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59 La conversione termochimica

secco), finiscono nel prodotto liquido e se no all’interno del reattore vengono ripuli-
presenti in percentuali superiori al 35–40% ti, mediante l’impiego di sistemi a ciclone
possono generare in esso instabilità e e con non poche difficoltà, da ceneri e fra-
separazioni di fase. Confrontando la com- zioni carbonizzate. Il char recuperato, se
posizione del bio–olio con quella di un caratterizzato da un baso contenuto di
normale olio combustibile (tabella 3.1) si ceneri, possiede un potere calorifico infe-
evidenzia, oltre ad una maggiore percen- riore relativamente alto e pari a circa 30
tuale di ossigeno, anche l’assai più eleva- GJ/t; per tale motivo esso può essere uti-
to quantitativo di acqua che determina lizzato come combustibile sia nello stes-
un ridotto potere calorifico superiore (pari so processo di pirolisi, che eventualmen-
a circa la metà di quello dei normali oli te per realizzare il solo essiccamento della
minerali) e un basso livello di pH favorito biomassa in ingresso. L’operazione di puli-
dal notevole contenuto di acidi volatili zia è dunque assolutamente necessaria
come acido acetico e formico. soprattutto considerando il fatto che un
L’acqua, la cui presenza comporta come elevato contenuto di solidi sospesi e/o
aspetto positivo la riduzione della viscosi- particolato di grosse dimensioni pregiudi-
tà, risulta però difficile da eliminare soprat- ca la possibilità di utilizzare il bio–olio in
tutto a causa dei cambiamenti chimi- maniera efficace. Il char infatti, oltre a cata-
co–fisici che si manifestano nel bio–olio lizzare le reazioni di cracking secondario,
quando questo viene fatto evaporare o se contenuto nel liquido condensato con-
distillare a temperature superiori ai 100 tribuisce ad accelerare in esso processi di
°C. Per tale motivo, spesso, si preferisce polimerizzazione con conseguenti proble-
utilizzare questo combustibile tal quale, mi di instabilità e incremento del livello di
come prodotto di bassa qualità destinato viscosità. L’olio pirolitico non può poi
ad esempio all’alimentazione delle calda- essere miscelato con nessun combustibi-
ie. Prima di essere condensati in forma le convenzionale derivato dal petrolio e
liquida i vapori di pirolisi che si sviluppa- questo pone non pochi problemi di stoc-
caggio tra l’altro accentuati dalla necessi-
tà, per evitare fenomeni di degrado, di
Tabella 3.1 – Confronto tra la composizione chimica del bio–crude e quella evitare contatti con luce, ossigeno ed
dell’olio combustibile di origine fossile
esposizioni a temperature superiori ai 50
Bio-olio da pirolisi (1) Olio combustibile (2)
°C. Buoni risultati in questo senso si sono
Acqua (%) 15-30 <0,05 - 1,5 ottenuti conservando questo prodotto
Densità (kg/m3) 1,20 0,950 - 0,980 all’interno di cilindri di acciaio e plastica
Carbonio (%) 56,4 86 - 87 che hanno permesso, anche dopo diver-
Idrogeno (%) 6,2 10,5 - 11,5 si anni, un utilizzo sicuro e senza fenome-
ni di deterioramento. Rimane tuttavia
Ossigeno (%) 37,3 1-2
fisiologica la tendenza ad un graduale
Azoto (%) 0,1 0,2 - 0,4
aumento della viscosità nel tempo che, in
Zolfo (%) - 0,3 - 4 casi di estreme variazioni della tempera-
Ceneri (%) 0,1 <0,05 - 0,20 tura, potrebbe condurre anche ad una
Potere calorifico superiore (MJ/kg) 16-19 42,5 - 43,5 separazione di fase con formazione di resi-
(1) Dati di letteratura duo solido. Per aumentare la qualità degli
(2) Database SSC – (Stazione Sperimentale per i Combustibili) oli pirolitici su di essi vengono eseguiti dei

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