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1 Il teorema di Fermat
Il calcolo differenziale è utile per ricavare informazioni su funzioni derivabili, e in particolare per risolvere prob-
lemi di massimizzazione e/o minimizzazione di una funzione. A questo riguardo è utile ricordare le definizioni
di punto di max e di punto di min.
Definizione (punto di max e punto di min per una funzione) Data : → R ( ⊆ R), un punto
0 ∈ si dice punto di max per se (0 ) ≥ () per ogni ∈ , 6= 0 . Data : → R ( ⊆ R), un punto
0 ∈ si dice punto di min per se (0 ) ≤ () per ogni ∈ , 6= 0 .
Trascurando per adesso punti di min e considerando solo punti di max, risulta che esiste una nozione di punto
di max diversa da quella appena presentata. Per distinguere tra le due nozioni, un punto di max che soddisfa la
definizione appena presentata (indicato con nelle lezioni precedenti) viene detto punto di max globale per .
La nozione di punto di max che viene introdotta tra poco è quella di punto di max locale per .
1
Si consideri la funzione : R → R con il grafico seguente:
y8
-4 -3 -2 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17
x
Per questa funzione, il punto = 2 non è punto di max globale perché (2) = 5 ed esiste qualche tale
che () 5 (ad esempio, (12) = 6), ma 2 è punto di max per relativamente agli vicini a 2 perché vale
(2) ≥ () per ogni vicino a 2. Per questo motivo, tale punto si dice punto di max locale per , coerentemente
con la seguente definizione.
Definizione Data : → R ( ⊆ R), un punto 0 ∈ si dice punto di max locale per se esiste un intorno
di 0 , (0 ), tale che (0 ) ≥ () per ogni ∈ (0 ) ∩ .
Nell’esempio, 1 = 2 è punto di max locale per perché esiste (2) tale che () ≤ (2) = 5 per ogni ∈ (2)
(ad esempio, (2) = (1 3)). Anche 2 = 7 e 3 = 12 sono punti di max locale per ; 2 è anche punto di max
globale. Se un punto 0 è punto di max globale per , allora 0 è necessariamente anche punto di max locale
perché (0 ) ≥ () per ogni ∈ , 6= 0 , dunque certamente esiste (0 ) tale che (0 ) ≥ () per ogni
∈ (0 ) ∩ ; ad esempio, è possibile porre (0 ) = R. Viceversa, un punto di max locale non necessariamente
è punto di max globale, come 1 = 2 o 3 = 12 nell’esempio precedente.
Un punto 0 che soddisfa la definizione di punto di min che si trova all’inizio di questa sezione si dice
punto di min globale per . Esiste una definizione di punto di min locale per analoga a quella di punto di
max locale.
Definizione Data : → R ( ⊆ R), un punto 0 ∈ si dice punto di min locale per se esiste un intorno
di 0 , (0 ), tale che (0 ) ≤ () per ogni ∈ (0 ) ∩ .
Ogni punto di min globale per è punto di min locale. Nell’esempio precedente, il punto 4 = 4 è punto di
min locale per , 5 = 10 è punto di min globale.
Il seguente teorema stabilisce un legame tra un punto di max locale o di min locale per e la derivata di
in tale punto.
Teorema 8.4 (di Fermat) Hp: Data : → R ( ⊆ R), 0 è punto di max o di min locale per , 0 è punto
interno per ed è tale che è derivabile in 0 ; Ts: 0 (0 ) = 0.
L’uguaglianza 0 (0 ) = 0 rivela che la retta tangente al grafico di nel punto (0 (0 )) è orizzontale.
Quindi il teorema 8.4 afferma che in ogni punto di max/min locale di la retta tangente al grafico di è
orizzontale, purché sia derivabile in 0 (altrimenti è impossible calcolare 0 (0 ), quindi 0 (0 ) non può essere
uguale a zero) e purché 0 sia punto interno per il dominio di . Si noti che per la funzione nell’esempio in
effetti è vero che la retta tangente al grafico di è orizzontale nei punti (2 (2)), (4 (4)), (7 (7)), (10 (10)),
(12 (12)). Un punto 0 si dice punto stazionario per se 0 (0 ) = 0. Quindi il teorema di Fermat si può
enunciare come segue: se 0 è un punto di max/min locale per (in cui è derivabile e 0 ∈ ), allora 0
è punto stazionario per . Dunque essere punto stazionario per è condizione necessaria per essere punto di
max/min locale per , ma l’esempio seguente mostra che non è sufficente.
Esempio Per () = 3 , : R → R, risulta che 0 = 0 è punto stazionario, poiché 0 (0) = 0, ma esso non è
punto di max/min locale per visto che è monotona strettamente crescente:
2
y
Dimostrazione Sia 0 un punto di max locale per , cioè esiste 1 (0 ) tale che (0 ) ≥ () per ogni ∈
1 (0 )∩. Inoltre, poiché 0 è punto interno per , si deduce che esiste 2 (0 ) ⊆ . Sia (0 ) = 1 (0 )∩2 (0 ),
che soddisfa (0 ) ⊆ 2 (0 ) ⊆ e (0 ) ⊆ 1 (0 ) ∩ ; quindi (0 ) ≥ () per ogni ∈ (0 ). Poiché è
derivabile in 0 , esiste lim→0 ()−
−0
(0 )
ed è finito; quindi lim→+ ()−
−0
(0 )
= lim→− ()−
−0
(0 )
. Adesso
0 0
()− (0 )
si dimostra che lim→+ −0 ≤ 0: per 0 e vicino a 0 si ha che ∈ (0 ), quindi () ≤ (0 ) e
0
()− (0 ) ()− (0 )
−0 ≤ 0; pertanto il teorema 5.5 (il teorema della permanenza del segno 2) implica lim→+ −0 ≤ 0.
0
()− (0 )
In maniera analoga si dimostra che lim→− −0 ≥ 0: per 0 e vicino a 0 si ha che ∈ (0 ), quindi
0