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Riflessione…

L’eccentricità dell’insegnare sostegno, a cui Canevaro si riferisce nel suo articolo, ben si
addice all’idea di insegnante che vorrei essere; di fatto cerco di porre privilegiato interesse
all’aspetto relazionale e alle dinamiche interpersonali che si formano all’interno dell’ambiente
scolastico in senso lato. Essere in grado di cogliere, nel limite del possibile, le varie
sfumature che contornano i comportamenti delle persone è quel valore aggiunto che
permette di vedere e prevedere soluzioni alle varie problematiche.
Un bravo docente di sostegno è colui che si addentra, senza farsi notare, nelle dinamiche
della classe; costruisce in primis un rapporto positivo con tutti, trova il modo di farsi ben
volere anche da chi ha opinioni divergenti (riferendomi inevitabilmente ai colleghi).
Se si pone come base la consapevolezza profonda dell’ambiente che ci circonda e
prestando grande attenzione nel favorire le interazioni corrette tra i vari attori, la didattica
verrà da sé. La mia visione è di un insegnante di sostegno “mediatore”, mai manipolatore,
colui che genera equilibrio.

Non riesco a concordare pienamente, purtroppo, sulla riflessione di Canevaro riguardo ai


dirigenti scolastici. Se da un lato la figura che descrive è di fondamentale importanza
all’interno della scuola, dall’altro non la si dovrebbe ricercare solo nel dirigente (lavandosene le

mani, ndr). In senso più ampio, e meno semplicistico, credo sia difficile disporre in ogni scuola
di un dirigente del calibro descritto da C.; per la legge dei numeri, e non solo, su dieci di loro
quanti avranno le capacità relazionali e la vocazione per fare veramente la differenza?
Volterei lo sguardo verso un orizzonte più realistico, partirei da me stesso.
Non dovremmo aspettarci che sia una persona sola ad attuare i cambiamenti, ognuno di noi
dovrebbe contribuire ad intessere il tessuto sul quale ricamare la didattica, noi siamo, e
saremo sempre, il motore trainante della scuola.

Matteo Pigato
Matricola 2066000

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