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In primis fu il lupo ….

Fu il bambino, o una bambina, furono loro per primi a scegliere un cucciolo per
giocarvi.

Vi trovarono gioia, scherzi ed emozioni, giocarono a rincorrersi nelle praterie, a


ridere e a guaire, tirandosi la coda e le orecchie, ed a piangere quando lo persero
o il padre glielo portò via…

Fu cosi, e non l'uomo ma il bambino, il “padre dell'uomo”, capace di vivere quelle


stesse emozioni che lo facevano sentire cosi vicino a quel compagno di gioco
morbido e lanoso …

Tutto il resto fu il susseguirsi di quella vita alla ricerca di quelle emozioni


scomparse nell'erba della prateria e nella taiga…

Seguirono millenni difficili, il freddo, la fame, gli inverni gelidi... non vi era
cibo sufficiente per tutti, i vecchi morivano, i piccoli sopravvivevano a stento
attaccati ai seni flosci di madri nervose, gli uomini coperti di pellicce seguivano
la saiga che in branchi si spostava nella tundra algida alla ricerca di erba secca
sotto il manto di neve.

Come potevano vivere, loro, i lupi vicini... allargavano il loro percorso, si


disperdevano nuovamente nella notte artica...

Quando l'uomo ne aveva a sufficienza, alla fine dell'estate, dove nelle siepi
maturavano i mirtilli, nei torrenti i salmoni pullulavano e le mandrie si
spostavano lente lasciando che fossero cacciate senza fuggire troppo, allora ce ne
era per tutti; i cani-lupo mangiavano gli avanzi, avanzi fatti di interiora, di
feci umane, di cadaveri, di tutto quello che restava da un banchetto, delle ossa
che troppo volevano bollire per cedere il brodo e cosi i lupi le divoravano coi
loro denti saldi e conici.

Quando gli uomini scovavano la caccia, le donne e i bambini li seguivano ed era


abbondanza per tutti, allora gli uomini danzavano intorno al fuoco, cuocevano la
carne, l'affumicavano avendo imparato vivendo dentro le caverne, e i cuccioli
ingrassavano con loro...

Poi, arrivava l'inverno, gli animali morivano in piedi nel freddo, l'uomo dimagriva
giorno dopo giorno, col volto emaciato e scarno nel giorno del solstizio se non
trovava cibo uccideva i lupi e li mangiava, chiedendo scusa al Dio del lupo, che si
era sacrificato per salvarlo dal gelo, lo uccideva in silenzio, lo ammutoliva
dinanzi al proprio figlio che piangeva ricordando l'estate trascorsa, ma ora lupo,
con la sua carne rossa nutriva lui e il padre, in un rituale che avveniva ogni
inverno che il freddo rendeva stoico…. Carne che tornava carne per nutrire i
visceri scarni degli uomini delle praterie....

Cosi fu, per millenni, per questo ancora siamo ora con la gratitudine nel cuore a
guardare nel muso chi più salvò l'uomo…

Non fu compassione, fu gratitudine, per quello che il lupo divenuto cane, divenuto
Akita in Giappone, salvo' mille volte dalla fame e dal freddo, non fu compassione
ma gioia , quella che i cuccioli d'uomo e quelli di lupo si rincorsero nella
prateria…

Per questo oggi il popolo degli uomini, quando vede il lupo e' come se ricordasse
l'età dell'oro, dove la ricchezza era quella fatta di emozioni vere, di una gioia
autentica, di una vita selvatica legata alle stagioni come unico susseguirsi del
tempo: vita, morte, vita …
Di un tempo dove eravamo “re”, si, i regnanti delle nostre emozioni, quelle vere,
dove non vi erano giudizi e condanne.

Per questo l'Akita ci ha perdonati amandoci, sacrificando ogni istante in memoria


di quel vissuto che vorrebbe invitarci nuovamente a rivivere, disposto ancora una
volta a sacrificarsi ora per renderci più vitali, come un vecchio amico d'infanzia
che sa come nel cuore ancora vivono in noi emozioni forti, vere, sguardi fieri,
come solo Loro sanno mostrare.

Come potremmo tradirli, come potremmo ora che li abbiamo scelti come lupi, ora come
allora ci dimostrano la forza, la gratitudine, la fedeltà assoluta, come potremmo
pensare che siano deboli, malati, esitanti di fronte alle prove della vita.

Averli scelti per ciò e dubitare, dubitare che non siano più lupi, che abbiano
paura, paura di vivere, paura di lottare.

E allora se li amiamo, lasciamoli lupi, forti, indomiti, selvaggi, non


compatiamoli, compatiamo noi stessi, per ciò che vorremmo essere e che vi abbiamo
rinunciato per un po' di certezze a scapito delle emozioni che non vanno comprese
ma solamente vissute.

Torniamo ad abbracciare il cucciolo unitamente a quello che vive in noi e saremmo


in armonia, e faremmo pace, allora avremmo oltre al rispetto la possibilità di
redimerci e liberarci e se abbiamo scelto il lupo dobbiamo lasciarlo lupo ...lui ci
ha già scelto.

David Satanassi, autore dell'articolo “In primis fu il lupo” scritto per il SAKI
dietro richiesta della Verde Umbria, è medico veterinario che ha scelto di stare
dalla parte degli animali.

Per fare questo ha studiato omeopatia, medicina biologica e bioetica, ricercatore


indipendente è autore di "Anima animale", saggio dove con coraggio e spirito di
osservazione controverte gran parte delle tendenze della filosofia meccanicista cui
si ispira la medicina ufficiale per innalzare un grido a favore della natura della
quale si fa interprete nel portare sul piano scientifico i fenomeni che l uomo
definisce casuali e necessari piuttosto che finalistici.

Si definisce un panteista nel tentativo di creare la conciliazione tra uomo e


natura.

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