In questo periodo di difficoltà che stiamo vivendo capita spesso di sentire accuse rivolte al governo
riguardo al suo presunto carattere totalitarista.
In realtà queste accuse sono infondate e proprio per dimostrarlo andiamo ad analizzare i caratteri del
regime totalitarista.
Il termine
Il termine «totalitarismo» è stato coniato nella prima metà degli anni ’20 dagli antifascisti italiani e in un
secondo tempo utilizzato dagli stessi fascisti per definire la loro ideologica aspirazione all’identificazione
totale tra Stato e società. Nella sua accezione attuale è stato introdotto nel secondo dopoguerra dalla
filosofa, tedesca Hanna Arendt nella sua opera Le origini del totalitarismo, per definire le forme di
governo antidemocratiche del ventesimo secolo.
Caratteri
• Leader carismatico
• partito unico;
• organizzazione dello Stato in senso fortemente militare, per affrontare con violenza e costanza ogni
tentativo eversivo;
I principali totalitarismi della storia furono quello di Francisco Franco in Spagna (1939-1975) , Adolf
Hitler in Germania (1933 – 1945), Benito Mussolini in Italia (1922 – 1943), Stalin in Russia (1924 – 1953),
ma noi andremo ad analizzare solo gli ultimi tre.
I regimi totalitari si dividono in regimi di destra, definiti “fascisti” e in regimi di sinistra definiti
“comunisti”.
Il fascismo
Iniziamo ad analizzare il regime totalitario in Italia, ovvero il fascismo, le cui caratteristiche in grande
parte sono comune a tutti i regimi sopra elencati.
Il fascismo nasce in un contesto di malcoltento generale, causato da elementi tra cui l’inflazione, la
povertà e la decadenza morale. Esso si mostra promotore di una rivoluzione politica di destra, a sfondo
fortemente nazionalistico e patriottico e aspira a far nascere un nuovo ordine socio-politico.
I suoi caratteri in ambito politico si basano sull’accentramento dei poteri nelle mani di una figura forte, a
capo di una società fortemente gerarchica basata sul merito e sulla morale.
L’aderenza al partito non deve riguardare solo l’ambito politico, bensì anche quello socio-culturale
strettamente sottoposto al controllo dello stato che parte da quello su riviste, giornali,radio, cinema,
manifestazioni, scuola e cultura, fino ad arrivare alla scansione della giornata dei cittadini, alle
organizzazioni pomeridiane e ai centri estivi, tutti rivolti al controllo della popolazione, soprattutto dei
giovani che vengono “indottrinati” fin da bambini.
Questi caratteri sono comuni a tutti i governi totalitari che promuovono una nuova cultura schiava
dell’ideologia di base, a partire dalla riforma dei programmi scolastici e dall’educazione.
In ambito economico il fascismo si presenta come un via alternativa rispetto a capitalismo e comunismo,
ma questo rimane un puro tentativo ideologico.Infatti le uniche risoluzioni furono la soppressione della
libertà sindacale di sciopero e diritti, insieme ad un accentramento dell’economia nelle mani dello stato.
L’ideologia fascista capisce le potenzialità della società di massa, facilmente suscettibile a temi come la
partecipazione al successo della comunità di popolo, la patria e la meritocrazia, che però spingono a
odiare il “diverso”.
Per quanto riguarda il successo della patria, esso spazia da ambiti come la demografia, in quanto i
regimi favoriscono l’aumento demografico, alla stabilità economica che spesso sfocia nel protezionismo
per esaltare la capacità della nazione di basarsi unicamente su se stessa, ma anche sull’espansione
territoriale, marcata sia nel regime fascista che punta agli stati africani in particolare, e sia nel regime
nazista, in cui l’espansione geopolitica prende il nome di “spazio vitale”.
Per quanto riguarda il “diverso” nei totalitarismi esso ha più concezioni. Il diverso, che si identificherà
con il nemico, è costituito sia da un nemico solitamente creato dallo Stato che diventa capro espiatoio,
sia da “nemici interni” come la libertà di espressione, di associazione,concetto che si espande fino
all’eliminazione dello spirito classista, così da fondere le classi dominanti con quelle sfruttate, limitando
la consapevolezza di queste ultime e la possibilità di ribellarsi.
Un carattere comune a tutti i regimi totalitari infatti è la creazione di nemici, sia che essi siano
realmente figure che costituiscono una minaccia reale o meno. La creazione di figure nemiche è un
pretesto per emanare misure straordinarie, che spesso conducono ad una politica del terrore, che
consiste nell’ instaurare un clima di paura nei confronti di tutti coloro che ci circondano , in modo da
rendere lo stato ed in particolare il suo leader una figura guida in cui riporre le proprie certezze e la
propria fiducia, così da evitare la possibilità di formazione di un eventuale movimento di opposizione.La
creazione della figura nemica è comune ai regimi, ma si differenzia allo stesso tempo, in quanto nel caso
del fascismo essa è incarnata dal comunismo che spaventava a tal punto da preferire un regime
totalitario ad esso, minacciando di ripetere la “rivoluzione d’ottobre” anche nell Euorpa
occidentale,danneggiando soprattutto i grandi possidenti terrieri e dell’alta borghesia;nell’unione
sovietica la figura nemica è rappresentata dai kulaki cioè i piccoli proprietari terrieri che vennero usati
come capro espiatorio per giustificare la fame e la povertà della popolazione russa;infine nel regime
tedesco il nemico viene identificato con gli ebrei, sfruttando la manipolazione delle teorie del filosofo
Nietzche e Charles Darwin e creando il concetto di razza ariana, pura.
Proprio con questo pretesto i n Germania, ma anche negli altri regimi, viene giustificato lo sterminio
delle figure nemiche con metodi che non volgono solo all’eliminazione degli individui, ma prima del loro
carattere umano, della loro dignità, e oltre alla morte fisica anche quella spirituale rifugiata nella
memoria di un popolo, in particolar modo nel regime nazista.
La creazione di nemici si ricollega anche al tema di menzogna e verità nei regimi: potremmo affermare
che spesso i leader e i capi di stato abbiano celato o ignorato volontariamente la verità per diffondere
menzogne che potevano favorire il loro potere, ma ritengo che sia errato.Qundo si eliminano infatti le
opinioni diverse da quelle dello Stato si arriva ad ottenere un’unica verità che coincide con quella dello
del partito dominante. E’ facile comprendere che ormai è inaccettabile ed impossibile credere
nell’esistenza di un’unica verità e dunque quest’ultima non resta altro che una scatola, svotata del
proprio significato, e riempita con qualsiaisi pensiero che i leader dei regimi desiderano.
La figura del capo è fondamentale in tutti i regimi, sia che consideriamo Mussolini che si fa chiamare
Duce,termine desunto dalla tradizione latina come richiamo alla grandezza dell’antico Impero Romano,
o Hitler che viene appellato col nome di Fuhrer.Al capo spetta prendere le decisioni più importanti, in
autonomia dagli altri organi di governo, che ebbero un ruolo marginale se non inutile.In particolar modo
queste figure hanno importanza dal punto di vista ideologico e propagandistico, in quanto sono in
rapporto diretto e costante con il popolo, sfruttando soprattutto il carisma e la retorica per incitare le
masse alle grandi imprese sopratutto di carattere bellico, ma anche economico, necessarie a raggiungere
la supremazioa dell’intera nazione, che dunque sarebbe evoluta nel successo di ciascun individuo, in
quanto appartenente alla comunità.
La figura del capo è una delle più fondamentali del regime fa parte del carattere mistificante e
irrazionale del governo totalitario, in quanto spesso esso assume caratteri straordinari e in esso
racchiude tutti gli ideali e i principi predicati dal regime.
I regimi mostrano somiglianze tra loro, ma ci sono delle differenze fondamentali riguardanti
l’ideologia, ma soprattutto la base sociale tra regimi di destra e di sinistra:
Il partito fascista-di destra “è un insieme di idee o di miti assai meno coerente ed elaborato, che non
prevede né guida una trasformazione totale della struttura economico-sociale della comunità.
L’ideologia fascista è organicistica, irrazionalistica e anti-universalistica:il suo punto di partenza è la
razza, concepita come un’entità assolutamente superiore agli uomini singoli; ed essa assume perciò la
forma di un credo razzistico che tratta sprezzantemente, come una favola, l’idea etica dell’unità del
genere umano. L’ideologia fascista presuppone la corruzione dell’uomo, e mira all’instaurazione del
dominio assoluto di una razza sopra tutte le altre: la dittatura e la violenza sono principi di governo
permanenti”
Il partito comunista-di sinistra “ è un insieme di principi coerente ed elaborato, che descrive e guida una
trasformazione totale della struttura economico-sociale della comunità. L’ideologia comunista è
umanistica, razionalistica, universalistica: il suo punto di partenza è l’uomo e la sua ragione; ed essa
assume perciò la forma di un credo universale, che abbraccia l’intero genere umano. L’ideologia
comunista presuppone la bontà e la perfettibilità dell’uomo, e mira alla instaurazione di una situazione
sociale di piena uguaglianza e libertà: in questo quadro la «dittatura del proletariato» e la violenza sono
semplici strumenti, necessari ma temporanei, per realizzare lo scopo finale.”
In entrambi gli estratti la conclusione tratta il tema della violenza.Anche questo è un tema rilevante
nell’ambito dei regimi totalitari, nonchè strumento necessario non sempre per instaurare il proprio
potere , infatti Mussolini non ne necessitò durante la sua presa al potere durante la Marcia su Roma, ma
per eliminare le opposizioni che potevano “risvegliare” la popolazione dalla cecità nella quale era
caduta,per paura nei confronti dell’instabilità socio-economica del periodo ,che insieme
all’insoddisfazione dei reduci di guerra furono elementi sfruttati da tutti i regimi, o per indifferenza.
La violenza come detto in precedenza è strumento della politica del terrore, che sfuma in numerose
variazioni, da campi di lavoro a quelli di concentramento, alla violenza della polizia dei partiti dominanti,
fino a quella psicologica,che si riflette anche nell’incertezza dalla pena come riferiscono le
testimonianze, e l’incertezza del proprio futuro in generale.