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CONSERVATORIO DI MUSICA ‘G. PUCCINI’ – LA SPEZIA

Biennio di secondo livello per la formazione dei docenti nella classe di concorso
di Strumento Musicale (A77) a.a. 2010-2011

I PRIMI APPROCCI ALLO STUDIO DELLA CHITARRA

Tesi di Marco Roselli

Relatore Prof. Fabio Renato d’Ettorre


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INDICE

INTRODUZIONE…....……………………..…………….……...…….….……....pag.3

1. IL METODO D’INSEGNAMENTO NELLA DINAMICA INSEGNANTE -


ALUNNO.……….…….………………...………………………...…....................pag.4

2. I METODI DELL’OTTOCENTO…………...…………………….………...….pag.7

2.1 Carulli, Aguado, Giuliani……………….…………………………...…pag.7

2.2 Il trattato di Fernando Sor……………….……………….……………pag.11

3. I METODI MODERNI………………………………….……………………..pag.24

3.1 La chitarra tra romanticismo e neo-classicismo….………...………....pag.24

3.2 La figura di Andres Segovia………………….…………...…………..pag.24

3.3 Il trattato di Angelo Gilardino…………………………...……………pag.26

3.4 Altri metodi del Novecento…………………………..……………….pag.30

4. L’INSEGNAMENTO DELLO STRUMENTO NELLE SMIM………………pag.32

CONCLUSIONI…………………………………………………………...……..pag.49

BIBLIOGRAFIA………………………………....……………………...……….pag.52
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INTRODUZIONE

Parlare di musica e di pratica musicale nella scuola implica soprattutto mettere al


centro della ricerca metodi e didattica dell’insegnamento dello strumento musicale
senza prescindere da un’attenta analisi della realtà territoriale dell’insegnamento dello
strumento musicale nella scuola dell’obbligo. Vi è un elevatissimo interesse da parte
delle scuole per le attività musicali ed un’ampia partecipazione degli studenti che
hanno colto in esse l’importanza per il processo educativo e per lo sviluppo della
socializzazione. Questa impennata d’interesse è da attribuirsi sicuramente alle attività
svolte nelle SMIM dalla fine degli anni settanta (periodo in cui è nata, attraverso il
Decreto Ministeriale del 3 agosto 1979, la sperimentazione musicale nella scuola
media) ad oggi, e in gran parte alla novità dell’offerta didattica da parte delle scuole.
Ma l’accentuato interesse è dovuto anche al fatto che le famiglie hanno compreso –
almeno in buona parte del territorio nazionale - l’importanza della disciplina musicale
per la formazione della persona e del suo bagaglio culturale nonché l’efficacia
dell’attività musicale per la scoperta delle proprie attitudini, delle aspirazioni e delle
capacità espressive e di relazione con gli altri. Questa tesi è rivolta in particolare ai
docenti di chitarra delle SMIM, ciò non toglie che possa essere di aiuto ad insegnanti
di altri strumenti e ai docenti in genere. Nella mia disamina analizzerò testi di didattica
chitarristica sia dell’Ottocento che del Novecento, non esclusi articoli pubblicati su
libri e riviste del settore. Non ho la presunzione di creare le basi per un trattato
d’insegnamento di tecnica chitarristica ma la volontà di dare degli spunti di riflessione
sui diversi possibili approcci allo studio dello strumento ‘chitarra’. Ed è proprio sul
concetto di differenziazione che vorrei puntare il mio lavoro. Nella scuola di oggi, in
modo speciale nell’insegnamento della pratica musicale, è necessario creare e saper
plasmare percorsi d’insegnamento differenti in base all’utenza con cui si ha a che fare.
Il sistema scolastico ci porta a rapportarci con soggetti molto diversi fra loro: ragazzi
con forti predisposizioni alla musica ma anche ragazzi con molte difficoltà. Il buon
insegnante deve essere in grado di andare oltre i metodi e gli schemi accademici con
cui si è formato per riuscire a creare interesse, partecipazione e profitto in tutti i
ragazzi che seguono il percorso musicale sperimentale nelle SMIM.
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4. L’INSEGNAMENTO DELLO STRUMENTO NELLE SMIM

Con l’inizio del nuovo secolo vediamo definirsi la pratica musicale nella Scuola
Secondaria di I grado. Il 6 agosto 1999, il ministero della pubblica istruzione emana il
Decreto n.201 con l’intestazione: “Corsi ad indirizzo musicale nella scuola media –
Riconduzione e ordinamento – Istituzione classe di concorso di “strumento musicale”
nella scuola media”. Finalmente trova realizzazione la ormai consolidata
sperimentazione dell’insegnamento di strumento musicale nella scuola secondaria di I
grado dal lontano decreto del 1979. L’insegnamento di strumento musicale costituisce
l’integrazione interdisciplinare e l’arricchimento dell’insegnamento obbligatorio
dell’educazione musicale. Viene creata la classe di concorso numero 77/A e la
disciplina “Strumento musicale” entra a far parte dell’elenco delle materie curriculari
del triennio. Gli strumenti coinvolti sono dodici: flauto, oboe, clarinetto, saxofono,
fagotto, corno, tromba, chitarra, arpa, pianoforte, percussioni, violino, violoncello e
fisarmonica. Qui di seguito è riportato così come presente nel decreto, il punto 7
riguardante le indicazioni programmatiche:

“7. STRUMENTI MUSICALI E INDICAZIONI PROGRAMMATICHE


Il perseguimento degli obiettivi sotto indicati si articolerà sia in attività individuali sia
in attività collettive ( piccoli gruppi, musica d'insieme ): le abilità via via raggiunte
andranno utilizzate sin dai livelli più elementari con finalità espressive e
comunicative, e consolidate attraverso l'integrazione di conoscenze acquisite
nell'ambito della teoria musicale e della lettura ritmica e intonata. Tali conoscenze
potranno essere assunte in percorsi temporali diversi da quelli necessari al
raggiungimento degli obiettivi degli specifici insegnamenti strumentali.
La successione degli obiettivi verrà stabilita dagli insegnanti in modo da determinare
un percorso graduale che tenga conto delle caratteristiche e delle potenzialità dei
singoli alunni.
I contenuti fondamentali dovranno essere selezionati tenendo conto dell'approccio
agli stili e alle forme, e della distinzione dei linguaggi.
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Esercizi e studi finalizzati all'acquisizione di specifiche abilità tecniche possono


rientrare nel percorso metodologico e didattico di ciascun insegnante che terrà
comunque conto delle innovazioni della didattica strumentale.

CHITARRA
• padronanza del tocco appoggiato e libero della mano destra e relative capacità
di variarne gli aspetti dinamici e timbrici;
• esecuzione d'arpeggi di vari tipi anche con posizioni accordali di mano sinistra;
• utilizzo e controllo delle note simultanee con e senza il pollice;
• conoscenza ed uso degli accordi nelle tonalità più agevoli anche con
l'inserimento del barrèe;
• conoscenza ed utilizzo consapevole delle posizioni dalla prima in avanti;
• uso consapevole della diteggiatura di entrambe le mani;
• esplorazione ed utilizzo delle possibilità timbriche e dinamiche dello strumento
(pizzicati, glissandi, armonici, percussioni, suoni legati-staccati, ecc...).

Alla fine del triennio gli allievi dovranno saper eseguire con consapevolezza brani
solistici e d'insieme appartenenti a diversi generi, epoche, stili, di difficoltà tecnica
adeguata al percorso compiuto.”
Il livello minimo che l'allievo dovrà aver acquisito prevede la capacità di eseguire
brani solistici nelle tonalità più agevoli, almeno a due voci, anche con semplici cambi
di posizioni, contenenti le principali figurazioni ritmiche.” 8

Rispetto ai programmi delle scuole medie annesse ai Conservatori, questo decreto


porta con sé un ridimensionamento degli aspetti tecnici e nozionistici per privilegiare
l’aspetto orientativo dell’insegnamento su quello formativo. Per permettere un
rapporto più diretto fra docente ed allievo, al fine di favorire la crescita della pratica
strumentale, le lezioni vengono svolte nel pomeriggio, al di fuori del gruppo-classe, e
con gruppi di ragazzi che non superi i tre alunni. Il docente lavora quindi isolato dagli

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8
Decreto Ministeriale 6 agosto 1999, n.201, Ministero della Pubblica Istruzione
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insegnanti delle altre materie e riesce ad instaurare un rapporto più confidenziale con i
ragazzi: nel corso dei consigli di classe saranno molto utili le considerazioni che gli
insegnati di strumento faranno sui ragazzi perché ne evidenzieranno ai colleghi aspetti
nascosti e profondi. Prima di iniziare le lezioni pomeridiane, è necessario stilare una
programmazione nella quale siano chiari gli obiettivi delle lezioni, in osservanza al
decreto del 1999, indicando i testi che si adopereranno, gli obiettivi generali che ci si
prefigge ed anche una programmazione sintetica dei tre anni:

“Premessa
La chitarra non è uno strumento di facile approccio per l’allievo cui è destinato
questo percorso di studi. Nella maggior parte dei casi vi sono difficoltà evidenti
nell’assumere in primis la corretta impostazione che risulti comoda ed efficace per i
movimenti che si andranno ad eseguire. Il particolare sforzo che compie l’allievo
nell’utilizzare entrambe le mani non si limita soltanto alla forza di pressione ma anche
alla coordinazione mentale di entrambe. Ulteriore sforzo deve essere compiuto nello
stabilire la corrispondenza suono – segno cioè portare il ragazzo, una volta preparato
per la lettura della notazione sul pentagramma, ad avere padronanza della posizione
delle note sulla tastiera.

Obiettivi Generali:
• Corretta impostazione strumentale con particolare attenzione alla posizione
della schiena e degli arti;
• Capacità di lettura autonoma e di esecuzione di semplici composizioni musicali
eseguibili nelle prime posizioni della tastiera;
• Capacità d’interpretazioni agogiche, timbriche e dinamiche;
• Uso ragionato di entrambe le mani;
• padronanza del tocco appoggiato e libero della mano destra e relative capacità
di variarne gli aspetti dinamici e timbrici;
• esecuzione d'arpeggi di vari tipi anche con posizioni accordali della mano
sinistra;
! $&!

• utilizzo e controllo delle note simultanee con e senza il pollice;


• conoscenza ed uso degli accordi nelle tonalità più agevoli anche con
l'inserimento del barrée;
• conoscenza ed utilizzo consapevole delle posizioni dalla prima in avanti;
• esplorazione ed utilizzo delle possibilità timbriche e dinamiche dello strumento
(pizzicati, glissandi, armonici, percussioni, suoni legati, staccati, ecc...).
• Alla fine del triennio gli allievi dovranno saper eseguire con consapevolezza
brani solistici e d'insieme appartenenti a diversi generi, epoche, stili, di
difficoltà tecnica adeguata al percorso compiuto.
• Il livello minimo che l'allievo dovrà aver acquisito prevede la capacità di
eseguire brani solistici nelle tonalità più agevoli, almeno a due voci, anche con
semplici cambi di posizioni, contenenti le principali figurazioni ritmiche.

I anno
! Presentazione dello strumento e suo funzionamento (parti della chitarra);
! Impostazione della mano destra e della mano sinistra. Illustrazione delle diverse
tecniche di produrre un suono (unghie, plettro, ecc..);
! Corde a vuoto (esercizi elementari di coordinazione) e qualità del suono;
! Scala Naturale e note naturali in prima posizione. Giochi d’insieme a carattere
improvvisativo;
! Lettura di piccoli brani melodici a carattere monodico e brani di musica
d’insieme;
! Esecuzione di melodie accompagnate da bassi con le corde a vuoto;
! Semplice musica d’insieme per duo o trio di chitarre.

II anno
! Applicazione sullo strumento delle basi della notazione;
! Studio dei 120 arpeggi di Giuliani, esercizi di coordinazione e scale nelle
tonalità più agevoli;
! Studi e preludi selezionati per affrontare le seguenti problematiche: arpeggi,
studio a posizioni, melodie accompagnate, scale e accordi;
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! Nozioni di analisi musicale di base;


! Nozioni di storia della chitarra;
! Studio di brani dal repertorio rinascimentale;
! Studio di brani tratti dal repertorio ottocentesco;
! Studio di brani tratti dal repertorio popolare-moderno;
! Cura dell’aspetto interpretativo;
! Musica d’insieme per duetti di chitarre o duetti con chitarra.

III anno
! Esercizi di tecnica e coordinazione;
! Conoscenza della tastiera almeno fino al VII tasto conseguita grazie alla pratica
strumentale di studi scelti dal repertorio ottocentesco e contemporaneo;
! Nozioni di analisi musicale di base e di storia della chitarra;;
! Studio di brani dal repertorio rinascimentale;
! Studio di brani tratti dal repertorio ottocentesco;
! Studio di brani tratti dal repertorio contemporaneo;
! Studio di brani tratti dal repertorio popolare-moderno;
! Cura dell’aspetto interpretativo;
! Musica d’insieme per duetti di chitarre o duetti con chitarra.”

Credo che gli aspetti che ho presentato fino ad ora siano condivisibili da qualsiasi
docente. Un discorso particolare va fatto per quel che riguarda i testi da utilizzare.
Quelli che sono stati scritti dopo l’inserimento della classe di strumento nelle scuole
medie sperimentali, divenute SMIM, non hanno nulla a che vedere con i metodi da me
citati nei capitoli precedenti. In questo contesto e per queste prime fasi della didattica
chitarristica non è opportuno utilizzare i metodi dell’Ottocento a causa della loro lacuna
più grande che è nella mancanza, nel percorso formativo in essi tracciato, di gradualità e
di passaggi intermedi: il salto dalla teoria musicale e dallo studio delle note sulla tastiera
sino ai brani di una certa complessità è enorme. In tutti i metodi dell’Ottocento non
viene trattata la fase in cui l’allievo prende una graduale confidenza con lo strumento.
Fortunatamente negli ultimi trent’anni i chitarristi si sono imposti di risolvere questo
problema e sono nati testi di grande successo editoriale.
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... Un metodo di
recente uscita mi ha colpito molto per gli argomenti che tratta: è “Il mio primo libro di
chitarra” di Alessandro Petrosino. L’autore non lo presenta come un vero e proprio
metodo ma come un manuale rivolto ai principianti e agli alunni delle SMIM. Esso
tratta argomenti specifici come le parti della chitarra, la postura allo strumento e la
posizione delle mani, la teoria e il solfeggio, la tecnica chitarristica, la storia di
chitarristi famosi e l’importantissimo settore della musica d’insieme. Questo testo
propone, dopo una diecina di pagine teoriche sullo strumento, la postura e la scrittura,
esercizi sulle corde a vuoto e le note in prima posizione, gli arpeggi con corde a vuoto
ed elementi di tecnica sulle legature e le scale. In ordine progressivo affronta i vari
aspetti della tecnica che saranno utilizzati nell’esecuzione delle melodie e degli studi
proposti. Dedica una sezione apposita allo studio dei bassi della chitarra ed una sezione
dedicata agli studi esposti in ordine di difficoltà progressiva. Dedica anche una parte del
manuale alla musica d’insieme dove raccoglie arrangiamenti di brani per duo, quartetto
e sestetto. L’esperienza che l’autore ha maturato nel corso dei suoi anni da docente ha
portato a dedicare una sezione agli accordi in vista delle lezioni di musica d’insieme a
cui partecipano tutti gli strumenti di tutte le classi per suonare e socializzare. In quasi
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tutte le scuole è presente un’orchestra che gli insegnanti formano, peraltro creando
appositamente un repertorio da proporre ai saggi, e nella maggior parte dei casi alla
chitarra viene affidato il ruolo dell’accompagnamento musicale realizzato perlopiù con
accordi e arpeggi. Ritengo dunque fondamentale lo studio degli accordi e della ritmica
d’accompagnamento per due motivi: da un lato l’effettiva utilità nella pratica
chitarristica, dall’altro la soddisfazione per l’allievo che potrà utilizzare questo tipo di
insegnamenti anche per riprodurre le proprie canzoni preferite. Può risultare inefficace,
con alunni “difficili” o troppo poco interessati allo studio della chitarra in veste
solistica, proporre di studiare brani accademici ottocenteschi, meglio indirizzare lo
studio verso una tecnica più “spendibile” e di più rapida soddisfazione. Ritengo che non
vada in alcun modo sottovalutata la grande portata formativa ed educativa della musica
d’insieme e ritengo utile inserirvi anche la tecnica delle scale e degli arpeggi, specie
all’interno di un piccolo ensemble di chitarre. La differenza di approccio dei testi
moderni rispetto ai metodi dell’Ottocento è notevole. Nelle prossime pagine inserisco
alcuni esempi ...
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“Il mio primo libro di chitarra”, Alessandro Petrosino.


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CONCLUSIONI
Nella mia esperienza personale ho scoperto che dopo aver conseguito il diploma di
strumento, malgrado le conoscenze acquisite, non ero ancora pronto a svolgere
un’attività didattica. Materie fondamentali quali la psicologia e la pedagogia non sono
presenti nel tradizionale corso di studi di conservatorio. L’argomento è cosa nota, i
programmi ministeriali non erano stati ancora aggiornati, ma fortunatamente è stato
scritto molto sull’insegnamento dello strumento ed è possibile documentarsi a dovere.
Nell’affrontare l’insegnamento della chitarra non possiamo non tenere conto del fatto
che lo strumento si presta ai più svariati generi musicali. Come non c’è un solo modo
di parlare allora non c’è un solo modo di suonare. Gli stili musicali sono diversificati
fra loro come sono diversificati i popoli: le persone, fortunatamente, sono tutte
differenti. Diversità di individui porta a diversità di apprendimento. La strada che
l’insegnante deve seguire non può non tenere conto della diversa natura di ogni
persona. Ci troveremo di fronte ad allievi dallo spiccato senso ritmico, ad allievi con
un orecchio musicale predisposto ma anche ad allievi poco portati alla pratica
musicale, vuoi per disinteresse vuoi per poco impegno. Per esperienza personale posso
affermare che l’insegnante, come il genitore, è in buona parte responsabile anch’egli
della crescita e della formazione del ragazzo. Tutti sono capaci di apprendere la
materia in relazione alle proprie capacità, è compito dell’insegnante capire quali sono
tali capacità e estrapolarle al massimo. Uno dei sistemi che adotto nel mio
insegnamento è un dialogo intenso con gli allievi sui temi più diversi, per entrare in
confidenza con loro e capirne gusti e modi di fare. Bisogna creare una comunicazione
a due sensi altrimenti non ci sarà possibilità di educazione. Nelle prime lezioni, infatti,
quando mi si presenta un allievo o una classe di allievi nuovi, cerco subito di
instaurare un rapporto di reciprocità fra me e loro per accrescere la fiducia degli allievi
nella nostra relazione e rendere quindi più efficace il mio insegnamento. Ritengo
importante inoltre non adottare strategie didattiche fisse e invariabili per tutti: il
metodo che adotto è quello di non usare un Metodo. Nelle prime lezioni bisogna
spiegare bene la postura e la corretta impostazione delle mani. Per questo aspetto mi
rifaccio all’insegnamento gilardiniano dell’impostazione, spiegando sempre le ragioni
delle mie proposte. Rendere evidente il perché di ogni principio è un’arma vincente, fa
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ragionare gli allievi e spesso nascono discussioni interessanti. Purtroppo utilizzare i


metodi ottocenteschi sui quali noi tutti abbiamo studiato non sembra una strada
percorribile se non in qualche utilizzo occasionale. Bisogna dare all’allievo quello di
cui ha bisogno, proporre brani musicali che non siano troppo distanti dal suo mondo
culturale, in modo da tener vivo il suo interesse per la musica suonata. Per esperienza
personale ho constatato che i ragazzi hanno bisogno di suonare insieme, di fare
gruppo, di creare e rispettare le loro gerarchie interne; per questo motivo la musica
d’insieme dovrebbe a mio avviso anticipare la pratica solistica. Spesse volte lavoro
con gruppi di allievi per favorire il confronto e lo scambio, e rendere più divertenti
anche i diversi aspetti della tecnica: lo studio delle scale maggiori, minori,
pentatoniche, esatonali risulta più accattivante se fatto in gruppo. Un
accompagnamento in 4/4 può accompagnare l’esecuzione di scale; si può giocare con
gli accenti ritmici dei tempi composti, presentare un accompagnamento dal sapore
blues, jazz o latino, arpeggiato o come si preferisce, alternare gli stili in modo da
abituare gli allievi a sentire le differenze ritmiche e stilistiche. In tal modo essi si
abituano all’ascolto e al riconoscimento degli accenti anche durante le loro stesse
esecuzioni, anche se ovviamente dobbiamo preoccuparci che tale accompagnamento
non li distragga dall’esercizio che stanno eseguendo. In questa fase di studio ritengo
molto utile giocare con l’improvvisazione e fare ricorso anche a sistemi di scrittura
alternativa. Ho scritto qualche esercizio utilizzando una scrittura non convenzionale:
nell’esecuzione si toccano solamente le corde a vuoto per prendere confidenza sia con
la postura con lo strumento sia con l’uso della mano destra. Si possono inserire
arpeggi, effetti di rasguedao, tambora, chaschido e qualsiasi altro. Nella situazione in
cui mi sono trovato ad insegnare c’è bisogno di stimolare la creatività e l’interesse dei
ragazzi; queste che ho riportato non sono soluzioni accademiche ma ritengo possano
essere utili a chi voglia trovare vie alternative al “testo tradizionale”. La musica
d’insieme merita un discorso a parte. A mio avviso questa dovrebbe costituire la parte
fondamentale delle lezioni di strumento, in una classe di scuola media: non potendo
dedicarci individualmente ad ogni alunno, visti i problemi di esubero di allievi rispetto
alle ore a disposizione, dobbiamo sfruttare il più possibile le potenzialità che la musica
d’insieme può offrire. E’ provato dall’esperienza sul campo che tale pratica genera
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stimoli, crea socializzazione, dialogo, competizione e aiuta molto l’insegnante nel suo
lavoro. In queste occasioni si possono utilizzare degli arrangiamenti di ottimo effetto
anche semplicemente suddividendo le parti strumentali di un brano scelto. Distribuire
le parti di un pezzo a due o tre voci può essere il mezzo per far comprendere la
polifonia e per far eseguire musica più complessa o anche solo più gradevole. Il
docente deve essere come un sarto che cuce un vestito su misura. I ragazzi non
vogliono suonare musica distante dal loro tempo; capita spesso che essi richiedano di
imparare le colonne sonore tratte dai film o le nuove hit delle radio. In seguito a
richieste insistenti da parte di alcuni alunni, mi è capitato di arrangiare diversi brani
pop/rock da affiancare al normale programma del corso. Ho capito che la musica
d’insieme avvicina i ragazzi l’uno all’altro; tutti si aiutano, si confrontano e trovano
gratificazione nell’essere parte del gruppo e nel riuscire da subito a creare musica. Il
fare musica è la prima arma strategica per incentivare lo studio dello strumento.
Bisogna saper creare melodie inedite, trovarne di insolite e/o arrangiare brani e
melodie note anche assecondando i gusti dei ragazzi. Bisogna infine essere da subito
disposti a suonare con gli allievi, per incrementare il senso di reciproca collaborazione
nel lavoro collettivo, in modo da favorire una crescita sul piano della socialità oltre che
sul piano musicale, in sintonia con le più vaste finalità della scuola media.
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BIBLIOGRAFIA

Metodi Ottocento
- Carulli, F., Metodo complete op. 27 a (1810-11), reprint Spes, Firenze 1981
- Giuliani, M. Studio per la chitarra, Opera prima (1812), in The complete studies for
guitar, B.Jeffery, Tecla, London 2002
- Sor, F. Method for the Spanish guitar, Merrick, London 1832. Cfr. trad. it di
L.Kokkoliari, ed.Suvini Zerboni, Milano 1996-1997
- Aguado, D., Nuevo Método para Guitarra 1843, (Jeffery) reprint Chantarelle,
Heidelberg
Altri metodi di: G.Merchi, F.Molino, M.Carcassi, L.Legnani, J.K.Mertz

Metodi Novecento
- E.Pujol, Metodo Razionale (4 voll.). Basato sui principi della Scuola di Tarrega,
Ricordi
- A. Carlevaro, Serie didactica (quattro quaderni), Berry, Buenos Aires 1966-79
- C. Duncan, The Art of Classical Guitar Playing, USA, Summy-Birchard, 1980
- Gilardino A., La tecnica della chitarra – fondamenti meccanici, Berben, Ancona
1981
- Shearer, A. Learning the Classic Guitar, Mel Bay, Miami 1990
- Chiesa, R., Tecnica fondamentale della chitarra, voll. 3, S.Z., Milano
- Glise, A., Classical Guitar Pedagogy—A Handbook for Teachers University
textbook. Mel Bay Publications, 1997.
Altri metodi: M.Storti, B.Tonazzi, S.Tennant

Libri:
-E. Allorto/R. Chiesa/M. Dell’Ara/A. Gilardino, La chitarra, EDT, Torino 1990.
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Libri non citati:


-Johannella Tafuri/Gary E. McPherson, Orientamenti per la didattica strumentale -
dalla ricerca all'insegnamento, LIM, Lucca, 2007.
-Maurizio Colonna, Il chitarrista classico contemporaneo, Franco Muzzio Editore,
Padova 1988.
-Mauro Storti, La didattica chitarristica, Casa musicale eco, Monza 2010
- AA.VV., The Cambridge Companion to the Guitar, C.U.P., Cambridge 2003

Articoli da Il Fronimo:
-Antonio Borrelli, Appunti sulla didattica: la chitarra e i bambini, Fronimo n° 86
gennaio 1994
-Elio Galvagno, Il metodo Suzuki e la chitarra, Fronimo n° 87 aprile 1994
-Elio Galvagno, Il metodo Suzuki e la chitarra (II), Fronimo n° 88 luglio 1994
-Davide Donelli, Una chitarra, molte culture, Fronimo n° 89 gennaio 1994
-Alberto La Rocca, Didattica della chitarra: Riflessioni sull'avvio alla pratica
strumentale, Fronimo n° 90 gennaio 1995
-Claudio Lagomarsini, Il metodo Kodály e la chitarra, Fronimo n° 91 aprile 1995

Partiture da Guitart:
-Giorgio Signorile, Dolce Inverno per Ensemble di cinque chitarre, n° 60
ottobre/dicembre 2010.

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