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Michelle Kalinski
Con una incidenza nel corso della vita tra il 2% e il 5%, l’attacco epilettico è
un disturbo comune tra i pazienti che si recano presso i DEA, rappresentando
almeno l’1% delle visite totali erogate in tali sedi. Gli attacchi epilettici possono
presentarsi in differenti modi, tra cui singoli eventi isolati, crisi ricorrenti e lo
stato epilettico. Lo stato epilettico è stato definito in vari modi. La definizione più
completa contempla la presenza di un attacco epilettico sostenuto della durata di
30 minuti o di crisi ripetute senza ripristino di un normale stato mentale di base.
Tuttavia alcuni autori ritengono opportuno ridurre il criterio temporale a 5 minu-
ti. L’incidenza dello stato epilettico cresce agli estremi opposti dell’età anagrafica,
e tale condizione interessa circa 50 individui su 100.000. Oltre il 25% dei casi di
stato epilettico si presentano con una alterazione dello stato mentale in assenza
di convulsioni, condizione questa denominata “stato epilettico non-convulsivo”.
Il monitoraggio EEG è necessario per formulare tale diagnosi. Il tasso di mortalità
per lo stato epilettico è compreso tra il 20% e il 25%.
I pazienti con attacchi epilettici cronici ricorrenti sono generalmente facilmente
gestiti all’interno dei DEA. Se una anamnesi approfondita e un accurato esame
obiettivo escludono una esacerbazione di una malattia che possa ridurre la soglia
epilettica così come portare a una significativa modificazione nel pattern cronico
degli attacchi epilettici, si evince come molti pazienti con attacchi epilettici ricor-
renti non richiedono altro che (1) osservazione fino alla risoluzione dello stato post
ictale e al raggiungimento dello stato di base neurologico del paziente, (2) misura-
zione della concentrazione sierica (se disponibile) di eventuali anticonvulsivanti
che il paziente abbia assunto, per valutare se sia indicato aggiustarne la dose.
La valutazione di un attacco epilettico di nuova insorgenza è di grande interes-
se, in quanto molti processi patologici possono esserne la causa, con significative
morbilità o mortalità nel caso in cui non venga posta una pronta diagnosi. Anche
negli attacchi ricorrenti è importante considerare che nuove condizioni mediche
possono precipitare una attività epilettica. Una ricerca diretta a una causa sot-
tostante è appropriata nei pazienti con un aumento dell’attività epilettica o con
sospetto clinico di un altro processo patologico (come suggerito da febbre, rilievo
di segni neurologici focali persistenti o di nuova insorgenza, respiro corto e così
via), e nei pazienti il cui stato mentale e le cui funzioni neurologiche tendono a
non normalizzarsi entro un’ora dalla prima valutazione.
La valutazione iniziale deve includere un controllo della pervietà delle vie ae-
ree, della funzione respiratoria, di quella cardiocircolatoria, seguito da una accu-
rata anamnesi e un esame fisico. Se è necessario un controllo della ventilazione,
non devono essere utilizzati farmaci depressori la funzione respiratoria a lunga
374
375
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IPOSSIA
Il controllo della ventilazione e della saturazione d’ossigeno deve essere effettuato
per ogni paziente che presenta una crisi epilettica. L’ipossia può essere una causa
dell’attacco epilettico, o può essere dovuta a una insufficienza ventilatoria conse-
guente all’attacco. La stabilizzazione della ventilazione e delle funzioni respirato-
rie deve costituire la priorità rispetto ai test complementari. Gli agenti paralizzanti
utilizzati per controllare la permeabilità delle vie aeree bloccano le attività moto-
rie osservate in molti attacchi, senza sopprimere la sottostante attività epilettica a
livello cerebrale. In assenza di attività motoria gli assistenti potrebbero non rico-
noscere l’attività epilettica in corso. Occorre un monitoraggio EEG continuo per
i pazienti a rischio di attività epilettica in corso, quando vengano somministrati
agenti paralizzanti a lunga durata d’azione.
Vedi Capitolo 34, Dispnea.
376
IPONATRIEMIA
L’iponatriemia può essere la causa di un attacco epilettico di nuova insorgenza
nel 5% dei pazienti senza una causa identificabile. La severità delle manifesta-
zioni cliniche dovuta all’iponatriemia dipende dalla riduzione assoluta del sodio
sierico, e dalla rapidità con cui tale riduzione si è verificata. L’iponatriemia può
risultare a rischio per la vita del paziente, e richiede analisi di laboratorio per la
diagnosi.
Generalmente l’iponatriemia non è considerata una causa delle crisi epilettiche
fin quando i livelli di sodio sierico non scendano al di sotto dei 120 mEq/L. Gli
atleti che praticano “ultraendurance” rappresentano un gruppo di giovani adulti
in salute che possono avere una iponatriemia acuta come causa dei loro attacchi
epilettici durante una attività sportiva prolungata.
SINTOMI
• Letargia
• Confusione e agitazione
• Cefalea
• Nausea e vomito
• Crampi muscolari o spossatezza generalizzata
• Attacchi epilettici
SEGNI
• Alterazione dello stato di coscienza: agitazione, sonnolenza e coma
• Le crisi epilettiche solitamente sono generalizzate, e possono essere refrattarie
o ricorrenti
ITER DIAGNOSTICO
• Il livello di sodio sierico conferma la diagnosi di iponatriemia.
• La TC può essere indicata per escludere processi patologici a carico del SNC.
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IPERNATRIEMIA
L’ipernatriemia raramente costituisce la causa di attacchi epilettici di nuova in-
sorgenza. I pazienti a rischio per ipernatriemia in genere sono individui debilitati
che non controllano il loro introito alimentare.
I pazienti con normali funzioni mentali e intatto meccanismo della sete hanno
una intensa risposta anche per piccoli incrementi del sodio sierico (3 mEq/L)
rispetto al livello basale. Questo provoca uno stimolo a bere e corregge i valori di
natriemia.
Gli attacchi epilettici solitamente sono generalizzati.
Vedi Capitolo 27, Alterazione dello stato di coscienza e coma.
IPOCALCEMIA
L’ipocalcemia costituisce la causa di attacchi epilettici di nuova insorgenza fino
al 4% di pazienti con cause identificabili. Molti di questi presentano altri segni
o fattori di rischio per ipocalcemia (pancreatici, insufficienza renale, ipoparati-
roidismo conseguente a chirurgia tiroidea). Pazienti vigili senza segni o fattori
di rischio per ipocalcemia molto raramente presentano ipocalcemia come causa
dell’attacco epilettico.
SINTOMI
• Anoressia
• Nausea e vomito
• Stanchezza
• Parestesie (specialmente periorali)
• Spasmi muscolari
• Spossatezza generalizzata
SEGNI
• Tremore
• Spasmi muscolari
• Segno di Chvostek: battendo sul nervo facciale si determinano contrazioni dei
muscoli orali
• Segno di Trousseau: crampo del carpo indotto dal gonfiaggio del bracciale dello
sfigmomanometro tra le pressioni sistolica e diastolica per 3 minuti
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ITER DIAGNOSTICO
• In pazienti con crisi epilettiche che presentano segni e sintomi o fattori di
rischio per ipocalcemia deve essere misurato il calcio ionizzato. Si parla di
ipocalcemia per valori di calcio ionizzato inferiori a 2,0 mEq/L. Tuttavia ef-
fetti gravi non si osservano fin quando il valore non scende al di sotto di 1,6
mEq/L.
• Devono essere misurati i valori di elettroliti, magnesio, fosforo, creatinina.
• ECG: un prolungamento del QT è caratteristico dell’ipocalcemia.
BIBLIOGRAFIA
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IPOMAGNESIEMIA
L’ipomagnesiemia rende conto di meno dell’1% delle crisi epilettiche di nuova
insorgenza, e viene generalmente osservata in pazienti che hanno molti altri fattori
di rischio per gli attacchi epilettici. È opinione comune che le crisi epilettiche as-
sociate a ipomagnesiemia siano di origine multifattoriale.
L’ipomagnesiemia sperimentalmente indotta negli uomini non ha causato l’in-
sorgenza di crisi epilettiche.
Vedi Capitolo 27, Alterazione dello stato di coscienza e coma.
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UREMIA
Solo raramente l’insufficienza renale causa crisi epilettiche. Gli attacchi epilettici
in pazienti con insufficienza renale più spesso sono osservati come parte della
sindrome dello squilibrio da dialisi (cefalea, nausea, crampi muscolari, agitazio-
ne, delirio, convulsioni), che tipicamente si verifica subito prima o poco dopo
il termine di una dialisi rapida o una procedura di ultrafiltrazione. Gli attacchi
epilettici di solito rispondono bene alla terapia convenzionale. In molti casi la
posologia dei farmaci anticonvulsivanti deve essere corretta in relazione all’in-
sufficienza renale.
Vedi Capitolo 27, Alterazione dello stato di coscienza e coma.
BIBLIOGRAFIA
Wijdicks EFM, Sharbrough FW: New-onset seizures in critically ill patients, Neurology
43:1042, 1993.
IPOGLICEMIA
Le crisi epilettiche ipoglicemiche generalmente insorgono in pazienti in terapia
per diabete mellito, e non si risolvono finché non venga corretta l’ipoglicemia.
Questi pazienti si presentano in stato epilettico fin quando la terapia non è in-
trapresa. Anche i pazienti con cirrosi, storia di alcolismo, sepsi e malnutrizione
sono predisposti a sviluppare l’ipoglicemia. Fino al 10% dei pazienti con ipo-
glicemia sviluppa crisi epilettiche come principale manifestazione del deficit
glucidico.
Un prelievo di sangue dal polpastrello costituisce un test glicemico rapido, si-
curo ed economico, e dovrebbe essere eseguito in tutti i pazienti con alterato stato
di coscienza o crisi epilettiche.
Il trattamento degli attacchi epilettici su base ipoglicemica consiste nella som-
ministrazione di destrosio (è necessario considerare la concomitante sommini-
strazione di 100 mg di tiamina EV in pazienti appropriati), e anticonvulsivanti
non standard. Se non è disponibile un accesso venoso, può essere somministrato
1 mg di glucagone intramuscolo o sottocute, per aumentare temporaneamente il
valore della glicemia.
È richiesta una serie di esami accurati e una attenta ricerca delle cause dell’ipo-
glicemia.
Vedi Capitolo 27, Alterazione dello stato di coscienza e coma.
BIBLIOGRAFIA
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381
IPOTIROIDISMO
L’ipotiroidismo è una causa rara di attacchi epilettici negli adulti, e le crisi che
sono state riportate si verificano in caso di coma mixedematoso. I pazienti gene-
ralmente hanno una storia di ipotiroidismo e presentano altre manifestazioni di
coma da mixedema, sebbene gli attacchi epilettici possano costituirne la prima
manifestazione fino al 25% di pazienti. La mortalità per il coma mixedematoso è
maggiore del 50%.
Vedi Capitolo 27, Alterazione dello stato di coscienza e coma.
BIBLIOGRAFIA
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IPERTIROIDISMO
Le crisi epilettiche legate all’ipertiroidismo risultano associate alla tireotossicosi
e sono limitate ai casi riportati in letteratura.
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382
EMORRAGIE SUBARACNOIDEE
Gli attacchi epilettici interessano dal 6% all’8% dei pazienti al momento dell’in-
sorgenza di sanguinamento in seguito a emorragia subaracnoidea. Alcuni studi
hanno dimostrato che le crisi epilettiche costituiscono un fattore prognostico sfa-
vorevole nel contesto di tali emorragie. Lo stato epilettico non-convulsivo coin-
volge fino all’8% dei pazienti che presentano emorragia subaracnoidea con coma
di origine indeterminata o deterioramento neurologico.
Vedi Capitolo 18, Cefalea.
BIBLIOGRAFIA
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ICTUS
L’ictus è una causa comune di crisi epilettiche di nuova insorgenza in pazienti di
età superiore ai 50 anni; fino al 20% delle crisi di nuova insorgenza in individui
più anziani può essere causato da ictus. Viceversa, l’attacco epilettico costituisce
la manifestazione iniziale di un ictus in meno del 7% dei pazienti. Attacchi epi-
lettici ricorrenti sono conseguenza di ictus in circa un terzo dei pazienti.
Vedi Capitolo 44, Astenia e affaticamento.
383
MENINGITI ED ENCEFALITI
Le infezioni del sistema nervoso centrale rendono conto fino al 4% delle crisi epi-
lettiche di nuova insorgenza e fino al 14% dei casi di stato epilettico nei pazienti
con una causa identificabile. In seguito a una crisi generalizzata, molti pazienti
presentano un lieve e transitorio aumento del numero dei globuli bianchi nel liqui-
do cerebrospinale (LCS). Nondimeno, se ci fossero dubbi, i pazienti con lieve pleo-
citosi del LCS dovrebbero essere trattati come se avessero una infezione del SNC.
Vedi Capitolo 18, Cefalea e Capitolo 27, Alterazione dello stato di coscienza e
coma.
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Vedi Capitolo 18, Cefalea.
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TOSSICITÀ DA ISONIAZIDE
La triade classica della neurotossicità acuta da isoniazide è costituita da coma,
acidosi metabolica e crisi epilettiche refrattarie. Si dovrebbe sospettare una tos-
sicità da isoniazide in ogni paziente che presenti attacchi epilettici intrattabili
(tipicamente associati a una grave acidosi metabolica) non responsivi agli anti-
convulsivanti standard. Ciò è vero in particolar modo per i pazienti appartenenti
a gruppi ad alto rischio, che hanno facile accesso all’isoniazide (per esempio,
pazienti affetti da AIDS, nuovi immigrati, americani nativi, pazienti defedati, e
pazienti tubercolotici o che vivono a contatto con individui affetti da tubercolosi).
In questi casi deve essere preso in considerazione il trattamento empirico con
piridossina (vedi dopo).
SINTOMI
• Anoressia
• Nausea e vomito
• Vertigini
• Temperatura elevata
• Alterazione dello stato di coscienza
• Farfugliamento
• Fotofobia e visione offuscata
• I sintomi generalmente si manifestano entro 2 ore dall’assunzione
SEGNI
• Iperpiressia, iperreflessia, tachipnea, tachicardia, ipotensione e alterazione
dello stato di coscienza sono comuni
• Nistagmo, midriasi, atassia e cianosi possono essere presenti
• Le crisi epilettiche di solito sono tonico-cloniche generalizzate
ITER DIAGNOSTICO
• La tossicità da isoniazide può essere difficile da diagnosticare e generalmente
viene identificata dopo che le crisi epilettiche resistenti a numerosi farmaci
vengono soppresse con la piridossina.
• Tipici reperti di laboratorio sono glicosuria, iperglicemia e acidosi metabolica
con gap anionico (pH 7,05).
• Si devono controllare i valori di elettroliti, glucosio, magnesio e calcio per
identificare eventuali altre cause di epilessia, finché non risulti chiaro dal-
l’anamnesi il ruolo eziologico dell’isoniazide.
• Devono essere controllati l’ECG e i livelli di paracetamolo e aspirina per accer-
tarne una ingestione se si sospetta una overdose intenzionale.
• È necessario misurare gli enzimi epatici per accertare una tossicità da isoniazide.
386
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TOSSICITÀ DA TEOFILLINA
Sebbene l’uso della teofillina stia diminuendo da quando altre terapie sono state
riconosciute più efficaci per la cura dell’asma e dell’enfisema, rimane una impor-
tante causa di attacchi epilettici indotti da farmaci. A causa di una stretta finestra
terapeutica della sostanza in questione, e delle numerose interazioni con altri far-
maci, la tossicità da teofillina risulta comune. L’incidenza di tossicità segnalata tra
le persone che assumono teofillina è del 20%. La tossicità da teofillina può essere
acuta, con fasi di acuzie su base cronica, o cronica. Le crisi epilettiche sono più
comuni in caso di tossicità cronica. Le crisi epilettiche associate a teofillina posso-
no essere prolungate e fatali. È stato riportato un tasso di mortalità del 60%.
SINTOMI
• Gastrointestinali: anoressia, nausea, vomito e dolore addominale
• Tremore
• Ansia o agitazione
• Palpitazioni
• I sintomi di una grave intossicazione cronica sono spesso lievi e aspecifici e
possono portare a una mancata diagnosi
SEGNI
• Agitazione, confusione e tremore sono comuni e frequentemente precedono le
crisi epilettiche
387
ITER DIAGNOSTICO
• Nelle intossicazioni acute la gravità della tossicità tende a essere correlata al
massimo livello sierico. Tuttavia tali livelli ematici risultano meno predittivi
nelle fasi di esposizione acuta su base cronica e nelle esposizioni croniche.
• Gli attacchi epilettici possono manifestarsi per livelli sierici terapeutici di teo-
fillina.
• Poiché la teofillina ha numerose formulazioni a rilascio prolungato e intera-
zioni farmacologiche, i livelli sierici hanno una utilità limitata per orientare il
trattamento e la terapia iniziali.
• I livelli sierici misurati a distanza di 2 ore dimostrano se sia stato raggiunto il
livello di picco.
• Devono essere controllati gli elettroliti, la glicemia e l’equilibrio acido-base,
poiché spesso questi pazienti sono acidosici, ipokalemici e ipoglicemici. Tutte
queste alterazioni devono essere corrette, in quanto possono aggravare i segni
di tossicità da teofillina.
• È utile valutare i valori di calcio basale, PT/PTT, piastrine ed emocromo nel
caso in cui sia necessaria la rimozione dei farmaci dall’organismo.
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SEGNI
• I pazienti con crisi epilettiche indotte da crisi d’astinenza tipicamente presen-
tano altri segni della crisi d’astinenza da alcol, come tachicardia, alterazione
dello stato di coscienza e tremori
• Molti pazienti mostrano segni di sofferenza epatica cronica
ITER DIAGNOSTICO
• In caso di primo episodio di crisi epilettica in un alcolista è necessario uno stu-
dio completo. Questo deve includere gli esami di laboratorio e le indagini radio-
logiche, in quanto gli alcolisti presentano numerose condizioni di comorbilità.
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AIDS
La diagnosi di HIV deve essere considerata in ogni paziente con una crisi epi-
lettica di nuova insorgenza. Processi patologici a carico del SNC sono osservati
in molti pazienti affetti da AIDS nel corso della malattia. Dal 10% al 20% di tali
pazienti presentano manifestazioni patologiche del SNC come espressione inizia-
390
SINTOMI
• Crisi epilettiche, alterazione dello stato di coscienza, cefalea e neuropatie sono
i sintomi neurologici più comuni in pazienti HIV-positivi
SEGNI
• L’obiettività può variare da normale a notevolmente alterata, ma i pazienti con
crisi epilettiche AIDS-relate spesso presentano altri segni di AIDS (sete, depe-
rimento, lesioni da sarcoma di Kaposi e così via)
• Molti pazienti, con una infezione secondaria del SNC come causa della crisi
epilettica, all’esame presentano deficit neurologici focali
ITER DIAGNOSTICO
• TC del cranio con o senza mezzo di contrasto (o RM se disponibile).
• Se la TC del cranio risulta normale è necessaria una puntura lombare. Il liquido
deve essere inviato sia per i test di routine che per VDRL, AFB, inchiostro di
china, antigeni criptococcici, herpes PCR, colture fungine e colture virali. Le
pressioni di apertura e chiusura sono cruciali in quanto possono rappresentare
le uniche alterazioni in caso di meningiti criptococciche precoci. Si devono
misurare i titoli anticorpali per coccidioidomicosi e toxoplasmosi, e i valori
degli antigeni di toxoplasma e criptococco.
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COLPO DI CALORE
Vedi Capitolo 15, Febbre (temperatura corporea elevata).
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