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INDICE
PARTE PRIMA
Prefazione aLla Parte Prima 9
.355
XIV La dimensione immateriale (continuazione) 13 O
Percezione extrasensoriale 132
XV Il terreno 141
XVI Il terreno (continuazione) 150
XVII La normalizzazione del terreno 160
XVIII Il ventre che respira 167
XIX II. bisogno di equilibrio 176
'.
XX Il bisogno di equilibrio (continuazione). 185
PARTE SECONDA
Prefazione alla Parte Seconda 197
APPENDICE 353
356 •
PREFAZIONE ALLA PARTE PRIMA
9
Nel frattempo comincio a scrivere. Per scrivl'rc', rome
per dipingere, non ho bisogno di alcuna autorizzazione am
ministrativa. È la sola libertà di cui allora godevo in pieno
diritto.
Il lavoro non è facile. La prima difficoltà è naturalmente
quella di scrivere in francese, lingua cbe bo appreso in età
adulta. La seconda deriva dalla natura stessa del so�getto.
Questo non è stato mai trattato in alcuna lingua, giappo
nese compreso, soprattutto nell'ottica con la quale vedo il
suo sviluppo. Malgrado queste difficoltà, m'appassiono a
scrivere. In ogni caso, questa sarebbe la prima volta che
una materia così inafferrabile sarebbe stata trattata in una
•
lingua occidentale.
Invece di lasciare ammuffire i miei manoscritti in un cas
setto, mi metto a diffonderli con mezzi occasionati. Strana
mente il numero degli interessati aumenta a poco a poco.
Oggi il numero dei volumetti raggiunge la ventina. Accetto - '
lO
volta classificata, la materia cesSd di suilupparsi in un'azio
ne: diviene una categoria restrittiva. Queste categorie 'Sono
spesso dualiste: bene e male, anima e corpo, pensiero e
azione, mentale e fisico, salute e malattia. L'attitudine teo
rica che ne deriva ci fa rigettare di colpo tutto ciò che non
è conforme a una visione determinata.
Io presento un modo di vedere diverso. Utilizzo la mia
libertà di espressione per mostrare che c'è un'altra maniera
di pensare. Se la scienza classica deriva dall'applicazione di
una disciplina i cui principi sono stati elaborati nel XVII
secolo, questa scaturisce da una filosofia e non dalla filosofia
propriamente detta. Così certe branche della scienza, come
la fisica moderna, sfuggono alla vecchia disciplina in cerca
di una nuova filosofia. La filosofia è una presa di posizione
che è in sé libera.
Mi oppongo pertanto all'opposizione del dualismo clas
sico: una filosofia non può essere associata a una pratica.
Questa opposizione, che è solo teorica, non rappresenta un
grosso ostacolo. La fusione tra la teoria e la pratica si fa
nella mente. La discussione diverrebbe sterile se si cercas
se di fare ammettere verbalmente idee come: un bene può
essere un male, un male può essere un bene. Solo la pra
tica può permetterei di sentire.
Il divieto è la forma che l'Occidente ha adottato per
salvaguardarsi contro la caduta nel caos. Esso prende una
forma più sottile allorché presenta il rovescio della meda
glia sotto i nomi di Miracolo, Mistero, Magia. Non è suffi
ciente togliere i divieti perché si diventi liberi. A un siste
ma di divieti succederà un altro sistema.
Solo la respirazione, penetrando in profondità, potrà
cambiare questa situazione.
Sarà vano cercare in me, com'l si è abituati a fare, spin
ti da uno spirito che esige prove, qualità che io non pos
seggo: un potere straordinario, l'invulnerabilità, l'efficacia
e tutta la gamma delle seduzioni. ·
Cosa sono in confronto alla grandezza dell'Amore co
smico del maestro Ueshiba, alla tecnica del Non-fare del
maestro Noguchi, o alla raffinatezza insondabile del mae
stro Kanzé Kasetsu, autore del teatro No? Li ho conosciuti
tutti e tre; due sono morti, solo il maestro Noguchi è an
cora in vita. La loro influenza continua a lavorare in me.
Essi sono maestri per natura, io sono semplicemente un
essere che comincia a svegliarsi, che cerca e si evolve.
11
Una straordinaria continuità di sforzi sostenuti caratte
rizza l'opera di questi maestri. Ho l'impressione di trovare
in un terreno arido sorgenti di una profondità eccezionale.
Dove . si arresta il lavoro di categorizzazione, là è il loro
punto di partenza. Essi hanno scandagliato ben più in là.
Hanno raggiunto le vene d'acqua, la sorgente della vita.
Eppure, questi pozzi non comunicano tra di loro, anche
se è la stessa acqua che vi si trova. Il compito che mi as
silla è quello di stendere una carta geografica, di trovare un
linguaggio comune.
QueJta ricerca di un linguaggio comune non avrebbe •
12
f)f(•'Tzo tradizionale del corpo, posso sperare che il mio
o/o contributo aiuti l'umanità a uscire dalla crisi del
tl'lilzzazione.
1.3
I
- --
1.5
Con il termine respirazione non intendo parlare dell'ope
razione bio-chimica della combinazione ossigeno-emoglobi
na. La respirazione è insieme vitalità, azione, amore, spiri
-
to di comunione, intuizione, premonizione, movimento.
L'Oriente conserva ancora questo aspetto con il nome di
prana o quello di ki.
L'Occidente sembra ugualmente averlo conosciuto: lo
testimoniano le parole psyché, anima-soffio, o anima, dalle
quali derivano parole come anima, animare, animale, ani
mosità, o spiro, da cui abbiamo tratto nomi come spirito,
. .
tnsptraziOne, asptraztone, respuaz10ne.
. . . . .
16
r tic. Chiamiamo filosofia dell'azione le basi culturali su cui
1 •t•gi.wo le sue tradizioni. L'essenza dell'azione è la respi
r 1 11mc, il soffio, il ki.
\fovimento rigeneratore
Preconizzato dal maestro Haruchika Noguchi, può es
•l're praticato da chiunque, fatta eccezione per i m r
Q ibondi
l' per le donne, nei giorni immediatamente dopo il parto,
-
17
dera il concetto d i buona salute, quale sinonimo di assen
za di malattia.
Citiamo comunque qualche aspetto rilevante di questa
idea.
Primo, l'uomo che ha realizzato il seitai possiede riflessi
·sufficientemente sviluppati perché egli possa reagire a tutte
le anomalie, senza che vi sia necessariamente una presa di
coscienza. Vomiterà anche il cibo più ghiotto, se lo stoma
co non lo accetta, evitando così possibili intossicazioni. La
sua sensibilità sarà così acuita che non sarà più preso alla
sprovvista da improvvise malattie. Le malattie saranno ac
cettate come fluttuazioni fisiologiche. Non cercherà dì gua
rirle poicll é saprà sfruttarle a suo prolj.ttg. I raffreCfdOrì po
'hanno- esse eTrequenti, ma non dureranno a lungo, non
r
più di una decina di minuti, e, una volta passati, si sentirà
.
nnnovato.
Secondo, la sua respira2ione è più profonda di quella del
la gente comune.
Terzo, il suo sonno non dura a lungo in quanto è pro-
fondo; si rimette dalle fatiche molto rapidamente.
Quarto, ha i l corpo flessibile invece che teso e contratto.
Quinto, si concentra e si rilassa a piacimento.
Sesto, � suoi bisogni sono precisi. Non ha la necessità di
rivolgersi agli specialisti per sapere che cosa deve mangiare
o che cosa deve fare. II suo corpo lo sa.
Diminuisce la separazione tra il suo ensiero e la sua
aziane:-: mcapactta ascia 1 posto a destrezza senza sa-
pere come questo cambiamento si sia operato. .
Otto, ha la mente serena, eccetera.
La tecnica seitai presenta tuttavia un grande difetto: il
suo apprendistato dura a lungo. Bisogna calcolate una ven
tina d'anni per formare un esperto, e per perfezionato che
possa essere, non potrà soddisfare la domanda di una so
cietà industrializzata, soprattutto quando si pensa ai mi
liardi di individui che compongono la popolazion� mondia
le. Un esperto potrà trattare tra le cinquanta e centocin
quanta persone per giorno al massimo. Ciò non sarebbe che
una goccia d'acqua nell'oceano. D'altro canto è difficile tro
vare persone disposte a dedicare vent'anni della loro vita
a questo studio.
Parallelamente a questa tecnica, esiste un metodo che il
maestro Noguchi preconizzava dagli inizi della sua carriera:
il movimento rigeneratore. Il vantaggio di quest'ultimo, co-
18
sa molto apprezzabile, è che non necessita di alcuna tecnica
speciale, e che tutti, dopo qualche addestramento, possono
praticarlo a piacimento.
Lo scopo e l'evoluzione fisiologica che esso apporta sono
gli stessi della tecnica seitai. Se la tecnica seitai_JlQpartiene a
un insegnamento esoterico, il mo\llrnento rigeneratore ap
partiene a un insegnamento exoterico e dunq1,1e apero
- t a
tutti.
L'ironia della natura umana fece sl che questo metodo,
accessibile a tutti, rimanesse appannaggio esclusivo dei mem
bri volontari della società seitaì. Una specie di amor pro
prio impediva alle persone di dedicarsi a una pratica cosl
semplice.
Un giorno, nel febbraio 1968, ho cominciato a riunire
alcune persol'l.e per formare un gruppo di movimento rige
neratore. Ne ho fatto un rapporto alla Società Seitai che lo
pubblicò nella sua rivista mensile. Il risultato fu inatteso.
ru la sferzata che diede l'avvio alla formazione di gruppi in
rutti gli angoli del Giappone. Si contano oggi cinquantamila
aderenti iscritti ai gruppi. Se si contano i non iscritti, la
cifra può raddoppiare o triplicare.
. Ho organìzzato gruppi anche a Roma e a Parigi, in oc
casione di qualche mia visita in Europa.
Ho potuto constatare, più tardi, che a dispetto della com
prensione molto rapida degli Europei, questi gruppi si dis
solvevano molto rapidamente per mancanza di un perso
naggio centrale.
La _personalità dell'ofE.ciante del gruppo è estremamente
_
19
•
Questo ci porta a formulare una domanda fondamentale:
che cos'è il movimento nell'uomo.
Un tempo Maine de Biran si pose timidamente la doman
da. Come è possibile che un pensiero astratto, per esempio,
alzare un braccio, si trasformi nell'azione reale di alzare il
braccio?
Mentre l'Occidente non è riuscito a risolvere il proble
ma, l'Oriente ne ha sempre conosciuto i segreti, senza tut
tavia formularli in un linguaggio convenzionale. I Giappo
nesi si accontentavano di perseverare nella ricerca di tecni
che, tradizionali ed esoteriche.
Il vero scopo del movimento rigeneratore è quello di far
conoscere, attraverso la pratica, la differenza fondamentale
tra la forza fisica (intesa nelle due accezioni, della fisica e
del fisico) e la respirazione, motore del movimento spon
taneo.
Aikido
20
•
21
•
7 ....
---
B�erg� ha fatto un picéolo passo in questa direzione .
... --- Ma Gesù non ha detto: << Prima che Abramo fosse, io
• sono » .
Il luogo dove si pratica l'aikido è sacro, non per un n-·
•
22
•
23
.
.
'
24
II
è il termine ki ».
In effetti, mentre i Giapponesi lo utilizzano centinaia e
centinaia di volte al giorno, senza riflettervi, è praticamen
te, e direi anche teoricamente, impossibile trovarne un equi
valente nelle lingue europee.
Se il termine, preso isolatamente, resta intraducibile in
francese, non è tuttavia impossibile tradurre le espressioni
correnti nelle quali si trova inserito. Citerò qualche esempio:
ki ga cbiisai: letteralmente, il suo ki è piccolo. Si pone
troppi problemi per niente.
ki ga okii: il suo ki è grande. Non si pone problemi per
piccole cose.
... ki g}I shinai: non ho abbastanza ki per... Non ne h o
voglia. O, ciò mi disorienta .
... ki ga suru: fa del ki per. Ho fiuto, il presentimento,
..
sento intuitivamente.
waru-gi wa nai: non ha un cattivo ki, non è cattivo, non
ha cattive intenzioni.
ki-mocbi ga ii: lo stato del ki è buono, mi sento bene.
ki ni naru: ciò attira il mio ki, non riesco a liberare la
mente da quest'idea. Qualcosa di strano, di anormale cattu
ra la mia attenzione, mio malgrado.
ki ga au: il nostro ki coincide, siamo sulla stessa lunghez
za d'onda.
ki o komeru: concentrare il ki. In fatto di concentrazio
ne, non ho visto in nessun altro luogo esempi portati così
25
in alto come in Giappone. Certamente i Giapponesi hanno
i loro difetti, ma sono riconoscente di poter apprezzare
nella loro tradizione la concentrazione sostenuta nel compi
mento di ciascun atto.
Ma il processo di concentrazione causa in generale noie
<< mortali » agli Occidentali, i quali si interessano solo al
26
mincia con « perché ». Il perché ci coqduce alla conoscenza
discorsiva del problema. Questa, da una parte può aiutar·
ci a risolverlo, dall'altra può indurci in errore.
Due scrittori giapponesi, Ryanosul<e .Akutagawa e Naoya
Shiga, un giorno furono invitati a un pranzo.
È noto che Akutagawa, autore di un breve romanzo dal
. quale si è tratto più tardi il celebre film Rashomon, diretto
dn Kurosawa, era molto intelligente, ma fece una fine tra
gica: esauriti lo slancio vitale e l'inspirazione, cercò il mo
do per morire senza sofferenza. Inger\ alcuni farmaci che lo
l"ondussero lentamente a un sonno profondo, da cui non
fece ritorno. ·'
no ? �ò c
i vedere �he ��sa .r�ilfu,ente softo IT n�tr�Jl a_§O.
S t racconta che in tappone un ladrù, accompagnato dal
figlio, saccheggiò una casa i cui abitanti erano assenti. Stra
da facendo, con il sacco pieno di oggetti rubati sulla schie
na, domandò al figlio:
« Ci ha visto qualcuno? ».
« No >>, disse il figlio, « ma Otsuki-san (l'onorevole luna)
ci guarda ».
Al che, il ladro fu preso da paura, gettò il sacco e se ne
scappò a gambe levate.
A proposito di ladri, citerei un proverbio giapponese il
cui senso è all'opposto della storia precedente: «Anche per
un ladro, su dieci argomenti, d sono tre parti di verità ».
27
La magia della parola è stata da sempre un'arma per
l'uomo. Un buon oratore è capace di convincervi che il
bianco è nero e il nero è bianco.
Ricordo una storia reale che è accaduta negli Stati Uniti.
Un giovanotto fu accusato di un crimine e condotto in giu
dizio. Il presidente, grazie alla sua esperienza di uomo an
ziano, capì subito che si trattava di un innocente. Ma non
toccava naturalmente a lui pronunciarsi a favore, o contro,
prima che la normale procedura fosse terminata. Negli Sta
ti Uniti, la sentenza è sottoposta al voto di membri della
giuria, composta da comuni cittadini di ogni ceto, che non
sono specialisti in materia giuridica.
Il procuratore generale cominciò la sua arringa. Il me
stiere di procuratore è di accusare, di dire non solo che il
nero è nero, ma anche che il bianco è nero. Questi era
inoltre stimato per la sua grande eloquenza, e a sentirlo
non c'era alcuna probabilità che il giovanotto venisse giu
dicato innocente. Domandò una pena severa per l'imputa
to. I membri della giuria, dopo il dibattito, si pronuncia
rono per la non colpevolezza dell'accusato, con gran mera
viglia del procuratore· generale.
Per spiegare questa storia, bisogna ricordare un piccolo
pa!'ticolare che si era verificato contemporaneamente al
l'azione principale. n presidente aveva tirato fuori un si
garo estremamente lungo durante il processo e aveva co
minciato a fumare. All'inizio nessuno vi aveva prestato at
tenzione e tutti ascoltavano l'arringa dell'accusa. A mano
a mano che il tempo passava, ci si cominciò a preoccupare
per la cenere del sigaro che minacciava di cadere e l'atten·
zione fu attratta istintivamente; ma la cenere non cadeva.
Alla fine, la cosa divenne veramente inquietante. La ce
nere continuava ad allungarsi senza cadere. Se fosse caduta
si sarebbe detto: finalmente! E dopo la constatazione, l'at
tenzione si sarebbe riportata sulla lettura dell'arringa. Sta
di fatto che l'attenzione dei membri della giuria nei confron
ti dell'accusa fu distratta da questa cenere che non si de
cideva a cadere.
Dopo il processo, li presidente mostrò la chiave del mi
stero: aveva semplicemente introdotto un pezzo di fil di
ferro nel sigaro.
Qualche anno fa mi incaricarono di tenere un corso di
lingua giapponese al personale di bordo di una compagnia
aerea.. Assistenti di volo, camerieri, capicabina erano asse-
28
gnati da tre mesi nel settore che serviva Tokyo e si voleva
dar loro alcuni elementi di lingua per essere bene accolti
da una clientela la cui importanza aumentava di giorno in
gtorno.
•
verst ».
•
29
chiere? Yes. Ancora un bicchiere? Yes. E così di seguito.
Alla fine, completamente ubriaca, rotola per terra. E gen
tile. Noi capiamo benissimo che non osa dire no. Il suo
comportamento ci diverte molto » .
La povera donna era vittima della curiosità dei soldati
americani che ne traevano un'esperienza sociologica con
poca fatica.
Ebbene, dico agli allievi, è forse scomodo, imbarazzante
per voi sapere che c'è una differenza mentale tra i Giappo
nesi e gli Occidentali, ma non potete farvi niente. Bisogna
accetrare il fatto; voi siete là per servire i clienti, non per
educarli. I Giapponesi dicono sì per ki-mochi, e quando di
cono no, è lo stesso per ki-mochi. Ma commetterei un
grave errore se dicessi che questo fatto è un'esclusività
giapponese, e che è d ovuto al carattere impenetrabile di ciò
che voi avete l'abitudine di chiamare il misticismo orienta
le. Anche gli Occidentali hanno il loro ki-mochi, anche se
non hanno un termine così duttile per dire la stessa cosa.
Vi cito un esempio europeo che si è realmente verificato.
C'era un importante cliente di una compagnia aerea, in
testatario di un RATP, cioè di una carta di credito presso
questa compagnia. Spetta in questo caso al servizio contabi
le redigere, alla fine di ogni mese, una fattura globale delle
somme dovute. Si trattava dunque di un utente frequen
Le, un buon cliente della compagnia.
Un giorno il servizio contabile notò che non vi erano più
fatture da mandare all'utente. Il cliente aveva smesso di
servirsi delle linee di quella compagnia, e si sapeva che
non era morto e che continuava a viaggiare molto. Fu in
viato un ispettore per conoscere il motivo di questo brusco
disinteresse.
Il cliente lo r icevette freddamente e rispose alle doman
de in modo evasivo. Ma dopo lunga pazienza e diplomazia,
l'ispettore fin) per ottenere la confidenza di ciò che gli era
successo.
Un giorno, avendo una gran sete, appena salito a bordo,
il cliente domandò all'assistente di volo un bicchier d'acqua.
Vuotato il bicchiere, si sistemò su un sedile. Poiché con
tinuava ad aver sete, fece un cenno all'assistente di volo;
quella venne e gli disse:
« Che cosa vuole ancora? ».
30
Vedete che ci sono due modi ben distinti di esprimere
il desiderio. Uno logico, sistematico, discorsivo. Provo un
bisogno. Fame? No. Sete? Sl. Che cosa voglio? Birra? No.
Acqua? Sl. Quanta? Tre bicchieri. No. Un bicchiere? Sl,
eccetera. Tutto è basato su un sistema binario tra sì e no.
Il desiderio sarà comunicato in un linguaggio chiaro per
essere ben compreso e voi non avete che da eseguire il con
tenuto di questo messaggio.
L'altro non è sistematico, né logico. È un'espressione
spontanea della persona. Non si articola in una espressione
verbale, sapiente. Ma è totale. Essa porta, in una frazione
di secondo, a un atteggiamento di accettazione o di rifiuto.
Non ci sono più argomenti possibili. Questo è quel che i
Giapponesi chiamano il ki-mochi.
Questo corso ha ottenuto un buon successo. Il tasso di
presenza superava l'ottanta per cento, benché non fosse oh·
bligatorio. Anche anni dopo, i miei allievi mi venivano a
trovare, o mi inviavano cartoline da scali lontani.
C'erano anche alcune eccezioni, come il caso della signo
rina X, assistente di volo: « Oh! Insomma ! Abbiamo ab
bastanza lavoro a bordo e se dobbiamo preoccuparci anche
della mentalità dei passeggeri! Figuriamoci! No! ».
Non venne più al corso. La fatalità mi ha portato, uno
o due mesi dopo, a riconoscere i l suo nome in un comuni
cato: una violenta protesta dei passeggeri. Spegneva a
un'ora fissa tutte le luci, senza preoccuparsi di sapere se i
passeggeri stessero leggendo o scrivendo.
Ogni paese ha la sua fauna, la sua flora e il suo folklore.
Se il ki o il ki mochi non fosse che una particolarità del
folklore giapponese, non vi sarebbe alcun interesse a par
larnc, salvo che per un piccolo gruppo di orientalisti o di
amanti di curiosità esotiche. Ma io credo fermamente che
questa quèstione si rivesta di interesse generale, ed ecco
come la cosa si presenta su un piano, più teorico questa
volta.
Se guardo la storia d'Europa con un tale distacco da per
mettermi tli non·perdermi m inutili dettagli, credo di rico
noscere che d�e correnti principali si delineano nell'evolu-
zione del pensiero. -
·
-
.31
lica, parte da realtà tangibili, altrim(•nti dt·ttl' fl•nomeniche,
per tratne idee generali.
- Tafe sempl.iii.caziOne è ridicola, direbbero ��� :.torici. Non
sono uno storico, e non insisto sulla volidlln della mia opi
nione. Considero queste due correnti nella misura in cui
esse rappresentano ancora ai nostri giorni le tendenze men
tali degli Occidentali.
Si è tentati di dire che le idee preesisteno ai fenomeni
quando si vedono le formule semplici e sublimi della fisica
di Newton. Si sente che non si ha bisogno di studiare tutti
i tipi di fenomeni per verifìcarli. La gravitazione si appli
cherà in ugual modo sia nell'Inghilterra del XVII secolo, sia
nel Giappone del XX secolo, e a qualsiasi pietra, bottiglia,
vaso, corpo umano che cade . .
32
•
conformazione geologica· e la sua vegetazione, eccetera.
Il solo errore_è_d.i csedmal valore assoluto del concet
to. Già -all? fine del XIX secolo i linguisti hanno comin:
ciato a scoprirela complessità straordinaria delle lingue del
le società cosiddette primitive.
Contrariamente a ciò che- si era creduto ingenuamente
-fino ad allora, cioè che il linguaggio umano era iniziato con
segni semplici per arrivare a forme più sviluppate e più ar
ricchìte, si è trovato che le lingue primitive possedevano
termini estremamente specifici e concreti, senza avere ter
mini generici, né generali.
n_carattere non concettuale della lingua cinese è stato
studiato da Marcel Granet;_ e_ Mas.§on-Oursel arriva alla
st.essa conélusion e per ClO cfìe concerne le lingue dell'India.
' Tutto considerato, non Cl son:oTingue veramente concettua-
gilp
li se IfOn it
é f r po europeo. -
-�
33
· Dall'invenzione della paroi.J .c insntlfll t �t, molte ptrsone
credono a questa mnlatti.1 1: 111p<ll lllo p.t ll�dtc J1111 essen
do il sonno ltn rila�snlncltlo dlll t v.,J,.nt�, u 5Ì sforza di
addormentarsi. Il corpo divento� .tllcu,t ttlt t llllilCI di baita
glia tra la volontà c la <:OJ11 tovnlt,nt:t d ,u,, t pt tlt• cm.: mor
.
34
In quest'ultimo caso, la sanzione che ci colpisce, ci con
duce alla stagnazione, all'arresto del dinamlsmo, senza riu
scire tuttavia a sopprimere certi atti, proprio quelli che
noi non vorremmo avvenissero. Non è la minaccia della
scomunica che impedisce alla gente di suicidarsi. È estre
mamente evidente l'impotenza degli uomini dabbene di fron
te ad atti di grande determinazione, siano questi giudicati
buoni o cattivi.
Conosciamo la soluzione offerta da Choderlos de Laclos,
nell'espressione letteraria. L'autOre si sdoppia e condanna
Valmont a morire in un duello. La soluzione di Napoleone
ha dato il senso della gloria ai Francesi, ma ciò è costato
la vita a molti milioni di uomini.
La soluzione giapponese è tutt'altra. Essa non condanna
la spontaneità; l'accetta come un fatto naturale.
Il movimento rigeneratore · Jibera la spontaneità repres
sa, l'aikido, arte rnarz
làle, oirige laspontaneità, TOzen la
trascende. -
35
III
LA RESPIRAZIONE E LA POSTURA
l'aiuta >�.
« Esito qualche volta a intervenire perché è sempre me
36
•
37
•
Il cart.esirul�illlQ pre�yppone y_n_io_fi§§..Q,_jmabil
m e e_per
manen'teJ davanti a un problema fisso, immobile e p_erma-
nente.
--
.38
campi, che è un tratto carattenst1co dell'Europa .
Lo spostamento che mi permette di osservare e di met
tere a confronto campi così dìiferenti gli uni dagli altri
della tradizione giapponese, non è , a ben pensarci, di ordi-
ne geografico. , .
39
•
•
da zen, caratterizzata dalla congestione cerebrale, l'irrigidi
mento del corpo, eccetera. Fu cosl che Hakuin (1685-1768),
grande monaco di Rinzai Zen, preconizzò un metodo per
decongestionare il cervello.
Perché lo z�en, salutare agli uni, può essere nocivo agli
altri? Questo è un problemà che preesiste allo zazen, cosl
come all'aikido.
Si sa che, anche senza parlare di scoliosi, cifosi o lor· •
40
quando mi sono voltato, non erano passati neanche trenta
secondi, vedevo che quelli che avevo appena corretto ripren
devano la loro postura abituale, la spalla rialzata, la testa
inclinata, come prima. Ora, dopo la sua spiegazione, tutto
diventa perfettamente chiaro ».
Non si osservano queste deformazioni quando si è occu
pati a discutere di affari, a telefonare, o a correre ad appun
tamenti. È allorché si pratica la respirazione addominale
che le distorsioni diventano clamorose. Il maestr:Q...tloguchi_
41
J
Era una specie di « bandito onesto » come Robin Hood; di
qui la sua grande popolarità.
Egli doveva condurre duri combattimenti contro le for
ze dell'ordine e soprattutto contro le forze degli altri padro
ni delle sale da gioco con i quali spesso ingaggiava lotte
di supremazia.
Non aveva mai imparato a maneggiare la sciabola, ma il
suo sangue freddo lo salvava sempre.
Raccontò a un maestro di sciabola come si comportava
in un combattimento.
« Tocco con la mia sciabola quella del mio avversario e
la spingo due o tre volte a sinistra e a destra. Se egli re
spinge la mia rigidamente, non esito un istante, faccio un
passo avanti e spazzo via il mio avversario con un colpo di
sciabola. Ma se l'altro, al contrario, cede alla mia sciabola
senza offrire resistenza, ho a che fare con un uomo più
forte di me. Ritiro la mia sciabola e scappo a gambe le
vate ».
« Lei ha il segreto delle armi, senza aver studiato >>, dis
se il maestro con meraviglia.
Il sangue freddo, la flessibilità del corpo, tutto si rifà
alla questione di sapere se il plesso solare è sufficientemente
elastico per lasciar passare la respirazione al ventre.
Ci sarebbe molto da guadagnare eliminando, prima di
fare qualcosa, queste difficoltà posturali.
Il seitai che vuoi dire « fisico coordinato », non è altro,
nell'applicazione tecnica, che l'eliminazione delle deforma
zioni posturali.
È possibile che provando tutti i tipi di metodi terapeu
tici, si ottengano risultati opposti, se non si tien conto di
questi blocchi che preesistono ai metodi stessi.
Quelli che si lamentano di male alle reni, non sono, in
effetti, che allo stadio iniziale dell'aggravamento. General
mente fanno appello alla loro volontà per vincere le diffi
coltà.
Ora, io ho conosciuto gli effetti disastrosi della volontà
che IiOI:ltiene-c omoaena saggezza del corpo. Pur prflti-
- canào una discipu na-cheaò vrel>be ammorbidire il corpo,
se ne esce con un corpo più irrigidito di primi'\. Si passa dal
primo stadio della sofferenza al secondo stadio dell'insensi
bilità'. Si crede di aver vinto la partita perché non si soffre
più. In effetti, lo stato non ha fatto che aggravarsi.
42
IV
43
•
' .
Il suicidio di Bridgman è stato un grande choc per gli
intellettuali occidentali.
In seguito viene Marcuse .�be esalta · il rifiuto c{i tutti i -
valori stabiliti e l'acquisizione della libertà. Egli è all'ori
gine dei. movimenti contestatori degli studenti che vediamo
propagarsi in tutto il mondo. Ma in effetti non fa altro
che spingere al1a distruzione.
44
sensi, i cui dati vengono trasferiti in nozioni generali, chia
mate concetti. Partendo da questi concetti, costruisce una
ra ppresentazione dJ mondo che deve essere in principio nel
s,uo insieme. Agisce sul mondo così rappresentato, con l'im
piego della conclusiòne che ottiene dalfa sua attività intel
lettuale. Egli pensa che basta fare appello· alla sua volontà
per _Qoter agtre.
Ma, ahimè! , la volontà può agire solo per mezzo dei mu
scoli chiamati muscoli volontari, la cui portata è limitata in
una piccola parte dell'attività corporea.
Nessun tiranno al mondo, fosse anche uno zar russo,
poteva dare ordini come: sbadigliate, starnutite, rabbrivi
dite, fate battere il vostro cuore più in fretta, sudate ab
bondantemente, eccetera.
Tutto ciò che possiamo fare è compiere sforzi volontari.
Per sudare possiamo eseguire un lavoro muscolare; ma se
il corpo rifiuta di sudare? Conosco più di un caso di que
sto genere.
Nel ventro-çent.tiCQ.,.. il_ tp.otore ch_e suscit� l'azione non è
il segnale--ao at dai neuroni della corteccia cerebrafe. r la
spontaneità. Tui stesso non sa da aove vien� gu-est.a fo�za
che lo sp1nge ad agire. In Occidente, sf conoscono esempi
famosi: Gesù Cilsto e Napoleone. Ma la sp_9p�a�ità !29n __
45
testa fredda e piedi caldi. Questa diwosiziQI'!�.ssimail
éOntrollo della spontaneità. ·La medicina occidentale ignora
l'importanza dr questa disposizione. I piedi non sono altro
che una parte banale del corpo. Non è dunque sorprenden
te che.si finisca per avere la testa calda e i piedi freddi.
Oggi è inevitabile partecipare alla civilizzazione cerebro
centrica. Non ho affatto l'intenzione di predicare il ritorno
a una vita primitiva con il ritiro sulle montagne e il noma
dismo nel deserto. L'essenziale non è nel genere di vita che
si conduce. Nella sua vita solitaria Robinson Crusoe ha
mantenuto l'uso del calendario gregoriano.
Il cerebro-centrismo è come un viaggio che si int J:!!Ptetl:
.9e co n-uiil>lgirettQ._. çli_ so1i_anOaf!_.-'L'andata e rìtorno non
può essere assicurata dalla semplice negazione di tutte le co
modità e di tutti gli inconvenienti che offre la vita mo
derna .
· ·
46
« Ho appena fatto il loto. Non per molto tempo ma ci
.
sono nuscao ».
.
47
ognuno, cosa che non significa nulla se si tratta di stabilire
una relazione di causa-effetto.
Ho anche aggiunto un piccolo dettaglio per divertirlo:
« La sua tendenza fa sì che lei mangi di più quando è
emoZionato >) .
« Ma guarda. È proptio così » , disse incuriosito.
Però, ogni g1orno, la battaglia del loto imperversava:
un'ora di postura immobile davanti al muro. Dopo due ·.
sèttimane, mi disse:
« Non ne posso più. Mi arrendo ».
Era trafelato e per di più zoppicava.
« Resa? ».
« Resa. Non ne posso più. All'inizio credevo che dipen
desse dalle caviglie. È la colonna vertebrale, è tutto l'or
ganismo che si ribella contro di me. Mi fa male dapper
tutto >>.
Ha raccontato tutto questo con allegria, senza amarezza,
c ne abbiamo riso senza cattiveria.
48
'
MOVIMENTO E RESPIRAZIO!'ffi
49
ne ricordate neanche. E i vostri sbadigli? I vostri starnuti ?
La vostra tosse? I vostri tic nervosi ?
Quando camminate non dite a ogni momento: bisogp.a
avanzare il piede sinistro spostando la mano sinistra all'in
dietro e la mano destra in avanti, eccetera. Non sapete
neanche con quale piede siete partiti. Spesso non siete
neanche coscienti della vostra andatura. Lo prova il fatto
che chiacchierate mentre camminate e gesticolate.
Se non siete coscienti di ciò che fate con i vostri musco
li volontari, come le braccia e le gambe, siete completamen
te al di fuori di ogni controllo quando si tratta dell'attività
dei vostri muscoli involontari.
Potete ancora esercitare il vostr� controllo quando por
tate un alimento alla bocca e lo masticate. Anche gui, però,
direi che questo controllo che esercitate non è sempre così
chiaro. (Vi ricordate certamente di una delle vostre « man
giate » o di ·un'« abbuffata » . Durante queste agapi con
trollavate la quantità di alimenti che ingurgitavate?). Ma
dopo che l'alimento sarà passato nell'esofago non potrete
f�rvi più niente. Ho sentito parlare di persone morte dopo
un'occlusione dell'esofago provocata dagli alimenti.
Potete avere una certa conoscenza riguardo al processo
della digestione. Ma non è che una conoscenza generale.
Non sapete niente di ciò che succede realmente. Potete di
re senza equivoco dove è finita la carota che avete mangia
to in questo preciso momento?
Se il cuore e i polmoni funzionassero solo attraverso or
dini coscienti che cosa succederebbe quando si dorme?
In una strada di Tokyo, un poliziotto, insospettito, ha
fermato un uomo che aveva uno sguardo preoccupato. Si è
rivelato poi che si trattava di un criminale ricercato dalla
polizia. Perché quest'uomo aveva uno sguardo inquieto?
Perché i muscoli oculari erano contratti suo malgrado, ciò
che rendeva irregolare il movimento delle pupille. Il sen
so di colpevolezza impediva il controllo dei muscoli vo-
lontari.
·
50
. .
ciale, in quanto il procedimento è molto pratico. Ma lascia
mo stare.
La volontà, sulla quale il mondo occidentale_� fondato
la sua speranza, Ea in effettfSòio un campo cfa.lllvità mol
Lo limitato. Non agisce sui globuli del sangue, sui capelli, su
ognuna delle cel1ule che formano il nosLro corpo. E circa i
muscoli volontari, che sono poi il suo vero campo, mostra
qualche lacuna.
Sako, il mio amico africano, lamentava un dolore alla
spalla. Gli dissi di aspc;ttare l'apertura del mio dojo. Mare,
il dentista, ne aspettava anche lui l'apertura. Aveva un pro
blema inerente alla sua attività. Non solo doveva stare in
piedi tutto il giorno ma doveva mettersi in tante posizioni
dannose per guardare nella bocca dei suoi pazienti. Era tal
mente stanco che faceva fatica ad alzarsi la mattina.
Sako, Mare e anche Guy, benché con problemi diversi,
avevano un punto in comune: cercavano la verità.
Il giorno dell'apertura c'era una trentina di persone.
Forse molte erano venute per cortesia, ma né. Sako, né
Mare, erano lì per farmi piacere. Si sarebbero molto offesi
se non 1i avessi invitati.
Ho cominciato a spiegare ai partecipanti ciò che avevo
intenzione di fare.
Nel gennaio del 1969, durante un mio soggiorno a Pa
rigi, ho fatto una dimostrazione del movimento rigenera
tore. Ci furono una quarantina di partecipanti ma la mag
gior parte rimase spettatrice. Parigi è l'unica città che cono
sco dove ci sono spettatori al movif!tento. Non ce n'erano
né a Tokyo, né a Roma, né a Los Angeles. Tutti parteci
pavano al movimento.
In Francia, da allora, alcuni hanno continuato il movi
mento, ma per la maggioranza, era già una cosa morta.
Questa volta, due anni dopo, sono venuto a lavorare sul
posto. Voglio prima diffondere l i movimento in Francia e da
qui negli altri paesi d'Europa. La possibilità di diffonderlo
negli Stati Uniti non è esclusa.
La ragione per la quale ho scelto l'Europa per iniziare è
la seguente: in Giappone l'interrogativo principale se pos-
so esprimermi così, è: come--sr�r
-
I Giappo- nes1 vog1iono prima sapere come si fa e una vol
ta saputolo-sono estremamente _!�pidi nel!'e�ggìre. Cer
cano sempre· Gl perfezionate _J'�secuzione e SOQç> maniaci
della precisione.
51
•
Negli Stati Uniti la domanda principale è: perché si fa?
Gl1E uropei parlano molto, discutono molto e sono mol
to lenttn efla1-eq uàfcosa. M.ananno una çomprensione pìù
rapida dei Giap ponesi e deg li Americani.
Visto che nei tempi -moderni tutte le idee, comprese
quelle che non sono d'Origine europea, hanho avuto come
piattaforma di lancio l'Europa prima di influenzare il mon
do, bisogna prima cominciare dall'Europa, far nascere la
discussione, far scoprire la ragione profonda e renderla co-
municabile.
-
52
ta, sono stato colpito dall'atmosfera glaciale nella metropo
litana di Parigi. Mi sono detto: ma qui è morto qualcuno,
guardandomi intorno. Ero talmente addolorato che volevo
ritornarmene subito in Africa ».
Sako, ln ogni caso, ha provato, col suo riso, questa fal
sità psicologica: si ride perché si ride e non perché è di
vertente, comico, ipiiìtoso o 5uffò. Ha sentito in se stessa·
questa forza-irresi.SfibiTe�éh;;" h; scosso il suo essere intero
arrestandosi subito appena gliene è passata la voglia.
Ciò che mi è piaciuto è che ognuno ha accettato tacita
mente,·sénz.!_ discùs�jone, d'LsçartcaxsLèl.L q:u.eli.Q. � vec
èhiO al tremila anni: il,,cl.Qvere di giustificare il perché del
le propfié ' azioni. Questo _eeso fo si ripren�era appena Ok.
rrepassiita ìa porta <lei dojo ...P.er tornare a imme�gersl �eUa
vita soéfale .._
-
. _-- -
53
l .
•'
,.
alla maniera dei pugili. C'è stata anche una bomba a scop
pio ritardato. Una signora che era rimasta quasi immobile
durante la seduta cadde in convulsioni gridando ploprio
quando stavamo per uscire, eccetera. È praticamente impos
sibile prevedere ciò che succederà.
Penso che il mòvimento abbia bisogno di due o tre setti
mane di rodaggio. Dopo · questo periodo non ci si stupisce
più di piente ,pe�ché tutto è possibile.
Dopo le sedute Mare mi propone sempre di accompa
gnarmi a casa. Spesso ci fermiamo per strada e mi offre
da bere.
Le osservazioni che fa sono molto . interessanti: impara
s. empre qualcosa.
« È pazzesco che, con mezzi cosi semplici, si possano ot
tenere risultati simili, mentre di s,olito si fanno tante com-
plicazioni... ». ·
54
vita che va al di là della limitata· vita di famiglia e non avrà
da ritirarsi sulle montagne come aveva detto: saranno le
montagne a venire a lui.
Qualchè volta il movimento può sembrare molto violen
to ma· è essenzialmente diverso da un movimento volon
tario: il ritmo del polso non aumenta. Se con �no sforzo
volontario si cercasse di imitare alcuni di questi movimenti
il cuore non mancherebbe di battere più fotte e ci si sen
tirebbe molto stanchi. A dir il vero dopo il movimento 'si
. esçe completamente rilassati. Il moment9 migliore è quan
do, con un aspetto molto sereno, ci si dice « arrivederci »
mentre dieci minuti prima uno spettatore ignaro sarebbe
stato spaventato da una tale esibizione.
Un giorno Guy mi disse:
�< Lo sa che André Malraux fa il movimento rigenera-
tore! ».
« Come, come? >>.
« L'ho visto alla televisione . È proprio cosl ».
. .
55
o tre settimane di rodaggio i praticanti non hanno biso
gno di essere eruditi. Sanno già da soli. Ognuno di essi ha
i suoi problemi che possono essere di ordine diverso: . mo
rale, sanitario, religioso, familiare, posturale, sportivo, fi
nanziario, tragico, comico, tragicomico, e che so ancora.
Per me questi sono « problemi ». I problemi sono bloc
chi solo dove non c'è respirazione.
·
56
•
•
57
•
VI '
OSMOSI
58
•
.
.
/ '
59
emanazione sarei costretto ad abbandonare ogni possibi
lità di sviluppo filosofico che vorrei tentare.
60
licità e l'infelicità, gli incidenti, le malattie , eccetera, tutto
ciò che trascende il mondo dei fenomeni sembra non ave
re ragione di essere.
Il Giappone stranamente ha mantenuto una tradizione
nella quale la sensibilit·à al ki è primordiale:: .
Un tempo questa sensibilità impegnava la vita o la morte
dGgl i uomini . I sa mura i dovevano captare il sak-ki, i l ki
omicida, prima che il fenomeno dì attacco si manifestasse.
La parola osmosì è un termine di fisica e bisogna spo
gliarla del suo contenuto materiale per capire questo rap
porto. In giapponese esistono parole come « kanoo >� , sen
tire e reagire, che si usano per i rapporti umani, ed espres·
sioni coJ'ne « ki ga au >>, il ki si comunica, cosa che corri
sponde meglio a ciò che cerchiamo.
Nella società moderna questa comunicazione diretta tra
gli esseri umani è sempre più ignorata. Comunichiamo con
parole. L'uomo è definito dalle sue parol e c non dalle sue
. .
3ZI001.
61
stabilire l'osmosi tra due essen che di solito sono indi
pendenti e senza rapporto diretto.
Vogliamo mostrare come ci si può sbarazzare momenta
neamente del proprio involucro, al di fuori delle costrizio
ni sociali, e respirare liberamente. I mezzi sono molto sem
plici. Vorrei propagarli in mezzo alle famiglie e alla gente
che capisce .
Un direttore, con la testa piena di numeri e di specula
zioni, entra nell'ufficio e vede una segretaria: si tratta di
una francese che conosce bene.
« Buongiorno, signorina. Come sta? ».
« Vede, ho passato una notte orribile. Ho sofferto ... ».
« Ah, bene, . molto bene. Jo sto bene, grazie ».
Senza dare la minima importanza, apre la porta e spari
sce. Come volete che ci sia il più piccolo contatto umano
tra esseri come questi, eccetto uno scambio meccanico di
parole convenzionali?
Niente discussioni. Niente chiacchiere. È così che io fac
cio fare il movimento rigeneratore e l'espirazione concen
trata.
Lo scopo dell'espir�zÌ2P.��centtata ....non. è_o�Lcerca..t:_e
dellep ll
ftlcolarità. E nefl'azione stessa di concentrazione che
deve essete fafta in uno spirito di cielo .eurO," come aie �jl
maestr o-N oguèhi.-
62
'
63
Nelle sedute del movimento rigeneratore, sembra che la
parte dell 'officiante sia ancora più importante della scelta
del partner.
Non pensavo in questo modo all'inizio. Il movimento può
essere fatto da qualsiasi persona, in qualsiasi luogo e in
qualsiasi mome nto ; c'è solo da fare il lavoro di iniziazione.
Secondo la mia esperienza, in realtà, ,non è sempre così.
Il ruolo dell'officiante è di essere 11, un po' allo stesso ti
tolo del monaco zen. Teoricamente, niente impedisce di
fare zazen da solo: un piccolo spazio, un cuscino è tutto l'oc
corrente. Ma dopo cinque minuti, si è talmente smarriti
che non si riesce a continuare. Per questo ci vuole un dojo
e un maestro per fare zazen.·
Che cosa turba l'individuo in un atto così semplice? Bi
sogna solo sedersi; ma non ci si riesce. La causa del distur
bo è l'eccesso di immaginazione, l'eccesso di attività cere
brale che si riflette in una pessima postura o in una respi
razione poco profonda.
Il mestiere di officiante nel movimento rigerieratore, se
di mestiere si può parlare, consiste essenzialmente nell'es
•
sere presente. In un certo senso, questo mestiere è più diffi
cile di quello di un tecnico seitai, il cui tirocinio richiede
più o meno vent'anni. Dopo un anno si può essere un offi
ciante abbastanza buono o non esserlo per niente.
L'atto è semplice. Ma mantenere la semplicità è difficile.
È un lavoro d'equilibrista. È semplice andare avanti pas
so dopo passo senza perdere l'equilibrio. Si può perdere l'e·
quilibrio in mille modi. Si pensa: accidenti, ho dimenticato
di spegnere il gas, e si cade.
Conosco anche casi di gente semplice, senza pretese, che
ha avuto risultati notevoli.
Non essere turbati, non lasciarsi influenzare dall'agitazio
ne, mantenere la calma: è spesso difficile anche per i veri
·
maestri.
Gli Europei hanno orrore della confusione. Niente confu
sione tra i principi, niente confusione tra Bene e Male,
niente confusione tra l'uotno e Dio.
Ho portato un principio di fusione, non di confusione.
Come reagiranno?
Sto già raccogliendo risposte piuttosto positive.
64
VII
TAIHEKI
POLARIZZAZIONE DELL 'ENERGIA VITALE
65
zionale. Da questo punto di vista però una carabina è supe
riore a un arco, un cannonè è superiore a una carabina, sino
ad arrivare alla bomba all'idrogeno. ,
Se i Giapponesi insistono a cohservare il loro arco pri
mitivo è perché cercano ben altri risultati che quelli mate
riali immediati.
La stessa cosa avviene nel seitai .
Lo scopo del seitai non è alleviare il dolore o guarire le_
malattie. Questo è compito della medicina. Il suo vero sco
po è di regolare la circolazione deli'energia vitale, che si tro
va polatl zzata in ogni individuo, e di notmalizzarne ai con
seguenza la sensibilità.
Il principio filosofico alla base del seitai afferma che l'uo
mo è un Tutto indivisibile, in contrapposizione alla scienza
umana occidentale che· è basata su un principio analitico.
Il principio dell'uomo come essere indivisibile deriva dal
l'attitudine di considerare l'individuo nel suo agire. Abbia
mo già visto che l'arciere non è colui che tira con l'arco ma
colui che si identifica con l'arco, con il tiro.
Ci troviamo di fronte a una differenza fondamentale di
.filosofia: quella statica e analitica dell'Occidente da una par
te e quella dinamica e indivisibile delle arti giapponesi- dal-
l'altra.
Questa differenza di concezione ha a lungo turbato Herri
gel, che, in quanto professore di filosofia occidentale, non
poteva fare a meno di porsi certe domande.
L'uomo, nel seitai, non è considerato un insieme di ele
menti. La parte mentale e quella fisica non sono altro che
due aspetti della stessa cosa . L'uomo è essenzialmente la
manifestazione delta sua stessa vita. È questa stessa vita che
ha provveduto a dargli gli organi, le membra , i diversi si
stemi che gli sono necessari. È la stessa vita che gli provoca
l'appetito e i desideri, e non il contrario.
Anche l'alimentazione più ricercata non dice nulla a qual
cuno che non respira più. Nemmeno l'aria più pura impe
disce alla gente di morire. Che cosa si può concedere a qual
cuno che desidera il desiderio?
Il seitai prende in considerazione prima di tutto l'uomo
nella sua individualità e non l'uomo medio statisticamente
stabilito.
La vita stessa è invisibile ma questa, manifestandosi ne
gli individui, dà luogo a un'infinità di formule differenti. Il
seitai vuole che la vita si manifesti nella sua integrità m
---
66
ogni individuo. Questo è l'ideale di zenseì, vita inte g rale.
Colui che avrà vissuto la sua vita nella sua integrità saprà
morire di una morte tranquilla e serena.
Ma in realtà si è ben lontani dal raggiungere tale stato
di cose. La maggior parte degli uomini immagina che ]a
morte sia un'agonia spaventosa e, in effetti, vivono in un
. modo molto agitato e muoiono nella sofferenza.
L'energia vitale, agendo in ciascun individuo, si polariz
za secondo le caratteristiche che gli sono proprie. Ne conse
gue quind i che ognuno sente e agjsce_ in modo diverso.
L ' idea che ognuno ha una sua sensibili tà particolare è il
fondamento stesso del seitai Tutta la tecnica si basa su da
.
67
•
l. cerebrale attivo
•
2. cerebrale paSSIVO
•
3. digestivo attivo
4. digestivo passivo
5. polmonare attivo
6. polmonare passivo
7. urmariq atttvo
• •
8. unnano passivo
• . .
9. bacino chiuso
10. bacino aperto
11. ipersensibile
12. apattco
•
68
1 1 � J1_S.Q!l.Q....J;1ar_ricola):i, in_ qp_®to s<?n� �ati di essere e
non polarizzaziç_ni_di energia _ � una �gione ,jpecigca.
Di ogni zona interessata si 1ia una suddivisione in nu
meri pari e numeri dispari. La numerazione dispari si appli
ca ai ti i di persone che agiscono per eccesso di ene rgia,"a
secon a e a regtone Interessata. a numerazione pari alle
·persone che subiscono l'influenza esterna a causa dt una e- -
69 •
ve in continuazione, passa da una conclusione a un'altra,
incessantemente.
Dato che le sue conclusioni non sono direttamente legate
all'atto, non conosce le vere decisioni che impegnano l'in
dividuo nel suo destino. Nel suo cervello si sviluppa una cor
sa vertiginosa di ipotesi e di controipotesi. Affermerà le
sue conclusioni, dichiarerà le sue decisioni, ma appena sor
ge una difficoltà, rimarranno solo parole. Le sue decisioni
non sono in fondo altro che conclusioni mascherate.
Di fronte a fatti che sono in contraddizione con il suo
modo di pensare, ha tendenza a negare la realtà stessa di
questi fatti, piuttosto che abbandonare la sua posizione di
pensiero, tanto è importante per lui il posto che questa
occupa nella sua personalità.
È pertanto perfettamente in armonia con la sua idea, di
cui è chiaramente cosciente, ma in pratica non si rende conto
nemmeno di quello che succede a un palmo dal suo naso.
Secondo la classificazione animalistica del maestro No
guchi corrisponde all'immagine della giraffa.
Morfologicamente ha la testa sottile,Ja lin_s:a slanciata e
un p ortamentoverticale . .
� -'Tutti isuoT""movlffienti" cominciano con la tensione del
cofroe:m:tafizzanao1a'testa. Questa tensione cervica1e è ac- -
'compagnata dalla contrazione dei tendini di Achille. Rispar
mio al lettore molti altri dettagli tecnici che riguardano la
prima lombate, la terza cervicale, o gli alluci.
Il seitai ha approfondito le sue ricerche sulle correlazioni
esistenti fra le tensioni tra diversi punti del corpo, e il rap
porto tra queste tensioni e particolari gesti.
Gli esempi storici potrebbero essere di grande utilità, ma
gli studi in questo campo non sono stati ancora approfonditi.
Siamo di fronte a un felice esempio del tipo l nella mu
sica di J.S. Bach, nelle sue melodie architettoniche di ri
cerca lineare.
Lo scrittore Ryunosuke Akutagawa, autore del romanzo
dal quale è tratto iUilm Rashomon, è del tipo l .
Da un punto di vista collettivo il gruppo etnico europeo
ha come tratto comune il tipo l , qualunque siano le altre
tendenze particolari ad una nazione o ad un individuo.
70
po 2 provoca reazioni fisiche. I riflessi nella zona del dien
cefalo sono estremamente rapidi.
La sola visione di qualcosa di sporco o di insopportabile
provoca la nausea. La tensione cerebrale può dare dolori al
lo stomaco e provocare diarrea.
Il tipo 2 è un candidato probabile all'ulcera di stomaco.
•
È piuttosto portato a lasciarsi influenzare da dicerie dif
ficili da controllare, che non a verificare direttamente.
A differenza del tipo 1 non riesce mai a trarre conclusio
ni precise, ad avere « l'animo in pace ». È oppresso dalle
idee. Non osa contraddire gli altri. I mali di cui soffre sono
il risultato della sua introversione. Prima ancora che lo si
interroghi, cade in lunghe e minuziose scuse.
Le persone erudite, a forza di riempirsi la testa con idee
che non sono proprie, possono essere vittime di questa ten
denza a posteriori.
Soseki Natsume, scdttore giapponese, denota nei suoi
scritti caratteristiche del tipo 2, mescolate però con quelle
del tipo 9.
Suppongo che Franz Kafka fosse dello stesso tipo.
La saggezza del corpo fa sì che le persone del tipo 2 ap
poggino i piedi su qualcosa di rialzato come una sedia o una
scrivania, per rilassare i tendini di Achille e per poter cosl
far riposare la testa.
Il tipo 3.
- digestivo attivo. •
71
..
72
nano. Il suo cuore non batte veloce come nel tipo 3. Cal
mo e taciturno, è affabile e sensibile ai sentimenti degli al
tri. Esiste però in lui un residuo di sentimento che rimane
coagulato. Cosa dalla quale no.I,) si può liberare con un at
tacco di collera come fa il tipo 3. Questa coagulazione può
produrre la perdita dell'appetito, mal di stomaco e altri di-
·sturbi digestivi.
È anche lui sensibile ai colori, con una preferenza però
per quelli più scuri.
Il suo sentimento non è tenace come nel tipo 9, nel qua
le persiste fino al raggiungimento della soddisfazione com
pleta. Apparentemente gentile e riservato, le coagulaziohi
continuano ad agire. Pronto ad accettare i sentimenti degli
altri, nasconde però i suoi veri sentimenti. Se espone tre
cose di sua preferenza, si tratta probabilmente di cose che
camuffano il suo vero sentimento. In quanto è proprio la
quarta, quella che non manifesta, il vero oggetto della sua
scelta.
73
VIII
TAIHEKI _
74
cipio che crede universale, il tipo 5 può agire solo se cono
sce le sequenze di un'azione. Molto pratico, è pronto ad
accettare una proposta utile senza preoccuparsi del proble
ma di principio.
La sensazione di energia non consumata lo spinge all'azio
ne e all'avventura. Ma non si lancia mai ciecamente in av
. venture senza calcolarne le conseguenze e valutarne gli ef.
fetti e gli interessi.
Ha un ottimo senso dell'orientamento. Sa indicare in
quale direzione si trova l'oggetto che cerca, quale percorso
scegliere e quanto tempo ci vuole per arrivarvi. Il tipo l,
al contrario, è spesso incapace di dare riferimenti concreti.
Gli piace mostrare di essere capace di dominare le sue
emozioni, minimizzare l'importanza dei sentimenti vissuti.
In questo senso è proprio l'opposto del tipo 3, che è inca
pace di contenere le sue emozioni.
Quando sente il bisogno di mostrare magnanimità, lar
ghezza di vedute, è una compensazione al suo spirito calco
latore. Di tanto in tanto lo prende la voglia di sperperare.
Possiede una rapidità estrema di riflessi per difendere i
suoi interessi, e questo senso di autodifesa può portarlo a
un istintivo rinnegamento quando si sente minacciato.
Simon Pietro rinnegò Gesù tre volte, prima che il gallo
cantasse. Se il tipo 5 nega la verità, non lo fa perché non è
sincero, ma è quasi un bisogno fisiologico più forte della
sua stessa volontà.
È sensibile alla forma degli oggetti e dei gesti. Nella mu
sica è sensibile al ritmo.
75
Per compensare la sua inazione, si crogiola nel proferire
parole di fuoco, esaltandosi nella devozione o rifugiandosi
nella speranza e nel sogno. ·
76
« Tu non saprai mai sbrigartela nella vita » , si è offeso a
tal punto che si è fatto venire un volvolo. Queste malattie
che hanno cause psicologiche, possono rivelarsi molto più
gravi delle malattie fisiche, perché possono facilmente con
durre alla morte.
. In compenso, se si dimostra a queste persone la causa
psicologica del loro sfogo patologico, per esempio la linguac
cia maligna della moglie, guariscono imm�diatamente.
Dal momento che la sua azione scaturisce a dispetto del
la sua volontà, essa può portarlo a conseguenze estreme.
Egli può arrivare a martirizzarsi, senza sentire dolore come
un San Sebastiano.
Se una donna partorisce in un taxi, in un treno o in un
aereo senza aspettare di trovarsi in un luogo più adatto,
molto probabilmente si tratta di un tipo 6.
Il gruppo avaiti-indietro, sia polmonare attivo, sia pol •
77
. '
cendo inconsciamente il corpo. Mentre il tipo 8 cerca di
compensare la sua debolezza per non essere vinto.
Il tipo 7 urina abbondantemente, mentre il tipo 8 urina
con difficoltà.
Una certa debolezza alla terza lombare lo spinge all'azio
ne. Prima ancora di potersi spiegare come mai e perché è
mosso dal bisogno di agire. In lui l'azione precede il pen-
.
stero.
Questo bisogno d'agire è talmente intenso che non può
riflettere obiettivamente, prima di aver consumato il suo
eccesso di energia.
Un commesso del tipo 7 partl come un lampo, appena il
suo capo gli chiese di fare una commissione. Arrivato alla
stazione, telefonò per sapere che cosa dovesse fare, in quan
to era partito prima ancora di ricevere tutte le istruzioni .
Una persona del tipo 5 agirà solo quando avrà capito in
quale ordine le cose dovranno essere estJguite. Il tipo 7 non
ha bisogno di considerarne le sequenze per agire. Si getta
nella lotta vincendo ogni resistenza.
Se il tipo t confonde la conclusione con la decisione, per
il tipo 7 non esiste che la decisione. Gli errori non hanno
importanza, quello che conta è sapere se una cosa si fa op
pure no. Una volta presa una decisione si lancia senza ter
giversare. In altri termini, una volta presa una decisione
non accetta di pensare ad altre possibilità, o ad altre alter
native, come farebbe il tipo l . È molto testardo, e non è
sufficiente il ragionamento per farlo desistere. Proprio co-
me la .figura di don Chisciotte. ·
78
Perché questa invece che un'altra? », senza riuscire a dare
una spiegazione alla decisione presa.
Il tipo 7 dà la chiave della soluzione alla domanda fon
damentale: che cosa è l'azione, perché agire?
L'esperienza seitai dimostra che le persone completamen
te prive di torsione sono incapaci di agire in qualsiasi fran
gente.
Una persona si ammalò e perse l'appetito, senza che alcun
rimedio potesse aiutarla. In seguito a una manipolazione
tecnica, si riuscì a darle un minimo di torsione. Questa per
sona si riprese immediatamente, in quanto quella torsione
gli diede il coraggio di esprimere quello che in segreto tor
mentava il suo cuore : -il suo amore per qualcuno.
La presenza della t �rsione nell'uomo può perturbare e
disturbare a volte; sen� a torsione, però, tutto rimane cal
mo, ma stagnante, inattivo.
La tecnica. sei tai agisce in generale in modo da riaggiusta
re le tendenze di polarizzazione, ma può anche essere uti
lizzata, in certi casi, per creare jntenzionalmente una certa
polarizzazionc.
Gli studenti senza torsione sono docili, ma inattivi. Ri
flettono troppo e non sanno rispondere prontamente ai loro
msegnantr.
. .
79
,
.
• • ..
.
.
.
'
periodo. · .
'
.
Ha la mania di grandezza ed è �ttratto dal volume ·delle
cose. ·
J
80
'
compenso si sente beffato se gli si dice che corre meno
veloce di Gianni, oppure che è meno forte di Pietro. Questo
tipo di paragoni può essere pericoloso, in quanto p uò per
'
sino provocare dispute spiacevoli, se non riesce ad aver
causa vinta in altro modo.
Non si corre invece questo pericolo se si prende come
esempio di paragone un celebre personaggio che egli am-
.
nura.
Non gli si può suggerire, per esempio, di fare il movi
mento rigen,eratore perché è semplice ed efficace. In que
sto modo, andrà a cercare altrove discipline ascetiche, diffi
cili e complkate. Tutto dipende da come gli si presentano
le cose. Bisognerà proporgl.i il movimento come una disci
plina difficile e accessibile a pochi.
Una volta compreso il valore di qualcosa si lancia. Fa
cendolo però in un modo esagerato, in quanto gli manca
l'obiettività.
·
81
riva a un tale parossismo che è necessario ricorrere a un
intervento chirurgico. Moltiss ime donne del tipo 8 subi
scono il cesareo.
Dato che l'accumulo di tens ione è provocato dall'attesa,
la soluzione migliore è quella di annullare quest'attesa.
Se una persona autorevole dice: « Lei non può partorire
qui. Portatela da un'altra parte » E consiglia al marito di
.
82
IX
TAIHEKI
POLARIZZAZIONE DELL'ENERGIA VITALE
( continuazione )
8.3
•
.
84
re, ma non lo diede a vedere. E tutto continuò come se
niente fosse stato.
Quel pezzettino di carne però, visualizzato e venuto a
mancare, quella minuscola traccia di insoddisfazione, pro
vocò come un desiderio di rivalsa in lei. Evidentemente si
trattava di un tipo 9.
Quando il tipo 3 mangia, mangia facendo alcune pause
per chiacchierare. Mangia chiacchierando e chiacchiera man
giando. Molto socievole, il pasto è per lui una festa e la
sua ragione di esistere. Avendo una grande varietà di argo
menti di conversazione passa con facilità da un soggetto al
l'altro. Il tipo 9 invece è incapace di comportarsi in questo
modo. Deve prima terminare di mangiare per poter parlare.
Quando parla, riconduce tutto a un argomento che conosce
a fondo, senza pensare di variare la conversazione.
Se trova qualcosa che gli piace, continua a mangiare la
stessa cosa per giorni e settimane, finché non si sente appa
gato di questa cosa. Cosicché si può stabilire cronologica
mente la transizione di certi periodi: quello i n cui non
mangia che seppie, seguito da un periodo di frittelle, di
·
gamberetti, eccetera.
L'esperienza per lui non è una successione oggettiva di
avvenimenti rapportati all'asse del tempo, suddiviso in pas
sato, presente e futuro. Ma l'esperienza rappresenta per lui
un ciclo vissuto, che nasce col desiderio, per esaurirsi nella
soddisfazione.
Un ciclo incompleto non viene classificato come apparte
nente al passato. Il tipo 9 si ricorda di casi di insoddisfa
zione di venti o trenta anni prima, come se fosse ieri. È
sufficiente evocare un'esperienza inappagata, perché si sen
ta tutto il corpo scosso dall'indignazione.
Non considera un'azione futura come la messa in opera
di una conclusione ottenuta servendosi degli esempi passati.
La conoscenza dei valori dati non gli offre alcuna garanzia.
La sua capacità di concentrazione intensa gli permette d�
sentire nell'incertezza del futuro cose che gli altri non per
cepiscono. Infatti è dotato di molta intuizione.
Eccovi un'esperienza. Una donna del tipo 9 scese dal
treno a notte tarda, insieme ad altri passeggeri. La sua at
tenzione distinse tra i rumori dei passi che la seguivano
un passo che si differenziava nettamente dagli altri. Senza
potersi spiegare perché questo rumore l'inquietasse, si sen
tiva minacciata da un pericolo. Dal momento che tutti i
85
passi erano più o mena simili, non era certamente il fattore
acustico a provocarle questa sensazione. A un iocrocio que- ·
86
dice ho già diecimila lire, continua ad accumulare parsimo
niosamente. Ma se dice a se stesso che non ne rimangono
che diecimila lire, spenderà sino all'ultimo soldo prima che
sia troppo tardi. È il motto: « O tutto, o niente ».
Quello che conta per il tipo 9 non è l'oggettività di una
data cifra, bensl l'impulso invisibile che lo spinge in una
certa decisione. Il termine ikioi indica in giapponese questo
rapporto.
Alla fine della seconda guerra mondiale, Bukichi Miki,
l'uomo politico giapponese che riuscl a unificare due par
titi conservatori, come quello democratico e quello liberale,
in un solo partito democratico liberale, era del tipo 9 .
Quand'era studente i suoi genitori , appena benestanti, gli
mandavano ogni mese una piccola somma per permettergli
di continuare gli studi. Ogni volta che riceveva questa som
ma il giovane Miki si inchinava pieno di gratitudine, con le
lacrime agli occhi, nella direzione in cui abitavano i suoi
genitori per ringraziarli, conoscendo i sacrifici che questi
facevano per lui. . ·
87
'\
•
t
• •
oltre. · .
Il tipo 9 rappresenta qùant0 di piil intraqsigente esiste
nell'uomo, nella. ricerca della perfe?ione, 'anche se la perfe- .
zione a cui tende non ha una forma definita. Sebbene tutte
le condizioni richieste siano realizzate, non è detto che si
senta soddisfatto. Quello che cerca nori lo troverà nelle
linee, né nei colori, né nelle forme; ma lo trova « nel vuo-
to » ·e nel silenzio inespresso.
Cercando di affe.trare l'es�enza . perde spesso di vista l'ac
.
88
l'importanza che attribuisce agli oggetti, dato che non sem
pre li considera allo stesso ·modo. ·
Si può dire che alcuni oggetti facciano parte integrante
della sua personalità, come a esempio lo è la spada per il
.
samura1.
E. Herrigel descrive nel. suo celebre libro Lo Zen nel tiro
con l'arco un'esperienza rivelatrice. « Dopo tutta una serie
di tiri falliti il maestro fece lui stesso qualche tiro con l'ar
co. Constatai con sorpresa un enorme cambiamento, si sa
rebbe detto che l'arco più docile, più malleabile, fosse più ·
facile da tendere di prima » . .
89
manifesta in modo diverso nell'uomo e neHa donna. Men
tre un uomo del tipo 9, invecchiando, ha la tendenza a con
centrarsi su realtà invisibili, una donna si concentra su cose
concrete e tangibili, e la . sua concentrazione è molto più·
tc:;nace, ostinata e testarda.
Può essere che una donna di questo tipo, anche se ben
inten,ziooata e volenterosa, rimanga inattiva senza far njen
te. Ma questa immobilità è agitata e senza pace. La sua
attività interiore è enorme, ma non riesce a materializzarsi.
· Dice tra sé che dovrebbe pulire i vetri delle finestre, lavare
i piatti, senza però poterlo fare. Non riesce nemmeno a
'
90
(soffio, pulsione, intuizione), oppure « ma » (giusto inter
vallo, vuoto-silenzio pregno di forze), incomprensibili alla
maggior parte della gente, sono per lui perfettamente evi-
denti.
·
91
.
.
'
x
•
•
TAIHEKI
POLARIZZAZIONE DELL'ENERGIA VITALE
( fine )
'
'
'
Il gruppo pelvico, seconda parte
92
L'umanità non sarebbe più sulla facda de'ìla terra da
tempo se fosse rimasta indifferente alle richieste di atten
zione e di aiuto dei neonati incapaci di vivere da soli. Que- .
sto istinto di protezione è così naturale negli animali che
a volte certe cagne arrivano ad adoqare i gattini rimasti
orfani.
Il tipo 1 0 arriva a estendere la sua protezione e affetto
anche ai bambini che non sono suoi. Ben diverso dal modo
di sentire del tipo 9, il quale fa una netta distinzione tra
i suoi figli e quelli degli altri.
La gentilezza che può riservare ai suoi protetti è qual
cosa di veramente· speciale. Un'anziana signora occupa qua
si tutta la sua giornata a curare e nutrire i suoi gatti e i
suoi pappagalli, arrivando addirittura a imboccarli a uno
a uno.
Un'altra signora ha raggiunto una reputazione internazio
nale allevando cani pechinesi . Coccolandoli al pt,mto di por
tarseli a 'letto ella ha fatto sl che i suoi cani acquisissero doti
quasi umane, tanto che vengono richiesti dai collezionisti
a cifre da capogiro.
La proprietaria, naturalmente, ha un aspetto grassottello
e il suo viso ricorda quello di un pechinese.
Il tipo 9 e il tipo 1 0 hanno due diversi concetti della
gentilezza. Per il tipo 9 la premura e la cortesia non so
no gentilezze, anzi, per lui la vera gentilezza include, quan
do è necessario, anche il rifiutare la tenerezza.
Se si fa un paragone tra il gruppo pelvico, tipi 9 e 10, e
il gruppo· cerebrale, tipi l e 2 , ne risulta un'enorme diffe
renza di attitudine.
Mentre nel gruppo cerebrale è la considerazione delle dr
costanze oggettive a determinarne il comportamento, nel
gruppo pelvico, invece, è l'impulso interiore a spingerli al
l'azione. ·
93
cide di aiutarlo, considera se farlo in modo autoritario, op
pure in modo indulgente e per quanto tempo.
Il tipo 10, invece, non sopporta la vista della miseria.
Che poi 'esistano buone ragioni sociali per giustificarlo è un
altro problema. Ma intanto com'è possibile lasciar soffrire
così questo poveraccio?
L'ottica del tipo cerebrale è simile all'obiettivo grandan
golare, se facciamo un paragone fotografico. Quest'ottica
comprende un angolo molto ampio di visione, nella quale
gli esseri umani sono raffigurati come punti con caratteri
stiche più o meno evidenti. L'ottica del tipo pelvico è inve
ce come un teleobiettivo; il suo spazio visivo è molto ri,.
stretto, ma possiede una capacità di ingrandimento supe
rìore. Se il grandangolare riesce a inquadrare un viale, le
case in fila, la gente sul marciapiede vestita in modo vario,
un teleobiettivo punta su una di queste persone riuscendo
a leggervi espressioni molto intime come : tristezza, gioia,
collera, eccetera.
Come ho già detto, è l'istinto di protezione che predo
mina nel tipo 10. E dal momento che il compito del seitai
consiste nell'educare la gente a usufruire al massimo della •
94
per il bène degli altri. Se questa donna si lamenta perché
sente male un po' dappertutto, significa c1-ie ha ancora e�er7
gie. Quando 'si muore in modo naturale, . non . c'è né soffe-
renza né male » . ,
. ·
Dopo questo scambio di ideè, . si decise Che l'orfano v.e
nisse accettat<;> in casa della famiglil\. La , più contenta del
.
(atto fu proprio la fig}ja, cllè dal letto dava istruzioni al
familiari su come occuparsi del piccolo. Non contenta, .finl
con l'alzarsi per cudre lei stessa il piccolo.
Questa donna, pur malata di cancro, è sopravvissuta di
ciassette anni sino all'età di ottant'a.nnL Si de<re attribuire
la causa della sua. mbrte al can�to o alla vecchiaia? Non Bi
sogna dimenti'care che il bambino adotta to , aveva raggit\nto
l'età di diciotto anni, età nella q4ale si inizia ad affermare
la ptopria indipendenza, e a opporsi alla tutela dei genitori.
Tolse in questo modo alf'anziana signora il �uo scopo di
v1vere.
•
95
l
•
.
.
' .
' l
'
cosa. . .
.l Il gruppo ipersensibile-apatico
f
.
.•
' . .- ,
·
sare dell'individuo.
.
· Nel g'ruppo ipersensibile-apàtico, là cosa cambia aspette.
Non. ci troviamo più di fronte a una p.olarizzazione di ener
gia in questa o in quelJa regione, ma piuttosto di fronte a
determinati_s tatì di sensibilità. e. di corporeità.
Là ragione per cui questo gruppo è stato incluso nella
classifìca.zìone taiheki, è perché esìstono persone che pos� · '
seggono : queste caratteristiche già · dalla nascit-a. .
· La società seitai ha messo a punto una specie di bilancia) ·
costruita apposta per misurare la suddivisione del peso dd
" corpo · su questi tre punti del piede� la base dell'alluce, il
•.
mignolo e il tallone. Le ci�re vengono indicate elettronica
• mente su due qu,adranti, tre per ogni piede. Il rapporto tr.a
quèste cifre ) che può esser;e stùdiato leggendo il quadro si-
-
.
.''
96 '
'
97 .
•
•
•
•
,
È bene sapere che esistono persone alle quali nessun ri
medio razionale, attentamente considerato, fa effetto, pro
prio a causa di questa ponderazione. Disperate, esse ricor
rono a�li stupefacenti che producono il medesimo effetto,
.
98
• •
sia nel caso in cui vengano somministrati da un medico, sia
che li assumano in modo clandestino, e finiscono con il soc
combere, perché obbligate ad aumentarne sempre più la
dose.
Il tipo 1 1 è un tipo molto esigente, non a causa di riven
dicazioni consce, ma per le immediate reazioni che si verifi
cano sul corpo.
Una causa psicologica può farlo vomitare anche quando
non ha niente nello stomaco. L'asma e le allergie cutanee
sono altre manifestazioni frequenti in questo tipo.
Coloro che non conoscono questo carattere particolare
del tipo 1 1 sono sconvolti dalle sue reazioni e lo colmano di
cure, senza sapere che le loro gentilezze faranno di lui un
malato convinto.
Può uscire da questo circolo vizioso solamente con una
mente calma, serena e vigilante.
Come si comportava il maestro Noguchi in simili fran
genti ? Nel modo pita normale, continuando a parlare del
più e del meno. Il tipo 1 1 può anche dare l'impressione di
stare per morire, diventare paonazzo, ma il maestro Nogu
chi diceva: « Apra la mano sinistra », o qualcos'altro che
non riguardasse la situazione. Noguchi stesso sapeva che
un gesto simile in se stesso non poteva essere risolutivo e
così anche il malato. Ma la cosa funziona proprio perché
non gli si dà credito.
· Il lavoro, il convincimento, infatti, avviene nel subcon
scio della persona agitata. Di fronté a essa c'è qualcuno che
non si lascia irretire dai suoi richiami, che non è compassio
nevole e servizievole come gli altri. Infine è vinta dall'inef
ficacia della sua manifestazione patologica e associa il gesto
incomprensibile di aprire la mano come soluzione al suo
problema.
Strana sensibilità quella del tipo l l . Gli si chiede: « Ho
mangiato una certa cosa e mi è venuta la diarrea; e a lei? ».
Poco dopo ecco che anche a lui viene la diarrea, ma non
perché ha mangiato qualcosa di simile. In fondo neanche
lui sa spiegarsi il perché di questo fatto.
Il tipo 12 apatico.
-
99
• •
100 '
Lo stesso maestro Noguchi, che ha avuto la possibilità di
osservare le stesse persone per parecchi anni e spesso per
generazioni, non è arrivato a una conclusione precisa per
quanto riguarda la classificazione dei tipi 1 1 e 12.
Si può dire tuttavia che tanto l'ipersensibilità che l'apa
tia, sono il risultato di certi stati anomali nella zona occi
pitale del cranio.
Si è notato che la paralisi infantile colpisce solo bambini
che hanno qualche tendenza del tipo 12.
L'ipotesi formulata dal maestro Noguchi è che il tipo
12 è un insieme dei tipi 2 e 5, o dei tipi 2 e 7 ai quali
bisogna aggiungere la tendenza del bacino ad aprirsi. Ma
questo è troppo tecnico per essere spiegato in questa sede.
Esistono nel tipo 1 2 periodi di trasformazione. Da gio-
. .
vane puo essere magro e nervoso, ma Improvvisamente, un
,
101
proibito l'uso delle droghe, dall'altro viene incoraggiato
l'uso di stupefacenti sotto vari nomi e pretesti.
Si direbbe che la società stessa, attraverso i suoi mezzi
sbrigativi, tende ad andare verso la desensibilizzaziorÌe e
l'irrigidimento. Di questo passo il numero dei malati di can
cro e di apoplessia non potrà che aumentare.
'
102
XI
ASPETTO « AMBIENTE »
DELLA RESPIRAZIONE
103
.
eh� sonÒ lontano dal mio paese, mi sembra molto strana.
Perdo anche la nozione di nazionalità. Per la durata del mo
vimento, non mi rendo conto che sono con persone çli na
zionalità diverse, e non so più in che lingua sto parlando.
Un giornalista giapponese di passaggio, che ho invitato
come spettatore,.mi ha detto: ·
nes1 ».
•
104
casi estremi, ci si isola in un angolo per fare il movimento
da soli. Non si vuole essere toccati da nessuno. In altri casi
si ha un partner abituale, senza il quale non si può fare il
movimento. Oppure si pratica con tutti, sentendosi a pro
prio agio con questa o quella persona, e a disagio con altre.
Ci soho sensibilità più o meno aperte, sensibilità che si atti
rano o si respingono tra loro.
· Molti vengono regolarmente. Altri meno. Parecchi sono
divisi tra il desiderio di partecipare e quello di isolarsi. Il
gruppo non è dunque per niente omogeneo. Cosa strana
però, esiste uno spirito di corpo, di comunione e di famiglia
innegabile.
A proposito della parte che assumo a Katsugen-Kai, vor
rei evocare una piccola esperienza della mia infanzia. In ·
altri tempi, nelle case giapponesi, il riscaldamento consiste
va in bracieri chiamati hibachi, fatti di porcellana e· di le
gno, nei quali si metteva la cenere e si bruciava ca�bo
•
105
•
106
•
Questa famosa atmosfera di cui · ho parlato, non è valida
per tutti. Molta gente ha reagito con diverse motivazioni e
rifiutj: sorpresa, imbarazzò, perplessità, confusione,. indi�
gnazione, disprezzo, disdegno; eccetera .
Un praticante ha portato una ragazza che .. sembrava pie
na di problemi. Voleva aiutada dandole un mezzo per sbloc"
carsi. Dopo la prima esperienza la ragazza ebbe molta paura
e si tirò indietro. Il sùo amicò rni confessò che la f-anciulla ·
aveva vagamente intu.ito che il movimento le. avrebbe tolto
i suoi problemi, ed è proprio questo che le faceva paura.
Conoscò anche troppo questo tipo di reazione.
Nçrl d · s�rà mai disgrazia più grande di quando non ci
saranno 'più le disgrazie che formano i piccoli particolari
della nostra vita quotidiana. Conosco il caso di un uomo po
veto che · diventò pazzo U giorno in cui ereditò un'immensa
fortun11.
Una giovane coppia di praticanti che· vive in provincia mi ·
scrisse, a proposito di due amici che av�va voluto iniziare
al movimento. Questi manifestatono all'inizio un grande in
teresse, · ma dopo tre sedut.e smiseto. << Non hanno voluto
ammett�re che non intendevano più farlo, e hanno trova
to un'enormità di scuse per giustificare se stessi » . Cosl l'ec
sperienza fu chiusa. ·
I miei amici cercarono allora di spiegarsi il perché di que�
'
sta reaziOne.
L'analisi che fecero a que�to proposito è molto giusta.
Eccola:
·
107
sciar venire e lasciar andare. La selezione naturale si fa
da sé.
Il movimento rigeneratote è definito come un allenamen
to del sistema motore extra-piramidale, cioè, del sistema
che muove il nostro corpo senza che intervenga la volontà.. 1
All'i�izio della sua esistenza, l'essere umano n ha vo-
I�. . .a sua a _z10ne 1pen .� a sistema motQre e:?Jitra�pi.:
ramict à1e. Ognuno·'dei suoi movimenti è ri eneratore. ·
ste!Ua volontario si'cohso lioa con'lo svi uppo ell'intelli
gèrizil. - T:Jrr ì'feruwrrn- pfènele·un -oggetfo,·to muove;'lo lasCia.
-Tsuot gesti non hanno nessuno scopo. Un bambino di due
anni sa già che i suoi giocattoli gli appartengono. La presa
di coscienza di sé comincia.
Così, sembra che il movimento naturale si arrenda da
vanti alla"' v olontà'd iè cr esce :Ma n essun es�ere umano può
dìpéndère in teramènie e 'u'hìcamente dalla sua volontà. Al
trimenti dovrebbe controllare, durante tutto H giorno e tut
ta la notte, la sua respirazione, i battiti del .cuore, i mo
vimenti deUo stomaco, eccetera. Morirebbe se dimenticas
se di far battere il suo cuore per qualche secondo. Per es
sere padroni di se stessi, per essere direttori d'orchestra
di tutto il proprio corpo, bisognerebbe essere vigili venti
quattro ore su ventiquattro. Non si potrebbe fare nient'altro
che questo, né mangiare, né chiacchierare, né passeggiare
distrattamente, né lavorare, né dormire, perché l'insieme
anatomico del corpo umano presenta una tale complessità
che penso sia impossibile sorvegliare tutto ventiquattro ore
al giorno.
Ma ci salviamo da questa situazione infernale perché i
muscoli del cuore e dello stomaco non dipendono dalla vo
lontà, ragione per cui sono chiamati muscoli involontari.
· Ma si può essere almeno padroni dei muscoli volontari?
Non è affatto sicuro. Durante il sonno ci si rigira nel letto.
Non si sa perché, né come. Si arriva persino a cadere dal
letto. Non è affatto un atto volontario, ma una specie di
movimento rigeneratore che il corpo effettua per sbloccarsi.
A dire il vero, non c'è alcun essere umano che non pratichi
il movimento rigeneratore, consciamente o inconsciamente,
finché vive. Lo si smette una volta mor.ti; allora non si sba
diglia più, non si sternutisce pjù.
Negli anni '60, il sumo Tochi-no-umi, lottatore giappo
nese, era all'apice della sua carriera. Benché relativàmente
piccolo di statura per ùn sumo, le sue prestazioni erano
, ..
.
108
straordinarie. Durante i combattimenti, spinto al limite del
quadrato, scaraventava al di sopra de11e spalle i suoi avver
sari, nonostante pesassero centotrenta o centoquaranta chi
li. Diventò yokozuna, il più alto grado nella gerarchia sumo.
Tochi-no-umi era famoso per la sua agitazione febbrile du
rante il �onno. Si rotolava a destra e a sinistra, su e giù per
il letto. Fortunatamente per lui, il suo materasso era di
sposto per ten:a sui tatami, secondo l'usanza giapponese.
Una volta sposato, uno dei suoi patrocinatori disse al mae
stro Noguchi che Tochi-no-umi era diventato calmo duran
te il sonno. Il maestro Noguchi predisse che avrebbe perso
i suoi combattimenti in futuro. In effetti, si ritirò dal ring
poco dopo.
Il movimento rigeneratore è un movimento naturale che.
esiste virtualmente m tutti gli uomini. S'i tratta semp li ce
_m.ente c:li-scop�lrlo . · si scopre coSI la propria " infanZia, il
proprio punto di partenza, e si scopre se stessi:-
--•
109
Non si deve fare il movimento né con la presunzione del
c01ppetente, né cQn commiserazione, né con l'intento di fa
re un piac�re a .9\.lalcuno,
_ né con l'idea di trarne · un· van-
taggio qualun�. - · ... --
110
dei muscoli. Si è sollecitati ad acquisire buoni muscoli piut
tosto che a trovareTa Tacoltà d idecentrarli. -
Quando arriv";no nuovi pratiCanti al mio dojo, questi si
ammucchiano all'ingresso facendo domande alle persone vi
cine. Quasi sempre a rispondere sono principianti. di due
o tre sedute che danno spiegazioni con sicurezze logiche.
Parlano di vibrazioni elettriche, di energia vitale che
esce da non so dove, la cui esistenza è dimostrata dalle foto
prese da scienziati sovietici o del magnetismo emanato dal
la terra, eccetera. I più anziani, quelli che hanno praticato
sanno come spiegare, ma sentono che queste spiegazioni
da più di sei mesi o un anno non dicono più niente. Non
sono false. Dopo qualche tempo, sviluppano una sensibilità
molto pronunziata in materia di atmosfera. Avendo fiuto,
sentono direttamente senza l'intermediario delle spiegazio
ni. È però inevitabile che vi sia quasi sempre una specie di
panico più o meno grande, più o meno nascosto, quando
si fa il movimento per la prima volta. Comunque, è raro
che il movimento si manifesti alla prima seduta. È norma
le arrivarci dopo la terza o la quarta. Alcuni impiegano mol-
.
to pm tempo.
,
111
..
·
XII
'
DELLA RESPIRAZIONE
Cerchiamo di capire.
Quando si cerca nel silenzio della notte di dormire, la
nostra attenzione è attratta dal leggero rumore della sve
glia. Dato che questo tic-tac ci disturba, cerchiamo di non
prestarvi attenzione, di non pensarvi. Ma più si cerca di non
pensarvi, più ci si pensa. Il conflitto inizia tra il desiderio
di .dormire e il nervosismo che lo impedisce. Conflitto che,
crescendo piano piano, diventa lotta.
L'espressione ki ni naru esprime bene la situazione. Il Id
è attra,tto, bloccato, trattenuto. La mente è prigioniera.
Se sentite che c'è una . separazione, · uno scarto insupera
bile tra respiro e attenzione, traducete allora la parola Id in
. energia. Si dirà: l'energia è coagul�ta, l'attenzione è bloccata.
La concentrazione dell'energia stimola la tensione nervosa.
Il leggero tic-tac invade la nostra mente. Si cerca di
disfarsi di questi ostacoli, di uscire da questa stretta pri
gione. Allora si incomincia a contare le pecore. A causa
della sua monotonia, questa operazione ha il potere di ral
lentare la folle corsa verso l'iper-sensibilizzazione. Questo
è forse più consigliabile del conflitto: non pensarvi, non
pensare di non pensarvi, non pensare a non pensare di non
pensarv1, eccetera.
•
112
L'uomo, quale paradosso!
Cerchiamo di essere scientifici . Se un piccolo rumore ci
impedisce di dormire, un rumore più forte dovrebbe con
ciliarci il sonno. Ahimè! La questione non è così semplice.
Una persona che soffre d'insonnia, recandosi al lavoro sul
treno, può sonnecchiare anche se ci sono rumori più forti .
Durante la guerra uno scienziato, immerso nelle sue ricer
che al microscopio, non sentì esplodere una bomba in pros
simità del suo laboratorio.
Perché questa sproporzione? Perché questa contraddi
zione?
Rinuncio a rispondere, ma ammetto il fatto e arrivo a
concludere che: il valore affettivo
---
non è proporzionale al
volume dell'eccitazioné.
Questo è incontrasto con l'opinione comunemente am
messa, secondo la quale bisogna aumentare il volume del
l'eccitazione per colpire di più. Se si è disobbedienti, biso
gna ripetere dieci, venti volte lo stesso rimprovero per far
diventare ubbidienti.
Befgson è un dissidente che ha ammesso che il valore
affettivo non è una questione di volume, ma dlqualità.
Gli appf ausi, anche se Clélla stessa intensità oggettiva,
possono toccarci in modo diverso, a seconda se questi so
no indirizzati a noi o a qualcun altro. Ma c'è di meglio. Un
elogio appena sussurrato, di intensità oggettiva infinita
mente minore, fatto da qualcuno che non si accorge della
nostra presenza, ci tocca molto di più ancora degli applausi
sonori.
•
113
'
114
nisce di esercitare il suo potere magico. Una volta defini to,
il ki muore. -- ----
115
petuarsi se non attraverso l'attenzione. Se un neonato o
un bambino fossero abbandonati a se stessi, la morte sa
rebbe inevitabile. Dato che un neonato è incapace di pro
curarsi il cibo da solo, la sua unica possibilità di sopravvi
venza è di attitare l'attenzione dei suoi genitori o di quttl
cun altro. Il solo mezzo di cui dispone a questo proposito,
è quello di strillare.
Se strilla vuol dire che non è soddisfatto, perché quan
do è soddisfatto non piange. L'idea del maestro Noguchi_è
che U periodo che va dal concèpimento fino al tredicesimo
!p ese d
..ep !
� l� nascita, è qu.el o . durante il qual� si forma la
l:ìase ps1cn1ca dell'uomo, c1oe Il suo subconsc10 fondamef!
tale. Non si dà mai ab&astanza importanza a questo perio
do. Infatti si dice che a casa sua non si è mai sentito né
vagire né piangere bambini.
Questa manifestazione istintiva del neonato di vagire
ha lo scopo di attirare l'attenzione su di lui. Il richiamo, lo
si può tradurre cosl: attenti, io sono qui, attenzione, ci
sono anch'io; è sottinteso che se il vagito fosse tradotto in
parole, perderebbe tutto il suo impatto.
Si potrebbe dire che la tendenza a cercare di captare
l'attenzione degli àltri s_P.arisce con l'età, in quanto, quand�
si è adUltC si diventa indipendenti. Teoricamente è vero.
Ma un certo distacco permette di vedere, attraverso l'aspet
to di un adulto, un fondo costante di desiderio inappa�ato
di attenzione e la richiesta di aiuto di un essere jnconsdo
o preconscio. Pur essendo vero che un adulto non strilla, -
fa però altre cose per atTirare l'attenzione su arsé.
Per un osservatore come il maestro Nogudii, è un pia
cere poter scoprire, sotto la maschera di un drogato, di un
infermo contento dei suoi malanni, di un arrogante carico
di titoli onorifici, un fondo di debolezza che questi sfrutta
no inconscilunente come un loro potere indiscutibile.
L'attenzione si contrappone all'indifferenza. Poco impor
ta la natura dell'attenzione. Questa può chiamarsi simpa
tia, antipatia, amore, odio. L'attenzione può anche avere
una forza di costrizione . Può cessare di essere una semplice
operazione mentale. Può diventare ossessiva. La differenza
sta neJl'essere vittima dell'ossessione o nel1'utilizzarla con
conoscenza di causa.
Quando Bernard Shaw era ancora uno scrittore scono
sciuto, era irritato dall'indifferenza della gente. Sotto un
nome fittizio, fece apparire su un giornale una critica mor-
116
dace' contro se stesso. Questo articolo attirò l'attenzione , del
pubbliço che si chiese: . .
« Ma chi è quest'uomo che viene criticato così spietata
.
Temo proprio che molta gente si comporti a questo mo- ·
118
«Ma come mai il suo naso è curvo? ». La sign0ra prese
uno specchietto dalla sua borsa per guard�rsi. Il Maestro
aggiunse:
«Ma, non credo che lo si possa vedere nello speccpiet
to ». Per tutta la durata del viaggio, rimase silenziosa. La
chiave di questo aneddoto è evidentemente quest'ultima
frase enigmatica.
Molti genitori sono scontenti dei loro figli a causa delle
loro esigenze e della .loro disubbidienza. Come soluzione,
adottano le sgridate e le punizioni corporee. A questo pro
posito, mi ricordo il dramma avvenuto in una famiglia di
Tokyo, una ventina di anni fa. Il padre era professore di
psicologia all'università. Sin dall'infanzia, il figlio maggio
re mostrava una tenacia straordinaria nelle sue esigenze.
. Quando desiderava qualcosa, doveva assolutal'l)ente averla
a qualsiasi costo. Niente poteva deviare altrove il suo attac
camento. Ecco un esempio: un giorno volle comprare una
macchina fotografica che costava molto. Il padre, yedendo
che una tale macchina era troppo perfezionata per essere
adoperata da un bambino, ne comprò un'altra meno costo
sa e più maneggevole per lui. Il bambino prese la macchi
na e, come un pazzo, la scaraventò nel fiume, davanti agli
occhi inorriditi del padre. Quest'ultimo dovette cedere e
comprò la macchina costosa che il bfimbino maneggiò due
o tre volte, prima di abbandonarla completamente.
n padre cercava di rkondurlo alla ragione con lunghi
discorsi nei quali usava tutto il StlO sapere psicologico. Non:
servl a nulla. Era çome parlare davanti . a un lupo affa
mato. Le parole non potevano riempire il suo stomaco. Ap
pena finito il bla bla bla, il ragazzo mordeva con forza suo
padre. Questi, non sapendo più che fare, mandò il figlio
in un collegio. Il ragazzo tornò a casa dopo qualche gior
no, magro, con gli occhi truci: era fuggito e aveva percor·
so duecento chilometri da solo, a piedi nudi, senza man
giare. Il terrore s'installò definitivamente nella famiglia.
Dovettero poi vendere la loro casa, spogliarsi di tutto e vi�
vere in una cameretta miserabile, solo per soddisfare la
stravaganza e la fantasia del figliol prodigo.
Nel frattempo, quest'ultimo cresceva e diventava sem
pre più violento. Se non era soddisfatto subito, si scate
nava rompendo tutto. Sua madre dovette cercarsi un la
voro manuale per poter provvedere alle esigenze quotidiane
della famiglia. Un giorno in cui lo strayagante si scatenò,
119
sua madre, con l'aiuto del ftatello mi nore, gli passò un filo
elettrico intorno al collo e lo strangolò. E cosi tolse la vità
al frutto del proprio ventre. ,
L'opposizione dei più grandi può bastare in molti casi a
domare la volontà dei più piccoli. È la forza o l'autorità
che si impongono. Si potrà cosi mantenere esternamente
un'aria di ordine stabilito. Questo sistema però presenta
alcune lacune. Può essere all'origine di conflitti. Se l'ener
gia si indebolisce davanti all'opposizione, in molti casi, al
contrario, si intensifica nelle persone che hanno le tendel)ze
del tipo 7 o 9, cioè del tipo urinario attivo o pelvico attivo.
Darò qui una ricetta che può salvarci dal pericolo di un
dramma di famiglia, ma che non può essere applicata sen
za il controllo della respirazione.
Un bambino desidera comprare un giocattolo, per esem
pio una locomotiva. La va a vedere accompagnato dal padre.
« Oh! Che bella! », dice quest'ultimo partècipando al
l'entusiasmo del bambino, al suo sogno, e condividendo la
gioia di possededa.
« Bene, la compriamo ».
120
Ma, nel seitai, l'età del bambino copre un tempo molto più
ampio. Diciamo tra i tre e i settant'anni.
In una perl)ona, l'attenzione è un fatto fondamentale.
Non è sempre logica o razionale negli esseri umani che pe
rò si vantano della loro intelligenza. Accettiamo il fatto
fino al giorno in cui l'umanità sarà sostituita da una razza
di robot meccanici. L'attenzione può essere sfavorevole, uti
le o nociva, secondo l'angolo dal quale si guard.a la cosa.
È grazie all'azione sostenuta che l'uomo ha saputo .r ealiz
zare i suoi sogni. È grazie a essa che ha potuto sviluppare
la sua sensibilità in una data direzione fino a un grado in
sospettato.
C'è anche l'applicazione tecnica dell'attenzione. Il fuoco
spaventa gli animali, ma l'u,omo lo sfrutta per cucinare, per
riscaldarsi, per far funzionare le macchine e per accendere
'
le sigarette.
Per un occhio distratto, le mele sono solo una specie di
frutta. L'operazione si ferma alla classificazione. Il commer
ciante ne calcola il prezzo di costo e il guadagno, Newton
ne trae la legge di gravità, il botanico ne cerca la prove
nienza e il pittore pensa alla natura morta.
La moglie di un pittore giapponese, K. Nakagawa, mi
disse un giorno che le mele che servivano come modello
alla natura morta che dipingeva suo marito, perdevano il
loro sapore e diventavano immangiabili. Ma si può spie
gare un tale fenomeno con la semplice applicazione del�a
legge d'ottica?
Si conosce la straordinaria sensibilità del palato degli as
saggiatori di vini. Scoprono le sfumature che nessuna ana
lisi chimica può svelare. Ci sono esperti che scoprono le
monete false subito, in mezzo a monete buttate a caso sul
banco del bar. Ci sono ragionieri che indicano intuitiva-
mente 1 punt1 m cm Cl sono erron.
• • • • • •
121
esempio concret.o. Cinque minuti di attesa dell'autobus so
no più lunghi di un'ora di chiacchierata. Nel primo caso,
ci si dice: non arriva ancora?, mentre nell'altro caso: di già?
Quanclo si sensibilizzano le mani, si arrivano a sentire
cose che le. persone che non sanno concentrarsi non sento
no. Quando si prende un neonato tra mani sensibilizzate,
si sente che è pesante, se sta bene, e che è leggero se gli è
successo qualcosa. Non si tratta del peso oggettivo. Può
avere esattamente lo stesso peso sulla bilancia, nel primo
e nel secondo caso. Ma si sa comunemente che un bambi
no addormentato è più pesante di qllando è sveglio. :E: una
sensazione che nessuna macchina può dimostrare.
Per il maestro Noguchi, l'uomo non è né un insieme di
elementi, né una macchina. L'uomo è la respirazione. La
stessa persona è diversa, secondo le fasi della sua respira
zione. Se sta espirando, tutti i suoi muscoli si rilassano.
Invece nell'inspirazione, si contraggono. Durante la riten
zione, non possono né contrarsi né rilassarsi, sono passivi.
Qual è l'utilità di questa osservazione? Farò un esem
pio, fra tanti, per mostrate l'importanza di queste sfuma
ture.
Arriva un bambino con i suoi genitori. Questi dicono al
maestro Noguchi:
« Si è fatto male al braccio. E gli fa tanto male che non
maestro ».
Il commento dei genitori è sbagliato. Il maestro Nogu
chi non l'ha .toccato a caso, ma tecnicamente, cioè mentre
il bambino espirava.
La ritenzione, che per un dilettante è \m attimo troppo
corto per essere percepibile, presenta per lui una durata
abbastanza lunga per poter lavorare. L'essenziale del la
voro, per lui, si fa in questa frazione di secondo, perché
allora il corpo non presenta alcuna resistenza, e un minimo
di forza basta per cambiare tutto. Il resto è solo prepa-
.
rauvo.
122
XIII
LA DIMENSIONE IMMATERIALE
123
vuole. Per noi moderni, l'economia è un affare di rivendi
cazioni, di giustificazioni e di contabìlità. Se, in p'iù del pa
gamento di un valore calcolato, si dovesse tener conto degli
elementi soggettivi, invisibili e incommensurabili, tuttQ di
venterebbe troppo complicato.
Ecco ciò che succede nelle tribù Maori della Nuova Ze
landa. Queste tribù sono divise in pescatori, agricoltori e
cacciatori e si presume che scambino continuamente i loro
prodotti.
Dunque ci sono .scambi, ma questi non appartengono per
niente a ciò che i teorici chiamavano, un tempo, economia
naturale. Non si tratta di scambiare un oggetto con un
altro dello stesso valore, in quanto ogni proprietà persona
le ha un hau, vn potere spirituale. Dando un oggetto a
qualcuno, gli si dà nello stesso tempo questo potere di cui
è impregnato. Corrisponde di più alla nozione di regalo che
a quella di merce.
Questo hau non è solo un'idea. Ha un potete obbligante,
un potere «.magico », che segue ogni persona che possiede
l'oggetto. Ci mette nella condizione di ricevere, ma anche
di dare. L'infrazione a questo obbligo può portare a con
seguenze gravi, a' discordie, a guerre. Questo hau segue an
che i ladri e, all'insaputa del proprietario, può portarli alla
morte, a causa del suo effetto « magico ».
· L'economia primitiva o arcaica non consiste negli scambi
liberi di merce, ma in quelli obbligatori di doni . Il termine
hau è , in un certo senso, l'equivalente del termine latino
spiritus, che indica vento, soffio, e anima, insieme. Corri
sponde dunque alla parola giapponese ki. Ho già parlato
di questa parola, la quale indica la nozione di dono. Non
si tratta qui di una semplice coincidenza.
Probabilmente il popolo latino è stato il primo a passa
re dal sistema di scambio di doni, nel quale c'è fusione tra
le persone e le cose, a un diritto che le distingue, al nostro
sistema di proprietà moderno, di alienazione e di libero
scambio . Ma si conoscono· le difficoltà che gli antichi Ro
mani hanno provato per superare il periodo di transizione,
all'inizio della loro storia scritta, dove gli usi arcaici lascia
vano ancora tracce. Testimone ne è l'importanza data alla
«'tradizione » dei beni, che è un'occasione solenne che im
pegna le due parti in causa.
I Romani distinguevano la familia, che comprendeva le
persone e le res, cose, schiavi, ma anche viveri e mezzi di
124
sostentamento della famiglia da una parte, e dall'altra la
pecunia, il gregge. Quest'ultimo facilitava molto gli scam
bi economici, perché non era impregnato dello spirito della
familia. La nascita del sistema monetario è dovuta al carat
tere sconsacrato del gregge. l?er questa ragione, agli inizi,
le monete coniate avevano la forma d'animali domestici.
Per semplificare la cosa, si presume che all'odgine, ogni
sistema di scambio avesse ·un car.attere sacro presso tutti i
popoli. L'evoluzione verso il sistema dissacrato di scambi
ha seguito un ritmo diverso secondo i popoli. In tempi
storici, in India e in Germania, sono state conservate le
istituzioni legate direttamente ai diritti arcaici, mentre i
Romani ne hanno mantenuto labili tracce. Ma in qualsiasi
altro luogo, in Melanesia, in Polinesia, in Africa, negli In
diani d'America, il sistema è ancora vivente.
Si potrebbe dire che quando il sistema materialista, fred
do e calcolatore, si è insediato nelle società moderne, non
è rimasto più niente di questa mentalità primitiva · troppo
soggettiva, troppo rischiosa, troppo carica di considerazio
ni personali. Se si parlasse di strenne e di regali di com
pleanno, farebbe solo sorridere la gente. È troppo poco im
portante p�r tenerne conto.
L'idea che un oggetto possa essere carico di qualche spi
rito è una fantasmagoria o una curiosità folkloristica? .
· Ho già parlato del caso di Eugen Herrigel che doveva
constatare un sorprenClente miglioramento nella funziona
lità del suo arco quando l'impugnava, dopo che il suo Mae
stro aveva eseguito qualche tiro. Si sarebbe detto che lo
spirito del suo Maestro fosse stato trasmesso nell'arco.
Uscito un secolo fa dal feudalesimo, il Giappone man
tiene jn molti punti tracce deWantica economia. Il matri
monio è ancora un affare tra due famiglie, piuttosto che
tra due pe,rsone. Un tempo la sposa poteva essere ripudia
ta solo per il fatto che non poteva adattarsi al kafu, che
letteralmente significa «vento della casa », cioè lo spirito
della famiglia. Che cosa è questo spirito di famiglia? Nes
suno poteva dimostrarlo. Una simile usanza facilita il divor
zio a favore del marito? In effetti si trattava del contrario,
perché in quei tempi la percentuale dei divorzi era molto
bassa.
Si pàrla anche di shafu, spirito della compagnia dove si
lavora. Prima di essere un affare intellettuale o tecnico la
formazione dei quadri è una materia di integrazione in que-
125
sto spirito. Un agente amministrativo, tecnico o commer
ciale è un uomo di questa o quell'altra società, prima di
essere ragioniere o meccanico. È dunque difficile ttovare un
impiego solo grazie alla competenza in certi campi, dal mo
mento che l'integrazione in questo spirito è un lavorò a
lunga scadenza. Questo ,spiega l'immobilità relativa del per
sonale nelle grandi fabbriche giapponesi, in confronto a ciò
che succede in Occidente, dove si cambia società per sfrut
tare meglio la propl'ia competenza. Questo spiega anche la
tendenza alla competizione tra le fabbriche giapponesi, che
sono tutte signorie feudali sotto una forma moderna. Per
lo stesso artkolo industriale si può contare facilmente una
decina di marche concorrenti.
•
126
nomia primitiva, lo scambio delle ricchezze, materiali o im
materiali, è solo uno dei termini di un contratto molto più
generale e molto più permanente. Non si è mai in pareggio.
È per questo che Mauss ha proposto di chiamare tutto que
sto « sistema a prestazioni totali ». Queste ci impegnano a
fotnire i compensi di controprestazioni, ed è una questione
di onore, di rispetto, di sfida, di rivalità e di maggiore of
ferta. Di maggiore offerta in maggiore offerta, questo siste
ma di rivalità ci può portare a una distruzione puramente
dispendiosa di ricchezze accumulate o perfino a una guerra.
Questo sistema di scambi, di carattere agonistico, è cono
sciuto con il nome di potiateh dagli Indiani d'America del
Nord-Ovest, termine d'altronde adottato dagli autori ameri
cani e dai sociologi francesi.
Sotto il nome di definizioni ben conosciute come spazio
vitale, risorse petrolifere, dominio, si può forse vedere nel
la guerra questo bisogno nascosto dell'uomo per le presta
zioni totali agonistiche?
Questa almeno è la strana storia che narra il termine la
tino hostis attraverso le molteplici fasi della sua evoluzione.
Hostis significa straniero, ospite, colui che accoglie e colui
che è accolto, ma anche nemico. Hostio, rendere uguale o
rendere la pariglia, nasconde il senso di rivalità, e astio che
è trattato come un'altra parola, implica il senso di distru
zione. Hostimentum è sia compensazione, sia rappresaglia,
sia rivincita. Hostia è offerta espiatoria. Oggigiorno si avreb
bero molte difficoltà nel credere che dalla stessa radice de
rivino parole cosl dissimili come: ospite, hotel, ospedale,
ospitalità, ostilità, ostia, ostaggio, ost (in francese antico:
armata), ostoier (in francese antico: combattere).
Dopo aver dato una rapida scorsa all'evoluzione che l'u
manità ha subito negli ultimi tre millenni, m'imbatto in
una storia moderna abbastanza significativa. Per adesso, mi
accontento di rivelare alcuni fatti citati in un'opera di divul
gazione, ESP (Extra Sensory Perception) di Brad Seiger.
Questi fatti sono d\rette testimonianze, abbastanza precise
da non dar adito a errori di interpretazione. Penso che esi
stano molte opere simili.
La psicometria è una tecnica intuitiva che permette, par
tendo da un oggetto appartenente a una persona, di sco
prire non solo i dettagli della sua vita anteriore che già co
nosce, ma anche quelli che egli stesso ignora. Non conosco
127
la pratica di questa tecnica, ma il risultato può benissimo
sorprenderei.
Durante la seconda guetra mondiale un giovane ebreo
si fece visitare dal dottor �onnell, County Cork, Irlanda.
Si lamentava di un dolore insopportabile alle mani, che gli
impediva persino di dormire la notte. L'esame medico non
mostrò che una leggera graffiatura, nessuna frattura seria.
Ma il paziente continuava a lamentarsi.
Dopo parecchi tentativi senza. successo, i1 dottor Connell
arrivò alla conclusione che dietro alla ferita insignificante si
doveva nascondere un trauma più profondo di origine psi
chica. Decise di ricorrere alla competenza della signorina
Géraldine Commins, psicometrista, inviandole una penna
stilografica che apparteneva al giovane.
L'esame psicometrico dell'oggetto rivelò questo: più di
un secolo prima uno degli antenati di questo giovanotto
aveva subito una terribile punizione in Russia. Ebbe le mani
· recise per aver rifiutato le prerogative del signore· nei ri
guardi della moglie. Costui fece in seguito incendiare il
ghetto, cacciò via gli ebrei e distrusse la famiglia a eccezio
ne di un bambino. I discendenti di quest'ultimo si stabili
rono a County Cork, ma il ricordo di questo terribile dram
ma rimase nascosto nel subconscio di ognuno di essi.
Il concorso di diverse circostanze suscitò la riapparizione
di questo ricordo, che si era conservato di generazione in
generazione, senza la trasmissione orale e cosciente. Il gio
vane ebreo vide nella sua infanzia uno dei suoi amici inti
mi ferirsi profondamente una mano. Più tardi vide anche un
vicino di casa morire di tetano i n seguito a un graffio alla
'mano. Fu naturalmente scosso dallo sterminio sistematico
degli ebrei europei da parte çlei nazisti. Fu assunto nel cor
po dei pompieri di Belfast. Un giorno, salutando un ufficia
le, ritrasse così rapidamente la mano, che batté contro un
oggetto che stava dietro di lui. La ferita non era così se
ria per se stessa, ma fu l'occasione che risuscitò un dram
ma vecchiò più di cento anni: incendio del ghetto, antisemi-
ttsmo, mam rectse.
• • •
128
lografica, non può conservare la memoria della persona alla
quale appartiene. La memoria è una materia della corteccia
cerebrale. Tanto più che il proprietario non ne ha conser
vato un ricordo chiaro. Anzi, la sensazione di dolore non si
trasmette di generazione in generazione, tanto meno quella
di piacere.
Ma vedremo più avanti che ci sono tanti fatti che con
traddicono la nostra concezione ortodossa sulla percezione,
sulla nozione del tempo e dello spazio, sulla causa dell'azio
ne che già adesso è difficile mantenere una assoluta in
transigenza al riguardo.
Quando parlavo dell'affinità fra la persona e l'oggetto,
uno dei praticanti del- movimento rigeneratore mi disse che
riconosce immediatamente la sua biancheria lavata insieme
a quella degli altri, esteriormente identica a quest'ultima.
In più sente una piacevole sensazione nel toccare la bianche
ria di sua madre e una specie di avversione nel toccare
quella di suo padre.
Le relazioni enigmatiche tra la persona e l'oggetto posso
no stabilirsi prima che la persona, soggetto della conoscenza,
abbia riconosciuto l'oggetto tramite la via comune della per
cezione sensoriale. Questo fu il caso di Dorcie Calhoun, un
povero contadino della zona di Renovo in Pennsylvania.
Un sogno persistente gli annunciava che esisteva un giaci
mento di gas naturale vicino alle colline, nella sua fattoria.
Per di più, questo sogno gli mostrava dove doveva scavare
e l'incitava a iniziare immediatamente. Alla fine il contadi
no si mise d'accordo con le persone del paese, formò una
piccola società àmministrativa e cominciò la perforazione.
Gli scettici ricevettero un colpo quando il gas, sprizzando
dal pozzo, spazzò via l'installazione. Ci vollero quattro gior
ni di sforzi, agli esperti, per domare l'incendio. Successe nel
194 9. Tre anni dopo, nel 19 51, ci furono un centinaio di
po�i nella , zona di Renovo e · le azioni aumentarono di
trenta volte il loro valore originale. Calhoun diventò ricco,
grazte a un sogno.
•
'
129
XIV
.
LA DIMENSIONE IMMATERIALE
( continuazione )
.. ' '
130
•.
tivo, ma nella posizione del vissuto, quella che è motivata
dal ki. I dati di percezione possono allora essere diminuiti
o intensificati, deformati, turbati o acuiti. I dati del ki non
si limitano ai cinque sensi. Si possono applicare alla sensa
zione di essere o a quella di agire. Possono oltrepassare il
quadro prescritto dalle leggi che reggono le percezioni nor
mali, come quelle ottiche o acustiche.
Già da alcuni anni lo studio della percezione extrasenso
riale è di moda. Agli inizi il metodo di ricerca ricalcava
quello delle ricerche psicochimiche: esperienze di laborato
rio. Non era del tutto inutile, perché ci ha permesso di con
statare che i risultati ottenuti con la veggenza sistematica
superavano la media ottenuta dal calcolo delle probabilità
puramente matematico. Succede dunque qualcosa che le vec
chie teorie non possono spiegare (esperienze fatte con le
carte Zener ... ).
· Se un fenomeno psicochimico può essere riprodotto a vo
lontà, ·ed è per ·ql,Jesto che è interessante studiarlo, non
avviene lo stesso con un fenomeno psichico o parapsichico,
nel quale entra in gioco la sensibilità individuale che ne de
termina il valore affettivo. Ognuno reagisce in modo diverso
a uno scherzo, col riso, col sogghigno, con l'indifferenza o
con l'ira, rapidamente o lentamente. Il ripetersi dello stes
so scherzo è ben lontano dall'avere lo stesso risultato co
stante. Ci può dar fastidio o renderei indifferenti. Bisogna
dunque dimenticare tutta la situazione. Bisogna smettere di
applicare i postulati psicochimici n�llo studio dell'uomo.
Tra l'altro i postulati non sono verità immutabili e assolu
te. In fisica la scoperta della velocità della luce ha portato
un cambiamento del postulato: Euclide lascia il posto a
Riemann. .
Però è difficile disfarsi dei postulati che prevalgono da al
meno trecento anni. Portiamo un orologio perché siamo si
curi che il tempo è omogeneo ma il valore affettivo del
tempo non è mai omogeneo. Adottiamo sistemi di misura
convinti che lo spazio sia omogeneo, ma il valore affettivo
cambia di caso in caso. Se un gastronomo si rifiuta di spo
starsi di qualche decina di metri, accetta però senza diffi
coltà di fare chilometri per mangiare bene.
La società moderna si mantiene nel rispetto della legge
di causalità, che non è altro che la proiezione di un princi
pio psicochìmico. « Stessa causa, stesso effetto » è valido
nell'amministrazione, nella giurisdizione, in medicina, nel-
131
l'educazione, nell'economia, eccetera. Il razionalismo classi
co è una eredità della fisica di Newton.
I razionalisti, imbevuti dell'idea che un fenomeno può e
deve essere riprodotto nelle stesse condizioni, ignorano· to
talmente la questione dell'affettività nell'uomo. L'affettivi
tà è come un abisso. Varia da individuo a individuo, e nel
lo stesso individuo non ha un valore costante. Se se ne tiene
conto, sarà la negazione stessa della scienza. Per rispetto
alla scienza, ci si aggrappa all'ide;:t che (< Fuomo è una mac
china». Ma quale macchina! Leggete L'uomo, questo sco
nosciuto di Alexis Carrel.
Gli esempi che citerò qui non si possono spiegare con
le teorie esistenti. Benché l'atteggiamento delle persone
con una formazione moderna sia di rifiutare tutto ciò che
non è conforme alle teorie, io ammetto i fatti prima delle
teorie. I postulati possono cambiare, e a più ragione, le
teorie.
Lo scopo di questo esposto non è di incoraggiare i let
tori a intraprendere questa o quell'avventura parapsicolo
gica, ma è di preparare in loro il terreno per una permea
bilità più grande ai fatti affettivi. Il seitai cerca di equili
brare e armonizzare l'affettività, e non di formare spiritua
lità straordinarie o di incoraggiare l'occultismo. Però, la con
cezione troppo meccanica del pensiero moderno ci impedisce
di capire meglio il problema. Bisogna toglierei i paraocchi
e liberare il nostro campo visivo.
Percezione extrasensoriale
132
Dopo molti esperimenti, gli scienziati americani e sovie
tici sono arrivati a un'ipotesi. La radiazione, di natura elet
tromagnetica, avrebbe fatto scattare un processo fotochimi
co in speciali recettori cutanei, i cui segnali sarebbero stati
trasmessi al cervello. La debolezza di quest'ipotesi è che non
si può provare l'esistenza di tali recettori cutanei.
Un altro punto debole è la presenza dei testimoni che
effettuano questa visione extra-oculare in una camera com
pletamente buia, dove la cosiddetta radiazione dello spet
tro visibile non può essere riflessa dagli oggetti. Nadia Lo
banova, una ragazza russa, cieca dall'età di un anno, può
leggere i caratteri grossi e distinguere i colori in una certa
disposizione.
L'atteggiamento teorico che prevale nel mondo moderno
tende, per la sua stessa natura intellettuale, a limitare la
nostra affettività in un quadro limitato. Si vede ciò che si
ammette, ma si rifiuta di vedere ciò che non si ammette.
Spesso i fatti eludono i nostri tentativi di spiegazione.
Una volta, Mollie Fancher, una cieca di New York, les
se, prima che fosse aperta, una lettera a lei indirizzata. Po
teva leggere i giornali senza aprirli, solo passando le dita
sulla busta di spedizione. L'ipotesi della radiazione deve dun
que essere abbandonata, così come quella dei recettori cu
tanei, in quanto nessuna radiazione potrebbe essere così
forte da emanare da sé e dalla pagina che si vuole leggere,
escludendo le altre che vi sono sovrapposte.
Le teorie che cercano di porre questi fenomeni nel qua
dro della dimensione materiale, sono prima o poi votate
allo smacco. In fin dei conti tutto si riduce alla dimensione
immateriale, questo campo oscuro di pulsione, di sponta
neo inconscio, di spiritus, di hau, di ki.
Può avvenire la stessa cosa attraverso una visione norma
le, secondo me è una questione importante. Perché la per
fezione delle condizioni materiali non assicura necessaria
mente una visione normale.
Un medico tedesco, Georg Groddeck, cita il caso della ce
cità momentanea di una donna. (Au fond de l'homme, Pa
rigi, Gallimard). Questa donna aveva una gran passione per
i bambini, ma non ne aveva di propri. Un giorno, durante
una passeggiata con Groddeck, si accorse a un tratto cbe
non vedeva più niente di ciò che si trovava alla sua destra,
mentre a sinistra era tutto chiaro e distinto. Guidata abil
mente dalle domande di Groddeck, finì per ammettere che
133
la sua semicedtà poteva essere stata provocata dalla presen
za momentanea di una signora e del suo bambino che aveva:
no incontrato per strada e la cui vista le era stata « insop
portabile ».
Una persona che cerca disperatamente i suoi occhiali men
tre li ha sul naso, offre un soggetto di caricatura. Un mor
to che non vede più malgrado i suoi occhi e i suoi nervi
intatti, è soggetto di emozione, ma non materia di rifles
sione. Che peccato!
Il caso di ciò che si chiama chiaroveggenza è ancora più
inesplicabile attraverso condizioni materiali. Nel 1958 Gé
rard Croiset, un veggente olandese, ricevette un'interurba
na da parte del signor Jansen, proprietario di un battello,
che gli spiegò le sue difficoltà. Aveva comperato un moto
re diesel per il suo battello, ma questo non funzionava. Già
da settimane, alcuni ingegneri tentavano invano di localiz
zare il punto difettoso. Siccome doveva navigare per gua
dagnarsi da vivere e non poteva permettersi di aspettare an
cora, bisognava prendere una decisione: doveva comprare
un motore nuovo.
Croiset, che non aveva alcuna conoscenza di meccanica,
provò a descrivere la situazione con un linguaggio figurato.
Gli indicò che c'era un buco in un tubo che sfuggiva al
controllo degli ingegneri, buco che non si poteva trovare
con il motore freddo. Due giorni più tardi, fu eseguita la
riparazione. Croiset e Jansen non si conoscevano, Con il
loro spirito più pratico che teorico, gli Olandesi hanno da
tempo stabilito l'usanza di chiedere aiuto a questo genere
di specialisti così come gli Americani avrebbero senza esi
tare telefonato a uno specialista convenzionale. Qui la ra
diazione, di qualunque natura sia, non c'entra, perché, per
supporne una, bisognerebbe ammettere che avesse chissà
quale carattere fantasioso.
Il termine telepatia inteso come trasmissione del pen
siero da molto lontano, senza l'aiuto di mezzi materiali, è,
secondo me, scelto molto male, perché implica la nozione
di distanza. La distanza non ha niente a che vedere con l'es
senziale del fenomeno. L'essenziale sta nel rapporto che le
ga le persone, sapere se esiste un terreno comune di affetti
vità tra di loro.
Vi sono persone la cui presenza non ci commuove più
di un qualsiasi oggetto. La presenza di altre, invece, ci ral
legra o ci opprime. Proviamo sensazioni dirette, nonostante
134
il nostro ragionamento. Se la lontananza dissolvesse il rap
porto esistente, le sensazioni potrebbero svanire. Ma vi
sono rapporti indissolubili, qualunque sia la distanza. Una
madre vede partire il figlio per la guerra. Se la sensazione
indefinibile che prova per lui diminuisse in proporzione in
versa al quadrato della distanza che li separa, cioè, se pro
vasse questa sensazione alla distanza di mille chilometri un
miliardesimo di volte di meno di ciò che sentiva quando
il figlio era a un metro da lei, si potrebbe parlare di radia
zioni. Un bicchiere di acqua salata, se è diluito di un mi
liardo di volte, pon avrà più il sapore. del sale. Allo stesso
modo se il valore affettivo fosse in funzione della distanza,
la madre si ricorderebbe appena di aver avu.to un figlio.
Per le persone non direttamente interessate, la morte di
un soldato è solo una questione di statistica. Non lo è per
sua madre. Se l'emotività non interviene per smussare la
vera sensibilità, non vedo l'impossibilità nel fatto che il
diapason vibri per suscitare lo stesso sentimento, lo stesso
pensiero tra le persone che hanno un terreno comune di
affettività.
La telepatia non si verifica necessariamente con messaggi
articolati o con parole, casi invece che si ha la tendenza di
citare in prevalenza. Io stesso ho avuto esperienze simili
ma senza parola. Erano sensazioni vaghe, potenti e nello
stesso tempo molto precise. Sapevo di chi e di che cosa si
trattava.
Sono lontano dal credere che una tale facoltà di sentire
la « presenza » sia un dono riservato a poche persone. Ciò
che ci impedisce di sentire in modo giusto, è il fatto di pen
sare, i ragionamenti e le emozioni. Una superficie d'acqua
leggermente mossa non riflette la vera forma della luna.
Newton ha scambiato il suo orologio per un uovo. Quan
do si è assorti in un lavoro intellettuale, ci si stacca senza
saperlo dalla realtà per rinchiudersi in una torre d'avorio.
Tenere quieta la superficie dell'acqua è semplice, ma dif
ficile. Abbiamo visto, nello studio del taiheki, che nell'uo
mo l'energia tende a polarizzarsi, a deformare l'impressione
ricevuta. Il tipo l, nel quale l'energia attiva, specialmente
il cervello, fa la scelta delle impressioni per formare con
cetti o idee astratte, che manipola a seconda dei principi
che ammette. Separandosi dalla primitiva realtà, pensa a ciò
che l'uomo dovrebbe essere e non a ciò che è. Ammette
solo ciò che il suo sistema di pensiero ammette. In queste
13.5
condizioni, gli è impossibile accettare c�ndidamente gli im
previsti. Il tipo 3 si emoziona facilmente e, per colmare il
suo cuore che batte forte, dovrà rimpinzarsi di cibo. Il tipo
5 si agita molto a causa dell'eccesso di energia. Il tipo 7
vuole sempre aver ragione e non accetta ciò che è contra
rio alla sua opinione. Queste tendenze possono deformare
le impressioni ricevute, non solo invisibili e sottili, ma an
che visibili ed evidenti. Sfruttandole efficacemente possono
essere utili all'attività sociale. Spinte all'estremo, sono solo
ostacoli all'intuizione naturale dell'uomo. Il ruolo del seitai
è di attenuare questi eccessi e di recuperare l'armonia per
duta.
I popoli primitivi, non ancora corrotti dalla civilizzazio
ne, conservano intatta la loro intuizione innata. Il dottor
A.P. Elkin, antropologo dell'università di Sydney, ha effet
tuato un viaggio di studio presso i Boscimani, aborigeni del
l'Australia rimasti ancora oggi all'età della pietra. Il suo
arrivo non è stato segnalato da alcun mezzo convenzionale,
come messaggi, il taro taro o H fumo. Ma, ognuno dei vil
laggi che ha visitato era preparato a riceverlo, sapeva da
dove veniva, ed era al corrente dello scopo del suo viaggio
attraverso la giungla.
L'inquinamento prodotto dalla civilizzazione non è solo
di natura chimica o fisica. Bisogna includervi l'inquinamento
verbale e intellettuale.
La radioestesia è un mezzo per sondare l'inconscio con
segnali il cui senso è determinato con un accordo prelimi
nare. Nj;!i popoli primitivi, non c'è questa distinzione netta
tra il conscio e l'inconscio. Nei popoli civilizzati, ci si ac
corge che l'inconscio conosce cose che il conscio ignora
totalmente.
Nella città di Swampscott, Massachusetts, mancava l'ac
qua è si doveva, ogni estate, razionarne la Ciistribuzione.
� Dal giorno in cui il comune comprò il podere che appa):te
neva a Elihu Thomson, co-fondatore della Generai Electi:ic,
per costruirvi i suoi palazzi, il servizio dei lavori pubblici
si sforzò di trovare la sorgente d'acqua, perché i vecchi abi
tanti dicevano che Thomson ne aveva una. Ma nessuno sa
peva esattamente dove si trovasse. Tutto era stato tentato
invano. La ricerca durava ormai da quasi vent'anni. Si era
sul punto di abbandonarla. Poi, un giorno d'estate del 1963,
si suggerl, come per scherzo, di provare con la radioestesia.
Il direttore dei lavori era scettico, ma si convinse, visto che
136
sì era già provato tutto. Che cosa si rischiava in fòndo?
La squadra di operai si mise a perco;rrere il terreno con
rami d'albero. Dopo un quarto d'ora · si ritrovò la sorgente.
I rami tenuti da uno degli operai puntavano verso il suolo
CO$Ì violentementç che graffiarbno la pelle del suo pollice.
C'è però un contrast<;> n9tevole, tra vent'anni di ticetche
coscienziose e un quarto d'ora di gioco!
Sarebbe -sbagliato 9ire che i popoli civiliz:zati sono sem
pre e unicamente guidati dal loro conscio, o. da una logica
razionale. L'inconscio gioca un ruolo essenziale nei minimi
dettagli della v.ita deg1i individui. Un gio.rno, per' ragioni
sconosciute, non ci si comporta come al solito . Si prende
una strada. diversa , si esce prima o più tardi éla casa. Si di
mentica qualcosa e per dprenderlo si perde il treno. E que
sti piccoli cambiamenti possono qualche volta decidere . del
la vita o della morte degli individui.
Nel giornale della Società Americana della Ricerca psi
chica William E. Cox ha compilato un . rapporto sullo stu
dio statistico degli incid�nti ferroviari. Ne risulta che 'il
num�ro dei passeggeri a bordo dei, treni deragliati era meno
alto di quello dei giorni precedenti, o dello stesso giorno
delle settimane precedenti. Coloro che hanno evitato di pren
dere il treno, hanno agito come se avessero presentito il
pericolo. Ma non ne deduco che ne avessero avuto la pre
monizione, che è uno stato conscio degli avvenimenti non
.
ancora avvenutl. .
Mi ricordo di un aneddoto su Napoleone. Un giorno, men
tre egli si trovava sul campo di battaglia col suo eserCito
all1attacco, v:ide un soldato rannicchiato nel fondo della trin
cea, agghiacciato dalla' paura. Napoleone che era in piedi su
que�ta trincea, con · i proiettili che gli fischiavano vicino,
lo esortò ad andare avanti. Nel momento in cui il pover'uo
mo si alzava, un proiettile lo colpì alla testa facendolo ca
dere fulminato in fondo alla buca . Parlando statisticamente
Napoleone era il più esposto al pericolo e dunque avrebbe
dovuto esser colpito per primo. La spieg11zione è che quan
do il ki è forte, sfida la legge di statistica. È così che Hitler,
al suo apogeo, riusciva a sfuggire agli attentati minuziosa
mente preparati contro di lui,
Il ki precede gli avvenimenti, Vi è già, prima che il
fatto accada. Senza il ki appropriato non succede niente.
I migliori argomenti, le migliori disposizic,mi matetiaH non
possono riempire questa lacuna.
137
I praticanti del movimento rigeneratore presentono spes
so i movimenti che verranno. Alcuni dicono che hanno
l'impressione che entro breve tempo faranno questa o quella
cosa, per esempio che grideranno a squarciagola. E effettiva
mente questo succede. Lo fanno apposta? I praticanti sanno
che è difficile gridare, ridere o piangere apposta durante il
movimento, in quanto Katsugen-Kai non è una scuola di
commedianti professionisti.
La proiezione di sé in un avvenimento non ancora pro
dottost nel l:empo e nello spazio, si manifesta in due spe
cie di fenomeni curiosi: proiezione astrale e vardogr. Nel
primo caso, il soggetto è cosciente di quello che vede nella
sua proiezione, mentre- nel secondo caso non lo è.
Vardogr è un fenomeno particolarmente localizzato _in
Norvegia e in Scozia. Lo scenario di questo fenomeno è,
salvo qualche dettaglio, sempre lo stesso: il precursore « spi
rituale » annuncia il suo arrivo prima dell'arrivo della per
sona in carne ed ossa. Si sentono, per esempio, i rumori fa
miliari dei parenti che girano la chiave nella serratura, si tol
gono le soprascarpe, posano il loro bastone, camminano sul
parquet, eccetera. Poi tutto si arresta. Guardandosi attor
no si constata che non c'è nessuno. Qualche istante dopo,
però, arrivano realmente.
L'avventura successa a Erikson Gorique, importatore ame
ricano, è molto curiosa. Aveva l'intenzione di visitare la
Norvegia, per studiare la possibilità d'importare prodotti
norvegesi negli Stati Uniti . Per parecchi anni di seguito,
ostacoli imprevisti avevano ritardato il suo viaggio in que
sto paese che non aveva mai conosciuto prima. Nel luglio
1959, arrivò finalmente a Osio e prese un taxì per farsi
portare nel migliore albergo de1la città. Alla ricezione del
l'albergo, fu accolto da un impiegato che gli disse: « Che
piacere rivederla, signor Gorique! ».
Incuriosito, insistette nel dire che non era mai venuto
prima. L'impiegato ribadì a sua volta che, qualche mese
prima, aveva fatto una prenotazione di persona e che si ri
cordava di lui a causa del suo nome poco comune. Poiché
la discussione si accalorava, il direttore fece segno all'im
piegato di stare zitto. Ma con sua grande sorpresa, dovun
que andasse, gli impiegati dell'albergo, i camerieri del ri
storante lo riconoscevano e parlavano della sua visita prece
dente. Presso un grossista, un signore si alzò dalla scriva
nia per stringergli la mano e disse che era felice di riveder-
138
lo. « L'ultima volta », aggiunse, « aveva talmente fretta che
noli. abbiamo av.uto il tempo di concludere l'l:lffare » .
Troppo stordito pèr protestare, Gorique si afflosciò su
una poltrona e domandò quando si erano visti. « Soltanto
·
qualche mese fa », gli rispose il signore.
Fino ad adesso, ho parlato solo di casi di percezione che
la psicologia classica avrà molta difficoltà a spiegare, ma
vi riuscirà, servendosi di qualche .ipotesi. Ma il suo quadro
sarà largamente superato, se si ammette che illato �psichico
può avere effettifisici a distanza, senzaf 1sogno di interme
èliari. Dal punto di vista del ki, non c'è problema, perché
tltèmpo;to spazio, lààistiniionetra psicfìico efisico è un
complesso ili idee a posteriori .
•
139
no vicino. È un soggetto interessante, ma non voglio dilun
garmi troppo a questo proposito. Tengo tuttavia a far no
tare che il razionalismo basato principalmente sulle scien
ze fisico-chimiche del XIX secolo, impedisce alla nostra
mente una maggiore permeabilità. Gesù, capace di seccare
l'albero di fico senza frutti in un istante, sarebbe adesso solo
oggetto di favola. Il maestro Ueshiba, che faceva muovere
i rami degli alberi, da lontano, ae costituirebbe un'altra.
Ci si accorge delle lacune lasciate dal razionalismo quan
do si riuniscono i materiali di diversi campi. Il razionalismo
è lontano dal soddisfare tutta la verità. È, in fondo, solo
uno dei mezzi per interpretare i fatti. Senza rifiutare l'at
teggiamento teorico necessario nella vita sociale, mi riservo
la libertà di accettare i fatti prima delle teorie.
È impossibile risolvere il problema del ki solo con ar
gomenti. I ciechi possono discutere pro o contro l'esistenza
della luna, ma sarà sempre senza convinzione. Tutto ciò
che faccio è di permette;�:e alle persone, quando vedono la
luna, di non dire: la luna non esiste, in virtù di tale postu
lato o di tale teoria.
140
xv
IL TERRENO
141
Nel Nord del Giappone, a Hokkaido, a causa del crollo di
una miniera, alcuni minatori rimasero sepolti sotto le ma
cerie. Uno di essi era stato formato secondo lo spirito seitai
e non si preoccupava eccessivamente. Immaginava che ci
sarebbero voluti sei giorni circa prima che la squadra di
salvataggio arrivasse in quel luogo. Sapeva che il corpo
umano ha una riserva di energia che gli permette di soppor
tare la mancanza di cibo per un periòdo molto più lungo.
Quando al quinto giorno arrivarono i soccorsi, si trovava
perfettamente in forma e aiutò a socconere i suoi compagni,
completamente distrutti.
Non bisogna credere che il terreno sia uno stato costan
te e immutabile nello stesso individuo. Il terreno cambia
secondo la situazione e tale cambiamento è dato dall'idea
che si fa l a persona della situazione stessa.
Se per lavoro vi si chiedesse di trasportare alcuni baga
gli fino in cima a una montagna, il peso sarebbe più o meno
sentito, a seconda della remunerazione che vi aspettate di
ricevere. Ma se praticate l'alpinismo, allora non è più un
lavoro, dato che lo fate spontaneamente. Gli stessi baga
gli non peseranno più come nel caso precedente, benché
. .
non Cl s1a una remuneraztone.
.
142
assoluto non corrisponde alla realtà dell'uomo vivente. Que
sta è la ragione per la quale ho adottato il termine terreno.
In Giappone, come in altri paesi, vi sono inventori di ap
parecchi terapeutici; alcuni si ispirano alla tradizione fol
kloristica, · altri si servono di termini scientifici di moda
come: alto voltaggio, alta frequenza, ultrasuoni, eccetera.
Un giorno un uomo fabbricò un apparecchio chiamato
« magnetizzatore ». Tale apparecchio non aveva molto suc
cesso in quanto era ·piuttosto dubbia la sua efficaci,,. Nogu
chi disse:
« È inefficace perché il suo apparecchio è portatile e
piccolo, ingrandisca il volume della cas.sa >>.
L'altro rispose: « Ma non è necessario ! ». E Noguchi:
« Non è questione di sapere se è necessario o no. Guar
di il tempio di Asa�usa. L'oggetto del culto è una piccola
statua di Kannon che non misura neppure due pollici. Ep
pure le è stata fatta tutt'intorno una costruzione immensa
e all'entrata sono state messe le statue gigantesche delle
deità guardiane. Perché non costruisce una cassa più grande
anche se la parte essen'ziale non è che un piccolo conge
gno? » .
Infatti, dopo aver ingrandito il recipiente e aumentato
il prezzo di parecchie dozzine di volte, l'apparecchio diven
ne efficace. Fintanto che la psiche agisce sul corpo fisico
per mezzo di un fattore inoffensivo, non sussiste nessun
pericolo. È la fiducia in se stessi che guarisce e non è il
caso di distruggerla. Può· capitare, però, che, dopo un po'
di tempo, la fiducia si indebolisca, e il congegno perde così
la sua efficacia. È il tempo che darà la risposta.
L'azione di un agente fisico sul corpo fisico è forse più
pericolosa, in quanto può causare un effetto irreversibile,
può essere violenta e senza discriminazione.
Un esempio di tale azìone può essere quella svolta dagli
antibiotici, o dai raggi X. Non si hanno dubbi circa la loro
efficacia, ma si corre il rischio che tale azione si estenda
non solo ai microbi nocivi, ma anche a quelli utili, alle cel
lule danneggiate, come a quelle sane. Ciò assomiglia alla
guerra nel Vietnam: una bomba americana può cadere sui
Vietcong, come pure su popolazioni neutrali o amiche, su
neonati, su diplomatici di paesi neutrali, oppure su truppe
americane, e non per questo i Vietcong sono sterminati
completamente. C'è sempre una progressione.
14 3
Come la penicillina, che ha iniziato a livello di mille uni
tà, e ora siamo arrivati ai milioni di unità.
Ma non soltanto questi metodi cosl efficaci possono pr�
sentare pericoli; anche fattori del tutto inoffensivi possono
condurci alla morte, se non si tiene conto del terreno di
origine. Un esempio può essere l'acqua. Tenendo conto che
il corpo umano contiene una grande quantità d'acqua, nul
la potrebbe essere più inoffensivo di tale elemento naturale.
Eppure, oltre al fatto che un'eccessiva quantità d'acqua può
causare J'annegamento, una quantità normale di questo ele
mento in tempi ordinari può, secondo le circostanze, esse
re fatale. Questo è il caso, a esempio, di coloro che errano
nel deserto per giorni, senza trovare alcuna sorgente d'ac
qua. Quando, estremamente assetati, arrivano a un'oasi, la
prudenza consiglia di non precipitarsi a bere. Si comincia
a inumidirsi le labbra, successivamente si faranno dei .garga
rismi, ma senza propriamente bere in quanto il corpo deve
riprendere l�ntamente le sue funzioni abituali.
L'esperienza della seconda guerra mondiale c'insegna che
è pericoloso dare cibo a prigionieri di un campo di concen
tramento subito dopo la liberazione perché abituati alla lun-
ga astmenza.
•
14 4
tutto ciò accade. Dopo la morte, il loro corpo si presenta
allungato, dritto, e non hanno la necessità di bare speciali.
Ciò vuoi dire che in vita si erano fatti un'idea del loro
corpo curvo.
L'espirazione concentrata è un esercizio che si fa per
sensibilizzare principalmente le mani. Quando la si applica
· ai moribondi, questi tardano a morire e si vivificano. Quan
do muoiono, hanno una morte calma e pacifica. Questo mo
do di morire corrisponde a una morte naturale e senza ago
,
nia. Se si muore agonizzanti, è segno che si ha ancora vita
lità per soffrire e la morte è, di conseguenza, non naturale.
Una signora di Tokyo telefonò un giorno al maestro No
guchl per dirgli che suo marito era appena morto. Grazie
all'espirazione concentrata la sua fisionomia era diventata
talmente rilassata e tranquilla che non ricordava una tale
espressione del marito dal giorno del loro matrimonio, e ne
era molto, molto contenta. Noguchi le rispose: « Questo
significa che suo marito aveva una brutta fisionomia men
tre era in vita. Ciò vuoi dire 'che è stato maltrattato. Chi
l'ha maltrattato? ».
A queste parole la signora ha riattaccato il ricevitore.
Durante un corso nella stessa città di Tokyo, un moribon
do manifestò il desiderio di rivedere per l'ultima volta No
guchi. Quest'ultimo lo andò a trovare e lo trovò molto
vitale. L'unica cosa negativa che constatò fu che l'eccesso
di medicinali aveva ostruito le vie urinarie, causando per
ciò l'uremia. Era rimasto in uno stato di coma per quattro
giorni, senza mangiare né bere.
Dopo aver dato alcune istruzioni alla moglie, cioè di
ptaticargli l'espirazione concentrata sulla prostata, Nogu-
chi disse: '
« Suo marito non tarderà a liberarsi dalle urinè e comin
145
.
l
146
In Giappone, noi diciamo che una ragazza giovane ride
persino per una bacchetta che cade.
Io direi al genitore:
« Se non vuole che rida, la faccia sposare! E lei? È for
147
che ci permette di discernere ciò che è normale da ciò che
non lo è.
Così, le reazioni del corpo che hanno l'abitudine di esse
re classificate anomale, come il vomito, la febbre, la diar
rea, non sono ne(:essariamente anormali per noi. Se lo sto·
maco vomità un alimento non assimilabile o avvelenato,
esso adempie fedelm,ente alla sua funzione normale. È piut
tosto il contrario che dovrebbe essere considerato anor
male.
Una signora giapponese si lamentava di mal di stomaco.
« Cos'ha mangiato? », le si domanda. Ma prima di por
re questa domanda ci si deve assicurare, nel seitai, che non
ci siano anomalie del terreno, come la preoccupazione ec
cessiva che rode il cervello e la lussazione della caviglia
destra, eccetera.
« Ho ecceduto un po' », ella confessa.
Il marito è capocuoco e rientra tatdi la notte. Una notte
hanno esagerato un po' nel bere e nel mangiare fino alle
quattro del mattino._ Evviva la giovinezza, non c'è ragione
di vietare l'eccesso. E un segno di vitalità. Non c'è neppu
r e ragione di bloccare il freno di cui è dotata la natura. Se
sente male, è normale.
Il freno non funziona negli anormali. Una donna anziana
si lamentava sempre che la nuora non la nutriva. Un gior
no Noguchi disse alla nuora di provare a dare alla donna
tutto il cibo che ella riusciva a mangiare. Le fu dato il
tendon, una grande ciotola di riso, guarnita di frittelle e
di gamberetti marinati nella salsa. Una ciotola di tendon
rappresenta un pasto piuttosto copioso, che molte persone
non riescono neppure a finire. Era arrivata alla diciassette
sima ciotola, quando la nuora, spaventata dalla sua voracità,
la fermò. Ciò naturalmente non evitò che ella continuasse
a dire che sua nuora non le dava da mangiare. Un altro, un
demente questa volta, ne mangiò ventiquattro, ossia ven
tiquattro pranzi copiosi in una sola volta.
La mia posizione è quella di fare accettare ai praticanti
il fatto che dovremmo essere riconoscenti di riuscire a per
cepire tali segnali, ' anche ·se si se!).te male. Se si percepisce
il male quando c'è il male, tutto ciò è normale.
Il mio desiderio è stato esaudito il giorno in cui uno
dei praticanti ha dett9:
« Fa male, ma mi fa bene ». Espressione difficilmente
comprensibile al di fuori del Katsugen-Kai.
148
In quel tempo, il Ministero dell'Educazion� nazionale di
Tokyo cercava di trovare alcune formule di ginnastica, adat
tate ai bisogni di ciascuna categoria professionale. Questo
era un tentativo lodevole. e l'approccio � problema era cer
tamente migliore di una ginnastica uniforme. Esempio: un
impiegato d'ufficio eseguirà il moviJllento de1 collo dato
che il punto dove si concentra la sua fatica è quello, men
tre un operaio eseguirà il movimento delle anche, eccetera.
Ma con gli stessi dati si può anche arrivare a un'ottica dia
metralmente opposta. Un impiegato d'ufficio, dato che non
• lavora con le ançhe, dovrà eseguire movimenti con le an
che, ment:re un operaio dovrà .eseguire " movimenti cofi il
collo, allo scopo di riattivare le parti inerti.
·
'
·•
149
• XVI
IL TERRENO
( continuazione )
150
La persona che l'accompagnava si offese e protestò con
argomenti incoerenti.
L'anno seguente, alla stessa mostra, vide una statua col
nome Il taglialegna, ma la sua muscolatura era come quel
la di un pescatore, di qualcuno che lavora in mare. Cosl
disse allo stesso membro della giuria:
« È un falso taglialegna, un taglialegna non potrebbe
mai avere una muscolatura simile ». Il membro della giu
ria era furioso:
« Lei è venuto qui per creare difficoltà ». Eppure, a guar
151
..
sorridere. ,
Durante la guerra, c'era un militare che partecipava ai
corsi che teneva Noguchi. Un giorno fu promosso generale
di divisione e tutto n- suo comportamento si modificò; as
sunse un atteggiamento più imponente, un'andatura meno
frettolosa. Noguchi disse:
<< I galloni cambiano l'uomo, ecco qùi un bell'esemp\o di
-
autosuggestione ». I� generale s'infuriò:
« Lei sta ihsultando un generale dell'imperatore » .
15 3
..
•
to o cosa? ».
·
.
,
154
Se fosse sufficiente dire: « Non abbia paura », affinché la
gente cessi di aver paura, tutto sarebbe molto più · semplice.
Infatti, più si cerca di non aver paura, più invece se ne ha.
Si ottiene il risultato contrario a ciò che si vorrebbe.
· Si pensa a metodi più efficaci, a esempio l'ipnosi, che agi
sce direttamente sul subconscio. Si potrà allora far credere
alla gente il contrario di ciò che pensa. Si potrebbe far loro
del male senza che essi se ne rendano conto.
Noguchi conosce l'ipnosi e i suoi pericoli. Un giorno mi
invitò, in via eccezionale, al suo corso sull'ipnosi. Ero curio
so. Nel me2;zo della spiegazione si fermò improvvisamente e
venne verso di me. Passò dietro a una donna seduta al mio
fianco e posò la sua mano sulle sue spalle. Dopo qua1che
secondo, era caduta in ipnosi. Se mi ricordo bene, dato che
ormai sono già passati vent'anni, la donna parlava del me
raviglioso paesaggio del paradiso, ricco di fiori.
Tuttavia Noguchi ci mette in guardia contro l'abuso de
gli apprendisti stregoni. Se un metodo si rivela effettiva
mente efficace, può anche turbare l'ordine naturale. Può
mettere la convinzione dell'individuo in conflitto sotterra
neo con un'idea imposta.
Si può rendere un individuo insensibile al male di cui
soffre con l'ipnosi. La gente che soffre, in effetti, non chie
de di meglio che i suoi effetti perdurino. Hanno paura di
soffrire e non pensano alle conseguenze che ne deriveran
no quando saranno desensibilizzati. A causa di questa de
sensibilizzazione, si bruceranno mani e piedi, perché non
sentiranno il calore in modo sufficientemente rapido per
poterli togliere in tempo. Occorrerà mettere questa gente
sotto sorveglianza permanente affinché non commetta stu
pidaggini. A mio parere questo non è vivere, bensì sempli
cemente esistere.
Una seduta di ipnosi è spettacolare a vedersi, ma esiste
un altro tipo di ipnosi i cui effetti sono · più generali e dure
voli. È quella che la società eserdta su di noi. Una madre
ripete al figlio: fai attenzione, o prenderai freddo. Questo
avvertimento, ripetuto per un numero incalcolabile di volte,
penetra nel subconscio del bambino che userà tale signifi
cato a suo vantaggio, senza rendersene conto. Per esempio,
quando la madre lo manda a fare la spesa mentre sta
giocando. In quest'occasione il bambino è contento di pren
dere freddo, perché vede già il viso preoccupato della ma
dre, le sue carezze, le sue parole gentili. Al contrario, non
155
sente freddo quando ,scia o costruisce un fantoccio di neve . .
'
..
156
i suoi soldati; una cosa insopportabile! Ma che volete, è
la natura umana. La vigliaccheria ha bisogno della sua com-
.
pcnsaztone.
.
157
flessibili psichicamente, la concentrazione è più intensa. Di
158
cetto di uomo schematico o da quello del denominatore co
mune?
In ogni caso, nell'attuale stato di cose, non conosce nulla
dell'individuo.
159
XVII
160
no stati re�lizzati enormi progressi. Quindi è ridicolo dover
constalare che la stessa intelHgenza che ha permesso all'uo
mo di elevarsi, lo precipiti in un atto di autodistruzione.
Ho fatto la stessa riflessione a proposito del movimento
rigeneratore. Questo, essendo molto semplice, non necessi
ta di alcuna conoscenza tecnica; tutti possono praticarlo e
in realtà già lo fanno, più o meno senza saperlo.
j
Ma passare da questo principio all'appl cazione, quante
complicazioni !
Per un certo periodo ho ammesso spettatori alla pratica
del movimento, in quanto mi dicevo: qui a Parigi tutto è
un po' speciale, c'è bisogno di guardare, osservare, com
mentare e criticare, prima di mettersi all'opera. Ma i com
menti che ho raccolto casualmente non mi per,mettono pii:t
questo lusso. È come assistere a un concerto attraverso una
vetrata senza poter udire la musica e criticare l'orchestra
perché còmpie gesti incomprensibili. Inoltre la presenza
degli spettatori disturba i praticanti che sentono su di lo
ro gli sguardi curiosi, inquisitori, sprezzanti.
Il movimento rigeneratore è la conseguenza della sospen
sione momentanea del sistema involontario. Non lo si può
praticare finché non d si sbarazza di tutte le idee precon
cette, che riempiono la testa e finché si serba il desiderio di
controllare il proprio movimento secondo uno schema pre
stabilito. Si lascia agire la saggezza del corpo e non l'intelli
genza o la conoscenza accumulata. In questo è completa
mente diverso dai movimenti strutturati dello Hata Yoga.
La prima difficoltà da sormontare, per essere iniziati al
movimento) è proprio quella di arrestare, anche se momen
taneamente, l'attività cerebrale, di creare il vuoto mentale
che permetta all'azione naturafe dì !Danifestarsi.
Generalmente, le persone che pongono troppe domande
all'inizio non possono continuare il movimento, in quanto
non riescono a trovare una risposta adeguata a causa della
loro mente strutturata. Si aggrappano ai propri pensieri e
non si abbandonano. Questo atteggiamento ricorda quello
della scimmia che dopo aver infilato la mano in un vaso
dal collo stretto per prendere qualche noce, ne rimane pri
gioniera. Pensa a tutte le possibilità per liberarsi salvo che
lasciare andare la presa.
Quando coloro che pensano, cercano di porte fine alle
loro meditazioni, rischiano di cadere in un'altra specie di
riflessione sterile, che consiste nel pensare di non pensare,
161
di non pensare al pensare del non pensare e cosl all'infinito.
La vita nelle società moderne si basa sull'acquisizione e
sull'accumulo di intelligenza e conoscenza. È quindi inevita
bile che le persone che vivono in questa civiltà, abbiano
grandi difficoltà ad abbandonare, anche solo per qualche
istante, l'attività cerebrale che è il centro della loro vita.
Inevitabilmente si pongono domande come: ma che cos'è
il movimento rigeneratore? È forse un metodo di rilassa
mento? Una tecnica liberatoria? Una ginnastica, una filoso
fia? Una terapia? Una religione? E finiscono per fare clas-
- si:ficazioni.
Niente di più errato, perché a seconda dell'idea che ci si
fa fin dill'inizio, il movimento può prendere strade che ne
deviano il senso, e diventare cosl qualcosa di completamen
te diverso.
Da parte mia desidero semplicemente aiutare, nel limite
delle mie capacità, quelli che vogliono praticarlo, e contem
poraneamente impedire che ne venga deformato il senso.
Per caso sono a conoscenza del fatto che un certo nume
ro di persone si sono messe a propagare il movimento. Alcu
ni si sono lanciati in questa iniziativa nonostante si fossero
fatti un'idea frettolosa e approssimativa, dopo poche sedute.
Altri si arrogano la qualifica di maestro, solo dopo aver
letto qualche fascicolo. Quelli che lo hanno presentato sot
to altro nome, come se si trattasse di una loro scoperta,
non mi concernono direttamente, perché se ne assumono lo
ro stessi la responsabilità. Il caso di quelli che invece lo
professano con la stessa denominazione è più spiacevole.
n principio del movimento rigeneratore lo si può enun
ciare in poche pagine, in qualche minuto. Il movimento si
provoca sia attraverso l'eccitazione del bulbo rachidiano, sia
attraverso la sospensione momentanea dell'attività cerebrale.
Prima che il terreno si normalizzi, si passa inevitabilmente
attraverso tre fasi di evoluzione: distensione, ipersensibilità
ed evacuazione. Il terreno normalizzato seitai si manifesta
con la normalizzazione della sensibiltà. L'intervallo tra il
pensiero e l'azione diminuisce. Si avrà una maggior facilità
a concentrarsi e rilassarsi, i bisogni saranno sentiti in modo
più netto, e si evacuerà tutto ciò che è inutile o estraneo
all'organismo. Ci si sbarazza, insomma, di ogni genere di
protezioni e inutili stampelle.
Il principio è semplicissimo, ma non bisogna dimenticare
certe possibili conseguenze. Le persone che hanno subito
162
trapianti di organi, non dovrebbero praticare il movimento,
J per ragioni che sono facilmente comprensibili.
È difficile descrivere in anticipo tutte le forme che il
movimento potrà assumere, e spesso ci troviamo di fronte
a sorprese. Il movimento, agendo in profondit� si compor
ta come uno"' -spazzino coscienzioso, che V!l a scovare i tarli
nelle travi, i topi morti dietro l'armadio e la sporcizia negli
àngoli più nascosti. La lettura di qualche opuscolo non è
sufficiente per formare un istruttore di movimento rigene
ratore, in quanto troppo semplice e troppo complesso per
poter essere spiegato a parole.
Che altrove il movimento rigeneratore sia sfruttato in
modo più o meno speculativo, ciò non avviene con i prati
canti del nostro dojo. Questa è la ragione per la quale ho
creduto utile organizzarne l'insegnamento e la pratica.
I praticanti vengono mossi dal bisogn<?_ di fusione, eh�
giace al fonaoCit ogni essere umano e che non può essere
soddisfatto in alcun altro modo. Questo bisogno precede
!�agape e l'atto sessuale, perché senza questo tutto diventa
insulso. Attr�f§O i! 'mo.:y�mento rigeneratore, si ritorna
.
163
•
164
.'
165
mali. Ma è inevitabile che nel numero si insinuino persone
dalle idee fisse.
Il dottor K., chirurgo e professore di università e mem
bro della società seitai in Giappone, ha un'alta stima della
tecnica del maestro Noguchi. Ma in quanto medico, ha
l'idea fissa della terapia, e cerca spesso di convincere No
guchi a utilizzare questa tecnica per guarire. Per il bene
dell'umanità, afferma.
« No >>, afferma Noguchi, « questo non farà alcun bene
all'umanità, è proprio perché lei li guarisce che essi si am
malano. È perché lei li guarisce, che hanno paura delle ma
lattie, ed è perché leiJi guarisce che non prendono. coscien
za della loro _forza interiore. Sopprimiamo i medici e if
mondo diventerà mìgTiofe':'Lei per primo cambi mestiere ».
Nessuno dei due sembra voler cedere la propria posizio
ne. Credo ci vorranno millenni prima che il dottor K. com
prenda la posizione di Noguchi.
L'inteUigenza umana ha rafforzato l'idea che l'uom_9 _ ha
sempre più bisogno di protezione, di cure e di sta mpe : !Js
· La normalizzazione del terreno ci porta a sbarazzarci di
queste innumerevoli stampelle. Si constaterà, allora, . che
senza far niente di speciale, si riesce a galleggiare sull'acqua .
e che camminiamo su due piedi senza bisogno di appoggi. ·
È la filosofia del non-fare. Il culmine del movimento rige
neratore consiste nel non fare niente di speciale p� l� v_ it_
a,'
:.....
fn quanto la vita stessa diventa movimento rigeneratore.
- -
166
• XVIII .
'
ché lo si vuole.
Il movimento rigeneratore nasce, in questo senso� d�. una
filosofla :<:O:tflptèt'ameiifé diversa "'nella - quale l'essere uma
;
no è ' studiafò-ner suo Ìns1eme: è sia mentale e fisico, sia
pensiero e azione, sia individuo e ambiente.
·
'
,
.
•
167
le nuvole scure. È la filosofia del non-fare, nella quale non
esiste la lotta tra forze antagoniste.
In quanto al cartesianesimo, questo è utile nella vita
sociale come un coltello è utile per fare un lavoro. Ma · ap
pena ho finito il lavoro, lo lascio. Non dormo con un col
tello in mano.
Un giorno, una persona mi chiese se volevo fare pubbli
cità al movimento. Risposi di no.
Cosa volete che metta come formula di seduzione?
Ringiovanite o diventate più belli col movimento rige
neratore, motto corredato di fotografie di « prima » e « do
po »?
Ci può essere un ringiovanimento, è vero; ma è perché
si è invecchiati troppo presto. Bisogna invecchiare normal
mente con l'età. In quanto alla bellezza femminile, non
sono uno specialista. È vero che la fisionomia cambia, i li
neamenti duri si sfumano. Ma qual è il criterio di giudizio
per la bellezza?
Direi che il wassimo del movimento rigeneratore è il
non-movimento. La .filosofia del non-fare è dire che non si
ha bisogno di niente perché si ha tutto.
Se diciamo che non c'è neanche bisogno di fare il movi
mento rigeneratore, qual è l'utilità di tale pubblicità?
Lo scopo del movimento non è la conoscenza, perché
questa appartiene al passato. Ci possono essere sorprese per
coloro che dipendono dalla loro conoscenza.
Lo scopo del movimento è il ki. Il ki sfugge a ogni tlefi
nizione cartesiana, in quanto trascende spazio e tempo. È
. non-forma. Trascende tutte le categorie definibili quali a
genti d'azione materiali come forza, energia, magnetismo1
emanazione, fluido, eccetera.
Durante questi ultimi trehta secoli, l'Occidente ha re
spinto tutto dò che avrebbe potuto essere simile al ki: psi
che, pneuma, anima, spiro. Il dualismo occidentale è sta
bilito tra la mente e il corpo, tra il bene e il male.
Torniamo dunque tremila anni indietro per ritrovare il
terreno non ancora separato. Superiamo questa distanza
con un balzo, con il ki, perché il tempo non esiste per esso.
La normalizzazione del terreno non deve essere ricercata
come uno scopo, come un punto fisso definito in anticipo.
Non esiste un modello perfetto del terreno norma1e, per
ché ognuno è diverso. La normalizzazione deve venire da
sola, senza sforzo e questa si rivela nella sensazione.
168
Alcuni dicono:
« Seguiamo una severa disciplina: non fumiamo e non
beviamo. Evitiamo la vita inquinata e purifichiamoci per
accrescere il nostro potere. Pratichiamo cdn uno scopo pre
ciso: quello di intensificare la nostra facoltà soprannaturale.
Quindi siamo superiori agli altri ».
Che vivano. pure la loro vita ascetica come gli pare. Per
parte mia ho a che fare con gente che vive nell'inquina
mento della vita moderna, nel fumo delle sigarette, nella
polvere dei marciapiedi, nel rumore dell'agitazione della
città, in contatto con miliardi di microbi. �viluppiamo la
nostra facoltà di adattamento. In quanto alla facoltà sopran-
paturale, non d se�e. No� siamo né eremiti, n� st.� g_2n � .
. -
.
Tutto quel che Cl serve e la testa fredda e l pleal calk
(
Senza un tirocinio speciale, possiamo fare una pr-ofezia
infallibile: saremo tutti morti un giorno, fra qualche anno,
qualche decina d'anni, e certamente fra un centinaio d'an
hi, compreso me. Dunque siamo tutti più o meno profeti.
QuestQ ci basta per ciò che riguarda la facoltà sopranna
turale.
La società dei consumi ci spinge ad accrescere il nostro
bene.
Quando si arriva al tramonto della vita, si ha tutto: de
naro, casa, residenzl;l secondaria, automobili e molte altre
cose. Ed è qui che il pover'uomo si accorge del suo gran
dissimo errore: non ha goduto la vita neppure per un istan
te. Non ha più né il coraggio né il desiderio di approfittare
dei suoi averi. È sfinito. È evidente che il godimento 11on
sta nei beni materiali, ma nell'essere, nel terreno.
-
. .
·, 169
isolando l'individuo dal mondo esteriore, gli permette di
abbandonarsi a una proiezione astrale fantomatica. Le sue
parole diventano così sottili che è difficile seguirlo. Di con
seguenza sarà soddisfatto della sua superiorità su di noi.
Noi non cerchiamo cosl lontano. Ci accontentiamo di ciò
che abbiamo in noi. Lo sbadiglio è uno deg li esempi della
perfetta armonia tra il pensiero e l'azione. È immediato e
non richiede alcun agente chimico esterno o ricerca intellet
tuale. È vero che si deve evitare di farlo in presenza di
altri. Lo stesso con il peto. Questa funzione nl\turale che
regolarizza la tensione dei gas intestinali è disprezzata dai
civilizzati. L'etica sociale la condanna. Ma tutti sanno l'im
menso sollievo che ci procura, e questo in modo ancora più
forte quando non lo si può fare. Senza andare fino a inco
raggiare tutti ad abusarne, tengo almeno a riabilitarlo.
Ma più che allo sbadiglio o al peto, bisogna dare impor
tanza alla respirazione, che è il perno centrale da cui ema
nano tutte le altre conseguenze. Quando si ha la respira
zione, si ha tutto e quando non si ha la respirazione, non
si ha niente. Si è morti, semplicemente.
Tuttavia, già da tempo scrivo sulla respirazione e non ho
mai spiegato come bisogna respirare. Cosa molto curiosa.
Ci si aspetta di avere istruzioni come a esempio: rettifica
te la posizione dei polmoni di modo che:.. eccetera, inspi
rate piano col naso di modo che ... eccetera. Non un solo
rigo. È aberrante. Decisamente non si può classificarla sotto
il capitolo della respirazione.
La respirazione di cui parlo non è quella che si intende
generalmente, cioè, la respirazione polmonare. Va anche ol
tre il quadro della respirazione addominale. Non ci sono li
miti. Può essere grande quanto si vuole.
Quando si vuole passare dalla respirazione polmonare a
quella che si fa nel profondo del ventre, si comincia a
incontrare difficoltà. La respirazione si blocca al livello del
diaframma, al plesso solare.
In Giappone, molte persone hanno lanciato il loro me
todo di respirazione addominale. Questi metodi, impernia
ti sull'ottenimento diretto di un certo risultato, non erano
sempre votati al successo e i loro stessi creatori non erano
risparmiati da gravi incidenti.
Facendo il movimento dgeneratore, si nota che la respi
razione supera a poco a poco la barriera del plesso solare
e penetra più in basso, attraverso percorsi molto complessi.
170
Qual è dunque l'utilità della respirazione addominale
profonda?
È molto difficile rispondere a questa domanda perché de
riva dal campo dell'esperienza e del vissuto, e non da quel
lo della conoscenza intellettuale. È difficile soprattutto per
gli Europei che danno una grande import-anza al cervello,
a scapito di tutto il resto del corpo.
In giapponese c'è un'espressione che indica un punto del
ventre seika tanden, punto situato sotto all'ombelico, chia
mato « risaia del cinabro ». Questa espressione proviene
dal taoismo cinese. Questo punto è chiamato anche kikai,
<< oceano del ki ».
171
è dunque kyo, negativo, yuoto, sgonfio. Tra i due esis.te
w1o stato neutro, chu..
Esiste anche il primo ' e il s.econdo punto del vèntre che
w ..
172
•
••
173
allora la cosa diventa seria. Il soggetto è nell'incapacità di
disperdere il suo dolore. Finché è positivo, la respirazione
addominale è impraticabile ; in altre parole, questa è inti-,
. m"!mente legata allo stato di rilassamento generale. ,
'
1 :>
pÙò,aes empio, mangiare qualsiasi cosa perché assimilerà
tutto. Se è positivo, bisogna scegliere i cibi perché non
potrà assimilare determinate cose. Se è negativo, c'è disor
dine nella disposizione degli organi e l'assimilazione diventa
molto difficile.
l Il terzo punto indica la potenza vitale dell'individuo . In
·
174
. '
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n Il 1
·
- -
...
'
175
•
•
XIX
IL BISOGNO DI EQUILIBRIO
176
che la parapsicologia sia in grado di risolvere tutti i misteri
della psiche e di stabilire così la supremazia del materiali
smo sui pensieri occulti o religiosi .
Anche se fanno esperimenti analoghi, sono orientati ver
so finalità diametralmente opposte. Senza dubbio, i loro pro
cessi sperimentali sono scientifici. S'ingegnano ad analizza
re fenomeni inspiegabili attraverso l'idea classica raziona
lista. Il loro atteggiamento scientifico sembra essere guida
to, a livello filosofico, da principi fondamentali, che posso
no essere sia un partito preso materialista, sia un partito
preso spiritualista.
Non si discute sulla presa di posizione filosofica e si è
liberi di adottare qualsiasi posizione. Solo l'universalità nel
l'applicazione può dimostrare la validità di questa posi-
z10ne.
.
177
Questo indeterminismo è una verità rigorosa per ciò che
riguarda il ki. Non si sa se esista o non esista, così come un
tavolo, un fiore, o una persona esistono.
I Sovietici hanno scelto la via del determinismo mate
riale, e questa è cosa che riguarda unicamente loro. Forse
un giorno troveranno la formula delle onde vitali e il mez
zo per utilizzarle industrialmente. Potranno allora fabbri
care esseri umani con processi scientifici, e questi non
avranno più bisogno del sesso. Di conseguenza non ci sa-
._r.anno più delitti, e sarà il paradiso terrestre.
Dal nostro punto di vista, se il ki non appartiene al cam
'
po dei fenomeni, può invece, con la concentrazione men
tale, provocare fenomeni che sfidano le leggi della fisica,
dell'ottica, della matematica, o d'altro ordine.
Tempo fa, un Giapponese, Koichi Mita, ha sensibilizzato
una lastra fotografica con la concentrazione, e ha prodotto
una fotografia che faceva vedere la sfera della luna sul lato
invisibile del nostro satellite. Siccome �on assomigliava agli
aspetti conosciuti della sfera visibile della luna, non se ne
è tenuto conto. Ma quando il Lunik III ci ha portato le
fotografie del lato nascosto della luna, si è vista una somi
glianza sorprendente tra queste fotografie. Certamente, Mi
ta non si è mai allontanato dal nostro pianeta. Com'è pos
sibile spiegare ciò?
Gli scettici possono ancora pretendere che si tratti di
una somiglianza casuale. Cosa possiamo dire allora delle ·
1 Non si tratta di quei trucchi che si vedono per strada e che si pra
ticano con l'aiuto di un compare. Quest'ultimo, dopo aver esaminato il
contenuto del portafoglio, manda segnali in codice al « veggente ». Si può
indovinare tutto senza intermediario. Wanisaburo Deguchi, amico del mae
stro Ueshlba, eccelv le a in quest'arte e stupiva i giornalisti che lo inter·
vistavano.
178
·
Per il seitai, noti c'è In;Ìracolo più grande del fatto che
ogni individuo, che sia intçlligente o stupido, ricco o po
vero, forte o debole, continui a vivere. Accahto a questo
fatto, tutte le prodezze uinane, come il lancio di missili
spaziaH, le bombe nucleari, o le grandi scoperte, sono solo·
secondarie. ·
Specialisti discutono . per determinare i n quale momento
inizia una personalità umana: sei mesi dopo il concepi·
mento, due mesi dopo o al momento stesso della concezio
ne. Hanno certamente ragi<�ne nella loro spedalizzazione,
ma sono solo discussioni per cercare il pelo nell'uovo. La
'
vita non inizia a un tratto, in un determinato momento.
Ogni individuo rappres�nta l'anello di una catena nella
lunga continuità degli esseri viventi. Risalendo a un pas
sato molto lontano, si può vedere che ci fu un tempo in
'cui i nostri antenati camminavano a quattro zampe. L'uomo
divenne uomo quando cominciò ad assumere una, postura
verticale, cosa che ne liberò le mani per funzioni più intel
ligenti come a esempio manipolare utensili. Risalendo anco
ra più lontano nel tempo, si arriva a esseri senza cervello,
senza sistema nervoso, senza sesso, fino ai prot0zoi . . Quale
sia stata la prima manifestazione della vita sulla terra, lo
ignoro. Ma Ia vita non inizia con Papparizione dei fenome
ni vitali. È la vita che ha prodotto i fenomeni vitali. Prima
che la prima ameba fosse, io so no. ,
179
stesso tempo ha ridotto all'atrofia gli organi che non ser-
.
vono ptu.
'
180
ogni parte del corpo da specialisti addetti a questo scopo
ed esce con un certificato di « abilitazione a vivere » .
Poiché alcune persone famose morirono due o tre giorni
dopo essere uscite dal raddobbo umano, la stampa se ne
impadronì e fece un grande scalpore. Ma non si può pren
dersela con le istituzioni in cui ognuno compie il suo la
voro con coscienza. Lo spirito che anima il sistema del tad
dobbo umano è la filosofia che sostiene che il tutto è la
somma totale delle sue parti. Si è liberi di adottare una filo
sofia e anche di subirne le conseguenze.
Ciò che interessa il seitai non sono i particolari della
struttura anatomica, ma il comportamento di ogni individuo
che rivela lo stato di questa forza di coesione.
All'occorrenza, questa coesione è alla ricerca SROntanea
di Ùn e uilibrio, e si manifestà 1n dU e modi diametralmente
opposti: in eccesso o m 1 etto. uando ilki, forza dr coe
s1one o energia vitale, st trova m eccesso, l'organismo riget-
ta automaticamente questo eccesso per ristabilire l'equilibrio. 1 1'11)
Ciò che mette fuori strada l'osservatore, è che il rigetto non
è affatto semplice, e avviene sotto forme diverse e comples
se. Si manifesta nell'individuo, nel suo comportamento ver
bale, nei suoi gesti o nelle sue azioni. Mentre, quando il ki
è in difetto, l'organismo reagisce per riempire quest'insuffi-
cienza, attirando verso di sé il ki degli altri, cioè la loro
atteoztone.
.
181
•
182
tando coltelli e rasoi , per farsi arrestare dalle forze dell'or
dine. Hanno queste manifestazioni perché non sono sicuri
della loro indipendenza e perché non sanno canalizzare con
lucidità la loro energia in eccesso.
Questa energia in eccesso non è una forza che si può de •
183
zione, si arriva alla rottura esplosiva, o se non si hanno
sotto mano oggetti, si fa del male a noi stessi. Si incorre in
un incidente o ci si ammala. Quando si segue il corso di
questo gioco nascosto dell'energia, si scopre che nessun com
portamento umano è lasciato al caso, anche se sembra acci
dentale.
Per contro, quando si è in difficoltà, ci si sente abbando
nati, depressi. Si cerca istintivamente l'appoggio e la pro
tezione degli altri.
t<?' Dalla nascita alla morte, l'uomo è sottoposto a questo
J sballottamento perpetuo dell'energia che ha solo lo scopo
l di riportarlo al suo equilibrio virtuale.
Nei bambini piccoli, che non hanno altri mezzi che gri
dare e gesticolare, il gioco di manifestarsi e di esigere ri
mane integro. Acquista una sensibilità molto diversa negli
adulti, in quanto essi hanno una struttura mentale più svi
luppata.
184
l
• •
xx '
IL BISOGNO DI EQUILIBRIO
( continuazione )
'
.,
'
185
zione pura. Alcuni hanno provato la stessa cosa con i pesci
rosst, 1 gatti e .1 can1.
/1 .. • • .. •
telecinesi o di psicocinesi.
Un discepolo di Noguchi faceva l'espirazione concentrata
all'amplificatore del giradischi del suo Maestro, all'insaputa
di questi. Noguchi trovava che la sonorità era migliore, ma
rimase scettico quando gli fu rivelato il segreto di questo
miglioramento. L'allievo continuò il suo esperimento e di
mostrò che il miglioramento riconosciuto da Noguchi corri
spondeva esattamente ai periodi durante i quali riprendeva
l'esperienza. ,
· Se si ammette che anche gli utensili sono sensibili all'at
tenzione dell'uomo, si potrebbero spiegare molte cose delle
abitudini tradizionali del passato. Ma per adesso, lasciamo
tutto questo da parte, e occupiamoci di ciò che succede uni
c�mente nell'uomo.
L'attenzione si presenta nell'uomo sotto aspetti molto di
versi. Da parte degli sttanieri si può esserè oggetto di curio
sità, di interesse o di indiscrezione. Mi è successo di sentire
uno sguardo puntato su di me da parte di sconosciuti.
È una sensazione .molto imbarazzante. Non posso dire
che io abbia interpretato l'espressione di uno sguardo per
ché non l'ho visto. L'ho sentito però dritto nella schiena.
Nel 19 3 7 passeggiavo solo nelle strade di Saarbriicken e
sentii uno sguardo talmente persistente che mi voltai irri
tato. Un uomo mi squadrava. Si avvicinò lentamente e mi
chiese:
.« Sind sie ]apaner? (È giapponese?) » .
« ]a >>, dissi. Allora si mise a parlare, ma il mio scarso
tedesco, imparato solo da due giorni, non mi permetteva
'
di capirlo. Dopo un bel po , riuscii a capire ciò che voleva.
Lo accompagnai a casa sua e dovetti soffrire due ore nel ten
tativo di tradurre una lettera che aveva ricevuto dalla sua
amica giapponese.' Tutto questo a causa di una stra�a sensa
zione sentita nella schiena.
È soprattutto in un ambiente compatto come la famiglia
che l'attenzione ha un gioco molto ristretto. J genitori che
ignorano completamente il processo naturale dell'equilibrio,
applicano ai figli una psicologia che è valida solo per gli
186
adulti. Questi capiscono il sensq delle disposizioni impera
� tiv.:e'" è"'prevedono le conseguenze sè Qj.subbidiscono. La pu
nizione li inette in guardia contro un�azione sbadata.
· Se s1 applica lo stesso processo"" ai bambiqi il risultato è
misero. Invecè di poter seguire gli argomenti e riflettere sul
le conseguenze, sentono in blocco l'ìnsieme degli"imperativi
e dei ,rimprovedr come tanti:\ attén.zionç, .diJ:�tta set:so di ·
loro. ·>t . .
187
ralizzazione che non può che irritare il bambino. Cosa si
può fare davanti a un imperativo cosl irragionevole però
tanto impetuoso? Dargli una sculacciata o cedergli stupi
damente?
Il piccolo Roger fa la pipl a letto. Sebbene i genitori lo
rimproverino, la cosa continua. Ha un fratello maggiore,
Pierre, che sembra accaparrare tutta l'attenzione dei genito
ri, e questo salta agli occhi di tutti. Il piccolo Roger si sen
te trascurato e non ha trovato niente di meglio che bagna
re il letto per attirare l'attenzione dei genitori. Funziona, la
• prova è che lo sgridano ogni mattina.
La cosa più importante, nel transfert di attenzione, è di
r non toccare il punto sensibile. Non farvi la minima allu
sione, non fermarvi la nostra attenzione, rimanere comple
tamente indifferenti.
Nel momento in cui Roger sta mettendosi a letto gli si
dirà: cambia il tuo pigiama. È sporco. Aggiusta il cuscino.
È mal messo. Lo si sg!iiderà severamente su queste cose,
rimanendo completamente indifferente alla questione cru
ciale. Roger smetterà di bagnare il letto.
Né il pigiama, né il cuscino hanno alcun potere per
agire sulla cattiva abitudine. Roger ha sentito fisiologica
mente l'attenzione dei genitori concentrata su di lui. Se que
sti rimangono indifferenti per ciò che riguarda la pipl, que
st'ultima ha perso tutto il suo potere « magico » .
I giovani e gli adulti non mancano di furberia nel trovare
i mezzi per attirare l'attenzione quando sentono una caren
za nelle loro capacità. È per questo che molti studenti si
fanno venire una crisi di appendicite appena prima degli
esami. Uomini anziani che hanno sposato una donna troppo
giovane, diventano asmatici. Non si può dire che lo faccia
no apposta. La volontà, come già detto, non è capace di far
ci impallidire. Ma se abbiamo paura, impallidiamo. Si trat
ta di un meccanismo totalmente differente dalla nostra vo
lontà, grazie al quale riusciamo ad attirare l'attenzione,
sviando le difficoltà.
Un signore presenta il suo biglietto da visita sul quale
si leggono molti titoli ridondanti. Tra questi c'è: « ex Sin
daco di. . >>. Perché ha bisogno di ricordare il titolo di una
.
188
Durante un seminario, una donna fece questa domanda
a Noguchi.
« Maestro. Perché respiro? » . •
<< È certamente per tirar fuori una voce simile che lei
resptra ».
•
189
blimazione cerebrale in caso di eccesso di energia.
Un esempio di questo tipo ha portato Noguchi a svilup
pare ciò che divenne in seguito il sistema del taiheki, la
classificazione in tipi, e porta perciò il primo numero della
serie: tipo l . .
Un soldato, in servizio oltremare, faceva la fila in attesa
del suo turno per una « professionista » fornita dall'eser
cito. A un tratto gli verme un desiderio folle di leggere, ma
di leggere qualcosa di serio e difficile. Si mise a leggere un
libro che aveva con sé e ne ricevette un'emozione molto più
forte di quando l'aveva letto a casa. A lettura ultimata, con
statò che il suo bisogno fisiologico era completamente spa
rito. Si limitò allora ad attribuire la scomparsa di questo
bisogno a un motivo qualunque, ma la stessa esperienza si
ripeté più volte. Incuriosito, lo raccontò ai suoi camerati e
ne trovò altri due che . dividevano un'esperienza simile alla
sua. Tutti e tre avevano qualcosa in comune nella forma del
loro corpo e nel loro modo di vivere. Sentivano tra loro
una simpatia reciproca e diventarono amici. Quando si in
contravano, la loro tendenza si accentuava e discutevano
senza tregua.
Il legame comune al tipo l è che l'eccesso di energia pro
voca in lui un'immaginazione sovrabbondante. Ass�risce che
•
bisogna riflettere prima di agire. È vero che fa lavorare il
cervello molto attivamente. Riflette, specula, cerca di ca
pire, critica e si giustifica. Però, non gli succede mai di
agire come pensa. Non capisce che la conclusione ,non è la
decisione. Confonde le due cose. Quando trova una buona
formula di rimprovero,·s i dimentica di esprimerla.
Il suo cervello, in effetti, serve da sbocco all'eccesso di
energia. Avendo scaricato nel cervello, non gli resta energia
per altre attività.
Gli piace scrivere lettere d'amore, ma non arriva a spo
sare la persona che ama. Il soldato di cui ho parlato, dopo
essere stato rimpatriato, andò a vedere per prima cosa uno
spettacolo di spogliarello e si stupl di ritrovare i suoi due
compagni nello stesso teatro. Per loro l'amore è psicologico
prima di essere fisiologico.
Come tratti fisici, le persone del tipo l hanno in comune
il collo lungo e forte, ciò che è una conseguenza naturale
del bisogno di alimentare il cervello con una circolazione
abbondante di sangue. D'altra parte, esse traggono vantag
gio da questa circolazione che alimenta anche la parte po-
190
•
191
mento dell'eccesso. Al contrario i tipi coi numeri pari sono
contrassegnati dalla mancanza di energia, che li trattiene al
di qua dell'equilibrio. Il tipo l e il tipo 2 hanno il cervello
come centro d'attività. Ma la loro reazione è diversa. Mentre
nel primo c'è equilibrio quando sub1ima la sua energia nel
cervello, nel secondo, la tensione cerebrale provoca un cam
biamento fisiologico.
Oltre alla differenza ne1la canalizzazione dell'energia, bi
sogna tener conto dei cicli che influenzano la condizione fi
siologica dell'individuo. Sappiamo che ci sono momenti in
cui tutto fila dritto, altri in cui tutto va a rovescio. È per
ché nell'uomo esiste l'alternarsi periodico di momenti in cui
la tendenza alla contrazione si accentua e momenti in cui si
aècentua, al contrario, la tendenza al rilassamento. Chiamia
mo i primi, cicli alti, e i secondi cicli bassi.
Siamo scoraggiati da un fallimento subito durante i cicli
bassi, mentre superiamo lo stesso fallimento, se avviene nei
cicli alti. Durante questi ultimi, il processo di pressurizza
zione e di scarica dell'energia scorre facilmente. Se si ha
voglia di intraprendere qualcosa durante il ciclo alto, ma si
esita e si aspetta, quando arriva il ciclo basso anche la vo
glia sparisce.
Grosso modo, ci sono tre tipi di cicli secondo la lunghez
zà della loro durata: il grande ciclo dura tre anni e mezzo,
o sette anni; il ciclo medio dura ottanta settimane; il ciclo
breve quattro o otto settimane. Ci sono ancora cicli più
brevi durante la giornata e la settimana.
Nelle donne l'ovulazione subisce l'influenza dei cicli, in
modo che si accentua o si indebolisce, si allunga o si restrin
ge ogni due o tre ovulazioni.
In generale, i tipi dispari hanno le loro caratteristiche più
accentuate durante i cicli alti, mentre i tipi pari l'hanno
durante i cicli bassi.
l La classificazione dei 12 tipi di base mostra le direzioni
verso le quali si incammina l'energia compressa in attesa di
scaricarsi, ma non basta per capire l'individuo. Bisogna ve
dere anche la durata individuale dei cicli, il modo in cui
ci si scarica, il grado di tolleranza individuale nel resistere
alla compressione.
In linea di massima, bisogna agire attivamente durante
i cicli alti e riposarsi durante i cicli bassi. Gli sforzi durante
i cicli bassi non sono redditizi e si tende a commettere ec
cessi durante i cicli alti.
192
Secondo un tale modo di vedere, l'immagine dell'uomo è
molto diversa da quella che ci impone la società moderna,
secondo la quale l'uomo è una macchina.
In quanto macchina, l'uomo non può essere perfetto, co
me tempo fa ha deplorato Helmholtz. Il suo rendimento
non è né uniforme né controllabile.
La filosofia che sto sviluppando sostiene che l'uomo è pri
ma di tutto uomo, e che non deve essete schiavo della pro-
ptta creaztone.
• •
193
•
•
PARTE SECONDA
•
. .
• t .
'
• .
' •
Mi scuso subito con il lettor.e per le imperfezioni che. an
drà via via riscontrando nella qualità della mia espQsizione:
scrivo in una lingua che non ·è la mia e che appartiene a
un popolo che passa per uno dei più esigenti in materw
letteraria. Faccio del mio meglio per evitare i . malintesi e
per farmi comprendere, ma la mia capacità di espressione
lascerà sempre a desiderare.
·
197
sfera. Ma proprio nello stesso periodo riusciva il primo
esperimento di volo.
Possiamo anche arrivare a descrivere lo sviluppo di due
atteggiamenti così differenti, niente però potrà spiegare le
cause profonde e oscure che hanno spinto gli uomini ad
adottare l'uno piuttosto che l'altro.
Una delle caratteristiche dell'insegnamento nella tradizio
ne giapponese (non parlo della moderna educazione all'oc
cidentale) era la trasmissione intuitiva, da hara ad hara, che
non ricorreva a spiegazioni intellettuali, più nocive che altro.
In Occidente la situazione è del tutto diversa e devo im
medesimarmi negli Occidentali per poter/i aiutare. Qui im
pera il precetto: sapere è potere. Si vuol sapere tutto prima
di fare qualsiasi cosa. Riguardo al ki, però, non si può ri
spondere che in negativo: « Non è né questo, né quello » e
ci si sente perduti se ci si trova di fronte a una domanda
chiara: « Se non è niente di tutto questo, ma allora, che
cos'è? ».
Mi ha giovato molto quanto ho appreso alla scuola fran
cese di sociologia di cui ho conosciuto personalmente due
illustri rappresentanti, il professar Marcel Grane! e il pro
fessar Marcel Mauss. La sociologia, che negli altri paesi pas
sa per una scienza volta all'applicazione, in Francia era con
siderata diversamente già prima della guerra. Si trattava
di una ricerca non strumentalizzata, di un confronto conti
nuo di valori irriducibili. Anche la parola ki non ha equi
valente nelle lingue occidentali e questa constatazione de
limita in modo ben preciso la civiltà d'Occidente.
In quest'opera, presento uno schema che può permetter
ci di risalire alla sorgente: dal sapere al non conoscibile,
dall'evidente alfinsondabile, dall'accumulazione alla spolia-
zzone.
•
198
· XXI '
IL CREDERE:
SUO PROCESSO
'
199
'
tuitivamente. Quando abbiamo a che fare con qualcuno che
ha il primo punto positivo anziché negativo, percepiamo
istintivamente un disagio. Diremo per esempio: « Ma co.
s'ha questo ragazzo? Perché è cosl nervoso? · In sua presen
za non mi sento a mio agio ». Chi ha il secondo punto
positivo anziché neutro, dirà: « Sì, il piatto che mi hanno
preparato non era male, ma la salsa che l'accompagnava
non l'ho digerita. Ho sofferto tutta la notte ». Questa per
sona manca di adattabilità.
Di chi non ha il · terzo punto positivo .si dirà: << Ragazza
mia, diffida di quel tipo. E bello, parla bene, d'accordo, ma
non ha niente nel ventre ». Un discorso di questo genere
difficilmente convincerà la ragazza che penserà : « Papà è
un po' rozzo, non è colto. Il ragazzo che amo è bello, di
plomato, ha soldi. Cosa vuole di più? Nella pancia ha tut
to quello che deve avere: lo stomaco, l'intestino, il fegato,
eccetera. Papà è matto » :
' Il mio criterio di giudizio è l'armonia dei tre punti, dun
que io posso tollerare tutto a patto che essa non sia tur
bata. Se poi la si ottiene attenendosi a una pratica piutto
sto che a un'altra, attendendo al proprio lavoro con entu�
siasmo, cantando o nçm facendo assolutamente niente, io
non bo obiezioni da fare. Se il « terreno » è normale, va
tutto bene.
Se l'armonia è ottenuta in modo del tutto naturale, senza
sforzi particolari, tanto meglio: l'uomo però è Ùn animale
intelligente e la sua intelligenza lavora senza tregua, quasi
sempre a scapito del suo te'ueno. E dunque importante* ana
lizzare i l ruolo del cervello, sede dell 'intelligenza, nel qua
dro.delle attività umane. A questo scopo mi riferisco allo
studio del gruppo cerebrale secondo la Classificazione taihe
ki, cioè dei tipi di polarizzazione delle energie. Avverto su
bito che non si tratta di uha divisjone in categorie. Dob
biamo guarda�:ci dal formulare concetti del tipo: è un cane,
dunque deve abbaiare. La chtssificazione taiheki è uno stru
mento di lavoro che ci permette di approfondire la cono
scenza dell'individuo. Possiamo considerarla come l'opposto
della classificazione aristotelica, molto utile per una rappre
sentazione schematica dell'individuo nella vita sociale alla
quale l'individuo reale finisce per sfuggire.
Il gruppo cerebrale si caratterizza, come ho già detto, per
la polarizzazione energetica al cervello. Questa tendenza è
in relazione con la contrazione dei tendini d'Achille, con lo
200
spostamento del peso del corpo sulla punta dei piedi, con
l'indurimento dei due lati della colonna vertebrale e con i l
blocc,o della prima l?mba!_e. L'affluenza dell'energia if'cer
vello causa un éo1Io grosso e lu,ngo. L'in tensificazion� della
circolazione sanguigna al capo rende longevi, perché al imen
ta anche la parte posteriore della testa che nei mammiferi
può essere considerata la sorgente della vita: la vitalità di
un neonato si può misurare dalla forza con cui tiene eretta
la testa. Far lavorare il cervello è un buon sistema per avere
lunga vita. È un privilegio riserVato all'uomo. ·È per questo
che gli uomini politici, che discutono al chiuso dei saloni,
vivono più a lungo dei contadini che respirano aria pura.
Il collo non è un cilindro rigido, esso è composto di sette
v�rtebre cervicali concatenate l'una all'altra. A mantenerlo '
nella sua posizione verticale è il. lavoro dei nervi ,e dei mu
�coli. Per questo con il sopraggiungere del sonno i l collo
perde la forza e la testa ciondola.
Nel gruppo cerebrale distinguiamo due diverse t�ndenze:
il cerebrale attivo e il cerebrale passivo. Le chiameremo il
t ipo l e il tipo 2. I due tipi si assomigliano molto morfolò
�icamente e non è facile ,distinguerli. Si differenziano invece
nellamente nella sfera dell'emotività. I l tipo l elabora le
proprie idee in vista di un'azione all'esterno, il tipo 2 su
htsce prima la stimolazione esterna per agire in un secondo
tl'mpo. È grazie all'uso attivo del hostro cervello che ab
ht;uno potuto elaborare · invenzioni e istituzioni. Questo è
un fatto indubbiamente positivo che però presenta grossi in
wnvenienti quando la polarizzazione diventa permanente.
Secondo una concezione schematica dell'uomo, l'a;done
'•trcbbe la proiezione del nostro pensiero SìUl piano della
ll'altà. Si tratta di una teoria ufficialmente accettata, a11a
quale finiamo per credere, ma in realtà non c'è niente di più
f.dso .. Sappiamo bene che nessuno fa mai ciò che vuole: non
.tppena si pensa di attuate un progetto sè ne . 'viene distolti,
,pcsso si finisce per far esattamente il contrario di quanto
.tvremmo voluto. Fra il pensiero e l'azione c'è uno scarto
�h� la filosofia classica non può superare per la mancanza
di un fattore che non si può controllare : i l ki.
Nel tipo l l'energia in eccesso si catalizza ne1 capo e il
tcrvello fa da scarico. Per questo tipo, a dire il vero, l'azio
ne finisce IL Sarà soddisfatto quando avrà trovato la for
mula giusta,, ma per metter!� in opera si rivolgerà a. qual
(un altro perché avrà già esaurito le proprie energie. Ha un
201
atteggiamento critico, ma è incapace di azione. Il suo è
proprio il caso in cui si può dìre: fate ciò che dico, ma
non ciò che faccio. È una posizione che si adatta ai vecchi
ai· quali non si domanda più di eseguire qualcosa. Ciò che
importa al tipo l è l'idea, -non il fatto. Se abbraccia una
convinzione, rifiuta tutte le prove contrarie. Crede nella cri
stallizzazione delle sue energie. È dunque inamovibile nel
suo modç:> di vedere le cose. Per questo motivo si lascia fa
cilmente influenzare dai pregiudizi: prende sempre partito,
pro o contro .
Nell'Europa postrinascimentale si è attuata una civiltà
di tipo l e la sua storia è un succedersi di pregiudizi che in
un seçondo tempo sono stati superati. Galileo fu minacciato
di scomunica, il dottor Harvey, medico al seguito della fa
miglia reale britannica, fu destituito dalle sue funzioni per
ché aveva sostenuto che il sangue circola nel corpé. All'ini
zio di questo' secolo un matematico dimostra, con tutto il
rigore della sua scienza, che un corpo più �esante dell'aria
· nòn può volare, ma cont�mporaneamente il primo aereo
-riesce a decollare. Penso che l'aspetto veramente interessan
te della storia europea sia nel suo costante superamento dei
pregiudizi e delle idee fisse.
Caratteristica dell'intelligenza del tipo l è la capacità di
trovare formule facilmente generalizzabili, frutto dell'attivi�
tà cerebrale, strutturate _logicamente. Il tipo l è portato
all'invenzione, ma non riesce a tradurla nella pratica. Il con
cetto di legge, cosl com'è intesa nel mondo moderno, riflet
te le caratteristiche del tipo l : astratto, logico, fisso, deter
minante. In lui la sovrabbondanza di attività cerebrale pro
duce continuamente varie forme di finzioni. Tutte le crea
zioni umane prendono il via da una finzione, e in questo
senso essa è un elemento importante dell'attività umana.
Se però si cristallizza, essa dà luogo a un'idea fissa. Il tipo l
dice per esempio: questa marca di whisky è la migliore, ed
è soddisfatto quando ne ha una bottiglia. È così convinto
della sua idea che se qualcuno per scherzo sostituisce quel
whisky con un altro di qualità più scadente, lui non se
ne accorge neppure. Se si convince che sono di moda' le
cravatte blu a pallini bianchi o i pantaloni a righe, li por
terà estate e · inverno anche se non li vede addosso a nessun
altro. È un buon cliente del metodo . Cuoè. Può vivere a
lungo dicendosi : passerà, passerà. Ma se nel suo inèonscio
dovesse t;endersi conto che ha bisogno di dirsi che tutto
202
va bene proprio perché tutto va male, l'effetto sarebbe di
sastroso.
In fondo la ricetta della longevità non è complicata per il
tipo l. Gli basta credere a un'idea fissa e ripetere regolar
mente le stesse cose in funzione di essa. Può trattarsi di una
idea qualsiasi : secondo un proverbio cinese, per esempjo, il
sakè è il re dei medicinali e il tipo l si sente in piena for
ma perché beve sakè. Decide di smettere di fumare e que
st'astensione gli procura la longevità. Si convince che la
buona salute dipende da un'alimentazione regolare, a ore
fisse, e calcola le calorie, consulta le tabelle dei valori nu
tritivi: tot di proteine, tot di.. .. Vivrà in buona salute finché
il suo regime non sarà �urbato. Vive in un paese di man
giatori di riso: potrà sostituire il riso con il pane, o vice
versa, se è convinto che possa fargli bene.
In un'idea fissa riscontriamo contemporaneamente un
veto e una prescrizione. Se il tipo l considera l'alzarsi pre
sto al mattino una ricetta di buona salute, la sera si coriche
rà altrettanto presto per conformarsi alla sua convinzione.
Ma se, per qualche motivo, questo non gli fosse possibile,
l"CCO che se ne sentirà molto disturbato. È l'inconveniente
del suo sistema: d'altronde capita spesso a tutti di essere
1 r.wolti dagli avvenimenti. Succede di non poter mangiare
•Ila solita ora o addirittura di non poter mangiare, di fare
una grande abbuffata alla Gargantua, di andare a letto alle
qunttro del mattino o di affrontàre un mucchio di altri im-
Jli"CVlStl.
• •
203
tese che la bocca aperta, . spera di poter ravvisare nella sua
capacità un segno di virilità. Senonché è più facile avere
le braccia tese che il sesso in erezione visto che esso non
obbedisce alla nostra volontà.
È molto difficile dissuadere il tipo l dalla sua idea fissa:
trova argomenti sempre più validi per difenderla e se smet
te di crederci si ammala. Credere a qualche cosa è per lui
una necessità vitale.
L'uomo è più influenzato dalle sue paure che non dalle
sue speranze. La possibilità di contrarre una malattia con
tagiosa, per quanto vaga, ci impressiona più di un ottimi
smo non ben determinato. La maggior parte di coloro che
soffrono di sordità come conseguenza di un uso eccessivo
di streptomicina appartengono al tipo l : hanno avuto trop
pa paura di ammalarsi di tubercolosi.
Se il tipo l crede di avere il cancro, non diventa sola
mente molto nervoso, ma presenta addirittura i sintomi del
la malattia. Le sue convinzioni lo possono portare molto
lontano e la sua fertile immaginazione può produrre sinto
mi patologici difficili da determinare. Si abbandona a una
vera e propria corsa all'immaginario, a volte con tragiche
conseguenze. Bisogna imprimere un altro orientamento alle
sue manie, senza però ricorrere alle normali argomentazioni
che non hanno presa su di lui, in quanto potrà sempre tro·
varne di migliori a sostegno delle sue convinzioni.
Facciamo un esempio: una donna di questo genere ha
sentito dire, in uno sketch pubblicitario, che la vitamina C
rende più elastica la pelle e si è detta: la mia pelle non è
elastica perché non ho mai preso vitamina C. Ecco che la
sua pelle, in conformità alla sua convinzione, si sciupa real
mente. La donna allora comincia a mangiare pompelmi, ar
riva a mangiarne diciassette in una volta sola, ma la sua
pelle non migliora. Noguchi le spiega: « È l'eccesso di vita
mina C a sciupare la pelle. La sua pelle è rovinata perché
lei ne ha presa troppa. Smetta immediatamente ».
La donna non mangia più pompelmi e la sua pelle ritor
na elastica. «Ne avevo mangiati veramente troppi, non è
vero? ».
<< Certamente ».
204
del disturbo era l'eccesso, non la carenza di vitamiru C'.
A Noguchi, in fondo, no,n interessava affatto sapere Sl' 1.,
responsabilità del disturbo risalisse alla vitamina C o ''
qualche altra cosa.
Nel caso che abbiamo visto, Noguchi si è servito di quel
lo che chiamerò il « linguaggio inconscio ». Esiste un lin
guaggio che è diretto all'inconscio. Quando arriva solo alla
coscienza, non provoca che discussioni, ma se penetra nel
l'inconscio può modificare l'orientamento di un'idea fissa.
L'intelligenza umana è, infatti, un'arma a doppio taglio.
Può esserci molto utile, ma può anche condurci alla distru
zione. Se un'idea fissa è accettata nella società fino a essere
ratificata d a una legge, non p\lÒ avere che conseguenze mol
to gravi. La vaccinazione di Jenner, per esempio, fu intro
dotta in Giappone un secolo fa e viene praticata obbligato
riamente ai bambini in un'età in cui essi sono particolar- ·
mente vulnerabili nei riguardi dei suoi possibili effetti nega
tivi. Ogni anno f a migliaia di vittime. L'OMS rinnova le
sue proteste al governo, ma una legge non è facile da cam
bi-are. La legge può essere sbagliata, ma è sempre una leg
ge. E il Giappone non è certo il solo paese ad avere leggi
simili.
A live1lo individuale si può intervenire più facilmente
perché si può agire sull'inconscio. Per il tipo 1 , per esempio,
è molto efficace l'uso di placebo. Questo genere di persone
non è molto sensibile al contenuto reale di un'idea, lo è in
vece alla forma con cui l'idea viene presentata. Non si
può impedire ·al tipo l di avere immaginazione in eccesso.
È fatto così e se si tentasse di mettergli un freno sarebbe
ancora peggto.
•
205
ne risentivano moltissimo, ma ogni volta che provavano ad
assaggiarne ricominciavano a star male. Quando un'idea, in
fatti, è penetrata nell'inconscio, i suoi effetti durano tutta
la vita, qualunque argomentazione vi si opponga.
Noguchi ha fatto la stessa esperienza con gli azuchi, i fa-
gioli rossi. Una persona stava male di stomaco.
« Che cos'ha mangiato? ».
« Ho mangiato del monaka ».
« Che cosa contiene il monaka? » .
206
come viene attualmente applicata nella vita sociale, è un
prodotto del XIX secolo, elaborato parallelamente alla fisi
ca di Newton. La logica, pur essendo in se stessa perfetta,
non comprende la realtà umana in tutta la sua totalità. Essa
non ci permette di smascherare il lupo travestito da donna.
In questo senso la logica incomprensibile della fisica mo
derna può essere più vicina alla realtà umana di quella del
la fisica classica.
207
XXII
LA PRIGIONE MENTALE
209
ridore s( piazza .in testa, tenta due volate, ma per tre chi
lometri rimane nel gruppo. Tenta un terzo stacco, convinto
che gli altri non lo seguiranno perché è troppo prestd. Quel
giorno è molto rilassato, ha un buon . ki-mochi e sente di
poter arrivare fino in fondo. A metà percorso, due o tre
corridori tentano di raggiungerlo e questo gli mette addirit
tura le ali ai piedi. Termina la corsa con tre minuti e qua
ranta secondi di vantaggio: diventa professionista. In se
guito però la sorte non gli ·sorride. La tensione cerebrale
gli impedisce . di mangiare prima e durante le corse. Ed
ecco che cosa gli capita una volta: distaccatosi dal gruppo a
cinque chilometri dall'arrivo, prende la ragguardevole di
stanza di due o trecento metri, e la mantiene fino a trenta
metri dall'arrivo. La vittoria è praticamente certa, ma im
provvisamente il nostro amico comiqcia ad avvertire i ru
mori delle ruote e del cambio di velocità. Sente, il corpo ri
gido e le gambe tagliate. A quindici metri dalla linea d'ar
rivo è raggiunto e superato in volata da una ventina di cor
ridori. Dopo due anni abbandona la carriera. Un giorno mi
regala un suo disegno e mi chiede di dirgli con franchezza
che cosa ne penso. Gli rispondo: « Lei si rinchiude in una
prigione immaginaria che si è costruito da sé e si tormenta
per uscirne ». Lo sapeva ancor prima che io glielo dicessi
e mi confessò: « A volte sento un altro me stesso che mi
dice: perché resti lì dentro? :e: ridicolo. Finiscila con questa
commedia ».
Se però cerca di uscirne, cade in situazioni sempre più
complicate. È nel pantano. In altri momenti, invece, tutto
va bene senza che lui si senta troppo coinvolto dagli avveni
menti e senza sforzi. In lui si alternano due tendenze a se
conda dei periodi. Quella propria del tipo 9 gli dà un'ener
gia quasi inesauribile. Se invece cade in preda a quella del
tipo 2, s'irrigidisce e ne è ostacolato.
Il tipo l non conosce queste angosce fisiche. Può affer
mare, sentenziare e restare fermo nelle sue opinioni perché
tutto passa dal cervello senza incontrare altre resistenze. Il
tipo 2, invece, non può essere così sicuro perché conosce i
turbamenti · provocati dalla tensione cerebrale. Non arriva
mai a una conclusione, accetta e subisce l'influenza dei va
lori stabiliti.
Un giovane sofEre di diarrea cronica. Un giorno su una
rivista medica trova un articolo del dottor Futaki che dice:
« Il riso bianco non ha nessun valore nutritivo, anzi il con-
210
sumo costante di questo alimento è causa di molte malattie.
Bisogna nutrirsi con riso integrale » � Affascinato da questa
teoria, comincia a mangiare riso integrale e la diarrea gli
passa come per incanto. Siccome è costantemente preoccu
pato per la sua salute, il giovane continua a leggere riviste
mediche finché trova un altro articolo il quale sostiene una
tesi diametralmente opposta a quella del dottor Futaki :
« Il riso integrale è nocivo, per questo e per quel moti
211
a cento chilometri a ovest di Tokyo, portavano l'haramaki.
Noguchi disse loro: « Odawara? È ancora campagna, ve
ro? ». Tutti finirono per togliersi l'haramaki : gli ab�tanti
delle grandi città, infatti, sognano di diventare contadini,
ma la gente di campagna non ama essere trattata come tale.
È interessante notare come le idee che hanno caratteriz
zato un'epoca restino ancorate alla provincia come i rifiuti
ributtati sulle sponde di un fiume al momento della piena.
Nell'uomo l� tensione cerebrale accoglie questi rifiuti, che
costituiscono i valori stabiliti, e li conserva. L'uomo è un
animale sociale e, poiché viviamo in società, diamo maggiore
o minore importanza a tali valori. Diversamente la vita in
comune diverrebbe impossibile.
Una vacca, per esempio, non conosce il valore dei bi
glietti di banca. Li calpesterebbe con indifferenza sotto gli
zoccoli, mentre noi, vedendola, saremmo presi dalle palpi-
taztont. .
• •
212
frirne bisogna condurre una vita lus�uosa. L'ulcera è la ·ma
lattia dei poveri. È consumando cibi immangiabili che ci
roviniamo lo stomaco ».. · '
Così questa persona accusò i siptomi di gotta descritti .
in un libro e le sue· dita cotn.lnciarono. a piegarsi cofi diffi
coltà. Il trasferimento dei valori era stato realizzato, aveva
completamente dimenticato l'ulcera, c0sì come avrebbe po
tuto dimenticare il cancro. Ora non ne parla più: si è spe-
cializzato in una malattia di lusso. .
L'uomo è l'unico animale che possa utilizzare molto in
tensamente il cervello. Grazie all'attività cerebrale, abbiamo
creato valori che in natura non .esistono. Abbiamo creato
l'ideale di uomo, ideale molto distante da quello che l'uo
mo è in realtà.
Invece di essere noi a servirei del cervello, ci mettiamo
spesso al suo servizio. La nostra logica risale all'epoca in cui
la casualità fisica s'imponeva come verità immutabile. Il no
stt:o modo di conoscere l'uomo è una somma di aspetti se
paràti,' priva di una visione d'insieme. È, per così dire, la
geometria . dell'uomo il quale vi compare come una presen
za statica. secondo il seitai, l'uomo rappresenta· una moda
lità di movimento: ognuno ha Ja sua. Un serpente non può
avanzare che strisciando. Il cavallo procede ben diritto, ma
non riesce a spostarsi di lato se non ha ricevuto un adde
stramento speciale. La differenza nel loro modo di muo
versi è dovuta' a una diversa struttura corporea. Anche tra
gli uomini esiste una differenza strutturale: come ho già
detto, ci sono colli grossi o sottili, femori lunghi o corti.
Ma tornerò su questo argomento.
Dovrei parlare di· differenza di terreno più che di diffe
renza strutturale: essa si riflette sul comportamento; sulla
mentalità, suli'andatura, eccetera. Nell'uomo c'è qualcosa
che precede ogni attG cosciente,"è indefirtibile, non può e.s
sère afferrato né dalla psicologia, che non si occupa affatto
del corpo, né dalla fisiologia che non si occupa della mente,
precede la scissione tra corpo e anima.
La descrizione che ho dato del gruppo cerebrale può scan
dalizzare una buona parte di Europei che potrebbero avVer
tirvi un attentato all'infallibilità dell'intelligenza. Ma esiste ·
u.n campo in cui l'intelligenza non può niente: g,uello del
sogno. - .
Non parlerò dell'aspetto tcmrico del sogno, né della sua
natura, funzione o finalità. Mi limiterò a notare che il so--
213
'
•,
'
214
•
XXIII
215
chiari, nonostante la loro complessità, per poterei inte11dere
almeno su questo punto.
U bisogno di comprendere, di classificare ogn.i cosa in
un sistema, ha spinto la gente a trovare nel proprio voca
bolario termini equivalenti: magnetismo, fluido, slancio vi
tale, libido, ai quali bisognerà aggiungere lo psi della fisica
e quello dei ricercatori nel campo della parapsicologia.
L'evoluzione del pensiero occidentale in questo campo è
estremamente interessante. Prima di esaminarla vorrei pre
cisare alcuni punti che mi sembrano fondamentali.
Innanzitutto il ki non è un'idea ottenuta in seguito a
uno sforzc intellettuale d'ln<;luzione. Il ki è primario. È
ciò che si avverte primà di ogni riflessione, ed è anche ciò
che ci fa agire e reagire, volontariamente o involontariamen
te, coscientemente o inconsciamente. Da questo punto di
vista possiamo dire che tutti possiedono il ki, senza alcun
bisogno di discussioni erudite per stabiHre se esiste in quan
to sostanza o ondulazione. È un termine neutro che adope
riamo per constatare uno stato. Non è un concetto da ana
lizzare e generalizzare. È un non-concetto.
·
216
a scapito di tutto il resto del corpo. I1 ki è intenso quan
do si è giovani, si affievolisce con il passare degli anni,
scompare con la morte. Essendo accettate queste basi non
intellettuali, ma intuitive e dirette, Io sviluppo del ki nelle
arti giapponesi è stato completamente diverso da quello
dell'Occidente nella sua evoluzione culturale : la ricerca del
la verità astratta e generale.
L'apprendimento di un'arte giapponese dipende dal ko
kyu, equivalente propriamente detto della respirazione. Que
sta parola significa anche abilità nel fare qualche cosa, de
strezza ; quando non si ha kokyu, non si possono fare le
cose come si dovrebbero. Un cuoco ha bisogno del kokyu
per usare bene il coltello, l'operaio per usare gli attrezzi .
Il kokyu non si spiega, si acquisisce.,
Una volta 'ho visto un operaio -lavorare con il cacciavite
su macchinari molto arrugginiti. Anch'io ho provato a svi
tare, ma invano, c'era troppa ruggine. Per lui, invece, il
problema non esistev�; svitò tutto con gran facilità, non
perché fosse più forte, ma perché aveva il kokyu . Quan
do lo si è acquisito, si ba l'impressione che gli utensili, i
macchinari, i materiali fino allora « indomabili » diventino
di colpo docili e che obbediscano al nostro comando senza
opporre resistenza.
Ki e kokyu, respirazione,· intuizione, ecco i temi intorno
ai quali ruotano le arti e i mestieri giapponesi. Costituisco
no il segreto professionale, non perché li si conservi come
brevetti, ma perché intellettualmente non trasmissibili. La
respirazione è il massimo segreto dell'apprendimento. Solo
i migliori discepoli vi accedono, dopo aver .sostenuto anni
di sforzi. Si dice che un maestro di arti marziali dietro al
quale abbaiano i cani, non sia un buon maestro. I Francesi
sanno come farli . tacere infilando loro un po' di zucchero
in gola. È astuzia, destrezza, ma non' è il kokyu , respira
zione, che è tutta un'altra cosa.
Nd movimento rigeneratore facciamo il contrario di quel
che si fa tradizionalmente: cominciamo dal massimo segre
to, senza pr;eamboli. Non ho voluto fare del ki l'oggetto di
una ricer�a accademica, sto semplicemente cercando di for
mulare qualche principio fondamentale a mo' di postulato
scientifico. Primo: il ki precede ogni fenomeno vitale.
È un postulato che ci spinge a dare una grande importan
za a quello spazio oscuro, invisibile, ancora fluttuante che
precede ogni fatto. Esso ci propone u n punto di vista fon-
217
damentalmente differente da quello dell'uomo anatomico.
Qui l'uomo viene concepito non come un insieme composto
da parti e organi diversi, ma come un tutto, come la proie
zione sul piano fenomenico di un'unità invisibile, che · non
è qualcosa di occulto o di magico, ma è anzi molto banale.
Quando io riconosco un uomo, Marco, per esempio, non
faccio l'inventario di tutte le sue parti. Se perde un braccio
o tutt'e due le gambe, se gli tolgono lo stomaco o l'appen
dice, non cessa di essere Marco né diventa per questo una
parte di Marco. Questo stesso Marco esisteva già dal mo
mento della fecondazione dell'ovulo nel ventre di sua ma
dre, benché non avesse ancora né testa, né gambe, né nome.
È quest'unità invisibile che lavora durante la vita dell'indi
viduo, assorbendo, a seconda dei suoi bisogni, quanto gli
serve e rigettando ciò che è inutile. Aria, acqua, minerali
· d iversi, vitamine, eccetera sono gli elementi che la scienza
ritiene indispensabili alla vita. Per quanto necessari, essi
non sono sufficienti: quando l'unità invisibile non lavora
più, quando il ki sparisce, non vengono più assorbiti. È per
questo che si muore anche respirando l'aria migliore, be
vendo l'acqua più pura, mangiando gli alimentì più scelti.
II riconoscimento di quest'unità non rientra nell'ambito del
la scienza, ma in quello della filosofia.
Secondo·p ostulato: il ki è contagioso.
I diversi stati d el ki si manifestano ne1l'individuo provo
cando agitazione, calma, ner:vosismo, gaiezza, tristezza. È
evidente che questi stati agiscono sul soggetto che si trova
nella zona d'influenza, ma è una trasmissione diversa da
quella che si verifica in un rapporto di causalità. Non c'è
una certezza meccanica, è qualcosa di più di una certezza.
Tutto cambia, invece, quando si vogliono spiegare gli stati
del ki con le argomentazioni.
Andrea, che a Tokyo lavorava nel mio stesso ufficio, mi
passava davanti ogni tanto per andare ai servizi. Quando
questo suo gesto gli tornava in mente, mi diceva, con un ·
.218
Resta da spiegare come tali idee si siano evolute nel corso
degli ultimi secoli .
Nella prima metà del XIX secolo, il razionalismo, in Eu
ropa, raggiunge l'apogeo. Dopo·e ssersi allontanata dalla co
smogonia teologica, la scienza ha trovato un suo si§tema per
spiegate l'universo. La fisica di Newton è diventata un edi
ficio monumentale la cui pe,rf.ezione eguaglia quella del Par•
tenone. L'uomo ha raggiunto la conoscenza delle « leggi
della natura ». Forte di essa, potrà provocare a volontà fe
nomeni che un tempo attribuiva unicamente all'arbitrio 'di
un essere supremo. Ha cosl smesso di essere passivo, perché
i1 suo potere adesso gli permette di tentare la conquista del
la natura della quale ha svelato i misteri . In testa troviamo
la fisica, seguita da tutte le altre scienze. La causalità è la
regola grammaticale che illumina il mistero.
Il clima di quest'epoca chiar.isce certe tendenz� che pre
valgono tuttora presso gli Occidentali: la ricerca della cono
scenza, il desiderio di raggiungere il'p otere per mezzo del
la conoscenza intellettuale.
La fisica di Newton ci ha rivelato il meccanismo di un uni
verso in cui nessun fenomeno si produce se non c'è una:
realtà tangibile che lo provoca in modo diretto: è la legge\
dell'inerzia. Ogni possibilità di un'interazione a distanza è
esclusa, a meno di voler essere presi per streghe.
·
Ma nel sistema newtoniano d sono alcune falle. Per co-
'
219
rienze. Le cose esistono in quanto tali, indipendentemente
d�lle nostre percezioni. ,
La scoperta, a metà del XIX secolo, della velocità della
luce ha rivoluzionato il sistema newtoniano. L'universo
smette di esistere. Non si può più dire: quella stella esiste
perché la vedo io e tutti gli altri. Se l a luce impiega tanti
anni per arrivare fino a noi, la stella, nel momento in cui
noi la vediamo, potrebbe anche non esistere più. È un'ot
tica talmente lontana dai nostri schemi mentali che non riu
sciamo facilmente a conformarci a essa. Per noi il tempo' e
lo spazio sono idee ben distinte l'una dall'altra. Lo spazio
deve esistere interamente e situàrsi sull'asse dei tempo co
me il mondo di ieri e quelJo di oggi. Nel nuovo universo
galattico, in cui entra in gioco la velocità della luce, il tem
po non è più indipendente dallo spazio. Il tempo e lo spa
zio, intimamente legati fra loro, entrano a far parte della
formazione dell'universo.
La relatività di Einstein è stata accolta con entusia
smo perché dà dell'universo una spiegazione più adeguata
rispetto alla fisica di Newton. Secon do la teoria della re
latività, la velocità della luce è costante indipendentemente
dalla direzione che assume partendo dal sistema dal quale
proviene. Questa costante era già stata individuata spe
rimentalmente da Michelson e Modey.
La teoria della relatività è perfetta? Gli esperimenti, ri
presi nel XX secolo, sembrano negare questa costante. È
dunque errata la teoria? È discreditata? Gli scienziati tro
vano che comunque la fisica di Einstein è superiore a . quel
la di Newton, ma non dicono che essa rappresenti l a ve
rità assoluta. La bomba atomica non può in alcun modo
essere una delle conseguenze della fisica classica.
È curioso constatare che l'accettazione di una teot;ia non
deriva unicamente dalla preoccupazione per la verità, ma
anche da una preoccupazione estetica. Se una formula si
presenta con un aspetto troppo complicato, non colpisce
l'immaginazìone. Diventa un « aborto ». C'è un numero in
calcolabile di aborti sia nei ricercatori sia nei profani, nei
. . .
p1u svariati camp1.
' .
220
Benché il sistema delle coordinate si sia completamente
modificato, è molto difficile distoglierci dai nostri vecchi
schemi . Al di fuori del campo dell'astronomia che si occu
pa di distanze di migliaia, di milioni d'anni luce, il mondo
esiste, la sedia esiste, tale quale noi li vediamo e li tocchia
mo. Il mondo nel quale viviamo è troppo ristretto perché
si debba tener conto della velocità della luce. Il sistema
newtoniano deve sopravvivere, insieme alla geometria eu
clidea e alla causalità d'interazione sostanziale fra le inasse.
La legge della causalità è dunque valida nella vita quo
tidiana . Se lasciamo cadere un piatto per terra, Ìfltenzional
mente o involontariamente, è inevitabile che si rompa. Da
to A, si produce B. Resta comunque da stabilire ·perché e
come lo si sia fatto cadere.
Ma la causalità non è la sola regola della grammatica
scientifica. Non tutti i fenomeni si possono spiegare con
l'interazione meccanica fra masse solide: il caso di gas e di
liquidi in cui è praticamente impossibile seguire il compor
tamento di ogni molecola ce ne dà un esempio. Si è cosl
costretti a prendere in considerazione i risultati globali. La
causalità pura è obbligata a cedere il posto alla probabilità,
capace di trattare il complesso degli avvenimenti fortuiti
e incerti.
È nel XX secolo che, con il progredire delle ricerche ato
miche, la causalità cessa di essere il principale strumento di
lavoro. Ancora all'inizio del secolo, l'atomo veniva rappre
sentato a immagine del sistema solare, con i protoni e i
neutroni che formavano il nucleo e gli elettroni che gira
vano intorno a esso, come i pianeti intorno al sole. Ben
presto si scopre che queste particelle elementari, ultimi ele
menti costituenti la materia, hanno un curioso comporta
mento. Si comportano sia come corpuscoli sia come onde.
È il contrario del buon senso. Una palla da biliardo non ·
221
ta quantità · con assoluta precisione solo avendo un buon
occhio e uno strumento m0lto preciso. Si beneficia tuttora
di questo principio. Lo Stato esercita un severo còntrollo su
gli strumenti di · misura affinché non ci sia il rischiò di farsi
derubare acquistando un chilogrammo di patate. Come s'im
brogliava ai tempi feudali in Giappone! Il signore si ser
viva di una misura più grande per prendere il riso dai
contadini e di una più piccola per pagare i suoi dipendenti.
Senza dubbio, al livello microcosmico degli atomi è im
possibile concepire uno strumento capace di misurare le
particelle elementari s�nza influenzarne il comportamento.
Si è finito per ammettere l'incertezza come una verità
scientifica, cosa inaccettabile dal punto di vista determini
stico delPinizio del XIX secolo. Il principio d'incertezza
di Heisenberg afferma che non è possibile determinare con
precisione contemporaneamente la posizione e la velocità di
un corpuscolo in meccanica infra-atomica. Trasportando que
sto principio su un piano più familiare, è come se filmassi
mo un corridore sulla pista. Se la camera è fissa, si ripren
derà tutto lo sfondo con gli spettatori e i loro gesti, ma
il corridore passerà come un, bolide senza che si possa co
gliere nettamente l'espressione del suo volto. Se invece si
vuoi sapere chi è il corridore e vedere l'espressione che ha
. sul viso, bisogna far muovere la camera alla sua 'velocità.
In questo caso tutto lo sfondo viene sfumato.
Cosi tutto ciò che è · stato affermato all'inizio del XIX
secolo, il senso del reale, le leggi della natura, la causalità,
lo spazio e il tempo secondo coordinate immutabili dell'uni-
,
222
zione del genere per spiegare un misterioso crimine, il letto
re non tarderebbe a gettare il libro nella spazzatura. Eppure
gli scienziati che hanno enunciato queste idee paradossali,
hanno avuto l'onore di ricevere il premio Nobel.
•
223
XXIV
IL CAMPO PSI
'
224
'
225
,.
titerra, l'universo con l'antiuniverso. Tutto può annientarsi
istantaneamente.
Nel 1949 R. Feymann avanza l'idea che il positrone non
sia che l'elettrone normale che torna indietro nel iempo in
una frazione infìnitesimale di secondo. La stessa ipotesi sa
rebbe applicabile anche alle altre antiparticelle. Un duro
colpo per la nostra concezione del tempo. Il tempo è stato
finora il solo asse a senso unico. Se il tempo si sposta dal
fu�uro al passato e viceversa, che ne sarà del principio di
causalità? Non si potrà più dire: tale la causa, tale l'effetto,
perché l'effetto precede la causa. La causalità, arma potente
in virtù della quale l'Occidente ha potuto imporsi ogni sor
ta di divieti (se bevi, diventerai un alcoolizzato, dunque
non bisogna bere), viene così minata alla base.
Suen Tseu, stratega cinese del VI secolo a.C., semb�a
confermare con il suo pensiero le ipotesi precedenti. Egli
dice infatti: prima vinci e poi dà b_iittaglia. Per quanto
stravagante possa sembrare, se penso alle esperienze che
quotidianamente mi è dato di vivere, questo pensiero mi
sembra molto vero.
Secondo Adrian Dobbs, si è arrivati a concepire due di
mensioni temporali diverse: una deterministica, quella che
conoscevamo già, e l'altra probabilistica, che si accorda be
ne con la teoria ' quantistica, ma che fornisce anche una
giustificazione scientifica ai fenomeni parapsicologici come
la telepatia o la premonizione.
Il riavvicinamento fra questi due campi, che fino a poco
tempo fa sembravano appartenere a due ordini completa.
mehte estranei, l'uno fisico e materialista, l'altro pskolçgi
co e umano, viene tentato da Dobbs basandosi sulle ricer
che del fisiologo John Eccles e dello psicologo Cyril Butt
che formula l'ipotesi degli « psiconi », specie di patticelle
configurazioni che espleterebbero la nostra attività mentale.
Dobbs definisce gli « psitroni » particelle-messaggeri che a
giscono nella seconda dimensione temporale probabilistica
in modo da fornirci informazioni sull'avvenire ancora inde
terminato.
L'informazione, che nella fisica newtoniana non era mai
stata presa in considerazione, come oggetto di studio, per
la sua immaterialità, sembra ottenere il diritto di e�sere ci
tata nella fisica moderna, dal momento che si occupa di
« masse negative », di « masse immaginarie » e di « tran-
228
, sizi0ne virt tale
� », cioè di cose che, nel senso tradizionale
della parola, non esistono.
Secondo Dobbs, gli psitroni, sciame di particelle apparte
nenti a una massa originaria, agirebbero sui neuroni di un
soggetto particolarmente ricettivo portando una certa quan
tità di potenziale virtuale e comunicandogli non solo lo
stato attuale del sistema che li emette, ma anche le « pre·
formazioni » del suo possibile stato futuro. Gli psitroni in
formerebbero direttamente iJ ·cervello del soggetto, senza
passare per gli organi sensoriali ; ben diverso è iJ caso dei
fotoni che attraverso la retina eccitano il nervo visivo. Gli
psitroni potrebbero passare ovunque senza incontrare resi
stenze, essendo masse immaginarie, con una velocità supe
riore a quella della luce.
Ipotesi molto seducente. In questo modo gli psiconi
potrebbero servire da elementi agenti della :nostra attività
mentale, che non è né limitata nella velocità né rallentata
dalla resistenza materiale. Potrebbero così essere utili nel
la premonizione, mentre ci sarebbero -difficoltà per guanto
riguarda la psicocinesi, interazione del pensiero sulla mate
ria che mette in difficoltà il nostro pensiero volontario. i1
quale agisce di solito solo per mezzo dei muscoli.
Ho offerto un'immagine un po' sommaria di ciò che sta
avvenendo nel campo della fisica moderna e del suo rappor
to con la parapsicologia. Un tale atteggiamento può essere
permesso soltanto a ùn profano che ha il privilegio di po
ter condurre il discorso in generale senza dover entrare in
particolari imbarazzanti, e che può considerare solo i punti
che gli interessano. Il lavoro dei ricercatori dev'essere mol
to arduo. n loro linguaggio, a differenza di qùello degli
scienziati del secolo scorso, è del tutto ermetico, inconce
pibile, perché non si riferisce più aUe abitudini della nostra
vita quotidiana. Ma un professore di fisica non penserà mai,
in classe, che da un punto di vista atomico non esistono gli
studenti, né l'aula, né la lavagna. Li accetterà come se esi
stessero realmente. In questo non è diverso da chiunque
tltro. Altrimenti sarebbe costretto ad ammettere che non
esiste neppure il suo stipendio, né lui stesso.
In che modo rapportare il ki a ricerche tanto avanzate?
l l ki è una particella-onda, una specie di psitrone, una sorta
li campo, come il campo magnetico, il campo gravito elet
' m-magnetico, il campo psi parapsicologico o quello quan·
••ro? Che cos'è il ki? Ebbene, non lo so, e se dicessi di sa·
229
perlo sarebbe falso . Comunque il ki non ha niente a che
vedere con questi linguaggi da laboratorio. Se mai si defi
nisse il ki come onda o campo, esso cesserebbe di essere
il ki.
Eppure il ki è perfettamente avvertibile nel suo stato pri
mario e immediato con tutto quello che ha di vago e inde
finibile. Anche se il cervello non è cosciente di questo stato
primario, esso si riflette sul comportamento dell'individuo.
Prima della guerra, Noguchi aveva una casa in cui il suo
studio era situato sotto una scala. In Giappone, prima di
entrare in casa ci si toglie le scarpe. Le scale sono fatte di
spesse tavole di legno in modo che si sente il rumore dei
passi. Noguchi ha cominciato a percepire la · differenza fra
chi stava scendendo e chi stava salendo, poi a riconoscere
il passo di ognuno e, infine, è arrivato a immaginare il tipo
di passo che una persona avrebbe avuto. Fin qui niente di
straordinario: ci sono persone che arrivano allo stesso risul
tato istintivamente. La sua perseveranza andò ben oltre.
La casa bruciò sotto i bombardamenti; nella nuova abita
zione, il suo studio si trovava in cima alle scale, e questo
gli permetteva di verificare con lo sguardo le posizioni che
ognuno prendeva e che lui si rappresentava mentalmente.
Finl così per capire che ogni individuo ha un suo modo
particolare di camminare, di sedersi, di lavarsi, di salutare
eccetera, e che queste particolarità dipendono dalla mobili
t� delle vertebre lombari.
Poteva capire, solo sentendo i passi o guardando il modo
di camminare, con chi aveva a che fare. Se si trattava di
qualcuno che aveva fame, che aveva bevuto, che aveva
l'abitudine di dormire due giorni di seguito, di una perso
na frettolosa, rilassata, con preoccupazioni o piena di spe
ranze, di qualcuno con le emorroidi o con la diarrea. Ma la
constatazione fatta in seguito è ancora più sconcertante: la
modificazione nel movimento, nel modo di camminare o di
salire le scale eccetera, precede un cambiamento fisiologico.
In altre parole, il modo particolare di muoversi della donna
incinta viene adottato già prima del concepimento. Chi sta
per manifestare uno scoppio d'ira, scende le scale in un
modo che annuncia quest'esplosione. Il movimento dunque
precede la presa di coscienza dell'atto. Solo dopo aver com
piuto l'atto, si arriva a rendersene conto. Noguchi si è sem
pre più interessato a ciò che precede l'atto e alla presa · di
' coscienza di esso.
230
Motore di tutto questo (movimento del corpo, cambia
mento psicologico) è il ki. Esso fa parte del preconscio. È
un termine che serve a designare i dati empirici allo stato
primario, senza passare per elaborazioni intellettuali. Il ki
non si può definire né come fenomeno, né come presenza
ipotetica di particelle-onda di una certa natura. Se proprio
si dovesse esprimere con una formula matematica, sarebbe
·
231
pacchetto e non come un essere vivente. Ogni essere vi
vente ha un suo particolare ritmo. Quando un bambino sta
bene, è pesante, se lo si sen,te leggero vuoi dire ,che ha
qualche disturbo. Ma come sapere se è leggero o pesante?
Se lo si mette su una bilancia si vedrà che il suo peso effet
tivo non è cambiato. Solo la mano sensibile e attenta può
accorgersene. Il ki è l'amore, è la vita. Es$0 appartiene al
la saggezza del corpo , quel corpo che l'Europa ha comple
tamente dimenticato nel corso della sua evoluzione.
232
xxv
L'UNIVERSO CHIUSO
233
cemente emergere senza dar loro importanza. La cosa più
importante, per noi, è che passino e che non vengano trat-
.
tenuti. ,
Delgado, un allievo spagnolo di Penfield, ha spinto le sue
esperienze ancora più lontano. A un malato era stata inse
rita nel cervello una serie di elettrodi collegati a una minu
scola radio ricevente fissata sulla nuca. Toccando questo o
quel bottone del1'emittente, Delgado suscitava nel mala
to i sentimenti che voleva: la collera, la paura, la fame, la
sete, il desiderio di camminare eccetera. Il malato giustifi
cava i suoi atteggiamenti con motivi esteriori, psicologici,
oppure sosteneva che si trattava di una sua decisione, men
tre era lo sperimentatore che lo guidava. L'uomo è dunque
una macchina perfettamente controllabile, sia con la bio
chimica sia con l'elettricità. Conclusione molto seducente
per chi volesse governare il mondo.
Questo genere di studi si approfondirà sempre più con
il progresso scientifico e il perfezionamento dei meizi d'in
dagine e ci condurrà a un determinismo sempre più con
solidato. Le conseguenze che ne derivano sono: la miglior
comprensione del meccanismo neurofìsiologico, ma anche,
inevitabilmente, la negazione totale dei valori umani. Se
ogni azione umana dipende da un certo stato biochimico o
elettrico, bisogna ammettere che non siamo assolutamente
responsabili dei nostri atti. Tutti i delinquenti dovrebbero
essere assolti, mentre dovrebbe spettare al laboratorio tro
vare i fattori elettrici o biochimici responsabili del crimine.
Se l'uomo è una macchina, appena appena più compli
cata di un macinino, non ha più senso vivere. La distruzio
.ne di questi macinini, pitt o meno perfezionati, ha allora lo
stesso senso dell'erosione delle rocce o del frangersi delle
onde. La negazione delJ'uomo è la conseguenza logica del
l'orientamento che abbiamo pr�so per sondare i misteri del
la natura. È la risposta paradossale della scienza conforme
mente alla domanda che abbiamo fatto. In ogni domanda è
già implicita la risposta. Così domandando: «Ha mai men
tito lei nella sua vita? », si arriva alla conclusione che tutti
gli uomini sono bugiardi perché non esiste un solo essere
umano che, almeno una volta nella vita, non sia ricorso a
questo artificio verbale. Rovesciando la domanda in questo
modo: « Ha mai detto la verità in vita sua? » che conclu
sione si otterrà?
L'imperativo della scienza è trovare equazioni, relazioni
234
di causa ed effetto. Esse si chiamerannò dj volta in volta
causalità meccanica o causalità biochimica. Ora sappiamo
che la causalità meccanka è caduta dalla sua ·pretenziosa
posizione di assolutlSQlO proprio nel campo della :fisica, che
è il suo terreno. La probabilità sulla quale ci sj. orienta
'sempre più è un'equazione di compromesso. Al di fuori
della causalità e. della probabilità, la sciet:�,za non sa fornire
'
alt're soluzioni.
Desideriamo trovate equazioni infallibìli, ma una volta
applicate, all'uomo, esse si dimostrano estremamente incer
te. Con questo non voglio dire che sia impossibile rappor
tare il p.dncipio di causalità all'uomo. Se qualcuno si spara
un colpo in testa e muore, non c'è dubbio che esiste una
relaziohe di causa e effetto fra il colpo e la morte. Ma que
sto non è . vero in assoluto, perché d sono casi in cui si
può sopravvivere a un evento del genere. Tutto dipende da
un certo numero di fattori piu o meno difficili da determi
nare: la forza, l'angolazione dell'impatto, il punto colpito
e, soprattutto, lo stato d.'animq del soggetto,. Cercherò di
spiegare meglio questi concetti servendomi di alcuni esem·
pi. Un uomo ,del tutto ubriaco, riceve �n telegtrap)ma che
annuncia il suo crac finanziario. La sbornia gl� passa di col
po. Si può stabilire una rel�zione di causa e effetto fra il
telegramma e il risveglio della sua coscienza? Se questù
·
235
disciata a un prigioniero· che mori seduta siante. Impressio
nato, l'ufficiale ripeté l'esperimento e constatò che poteva
succedere proprio cosl. Arrivò alla conclusione che l'uomo
poteva morire per il ki, senza una causa reale.
Ancor meno di una scudisciata: bastano çlue gocce d'ac
qua a provocare la morte. Alcuni studenti di un'università
inglese ebbero l'idea di inscenare per burla .un processo
nei confronti di un custode. Si presentarono vestiti da ma
gistrati e la procedura si svolse secondo le regole. Il pove
ro custode, messo al banco degli imputati, fu accusato di
nut:nerosi crimini. Il verdetto venne solennemente pronun
ciato: condanna a morte. Tenuto conto del suo lungo ser
vizio, gli fu accordata una grazia : invece di essere decapi
tato o impiccato, sarebbe morto per dissanguamento.
Legato a una sedia, con gli occhi bendati, gli f�cero cre
dere che gli fosse stata tagliata una vena del br�ccio. Facen
do colare dell'acqua tiepida cominciarono a contare le goc
ce di sangue. Gli era anche stato fatto credere che, arrivato
. a cento gocce, nori avrebbe p�ù avuto abbastanza sangue
•
per v1vere.
Alla duecentesima goccia gli studenti stavano per scop
piare in un'immensa risata per lo scherzo tanto ben riusci
. to, quando si accorsero che il pover'uomo era bell'e morto.
Si possono accusare d'omicidio volontario persone che
non hanno adoperato altro che uno scudiscio o qualche
goccia d'acqua? Le equazioni umane funzionano bene, in
apparenza, ma un bel giorno un parametro sconosciuto le
•
rovesCia tutte.
L'uomo è come un iceberg la cui parte visibile sembra
rispondere alle nostre esigenze. razionali, mentre'quella som
·mersa, decisamente più grande, riserva qualche sorpresa.
Quello che conosciamo non può essere uguale a quel che
ci è sconosciuto. È perché si vuole sapere troppo che la vi
ta muore. Si può definire la vita, ma la vita rifiuta ogni de
finizione.
Senza dubbio s'impara a vivere sviluppando l'intelligen·
za e riuscendo a distinguere fra ciò che si deve e ciò che
non si deve fare. Ma se la conoscenza fosse una condizione
sine qua non per vivere, nessun neonato sopravviverebbe
più di una settimana. Noi dunque viviamo senza sapere
perché. Certo · ogni apprendimento inizia coscientemente,
ma il conscio senza l'inconscio è impotente. S'impara a ma
neggiare una forchetta, oppure i bastoncini, a seconda del-
. 236
.
.
l'usanza. Una vplta appreso, il gesto diventa automatico e
'
237
torio, non sono che segni convenzionali di cui è sufficiente
conoscere il contenuto intellettuale. Un ingegnere giappo�
nese può farsi capire da un collega francese anche· se en
trambi non parlano che un inglese stentato e zoppicante.
Possono aiutarsi con gesti e con disegni. In questo conte
sto la traduzione con l'aiuto. di tin ordinatore è possibile.
La vera difficoltà sta nell'appropriarsi delle parole comu
ni, che tutti conoscon9: sì, no, piccolo, grande, caldo, fred
do, bene, male ecc. Sono parole vive il cui contorno si
stempera in un chiaroscuro instabile. Dire che sì è affer
mativo e no negativo è di un semplicismo puramente teori
co. Un sì può essere affermativo, ma anche imbronciato,
contestatario, disapprovante e a vohe più negativo di un
no. No del resto può essere più affermativo di un sì. Per
avvertirne la sfumatura occorre tener conto del tono della
voce, del sesso e dell'età di chi parla, delle circostanze, del
contesto. È un insieme troppo delicato perché l'intelligenza
da sola possa sbrogliarsela. Senza l'apporto dell'inconscio,
riserva insondabile di memoria che conserva anche le sen
sazioni in grari parte indefinibili, si cadrebbe in continui
equivoci. Queste sensazioni appartengono al campo del ki.
Se ogni parola semplice e familiare venisse analizzata rigo
rosamente fin nelle sfumature del suo significato, per noi
sarebbe praticamente impossibile parlare, perché lo sfor
zo intellettuale necessario sarebbe troppo grande. Ma noi
parliamo senza riflettere né pensare. Parliamo, giustamen
te, perché non riflettiamo. Ecco un eterno paradosso: le
parole servono per esprimere sentimenti, ma i sentimenti
'
non possono essere espressi con le parole. ·
Che cos'è l'inconscio? È, in c�:mclusione, il corpo, non
quello che conosciamo nell'anatomia, che non è altro che
un'immagine dello spirito, ma il corpo con il quale viviamo,
il corpo che vive. È il corpo che avverte la fame e la sete,
il caldo e il freddo, che riflette la gioia e la tristezza, la
speranza e il timore.
Si ha l'abitudine di attribuire all'intelligenza, al cervello,
la capacità di creare, come se fosse sufficiente avere un buon
cervello per poter creare ogni cosa.· Il processo creativo è
opposto a quello di apprendimento, nel senso che è il la�
voro dell'informazione ascendente. Ma da dove viene l'in
formazione ascendente? Lo ignoriamo. Siccome l'opera ar
tistica o scientifica si presenta sotto un aspetto intellettua
le, non cerchiamo più oltre, ma il corpo partecipa alla crea-
238
zione, q uesto corpo che freme, vibra e pa lpita per l'ispira
zione. In fin dei conti la letteratura non è che una partico
lare co mpos izion e delle pa ro le, la pittura dei co lo ri , la mu
sica dei suoni. Le pa ro le, i co lori , i suoni non hanno in
sé n essun valo re a rtis tico . Sono solo veico li che s ervono a
fa r vibra re il corpo dell'jt rtista e q uello dell'appassionato .
Alcuni anni fa un criti co musica l e g ia ppon ese, Kanetsune,
ha fa tto un es perimento che ha s us ci ta to un g rande scanda
lo . Ha chies to a un pianista di premere sul pianoforte i
tas ti a caso men tre lui regis trava l'effetto . Po i ha fa tto
ca mmin a re un ga tto sul pianofo rte. La conclus ion e è s ta ta
che non c'era di fferenza fra i s uoni pro do tti dal pianista e
q uelli prodotti da l gatto . Si può dire la s tessa cosa di un
tipografo che co mpone un capo lavoro lettera rio s egu endo
un testo s enza ess ere per q uesto un letterato.
L 'ispirazion e che g uida gli artisti a tro va re una fo rmula
che possa so ddisfa rli, non è po i diversa da llo s lan cio con
cu i un ba mbino cerca una g hio tton eria che s ua madre ha
accurat;t men te nascosto . La fo rmula che adotta ogni a rtista
per trovare l'ispirazion e è del tutto personale. È la con di
zione in cui s i tro va il corpo che s us cita l'is pirazione. Schi l
ler per lavo rare annusava le mele marce, T urgen ev faceva
abluzioni a i piedi, Ba lza c so rbiva caffè; q uando il poeta
Hous man sentiva ven ire l'is pirazione, il fremito della s ua
pelle i mpediva a l rasoio di funzionare. Numerosi pittori
regalano q uello che guadagnano con la ven dita dei loro
qua dri perché, ri cchi e so ddis fa tti , si s en tono borg hes i e
s mettono di ess ere artis ti.
La con dizione del corpo di cu i parlo non ha n ien te a che
vedere con le cons tatazioni o ttenute durante un esame me
dico , con l'a pplica zione di un metodo al chiuso s is tema ana
tomi co . R itengo che non esista una n etta divisione fra ci ò
che è co rpo e ciò che non lo è. L'unifo rme trasforma l'uomo
in soldato, l'abito fa il monaco . Wagner si ves tiva da donna
per co mpo rre. Il ca ttivo tempo arresta lo s lan cio di alcune
persone, ma ren de i bambin i pi ù vivaci. II ribasso pro voca
l'ulcera gas trica a d alcuni agenti di Borsa . U co rpo è un
insieme di fa tto ri che s i rifl ettono su llo s ta to men ta le e lo
limitano1 così co me lo s ta to men tale si rifl ette sul corpo,
È per questo che Noguchi consig lia di soddisfare le fanta
sie delle donne in cinte; la gravidanza limita la loro imma
ginazione. Del res to anch'io , scen dendo per es empio dal
2.39
treno carico di bagagli non mi sentirei libero finché, arri
vato in albergo, non me ne fossi sbarazzato.
Continuatore della cultura dell'antica Grecia, l'Occiden
tale cerca 'di spiegare la natura. Scoprire le leggi chè la re
golano è una necessità; se non la soddisfa non sa più come
orientarsi. La scienza ci offre equazioni che facilitano l'ope
razione mentale, ma non può accettare niente senza fare
una scelta metodica. Finire in un inquadramento è il suo
destino. L'uhiverso . della scienza è un universo chiuso di
• •
rappresentaZioni.
Non solo l'uomo è sconosciuto, ma non è conoscibile:
sfugge a · ogni equazione proprio nel momçnto in cui si co
mincia a crederla perfetta. Non esiste una spiegazione sche
matica che possa comprenderlo interamente. Paradossal
•
l
240
'
·
· XXVI
l
LA SCIENZA E L'INDIVIDUO
'
' '
'
g1 eccetera. .
241
ciali, sulla filosofia, l'etica e in generale sul modo dt pensa
re delle persone colte. Principio di questa scuola è che bi
sogna eliminare dal vocabolario scientifico tutti i ter.mini
soggettivi come sensazione, percezione, immagine, deside-
• • • • • •
242
un po' di qua e un po' di là, finché ottiene una cosa cht•
somiglia a un vestito, la elabora ancora un po' finché diven
ta una creazione, esattamente come il povero topo che, a
forza di tentativi, riesce a montare sull'assicella. Ecco una
possibilità inaudita per tutti di diventare Shakespeare, Goe
the, Mozart o Picasso, a scelta. L'utilizzazione di un ordi
natore potrà facilitare il lavoro. Dato che, secondo questo
. . . . . ' .
prmqpto, ogm orgamsmo e un automa passivo, non occor-
re altro che rispondere passivamente agli stimoli, come una
boccia che rotola colpita da una stecca di biliardo'. La vita
non sarebbe du1'lque altro che un susseguirsi di stimoli e
• •
reazwm.
Ecco un esempio verbale di questo concatenamento, trat
to da un manuale di psicologia in dotazione agli studenti
americani, che mostra come fenomeni complessi possano ri
dursi a una serie di risposte semplici.
Lui: «Che ore sono? ».
Lei: « Mezzogiorno »,
Lui: « Grazie >>.
Lei: « Prego ».
•
243
.'
244
Esiste un'.entità invis1bile che comanda vno dei due emi
�ferì cerebrali. Possiamo chiamada anima o spirito? Chia
miaJ!lola pure spirito. Ma in quan.to a sapere come lo spi
rito ' è attaccato al còrpo non siamo più _ avanti di quanto lo
·
fosse Aristotele ·quando , si pose lo- stèSso problema duemi
latrecento anni fa. « La scienza non porta nessuna delucida
ziçme sulla natura dell'anima», conclude Penfield.
-.Un'altra importante · testimonianza, durante lo stesso con
gresso, viene da JotJ.athan Cole, psicofarmacologo. La dichia
razione che fece in questa occasione lascia sconvolti tl.1tti
coloro .che hanno_ rif;_?osto le loro speranze nell'uso della dro-
, ga come strumento per la salvezza dell'an.ima:
« F. inora i clinici sono stati assolutamente incapaci di sta
bilire a priori quale pàziente avrebbe reagito e· come... È
stato accertato che le' speranze <;lell'individuo, l'atmosfera
dell'ambiente e l'atteggiamento del medico possono modifi
care con�iderevolmehte l'efficacia della droga. Comincio
allçn·a a domandarmi se il contesto umano non sia iropqr
tante o addirittura pii! importante dylla droga...». _
'
Cole fece questo 'esperimento: somministrò una pillola a • •
.
pi a muo versi in un l abir in to . Può darsi che vi fosse obbli
gato se voleva dare l a scalata al successo, ma bisogn a am
me ttere c he' ha al meno av uto l 'as tuzia di farlo a modo s .uo .
E gl i dlln que consegnò alcuni to pi a un gr uppo di r icer ca
tori, ass icur an do che s i trattav a di « gen i » , e do cumen tando
l a sua affe rmazione con pe digree e quo ziente d'intelligenza
e cce zion almen te elevato . A un al tro gr uppo diede un grup
po di to pi che dichiarò s tupidi. In real tà i to pi erano tutti
ugual i e nessuno presentava par ticolari carat teris tiche . Ma
il r is ul tato fu sorprenden te . I topi geniali o ttennero un pun
teggio indiscutibil men te s uperiore a quello de i to pi giudi
cati stupidi, anche se ques ta differenza era sol tanto , nella
tes tà de i r icer cator i . L a sola spiegazione che Rosen thal ha
s aputo dare è c he l 'ide a pre concetta sia s tata in qualche
modo tras messa ai to pi.. . ma co me ?
E cco l 'atten dibil ità di d ò che co munemen te s i chiama
« s cien tificamen te pro vato» , formul a che cor ris pon de al
l'an tico « l 'ha de tto Ar is to tele» .
Citiamo an cm:a il professar Hyden , citologo: « Se de ci
dete di fare un esper imen to per dimostr are l 'attività r ifles
s a , il povero an imale non av tà eh� la poss ibil ità di presen
tare un' attività r iflessa. Es per imenti de l genere sol)o pe r
forza destinati a con fer mare l'ipotesi di p�r tenza, e questo
è il peggio che possa accadere nel campo s pe rimentale» .
Co me dice Koestler , tutti questi orien tamenti con vergenti
in neurofisiologia, neurofarmacologia, psicolo gia s per imen
tale e ps ico ter apia, dimostr ano che il conce tto di organis mo
umano in teso co me fascio di r iflessi condizionati è un a
as tr azione ... la realtà è l'individuo, un 'unità in de fin ibile con
un a par te impr e vedibile nella sua s tessa essenza che de
ter min a l a re azione dell'o rgan ismo agl i s timol i . È infine d ò
che ho ten tato di f ar co mprendere attraverso l a parola « af
fe ttività ».
« Così » , dice il pro fessar Hyde n , « a un più alto gr adi
246
tura del ki e se n e serve invece come di uno srrumento di
lavoro. Il ki è indefinibile, ma questo non significa che si
tratti di una nozione occulta o mistica. Al contrario, avver
tiamo molto bene ciò che passa in noi, ciò che si èhiama
stato d'animo, senza fare ricorso a nessuna nozione miste
dosa. La parola animo deriva, come sappiamo, da anima,
ciò che anima. Diciamo anche che la parola spirito, che og
gi significa una certa virtuosità verbale, viene da alito, sof
fio, respirazione. Certamente ci fu un tempo in cui gli an
tichi Europei si servirono di queste parole semplicemente,
senza rompersi tanto la testa. I1 ki può essere intenso o de
oole. Quando è nullo, si è morti. L'anima è scomparsa, si
è inanimati.
Con il ki, con l'anima, si è pienamente nel dominio del
l'individualità. I logici, i teorki, lo disprezzeranno come
conoscenza empirica, ma una madre che ha parecchi figli,
anche se è illetterata, sa che essi non sono uguali. Il mag
giore è riflessivo, ma molto lento nei gesti. Quando gli chie
de di andare a prendere un coltello in cucina, lui ci va mu
gugnando e non si ricorda cosa deve cercare. Il più piccolo
è più sveglio: porta subito il coltelJ.o, ma è troppo furbo
e fa spesso brutti scherzi. Da cosa dipende questa diffe
renza?
Nel seitai, il concetto di azione è estremamente impor
tante. Quando si è vivi, in un modo o in un altro si agisce.
Noi ammettiamo, come gli Occidentali, che la sede del pen
siero sia nel cervello, ma siamo anche convinti che la sede
dell'azione sia nel koshi che comprende i lombi e il ba
cino. Il koshi è dunque tutta la parte posteriore del ven
tre, che chiamiamo hara.
Il concetto di azione, solitamente inteso come la messa
in opera di una decis�one, di una volontà, va rivìsto. Una
idea del genere può essere conforme all'anatomia, ma l'a
natomia non spiega l'azione dell'uomo inteso come unità
'
più di quanto l'analisi dei colori spieghi un quadro. La coe
sione fra pensiero e azione dipende dall'insieme delle con
dizioni molto complesse dello stato del koshi. Se il koshi
è rigido, l'azione diviene rigida. È ciò che avviene nei
vecchi.
L'intelligenza ci illumina su una v�sta gFtmma di possi
bilità e ci conduce a conclusioni più o meno plausibili, ma
mai assolute. L'azione ci impegna in una possibilità, esclu
dendo tutte le altre. La prima è orizzontale, la seconda ver-
247
ticale, si passa cioè &il generale al particolare. Non c'è
azione che nel particolare.
Negli ultimi secoli il centro attivo dell'uomo non fa �he
spostarsi verso l'alto. Nel XVIII secolo il cuore aveva an
cora un posto importante. Oggi non. c'è che la testa, il cer
vello che conta. Saliremo ancora ·più su?
Uscito da appena un secolo dal feudalesimo, il Giappone
conserva ancora la nozione di hara e di koshi, parole che
si trovano nel linguaggio corrente. Koshi-nuke, per esem
pio, indica un uomo il cui koshi è difettoso, una persona
che, presa dalla paura, non agisce. Non ho ancora trovato
l'equivalente della parola koshi nelle lingue occidentali. È
qualcosa di diverso .dall'insieme dei lombi, delle anche, del
bacino. È l'immagine della concentrazione.
La parola concentrazione può pt:ovocare ancora molte
controversie nello spirito europeo, perché implica la nozio
ne di sforzo e quella di problema da risolvere. Quando la.
concentrazione è intensa, quando il koshi è fermo e ben im
pegnato, c'è-la partecipazione di tutto l'essere al compimen
to dell'atto. Allora si possono produrre fenomeni· che per
la scienza classica non sono spiegabili. Farò qualche esem
pio, senza entrare nei particolari tecnici.
A) Azion� cerebro-centrica.
Max ha molte idee suggestive, molte possibilità. Mi pro
pone questo e quello. Io accetto le sue proposte. Dopo un
po' di tempo tni rendo conto che non ha mantenuto nessu
na delle sue promesse, neanche la più sempli�e, tipo: « Le
darò l'indirizzo del tnio amico X, uomo estremamente in
teressante ».
Di lui si dirà che è sommerso dalla sua stessa poten-
zialità.
·
248
•
.
' '
'
249
r
XXVII
IL CORPO SI ADATTA
250
trovato la forza per combattere gli Americani, tre volte più
nutriti di loro. Gli scienziat-i avevano anche affermato che
a Hiroshima dopo l'esplosione della bomba atomica, non
sarebbe più cresciuta vegetazione per; almeno cento anni.
Io per? sono stato a Hiroshima e ho visto vegetazione
ovunque.
Se determinate condizioni di laboratorio, del sistema chiu
so cioè, si fossero mantenute anche all'esterno, certamente
le previsioni scientifiche sarebbero state esatte. Ma la real
tà non è un sistema chiuso, vi giocano tanti fattori scono
scjuti, così che è molto difficile prevedere l'avvenire.
L'organismo vivente riserva continue sorprese. È in fla
grante contraddizione con i l secon�o principio della termo
dinamica, secondo il quale ogni sistema è destinato a perde
re prima o poi la sua energia per arrivare alla disgregazione
totale del suo ordine. Applicando questo principio su gran
de scala, si arriva alia previsione che l'universo stia diven
tando un'immensa tomba caotica di molecole gassose. L'en
tropia è la funzione matematica che esprime· questo princi
pio di degradazione: più l'entropia aumenta, più renergia
viene dissipata e Pordine va verso il disordine. Entropia è
una parola greca adottata da Clausius, fisico tedesco, che
significa « tornare indietro ». Può essere il ritorno al vil
laggio natale, dove l'acqua calda non costa niente.
La vita, al contrario, è nata da un nulla caotico per
giungere a un ordine. Per qualificare qt.1esto processo è
stata inventata un'espressione paradossale: « entropia ne
gativa ». Se l'uomo vùol essere un organismo vivente, deve
lasciar agire questa entropia negativa. Tuttavia un timore
indefinibile lo assale e finisce per comportarsi come un si
stema termodinamico pur non conoscendone il meccanismo.
È così che si forzano i bambini a mangiare anche quan
do non hanno fame: questo comportamento si chiama « a
bituare bene ». La voce stridente della mamma dice: « Fil')
ché non hài finit�, non esci di qui » . Questo serve solo a
fare il pieno di càrburante e nello stesso tempo a rovinare
la saggezza del corpo. Il bambino, i cui bisogni reali ven
gono repressi, diviene, per reazione, capriccioso, incontrol
labile, insopportabile. Una donn.a, attualmente nonna di
due bambine, mi dice: « È sorprendente constatare come,
affinando lo spirito d'osservazione, si possa prevenire una
catastrofe con un semplice gesto ».
In nome dello stesso principio s'impone il tiposo al ma�
251
.
.
lato: si ha semplicem�nte paura della degrad�zione .dell'e
nergia, ma in qu�sto modo si soffoca la possibilità di risve
gliare l'entropia negativa. Una donna mi ha detto: « Non
c'è' niente di più debilitante dell 'obbligo di restare a letto
quando non se· ne ha· voglia. Dopo qualche mese di sana-
tòrio sono uscita completamente debilitata » . .
252
•
253
L'uomo, per soddisfare i propri bisogni, rapisce alla terra
ciò che non esiste allo stato naturale: il suo rifugio, il suo
nutrimento. Si crea intorno condizioni che giudica buone,
ma in quanto organismo vivente, non può sfuggire alla leg
ge d'adattamento. Una conseguenza di questa legge è che
più si è protetti più ci s'indebolisce. Questa è la differenza
fondamentale fra un organismo vivente e un oggetto ina
nimato; ma è anche la legge più misconosciuta che ci sia.
Un ammalato trattato come un pezzo da museo non avrà
mai la possibilità di rimettersi in piedi. Con questo non vo
glio negare la necessità del riposo, ma il riposo imposto,
senza un minimo di movimento, è dannoso come il surme
nage. Se non mi sbaglio, il solo momentò in cui Noguchi
prescrive il riposo è quello in cui la temperatura, dopo
aver descritto una curva ascendente, scende più sotto del
normale. Dunque niente riposo obbligatorio durante la
febbre.
All'inizio, quando Noguchi consigliava di mettere una
compressa calda dietro la testa al momento della febbre, la
gente si scandalizzava. Come? C'è già la febbre e consiglia
di scaldare ancora la testa? È pura follia. Eppure quelli
che hanno provato hanno potuto constatare come la loro
temperatura, dopo essere salita a più di quaranta, discen
desse molto più in fretta che in quei soggetti che avevano
adottato il sistema tradizionale giapponese della borsa del
ghiaccio. Soltanto allora hanno creduto all'efficacia di que
sto metodo. È indubbio che, la reazione di un organismo
vivente è diversa da quella di un oggetto inanimato. Il
fatto di raffreddare non diminuisce il calore. È l'entropia
•
negauva.
Nella mia vita ho incontrato tantissima gente che dice
va: « Lo farò quando sarò capace. Quando mi sentirò sal
do sulle gambe camminerò ». Restavano apatici ad aspetta
re, mentre le loro gambe diventavano sempre più deboli.
È l'adattamento che lavora.
Qualcuno mi ha raccontato il caso di una contadina po
lacca che, avvertiti i primi dolori, tornò in fretta a casa
dove partorì da sola. Avvolse il bambino nelle fasce e due
ore dopo tornò a zappare le barbabietole. Ascoltando que
sto racconto un abitante del Madagascar mi ha detto: « An
che da noi succede così. Perché le parigine non si compor
tano come le donne delle isole? » . Risposi che non sarebbe
254
stato possibile. Esse avrebbero bisogno di un metodo per
poter compiere una funzione in modo naturale, sono state
troppo civilizzate. E non solo le donne, anch� le cagne e
h: vacche « civilizzate » non possono più partorire senza
l'aiuto di un veterin�rio. Solo· in qualche caso i civilizzati
non si preoccupano dei metodi , per esempio quando le
donne partoriscono di nascosto. L'imperativo del momento
le fa adattare al funzionamento naturale.
Mi colpisce molto il timore che la gente ha riguardo alla
propria salute. Non parlo solo delle malattie, ma anche
della possibilità di contrarne nell'avvenire. Sono tutti. cosi
hcn informati in questo campo che per me è pressoché
impossibile parlare con la gente senza chiedere spiegazioni,
perché non conosco le parole che vengono adoperate. Tanto
più che si creano continuamente nuove parole dato che og
gi si conoscono malattie ignorate dieci anni fa.
La paura paralizza innanzitempo la gente, che non è in
grado al momento opportuno di mobilitare tutte le proprie
capacità di entropia negativa. Si crede forse che la salute
siu l'assenza di malattie? La nozione di salute è una delle
più controverse. Un'organizzazione internazionale l'ha defi
nila uno stato di benessere. Allora si potrebbe dire che gli
ubriachi e i drogati godono ottima salute.
Non credo alla necessità di un metodo per stare bene,
perché la salute è ]o stato normale dell'organismo vivente.
Non mi prendo dunque nessuna cura della mia salute, è la ·
255
l'
,
256
vive proteggendosi dalla testa ai piedi e prendendo precau
zioni qualsiasi cosa voglia compiere, o mangiare, preoccu
pandosi inoltre delle medicine da prendere, degli esercizi da
fare per migliorare una determinata condizione eccetera.
Queste persone sono scandalizzate per la mia ignoranza. È
vero che la minima disattenzione costa loro molto cara,
ma io sono un selvaggio e non ho che l'istinto che mi gui
da, la mia sola preoccupazione è di non soffocarlo. Il van
taggio che traggo da questa ignoranza è che mi sento sem
pre come se avessi appena fatto un bagno caldo, posso quin
di contrarmi e distendermi più in fretta degli altri, mi ri
metto più in fretta dalla fatica. Vedo il cielo blu dove gli
altri non lo vedono e ho l'impressione di avere il sole nel
mio ventre, ma come spiegare una cosa del genere?
Poiché parlo di adattamento, mi permetterò di citare l'e
sempio degli occhiali rovescianti, anche se potrà apparire
un po' strano.
Si sa che l'immagine che si forma sulla retina è natural
mente rovesciata : è il cervello �he, ricevuti i segnali tra
smessi dal nervo ottico, li elabora e forma un'immagine
mentale corretta. Un tale, dunque, si sottopone a un espe
rimento psicologico portando occhiali che rovesciano )'im
magine. Con essi vede la terra in alto e il cielo in basso
e, peggio ancora, il piede destro in alto a sinistra e vice
versa . Dapprincipio è completamente smarrito, inc�pace di
camminare e in preda ad attacchi di nausea. Ma dopo qual
che giorno comincia ad adattarsi e a vivere in un mondo alla ·
257
XXVIII
LA SPONTANEITÀ
258
��t·ll 'eremitaggio sulle montagl,le. Ho già raccontato che Ro·
l IIISOn Crusoè, n�la sua vita solitaria, continuava a conta
l\ i giorni della settimana. Fu così c-he, tt:ovato un uomd,
In battezzò Venerdì. It fatto di contare indica già l'appar
t.-ucnza a un sistema. Il sistema esiste virtualJilente dentro
dt noi. Inutile negare i suoi aspetti esteriori. C'è un pre
<cllo zen che dice: « I piccoli eremiti si rifugiano · sulle mon
t.tgnc e nelle foreste. I grandi eremiti si rifugiano nei quar-
twri popolati ». .
2.59
questo, è vero solo come principio. In pratica è difficile trac
.
ciare uria linea di, demarcazione netta fra ciò che è sponta
neo e ciò che è più o meno intepzionale. Per compiere una
verifica può essere utile il test dei globi oculari. Essi posso
no essere mossi lateralmente o verticalmente . a seconda di
dove si vuoi dirigere lo sguardo. Dunque possiamo muover
li volontariamente. Ma durante il movimento rigeneratore
essi hanno una, palpitazione molto rapida avanti e indie-'
tro, cosa che è impossibile eseguire volontariamente. A vol
te questa palpitazione è evidente, il soggetto è scosso da un
movimento involontario e, malgrado i suoi sforzi, non rie- .
sce ad aprire gli occhi, ma si tratta di un caso limite in 'cui
il corpo ha un forte bisogno del movimento spontl;lneo. M�
a mano a maho che il bisogno di equilibrio diminuisce, la
palpitazione diviene meno · evidente e per poterla avvertire
occort:e posare dita estremamente sensibili sulle palpebre.
Uno sbadigliò può essere provocato da un bisogno del
corpo . o qall'affaticamento del cervello (fisico). Ma può al,l
che essere provocato per ·contagio, guardando sbadigliare un
altro (pskhico). O può essere provocato per addestramento,
come nel caso del cane di Pavlov (riflesso condizionato).
C'è dunqué una differenza naturale fra movimenti conside
rati simili. Io li accetto indistintamente, nel movimento ti
generatore,. perché ciascuno si evolve scoprendo in sé nuo-·
ve fonti di energia.
La parola « spontaneità » è pericolosa per le persone su•
perficiali, esse potrebbero dirsi : tutto è permesso. Si può
fare qualunque cosa. Ma questo non è un modo giusto di
interpretare le cose: �e tutto è permesso si può date un
ceffone al . compagno, oppure allungargli un pugno. La pa�
rola « spontaneità » non può servire come giustificazione,
né, tantomeno, le parole « naturale », « intuizione >> ecce
tera. Bisogna essere in grado di prevedere una tale eventua
lità, che però non si verifica spesso.
Nonostante questi rischi, devo insistere sulla spontaneità
perché solo il movimento spontaneo può agite e contribuire
alla normalizzazione del terreno.
Qualunque sia il nome che si dà a un movimento (gin
nastica estetica, che ha Io scopo· di ringiovanire, arte mar
ziale, sport), esso non ha senso se non nella misura in cui
viene compiuto spontaneamente, cioè con la partecipazione
di tutto l'essere e non come esecuzione di un �rdine.
Già Alexis Carre! denunciava il danno di uno ,sforzo mu-
260
'
'
261 >
che, come la nozione di uguaglianza, non ha un contenuto
concreto. Quelli che vediamo realmente non sono che in
dividui. Ma questi individui che cosa fanno? Spesso non
fanno ciò che pensano o addirittura fanno il contrario. Ran
tolano, gemono, cercano di distruggere gli altri o se stessi.
Sono comunque troppo complessi per essere definiti con
una semplice equazione matematica.
Il lavoro umano è essenzialmente differente dal lavoro
meccanico perché dipende in gran parte da un fattore se
condario. La fatica, quella sensazione che proviamo quan
do spendiamo energia, varia considerevolmente a seconda
che si tratti di un lavoro fatto per forza o di un lavoro spon
taneo . Per esempio il trasporto di un bagaglio di un dato
peso per un dato percorso, può essere più o meno faticoso
a seconda del motivo per il quale viene compiuto: lavoro
obbligato, punizione, esercizio fisico, passeggiata, escursio
ne eccetera. È per questo che la gente, esausta dopo una
giornata di lavoro, passa la notte a giocare al gioco cinese
del ma-jong. II rumore delle pedine sul tavolo è abbastan
za forte perché i vicini non ignorino che prosegue fino al
l'alba.
Un esponente della medicina del lavoro è venuto a os
servare il movimento rigeneratore. Dopo la seduta si è in
trattenuto con un allievo ed è rimasto molto stupito nel
vederlo tranquillamente seduto accanto a lui a rispondere
alle sue domande senza essere per niente affannato: secondo
lui i movimenti che aveva visto eseguire richiedevano una
grossa dispersione di energia fisica.
Vorrei tornare a sottolineare la differenza fra il movi
mento spontaneo e quello immediato: non sono da con
fondere. Il movimento spontaneo può avere una risonanza
molto profonda, corrispondente alle capacità dell'individuo.
lnizia con uno stimolo apparentemente insignificante e pos
sono occorrere molti anni prima che maturi e che i risultati
diventino visibili. La capacità dell'individuo sta nel riusci
re a conservare la tisonanza per tutto il tempo che è ne-
.
cessano.
Konosuke Matsushita è uno degli uomini più ricchi del
Giappone. È alla testa di alcune decine di ditte associate
sotto il suo nome. Nato da una famjglia povera, iniziò co·
me manovale presso un commerciante di biciclette. Fin da
allora dimostrò le sue eccezionali qualità d'inventore soprat
tutto nel campo delle apparecchiature elettriche. Di perso-
l
262
ne dotate di creatività c� n'è una gran 9,uantità in tutto il
mondo. Un piccolo incidente, capitatogli in gioventù, deci
se il futuro di Matsushita. Un giorno d'estate, passando ac
canto a una schiera di abitazioni povere, vidce, all'inizio di
una str.adina, un passante che si chinava su un rubinetto
comune· a tutte le case del vicolo. ' Una scena del tutto ba
nale che si vedeva . di frequente, ma per il giovane Matsu-
shita fu uno stimolo eccezionale. 1
263
impulso. Ho fame. Mangio. Sono sazio. Non voglio più
sentir parlare di cibo.
Ma il valore dell'uomo sta nella possibilità di trovare un
ki che non sia mai soddisfatto. Ueshiba mi ha parlato di
come sarebbe stato il suo aikido quando avesse avuto cen
todnquant'anni: è morto a metà strada. Un mercante d'ar
te è andato da Picasso per mostrargli un disegno, e Picasso
gli ha detto: « È un falso ». Gliene ha portato un altro,
ma quello ha insistito: « È falso ». « Ma, maestro », ha det
to allora il mercante, « è lei che l'ha fatto! ». « Dipingo dei
falsi », ha risposto Picasso. Può darsi che anche lui sia
morto a metà del suo cammino. Molte persone mi hanno
contestato la paternità del mio libro. La nostra segretaria si
è difesa mostrando loro il mio manoscritto. Sono stupefat
to, scrivo già dei falsi...
Il seitai è una tecnica che serve a provocare la sponta
neità. Qualcuno dirà: « Non è possibile, quello che si pro
voca non è spontaneo ». Invece sl, rispondo io. Molti adot
tano il seitai, più o meno coscientemente. Napoleone l'ha
utilizzato parecchie volte.
Ecco un piccolo aneddoto che ho trovato sul « Reader's
Digest » (novembre 1973): « Una giovane madre voleva a
tutti i costi mostrare ai genitori il bambino che aveva ap
pena partorito e del quale andava molto fiera. Essi però
abitavano molto lontano ed erano molto occupati. Passato
qualche mese, la donna ebbe un'idea: fotografò il bambino
di spalle e inviò la foto ai suoi genitori che si precipitaro
no da lei ».
264
XXIX
L'IMMAGINAZIONE AGISCE•
.
'
265
conoscono il gusto. La reazione di un Europeo sarebbe del
tutto diversa, perché non li conosce: se ne avesse mangia-
ti, avrebbe una reazione di altro tipo. .
La reazione è la conseguenza dell'evocazione delle idee,
sia che provengano da esperienze passate, sia che siano
proiettate nel futuro. Un certo numero d'idee può essere
condiviso da un gruppo più o meno esteso di persone: fa
miglia, comunità, associazione, nazione, gruppo etnico. Una
bandiera blu, bianca e rossa, non provoca la stessa reazio
ne in un Francese, in un Italiano o in un Giapponese. E nep
pure fra gli stessi Francesi : la reazione di un. comunista è
diversa da quella di un conservatore. La bandiera non è che
un pezzetto di stoffa, ma basta perché gli uomini siano di
sposti a donare la vita, come gli Americani che hanno pian
tato la loro Star spangled banner su Iwojima nel 1944.
Lo stesso stimolo richiama dunque idee differenti nei
gruppi se non addirittura in ogni individuo. È la natura del
le idee evoca te che determina negli uomini un comporta
mento diverso.
Un giorno, quando era ancora bambino, Noguchi sall sul
tetto di un grande immobile insieme a un compagno. I due
ragazzi fecero una scommessa. Il tetto era circondato da u n
bordo di due metri. L'amico disse a Noguchi: « Faresti un
giro là sopra in bicicletta? ». Noguchi rispose di sì e la
scommessa fu fatta. Prima di salire sul tetto, Noguchi fece
una prova in un corridoio largo la metà del bordo, e consta
tò che poteva percorrerlo evitando di toccare i muri. Allo
ra si disse tranquillizzato: « Il bordo del tetto è largo il
doppio ». Naturalmente vinse la scommessa e propose al
l'amico di sottoporsi alla stessa prova, spiegandogli che la
cosa era possibile in un passaggio largo la metà. Il ragazzo
mise la bicicletta su] bordo, ma il coraggio lo abbandonò
subito perché l'idea che potesse cadere gli aveva attraversa
to la mente assieme all'immagine del suo corpo esangue,
steso sul marciapiede. Era paralizzato da idee che aveva ri
chiamato alla mente lui stesso. Quanto a Noguchi, non ave
va pensato neppure per un istante alla possibilità di cadere.
Questa è una storia raccontata da mia moglie : una sera
d'estate alcuni bambini ebbero l'idea di spaventare la gen
te facendo credere all'apparizione di un fantasma. Attacca
rono uno straccio bianco in cima a una pertica e l'agitarono
sopra il muro. Una donna incinta, vedendolo, si spaventò,
l
266
svenne e in seguito abord . I ragazzi naturalmente vennero
riempiti di botte dai genitori.
È evidente che uno straccio bianco non ha il poter(' di
provocare l'aborto. È servito soltanto da stimolo per susci
tare l'associazione d'idee: fantasma, paura, contrazioni in
volontarie dei muscoli, svenimento, aborto. Questo proces
so non ha seguito un cammino conscio. È un susseguirsi in
conscio d'idee o d'immagini che dà luogo a reazioni fisiche.
Tutto dipende dunque dalle idee evocate e non dagli sti
moli.
L'educazione moderna si preoccupa dello sviluppo del
cervello senza tener conto della possibilità di sviluppare
l'inconscio. Si crede di poter fare tutto con la volontà, ma
spesso capita che si associno idee negative all'esecuzione di
ciò che la volontà detta, così che, nonostante la volontà, si
resta impotenti.
Imploriamo « coraggio », e il coraggio ci abbandona .
Chiediamo « calma », e ci eccitiamo. Se dobbiamo sopporta
re .qualcosa di sgradevole, il corpo s'irrigidisce automatica
mente. Se vogliamo cantare davanti a una platea, ]a voce di
venta tremula. Se ci diciamo: « Non devo arrossire », ar
rossiamo ancora di più. Se non si vuol tremare, si trema
più che mai. Se cerchiamo di calmare la collera, è ]a volta
che esplodiamo .
Ricordo un piccolo incidente avvenuto parecchi anni fa
a Tokyo. Una sera, tornando dalla stazione, vidi alcuni agen
ti di polizia appostati agli angoli di vicoli oscuri. La cosa
mi allarmò. Il giorno seguente appresi dai giornali che cosa
era successo. Due giorni prima un carpentiere, tornando a
casa dopo la sua giornata di lavoro voleva bere un sorso
di sakè: era un piccolo piacere che la moglie gli rifiutò in
modo categorico. I l carpentiere non insistette, ma l'idea
di questo rifiuto continuò a lavorare in lui. Cercò di placare
la sua collera in tutti i modi. Il giorno dopo, per calmarsi,
si fermò sulla riva di un fiume a guardare l'acqua. La col
lera, invece di dissiparsi, ebbe il sopravvento sulla sua vo
lontà. Durante la notte si mise a gironzolare per le stradi ..
267
ma if ricordo di un avvenim�to triste sì. Immaginare cose
piacevoli aumenta l'appetito. Quando la volontà coincide
con le idee evocate si ottiene il massimo del rendimento.
Una volontà svuotata d'idee o dell'evocazione d'immagini
favorevoli, resta impotente. Gira semplicemente a vuoto.
Una volontà sostenuta da immagini negative sfocia nel ri
suldtto opposto. L'evocazione delle idee o delle immagini
è quanto abbiamo di più libero. Si può sceglierne di buone
o di cattive. Il vero controllo di sé dovrebbe consistere non
nell'applicazione della volontà, ma nella scelta delle imma
gini da evocare. Spesso, senza saperlo, utilizziamo questa
tecnica di evocazione in senso contrario a ciò che ci augu-
•
namo.
Si dice: « Sei pigro. Devi fare uno sforzo se vuoi arriva
re a qualcosa ». L'immagine così evocata è quella di un pi
gro. È dunque normale che non ami lavorare.
« Sei troppo goloso. Non bisogna mangiare tanto ».
« Hai bevuto ancora. Sii ragionevole ».
« Sei disobbediente. Sii più saggio >> .
« Sei debole. Fa' attenzione alla tua salute >>.
Sono consigli che mettono l'individuo in conflitto con
se stesso. Si pretende di essere ciò che non si è. La volontà
deve lottare contro la barriera di un'immaginazione impo
sta. La difficoltà è insormontabile. Pur di realizzare ciò ,che
si desidera, per amore o per forza, si ricorre alle minacce,
al ricatto, alla frusta, alla punizione. È vero che in questo
modo si può ottenere un risultato, ma nello stesso tempo si
demolisce l'individuo, che viene castrato.
Adesso lasciamo agire l'immaginazione al posto della vo
lontà.
Una giovanetta di dodici anni scrive a Noguchi dicendo
che non sa nuotare, che ha paura dell'acqua e che quindi
non può partecipare alla lezione di nuoto della scuola.
Noguchi le risponde: << Inspira tutta l'aria che puoi e
vedi se riesci ad arrivare al fondo delia piscina » .
La giovinetta prova, ma si rende conto che è impossibile
raggiungere il fondo perché il suo corpo galleggia. L'idea
di galleggiare si associa a quella di nuotare : così imparò a
nuotare. Non c'è niente di strano nel fatto che un corpo
pieno d'aria galleggi, ma questa banalità le aveva dato fi
ducia.
Il suo insegnante, meravigliato per il risultato, fece fare .
alcune copie della lettera di Noguchi e la fece circolare fra
268
gli allievi che ancora nor1 sapevano nuotare. D.1 Il
classe ottenne ottimi risultati. Quella di Noguch1 n '"
un'esortazione, rp.a l'evocazione di un'immagine.:. N1c111
tro. È stata la ragazza che ha fatto, spontaneamentl·, l -�.��
stamento con un'altra immagine, quella della possibd11
nuotare. '
269
studiare la matematica ma in effetti legge un romanzo che
tiene nascosto sotto il libro.
Quello che fa realmente agire una persona è una convin
zione profonda che oltrepassa la soglia dell'inconscio. Inu
tile lascia.t:si persuadere da validi argomenti. Lottare contro
la propria convinzione è impossibile. La convinzione può
essere buona o cattiva, sfavorevole o favorevole, sta alla
coscienza giudicare. Quando ci si rende conto che una con
vinzione crea grossi inconvenienti si lotta contro di essa, si
ricorre a severe discipline. Invano : più si fanno sforzi, più
l'immaginazione opposta si fortilica consolidando la convin
zione. E generalmente il caso di quelli che chiedono di esse
re svegliati presto per amore o per forza. Sono già convinti
a priori che avranno difficoltà.
Spesso Noguchi è ricorso a un'inversione per ottenere il
risultato desiderato. Se giudica che occorre far aumentare
l'appetito, invece di esortare la persona a mangiare, impo
ne restrizioni alimentari. Queste restrizioni provocano un
indomabile desiderio di mangiare di più. Per far diminuire
l'appetito invece prescrive cibi da consumare assolutamen
te, anche per forza. L'appetito, divenuto in questo modo
un obbligo, perde il suo impulso. Noguchi non si comporta
cosl in funzione di una teoria o di un « ismo », tutto è in
funzione unicamente dell'individuo.
In alcune persone, la libertà può stimolare l'entusiasmo e
i] coraggio, ma può sviarne completamente altre: per esem
pio quelle che languiscono nell'ozio se non si dice loro che
cosa devono fare. È il caso del tipo 12. Il tipo 3, invece,
digestivo attivo, si turba all'idea di avere qualcosa da fare.
Un'emotività eccessiva gli impedisce di decidere, ma se la
decisione è imposta dall'alto, si ribella, si stanca, diventa
trtste.
.
270
sue associazioni d'idee, che rispondono agli stimoli senza
bisogno di ricorrere a sforzi coscienti. Gli sforzi coscienti
servono alla formazione di persone colte, ma non portano
alla creatività. Sono del resto noti i casi di grandi matema
tici che scoprono nuove formule, non per uno sforzo conti
nuo di deduzione, ma per un'improvvisa, inspiegabile rive
lazione.
Se da una parte esistono persone capaci di sfruttare posi
tivamente le loro associazioni d'idee, vi sono anche coloro
che non sanno trarre partito dal loro dono e ne restano
vittime. Vittime perché nessuno sforzo volontario può modi
ficare la situazione.
Conosco un uomo che non può mangiare pesce; la sola
vista di esso lo disgusta. Il guaio è che lui vorrebbe man
giarne. Dunque lo vuole, ma tutto il suo corpo si oppone
alla sua volontà. Un giorno, a sua insaputa, gli è stata pre
parata una pietanza contenente un po' di pesce, così ben
camuffato che era impossibile accorgersene. La difficoltà di
digestione di cui soffrì non gli lasciò alcun dubbio sulla
natura di quanto aveva mangiato. Dietro quel rifiuto c'era
probabilmente qualcosa di morboso: l'inconscio l'ha asso
ciato a qualche storia della persecuzione razziale della qua
le era stato vittima durante la guerra.
Un uomo perse conoscenza vedendo colare il sangue da
una ferita che si era fatta la moglie. Era sposato da poco
e si poteva pensare che lo svenimento fosse effetto della
sua tenerezza per la giovane sposa. Ma non si trattava di
questo: poco dopo infatti, guardando alla televisione la
ripresa di un'operazione chirurgica, gli successe l a stessa
cosa. Si può apprezzare la dcchezz� della sua associazione
d'idee, peccato che fosse sfruttato male. Un giorno uno dei
suoi bambini si ferl a1la testa e disse: « Per fortuna che
non c'è papà altrimenti la mamma sarebbe stata costretta a
occuparsi di lui ».
Un altro bambino aveva l'abitudine di svenire alla vista
del sangue e sua madre ne faceva un grosso problema. Un
giorno il piccolo si ferì mentre era da Noguchi, il quale gli
disse: « Soffi aci sopra così il sangue smette di colare >>.
Il bambino: « Effettivamente ha smesso di colare ».
Noguchi, indicando il sangue rimasto sulla ferita: « Que
sto serve da impiastro ».
Il bambino: « Allora non occorre un impiastro », e il
suo pallore scomparve.
271
Noguchi: « Fra tre giorni cadrà spontaneamente, allora
sarà cicatrizzato. Non c'è bisogno di toglierlo come un im-
piastro, cade da solo » . .
conscto.
272
LA VISUALIZZAZIONE
273
•
funzione ha l'ipofisi? ».
La madre rispose: « No ».
Noguchi : « Bene, se lei non lo sa, è perché non l'ha stu
diato. Un imbecille qualunque può saperne di più, se stu
dia. Ma un'intelligenza mediocre è sufficiente per appren
dere quello che tutti conoscono. Concepire qualcosa che
non si conosce è molto più difficile. Questa è la vera intel
ligenza. Se lei condanna la capacità di suo figlio per il solo
fatto che non studia , in realtà è lei che non è intelligente.
Finché lui non studia non si può sapere se è intelligente
o no ».
Un mese dopo la donna ritorna e dice : « È molto stra
no, dopo la nostra visita mio figlio ha cominciato a lavo
rare con interesse. Mi ha persino domandato di comprare
un dizionario, lui che non voleva fare mai niente. È vera
mente strano ».
« Strano per lei », disse Noguchi, « ma non per me ». Il
ragazzo pensava che fosse inutile studiare perché visualiz
zava di non essere intelligente. Si era semplicemente tolto
il collare che la madre inconsciamente gli aveva messo in
torno al collo.
Un altro ragazzo, che veniva considerato ritardato perché
aveva avuto una meningite, andò da Noguchi che domandò
al padre: « Che cosa gli piace studiare? Che cosa fa quan
do è a casa? ».
Il padre rispose: « Non è capace di far niente, gli piace
solo fare piccoli lavori. Smonta e rimonta apparecchi, con�i-
nuamente ». .
Allora Noguchi domandò al fratello maggiore del ragaz-
zo: « Lei è capace di rimontarli? ».
« No », rispose l'altro. , .
Noguchi domandò al padre: « Lei è capace di farlo? ».
« No », rispose l'uomo, « perché li smonta fin nei mini-
mi particolari cosl io poi non riesco a rimontarli ».
Noguchi si rivolse al ragazzo: « Dunque tu in questo
campo sei più bravo di tuo padre e di tuo fratello, non è
vero? ».
'
274
Il ragazzo, uscito dal suo abbattimento, ha ottenuto ne
gli studi risultati superiori alla media. Il padre pensa che
ciò sia dovuto a un intervento eseguito da Noguchi sulle
vertebre cervicali del figlio. In realtà, Noguchi non ha fat
to altro che gettare un raggio di speranza nel complesso di
inferiorità del ragazzo.
Qui interviene un problema d'importanza capitale. Se
Noguchi avesse spiegato chiaramente al padre che voleva
incoraggiare il ragazzo, l'uomo avrebbe ripetuto la stessa
cosa al figlio e il risultato sarebbe stato completamente di
verso. Ci sono tuttavia genitori che si ritengono troppo
intelligenti per non capire l'intenzione nascosta e che non
\
possono fare a meno di dimostrare la loro intelligenza.
« Sai, mio caro, se il maestro dice questo, certamente è
per incoraggiarti. Bisogna che tu faccia uno sforzo per ri
spondere all'invito del maestro ».
Tutto si blocca. Il bambino dirà: « D'accordo, farò uno
sforzo. Ma siccome sono ritardato, non sono sicuro di arri
varci. Che fare se non ci arrivo? Infatti è probabile che
.. .
non Cl nesca mai >>.
Una volta che la visualizzazione è fatta in questo senso,
è praticamente impossibile superare le difficoltà anche con
la migliore volontà di questo mondo. Noguchi ha lasciato
che il bambino associasse le idee inconsciamente. « In certe
cose io sono più capace di mio padre e di mio fratello.
Ecco, io posso fare questo., Ecco, posso fare anche que
st'altro. Posso fare addirittura questo » . E via di seguito,
tutto procede spontaneamente e senza sforzo.
Dico questo come esortazione a non fidarsi dei genitori
troppo intelligenti e chiacchieroni. Non vanno bene per
l'educazione inconscia dei bambini.
·
275
Un Giapponese aveva avuto l'idea di applicare il metodo
coué al parto indolore. Faceva ripetere alle donne: « Non
fa male, non fa male ». Risultato: quelle che avevano una
grande fiducia in lui non hanno sofferto, mentre le altre
hanno provato dolori molto forti. Questo è normale, per
ché l'immagine evocata dalla formula, anche se in forma
negativa, era quella del dolore.
Noguchi consigliò al Giapponese di usare l'espressione
originale: « Sabasu, sabasu » (Passerà), che non significa
niente in giapponese, salvo, a rigore: sgombro sott'aceto,
immagine che non può evocare niente in una partoriente.
Una formula enigmatica o che trae in inganno, infatti, ha
il vantaggio di deviare l'attenzione conscia dal suo punto
cruciale per lasciare l'inconscio ad attendere tranquillamen
te alla sua funzione naturale.
La pubblicità adotta proprio questo sistema usando la
ripetizione per far penetrare un'idea fissa nel pubblico. La
televisione commerciale in Giappone intercala brevi annun
ci riguardanti le medicine. All'inizio, il senso critico rifiuta
l'interruzione, poi si smette di farci attenzione e si aspetta
semplicemente il programma seguente. Senza accorgersene,
s'impara lo slogan a memoria e si canterella la melodia
pubblicitaria. Si è così trascinati alla consumazione del pro
dotto che esso finisce per fare parte integrante dell'indivi
duo: se uno se ne astiene, ha la sensazione che gli manchi
qualcosa. La bulimia medicamentosa comincia.
Il servizio di pompe funebri non può beneficiare di un
vantaggio del genere. « Tenetevi pronti per il giorno in cui
sarete morti », « Tutti i nostri clienti sono soddisfatti »,
« Contate sulla nostra efficienza >> : segue una marcia fune
bre. Un annuncio del genere rischia d'impressionare la
clientela anziché di sedurla.
« Le donne », dice Noguchi, « si servono spesso della ri
petizione come di un'arma potente per convincere il mari
to. All'inizio i mariti la prendono sul serio e contrattac
cano, ma con il tempo finiscono per non farci più attenzio
ne. Le donne, però, continuano senza tregua a ripetere.
L'idea penetra nell'ioconscio e i mariti sono educati come
loro desiderano. Bisogna dire che le idee imposte in questo
modo non sono sempre piacevoli. Possono denotare un par
tito preso, deformando l'individuo invece di aiutarlo a svi
luppare le sue faco1tà. Bisogna pensare e ripensare all'im
patto che può produrre un'idea introdotta nell'inconscio di
276
una persona.
Una madre, vedendo il suo bambino pulire la camera,
dice: « È giusto tenere la propria camera pulita. La tua è
più pulita di quella di Jiro >>. Ha dunque fatto un elogio.
Il bambino comincia a pulire la camera meglio di prima,
ma nello stesso tempo sporca al di fuori, gettando la spor
cizia soprattutto davanti alla camera di Jiro. Allora la ma
dre gli dice che non va bene, ma l'errore è stato suo per
ché maldestramente gli ha insinuato un'idea di competiti
vità. Niente è più efficace che denigrare Jiro per vincere.
La madre, dopo essere stata da Noguchi, affermò di aver
capito il suo errore, ma come riparare?
Noguchi le rispose: « Vuole che provi io? >�.
« Sl ».
277
to di difesa. L'ultima frase dà il colpo di grazia. Tutto è
annullato, il padre ha faticato per niente.
Ovunque s'inventano peggiorativi per soddisfare il biso
gno di sentirsi superiori, agitati da un oscuro sentimento
d'inferiorità. Gli americani adoperano la parola Kike che
corrisponde allo Youpin 1 francese. Kike si dice dietro la
spalle, è una cosa che non si osa dire in faccia. Se qualcuno
ha l'abitudine di sbrigarsela in questo modo, non m'ispirerà
fiducia. In ogni caso non gli affiderei il mio portafoglio.
Tutte queste tecniche di demolizione della personalità
possono essere convertite, se solamente si cambia l'ottica,
in sistemi capaci di· suscitare lo sviluppo della persona. Il
principio è molto semplice: inserire nell'inconscio una vi
sualizzazione semplice, naturale e realizzabile e farla durare
a lungo. La realizzazione, invece, è molto difficile. Se per
un colpo di fortuna si arriva a suscitare l'interesse o la spe
ranza di qualcuno, questo atteggiamento non durerà a lun
go. « Avete capito che cos'è l'amore per il prossimo? Al
zate la mano, grazie ». Quando la mano è abbassata, tutti
· hanno già dimenticato, compreso il professore. Si dice per
esempio: « Aveva le lacrime agli occhi, dunque è since
ro ». Si attende che la situazione si evolva. Ma non va co
me avevamo creduto. Infatti tutti i conflitti interiori sono
stati liquidati con la secrezione delle lacrime. Per intrapren
dere qualcosa di più ci vorrebbe una nuova sorgente d'ispi-
•
raztone.
Quando i clienti venivano da Noguchi, erano convinti di
non dover temere né la febbre né la diarrea e di potersi ri
mettere grazie alle loro forze: ma non appena Noguchi si
allontanava, erano presi di nuovo dalla paura e dall'ango
scia. Per vent'anni Noguchi si è arrabbiato con i suoi clien
ti per la mancanza di fiducia che essi dimostravano verso di
lui. Ha finito per trovare una tecnica per far durare la vi
sualizzazione, cosl non se l'è più presa con la loro sconsi
deratezza. Ne riparlerò più tardi. Per il momento mi accon
tenterò di sottolineare l'instabilità umana .
Portare avanti un progetto un anno dopo l'altro, con la
pioggia e il bel tempo, senza essere turbato da idee sterili,
sconvolto dall'emotività, fuorviato dalla cupidigia. Andare
avanti con passo sicuro e silenzioso per donare il massimo
della vita che si è ricevuta, ecco che cosa fa l'uomo indipen-
278
'
279
XXXI
RESPIRAZIONE E MAGNETISMO
anatom1co.
Un'altra tendenza che ho rifiutato è il misticismo molto
strutturato. Si parla di chakra, di kundalini. Mi si chiede
attraverso quale narice, attraverso quale polmone si deve
inspirare. Ma per me non ha nessuna importanza.
l « Se avete il naso tappato, respirate con la bocca », ri-
spondo.
La respirazione di cui parlo io è di un genere del tutto
differente. La parola kokyu in giapponese equivale pratica
mente a respirazione. Ko significa espirazione, kyu· inspi
ra:zione. La combinazione delle due sillabe vuoi dunque
dire respirazione. Tuttavia il kokyu si estende al di là della
concezione biochimica della respirazione. Per poter fare un
paragone, bisogna tornare indietro di duemila anni e vedere
a volo d'uccello l'evoluzione della parola latina spiro e dei
suoi derivati. Vengo inspirato da qualcosa, aspiro a qual
cosa. Il termine è espirare. Lo spirito santo discende su di
lui. Ha replicato in modo spirituale. Ci sono persino tasse
sui prodotti spiritosi ( = alcolici ). Il kokyu non è spiritua
le né letterario: è soprattutto pratico . Come ho già detto
la questione del kokyu riguarda ogni genere di apprendi
mento: le arti marziali, la carpenteria, la cucina, eccetera.
280
Chi ha il kokyu per la pesca alla lenza acchiapperà molti
.
pesc1.
Per situare questo concetto in' un contesto occidentale
parlerò della piccola Giovanna, che vorrebbe fat: saltare
le crepes in padella, come vede fare alla madre. Al primo
tentativo la ctepe non si alza e resta attaccata al fondo del
tegame. Bisogna metterei più forza. Al secondo tentativo,
di forza ce n'è troppa: la crepe si alza in aria ' e finisce die
tro le spalle d�lla bambina. Perché questo scatto ? Giovan
na ha le spalle troppo contratte e non controlla la forza del
le braccia. Tratta la crepe come una cosa pericolosa, come
se fosse un esplosivo. Guardando le cr<�pes trattiene il re-
•
sptro.
Nel gesto della madre, quanta naturalezza! Non è per
nulla contratta. La crepe salta, si rivolta e ricade nella pa
della come attirata da una forza invisibile. Pare quasi che
non osi sfuggire e in più la madre riesce a fare tutto chiac
chierando. Perché tanta diffevenza? Perché la mamma ha
H kokyu per far saltare le crepes.
Il kokyu non è dunque niente di misterioso e di occulto.
Ognuno ha il kokyu pet qualcosa: andare in bicicletta, pra
ticare il giardinaggio e il bricolage. Esso si presenta sotto
due aspetti diversi: estensibile e restrittivo. Quando si è
appresa una lingua straniera, è facile impararne un'altra:
vuoi dire che si ha il kokyu per le lingue. Ma esso non è
applicabile ad altri generi di cose. L'arte di fare crepes non
predispone al facile apprendimento di una lingua straniera�
cosl come la p�dronanza di una lingua non comporta ne
cessariamente il pescare con maestria.
Il kokyu può essere estremamente restrittivo. In altre
parole: ci si può sentire a proprio agio soltanto in certe
condizioni, per esempio con uno strumento di lavoro al
quale si è abituati.
Molti anni fa, certamente prima della guerra, ho visto
una striscia pubblicitaria su un giornale: una persona aveva
perso la sua penna. Qualcuno la ritrova e gliela riporta. Il
proprietario è talmente contento che regala un biglietto da
cento yen per ringraziamento mentre poteva comprare una
penna nuova con tre yen. Cento yen oggi servono per pa
garsi un caffè, ma a quell'epoca rappresentavano uno o due
mesi di salario.
Fin qui il kokyu non è poi così difficile da comprendere
e se ne possono trovare esempi presso tutti i popoli . Vor-
281
rei tuttavia spingermi un po' più lontano, facendo alcuni
esempi caratteristici.
Questa storia risale probabilmente al XVIII secolo cir
ca: un Giapponese aveva avuto l'idea di assaggiare un uovo
usando i bastoncini. Se si pensa com'è difficile manovrare
i bastoncini, si può immaginare quanto fosse difficile quel
l'operazione. Con molta perseveranza ci riuscì, ma non si
ritenne soddisfatto del risultato e volle fare altri esperimen
ti. Pensò di lanciare l'uovo in aria e di riprenderlo con i
bastoncini. Idea folle: come si può immaginare sbagliò
mira e le uova si ruppero in terra. Continuò a far esercizio
tutti i giorni e tutta la sua fortuna se ne andò nel com
prar uova. · Gli venne consigliato: « Se questo esercizio le
piace tanto, metta almeno un cuscino per terra perché le
uova non si rompano sempre » . Lui rifiutò l'idea conside
randola un accomodamento e continuò come sempre. Finì
per rovinarsi del tutto, ma un giorno riuscì a raggiungere
il kokyu: lanciò e riprese le uova con i bastoncini.
Questo stesso tipo, maniaco a oltranza, venne un giorno
invitato a osservare gli oggetti che servivano per la ceri
monia del tè, per la quale si adoperavano tazze di ceramica
che costavano una fortuna (la cerimonia era allora molto
apprezzata). Inutile dire che le ciotole venivano maneggia
te con grande attenzione. Se, per disgrazia, se ne sprecava
una, si era passibili di misure disciplinari severissime, com·
presa la condanna a morte. Il buon uomo prese una tazza,
la osservò un momento cerimoniosamente e, puff, la buttò
sul pavimento. La tazza si posò senza neppure scalfirsi,
come se fosse stata trasportata da mani estremamente de
licate.
I cuochi giapponesi immobilizzano pesci vivi come le
carpe o le anguille con l'aiuto dei bastoncini o di uno spun
zone, per prepararli vivi. Non è facile, se non si possiede il
kokyu . Ueshiba immobilizzava i giovani allievi dell'aikido
per terra posando loro semplicemente un dito sulle spalle.
Può sembrare inverosimile, di primo acchito, ma qualche
anno di pratica mi ha permesso di capire che è invece pos
sibilissimo. Non si tratta di spingere con la forza di un
dito, ma di farci passare il kokyu, di far passare la respi
razione attraverso le dita.
La signora Usui, una delle allieve di Noguchi, mi ha nar
rato questo episodio: alcuni giovani che si riunivano da lei
raccontavano che un certo Tizio era innamorato di una ra-
282
gazzina di loro conoscenza. La signora Usui volle sapere se
questa chiacchiera era vera ( a differenza dei Francesi, i Giap
ponesi non manifestano il loro amore con gesti e parole di
tenerezza, ma gli innamorati si comportano in pubblico co
me se fossero completamente estranei l'uno all'altro ) . Fare
a Tizio domande dirette sarebbe stato troppo indiscreto e
d'altra parte lui poteva molto facilmente mentire. Un gior
no Tizio era a casa della signora, invitato con alcuni amici.
Durante la conversazione qualcuno pronunciò il nome della
ragazza e la signora notò un leggero turbamento nella respi
razione del ragazzo che passò bruscamente dall'espirazione
all'inspirazione, u·n cambiamento talmente impercettibile
che sarebbe sfuggito all'attenzione più acuta. Ma per lei que
sta fu la conferma di quanto si andava dicendo. Qualche
mese dopo i due giovani si sposarono.
Data la complessità del concetto di kokyu, è estremamen-
te difficile presentarlo sotto una forma didattica compren
sibile a tutti. I due sistemi che ho scelto io sono questi:
primo, pubblicare scritti che diano accesso a questa com
plessità per via intellettuale; secondo : dare alla gente la
possibilità pratica di provare e di sentire direttamente il
,
kokyu. La pratica è molto semplice: si tratta di espirare
mentalmente con la mano appoggiata al dorso del partner
nel corpo di quest'ultimo. Bisogna però anche appoggiare t l'rt1
l'altra mano · stJ. qualche parte del proprio corpo come per !
costituire un circuito con le due mani; questo per evitare f
di ricevere l'influenza nociva dell'altro. La parola « circui
to » ha provocato tra gli allievi la seguente riflessione: « Lei
ha detto che il ki non è elettromagnetico. Come pretende
che si tratti di un'altra cosa se si stabilisce un circuito? » .
Sono molto riconoscente a chi ha fatto questa obiezione
perché mi permette di esprimere la mia opinione in propo
sito. L'idea del circuito deriva dall'esperienza personale di
Noguchi: tutto è cominciato per la curiosità di un bambi
no. Egli era ancora fanciullo quando cominciò a interessarsi
al magnetismo animale di cui aveva letto qualche cosa. Si
divertiva a fare esperimenti con i suoi fratelli ed era molto
stupito dei risultati. Un giorno vide una ferita di uno dei
fratelli cambiare colore mentre lui esperimentava n ma
gnetismo. Fu una cosa impressionante, ma si dovette atten
dere un avvenimento di grande importanza perché quel
gioco da ragazzi divenisse il punto di partenza della voca
zione di Noguchi. Nel 1923 un terremoto di straordinaria
283
'
intensità devastò tutta la regione di Tokyo e di Yokohama,
distmggendo ogni cosa per un vasto raggio. La gente vagava
senza riparo e senza cibo. La dissenteria si propagò con
grande rapidità nella città e nei dintorni. Un cataclistna · di
quella portata escludeva ogni possibilità di soccorso. No
guchi vide una vicina torcersi dal dolore, pose la mano su
di lei, pur non avendo alcuna conoscenza tecnica e premette,
unicamente per il desiderio spontaneo di àiutarla. La don
na provò subito sollievo e lo ringraziò con un sorriso. Fu
quel sorriso a decidere del suo futuro. Nonostante le forti
opposizioni dei suoi genitori, soprattutto del padre che con
siderava tutto questo come qualcosa di vergognoso e d'in
decente. Il giorno successivo, Noguchi si vide assalire da una
folla di persone che venivano a chiedergli soccorso. Quel
ragazzo di dodici anni intraprese così. la sua strada senza
averne avuto l'intenzione, sempre spinto d�l ricordo di quel
sorriso . All'inizio credeva di avere un certo potere, una spe
cie di dono che possedeva solo lui. Ma non tardò ad accor
gersi dell'errore: tutti hanno le sue stesse possibili tà, però
le ignorano.
Ma ritorniamo all'jdea del circuito: Noguchi. , facendo la
espirazione concentrata sui suoi clienti, si rese conto che
risentiva dell'influenza del loro stato patologico. Se qual
cuno aveva mal di testa, il dolore veniva anche a lui. Nel
l
284
il magnetismo o l'elettricità, a causa del suo tradizionale
bisogno d'intellettualizzare le idee. Prima di tutto vuole de
finire, analizzare e classificare.
Anche il linguaggio occidentale .è concettuale. La lingua
giapponese conserva ancora elementi non concettuali: il ki
è uno di essi.
È cambiato tutto da quando Noguchi ha sostituito il ma
gnetismo con il ki.
È nota la storia di Franz-Anton Mesmer, medico vienne
se, che si è interessato al magnetismo animale, fino ad al
lora studiato sulla base di quello minerale. In un primo
tempo i due concetti erano confusi nel suo pensiero. Negli
esperimenti Mesmer impiegava una vera calamita e preten
deva di rendere magnetico non soltanto l'acciaio, ma anche
la carta, il pane, la lana, la seta, le pietre, il vetro, l'acqua,
le persone e i cani, ihsomma tutto quello che poteva toc
care. Dal punto di vista della fisica questo naturalmente si
contesta con facilità. Più tardi si scoprì che la calamita di
cui si serviva negli esperimenti non attirava più il ferro. Ma
se essa agiva senza magnetismo, che cosa agiva al suo
posto? In un secondo tempo si accettò il concetto di sug
gestione, anticipando, si dice, la psicanalisi.
In mancanza di una nozione non concettuale come il ki,
si dovrà ricorrere a termini spesso presi in prestito dalla
fisica . Una soluzione simile provoca inevitabilmente contro
. versie interminabili tra le scienze ufficiali e quelle occulte.
Non ho sentito parlare solo di magnetismo, ma anche di
radiazioni, di fluidi · e di altri elementi. Certi apparecchi te
rapeutici vengono lanciati sul mercato giapponese con no
mi ispirati a gtandi scoperte scientifiche: apparecchio per
la guarigione che si serve del radium, anello magnetico che
assicura salute e felicità, terapia a un milione di volt, uo
apparecchio ad alta frequenza vi dà la salute, eccetera .
Non voglio contestare l'apparecchio che impiega il ra
dium. Con il prezzo che ha, è difficile che contenga radium
a dosi nocive. I fabbricanti vendono suggestione, per
ché no? '
Quanto al milione di volt è impressionante. Una volta,
diventare milionari era il sogno di tutti. Con la svalutazio
ne la cosa ha perso molto fascino, ma un milione è sempre
una cifra che s'impone. Dice Noguchi: << Perché oggi c'è bi
sogno di elettricità statica quando i vestiti in materia pla
stica ne producono altrettanta dinamica? » .
'
285
Mettetevi nei panni di un anziano, un appartenente alla
terza età. Ha bisognò di rispetto e di attenzione da pa·rte
dell'ambiente che lo circonda. Come può ottenerli? S'impo
ne attorniandosi di apparecchi al radium, a un milione di
volt ad alta frequenza. Non è affatto una soluzione stupida.
Man mano che la civilizzazione progredisce si sente biso
gno di concetti sempre più strutturati e complicati. Alcuni
propongono di fermare il progresso, ma è una soluzione
irreale. È sempre più difficile far accettare una soluzione
non concettuale come il ki. Nonostante le mie spiegazioni,
il ki, per la maggior parte degli Occidentali e di .altri popo
li civilizzati, resta un concetto più o meno occulto, oppure
falsamente scientifico. L'aikido rischia di diventare ai-elet
tro-magnetico-do.
Una signora, invitandomi a pranzo a casa sua, mi disse:
« La volevo invitare da molto tempo, ma non osavo. Avevo
paura di esaurirla » .
Aspirare il mio magnetismo, o fluido, ecco un'idea che ho
incontrato spesso. Se il ki fosse un'entità misurabile o ma-
j teriale, sarebbe ben presto esaurito. I miei soldi e il mio
J tempo hanno un limite. Il ki però non è un'energia d'ordi
ne materiale, come il petrolio, il cui esaurimento è già pre
vedibile in un futuro non lontano.
In verità io sono qui per farmi aspirare e non chiedo
di -megliO:.perdie pìu a o·'Pì
u. fiil'ardcchtsco'. t!,9-t'oò.siatato
'
in me un grande progressoda quando sono in Europa. Che
cosa ho fatto? Una cosa sola: dare, dare, dare.
Provo un grande piacere nel dare. È un dono immateria
le e quindi non provo nessuna costrizione, nessun disagio,
come proverei se si trattasse invece di un dono materiale.
Il solo rimpianto, se rimpianto c'è, è che non sono ancora
in grado di dare quanto vorrei.
La differenza tra il magnetismo animale e il ki è simile
a quella che intercorre tra un cavallo con i paraocchi e un
cavallo selvaggio. Il primo è metodico, orientato a uno sco
po determinato e strutturato. Il secondo non ha bisogno di
essere strutturato, è invece istintivo e naturale. Non c'è
bisogno d'impararlo dato che tutti hanno il ki finché vivo
no, ma bisogna insegnarlo di nuovo ai popoli civilizzati il
. .
cut pensiero e troppo strutturato.
'
286
una teoria? di una struttura? dr un sistema?
Con gli occhi chiusi, respiriamo mentalmente attraverso
le mani. Man mano che diminuiscono le riflessioni e aumen
ta la concentrazione, pare che le mani s'ingrandiscano. Pos
sono diventare grandi come l'universo. Possono sparite la
sciando solo la respirazione. Non c'è più stomaco, né inte
stini, né testa, né io, non. ho più nulla . Si diventa respi·
razzone.
È chiaro che questo atteggiamento non è accettabile in
tellettualmente. Per renderlo accettabile si cercano spiega
zioni, si fanno ipotesi, si suppone l'esistenza di un agente,
di una forza invisibile, dell'influenza degli astri, eccetera.
Si è liberi di pensare come si preferisce. Non sarò certo
io a impedire che gli altri faèciano ipotesi, se hanno voglia
di farne. Ma, per essere onesto, devo dire che non è quello
che faccio io. Insisto su quanto ho detto: si pratica senza
Ì;
conoscenza.. senza· tecnic senza meta. -n·euorl'!"" dercielo-
---- ""'
"f"" - ----- -
287
XXXII
IL TEMPO SI « DILATA »
288
lità. Finché non sappiamo che c'è un incendio in cucina,
insomma, e che i muri stanno per crollare, possiamo anche
restare in salotto davanti al televisore.
« Mi dica un po': il movimento rende più rapidi i ri
flessi? », mi domandò Pietro, un agricoltore. « Lo chiedo
perché mi è capitato un fatto curioso. L'altro giorno stavo
salendo su un albero con una tagliatrice molto pesante,
quando si è spezzata la scala. Mentre cadevo, mi sono det
to: "Devo lasciar andare la tagliatrice se non voglio am
mazzarmi". L'ho fatto: una volta non avrei mai avuto una
reazione cosl rapida » .
Ora, il riflesso è un'abitudine meccanica che si acquisisce
con un allenamento apposito o con la ripetizione di uno
stesso atto. La persona sospettosa diffiderà di chiunque, sen
za neppure accorgersene e senza volerlo. Ricordo un poli
ziotto giapponese che aveva cambiato mestiere senza riu
scire a · modificare i suoi atteggiamenti abituali, il « ·riflesso
professionale » . Di fronte a un cliente nuovo, lui comincia
va a squadrarlo attentamente e poi gli domandava: « No
me? cognome? domicilio? professione? » come se avesse
avuto a che fare con un criminale. I clienti s'irritavano ter
ribilmente. Evidentemente è impossibile allenarsi a cadere
tenendo una tagliatrice: è una situazion.e imprevedibile. Pie
tro, però, ha fatto a tempo a riflettere e a eseguire quanto
aveva deciso. Non è il caso di dire che il tempo si è dilatato
in quell'istante?
Pietro mi ha raccontato anche un'esperienza precedente,
fatta con un chinesiterapista. Un giorno costui gli afferrò
il polso e glielo manipolò, facendogli talmente male che
Pietro, quasi svenuto, ebbe la sensazione di rivivere eventi
del passato: si ritrovava in compagnia di amid. Tornato in
sé, chiese: << Quanto tempo sono rimasto in quello stato? ».
« Qua1che secondo ».
Gli parve · incredibile. Facendo un confronto tra le due
esperienze, Pietro mi disse: « Nel caso della tagliatrice ero
del tutto presente a me stesso, ero lucido! È questo che
•
m1 stupisce ».
•
289
Che cos'è il tempo? Conosciamo quello oggettivo, omo
geneo, meccanico, quello per cui costruiamo orologi e sta
biliamo che la durata di un'ora sia la stessa dappertutto, a
Parigi come a Tokyo e a New York. Diversamente ogni si-
. stema in vigore nella società moderna finirebbe in un caos.
Non so a quale epoca risalga questa concezione del tempo,
ma nel XVIII secolo era certo un fatto stabilìto. Kant fa
ceva la sua passeggiata tutti i giorni, alla stessa ora, èon
grande puntualità.
Einstein ha rivoluzionato la concezione del tempo, ma
non per questo la fisica ha esaurito il problema. Si parla del
paradosso di Langevin.1
Bergson oppone al concetto di tempo quello di durata,
considerandolo come· uno scorrimento sentito e vissuto. Il
tempo vissuto dalla nostra emotività è del tutto differente
dal tempo meccanico. Marcel Granet, nella sua opera Civil
tà cinese, parla dello spazio-tempo, eterogeneo e centrifugo.
Ueshiba dice: non c'è né tempo né spazio. Qual è, a que�
sto proposito, la posizione del seitai?
Noguchi osserva: « Le ore trascorrono presto in compa
gnia, mentre cinque minuti sono lunghi quando aspettiamo
un autobus. Un istante può essere lunghissimo se siamo
concentrati e tesi ». Questo racconto servirà da esempio: il
cachi è un albero da frutta giapponese. I suoi frutti delizio
si, che maturano in autunno, attirano i corvi, · la cui golo
sità ci è nota grazie al nostro amico La Fontaine. Un corvo
t = t'
0,999 95 cf .3 anni
.---- = 300 anni
él 0,01
Se dunque B è partito dalla terra nel 1675 ai tempi di Luigi XIV,
all'età di trent'anni, al suo ritorno, avrà 33 anni, ma il mondo è già nel
1975, immerso in una crisi energetica e nell'inquinamento industri11le.
Troverà di sua moglie e dei suoi figli solamente l nomi nei vecchi archivi.
Eppure, nulla accorda alla terra la privilegiata situazione di essere un
sistema di riferimento immobile. Si può dire altrettanto bene che essendo
B immobile, è la terra che si è spostata con la suddetta velocità. In que
sto caso, è B che è invecchiato di trecento anni e la terra solo di tre
·
290
nero appollaiato su un ramo scuro dal quale JWildMo (rut
ti purpurei, sullo sfondo di un cielo blu, è stato liiHl dei Of!
getti prediletti dei pittori. giapponesi.
Noguchi, osservando un albero di cachi, si disse: << T·ru1
uccelli che sanno scegliere. Piluccano quanto c'è di megl io.
I frutti molto maturi sono spesso i migliori ». E un giorno
decise di salire su un albero per precedere quei golosoni e
volle arrivare molto in alto per raccogliere i frutti migliori.
Il cachi è una pianta in apparenza molto robusta, ma che
invece si spezza facilmente. Il ramo su cui Noguchi era sa
lito cedette all'improvviso. Cadendo, Noguchi pensò : « Se
mi ci aggrappo, quel ramo Il sotto si spezzerà perG:hé è trop
po sottile. Devo attaccarmi a quell'altro lì che è abbastanza
grosso da resistere al colpo ». Ma il ramo sembrava non
arrivasse mai. Allora si disse: « Forse ho calcolato male.
Perché non si avvicina? ». Finalmente, riuscì ad afferrarlo.
Un testimone oculare credette che Noguchi si sfracellasse
al suolo, tanto fulmineamente si era svolta la scena.
La dilatazione del tempo è alla base della tecnica seitai.
Tra l'espirazione e l'inspirazione c'è un attimo di sosta,
un punto morto durante il quale non è possibile reagire in
alcun modo. È una sospensione quasi impercettibile, infat
ti si ha l'impressione che l'espirazione e l'inspirazione si
succedano senza soluzione di con tinuità. Per Noguchi, in
vece, quell'attimo è una porta spalancata.
La tecnica seitai è un mezzo per regolarizzare il · movimen
to apparente del corpo, al fine di assicurare una ripartizio
ne armonica dell'energia. Non sono necessarie nozioni di
anatomia per applicarla, è invece indispensabile saper di
stinguere le reazioni di ogni singolo individuo alle stimola
zioni. Il solletico, per esempio, può provocare grida e scop
pi di risa in una persona del tipo 3, digestivo attivo. Si po
trebbe pensare: « Il solletico fa bene. Libera e rilassa. Vo
glio applicarlo a tutti ». Ma se lo si prova su una persona
del tipo 4, digestivo passivo, vediamo che la cosa non fun
ziona, perché invece di dargli sollievo lo infastidisce. Oltre
a tenere presente l'emotività propria di ognuno, bisogna an
che scegliere il momento giusto per ottenere l'effetto desi
derato. Supponiamo che un bambino si ferisca al braccio e
che urli di dolore. Noguchi gli tocca il braccio nel momen
to dell'espirazionè, seguendo il ritmo della respirazione del
bimbo, il quale forse griderà se qualcuno cerca di toccarlo,
291
senz'accorgersi che Noguchi lo tiene proprio per il braccio
ferito. .
Supponiamo che si voglia aumentare il tono muscolare: i
punti prescelti dovranno essere toccati all'inizio dell'inspi
razione. Con un minimo di forza si ottiene il massimo del
l'effetto. Anche applicando una pressione leggera, alla per
sona sembrerà di saltare fino al soffitto. Se si tratta invece
di sistemare un'articolazione o una vertebra, basterà un
colpetto al momento giusto: alla fine dell'espirazione.
Nel dipartimento di Yamaguchi, a ovest di Honshu, si
trovano molti aderenti alla società seitai, sono soprattutto
judoka. Questo perché un giorno il presidente della Fede
razione dipartimentale degli judoka disse: << Abbiamo biso
gno di due tipi ben piantati perché c'è un uomo con una
lussazione al ginocchio » .
« Perché due? Ne basta uno » .
« Ci vuole molta forza. Uno da solo non può farcela ».
<( Non ci vuole forza! >>.
« Come no! Provi a farlo lei! >> .
« D'accordo. Ma se ci riesco, che cosa mi darà in cam-
bio? ».
•
292
sorvegliava l'allenamento e ripeteva: rilassa le spalle. Il po
vero novellino però non ci riusciva e finiva per essere
proiettato nell'aria.
Noguchi ha praticato anche il kendo : ci si allena con uha
armatura di protezione, muniti di una sciabola di bambù,
tozza e senza punta. Noguchi non conosceva affatto le tec
niche del kendo, sapeva solo colpire a due mani e lo fa
ceva nell'attimo della sospensione. L'avversarlo veniva col
pito, senza che potesse opporre resistenza, in pieno sulla
gola con la punta dello shinai, la sciabola di bambù, e Stra
mazzava con tutta la sua armatura. Ma gli amici giudicato·
no Noguchi troppo pericoloso e decisero di escluderlo dal
gruppo .
Un judoka, settimo dan, allievo di Noguchi, un giorno
osservò: « C'è troppa gente sul métro. Non si riesce neppu
re a salire ».
« Lei tiene . le spalle troppo contratte », gli rispose No
guchi , « non le sarebbe così difficile se riuscisse a rilas-
.
sars1 ». '
sense1 ».
293
Strano calcolo. In ogni caso, con Noguchi non parlarono
più di judo.
Noguchl ha un fratello minore che pratica alcune arti
marziali: il karaté e il kendo. Un giorno essi andarono in
sieme in un sushiya a mangiare dei sushi, che sono polpette
·
di risç> avvolte in fette di pesce crudo 9 con molluschi. Co
nosco molti Francesi che ne vanno matti. AI momento del
como, il fratello disse a Noguchi: « Ci sta imbrogliando.
Ne fa pagare più di quante ne abbiamo mangiate ».
« Perché non glielo dici? »
« Perché ha un coltello in mano ».
Che strana reazione! A forza di allenarsi nelle arti mar
ziali vedeva tutto sotto quel ' punto di vista.
Una sera il fratello avverti: « C'è un ladro in casa ».
Noguchi cominciò allora ad andare su e giù facendo un
gran rumore e sbattendo le porte.
L'altro osservò: « Tutto questo fracasso è pericoloso!
Il ladro potrebbe saltarti addosso e pugnalarti! Fa' piano,
senza rumore ».
Noguchi ribatté: « Anzi, il ladro diventerebbe pericoloso
se si trovasse a faccia a faccia con qualcuno, quando meno
se l'aspetta. Se invece mi faccio sentire, lui capirà dove mi
trovo e potrà mettersi in salvo ».
La mentalità è diversa e diversa è la reazione, è più che
evidente!
294
XXXI II
INSPIRAZJONE
cosnuco.
295
Nell'aikido, Ueshiba faceva praticare il tama-no-hireburi,
una specie di vibrazione che viene eseguita a mani congiun
te davanti al ventre, la mano sinistra un po' più in alto,
inspirando soltanto. A mio parere è una delle pratiche più
importanti dell'aikido, anche se ai giorni nostri sono in
pochi a conoscerla. Persino gli esperti non ricordano più
se si deve eseguire al momento dell'inspirazione o dell'espi
razione. Perché questa dimenticanza?
II fatto è che lo spirito ricorda solo ciò che vuole. Per
quanto ci sentiamo ripetere una cosa, chiudiamo automati
camente una porta quando si tratta di un argomento che
non c'interessa.
Mi hanno raccontato un aneddoto su un collezionista di
quadri. Un mercante gli porta un quadro e insieme ne discu
tono il prezzo. Il collezionista non guarda neppure i1 dipin
to, e il mercante gli dice: « La prego, lo guardi. È un ca
polavoro ». Il collezionista risponde; << Non guardo mai
quello che compro. Guardo solo il venditore per capire se
è in buona fede o no » . È una buona reazione. Questo .
collezionista vuole investire il suo denaro in qualche cosa
di veramente valido, al di là del valore estetico del quadro.
Mi viene in mente un altro aneddoto raccontatomi da
Ambroise Vollard . Un giovane va da lui per comprare un
quadro. << Ho appena avuto una figlia », gli dice, « e vorrei
comprare un quadro per rivenderlo tra vent'anni per la sua
dote ». Il mercante gli fa vedere due quadri Clel valore cct
rispondente alla somma che lui vuole investire, ma di stili
diversi. Vollard propende per quello meno convenzionale.
Il giovane, invece, dopo molte esitazioni, acquista l'altro.
Vent'anni dopo si ripresenta con il quadro. « Voglio ri
venderlo )>, dice, « mia figlia deve sposarsi ».
« Sono desolato » , risponde Vollard, « ma questo qua
dro oggi non vale più niente. Il valore dell'altro, invece,
si è centuplicato ·».
Personalmente, guardo il quadro e non ìl suo pre2;zo . Se
una cosa mi piace, il resto non m'interessa. Molte persone
si rivolgono all'aikido per la sua efficacia: vogliono impa
rarne le tecniche, il resto non le intetessa.
Nel movimento rigeneratore, ho sempre parlato di espi
razione concentrata e rton d'inspirazione concentrata. Esiste
anche questa, ma è difficile spiegare di che cosa si tratta.
È talmente semplice! Bisogna inspirare lungo tutta la colon
na vertebrale, dall'alto in basso. È tutto lì. Lo si fa in po-
•
296
chi secondi. Noguchi, dte è empr u:t 111 t i
ha tempo per riposare, per p.h cgg111rc, JX:r ( t
Non ha neppure il tempo da dedicare al movim nro rlg 1
ratore che raccomanda tanto agli altri. Non h.t 111,11 .r11C u
di lavorare, da cinquant'anni in qua, neppure lJuando i 1
infortunato: un'ulcera allo stomaco e la frattura delle cmto
le dovuta a una brusca frenata deli'autobus, che fece molt i
feriti. Com'è possibile lavorare senza concedersi mai un
giorno çli riposo e dormendo solo tre, quattro ore per not
te? Il fatto è che alcuni minuti di riposo fanno a Noguchi
lo stesso effetto di tre o quattro giorni di riposo di un uomo
normale. Per eseguire l'inspirazione concentrata lui non ha
bisogno di nulla, neppure di un luogo dove raccogliersi. Può
farla tranquillamente davanti a un interlocutore senza che
questi se ne accorga. Quando inspira lungo la colonna ver
tebrale, le sue vertebre affaticate scricchiolano e intorno a
esse si forma del sudore. Noguchi è rimesso a nuovo e può
• • •
rtcommctare.
Non insisto molto su questa pratica perché è difficile
spiegarla 'concretamente e richiede una certa potenza del
ventre, agilità e mobilità alle anche e· alla t::olonna vertebra
le. Il ventre fa da pompa aspirante e la colonna vertebrale
da tubo conduttore. Se la pompa non è abbastanza potente,
non tira, e se il tubo è in cattivo stato può avere perdite o
rompersi come gomma vecchia.
Ho perfettamente ragione di diffidare della reazione dei
popoli civilizzati di fronte a queste cose, perché la loro uni
ca attività veramente intensa è quella cerebrale. Il loro
hara, il ventre, il loro koshi, le anche, sono per lo più in
uno stato pietoso. Hanno una colonna vertebrale rigida,
piegata sotto il peso delle preoccupazioni, dei timori e del
le angosce. Sono inoltre abituati a soluzioni troppo facili:
schiacciano un bottone per ottenere un risultato.
La pratica del kumbhaka, per esempio, intrapresa im
prudentemente dopo la lettura di un manualetto qualsiasi ,
ha fatto alcune vittime in Europa. Lo stesso si può dire
per alcuni Occidentali che si dedicano agli esercizi degli ad
dominali (esercizi muscolari che hanno lo scopo di svilup
pare la potenza del ventre): sbagliano, perché questa po
tenza è più di natura morale che non fisica. La parola bara,
ventre, evoca l'immagine del sangue freddo, deila calma
davanti al pericolo e non quella di una muscolatura atle-
•
uca.
•
297
Il progresso deve verificarsi senza fretta, senza forzature.
Dobbiamo essere contenti di sapere che l'approfondimento
della respirazione si verifica a ogni seduta, impercettibil
mente. Solo dopo un periodo più o meno lungo. si può ve
ramente constatare un cambiamento. D'altronde chi pratica
queste tecniche avve:rte anche da solo il miglioramento. Il
progresso, però, non è regolare e graduale. Spesso segna il
passo, come una vettura in un ingorgo del traffico. Poi, un
bel giorno, tutto cambia.
Questi blocchi non sono solo fisici . Possono essere di lun
ga data, perfino congeniti, e implicano tutto un quadro psi
cologico dell'individuo. Una volta ho detto a una signora
del tipo 3 : « Lei non prende mai decisioni in base a moti
vazioni, vero, signora? Una persona le piace o non le pia
et:,, e la scelta è fatta. Ci sono personè che dicono: "Questo
è un giovane veramente a modo, ben eç}ucato, gentile, va in
chiesa tutte le domeniche, ha questo e quel diploma. Non
c'è nulla da rimproverargli". Ma se a lei non piace, non
•
p1ace ».
« Ah! Io sono molto decisa, mi ascolti. Adoravo mio
nonno, ma non · potevo sopportare la nonna. Per molto
tempo mi ha tormentato l'idea di non riuscire ad amarla,
perché la morale ci insegna che bisogna amare i familiari.
Il giorno in cui ho deciso che non potevo amarla, ho sen
tito un gran sollievo. Ho letto Génitrix, di François Mau
riac. Bene, il personaggio di Félicité è proprio simile a
•
mxa nonna » .
L'Europa è schiacciata dal senso di colpa. Due inglesi di
mia conoscenza ne sono addirittura morti: di uno so bene
la storia, dell'altro no. Mi telefonava da lontano dicendo
di essere angosciato dal sense of guilt. lt's horrible it's,
298 \
Che cosa poteva farci? Era del tipo 3. È morto a cullodi
ciannove anni. Dunque per quarant'anni ha predicato il suo
satori.. Che. il satori contribuisca alla longevità? Decidetelo
un· po vol.
,
, .
Spesso le riflessioni fatte apparentemente per caso tradi
scono il pensiero na�costo nel fondo di uri individuo. Se
'
299
stro che ho conosciuto, mentre era in agonia, continuava
ad alzare le braccia sopra la testa: è un gesto naturale per
dar sollievo al cuore. I suoi discepoli, che non capivano
nulla, si davano un gran da fare per rimettergliele sotto le
coperte. Pov.eretto!
L'inspirazione è molto importante nell'aikido e nel mo
vimento rigeneratore. In una sola seduta bisogna fare ben
sette esercizi d'inspirazione coordinati. Non insisto molto
sulla qualità· di questi esercizi, perché, prima di arrivare cosl
lontano, è necessario esaminare bene lo stato del terreno
di ognuno.
Quando si fa fare il movimento rigeneratore, ci si trova
davanti a persone che progrediscono facilmente, ma anche ·
ad altri che non riescono a sbarazzarsi di riserve d'ogni ge- ,
nere. Alcuni sanno un po' di tutto, ma niente bene. Mescola
no tutto. Eseguono il movimento come se si trattasse di
una specie di liberazione collettiva. Si agitano, sgambetta
no nella speranza di ottenere qualche risultato. Eppure la
loro respirazione resta sempre allo stesso livello, senza ar
rivare più in profondità.
Quando ridiamo, accentuiamo l'espirazione, mentre nel
pianto è l'inspirazione a prendere .il sopravvento. Una bella
risata, franca e comunicativa, può farci rilassare, ma si può
ridere di rabbia, e allora si tratta di un rilassamento più
o meno forzato. Il pianto, abbiamo detto, accentua l'inspi
razione, ma se lo interrompiamo troppo presto può restare
qualche cicatrice.
Una signora mi ha fatto un racconto molto interessante
a questo proposito su come si sia rimessa da un'aerofagia
della quale aveva sofferto fino a cinquant'anni. « In retro
spettiva, tutto mi pare semplice », mi ha detto, « ma in
realtà non è stata una cosa facile, anzi un lungo e tortuoso
. '
cammmo » .
Non ricordava nulla della madre. Del suo passato più
lontano, ricordava per esempio l'angolo di una scala dove
lei giocava, ma nulla della madre. Durante una conferenza,
fece una scoperta. Il conferenziere domandò agli uditori
a che età risalivano i loro ricordi d'infanzia più lontani.
Alcuni risposero a quattro anni, altri a tre anni, mentre per
lei i ricordi più lontàni risalivano a quando aveva sette anni.
La sua vita cominciava a sette anni. Prima di quel periodo
tutto era nascosto da un fitto velo di mistero. Il giorno in
cui fu seppellita s.ua nonna, però, in quel muro si aprl una
300
breccia. Una signora le si avvicinò e le disse: « Io L1 co
nosco: lei somiglia molto alla sua mamma. Quando ci [u il
funerale di sua madre, lei restò in casa mia. Per due giorni
I)On ha fatto che piangere, rifìutandosi di toccare cibo e di
dormire. Aveva allora cinque anni ». Fu una rivelazione
commovente: dunque aveva perso la madre qu<indo aveva
cinque anni. Raccolse testimonianze presso altri membri del
la sua famiglia e venne a sapere che quella morte era stata
improvvisa e violenta. Nella sua mente cominciò a disegnar
si un'immagine di quell'essere sconosciuto che lei stessa era
stata prima di quel ricordo infantile. Ma perché aveva can
cellato, dimenticato tutto? Quando uno choc è troppo for
te perché un organismo lo possa sopportare, il cervello o la
mente s'incaricano di proteggerlo con mezzi d'isolamento
molto ingegnosi: perdita o diminuzione della memoria ec
cetera. La signora era ricorsa anche all'aiuto di una psico
loga che lei apprezzava molto e che le consigliava; « Eli
mini dalla sua esperienza tutto ciò che non le appartiene.
Non diça: il tale ha detto questo, oppure: ho letto la tal
cosa su un libro, o anche: secondo la teoria di . . . eccetera.
Ricordi solo: io ho visto questo >>. Nel frattempo la donna
si era sposata, i figli erano cresciuti e si erano sposati a
loro volta. Prossima alla cinquantina, la signora aveva già
alcuni nipotini che ogni tanto sorvegliava per aiutare la fi
glia. Quando la madre si allontanava, i piccoli cominciavano
a piangere, la nonna cercava di consolarli e a volte ci riusci
va, ma non sempre. Un giorno ai nipotini che piangevano
venne anche un violento singhiozzo. Osservandoli, la signo
ra pensò : « Hanno sicuramente aria nello stomaco! ». Da
quel giorno la sua aerofagia persistente cominciò a dimi- ·
301
XXXIV
'
IL KI NELL'AIKIDO
302
lo sviluppare determinati riflessi. Certo, la loro acquisizio
ne può facilitare· l'<;>rganizzazione dd lavoro: diversamente
bisognerebbe ricominciare tutte le volte dai particolari più
insignificanti. Ma il riflesso che i:esta solo un riflesso noh è
nulla. È un comportamento .condizionato) un'abitudine e
niente di più. · . .
..
303
lei ci fosse stato uno spirito a condurre la cosa. Crede di
ricordare un urlo di dolore. Quando era tornata in sé, l'ag
gressore era scomparso.
Il ki è questa forza inconscia. Certe donne dall'apparenza
fragile riescono a sollevare un'automobile, se è necessario.
Non c'è tecnica che ci metta in grado di arrivare a un li
vello simile. Certo, c'è chi s'interessa all'apprendimento di
riflessi particolari o a una tecnica, a sviluppare una certa
muscolatura: questo riguarda solo lui, sono aspetti che non
m'interessano. Inoltre, se un certo riflesso si sviluppa al
punto che chi l'ha acquisito si mette per esempio in po
sizione di combattimento ogni volta che qualcuno gli passa
vicino tenendo un martello, o ogni volta che lo chef alza
la mano per grattarsi la testa, o che il macellaio prende il
coltello per tagliare una bistecca, rischia ovviamente di es
sere considerato stravagante. Non andrà più neppure dal
parrucchiere perché potrebbe trovarsi con il collo tagliato
dal rasoio in men che non si dica.
Vogliamo parlare di tecnica'? Alcune persone sono reper
tori viventi della tecnica. Eseguono gesti come se tutto fos
se stato programmato a puntino, ma manca loro qualcosa.
Non hanno calore umano, sono robot.
Negli ultimi anni, Ueshiba pareva non avere più alcuna
nozione della tecnica. Compiva gesti quasi impercettibili
e i suoi avversari finivano per terra. Pareva un bambino
che si diverta con qualsiasi piccola cosa. Ogni tanto doman
dava : « E questo come si chiama? ». I discepoli risponde
vano con un nome attinto dalla terminologia sapientemente
costruita. « Ah sl? », rispondeva lui e continuava a diver
tirsi. Non era possibile trovare un nome per ognuno dei
suoi gesti. Era libero e naturale come i venti e le onde del
mare. Chiunque si sarebbe sentito sconcertato nel vedergli
strutturare l'aikido.
In Europa non esiste la nozione di ki ed è dunque
inevitabile che l'aikido sia considerato uno sport da com
battimento. E quando si parla di sport si parla di muscola
tura. D'altronde è molto difficile dissuadere i giovani dal
compiere esercizi muscolari. Per loro è una necessità fisio
logica . Uno sport che non si accompagni a un dispendio
di energie fisiche non è uno sport . . .
L'aikido per me non è uno sport, appunto. Ueshiba d
ripeteva sempre: « L'aikido non è uno sport e neppure
un'arte marziale » . Ci troviamo dunque, fin dall'inizio, a
304
dialogare tra sordi. Per me il problema non è quello di fare
esercizi muscolari e d'altronde io non sono mai stato uno
sportivo. L'ipertrofia muscolare, come diceva Alexis Carrel,
non è meno pericolosa dell'atrofia viscerale. I miei bicipiti
non si sono certo ingrossati da quando ho cominciato la
. . .
mta attlvlta m questo campo, e avevo quarantacmque anm.
. � . '
305
pure che mi si chiedano consigli al riguardo: io vivo molto
semplicemente.
Quando parlo con persone così agitate ho l'impressione
di offrire inutilmente un bicchier d'acqua. Hanno sete, ma
sono così nervose che non riescono ad afferrarlo e lasciano
cadere l'acqua per terra. Riempio un altro bicchiere, ma
nel frattempo arriva l'autobus e vedo le loro braccia agitar
si e allontanarsi. Come hanno fatto a ridursi così? Hanno
quindici, vent'anni meno di me. Come saranno quando
avranno sessant'anni? A quell'età si sono accumulate molte
esperienze di vita e si dev'essere in grado di fare qualcosa
per i posteri. A quell'età, si dice, si è ormai decrepiti, ma
questo mi fa riflettere.
Ci sono giovani che vanno . fieri delle loro ferite: una
clavicola rotta, i l menisco rovinato, eccetera. Li considera
no altrettanti segni di virilità, decorazioni accordate al loro
valore. Per conto mio, so di essere nato uomo e non sento
particolare bisogno di mostrare la mia virilità agli altri ri
correndo a segni esteriori. Devo anche dire che sono stato
iniziato all'aikido neJl'età in cui si comincia a sentire che
'
306
dcrti domani sera » . Pieno di paura, lui salta a cavallo e va
at Samarra. La morte gli si presenta all'ora stabilita e gli
tltcl·: « Sapevo che saresti venuto qui ».
Qualunque metodo o disciplina scegliamo, a mio parere
c·ssa non vale niente se, finirà per -demolire il terreno. Se
invece mantenete normale il vostro terreno senza fare
nulla di speciale, questa è certo un'ottima cosa.
Che cos'è· l'aikido? Non lo so. Dipende da quel che ci si
aspetta. Che cos'è il cristianesimo? Se leggo i Vangeli ca
pisco Gesù, ma non capisco niente di quanto è successo do
po: crociate, inquisizione, guerre di religione, eccetera.
Ora voglio parlare brevemente dell'efficacia di Ueshiba.
Se alcuni suoi diséepoli non arrivano allo stesso livello, non
è certo colpa del suo aikido. Se Cristo vivesse nell'Europa
cristianizzata di oggi e si comportasse come si è comportato
venti secoli fa, sa.rebbe arrestato come fautore di disordini.
L'aikido strutturato non rispecchia la verità di Ueshiba. Mol
ti Occidentali conoscono già parecchie delle capacità di
Ueshiba, ma ne racconterò qualcuna non per portare argo
menti a favore dell'aikido, ma per dedurne qualche elemen
to essenziale che spieghi l'arte del maestro. In linea ·gene
rale si può affermare che Ueshiba ha sfidato tutte le leggi
sui fenomeni fisici a noi noti. Si spiega così la differenza
d'opinioni tra coloro che credono a quei fatti senza poterli
spiegare e coloro che H negano categoricamente. Com'è pos
sibile, infatti, che un uomo di piccola statura proietti per
aria uomini di venti o trenta centimetri più alti di lui,
e non solo uno alla volta, ma molti in una volta sola?
Ueshiba era imbattibile, da qualunque parte venisse attacca
to, sia che l'attacco avvenisse quando lui era sveglio sia
quando dormiva, apertamente o di sorpresa, a mani nude
o con armi, comprese le pistole. A questi fatti si può cre
dere o bisogna rifiutarli?
Possiamo: ·
307
volta in occasione di non so quale riunione. « Ueshiba è
un uomo di valore », mi disse senza aggiungere nient'altro.
È molto sicuro dei suoi giudizi. · Può intuire in una fraZÌ()·
ne di secondo ciò che altri non arriverebbero a capire in
trent'anni e, inoltre, non è certo un sostenitore di coloro·
che cercano il soprannaturale a tutti i costi.
'
.'
••
'
'
308
. '
J
f
)
XXXV ·
'
IL KI NELL'AIKIDO
. ( continuazione )
.
' .
309
Oggi la situazione è un po' cambiata perche la scienza ,
stessa ha dimostrato che può esistere anche quello che è
matematicamente impossibile.
Tutto è finito lì visto che la scienza non può creare una
impossibilità matematica. Farlo sarebbe contro la sua vo-
.
caz10ne.
Verso i1 19 30 fu fondato con il patrocinio del governo
giapponese, il Manchukuo, un paese nuovo, in un vasto
territorio a nord-est della Cina. A quell'epoca la Cina era
molto divisa: quella zona del suo territorio era destinata
solo a mantenere l'equilibrio delle forze fra Giappone e
Unione Sovietica. Era un paese cuscinetto, con l'infrastrut
tura amministrativa· giapponese. La popolazione era costi
tuita per lo più da Cinesi, poi da Giapponesi, Russi bianchi,
Coreani e Mongoli. I Mongoli, nomadi, avevano una men
talità particolare. Rispettavano solo chi dimostrava la pro
pria forza, come succedeva nell'Europa medievale. Disprez
zavano i funzionari giapponesi .e disobbedivano a ogni rego
lamento. Per imporre il rispetto delle leggi, il governo giap
ponese fu costretto a mandare persone fisicamente molto
forti. Fu scelto un sumo di alto rango, Tenryu.
Il sumo è uno sport giapponese da. combattimento. I
lottatori professionisti sono dotati di una forza eccezionale.
Un Francese mi ha raccontato di essere stato una volta in
'
compagnia di un sumo in un ristorante. Per aprire una
bottiglia di coca-cola il sumo chiese un apribottiglia. Ma
poiché tardavano a portarlo, disse: « Non importa », fece
forza con il pollice sulla capsula e la fece saltare senza dif
ficoltà. Il Francese si sentì gelare al pensiero che un simile
mostro, in un momento di rabbia, avrebbe potuto . ammaz
zarlo senza sforzo. Un sumo però non attacca mai se non
viene provocato e a nessuno verrebbe mai l'idea di provo
carne uno.
Kotozakura, un sumo, mi ha raccontato una propria espe
rienza. Cinque o sei dei suoi compagni di liceo vollero ve
rificare la sua forza. Si misero tutti insieme da una parte
e lui dall'altra. Kotozakura stese la mano verso il gruppo e
toccò uno dei compagni, spinse leggermente, non con im
pegno, mi giurò. Quello che successe Io spaventò: tutti i
suoi amici volarono parecchi metri più in là: Devo smetterla
di scherzare se non voglio provocare incidenti, si disse.
Non si era mai reso conto della sua forza perché si allenava
solo con altri sumo.
310
I sumo fanno un allepamento speciale, che . consiste nel
·
ncnze. ,
C'è un esercizio 'che consiste nel lasciarsi prendere un pol
n dall'avversario , che l'afferra e lo blocca con tutt'e due
311
to con molta forza è impossibile muoversi. Scopo dell'eser
cizio è l'aumento della forza della respirazione. Un giorno
Ueshiba, sorridendo, mi ha presentato due dita della ma
no sinistra per eseguire questo esercizio. Le ho afferrate con
tutta la mia forza e sono stato proiettato in aria come un
tappo di champagne. Non si era trattato di pura forza fi
sica, perché io non avevo avvertito nessuna resistenza, ero
stato semplicemente portato via da un colpo d'aria. Era
stata un'esperienza piacevole, che non aveva nulla in co
mune con quelle che mi capitavano con gli altri allievi .
Un altro esercizio consiste nell'accovacciarsi sulle ginoc
chia, l'uno in faccia all'altro. L'uno presenta i polsi all'al
tro che li afferra 'e, servendosi della respirazione addomiha- ,
le, fa cadere l'avversario da un lato. Ueshiba mi aveva affer
rato i polsi e io dovevo atterrarlo. Ho impegnato tutte le
mie capacità: la respirazione, Ja forza, ma non vi sono riu
scito. Ho fatto questo esercizio con persone molto forti che
resistono alla mia respirazione cercando di bloccarmi ' le
braccia, accentuando la curvatura lombare o ricorrendo a
·
qualc;he altro sistema. Ueshiba invece era perfettamente im
mobile e impassibile, come se io non fossi esistito. Davan-
ti a quell'ottu�genario mi sentivo come un foglio di carta.
Lui parlava con aria divertita e... io fui proiettato per aria.
Ero in piedi, un'altra volta, e lui mi fece segno di avvi
cinarmi. Mi posi davanti al maestro che èontinuava a par
lare con gli altri. Restai così per qualche tempo, chiedendo
mi se dovessi rimanere ·o ritirarmi, ma tutt'a un tratto mi
sentii trascinar via da un colpo d'aria e mi trovai per terra.
Avevo avvertito solo la potenza. del suo kiai e avevo intra
visto la sua mano destra che descriveva un cerchio dirigen
dosi verso il mio viso. Non mi aveva toccato. A. un fatto
del genere si possono dare molte spiegazioni psicologiche e
parapsicologiche, ma sarebbero tutte false. Fui proiettato
in aria prima di trovare il tempo di reagire. L'unica spie
gazione possibile è quel famoso colpo d'aria.
Che cosa possiamo concludere studiando H caso di Ueshi
ba? Negarlo o definirlo soprannaturale sarebbe una soluzio
ne che soddisferebbe molti sul piano intellettuale : sono
persone che hanno un . sicuro schema d'interpretazione dei
fatti. Io però desidero spingermi un po' oltre, un po' più
in profondità. Non condivido neppure l'idea di chi sostiene
che è sufficiente impadronirsi della tecnica per acquisire
questo potere straordinario. Non basta, infatti, avere un
312
•
. .
313
nello judo » . Si tratta di una differenza di mentalità enor
me, di cui bisogna tener conto. C'è un'enorme differenza an
che nel movimento. Mi dico spesso : << L'Europeo c'è, ma
non c'è. È difficile attenerne la presenza qui e o,ra. Il suo
corpo c'è, ma il suo spirito è ai Champs Elysées , sulla Costa
Azzurra, nel paese dell'albero della cuccagna, nelle sue uta
pie, in mezzo alla natura dove spera di trovare del verde,
o in quell'immenso territorio che lui chiama Oriente e dove
pensa di poter soddisfare il suo desiderio di evasione. O
anche nelle discussioni filosofiche o sulle tavole anato
miche ».
Prima di fare un movimento, l'Europa ha bisogno di ri
flettere: questa è una buona abitudine perché gli permette
di organizzare la società . È però un atteggiamento che, por
tato all'estremo, diventa meccanico e uccide quanto c'è di
spontaneo nel movimento, toglie la dinamica necessaria a
.
v1vere.
In tali condizioni l'aikido rischia di diventare una filoso
fia intellettuale senza alcuna partecipazione del corpo, una
specie di nuoto da salotto, una ginnastica del riflesso per
trasformare gli uomini nei cani di Pavlov. O anche uno
sport da combattimento, da cui si esce demoliti, oppure una
politica. In ogni caso, il fatto essenziale è che il ki è as
sente. Si tratterà allora di aikido senza ki che finirà molto
spesso in un irrigidimento muscolare. Cosl si spiegano i
molti incidenti che si verificano.
La visualizzazione ha un ruolo primordiale nell' aikido:
inizialmente è un atto mentale, che però produce effetti fi
sici. Visualizzare è uno degli aspetti del ki. Che cosa si vi
sualitza nell'aikido? Si visualizzano cerchi, triangoli e qua
drati.
Sono stato invitato da alcune cinture nere dell'aikido e
ho spiegato loro la visualizzazione. Ho avuto l'impressione
che non avessero mai sentito parlare di questo argomento.
Per loro l'aikido è uno sport che comporta esercizi musco
lari, riflessi, di conseguenza, sudorazione seguita da doccia
per rinfrescarsi .
Maru, sankaku, shikaku... cerchi, tdangoli, quadrati:
quante volte ho sentito Ueshiba ripetere questa formLÙa di
visualizzazione ?
Si fa girare il braccio verticalmente visualizzando un
grande cerchio il cui raggio supererà la lunghezza del brac
cio. Immaginate un arcobaleno che passi proprio sopra la
314
vostra testa: capisco che è impossibile a livello ottico, 111 1
un arcobaleno immaginario. Con il dito, indicate quc.·\lo
cerchio grandioso, cominciando da un punto qualunque del
l'orizzonte, passando per lo zenit e completahdo il cerchio
con quella parte della circonferenza che passerebbe sotto
terra . Una specie di mulinello con il braccio accompagnato
dalla visualizzazione mentale. È molto facile. Tutto cambja
quando qualcuno viene ad afferrarvi il polso, perché allora il
problema non è più quello di descrivere un cerchio: tutta
l'attenzione è concentrata sul polso per il fatto stesso che
è stato afferrato . Farete ogni possibile sforzo muscolare
per liberarvi: se il vostro avversario è debole o distratto, ci
riuscirete, ma se è forte e concentrato, i vostri sforzi pro
vocheranno resistenze sempre più. forti.
Ho già parlato dell'elemento « attenzione » del ki. Se la
nostra attenzione si concentra sul polso, dimenticheremo
tutto il resto: piedi, anche, collo, testa, tutto sparisce nella
nebbia. È come quando 11bbiamo mal di denti: siamo cosl
presi dal male che non ci può interessare niente altro: non
, . . .
c e pm ne corpo, ne paesaggto, ne conversaziOne, ne spet-
, , � , , ,
.3 1 5
'
XXXVI
LA CONCENTRAZIONE INCONSCIA
'
'
cile da spiegare . .
'
. · Ci vuoi tempo per capire che quella che manca è la re
spirazione addominale e niente altro . . All'inizio noi\ si ar
riva ad. associare questo esercizio c�n il nome che lo desi
gna: kokyu, ossia respirazione: Ci sono persone che non
.3 1 6
capiscono mai questo rapporto e continuano a ricorrere alla
forza muscolare.
È una cosa furiosa la respirazione addominale!
Mare si è procurato uno shakuhachi, uno strumento giap
ponese a fiato. In pratica, si tratta di un pezzo di bambù
· forato. Nonostante l'apparenza primitiva, esso produce suo
ni straordinariamente sfumati se è suonato da un bravo
musicista. Quando Mare ha cominciato a suonarlo, non ne
usciva alcun suono, e per riuscire a produme uno gli ci so
no voluti mesi di sforzo. Nel frattempo ha imparato a soffia
re non con i polmoni, ma con il ventre. Ora suona alcuni
pezzi, quelli per i principianti. Cosa strapa, ogni volta che
suona lo shakuhachi deve andare di corpo, lui c.he era sem
pre stitico . Che rapporto c'è tra il movimento del colon e
la musica? Forse nessuno sa dare una spiegazione, ma Mare
lo sa per esperienza. Ha preso due piccioni con una fava.
Quando ho cominciato a imparare a recitare il No, fa
cevo solo vibrare le corde vocali. Un giorno il professor
H;osoda, che è anche (lmt1linistratore di una grande società
commerciale, mi disse: « Tocchi questa tavola con le dita ».
C'era un tavolo basso su cui veniva posato il testo: come
molti tavoli giapponesi, anche questo era costruito solida
mente su un telaio di legno, con quattro piedi, ma l'asse me
diano era sottile, cosl che risuonava quando ci si tamburel
lava sopra con le dita. Il maestro recitò un passaggio e l'as
se vibrò, ma io, per quanto gridassi, non riuscivo a otte
nere alcuna ' vibrazione. Eto scoraggiato.
Il maes�ro mi disse: « Non è questione di corde vocali,
ma dell'bara, del ventre ».
Ho impiegato più di due anni per imparare a recitare con
il ventre. Una volta alla settimana recito qualche piccolo
passaggio del No nel Katsugen-Kai, davanti a un pubblico
francese. Una sera recitai un pezzo che si chiama Unémé.
Una giovane mi chiese poi se il tema era il suicidio: era
esatto. Unémé è una cortigiana che crede di aver perso il
favore dell'imperatore e si butta in uno stagno per porre
fine ai suoi giorni.
« Che strano », mi disse la donna, « mentre l'ascoltavo
mi venivano le lacrime agli occhi. Mi chiedevo che cosa mi
poteva turbare in quel modo e mi è venuto subito in mente
•
m1o cognato )) .
La giovane aveva perso da poco il cognato, che si era sui
cidato con il veleno. Come aveva potuto intuire il senso del
317
..
.
pas�aggio·,· vi$to che io non avevo . spiegato niente prima e
che il mio testo ' era in giapponese, lingua che lei non co
nosceva affatto? La visualizzazione, dunque, si era trasmes
,sa direttamente, senza la mediazione delle parole.
In un certo senso Paikiqo può essere considerato un . mez
zo che, · per necessità tecnica, ci stimola a sviluppare la re
spir;lzione addominale senza la quale è impossibile la vi
sualizzazione.
Perché la respirazione possa trasmettersi dal ventre al
braccio per poi dirigersi, attraverso la punra delle ditl,l, ver-
so il cerchio immaginario, è· indispensabile che tutto il cor
po, e particolarrrt�nte Je $palle, sia ben decontratto. Ric0r� . .
diamo l'immagine . del tubo che lascia il ·passaggio libero al
liquido, al gas o all'aria, se non è schiacciato o otturato -in
qualche punto. È inevitabile che i principianti contraggano .
involontariamente la spalla non appena viene loro afferra-
to il polso. Eo si nota perché la spalla · si alza. Però lo nota
chi è spettatore, non il protagonista-principiante, che non
può certo vedere se stesso dalla necessaria distanza. .
La contrazione delle spalle dipende da fattori fisici e psi
chici e non si ritrova soltantò nell'aikido, ma anche nella
vi ta quotidiana. I Francesi alzano le ·spalle davanti ·a un
problema che li imbarazza, ma le riabbassano rapidamente •
. '
.318
vanti a quella. macchlna da pres�. Ma tutt'a un tratto si ri-
. corda di quello che gli ha detto Noguchi. Esegue quel mo
vimento e cominda a parlare. Dopo la trasmissione i colle
. ghl si congratularono con lui. « Soprattutto quel tuo gesto!
E stato formidabile, magnifico ! ».
Lui pensava; « Se sapessero che cosa provavo in quel
l'istante ... �>.
Parlare di decontrazione quando si parla di aikido scon
certa molte persone che, già piuttosto contratte in parten
za, per sentirsi bene hanno bisogno di contrarsi ancora di
più. Cercano se�pre un gran dispendio di energie fisiche.
Il mio aikido è chiamato aikido dolce. C'è gente a cui
piace, altri preferiscono l'aikido duro. Ho sentito fare al
cuni apprezzamenti: � Il vero aikido è quello duro ». Lo di
ceva uno che si è ritrovato con il polso rotto e bloccato per
un mese. Ognuno ha i suoi gusti. Io mi fermo se sento
che l'avversario è troppo rigido per poter cadere senza far
si male. So accomodare i polsi e anche le costole rotte, e
qvesto perché ho rispetto per 'l'organismo vivente. Dunque
evito di procurare rotture, ma se qualcuno le preferisce
troverà sicuramente insegnanti esperti anche in questo.
Una ragazza che viene da me ha detto alla madre di es
sere . stata promossa a un esame che faceva parte del suo
piano di studi proprio grazie all'aikido. Questo mi ha fatto
piacere perché significa che la capacità di concentrazione
della giovane è aumentata considerevolmente anche nel cam
po intellettuale.
Qualcuno forse immagina Ueshiba come un uomo d'ac
ciaio, ma io ho avuto di lui l'impression� esattamente op
posta. Era un uomo sereno, capace di una concentrazione
straordinaria, dalla risata sonora, con un incredibile senso
dell'humour. H0 avuto occasiqne di toccare i suoi bicipiti
e ne sono rimasto stupito: erano quelli di un neonato.
Proprio l'opposto della durezza.
Sembrerà strano, ma il suo aikido ideale era quello delle
ragazze. Per la loro costituzione fisica, le giovani non s,ono
capaci di contrarre le spalle quanto i giovani e perciò il loro
aikido è più scorrevole e naturale. Le donne però sparisco
no quando si sposano, mentre gli uomini continuano a fre
qt;�entare.
l)eshiba era · esattamente l'opposto dell'idea che gli Oc
cidentali si fanno di un atleta: spalle larghe, grossi bicipiti.
Incontrandolo per strada1 lo si sarebbe detto un vecchio
319
qualunque, al contt;ario di chi pratica il sumo o il catch
che può imporsi con la sua figura massiccia. Ueshiba era
decontratto e naturale, soprattutto durante il combattLmen
to. Non .faceva alcuno sforzo : questo suo atteggiamento pe- .
netrava nel mio inconscio come le gocce di pioggia in un
suolo arido, ma rendeva ancora più scettici gli spettatG:>ri ·
che già nutrivano riserve in merito. .
Da dove proveniva la forza sovrumana che gli si attribui
va? Non gli ho mai visto fare il minimo esercizio musco
lare. Spesso gli ho sentito invecé recitare i norito, che so
no invocazioni shinto agli dei. S'inchinava· rispettosamente
davanti all'altare, stava in ginocchio; seduto sui talloni, in
una corretta posizione giapponese. Scriveva con un P.ennel
lo, ·tutto avvolto in un'atmosfera serena· e dinamica che non
aveva certo niente a che vedere con quella che circonda
uno sportivo o un lottatore.
Ki wa chikara no daio. Il Ici è il grande sovrano delle
forze, ripeteva Ueshiba. La sua forza, infatti, non era una
forza, era il ki, quest'eccezionale potenza che si libera dal
l'inconscio in caso di pericolo e che esiste virtualmente. in
tutti gli uomini. , ·
.
320
.
321
Si conferisce .alle parole un'importanza primordiale a danno
di ogni altro tipo di attività. In effetti le parole comporta
no conseguenze più o meno compromettenti nel campo am
ministrativo, in quello giuridico e sociale, se non ci si sta
attenti. Il corpo, soprattutto nella sua parte inferiore, le
anche o il koshi, diventa rigido.
Marcel Mauss ci parla di questo fatto in un articolo pro
babilmente anteriore al 1934, intitolato: « Tecniche del
corpo » .1 ·
Il bambino si accovaccia normalmente. Noi non sappia
mo più accovacciarci. A mio avviso, è un'assurdità e una
inferiorità delle nostre razze, civiltà e società.
Mauss cita un'esperienza vissuta al fronte duran,te la pri
ma guerra mondiale. Gli Australiani (bianchi) con cui �i
trovava, potevano riposarsi sui talloni durante le soste,
mentre lui doveva restare in piedi.
La posizione accovacciata è, a mio parere, una posizioné
interessante che un bambino dev'essere /ibero di prendere.
Il più grande errore è quello d'impedirgliela. Tutta l'uma
nità l'ha mantenuta, eccetto le nostre società.
La posizione accovacciata presuppone l'agilità �elle an
che. Proprio facendo l'aikido io constato l'enorme differen
za che c'è tra Giapponesi ed Europei. Il Giapponese, che è
intellettualmente e linguisticamente meno strutturato, imi-
•
322
• accettato. Questo fu possibile perché il fatto successe in
Giappone dove un Europeo non rappresentava che un'infi
ma minoranza, allora. La mia situazione è diametralmente
opposta : non sono che una goccia d'acqua fra una schiac
ciante maggioranza di Europei per i quali la speculazione
intellettuale è abituale.
In questo contesto, ho deciso di portare le mie spiega
zioni oltre il limite al quale può giungere il razionalismo
occidentale.
323
XXXVII
IL NON-AVVERSARIO
324
l'errore. Si direbbe che l'Europeo ha, in media, un mag
gior bisogno istintivo di contrarre le spalle. I Giapponesi
non commettono spesso questo tipo d'errore ; ho incontrato
quindi qualche difficoltà e mi è tuttora un po' difficile fer
marmi continuamente per rettificare errori elementa�i.
In genere, il tipo 5 assimila le forme più facilmçnte de
gli altri. Esegue i movimenti secondo il loro ordine, senza
troppi errori . Ha i] senso deU'eserdzio fisico. Uno, due,
tre, quattro, uno, due, tre, quattro, e via di seguito. Il tipo
l , invece, ha costantemente bisogno di riferirsi al suo dos
sier immaginario: uno, e si ferma, riflette, cerca. Io aspetto.
Tutt'a un tratto, esegue i] due al contrario o i] tre senza
aver fatto il due. Uno ... riposo ... tre? No, non è giusto.
Uno ... riflessione. No, non è giusto. Il tipo 3 è pressoché
privo del senso del movimento. << Immagini che io faccia un
movimento in direzione della sua fronte, con la mano de
stra; lei pari il colpo alzando la sua mano destra, in modo
che le braccia s'incrocino. Va bene? » . Sì! È pronto? Allora
attacco. Dirigo la mano verso la sua fronte, ma lui non si
muove'. Ha Uf).O sguardo terrorizzato e perplesso, è incapace
di fare ùn gesto. Si trova in un mondo sconosciuto.
L'idea di praticare l'aikido senza alcuno scopo ripugna
agli spiriti strutturati. Sembra loro troppo illogico. Vogliono
sapere tutto prima: perché questo, perché quello. Il risulta
to dev'essere scontato: il potere e l'efficacia che possono
acquisire, il tempo che devono impiegare, il costo di un'ope
razione simile, eccetera. La valanga di film westerns-chop
shoui che inonda i cinema e la recrudescenza di atti di vio
lenza nei vari quartieri cittadihi non migliora certo la situa
zione. Non potrebbero disinibirsi un po' sporcando la to
vaglia di tbmato-ketchup? Oggi, il segretario s'incarica di
accompagnarli alla porta con cortesia e diplomazia. Se co
minciano a praticare l'aikido non riescono a continuarlo per
molto tempo.
A mio parere, la prima tappa è la presa di coscienza del
l'enorme distanza che intercorre tra pensiero e azione. Bi
sogna far capire che non è sufficiente comprendere per agi
re, specie in una società in cui predomina l'intellettualis.�po ...
« Leì è fiero dei suoi allievi, non è vero? » , mi chiede un
325
« Sì », gli risposi, < <'ammiro soprattutto la sua creati-
. '
vita.l » .
Ha provato tutte le combinazioni possibili, salvo la
•
gmsta.
Lo spostamento corretto dei piedi, il raddrizzamento del
la pastura non si ottengono in un giorno. Ci vogliono anni
solo per raddrizzare la pastura di qualche centimetro. Pa
stura destra, piedi allargati quanto occorre, quello anterio
re diretto avanti, quello posteriore ad angolo 'r ispetto al
l'altro, come per formare un triangolo equilatero, spalle de
contratte : ecco la visualizzazione del triangolo sul corpo. Bi
sogna mantenerla fino alla fine. Bisogna fissare .lo sguardo
in lontananza, imperturbabili, senza lasciarsi distrarre da
nulla.
« Non bisogna guardare né l'avversario, né il coltello, né
la sciabola » , ripeteva Ueshiba.
Come possiamo evitare di fissare l'attenzione su qualche
cosa che ci minaccia di pericolo imminente? È una richie
sta contraria a ogni logica conosciuta. Anche alla radio ci
ripetono continuamente: « Al volante, vedere bene è vi-
·
tale » .
Eppure le parole di Ueshiba contengono una verità sor- .
prendente: « Il vostro ki è assorbito dall'oggetto che state
guardando », spiegava. È proprio fissando l'attenzione che
si cade in trappola.
In occasione·di un esame ho visto un giovane che, contro ·
ogni sua volontà, metteva la testa proprio sotto il colpo del
bokken . Fortunatamente l'altro si è fermato in tempo!
Comunemente si pensa che non ci siano che due possi
bilità: o siamo attenti o siamo distratti. Nell'aikido l'atten
zione dev'essere concentrata sulla forma da visualizzare, per
esempio sul cerchio che stiamo eseguendo; non dobbiamo
lasciarci distrarre dalla presenza fisica dell'avversario o dal
la sua arma. Facile da dire ma non da eseguire.
Alla polizia di Tokyo insegnava un maestro di kendo che
era l'aggressività fatta persona. In una competizione è riu
scito a battere due avversari di seguito. Pensava che l'aiki
do di Ueshiba fosse un bluff, un abuso della credulità d�gli
altri e aspettava il momento di poterlo smascherare. Appro
fittimdo di una destinazione in un posto di lavoro nuovo,
gli disse: « Maestro, sto per cambiare impiego. Prima però
vorrei che .l . mi desse una lezione ».
'ei
326
Era una sfida mascherata, ma Ueshiba accettò: « Prenda
un bokken e mi attacchi » .
Cominciò a camminare tranquillamente nel dojo, senza
prendere nulla in mano. L'uomo era fuori di sé dalla rab
bia. Come osava Ueshiba esporsi con tanta noncuranza al
l'attacco avversario? Aveva finalmente l'occasione di rom
pergli la testa, ma, con tutto l'ardore della sua aggressività,
era incapace di assalire quell'uomo che pareva non fare at
tenzione a niente. Pur senza capire nulla dell' ;:�ikido, do-
vette ammettere che Ueshiba era un'eccezio.ne. ·
327
È bene che ci sia stato un Ueshiba per il quale non esi
steva nessun avversario, si trattasse di un sumo, di un esper
to in catch o di una moltitudine di persone, e nessun'arma.
fosse arma bianca o arma da fuoco. Per lui non esisteva
che il ki; non c'era che la respirazione che ingloba tutto
l'universo. Ma è un'illusione catastrofica pensare che sia
sufficiente apprendere qualche tecnica ben programmata per
raggiungere quel livello. Nei suoi ultimi anni, quando io
l'ho conosciuto, Ueshiba non ricorreva più a nessuna tec
nica definita. Faceva qualsiasi cosa. Bastava un dito, uno
sguardo, uno scuotimento di testa, un grido, qualsiasi cosa.
Ed era bello, sublime. Intorno a lui, invisibili ma reali, si
potevano percepire cicloni, tornados, onde sfrenate, eppure
io s€ntivo anche il cielo libero e sereno che si stendeva so
pra tutto. Ero colpito dalla grandezza di quel paesaggio
interiore, spalancato davanti ai miei occhi.
Io non sono che un mediocre praticante di aikido. La
mia mediocrità, però, ha un vantaggio pratico. Non è straor
dinariamente difficile arrivare al mio livello o superarlo. È
impensabile arrivare al livello di Ueshiba.
Il mio obiettivo immediato è recuperare la coscienza del
corpo, che si perde sempre più nelle società moderne, e aiu
tare le persone a respirare un po' più in profondità. Se
qualcuno arrivasse ad approfondire la respirazione così da
raggiungere lo stato del non-mentale e del non-corpo e da
navigare liberamente attraverso lo spazio e a tempo, m'in
chinerei davanti a lui come a un maestro.
Alcuni cercano nell'aikido la soddisfazione del loro desi
derio di potenza o un'utilità pratica. Una stessa cosa può
essere considerata in molti modi diversi e io ho un mio
modo di concepire l'aikido, così come posso e come voglio.
Il risultato del mio aikido non dovrebbe essere diverso da
quello del movimepto rigeneratore : la realizzazione del non
mentale e del non-corpo. È lecito essere cristiani o bud
dhisti, come si preferiscei così io non obbligo nessuno ad .
adottare il mio punto di vista; però voglio lavorare solo
con coloro che, prima o poi, potranno seguire la mia stessa
via. Non mi sento obbligato ad accettare chi ha tutt'altra
idea, sia che cerchi una tecnica, sia che tenda a un'efficacia
immediata. Pratico per il piacere di praticare, . senza scopo
alcuno. Non tento di complicare il mio piacere. Questo
atteggiamento permette di evitare le manovre brusche che
sono all'origine di non pochi incidenti nel mio lavoro. Se si
.328
'
329
sti rice�catori di potenza accolgono come una prova di effi
cacia e di virilità tutto quello che io considero un segno
di squilibrio. È impossibile proseguire il dialogo. ·
330
XXXVIII
LO SCORRERE DEL KI
33 1
traiettoria che compiremo. Il ki scorre seguendo questo
tracciato. C'è però anche un ki opposto, che ci trattiene:. il
.
nostro ambiente familiare, le noie da affrontare.. strada· fa
cendo, la mancanza di entusiasmo per il lavorò eccetera.
Siamo sempre alle prese con traiettorie diverse e con im
pulsi ditferenti. Spesso ci ritroviamo dispersi: non avanzia
'mo né indietreggiamo, non lavodamo né riposiamo vera-
mente, siamo immobilizzati dalla molteplicità delle traiet- .
torie che si annullano l'un l'altra. Può capitare che una di
esse diventi dominante, per esempio per urgente bisogno
di denaro. Un giorno, alla stazione centrale di Tokyo, No
guchi incontrò un maestro di cerimonia del ,tè che cono�ce
va bene. Era una persona molto ossequiosa · che iniziava
ogni incontro con un lungo preambolo, cominciando a par
lare del più e del meno. Quella volta, invece, si comportò
in modo del tutto differente. Chiese: « Dov'è il gabinetto,
per lavore? », e sparì precipitosamente senza neppure sa
lutal'e.
Chi ha fame non si ferma ad asc<;>ltare e _chi ha bisogno
•
non st arresta.
Si dke che certi progetti di legge, più o meno difficili,
vengano presentati proprio prima delle vacanze: siccome
la voglia di partire è grande, questi progetti passano con
maggiore facilità. Il ki scorre verso spiagge lon.tané.
Il problema nell'aikido è quello d'intensificare questo
' scorrimento, ma· come incanalare il ki verso una determi
nata dir�ziQne? Non è fadle corrie ci s'immagina anche se
lo si · fa costantemente senza neppure prestarvi attenzione.
Non sèrve a un granché parlate di cerchi e di triangoli:
sono troppo astratti. Così ci contraiamo in inutili sforzi per
eseguire qualcosa d'impossibile.
« Ma, signore mio, è contrarlo alla nostra educazione >>,
mi si dirà. « Né la psicologia, né l'anatomia, né la fisiolo-
gia c'insegnano cose del genere » . .
ondulatorie.
·
332
to sarà portato via da un ladro, dal vento o dall'acqua se
il proprietario non interverrà immediatamente. Possiamo
dire che tale situazione è caratterizzata dallo scorrere del
ki dalla persona verso l'oggetto, senza però precisare la na
tura della parola ki. Non si deve provarne l'esistenza og
gettiva.
Se l'esistenza del ki venisse provata con mezzi scientifici
rigorosi, direi che non si tratta più di ki: il fluido, il ma
gnetismo, l'energia o le particelle ondulatorie possono esi
stere nel presente, ma non risalire nel passato. Ricordiamo
ci invece che Napoleone con un piccolo discorso ha fatto
superare d'un balzo quattromila anni di storia. Tutto di
pende dalla situazione.
Il ki non ·è un problema di esistenza, ma di « mettersi in
una situazione » . Per questo è difficile, anzi impossibile, far
ne l'oggetto di studi scientifici . L'Occidente potrà ricono
scerlo più facilmente nel campo dell'arte. Stanislavsky ha
utilizzato bene l'effetto del « porsi in situazione » .
Se questo « porsi in situazione » è accettato perfettamen
te ed eseguito bene, si verifica lo scorrere del ki. · Se il gesto
viene eseguito con un'intensa visualizzazione della situazio
ne può essere esattamente lo stesso gesto che si fa con la
testa piena di idee astratte, di ipotesi o di teorie, ma il ri
sultato non è il medesimo. È questa la differenza tra un at-
• •
tore e un 1stnone.
Quando, nell'aikido, il ki scorre dal· soggetto A all'ogget
to B, l'avversario C, che tiene A per il polso, è proiettato
nella stessa direzione del ki. È travolto e raggiunge la cor
rente principale che va da A a B. Sono ricorso spesso a que
sta messa in scena psicologica. È la formula: « Mi trovo già
Il ». Quando l'avversario ti prende i polsi e ti blocca, come
nell'esercizio del kokyu da seduti, si pensa di dover spin
gere. Ma se si spinge !?avversario, ecco che questi esercita
tmmediatamente una resistenza. Spinta contro spinta: si
lotta. Diventa unà specie di sumo eseguito da seduti.
Con la formula : « Mi trovo già ll », invece, non c'è lotta.
Ci si sposta con gran semplicità. Si ruota su un ginocchio
per eseguire un mezzo giro, l'avversario è travolto da que
sto scorrere del ki e si riversa su un lato.
Basta molto poco però perché questo esercizio diventi
una lotta. Se introduciamo l'idea di vincitore e di vinto,
faremo sforzi eccessivi per conseguire il risultato che desi
deriamo e questo andrà a danno dell'armonia d'insieme.
333
Uno spinge) l'altro resiste abbassandosi esageratamente . e
serrando i polsi per contrastare· la spinta. Una pratica del
genere non servirà né aJl'uno né all'altro. È troppo mec-
c�m1ca.
. ,
335
'
3.3 6
Ha bicipiti grossi il doppio dei miei e pçsa circa novanta
chili. Mi tiene così forte che non posso muovermi."C he farò?
Pt:oiettarlo in aria prima di sedermi? Provo, ma senza riu
scirei, . perché è troppo pesante e forte.
Allora· divento bambino . .Vedo una bellissima conchiglia
sulla spiaggia e mi abbasso per prenderla. Dimentico Jean
che continua a str-ingermi da dietro (tecnicamente devo se
gnalare un particolare importantè: metto un piede in avan�
d per formare un angolo con l'altro piede, perché questa .
posizione è più concentra ta). Ecco lo scorrere del Ici, da me
alla conchiglia, mentre prima il ki era concentrato su Jean.
.
Lui, con tutti i suoi novanta chili, diventa leggero e cade
in avanti, passandomi sopra le spalle.
h
· Come si spiega c e, in una stessa situazione, con due dif
ferenti idee si ottengano risultati opposti? L'idea della
proiezione provoca la resistenza. Nel gesto del bambino, in
vece, c'è la gioià di raccogliere la conchiglia: dimentichiamo
la presenza dell'avversario. Dimenticare l'avversario, pur sa
pendo che c'è, non è facile. Più si cerca di dimenticare, più
ci. si pé.nsa. È la gioia dello scorrere del 'ki che mi fa , di-
men.tlcare tutto.
•
' .
'
337
XXXIX
UNIRSI E SEPARARSI
338
guarire i malati. Si assimila alle onde gr�vitazionali secondo
la teoria della relatività.
Si possono trovare molte altre spiegazioni : per esempio,
l'influenza degli astri.
·
339
' . i
A dire il vero, 'si agisce sempre nonostante la distanza. Se
fra due esseri non c'è interazione, è perché essi ·non s'inte
ressano l'tmo all'altro: Tutto dipende dal grado di .concen
trazione in se stessi, e non dalla distanza lineare.
Un.a madre si affretta a tornare a casà per:ché sa che il·
figlio la sta aspettando. Non se· ne. rende conto solo intel
lettualmente : lo sente, nonostante la distanza, aaticipa il
piacere di prenderlo in braccio, di stringerlo, di coprirlo di,
baci . Mentre è per strada, entra in contatto fisico con mol-
ta gente, per esempio nella metropolitana, ma questa vici- ·
e l 'amore.
' .
:3 40
deve scdprirla da solo. Posso dire solo questo : « Se fisica
mente state praticando l'a.ikido, ma con la mente andate al
l'ufficio che avete appena lasciato, al programma televisivo
: che vedrete la sera, al ristorante dove si mangia bene: è
impossibile per voi fare l'aikido. È necessario dimenticare
tutto il resto e questo è quello che io chiamo il « porsi in
. . .
st tuaz10ne ».
'
.
Da quando sono partito dal Giappone, sono state orga-
nizzate molte grandi riunioni del movimento rigenerator.e,
a Tokyo e altrove, dove si sono riunite più di duemila per
sone. Ci sono voluti ambienti molto· spaziosi, per esempio
lo stadio olimpico. È sorto il problema di come trasmettère
simultaneamente il segnale di partenzà a tutti i partecipapti.
Con l'altoparlante ci voleva troppo tetl;lpo perché l� voce
arrivasse ali� estremità dell'ambiente prescelto e inoltre si
. producevano risonanze fastidiose. Se si diceva: �< Inspira
te », si sentiva: « Ins-ins-ins-'pirate-ate- ate .. . » . Il problema
fu risolto installando altoparlanti in tutti gli angoli.
No.guchi ha un,a straordinatia capacità d'osservazione. Su
migliaia di partecipanti, lui riusciva a localizzare immedia
tamente coloro che avevano un leggero ritardo. Una volta
le. persone ammassate all'entrata, circa un centinaio, non
341
'
mca. .
All'inizio, Noguchi credeva di avere una dote particola
re, così come gli Occidentali credono che alcuni uomini
siano dotati di un magnetismo potente. Dopo però arrivò
alla conclusione che le cose non stavano affatto così: egli
ritiene che tutti abbiano queste possibilità, solo che le igno
ran_o. Si tratta di scoprirJe.. Le grandi riu.nioni sono l'occa
sione per fare questa scoperta .. Se l'inspirazione è ben.ese
guita, si verifica una fusione della sensibilità che ci permea
completamente.
Per fare comprendere l'importanza deli'inspirazione sin
cronizzata, q-gni tanto organizzo una specie di piccolo spet
tacolo< Vedrete che non si tratta di una cosa teorica, ma as
solutamente
' r�ale. Io recito la parte del padre. Mio figlio
Pietro _è scomparso da qualche giorno senza lasciar traccia.
Mia moglie e io l'abbiamo cercato dappertutto, presso gli
1 amici che frequenta di solito, nei granai, in fonqo ai fossi
dove potrebbe essere caéluto... Non ·riusciamo più a dor
mire per l'angoscia.. Mi serra il cuore l'idea che possa tro
varsi, morto, in qualche angolo nascosto. Giorno e notte'
non riesco a pensare che a lui. Mia moglie passa le ore a
letto, rifiutandosi di mangiare e di bere. Là situazione è
drammatica. I nostri pensieri sono totalmente assorqiti da
nostro figliò,
· ·
342
Apro le braccia e mi precipito verso di lui. Lascio a voi
immaginare il seguito. Pietro mi cade fra le btaccia, sin-
ghiozzaq.do.
·
tico non, c'è più niente. Non c'è più fusione di sensibilità
tra due persone. .
Ueshiba diceva s.pesso: « L'aikido è l'arte di unirsi e di
separarsi » . Quest'alternanza di unione e di separazione io
l'ho ottenuta con l'inspirazione e l'espirazione.
Cominciamo con l'inspirazione di chi è in posizione di
difesa (uso quest'espressione benché non ci siano parole o
espressioni che differenzino la posizione di chi si difende
da quella di chi attacca, nell'aikido), che fa scattare l'azione.
Alzo la mano e inspiro, mentre l'altro segue immediatamen
te il mio gesto e alza a sua volta la mano. Si veri,:fica una sin
cronizzazione dell'inspirazione da una parte e dall'altra e,
contemporaneamente, una coordinazione dei gesti.
Quest'interazione è, credo, una delle caratteristiche del
l'aikido. Non esiste né nel judo né nel kendo, dove ognuno
respira indipendentemente dall'altro, spiando l'occasione
per attaccare l'avversario. Sulle prime l'interazione non è
evidente: si eseguono soltanto àlcuni gesti già imparati. Fi
nisco cosl per notare che anche i gesti sono coordinati: se
io alzo il bokken, anche l'avversario alzerà il suo contempo
raneamente. Nel kendo, invece, non si è tenuti a rispettare
questa torma convenzionale. Se uno alza lo shinai, l'altro
può rispondere muovendo il ventre orizzontalmente.
Perché mai nell'aikide troviamo . gesti identici, corrispon
denti tra loro? D'altronde non è possibile domandare al
l'avversario: sarebbe tanto gentile da alzare la mano quan
do la alzo io, per favore? Perché quel fenomeno si verifichi
dev'esserci una forza che costringa l'altro a muoversi cosl
343
come lo si desiderà. Ho trovato questa forza nell'inspira
zione che precede l'azione. Una volta raggiunta la fusione e
iniziata l'azione, si passa all'espirazione che permette lo
scorrere del ki. Ed ecco la proiezione e altri fenomeni con
siderati come l'espressione visibile della tecnica.
In base alla mia esperienza, posso dire che la respirazio
ne è il fondamento dell'aikido. Rispetto a essa ci sono due
possibili atteggiamenti: l'uno che la considera come uno
degli ingredienti necessari alla tecnica; l'altro che considera
la tecnica come un mezzo per approfondire la respirazione.
Il primo atteggiamento segue un'ottica sportiva: ovvia
mente un uomo che abbia ' superato i sessant'annj può esi
mersene. Per il secondo, invece, non vedo limiti d'età, fatta
eccezione per i ragazzi troppo giovani. Ueshiba praticava . a
ottantacinque anni . Penso anzi che più si va avanti negli
anni, più si è in grado di capire l'importanza immensa del
la respirazione, che infatti può prescindere facilmente dal
quadro · fisico al quale siamo l�gati.
'
344
XL
;,
•
LA VIA DELLA SPOLIAZIONE
345
dere? Perché il Maestro dice « che bisogna tenere la corda
come un bambino tiene le dita che gli vengono porte? ». Se
è. solo un gioco da bambini perché gli si vuole attribuire
un valore spirituale? Perché bisogna eseguirlo senza pen
sare, senza proporsi uno scopo, mentre si desidererebbe im
pegnarcisi con tutta la sincerità del proprio cuore? Perché
un'azione compiuta senza riflettere può trasformarsi in un
problema di vita o di morte? « Liberatevi da voi stessi »,
dice il Maestro, « lasciate indietro tutto ciò che siete, tutto
ciò che sapete, in modo che di voi non resti più niente,
solo una tensione senza scopo ».
« Dunque io dovrei intetn.ionalmente spogliarmi di ogni
intenzione?' », si chiede Herrigel.
Questi problemi tormentavano già allora l'intelletto di
un Occidentale. Ma se abbiamo optato per la spoliazione, ci
sembreranno futili, inutilmente complicati. Se l'abbiamo ri
fiutata (e ne abbiamo ogni diritto), sono problemi seri.
Perché abbandonare tutto quanto abbiamo appreso, dall'in
fan�ia a ora? Il valore di un uomo non sta forse nello sfot··
zo che ha compiuto e in quello che compirà? Lo sforzo è
valido nella misura in cui ci è possibile farlo. Ma c'è un
problema che precede lo sforzo: ci si disperde anche con
tro la nostra volon tà, ci si snerva e si fa il contrario di
queJlo che si vorrebbe. Si può essere schiacciati dall'idea
stessa dello sforzo. Diventa una situazione davvero aber
rante se ci si deve sforzare di còmpiere uno sforzo.
Ed ecco che arrivo a un proverbio francese: L'argent
vient en dormant (l soldi vengono mentre si dorme).
C'è un'incredibile saggezza in questa sentenza. Ho un
sospiro di sollievo: non tutto è perduto. Ci sono possibilità
di non incontrare in Europa solo tecnocrati.
Qualche anno fa un tizio mi disse: « Lei non riuscirà
mai in questo modo. Bisogna fare uno sforzo per attrar
re la gente. Perché si va in chiesa? Perché d sono i preti
vestiti di ricchi brocca ti, ci sono musica e canti, parole
buone, promesse di paradiso e minacce dell'inferno. In ca
so contrario nessuno si disturberebbe ad andarci. Come
vuole che qualcuno venga, se lei non fa niente? ».
A suo modo, aveva certamente ragione. Spesso sono sta
to criticato per questo, ma non voglio cambiare né i miei
principi né il mio modo di agire. Non voglio forzare nes
suno a prendere una decisione, né seducendo né minac
ciando. Non voglio che vengano prima che il loro diapason
346
interiore vibri. E anche quando vengono spontaneamente,
resto scettico: che cosa vengono a cercate? Finché cercano
di ottenere ,qualche cosa, non otterranno niente.
Un uomo rivolge una fervida preghiera alla divinità pro
tettrice perché i suoi desid,eri vengano esauditi. La divinità
appare: « Che cosa vuoj? ».
« Vorrei un'immensa ricchezza, una ricchezza inestingui
bile ».
« Uavrai ». .
E in effetti la ottiene, ma si ammala. Il suo cuoco gli
prepara cibi prellbati, ma lui · non ne sopporta neppure la
vista. Ha case un po' dappertutto, ma ha anche .le gambe ·
paralizzate è non sopporta gli spostamenti. « Non è giu
sto », dice, << ora che ho tutto non posso <lpprofìttarne >>.
Invoca allora la divinità che gli dice: « Ricordati quello che
hai chiesto. Ora ce l'hai. Di