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Supplément
Prandi Luisa. Consiglieri inascoltati alla corte di Alessandro il Grande. In: Dialogues d'histoire ancienne. Supplément
n°17, 2017. Conseillers et ambassadeurs dans l’Antiquité. pp. 361-372;
https://www.persee.fr/doc/dha_2108-1433_2017_sup_17_1_4453
Riassunto
Dopo qualche considerazione sul ruolo dei consiglieri alla corte macedone del IV secolo a.C.,
l’articolo considera il caso dei rapporti fra Alessandro e chi gli ha fornito consigli durante gli anni
della spedizione asiatica. Si tratta di episodi che presentano tratti comuni nel rifiuto del re ad
accogliere ogni suggerimento che non coincidesse con le sue intenzioni. Esaminarli offre anche
l’opportunità di esprimere riflessioni sui problemi intrinseci dell’Alessandrografia, cioè l’attendibilità
delle informazioni di cui disponiamo e quindi la bontà delle conclusioni cui possiamo giungere.
Résumé
Des conseillers que l’on écoute pas à la cour d’Alexandre le Grand
Après quelques observations sur le rôle des conseillers à la cour du roi de Macédoine au IVe
siècle av. J.-C., nous prenons en considération dans cet article le cas des rapports entre
Alexandre et ceux qui lui fournirent des conseils pendant les années de l’expédition en Asie. Il
s’agit d’épisodes qui ont en commun le refus du roi de recevoir toute suggestion qui ne coïncidât
pas avec ses intentions. Leur étude offre également l’opportunité de réfléchir aux problèmes
intrinsèques à l’Alexandrographie, c’est-à-dire la fiabilité des informations dont nous disposons et,
donc, le bien-fondé des conclusions auxquelles nous pouvons aboutir.
Dialogues d’ histoire ancienne supplément 17, 2017, 361‑372
Luisa Prandi
Università di Verona
luisa.prandi@univr.it
I- Premesse
DHA supplément 17
362 Luisa Prandi
5
Plutarco, Alessandro, 10 è per noi fonte unica sull’ episodio della trattativa. Per l’ importanza di questo
matrimonio nella prospettiva della spedizione asiatica di Filippo, cf. Carney 2006, p. 37-38.
6
Cf. Plutarco, Alessandro, 10, 4; Arriano, III, 6, 5, nel ricordare questo allontanamento, aggiunge il nome
del fratello di costui, Lamedonte. Hammond-Griffith 1979, p. 679-80, sottolineano opportunamente che
Filippo si sbarazzò di questi amici del figlio ma non di Alessandro. Sulla vicenda di Pixodaro cf. anche
Müller 2010, p. 18 e Ruzicka 2010.
7
Plutarco, Alessandro, 10, 4; Arriano, III, 6, 6. Cf. Nawotka 2010, p. 74.
8
L’ uso di questa terminologia nelle fonti non è sempre univoco. Per un orientamento cf. Heckel 2003.
• Nel corso delle trattative fra Dario e Alessandro,14 Parmenione mostra interesse
per le offerte dei Persiani e propone di accettarle, attirandosi il diniego sprezzante
del re.15 Va notato che gli altri philoi presenti non hanno nulla da dire.16
• Alla vigilia di Gaugamela, Parmenione suggerisce di attaccare i Persiani durante
la notte, senza attendere il mattino; Alessandro rifiuta con sdegno di rubare
la vittoria.17 Poi durante la battaglia Parmenione segnala al re la necessità di
proteggere l’ accampamento macedone assalito dai Persiani, attirandosi il
disprezzo di Alessandro e la risposta di non curarsi dei bagagli ma della vittoria.18
• A proposito del destino della reggia di Persepoli, Parmenione è dell’ idea di
risparmiarla, perché non si distruggono i propri beni, mentre Alessandro decide
di darla alle fiamme come vendetta per le guerre persiane.19
Siamo evidentemente in presenza di racconti in cui si ripropone più volte il
cliché di un anziano generale che consiglia in genere soluzioni prudenti e di un giovane
condottiero assetato di gloria. Il quadro della nostra tradizione su Parmenione, già
ben studiato nelle sue componenti,20 autorizza ad avere una certa fiducia nella sua
14
La tradizione su questi fatti è molto complessa; mi permetto di rinviare a Prandi 2013, p. 60-63 et 86-
87 per un quadro delle differenti versioni. Per il mio tema importa ricordare che i contatti furono almeno
due, prima di Isso e prima di Gaugamela, e che nel primo caso le nostre fonti narrano che Dario presenta
una lettera orgogliosa e irricevibile (Quinto Curzio, IV, 1, 7; Arriano, II, 14, 3), oppure che Alessandro
falsificò in questo senso la lettera di Dario (Diodoro, XVII, 39, 2); su questa tradizione cf. le osservazioni
di Squillace 2012, p. 117-125.
15
Potrebbe risalire a questo momento anche il consiglio attribuito a Parmenione di unirsi a Barsine,
presente in Plutarco, Alessandro, 21, 9, da Artistobulo (139F11). Plutarco, si esprime come se la Barsine in
questione fosse la vedova di Memnone, che ebbe in effetti una duratura relazione con Alessandro, e lascia
quindi l’ impressione che il suggerimento fosse stato accettato. In realtà Barsine era anche il nome di Statira,
figlia di Dario, e va tenuto presente che nelle offerte di pace del re persiano figurava il matrimonio con una
delle sue figlie; considerato da questa prospettiva, il consiglio non fu affatto preso in considerazione in
quella circostanza. Alessandro sposò notoriamente Statira/Barsine molti anni più tardi. Su tutto questo
mi sembrano ancora valide le osservazioni di Bearzot 1987, p. 95-96; per un aggiornamento bibliografico
cf. Pownall 2015.
16
Cf. Diodoro, XVII, 54, 4-5; Quinto Curzio, IV, 11, 14; Plutarco, Alessandro, 29, 8; Valerio Massimo,
VI, 4 ext. 3; Arriano, II, 25, 2. In tutti questi casi gli Amici o non furono convocati o non si espressero a
favore di una soluzione diplomatica, salvo apppunto Parmenione.
17
Cf. Arriano, III, 10, che lo riporta come legomenon; Quinto Curzio, IV, 13, 3-10; Plutarco, Alessandro,
31, 10-12. Per un consiglio invece accettato, a proposito della battaglia, cf. infra, II, 3.
18
Diodoro, XVII, 15, 6-8; cf. anche Plutarco, Alessandro, 32, 5 e Polieno, IV, 3, 6.
19
Anche in questo caso l’ episodio è variamente riportato dalle fonti. Il dissidio fra il re e il generale è
presente in Arriano, III, 18, 11-12. Per una disamina della tradizione cf. Prandi 2013, p. 114-18.
20
Cf. Bearzot 1987.
25
Olimpiade avrebbe scritto molte volte per disapprovare l’ abitudine di Alessandro di fare fin troppo
ricchi doni ai soldati e ai propri amici. La distribuzione delle ricchezze è strettamente legata alla posizione
di re, al suo prestigio e alla distanza che lo separa dagli altri. Cf. Plutarco, Alessandro, 15, 2-3; Moralia,
342d-e; Carney 2006, p. 55, 57 e 166-167 a proposito delle quattro versioni della lettera. Olimpiade
accusò anche Aminta e suo fratello Simmia di essere implicati nella congiura di Filota (Arriano, VII, 1, 12;
VII, 36-40), ma Alessandro decise di perdonarli (cf., anche nota 26).
26
Plutarco, Alessandro, 39, 8.
27
Plutarco, Alessandro, 39, 12 attribuisce ad Alessandro il desiderio di essere libero e senza legami.
Carney 2006, p. 49-53, constata che Olimpiade desiderava giocare un ruolo politico e che Alessandro
faceva resistenza; tuttavia la studiosa nota anche (56) che il perdono per Aminta fu una scelta politica
piuttosto che l’ esito del rifiuto di dare retta alla madre.
28
Tradizioni concilianti soprattutto in Diodoro (che minimizza anche gli scontri con Parmenione),
Trogo/Giustino, Curzio Rufo e Plutarco. Fa eccezione Arriano, VII, 12, 6-7 che giudica calunnie gli
argomenti della regina.
29
Arriano, VII, 12, 6-7.
30
Sembra che d’ altro lato abbia approvato la decisione della madre di lasciare la Macedonia e di recarsi
in Epiro; ma nel 324 decide di rimandare in patria Cratero con i veterani macedoni e di chiamare in Asia
Antipatro con nuovi soldati. Cf. Plutarco, Alessandro, 68, 5; Arriano, VII, 12, 4; Giustino, XII, 12, 9.
Carney 2006, p. 57-58, commenta che Alessandro ottenne che la regina ed il reggente si controllassero a
vicenda.
Alessandro, così come quelli di Parmenione, potrebbe indurre a prestar fede alle notizie
su questi scambi epistolari.31
Sono decisamente interessanti per il mio tema 3 episodi in cui Alessandro accolse
il consiglio che gli veniva dato, perché è possibile cogliere in essi dei legami significativi
fra la decisione di accettare e le sue probabili intenzioni.
• La scoperta di una presunta congiura di Filota ai suoi danni indusse il re a
consultarsi con alcuni philoi: Cratero, Ceno, Erigio ed anche Perdicca e Leonnato.
Efestione sembra aver giocato un ruolo non marginale nella vicenda perché fu
tra quelli che consigliarono poi di fare ricorso alla tortura.32 Assistiamo, si può
dire, ad un vero e proprio gioco delle parti, dal momento che sia Alessandro
sia più di uno fra gli aristocratici macedoni avevano delle ragioni per desiderare
di emarginare, se non di eliminare, Filota (e suo padre Parmenione). E si può
supporre che Alessandro non attendesse consigli ma piuttosto aiuto per
condannare Filota senza essere considerato il solo responsabile.33
• Giunto con l’ esercito al fiume Ifasi nel 326 a.C., Alessandro annuncia di voler
condurre una spedizione contro i Gandaridi e attende la reazione dei suoi
uomini: nessuno osa parlare, perché non volevano contraddirlo ma non erano
d’ accordo a proseguire la marcia e la guerra;34 l’ esortazione del re a parlare con
franchezza cade nel vuoto, e solo dopo qualche tempo Ceno parla per tutti,
significando la contrarietà di ufficiali e soldati e chiedendo di tornare indietro.35
Sul momento Alessandro, irritato, si chiude per tre giorni nella propria tenda, poi
fa chiamare i più fedeli e annuncia la fine della spedizione.36 L’ elemento comune
a tutta la tradizione antica è che la marcia verso est si conclude per volontà
31
Cf., fra gli altri, Carney 2006, p. 53-54.
32
Cf. Quinto Curzio, VI, 8, 17 cum paucis in regiam coeunt Hephaestion et Craterus et Coenus et Erigyius,
hi ex amicis, ex armigeris autem Perdiccas et Leonnatus e 6, 11, 10 Hephaestio autem et Craterus et Coenos
tormentis veritatem exprimendam esse dixerunt; Plutarco, Alessandro, 49, 12 si riferisce ai Macedoni
favorevoli all’ impiego della tortura come a gente dell’ entourage di Efestione. Sulle responsabilità di costui
cf. soprattutto Heckel 1992, p. 59-62; sul personaggio ed i problemi della tradizione antica cf. l’ analisi di
Müller 2011.
33
Su questo momento della spedizione cf. Prandi 2013, p. 131-33 con bibliografia precedente.
34
Quinto Curzio, II, 12-18; Arriano, V, 25, 28.
35
Arriano, V, 27, 1.
36
Arriano, V, 28, 5, da Tolemeo, senza indicazione di nomi di persona.
delle truppe; il re sembra aver seguito il loro consiglio. Non mancano però gli
elementi per supporre che egli non desiderasse essere considerato responsabile di
una decisione poco gloriosa,37 né va trascurato che egli organizzò un viaggio di
ritorno che non fu così diretto e rapido come forse i suoi uomini si auguravano.
• Quando Alessandro di ritorno dall’ India si avvicina a Babilonia, i Caldei gli fanno
sapere che rientrare in città era pericoloso per lui: le fonti conservano dettagli
differenti, l’ una informa che egli cercò di entrare allora da una porta diversa ma
che così facendo incontrò l’ ostacolo delle paludi, l’ altra riporta che, mentre egli
esitava, degli intellettuali greci gli dimostrarono che non era obbligato a dar
retta ai Caldei.38 La conclusione è però uguale per tutte: Alessandro fece una
seconda entrata a Babilonia per la via principale e qualche mese dopo vi morì.39
Indipendentemente dai consigli, mi sembra di poter dire, egli era determinato ad
entrare in città e cercava soltanto il modo di farlo.
3- Consigli accettati
37
Cf. Spann 1999, p. 62-64; Heckel 1993.
38
Cf. per la prima Arriano, VII, 17, 5-6, per la seconda Diodoro, XVII, 112, 4-5.
39
Non considero qui, perché non pertinente, l’ episodio dell’ uomo che andò a sedersi sul trono di
Alessandro e che il re ordinò di uccidere, dando retta agli indovini (Diodoro, XVII, 116, 2-4; Plutarco,
Alessandro, 73, 7-74, 1; Arriano, VII, 24, 1-3), perché è possibile che le nostre fonti abbiano equivocato
il rituale dello šar pūhi, il sostituto regale. Per una considerazione d’ insieme rinvio a Prandi 2013, p. 200-
201.
40
Cf. Arriano, I, 25 e Giustino, XI, 7, 1-2; Diodoro, XVII, 32, 1; Quinto Curzio, VII, 1, 6. Mi permetto
di rinviare a Prandi 2013, p. 46-48, per una presentazione delle fonti e dei problemi.
• Quando l’ esercito arrivò ad Isso e Parmenione consigliò che sarebbe stato meglio
schierarsi contro i Persiani nelle vicinanze della città, Alessandro accettò.41
Tuttavia vi sono anche fonti che segnalano che fu invece Dario ad occupare Isso
prima della battaglia,42 e questo contrasta con la possibilità che Alessandro abbia
veramente seguito il consiglio del generale.
• Nella pianura di Gaugamela, il re convoca hetairoi e comandanti e li consulta sul
momento migliore per l’ attacco; la maggior parte di essi condivide l’ opinione
di Parmenione di esplorare prima il luogo. Alessandro ascolta il loro consiglio.
La sera dello stesso giorno, come abbiamo già visto,43 egli rifiutò invece il
suggerimento di Parmenione di attaccare durante la notte.
E’ facile constatare che non soltanto si tratta di un numero esiguo di casi ma
anche che la loro specifica rilevanza è nel complesso modesta, rispetto agli episodi
considerati in precedenza in cui Alessandro rifiutava i consigli ricevuti.
41
Cf. Quinto Curzio, III, 7, 8-10; cf. anche Diodoro, XVII, 32, 4 sull’ occupazione di Isso da parte di
Alessandro.
42
Cf. ancora Quinto Curzio, III, 8, 13-18; Arriano, II, 7, 1-3.
43
Cf. supra, II, 1.
44
Tutti segnalati da Diodoro, cf. rispettivamente XVII, 55, 3; 67, 4; 68, 3-6; 85, 4-8.
Tutti i casi di questa rassegna, pur con le loro differenze e peculiarità, confortano
la conclusione che Alessandro trascurò il più delle volte i consigli che riceveva e preferì
talvolta sbagliare da solo; in pratica egli adottò un atteggiamento di autosufficienza
piuttosto vicino a quello di Filippo che ho rievocato all’ inizio.
L’ Alessandrografia è un terreno insidioso e traditore. Basti ricordare che
uno storico come Arriano, che poteva leggere tutto quanto era stato prodotto su
Alessandro, segnalava che su nessun argomento era stato scritto in maniera tanto varia e
contraddittoria.45 Con questa premessa sono almeno due le questioni cui dare risposta
nel proporre una conclusione sul tema del rapporto fra Alessandro ed i suoi consiglieri:
una questione più strettamente storiografica, cioè se gli episodi che ho considerato sono
stati raccontati e tramandati con il preciso obiettivo di dimostrare che Alessandro era
autonomo e decisionista; una invece di tipo terminologico, che riguarda lo status del
consigliere alla sua corte itinerante.
Per quanto riguarda l’ aspetto storiografico, è agevole constatare che
l’ atteggiamento del re di rifiutare i consigli e di fare il contrario è segnalato da autori che
mostrano verso Alessandro tendenze diversificate. Il meccanismo, abbastanza semplice
se privato dei tratti a volte aneddotici, del consiglio offerto e non accolto compare tanto
in fonti a lui favorevoli quanto in fonti più critiche nei suoi confronti. Soprattutto va
notato che nessuna di esse mette in evidenza l’ inclinazione di Alessandro a decidere
da solo o si sofferma a commentarla. Tutto questo induce ad escludere che deformare
la realtà fosse, su questo punto, l’ obiettivo di qualcuno degli autori antichi; e quindi la
loro convergenza diviene un elemento di valore per le nostre considerazioni.
A questo punto va considerato che è stato possibile raccogliere un numero
piuttosto limitato di consigli indirizzati al re, in rapporto a 10 anni di campagne,
sovente assai difficili e impegnative, sempre in territori poco noti o quasi sconosciuti
e ostili. Al contrario, la situazione più frequente, che può essere paradigmatica del
rapporto costruito da Alessandro con il suo entourage è quella che constatiamo, per
esempio, a proposito dell’ assedio di Tiro.
Davanti alla città, dopo aver ottenuto dagli abitanti un netto rifiuto alla richiesta
di entrarvi per fare un sacrificio ad Eracle, Alessandro parla agli hetairoi e ai capi militari
della propria intenzione di assediare Tiro; la nostra fonte commenta che con il suo
45
Cf. Arriano, I, 1, 2.
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46
Arriano, I, 16, 8 et 18, 1.
47
Cf. le considerazioni di Prandi 2012, sulla voce di Alessandro.
48
Cf. rispettivamente Arriano, II, 25, 2 e Quinto Curzio, VI, 8, 1.
49
Cf. King 2010, p. 381-383.
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