vardiştii; il girotondo – horă, joc în cerc; la barriera – joc de arme; il
salto alla corda – săritul corzii; la scivolarella – coborârea scării prin
alunecare pe balustradă; lo scaricàlsino – ţintar; la cavallina - săritul
caprei; la giostra – căluşei; l’altalena - leag[n, scrânciob; la quintana -
lupă de cavaleri; le bolle di sapone - baloane de săpun; la piastella –
şotron; - la battàglia navale – luptă navală; la battaglia della mattonè lla –
cazemată; l’aquilone (il cervo volante) – zmeu; il manopàttio – trotinetă;
il meccàno – jucărie mecanică; la commetitura – asamblare.
6. Gli sport balneari e della vela sono: il nuoto (a stile libero, a rana,
a delfino, a
farfalla, sul dorso, ecc. ); il tuffo (dal trampolino), che può essere
acrobatico,
spettacolare, perpendicolare; il canottaggio - da gara, da diporto, a remi (o a
pagaia) - su
imbarcazioni leggere, condotte da singoli atleti o da equipaggi: caiacco,
canotto ed altre.
Lo sport della vela si fa in barca a vela, in motoscafo. Poi c'è lo sci
nàutico, il surf, sport della forza dei muscoli contro le onde del mare.
7. I giochi da tavola sono: il tennis da tavola (o il ping-pong), con
palette invece
di racchette e con palline in cellulòide, passate sopra la rete da tavola.
Gli scacchi, con i pezzi bianchi e neri (re, dama, alfiere, cavallo, torre,
pedoni) si giocano sulla scacchiera dei quadretti dagli stessi colori. Essi
sono sport che non richiedono forza fisica, ma dell'intelligenza.
Dama, domino, biliardo (giocato con la stecca e con i birilli (o le
boccette) sono piuttosto un modo di passatempo, che sport propriamente-
detti. Sempre per divertimento sono i giochi da carte: scopa, briscola,
canasta, solitario e bridge (che, come gli scacchi, è sport della mente).
8. I giochi d'azzardo sono: la roulette, il baccarà (macao), il poker, i
dadi, giocati soprattutto nei casinò.
Per le feste nazionali, ufficiali, si fanno i famosi giochi d'artifici (di
pirotecnica), che sono giochi pubblici consentiti dallo stato.
9. In fine, i giochi infantili, li conosciamo tutti, perché, nonostante le
frontiere, le
lingue, le religioni, le razze, le opzioni politiche, li abbiamo giocato
anche noi, come
li giocano i nostri figli e nipoti e come li giocheranno tutti i bambini finché il
mondo esisterà.
Essi sono: i quattro cantoni, il nascondino (il rimpiattino), la mosca
cieca, le guardie e i ladri, il girotondo, la barriera, il salto alla corda, la
scivolarella, lo scaricàlsino, la cavallina, la giostra, l'’altalena, la
quintana, le bolle di sapone, la piastrella, la battaglia navale, o della
mattonella, ecc..
Ai giocattoli meccanici, automatici, di legno, di plastica, metallici,
come la palla, il pallone, il cerchio, l'aquilone, il monopàttino, il
meccano, le bambole e tanti altri, si aggiungono i nuovi giochi e
giocattoli elettronici, come auto, trenini, elicotteri, sommergibili, piccole
navi spaziali, a elettro e teleguida, case con giardini, ponti, ecc., che i
bambini stessi possono fare per commettitura di pezzi, come ai LEGO.
Li troviamo in tutti i negozi che sono diventati ormai una specie di
Disney Lands.
Ma il meno costoso e pricoloso sport resterà senya dubio una sana corsa
nel parco o nel giardino, la mattina presto, per respirare dell’aria fresca, o,
se non una corsa, almeno una seplice camminata. Così potremo muovere
un po’ il nostro corpo altrimenti tanto sedentario.
sii tu abbi tu
sia lui, lei, Lei abbia lui, lei, Lei
siamo noi abbiamo noi
siate voi abbiate voi
siano loro, Loro abbiano loro, Loro
(I Coniug. ) PORTARE
porta tu
porti lui, lei, Lei
portiamo noi
portate voi
(II-a Coniug. ) PRENDERE
prendi tu
prendiamo noi
prendete voi
prendono loro, Loro
parti tu
parta lui, lei, Lei
partiamo noi
partite voi
partano loro, Loro
(III-a Coniug. ) FINIRE
finisci tu
finisca lui, lei, Lei
finiamo noi
finite voi
finiscano loro, Loro
L’IMPERATIVO DEI VERBI COMUNI
Andare va’, vada, andiamo, andate, vadano
Bere bevi, beva, beviamo, bevete, bevano
Dare da’, dia, diamo, date, diano
Dire di’, dica, diciamo, dite, dicano
Dovere devi, deve, dobbiamo, dovete, debbono
Fare fa’, faccia, facciamo, fate, facciano
Potere (manca)
Salire sali, salga, saliamo, salite, salgano
Sapere sappi, sappia, sappiamo, sappiate, sappiano
Stare sta’, stia, stiamo, state, stiano
Udire odi, oda, udiamo, udite, odano
Uscire esci, esca, usciamo, uscite, escano
Vedere vedi, veda, vediamo, vedete, vedano
Venire vieni, venga, veniamo, venite, vengano
Volere vogli, voglia, vogliamo, vogliate, vogliano
Nota: 1) Nella forma negativa, alla seconda voce del singolare si usa
l’infinito preceduto dalla negazione "non", mentre le altre persone
avranno la negazione come agli altri modi.
Esempio: Non partire! (Nu pleca!)
Però: Non parta! Non partiamo! Non partite! Non partano! (Să nu
plece el, ea! Nu plecaţi Dumneavoastră (o persoană)!, Să nu plecăm
noi!, Nu plecaţi voi!, Să nu plece ei, ele!, Nu pleca (Dumneavoastră
(mai multe persoane)!
2) Con i pronomi, l’imperativo si combina della maniera seguente:
Parla (tu) + a mi, a ti, a lui, a lei, a Lei, a noi, a loro, a Loro, di ciò, di
questo = Parlami, Parlati, Parlagli, Parlale, ParlaLe, Parlaci, Parla loro, Parla
Loro, Parlaci, Parlane! (Vorbeste-mi, Vorbeşte-ţi, Vorbeşte-i (lui), Vorbeşte-i
(ei), Vorbeşte-i Dumnealui (Dumneaei), Vorbeşte-ne, Vorbeşte-le lor,
Vorbeşte-le Dumnealor, Vorbeşte (despre asta)!
Parlate (voi) + a mi, a lui, a lei, a Lei, a noi, a voi, a loro, a Loro, di
ciò, di questo = Parlatemi, Parlategli, Parlatele, ParlateLe, Parlateci,
Parlatevi, Parlate loro, Parlate Loro, Parlateci, Parlatene! (Vorbiţi-mi,
Vorbiţi-i (lui), Vorbiţi-i (ei),... ecc. )
Parliamo (noi) + a ti, a lui, a lei, a Lei, a noi, a voi, a loro, a Loro, di
ciò, di questo = Parliamoti, Parliamogli, Parliamole, ParliamoLe,
Parliamoci, Parliamovi, Parliamo loro, Parliamo Loro, Parliamoci,
Parliamone! (Să-ţi vorbim, Să-i vorbim (lui), Să-i vorbim (ei),... ecc. )
Parli (lei, Lei) + a mi, a lui, lei, a Lei, a noi, a loro, a Loro, di ciò, di
questo = Mi parli! Ti parli! Gli parli! Le parli! Le parli! Ci parli! Vi parli!
Parli loro! Parli Loro! Ci parli! Ne parli! (Vorbiţi-mi (Dumneavoastră, o
persoană), Vorbiţi-i, Vorbiţi-ne,... ecc. )
Parlino (loro, Loro) + a mi, a lui, lei, a Lei, a noi, a voi, a loro, a
Loro, di ciò, di questo = Mi parlino! Ti parlino! Gli parlino! Le parlino!
Le parlino! Ci parlino! Vi parlino! Parlino loro! Parlino Loro! Ci
parlino! Ne parlino! (Vorbiţi-mi (Dumneavoastră, mai multe persoane),
Vorbiţi-i, Vorbiţi-le,... ecc. )
3) Per i verbi riflessivi, i pronomi atoni si useranno della stessa
maniera.
Esempio: Alzati! Alzatevi! Alziamoci! Però, Si alzi! (Lei) Si alzino!
(Loro) (Ridică-te!, Ridicaţi-vă!, Să ne ridicăm!, Ridicaţi-vă!
(Dumneavoastră, o persoană), Ridicaţi-vă! (Dumneavoastră, mai multe
persoane).
4) Le forme àtone dei pronomi personali, aggiunti agli imperativi
monosillabici, raddoppiano la loro consonante iniziale, eccetto "gli".
Esempio: da’, di’, fa’, sta’ + mi, ci, ce, lo, la, li, le, ne = dammi, dicci,
fallo, stalle, in delle proposizioni come:
a. Dammi prego, quel quaderno, ma dammelo subito! Non voglio tutte le
caramelle. Dammene soltanto una, per piacere! Dacci il programma dello
spettacolo, daccelo per cortesia! Da’ queste riviste a Maria, ma dalle solo
a lei! (Dă-mi, te rog, acel caiet, dar dă-mi-1 repede! Nu vreau toate
bomboanele. Dă-mi numai una din ele, te rog! Dă-ne programul
spectacolului, fi amabil şi dă-ni-l! Dă aceste reviste Mariei, dar dă-i-le numai
ei!)
b. Dimmi la verità, ma dimmela, non mi mentire! Dilla, ti prego,
solamente a me! Dille a tutti quelle storie, se vuoi! Di’che cosa vuoi e a
chi vuoi! (Spune-mi adevărul, dar spune-mi-1, nu mă minţi! Spune-mi-1,
te rog, numai mie! Spune-le tuturor acele poveşti, dacă vrei! Spune ce
vrei şi cui vrei!)
Però: Non le dire a me! Non me le dire! (însă: Nu mi le spune mie! Nu
mi le spune!)
c. Fammi un favore, prego. Fammelo e basta, non mi dire di no. Fallo
solo perché mi consideri la tua amica. Fa’ quattro passi con me, ne ho
voglia! Ma falli ora, non più tardi, quando non me ne servirà più! (Fă-mi
te rog o favoare. Fă-mi-o şi gata, nu mă refuza. Fă-o numai pentru că mă
consideri prietena ta. Fă o plimbare cu mine, am nevoie de asta! Dar fă-o
acum, nu mai târziu, când nu voi mai avea nevoie - de asta-!)
d. Sta’ a sentirmi. Stammi a sentire un po’, non ti muovere tanto!
Va’a dire a Mario che l’aspetto. Vagli a dirlo! (o Va’ a dirglielo!)
Vattene! (Stai şi asculta-mă! Asculta-mă puţin, nu te mai mişca atât! Du-
te şi spune-i lui Mario că îl aştept. Du-te şi spune-i! Pleacă!).
L’IMPERATIVO DEL
VERBO ANDARSENE
IN FRETTA
La famiglia Cillerai si prepara per andare in montagna. C’è un po’ di
confusione però, perché i bagagli non sono ancora pronti ed il treno
parte fra quaranta minuti.
Signor Cillerai: Allora, vuoi fare più presto? Partiamo oggi o domani?
Signora Cillerai: Abbi un po' di pazienza. Certo che si partirà oggi.
Signor Cillerai: (guarda l’orario ferroviario) II direttissimo delle 11,
00 non lo prenderemo più. Forse il diretto delle 13, 15.
Signora Cillerai: Ma che dici! Certo che prenderemo il direttissimo
delle 11, 00! Guarda qui ! Questa è la tua valigia. Non l’hai nemmeno
chiusa. Chiudila prego, io non ci riesco!
Signor Cillerai: Ma la chiave dove sta? Dammela, sicuramente ci starà nella
tua borsa.
Signora Cillerai: E la mia, guarda com’è pesante! Tirala giù dal tavolino e
non mi guardare così! Fa' presto! Eh, adesso dove vai? Non andare via!
Sta’ qui! Aiutami!
Sigor Cillerai: Ma che c’è ancora da fare? Non siamo pronti? Dimmi!
Signora Cillerai: Certo che non siamo pronti! Dobbiamo controllare se
tutto stia apposto: la luce, l’acqua, le finestre, le porte. Non te ne andrai
mica senza essere sicuro che tutto sia in ordine. Va’ a vedere se i
rubinetti ed i commutatori sono ben chiusi! Ma sbrigati, per amor dei
cieli! Muoviti un po’ se vuoi che la facciamo ancora. Su, dai, altrimenti non
arriviamo più alla stazione!
Signor Cillerai: "Sbrigati!, Muoviti!" Chi parla! "Metti qui, distendi lì... "
Solo ordini. Tu non fai che ordinare, ed io che ubbidirci.
Signora Cillerai: Ma i vestiti, le camicie, le canottiere, le calze, le
scarpe, gli asciugamani, insomma, tutta la roba, chi ce l’ha messa
dentro? Senti: perché non smettiamo ora con queste chiacchiere? Perdiamo
del tempo! Andiamo, andiamocene, non c'è niente altro da fare!
Signor Cillerai: Ma l’ombrello l’hai preso? E la cinepresa?
Signora Cillerai: Certo, ma, aspetta un po’. Càspita! Non abbiamo
annaffiato i fiori! Non li possiamo lasciare senz’acqua per due
settimane!
Signor Cillerai: Sempre i tuoi fiori! Bene, va’ tu a chiamare
l’ascensore, li annaffio io. Ma bada ben a non ricordartene altro!
Signora Cillerai: Bene, mi occupo io dei fiori! Va tu a chiamare
l’ascensore!
BISTICCIO AUTOMOBILISTICO
Lei: Vedi quella macchina targata Roma?
Lui: Si, ma perché?
Lei: Potresti parcheggiarne vicino dopo che farai il pieno al distributore di
benzina di qui.
Lui: Ma perché? Non dobbiamo comprare la benzina! Ne abbiamo
ancora tanta!
Lei: Ma l’olio ce l'’ai? Va’ a cercare un meccanico. Potresti verificare la
pressione delle ruote, i serbatoi dell’acqua e dell’olio!
Lui: Ho già fatto tutto questo ieri in officina, mentre Mario riparava un guasto alle
gomme.
Lei: Ed il motore, lo sterzo, la frizione, i freni, funziona tutto perfettamente,
secondo te? Quel rumore sordo quando la metti in moto, alla prima chiave, ti
pare giusto? Su! Dai! Controlla almeno la batteria!
Lui: Ma se tutto funziona bene: le luci, i fari?
Lei: Come funzionano bene? Vuoi che facciamo un panna sull’autostrada? E il
parabrezza?
Lui: Che c’è col parabrezza? Sta bene, pulito, tutto apposto!
Lei: Apri un po’ il portabagagli! Ma subito, ehi!
Lui: Perché? Ti serve qualcosa dalla valigia?
Lei: No, voglio solo vedere se ce l’hai messa sul cric o vicino alla ruota di
ricambio.
Lui: No, cara, stia tranquilla. L’ho messa bene. Andiamo, fa tardi ! Dobbiamo
prendere l'autostrada per Milano e pagare prima la tassa al casello. Meglio
preparami gli spiccioli, per poter ritirare subito lo scontrino!
Lei: Ma il mio sedile? Me l’hai spostato! Ora sto male! Non posso nemmeno
mettermi la cintura!
Lui: Lascia stare! Andiamoci!
Lei: Ma che fai? Non accelerare tanto e non tirar così forte il volante!
Perché non cambi marcia? Rallenta! Ahi, vedi come vai piano, adesso ci
sorpàssano tutti! Eh, che fai, ti fermi? Perché?
Lui: Si, mi fermo perché non voglio guidare più. Lascio a fare te, che dopo
tutto non hai nemmeno la patente. Vediamo come te la caverai !
ASSISI
Conosciamo l’Italia
Assisi, nel cuore dell’Umbria, a mezza costa del monte Subasio e a 424
m. sul livello del mare, è centro turistico di straordinario interesse. Fondata
dagli Umbri, la città ebbe un periodo di una certa importanza nell’età
romana, ma l’evento determinante per la sua storia ed arte furono la
nascita e l’opera di S. Francesco. Nato nel 1181 da una famiglia di
mercanti, Francesco lasciò la vita agiata della sua giovinezza per una vita
di povertà e predicazione, per un’sperienza unica che lo portò a fondare
gli ordini monastici dei frati Minori e delle Clarisse in Italia e fuori del
paese fino alla sua morte. Due anni dopo questa, accaduta nel 1228, lui fu
beatificato. Tra il XIII e XIV sec. ad Assisi vennero i migliori artisti del
tempo per costruire la grande Basilica a lui dedicata. Da allora pellegrini e
turisti di tutto il monde ci vengono durante tutto l'anno.
La Basilica di S. Francesco fu iniziata nel 1228, per l’iniziativa del frate
Elia (forse anche suo architetto). È’ composta da due chiese distinte e
sovrapposte e da un gruppo di edifici conventuali.
La Chiesa Inferiore ha un portale gemino d’ingresso (XIII sec.),
preceduto da un portico rinascimentale, nel fianco sinistro. Dal 1230
custodisce nella cripta le spoglie del santo. Ci predomina il gotico, ma ci
si nota anche la monumentalità romanica. La ricchezza eccezionale della
chiesa consiste nelle sue opere d’arte, come gli affreschi del XIII sec.,
rappresentanti le Storie di San Francesco (nella parte sinistra della
navata) e le Storie di Cristo (nella parte destra). Nella Cappella della
Maddalena ci sono gli affreschi attribuiti a Giotto ed ai suoi allievi,
presentando le Storie della Maddalena, di Cristo e dei Santi. Un’altra
opera della navata è la Tribuna, nello stile cosmatesco del XIII secolo. La
Cappella di S. Martino - accanto alla Tribuna - fu affrescata attorno al
1325 da Simone Martini. Il pittore senese raffigurò le Storie di S.
Martino. Altre belle pitture della chiesa sono le Storie di Cristo eseguite
dal senese Pietro Lorenzetti e La Madonna in trono con Bambino, Angeli e
S. Francesco, di Giotto. Gli altri dipinti sono dei seguaci di Giotto e una
delicatissima 5. Chiara, opera di Simone Martini.
La Chiesa Superiore ha più elementi d’architettura gotica, è più
luminosa ed ha un maggiore verticalismo. Il rosone della facciata ha
quattro splendidi simboli degli Evangelisti. Dietro si erge il maestoso
campanile. All’interno, la parte inferiore della
parete fu affrescata da Giotto e dai suoi seguaci con gli episodi più importanti
della vita del santo: S. Francesco dona il suo mantello a un povero, la
Rinuncia del Santo ai Beni Terreni, la Cacciata dei Demoni da Arezzo, il
Presepe di Greccio, la Predica agli uccelli, la Morte del cavaliere di Celano.
Opera splendida è anche la drammatica "Crocifissione" di Cimabùe, autore
altrettanto di altri affreschi sulle Storie di S. Pietro. Nel convento assai
notevole è il tesoro con rari codici miniati, dipinti, reliquari, arazzi, ecc.
La Piazza del Comune è il centro della città medioevale, con il duecentesco
Palazzo del Capitano del Popolo, con la mole della Torre del Popolo
(l’inizio del ’300), e con la Campana delle Laudi, donata nel 1926 ad Assisi
dai comuni italiani in occasione del XII centenario della morte di S.
Francesco. Ci si trovano ancora: il Palazzo dei Priori sec. XIV) - sede del
Comune - e la Pinacoteca Civica, dove si conservano pitture della scuola
umbra e giottesca, il Museo ed il Foro romano. Il Foro, sottostante alla
Piazza del Comune, ha una pavimentazione romana, il basamento del Tempio
di Minerva e la piattaforma del Tribunale. Il tempio è un elegante esempio
d’arte romana dell’età imperiale, del quale si conservarono solamente il
pronao con le colonne ed i capitelli corinzi sostenendo il frontone; l’interno
fu trasformato in chiesa nel XVI secolo.
Il Duomo, o la Cattedrale di S. Rufino, fu consacrato a questo santo e
iniziato nel 1140, sul posto dove prima c’era una chiesa del secolo VIII. La
suggestiva facciata romanica umbra (1140) è adornata da tre rosoni e
sculture simboliche. All’interno, rifatto nel XVI sec., è il fonte ove furono
battezzati S. Francesco e S. Chiara. La cattedrale viene formata da tre zone
sovrapposte: quella inferiore, a riquadri, a tre portali decorati da frégi
zoomorfi e rilievi; una loggia elegante la collega a quella superiore, ornata
da meravigliosi rosoni. Il campanile romanico, squadrato, è altrettanto bello.
L’interno fu completamente rifatto dall’Alessio nel XVI secolo.
La Chiesa Santa Chiara - fu eretta tra 1257 - 1265, in stile gotico-
italiano, per onorare la santa che era stata tra i primi fervidi seguaci di S.
Francesco. Le sue forme architettoniche assomigliano alla Chiesa Superiore
della Basilica. La facciata (con marmi rossi e bianchi del monte Subasio) ha
un bel portale e uno stupendo rosone. Una parte dalle sue mura appartiene
anche al monastero delle Clarisse. L’interno gotico, conserva opere
pittoriche dei secoli XII, XIII e XIV, ed il famoso Crocifisso venerato da S.
Francesco sulla tavola dei XII secolo, che, secondo la tradizione, parlò al
santo nella chiesa di S. Damiano. Nella cripta, dove si accede per una scala
dalla navata, si conserva il corpo della santa. Sulle pareti a destra, Storie
della Vita di S. Chiara.
La Chiesa S. Maria degli Angeli - sorge nella pianura estesa ai piedi di
Subasio, nella zona dove S. Francesco fondò il suo primo convento. È’ un
complesso di edifici accanto alla basilica costruita dall’Alessi nella seconda
metà del XVI secolo. L’interno, grandioso, a tre navate, ha delle ricche
decorazioni. Sotto alla cupola c’è la Cappella della Porziuncola, celebre
chiesetta del X secolo, nei dintorni della quale S. Francesco fece erigere le
abitazioni dei suoi fraticelli.
Altri monumenti: la Chiesa di S. Stefano (sec. XIII), la Chiesa di S.
Giacomo de Muro Rupto (sec. XI), la Chiesa di Santa Maria Maggiore
(romanica, prima cattedrale d’Assisi), la Chiesa di San Pietro (sec. XI-
XIII), la Galleria d’Arte Sacra Contemporanea della Cittadella Cristiana.
La Rocca Maggiore è un tipico esempio di architettura militare medievale,
dalla cui sommità si gode uno stupendo panorama. Con la sua disposizione a
terrazza sull’incantevole Valle Umbria, con il suo clima dolce ed aria fresca,
Assisi è non solo un incantevole posto di pellegrinaggio e di meditazione
all’arte, alla religione, ma anche un paradiso da soggiornarci. Lo
straordinario segreto di questa città consiste in ciò che essa ha in qualsiasi
momento la capacità di rivivere il proprio passato ed i suoi momenti
d'intensa spiritualità. Assisi è non solo una città da "vedere", ma anche da
"vivere".
Lessico: l’evento - eveniment; il mercante - comerciant; agiato -
înstărit; monastico - călugăresc, monastic; beatificato - beatificat,
glorificat; sovrapposto - suprapus; conventuale - mănăstiresc; gemino -
geamăn, împerecheat; la navata - naos; cosmatesco - stilului creat de Cosmati
(pietrar şi sculptor roman din sec. XIII); raffigurare - a reprezenta; il
seguace - urmaş, discipol; l’Evangelista - Evanghelist; ergersi, erigersi - a se
ridica; il mantello - manta, pelerină; la cacciata (via) - alungare, izgonire; il
Presepio - ieslea naşterii lui Cristos (macheta); il codice - cod, manuscris;
miniato - ornat cu miniaturi; il reliquario - raclă; l’razzo -tapiserie, goblen; la
mole - clădire mare, masivă; sottostare - a se afla dedesubt; il pronao -
pronaos; il rosone - roză, fereastră rotundă cu vitralii; il fonte - baptisteriu;
il riquadro - chenar, cadru; il fregio - friză ornamentală; squadrato - tăiat în
patru colţuri; fèrvido - fervent, arzător; la sommità - înălţime; stupendo -
minunat; soggiornare - a sta, a locui într-un loc.
A. B. C. divertente
CORSO XXVIII
In antìco, l’acqua del fiume era il sìmbolo della vita, la garanzia per
vivere e per sopravvivere. È’ per questo che quasi tutte le città antiche
sòrgono sulla riva di un fiume. Alte mura le circondavano per difenderle
dagli attacchi dei nemici e dalle epidemie. Con l’andar del tempo, mentre
le città si allargarono, queste mura furono abbattute e nella periferia si
alzarono nuovi edifici.
Se guardassimo bene la parte antìca o medioevale di una località storica,
avremmo un’idea di come questa veniva abitata, perché ci scopriremo
rovine, frammenti di muràglia e torri, colonne, sassi e pietre d’abitazioni,
sarcòfagi, tùmuli e necròpoli. Città come Càiro, Pechino, Atene, Roma
non esisterebbero oggi, se non fossero scoperte e conservate le
testimonianze del loro brillante passato millenario.
Se cercassimo tracce del passato di una città attuale, ci troveremmo
forse prove di un primo insediamento, di cittadelle, fortezze.
La città moderna può essere piccola, o grande, divisa in rioni, capitale di paese
o di regione.
Nel centro della città attuale si trovano i palazzi più importanti della vita
sociale, politica e culturale, come: il Palazzo Comunale, la Sede del
Governo, del Parlamento, il Tribunale, la Questura, il Commissariato, i
ministeri, le scuole, le Università, i teatri ed i cinematógrafi, gli ospedali,
il Teatro dell’Opera.
Se non sapessimo dove sono collocati i diversi stabilimenti civili ed
industriali, i mercati ed i supermercati, come potremmo trovarli con
l’affollamento delle strade piene di macchine e dei marciapiedi pieni di
tanti pedoni?
Se dovessimo sapere, appena arrivati in una nuova città, dove sono la
stazione centrale, le fermate dell’autobus, la metropolitana, o le sedi della
stampa, della radio e della TV, insomma della mass media, sarebbe meglio
averne una pianta. Se vorrai, la conoscerai !
Abbiamo bisogno di informazioni precise ed utili? Se ci rivolgeremo ad
un’agenzia, ad un ente o sportello turistico, ce le otterremo!
Se tutti camminano in fretta su e giù, tu cammina adagio, guardando
con attenzione i palazzi, i monumenti, le strade asfaltate e lastricate, i
parchi.
Se dovessimo parlare della città moderna, dovremmo accennare i
suoi ponti, passaggi sotterranei, strade, viali. Però, dobbiamo fare
attenzione alla circolazione, perché se fossero tutti attenti agli incroci ed ai
semàfori, allora non succederebbero tanti incidenti stradali. Magari fosse
tutta la gente più calma e si comportasse civilmente tra tutti i tram,
automóbili, torpedóni, furgóni, motociclette e biciclette sempre correndo!
Che cosa sarebbe ancora da dire di una grande città? Come potresti
conoscere la sua vita, i suoi problemi, se non comprassi i giornali locali,
se non cercassi di informarti in alcun modo?
A causa del progresso, i centri rurali - piccoli villaggi o comuni –
s’avvicinano sempre più alle città, ma non hanno ancora tanto rumore ed
inquinamento. Qui saranno meno night club, casinò, o discoteche, però ci
sarà anche meno traffico e meno confusione.
Molta gente ci preferisce abitare, e viene in città solo a lavorare, per
spese ed occasioni speciali, o per divertimento. Ma la sera torna - anche se
impegna più tempo con il trasporto – nell’ambito più disteso della vita
famigliare del paese.
Se si potesse vivere comodamente e tranquillamente nello stesso
tempo, la nostra vita sarebbe ideale! Ma come fare per accontentarci
tutti?
SIENA
Conosciamo l’Italia
Conosciamo l’Italia
Importante per il suo porto già in età romana, Pisa diventò nel medioevo
una delle massime repubbliche marinare del Mediterraneo. Nel sec. XI riuscì
ad impadronirsi di una parte della Sardegna, sulla quale ebbe una gran
influenza politica ed artistica. Tra i sec. XI e XIII i suoi artisti fecero
conosciuto in gran parte del paese lo stile "pisano" nell'architettura e nella
scultura. Si costruirono i monumenti del Campo dei Miracoli e Giovanni
Pisano impose una nuova maniera scultòrea all’arte toscana. Sconfitta nel
1284 a Melória dai genovesi, Pisa conobbe l’inizio di una lunga decadenza,
dal 1406 dovendo subire la totale dipendenza politica da Firenze. Ripresa
economicamente dopo questo periodo, visse anche un fiorimento culturale
ed artistico, in merito ai suoi monumenti eccezionali ed alla sua famosa
Università.
Il Campo dei Miracoli - è il nome della piazza del Duomo che raggruppa
sul suo manto erboso uno spettacolare complesso di monumenti
armoniosamente accostati nei colori e nelle forme, nonostante i loro diversi
periodi (sec. XI - XIV) e autori.
CORSO XXIX
A
TEATR
O (La
teatru)
Sabato scorso fui con i miei genitori a teatro. I nostri amici ci avevano
detto che c’era una buona compagnia di attori che recitava una commedia
di Pirandello: "Pensaci, Giacomino!". Fummo alla rappresentazione di
sera, perché, la domenica, c’era anche una rappresentazione di giorno.
Mia mamma mi chiese se potessi prenotare io i posti per telefono. Le
risposi di si, e così li prendemmo facilmente la sera, prima dello
spettacolo, dal botteghino.
Nell’atrio c’era tanta gente che si preparava per entrare nella bella sala
di spettacolo. Una màschera ci accompagnò ai nostri posti di platèa e ci
disse che c’erano ancora alcuni minuti da aspettare. Ci sedemmo nelle
poltroncine guardando intorno agli spettatori seduti nelle poltrone, palchi,
gradinate e loggione. Comprammo il programma per leggere i nomi degli
attori e del regista. Io guardavo col binocolo il sipario, che, mentre il
campanello suonò e la luce sparì per un attimo, cominciava ad alzarsi
lentamente.
Si fece uh gran silenzio e sul palcoscenico vedemmo un interiore di una
casa molto bella, con delle pareti ornate di quadri ai posti delle quinte.
Un tappeto rosso si allungava nello scenario ed una luce dolce riempiva la
scena. Gli attori recitarono molto bene, sicché alla fine del primo atto,
mentre il sipario calò, si sentì uno scroscio d’applausi.
Uscimmo nell’intervallo nel ridotto per prendere al bar qualche cosa di
fresco. Nell’atrio si sentiva un rumore piacevole, la gente parlava dello
spettacolo. Tutti si facevano cenni, chi rideva, chi gesticolava, tutti
aspettavano l'ultimo atto.
Quando la commedia finì, le tende di velluto si aprirono e gli artisti
uscirono alla ribalta ed inchinandosi, ringraziarono per gli applausi. La
prima donna ricevette dei fiori e gli spettatori chiamarono anche il
regista. C’era un signore giovane e un po’ tìmido, che fece un’ottima
impressione. Era il suo primo gran spettacolo messo in scena.
Usciti in strada, fummo sorpresi dal buio. Chiesi a mio babbo se
avesse notato com’erano trascorse le ore senza nemmeno accorgercene!
Lui mi rispose che era veramente molto contento di questa sera veramente
speciale. Tornammo a casa lieti di aver passato una magnifica serata e con
un gran appetito. La mamma ci preparò una cena al pari dello spettacolo!
Ne fummo tanto contenti e non domandammo nient’altro che di andare a
letto.
IL DISCORSO INDIRETTO
(Discursul indirect)
Esempio: 1. Presente: Egli disse: Vado a vedere questo film. (El a spus: Mă
duc să văd acest film. )
Imperfetto: Egli disse che andava a vedere quel film, (El a spus că se
ducea să vadă acel film. )
2. Passato prossimo: Dichiarò: Ho fatto tutti gli esercizi. (A declarat:
Am făcut toate exerciţiile.)
Trapassato prossimo: Dichiarò che aveva fatto tutti gli esercizi. (A
declarat că făcuse toate exerciţiile.)
3. Passato remoto: Esclamò: Non fui io il colpevole. (A exclamat: Nu
am fost eu vinovatul. )
4.Trapassato prossimo: Esclamò che nori era stato lui il colpevole. (A
exclamat că nu fusese el vinovatul.)
4. Futuro semplice: Ci scrissero: Arriveremo verso le due. (Ne-au scris:
Sosim în jurul orei două.)
5. Condizionale composto: Ci scrissero che sarebbero arrivati verso le
due. (Ne-au scris că ar fi sosit în jurul orei două.)
6. Futuro semplice: Oggi mi ha detto: Domani andrò in biblioteca.
(Astăzi mi-a spus: Mâine mă voi duce la bibliotecă. )
Futuro semplice: Oggi mi ha detto che domani andrà in biblioteca.
(Astăzi mi-a spus că mâine se va duce la bibliotecă.)
7. Condizionale semplice: Disse: Non andrei mai in un tale posto. (A
spus: Nu m- aş duce niciodată într-un asemenea loc.)
8. Condizionale composto: Disse che non sarebbe mai andato in un tale
luogo. (A spus că nu s-ar fi dus niciodată într-un asemenea loc.)
9. Imperativo: Mi supplicò: Aspettami! Stammi a sentire! (M-a rugat:
Aşteaptă-mă! Stai şi ascultă-mă!)
10. Congiuntivo imperfetto (o infinito): Mi supplicò che lo aspettassi e
lo stassi a sentire. (M-a rugat să-1 aştept şi să-1 ascult.) Oppure: Mi supplicò
di aspettarlo e di starlo a sentire. (M-a rugat a-1 aştepta şi a-1 asculta.)
Come si è visto, le modifiche verbali nella subordinata sono le seguenti:
All’indicativo: Il presente diventa imperfetto, il passato prossimo e
remoto diventano trapassato, il futuro semplice - futuro semplice o
condizionale semplice.
Il condizionale semplice diventa condizionale composto.
L’imperativo diventa congiuntivo imperfetto o infinito.
Nota: Anche qui c’è la solita alternanza fra l'indicativo ed il
congiuntivo in funzione del verbo reggente.
Esempio: Hai fatto bene. (Ai făcut bine. ) Sapevo che avevi fatto bene. (Ştiam
că ai făcut bine. ) Credevo che tu facessi bene. (Credeam că ai făcut
bine.). Il congiuntivo sarà richiesto dai verbi che esprimono un pensiero
come supposto o desiderato, mentre l’indicativo resta saldo allorché
l’affermazione è reale. Sarebbe assurdo dire: So che tu abbia fatto bene.
a) Mi chiese; Sei stato ieri dal dentista? (M-a întrebat: Ai fost ieri la
dentist?)
a) Mi chiese se ero stato il giorno prima dal dentista. (M-a întrebat dacă
fusesem cu o zi înainte la dentist.)
MILANO
Conosciamo l’Italia
A. B. C. divertente
NATURA INDULGENTE
– Adora la musica classica, legge molto, ammira le pitture, ma a me
piace lo stesso: nessuno è perfetto.
CORSO XXX
I MASS
MEDIA
(Mass media)
I MODI INDEFINITI
(Modurile nedefinite,
nepersonale)
L’INFINITO
(Infinitivul)
6. come oggetto.
Esempio: Amo cantare. Preferisce andare. Desiderano farlo. (Îi place să
cânte. Preferă să plece. Ei doresc să facă acest lucru. )
7. introdotto da preposizioni.
Esempio: Andiamo a sciare. Mamma ci prepara da mangiare. Cominciate a
studiare. Credo di essere arrivati. Stiamo per partire. (Mergem să schiem.
Marna ne pregăteşte de mâncare. Începeţi să învăţaţi. Cred că au ajuns.
Suntem pe punctul de a pleca. )
8. introdotto da verbi servili o modali (senza preposizioni e tradotto in
romeno con il congiuntivo).
Esempio: Voglio dirti una cosa. Puoi giocare. Lei deve aiutarmi. Vogliamo
andare. Desiderate prendere qualcosa da bere? Sanno recitare la poesia.
(Vreau să-ţi spun ceva. Poţi să te joci. Ea trebuie să mă ajute. Vrem să
plecăm. Doriţi să luaţi ceva de băut? Ei ştiu să recite poezia.)
L’infinito passato si usa in enunciati contenenti verbi reggenti ad una
forma passata e viene introdotto dalle preposizioni (dopo, per, di).
Esempio: Ha ricevuto il premio, dopo aver vinto il concorso. Glielo avevo
detto per non essere stato in pensiero. Mi ha rimproverato di averlo
criticato. Ci dispiace di non essere potuti venire. (A primit premiul după
ce a câştigat concursul. I-o spusesem pentru a nu fi preocupat. Mi-a
reproşat că 1-am criticat. Ne pare rău că nu am putut să venim.)
L’infinito si usa nella forma implicita.
Esempio: Dopo aver fatto colazione, usciamo/uscivamo, siamo usciti,
uscimmo, usciremo. È’/era, è stato, fu, sarà punito, per aver ottenuto
pessimi risultati. Vedeva la gente camminare tranquillamente. Penso di
scrivergli oggi. (După masă, ieşim/ieşeam, am ieşit, ieşirăm, vom ieşi.
Este/era, a fost, fu, va fi pedepsit pentru rezultatele foarte proaste obţinute.
Vedea lumea plimbându-se liniştit. Mă gândesc să-i scriu astăzi.)
e può essere sostituito da un tempo e modo predicativo, nella forma
esplìcita.
Dopo che abbiamo fatto colazione, usciamo/uscivamo, siamo
usciti, usciremo. E’/era, è stato, fu, sarà punito, perché ha/aveva ottenuto
pessimi risultati. Vedeva la gente che camminava tranquillamente. Penso che
gli scriverò oggi. (După ce am luat masa, ieşim/ieşeam, am ieşit, ieşirăm,
vom ieşi. Este/era, a fost, fu, va fi pedepsit pentru rezultatele foarte proaste
pe care le-a obţinut. Vedea lumea care se plimba liniştit. Mă gândesc că îi
voi scrie astăzi. )
IL
PARTICIPI
O
(Participiul)
Coniugazione I-a
cantare – cantante – cantanti
Coniugazione II-a
sorridere –sorridente –soridenti
Coniugazione III-a
partire – partente – partenti
divertirsi – divertentesi – divertentisi
1. aggettivo
2. nome
Esempio: Suo fratello fà il cantante, mentre sua sorella, l’insegnante.
Mario è un amante della musica. (Fratele său este cântăreţ, iar sora lui
este învăţătoare. Mario este un iubitor de muzică. )
IL
GERUNDIO
(Gerunziul)