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AT – Libri storici - Pentateuco V.

Peregrim

I figli di Dio e il loro peccato (Gen 6, 1-8)


Testo:

TM CEI
1
Quando gli uomini cominciarono a
‫ל־פ ֵנֵ֣י‬
ְ ‫י־ה ֵ ֵ֣חל ָ ִּֽה ָא ָ ָ֔דם ָל ֹ֖רב ַע‬
ֵ ‫הי ִ ִּֽכ‬
֙ ִ ְ‫ ַוִַּֽֽי‬1
moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie,
‫ּובנֹ֖ ֹות יֻ ְל ֥דּו ָל ִּֽהם׃‬
ָ ‫ָ ִּֽה ֲא ָד ָ ָ֑מה‬ 2
i figli di Dio videro che le figlie degli uomini
‫ת־בנֵ֣ ֹות ָ ִּֽה ָא ָ ָ֔דם‬
ְ ‫ים א‬
֙ ‫ֹלה‬
ִ ‫י־ה ֱא‬
ִּֽ ָ ֵ‫וַ ְיִר ֤אּו ְבנ‬ 2
erano belle e ne presero per mogli quante ne
‫ִ ֥כי ט ֹ֖בת ֵ ָ֑הנָ ה וַ יִ ְק ֤חּו ָלה ֙ם נָ ִָ֔שים ִמ ֹ֖כל‬ vollero.
3
Allora il Signore disse: "Il mio spirito non
‫ֲא ֥שר ָב ָ ִּֽחרּו׃‬
resterà sempre nell' uomo, perché egli è carne
‫רּוחי ָ ִּֽב ָא ָד ֙ם‬
֤ ִ ‫הוה ִּֽלא־יָ ֙דֹון‬
ָָ֗ ְ‫ וַ ֵ֣יאמר י‬3
e la sua vita sarà di centoventi anni".
‫ְלע ָ֔ ָלם ְב ַש ַגֹ֖ם ֵ֣הּוא ָב ָ ָ֑שר וְ ָהיֵּ֣ו יָ ָָ֔מיו ֵמ ָ ֥אה‬ 4
C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e
‫וְ ע ְש ִ ֹ֖רים ָש ָנִּֽה׃‬ anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle

‫ם וְ ַגֵ֣ם‬
֒ ‫ ַהנְ ִפ ִ֞ ִלים ָהיֵּ֣ו ָב ָאר ֮ץ ַביָ ִ ֵ֣מים ָה ֵה‬4 figlie degli uomini e queste partorivano loro dei
figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini
‫ים אל־‬
֙ ‫ֹלה‬
ִ ‫יָבאּו ְב ֵנ֤י ָ ִּֽה ֱא‬
ֹ֜ ‫י־כן ֲא ֙שר‬
ֵָ֗ ‫ַ ִּֽא ֲח ֵר‬
famosi.
‫ְבנֵ֣ ֹות ָ ִּֽה ָא ָ ָ֔דם וְ יָ ְל ֹ֖דּו ָל ָ֑הם ֵ ֵ֧ה ָמה ַהגִ ב ִ ִ֛רים‬ 5
Il Signore vide che la malvagità degli uomini
‫עֹולֹ֖ם ַאנְ ֵ ֥שי ַה ֵ ִּֽשם׃ פ‬
ָ ‫ֲא ֥שר ֵמ‬ era grande sulla terra e che ogni disegno

‫יְהוה ִ ֥כי ַר ָ ִ֛בה ָר ַ ֥עת ָה ָא ָ ֹ֖דם‬


ָָ֔ ‫ וַ יַ ֵ֣ ְַֽרא‬5 concepito dal loro cuore non era altro che
male.
‫ָב ָ ָ֑ארץ וְ ָכל־יֵ֙ צ ֙ר ַמ ְח ְש ֵ֣בת ִל ָ֔בֹו ַ ֥רק ַ ֹ֖רע‬ 6
E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla
‫ל־היִּֽ ֹום׃‬
ַ ‫ָכ‬ terra e se ne addolorò in cuor suo.
‫ת־ה ָא ָ ֹ֖דם‬
ִּֽ ָ ‫י־ע ָ ֥שה א‬
ָ ‫הוה ִ ִּֽכ‬
ָָ֔ ְ‫וַ ָיִנֵ֣חם י‬ 6 7
Il Signore disse: "Sterminerò dalla terra

‫ל־ל ִּֽבֹו׃‬
ִ ‫ָב ָ ָ֑ארץ וַ יִ ְת ַע ֵצֹ֖ב א‬ l’uomo che ho creato: con l’uomo anche il
bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché
‫ת־ה ָא ָ ֤דם ֲאשר־‬
ָ ‫הוה א ְמ ֙חה א‬
ָָ֗ ְ‫ וַ ֵ֣יאמר י‬7
sono pentito d'averli fatti".
‫אתי ֵמ ַעל֙ ְפ ֵנֵ֣י ָ ִּֽה ֲא ָד ָָ֔מה ֵ ִּֽמ ָא ָד ֙ם ַעד־‬
֙ ִ ‫ָב ָ ֙ר‬ 8
Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.
‫ד־עֹוף ַה ָש ָ ָ֑מיִם ִ ֥כי‬
ֵ֣ ‫ד־רמש וְ ַע‬
ֹ֖ ‫ְב ֵה ָָ֔מה ַע‬
‫יתם׃‬
ִּֽ ִ ‫נִ ַ ֹ֖ח ְמ ִתי ִ ֥כי ֲע ִש‬
‫הוִּֽה׃ פ‬
ָ ְ‫ וְ ֹ֕נ ַח ָ ֥מ ָצא ֵ ֹ֖חן ְב ֵע ֵינ֥י י‬8

Il testo è breve ed enigmatico e pone varie domande. Chi sono questi figli di dio? Chi sono i
figli degli uomini? Quale sia la natura del peccato in questa narrazione? Che cosa significa veramente

1
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la parola pronunciata da Dio? Queste domande nascono perché la logica testuale non è tutto chiara e
la terminologia utilizzata nel testo ebraico e difficile.

Struttura:
Il testo da noi esaminato fa parte della narrazione su diluvio universale. La narrazione sul
diluvio si può dividere secondo alcuni esegeti in tre parti1:

A) I figli di dio e il loro peccato (6,1-8)


B) Il diluvio (6,9-9,18)
C) Noè maledice e benedice i suoi figli (9,18-29)
Struttura del testo esaminato: I figli di dio e il loro peccato (6,1-8)

A I figli di dio e le figlie degli uomini (6,1-2)


Introduzione 6,1-4 B Il giudizio di Dio (6,3)
C Inserzione eziologica (6,4)
A´ Valutazione di Dio (6,5-6)
Il giudizio 6,5-8 B´ Il giudizio per tutta l’umanità (6,7)
C´ Elezione di Noè (6,8)

Commento
v.1 “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie”

Le parole sulla moltiplicazione dell'umanità sulla terra ricordano il primo comandamento dato
da Dio all'uomo: “Siate fecondi e moltiplicatevi” (Gen1,28) Il gioco delle parole in testo ebraico
(adam/adamah) si riferisce alla stretta relazione tra uomo e terra, poiché la parola usata per denotare
uomo e terra ha la stessa radice (Gen 2,5.7; 3.17).
Nel cap. 1-11 la sola parola figlie nel senso generale appare solo in questi quattro versetti,
altrimenti va sempre nella coppia “figli e figlie”.

v.2 “i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne
vollero “.

I figli di Dio (‫ֹלהים‬


ִ ‫י־ה ֱא‬
ִּֽ ָ ֵ‫ ) ְבנ‬sono menzionati in diversi luoghi nella Bibbia, ma sempre senza
una spiegazione ulteriore. Nei testi di solito rappresentano i membri della corte celeste (1 Cr 22,19-
23; Giobbe 1,6; 2,1 o Sal 29,1 e Sal 82,6). La classe di simili esseri divini è più comune nei testi religiosi
della regione cananea, fonte di narrazioni bibliche. Nell'esegesi sono note tre modi di spiegazione:
Secondo il primo, sono i figli di Dio esseri sovrumani come angeli o demoni o spiriti. Cosi
vengono percepiti già nelle antiche interpretazioni ebraiche (1 Hen 6,2; Giub 5,1), in LXX, con Filone
d'Alessandria (De Gigant 2,358), con Giuseppe Flavio (Ant 1,31), nei rotoli della zona di Mar Morto
(1QapGn 2,1; CD 2,17-19), in NT 2 Pt 2,4; Giuda 6,7), così come nelle interpretazioni dei Padri (Giustino,
Ireneo, Clemente d'Alessandria, Tertulliano o Origene). Attualmente, questa interpretazione sembra
la più diffusa.
La seconda interpretazione considera i figli di Dio come persone di alto rango come re e
governanti (Rashi) come i personaggi avvolti di una aura divina.

1
Cfr. P. DUBOVSKÝ, Genezis, Komentáre k starému zákonu- I.zväzok, Trnava 2008, 237.

2
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Secondo la terza interpretazione, i figli di Dio sono "il popolo di Dio", i discendenti di Set. Sono
l'opposto dei discendenti di Caino considerati empi. Tuttavia, alcuni esegeti spiegano il significato del
termine in termini di vicinanza a Dio (cfr. Sal 73,15; Sap 2,13-18). Secondo questa interpretazione si
tratta di una descrizione di quelle persone che conoscevano Dio meglio ed erano più vicine a lui.

“le figlie degli uomini erano belle” (‫הנָ ה‬


ָ֑ ֵ ‫ת־בנֵ֣ ֹות ָ ִּֽה ָא ָ ָ֔דם ִ ֥כי ט ֹ֖בת‬
ְ ‫)א‬. Questi esseri rivolgo alle
figlie degli uomini uno sguardo ammirevole, analogo del Creatore del Genesi 1: “videro … che (sono)
belle”. Questa espressione che viene ripetuta nel Genesi 1 come un ritornello del poema sulla
creazione viene ripreso in un modo diverso da un gesto che non è più gesto del Creatore ma piuttosto
della dona raggirata dal serpente che prende il frutto dell’albero sul quale ha portato gli occhi con
bramosia (Gen 3,6).
Gen 3,6 Gen 6,2
Allora la donna vide che l'albero era buono da i figli di Dio videro che le figlie degli uomini
mangiare, ... prese del suo frutto e ne mangiò... erano belle e ne presero per mogli quante ne
vollero.

Come la dona ispirata dal serpente anche i figli di Dio vedono, prendono e consumano
riproducendo un atteggiamento di bramosia che ha immerso nel disordine le relazioni umane. Ai loro
occhi le figlie sono come oggetti attraenti, che possono essere selezionanti, poi posseduti in un modo
esclusivo.2 Questo versetto documenta la crescente perversità tanto che anche i figli di Dio ne
rimangono intrappolati.

v.3 “Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell' uomo, perché egli è carne e la sua
vita sarà di centoventi anni".”

Questo versetto ci presenta tramite discorso diretto il pensiero di Dio. Dio determina la fine
della vita umana: i suoi giorni saranno solo centoventi anni3. Si tratta di un numero simbolico che
indica una vita abbreviata a causa del peccato. È interessante nottare che la durata della vita è in certa
opposizione della parola “sempre” ‫( ע ָלם‬olam). Il respiro o spirito ‫רּוח‬
ַ (ruah) definisce anche la
posizione dell'uomo nel mondo. Doppio l'origine dell'uomo - dalla terra e con il soffio di Dio dentro di
sé, indica la sua differenza da altre creature. Il motivo della abbreviazione è espresso tramite parola
carne ‫( ָב ָשר‬basar) che sembra indicare la sua fragilità e la sua contingenza. Con questo termine
vengono indicati non solo uomini ma anche gli animali ma mai Dio stesso. Questo versetto nega
qualsiasi statuto celeste ai sopra nominati “i figli di Dio” o “i figli degli dei).

v.4 “C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle
figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini
famosi.”

2
Cfr. A. WÉNIN, Da Adamo ad Abramo o l’errare dell’uomo, Lettura narrativa e antropologica della Genesi I
(Gen 1,1 -12,4), Bologna 2008, 130-131.
3
I Padri, san Efrem e san Girolamo commentano centoventi anni come gli anni del pentimento. Se le persone lo
faranno, saranno salvati dall'ira di Dio. Cfr. P. DUBOVSKÝ, Genezis, 234.

3
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Giganti (nephilim) ‫ נְ ִפ ִילים‬sono menzionati nella Bibbia solo una volta in Nm 13:33 come
"caduti (dal cielo?)" altre volte questa parola significa semplicemente i caduti 4. Le spie israeliane
paragonano il popolo di Canaan ai giganti (Dt 2,10-11.20-21; 3.11; Giosue 12, 4; 17.15). I traduttori
greci (LXX) hanno visto i giganti, i discendenti dell'unione coniugale di figlie umane con i figli di Dio.
Ma il testo ebraico non dice direttamente che i giganti siano frutto dell’unione tra Figli di Dio e Figlie
dell’Uomo: lo lascia soltanto intuire. Nella mitologia greca, i giganti derivano dall'unificazione della
terra e del cielo. Invece nel libro del profeta Ezechiele (32,20-28) c'è un'allusione a 6,1-4. Qui, la parola
"giganti" è associata ed interpretata come "anticamente caduti", che vivono negli inferi.

Uomini famosi (‫ַה ֵשם‬ ‫ ) ַאנְ ֵשי‬o uomini di nome. Il tema di nome nel senso negativo come una
certa presunzione di fama si trova anche nel racconto della torre di Babele dove gli uomini cercano
farsi il nome. Allora questa espressione può accennare un altro aspetto del crescente peccato:
presunzione e arroganza.

v.5 “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno
concepito dal loro cuore non era altro che male.”

La frase “il Signore vide” afferma nei testi biblici l'eccezionale intervento di Dio nel mondo
creato (cfr. 6,12; 29,31; Ex 2,25; 3,4; 4,31…). Le parole restano in netto contrasto con Gen 1,31: “Dio
vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”. Ma qui si parla piuttosto del male e della
malvagità. Un altro elemento che contrasta in questa narrazione è la costatazione dei figli di Dio in
6,1-2, vedere la bellezza, (cfr. bontà) delle figlie umane.

v.6 “E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.”

Il verbo pentire (‫ )נחם‬ha in alcuni testi il significato di consolazione. Triste si lascia consolare
davanti la morte di una persona cara (24,67; 37,35). Con la stessa parola è anche possibile esprimere
dolore per qualcuno (Giud 21,6.15). Può anche esprimere compassione (Deut. 32, 36; Sal 90, 13), ma
anche placare l'ira dopo la vendetta (27,42; Iz 1,24). La radice della parola significa respirazione
profonda veloce o profonda inspirazione ed espirazione portando rilassamento. Delle 35 occorrenze
della parola nella Bibbia, solo quattro luoghi parlano del rimorso di Dio per le proprie opere (6, 6- 7 e
1 Sam 15, 11.35).

Dio rimane addolorato nel cuor suo. Questa frase antropomorfica è in chiaro contrasto con la
frase precedente dove Dio nota che ogni disegno dell’uomo che nasce nel suo cuore non è altro che
male. È un profondo dolore di Dio Creatore davanti la sua creazione.

v.7 Il Signore disse: "Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato: con l’uomo anche il bestiame e i
rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti".

La parola sterminare (‫ ) ָמ ָחה‬si può tradure anche come cancellare; in Nm 5,23, il sacerdote
deve cancellare la maledizione scritta su un pezzo di materiale con acqua. Allo stesso modo, viene

4
I rabbini spiegano: Il loro nome deriva dalla parola "caduti" perché sono caduti e hanno causato la caduta di
altri (Rashi). Potrebbero anche essere chiamati così perché chi li ha visti, il suo cuore cadeva in spavento per le
loro dimensioni. (Ibn Ezra) Cfr. P. DUBOVSKÝ, Genezis, 235.

4
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descritta l'eliminazione di un nome in Ex 17,4; 32,32-33. In 2 Re 21,13 viene paragonata la


cancellazione del nome al pulire la ciotola dopo aver mangiato. Dio parla a Noè sette volte nella
narrazione seguente. In questo caso, la ripetizione settupla del verbo cancellare nella narrazione del
diluvio sottolinea la sua decisione.
La nomina di tutta la creazione nell'ordine inverso, come viene descritto nella narrazione della
creazione del mondo, mette in evidenza il potere creativo di Dio, questa volta nel senso inverso del
ritorno al nulla.
La frase “perché sono pentito d'averli fatti” costituisce con il versetto precedente (v.6) una
inclusione. Serve per dare enfasi sulle parole pronunciate.
v.8 “Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.”

Questo versetto è in contrasto con la frase precedente. Noè sta davanti a Dio nella posizione
opposta all'umanità appena descritta. L'espressione di “trovare la grazia” descrive nella Bibbia
l'atteggiamento di una persona che chiede aiuto nei confronti del superiore (33,8) o il superiore che
vuole aiutare una persona senza status sociale (39,4). Stessa espressione descrive anche un uomo che
prega (18,3; Es 33,12). Tuttavia, l'intera frase di “trovare la grazia agli occhi di Dio” può essere trovata
solo in Es 33,17, dove Dio parla a Mosè.

Infine i versetti 6-8 sembrano giocare su alcune radici verbali che evocano il loro suono il nome

Noè ‫( נ ַח‬noah): pentirsi ‫( נחם‬naham); sterminare ‫( ָמ ָחה‬mahah); grazia ‫( ֵחן‬hen).5 É Noah che trova

hen negli occhi di Dio dopo che Dio si pente per la sua creazione e decide sterminare il creato. Infatti
il suo nome e Gen 5, 29 legato con la radice ‫( נחם‬naham) ma in senso di consolazione.

Messaggio:
I versetti documentano la crescente perversità umana che si esprime nei due modi: nella
poligamia e nell’arroganza. Da punto di vista esegetico si può ancora discutere se la gravità del peccato
consiste nell'unire di due generazioni che devono essere separate o se consiste nella poligamia (cfr.
4,19) o se consiste nella superbia e l’arroganza dell'uomo che vive separato da progetto di Dio

A causa del peccato l'età umana si è ridotta a soli 120 anni. Nonostante l'ambiguità della
natura del peccato qui si afferma chiaramente che il male viene dal cuore e dalla sua capacità di
prendere decisioni. L'umanità è soggetta allo sviluppo fatale del male (Gen 3; 4; 6,1-4). Ma nonostante
tutto possono essere trovati almeno due che camminano con Dio (Enoc e Noè, 6,9).

Si può trovare anche una dimensione ecologica nei testi citati, suggerendo che il
comportamento umano tocca efficacemente l'ordine creativo di Dio. Sfortunatamente, questi versetti
descrivono il comportamento negativo dell'uomo che distrugge creazione.6

5
Cfr. F. GIUNTOLI, Genesi 1-11. Introduzione, traduzione, commento (NVBTA 1), Milano 2011) 132.
6
Cfr. P. DUBOVSKÝ, Genezis, 238-239.

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