Indice
1. Introduzione........................................................................................................................... 2
7. Conclusioni.......................................................................................................................... 10
8. Bibliografia.......................................................................................................................... 11
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2. GLI ELEMENTI DELLA SITUAZIONE COMUNICATIVA. LA LINGUA D’USO.
LA NEGOZIAZIONE DEL SIGNIFICATO.
1. Introduzione
In questo lavoro si tratteranno gli elementi che costituiscono la situazione comunicativa, il
concetto di lingua dell’uso, la dinamica dell’interazione ed il processo di negoziazione del
significato. In primo luogo, si introdurrà il concetto di comunicazione, cercando di
circoscrivere una nozione tan amplia secondo una prospettiva interculturale, che prende in
considerazione il fine, l’intenzionalità e la compenetrazione di elementi verbali e non verbali
nell’atto comunicativo. Successivamente si prenderà in considerazione la definizione di
situazione comunicativa e si delineeranno le variabili che influiscono nell’atto comunicativo.
A seguito, si presenterà il modello comunicativo di Jakobson, integrandolo con altri elementi
essenziali nel processo di comunicazione. Si passerà poi alla definizione del concetto di
lingua dell’uso, mettendolo in relazione con gli studi pragmatici del secolo scorso. In base a
queste premesse sarà possibile parlare dell’interazione e della negoziazione del significato. In
questo capitolo, si delineeranno gli importanti contributi di Krashen, Michael Long, Evelyn
Hatch e Teresa Pica. Seguiranno delle riflessioni sulla priorità dell’interazione nella realtà
della classe di lingua straniera e si terminerà con un capitolo conclusivo, nel quale si
cercheranno di valutare le reali applicazioni delle teorie trattate nella didattica attuale.
lettore non conosce: il lettore, per quanto implicito, è ben presente nella mente di chi sa
comunicare per iscritto.
La comunicazione umana si avvale di segni linguistici ed extralinguistici, che possono essere
espressi con diverso grado di intenzionalità. Viviamo immersi in un mondo di segni, questi ci
comunicano di continuo informazioni, si pensi a quando incontriamo una persona, il suo
modo di vestire, la sua espressione, sono tutti segnali che ci comunicano, secondo modalità
diverse, messaggi diversi. Riceviamo continuamente messaggi, e nello stesso tempo
continuamente ne inviamo. Essi spesso non sono intenzionali né intenzionalmente rivolti a
noi, ci sono, noi li riceviamo e ci comportiamo di conseguenza.
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LA NEGOZIAZIONE DEL SIGNIFICATO.
- il luogo, tanto come setting fisico come scena culturale. Difatti, a parte l’importanza del
luogo fisico dove si svolge l’evento comunicativo, altrettanto importante è considerare il
background culturale dei partecipanti all’atto comunicativo, i quali agiscono in base alle
regole e ai valori del luogo da cui provengono;
- il tempo, una variabile culturale che influisce notevolmente nella comunicazione. Basti
pensare al tempo dedicato ai convenevoli, che possono avere più o meno importanza da una
cultura all’altra; mentre invece in altre culture si va dritto al sodo, in una concezione
prettamente occidentale di tempo come denaro, da non sprecare;
- il ruolo dei partecipanti: è un altro elemento di grave difficoltà, in quanto in ogni cultura lo
status sociale viene attribuito e mantenuto secondo valori e regole proprie.
- un testo linguistico;
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- sequenza prevista per un dato evento, che in alcune culture può essere ritualizzata o
abbastanza rigida e prevedibile, mentre in altre porta ad avere una maggiore flessibilità: ne
consegue che chi viene da una cultura del primo tipo ha la sensazione di trovarsi nelle sabbie
mobili, nell’incapacità di gestire l’evento comunicativo. Alcuni eventi possono essere
brevissimi, altri possono richiedere anche mesi, come alcune operazioni commerciali (dalla
visita alla fiera alla ricevuta di pagamento, passando attraverso preventivi, ordinativi, fatture
pro-forma e reali, lettere di addebito e accredito, eventuali reclami, giustificazioni, ecc.):
maggiore è la durata dell’evento, più probabile è lo scontro deliberato o l’errore involontario
sul piano culturale. Ci sono poi degli eventi particolarmente ritualizzati (una cena formale,
una conferenza, una riunione di un consiglio d’amministrazione, una presentazione, ecc.) che
ogni cultura gestisce secondo regole proprie, la cui mancata conoscenza porta a situazioni
spiacevoli in cui la comunicazione viene fortemente appesantita e, in alcuni casi, diviene
impossibile.
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LA NEGOZIAZIONE DEL SIGNIFICATO.
Il mittente è colui che trasmette il messaggio, ovvero un insieme di informazioni, che può
avere varie forme, visuale, acustica o scritta ad esempio, o può esprimersi attraverso altri
aspetti sociali ed espressivi. Il mittente trasmette un maggiore o minor grado d’informazione
ad un destinatario, al quale l’atto comunicativo è destinato.
Vi sono altri elementi che concorrono alla realizzazione di un atto comunicativo, non definiti
da Jakobson, che sono il rumore, la ridondanza e la retroazione o feedback.
Con rumore si intende l’elemento di disturbo che può interferire nel processo di
comunicazione. I disturbi di pronuncia degli studenti potrebbe essere un esempio di rumore
legato al mittente o il rumore che si genera in classe, durante un’attività di produzione orale
organizzata in coppie, varrebbe come esempio di rumore dovuto al contesto; infine, un
disturbo legato al canale si potrebbe menzionare l’ascolto di un audio o la visione di un
video, il cui segnale non sia chiaro.
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La ridondanza consiste nella ripetizione della stessa informazione, magari usando codici
diversi, per esempio gestuali. Nelle interazioni la ridondanza facilita la comunicazione.
Il modello di Jakobson, se pur ancora valido, devono essere integrato con riflessioni che si
adeguino alla società attuale. Attualmente, la comunicazione non si limita alle relazioni tra
emittente e recettore, basti pensare alle reti sociali, dove la componente sociale svolge un
ruolo fondamentale nella cultura collettiva.
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LA NEGOZIAZIONE DEL SIGNIFICATO.
fornire occasioni di sviluppo della lingua in contesto. Centrale è lo scambio interattivo, sia fra
docente e classe che fra alunni, e fondamentale l’aggancio della comunicazione ad un
significato e ad un compito (task) motivante. Di queste ultime caratteristiche si parlerà a
continuazione.
L'input comprensibile è un requisito per l'acquisizione della seconda lingua e l'input è reso
comprensibile allo studente attraverso la negoziazione del significato nelle conversazioni.
Quando si parla d’interazione si tende a privilegiare la dimensione della conversazione.
Durante questi momenti, infatti, si creano delle situazioni in cui si verifica un’interruzione di
comunicazione, che gli interlocutori tentano di superare. Uno dei partecipanti dirà qualcosa
che l'altro non capisce; i partecipanti utilizzeranno poi diverse strategie comunicative per
aiutare l'interazione a progredire, ad esempio, richieste di chiarimento, riformulazioni e
correzioni. Il processo avvenuto aiuta una migliore comprensione e si caratterizza come un
momento di apprendimento significativo.
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LA NEGOZIAZIONE DEL SIGNIFICATO.
Nel suo lavoro del 1980 The Input Hypothesis, Stephen Krashen propone che l'acquisizione
della seconda lingua avvenga solo quando lo studente è esposto a input comprensibili che
sono appena al di là del loro attuale livello di comprensione. Questa ipotesi di input è
caratterizzata da i + 1, in cui i rappresenta il livello linguistico attuale dello studente e + 1
rappresenta il seguente livello di acquisizione della lingua. La prova a sostegno di questa
affermazione si presenta sotto forma di discorso che viene modificato a beneficio di uno
studente, come il discorso di uno straniero e il discorso dell'insegnante, in cui il discorso è
rallentato o semplificato per facilitare la comprensione dell'ascoltatore. Questa ipotesi ha
fornito le basi che sarebbero state successivamente sviluppate da Michael Long, al quale
l'ipotesi di interazione è più strettamente associata.
Nel suo lavoro del 1987 Acquisizione della seconda lingua, interazione sociale e
classe Teresa Pica postula anche che le interazioni, comprese le negoziazioni di significato
tra un insegnante e uno studente, potrebbero non essere così efficaci per l'acquisizione di una
seconda lingua a causa dello squilibrio del rapporto insegnante-studente. Un esempio di
questo squilibrio è che gli studenti si astengono dal fare richieste di chiarimento nel tentativo
di evitare che vengano percepiti come una sfida alle conoscenze dell'insegnante. Piuttosto, si
ritiene che le interazioni tra gli studenti siano più efficaci poiché la loro relazione reciproca è
uguale. Pertanto, sostiene che deve essere aggiunto un ulteriore terzo pilastro dell'ipotesi di
base: che oltre al requisito di input comprensibili e negoziazione di significato, è richiesto
anche l'equilibrio delle relazioni tra gli interlocutori e obiettivi comunicativi condivisi per
un'acquisizione della seconda lingua più efficace.
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2. GLI ELEMENTI DELLA SITUAZIONE COMUNICATIVA. LA LINGUA D’USO.
LA NEGOZIAZIONE DEL SIGNIFICATO.
Nella progettazione didattica non devono mancare i momenti di lavoro individuale in classe,
di studio autonomo o di approfondimento personale. Senza dubbio anche l’iniziale lavoro
individuale su qualsiasi attività proposta può essere seguito dal confronto a coppie, seguito
dallo scambio di coppie, prima di arrivare al confronto con l’insegnante. Quest’ultimo, in
ogni modo, dovrebbe mantenere sempre una posizione di osservatore e guida che, senza dar
esplicitamente la risposta corretta, guida però i suoi alunni alla scoperta della stessa, appunto
attraverso la riflessione linguistica ed il confronto fra pari.
L’interazione è inoltre un buon strumento per abbattere i filtri affettivi degli studenti. Il
confronto fra pari, infatti, può risultare motivante quando gli studenti scoprono che possono
arrivare alla soluzione dei dubbi insieme, che nessuno o quasi ha la risposta a tutti i quesiti e
che, aspetti difficili per uno studente possono risultare facile ad un altro e viceversa.
L’interazione alleggerisce il confronto diretto con l’insegnante.
Inoltre, quando gli apprendenti sono invitati a svolgere un’attività di cooperazione per la
soluzione di un problema, mettono in gioco ciascuno le proprie competenze. I bisogni
comunicativi si traducono di fatto in competenze. Il ruolo di ciascun elemento nella coppia (e
nel gruppo) è variabile e condizionato dalle competenze e dalle conoscenze dell’altro, per cui
nello svolgimento della stessa attività si può essere “trainanti” o “gregari” o “alla pari”. In
quest’ottica il lavoro di gruppo genera equilibrio, accorcia le distanze tra gli elementi più forti
e quelli più fragili, smussa la competizione individuale a favore del gioco di squadra.
Le interazioni forniscono un contesto in cui gli studenti possono ricevere feedback sulla
correttezza o inesattezza del loro uso della lingua. Infine, la ripetizione e la riformulazione
del contenuto facilita l’apprendimento, che si svolge a stadi, con una progressiva acquisizione
delle conoscenze.
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LA NEGOZIAZIONE DEL SIGNIFICATO.
7. Conclusioni
Le situazioni comunicative sono caratterizzate dalla complessità, in esse, infatti, influiscono e
confluiscono diversi fattori. La varietà degli elementi a considerare complica notevolmente
l’esecuzione di un atto comunicativo efficace. Tuttavia, lo studio degli aspetti variegati
presenti deve essere visto come un’occasione di ulteriore e successivo approfondimento, non
come un impedimento al processo di comunicazione. Nessun corso di lingua può essere
esaustivo a riguardo, in quanto sarebbe impensabile coprire tutte le componenti culturali,
sociali e linguistiche esistenti. Da qui, il fondamentale compito dell’insegnante, il quale
sceglie di quale elementi occuparsi a seconda del gruppo con cui lavora. E per gruppo non ci
si riferisce al semplice livello del corso, ma al gruppo di studenti presenti, diversi per età,
sesso, estrazione sociale o background culturale. Non esiste la formula magica, però sì deve
esistere il docente aperto, pronto a modificare il suo programma in base alle valutazioni che
scaturiscono in itinere e ad adattare la metodologia al particolare contesto classe.
L’insegnante è davvero un direttore d’orchestra che guida, coordina e crea unità in un gruppo
caratterizzato dalla varietà.
8. Bibliografia
P. E. BALBONI, Parole comuni, culture diverse. Guida alla comunicazione interculturale,
Venezia, Marsilio Editore, 1999.
LONG, M., (1996) Il ruolo dell’ambiente linguistico nell’acquisizione della seconda lingua.
In Ritchie, William; Bhatia, Tej (a cura di). Manuale di acquisizione della seconda lingua.
San Diego: Academic Press. pagg. 413–468.
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