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INDICE GENERALE

Introduzione p. 6

Avvertenze p. 8

Abbreviazioni p. 9

Abbreviazioni per le lingue p. 10

Simboli p. 11

Cap. 1 Il medio dinamico p. 12


1.1 Definizione di medio dinamico p. 12
1.2 Contributi principali allo studio del medio dinamico p. 14
1.3 Oggetto di studio e corpora di riferimento p. 20
1.3.1 Il corpus epico e il ruolo della metrica p. 20
1.3.2 Il corpus erodoteo come elemento di contrasto e verifica p. 22
1.4 Metodo di lavoro p. 22
1.4.1 Premesse p. 22
1.4.2 Presentazione dei lemmi e criteri di analisi p. 26

Cap. 2 Analisi dei verbi con medio “ἶiὀἳmiἵὁ”Νnon attestato in Erodoto p. 29


2.1 p. 29
2.2 p. 30
2.3 p. 31
2.4 p. 35
2.4a υ p. 36
2.5 ,Ν ( ) p. 37
2.6 ,Ν p. 39
2.7 p. 40
2.8 φ ,Ν φ p. 42
2.9 α p. 44
2.10 p. 46
2.11 p. 49
2.12 υ p. 51
2.13 p. 52
2.14 p. 54

3
2.15 p. 56
2.16 p. 57
2.17 α ,Ν p. 59
2.18 Ν( ) :: υ α- p. 62
2.18a p. 68
2.19 p. 69
2.20 p. 70
2.20a α p. 72
2.21 p. 72
2.22 ,Ν ( ) p. 74
2.23 p. 76
2.24 p. 78
2.25 ( π ) p. 80
2.26 p. 81
2.27 p. 83
2.28 Ν p. 84
2.29 p. 85
2.30 ,Ν ῠ p. 88
2.31 π p. 89
2.32 α ,Ν p. 92
2.33 ΝἈἈΝ π ,Νὺ α p. 93
2.33a ΝἈἈΝ α p. 95
2.34 p. 96
2.35 p. 97
2.36 p. 99
2.37 ,Ν p. 100
2.38 p. 101
2.39 π ,Ν π p. 102
2.40 ,Ν p. 103
2.41 p. 104
2.42 p. 107
2.43 φ p. 108
2.44 υ p. 109
2.45 p. 110
2.46 ,Ν p. 114
2.47 φ p. 116
2.48 φ p. 118
2.49 φ p. 120
2.50 p. 123

4
ἑἳpέΝἁΝχὀἳliὅiΝἶἷiΝvἷὄἴiΝἵὁὀΝmἷἶiὁΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”ΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝiὀΝἓὄὁἶὁὈὁ p. 126
3.1 p. 126
3.1a p. 130
3.2 α :: p. 131
3.3 p. 140
3.4 p. 144
3.5 παυ ,Ν παυ p. 146
3.6 p. 147
3.7 p. 150
3.8 p. 153
3.9 α p. 156
3.10 α ,Ν p. 158
3.11 ,ΝἳὁὄέΝ α ,Ν ,Ν α p. 162
3.12 ,Ν p. 164
3.13 ΝἈἈ p. 166
3.14 π p. 178
3.15 π p. 179
3.16 π p. 182
3.17 π p. 184
3.18 p. 187
3.19 α ,Ν α ,Ν p. 189
3.20 ὺ p. 191
3.21 p. 195
3.22 φ Ν:: α p. 201
3.23 φ ,Νφ p. 210
3.24 φ p. 217
3.25 φυ p. 219
3.26 p. 221

Conclusioni p. 225

Bibliografia p. 231

5
INTRODUZIONE

Questo studio è dedicato all’ἳὀἳliὅiΝ ἶἷllἷΝ Ἰorme verbali epiche convenzionalmente


denominate medi “ἶiὀἳmiἵi”, cioè medi privi di una chiara differenza di significato
rispetto agli attivi corrispondenti. All’iὀὈἷὄὀὁΝἶiΝὃὉἷὅὈὁΝἹὄὉppὁΝintendiamo operare una
distinzione: da una parte i medi reali, corrispondenti alle realizzazioni comunemente
accettate del medio e etichettabili di volta in volta come affettivi, riflessivi indiretti,
reciproci o causativiἉΝ ἶἳll’ἳlὈὄἳ i medi davvero indistinguibili dalle forme attive e
costituenti dei semplici sostituti metrici di queste: solo a questi ultimi si potrebbe
restringere in principio la denominazione di medi “ἶiὀἳmiἵi”,Ν iὀΝ ὄἷἳlὈὡΝ Ὁὀ’ἷὈiἵhἷὈὈἳΝ
convenzionale che si definisce in negativo (ὨΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”ΝὈὉὈὈὁΝ ἵiάΝἵhἷΝὀὁὀΝὄiἷὀὈὄἳΝὀἷiΝ
tipi normali di medio).
Lo studio contrastivo del materiale epico ed erodoteo mostrerà che anche i supposti
medi dinamici in questo senso ristretto rinvenibili nell’epos sono condizionati o favoriti
dalla metrica e che il preteso medio “dinamico” come realizzazione del medio svanisce.
Nel primo capitolo verrà inquadrato il problema: si fornirà una definizione della
categoria di medio “ἶiὀἳmiἵὁ”,ΝὅiΝpἳὅὅἷὄἳὀὀὁΝiὀΝὄἳὅὅἷἹὀἳΝiΝἵὁὀὈὄiἴὉὈiΝpiὶΝimpὁὄὈἳὀὈiΝdei
vari autori su questo argomento, si illustreranno i corpora oggetto di studio in questa
sede – la lingua della poesia epica e la prosa ionica di Erodoto – e le premesse e i criteri
ἳllἳΝἴἳὅἷΝἶἷlΝmἷὈὁἶὁΝἶiΝlἳvὁὄὁΝἳὈὈὄἳvἷὄὅὁΝilΝὃὉἳlἷΝpὄὁἵἷἶἷὄὡΝl’ἳὀἳliὅiΝἶἷllἷΝὅiὀἹὁlἷΝἸὁὄme
verbali.
ἣὉἷὅὈἳΝ ἵὁὅὈiὈὉiὄὡΝ l’ὁἹἹἷὈὈὁΝ ἶel secondo e del terzo capitolo, nei quali verranno
studiati i verbi il cui medio “ἶiὀἳmiἵὁ”ΝὀὁὀΝhἳΝὉὀἳΝἵὁὀὈὄὁpἳὄὈiὈἳΝiὀ Erodoto (cap. 2) e
quelli il cui medio “ἶiὀἳmiἵὁ”Νha una contropartita in Erodoto (cap. 3).
Ciascun paragrafo tratterà di un singolo verbo (o di più verbi etimologicamente
apparentati o confluiti in un paradigma suppletivo) partendo dalla presentazione del suo
significato e costruzioni fondamentali e descrivendo l’eventuale opposizione diatetica
esistente tra attivo e medio. ἜἳΝ ἶἷἸiὀiὐiὁὀἷΝ ἶiΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳ servirà esclusivamente ad
individuare quegli usi di attivo e medio che risultano interessanti dalla prospettiva
adottata qui: ovverosia un attivo transitivo coesistente con un medio transitivo o
viceversa un attivo intransitivo coesistente con un medio intransitivo.
Successivamente verranno presentati suddivisi per diatesi quei costrutti e significati
del verbo che saranno coinvolti nello studio. Anche in questo caso si opererà una decisa
selezione volta a restringere il campo solo sui dati veramente interessanti in relazione
alla prospettiva adottata in questa sede.
ἣὉiὀἶiΝvἷὄὄἳὀὀὁΝὄiἳὅὅὉὀὈἷΝlἷΝἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiΝἶἷlΝvἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷ al medio ὀἷll’epos e
in Erodoto e il tipo di opposizione diatetica che governa il sistema in ciascuno dei due
corpora: in questa sede si porrà particolare attenzione al dato quantitativo (numero di

6
ἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝὀὉmἷὄὁΝἶiΝἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiΝἳlΝmἷἶiὁ)ΝἷΝἳllἳΝὅiὈὉἳὐiὁὀἷΝἶἷiΝmἷἶiΝἷpici
rispetto a quelli erodotei alla ricerca di forme medie che possano essere considerate
come anomalie meritevoli di uno studio approfondito.
ἙὀἸiὀἷΝ ὅiΝ pὄὁἵἷἶἷὄὡΝ ἳll’ἳὀἳliὅiΝ ἵὁὀὈὄἳὅὈivἳ delle forme, che si svolgerà attraverso la
comparazione di luoghi epici in cui un verbo ricorre nella medesima collocazione sia
ἳll’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝἳlΝmἷἶiὁ.
Ἔ’ὁἴiἷὈὈivὁ,Ν ἶἳΝ ὄἳἹἹiὉὀἹἷὄὅiΝ ἳὈὈὄἳvἷὄὅὁΝ Ὁὀ’ἳὀἳliὅiΝ combinata sintattico-semantica e
metrica e, contemporaneamente, attraverso il sistematico confronto con la prosa di
Erodoto, è stabilire quali medi epici sono reali e quali invece sono creazioni ad hoc
necessarie per rimpiazzare una forma attiva che non entra nel verso.
Il ricorso alla comparazione linguistica avverrà solo nel caso in cui questa fornisca
dati essenzialiΝἳiΝἸiὀiΝἶἷll’ἳὀἳliὅiΝἶἷlΝvἷὄἴὁΝiὀΝὃὉἷὅὈiὁὀἷέΝ
In coda a ogni paragrafo, infine, verranno riassunti i risultati raggiunti.
Nella conclusione si traccerà un bilancio generale seguito da due bilanci parziali,
inerenti il primo alle forme analizzate nel cap. 2 e il secondo a quelle analizzate nel cap.
ἁ,ΝὈὄἳmiὈἷΝiΝὃὉἳliΝvἳlὉὈἷὄἷmὁΝἵὁὀὈὄἳὅὈivἳmἷὀὈἷΝlἳΝἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝἶ’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”Ν
ὀἷll’ἷpiἵἳΝἷΝiὀΝἓὄὁἶὁὈὁέ Questo permetterà di verificare quanti dei medi epici esaminati
sono classificabili secondo i tipi di realizzazione consueti e quanti invece risultano
essere effettivamente privi di quelle sfumature di significato proprie della diatesi media:
si tratta di forme condizionate o favorite dalla metrica che non possono giustificare
l’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝ ἶiΝ ὉὀἳΝ ἵἳὈἷἹὁὄiἳΝ ἶiΝ mἷἶiὁΝ “ἶiὀἳmiἵὁ”,Ν lἳΝ ὃὉἳlἷΝ ὅiΝ ὄivἷlἳΝ ἷvἳὀἷὅἵἷὀὈἷΝ ἶἳlΝ
punto di vista sintattico e, in definitiva, non reale.

7
AVVERTENZE

La presentazione dei significati e dei costrutti dei singoli verbi segue il modello di
FRANCO MONTANARI, Vocabolario della lingua greca, Torino, Loescher, 2003 [1995]:
 le lettere [a], [b] distinguono i significati fondamentali;
 || e | separano i costrutti di un verbo o i suoi significati a seconda che questi
differiscano in modo più (||) o meno (|) netto.
Il conteggio delle forme verbali è stato fatto sulla base dei seguenti lessici e
concordanze:
1. pἷὄΝl’Iliade ἷΝl’Odissea AUGUST GEHRING, Index Homericus, Lipsiae, In aedibus
G. B. Teubneri, 1891;
2. per gli Inni omerici HENRY DUNBAR, A complete concordance to the Odyssey of
Homer, Hildesheim, G. Holms, 1962 [1880];
3. per Esiodo MARCEL HOFINGER, Lexicon Hesiodeum, Leiden, E. J. Brill, 1973;
4. per Erodoto CARLOS SCHRADER, Concordantia Herodotea, 5 voll., Hildesheim –
Zürich – New York, Olms – Weidmann, 1996.
Le traduzioni dei passi greci sono tratte dalle seguenti opere:
1. Omero, Iliade, traduzione di ROSA CALZECCHI ONESTI, G. Einaudi, Torino,
19682 [1950];
2. Omero, Odissea, traduzione di ROSA CALZECCHI ONESTI, G. Einaudi, Torino,
19682 [1963];
3. Inni omerici, a cura di GIUSEPPE ZANETO, Rizzoli, Milano, 20114 [1988];
4. Esiodo, Opere, a cura di ARISTIDE COLONNA, Torino, UTET, 2011 [1977],
(Classici greci, 93);
5. la traduzione dei frammenti esiodei è di chi scrive;
6. Erodoto, Le storie, 2 voll., a cura di ARISTIDE COLONNA – FIORENZA
BEVILACQUA, Torino, UTET, 2006 [1996] (Classici greci, 26).
Qualsiasi modifica apportata a queste traduzioὀiΝὅἳὄὡΝὅἷἹὀἳlἳὈἳΝἶἳll’ὉὅὁΝἶἷlΝἵὁὄὅivὁέ

8
ABBREVIAZIONI

acc. accusativo nom. nominativo


aff. prop. affettivo di proprietà NP nome di persona
aff. tang. affettivo di tangenza om. omerico
agg. aggettivo ott. ottativo
aor. aoristo part. participio
aor1. aoristo primo pass. passivo
aor2. aoristo secondo pers. persona
aor3. aoristo terzo pf. perfetto
ass. assoluto, -amente pl. plurale
atem. atematico poet. poetico
att. attivo poss. possessivo
avv. avverbio ppf. piuccheperfetto
caus. causativo pred. predicativo
compl. complemento prep. preposizione, -ale
compl. ogg. complemento oggetto pres. presente
cong. congiuntivo pron. pronome
dat. dativo rad. radicale
denom. denominativo radd. raddoppiato
dep. deponente recip. reciproco
du. duale rifl. riflessivo
ep. epico rifl. dir. riflessivo diretto
est. per estensione rifl. indir. riflessivo indiretto
fr(r). frammento, -i sg. singolare
fut. futuro sogg. soggetto
gen. genitivo sogg. sott. soggetto sottinteso
impf. imperfetto stat. stativo
impv. imperativo suff. suffissale
ind. indicativo tem. tematico
inf. infinito trans. transitivo
intrans. intransitivo trasl. traslato
iter. iterativo
mar. marinaresco
masch. maschile
med. medio
med.-pass. medio-passivo
mil. militare

9
ABBREVIAZIONI PER LE LINGUE

aat. antico alto tedesco


aav. antico avestico
aing. antico inglese
airl. antico irlandese
alb. albanese
anord. antico nordico
arm. armeno
aruss. antico russo
asass. antico sassone
av. rec. avestico recente
ciren. cirenaico
cret. cretese
dor. dorico
eol. eolico
gr. greco
ie. indoeuropeo
ion. ionico
itt. ittita, -o
lat. latino
mic. miceneo
pgr. proto-greco
ved. vedico

10
SIMBOLI

* precede una forma ricostruita, segue una forma postulata


< deriva foneticamente o semanticamente da
> passa foneticamente o semanticamente a
← deriva non foneticamente da
→ passa non foneticamente a
ή…ή traslitterazione della scrittura sillabica lineare B
° segue primo elemento di composto, precede secondo elemento di
composto
: indica identità tra due forme
:: indica corrispondenza tra due forme
/ indica opposizione tra due diatesi oppure due forme o
collocazioni alternative
= indica identità formale tra due versi o tra due forme verbali
oppure esplicita il sostantivo sostituito da una pronome
| separa due costruzioni simili o due significati simili di un
medesimo verbo
|| separa due versi o due significati distanti di un medesimo verbo
+ introduce il complemento che si accompagna al verbo

11
Cap. 1 Il medio dinamico

1.1 Definizione di medio dinamico

Una delle definizioni classiche della diatesi media in opposizione alla diatesi attiva è
quella fornita da BENVENISTE 1950: 125:

«De cette confrontation [tra verbi activa tantum e media tantum] se dégage
ἳὅὅἷὐΝ ἵlἳiὄἷmἷὀὈΝ lἷΝ pὄiὀἵipἷΝ ἶ’ὉὀἷΝ ἶiὅὈiὀἵὈiὁὀΝ pὄὁpὄἷmἷὀὈΝ liὀἹὉiὅὈiὃὉἷ,Ν pὁὄὈἳὀὈΝ
ὅὉὄΝ lἳΝ ὄἷlἳὈiὁὀΝ ἷὀὈὄἷΝ lἷΝ ὅὉἼἷὈΝ ἷὈΝ lἷΝ pὄὁἵὨὅέΝ ϊἳὀὅΝ l’ἳἵὈiἸ,Ν lἷὅΝ vἷὄἴἷὅΝ ἶὧὀὁὈἷὀὈΝ ὉὀΝ
pὄὁἵὨὅΝὃὉiΝὅ’ἳἵἵὁmpliὈΝὡΝpἳὄὈiὄΝἶὉΝὅὉἼἷὈΝἷὈΝhὁὄὅΝἶἷΝlὉiέΝϊἳὀὅΝlἷΝmὁyἷὀ,ΝὃὉiΝἷὅὈΝlἳΝ
diathèse a définir par opposition, le verbe indique un procès dont le sujet est le
siège; le sujet est intérieur au procès.»

Seppur ancora sprovvista di una definizione così limpida, la coscienza di una


differenza ben circoscritta tra le due diatesi esisteva anche prima di Benveniste, e fu
proprio questa coscienza che portò GROSSE 1889: 14 a inquadrare per la prima volta il
problema del cosiddetto medio “dinamico”:

«Weit umfangreicher ist der Gebrauch des Mediums neben dem Aktiv, ohne
dass ein wesentlicher Bedeutungsunterschied festzustellen ist. Gewöhnlich
ὀἷὀὀὈΝmἳὀΝἶiἷὅΝἝἷἶiὉmΝἶyὀἳmiὅἵhΝ[…]έ»
1

Dunque forme medie sussistono accanto a forme attive senza che emerga una chiara
differenza di significato e in aperta contraddizione con la descrizione ἶἷll’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ
att. / med. che sarebbe poi stata fatta da Benveniste.
Questa stessa etichetta di medio “ἶiὀἳmiἵὁ”Νè stata poi reimpiegata da altri studiosi
(e.g. GONDA 1960: 47) per descrivere questi medi semanticamente così vicini agli attivi,
e altri ancora (e.g. CHANTRAINE 1948-1953: I 172, HUMBERT 20043: 106), pur non
definendo “ἶiὀἳmiἵi” questi esempi di medio, li intendono chiaramente al modo di
Grosse come forme semanticamente indistinguibili dagli attivi corrispondenti.
Come “mἷἶiὁΝἶiὀἳmiἵὁ”, però, è stata anche etichettata una particolare categoria di
medio. Questa la definizione di DELBRÜCK 1893-1900: II 425:

«Das Medium unterscheidet sich von dem Aktivum, soweit überhaupt der
Unterschied fassbar ist, nur dadurch, dass es die stärkere Betheiligung des
1
Molto simile la presentazione che lo stesso autore fece di questo problema solo due anni più tardi: «Sehr
oft aber wird für dieselbe Handlung, ohne dass ein Bedeutungsunterschied wahrzunehmen ist, bald das
Aktiv bald das Medium gefunden» (GROSSE 1891: 13).

12
ganzes Subjekts an dem durch das Verbum dargestellten Vorgang zum
Ausdruck bringt: dynamisches Medium.»2

Si noti che Delbrück sussume in questo gruppo non pochi dei medi classificati come
dinamici secondo la definizione di Grosse, e per questi non manca di segnalare la loro
occasionale confluenza semantica ἵὁὀΝ l’attivo (e.g. π Ν ἈἈΝ π α , ved. pátati :: gr.
π α ).
Il problema della definizione di Delbrück è la sua indeterminatezza3: se il criterio di
scelta tra attivo e medio è semplicemente il grado di partecipazione del soggetto
ἳll’ἳὐiὁὀἷΝ ὅἷὀὐἳΝ ὉlὈἷὄiὁὄiΝ ὅpἷἵiἸiἵἳὐiὁὀi,Ν ὅiἳmὁΝ ὀἷlΝ ὈἷὄὄiὈὁὄiὁΝ ἶἷll’ἳὄἴiὈὄἳὄiὁΝ pὁiἵhὧΝ ἳΝ
questo punto qualunque verbo attivo potrebbe avere al suo fianco un medio dinamico4.
Ma questo criterio così vago non spiega almeno due fatti importantissimi e strettamente
collegati tra loro:
1. l’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝ ἶἷiΝ vἷὄἴiΝ activa tantum (e.g. α ,Ν 5
) e media tantum (e.g.
α ,Ν α α ), che sembrerebbero esclusi dalla possibilità di istituire un
gioco tra attivo e medio dinamico senza alcuna ragione apparente;
2. l’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝἶiΝ ἵἷὄὈἷΝἵἳὈἷgorie di lessemi per i quali solo una delle due diatesi è
ammessa: i verbi stativi, a parte alcuni medi ereditati come (°) α Ν ἷΝ ῖ α ,
sono attivi (e.g. ,Ν Ν ἷΝ ἶἷὀὁmέΝ ,Ν α ,Ν υ )6, mentre i
verbi designanti processi o attività mentali tendono a essere medi (e.g. α α ,Ν
α )7.
ἣὉἷὅὈὁΝὅiἹὀiἸiἵἳΝἵhἷΝl’ἳὈὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝἶἷllἳΝἶiἳὈἷὅiΝὀὁὀΝὨΝἳὅὅὁlὉὈἳmἷὀὈἷΝὀἷὉὈὄἳΝὄiὅpἷὈὈὁΝ
al contenuto semantico del verbo. CὁlὁὄὁΝ ἵhἷΝ ἳὅὅὉmὁὀὁΝ l’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ
“ἶiὀἳmiἵὁ”Ν ἵὁὅìΝ ἵὁmἷΝ ὨΝ ἶἷἸiὀiὈὁΝ ἶἳΝ Delbrück, però, non sono in grado di spiegare
l’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝἶiΝὃὉἷὅὈἷΝὈἷὀἶἷὀὐἷΝpἷὄἵhὧΝsembrano porre attivo e medio sullo stesso piano
(non è così, vd. § 1.4.1) e considerare le due diatesi come intercambiabili: tutti i verbi

2
Questa definizione è riutilizzata da BRUGMANN 19003: 460, STAHL 1907: 57, CHANTRAINE 1948-1953:
II 176, SCHWYZER 1990-20056: II 232, DUHOUX 20002: 114.
3
Addirittura per VENDRYES 1948: 4 il medio dinamico ha la funzione non meglio specificata di
ἶἷὅἵὄivἷὄἷΝ «lἷὅΝ ἸὁὀἵὈiὁὀὅΝ ὀἳὈὉὄἷllἷὅΝ ὁὉΝ lἷὅΝ ἳἵὈiviὈὧὅΝ ἶὉΝ ἵὁὄpὅΝ ἷὈΝ ἶἷΝ l’ἷὅpὄiὈ»ἈΝ pὄἳὈiἵἳmἷὀὈἷΝ ὃὉἳlὉὀὃὉἷΝ
lessema potrebbe essere compreso in questa definizione.
4
Vd. le critiche avanzate da WACKERNAGEL 1926: I 127, MARGULIÉS 1930: 117-118, ALLAN 2003: 228-
229.
5
ἑhἷΝiὀΝὄἷἳlὈὡΝmὁὅὈὄἳΝὉὀἳΝἸὁὄmἳΝmἷἶiἳΝὀἷll’Odissea: ’( )Ν(Od. 1.302 = 3.200). Questo imperativo è
però spiegato ἵὁmἷΝl’ἳmpliἳmἷὀὈὁΝἶiΝὉὀΝimpvέΝἳὈὈέΝpἹὄέΝ*es : lat. es < ie. *h1es tramite il suffisso di impv.
med. 2 pers. sg. *-so causato dalla avversione del greco nei confronti delle parole di struttura VC (vd.
HACKSTEIN 2002: 132-134). Si tratta dunque di un rimodellamento morfologico di una forma più antica,
la quale ha affiancato ,Νl’impἷὄἳὈivὁΝpiὶΝἵὁmὉὀἷΝe di sicura ascendenza indoeuropea (: aav. zdī < ie.
*h1s-dhí). Da parte nostra aggiungiamo anche una motivazione metrica: nelle sue due ricorrenze Ν
ὅὉἴiὅἵἷΝ l’ἷliὅiὁὀἷ,Ν ἵhἷΝ ὀὁὀΝ ἳvὄἷἴἴἷΝ pὁὈὉὈὁΝ ἳvἷὄἷΝ lὉὁἹὁΝ ἵὁὀΝ lἳΝ ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝ ἸὁὄmἳΝ ἳὈὈivἳΝ Ν ἶἳlΝ
momento che la desinenza di imperativo - Ν ὀὁὀΝ ὅiΝ ἷliἶἷΝ mἳiΝ (vἶέΝ KÜHNER 1976-19783: I.1 234,
CHANTRAINE 1948-1953: I 86).
6
Vd. BAKKER 1994: 30, ALLAN 2003: 29.
7
Vd. ALLAN 2003: 66-67, 101-102.

13
possono averle entrambe ἵὁὀΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἶiὅἵὄimiὀἳὀὈἷΝ ἶἷl grado di partecipazione del
ὅὁἹἹἷὈὈὁΝἳll’ἳὐiὁὀἷ.
Poiché non condividiamo questa posizione e anzi la criticheremo esplicitamente,
l’ὉὀiἵἳΝἶἷἸiὀiὐiὁὀἷΝἶi “mἷἶiὁΝἶiὀἳmiἵὁ” di cui si terrà conto è quella di Grosse, mentre
il tipo di medio che Delbrück etichetta ἵὁmἷΝ “ἶiὀἳmiἵὁ”Ν vἷὄὄὡΝ ὅὉὅὅὉὀὈὁΝ parzialmente
nella categoria di medio affettivo (vd. § 1.4.1).

1.2 Contributi principali allo studio del medio dinamico

Gli studiosi precedenti che si sono misurati col problema del medio dinamico
possono essere inclusi essenzialmente in due correnti:
1. la maggior parte (R. Kühner, S. Kowaleck, J. M. Stahl, J. Bechert) ha prediletto
una spiegazione semantica di questi medi e ha cercato di trovare delle sfumature
ἶiΝ ὅἷὀὅὁΝ ἵhἷΝ pἷὄmἷὈὈἷὅὅἷὄὁΝ ἶiΝ ἵhiἳὄiὄἷΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷllἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ mἳὄἵἳὈἳΝ iὀΝ ὄἳppὁὄὈὁΝ
ἳll’ἳὈὈivὁ;
2. meno numerosi (J. E. Ellendt, K. Witte) coloro che, limitatisi allo studio di
questi medi in Omero, li hanno interpretati come forme imposte dallo schema
metrico e perciò perfettamente corrispondenti a quelle attive, delle quali
costituirebbero dei semplici doppioni.
Tra queste due posizioni esistono però tentativi di compromesso e più di un autore
ha ammesso la coesistenza di una spiegazione di tipo semantico e di una spiegazione di
natura metrica.
Passeremo ora brevemente in rassegna in ordine cronologico gli studiosi che hanno
fornito i contributi più importanti alla trattazione di questo problema. Si tratta di una
presentazione generale necessaria a capire che tipo di approccio è stato adottato: per i
dettagli dei vari studi si rimanda ai capp. 2-3, lungo i quali i lavori ora qui brevemente
riassunti saranno più volte citati.
Cominciamo da R. Kühner (1834-1835), il quale allegò qualche esempio di forme
medie equivalenti a forme attive – e.g. Ν (Il. ἂέἁἁ1),Ν Ν (Il. 21.602) – e
concluse:

«[…] die griechische Sprache eine entschiedene Neigung hat, für leibliche und
geistige Kraftäusserungen der bezeichneten Art die Medialform zu verwenden,
die das Subjekt als aktiv und zugleich von der Handlung affiziert darstellt.»8

Dopo avere fornito una classificazione dei tipi di medio, Kühner si soffermò su
alcune forme che interpretò come medi riflessivi indiretti – e.g. Νπ Ν Ν
α α Ν α Νφ α α Ν||Ν Ν ῃ Ν α (Il. 15.409-410), Ν ’Ν Ν
α Ν Νφ α α (Il. 22.235) – ma che autori successivi includono tra
8
KÜHNER 1976-19783: II.1 102-103.

14
i medi dinamici. Nἷll’iὀὈἷὀὈὁΝ ἶiΝ ὅὉppὁὄὈἳὄἷΝ ὃὉἷὅὈἳΝ sua lettura non sempre lineare e
immediata dei fatti, Kühner osservò che «die reflexive Beziehung der Medialform auf
das Subjekt ist oft so schwach, dass sie für unsere Anschauungsweise fast gänzlich
verschwindet»9.
Dopo Kühner, J. E. Ellendt (1861) fornì una più nutrita seria di esempi omerici in
cui attivo e medio coesistono senza apparenti distinzioni di significato e per primo
sottolineò la grande importanza ricoperta dal metro, ὀὁὈἳὀἶὁΝl’ἷὃὉivἳlἷὀὐἳΝpὄὁὅὁἶiἵἳΝἶiΝ
alcuni medi rispetto agli attivi corrispondenti – e.g. ’Ν Νφα Ν(Il. 9.234 = 17.637)
vs. ’Ν ’Ν φα Ν(Il. 12.106) – o di alcuni attivi rispetto ai medi corrispondenti – e.g.
α αΝ α α Ν(Od. 20.370) vs. α αΝ α α Ν(Od. 18.143)10.
Della questione si occupò anche L. Janson (1868), che commentò alcuni esempi di
ἳὈὈiviΝ ἷΝ mἷἶiΝ ὀἷiΝ ὃὉἳliΝ l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ pἳὄἷvἳΝ ὀἷὉὈὄἳliὐὐἳὈἳἈΝ e.g. Ν Ν
φα πα Ν(Od. 14.380) vs. φα απα Ν Ν ’Ν Νυ Ν αΝ(Il. 16.192),
Ν φ Ν ’Ν Ν(Il. 22.398) vs. αΝ ’Ν αΝ Ν φ υΝ π Ν(Il.
24.15). Cercò, nei limiti del possibile, di difendere la realtà di questi ultimi, attribuendo
loro di preferenza un valore riflessivo o reciproco11.
S. Kowaleck (1887), sulla linea degli studi precedenti, individuò numerosi esempi di
forme attive e forme medie per le quali era difficile individuare una differenza di
significato, e.g. ῖ Ν […]Ν α Ν (Il. 14.32) vs. α Ν υ Ν (Od. 6.9), Ν Ν
α ’Ν Ν (Od. 5.449, 7έ1ἂἅ)Ν vὅέΝ α ’ α Ν (Od. 3.92). Per
giustificarle fornì spiegazioni di tipo semantico e basò la sua dicotomia fra attivo e
medio sul seguente principio (che anticipa in qualche modo la definizione di medio
dinamico fornita da Delbrück):

«[…]Ν das Medium dem Aktivum gegenüber die energischere Thätigkeit, die
energischere Teilnahme des Subjekts an seinem Handeln hervorhebt.»12

Appena posteriori sono i lavori di H. Grosse (1889, 1891), il quale fornì una
carrellata di esempi – non solo provenienti da Omero – in cui attivo e medio ricorrevano
alternativamente in contesti identici senza che una chiara differenza semantica fosse
percepibile, e.g. π παΝ α φ Ν ῖ αΝ π υ (Il. 18.414) vs. π α Ν
πα (Od. 18.200), Ν υ (Il. 12.399) vs. α Ν[…] υ Ν(Il. 12.411,
12.418). Non si pronunciò invece a proposito di una possibile spiegazione di queste
occorrenze13.
B. Delbrück (1893-1900) fornì una sua classificazione piuttosto semplice dei tipi di
medio (solo tre: dinamico, riflessivo, reciproco) e tra questi incluse il medio dinamico

9
KÜHNER 1976-19783: II.1 109.
10
ELLENDT 1861: 12-17.
11
JANSON 1868: 4-15.
12
KOWALECK 1887: 13.
13
GROSSE 1889: 13-15, GROSSE 1891: 5-19.

15
definito come si è visto in § 1.1. Sottolineò che a questa categoria appartenevano
soprattutto verbi di movimenti (e.g. ,Ν- α ,Ν ,Ν- α ) constatando la sinonimia
di questi medi con gli attivi corrispondenti.
K. Brugmann (19003) trattò il problema nella sua Griechische Grammatik, e diede
qualche esempio di medio dinamico. Per primo cercò un compromesso tra le due
correnti principali. La sua assunzione di base è la seguente:

«wenn auch damals keine Sinnesverschiedenheit empfunden worden sein, also


ein sogen. Promiskuegebrauch stattgefunden haben sollte, in einer
vorhomerischen Zeit eine Bedeutungsdifferenz bestanden hat. Und zwar ist die
Annahme gerechtfertigt, daß die mediale Form die (körperliche oder geistige)
Beteiligung des Subjekts an dem Vorgang betont habe.»14

Con questa affermazione Brugmann si colloca tra i difensori della genuinità del
mἷἶiὁΝἶiὀἳmiἵὁΝἶiΝἸὄὁὀὈἷΝἳll’ἳὈὈivὁΝ(e.g. απ ,Ν- α ,Ν π ,Ν- α ) e attribuisce al
problema una profondità diacronica che non era ancora stata esplicitamente posta da
nessuno. Dopo poche pagine, però, egli ἳmmἷὈὈἷΝἳὀἵhἷΝl’impὁὄὈἳὀὐἳΝἵhἷΝlἳΝmἷὈὄiἵἳΝhἳΝ
ricoperto per alcune forme (e.g. ,Ν- α ,Νπ ,Ν- α ):

«oft genug mag bei den epischen Sängern die prosodische Bequemlichkeit den
Ausschlag für den Gebrauch der einen oder der anderen Form gegeben
haben.»15

J. M. Stahl (1907), attingendo a Omero e agli autori di epoca classica, si impegnò


con acribia per fornire una classificazione più approfondita dei differenti tipi di medio16
e tra questi pose il medio dinamico descritto alla maniera di Delbrück. Stahl si colloca
chiaramente tra coloro che hanno spiegato semanticamente il medio dinamico e mira a
individuare per ciascuna forma una sfumatura specifica che la scelta della diatesi media
avrebbe apportato – e.g. α Ν (Od. 15.475), α Ν Ν (Il.
17.317) – ἷΝ ἵhἷΝ ὅἳὄἷἴἴἷΝ ἳὅὅἷὀὈἷΝ ὀἷiΝ pἳὅὅiΝ iὀΝ ἵὉiΝ ilΝ mἷἶἷὅimὁΝ vἷὄἴὁΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ ἳll’ἳὈὈivὁέΝ
Nondimeno egli segue Brugmann nel riconoscere la possibilità che alcune forme medie
omeriche possano essere il prodotto della pressione del metro sulla lingua, e.g. Ν
Ν φαφ α (Od. 19.586) vs. Ν […] Ν φαφ α α , (Od. 8.215)
Ν α Ν(Il. 5.106) vὅέΝ Ν α α Ν(Il. 5.278)17.
ϊiΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳ posizione già patrocinata da Ellendt, K. Witte (1913, 1972) fu il più
strenuo difensore, e lo dimostrò in particolare in uno studio delle occorrenze di ,Ν-

14
BRUGMANN 19003: 460.
15
BRUGMANN 19003: 466.
16
STAHL 1907: 49-66.
17
STAHL 1907: 60.

16
α Ν ἈἈ ,Ν - Ν iὀΝ ἡmἷὄὁ18έΝ ἢἳὄὈiὈὁΝ ἶἳll’ἳὅὅὉὀὐiὁὀἷΝ fondamentale che «[…]Ν die
Sprache der Homerischen Gedichte ein Gebilde des epischen Verse ist. Der Träger der
epischen Sprachform ist der Rhytmus»19, egli fece discendere una serie di tendenze
proprie alla lingua omerica – per i nostri scopi la più importante è quella di coniugare un
medesimo verbo senza cambiarne la posizione metrica – grazie alle quali era possibile
ὅpiἷἹἳὄἷΝ l’ὁἵἵὁὄὄἷὀὐἳΝ ἶiΝ ἸὁὄmἷΝ mἷἶiἷΝ iὀἳὈὈἷὅἷ, interpretate da Witte come semplici
sostituti metricamente comodi delle forme attive corrispondenti: e.g. πα Ν
υ Ν (Od. 1ἂέἁἅη)Ν vὅέΝ πα Ν α Ν (Od. 1ἁέἂ11),Ν α Ν Ν
Ν α Ν(Od. 21.286) vs. Ν Νπ Ν Ν υ αΝ α α α Ν(Od.
21.403). Queste stesse tendenze potevano a suo dire dimostrare anche il contrario, cioè
ἵhἷΝ ὄἳὄἷΝ ἸὁὄmἷΝ ἳὈὈivἷΝ ἳὈὈἷὅὈἳὈἷΝ pἷὄΝ vἷὄἴiΝ ἳlὈὄimἷὀὈiΝ ἶἷpὁὀἷὀὈiΝ ὅὁὀὁΝ ὀὉll’ἳlὈὄὁΝ ἵhἷΝ ilΝ
prodotto della pressione del metro sulla lingua, e.g. α αΝ α α Ν(Od. 20.370)
vs. α αΝ α α Ν(Od. 18.143) .20

A questo punto si inserì nel dibattito P. Chantraine (1927b), la cui analisi del
problema era però condizionata da una convinzione di fondo: sulle orme di un articolo
del suo maestro A. Meillet21, infatti, Chantraine raccolse una serie di esempi omerici in
cui a un presente attivo corrispondeva un tempo storico medio per dimostrare che le
desinenze medie avevano avuto anticamente anche un ruolo morfologico come marca
formale di preterito, e.g. αΝ υ Ν υ α (Il. 16.391) vs. αΝ
Ν υ α (Il. 16.393), Ν ’Ν π φα αΝ υῖα (Il. 10.94) vs. Ν
Ν φ Ν Ν(Il. 10.10). Il suo lavoro, perciò, è parzialmente svincolato dalle due
correnti che abbiamo visto confrontarsi finora perché mira a un obiettivo diverso, cioè
ἶimὁὅὈὄἳὄἷΝ ἵhἷΝ ἳὀὈiἵἳmἷὀὈἷΝ l’ἳἹἹiὉὀὈἳΝ ἶἷllἷΝ ἶἷὅiὀἷὀὐἷΝ mἷἶiἷΝ ἳΝ ὉὀΝ ἶἷὈἷὄmiὀἳὈὁΝ ὈἷmἳΝ
vἷὄἴἳlἷΝpὁὈἷvἳΝ ἵὁὅὈiὈὉiὄἷΝl’ὉὀiἵἳΝmἳὄἵἳΝmὁὄἸὁlὁἹiἵἳΝpἷὄΝlἳΝἵὄἷἳὐiὁὀἷΝἶiΝ ὉὀΝpὄἷὈἷὄiὈὁΝἶiΝ
fronte a un presente a desinenze attive22. Nella più tarda Grammaire homérique (1942-
1953), però, lo studioso francese riconobbe anche il ruolo giocato dalla metrica nella
creazione di alcune forme medie come Ν (Od. 17.305), Ν (Od.
7.276, 14.352) e attive, e.g. Ν(Il. 2.79) .
23

E. Schwyzer (1939-1971) segue da presso Brugmann: assume che i medi dinamici


devono avere avuto un loro valore semantico, seppur difficile da rintracciare, ma ne
riconosce contemporaneamente la loro origine in parte metrica (e.g. ,Ν - α ,Ν
π ,Ν- α ) . 24

18
WITTE 1972: 72-76. Vd. § 3.13 :: .
19
WITTE 1913: col. 2214.
20
WITTE 1913: coll. 2232, 2240-2241, WITTE 1972: 35-36.
21
MEILLET 1923.
22
ϊiΝὃὉἷὅὈἳΝὈἷὁὄiἳΝὅiΝἶiὅἵὉὈἷὄὡΝἴὄἷvἷmἷὀὈἷΝiὀΝώΝἁέἀἁΝφ ,Νφ έ
23
CHANTRAINE 1948-1953: I 97, II 174.
24
SCHWYZER 1990-20056: II 223, 232-233.

17
J. Humbert (1945) si limiὈἳΝ ἳllἳΝ ἵὁὀὅὈἳὈἳὐiὁὀἷΝ ἶἷll’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝ ἶiΝ ἸὁὄmἷΝ ὁmἷὄiἵhἷΝ
adoperate «ὅἳὀὅΝ ἶiἸἸὧὄἷὀἵἷΝ ἶἷΝ ὅἷὀὅΝ […]Ν ἳppὄὧἵiἳἴlἷ» (e.g. π , - α ,Ν π , -
α) .
25

J. Gonda (1960) tende a una spiegazione di natura semantica per quei versi in cui
attivo e medio coesistono pἳὄὈἷὀἶὁΝ ἶἳll’ἳὅὅὉὀὐiὁὀἷ – nella linea di Benveniste – che
«the occurrence of middle forms may […] a priori be supposed to be due to a tendency
to emphasize that the process regards the subject alone»26. Riconosce ad ogni modo le
difficoltà di applicazione di questo principio in casi come α αΝ α || Ν Ν
α (Il. 5.656-657) vs. φ αῖ α Ν||Ν Ν α (Il. 6.509-510 = 15.266-267),
π Ν α Ν(Il. 13.334) vs. π α ’Ν ῖ Ν(Od. 13.22). Inoltre non trascura
che alcune forme medie potrebbero essere state favorite da fattori di natura ritmica o
motivi stilistici come la maggiore lunghezza delle desinenze medie, anche se non
fornisce esempi per supportare queste affermazioni. Sottolinea sulla linea di Chantraine
che il medio è particolarmente frequenti nei tempi storici e anche nei participi – e.g.
α Ν π α π Ν (Il. 18.492), Ν (Od. 7.276, 14.352), ved. part.
uśamāna- – e, a proposito della possibilità di una spiegazione metrica per alcune di
queste occorrenze, puntualizza che «the exigencies of versification can hardly provide a
complete explication»27έΝἢὄὁpὁὀἷΝἳὀἵhἷΝἶiΝvἷἶἷὄἷΝ ἳll’origine delle desinenze medie di
alcuni participi il loro uso come sostantivi o aggettivi, ma anche in questo caso non
fornisce alcun esempio.
In uno studio più circoscritto ἳΝ pὄὁpὁὅiὈὁΝ ἶἷll’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ ἳὈὈέΝ ήΝ mἷἶέΝ ἶi
,Ν - α Ν ἈἈ ,Ν - in Omero, J. Bechert (1964) sfrutta motivazioni di natura
esclusivamente semantica. Addirittura, giunto alle conclusioni del suo lavoro, fa il
seguente appunto:

«Aktiv und Medium desselben Verbs stehen öfters im Kontext nebeneinander;


dies ist beabsichtige Variation, die aber in jedem Fall auch funktional sinnvoll
ist, also die Frage nach der Bedeutung der Diathesen nicht gegenstandlos
werden läßt.»28

In questo modo Bechert intende delegittimare qualsiasi spiegazione metrica della


variazione di diatesi: la scelta diatetica è, a suo modo di vedere, sempre semanticamente
giustificabile. Si tratta con tutta evidenza di una posizione estrema, a nostro parere
troppo rigida e in non pochi casi – come si vedrà – difficilmente sostenibile anche
quando il verbo in questione è proprio ,Ν- α ΝἈἈ ,Ν- .

25
HUMBERT 20043: 106.
26
GONDA 1960: 47.
27
GONDA 1960: 48.
28
BECHERT 1964: 426.

18
Y. Duhoux (1992) nella sua opera sul verbo greco riserva un paragrafo a quei casi in
ἵὉiΝl’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝdelle voci verbali non ὅἷὄvἷΝἳἶΝἷὅpὄimἷὄἷΝὉὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳ29:
qui troviamo forme rispondenti al tipo del medio dinamico ma interpretate in una
maniera del tutto originale come opposizioni diatetiche aventi lo scopo di sottolineare
l’ἷὀἸἳὅiΝ ἶἷll’ἷὅpὄἷὅὅiὁὀἷΝ ὁΝ di distinguere due generi letterari, in generale prosa e
poesia30. Duhoux opera infatti col concetto di medio come mezzo espressivo:

«Ἔ’ὉὅἳἹἷΝ ἶὉΝ mὧἶiὁ-passif poὉὄΝ mἳὄὃὉἷὄΝ l’ἷxpὄἷὅὅiviὈὧΝ ὅἷΝ ἵὁmpὄend


diacroniquement par la valeur ancienne du moyen. En effet, cet emploi traduit
l’ὧὈἳὈΝ ἶ’ἷὅpὄiὈ,Ν lἷὅΝ ὧmὁὈiὁὀὅΝ ὁὉΝ lἷὅΝ ὅἷὀὈimἷὀὈὅΝ ἶὉΝ lὁἵὉὈἷὉὄ,Ν ἵἷΝ ὃὉiΝ ὄἷviἷὀὈ,Ν ἷὀΝ
ἶὧἸiὀiὈivἷ,ΝὡΝἵἷὀὈὄἷὄΝl’ἳἵὈiὁὀΝvἷὄἴἳlἷΝὅὉὄΝὅὁὀΝὅὉἼἷὈ.»31

Lo studioso belga ὄἷimpiἷἹἳΝ ὃὉiὀἶiΝ l’ἷὈiἵhἷὈὈἳΝ ὈὄὁppὁΝ lἳὅὅἳΝ di medio dinamico


fornita da Delbrück e se ne serve per giustificare alcuni medi dinamici come medi
affettivi (per la cui definizione vd. § 1.4.1), e.g. π Ν Ν Ν Ν αυ π ’Ν
ἉΝ||Ν Ν Ν ἉΝ(HH. 3.323-324), possibilità che – come si vedrà – non
è sempre attuabile ἷΝἶἷvἷΝἳὀὐiΝἷὅὅἷὄἷΝἵiὄἵὁὅἵὄiὈὈἳΝpἷὄΝὀὁὀΝὅἵἳἶἷὄἷΝὀἷll’ἳὄἴiὈὄiὁ. Ad ogni
modo Duhoux si iscrive nella corrente per la quale è la semantica la chiave di lettura dei
medi dinamici.
Infine R. J. Allan (2003) ἶἷἶiἵἳΝl’iὀὈἷὄὁΝἵἳpiὈὁlὁΝἨΝἶἷllἳΝὅὉἳΝὁpἷὄἳΝὅὉlΝmἷἶiὁΝἹὄἷἵὁΝ
ai casi di sinonimia tra attivo e medio – individuati in Omero e negli autori di età
classica – sia quando si tratti di verbi distinti (e.g. υ Ν vὅέΝ π α ,Ν Ν vὅέΝ
α ) sia quando si tratti dello stesso verbo impiegato in entrambe le diatesi (e.g.
Ν vs. α ,Ν π Ν vs. π α ). La sua impostazione del problema parte
dalla constatazione che la differenza fondamentale tra attivo e medio risiede nel fatto
ἵhἷΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝpὁὅὅiἷἶἷΝiὀΝpiὶΝilΝὈὄἳὈὈὁΝὅἷmἳὀὈiἵὁΝἶἷἸiὀiὈὁΝ «subject-affectedness» (di
cui invece l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ ὅpὄὁvviὅὈὁ,Ν vἶέΝ § 1.4.1). Dopodiché Allan suddivide tre possibili
casi di figura:

(i) «Neither verb of the pair involves subject-affectedness, i.e. the middle
ending of the middle member is lexicalized and meaningless, possibly a
relic of an older meaning of the verb. […]
(ii) Both ‘ὅyὀὁὀymὁὉὅ’ [= verbi distinti con diatesi diverse o stesso verbo
con diatesi diverse] verbs inherently involve subject-affectedness.
However, the aspect of subject-affectedness is emphasized by means of
the middle inflection. […]

29
Chiariamo a questo punto che, dal punto di vista terminologico, noi intendiamo la diatesi come una
categoria logica (rapporto tra soggetto e azione) e la voce come una categoria morfologica (desinenze
aggiunte al tema verbale). Applicato al greco questo schema permette di individuare tre diatesi, attivo,
medio e passivo, ma due voci, attivo (- ,Ν- ΝήΝ- )ΝἷΝmἷἶiὁ-passivo (- α ΝήΝ- )έ
30
DUHOUX 20002: 118-120.
31
DUHOUX 20002: 124.

19
(iii) Both verbs of the pair involve subject-affectedness. The affectedness of
the subject of the active verbs is inherent in the lexical meaning of the
verb. There is no demonstrable semantic difference between the active
and the middle verb.»

Il primo scenario è inteso da Allan come «last resort», mentre gli altri due sono
quelli più utilizzati: nel secondo tipo, per esempio, Allan iscrive ,Ν- e nel terzo
tutti quei verbi in cui la coesistenza di entrambe le diatesi era stata spiegata come
semplice convenienza metrica da BRUGMANN 19003: 460, SCHWYZER 1990-20056: II
232 e come mezzo di differenziazione di generi letterari da DUHOUX 20002: 120, e
inoltre quei verbi che oppongono un presente medio più recente e un aoristo attivo che
l’ἳὉὈὁὄἷΝ pὄἷὅἷὀὈἳΝ ἵὁmἷΝ più antico (e.g. α Ν ἈἈΝ ,Ν α Ν ἈἈΝ α ,Ν
π α Ν ἈἈΝ πα ,Ν π ῠ α Ν ἈἈΝ π α )έ Segue lo studio di cinque casi specifici
( Ν vs. α ,Ν π Ν vs. π α ,Ν π Ν vs. π α ,Ν π vs.
α,( ) vs. α ), la cui differenza diatetica Allan interpreta secondo uno
dei tre casi di figura appena descritti (tipo (ii) Ν vὅέΝ α, π Ν vὅέΝ
π α, ( ) Ν vὅέΝ α , tipo (iii) π Ν vὅέΝ α ) oppure assegnando il
membro medio della coppia a una delle 11 tipologie di medio che egli distingue a pp.
57-58 (π α med. rifl. indir.)32.
Questi dunque sono gli studi più importanti sul medio dinamico precedenti a questo
lavoro. Il metodo con cui ci si approccerà alla questione in questa sede è però diverso e
il prossimo paragrafo ne descriverà appunto le premesse, gli aspetti più importanti in cui
questo si differenzia da quelli adottati dagli studiosi precedenti e i criteri su cui si
ἸὁὀἶἷὄὡΝl’ἳὀἳliὅiΝἶἷllἷΝἸὁὄmἷΝvἷὄἴἳliέ

1.3 Oggetto di studio e corpora di riferimento

Il problema al centro di questo lavoro è il rapporto di sinonimia tra forme attive e


medie. Al fine di studiarlo si sfrutteranno congiuntamente due diversi corpora aventi
una funzione differente. DἳlΝmὁmἷὀὈὁΝἵhἷΝl’ἳὀἳliὅiΝὅἳὄὡΝἷmiὀἷὀὈἷmἷὀὈἷΝἵὁὀὈὄἳὅὈivἳ,Νtutti
quei verbi che non sono attestati in entrambi questi corpora verranno lasciati da parte.

1.3.1 Il corpus epico e il ruolo della metrica

Il primo corpus è quello del greco epico cronologicamente compreso tra VIII e VI
a.C., il quale presenta la medesima varietà di lingua poetica sottomessa allo schema
esametrico: si tratta dunque essenzialmente ἶἷll’Iliade e ἶἷll’Odissea più le opere di
Esiodo e gli Inni omericiέΝϊἳΝὃὉiΝὅἳὄἳὀὀὁΝὈὄἳὈὈiΝἹliΝἷὅἷmpiΝἶiΝmἷἶiὁΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”ΝmἷὅὅiΝiὀΝ
parallelo con esempi contestualmente ὅimiliΝiὀΝἵὉiΝἵὁmpἳὄἷΝl’ἳὈὈivὁέ
32
ALLAN 2003: 203-247.

20
Si noti che in tutte queste opere il condizionamento metrico costituisce un elemento
di grandissima rilevanza, che non sempre è stato valutato come meritava e che nel
nostro caso è tanto più importante dal momento che l’ἷὅἳmἷὈὄὁΝὨΝun verso rigidamente
normato33. In particolare l’iὀἸlὉἷὀὐἳΝἶἷlΝ mἷὈὄὁΝὅὉllἳΝliὀἹὉἳΝὨΝὅὈἳὈἳΝ materia di studio in
molti lavori di K. Witte (vd. § 1.2), il quale ha dimostrato che la sua forza è tale da poter
portare alla creazione di forme linguisticamente non reali: e.g. ilΝ vἷὄἴὁΝ α Ν ὨΝ
deponente, eppure in Od. 1ἀέἀλἅΝὅiΝ ὈὄὁvἳΝl’ἳὈὈέΝ Νcreato appositamente perché la
forma media corrispondente sarebbe stata ametrica34.
ἠἷlΝ ἵὁὄὅὁΝ ἶἷlΝ lἳvὁὄὁΝ ὃὉἳὈὈὄὁΝ ὈἷὀἶἷὀὐἷΝ ἹἷὀἷὄἳliΝ ὁὅὅἷὄvἳἴiliΝ ὀἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁΝ ἷpiἵὁΝ
saranno sfruttate come elementi di valutazione perché in grado di influenzare la struttura
prosodica delle forme verbali:
1. il quinto metron è di preferenza un dattilo e non uno spondeo35;
2. ἳll’iὀἸὉὁὄiΝ ἶἷlΝ pὄimὁΝ metron, non è frequente fine di parola dopo un biceps
realizzato da una sillaba lunga36;
3. Omero trova comodo disporre di formule declinabili o coniugabili nelle stessa
sede metrica e, pur di averle, arriva a forzare la morfologia normale del greco:
e.g. la formula al dat. Νπ (6x), collocata dopo la dieresi bucolica,
diventa ἳll’ἳἵἵέΝ αΝ π Ν(ἀx),ΝἴἷὀἵhὧΝl’ἳἵἵέΝmἳὅἵhέΝὅg. morfologicamente
ἵὁὄὄἷὈὈὁΝ ἶἷll’ἳἹἹέ Ν ὅiἳΝ 37
έΝ ἙὀΝ pἳὄὈiἵὁlἳὄἷ,Ν ἳΝ pὄὁpὁὅiὈὁΝ ἶἷll’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝ
att. / med. nella medesima sede del verso, Witte osserva che «von einem Aktiv,
dessen Formen im fünften und sechsten Fuß ihren festen Sitz hatten,
gebrauchten die Dichter an dieser Stelle gelegentlich das Medium, wenn die
entsprechende aktive Form sich als unbrauchbar erwies»38. Perciò,
ἹἷὀἷὄἳliὐὐἳὀἶὁΝ ὃὉἷὅὈὁΝ pὄiὀἵipiὁ,Ν l’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝ ἶiΝ ἸὁὄmἷΝ ἳὈὈivἷΝ ἷΝ mἷἶiἷΝ
intercambiabili nella stessa sede del verso può costituire un indizio
ἶἷll’influenza del metro sulla lingua;
4. i participi medio-passivi, per la loro comoda struttura dattilica39, occupano
spesso il primo metron e il tempo forte del secondo metron (e.g. il part. aor2.
mἷἶέΝ ΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝiὀΝἡmἷὄὁΝλxΝὅὉΝ1ἂΝin questa posizione).
Se uno dei medi in esame risulterà giustificabile come il prodotto di una di queste
quattro tendenze, si potranno legittimamente avanzare dubbi a proposito della sua
ἹἷὀὉiὀiὈὡΝἷΝἶἷllἳΝὄἷἳlἷΝἷὅiὅὈἷὀὐἳΝἶiΝὉὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝὈὄἳΝὃὉἷὅὈὁΝmἷἶiὁΝἷΝl’ἳὈὈivὁΝ
corrispondente.

33
Vd. MARTINELLI 2012: 60.
34
Vd. WITTE 1913: col. 2232.
35
Vd. MARTINELLI 2012: 61.
36
Vd. MARTINELLI 2012: 67.
37
Vd. WITTE 1972: 37.
38
WITTE 1913: col. 2232. Con parole quasi identiche lo stesso concetto è espresso anche in WITTE 1972:
35.
39
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: II 174.

21
1.3.2 Il corpus erodoteo come elemento di contrasto e verifica

Il secondo corpus oggetto di esame sarà quello erodoteo, le cui forme medie saranno
messe a confronto con quelle tratte dal corpus epico.
Il motivo di questo confronto è semplice: il rigido schema esametrico, come si è
detto, può indurre alla creazioni di forme linguisticamente non reali, ma un autore di
prosa non deve rispettare alcuno schema metrico e può quindi impiegare in piena libertà
le forme attive e medie con il loro valore reale.
Ciò implica che le forme attestate negli oracoli saltuariamente inseriti nelle Storie
sono squalificate: gli oracoli, infatti, sono in metrica, quindi soffrono dello stesso
condizionamento che abbiamo evidenziato a proposito del corpus epico.
Infine la scelta è ricaduta su Erodoto per una ragione decisiva: le Storie, risalenti al
V a.C., costituiscono il più antico testo in prosa che ci sia pervenuto completo e sono
per giunta scritte in dialetto ionico, cioè lo stesso ἵὁὅὈiὈὉἷὀὈἷΝl’ὉlὈimὁΝὅὈὄἳὈὁΝliὀἹὉiὅὈiἵὁΝ
impὁὄὈἳὀὈἷΝἶἷll’ἷpiἵἳΝὁmἷὄiἵἳΝpὄimἳΝἶἷllἳΝὄἷviὅiὁὀἷΝἳὈὈiἵἳΝἶiΝἷὈὡΝpiὅiὅὈὄἳὈἷἳ (VI a.C.). Di
conseguenza ilΝ ὈἷὅὈὁΝ ἷὄὁἶὁὈἷὁ,Ν ἵhἷΝ pὉὄἷΝ pἷὄΝ ἵἷὄὈiΝ ἳὅpἷὈὈiΝ ὅὉἴiὅἵἷΝ l’iὀἸlὉἷὀὐἳΝ ἶἷll’epos
omerico, è la migliore pietra di paὄἳἹὁὀἷΝ( α )ΝἶiΝἵὉiΝἶiὅpὁὀiἳmὁΝpἷὄΝvἷὄiἸiἵἳὄἷΝlἳΝ
genuinità delle forme medie epiche.

1.4 Metodo di lavoro

1.4.1 Premesse

I. L’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ lἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ non marcata, alla quale il medio si oppone come diatesi
marcata: questa marcatura si declina secondo differenti tipi di medio che saranno
descritti tra poco. Il tipo fondamentale di opposizione che mette le due diatesi una di
ἸὄὁὀὈἷΝἳll’ἳlὈὄἳΝè quello enunciato da ALLAN 2003: 29, il quale raccoglie e riformula la
definizione fornita da É. Benveniste secondo i principi dello strutturalismo classico (vd.
§ 1.1):

«[…]ΝὈhἷΝἳἵὈivἷΝvὁiἵἷΝiὅΝὈhἷΝὉὀmἳὄἽἷἶΝmἷmἴἷὄΝiὀΝὁppὁὅiὈiὁὀΝwiὈhΝὈhἷΝmἳὄἽἷἶΝ
middle voice. Since the active voice can occur in environments in which the
subject is affected (contextual neutralization), it can be concluded that the active
is unspecified as to the semantic feature subject-affectedness. Conversely, the
middle voice is semantically marked with respect to affectedness of the
subject.»

Da questa constatazione preliminare discende che l’ἳὈὈivὁ,ΝἷὅὅἷὀἶὁΝὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ,ΝpὉάΝ


ricorrere in tutti i contesti in cui è possibile trovare anche il medio, mentre non vale il
contrario (si ricordi il caso dei verbi stativi citato in § 1.1). Ἔ’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝὨΝὃὉiὀἶiΝὉὀἳΝ

22
scelta a disposizione di chi scrive, una possibilità espressiva che può essere sfruttata o
no e che resta in ogni caso facoltativa.
Ἔ’ἷὅἷmpiὁΝἵhἷΝὅἷἹὉἷΝrenderà più comprensibile questo principio.

Hdt. 6.79.1
Να υΝ α Ν α πυ α Ν Ν π π Ν υ α,Ν
α Ν Ν Ν Ν Ν π υ ,Ν φ Ν
α Ν Ν π α· π α π α α α
α ’Ν α α . α π α
υ α
“pὁiἵhὧΝ ἳvἷvἳΝ pὄἷὅὅὁΝ ἶiΝ ὅὧΝ ἶἷiΝ ὈὄἳὀὅἸὉἹhi,Ν ὁὈὈἷὀὀἷΝ ἶἳΝ lὁὄὁΝ lἷΝ informazioni
necessarie e, per mezzo di un araldo, invitò a uscire gli Argivi che si erano
asserragliati nel santuario, chiamandoli per nome; li esortò a venir fuori
dichiarando di aver già ricevuto il prezzo del loro riscatto: presso i
Peloponnesiaci la cifra da pagare come riscatto è fissata in due mine per ogni
prigioniero. In tal modo Cleomene trucidò una cinquantina di Argivi, facendoli
ὉὅἵiὄἷΝἳΝὉὀὁΝἳΝὉὀὁ”

ἠἷllὁΝ ὅὈἷὅὅὁΝ pἳὄἳἹὄἳἸὁΝ ἓὄὁἶὁὈὁΝ impiἷἹἳΝ ἀxΝ l’ἳὈὈέ e 1x il med.


α ἈΝ ὅὁlὁΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ ἵἳὅὁΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷllἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ mἷἶiἳΝ ὅὁὈὈὁliὀἷἳΝ
formalmente la sfumatura di affettività (per la definizione vd. infra) che non è invece
evidenziata nelle righe precedenti.
In poesia questa facoltà di alternare attivo (non marcato) e medio (marcato) risulta
particolarmente comoda perché permette di aggirare le imposizioni dello schema
metrico ed è sfruttata spesso con i medi affettivi di tangenza – soprattutto quelli
iὀἶiἵἳὀὈiΝl’ἳὈὈὁΝἶiΝ(ὅ)vἷὅὈiὄὅi – e coi medi riflessivi diretti (per le definizioni vd. infra).
Così se confrontiamo Od. 20.17 Ν π α Ν e Il. 18.31 αΝ π π Ν
(cfr. Il. 12.162, 16.125) ritroviamo la stessa situazione appena vista in Hdt. 6.79.1:
l’ἳὐiὁὀἷΝἷὅpὄἷὅὅἳΝὨΝἷὅἳὈὈἳmἷὀὈἷΝlἳΝmἷἶἷὅimἳ,ΝἵiὁὨΝ“ἴἳὈὈἷὄὅiΝilΝpἷὈὈὁ”,ΝmἳΝὀἷlΝpὄimὁΝἵἳὅὁΝ
Omero impiega la diatesi non marcata (att.), nel secondo quella marcata (med. rifl.
dir.)40. Poiché in questo tipo di enunciati il medio riflessivo diretto è normalmente
impiegato (cfr. e.g. Il. ἀἀέἁἁΝ φα Ν ’Ν Ν α Ν ),ΝὨΝlἷἵiὈὁΝὅὉppὁὄὄἷΝἵhἷΝl’ἳὈὈέΝ
π α ὅiἳΝ ὅὈἳὈὁΝ ἸἳvὁὄiὈὁΝ ἶἳlΝ ἸἳὈὈὁΝ ἵhἷΝ ilΝ mἷἶiὁΝ ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝ π Ν ὅἳὄἷἴἴἷΝ
41
risultato ametrico in quella posizione del verso .

40
, αΝsono acc. di relazione, vd. CHANTRAINE 1948-1953: II 178, ALLAN 2003: 93-95.
41
Vd. RUIPEREZ 1988: 262. Esempi comparabili sono Il. 19.284-285 ’Ν υ || ’Ν ’Ν
π α π πα vs. Il. 5.425 π υ π ῃ αα α ῖ α α oppure Il.
18.414 π ’Ν φ π πα α φ ῖ α π υ || α α α α α α α
vs. Od. 18.200 α ’Ν π α πα o ancora Od. 18.172 ’Ν π α α π α α
πα vs. Od. 18.179 ’Ν π π α α π α πα : in tutti e 6 i passi il medio riflessivo
ἶiὄἷὈὈὁΝὨΝἳὈὈἷὅὁ,ΝmἳΝl’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)ΝὨΝpἷὄΝἁxΝἸἳvὁὄiὈὁΝἶἳllἳΝmἷὈὄiἵἳέΝἨἶέΝἳὀἵhἷΝἘἷὅέΝSc. 449 ’Ν
πα ,ΝἶὁvἷΝl’impvέΝἳὈὈέΝπα corrisponde evidentemente al med. πα α “ὅmἷὈὈἷὄἷ”ΝἷΝὀὁὀΝἳll’ἳὈὈέ
πα “ἸἳὄΝὅmἷὈὈἷὄἷ”Ν(GONDA 1960: 177).

23
II. I temi verbali oggetto di studio saranno quello del presente e ὃὉἷllὁΝἶἷll’aoristo,
cioè gli unici in cui il gioco tra attivo e medio può esprimersi in tutte le sue potenzialità
senza alcun impedimento di natura morfologica o paradigmatica.
ἥἳὄἳὀὀὁΝἷὅἵlὉὅiΝpἷὄάΝὃὉἷiΝvἷὄἴiΝiὀΝἵὉiΝl’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝὅiΝὄἷἳliὐὐἳΝiὀΝὅiὀἵὄὁὀiἳΝ
tra questi duἷΝ ὈἷmiΝ pἷὄΝ ἶὉἷΝ ὄἳἹiὁὀiΝ ἶivἷὄὅἷἈΝ l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ pὄἷὅέΝ mἷἶέΝ ἈἈΝ ἳὁὄέΝ ἳὈὈέΝ (e.g.
φ α Ν ἈἈΝ αφ ,Ν φῠ α Ν ἈἈΝ φ )Ν ὀὁὀΝ ὄἳppὄἷὅἷὀὈἳΝ Ὁὀ’ἳὀὁmἳliἳΝ iὀΝ Ἱὄἷἵὁ42, mentre
l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝpὄἷὅέΝἳὈὈέΝἈἈΝἳὁὄέΝmἷἶέΝ(e.g. φ ΝἈἈΝ φ ῐ ,Ν α ΝἈἈΝ α ,Ν )Ν
ὄἷὀἶἷὄἷἴἴἷΝ impὄἷὅἵiὀἶiἴilἷΝ Ὁὀ’ἳὀἳliὅiΝ ἶiἳἵὄὁὀiἵἳΝ ἶἳll’iὀἶὁἷὉὄὁpἷὁΝ ἳlΝ ἹὄἷἵὁΝ pἷὄΝ
verificare come si è originato questo sistema. Questo però ci porterebbe al di là della
ὀὁὅὈὄἳΝὄiἵἷὄἵἳ,ΝἵhἷΝvὉὁlἷΝiὀvἷἵἷΝlimiὈἳὄὅiΝἳΝὉὀ’ἳὀἳliὅiΝiὀΝὅiὀἵὄὁὀiἳΝἹὄἷἵἳέ
Saranno altresì esclusi i temi del futuro, del perfetto e ἶἷll’ἳὁὄiὅὈὁ in -( ) - per le
ragioni seguenti:
1. il futuro greco non è affidabile se si vὉὁlἷΝvἳlὉὈἳὄἷΝlἳΝἹἷὀὉiὀiὈὡΝἶἷll’impiἷἹὁΝ
delle desinenze medie poiché molti verbi aventi un presente sia attivo sia
medio dispongono di un futuro esclusivamente medio, e.g. pres. att. e med.
α ,Ν- α ΝἈἈΝἸὉὈέΝmἷἶέΝ α 43;
2. il tema del perfetto è ugualmente inaffidabile perché non sempre oppone
specificamente attivo e medio, i quali possono coesistere con la stessa
identica funzione, e.g. pf. att. intrans. α : pf. med. intrans. α (in
Hom. att. intrans. ΝἈΝmed. intrans. α,Νatt. intrans. Ν
: med. intrans. α) ;44

3. negli aoristi e futuri in -( ) - l’ἳὈὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝ ἶἷllἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ hἳΝ pἷὄὅὁΝ ὃὉἳlὅiἳὅiΝ


funzionalità: gli aoristi hanno soltanto le desinenze attive (pres. ΝἈἈΝἳὁὄέΝ
,Ν pὄἷὅέΝ α Ν ἈἈΝ ἳὁὄέΝ υ )Ν e i futuri soltanto quelle medie
(pres. ΝἈἈΝἸὉὈέΝ α ,ΝpὄἷὅέΝ α ΝἈἈΝἸὉὈέΝ υ α )45.
III. I verbi deponenti, le cui desinenze medie non sono più in opposizione con quelle
attive, ovviamente non saranno analizzati.
Ciononostante non è escluso che lo studio di un determinato verbo ci porti a
ὁὅὅἷὄvἳὄὀἷΝ ὉὀἳΝ pὄὁἹὄἷὅὅivἳΝ mἷἶiἳliὐὐἳὐiὁὀἷΝ ἶἳll’epos a Erodoto, la quale può essere
avanzata al punto che il verbo in questione è attestato nelle Storie come medium tantum.

42
Vd. a questo proposito STAHL 1907: 62-63, MARGULIÉS 1929: 208, 220, MARGULIÉS 1930: 82, 118,
ALLAN 2003: 209-210 n. 362.
43
Vd. RIX 1976: 224-225, SCHWYZER 1990-20056: I 781, 787-788, DUHOUX 20002: 443 per una
spiegazione di questa peculiarità in termini di linguistica comparata. Si noti che perfino i congiuntivi che
hanno finito per essere integrati nei paradigmi come futuri prendono automaticamente le desinenze medie
anche se i presenti e gli aoristi corrispondente sono activa tantum: pres. ,ΝἳὁὄέΝ φα ΝἈἈΝἸὉὈέΝ α ,Ν
pὄἷὅέΝπ ,ΝἳὁὄέΝ πῐ ΝἈἈΝἸὉὈέΝπῐ α Ν(vἶέΝRISCH 19742: 352, RIX 1976: 225-226, SCHWYZER 1990-20056: I
780).
44
Vd. CHANTRAINE 1927a: 54-62, DUHOUX 20002: 399 per una spiegazione in termini comparativi.
45
Vd. ALLAN 2003: 27-28 per una possibile spiegazione di questa peculiarità morfologica. Vd. anche
RISCH 19742: 253, RIX 1976: 218-219.

24
IV. Per la classificazione dei medi in opposizione agli attivi corrispondenti, ci si
avvarrà delle quattro categorie seguenti46:
1. il medio affettivo, indicante che il soggetto è particolarmente coinvolto
ὀἷll’ἳὐiὁὀἷΝἵhἷΝὅὈἳΝὅvὁlἹἷὀἶὁΝpἷὄἵhὧΝl’ὁἹἹἷὈὈὁΝὅὉΝἵὉiΝ ἷὅὅἳΝὈὄἳὀὅiὈἳΝὄiἷὀὈὄἳΝὀἷllἳΝ
sua sfera personale: e.g. att. Ν Ν παῖ α “istruisco il figlio” / med.
αΝ Ν παῖ αΝ “istruisco mio figlio” (affettivo di proprietà), att. Ν
“lἷἹὁ” / mἷἶέΝ α Ν “lἷἹὁΝ a me” o att. Ν “ὄἷὅpiὀἹὁ”Ν vὅέΝ mἷἶέΝ αΝ
“ὄἷὅpiὀἹὁΝda me”Ν(affettivo di tangenza);
2. il medio riflessivo indiretto, indicante che ilΝ ὅὁἹἹἷὈὈὁΝ ὀὁὀΝ ὨΝ ὅὁlὁΝ l’ἳὉὈὁὄἷ ma
ἳὀἵhἷΝ ilΝ ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝ ἵhἷΝ ἵὁmpiἷἈΝ e.g. att. α Ν “pὄἷὀἶὁ” / med.
α α Ν“pὄἷὀἶὁΝper me”Νρ “ὅἵἷlἹὁ”;
3. il medio reciproco, iὀἶiἵἳὀὈἷΝ ἵhἷΝ viΝ ὅὁὀὁΝ ἳlmἷὀὁΝ ἶὉἷΝ pἳὄὈἷἵipἳὀὈiΝ ἳll’ἳὐiὁὀἷΝ iΝ
quali contemporaneamente la compiono e la subiscono: e.g. att. φ Ν“ἴἳἵiὁ” /
mἷἶέΝφ α Ν“si ἴἳἵiἳὀὁ”;
4. il medio causativo,Ν iὀἶiἵἳὀὈἷΝ ἵhἷΝ ilΝ ὅὁἹἹἷὈὈὁΝ ἸἳΝ ἵὁmpiἷὄἷΝ l’ἳὐiὁὀἷΝ ἳΝ ὃὉἳlἵὉὀΝ
altro: e.g. att. Ν “pago”Ν ήΝ mἷἶέ α Ν “faccio pagare”Ν ρΝ “punisco, mi
47
vendico” .
È importante notare che non è sempre facile operare una distinzione tra le varie
categorie di medio perἵhὧΝl’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝἶiΝὉὀἳΝὅὈἷὅὅἳΝἸὁὄmἳΝpὉάΝὀὁὀΝἷὅὅἷὄἷΝὉὀivὁἵἳΝ
e perché in particolare due dei tipi di medio summenzionati, cioè il medio affettivo di
tangenza e il medio riflessivo indiretto, sono piuttosto simili: e.g. α Ν“ὄἷὅpiὀἹὁΝἶἳΝ
mἷ”ΝpὁὈὄἷἴἴἷΝἷὅὅἷὄἷΝἵὁmpὄἷὅὁΝiὀΝἷὀὈὄἳmἴἷΝlἷΝἵἳὈἷἹὁὄiἷ. Noi lo considereremo un medio
affettivo di tangenza – indicante che il soggetto allontana qualcosa dalla sua sfera
personale –,Ν mἳΝ ὅiἳmὁΝ ἵὁὀὅἵiΝ ἵhἷΝ Ὁὀ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝ ἶἷllἳΝ ὅὈἷὅὅἳΝ Ἰὁὄmἳ come medio
riflessivo indiretto – indicante che il soggetto è il ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ ὉlὈimὁΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝ iὀΝ
quanto allontana da sé un nemico – è assolutamente ammissibile.
Le due seguenti categorie di medio non saranno invece sfruttate per interpretare i
medi “dinamici”:
1. il medio riflessivo diretto,ΝiὀἶiἵἳὀὈἷΝἵhἷΝilΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝἵὁmpiἷΝl’ἳὐiὁὀἷΝὅὉΝὅἷΝὅὈἷὅὅὁἈΝ
e.g. att. Ν“lavo”ΝήΝmἷἶέΝ α Ν“mi lavo”Ἁ
2. il medio intransitivo, il quale costituisce la controparte di un attivo transitivo:
e.g. att. Ν“ὄἳἶὉὀὁ”ΝήΝmἷἶέΝ α Ν“mi ὄἳἶὉὀὁ”έ
Questi due tipi di medio non sono pertinenti in relazione al medio “dinamico”Ν– il
quale, lo ricordiamo, per definizione non possiede una chiara e ben definita differenza
semantica rispeὈὈὁΝἳll’ἳὈὈivὁΝἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷ – perché i verbi che oppongono att. trans. /
med. rifl. dir. o att. trans. / med. intrans. disambiguano sintatticamente le due diatesi in

46
Per una presentazione più complessa e articolata dei vari tipi di medio vd. ALLAN 2003: 57-124 (con
ἴiἴliὁἹὄἳἸiἳ),ΝἵhἷΝὨΝlὁΝὅὈὉἶiὁΝpiὶΝὄἷἵἷὀὈἷΝἷΝἵὁmplἷὈὁΝὅὉll’ἳὄἹὁmἷὀὈὁέ
47
ALLAN 2003: 115-116 interpreta il medio causativo come un sottotipo del medio riflessivo indiretto. Si
ricordi che propriamente tutte e tre le diatesi possono assumere un senso causativo, vd. WACKERNAGEL
1926: I 108, DUHOUX 20002: 116.

25
maniera inequivocabile. Il medio riflessivo indiretto, infatti, può essere sostituito
ἶἳll’ἳὈὈivὁΝἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝὅὁlὁΝὅἷΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝὨΝὅἷἹὉiὈὁΝἶἳΝὉὀΝpὄὁὀὁmἷΝὄiἸlἷὅὅivὁΝ(e.g.
Xen. Cyr. 3.1.25 π φα Ν “ὅἹὁὐὐἳὀἶὁὅi”Ν vs. Hdt. 1.45.3 π α α φ Ν […]Ν
υ “ὅiΝὅἹὁὐὐἳ”) ,ΝmἷὀὈὄἷΝilΝmἷἶiὁΝiὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝὀὁὀΝpὉάΝἷὅὅἷὄἷΝὅὁὅὈiὈὉiὈὁΝἶἳll’ἳὈὈivὁΝ
48

corrispondente perché ha una costruzione sintattica differente (e.g. Ν +Ν ἳἵἵέΝ


“mἷὅἵὁlἳὄἷΝ ὃὉἳlἵὁὅἳ”Ν vὅέΝ α Ν +Ν ἶἳὈέΝ “ἵὁὀἹiὉὀἹἷὄὅi,Ν ὉὀiὄὅiΝ (ὅἷὅὅὉἳlmἷὀὈἷ) con
qualcuno”)έ
Come ultima nota a proposito della classificazione dei tipi di medio, si tenga
presente che uno stesso verbo medio può assumere valori differenti in contesti
differenti. E.g. nἷlΝἵἳὅὁΝἶiΝ αἈ
1. in Il. 1ἅέἁ1ἆΝ Ν ’Ν π’Ν “ἷΝἶἳllἷ loro ὅpἳllἷΝὅἵiὁlὅἷὄὁΝl’ἳὄmi”ΝilΝ
verbo è un medio affettivo di tangenza;
2. in Il. 23.11 ππ υ Ν υ Ν“ἳvἷὀἶὁΝsciolto i cavalli per loro stessi”ΝilΝvἷὄἴὁΝὨΝ
un medio riflessivo indiretto;
3. in Il. ἀἂέ1Ν Ν ’Ν Ν“l’ἳὅὅἷmἴlἷἳΝsi sciolse” il medio è intransitivo.
Dunque sarà sempre ammissibile ricollegare uno stesso medio “dinamico” in due (o
più) ricorrenze diverse a due (o più) tipologie diverse di medio.

1.4.2 Presentazione dei lemmi e criteri di analisi

I verbi oggetto di studio verranno presentati in forma di lemma: significato


fondamentale, ὀἳὈὉὄἳΝἶἷll’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝἷΝἵὁὅὈὄὉὈὈiΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝἳlΝmἷἶiὁ di cui ci
si servirà nel corso ἶἷll’ἳὀἳliὅi. Per ciascuno di questi si fornirà anche un rimando a un
passo di un autore greco (o, se possibile, due nel caso uno di questi autori sia tra quelli
compresi nel nostro corpus epico per la ragione vista in § 1.3.1: la necessità di disporre
di pἳὄὁlἷΝiὀὅἷὄiἴiliΝὀἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁΝpὉάΝiὀἶὉὄὄἷΝἳΝἵὄἷἳὐiὁὀiΝἳὄὈiἸiἵiἳli) vissuto al più tardi
nel IV a.C.: resteremo quindi nei limiti del greco classico, dopo il quale, si assiste a una
serie di cambiamenti nel sistema della lingua che rende gli autori di età ellenistica poco
ἳἶἳὈὈiΝἳΝὉὀΝἵὁὀἸὄὁὀὈὁΝἶiὄἷὈὈὁΝἵὁὀΝl’ἷpiἵἳΝἳὄἵἳiἵἳ.
Dopodiché si presenteranno le attestazioni del verbo in questione ὀἷll’epos e in
Erodoto, con particolare attenzione ai rapporti quantitativi fra le forme attive e quelle
medie e alla presenza di eventuali anomalie rispetto al modello fornito nel lemma (e.g.
un medio inaspettato in un verbo altrimenti activum tantum) o di differenze tra la
situazione nel corpus epico e quella erodotea. Questi due elementi, cioè il dato
quantitativo ed eventuali anomalie nella scelta della diatesi, permetteranno di
individuare i dati eccezionali davvero meritevoli di essere spiegati. Per quanto riguarda i
medi epici, in questa sede si registreranno anche quali e quanti saranno oggetto di studio

48
Vd. ALLAN 2003: 88-95. Si noti che raramente il medio può cooccorrere col pronome riflessivo, e.g.
Xen. An. 1.8.29 αυ Ν π φ α α έΝἙὀΝὃὉἷὅὈὁΝἵἳὅὁ,Νpἷὄά,ΝlἳΝὄiἸlἷὅὅiviὈὡΝἶiὄἷὈὈἳΝὨΝiὀἶiἵἳὈἳΝἶἳlΝmἷἶiὁΝἷΝ
non dal pronome riflessivo, il quale ha solo una funzone enfatica (ALLAN 2003: 27).

26
e, tra questi, quante sono le forme metricamente sostitὉiἴiliΝ ἵὁὀΝ l’ἳὈὈivὁΝ ἷΝ ὃὉiὀἶiΝ – si
suppone – liberamente scelte.
ἙὀἸiὀἷΝ l’ἳὀἳliὅiΝ vἷὄἳΝ ἷΝ pὄὁpὄiἳέΝ ἠἷllἳ misura del possibile essa sarà contrastiva e
procederà per coppie minime, cioè collocazioni in cui attivo e medio coesistono accanto
a un medesimo complemento (e.g. ΝήΝ α Ν αῖ α)έΝἡvἷΝὃὉἷὅὈὁΝὀὁὀΝὅiἳΝpὁὅὅiἴilἷ,Ν
cioè coi verbi poco attestati, bisognerà accontentarsi di analizzare le costruzioni e i tipi
di reggenze (e.g. Ν+ΝἹἷὀέ, + inf.).
Le convenzioni adottate per la presentazione del materiale sono le seguenti:
1. a ciascuna collocazione verrà attribuito un numero, arabo per gli esempi epici e
romano per quelli erodotei;
2. ciascun passo citato recherà accanto al numero una lettera in stampatello
minuscolo, (a) per i passi ἵὁὀὈἷὀἷὀὈiΝilΝvἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁ,Ν(b) e seguenti per quelli
aventi il verbo al medio, (a-b) se lo stesso passo contiene forme verbali in
entrambe le diatesi;
3. nἷlΝἵἳὅὁΝiὀΝἵὉiΝpiὶΝpἳὅὅiΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝἳlΝmἷἶiὁΝὅiΝὄivἷliὀὁΝὅiἹὀiἸiἵἳὈivi pἷὄΝl’ἳὀἳliὅiΝ
essi saranno citati come (a.1), (a.2), (b.1), (b.2). Nel commento il riferimento ai
passi e alle forme verbali in essi contenute avverrà sistematicamente attraverso
questo sistema numero + lettera;
4. sὁlὁΝὃὉἳὀἶὁΝὀἷἵἷὅὅἳὄiὁΝὅiΝὁpἷὄἷὄὡΝὉὀ’ὉlὈἷὄiore suddivisione dei passi sulla base
dei tipi di complemento retti dal verbo, ciascuno dei quali sarà contrassegnato da
una lettera in stampatello maiuscolo: (A), (B).
L’ἳὀἳlisi dei medi “dinamici” verrà effettuata sulla base di tre criteri fondamentali:
1. il criterio sintattico-semantico: è possibile giustificare il medio secondo uno dei
quattro tipi esposti in § 1.4.1 (affettivo di proprietà o di tangenza, riflessivo
indiretto, reciproco, causativo)?
2. il criterio metrico: il medio epico ricorre in una posizione del verso in cui anche
l’ἳὈὈivὁΝὅἳὄἷἴἴἷΝὉὈiliὐὐἳἴile, ovverosia riflette una scelta?
3. il confronto con Erodoto: il medio epico ha una contropartita nelle Storie?
Attraverso questi tre criteri si cercherà di valutare come autentica o come
linguisticamente non reale la forma media in esame, la cui genuinità dipenderà quindi
dal fatto che essa (i) possieda una sfumatura semantica propria della diatesi media e/o
(ii) ricorra in una posizione del verso che avrebbe potuto accogliere anche la forma
attiva corrispondente e/o (iii) – last but not least – sia presente anche nelle Storie.
Per considerare un medio “dinamico” come forma linguisticamente non reale
(Augenblickform) riterremo necessario che tutti e tre i criteri concordino in questo
senso; al contrario, perché un medio “dinamico” sia considerato sprachwirklich, sarà
sufficiente che anche uno solo dei nostri criteri deponga a suo favore. Questo per la
semplice ragione che ogni forma media sotto esame va ritenuta a priori reale fino a
prova contraria: nostro compito sarà discernere tra quelle giustificabili e quelle
ingiustificabili dal punto di vista linguistico, ma per dimostrare in maniera convincente

27
– e limitando al minimo eventuali obiezioni – che Omero ha creato in maniera
assolutamente arbitraria una forma inesistente, e quindi operato una forzatura evidente
sul sistema della lingua, abbiamo bisogno che tutti e tre i criteri collimino.
La comparazione coi verbi corradicali in altre lingue indoeuropee interverrà solo ed
ἷὅἵlὉὅivἳmἷὀὈἷΝὀἷlΝἵἳὅὁΝiὀΝἵὉiΝὃὉἷὅὈἳΝὁἸἸὄἳΝἶἳὈiΝἶiΝἹὄἳὀἶἷΝὄilἷvἳὀὐἳ,ΝἳlὈὄimἷὀὈiΝl’ἳὀἳliὅiΝ
procederà ex Graeco ipso.
In base al criterio (iii) si opererà una suddivisione preliminare tra i verbi il cui medio
“ἶiὀἳmiἵὁ”Νnon ha una contropartita in Erodoto (cap. 2) e quelli il cui medio dinamico
ha una contropartita in Erodoto (cap. 3). Questo per esigenze di convenienza: infatti i
medi epici del primo gruppo (cap. 2) possono solo essere o sprachwirklich – nel qual
caso bisognerà identificare il tipo di opposizione che governa la scelta tra attivo e medio
– o metricamente condizionati – ὀἷlΝ ὃὉἳlΝ ἵἳὅὁΝ ὀὁὀΝ ἵ’ὨΝ ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ ὄἷἳlἷΝ –,
mentre quelli del secondo gruppo (cap. 3) pongono una difficoltà ulteriore, cioè
verificare, qualora i medi “dinamici” epici risultino essere sprachwirklich, se la
ἶiὅὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝἳὈὈἷὅὈἳὈἳΝὀἷll’ἷpiἵἳΝὅiΝὄiὈὄὁvἳΝiἶἷὀὈiἵἳΝiὀΝἓὄὁἶὁὈὁΝὁppὉὄἷΝὀὁέ
Pur consci della estrema delicatezza della mἳὈἷὄiἳΝ ὈὄἳὈὈἳὈἳΝ ἷΝ ἶἷll’ὁpiὀἳἴiliὈὡΝ
ἶἷll’ἳὀἳliὅiΝ ἵhἷΝ ἵὁὀἶὉὄὄἷmὁ data dal fatto che la sensibilità di ciascun studioso può
spesso cogliere nella stessa forma media delle sfumature differenti e a volte più
sfumature coesistenti, l’obiettivo che ci prefiggiamo è il seguente: dimostrare che la
ἶἷἸiὀiὐiὁὀἷΝ“mἷἶiὁΝἶiὀἳmiἵὁ”ΝὀὁὀΝpὉάΝἷὅὅἷὄἷΝἳlὈὄὁΝἵhἷΝὉὀ’etichetta di comodo per una
serie di forme medie epiche linguisticamente non reali costituenti dei semplici sostituti
metrici delle corrispondenti forme attive. Tutti gli altri medi epici che resteranno al di
fuori di questa categoria devono invece essere sintatticamente e semanticamente
riconoscibili come reali, cioè classificabili secondo una delle tipologie esposte in §
1.4.1: di conseguenza non possono essere catalogati ἵὁmἷΝ“ἶiὀἳmiἵi”.

28
Cap. 2 Analisi dei verbi con medio “ἶiὀἳmiἵὁ”ΝὀὁὀΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝiὀΝ
Erodoto

In questo capitolo si analizzeranno i medi “dinamici” epici privi di contropartite in


Erodoto. Questo può accadere per due ragioni:
1. le Storie non attestano il medio per il verbo in questione;
2. le Storie attestano il medio ma non in passi paragonabili a quelli epici che
ἵὁὅὈiὈὉiὄἳὀὀὁΝὁἹἹἷὈὈὁΝἶ’ἷὅἳmἷέΝ
ἢἷὄΝὈὉὈὈiΝiΝvἷὄἴiΝἵhἷΝὅἷἹὉὁὀὁ,ΝὃὉiὀἶi,Νl’ἳὀἳliὅiΝpὄἷὅἵiὀἶἷὄὡΝἶἳll’Ὁltimo dei tre criteri
di analisi (sintattico-semantico, metrico, confronto con Erodoto, vd. § 1.4.2) di cui
disponiamo per valutare la genuinità delle forme medie epiche.

2.1

“ὄἳἶὉὀἳὄἷ”ΝpὄἷὅἷὀὈἳΝὉὀ’opposizione attivo transitivo / medio intransitivo:


a. att. “ὄἳἶὉὀἳὄἷ”Ν+ acc. (Il. 2.438, Hdt. 1.76.2);
b. med. α “ὄἳἶὉὀἳὄὅi”Ν(Il. 2.52).
I. In Omero (verbo semplice o composto con φὺ,Ν πὺ,Ν ὺ,Ν υ ὺΝήΝ υ ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝἅηx,
att. 23x vs. med. 42x) questa distribuzione è rispettata e rispecchiata in particolare
ἳll’ἳὁὄiὅὈὁ ἶἳll’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝὈὄἳΝἳὁὄ1. trans. att. α (17x) / aor2. intrans. med. Ν
( , ,Ν α ἈΝ ὈὁὈἳlἷ 23x) έΝ Ἔ’ἳὁὄέΝ iὀΝ - -
49
Ν (10x) è
50
semanticamente sinonimo del medio . Eccezionale (ma metricamente sostituibile con
l’ἳὈὈivὁΝ ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷ) è invece l’ἳὁὄ1. trans. mἷἶέΝ υ α α ’( )Ν (2x, Od. 14.323 =
19.293).
II. In Erodoto è attestato soltanto all’ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁ (12x: semplice 7x,
composto con υ ° 5x).
La forma anomala di aor1. trans. med. υ α α ’( )ΝἵὁmpἳὄἷΝiὀΝcollocazione con
(1) α α,ΝmἳΝpiὶΝὅpἷὅὅὁΝiὀΝὃὉἷὅὈἳΝiἶἷὀὈiἵἳΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝὅiΝὈὄὁvἳΝl’ἳὈὈivὁέ

(1a) Od. 14.285-286


αΝ Ν π Ν Να ,Νπ ’Νἄ α
α ’ ’Ν υπ υ Ν α ·Ν α Ν Ν πα .
“Là sette anni rimasi, e molte ricchezze || adunai fra gli Egizi: me ne davano
tutti.”
cfr. Od. 3.301, 4.90

49
Vd. GROSSE 1889: 9, CHANTRAINE 1948-1953: I 387, 413, II 178.
50
Vd. KOWALECK 1887: 9, STAHL 1907: 65, CHANTRAINE 1948-1953: I 406, TRONCI 2005: 94-95.

29
(1b) Od. 14.323 (= 19.293)
αΝ Ν α ’ Ν αΝ υ α α ’ υ
“ἷΝmiΝmὁὅὈὄά le ricchezze, quante Odisseo ne ha raccolte”

(Ia) Hdt. 1.62.2


Ν Ν α Ν α αἤ
“ἸiὀἵhὧΝἢiὅiὅὈὄἳὈὁΝraccoglieva fondi”

ἜἳΝ ἵὁiὀἵiἶἷὀὐἳΝ ἸὄἳΝ (1ἳ)Ν ἷΝ l’ἷὅἷmpiὁΝ ἷὄὁἶὁὈἷὁ (Ia) unito alla predominanza quasi
totale ἶἷll’ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ iὀΝ ἡmἷὄὁΝ ἷΝ all’assenza del medio transitivo nelle Storie
induce a dubitare della genuinità del med. υ α α ’( ) (1b).
Si noti però che la presenza del medio presuppone una scelta poiché υ α α ’( )Ν
(1b) avrebbe potuto essere sostituito dalla forma attiva corrispondente ° (Il.
11.716), metricamente equivalente in questo verso: se ciò non è successo significa che
in questo caso il medio è stato deliberatamente favorito.
Pur accettando il carattere eccezionale di υ α α ’( ) (1b), questo aoristo si
lascia spiegare agevolmente come forma marcata tramite il medio riflessivo indiretto:
Odisseo è il beneficiario e il destinatario ultimo delle ricchezze che lui stesso ha
raccolto ἷΝilΝpἳὄὈiἵὁlἳὄἷΝiὀὈἷὄἷὅὅἷΝiὀἷὄἷὀὈἷΝἳll’ἳὐiὁὀἷΝὨΝὅὁὈὈὁliὀἷἳὈὁΝformalmente dall’Ὁὅὁ
del medio51. Odisseo in (1a) e Pisistrato in (Ia) ἵὁmpiὁὀὁΝ pὄὁἴἳἴilmἷὀὈἷΝ Ὁὀ’iἶἷὀὈiἵἳΝ
ἳὐiὁὀἷΝἶiΝ“ὄἳἶὉὀἳὄἷΝὄiἵἵhἷὐὐἷ”, ma questa è espressa dall’attivo (non marcato).
In conclusione υ α α ’( )Ν (1b) ὄἳppὄἷὅἷὀὈἳΝ Ὁὀ’anomalia, ma questa risulta da
ὉὀἳΝὅἵἷlὈἳΝiὀΝἸἳvὁὄἷΝἶἷll’ἷὅpὄἷὅὅiὁὀἷ marcata tramite il medio riflessivo indiretto.

2.2

Ν“alzare” mὁὅὈὄἳΝὉὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἳὈὈivὁ transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. att. [ἳ]Ν“ἳlὐἳὄἷ,Νὅὁllἷvἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1ἅέἅ1ἆ,ΝἘἶὈέΝἀέ1ἀηέἀ)Ν[ἴ]Ν“pὄἷὀἶἷὄἷ”Ν
+ acc. (Il. 16.678);
b. med. α “pὄἷὀἶἷὄἷΝ pἷὄΝ ὅὧ,Ν ὅἵἷἹliἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 6.293, Soph. El. 54) ||
“ὁὈὈἷὀἷὄἷ,Νviὀἵἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 23.856, Bacchyl. 2.5).
I. In Omero ( Νsemplice e composto con αὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ,Νπα αὺἈΝὈὁὈἳlἷΝἅἅx,ΝἳὈὈέΝ
56x vs. med. 15x) la ripartizione diatetica è rispettata, ma sussiste un caso di
sovrapposizione tra attivo e medio transitivo (1x , metricamente
insostituibile) in collocazione con (1) π α.
II. In Erodoto ( Ν semplice e composto con ὺ, πὺἈΝ ὈὁὈἳlἷΝ ἀίx52, att. 4x vs.
med. 13x), invece, la distribuzione diatetica sopra delineata non conosce eccezioni.

51
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: II 178.
52
È escluso dal conteggio α Ν(Hdt. 6.77.2), riportato da Schrader come forma di ΝmἳΝiὀΝὄἷἳlὈὡΝ
cong. aor2. da ῠ αέ

30
ἢὄὁἵἷἶiἳmὁΝὁὄἳΝἳll’ἳὀἳliὅiΝἶἷiΝἶὉἷΝvἷὄὅiΝὁmἷὄiἵiΝiὀΝἵὉiΝ ricorre in collocazione
con (1) π α in entrambe le diatesi, tenendo presente che Erodoto non offre passi
direttamente paragonabili neppure ἳll’ἳὈὈivὁ.

(1a) Il. 23.882


’Ν α π α απ α ἄ
“ἝἷὄiὁὀἷΝἶὉὀὃὉἷΝlἷΝἶiἷἵiΝἶὁppiἷΝὅἵὉὄiΝὅiΝpὄἷὅἷ”

(1b) Il. 23.856


π αΝ π αΝ Νφ Ν
“ὅiΝpiἹliΝὈὉὈὈἷΝlἷΝἶὁppiἷΝὅἵὉὄiΝἷΝἳΝἵἳὅἳΝlἷ pὁὄὈi”

ἥiΝ ὅὈἳὀὀὁΝ ὅvὁlἹἷὀἶὁΝ lἷΝ ἹἳὄἷΝ iὀΝ ὁὀὁὄἷΝ ἶiΝ ἢἳὈὄὁἵlὁΝ ἷΝ iὀΝ ὃὉἷllἳΝ ἶiΝ ὈiὄὁΝ ἵὁὀΝ l’ἳὄἵὁΝ ilΝ
premio in palio sono le scuri di cui sopra. In (1a) si descrive la scena in cui Merione le
ottiene dopo la vittoria, in (1b), invece, Achille presenta la gara e i premi.
ἥiἳΝl’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ) Ν[…]Ν Ν(1a) sia il medio (marcato) Ν(1ἴ)Ν
ὅὁὀὁΝἹiὉὅὈiἸiἵἳἴiliΝiὀΝἴἳὅἷΝἳllἳΝvὁlὁὀὈὡΝἶἷll’ἳὉὈὁὄἷΝἶiΝὅὁὈὈὁliὀἷἳὄἷΝὁΝmἷὀὁΝilΝbeneficiario
ἸiὀἳlἷΝἶἷll’ἳὐiὁὀἷ. Dal momento che Erodoto non offre esempi comparabili in cui Ν
è adoperato in contesti agonistici, è quindi possibile attribuire la discrepanza diatetica
tra Ν[…]Ν (1a) e (1b) a una pura scelta semantica.
ἑ’ὨΝ pἷὄάΝ ὉὀΝ ἳlὈὄὁΝ ἷlἷmἷὀὈὁΝ ἶἷἹὀὁΝ ἶiΝ ἳὈὈἷὀὐiὁὀἷ: (°) α Ν (ἀἄx in Hom.),
corrispettivo attivo di , è attestato senza eccezioni in fine di verso53, che è
anche il luogo della formula Νφ (1b), Νφ α Ν (2x). Se
supponiamo che Omero abbia combinato insieme questi due segmenti di verso
alternativi quanto alla loro posizione metrica, è verosimile che abbia preferito lasciare
immodificata la formula più lunga, più scomoda da spostare, e invece anticipare il
participio cambiandone la diatesi sul modello dei participi medi di (8x), i quali in
Omero sono attestati tutti a cavallo dei primi tre metra, cioè proprio nella posizione del
nostro (1b)54.
ἥἷΝἳvἳlliἳmὁΝὃὉἷὅὈἳΝipὁὈἷὅi,ΝἶὉὀὃὉἷ,ΝpὁὅὅiἳmὁΝἳmmἷὈὈἷὄἷΝἵhἷΝiὀΝ(1ἴ)Νl’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶέ
sia contemporaneamente il frutto di una scelta specifica in accordo con le
funzioni semantiche proprie del medio e un prodotto del metro.

2.3

Ν “ὅlἳὀἵiἳὄὅi,Ν ἳἹiὈἳὄὅi”Ν ὁἸἸὄἷΝ Ὁὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ


causativo / medio intransitivo:

53
Anche in HH. 4.39, Hes. Op. 692, fr. 272.3 Merkelbach-West.
54
Sono posteriori ai poemi omerici le due sole eccezioni iὀΝ ἵὉiΝ ilΝ pἳὄὈiἵipiὁΝ mἷἶiὁΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ iὀΝ Ὁὀ’ἳlὈὄἳΝ
posizione metrica: HH. 4.295, Hes. Op. 540.

31
a. att. ΐ [a] intrans. “ὅlἳὀἵiἳὄὅi”Ν (Il. 1ἆέἀ1ἀ,Ν ἘἶὈέΝ ἂέ1ἁἂέ1)Ν [ἴ]Ν “mὉὁvἷὄὅi,Ν
ἳἹiὈἳὄὅi”Ν(Il. 15.80, Eur. Hipp. 1351) [c] trans. caus. “mὉὁvἷὄἷ,ΝἳἹiὈἳὄἷ”Ν(ἥὁphέΝ
Ai. 40);
b. med. ΐ α [ἳ]Ν “ὅlἳὀἵiἳὄὅi”Ν (Il. ἀἀέ1λη)Ν [ἴ]Ν “mὉὁvἷὄὅi,Ν ἳἹiὈἳὄὅi”Ν (Il. 5.854,
Soph. OC. 1261).
I. In Omero Νricorre 128x (semplice e composto con φ°, ὺ,Ν πὺ,Ν πὺ,Ν ὺ,Ν
πα ὺ,Νπ ὺ,Ν πὺ) e le due diatesi sono attestate con una vistosa sproporzione numerica:
11ἆxΝ l’ἳὈὈivὁΝ ἷΝ ἳppἷὀἳΝ ἄxΝ ilΝ mἷἶiὁ,Ν che diventano 9x se si sommano le altre tre
attestazioni di HH. 2.178, Hes. Th. 150 = 671 (4 medi metricamente sostituibili)έΝἜ’ἳὁὄέΝ
in - - , più recente e attestato 4x, è semanticamente sinonimo del medio55.
II. In Erodoto Νè documentato appena 2x ed è sempre attivo intransitivo: Ν
(Hdt. 4.134.1) e π α Ν(Hdt. 9.62.3).
La tragedia attica, infine, con i suoi esempi di attivo transitivo causativo riflette
Ὁὀ’ἷvὁlὉὐiὁὀἷΝpὁὅὈἷὄiὁὄἷ56.
Sic stantibus rebus si può ὅὉppὁὄὄἷΝἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝlἳΝἶiἳὈἷὅiΝὀὁὄmἳlἷΝἷΝὀὁὀΝmἳὄἵἳὈἳΝ
e che il medio, così raro ὀἷll’ἷpiἵἳΝ e assente dalle Storie, vada invece giustificato. Lo
ὅὈὉἶiὁΝ pὄὁἵἷἶἷὄὡΝ ἳὈὈὄἳvἷὄὅὁΝ l’ἳὀἳliὅiΝ ἶiΝ ἶὉἷΝ ἵὁppiἷΝ miὀimἷΝ ἵhἷΝ mὁὅὈὄἳὀὁΝ ὀἷllὁΝ ὅὈἷὅὅὁΝ
contesto entrambe le diatesi.

(1a) Il. 17.725-726


υ α , ’Ν π π
ΐ π
“ἷΝ si slanciarono simili ai cani, che contro un cinghiale || balzano avanti ai
ἹiὁvἳὀiΝἵἳἵἵiἳὈὁὄi”
cfr. Il. 15.579-580, 22.139-142

(1b) Il. 11.414-417


’Ν π φ α ’Να
α ’Ν α υ
υ α α π υ ,
φ ’Ν ΐ α , πα Ν π Ν
“ἑὁmἷΝὈἳlvὁlὈἳΝiὀὈὁὄὀὁΝἳΝὉὀΝἵiὀἹhiἳlἷΝἵἳὀiΝἷΝforti giovani || accorrono, esso esce
dalla macchia profonda, || le bianche zanne affilando nelle mascelle ricurve; || e
quelli gli saltano addossoἉΝὉὀΝὅὁὄἶὁΝὅὈὄiἶὁὄἷΝἶiΝἶἷὀὈi”

In (1b) la scelta del medio è voluta: υ Ν (Od. 10.495) sarebbe stato


metricamente equivalente a α έΝ

55
Vd. GROSSE 1889: 13, CHANTRAINE 1948-1953: I 496, TRONCI 2005: 97. In due casi ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁ
potrebbe avere sostituito un più antico aoristo medio: in Il. 5.854 α ΝpἷὄΝ α α Ν(Il. 22.195) e in
Il. 24.97 ΝpἷὄΝ* Νή * (vd. ALLAN 2003: 151-152).
56
Cfr. att. trans. caus. Eur. Or. 1427-1429 πα υ Να α Να α Ν||Ν αΝ α Ν π Ν
||Νπ π πα Νᾄ ΝvὅέΝἳὈὈέΝiὀὈὄἳὀὅέΝἓὉὄέΝHipp. 1ἄηΝ ’Ν Ν Νπ Ν Ν ’Να αέ

32
Il contesto di caccia è il medesimo che vediamo anche in (1a) e in Il. 15.579-580,
22.139-1ἂἀἉΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝ pἷὄἵἷpiἴilἷΝ ὨΝ ἵhἷΝ ὅὁlὁΝ iὀΝ (1ἴ)Ν ἸiἹὉὄἳὀὁΝ Ὀὄἳ i soggetti
ἳὀἵhἷΝἶἷἹliΝἷὅὅἷὄiΝὉmἳὀi,ΝiΝ α Ν[…]Να , il che può ἳvἷὄἷΝὄἷὅὁΝὀἷἵἷὅὅἳὄiὁΝl’ὉὅὁΝ
del medio al fine di evidenziare il maggiore coinvolgimento nella caccia che costoro
provano rispetto agli altri animali.
Dunque in questo caso la scelta della diatesi corrisponde al tratto [+ / – umano] del
soggetto (ma non è chiaro se è basata su di esso): con tratto [+ umano] troviamo il
medio, con tratto [ – umano] l’ἳὈὈivὁέΝ
NB: come si vedrà in § 3.17, π ,Ν altro verbo indicante movimento del corpo, mostra più
chiaramente una simile ripartizione diatetica rispondente al tratto [+ / – umano] in contesti metricamente
identici: Od. 3.28 π Ν π Ν α Νvs. Il. 19.317 π Ν π α ’Ν α . Poiché il tratto [+ / –
umano] non è stato considerato in § 1.4.1 come uno degli elementi dirimenti nella scelta diatetica, si
rimanda alla conclusione per una valutazione finale sul suo rapporto col medio.

(2a) Il. 12.145


ΐ α πυ π α
“ἳllὁὄἳΝlὁὈὈἳὄὁὀὁΝbalzando ἶἳvἳὀὈiΝἳllἳΝpὁὄὈἳ”

(2b) Il. 22.194-195


’Ν πυ α α
ΐ α α υ π π υ
“ἣὉἳὀὈἷΝvὁlὈἷΝpἷὀὅἳvἳΝἶiΝbalzare in avanti || verso le porte dei Dardani, verso le
ὅὁliἶἷΝὈὁὄὄi”

Il med. α α (2b) è metricamente insostituibile e perfettamente sinonimo di Ν


[…] α Ν(2a). In entrambi i versi il soggetto è [+ umano], ma in (2a) è possibile che
l’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)ΝὅiἳΝὅὈἳὈὁΝἸἳvὁὄiὈὁΝἶἳllἳΝmἷὈὄiἵἳέ
Fra gli altri quattro passi omerici in cui ricorre il medio bisogna operare una
distinzione. In Il. 23.773 ’Ν Ν ’Ν Ν πα α α Ν Ν ilΝ ἵὁὀὈἷὅὈὁΝ ὨΝ
assimilabile a quello visto in (1a), (1b), perciò ὨΝ ἳmmiὅὅiἴilἷΝ ἵhἷΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ
corrisponda alla presenza di un soggetto [+ umano].
In Il. 6.509-510 (= 15.266-267) φ αῖ α Ν ||Ν Ν α ,Ν Il. 23.627-628
Ν Ν ῖ Ν ||Ν Ν φ Ν πα α i medi α ,Ν πα α Ν sono
deliberatamente preferiti a υ (Od. 10.495), * πα υ . Si tratta di
espressioni formulari che ricorrono anche in HH. 2.177-178 φ αῖ α Ν ||Ν Ν
, Hes. Th. 150 (= 671) Ν α Ν Ν ῖ Ν π’Ν Ν 57
, dove
invece gli equivalenti attivi sarebbero ametrici.
È notevole che i soggetti siano sempre αῖ α “ἵhiὁmἷ”Νἷ ῖ “mἳὀi”,ΝἵiὁὨΝpἳὄὈiΝ
del corpo che balzano sulle spalle o dalle spalle del loro possessore.

57
Cfr. anche Soph. OC. 1ἀἄ1Ν Ν ’Να αΝ Νᾄ α έΝ

33
Per spiegare questi medi occorre operare un confronto con Il. 5.656-ἄηἅΝ α Ν Ν
α α αΝ α || Ν Ν α , Il. 11.552-553 = 17.661-662 α Ν Ν
Ν || Ν υ Ν α Ν π έΝ ἙὀΝ ὃὉἷὅὈiΝ ἵἳὅi il soggetto, le lance,
balzano dalle mani degli eroi ma non sono più una parte del loro corpo e infatti
ὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈέΝ α 58. Perciò questi ultimi esempi di medio possono essere etichettati
come affettivi di proprietà: αῖ α ΝήΝ ῖ Ν α,- / π’Ν ,ΝὈὄἳἶὁὈὈὁΝ
in maniera più pregnante, vale “iΝἵἳpἷlliΝήΝlἷΝmἳὀiΝὅiΝmὉὁvὁὀὁ,Ν-evano sulle / dalle loro
spalle”59.
Le Storie,ΝἵὁmἷΝὅiΝὨΝἶἷὈὈὁ,ΝἶὁἵὉmἷὀὈἳὀὁΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁέΝ

(IIIa.1) Hdt. 4.134.1


α Ν ῖ Ν ῃ Ν α Ν Ν Ν
“ἣὉἳὀἶὁΝgli Sciti erano già in ordine di battaglia, ecco che una lepre attraversò
le loro file lanciandosi vἷὄὅὁΝlὁΝὅpἳὐiὁΝὈὄἳΝiΝἶὉἷΝἷὅἷὄἵiὈi”

(IIIa.2) Hdt. 9.62.3


π αΐ α ’Ν αΝ α αΝ α π Ν Ν α Ν
υ φ Ν ππ Ν Ν Ν πα αΝ α φ
“Si gettavano in avanti a uno a uno, oppure a dieci alla volta, o in gruppi più o
mἷὀὁΝὀὉmἷὄὁὅi,ΝpiὁmἴἳvἳὀὁΝὅὉἹliΝἥpἳὄὈἳὀiΝἷΝὀἷΝvἷὀivἳὀὁΝmἳὅὅἳἵὄἳὈi”

Nessuno degli esempi erodotei è direttamente paragonabile ai luoghi omerici sopra


citati in cui ricorre il medio perché anche ὀἷll’ἷpiἵἳ, quando l’ἳὐiὁὀἷΝἷὅpὄἷὅὅἳΝἶἳΝ
ha come soggetti animali – vd. (IIIa.1) – o guerrieri ἵhἷΝὅiΝlἳὀἵiἳὀὁΝl’ὉὀὁΝἵὁὀὈὄὁΝl’ἳlὈὄὁ –
vd. (IIIa.2) –, troviamo sempre l’ἳὈὈivὁἈ e.g. (1a), Il. 23.868 [οΝπ α]Ν Ν π ’Ν Ν
π Ν α , Il. 5.235 Ν ’Ν πα α α υΝ υ Νυ .
Nondimeno è un fatto che Erodoto conosce solo l’att. .
In conclusione:
1. ,ΝvἷὄἴὁΝiὀὈὄἳὀὅiὈivὁ,ΝὁἵἵὁὄὄἷΝὀὁὄmἳlmἷὀὈἷΝἳll’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝὀἷll’ἷpiἵἳ,ΝἶὁvἷΝilΝ
medio è molto raro (9x), sia in Erodoto (2x):
2. il med. α ΝpὉάΝἷὅὅἷὄἷΝἹiὉὅὈiἸiἵἳὈὁΝiὀΝ(1ἴ), (2b), Il. 23.773 come indotto da
un soggetto [+ umano] e in Il. 6.510 (= 15.267), 23.628, HH. 2.178, Hes. Th.
150 (= 671) come affettivo di tangenza60.

58
In Il. 16.403-404 Ν ’ αΝ Ν||Ν αΝ α Νl’ἳὈὈivὁΝὨΝἳὈὈἷὅὁΝmἳΝὨΝametrico e perciò rimpiazzato
ἶἳll’ἳὁὄέΝiὀΝ- -. Invece in Il. 3.367-368 Ν Ν Ν|| Νπα φ Ν ,ΝἶὁvἷΝpὉὄἷΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝ
ἳὈὈἷὅὁ,Ν ὈὄὁviἳmὁΝ l’ἳὁὄέΝ iὀΝ - - anche se (4x in Hom.) sarebbe stato metricamente accettabile:
pὁὅὅiἴilἷΝὉὀ’iὀἸlὉἷὀὐἳΝἶiΝIl. 16.404?
59
Cfr. Od. 5.53 Ν Νπυ π αΝ ῃ,ΝὉὀiἵὁΝvἷὄὅὁΝὁmἷὄiἵὁΝἵὁὀΝ Ν“ἴἳἹὀἳὄἷ”ΝἳlΝ
medio transitivo, il quale si spiega come medio affettivo indicante che le ali appartengono al gabbiano di
cui si sta parlando (vd. KOWALECK 1887: 13 «die Flügel nicht ausser ihm sind, sondern zu seinem Körper
gehören»).
60
Quindi è contestabile che Ν/ α siano due semplici doppioni metrici come per SCHWYZER
1990-20056: II 232.

34
2.4

Ν“Ὁἶiὄἷ,ΝἳὅἵὁlὈἳὄἷ”ΝhἳΝὅiἳΝl’attivo sia il medio (Il. 4.331 ) transitivi:


a. att. “Ὁἶiὄἷ,ΝἳὅἵὁlὈἳὄἷ,ΝὅἷὀὈiὄΝἶiὄἷ”Ν+ΝἹἷὀέΝ(Il. 2.98, Hdt. 1.24.5);
b. med. “Ὁἶiὄἷ,ΝἳὅἵὁlὈἳὄἷ”Ν+ΝἹἷὀέΝ(Il. 4.331).
I. In Omero ( semplice e composto con πὺ,Ν ὺ, πὺ: totale 143x) l’ἳὈὈivὁΝè
l’ὉὀiἵἳΝἶiἳὈἷὅiΝἳὈὈἷὅὈἳὈἳΝἵὁὀΝὉὀἳΝὅὁlἳΝἷἵcezione (oltre al fut. α, α (2x),
reἹὁlἳὄmἷὀὈἷΝ mἷἶiὁ)ἈΝ l’impf. Ν (Il. 4.331, metricamente sostituibile), che è la
forma da giustificare perché completamente isolata ἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶἷlΝpἳὄἳἶiἹmἳ.
II. In Erodoto ( Ν semplice e composto con πὺ,Ν ὺ,Ν α ὺ,Ν πα ὺ,Ν π ὺ,Ν πὺἈΝ
totale 211x) l’ἳὈὈivὁΝ ὅiΝ ὄiὈὄὁvἳΝ iὀΝ ὈὉὈὈiΝ iΝ tempi e in tutti i modi tranne il futuro,
regolarmente medio (3x inf. α ).
Il medio transitivo Ν (Il. 4.331) ricorre in collocazione con (1a) : a
fronte di questo hapax l’ἳὈὈέΝ Νricorre 2x in Omero in collocazione con (1b) π υ
e 3x in Erodoto in collocazione con (Ia) φ .

(1a) Od. 21.237 (= 21.383)


Ν Ν Ν α Ν π υΝ Ν ῃ
“ἷΝὅἷΝὃὉἳlἵὉὀἳΝἹἷmiὈiΝὁΝἹὄiἶἳΝἶ’ὉὁmὁΝὉἶiὅὅἷ”
cfr. HH. 2.23, 2.57

(1b) Il. 4.330-331


π Ν φα Ν φ Ν Ν απα α
α α ·Ν Νπ Ν φ Ν α Ν Ν
“ἷΝ iὀὈὁὄὀὁΝ lἷΝ ἸilἷΝ imἴἳὈὈiἴiliΝ ἶἷiΝ ἑἷἸἳllἷὀiΝ ||Ν ὅὈἳvἳὀὁἉΝ mἳΝ ὀὁὀΝ ἳvἷvἳὀὁΝ ἳὀἵὁὄἳΝ
ὉἶiὈὁΝilΝἹὄiἶὁΝἶiΝἹὉἷὄὄἳ”

(Ia) Hdt. 2.70.2


πα α Νφ Ν Ν αΝ α Νφ
“ἙlΝἵὁἵἵὁἶὄillὁ,ΝὅἷὀὈἷὀἶὁΝlἷΝἹrida del porcellino, si dirige verso il punto da cui
pὄὁvἷὀἹὁὀὁ”
cfr. Hdt. 4.129.3, 8.65.1

Il med. Ν(1b) è un hapax completamente assente dalle Storie, il che invita a


criticare la realtà della forma.
Nondimeno vale la pena notare che in (1b) il pron. dat. φ , concordante ad sensum
ἵὁὀΝ φα ΝiὀvἷἵἷΝἵhἷΝἵὁlΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝἹὄἳmmἳὈiἵἳlἷΝ α , indica che la schiera dei
Cefalleni attende il grido di guerra come segnale pἷὄΝ mὉὁvἷὄὅi,Ν ἶὉὀὃὉἷΝ ἵ’ὨΝ ὉὀἳΝ
sfumatura di riflessività indiretta che può avere ἸἳvὁὄiὈὁΝl’Ὁὅὁ del med. (1b) al
posto del pur attestato att. υ Ν(Od. 7.11).
Anche la metrica ha però avuto sicuramente un suo ruolo: Ν(1ἴ)Νriempie da
solo il quarto metron e con le sue due sillabe brevi finali al posto della lunga di υ Ν

35
(Od. 7.11) evita una fine di parola dopo un biceps realizzato da un elementum longum,
caso di figura che la poesia esametrica non ama61.
In definitiva la sintassi del verso e la metrica devono avere concorso alla creazione
di questo hapax, che dunque non può essere considerato un puro e semplice prodotto del
metro62.

2.4a υ
La variante υ (4x, attivo ass. in HH. 4.423 e medio + gen. in Il. 4.343, Od.
9.7, 13.9) è attestata sempre in poesia, il che suggerisce che si tratti di un presente
perfettamente sinonimo di Ν(Od. 1.370 π Ν α Ν υ Ν Ν ,
Od. 9.3 Ν Ν Ν α Ν υ Ν vs. Od. 9.7 α υ ’Ν
α ’Ν υ α ) ἵὄἷἳὈὁΝ ἳppὁὅiὈἳmἷὀὈἷΝ pἷὄΝ ἷὅὅἷὄἷΝ impiἷἹἳὈὁΝ ἳll’iὀὈἷὄὀὁΝ
ἶἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁ (cfr. (°) απ- , sinonimo di απ Νattestato solo in poesia).

(1a) HH. 4.422-423


[…]Ν α Ν Ν υ Ν Ν
υ υ α· ῃ ’Ν α Ν α
“ἷΝmἷὀὈὄἷΝἳὅἵὁlὈἳvἳΝlὁΝiὀvἳὅἷΝ||ΝὉὀΝἶἷὅiἶἷὄiὁΝἶὁlἵiὅὅimὁέ Toccando soavemente
le corde”

(1b) Od. 9.7


α υ ’Ν α ’Ν υ α
“ἷΝiΝἵὁὀviὈἳὈiΝiὀΝpἳlἳὐὐὁΝὅὈἳὀὀὁΝἳΝὅἷὀὈiὄἷΝilΝἵἳὀὈὁὄἷ”
cfr. Od. 13.9 υ ’Ν

(1c) Il. ἂέἁἂἁΝπ Ν Ν α α Ν υ ῖ

Il confronto tra (1a) e (1b) indica che il cambio di diatesi non influisce sul
significato di υ .
ϊἳlΝpὉὀὈὁΝἶiΝviὅὈἳΝmἷὈὄiἵὁ,Νiὀvἷἵἷ,ΝὁὅὅἷὄviἳmὁΝἵhἷΝὀἷll’ὉὀiἵὁΝἵἳὅὁΝiὀΝἵὉiΝἷὀὈὄἳmἴἷΝ
le diatesi avrebbero potuto ricorrere troviamo il medio: υ α Ν (1b) è stato
volutamente preferito a * υ .
ἑ’ὨΝ pἷὄάΝ ὉὀἳΝ ἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝ ἶiΝ ὁὄἶiὀἷΝ ὅiὀὈἳὈὈiἵὁἈΝ l’ἳὈὈέΝ υ αΝ (2a) è usato
assolutamente mentre il med. υ α Ν(1b), υ Ν(Od. 13.9), υ Ν
(1c) regge un complemento al genitivo.

61
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: I 97, SCHWYZER 1990-20056: II 232, ALLAN 2003: 207-208.
62
Diverse le interpretazioni di BECHERT 1964: 173 n. 1, che difende la forma come reale e la spiega come
arcaismo, e DUHOUX 20002: 120, che lἳΝἵὁὀὅiἶἷὄἳΝὉὀΝmἷἶiὁΝpὁἷὈiἵὁΝὁppὁὅὈὁΝἳll’ἳὈὈέΝ ΝpiὶΝἵὁmὉὀἷΝiὀΝ
prosa. MEISTER 1921: 19-ἀίΝὅὁὅὈiἷὀἷΝἵhἷΝl’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝἶἷlΝἸὉὈέΝmἷἶέΝ α ,Ν α Ν(ἀx)Νpossa avere
giocato a favore della creazione di Ν (1ἴ), HOEKSTRA 1969: 106 che ἳὀἵhἷΝ l’iὀἸέΝ υ ,Ν
attestato 9x su 10 al quarto metron, abbia avuto lo stesso ruolo. Noi aggiungiamo che anche il dep.
α , sinonimo di , può avere avuto una parte in tutto questo.

36
Questa osservazione permette di spiegare il medio come riflessivo indiretto: solo
ὃὉἳὀἶὁΝl’ἳὐiὁὀἷΝὈὄἳὀὅiὈἳΝὅὉΝun complemento Omero sceglie di sottolineare formalmente
ἵhἷΝilΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝὨΝἵὁὀὈἷmpὁὄἳὀἷἳmἷὀὈἷΝilΝἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝἵhἷΝἵὁmpiἷ (cfr. § 2.4
).

2.5 ,Ν ( )

Trattiamo il composto ,Ν Ν ( ) separatamente perché le


collocazioni con (ἀ)Ν υΝ(ἷΝὅiὀὁὀimi)Νἷ (ἁ)Ν π gli sono proprie e non ricorrono
anche con ,Ν Ν( ), vd. § 2.22.
Ν“ἳlὐἳὄἷ,Νὅὁllἷvἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo o intransitivo / medio affettivo di
proprietà:
a. att. έ [a] trans. “ἳlὐἳὄἷ,Ν ὅὁllἷvἳὄἷ,Ν iὀὀἳlὐἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 3.318, Thuc.
4.111.2) [b] intrans. “iὀὀἳlὐἳὄὅi,ΝὅὁὄἹἷὄἷ”Ν(Il. 17.310, Hdt. 2.29.5);
b. med. έ α [ἳ]Ν“ἳlὐἳὄἷΝὅὁllἷvἳὄἷΝ(ὃὉἳlἵὁὅἳΝἶiΝpὄὁpὄiὁ)”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 10.321).
I. Omero rispetta la distribuzione diatetica illustrata ( att. 23x vs. med. 35x:
totale 58x), ma in tre collocazioni attivo e medio transitivo (10x, 7x metricamente
sostituibile) si sovrappongono.
II. In Erodoto ( Ν24x, att. 6x vs. med. 18x), invece, la ripartizione diatetica è tra
attivo intransitivo e medio transitivo.
“iὀὀἳlὐἳὄἷ,Νὅὁllἷvἳὄἷ”,Νattestato solo al presente-imperfetto, hἳΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁΝ
transitivo e intransitivo: att. [a] trans. “iὀὀἳlὐἳὄἷ,Ν ὅὁllἷvἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 8.347)
[b] intrans. “lἷvἳὄὅi,ΝὅὁὄἹἷὄἷ”Ν(ἘἶὈέΝἁέλἆέἀ).
I. In Omero Ν(ἀx) è impiegato solo transitivamenὈἷἉΝl’ἳὁὄiὅὈὁ corrispondente è
63
(4x) .
ἙἙέΝ ἙὀΝ ἓὄὁἶὁὈὁ,Ν iὀvἷἵἷ,Ν ilΝ vἷὄἴὁΝ ἵὁὀὁὅἵἷΝ ὅὁlὁΝ l’ὉὅὁΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁ nel sintagma Ν
α (6x).
Sono tre le coppie minime che studieremo, nelle quali , - αΝἷ Ν
compaiono in collocazione con (1) ῖ α , (2) υ (e sinonimi), (3) π .

(1a) Il. 8.347 (= 15.369)


ῖ αΝ ’Ν Ν α Ν
“iὀὀἳlὐἳὀἶὁΝlἷΝmἳὀi,ΝmὁlὈὁΝpὄἷἹἳvἳΝἵiἳὅἵὉὀὁ”
cfr. Il. 1.450, 3.275, 3.318 (= 7.177), 5.174 (= 19.254), 6.257, 6.301, 18.75, 24.301, Od.
9.294, 13.335, 17.239, 18.89, 20.97, Hes. Sc. 246-247

(1b) Od. 18.100


ῖ α α α . […]
“ἳΝἴὄἳἵἵiἳΝlἷvἳὈἷΝmὁὄivἳὀΝἶἳlΝὄiἶἷὄἷ”

63
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: I 329.

37
(1c) Il. 22.33-34 ᾤ ’Ν , φα ’Ν α || ’Ν α ,
α ’Ν α

Il medio in questo caso è evidentemente affettivo di proprietà e mette in evidenza


che il soggetto sta sollevando le proprie mani.
ἜἳΝὅἵἷlὈἳΝἶiΝὅἸὄὉὈὈἳὄἷΝὁΝmἷὀὁΝl’ὁpὐiὁὀἷΝἶἷlΝmἷἶiὁΝ(mἳὄἵἳὈὁ)ΝἳΝἸὄὁὀὈἷΝἶἷll’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝ
marcato) è lasciata alla sensibilità di chi scrive: in (1a), Il. 24.301 e (1b), infatti,
entrambe le diatesi avrebbero trovato posto nel verso.

(2a) Il. 10.457-461


’Ν π Ν Ν υ Ν φα φ Ν Ν
α υ Ν α αΝπα αΝ α υΝ α ·Ν
α Ν ’Ν αῃ Ν ῖ Ν υ Ν
’Ν α Ν π Ν α
“ἓΝἹliΝὈὁlὅἷὄὁΝἶἳlΝἵἳpὁΝl’ἷlmὁΝἶiΝἶὁὀὀὁlἳΝ||ΝἷΝlἳΝpἷllἷΝἶiΝlὉpὁΝἷΝilΝἵὉὄvὁΝ arco e
l’ἳὅὈἳΝlὉὀἹἳἉΝ||ΝἳἶΝχὈἷὀἳ,ΝἳllἳΝἢὄἷἶἳὈὄiἵἷ,ΝilΝἹlὁὄiὁὅὁΝἡἶiὅὅἷὁΝ||ΝliΝἳlὐάΝἸὄἳΝlἷΝmἳὀi,Ν
iὀΝἳlὈὁ,ΝἷΝἶiὅὅἷΝpὄἷἹἳὀἶὁΝpἳὄὁlἷ”

(2b) Il. 11.594


α ’Ν α · Ν ’Ν Ν υ Ν α
“ὈἷὀἶἷὀἶὁΝlἷΝlἳὀἵἷ; verso di loro venne Aiace”
cfr. Il. 15.2λἆ,Ν1ἅέἀἁἂΝ α ’Ν α

(2c) Il. 5.655 Νφ Ν α π ,Ν ’Ν Ν


(2d) Il. 21.67 Ν Ν υΝ α Ν ῖ Ν
(2e) Il. 21.161-162 Νφ ’Ν π α ,Ν ’Ν ῖ Ν Ν|| αΝ ·Ν[…]
(2f) Od. 19.448 υ ’Ν α Ν υΝ πα ῃ

ἜἳΝ ἶiὅὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ ὨΝ ἳὅὅὁlὉὈἳmἷὀὈἷΝ ὀiὈiἶἳἈΝ l’ἳὈὈέΝ (2a) è impiegato


quando Odisseo dedica armi non sue ad Atena, il med. α Ν (ἀἴ), Ν
(2c), (2d), (2e), α Ν (2f) quando un eroe solleva la sua propria lancia, ed è
64
quindi affettivo di proprietà .

(3a) Il. 7.412


Ν π Ν π Ν π Ν ῖ Ν
“Ἔἷvά,ΝἵὁὅìΝpἳὄlἳὀἶὁ,ΝlὁΝὅἵἷὈὈὄὁΝἳΝὈὉὈὈiΝiΝὀὉmi”

(3b) Il. 10.321


’Ν Ν Ν π Ν ,Ν α Ν Ν
“ἝἳΝὅὉ,ΝὈἷὀἶiΝlὁΝὅἵἷὈὈὄὁΝvἷὄὅὁΝἶiΝmἷ,ΝἹiὉὄἳmi”

64
Vd. STAHL 1907: 52.

38
La situazione contestuale è la medesima, ma Omero mantiene la libertà di scegliere
ὈὄἳΝ l’ἳὈὈivὁΝ (ὀὁὀΝ mἳὄἵἳὈὁ)Ν – in (5a) anche Ν (5x in Hom.) sarebbe stato
impiegabile – e il medio affettivo di proprietà (marcato).
A conti fatti, quindi, il med. aff. prop. α (marcato) è sempre utilizzato a
pὄὁpὁὅiὈὁΝiὀΝἡmἷὄὁΝἷἶΝὨΝiὀΝliἴἷὄἳΝἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝἵὁὀΝl’ἳὈὈέ Ν(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)έ

2.6 ,

, “pὄἷpἳὄἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. att. , “pὄἷpἳὄἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 13.152, Hdt. 1.12.1) | + dat. e acc.
(Od. 16.448);
b. med. α “pὄἷpἳὄἳὄἷΝpἷὄΝὅὧ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 8.53).
ἙέΝἠἷll’ἷpiἵἳΝὅὁὀὁΝἳὈὈἷὅὈἳὈiΝἷὀὈὄἳmἴiΝiΝpὄἷὅἷὀὈiἈΝἡmἷὄὁΝdocumenta 21 forme in tutto
(1x πὺ),ΝἶiΝἵὉiΝἂΝἳlΝmἷἶiὁ,ΝἶὉἷΝἶἷiΝὃὉἳliΝ(Od. 4.782 = 8.53 α ) si uniformano
alla distribuzione diatetica appena delineata. Problematici sono invece i due medi
transitivi Ν(Il. 2.55 = 10.302, metricamente insostituibili), poiché ricorrono in
ὉὀἳΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝiὀΝἵὉiΝἳὀἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁέ
II. Erodoto conosce solo il pres. Ν e attesta il verbo appena 5x (4x °), 1x
ἳll’ἳὈὈέΝὈὄἳὀὅέΝ υ α Ν(Hdt. 1.12.1) e 4x al (p)pf. med.-pass. (diatesi passiva).
Ἔ’analisi verterà ora sui due medi transitivi summenzionati Ν (Il. 2.55 =
10.302), entrambi in collocazione con (1b) υ . Omero offre l’ἳὈὈivὁΝ in una
collocazione paragonabile con (1a) ΝΝἷΝἵὁὅìΝpὉὄἷΝἓὄὁἶὁὈὁΝἵὁὀΝ(Ia) π υ έ

(1a) Od. 14.469


’Ν π α
“ἵὁmἷΝὃὉἳὀἶὁΝlὡΝἳΝἦὄὁiἳΝὁὄἶimmὁΝὉὀ’iὀὅiἶiἳ”
cfr. Od. 11.366, 24.153

(1b) Il. 2.55 (= 10.302)


Ν Ν υ α α Νπυ υ
“ἣὉἷὅὈiΝἷἹliΝἳvἷὀἶὁΝὄiὉὀiὈὁ,ΝpὄἷpἳὄάΝpiἳὀὁΝὅἳpiἷὀὈἷ”

(Ia) Hdt. 1.12.1


Ν ἤ υ α Ν π υ
“ἣὉἳὀἶὁΝἷἴἴἷὄὁΝὁὄἹἳὀiὐὐἳὈὁΝl’ἳἹἹὉἳὈὁ”

Dal punto di vista metrico osserviamo che Ν(1b) copre interamente il quinto
metron, un luogo dove Omero preferisce i dattili agli spondei; inoltre Erodoto ha solo
l’ἳὈὈέ υ α (Ia).
Queste due considerazioni depongono contro la genuinità del med. (1b),
nondimeno esso può essere difeso come medio affettivo di proprietà: Agamennone (Il.

39
2.55) e Ettore (Il. 10.302) elaborano il proprio piano e si preparano a esporlo ad Achei e
Troiani.

2.7

Ἄ “ἷὅὅἷὄἷΝilΝpὄimὁ,ΝἶἳὄἷΝiὀiὐiὁ”Νpresenta una distribuzione attivo intransitivo o


transitivo / medio intransitivo o affettivo di proprietà:
a. att. ἄ [a] intrans. “ἶἳὄἷΝiὀiὐiὁ,Νἵὁmiὀἵiἳὄἷ”Ν(Il. 9.102) [b] trans. + gen. (Od.
3.417, Hdt. 1.2.1);
b. med. ἄ α [a] intrans. “ἵὁmiὀἵiἳὄἷ”Ν (ἦhὉἵέΝ ἀέἂἅέἀ)Ν [ἴ]Ν aff. prop.
“ἵὁmiὀἵiἳὄἷΝ(ὃὉἳlἵὁὅἳΝἶiΝpὄὁpὄiὁ)”Ν+ gen. (Xen. Hell. 6.3.6).
I. In Omero si contano 149 forme in totale ( Νsemplice e composto con πὺ,Ν ὺ,Ν
πὺ,Ν πὺ),Ν ἶiΝ ἵὉiΝ ἀἄΝ ἳlΝ mἷἶiὁέΝ Le aree di sovrapposizione tra attivo e medio sono
numerose sia dal punto di vista lessicale sia dal punto di vista sintattico. Come regola
generale si ammette che il med. α , quando è transitivo, indichi formalmente un
mἳἹἹiὁὄἷΝiὀὈἷὄἷὅὅἷΝἷΝὉὀἳΝmἳἹἹiὁὄἷΝiὀὈἷὀὐiὁὀἳliὈὡΝἶἷlΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝὀἷlΝἵὁmpiἷὄἷΝl’ἳὐiὁὀἷ65,
ma questa differenza in Omero non è sempre evidente. In collocazione con (1)Ν ΝἷΝ
con (2) ΝήΝ π (med. 7x – 1x da Hes. Th. 48 –, 1x metricamente sostituibile),
attivo e medio transitivo coesistono senza una differenza semantica chiara.
II. Erodoto impiega il verbo 265x (semplice e composto con πὺ,Ν α ὺ,Ν υ °, πὺ),
80x al medio, ma mai nelle collocazioni in cui compaiono i medi epici. La distribuzione
diatetica è la stessa operante in Omero.
Verranno ora analizzate le due collocazioni ἵὁὀΝ(1)Ν ΝἷΝἵὁὀΝ(ἀ)Ν ΝήΝ π
in cui Ν compare ὀἷll’ἷpiἵἳΝ ὅiἳΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ὅiἳΝ ἳlΝ mἷἶiὁΝ secondo un principio di
ripartizione da definire.

(1a) Il. 2.433 (= Od. 3.68)


ῖ Ν αΝ Ν Γ Ν ππ αΝ
“ἸὄἳΝlὁὄὁΝἵὁmiὀἵiάΝἳΝἶiὄἷΝἠἷὅὈὁὄἷΝilΝἵἳvἳliἷὄἷΝἕἷὄἷὀiὁ”
cfr. Od. ηέἀίἀ,Νἀἀέἀἄ1Ν(οΝἀἂέἂλί)Ν ῖ Ν αΝ Ν , Il. 5.420 (= Od. 7.47, 13.374),
7.445 (= 21.287), 10.203 (= Od. 3.417, 3.474), 17.628, 22.167 (= 24.103, Od. 1.28), Od.
10.224, 17.100 (= 19.103, 19.508), Od. 1ἅέ1ἆἂΝ ῖ Ν Ν , Il. 11.781
,ΝHH. ἀέἀ1ἀΝ Ν Ν

(1b) Od. 1.367 (= 15.502)


ῖ Ν α Νπ π υ ἤ Ν
“χΝlὁὄὁΝἦἷlἷmἳἵὁΝὅἳἹἹiὁΝἸἷἵἷΝpἳὄὁlἷ”

65
Un esempio classico e spesso citato per evidenziare questa differenza è Thuc. 1.144.2 π υ
, υ υ α “ὀὁὉὅΝ ὀἷΝ ἵὁmmἷὀἵἷὄὁὀὅΝ pἳὅΝ lἳΝ ἹὉἷὄὄἷΝ (ἳὈὈέΝ “ὅἳὄἷmὁΝ ἹliΝ
ἳἹἹὄἷὅὅὁὄi”),Ν mἳiὅΝ ὀὁὉὅΝ ὀὁὉὅΝ ἶὧἸἷὀἶrons de ceux qui provoqueraient son commencement (med.
υ “ἵὁlὁὄὁΝἵhἷΝἵὁmiὀἵἷὄἳὀὀὁΝlἷΝpὄὁpὄiἷΝὁpἷὄἳὐiὁὀiΝἴἷlliἵhἷ”)”Ν(ὈὄἳἶὉὐiὁὀἷΝἶἳΝ RUIPÉREZ 1988:
260-261, vd. anche STAHL 1907: 52, WACKERNAGEL 1926: I 127).

40
cfr. Od. 7.233 (= 11.335), 15.166 ἤ

(Ia) Hdt. 9.48.3


Ν Ν Ν ῖ Νἤ α υΝ υ,Ν ’Ν ῖ Νἄ
“ἡὄἳΝ ἶὉὀὃὉἷ,Ν ἶἳlΝ mὁmἷὀὈὁΝ ἵhἷΝ ὀὁὀΝ ἳvἷὈἷΝ pὄἷὅὁΝ l’iὀiὐiἳὈivἳΝ ἶiΝ ἸἳὄἷΝ ὃὉἷὅὈὁΝ
discorso, la prendiἳmὁΝὀὁi”

Dal punto di vista semantico gli esempi omerici non permettono di comprendere il
criterio dirimente nella scelta tra attivo e medio perché si tratta evidentemente di versi
formulari che introducono tutti ugualmente un discorso diretto: ciò significa che la
distinzione fra attivo e medio può essere il riflesso di una distinzione marcato / non
marcato da precisare oppure può non essere reale e favorita dalla metrica66.
Dal punto di vista metrico la forma verbale attualmente attestata nei vari passi epici
non è mai sostituibile con quella corὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝὀἷll’ἳlὈὄἳΝἶiἳὈἷὅiΝ– (1b) occupa
il quinto metron – ἵὁὀΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝ ἶi HH. 2.212 Ν Ν Ν Ν
α, dove il med. ’( ) sarebbe ammissibile (9x in Hom.): la preferenza
ἳἵἵὁὄἶἳὈἳΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ iὀviὈἳΝ ὃὉiὀἶiΝ ἳΝ ἵὁὀὅiἶἷὄἳὄἷΝ lἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ἳὈὈivἳΝ (ὀὁὀΝ mἳὄἵἳὈἳ)Ν ἵὁmἷΝ
quella più antica e fondamentale nella ἸὁὄmὉlἳΝ“ἶἳὄἷΝiὀiὐiὁΝἳlΝἶiὅἵὁὄὅὁ”67. La successiva
variante Ν (1b) deve essere sorta quando la formula ha cominciato a essere
impiegata dopo la dieresi bucolica.
Ad ogni modo il med. Ν (1b) non è criticabile dal punto di vista semantico
pἷὄἵhὧΝ iὀΝ ὈὉὈὈiΝ iΝ pἳὅὅiΝ iὀΝ ἵὉiΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ ὨΝ ὅἷmpὄἷΝ pὁὅὅiἴilἷΝ ὈὄἳἶὉὄὄἷΝ “iὀiὐiάΝ ilΝ proprio
ἶiὅἵὁὄὅὁ”Ν(mἷἶέΝἳἸἸέΝpὄὁpέ)68.
ἢἷὄἵiά,ΝmἷὀὈὄἷΝὀἷll’ἷpiἵἳΝlἳΝἶὉἷΝἶiἳὈἷὅiΝὅiΝἳlὈἷὄὀἳὀὁΝiὀΝἴἳὅἷΝἳΝἵὄiὈἷὄiΝἷὅὅἷὀὐiἳlmἷὀὈἷΝ
metrici ma sulla base di una reale differenza semantica, il passo delle Storie (Ia) mostra
che Erodoto ha prediletto l’ἳὈὈivὁΝ ἵὁlΝ ὅiἹὀiἸiἵἳὈὁΝ ὀὁὀΝ mἳὄἵἳὈὁΝ ἶiΝ “ἶἳὄἷΝ iὀiὐiὁ al
ἶiὅἵὁὄὅὁ”έ

(2a) Hes. Sc. 205


α Ν Ν ·Ν α ’
“ὀἷll’ἳἵἵὁlὈἳΝἶἷἹliΝimmὁὄὈἳliἉΝlἷΝἶἷἷΝἶἳvἳὀὁΝiὀiὐiὁΝἳlΝἵἳὀὈὁ”
cfr. Il. 18.605 (= Od. 4.19), HH. 13.3

(2b) Hes. Th. 48


α ’Ν α υ α
“ἵἷlἷἴὄἳὀὁΝ[…] ἵὁmἷΝiὀiὐiὁΝἷΝἵὁmἷΝὈἷὄmiὀἷΝἶἷlΝlὁὄὁΝiὀὀὁ”

66
Vd. ELLENDT 1861: 14, JANSON 1868: 6, STAHL 1907: 60.
67
Vd. DELG 114 s.v. ἄ «Pour le choix de la voix, le moyen semble souligner la partecipation du
ὅὉἼἷὈ,ΝmἳiὅΝἳὉΝliἷὉΝὃὉἷΝl’ἳὈὈiὃὉἷΝἷmplὁiἷΝlἷΝplὉὅΝὅὁὉvἷὀὈΝlἷΝmὁyἷὀΝἘὁmέ pὄὧἸὨὄἷΝl’ἳἵὈiἸέ»
68
Cfr. la differenza semantica attestata in Senofonte tra υ «die Unterredung beginnen» e
α υ «seine Rede beginnen» (STAHL 1907: 52).

41
(2c) Od. 6.101 Ν αυ αΝ υ Νἤ π

Ἔ’ἳὀἳliὅiΝ mἷὈὄiἵἳΝ ci dice che le forme attive sono tutte insostituibili e così pure
Ν(2c), che occupa il quinto metron.
Invece α Ν (ἀἴ) sarebbe in teoria rimpiazzabile con * υ α έΝ ἢἷὄΝ ὃὉἷὅὈὁΝ
participio, dunque, o si accetta che Esiodo ha intenzionalmente adoperato il medio
(marcato) oppure bisogna ricorrere a una spiegazione di tipo differente. In effetti la
tendenza epica a ospitare dei participi medi in incipit per la loro comoda struttura
dattilica può avere giocato qui a favore di α Ν(2b) e a sfavore di * υ α ἈΝin
Esiodo il part. Ν(3x) compare sempre in questa posizione metrica.
Ciononostante il criterio semantico giustifica α Ν (ἀἴ)Ν ἷΝ Ν (ἀἵ)Ν come
medi affettivi di proprietà. In particolare il primo dei due può essere messo a confronto
con (2a), che rappresenta la variante non marcata impiegata in un contesto
identico.
In conclusione nelle due collocazioni appena analizzate è attivo tranne quando
il metro impone il medio, ma anche ammettendo questo condizionamento metrico i
medi attestati (5x) sono sempre giustificabili come affettivi di proprietà.

2.8 φ ,Ν φ

φ ,Ν φ “Ὀὁἵἵἳὄἷ” hἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝὈὄἳὀὅiὈivi:
a. att. φ , φ “Ὀὁἵἵἳὄἷ,ΝmἳὀἷἹἹiἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 6.322, Hdt. 3.69.3);
b. med. °αφ α “Ὀὁἵἵἳὄἷ,ΝmἳὀἷἹἹiἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 8.215).
ἙέΝ ἙὀΝ ἡmἷὄὁΝ l’ὉὀiἵὁΝ pὄἷὅἷὀὈἷΝ ὨΝ φ , attestato 8x (7x φὺ), 4xΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ e 4x al
medio (1x metricamente sostituibile). La differenza tra le due diatesi è spesso difficile a
percepirsi, specie in collocazione con (1)Ν ,Ν-α dove ricorrono entrambe.
II. Erodoto, invece, adopera solo il pres. φ (3x), sempre attivo.
I dati sono scarsi, ma sulla loro base è plausibile supporre che il medio in Omero sia
artificiale.
Esaminiamo anzitutto la collocazione con (1) , -α, dove il verbo compare 2x
ἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝ1xΝἳlΝmἷἶiὁ.

(1a) Od. 19.586


π Ν υΝ Ν Ν Ν φαφ α
“ἵhἷΝἵὁὅὈὁὄὁΝmἳὀἷἹἹiὀὁΝilΝlὉἵiἶὁΝἳὄἵὁΝἵhἷΝἶiἵi”
cfr. Il. 6.322

(1b) Od. 8.215


α φαφ α α
“ἥὁΝmἳὀἷἹἹiἳὄἷΝἴἷὀἷΝl’ἳὄἵὁΝpὁliὈὁ”

42
La diatesi da atὈἷὀἶἷὄὅiΝ ὅἷmἴὄἳΝ ἷὅὅἷὄἷΝ l’ἳὈὈivὁ: φαφ α α Ν (1b) potrebbe essere
un medio affettivo di proprietà – ὨΝ ὃὉἷὅὈἳΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἵἳὈἷἹὁὄiἳΝ ἶiΝ mἷἶiὁΝ ἵὁὀΝ lἳΝ ὃὉἳlἷΝ ὅiΝ
potrebbe operare in questo verso –, ma il sogg. Odisseo ὀὁὀΝὨΝilΝpὄὁpὄiἷὈἳὄiὁΝἶἷll’ἳὄἵὁ in
questione.
Per quel che riguarda la metrica le forme citate sono insostituibili con quelle
ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈiΝὀἷll’ἳlὈὄἳΝἶiἳὈἷὅiέ
Ma vediamo le altre attestazioni omeriche.

(2a) Od. 4.277


Ν π αΝ ῖ Ν Ν φαφ α
“ὈὄἷΝvὁlὈἷΝἹiὄἳὅὈiΝἳὈὈὁὄὀὁΝἳllἳΝἵἳvἳΝiὀὅiἶiἳΝpἳlpἳὀἶὁlἳ”
cfr. Od. 8.195-196

(2b) Od. 15.462


’Ν φαφ α φ α ῖ
“lἳΝὄiἹiὄἳvἳὀὁΝiὀΝmἳὀὁ,ΝlἳΝἵὁὀὈἷmplἳvἳὀΝἵὁὀΝἹliΝὁἵἵhi”

(2c) Il. 22.373-374 π π ,Ν αΝ α α Ν φαφ α α || Ν Ν αΝ π Ν


πυ
(2d) Od. 19.475 […]Νπ Νπ αΝ α ’Ν Ν φαφ α α

Ἔ’ὉὀiἵὁΝ mἷἶiὁΝ ὅἷmἳὀὈiἵἳmἷὀὈἷΝ ἹiὉὅὈiἸiἵἳἴilἷΝ Ὠ φαφ α α Ν (2d), che può essere


ἳἸἸἷὈὈivὁΝ ἶiΝ pὄὁpὄiἷὈὡέΝ ἜἳΝἵὁὁἵἵὁὄὄἷὀὐἳΝ ἵὁὀΝl’ἳἹἹέΝpὁὅὅέΝ Ν è pero sospetta: il medio
ἹiὡΝἶiΝpἷὄΝὅὧΝὅiἹὀiἸiἵhἷὄἷἴἴἷΝ“ὈὁἵἵἳὄἷΝilΝmio ὄἷ”,ΝpἷὄἵiάΝ Νè ridondante. Un esempio
come Plat. Prot. 324d-325b α α α ῖ
υ […]Ν α Ν […]Ν Ν αΝ αΝ Ν ῖ Ν dimostra
infatti ἵhἷ,ΝἳΝmἷὀὁΝἶiΝvὁlἷὄἷΝἵὁὀἸἷὄiὄἷΝὉὀ’ἷὀἸἳὅiΝpἳὄὈiἵὁlἳὄἷ,Νl’ἳὈὈivὁΝἳἵἵὁmpagnato dal
pron. rifl. gen. / agg. poss. è alternativo al medio affettivo di proprietà69. Perciò o Ν
ἵὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝὉὀ’ἳἹἹiὉὀὈἳΝἷὀἸἳὈiἵἳ,ΝὁppὉὄἷΝ φαφ α α Ν(ἀἶ)ΝhἳΝὄimpiἳὐὐἳὈὁΝl’ἳὈὈivὁΝἵhἷΝ
si doveva accompagnare a . Nel caso in esame è possibile accogliere la prima
ὅpiἷἹἳὐiὁὀἷἈΝ ἓὉὄiἵlἷἳΝ ὄiἵὁὀὁὅἵἷΝ ἡἶiὅὅἷὁΝ ἶὁpὁΝ vἷὀὈ’ἳὀὀiΝ ἶ’ἳὅὅἷὀὐἳΝ ὨΝ ilΝ pathos della
ὅἵἷὀἳΝpὉάΝὅἷὀὐ’ἳlὈὄὁΝἹiὉὅὈiἸiἵἳὄἷΝlἳΝἵὁὁἵἵὁὄὄἷὀὐἳΝἶiΝὉὀΝmἷἶiὁΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝpὄὁpὄiἷtà e di
un aggettivo possessivo.
Dal punto di vista metrico tutte le forme tranne φαφ Ν(ἀἴ) sono obbligate: in
ὃὉἷὅὈ’ὉὀiἵὁΝpἳὅὅὁΝl’ἳὈὈέΝ* φαφ ΝὅἳὄἷἴἴἷΝὅὈἳὈὁΝin teoria possibile, ma a prezzo di uno
spondeo al posto di un dattilo al terzo metron e di uno iἳὈὁΝὈὄἳΝ α e φ α ῖ .

(IIIa) Hdt. 3.69.3


ἄφα α α
“ἷΝpὁiΝὈὁἵἵἳἹliΝlἷΝὁὄἷἵἵhiἷ”

69
Vd. RUIPÉREZ 1988: 263, DUHOUX 20002: 113.

43
cfr. Hdt. 3.69.4, 3.69.6

ἓὄὁἶὁὈὁΝἵὁὀὁὅἵἷΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁ,ΝilΝἵhἷΝiὀviὈἳΝἳΝὈὁὄὀἳὄἷΝὅὉiΝmἷἶiΝὁmἷὄiἵiέΝ
ἙὀΝ ἷἸἸἷὈὈiΝ ὉὀὁΝ ὅἹὉἳὄἶὁΝ piὶΝ ἳὈὈἷὀὈὁΝ pἷὄmἷὈὈἷΝ ἶiΝ ὄiἵὁὀὁὅἵἷὄἷΝ ἵhἷΝ l’iὀἸέΝ mἷἶέΝ
φαφ α α di (1b), (2c), (2d) ricopre esattamente la stessa posizione metrica degli
att. φαφ α Ν (1a), φαφ αΝ (ἀἳ). Ciò significa che può costituire una forma
coniugata di φαφ Ν ὀἷllἳΝ ὅὈἷὅὅἳΝ ὅἷἶἷΝ mἷὈὄiἵἳΝ iὀΝ ἵὉiΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ l’ἳὈὈivὁ,Ν ἵiὁὨΝ dopo la
dieresi bucolica.
φαφ (2b) può spiegarsi grazie allo stesso principio: K. Witte osserva infatti
che questo tipo di forme medie in clausola create al fine di disporre di una coniugazione
completa sono trasferite in un secondo tempo subito prima della cesura trocaica, che
ὄipὄὁpὁὀἷΝἷὅἳὈὈἳmἷὀὈἷΝlὁΝὅὈἷὅὅὁΝὅἵhἷmἳΝmἷὈὄiἵὁΝἶἷllἳΝἸiὀἷΝἶἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁ70.
In conclusione, sulla base dei dati semantici e metrici e del confronto con Erodoto,
le forme medie epiche di φ Ν ὄiὅὉlὈἳὀὁΝ ἷὅὅἷὄἷ verosimilmente una creazione del
metro71, ἵὁὀΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝ ἶi φαφ α α Ν (ἀἶ), che, pur essendo dovuto anche
ἳll’ἳὐiὁὀἷΝἶἷlΝmἷὈὄὁ,Νὄimἳὀἷ difendibile come medio affettivo di proprietà.

2.9 α

α “ἳὀἶἳὄἷ”Νoppone attivo intransitivo o transitivo causativo (ἸὉὈέΝὺ 72


, aor1.
α) / medio intransitivo (aor. misto (°) ):
a. att. α [a] intrans. “ἳὀἶἳὄἷ,Νἵἳmmiὀἳὄἷ”Ν(Il. 5.837, Soph. OT. 125) [b] trans.
caus. ° , α (Il. 11.756);
b. med. aor. misto (°) “ἳὀἶἳὄἷ”Ν(Il. 3.262).
I. ἙlΝ pἳὄἳἶiἹmἳΝ ἶiΝ α Ν ὀἷllἳΝ liὀἹὉἳΝ ἷpiἵἳΝ ὨΝ ὃὉἷllὁΝ pὄὁpὄiὁΝ ἶiΝ ὉὀΝ vἷὄἴὁΝ activum
tantum73 con due sole eccezioni (oltre al fut. mἷἶέΝ ὺ α ,Ν ἅx): l’aor. misto med.
(40x), pἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝ ὅiὀὁὀimὁΝ ἶἷll’ἳὁὄ . att.
3 74
– e spiegato da
CHANTRAINE 1948-1953: I 416-417 come un imperfetto tratto da un desiderativo, tipo di
formazione nella quale le desinenze medie sono le più frequenti 75, e da LEUMANN 1959:
235-238 come una neoformazione epica discesa ἶἳlΝ ἸὉὈέΝ α ὈὄἳmiὈἷΝ l’impvέΝ
76
–, ἷΝὉὀ’Ὁὀiἵἳ forma di part. aor . trans. caus. α
1
Ν(Od. 15.475) contro
13 attestazioni omeriche ἶἷll’ἳὈὈέ ( ὺ,Ν π ὺ)Ν . ϊἷll’ἳὁὄέΝmiὅὈὁΝmἷἶέΝ(°) Νnon
ci occuperemo dato che, qualunque spiegazione si accolga a proposito della genesi della

70
WITTE 1913: col. 2240. Vd. anche CHANTRAINE 1948-1953: II 176.
71
Vd. STAHL 1907: 60.
72
ἑἳὉὅἳὈivὁΝὅὉlΝmὁἶἷllὁΝἶἷll’aor1. α, vd. STAHL 1907: 63, MARGULIÉS 1929: 229-230.
73
È così anche nelle altre lingue indoeuropee, perciò deve trattarsi di una caratteristica ereditata (vd. LIV2
205 s.v. *g eh2-, 209 s.v. *g em-).
74
Vd. STAHL 1907: 63, MARGULIÉS 1929: 226-227, LEUMANN 1959: 237.
75
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: I 440. Lo stesso vale anche per i desiderativi in indoiranico (e.g.ved.
ī ṣate), vd. VENDRYES 1948: 7, RENOU 20073: 352 (ma contra GONDA 1979:196).
76
Vd. anche RISCH 19742: 250.

44
forma, le sue desinenze medie sono motivate: per Chantraine sono giustificate dal fatto
che la formazione era in origine un desiderativo, per Leumann dalla derivazione da un
futuro. Il part. α (metricamente insostituibile) rappresenta invece una vera
eccezione.
II. In Erodoto il paradigma del verbo presenta due importanti differenze: non
ἵὁὀὅἷὄvἳΝ l’ἳὁὄέ misto med. Ν ἷΝ ἵὁὀὁὅἵἷΝ lἳΝ ὅὁlἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ἳὈὈivἳΝ pἷὄΝ l’ἳὁὄ1. trans.
caus. ὺ,Ν πὺ,Ν Ν(ηx)έ
Ἔ’ἳὀὁmἳliἳΝ ὅὉΝ ἵὉiΝ ἵὁὀἵἷὀὈὄἳὄὅiΝ ὨΝ ἶὉὀὃὉἷΝ α (Od. 15.475), che può
essere messo in parallelo con un buon numero di passaggi omerici ed erodotei col verbo
ἳll’ἳὈὈivὁέ

(1a) Il. 1.143-144


[…]Ν ’α ΝΧ υ αΝ α π ῃ
· Ν Ν Ν Ν υ φ Ν
la figlia di Crise guancia graziosa || facciamo salire; uno dei capi consiglieri la
ἹὉiἶi”
cfr. Il. 1.309-310, 1.438, Od. 9.4, 24.300-301

(1b) Od. 15.473-475


’Ν α Φ α υ.
π ' α π π υ α,
α · π α
“ἷΝlὡΝἶiΝὃὉἷiΝἔἷὀiἵiΝἷὄἳΝl’ἳἹilἷΝὀἳvἷέΝ|| Allora ὅἳliὈiΝὀἳviἹἳvἳὀὁΝὅἷὀὈiἷὄiΝἶ’ἳἵὃὉἳ,Ν
|| dopo aver fatto salire ἳὀἵhἷΝὀὁiέΝZἷὉὅΝilΝvἷὀὈὁΝmἳὀἶἳvἳ”

(Ia) Hdt. 1.80.2


α Ν π’Να Ν ππ αΝ Ν α υΝ
“liΝἸἷἵἷΝmὁὀὈἳὄἷΝἶἳΝὅὁlἶἳὈiΝvἷὅὈiὈiΝἶἳΝἵἳvἳliἷὄi”
cfr. Hdt. 5.63.3, 6.107.2, 8.95

Gli esempi erodotei ἳll’ἳὈὈivὁΝ (Ἑἳ)Ν mettono in dubbio la genuinità del med.
α (1b).
Inoltre questo pare anche mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ iὀἶὁὈὈὁἈΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὺ α Ν (Od. 24.301)
sἳὄἷἴἴἷΝὅὈἳὈὁΝὅἵὁmὁἶὁΝiὀΝὃὉἷὅὈὁΝvἷὄὅὁΝἶἳlΝmὁmἷὀὈὁΝἵhἷΝl’ὉlὈimἳΝὅillἳἴἳΝἶiΝἸὄὁὀὈἷΝἳΝ π
avrebbe dovuto essere contata lunga. Al contrario, là dove è dimostrabile che il metro
non ha imposto la forma, cioè in (1a), in ἵὉiΝ ΝἳmmἷὈὈἷὄἷἴἴἷΝiὀΝliὀea di principio
ἶiΝἷὅὅἷὄἷΝὅὁὅὈiὈὉiὈὁΝἵὁὀΝ* ’(α),Νl’ἳὈὈivὁΝpὄἷvἳlἷέΝ

45
Nondimeno α Ν(1ἴ) è difendibile come variante marcata tramite il medio
ἳἸἸἷὈὈivὁΝ ἶiΝ pὄὁpὄiἷὈὡΝ “ἶὁpὁΝ ἳvἷὄci fatto salire (sulla loro nave)”77 (cfr. § 3.7 Ν
Ν φ α ).
Ne concludiamo che questo hapax ὨΝ ilΝ ὄiὅὉlὈἳὈὁΝ ἵὁὀἹiὉὀὈὁΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝ ἶἷlΝ mἷὈὄὁΝ ἷΝ
del contesto sintattico-semantico.

ἀέ1ίΝ

“lἳὀἵiἳὄἷ”Ν oppone attivo transitivo o intransitivo / medio affettivo di


tangenza o riflessivo indiretto:
a. att. [a] trans. “lἳὀἵiἳὄἷ,Ν ἹἷὈὈἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 9.495, Hdt. 7.85.2) [b]
“ἵὁlpiὄἷΝ(ἳΝἶiὅὈἳὀὐἳ)”Ν(Il. 11.321, Hdt. 3.35.3) [c] intrans. “ἹἷὈὈἳὄὅi”Ν(Il. 11.722,
Plat. Hipp. Ma. 293a);
b. med. α [a] aff. tang. “ἹἷὈὈἳὄἷΝ ὅὉΝ ἶiΝ ὅὧ”Ν (Il. 11.29, Hdt. 1.84.4) [b] rifl.
indir. “ἹἷὈὈἳὄἷΝa proprio vantaggio”Ν(ἘἶὈέΝλέἅἂέ1)έΝ
ἙέΝ ἙὀΝ ἡmἷὄὁΝ ( Ν semplice e composto con φ ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ,Ν
υ ὺΝήΝ υ ὺ,Νπα α α ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺΝήΝπ ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝ580x, att. 441x
vs. med. 139x) questa distribuzione diatetica è in generale rispettata, ma emergono tre
ἵἳὅiΝiὀΝἵὉiΝl’ὉὅὁΝἶἷllἷΝἶὉἷΝἶiἳὈἷὅiΝ(ἄxΝmἷἶέ, 1x metricamente sostituibile) non è ripartito
in modo chiaro.
ἙἙέΝἜἳΝliὀἹὉἳΝἷὄὁἶὁὈἷἳΝ( ΝὅἷmpliἵἷΝἷΝἵὁmpὁὅὈὁΝἵὁὀΝ αὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν
π ὺ,Ν π ὺ,Ν ὺ,Ν α αὺ,Ν αὺ,Νπα αὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Ν υ ὺ,Ν υ ὺ,Ν υ ὺ,Ν
π ὺ,Ν π ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝἂη1x,ΝἳὈὈέΝἁίἂxΝvὅέΝmἷἶέΝ1ἁἀx)ΝὅiΝὉὀiἸὁὄmἳΝiὀvἷἵἷΝpἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝἳllὁΝ
schema delineato: attivo e medio sono tenuti ben distinti.
Vediamo ora più da vicino lἷΝὈὄἷΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀiΝiὀΝἵὉiΝἡmἷὄὁΝpὄἷὅἷὀὈἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝ
medio – (1) α (e sinonimi), (2) / υ α , (3) , - υ – e a cui Erodoto
ὄiὅpὁὀἶἷΝὅἷmpὄἷΝἵὁὀΝl’ἳὈὈivὁέ

(1a) Od. 9.537-539


α Ν ’Ν α Νπ αΝ α Ν αΝ
’Ν π α ,Ν π Ν ’Ν π ,Ν
Ν ’Ν α π Ν Ν υα π
“ἢὁiΝὅὈὄἳppἳὈἳΝὉὀἳΝὄὉpἷΝἳὀἵὁὄἳΝpiὶΝὅmiὅὉὄἳὈἳ,Ν||ΝlἳΝlἳnciò roteandola, vi applicò
ἸὁὄὐἳΝimmἷὀὅἳ,Ν||ΝἷΝlἳΝἸἷἵἷΝἵἳἶἷὄἷΝἶiἷὈὄὁΝlἳΝὀἳvἷΝpὄὉἳΝἳὐὐὉὄὄἳ”Ν
cfr. Il. 1.436 (= Od. 15.498), 4.519, 12.383, 14.413, Od. 9.137

(1b) Il. 12.287-289


Ν Ν φ Ν Νπ Ν α α ,Ν

77
Anche STAHL 1907: 56 difende la genuinità di questo medio ma lo valuta «Medium der lokalen
Beziehung» secondo la sua terminologia e traduce «nachdem sie uns mit sich hatten das Schiff besteigen
lassen».

46
α Ν ’Ν Ν α Να ’Ν Ν Ν Ν α ,Ν
α · ῖ Ν π Νπ Ν π Ν Ν
“ἸiὈὈἷΝἵὁὅìΝvὁlἳvἳὀὁΝἶiΝὃὉἳΝἷΝἶiΝlὡΝlἷΝpiἷὈὄἷ,Ν||ΝὃὉἷὅte contro i Teucri, quelle dai
Teucri contro gli Achei, || ché sempre scagliavano: un rombo per tutto il muro
ὅ’ἳlὐἳvἳ”

(Ia) Hdt. 4.73.2


υ Ν π υ Ν αφα α Ν υ Ν φ Ν Ν Ν Ν
Ν Ν α Νπ
“quindi gettano delle pietre arroventate in un catino posto in mezzo ai pali e
ὅὁὈὈὁΝlἷΝἵὁpἷὄὈἷ”Ν

Ἔ’ὉὅὁΝὀὁὄmἳlἷΝpὄἷvἷἶἷΝl’ἳὈὈivὁΝἷΝἓὄὁἶὁὈὁΝ(Ἑἳ)ΝlὁΝἵὁὀἸἷὄmἳ,ΝmἳΝ α (1b) –
pὄἷἸἷὄiὈὁΝἳΝ* α ΝἵhἷΝpὉὄἷΝἹliΝὨΝmἷὈὄiἵἳmente equivalente – si può giustificare o
come mἷἶiὁΝ ὄἷἵipὄὁἵὁΝ “ὅἵἳἹliἳὄὅiΝ a vicenda”Ν ὁΝ ἵὁmἷΝ medio affettivo di tangenza
“ὅἵἳἹliἳὄἷΝlontano da sé”έ
Peraltro sarebbe anche possibile interpretare α , che costituisce da solo un
genitivo assoluto nel verso in questione ἵὁὀΝὅὁἹἹέΝὅὁὈὈέΝ , come una forma di diatesi
pἳὅὅivἳΝἷΝὈὄἳἶὉὄὄἷΝ“mἷὀὈὄἷΝἷὄἳὀὁΝὅἵἳἹliἳὈἷ”έΝ
In ogni caso il medio è pienamente intellegibile.

(2a) Od. 4.41


π Ν ’Ν α ,Ν ῖ υ Ν α
“ἷΝὅpἷlὈἳΝἹἷὈὈἳὄὁὀὁΝlὁὄὁΝἷΝἴiἳὀἵὁΝὁὄὐὁΝmiὅἵhiἳὄὁὀὁ”Ν
cfr. HH. 2.412

(2b) Il. 1.458 (= 2.421, Od. 3.447)


α π ’Ν α α υ α π
“ἓΝἶὁpὁΝἵhἷΝpὄἷἹἳὄὁὀὁ,ΝἹἷὈὈἳὄὁὀὁΝiΝἵhiἵἵhiΝἶ’ὁὄὐὁ”Ν

(IIa) Hdt. 4.75.1


α Ν Ν αΝ Ν α Ν π αΝ π Ν ,Ν π υ Ν π
Νπ υ Ν α π αΝ π υ π αΝ π Ν αφα α Ν υ
“ἕliΝ ἥἵiὈiΝ ἶὉὀὃὉἷΝ pὄἷὀἶὁὀὁΝ iΝ ὅἷmiΝ ἶiΝ ὃὉἷὅὈἳΝ ἵἳὀἳpἳ,Ν ὅiΝ iὀὈὄὁἶὉἵὁὀὁΝ ὅὁὈὈὁΝ lἷΝ
ἵὁpἷὄὈἷΝἷΝὃὉiὀἶiΝἹἷὈὈἳὀὁΝiΝὅἷmiΝὅὉllἷΝpiἷὈὄἷΝὄὁvἷὀὈi”

ἠὉὁvἳmἷὀὈἷΝ ἓὄὁἶὁὈὁΝ (ἙἙἳ)Ν mὁὅὈὄἳΝ ἵhἷΝ lἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ἶἳΝ ἳὈὈἷὀἶἷὄὅiΝ ὨΝ l’ἳὈὈivὁ,Ν ἷΝ ὃὉἷὅὈὁΝ
porta a criticare il med. π (2b), che è metricamente insostituibile e si trova in
un contesto del tutto paragonabile a quello emergente dagli altri due passi in esame.
Ciononostante anche questo medio è difendibile come affettivo di tangenza
“ὅἵἳἹliἳὄἷΝlontano da sé”ΝἳlΝpἳὄiΝἶiΝ α Ν(1ἴ).

47
(3a) Il. 7.186-190
’Ν Ν Ν α Νφ Ν ’Ν Ν π ῃ
Ν Ν π αΝ υ ῃ ,Νφα Ν α ,Ν
Ν π Ν ῖ ’,Ν ’Ν ’Ν α Νπα α ,Ν
υΝ αΝ ,Ν Ν υ
Ν Νπ Νπ ’Ν Ν α Ν φ Ν
“ἣὉἳὀἶὁΝpἷὄά,ΝpὁὄὈἳὀἶὁlἳΝὈὄἳΝlἳΝἸὁllἳ,ΝἹiὉὀὅἷΝ|| ἳΝἵhiΝl’Ν[οΝὅὁὄὈἷ]ΝἳvἷvἳΝὅἷἹὀἳὈἳ,Ν
gettata nel casco, il nobile Aiace, || ὃὉἷὅὈiΝὅὈἷὅἷΝlἳΝmἳὀὁ,ΝvἷΝlἳΝἶἷpὁὅἷΝl’ἳὄἳlἶὁ,Ν
standogli accanto, || ed egli la conobbe, visto il segno, e gioì in cuore, || e la
ἹἷὈὈάΝἳiΝὅὉὁiΝpiἷἶiΝἷΝἹὄiἶά”
cfr. Il. 7.175-176

(3b) Il. 23.352


Ν ’Ν α Ν Ν φ υ ,Ν υΝ
“ἓΝmὁὀὈἳὄὁὀΝὅὉiΝἵἳὄὄiΝἷΝἹἷὈὈἳὄὁὀΝlἷΝὅὁὄὈi”

(3c) Od. 14.208-209 […]Ν Ν α Ν || παῖ Ν π υ Ν α π υ Ν

Osserviamo che l’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳ verbale non imposta dal metro si trova in (3a), dove
α ὨΝimpiἷἹἳὈὁΝpἷὄΝἶἷὅἵὄivἷὄἷΝl’ἳὐiὁὀἷΝἶἷll’ἳὄἳlἶὁΝἵhἷΝmἷὈὈἷΝiὀΝmἳὀὁΝἳἶΝχiἳἵἷΝlἳΝ
ὅὉἳΝ ὅὁὄὈἷΝ ἵὁὅiἵἵhὧΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ lἳΝ pὁὅὅἳΝ ὄiἵὁὀὁὅἵἷὄἷέΝ ÈΝ pὁὅὅiἴilἷΝ ὃὉiὀἶiΝ ἶἷἶὉὄὄἷΝ ἵhἷΝ
l’ἳὈὈέΝ α sia stato qui preferito al med. * ’( )Ν pἷὄἵhὧΝ l’ἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ ἹἷὈὈἳὄἷΝ ὨΝ
compiuta non dal possessore della sorte, che è il soggetto di (°) , - α in tutti gli
altri casi, ma da un altro personaggio. Ciò induce alla conclusione che il sintagma
α Ν valga “ἹἷὈὈἳὄἷΝ lἳΝ propria ὅὁὄὈἷ”Ν ἷΝ ilΝ mἷἶiὁΝ ὅiἳΝ ὃὉiὀἶiΝ ἳἸἸἷὈὈivὁ di
proprietà: di conseguenza Νdeve significare “ἹἷὈὈἳὄἷΝlἳΝὅὁὄὈἷ”ΝἶiΝὃὉἳlἵὉὀΝ
altro.
Seguendo questo ragionamento (3a) e Ν […] α (Il. 7.176) avrebbero
pὁὈὉὈὁΝἷὅὅἷὄἷΝmἷἶi,ΝmἳΝl’attivo (non marcato) ha prevalso favorito dal metro.
In conclὉὅiὁὀἷΝ ilΝ mἷἶέΝ α ,Ν ὁlὈὄἷΝ ἳΝ ἵὁὀἸἷὄmἳὄὅiΝ ἳἸἸἷὈὈivὁ di proprietà (2x) in
ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(ἁ)Ν ,Ν- υ ,ΝmὁὅὈὄἳΝἶiΝpὁὈἷὄΝἷὅὅἷὄἷΝὉὅἳὈὁΝἳὀἵhἷΝἵὁmἷΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝ
tangenza (4x) in (1b) e (2b). In (1b), infine, è possibile anche che il medio abbia
conferito una sfumatura di reciprocità (1x).
Aggiungiamo per completezza gli esempi più significativi in cui Ν indica l’ἳὈὈὁΝ ἶiΝ ἹἷὈὈἳὄὅiΝ
ἳἶἶὁὅὅὁΝ ὉὀΝ ἵἳpὁΝ ἶ’ἳἴἴiἹliἳmἷὀὈὁἈ ilΝ mἷἶiὁΝ ἳἸἸἷὈὈivὁΝ ἶiΝ ὈἳὀἹἷὀὐἳΝ (mἳὄἵἳὈὁ)Ν “gettare su di sé”, atteso in
ὃὉἷὅὈὁΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝἶ’Ὁὅὁ, è talvolta sostituito ἶἳll’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)Ν“ἹἷὈὈἳὄἷ”.

(4a) Od. 17.89 φ ’Ν αΝ α α Ν α Ν αΝ


(4b) Od. 15.61 […]Ν α αΝφ Ν π α ῖΝ ’
cfr. Il. 17.742, Od. 2.43, 5.231 (= 10.544), 6.178

48
ἥiΝὀὁὈiΝἵhἷΝlἳΝpὄἷἸἷὄἷὀὐἳΝἳἵἵὁὄἶἳὈἳΝἳll’ἳὈὈέΝ Ν(ἂἳ)ΝὨΝ dovuta probabilmente allo schema metrico,
dal momento che la forma media corrispondente Ν(4x in Hom.) sarebbe inutilizzabile in quella
posizione del verso.

2.11

Ν “vivἷὄἷ”Ν ὁppὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ήΝ mἷἶiὁ transitivo causativo (Od. 8.468


α ) o riflessivo indiretto (Hdt. 2.177.2 α ):
a. att. “vivἷὄἷ”Ν(Il. 10.174, Hdt. 2.133.2);
b. med. [a] α trans. caus. “ἸἳὄΝvivἷὄἷ”Ν (Od. 8.468), [b] α rifl. indir.
“ὈὄἳὄὄἷΝiΝpὄὁpὄiΝmἷὐὐiΝἶiΝὅὉὅὅiὅὈἷὀὐἳ”Ν(ἘἶὈέΝἀέ1ἅἅέἀ)έΝ
ἙέΝἙὀΝἡmἷὄὁΝ ΝὨΝἶὁἵὉmἷὀὈἳὈὁΝὅὁlὁΝηx ἳll’ἳὁὄiὅὈὁἈΝl’ἳὁὄ3έΝἳὈὈέΝ α Ν(ἂx, < ie. aor.
u u
3- ) ὨΝὅἷmpὄἷΝἳὈὈivὁΝiὀὈὄἳὀὅiὈivὁ,ΝmἷὀὈὄἷΝl’ἳὁὄ . med. α Ν(Od.
78 1
rad. *g 3- / g
79
8.468, metricamente insostituibile) è transitivo causativo . Il presente corrispondente a
ὃὉἷὅὈiΝ ἳὁὄiὅὈiΝ ὨΝ Ν (←Ν iἷέΝ *gu 3-u- / guih3-u- )80. Ἔ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ὈὄἳΝ ἳὁὄ1. transitivo
causativo e aor3. intransitivo è regolare in greco, cfr. αΝ ἈἈΝ ,Ν αΝ Ἀ: ,Ν
φ αΝἈἈΝ φ , ma si noti che α Νè un hapax e rappresenta l’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝἶiΝἳὁὄ . 1

medio attestata per il verbo semplice.


ἙἙέΝ ἙὀΝ ἓὄὁἶὁὈὁΝ ilΝ vἷὄἴὁΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ ηxἈΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ὅiἳΝ ἳll’ἳὁὄ1. ind. ,Ν
α Ν (ἀx)Ν ὅiἳΝ ἳll’ἳὁὄ . part.
3
Ν (ἀx),Ν mἷὀὈὄἷΝ ilΝ mἷἶiὁΝ ὄiἸlἷὅὅivὁΝ iὀἶiὄἷὈὈὁΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ
Ὁὀ’ὉὀiἵἳΝ vὁlὈἳΝ ἳlΝ pὄἷὅέΝ α Ν (ἘἶὈέΝ ἀέ1ἅἅέἀ), una creazione recente sorta a partire
ἶἳll’ἳὁὄiὅὈὁΝ per analogia con gli altri verbi in - Ν (e.g. Ν ἈἈΝ α) che
ὅὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝilΝpὄἷὅέΝὁmέΝ έ ErὁἶὁὈὁΝὃὉiὀἶiΝmἳὀἵἳΝἶἷll’ἳὁὄ . medio transitivo causativo
1

mἳΝἳὈὈἷὅὈἳΝiὀΝpiὶΝl’ἳὁὄ . att.
1
,ΝpἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝὅiὀὁὀimὁΝἶἷll’ἳὁὄ3έΝἳὈὈέΝ 81
.
Come si vede i dati omerici ed erodotei non collimano: a fronte di un attivo sempre
intransitivo, da una parte Omero ci offre un aor1. med. trans. caus. α ,Νἶἳll’ἳlὈὄἳΝ
Erodoto mostra un pres. med. α molto raro (cfr. Aristot. EN. 1180a.17 υ )
iὀὅiἷmἷΝ ἳΝ ὉὀΝ ὅiὅὈἷmἳΝ ἶἷll’ἳὁὄiὅὈὁΝ iὀΝ ἵὉiΝ iὀvἷἵἷΝ ἳὁὄ . 1
e aor .3
Ν si
sovrappongono semanticamente.
Analizzeremo ora contrastivamente tutte le forme di presente e aoristo del
paradigma di ἳὈὈἷὅὈἳὈἷΝὀἷll’ἷpiἵἳΝἷΝiὀΝἓὄὁἶὁὈὁέ

(1a) Od. 14.359


[…]Ν Ν Ν Να αΝ α
“ἶὉὀὃὉἷΝὨΝἳὀἵὁὄἳΝἶἷὅὈiὀὁΝἵh’iὁΝvivἳΞ”
cfr. Il. 8.429, 10.174, 15.511

78
Oppure < ie. aor. suff. *gu 3-éh1- / gu 3-h1- . La posizione di dal punto di vista diacronico è
incerta, vd. LIV2 216 n. 11 s.v. *g 3-, EDG 217 s.v. -, GARCÍA RAMÓN 2009b: 155. Ad ogni modo
questa aporia non interferisce con gli scopi del presente studio.
79
Vd. STAHL 1907: 55, CHANTRAINE 1948-1953: I 413, KÖLLIGAN 2007: 366.
80
Vd. RISCH 19742: 330, LIV2 215 s.v. *g 3-, KÖLLIGAN 2007: 365.
81
Vd. KÖLLIGAN 2007: 366.

49
(1b) Od. 8.468
[…]Ν ’Ν α
“ὈὉΝm’hἳiΝὅἳlvἳὈὁ,ΝἸἳὀἵiὉllἳ”

(Ia.1) Hdt. 1.163.2


υ υ Ν α αΝ α,Ν ξ ρΝπ αΝ Ν α
α
“ilΝὃὉἳlἷΝὄἷἹὀάΝὅὉΝἦἳὄὈἷὅὅὁΝpἷὄΝὁὈὈἳὀὈἳΝἳὀὀiΝἷΝὀἷΝviὅὅἷΝiὀΝὈὉὈὈὁΝἵἷὀὈὁvἷὀὈi”
cfr. Hdt. 2.133.2

(Ia.2) Hdt. 2.133.1


ῖ Ν α ῖ Ν Ν υ Νπ ,Ν Ν Ν Ν αΝ Ν
υ
“ἶἳllἳΝἵiὈὈὡΝἶiΝἐὉὈὁΝἹliΝἹiὉὀὅἷΝὉὀΝὁὄἳἵὁlὁΝἵhἷΝἹliΝἳὀὀὉὀἵiἳvἳΝἵhἷΝἳvἷvἳΝὅὁlὈἳὀὈὁΝ
ὅἷiΝἳὀὀiΝἶἳΝvivἷὄἷΝἷΝἵhἷΝὅἳὄἷἴἴἷΝmὁὄὈὁΝὀἷlΝὅἷὈὈimὁ”
cfr. Hdt. 9.10.2

(Ib) Hdt. 2.177.2


π αΝ Ν υΝ ῃ π αΝ υπ ,Ν Ν α
“ἵiἳὅἵὉὀΝἓἹiὐiἳὀὁ,ΝὁἹὀiΝἳὀὀὁ,ΝἶὁvἷvἳΝiὀἶiἵἳὄἷΝἳlΝἹὁvἷὄὀἳὈὁὄἷΝἶἷlΝὀὁmὁΝἶἳΝἶὁvἷΝ
ὈὄἳἷὅὅἷΝiΝὅὉὁiΝmἷὐὐiΝἶiΝὅὉὅὅiὅὈἷὀὐἳ”

La realtà di α Ν(1ἴ)ΝpὉò essere messa in dubbio: si tratta di un hapax assoluto


ἷΝiὀΝὉὀΝlὉὁἹὁΝἶἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁΝἶὁvἷΝ* α ΝὅἳὄἷἴἴἷΝimpὁὅὅiἴilἷέΝ
ϊ’ἳlὈὄἳΝpἳὄὈἷ,ΝviὅὈὁΝl’ὉὅὁΝiὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝἵhἷΝἓὄὁἶὁὈὁΝἸἳΝἶiΝ αΝἷΝiὀΝmἳὀἵἳὀὐἳΝἶiΝὉὀΝ
ἷὅἷmpiὁΝἶἷll’ἳὁὄ . att.
1
αΝὀἷlΝὀὁὅὈὄὁΝcorpus epico, è ammissibile intendere α Ν
ἵὁmἷΝὉὀΝmἷἶiὁΝἵἳὉὅἳὈivὁΝὁppὁὅὈὁΝἳll’ἳὈὈέΝiὀὈὄἳὀὅέΝ αΝ(ἈΝ )ΝἳἵἵiἶἷὀὈἳlmἷὀὈἷΝὀὁὀΝ
ἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝὀἷll’ἷpiἵἳέΝ
Questa distribuzione att. intrans. :: med. trans. caus. riceve un forte supporto dalla
ripartizione ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ ἶiΝ ὉὀΝ ἵὁmpὁὅὈὁΝ ἶiΝ ,Ν α ἈΝ pὄἷὅέΝ ἳὈὈέΝ α Ν
(Aristoph. Ran. 177), aor1. att. Ν (χὄiὅὈὁὈέΝ HA. 587a.34), aor3. att. ,Ν
α Ν(ἢlἳὈέΝRep. ἄ1ἂἴ)Ν“ὄiὈὁὄὀἳὄἷΝiὀΝviὈἳ”ΝἈἈΝpὄἷὅέΝmἷἶέΝ α Ν(ἢlἳὈέΝCrit.
48c), aor . med. α
1
α α ΝΝ(ἢlἳὈέ Phaed. ἆλἴ)Ν“ἸἳὄΝὄivivἷὄἷ”έΝ
ἙὀΝ ἓὄὁἶὁὈὁΝ ὈὄὁviἳmὁΝ ἶὉὀὃὉἷΝ ὃὉἷlΝ ὈἳὅὅἷllὁΝ ἵhἷΝ mἳὀἵἳΝ ἳἶΝ ἡmἷὄὁ,Ν ἵiὁὨΝ l’ἳὁὄ1. att.
intrans. αΝἵhἷΝἳἸἸiἳὀἵἳΝilΝpiὶΝἳὀὈiἵὁΝἳὁὄ3. ΝἷΝἶἳlΝὃὉἳlἷΝὅiΝὨΝὅvilὉppἳὈὁΝilΝmἷἶiὁΝ
causativo.
Infine α (Ic) resta estraneo al gioco di opposizione tra transitività e
intransitività appena descritto. Come si è visto, si tratta di uno dei pochi esempi di
presente medio di e, dato il contesto, è agevolmente interpretabile come un medio
riflessivo indiretto: ciascun Egiziano – racconta Erodoto – deve dichiarare da dove trae i
suoi propri mezzi per vivere e la volontà di sottolineare il possesso individuale di questi
mἷὐὐiΝἶiΝὅὉὅὅiὅὈἷὀὐἳΝὨΝὄimἳὄἵἳὈἳΝἶἳll’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁέ

50
ἑὁὀἵlὉἶἷὀἶὁ,Ν ὀἷll’ἷpiἵἳΝ possiede un solo tipo di medio, cioè il med. trans.
caus. α (:: , α).

2.12 υ

υ Ν “ὈἷὀἷὄἷΝ ἵὁὀὅiἹliὁ”Ν oppone attivo transitivo o intransitivo / medio


transitivo:
a. att. υ [a] trans. “ὈἷὀἷὄἷΝἵὁὀὅiἹliὁ,Νἶἷliἴἷὄἳὄἷ”ΝἳὅὅέΝ(Il. 2.347) | + acc. (Il.
10.398) | + acc. e dat. (Il. 14.464, Hdt. 9.110.1) [b] intrans. “ἷὅὅἷὄἷΝmἷmἴὄὁ del
ἵὁὀὅiἹliὁ”Ν(ἘἶὈέΝἄέηἅέη)Ἁ
b. med. υ α [ἳ]Ν“ἶἷliἴἷὄἳὄἷ”ΝἳὅὅέΝ (ἘἶὈέΝ1έἀί)Ν[ἴ]Ν“pὄὁἹἷὈὈἳὄἷ,ΝmἷἶiὈἳὄἷ”Ν +Ν
acc. (Il. 9.21, Thuc. 2.44.3) | + inf. (Hdt. 3.134.4).
I. In OmeὄὁΝ ilΝ vἷὄἴὁΝ (ἁἂx,Ν 1xΝ αὺ)Ν ἵὁὀὁὅἵἷΝ ὅὁlἳmἷὀὈἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ ἵὁὀΝ l’ὉὀiἵἳΝ
ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝἶἷll’ἳὁὄ . med. υ
1
α (Il. 2.114 = 9.21, metricamente sostituibile), che
pἷὄάΝὅἷmἳὀὈiἵἳmἷὀὈἷΝὀὁὀΝὅiΝἶiὅὈiὀἹὉἷΝἴἷὀἷΝἶἳll’ἳὈὈivὁ.
II. In Erodoto la situazione risulta capovolta rispetto a quella omerica: su 211
ricorrenze ( υ Νsemplice e composto con π ὺ,Ν αὺ,Νπ ὺ,Ν υ ὺ)ΝilΝmἷἶiὁΝὄiἵὁὄὄἷΝ
ben 141x. Anche nelle Storie, purtroppo, la distinzione tra le due diatesi rimane talvolta
poco chiara e solo il significato iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ “ἷὅὅἷὄἷΝ mἷmἴὄὁΝ ἶἷlΝ ἵὁὀὅiἹliὁ”Ν ὨΝ pὄὁpὄiὁΝ
ἷὅἵlὉὅivἳmἷὀὈἷΝἶἷll’ἳὈὈέ υ 82
.
Il med. om. υ α compare entrambe le volte in collocazione con (1b) α Ν
π ,ΝmἳΝiὀΝὅiὀὈἳἹmiΝὅimiliΝἡmἷὄὁΝimpiἷἹἳΝἳὀἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝἷΝἓὄὁἶὁὈὁΝἷὅἵlὉὅivἳmἷὀὈἷΝ
queὅὈ’ὉlὈimὁέ

(1a) Od. 14.296


αΝ υ α , αΝ Νφ Ν
“ὈἷὅὅἷὀἶὁΝiὀἹἳὀὀi,ΝἵhἷΝilΝἵἳὄiἵὁΝpὁὄὈἳὅὅiΝἵὁὀΝlὉi”
cfr. Il. 14.464

(1b) Il. 2.114 (= 9.21)


Ν α Ν π Ν υ α ,Ν α Ν Ν
“iὀvἷἵἷΝpἷὀὅάΝmἳlὁΝiὀἹἳὀὀὁ, e mi forza”

(Ia) Hdt. 9.110.1


α Ν υ α υ Ν
“mἷἶiὈἳvἳΝἶiΝὄὁviὀἳὄἷΝlἳΝmὁἹliἷΝἶiΝἝἳὅiὅὈἷ”
cfr. Hdt. 3.122.3, 8.132.2

82
ἑὁmἷΝ ὨΝ lἳΝ ὄἷἹὁlἳΝ ἵὁiΝ vἷὄἴiΝ ὅὈἳὈivi,Ν vἶέΝ ώΝ 1έ1έΝ ἑὁἹliἷὄἷΝ ὉὀἳΝ ἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝ ἶiΝ ὅἷὀὅὁΝ ὀἷll’ὉὅὁΝ ἷὄὁἶὁὈἷὁΝ ἶiΝ
υ e υ α è impresa ardua ma che esula dai limiti di questo studio (vd. GROSSE 1891: 11,
ALLAN 2003: 102, RIJKSBARON 20063: 150 n.1).

51
ἠἷἹliΝἷὅἷmpiΝἶiὄἷὈὈἳmἷὀὈἷΝἵὁmpἳὄἳἴiliΝἓὄὁἶὁὈὁΝὉὅἳΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈέΝ υ Ν(Ia) e questo
depone contro la genuinità di υ α (1ἴ),Ν ἵὁmplἷὈἳmἷὀὈἷΝ iὅὁlἳὈὁΝ ἳll’iὀὈἷὄὀὁΝ ἶἷlΝ
paradigma omerico: può perciò trattarsi di una forma metricamente indotta. In effetti
notiamo che υ α Ν(1b) è metricamente sostituibile con υ Ν(ἘἷὅέΝTh. 389)
solo a prezzo di una fine di parola dopo un biceps costituito da un elementum longum,
soluzione che Omero tende a evitare.
ἑiὁὀὁὀὁὅὈἳὀὈἷΝl’ἳὀἳliὅiΝ ὅiὀὈἳὈὈiἵὁ-semantica ci permette di interpretare υ α
(1b) come medio affettivo di proprietà (cfr. § 2.6 πυ Ν Ν υ ).
Dal punto di vista diacronico osserviamo che nelle Storie ilΝ mἷἶέΝ υ αΝ
pὄἷvἳlἷΝlἳὄἹἳmἷὀὈἷΝὅὉll’ἳὈὈέ υ ,ΝὅiἵἵhὧΝὨ probabile che il verbo, in origine activum
tantum, abbia iniziato già in epoca omerica quella lenta evoluzione verso il medio che in
Erodoto è pienamente realizzata e che è dovuta verosimilmente anche alla pressione
analogica proveniente dal nutrito gruppo di verbi medi indicanti Ὁὀ’attività mentale, tra
i quali figὉὄἳὀὁΝ ἳlἵὉὀiΝ ὅiὀὁὀimiΝ ἶiΝ υ ή - ἵὁmἷΝ α ,Ν α ,Ν α ,Ν
α α έΝ

2.13

Ν“mὁὅὈὄἳὄἷ”ΝhἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝ(Il. 23.701 ῠ , HH. 4.367


α ) transitivi:
a. att. [ἳ]Ν“mὁὅὈὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 6.170, Eur. Tr. ἆίἀ)Ν||Ν“iὀἶiἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ
(Od. 12.25) | + acc. e dat. (Il. 10.476) | Ν+ΝἳἵἵέΝ(Hdt. 4.150.3);
b. med. “mὁὅὈὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 23.701) || α “iὀἶiἵἳὄἷ”Ν Ν+ΝἳἵἵέΝ
(HH. 4.367).
I. Omero attesta il verbo 22x (1x ὺ)ἈΝ 20 sono le forme attive e 2 quelle medie,
ῠ Ν (Il. 23.701) e il fut. α Ν (Il. 19.83)έΝ χΝ ὃὉἷὅὈἷΝ vἳΝ ἳἹἹiὉὀὈἳΝ Ὁὀ’ἳlὈὄἳΝ
forma proveniente dagli Inni omerici, α (HH. 4.367). Tralasciando il fut.
α , gli altri due medi ἵὁὅὈiὈὉiὅἵὁὀὁΝὉὀ’ἳὀὁmἳliἳΝpὁiἵhὧΝilΝpὄimὁΝ(metricamente
insostituibile) ὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝiὀΝὉὀἳΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝiὀΝἵὉiΝἸἳΝἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἳll’ἳὈὈivὁ,ΝilΝὅἷἵὁὀἶὁΝ
(metricamente sostituibile) seguito dal compl. Ν +Ν ἳἵἵέΝ è assolutamente isolato
ὀἷll’ἷpiἵἳΝἷΝiΝpἳὅὅiΝpἳὄἳllἷliΝὀἷllἷΝStorie hἳὀὀὁΝl’ἳὈὈivὁ.
II. In Erodoto su 204 attestazioni totali ( Ν semplice e composto con αὺ,Ν
π ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν απ ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ,Νπ ὺ,Ν π ὺ) il medio ricorre 80x, ma per ben 72x si
tratta di π ῠ α “mἳὀiἸἷὅὈἳὄἷ,Νὄivἷlἳὄἷ,Νἶiἵhiἳὄἳὄἷ”,Νl’ὉὀiἵὁΝἵὁmpὁὅὈὁΝἶiΝ
che attesti il medio con regolarità. Il semplice , invece, è documentato 24x con
Ὁὀ’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝmἷἶiἳΝpf. α Ν(Hdt. 6.109.39).
Esaminiamo ora ῠ (Il. 23.701) mettendolo in parallelo con passi epici ed
ἷὄὁἶὁὈἷiΝἳll’ἳὈὈivὁ.

52
(1a) Od. 14.323 (= 19.293)
αΝ Ν α ’Ν αΝ υ α α ’ υ
“ἷΝmiΝmὁὅὈὄὁΝlἷΝὄiἵἵhἷὐὐἷ,ΝὃὉἳὀὈἷΝἡἶiὅὅἷὁΝὀἷΝhἳΝὄἳἵἵὁlὈἷ”
cfr. Il. 3.452, 7.184, 10.476, 13.244, 19.332, HH. 2.474, 31.19, Hes. Op. 502, 526, 612

(1b) Il. 23.700-701


’Να ’Ν α α α α,
α α ῖ ,Νπα α Ν Ν
“χllὁὄἳΝilΝἢἷliἶἷΝὉὀΝὈἷὄὐὁΝpὄἷmiὁΝpὄὁpὁὅἷ,Ν||ΝmὁὅὈὄἳὀἶὁlὁΝἳiΝϊἳὀἳi,ΝpἷὄΝlἳΝἶὉὄἳΝ
lὁὈὈἳ”

(Ia) Hdt. 8.35.2


Ν υ α Ν Ν Ν φ ῖ α Ν ῃ π α
α α
“per saccheggiare il santuario e mostrarne i tesori a Serse”
cfr. Hdt. 1.32.9, 1.160.4, 1.209.4, 2.42.4, 2.78, 2.177.2, 3.119.1, 3.133.1, 3.135.2,
6.27.3, 6.61.4, 6.115, 6.121.1, 7.4, 7.37.3, 7.128.2, 7.181.3

ῠ Ν(1b) non è giustificabile sul piano semantico rispetto ai passi paralleli


ἶὁvἷΝilΝvἷὄἴὁΝἸiἹὉὄἳΝἳll’ἳὈὈivὁ, che è ὈὄἳΝl’ἳlὈὄὁ l’ὉὀiἵἳΝἶiἳὈἷὅiΝὀὁὈἳΝἳΝἓὄὁἶὁὈὁΝiὀΝὃὉἷὅὈἳΝ
collocazione; in più è metricamente insostituibile mentre in (1a) Ν ὨΝ ὅὈἳὈὁΝ
deliberatamente preferito a * α ’( )έΝ
ἠἷΝ ἵὁὀἵlὉἶiἳmὁΝ ἵhἷΝ ῠ Ν (1ἴ)Ν ὨΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ iὀἶὁὈὈὁΝ ἷΝ ἳΝ ἸἳvὁὄiὄὀἷΝ lἳΝ
creazione può essere stato il participio omofono med. ῠ Ν“accogliere, ὅἳlὉὈἳὄἷ”Ν
83
(Il. 9.196, Od. 4.59, HH. 3.11) .
Per quanto riguarda HH. 4.367 α Ν ’Ν Ν αΝ Ν αΝπ ,Ν
l’ἳὁὄ .
1
α ΝἳvὄἷἴἴἷΝpὁὈὉὈὁΝiὀΝὈἷὁὄiἳΝἷὅὅἷὄἷΝὄimpiἳὐὐἳὈὁΝἵὁὀΝ ῖ Ν(ἀxΝiὀΝἘὁmέ),ΝmἳΝ
mἳὀἵἳὀὁΝ ἵὁὀὈὄὁἷὅἷmpiΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ὀἷlΝ ὀὁὅὈὄὁΝ corpus epico mentre Erodoto in queste
costruzioni con + acc. usa solo ed esἵlὉὅivἳmἷὀὈἷΝl’ἳὈὈivὁΝ(e.g. Hdt. 4.150.3 αΝ Ν
Ν α αΝ α υ Ν Ν Ν , cfr. Hdt. 5.49.5, 8.114.2. 9.82.3).
Dal punto di vista semantico, però, α Ν è difendibile come medio riflessivo
indiretto: Ermes, accusato di avere sottratto le vacche di Apollo, si difende davanti al

83
Da ὄiἵὁllἷἹἳὄἷΝ ἷὈimὁlὁἹiἵἳmἷὀὈἷΝ ἳΝ Ν (Od. 1ἆέ1ἀ1,Ν ἀίέ1λἅ),Ν Ν (Od. 3.41),
Ν(Od. 1ηέ1ηί),Ν α Ν(Il. 15.86, Od. 1ἆέ111,Νἀἂέἂ1ί),Ν α α Ν(Od. ἅέἅἀ),Ν Ν
(Il. λέἀἀἂ),Ν α Ν(Il. 4.4, 9.671, 22.435), vd. CHANTRAINE 1948-1953: I 303 n. 3, 433-434. JANSON
1868: 7-8 confonde i due participi. I rapporti etimologici intercorrenti tra le due famiglie lessicali sono
complessi: Ν pὄὁviἷὀἷΝ ἶἳΝ iἷέΝ *d - “mὁὅὈὄἳὄἷ” (vd. LIV2 109 n. 7 s.v. 1.* -, DELG 246 s.v.
, EDG 309 s.v. υ ), ma le altre forme, la cui interpretazione morfologica è dibattuta, sono
state ricollegate alternativamente a ie. *d - “ἳἵἵἷὈὈἳὄἷ,Ν ὄiἵἷvἷὄἷ” (vd. TICHY 1976, LIV2 109-111 s.v.
1.* -, GARCÍA RAMÓN 2004a: 504-506, DELG 259 s.v. α α , EDG 308 s.v. α) o
ancora a *d - “mὁὅὈὄἳὄἷ” (vd. FORSSMANN 1978). Per i nostri fini il problema è relativo: ῠ ,Ν
,Ν , , α , α α, , α sono tutti
rigὁὄὁὅἳmἷὀὈἷΝ mἷἶiΝἷΝὃὉἷὅὈὁΝὨΝὅὉἸἸiἵiἷὀὈἷΝpἷὄΝiὀvὁἵἳὄἷΝὉὀ’ἳὐiὁὀἷΝἳὀἳlὁἹiἵἳΝ ἶiΝ ῠ “ἳἵἵὁἹliἷὄἷ,Ν
ὅἳlὉὈἳὄἷ”ΝὅὉΝ ῠ “iὀἶiἵἳὄἷ”ΝiὀΝὅiὀἵὄὁὀiἳΝὁmἷὄiἵἳέ

53
ἵὁὀὅἷὅὅὁΝ ἶἷἹliΝ ἶἷiΝ pὄἷὅiἷἶὉὈὁΝ ἶἳΝ ZἷὉὅ,Ν ἷΝ pὄὁpὄiὁΝ ἳΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ ὄivὁlἹἷΝ ὉὀΝ ἵἷὀὀὁΝ ἶiΝ
saluto.
ἥiΝὀὁὈiΝἵhἷΝἳὀἵhἷΝiὀΝὃὉἷὅὈὁΝἵἳὅὁΝὨΝἳmmiὅὅiἴilἷΝἵhἷΝl’ὉὅὁΝἶἷllἳΝἶiἳὈἷὅiΝmἷἶiἳΝὅiἳΝὅὈἳὈὁΝ
favorito dalle forme media tantum (2x),Ν (1x),
(1x),Ν α α (1x),Ν (1x), α Ν(1x) ὅiἹὀiἸiἵἳὀὈiΝiὀΝὅiὀἵὄὁὀiἳΝ“ὅἳlὉὈἳὄἷ”έ
In conclusione ῠ Ν (1ἴ)Ν ὨΝ ὉὀἳΝ ἵὄἷἳὐiὁὀἷΝ ἶἷlΝ mἷὈὄὁΝ ἸἳvὁὄiὈἳΝ ἶἳll’ὁmὁἸὁὀiἳΝ
col part. med. ῠ “ἳἵἵὁἹliἷὄἷ,ΝὅἳlὉὈἳὄἷ” (3x), mentre α Ν(ἀἴ) è difendibile
ἵὁmἷΝ mἷἶiὁΝ ὄiἸlἷὅὅivὁΝ iὀἶiὄἷὈὈὁΝ ἷ,Ν ὀἷlΝ ἵὁὀὈἷmpὁ,Ν hἳΝ vἷὄὁὅimilmἷὀὈἷΝ ὅὉἴiὈὁΝ l’iὀἸlὉἷὀὐἳΝ
dei media tantum ,Ν ,Ν ,Ν α α ,Ν ,Ν
α ὅiἹὀiἸiἵἳὀὈiΝ“ὅἳlὉὈἳὄἷ”έ

2.14

Ν“lἷἹἳὄἷ” oppone attivo transitivo / medio affettivo di tangenza:


1. att. “lἷἹἳὄἷ,ΝἳὈὈἳἵἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 22.189, Hdt. 4.72.4);
2. med. α “lἷἹἳὄἷΝἳΝὅὧ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 10.22).
ἙέΝ ΝὅὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝὉὀΝpὄἷὅἷὀὈἷΝpiὶΝἳὀὈiἵὁΝἷΝὄἳὄὁΝἹiὡΝiὀΝ Omero Ν(ἀx)ΝξΝiἷέΝ*di-
déh1- / di-dh1-ˊ έΝἠἷll’Iliade ἷΝὀἷll’Odissea ricorre 81x (semplice e composto con ὺ,Ν
84

ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ,Ν υ ὺΝήΝ υ ὺ),ΝἀἄxΝἳlΝmἷἶiὁέΝἙὀΝdue collocazioni attivo e medio transitivo


(4x, 2x metricamente sostituibile) ricorrono con gli stessi complementi oggetti.
II. Nelle Storie abbiamo 67 attestazioni complessive del verbo (semplice e composto
con αὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ,Ν π ὺ, π ὺ,Ν υ ὺ, π ὺ)Ν ἵὁὀΝ ἀἅΝ ὄiἵὁὄὄἷὀὐἷΝ ἶἷlΝ
medio. La ripartizione diatetica è quella definita supra.
Le due collocazioni in cui il medio transitivo ὅiΝ ἳἸἸiἳὀἵἳΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ὅὁὀὁΝ (1)
π υ αΝ(ἷΝὅiὀὁὀimi),Ν(ἀ) αΝ(ed equivalenti compl. ogg.).

(1a) Il. 1.436 (= Od. 15.498)


Ν ’Ν Ν α ,Ν α π υ ’Ν α
“ἸὉὁὄiΝἹἷὈὈἳὄὁὀὁΝlἷΝpiἷὈὄἷΝἸὁὄἳὈἷ,ΝlἷἹἳὄὁὀὁΝilΝἵἳvὁΝἶiΝpὁppἳ”
cfr. Il 15.469, 24.273-274, Od. 10.96

(1b) Il. 8.25-26


Ν Ν Ν π αΝπ Ν π
α ,Ν Ν ’Να Ν αΝπ αΝ
“ἷΝ iὀὈὁὄὀὁΝ ἳΝ ὉὀΝ piἵἵὁΝ ἶ’ἡlimpὁΝ lἳΝ ἵἳὈἷὀἳΝ || legherei, rimarrebbe tutto sospeso
ὀἷlΝvἷὀὈὁ”

(1c) Od. 2.430 ’Ν αΝ π αΝ Ν αΝ α α Ν

84
Alternativamente Νè stato spiegato come Ὁὀ’iὀὀὁvἳὐiὁὀἷΝsecondo la proporzione ΝἈἈΝ Ν=
xΝἈἈΝ ,ΝvἶέΝLIV2 102 n. 2 s.v. 1.*deh1-, DELG 258 s.v. 1 , EDG 322 s.v. 1.

54
(Ia) Hdt. 4.72.4
α Ν α αΝ α Ν Ν Ν ππ υ Ν α α υ Ν Ν π Ν
α Ν α π αΝ Νπα Ν υ
“ἝἷὈὈὁὀὁΝἳiΝἵἳvἳlliΝlἷΝὄἷἶiὀiΝἷΝilΝmorso, tendono le redini in avanti e le legano a
ἶἷiΝἵἳviἵἵhi”

Semanticamente i due medi α Ν (1b) e Ν (1c) non hanno appigli:


l’ὉὀiἵὁΝ ὈipὁΝ ἶiΝ mἷἶiὁΝ ἵὁὀΝ ἵὉiΝ iὀΝ ὈἷὁὄiἳΝ ὅiΝ pὁὈὄἷἴἴἷΝ ὁpἷὄἳὄἷΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈἷΝ ὁἵἵὁὄὄἷὀὐἷΝ ὨΝ ilΝ
medio affettivo di proprietà, che però è fuori posto in questi versi.
Dal punto di vista metrico, invece, in quasi tutti i passaggi citati le forme verbali
ἳὈὈἷὅὈἳὈἷΝὅὁὀὁΝiὀὅὁὅὈiὈὉiἴiliΝἵὁiΝlὁὄὁΝἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈiΝὀἷll’ἳlὈὄἳΝἶiἳὈἷὅiέΝ
Ἔ’ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝὨΝ Ν(1c), in teoria rimpiazzabile cὁὀΝ* α έΝχἴἴiἳmὁΝpἷὄάΝ
già notato la tendenza omerica a collocare dei participi medio-passivi in principio di
verso per la loro comoda struttura dattilica, perciò Ν(1ἵ) non va considerato un
ὈἷὅὈimὁὀἷΝ ἳἸἸiἶἳἴilἷΝ ἶἷll’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁ,Ν ὈἳὀὈὁΝ piὶΝ ἵhe può benissimo essere stato
modellato su (2b), vd. infra.
ϊὁvἷὀἶὁἵiΝ ὃὉiὀἶiΝ ἴἳὅἳὄἷΝ ἷὅἵlὉὅivἳmἷὀὈἷΝ ὅὉllἳΝ ὅἷmἳὀὈiἵἳΝ ἷΝ ὅὉll’ὉὀiἵὁΝ ἷὅἷmpiὁΝ
ἷὄὁἶὁὈἷὁΝἵὁὀὈἷὅὈὉἳlmἷὀὈἷΝpἳὄἳἹὁὀἳἴilἷΝἵὁὀΝl’ἳὈὈέΝ υ Ν (Ia), non ci resta che dubitare
ἶἷll’ἷἸἸἷὈὈivἳΝ ὄἷἳlὈὡ ἶiΝ α Ν (1ἴ)Ν ἷΝ Ν (1ἵ), che rappresentano
verosimilmente due creazioni esametriche.

(2a) Il. 22.398


Ν φ Ν ’Ν ,Ν Ν ’Ν αΝ α
“lὁΝ[οΝἓὈὈὁὄἷ]ΝlἷἹάΝἳlΝἵὁἵἵhiὁ,ΝlἳὅἵiἳὀἶὁΝὅὈὄἳὅἵiἵὁὀiΝlἳΝὈἷὅὈἳ”

(2b.1) Il. 24.15


αΝ ’Ν αΝ φ υΝ π Ν
“lἷἹἳvἳΝἓὈὈὁὄἷΝἶiἷὈὄὁΝlἳΝἵἳὅὅἳΝpἷὄΝὈὄἳὅἵiὀἳὄlὁ”

(2b.2) Il. 17.290


α Νπα φυ Ν φ αΝ
“lἷἹἳὈὁΝἵὁὀΝὉὀἳΝἵiὀἹhiἳΝἳlΝἵἳlἵἳἹὀὁ,ΝiὀὈὁὄὀὁΝἳiΝὈἷὀἶiὀi”

(IIa) Hdt. 4.154.4


πα α α Ν Νπαῖ α π π ,Ν Ν Ν Ν π ,Ν π Ν Ν
Ν υΝ Να Ν α α α Ν Ν π α ,Ν
α π αΝ π Ν Ν ΝΘ
“pὄἷὅἳΝ ἵὁὀΝ ὅὧΝ lἳΝ ὄἳἹἳὐὐἳ,Ν ὅἳlpάΝ ἷΝ ὃὉἳὀἶὁΝ ἸὉΝ iὀΝ ἳlὈὁΝ mἳὄἷ,Ν pἷὄΝ ἳἶἷmpiἷὄe al
giuramento fatto a Etearco, legò Fronime con delle funi, la calò in mare e poi la
ὈiὄάΝὅὉἉΝiὀἸiὀἷΝἹiὉὀὅἷΝἳΝἦἷὄἳ”
cfr. Hdt. 3.119.2, 3.143.1, 3.145.2, 5.16.3, 5.33.2, 5.33.3, 5.72.4, 5.77.3, 6.23.6, 6.75.2,
6.87, 9.37.1, 9.119.2

55
Gli esempi iliadici sono semanticamente molto simili l’ὉὀὁΝἳll’ἳlὈὄὁἈΝin tutti e tre i
passi si parla sempre di un cadavere che viene legato e sia in (1a) sia in (2b.1) il corpo
in questione è quello di Ettore trascinato da Achille.
ϊἳΝἡmἷὄὁ,Νpἷὄά,ΝὀὁὀΝὅiἳmὁΝiὀΝἹὄἳἶὁΝἶiΝὄiἵἳvἳὄἷΝὅἷΝl’ὉὅὁΝἵὁὄὄἷὈὈὁΝἶἷlΝvἷὄἴὁΝiὀΝὃὉἷὅὈiΝ
contesti preveda la diatesi attiva o quella media perché l’ὉὀiἵἳΝ ἸὁὄmἳΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ
sostituiἴilἷ,Ν ἵiὁὨΝ ilΝ mἷἶέΝ Ν (ἀἴέ1), può ὅἷὀὐ’ἳlὈὄὁ ἳvἷὄἷΝ pὄἷvἳlὅὁΝ ὅὉll’ἳὈὈέΝ
* α solo allo scopo di evitare una fine di parola dopo uno spondeo al quarto
metron.
Bisogna quindi affidarsi a Erodoto, che offre numerose attestazioni del verbo in
ἵὁὀὈἷὅὈiΝὅimilἳὄiΝἷΝiὀvἳὄiἳἴilmἷὀὈἷΝἳll’ἳὈὈivo: questo suggerisce che Ν(ἀἴέ1) e
Ν(ἀb.2) siano forme metricamente indotte .85

In conclusione nessuno dei medi epici analizzati è risultato affidabile: il med. aff.
tang. α “lἷἹἳὄἷΝἳΝὅὧ”ΝὨΝpἷὄἵiάΝimpiἷἹἳἴilἷΝἵὁὄὄἷὈὈἳmἷὀὈἷΝὅὁlὈἳὀὈὁΝὃὉἳὀἶὁΝὅiΝpἳὄlἳΝἶiΝ
pezzi di abbigliamento che il soggetto indossa.

2.15

Ν “ἸἳὄΝ impἳὄἳὄἷ,Ν iὀὅἷἹὀἳὄἷ”Ν oppone attivo transitivo / medio affettivo di


proprietà o riflessivo indiretto:
1. att. “iὀὅἷἹὀἳὄἷ,ΝiὅὈὄὉiὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 9.442,) | + doppio acc. (Od. 8.481,
Hdt. 4.78.1);
2. med. α [a] aff. prop. “ἸἳὄΝ impἳὄἳὄἷ,Ν iὀὅἷἹὀἳὄἷ (a qualcuno che ci
appartiene, e.g. al proprio figlio)” + acc. (Plat. Menex. 238b) | + doppio acc.
(Plat. Prot. 325b) [b] rifl. indir. “impἳὄἳὄἷΝpἷὄΝὅὧ,ΝiὅὈὄὉiὄὅi”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἘἶὈέΝἄέἀἅέἀ)έ
I. In Omero il verbo conta appena 11 attestazioni, tutte attive tranne il part.
α Ν (Il. 16.811: passivo)86 ἷΝ l’iὀἸέΝ pἸέΝ mἷἶέ-pἳὅὅέΝ α Ν (Il. 11.831). In
Esiodo, invece, ricorre un aor έΝmἷἶέΝὈὄἳὀὅέΝ
1
α (Hes. fr. 43a.71 Merkelbach-West,
mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝὅὁὅὈiὈὉiἴilἷ),ΝἵhἷΝἸἳΝἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἳll’ἳὈὈivὁΝiὀΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(1) α.
II. Le Storie offrono 22 attestazioni complessive del verbo (semplice e composto
con αὺ,Ν ὺ)Ν ἷΝ ἆΝ ἸὁὄmἷΝ mἷἶiἷέΝ χlΝ pἳὄiΝ ἶiΝ ἡmἷὄὁΝ ἳὀἵhἷΝ ἓὄὁἶoto ignora la
sovrapposizione tra att. e med. α perché usa la voce media soltanto
per le forme di diatesi passiva (4x) o transitivamente per indicare la riflessività indiretta
(4x).
Dunque a fronte della limpida situazione omerica ed erodotea, il medio esiodeo
α ὨΝl’ὉὀiἵἳΝeccezione e, come detto, ricorre in collocazione con (1) α, dove
l’ἳὈὈivὁΝὨΝἶὁἵὉmἷὀὈἳὈὁΝἁx.

85
Contra JANSON 1868: 7, che difende Ν(ἀἴέ1) come medio riflessivo indiretto.
86
Contra GROSSE 1891: 22, che compara α Νπ Ν(Il. 16.811) a αΝ Ν Ν
(1x), Ν (1x),Ν α Ν Νπ Ν(ἂx),Νπ Ν Ν(1x)έ

56
(1a) HH. 20.1-3
Ἥφα Ν υ Ν Ν αΝ α,
’Ν α αυ π α α
π υΝ α π Ν[…]
“ἝὉὅἳΝ ἵἳὀὁὄἳ,Ν ἵἳὀὈἳΝ ἓἸἷὅὈὁΝ ἶἳll’iὀἹἷἹὀὁΝ Ἰἳmὁὅὁ, || che con Atena dagli occhi
splendenti ha insegnato opere || splendide agli uomini sopra la terra”
cfr. HH. 5.14-15, Hes. Op. 63-64

(1b) Hes. fr. 43a.71 Merkelbach-West


] α α α
“alla quale Pallade Atena insegnò lavori”

(Ia) Hdt. 4.78.1


α α α α α α
“ἷΝὅὉἳΝmἳἶὄἷΝὅὈἷὅὅἳΝἹliΝἳvἷvἳΝiὀὅἷἹὀἳὈὁΝἷΝἳΝpἳὄlἳὄἷΝἷΝἳΝὅἵὄivἷὄἷΝilΝἹὄἷἵὁ”
cfr. Hdt. 6.138.2

Dal punto di vista semantico α Ν(1b) non è ingiustificabile: Atena è la patrona


delle arti, perciò il medio può essere inteso come affettivo di proprietà e tradotto
“iὀὅἷἹὀάΝ lἷΝ proprie ἳὄὈi”έΝ ἙὀΝ (1ἳ),Ν iὀvἷἵἷ,Ν ὃὉἷὅὈἳΝ ὅἸὉmἳὈὉὄἳΝ iὀΝ ὉὀΝ ἵὁὀὈἷὅὈὁΝ ὅimilἷΝ ὨΝ
lasciata volutamente cadere dal momento che α avrebbe potuto essere
rimpiazzato con * α α ’( )Ν(lὁΝὅὈἷὅὅὁΝὄἳἹiὁὀἳmἷὀὈὁΝvἳlἷΝἳὀἵhἷΝpἷὄΝHH. 5.14).
I due passi erodotei citati (Ia), Hdt. 6.138.2 non sono probanti in senso opposto: in
entrambi i casi si tratta di insegnare una lingua, la quale ovviamente non è proprietà di
qualcuno.
In definitiva il med. α (1b) può essere ritenuto reale e in libera alternanza
ἵὁὀΝl’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)Ἀ αΝ α (1ἴ)Ν“iὀὅἷἹὀάΝlἷΝproprie ἳὄὈi”ΝvὅέΝ α || […]
α (1ἳ)Ν“iὀὅἷἹὀάΝlἷΝἳὄὈi”έ

2.16

“scacciare, inseguire”Ν ὁppὁὀἷΝ attivo transitivo o intransitivo / medio


transitivo (Il. 21.602, Od. 18.8 ):
1. att. [a] trans. “ὅἵἳἵἵiἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 1ἆέἂίλ,ΝἘἶὈέΝλέἅἅέἁ)Ν[ἴ]Ν“iὀὅἷἹὉiὄἷ,Ν
ὅἷἹὉiὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵ. (Il. 22.200, Hdt. 3.76.3) [c] intrans. “ὅpiὀἹἷὄὅi,Ν ἵὁὄὄἷὄἷ”Ν (Il.
23.499, Xen. An. 7.2.20);
2. med. [ἳ]Ν “ὅἵἳἵἵiἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 1ἆέἆ)Ν [ἴ]Ν “iὀὅἷἹὉiὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il.
21.602).
I. Solo 4 forme medie su 33 ricorrenze in Omero, di cui 2 di diatesi passiva (Il.
22.168, Od. 13.162). Restano perciò 2 esempi di medio transitivo (Il. 21.602, Od. 18.8
, in entrambi i versi metricamente sostituibile) completamente isὁlἳὈiΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝ
del paradigma e in concorrenza con le forme attive.

57
II. Erodoto non conosce la diatesi media per questo verbo, il quale è attestato 67x
(semplice e composto con π ὺ,Ν αὺ)ΝὁΝἳll’ἳὈὈivὁΝὁΝἳlΝpἳὅὅivὁ.
I due med. om. ὄiἵὁὄὄὁὀὁΝ ἷὀὈὄἳmἴiΝ iὀΝ ἵὁὀὈἷὅὈiΝ iὀΝ ἵὉiΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ
correntemente attestato sia in Omero sia in Erodoto.

(1a) Il. 13.64


ῃπ Ν Ν
“ὅiΝἹἷὈὈἳΝὀἷllἳΝpiἳὀὉὄἳΝἳΝiὀὅἷἹὉiὄἷΝἳlὈὄὁΝὉἵἵἷllὁ”
cfr. Il. 21.3

(1a-b) Il. 21.601-602


[…]Ν ’Ν π υ Νπ ·
Ν Νπ Ν πυ φ Ν
“ἷΝ ὃὉἷllὁΝ ἴἳlὐάΝ ἵὁὀΝ iΝ piἷἶiΝ ἳΝ iὀὅἷἹὉiὄlὁ,Ν || e lo inseguì a lungo per la pianura
ἶἳὈὄiἵἷΝἶiΝἹὄἳὀὁ”

(Ia) Hdt. 3.76.3


φ Ν Ν π αΝ Να υπ Ν αΝ α
“ἳppἳὄvἷὄὁΝὅἷὈὈἷΝἵὁppiἷΝἶiΝὅpἳὄviἷὄiΝἵhἷΝiὀὅἷἹὉivἳὀὁΝἶὉἷΝἵὁppiἷΝἶiΝἳvvὁlὈὁi”
cfr. Hdt. 4.134.1

Dal punto di vista semantico Ν (1a-b) è difficilmente giustificabile: i passi


pἳὄἳllἷliΝἵiὈἳὈiΝhἳὀὀὁΝl’ἳὈὈivὁΝἷ,ΝὅὁpὄἳὈὈὉὈὈὁ,ΝὅὁlὁΝὉὀΝvἷὄὅὁΝpὄimἳΝὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈέΝ 87
.
Dal punto di vista metrico, inoltre,Ν ὀὁὈiἳmὁΝ ἵhἷΝ Ν (1a-ἴ)Ν hἳΝ l’ἷviἶἷὀὈἷΝ
vἳὀὈἳἹἹiὁΝ ὄiὅpἷὈὈὁΝἳll’ἳὈὈivὁΝἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝ* ΝἶiΝ ἷviὈἳὄἷΝὉὀἳΝ ἸiὀἷΝἶiΝ pἳὄὁlἳΝἶὁpὁΝ
un biceps realizzato da una sillaba lunga, caso di figura raro in Omero.
Questo medio è quindi molto probabilmente una creazione esametrica88, come
suggerisce anche il confronto coi passi paralleli erodotei (Ia), Hdt. 4.134.1, tutti con
vἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁ.

(2a) Od. 18.409


ππ Ν υ Ν ·Ν ’Ν ’Ν
“quando il cuore vi spinge; pἷὄΝmἷΝὀὁὀΝὅἵἳἵἵiὁΝὀἷὅὅὉὀὁ”

(2b) Od. 18.8


’Ν υ α
“ἣὉἷὅὈi,ΝἳὄὄivἳὈὁ, vὁlἷvἳΝἵἳἵἵiἳὄἷΝἶἳllἳΝὅὉἳΝἵἳὅἳΝἡἶiὅὅἷὁ”

87
Vd. JANSON 1868: 7, CHANTRAINE 1927b: 156.
88
Vd. STAHL 1907: 60, WITTE 1913: col. 2232, MEISTER 1921: 19-20, CHANTRAINE 1948-1953: I 97,
ALLAN 2003: 207-208. HOEKSTRA 1969: 106 aggiunge che l’iὀἸέΝ (2x), attestato sempre al
quarto metron, potrebbe avere favorito la creazione di nella medesima posizione metrica.
DUHOUX 20002: 120, invece, considera il med. stilisticamente connotato come poetico.

58
(IIa) Hdt. 9.77.3
π Ν α Ν Ν αΝ α
“ἳὀἵh’ἷὅὅi,ΝἳlΝlὁὄὁΝὄiὈὁὄὀὁΝiὀΝpἳὈὄiἳ,ΝἷὅiliἳὄὁὀὁΝiΝpὄὁpὄiΝἵὁmἳὀἶἳὀὈi”
cfr. Hdt. 1.68.5, 2.151.3 (2x), ηέλἀέ 1, 9.77.2, 9.77.3

La posizione metrica di Ν (ἀἴ) è la stessa di Ν (1ἴ), e questo non


depone a favore della genuinità di questa forma.
Questa volta,Νpἷὄά,Νl’ἳὀἳliὅi semantica offre un supporto a questo medio, per il quale
è possibile ammettere una lettura come medio affettivo ἶiΝὈἳὀἹἷὀὐἳΝ“ἵἳἵἵiἳὄἷΝviἳΝda sé”
(cfr. α ), ulteriormente sottolineata dal compl. mὁὈὁΝ ἶἳΝ lὉὁἹὁΝ Ν – e si
ὀὁὈiΝlἳΝpὄἷὅἷὀὐἳΝἶἷll’ἳἹἹέΝpὁὅὅέ , che è un altro elemento di enfasi. La cooccorrenza
di tutte queste marche stilistiche non guasta nel passo in questione. Il mendicante Iro si
trova nella sala dove stanno banchettando i proci nella speranza di ottenere un boccone
ἷ,ΝἳllἳΝviὅὈἳΝἶiΝἡἶiὅὅἷὁΝὈὄἳvἷὅὈiὈὁΝἳὀἵh’ἷἹliΝἶἳΝmἷὀἶiἵἳὀὈἷ,ΝiὀὈἷὀἶἷΝὅἵἳἵἵiἳὄlὁΝ«ἶἳllἳΝὅὉἳΝ
casa» ( Ν ) per paura che ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ pὁὅὅἳΝ ἸἳὄἹli in qualche modo
concorrenza. Ἔ’ἳὈὄiὁΝ ἶἷlΝ pἳlἳὐὐὁΝ iὀΝ ἵὉiΝ iΝ ἶὉἷΝ ὅiΝ ὈὄὁvἳὀὁΝ ὨΝ pἷὄάΝ pὄὁpὄiὁΝ ilΝ pἳlἳὐὐὁΝ ἶiΝ
Odisseo, perciò non è impossibile che tutta questa enfasi abbia proprio un intento
comico89: Iro vuole cacciare dal suo palazzo niente meno che il re di Itaca.
A questo punto è verosimile ammettere che proprio questo Ν (ἀἴ),
linguisticamente difendibile, abbia funto da modello per Ν(1ἴ), ricorrente nella
stessa posizione metrica.
In conclusione Ν (ἀἴ) è interpretabile come medio affettivo di tangenza,
mentre Ν (1ἴ) è più probabilmente una creazione esametrica, favorita però
ἶἳll’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝἶἷllἳΝpὄimἳΝἸὁὄmἳΝὅἷmἳὀὈiἵἳmἷὀὈἷΝἹiὉὅὈiἸiἵἳἴilἷέ

2.17 α ,Ν

α , Ν (iὁὀέΝ ἷΝ pὁἷὈέ = fut. ) “ὅpiὀἹἷὄἷ”Ν ὁppὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ὁΝ


intransitivo / medio transitivo:
a. att. α , [a] trans. “ὅpiὀἹἷὄἷ,ΝἵὁὀἶὉὄὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.764, Hdt. 1.59.4) |
[ἴ]Ν “ὅpiὀἹἷὄἷΝ viἳ,Ν ὄὉἴἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 5.236, Xen. Hell. 4.8.18) [c] intrans.
“ὅpiὀἹἷὄὅi,Νpὄὁἵἷἶἷὄἷ”Ν(Il. 13.27, Hdt. 1.60.4);
b. med. α α “ὅpiὀἹἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1ίέηἁἅ)Ν||Ν“ὅpiὀἹἷὄἷΝviἳ, rubare”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il.
11.674, Plat. Gorg. 484b).
ἙέΝἠἷiΝpὁἷmiΝὁmἷὄiἵiΝilΝvἷὄἴὁΝὄiἵὁὄὄἷΝἀ1ίxΝ(ὅἷmpliἵἷΝἷΝἵὁmpὁὅὈὁΝἵὁὀΝ ὺ,Ν ὺ,Ν πὺ,Ν
υ ὺΝήΝ υ ὺ,Νπα ὺ)ΝἷΝὅὁlὁΝ1ἄxΝἳllἳ voce media, ma in Il. 11.674, Od. 13.155, 13.169 la
diatesi è passiva e in altri 9 casi si tratta di (p)pf. med.-pass.. Restiamo perciò con 4

89
ἦὉὈὈ’ἳlὈὄὁΝἵhἷΝἸὉὁὄiΝpὁὅὈὁΝὀἷllἳΝpὁἷὅiἳΝἷpiἵἳἈΝὅiΝvἷἶἳΝ e.g. la descrizione di Efesto in Il. 1.595-600 o di
Tersite in Il. 2.216-219.

59
forme medie transitive (1 metricamente sostituibile) ἵhἷΝ ὅiΝ ὅὁvὄἳppὁὀἹὁὀὁΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ
quanto a collocazioni.
II. Nelle Storie sono 169 le ricorrenze totali del verbo (semplice e composto con
πὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν πὺ,Ν πα ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ)Ν ἷΝ ὅὁlὈἳὀὈὁΝ ἀἀΝ iΝ mἷἶiέΝ
ἠἷὅὅὉὀἳΝὅὁvὄἳppὁὅiὐiὁὀἷΝὈὄἳΝἳὈὈivὁΝἷΝmἷἶiὁΝἶἳlΝmὁmἷὀὈὁΝἵhἷΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝὨΝimpiἷἹἳὈὁΝ
esclusivamente per segnalare la diatesi passiva.
I quattro medi sospetti si trovano in collocazione con (1) ππ υ , (2) υΝ
oppure (3) ὃὉἳὀἶὁΝilΝvἷὄἴὁΝὅiἹὀiἸiἵἳΝ“pὁὄὈἳὄἷΝviἳ,ΝὄὉἴἳὄἷ”έΝ

(1a) Il. 15.352


Ν π Ν Ν α α Νἤ α ππ υ Ν
“ϊiἵἷὀἶὁΝἵὁὅìΝἵὁὀΝlἳΝἸὄὉὅὈἳΝlἷvἳὈἳΝὅpiὀὅἷΝiΝἵἳvἳlli”
cfr. Il. 2.763-764, 5.25, 5.165, 5.236-237, 5.275, 5.323-324, 5.366 (= 8.45, 22.400, Od.
3.484), 5.589, 8.254-255, 10.499, 10.564, 11.289, 11.488, 12.62, 12.120, 13.400-401,
15.259, 15.385, 16.712-713, 17.496, 17.614, 19.281, 23.13, 23.322, 23.334, 23.356-357,
23.500, 23.514, 23.533, 23.536, 24.690-691, 24.696-697, Od. 3.492-494 (= 15.145-146,
190-192), 5.371, 15.215, HH. 32.10, Hes. Sc. 463-464

(1b) Il. 10.537


’Ν φα α αα υ α ππ υ
“a guidar così dal campo troiano cavalli monungoli”

(Ia) Hdt. 5.111.1


ἤ αυ ππ α π π α α
“χὄὈiἴiὁΝ mὁὀὈἳvἳΝ ὉὀΝ ἵἳvἳllὁΝ ἳἶἶἷὅὈὄἳὈὁΝ ἳΝ impἷὀὀἳὄὅiΝ ἶἳvἳὀὈiΝ ἳΝ ὉὀΝ ὉὁmὁΝ iὀΝ
ἳὄmi”
cfr. Hdt. 4.30.2, 4.64.2, 5.111.1, 9.22.3, 9.57.3, 9.69.2

Il med. α α α Ν (1ἴ)Ν è iὅὁlἳὈὁΝ ἶiΝ ἸὄὁὀὈἷΝ ἳΝ ἂἁΝ ἷὅἷmpiΝ ἷpiἵiΝ iὀΝ ἵὉiΝ ἸiἹὉὄἳΝ l’ἳὈὈivὁ,
privo di contropartite in Erodoto è semanticamente vuoto: delle quattro categorie di
mἷἶiὁΝ ἶiΝ ἵὉiΝ ἶiὅpὁὀiἳmὁΝ pἷὄΝ iὀὈἷὄpὄἷὈἳὄἷΝ lἷΝ ἸὁὄmἷΝ “ἶiὀἳmiἵhἷ”,Ν l’ὉὀiἵἳΝ ἵhἷΝ ὅἳὄἷἴἴἷΝ
ἳppliἵἳἴilἷΝὃὉiΝὨΝὃὉἷllἳΝἶiΝmἷἶiὁΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝpὄὁpὄiἷὈὡΝ“ἵὁὀἶὉὄὄἷΝiΝ propri ἵἳvἳlli”,ΝmἳΝ
dal momento che in (1b) Nestore sente Odisseo e Diomede arrivare in sella ai cavalli
sottratti a Reso questa spiegazione decade.
Dal punto di vista metrico α α α Ν(1ἴ)Νpotrebbe in teoria essere rimpiazzato da
* α Ν ὁΝ * ,Ν mἳΝ ὃὉἷὅὈἷΝ ἶὉἷΝ ἸὁὄmἷΝ pὄὁἶὉὄὄἷἴἴἷὄὁΝ ὉὀὁΝ ὅpὁὀἶἷὁΝ ἵὁὀΝ Ἰine di
parola dopo il tempo debole, solitamente evitato. IὀὁlὈὄἷΝiὀΝὈὉὈὈiΝiΝpἳὅὅiΝἳll’ἳὈὈivὁΝiὀΝἵὉiΝ
metricamente sarebbero ammesse entrambe le diatesi – vd. (1a), Il. 10.499, 11.488,
12.62, 12.120, 15.259, 17.614, 23.356-357, 23.514 – l’ἳὈὈivὁΝὨΝὅἷmpὄἷΝpὄἷἸἷὄiὈὁέΝ
In definitiva è quindi molto più probabile che α α α Ν(1ἴ)ΝΝὅiἳΝun medio favorito
dal metro.

60
(2a) Od. 6.82
Ν ’Ν α · α α ’Ν Ν
“ἷΝἸὄὉὅὈάΝpἷὄΝἳὀἶἳὄἷἉΝἷΝἸὉΝὉὀΝὈὄὁὈὈἳὄἷΝἶiΝmὉlἷ”
cfr. Il. 11.562

(2b) Od. 4.635-637


[…]Ν Ν ππ
αΝ α ,Ν π ’Ν Ν α α
·Ν Ν Ν ’Ν α α α α Ν
“dove ho cavalle, || e son dodici, con mule pazienti alla poppa, non dome
ἳὀἵὁὄἳἈΝ||ΝvὁὄὄἷiΝἶὁmἳὄὀἷΝὃὉἳlἵὉὀἳΝἳὈὈἳἵἵἳὀἶὁlἳ”

(IIa) Hdt. 1.194.5


π Ν Ν υΝ α π αΝ π Ν Ν Ν υΝ
“ἓΝὃὉἳὀἶὁ,ΝiὀὅiἷmἷΝἳiΝlὁὄὁΝἳὅiὀi,ΝὅὁὀὁΝἶiΝὀὉὁvὁΝὈὁὄὀἳὈiΝiὀΝχὄmἷὀiἳ”
cfr. Hdt. 1.59.4

Questa collocazione con (2) υ Ν ήΝ υ Ν è concettualmente identica a quella


appena esaminata con (1) ππ υ e, in effetti, si ripropongono le medesime condizioni a
ἸἳvὁὄἷΝἶἷll’ἳὈὈivὁ,ΝpiὶΝἸὄἷὃὉἷὀὈἷΝ(ἳὈὈέΝἀxΝvὅέΝmἷἶέΝ1x)ΝἷΝἵὁὀἸἷὄmἳὈὁΝἶἳΝἓὄὁἶὁὈὁΝ(ἙἙἳ)έΝ
ἥὈἳvὁlὈἳΝ pἷὄάΝ l’ὁpὐiὁὀἷ di intendere α Ν (2b) come medio affettivo di
proprietà esiste: chi parla, Noemone, è il possessore dei cavalli e delle mule.

(3a) HH. 4.330


Φ ῖ π α α ’Ν α
“ἔἷἴὁ,ΝἶἳΝἶὁvἷΝviἷὀiΝἵὁὀΝὃὉἷὅὈἳΝpἷἶὄἳΝἵὁὅpiἵὉἳ”
cfr. Il. 1.154, Od. 9.405, 11.289-290, 12.343 (= 12.353, 12.398)

(3a-b) Il. 11.677-682


αΝ ’Ν Νπ υΝ υ α αΝπ ,Ν
π αΝ Ν α ,Ν αΝπ αΝ ,Ν
αΝ υ Ν υ α, ’Να π α π α ’Να ,
ππ υ α α α π α
π α α π π π α .
α Νἠ α α Ν Ν Ν
“χllὁὄἳΝἶἳllἳΝpiἳὀἳΝὅpiὀἹἷmmὁΝiὀἸiὀiὈὁΝἴὁὈὈiὀὁ, || cinquanta mandrie di vacche,
e tante greggi di pecore, || tanti branchi di porci, tante greggi di vaste capre, || e
centocinquanta cavalle bionde, || femmine tutte; e sotto a molte il puledro. ||
ἣὉἷὅὈἷΝἹὉiἶἳmmὁΝἳΝἢilὁ,ΝὄὁἵἵἳΝἶiΝἠἷlἷὁ”

(3b) Od. 20.51


αΝ Ν Ν α α Ν α φ αΝ αΝ
“pὉὄἷΝἶiΝὈὉὈὈiΝὈὉΝpὄἷὀἶἷὄἷὅὈiΝlἷΝvἳἵἵhἷΝἷΝlἷΝἹὄἷἹἹiΝἸiὁὄἷὀὈi”

61
Ancora una volta ilΝ mἷἶiὁΝ ὨΝ ὄἳὄὁΝ ὄiὅpἷὈὈὁΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ (med. 2x vs. att. 8x), sempre
insostituibile metricamente con forme attive corrispondenti e completamente assente
dalle Storie.
Ἔ’ἳὈὈivὁ, al contrario, è preferito ὀἷll’ὉὀiἵὁΝ ἵἳὅὁΝ iὀΝ ἵὉi la metrica tollererebbe
entrambe le diatesi, cioè in (3a-ἴ),Ν ἶὁvἷΝ ὅiΝ ὅὉὅὅἷἹὉὁὀὁΝ l’ἳὈὈέΝ υ α – e non
* υ α ’(α)Ν– e il med. α α.
Nonostante ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳΝ ἳὄἹὁmἷὀὈἳὐiὁὀἷΝ mἷὈὄiἵἳΝ ἵhἷΝ pἳὄrebbe schiacciante,
α α (3a-b) e α (3b) possono essere difesi come medi riflessivi indiretti
“ἵὁὀἶὉὄὄἷΝ viἳΝ per sé”Ν ρΝ “ὅὁὈὈὄἳὄὄἷ,Ν ὄὉἴἳὄἷ”Ν (ἵἸὄέΝ α ,Ν φ α ). Ce lo conferma
Platone in un passo chiarissimo: Νπ Ν Ν Ν Γ υ υΝ α Ν Ν
Ν(ἢlἳὈέΝGorg. 484b).
Il med. α α Ν può quindi essere sia affettivo di proprietà (1x) “ἵὁὀἶὉὄὄἷΝ
qualcosa di proprio”Ν– vd. (2b) – sia riflessivo indiretto (2x) “portarsi via”Ν– vd. (3a-b),
(3b). Solo in (1b) tutti i criteri a nostra disposizione hanno messo a nudo l’ἳὄὈiἸiἵiὁὅiὈὡΝ
del med. α α α , che deve quindi essere considerato una Augenblickform ὅἷὀὐ’ἳlὈὄὁΝ
ἸἳvὁὄiὈἳΝἶἳll’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝἶiΝὃὉἷὅὈiΝἳlὈὄiΝἁΝmἷἶi semanticamente giustificabili α Ν
(2b), α αΝ(3a-b), α Ν(3b).

2.18 Ν( ) :: υ α-

“Ὀiὄἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio affettivo di tangenza:


a. att. [a] trans. “Ὀiὄἳὄἷ,ΝὈὄἳὅἵiὀἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.152, Aesch. Suppl. 909) [b]
“ὈὄἳὅἵiὀἳὄἷΝ(ἵὁὀΝviὁlἷὀὐἳ)Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 24.52, Eur. Andr. 1ίἆ)Ν[ἵ]Ν“ὈἷὀἶἷὄἷΝ(l’ἳὄἵὁ)”Ν
+ acc. (Il. ἂέ1ἀἀ,ΝἘἶὈέΝἁέἀ1έἁ)Ν[ἶ]Ν“ὈiὄἳὄἷΝἳΝὅὧ,ΝἳὈὈiὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἘἶὈέΝἀέἀηέἀ);
b. med. α [ἳ]Ν“ὈiὄἳὄἷΝa sé”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 11.593), [ἴ]Ν“Ὀἷὀἶἷὄἷ (tirando a sé)” +
acc. (HH. 7.32).
“Ὀiὄἳὄἷ” mostra la stessa opposizione attivo transitivo / medio affettivo di
tangenza:
a. att. [ἳ]Ν “Ὀiὄἳὄἷ,Ν Ὀὄἳὅἵiὀἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 1έ1ἂ1,Ν ἘἶὈέΝ ἅέηλέἁ)Ν [ἴ]Ν “ὈἷὀἶἷὄἷΝ
(l’ἳὄἵὁ)”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1ηέἂἄἂ,ΝἘἶὈέΝἁέἁίέ1)Ν[ἵ]Ν“ὈiὄἳὄἷΝviἳ,ΝἷὅὈὄἳὄὄἷ,Νstrappare a sé” +
acc. (Il. 12.258, Hdt. 2.136.4);
b. med. α [ἳ]Ν “ὈiὄἳὄἷΝ ἳΝ ὅὧ”Ν + acc. (Il. 1ἂέἅλ)Ν [ἴ]Ν “ὈἷὀἶἷὄἷΝ (l’ἳὄἵὁ tirando a
sé)”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. ἀ1έ1ἀη)Ν[ἵ]Ν“ὈiὄἳὄἷΝviἳ,ΝἷὅὈὄἳὄὄἷ,ΝὅὈὄἳppἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 4.530).
I. I verbi Ν(semplice e composto con ὺ,Ν ὺ,Ν φὺ,Νπα ὺ,Ν φὺἈΝὈὁὈἳlἷΝἆἅx,ΝmἷἶέΝ
26x) e (semplice e composto con ὺ,Ν πὺ,Ν α ὺ, π ὺἈΝ ὈὁὈἳlἷΝ 189x, med. 70x)
formano un paradigma suppletivo in Omero90: pres. :: aor. π , υ ΝἈἈΝpἸέ
α α . Attivo e medio transitivo (24x, 6x metricamente sostituibile) si trovano usati
iὀἶiὅἵὄimiὀἳὈἳmἷὀὈἷΝὀἷll’ἷpiἵἳΝiὀΝcinque collocazioni.

90
Vd. GARCÍA RAMÓN 2007, KÖLLIGAN 2007: 135-136.

62
II. In Erodoto la situazione è sensibilmente evolutaἈΝl’ἳὁὄ1. ( ὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν πὺ,Ν α ὺ,Ν
πα ὺ,Ν π ὺ)Ν υ (11x) è ormai una rarità, mentre (semplice e composto con
ὺ,Ν π°, ὺ,Ν πὺ,Ν ὺ,Ν α ὺ,Νπα ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝηἂx, att. 51x vs. med. 1x) va dotandosi di un
paradigma completo. Dal punto di vista diatetico il medio non esiste e le forme di voce
media sono regolarmente di diatesi passiva.
ἣὉἷὅὈἷΝlἷΝἵiὀὃὉἷΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀiΝὁmἷὄiἵhἷΝiὀΝἵὉiΝἳὈὈivὁΝἷΝmἷἶiὁΝὅiΝἳlὈἷὄὀἳὀὁἈΝ(1)Ν Ν
(ἷΝὅiὀὁὀimi),Ν(ἀ)Ν α( ), (ἁ)Ν υΝ(ἷΝὅiὀὁὀimi),Ν(ἂ)Ν , -α (e sinonimi), (5) ,Ν-αέ

(1a) Il. 17.635 (= 17.713)


Ν π Ν Ν Ν , α α
“ἵὁmἷΝpὁὅὅiἳmὁΝὈiὄἳὄἷΝilΝἵὁὄpὁΝἷΝὀὁiΝpὉὄἷ”
cfr. Il. 4.465, 4.492, 5.573, 11.257-259, 11.453-454, 13.193-194, 13.383, 14.477,
15.351, 16.406, 16.409, 17.229-230, 17.234-235, 17.287, 17.289, 17.394-397, 17.418-
419, 17.581, 18.156, 18.165, 18.176, 18.232, 18.537 (= Hes. Sc. 158), 18.540, 22.66-67,
22.464-465, 23.23, 24.51-52, 24.416-417

(1a-b.1) Il. 17.125-127


Ν Ν Ν π υ ’Ν π α,Ν
’, ’Ν π’Ν Ν φα Ν Ν Ν α ,
Ν υ Ν Ν υ υ Ν
“ἓὈὈὁὄἷΝἶὁpὁΝἵh’ἷἴἴἷΝὅpὁἹliἳὈὁΝἢἳὈὄὁἵlὁΝἶἷllἷΝὀὁἴiliΝἳὄmi,Ν||Νlo tirava, per tagliar
dalle spalle col bronzo acuto la testa || e trascinare il cadavere e abbandonarlo
ἳllἷΝἵἳἹὀἷΝὈὄὁiἳὀἷ”

(1a-b.2) Il. 24.15-16


αΝ ’Ν α Ν φ υΝ π ,Ν
Ν ’Ν α π αΝ α Ν α
“lἷἹἳvἳΝ ἓὈὈὁὄἷΝ dietro la cassa per trascinarlo; || intorno alla tomba del morto
ἢἳὈὄὁἵlὁΝlὁΝὈὄἳὅἵiὀἳvἳΝὈὄἷΝvὁlὈἷ”

(1b) Il. 4.506 (= 17.317)


ῖ α α α
“ἹliΝχὄἹiviΝἹὄiἶἳὄὁὀὁΝἸὁὄὈἷΝἷΝὈὄἳὅὅἷὄὁΝἸὉὁὄiΝiΝmὁὄὈi”

(1c) Il. 5.298 αΝ Νπ Ν υ αα Ν α Ν


(1d) Il. 17.104 α π Ν α π ,Ν π Ν υ α α
(1e) Il. 17.159-161 α Ν Ν Ν υ α α Ν έΝ || ’Ν Νπ υΝ
αΝ Ν α Ν|| Ν Ν αΝ Ν υ α α Ν
(1f) Il. 17.277 υ Ν · υ αΝ α α
(1g) Il. 18.151-152 Ν Ν Νπ Ν Ν α || Ν Ν α υ ,Ν
π ’Ν Ν
(1h) Il. 18.174 α α π Ν α Ν

63
La situazione descritta – il trascinamento del cadavere di un morto – è estremamente
ricorrente, e, considerando che il ricorre medio 10x ἷΝl’ἳὈὈivὁΝἁηx,ΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝsembra
la diatesi favorita.
In effetti constatiamo che ilΝmἷἶiὁΝὄiἵὁὄὄἷΝiὀΝἵὁὀὈἷὅὈiΝmἷὈὄiἵiΝiὀΝἵὉiΝl’ἳὈὈivὁΝsarebbe
impossibile o sconsigliabile (ma vd. infra per una possibile eccezione) – in (1c)
* α ΝὁΝ* ΝἵὁmpὁὄὈἷὄἷἴἴἷὄὁΝὉὀἳΝἸiὀἷΝἶiΝ pἳὄὁlἳΝἶὁpὁΝὉὀΝ biceps risolto con
una sillaba lunga –; in (1a), Il. 18.156, 18.176, 22.67, 24.417, che avrebbero potuto
ἳἵἵὁἹliἷὄἷΝ ἳὀἵhἷΝ ὉὀἳΝ ἸὁὄmἳΝ mἷἶiἳ,Ν l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ ὅὈἳὈὁΝ ἵὁὀὅἳpἷvὁlmἷὀὈἷΝ preferito; in (1a-
b.1) attivo e medio si susseguono in due versi consecutivi senza una differenza
semantica apparente (sia ’( )Ν ὅiἳΝ υ sono però metricamente
insostituibili).
ἑ’ὨΝpἷὄὁΝlἳΝἶiἸἸiἵὁlὈὡΝpὁὅὈἳΝἶἳΝ(1ἳ-b.2): il med. α , infinito finale-consecutivo
dipendente da , ὨΝ ὅὈἳὈὁΝ ἷviἶἷὀὈἷmἷὀὈἷΝ pὄἷἸἷὄiὈὁΝ ἳll’ἳὈὈέΝ α Ν (ἂxΝ iὀΝ
Hom.) e può essere interpretato sia come medio affettivo di tangenza (sogg. Achille, è la
scelta operata dal traduttore) sia come passivo (sogg. αἈΝ “pἷὄἵhὧΝ ἓὈὈὁὄἷΝ ἸὁὅὅἷΝ
ὈὄἳὅἵiὀἳὈὁ”).
Questo lascia aperta la possibilità che anche tutti gli altri medi siano reali e marcati
come affettivi di tangenza rispetto agli attivi corrispondenti, possibilità a cui noi ci
sentiamo di aderire: in collocazione con (1)Ν Ν (ἷΝ ὅiὀὁὀimi),Ν ἶὉὀὃὉἷ,Ν ὨΝ pὁὅὅiἴilἷΝ
ἳmmἷὈὈἷὄἷΝὉὀ’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝἳὈὈέΝὈὄἳὀὅέΝ“Ὀὄἳὅἵiὀἳὄἷ”ΝήΝmἷἶέΝἳἸἸέΝὈἳὀἹέΝ“ὈὄἳὅἵiὀἳὄἷΝa sé”91.

(2a) Il. 1.141


Ν ’Ν Ν αΝ α α Ν Ν αΝ ῖα
“ὁὄἳ,ΝpὄἷὅὈὁ,ΝὉὀἳΝὀἳvἷΝὀἷὄἳΝὅpiὀἹiἳmὁΝὀἷlΝmἳὄἷΝἶiviὀὁ”
cfr. Il. 1.308, 1.485 (= Od. 16.325), 2.152, 2.165 (= 2.181), 9.358, 9.683, 11.8-9, 14.31-
32, 14.35, 14.97, 14.106, Od. 2.389, 3.153, 4.577, 4.780, 5.261, 8.34, 8.51, 10.403,
10.423, 11.2, 12.317, 16.348, 16.359, Hes. Op. 624, 631, 671-672, 817-818

(2a-b) Il. 14.75-79


α π α α α α
,π α α ῖα ,
’Ν π’Ν , ῃ
, α π α π
· π α υ α α α π α
“lἷΝὀἳvi,ΝlἷΝpὄimἷΝἵhἷΝὅὁὀὁΝiὀΝὅἷἵἵὁΝiὀΝὄivἳΝἶἷlΝmἳὄἷ,Ν || tiriamole, spingiamole
tutte nel mare divino, || iὀΝ ἳlὈὁΝ ὁὄmἷἹἹiἳὀἶὁlἷΝ ἳll’ἳὀἵὁὄἳ,Ν ἸiὀὁΝ ἵhἷΝ vἷὀἹἳΝ || la
notte immortale, se almeno allora smettessero battaglia || i Teucri; così tireremo
iὀΝmἳὄἷΝὈὉὈὈἷΝlἷΝὀἳvi”

91
Vd. STAHL 1907: 55.

64
(2b) Od. 4.666
αΝ υ ,Ν α Ν ’Ν Ν υ
“ὈὄἳὈὈἳΝiὀΝmἳὄἷΝlἳΝὀἳvἷ,ΝὅἵἷlὈiΝiὀΝpἳἷὅἷΝiΝmiἹliὁὄi”

(2c) HH. 3.488 αΝ ’Ν π αΝ Ν ’ π’Ν π υΝ α


(2d) HH. 3.506 Ν ’Ν Ν π Ν Ν αΝ α

(IIa) Hdt. 7.59.3


Ν Ν Να α Ν α α Ν Ν αΝ υ Ν α
“χppὄὁἶἳὈiΝἳΝὃὉἷὅὈἳΝὅpiἳἹἹiἳ,ΝὈὄἳὅὅἷὄὁΝiὀΝὅἷἵἵὁΝlἷΝὀἳviΝἷΝlἷΝἸἷἵἷὄὁΝἳὅἵiὉἹἳὄἷ”
cfr. Hdt. 2.96.5, 6.24, 8.96.1, 9.96.3, 9.97.1

In collocazione con (ἀ)Ν α( )Ν ἳὈὈivὁΝ (33x) e medio (4x) sono impiegati per
descrivere la stessa azione e ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁ non apporta apparentemente nulla dal punto di
vista semantico92: si noti infatti che in (2a-b) l’ἳὈὈέ ,Νliberamente preferito a
* ’(α), è seguito dal med. υ α α, che può essere invece metricamente
93
indotto .
χlΝ ἵὁὀὈὄἳὄiὁΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὅiΝ ὈὄὁvἳΝ ὅpἷὅὅὁΝ iὀΝ lὉὁἹhiΝ ἶἷlΝ vἷὄὅὁΝ ἵhἷΝ iὀΝ ὈἷὁὄiἳΝ pὁὈὄἷἴἴἷὄὁΝ
accogliere anche una forma media, vd. (2a), Il. 2.152, 2.165 (= 2.181), 9.683, 14.97,
14.106, Od. 3.153, 4.577, 5.261, 8.34, 10.423, 11.2, 16.348, Hes. Op. 631, 671-672,
817-818.
Infine le Storie (ἙἙἳ)ΝὁἸἸὄὁὀὁΝpἳὅὅἳἹἹiΝpἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝὅὁvὄἳppὁὀiἴiliΝiὀΝἵὉiΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝ
l’ὉὀiἵἳΝἶiἳὈἷὅiΝimpiegata.
Questo suggerisce che i quattro medi υ α αΝ(2b), υ Ν(2c), ’Ν[…]
α Ν(2d), […] α Ν(2e) siano metricamente indotti, ma ancora una volta
è più prudente ammettere la realtà di questi medi, poiché nei passi in cui ricorrono una
ὈὄἳἶὉὐiὁὀἷΝ“tirare a sé”Ν(mἷἶέΝἳἸἸέΝὈἳὀἹέ)ΝὨΝὅἷmpὄἷΝpὁὅὅiἴilἷέΝἜ’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝἳὈὈέΝήΝmἷἶέΝiὀΝ
(2a-b) è quindi giustificabilἷΝἵὁmἷΝὉὀ’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝfavorita dal metro forma non marcata /
forma marcata.

(3a) Il. 5.110


φ αΝ Ν Ν Ν ῃ π Ν
“pἷὄΝὈὄἳὄmiΝἶἳllἳΝὅpἳllἳΝὉὀ’ἳmἳὄἳΝὅἳἷὈὈἳ”
cfr. Il. 4.213, 5.112, 5.666, 11.238-239, 11.397-398, 11.456-457, 13.532, 13.597-598,
16.504-505, 16.862-863, 20.322-323,

92
Vd. CHANTRAINE 1927b: 155.
93
HUMBERT 20043: 104 propone una distinzione tra (2a) Ν ’Ν Ν αΝ α α Ν Ν Ν αΝ ῖα
e (2a-b) π αΝ Ν Ν υ α αΝ α Ν π α ΝiὀΝὃὉἷὅὈiΝὈἷὄmiὀiἈΝ«ἵ’ἷὅὈΝὉὀἷΝimἴἳὄἵἳὈiὁὀΝquelconque ὃὉ’ilΝ
[= Agamennone] enverra dans le premier cas,ΝὈἳὀἶiὅΝὃὉἷ,ΝἶἳὀὅΝlἷΝὅἷἵὁὀἶ,ΝilΝὅ’iὀὃὉiὨὈἷΝpersonnellement de
ses forces navales».

65
(3a-b) Il. 21.174-176
’Ν π Ν α ·Ν ’Ν αΝ Ν Ν
α ’Ν Ν ῖ Ν α πα ῃ.
Ν Ν Νπ Ν α α α Ν
“ἴἳlὐάΝἸὉὄiἴὁὀἶὁΝὅὉΝlὉiΞΝἷΝὃὉἷllὁΝilΝἸἳἹἹiὁΝἶ’χἵhillἷΝ|| non riusciva a strappar dal
pendio con la mano robusta: || lὁΝὅἵὁὅὅἷΝὈὄἷΝvὁlὈἷ,ΝvὁlἷὀἶὁΝὅὈὄἳppἳὄlὁ”

(3b) Il. 21.200


α,Ν α Ν ῖ Ν α Ν
“ϊiὅὅἷ,ΝἷΝἶἳllἳΝpἷὀἶiἵἷΝὅὈὄἳppάΝl’ἳὅὈἳΝἴὄὁὀὐἷἳ”
cfr. Il. 22.367 α,Ν α Ν ῖ Ν α Ν Ν

(3c) Od. 10.164-165 ’Ν α Ν υΝ Ν Ν Ν|| υ · […]


(3d) Od. 22.96-97[…]Ν π Ν Ν Ν α || Ν Ν
94

Il sintagma ή - ( υ ή -), υ α- υΝ (ἷΝ ὅiὀὁὀimi) è formulare, il che


indurrebbe a ritenere che la differenza di diatesi sia semanticamente ininfluente, come
può essere dedotto almeno da (3a-b) dove attivo e medio ricorrono appaiati95.
In effetti la metrica mostra che l’ἳὈὈivὁ è sistematicamente preferito: ῃ Ν(3a) e
Ν (Il. 4.213) avrebbero potuto essere rimpiazzati rispettivamente da * ῃ /
α (Il. 20.311) e ’( ) (Il. 11.583).
Il medio, invece, è più raro (med. 5x vs. att. 14x) ed è sempre collocato in luoghi del
verso che non tollererebbero – vd. (3a-b), (3d) – o preferirebbero – vd. (3b), (3d) – la
forma attiva corrispondente.
Ciononostante tutti i medi in esame possono essere giustificati come medi affettivi
di tangenza – l’ἷὄὁἷΝὅὈὄἳppἳΝlἳΝlἳὀἵiἳ tirandola a sé – o di proprietà – l’ἷὄὁἷΝὅὈὄἳppἳΝlἳ
propria lanciaἈΝ l’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝ ἳὈὈέ α / med. α α (3a-b) può quindi essere
iὀὈἷὄpὄἷὈἳὈἳΝ ἵὁmἷΝ Ὁὀ’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳ favorita dal metro fra forma non marcata / forma
marcata, cfr. (2a-b).

(4a) Il. 4.122


’Ν υφ α Ν Ν α Ν α αΝ α
“ἦiὄά,ΝpὄἷὀἶἷὀἶὁΝiὀὅiἷmἷΝlἳΝἵὁἵἵἳΝἷΝilΝὀἷὄvὁΝἶiΝἴὉἷ”
cfr. Il. 11.375, 13.583, 15.463-464, Od. 21.128, 21.150-151, 21.419

94
In Il. 4.213-ἀ1ἂΝα αΝ ’Ν Ν Ν Ν Ν ·Ν||Ν ’Ν Νπ Ν Ν Ν
ΝilΝpἳὄὈέ potrebbe essere a rigore interpretato sia come un genitivo assoluto con verbo
ἳlΝ mἷἶiὁΝ “ἶiὀἳmiἵὁ”Ν ἷΝ ὅὁἹἹἷὈὈὁΝ ἝἳἵἳὁὀἷΝ ( ) sia come participio con valore aggettivale e di diatesi
passivo concordato con [= ] e dipendente da . La seconda interpretazione è sicuramente
più lineare dal punto di vista grammaticale e perciò è quella accolta qui (vd. CHANTRAINE 1948-1953: II
181).
95
Vd. ELLENDT 1861: 14 «so dürfte nur mit Mühe ein Unterschied nachgewiesen werden zwischen Φ 175
α ’Ν ῖ α und 200 α, α ῖ α ». Vd. anche CHANTRAINE
1927b: 155.

66
(4b) Il. 11.582-583
[…]Να αΝ Ν
’ π’Ν υπ ,Ν α Ν Ν Ν Ν
“ὅὉἴiὈὁΝl’ἳὄἵὁΝ|| tese contro Euripilo, di freccia lo colse alla coscia”

(4c) Od. 21.125 Ν Ν Νπ Ν α α α

(IVa) Hdt. 3.21.3


π Ν Ν π Ν αΝ αΝ αΝ Ν α αΝ
“ὃὉἳὀἶὁΝ iΝ ἢἷὄὅiἳὀiΝ ὈἷὀἶἷὄἳὀὀὁΝ ἵὁὀΝ lἳΝ ὀὁὅὈὄἳΝ ὅὈἷὅὅἳΝ ἸἳἵiliὈὡΝ ἳὄἵhiΝ ἹὄἳὀἶiΝ ἵὁmἷΝ
ὃὉἷὅὈὁ”
cfr. Hdt 3.30.1, 4.10.1

In questa serie si ripropone la situazione osservata nella collocazione con (3) υΝ(ἷΝ
sinonimi): la scenἳΝἶἷll’ἷὄὁἷΝἵhἷΝiὀἵὁἵἵἳΝlἳΝἸὄἷἵἵiἳΝἷΝὈiὄἳΝlἳΝἵὁὄἶἳΝἶἷll’ἳὄἵὁΝὨΝἸὁὄmὉlἳὄἷ,
sicché, sulla base dei tre passi erodotei (IVa) ἵὁὀΝvἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁ, si potrebbe credere
che i medi omerici siano ὀὉllἳΝpiὶΝἶiΝὉὀ’ἳlὈἷὄὀἳὈivἳΝmἷὈὄiἵἳΝἳll’ἳὈὈivὁ96.
Stavolta però la prova della libertà di scelta tra attivo (non marcato) e medio
(marcato) è evidente: in (5b) ἵ’Ὠ ’( )97 e non Ν(ἀxΝiὀΝἘὁmέ), il che assicura
che il medio affettivo – ἶiΝ ὈἳὀἹἷὀὐἳΝ “ὈἷὀἶἷὄἷΝ l’ἳὄἵὁΝ ὈiὄἳὀἶὁlὁΝ a sé”Ν o di proprietà
“ὈἷὀἶἷὄἷΝilΝproprio ἳὄἵὁ”Ν(ὅὁlὁΝiὀΝ(ἂἴ)ΝpὁiἵhὧΝiὀΝ(ἂἵ)ΝἦἷlἷmἳἵὁΝὈἷὀἶἷΝl’ἳὄἵὁΝἶiΝἡἶiὅὅἷὁ)Ν
– ὨΝiὀΝἡmἷὄὁΝiὀΝliἴἷὄἳΝἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝἵὁὀΝl’ἳὈὈivὁέΝ

(5a) Od. 2.426 (= 15.291)


’Ν αΝ υ π Ν Ν
“iὅὅἳὄὁὀὁΝlἷΝvἷlἷΝἴiἳὀἵhἷΝἵὁὀΝἸὁὄὈiΝὄiὈὁὄὈἷΝἶiΝἵὉὁiὁ”
cfr. Od. 9.77 (= 12.402)

(5b) HH. 7.32


Ν π Ν Ν Ν α Ν
“ἑὁὅìΝἶiἵἷὀἶὁΝἶὄiὐὐἳvἳΝl’ἳlἴἷὄὁΝἷΝlἳΝvἷlἳΝἶἷllἳΝὀἳvἷ”
cfr. HH. 7.26 […]Ν αΝ ’Ν Ν

Ἔ’ἳὀἳliὅiΝ mἷὈὄiἵἳΝ ἵiΝ ἶiἵἷΝ ἵhἷΝ i due versi tratti dagli Inni omerici costituiscono
evidentemente la coniugazione di una formuala e collocano ΝἳlΝὃὉiὀὈὁΝmetron, un
luogo del verso che privilegia i dattili: questo suggerisce che la forma media sia stata
indotta dalla sede metrica.
Anche in questo caso, però, non è possibile escludere che il medio sia reale sulla
ἴἳὅἷΝ ἶἷll’ἳὀἳliὅiΝ ὅiὀὈἳὈὈiἵὁ-ὅἷmἳὀὈiἵἳἈΝ l’ἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ spiegare le vele prevede che il
marinaio le sciolga e tiri la corda a sé, perciò un medio affettivo di tangenza è in ordine.

96
Vd. CHANTRAINE 1927b: 155.
97
Esiste anche anche la lectio facilior έ

67
Si confronti il sintagma sinonimo col verbo ,ΝἵhἷΝiὀΝἓὄὁἶὁὈὁΝὄiἵὁὄὄἷΝὅὁlὁΝἳlΝmἷἶiὁΝ
in questo contesto: Hdt. 6.14.2 Ν α,Ν ἘἶὈέΝ ἆέηἄ αΝ ,Ν ἘἶὈέΝ
8.94.1 αΝ έ Anche in questo caso il med. α Ν ὨΝ ἳἸἸἷὈὈivὁΝ ἶiΝ
tangenza, anche se il punto di vista è diverso rispetto a quello di : α Ν
vἳlἷΝ“iὅὅἳὄἷΝlἷΝvἷlἷΝ(ὈiὄἳὀἶὁΝlἳΝἵὁὄἶἳΝ a sé)”,Ν αΝ αΝ“ἳlὐἳὄἷΝle vele sopra di
sé”έ
In conclusione in tutte e cinque le collocazioni esaminate è sempre possibile
ἳmmἷὈὈἷὄἷΝ ἵhἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ (ὀὁὀΝ mἳὄcato) sia in libera alternanza col medio affettivo di
tangenza (24x), interpretabile anche come medio affettivo di proprietà (6x) con (ἁ)Ν υΝ
(ἷΝ ὅiὀὁὀimi),Ν (ἂ)Ν , -α (e sinonimi): di conseguenza tutti i medi analizzati sono
linguisticamente reali.

2.18a
Ν“ὈὄἳὈὈἷὀἷὄἷ”, derivato con suffisso - - di (cfr. ΝἈἈΝ - - )98, ha
ὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝ(Il. 12.285 α ) transitivi:
a. att. “ὈὄἳὈὈἷὀἷὄἷ,ΝἸἷὄmἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. ἀ1έἅ,ΝἘἶὈέΝἂέ1ἀηέη)Ν||Ν“ὈἷὀἷὄἷΝlὁὀὈἳὀὁ”Ν
+ acc. (Il. 18.126, Soph. Tr. 121);
b. med. α “Ἰἷὄmἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 12.285).
I. Nei poemi omerici il verbo ricorre 84x (semplice e composto con πὺ,Ν α ὺ)ΝἷΝλxΝ
presenta la forma medio-passiva: 8x la diatesi è passiva, 1x media. ἣὉἷὅὈ’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝ
media α Ν(Il. 1ἀέἆη,ΝmἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝὅὁὅὈiὈὉiἴilἷ),ΝἵὁmplἷὈἳmἷὀὈἷΝiὅὁlἳὈἳΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝ
ἶἷlΝpἳὄἳἶiἹmἳ,ΝὨΝὈὄἳὀὅiὈivἳΝἷΝἸἳΝἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἳll’ἳὈὈivὁέ
II. Erodoto attesta il verbo solo 5x (1x πὺ)Ἀ 4x la diatesi è attiva e 1x passiva.
Vediamo ora contrastivamente il verso in cui compara α e un altro passo
ὈὄἳὈὈὁΝἶἳll’Iliade ἵὁὀΝvἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁέ

(1a) Il. 21.58-59


Ν Ν α Νπ π ·Ν Ν Ν Ν
π Ν Νπ ,Ν π α Ν αΝ
“ἷΝ iὀΝ ἜἷmὀὁΝ ἶiviὀἳΝ vἷὀἶὉὈὁἉΝ ὀὁὀΝ hἳΝ pὁὈὉὈὁΝ ἳὄὄἷὅὈἳὄlὁΝ ||Ν lἳΝ vastità del mare
ὅἵhiὉmὁὅὁΝἵhἷΝmὁlὈiΝἳΝἸὁὄὐἳΝὈὄἳὈὈiἷὀἷ”

(1b) Il. 12.285


αΝ Ν Νπ π Ν α· αΝ Νπ α
“ἷΝl’ὁὀἶἳΝἶὁvἷΝlἳmἴiὅἵἷΝlἷΝἸἷὄmἳἉΝmἳΝὈὉὈὈὁΝilΝὄἷὅὈὁ”

Metricamente α Ν(1ἴ)Ν sarebbe rimpiazzabile con , ma a prezzo di una


fine di parola dopo un biceps realizzato da una sillaba lunga, una soluzione non

98
Vd. DELG 358 s.v. . Contra EDG 466 s.v. , che ricollega questo presente a υ αέ

68
frequente ὀἷll’ἷpiἵἳ. In questo caso Omero può dunque aver favorito una forma dattilica
per ragioni puramente metriche.
ἑiὁὀὁὀὁὅὈἳὀὈἷΝ l’ἳὀἳliὅiΝ ὅἷmἳὀὈiἵἳΝ ὀὁὀΝ pἷὄmἷὈὈἷΝ ἶiΝ ἵὁὀἶἳὀὀἳὄἷΝ ὃὉἷὅὈὁΝ mἷἶiὁἈΝ
α Ν(1ἴ)ΝpὉάΝiὀἸἳὈὈiΝἷὅὅἷὄἷΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝὈἳὀἹἷὀὐἳΝ“ὈὄἳὈὈἷὀἷὄἷΝlontano da sé”έ
Come in altri casi già visti (cfr. e.g. ,Ν φαφ α α ,Ν α ,Ν
),ΝilΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝe il metro hanno quindi cooperato nel creare questo hapax.

2.19

“mἳὀἶἳὄἷΝ viἳ”Ν oppone attivo transitivo o intransitivo / medio affettivo di


tangenza:
a. att. [a] trans. “mἳὀἶἳὄἷΝviἳ,ΝlἳὅἵiἳὄΝἳὀἶἳὄἷ,ΝἸἳὄΝὉὅἵiὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 11.141,
Hdt. 2.87.2) [b] intrans. “ἹἷὈὈἳὄὅi,Νὄivἷὄὅἳὄὅi”Ν(ἘἶὈέΝ1έἄ.1);
b. med. α “ἳllὁὀὈἳὀἳὄἷΝ ἶἳΝ ὅὧ,Ν ὄἷὅpiὀἹἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 1έἂἄλ)Ν ||Ν “ὄipὉἶiἳὄἷ”Ν +Ν
acc. (Hdt. 5.39.2).
I. ἠἷll’ἷpiἵἳ il verbo conta 26 attestazioni, ἂΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝἀἀΝἳlΝmἷἶiὁέΝἠὁὀΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝ
l’ὉὅὁΝ ἶἷll’ἳὈὈivὁΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ἷΝ iὀΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝ ἵὁὀΝ (1)Ν le due diatesi (24x med.,
sempre metricamente sostituibile) coesistono.
II. In Erodoto Ν ὨΝ ἶὁἵὉmἷὀὈἳὈὁΝ 1ίx (att. 9x vs. med. aff. tang. 1x): la
distribuzione diatetica è la stessa che vige in Omero con la sola differenza che il medio
hἳΝἳὅὅὉὀὈὁΝilΝὅiἹὀiἸiἵἳὈὁΝὈἷἵὀiἵὁΝἶiΝ“ὄipὉἶiἳὄἷ” (Hdt. 5.39.2 υ αῖ αΝ[…]Ν )έ
Ἔ’ἳὀἳliὅiΝὅἳὄὡΝiὀἵἷὀὈὄἳὈἳΝὅὉllἳΝcollocazione con (1) , nella quale ricorre talvolta
l’ἳὈὈivὁΝ(ἀx),ΝmὁlὈὁΝpiὶΝὅpἷὅὅὁΝilΝmἷἶiὁΝ(ἘὁmέΝἀἀx,ΝHH. 2x).

(1a) Il. 24.227


Ν ’Ν Νυ ,Ν π Ν υΝ Ν
“mentre il figlio mio stringo, ὅἸὁἹἳὈἳΝlἳΝἴὄἳmἳΝἶiΝpiἳὀὈὁΞ”
cfr. Il. 13.638-639

(1b) Il. 1.469 (= 2.432, 7.323, 9.92, 9.222, 23.57, 24.678, Od. 1.150, 3.67, 3.473,
4.68, 8.72, 8.485, 12.308, 14.454, 15.143, 15.303, 15.501, 16.55, 16.480, 17.99,
HH. 3.513)
α Ν π π Ν α Ν Ν
“ἝἳΝὃὉἳὀἶὁΝlἳΝvὁἹliἳΝἶiΝἵiἴὁΝἷΝἴἷvἳὀἶἳΝἵἳἵἵiἳὄὁὀὁ”
cfr. Od. 24.489 ’Ν π φ , HH. 3.499 α Ν π
φ

ἑὁὀΝ ὈὉὈὈἳΝ ἷviἶἷὀὐἳΝ ὅiἳmὁΝ ἶiΝ ἸὄὁὀὈἷΝ ἳΝ ὉὀἳΝ ἸὁὄmὉlἳΝ ἸὁὄmἳὈἳΝ ἶἳll’ἳὁὄiὅὈὁΝ ἶiΝ in
tmesi e dal sostantivo ἵὁllὁἵἳὈἳΝὀἷll’ἳἶὁὀiὁΝἸiὀἳlἷ99.

99
Vd. CHANTRAINE 1927b: 157.

69
Dal punto di vista semantico entrambe le diatesi sono concepibili e la scelta dipende
dalla volontà di chi scrive di rimarcare o meno la sfumatura di affettività: quindi o
“mἳὀἶἳὄἷΝviἳΝilΝἶἷὅiἶἷὄiὁ”ΝὁΝ“ἳllὁὀὈἳὀἳὄἷΝda sé il ἶἷὅiἶἷὄiὁ”100.
Metricamente nessuna delle forme attestate è imposta: in ogni singolo caso la diatesi
potrebbe essere cambiata senza alterare lo schema metrico101.
Ciò significa che la scelta diatetica è libera e ἵhἷΝl’ἳὈὈέ Ν(non marcato) e il med.
aff. tang. α Ν(marcato) possono alternarsi liberamente.

2.20

“litigare, contendere” ha sia l’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝintransitivi:


a. att. “liὈiἹἳὄἷ,ΝἵὁὀὈἷὀἶἷὄἷ”Ν+ΝἶἳὈέΝ(Od. 18.277) ||Ν“ἹἳὄἷἹἹiἳὄἷ,ΝlὁὈὈἳὄἷ”Ν+ΝἶἳὈέΝ
(Il. 3.223) | + dat. e acc. (Il. 9.389);
b. med. α “ἹἳὄἷἹἹiἳὄἷ,Ν lὁὈὈἳὄἷ”Ν +Ν ἶἳὈέΝ (Il. 5.172) | + dat. e acc. (Hes. Th.
534).
I. Sono 31 gli esempi da Omero e da Esiodo – gli Inni omerici non attestano il verbo
–, dei quali solo 9 al medio (6x (p)pf.). Nessuna apparente ἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝἶ’ὉὅὁΝὈὄἳΝl’ἳὈὈivὁ,Ν
molto più frequente, e il medio: entrambi coesistono in tre collocazioni (med. 3x,
sempre metricamente sostituibile) e si costruiscono con un compl. al dativo (più
eventualmente acc. di relazione / π + gen.).
II. Erodoto impiega il verbo solo 5x ἷΝ ὅἷmpὄἷΝ ἳll’ἳὈὈivὁ + dat. ήΝ π Ν +Ν ἳἵἵέΝ (piὶΝ
eventualmente un compl. prep. π + gen.).
Esaminiamo le tre collocazioni con (1) , (2) , (3) Νή nelle quali
Νcompare in entrambe le diatesi.

(1a) Od. 23.125-126


Ν π’Ν π υ Νφ ’Ν α ,Ν Ν Ν Ν Ν
Ν Ν α Ν π
“dicon che sia fra gli uomini il tuo ingegno: nessuno || dei mortali può mettersi
iὀΝἹἳὄἳΝἵὁὀΝὈἷ”

(1b) Il. 5.172


[…]Νᾧ Ν Ν α Ν ’Ν Ἁ
“ὃὉiΝὀἷὅὅὉὀὁΝἵὁὀΝἷὅὅὁΝviἷὀἷΝiὀΝἹἳὄἳΝἵὁὀΝὈἷ”

La metrica offre qualche una buona spiegazione per il med. α Ν(1ἴ): come già
si è visto alcuni medi al quarto metron metricamente sostituibili coi corrispondenti attivi
sono preferiti per impedire la fine di parola dopo un biceps realizzato da una sillaba
lungaέΝἜ’ἳὈὈivὁΝὅἷmἴὄἳΝperciò la diatesi da attendersi e in effetti, sebbene (1a) sia
100
Vd. STAHL 1907: 56.
101
Vd. ELLENDT 1861: 14.

70
in linea di principio rimpiazzabile col medio equivalente * α ,Ν ἡmἷὄὁΝἳἶὁὈὈἳΝὃὉiΝ
l’ἳὈὈivὁέ
Ciononostante, è possibile difendere α Ν(1ἴ)ΝἵὁmἷΝmἷἶiὁΝὄἷἵipὄὁἵὁΝvὅέΝl’ἳὈὈivὁΝ
non marcato (così ALLAN 2003: 86 n. 140), cfr. e.g. α ,Ν α + dat..

(2a) Od. 15.321


ῃ Ν Ν Ν Ν
“ἵὁὀΝmἷΝὀἷlΝὅἷὄviὐiὁΝὀἷὅὅὉὀΝmὁὄὈἳlἷΝpὁὈὄἷἴἴἷΝἵὁmpἷὈἷὄἷ”

(2b) Od. 4.80-81


Ν ’Ν Ν Ν Ν α, α ,Ν
α Ν[…]
“ἔὄἳΝἹliΝὉὁmiὀi,ΝἸὁὄὅἷ,ΝὃὉἳlἵὉὀὁΝpὁὈὄὡΝὁΝὀὁΝἵὁmpἷὈἷὄἷΝ|| con me ἶiΝἴἷὀi”

Si ripropone la stessa situazione vista con la collocazione precedente: in due passi


perfettamente sovrapponibili il med. α Ν(2b) è indotto dal contesto metrico – si
noti che solo due versi prima si trova (Od. 4.78) – mἷὀὈὄἷΝl’ἳὈὈivo (2a) è
scientemente preferito al med. * α έΝ
Ancora una vὁlὈἳΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ lἳΝ pὄimἳΝ ὅἵἷlὈἳΝ mἳΝ ilΝ mἷἶiὁΝ pὉάΝ ἷὅὅἷὄἷΝ iὀὈἷὅὁΝ ἵὁmἷΝ
reciproco.

(3a) Od. 4.78


αΝφ ’,Ν Ν Ν Ν Ν Ν
“ἔiἹliΝἵἳὄi,ΝἵὁὀΝZἷὉὅΝὀὁὀΝpὉάΝἹἳὄἷἹἹiἳὄἷΝὉὀΝmὁὄὈἳlἷ”
cfr. Hes. fr. 30.23 Merkelbach-West

(3b) Hes. Th. 534


’ υ π
“pἷὄΝilΝἸἳὈὈὁΝἵhἷΝἢὄὁmἷὈἷὁΝἵὁὀὈὄἳὅὈἳvἳΝilΝἸiἹliὁΝἶiΝἑὄὁὀὁΝἶἳll’ἷἵἵἷlὅἳΝpὁὈἷὀὐἳ”

(IIIa) Hdt. 5.49.7


Ν α Ν Νπ Ν α Ν Ν π υΝπ Ν
“ὅἷΝἵὁὀὃὉiὅὈἷὄἷὈἷΝὃὉἷὅὈἳΝἵiὈὈὡ,ΝpὁὈὄἷὈἷΝiὀΝὈὉὈὈἳΝὈὄἳὀὃὉilliὈὡΝἹἳὄἷἹἹiἳὄἷΝiὀΝὄiἵἵhἷὐὐἳΝ
ἵὁὀΝZἷὉὅ”

χὀἵhἷΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳΝ ἵὁppiἳΝ miὀimἳΝ ὁἸἸὄἷΝ ἷὅἳὈὈἳmἷὀὈἷΝ ἹliΝ ὅὈἷὅὅiΝ ἷlἷmἷὀὈiΝ ἶiΝ
valutazione già visti, con in più il luogo erodoteo (IIIa) ἵὁὀΝvἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁἈΝὄἷὅὈἳΝpἷὄάΝ
sempre possibile interpretare (3b) come un medio reciproco.
A conti fatti, quindi, le forme medie di soffrono tutte dello stesso
condizionamento metrico, ma per tutte vale la possibilità di porre un med. recip.
α . Ancora una volta metrica e semantica cooperano nella creazione di forme
medie isolate dal punto di vista paradigmatico.

71
2.20a α
α “ἵὁὀὈἷὀἶἷὄἷ”Ν hἳΝ ὉὀὁΝ status diverso rispetto a : è molto meno
attestato e proprio solo della poesia (Hom., Call., AP.) o della prosa di età imperiale
(ἜὉἵέ)έΝἙὀΝἓὄὁἶὁὈὁΝὀὁὀΝἵὁmpἳὄἷΝmἳiέΝἜὁΝὅiΝὈὄὁvἳΝἳll’ἳὈὈivὁΝ“ἵὁὀὈἷὀἶἷὄἷ,ΝliὈiἹἳὄἷ,ΝlὁὈὈἳὄἷ,Ν
ἹἳὄἷἹἹiἳὄἷ”Ν ἵὁὀΝ αΝ ήΝ π Ν + gen. (Il. 1.574) o con dat. (Il. 16.765) e al med.
α α “ἵὁmpἷὈἷὄἷ”ΝἵὁὀΝἶἳὈέ (Il. 23.792)έΝἙὀΝἡmἷὄὁΝἵὁmpἳὄἷΝἂxΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝ1xΝἳlΝ
medio.

(1a) Il. 16.765


Ν ’Ν Ν Ν Ν ’Ν α
“ἑὁmἷΝἓὉὄὁΝἷΝἠὁὈὁΝἹἳὄἷἹἹiἳὀὁΝἸὄἳΝlὁὄὁ”

(1b) Il. 23.791-792


αΝ Ν Νφ ’Ν α· α Ν
π Ν α α α ῖ ,Ν ῖ
“ὉὀΝ vἷἵἵhiὁΝiὀΝ ἹἳmἴἳΝ lὁΝ ἶiἵὁὀὁΝ ἳppὉὀὈὁἈΝ ὨΝ ἶiἸἸiἵilἷΝ || competere in corsa con
lὉi,ΝpἷὄΝἹliΝχἵhἷi,ΝὈὄἳὀὀἷΝχἵhillἷ”

La situazione di α non cambia rispetto a quella di : il med. α αΝ


(1b), seppur metricamente insostituibile – ὅiΝὀὁὈiΝiὀvἷἵἷΝἵhἷ,ΝὃὉἳὀἶὁΝl’ἷὅἳmἷὈὄὁΝὀὁὀΝlὁΝ
esige, l’ἳὈὈivὁΝὨΝliἴἷὄἳmἷὀὈἷΝὅἵἷlὈὁἈΝ α e non * α ’(α)Νiὀ Il. 2.342, Od.
2.206, 18.403 –, può essere difeso come reciproco.
102

2.21

Ν“Ὀὄὁvἳὄἷ” oppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. att. ὑ “Ὀὄὁvἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 5.355, Hdt. 1.56.2);
b. med. ὑ α “ὈὄὁvἳὄἷΝpἷὄΝὅὧ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 16.472, Hdt. 9.6)103.
I. In Omero ( Ν semplice e composto con ὺ,Ν φὺ)Νentrambe le diatesi sono
ἳὈὈἷὅὈἳὈἷΝmἳΝἵὁὀΝὉὀἳΝὀἷὈὈἳΝpὄἷvἳlἷὀὐἳΝἶἷll’ἳὈὈivὁἈΝὅὉΝλ1ΝὄiἵὁὄὄἷὀὐἷΝἶἷlΝvἷὄἴὁ il medio si
incontra solo 4x. ϊἳΝ ὀὁὈἳὄἷΝ iὀὁlὈὄἷΝ ἵhἷΝ Ν ὄiἵὁὄὄἷΝ ὅὁlὁΝ ἳll’ἳὁὄiὅὈὁΝ ὈὄἳὀὀἷΝ il pres.
in Od. 19.158. La ripartizione diatetica att. / med. rifl. indir. è rispettata in Od.
9.421-422 ’Ν α Ν α υΝ Ν ’Ν α ||Ν – Ν
cooccorre con α –, ma in due collocazioni il medio transitivo (2x, 1x
metricamente sostituibile) fἳΝἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἳll’ἳὈὈivὁέ
II. ἙὀΝἓὄὁἶὁὈὁΝl’ἳὈὈivὁΝὄἷὅὈἳΝlἳΝἶiἳὈἷὅiΝἶiΝἹὄἳὀΝlὉὀἹἳΝpiὶΝἶiἸἸὉὅἳἈΝὅὉΝ1ἆἂΝὄiἵὁὄὄἷὀὐἷΝdel
verbo (semplice e composto con ὺ,Ν ὺ,Ν πὺ,Ν π ὺ,Ν πα ὺ,Ν πα ὺ)Ν ilΝ mἷἶiὁΝ ὨΝ
documentato solo 3x nei tre tempi verbali oggetto di questo studio – cioè presente,

102
Vd. STAHL 1907: 60.
χὀἵhἷΝ “ἳὄὄivἳὄἷΝ ἳΝ Ὀὄὁvἳὄἷ”Ν pἷὄΝ STAHL 1907: 51, WACKERNAGEL 1926: I 127, DUHOUX 20002: 112,
103

HUMBERT 20043: 105.

72
imperfetto e aoristo – ἷΝ ὅἷmpὄἷΝ ἳll’ἳὁὄiὅὈὁ (Hdt. 9.26.3, 9.26.5 α, Hdt. 9.28.3
): si tratta in tutti e tre i casi di medi riflessivi indiretti.
Esaminiamo ora le collocazioni epiche con (1) e (2) α dove le due
diatesi coesistono.

(1a) Il. 7.30-31


[…]Ν Να Ν α ’,Ν Ν Ν
υΝ ὕ , π Νφ Ν π Ν υ
“pὁiΝpὉἹὀἷὄἳὀὀὁΝἶiΝὀὉὁvὁ,ΝὅiὀἵhὧΝlἳΝἸiὀἷΝ||ΝὈὄὁviὀὁΝἶ’Ἑliὁ,ΝἹiὡΝἵhἷΝὈἳὀὈὁΝpiἳἵὃὉἷΝ
ὀἷlΝἵὉὁὄἷ”
cfr. Il. 9.48-49, Od. 4.373-374, 4.466-467

(1b) Il. 16.472


ῖ υ υ ὕ
“ϊiΝὃὉἷὅὈὁΝἹὉἳiὁΝὈὄὁvάΝlἳΝἸiὀἷΝχὉὈὁmἷἶὁὀὈἷΝἸὁὄὈἷ”

Il med. Ν (1b) non dà problemi: è riflessivo indiretto dal momento che


Automedonte stesso beneficia della sua intuizione e riesce a non perdere il controllo del
carro.
Per quanto riguarda le forme attive, esse sarebbero in ben tre casi intercambiabili col
medio – * α per (1a) e * α per α in Od. 4.374, 4.467 – e
questo è di per sé garanzia che la sfumatura di riflessività indiretta è stata volutamente
fatta cadere.

(2a) Od. 24.462


,Ν Νπ Ν Ν π πα Ν α Ν ὕ ῃ
“ὀὁὀΝἳὀἶiἳmὁ,ΝἵhἷΝὀἷὅὅὉὀὁΝὅ’ἳὈὈiὄiΝὉὀΝmἳlἷΝvὁlὉὈὁ”

(2b) Od. 21.304


’Να π α Ν ὕ α
“mἳΝἳΝὅἷΝὅὈἷὅὅὁΝpἷὄΝpὄimὁΝpὄὁvὁἵάΝpἷὀἷ,ΝὉἴὄiἳἵἳὀἶὁὅi”

(IIa) Hdt. ἅέἆέ 1


α Να ῖ Ν Ν υ Ν
“ἓ,ΝὄiἸlἷὈὈἷὀἶὁ,ΝὈὄὁvὁΝiὀΝὃὉἷὅὈἳΝimpὄἷὅἳΝiΝὅἷἹὉἷὀὈiΝvἳὀὈἳἹἹi”

χὀἵhἷΝἳllἳΝlὉἵἷΝἶἷll’ἷὅἷmpiὁΝἷὄὁἶὁὈἷὁΝ(ἙἙἳ),ΝilΝmἷἶέΝ Ν(2b) è inattaccabile: si


tratta chiaramente di un medio riflessivo indiretto che rafforza il pron. rifl. […]
α 104
.

104
ἓὅἷmpiΝ ὅimiliΝ iὀΝ ἵὉiΝ lἳΝ ὄiἸlἷὅὅiviὈὡΝ iὀἶiὄἷὈὈἳΝ ὨΝ iὀἶiἵἳὈἳΝ ἶἳlΝ pὄὁὀὁmἷΝ ὄiἸlἷὅὅivὁΝ ἷΝ ὅὁὈὈὁliὀἷἳὈἳΝ ἶἳll’ὉὅὁΝ
della diatesi media sono forniti da KÜHNER 1976-19783: II.1 109, COCK 1981: 8, ALLAN 2003: 114,
RIJKSBARON 20063: 148.

73
Anche in (2a) il medio avrebbe potuto essere adoperato in iunctura ἵὁὀΝl’ἳἹἹἷὈὈivὁΝ
π πα “ὈiὄἳὈὁΝὅὉΝἶiΝὅὧ”,ΝἵhἷΝpὁὅὅiἷἶἷΝἹiὡΝὉὀΝὅiἹὀiἸiἵἳὈὁΝiὀΝὃὉἳlἵhἷΝmὁἶὁΝὄiἸlἷὅὅivὁ,Ν
ma il metro hἳΝἸἳvὁὄiὈὁΝl’impiἷἹὁΝἶἷll’ἳὈὈivὁ.
Infine in Od. 19.403 υ ’,Να Ν Ν ’Ν Ν Ν Ν α Ν|| πα Νπα
φ il med. , favorito dal metro, è stato ἳὀἵhἷΝ iὀἶὁὈὈὁΝ ἶἳlΝ ὅiὀὈἳἹmἳΝ αΝ
α, che occorre sempre al medio (cfr. Od. 19.406 […]Ν ’Ν ’Ν Ν Ν π ,
ἘἶὈέΝ1έ1ίἅέ1Ν α Ν Ν υ ,Ν αΝ Ν α ).
Ricapitolando, quasi tutti i medi epici analizzati – Ν (1b), (2b) – sono
ἹiὉὅὈiἸiἵἳἴiliΝἵὁmἷΝmἷἶiΝὄiἸlἷὅὅiviΝiὀἶiὄἷὈὈiΝiὀἶiἵἳὀὈiΝl’iἶἷὀὈiὈὡΝὈὄἳΝilΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝἳἹἷὀὈἷΝἷΝilΝ
ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷἉΝ ὅὁlὁΝ Ν (Od. 19.403) è piuttosto da intendersi come un
pὄὁἶὁὈὈὁΝ ἵὁὀἹiὉὀὈὁΝ ἶἷlΝ mἷὈὄὁΝ ἷΝ ἶἷll’ἳὀἳlὁἹiἳΝ ἷὅἷὄἵiὈἳὈἳΝ ἶἳlΝ ἵὁὁἵἵὁὄὄἷὀὈἷΝ ὅiὀὈἳἹmἳΝ ἳlΝ
mἷἶiὁΝ αΝ αέ

2.22 ,Ν ( )

“ἳvἷὄἷ,ΝὅὈἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo o intransitivo / medio riflessivo indiretto


o intransitivo:
a. att. [a] trans. “ἳvἷὄἷ,Ν pὁὅὅἷἶἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 2.336, Hdt. 6.22.1) [b]
“ὈὄἳὈὈἷὀἷὄἷ,Ν Ἰἷὄmἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 4.302, Eur. IT. 1159) [c] intrans. “Ὀἷὀἷὄὅi,Ν
mἳὀὈἷὀἷὄὅi”Ν(Il. 5.492, Hdt. 6.42.2);
b. med. α [a] rifl. indir. “ὈἷὀἷὄἷΝpἷὄ ὅὧ,ΝpὁὄὈἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 12.294) [b] intrans.
“Ὀἷὀἷὄὅi,ΝἳὈὈἳἵἵἳὄὅi”Ν+ΝἹἷὀέΝ(Il. 1.513, Aesch. Sept. 98).
I. In Omero (754x, att. 687x vs. med. 67x) la distribuzione diatetica è rispettata ma
in due collocazioni il med. trans. α Ν(ἂx, 3x metricamente sostituibile)ΝἳἸἸiἳὀἵἳΝl’ἳὈὈέΝ
έ
II. In Erodoto (1134x, att. x 1041 vs. med. 93x), invece, le due diatesi sono tenute
ben distinte anche perché mancano del tutto esempi con med. α Ν+Νἳἵἵέέ
, attestato solo al presente-imperfetto, “Ὀἷὀἷὄἷ,Ν ὅὈἳὄἷ”Ν oppone invece attivo
transitivo o intransitivo / medio intransitivo:
a. att. [a] trans. “Ὀἷὀἷὄἷ,Ν ὈὄἳὈὈἷὀἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 23.762, Soph. Tr. 138) [b]
intrans. “Ἰἷὄmἳὄὅi”Ν(ἦhὉἵέΝἅέἁηέἀ);
b. med. α “Ὀἷὀἷὄὅi,ΝὈὄἳὈὈἷὀἷὄὅi”Ν(Il. 3.82).
ἙέΝ ἠἷll’ἷpiἵἳΝ l’ἳὈὈέ Ν (36x in Hom.) non è usato intransitivamente e in questa
funzione si trova solo il med. α ,Ν pἷὄἵiάΝ ὀὁὀΝ ἵiΝ ὅὁὀὁΝ ὅὁvὄἳppὁὅiὐiὁὀiΝ ὈὄἳΝ ἹliΝ ὉὅiΝ
ἶἷll’ἳὈὈivὁΝἷΝὃὉἷlliΝἶἷlΝmἷἶiὁέ Ἔ’ἳὁὄiὅὈὁΝἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝὨΝ (28x)105.
II. In Erodoto (18x), invece, il mἷἶiὁΝmἳὀἵἳΝὈὁὈἳlmἷὀὈἷΝἷΝl’ἳὈὈέ ΝὄiἵὁὄὄἷΝὅiἳΝἵὁὀΝ
valore transitivo sia con valore intransitivo.
ἥἷἹὉἷΝὁὄἳΝl’ἳὀἳliὅiΝἶἷllἷΝἶὉἷΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀiΝiὀΝἵὉiΝἵὁἷὅiὅὈὁὀὁΝl’ἳὈὈέ , e il med.
α : (1) π α (e sinonimi), (2) ῖ α( )έ
105
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: I 329.

74
(1a) Il. 13.157
α ,Νπ Ν ’Ν π αΝπ ’Ν Ν
“figlio di Priamo, ἶἳvἳὀὈiΝἳΝὅὧΝὄἷἹἹἷvἳΝlὁΝὅἵὉἶὁΝὈὉὈὈὁΝὄὁὈὁὀἶὁ”
cfr. Il. 4.113, 5.300 (= 17.7), 10.152, 11.527, 13.163, 13.715, 14.11, 14.376, 14.428,
16.107, 18.803, 20.162-163, 20.278

(1b) Il. 12.294


α αΝ ’Ν π αΝ Νπ ’Ν π ’Ν
“ἓἶΝἷἵἵὁΝὅiΝὈἷὀὀἷΝἶἳvἳὀὈiΝlὁΝὅἵὉἶὁΝὈὉὈὈὁΝὄὁὈὁὀἶὁ”
cfr. Il. 21.581 ’Ν ’Ν ’Ν π αΝ Νπ ’Ν π ’Ν

(1c) Il. 20.261-262 Ν Ν Ν π Ν πα ῃ || α α ·Νφ Ν Ν


Ν

(Ia) Hdt. 7.76


όΝ π α Ν αΝ
“ἳvἷvἳὀὁΝpiἵἵὁliΝὅἵὉἶiΝἶiΝpἷllἷΝἶiΝἴὉἷΝὀὁὀΝἵὁὀἵiἳὈἳ”
cfr. Hdt. 7.78, 7.79, 7.89.1, 7.91

ἓὄὁἶὁὈὁΝhἳΝὅἷmpὄἷΝἷΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁΝὀἷlΝὅiὀὈἳἹmἳΝ ή - π α ὀἷlΝὅἷὀὅὁΝἶiΝ“ἳvἷὄἷ,Ν
pὁὄὈἳὄἷΝlὁΝὅἵὉἶὁ”, sicché (Ia), Hdt. 7.78, 7.79., 7.89.1, 7.91 sono paragonabili a (1a) con
vἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈέΝ ,ΝvὁlὉὈἳmἷὀὈἷΝpὄἷἸἷὄiὈὁΝἳlΝmἷἶέ ’( )Ν(4x in Hom.).
Dal canto loro i medi sarebbero ugualmente sempre metricamente sostituibili Ν
(4x in Hom.) e questo prova che sono stati scelti. In effetti è sempre loro attribuibile una
sfumatura di affettività dal momento che il guerriero tiene in mano il proprio scudo (aff.
prop.).

(2a) Il. 1.219


α π’Ν υ ῃ πῃ ῖ αΝ α ῖα Ν
“ἑὁὅìΝὅὉll’ἷlὅἳΝἶ’ἳὄἹἷὀὈὁΝὈὄἳὈὈἷὀὀἷΝlἳΝmἳὀὁΝpἷὅἳὀὈἷ”
cfr. Il. 18.33, 18.594 (= HH. 3.196)

(2b) Od. 22.316


Ν Ν π Ν α Ν π Ν ῖ αΝ α
“ἝἳΝὀὁὀΝmiΝἶἳvἳὀὁΝὄἷὈὈἳ,ΝὀὁὀΝὈὄἳὈὈἷὀἷvἳὀὁΝἶἳllἷΝἵὁlpἷΝlἷΝmἳὀi”

Il med. α (2b) è giustificabile: poiché si parla delle mani del soggetto, può
essere considerato un medio affettivo di proprietà (“ὈὄἳὈὈἷὀἷὄἷΝlἷΝproprie mἳὀi”)έΝ
ἠἷἹliΝ ἳlὈὄiΝ vἷὄὅiΝ iὀΝ ἵὉiΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ ἡmἷὄὁΝ hἳΝ iὀvἷἵἷΝ preferito la diatesi non
marcata e lo ha fatto libero da condizionamenti metrici almeno nel caso di (2a), al
ἵὉiΝpὁὅὈὁΝἳvὄἷἴἴἷΝpὁὈὉὈὁΝimpiἷἹἳὄἷΝ (2x in Hom.)
In conclusione, quindi, i med. om. (1b), (1c) e α (2b) si spiegano bene
come realizzazioni del medio affettivo di proprietà.

75
2.23

Ν “ὄἷὀἶἷὄἷΝ ἶiὄiὈὈὁ,Ν ἳlliὀἷἳὄἷ” oppone attivo transitivo / medio riflessivo


indiretto:
a. att. “ὄἷὀἶἷὄἷΝ ἶiὄiὈὈὁ,Ν ἳlliὀἷἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. ἀ1έἂἂ)Ν ||Ν “ἹὉiἶἳὄἷΝ ἶiὄiὈὈὁ,Ν
ἶiὄiἹἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 11.528, Eur. Or. 1016)
b. med. α “ἶiὄiἹἷὄἷΝpἷὄΝὅὧ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 5.270).
I. Nei poemi omerici il verbo conta 26 forme (1x ὺ),Ν ἶiΝ ἵὉiΝ ἁΝ mἷἶiἷέΝ La
distribuzione diatetica è rispettata, ma 2 forme medie su 3 ricorrono in collocazioni in
ἵὉiΝ ὈὄὁviἳmὁΝ ἳὀἵhἷΝ l’ἳὈὈivὁ,Ν pἷὄἵiάΝ ὅἳὄἳὀὀὁΝ ὁἹἹἷὈὈὁΝ ἶi studio qui insieme al med.
di Hes. Sc. 324 (ὈὁὈἳlἷΝ ἁΝ mἷἶiΝ “ἶiὀἳmiἵi”,Ν ὈὉὈὈiΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ ὅὁὅὈiὈὉiἴili).
Ἔ’ὉlὈimὁΝmἷἶiὁΝὁmἷὄiἵὁΝ υ Ν(Il. 6.3 Ν υ Ν α αΝ α) è
senza alcun dubbio reciproco (e/o affettivo di proprietà), come garantisce la presenza
del pron. recip. .
II. Erodoto impiega il verbo 3x: 1x la diatesi è attiva ( α ὺ)Νe 2x passiva. Il medio
transitivo manca totalmente.
ἠἷll’ἷpiἵἳΝilΝvἷὄἴὁΝὅiΝὈὄὁvἳΝὅiἳΝἳll’ἳὈὈivὁ sia al medio in collocazione con (1)
(e sinonimi), (2) α (e sinonimi), (3) α.

(1a) Il. 5.290


φ Νπ ·Ν Ν ’Ν υ
“ἥἵἳἹliά,ΝpἳὄlἳὀἶὁΝἵὁὅìἈΝχὈἷὀἳΝἹὉiἶάΝl’ἳὄmἳ”
cfr. Il. 17.632, 23.871

(1b) Od. 22.8


,Ν α π’Ν π Ν
“ϊiὅὅἷΝἷΝὅὉΝχὀὈiὀὁὁΝpuntava ilΝἶἳὄἶὁΝἳmἳὄὁ”

Ἔ’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝὈὄἳΝἳὈὈivὁΝἷΝmἷἶiὁΝὅiΝἹiὉὅὈiἸiἵἳΝpiἷὀἳmἷὀὈἷἈΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝimpiἷἹἳὈὁΝὃὉἳὀἶὁΝ
chi scaglia la freccia non corrisponde a chi ne raddrizza il tiro – vd. (1a), il cui att.
υ Ν pὄἷvἳlἷΝ ἵὁἷὄἷὀὈἷmἷὀὈἷΝ ὅὉlΝ mἷἶέΝ * ’( ), e Il. 17.632 –, il medio riflessivo
indiretto quando il soggetto si raddrizza da solo il tiro della freccia a proprio vantaggio
– vd. Od. 22.8106.
Ν (1b) può peraltro essere interpretato anche come medio affettivo di
proprietà nel senso che il soggetto raddrizza la propria freccia.
ἑ’ὨΝὉὀἳΝὅὁlἳΝἷἵἵἷὐiὁὀἷἈΝiὀΝIl. 23.871 ·Ν Ν Ν Νπ α ,Ν Ν υ ΝἵiΝ
si aspetterebbe un medio poiché Teucro indirizza la propria freccia. In questo caso l’ἳὈὈ.
υ Ν(non marcato) è stato probabilmente favorito dalla posizione metrica.

106
Ciononostante MEISTER 1921: 19-20 e CHANTRAINE 1948-1953: I 97 suggeriscono che il med. Ν
(1b) sia dovuto anche al contesto metrico.

76
(2a) Il. 23.317
αΝ Ν Ν
“ὄἷἹἹἷΝlἳΝὄἳpiἶἳΝὀἳvἷ,ΝὅὃὉἳὅὅἳὈἳΝἶἳiΝvἷὀὈi”
cfr. Od. 5.255, 9.78 (= 14.256), 11.10 (= 12.152), 12.81-82, HH. 3.418-421

(2b) Od. 5.270


α Ν π α
“ἑὁὅìΝἵὁlΝὈimὁὀἷΝἶὄiὐὐἳvἳΝilΝἵἳmmiὀὁΝὅἳpiἷὀὈἷmἷὀὈἷ”

(IIa) Hdt. 2.96.5


Ν π Ν π Ν α Ν Ν α Νπ
“mἷὀὈὄἷΝlἳΝpiἷὈὄἳ,ΝἵhἷΝὨΝὈὄἳὅἵiὀἳὈἳΝἶiἷὈὄὁΝἷΝὅὈἳΝὅὉlΝἸὁὀἶὁΝἶἷlΝἸiὉmἷ,ΝmἳὀὈiἷὀἷΝlἳΝ
ὄὁὈὈἳ”

Ἔ’ἳὈὈivὁΝὅἷmἴὄἳΝlἳΝἸὁὄmἳΝὀὁὄmἳlἷἈΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝiὀΝἓὄὁἶὁὈὁΝἷΝὀἷll’ἷpiἵἳΝὨΝἶiΝἹὄἳὀΝlὉὀἹἳΝ
la diatesi più frequente (att. 8x vs. med. 1x).
ἙὀΝpἳὄὈiἵὁlἳὄἷ,Νὀἷll’ὉὀiἵὁΝἵἳὅὁΝiὀΝἵὉiΝlἳΝmἷὈὄiἵἳΝpἷὄmἷὈὈἷὄἷἴἴἷΝἶiΝὅἵἷἹliἷὄἷΝὈὄἳΝle due
diatesi, e cioè iὀΝ(ἀἳ),ΝὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈέΝ e non il med. * ’(α )έ
Nondimeno, sulla scorta del medio di (1b), è possibile intendere (2b) sia
come ὄiἸlἷὅὅivὁΝ iὀἶiὄἷὈὈὁΝ (“si ἹὉiἶἳvἳΝ lἳΝ ὐἳὈὈἷὄἳ”)Ν ὅiἳΝ ἵὁmἷΝ ἳἸἸἷὈὈivὁΝ ἶiΝ pὄὁpὄiἷὈὡΝ
(“ἹὉiἶἳvἳΝlἳΝpropria ὐἳὈὈἷὄἳ”)107.

(3a) Il. 11.527-528


Ν φ’Ν Ν Ν ·Ν α ῖΝ
ῖ ’Ν ππ υ Ν Ν α αΝ , αΝ α
“hἳΝὅὉllἷΝὅpἳllἷΝilΝἹὄἳὀἶἷΝὅἵὉἶὁἉΝἳὀἵhἷΝὀὁiΝ|| spingiamo là carro e cavalli, dove
ἵὁὀΝpiὶΝviὁlἷὀὐἳ”
cfr. Il. 24.149-150 (= 24.178-179)

(3b) Hes. Sc. 324


φ υΝ π α Ν α π Ν αΝ
“ὅἳliὈὁΝὅὉlΝἵὁἵἵhiὁΝἹliΝἹὉiἶἳvἳΝilΝἵἳὄὄὁΝὄiἵὉὄvὁ”

Salvo il diverso complemento oggetto, la costruzione è la stessa vista nella


collocazione precedente con (2) αΝ(ἷΝὅiὀὁὀimi)ἈΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝlἳΝἸὁὄmἳΝἳὈὈἷὅἳΝἵὁmἷΝmὁὅὈὄa
in particolare (3a), dove sarebbe in teoria rimpiazzabile col med.
* ’(α)έΝ
Stavolta però non è possibile difendere (3b) né come medio riflessivo
indiretto – Iolao fa da auriga a Eracle nel combattimento contro Cicno e Ares – né
107
Vd. KOWALECK 1887: 13. Contra CHANTRAINE 1927b: 157, il quale, paragonando (2b) a Od. 5.255
π Ν ’Ν αΝπ Νπ α ,Ν φ αΝ ,Νafferma che «aucune nuance définie ne semble distinguer le
mὁyἷὀΝ ἶἷΝ l’ἳἵὈiἸ»έ TRONCI 2005: 113, infine, ritiene Ν (ἀἴ)Ν ὉὀΝ mἷἶiὁΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ἷΝ ὈὄἳἶὉἵἷΝ “ὅiΝ
ὅlἳὀἵiἳvἳ”έ

77
verosimilmente come medio affettivo di proprietà: Esiodo non ci dice di chi fosse il
ἵἳὄὄὁ,ΝmἳΝὨΝἶiἸἸiἵilἷΝἵὄἷἶἷὄἷΝἵhἷΝὅiἳΝἶiΝpὄὁpὄiἷὈὡΝἶἷll’ἳὉὄiἹἳέ
A conti fatti, quindi, la soluzione che ci pare più ragionevole è considerare
(3b) un medio favorito dal metro, tanto più che ricorre esattamente nella stessa
posizione metrica in cui abbiamo trovato questa forma verbale in (1b) e (2b), dove era
contestualmente giustificabile.
Dunque il med. α Νin (1b), (2b) può essere nel contempo riflessivo indiretto e
affettivo di proprietà, mentre in (3b) è verosimilmente un prodotto del metro.

2.24

Ν “pὁὄὄἷ in piedi”Ν oppone attivo transitivo (aor1. α,Ν - ,) / med.


3
intransitivo (aor . ):
a. att. [ἳ]Ν“pὁὄὄἷ in piedi,ΝmἷὈὈἷὄἷ”Ν+ acc. (Od. 1.127, Xen. Cyr. 6.3.25) [b]
“ἷὄiἹἷὄἷ,Ν iὀὀἳlὐἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. λέἅἅ,Ν ἘἶὈέΝ ἀέ11ίέἀ)Ν ||Ν “ἸἳὄΝ ἳlὐἳὄἷ,Ν ὅὁllἷvἳὄἷ”Ν +Ν
acc. (Il. 13.336, Hdt. 7.175.1);
b. med. ᾰ α [ἳ]Ν“ὅὈἳὄἷ,Νpὁὄὅi”Ν(Il. 1.535, Eur. IT. λἄ1)Ν||Ν“Ὀὄὁvἳὄὅi,Νἷὅὅἷὄἷ”Ν(Od.
ἅέἆλ,ΝἘἶὈέΝλέἀ1έἀ)Ν[ἴ]Ν“ὅὈἳὄἷΝἶiὄiὈὈὁ,ΝἷὄἹἷὄὅi”Ν(Il. 12.55, Hdt. 5.111.1).
La distribuzione delle due diatesi dipendἷΝἶἳll’ὉὅὁΝὅiὀὈἳὈὈiἵὁΝἶἷlΝvἷὄἴὁἈ il presente è
attivo se transitivo e medio se intransitivo. χll’ἳὁὄiὅὈὁ, invece, questo gioco si risolve
nἷll’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ὈὄἳΝ ἳὁὄ1. trans. caus. α, - Ν “pὁὅi”Ν ἷΝ ἳὁὄ3. intrans. Ν
“ὅὈἷὈὈi”έΝ Conseguentemente ὅὁlὁΝ l’ἳὁὄ . può offrire qualche attestazione del medio
1

svincolata dalla ripartizione semantica tra usi transitivi e usi intransitivi108.


I. In Omero su 68 forme di aor1. α,Ν- Ν(9x ὺ,Ν1xΝ πὺ,ΝἀxΝ α ὺ,Ν1xΝπ ὺ)Νil
medio transitivo ricorre solo 11x, e 5x (mai metricamente sostituibile) lo troviamo in
ἶὉἷΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀiΝiὀΝἵὉiΝἸἳΝἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἳll’ἳὈὈivὁέ
II. In Erodoto gli aor1. α,Ν- (semplice e composto con ὺ,Ν πὺ,Ν α ὺ,Ν πὺ,Ν
α ὺ,Ν ὺ,Νπα ὺ,Νπ ὺ,Ν υ ὺ,Ν πὺ) sono in tutto 69, 25 quelli medi transitivi.
Analizzeremo ora i vἷὄὅiΝiὀΝἵὉiΝl’ἳὁὄ1. α,Ν- ΝὄiἵὁὄὄἷΝiὀΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(1)Ν
,- ἷΝἵὁὀΝ(ἀ)Ν α( )έ

(1a) Od. 10.506


Ν α ’Ν αΝ υ π αΝ
“mἳΝἳlὐἳὈὁΝl’ἳlἴἷὄὁ,ΝὅpiἷἹἳὈἷΝlἷΝvἷlἷΝἴiἳὀἵhἷ”
cfr. Il. 23.582, Od. 2.424-425 (= 15.289-290)

(1b) Od. 9.77


’Ν α υ ’Ν α
“piἳὀὈἳὈiΝἹliΝἳlἴἷὄi,ΝiὅὅἳὈἷΝlἷΝἵἳὀἶiἶἷΝvἷlἷ”

108
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: II 179.

78
cfr. Od. 12.402 Ν ’Ν αΝ υ ’Ν α Ν

(1c) Il. 1έἂἆίΝ ’Ν Ν α ’ ’Ν αΝ υ π α α

I versi citati sono notevolmente simili, ciò che indurrebbe a credere che la
variazione diatetica non rifletta una differenza semantica.
ἜἳΝ mἷὈὄiἵἳΝ ὀὁὀΝ ἵiΝ ὨΝ ἶ’ἳiὉὈὁΝ pὁiἵhὧΝ ὈὉὈὈἷΝ lἷΝ ἸὁὄmἷΝ ἳὈὈἷὅὈἳὈἷΝ ὅὁὀὁΝ iὀὅὁὅὈiὈὉiἴiliΝ ἵὁὀΝ
quelle corrispondenti nella diatesi opposta.
Ciononostante tutti i medi attestati sono difendibili come riflessivi indiretti: i
marinai, infatti, noὀΝpὁὅὅὁὀὁΝὅἳlpἳὄἷΝὅἷΝὀὁὀΝpiἳὀὈἳὀὁΝl’ἳlἴἷὄὁ,ΝpἷὄἵiάΝl’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝli
individua come beneficiari.
Questa conclusione trova conferma nel fatto che i versi formulari sinonimi di quelli
contenenti il sintagma α,Ν - ,Ν - Ν ἵὁmἷ Od. 4.578 Ν ’Ν Ν
αΝ α αΝ υ Ν ῃ ,ΝOd. 4.781 (= 8.52) Ν ’Ν Ν Ν Ν α αΝ
α ῃ, Od. 11.3 Ν ’Ν Ν αΝ α αΝ α ῃ mostrano senza
eccezione il verbo Ν al medio, che pὉάΝ ἳὀἵh’ἷὅὅὁΝ essere interpretato senza
difficoltà come riflessivo indiretto109.
In definitiva la diatesi attiva in (1a) costituisce la variante non marcata intromessasi
verosimilmente perché favorita dal metro.

(2a) Il. 9.202


αΝ α,Ν υΝυ ,Ν α α
“ἝἳἹἹiὁὄΝἵὄἳὈἷὄἷΝpὁὀiΝὀἷlΝmἷὐὐὁ,ΝὁΝἸiἹliὁΝἶiΝἝἷὀἷὐiὁ”
cfr. Il. 23.741-745

(2b) Od. 2.431


α αΝ π φ αΝ Ν
“pὁὅἷὄὁΝiὀΝmἷὐὐὁΝἵὄἳὈἷὄiΝἵὁὄὁὀἳὈiΝἶiΝviὀὁ”

(2c) Il. ἄέηἀἆΝ αΝ α α Ν Ν Ν

(IIa) Hdt. 3.11.2


Ν Ν πα Ν αΝ Ν α φ Ν Ν α π
“ὀἷllὁΝὅpἳὐiὁΝὈὄἳΝiΝἶὉἷΝὅἵhiἷὄἳmἷὀὈi,ΝὅὁὈὈὁΝἹliΝὁἵἵhiΝἶἷlΝpἳἶὄἷ,ΝpὁὅἷὄὁΝὉὀΝἵὄἳὈἷὄἷ”

ἢἷὄΝὃὉἳὀὈὁΝὄiἹὉἳὄἶἳΝl’ἷpiἵἳΝiΝἶὉἷΝpἳὅὅiΝiὀἶiviἶὉἳὀὁΝlἳΝmἷἶἷὅimἳΝἳὐiὁὀἷἈΝὅiΝpὁὀἹὁὀὁΝ
dei crateri dai quali attingere vino per libare agli dei. Dunque in entrambi i casi il medio
è difendibile come riflessivo indiretto dal momento che il soggetto (beneficiario primo)

109
Affettivo secondo KOWALECK 1887: 13, 22.

79
pὄὁἸiὈὈἳΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝ pἷὄΝ pὁiΝ ἵὁmpiἷὄἷΝ ὉὀΝ ἳὈὈὁΝ ἶiΝ ὁὅὅἷὃὉiὁΝ ἷΝ ὄiὅpἷὈὈὁΝ ὀἷiΝ ἵὁὀἸὄὁὀὈiΝ ἶἷllἳΝ
divinità (beneficiario secondo)110.
ἙὀΝ (ἙἙἳ),Ν iὀvἷἵἷ,Ν l’ἳὈὈivὁΝ ὄἳppὄἷὅἷὀὈἳΝ lἳΝ vἳὄiἳὀὈἷΝ ὀὁὀΝ mἳὄἵἳὈἳΝ iὀΝ ὉὀΝ ἵὁὀὈἷὅὈὁΝ ὅimilἷ,Ν
mentre in (2a), Il. 23.741-745 la situazione è completamente diversa e non potrebbe
ἹiὉὅὈiἸiἵἳὄἷΝl’impiἷἹὁΝἶἷlΝmἷἶiὁέ
In conclusione sia nella collocazione con (1) ,Ν - Ν sia in quella con (2)
α l’ἳὁὄ . med.
1
Νè difendibile come riflessivo indiretto.

2.25 ( π )

( π) “Ἰilἳὄἷ,Ν ἳὅὅἷἹὀἳὄἷΝ ἵὁmἷΝ ἶἷὅὈiὀὁΝ (Ἰilἳὀἶὁ)” hἳΝ ὅiἳΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὅiἳΝ ilΝ mἷἶiὁΝ
(Il. 24.525, Od. 1.17, 8.579 π α ,ΝOd. 20.196 π α ) transitivi:
a. att. ( π ) “Ἰilἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 3.208, Hdt. 5.12.2);
b. med. π α , π α “Ἰilἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 8.579) | + inf. (Il.
24.525).
I. In tutto il nostro corpus epico il verbo è documentato solo nei poemi omerici,
dove ricorre 8x sempre composto con π ὺἈΝἂxΝὨΝἳὈὈivὁΝἷΝἂxΝmἷἶiὁΝ (mai metricamente
sostituibile) senza che alcuna distinzione semantica giustifichi il cambiamento di
diatesi111.
II. In Erodoto il verbo semplice vanta Ὁὀ’ὉὀiἵἳΝἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀἷΝἳll’ἳὈὈέ υ α Ν(Hdt.
5.12.2), il che suggerisce che il medio non sia usato normalmente in prosa.
Qui di seguito verranno analizzate tutte le ricorrenze del verbo per verificare se è
possibile identificare ὉὀἳΝἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝὀἷll’ὉὅὁΝἶἷllἷΝἶὉἷΝἶiἳὈἷὅi ὀἷll’ἷpiἵἳ.

(1a) Od. 3.208


’Ν Ν Ν πέ α Ν
“ἝἳΝὈἳὀὈἳΝἹiὁiἳΝpἷὄΝmἷΝὀὁὀΝἸilἳὄὁὀὁΝiΝὀὉmi”
cfr. Od. 4.207-208, 11.139, 16.64

(1b.1) Od. 8.579-580


Ν Ν α ,Ν π α ’Ν
π ,Ν αΝ Ν α Ν
“ἣὉἷὅὈἳΝvὁllἷὄὁΝiΝὀὉmiΝἷΝὄὁviὀἳΝἸilἳὄὁὀὁΝ|| agli uomini, ché anche ai futuri fosse
mἳὈἷὄiἳΝἶiΝἵἳὀὈὁ”

(1b.2) Od. 20.195-196


υ Νπ υπ υΝ π υΝ
ππ Ν α α Ν π α
110
Per questa distinzione tra beneficiario primo e beneficiario secondo in un identico contesto religioso
vd. § ἁέ1ηΝπ ,ΝἶὁvἷΝlἳΝἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝἶ’ὉὅὁΝὈὄἳΝἳὈὈivὁΝἷΝmἷἶiὁΝὨΝἳὀἵὁὄἳΝpiὶΝἵhiἳὄἳέ
111
Vd. ELLENDT 1861: 13 «in π α Ν ὉὀἶΝ π α α Ν wiὄἶΝ ὅiἵhΝ ἳὉἵhΝ ὅἵhwἷὄΝ ἷiὀΝ ἧὀὈἷὄὅἵhiἷἶΝ
nachweisen lassen» e JANSON 1868: 10 « π α α Ν[…]ΝpἳὄiὈἷὄΝἳὈὃὉἷΝἳἵὈivὉm»έ

80
“ἝἳΝiΝὀὉmiΝἳἸἸliἹἹὁὀὁΝἹliΝἷὄὄἳἴὁὀἶiΝmὁὄὈἳli,Ν|| e a volte anche ai sovrani filano
ἹἷmiὈi”

(1c) Il. 24.525-526 Ν Ν π α ῖ Ν ῖ ,Ν||Ν Ν υ ·Να


Ν ’Ν Ν
(1d) Od. 1έ1ἅΝ π α Ν α

(Ia) Hdt. 5.12.2


α Ν Ν φ Ν Ν Ν αΝ π’Ν Ν π π Ν Ν π
φα υ α Ν α Ν α Ν ππ Ν π υ α Ν α υ α Ν
“vἷὅὈiὄὁὀὁΝ lἳΝ ὅὁὄἷllἳΝ ὀἷlΝ mὁἶὁΝ piὶΝ ἷlἷἹἳὀὈἷΝ che poterono e la mandarono ad
attingere acqua con una brocca sulla testa, mentre contemporaneamente tirava
ἵὁὀΝὉὀΝἴὄἳἵἵiὁΝὉὀΝἵἳvἳllὁΝἷΝἸilἳvἳΝἶἷlΝliὀὁ”

A prima vista Omero depone a favore del medio, contraddicendo Erodoto e il suo
unico part. att. υ α (Ia): in effetti in tutti i versi epici le forme verbali sono
mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ iὀὅὁὅὈiὈὉiἴiliΝ ἵὁὀΝ ὃὉἷllἷΝ ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈiΝ ὀἷll’ἳlὈὄἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ὈὄἳὀὀἷΝ il med.
π α Ν(1b.2), in teoria rimpiazzabile con l’ἳὈὈέΝ* π έΝIl verso pare però
calcato su (1b.1), dove abbiamo il med. π α Ν ὀἷllἳΝ ὅὈἷὅὅἳΝ iἶἷὀὈiἵἳΝ pὁὅiὐiὁὀἷΝ
metrica seguito da Ν“ὄὁviὀἳ”,ΝἵhἷΝὄiἵhiἳmἳΝἳΝὅὉἳΝvὁlὈἳΝ Ν“ἹἷmiὈὁ”ΝἶiΝ(1b.2):
ἶὉὀὃὉἷΝl’iὀὈἷὄὁΝὅiὀὈἳἹmἳΝ π α Ν ’Ν (1b.1) deve essere stato alla base di
π αΝ (1b.2).
Smentita la realtà linguistica extra-poetica del medio di (1b.2) la situazione torna in
pἷὄἸἷὈὈὁΝἷὃὉiliἴὄiὁΝἷΝilΝὅὁlὁΝἷlἷmἷὀὈὁΝἶiὅἵὄimiὀἳὀὈἷΝὄimἳὀἷΝl’ἷὄὁἶὁὈἷὁΝ υ α (Ia),
sulla cui base non resta che etichettare i medi omerici come metricamente favoriti.

2.26

“pὄἷὀἶἷὄὅiΝ ἵὉὄἳ”Ν ὁppὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁ / medio affettivo di proprietà o


riflessivo indiretto:
a. att. [ἳ]Ν“pὄἷὀἶἷὄὅiΝἵὉὄἳ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 24.451) [b]Ν“pὁὄὈἳὄἷ,Νἳvἷὄἷ”Ν+ acc. (Il.
14.456);
b. med. α [a] aff. prop. “pὄἷὀἶἷὄὅiΝ ἵὉὄἳ (di qualcosa di proprio)”Ν +Ν ἳἵἵέΝ
(Hes. Op. 600) [b] rifl. indir. “pὁὄὈἳὄἷΝ viἳΝ ἵὁὀΝ ὅὧ,Ν ὁὈὈἷὀἷὄἷ,Ν ὄiἵἷvἷὄἷ”Ν (ἘἶὈέΝ
2.14.2).
I. Sono 32 gli esempi omerici totali e di questi solo 6 presentano il verbo al medio
(diatesi pἳὅὅivἳΝ pἷὄΝ Ν iὀΝ Od. 8.451). Una sola volta attivo e medio (1x,
metricamente sostituibile) compaiono nella stessa collocazione con (2) αΝήΝ .
Una seconda sovrapposizione diatetica si ottiene poi grazie a un passo esiodeo, che ha il
med. α Ν(metricamente sostituibile) in collocazione con (1) α dove l’Iliade e
l’Odissea hἳὀὀὁΝἁxΝl’ἳὈὈivὁέ

81
II. In Erodoto il verbo (semplice e composto con αὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Νπα αὺ,Νπ ὺ,Ν
π ὺ,Ν υ ὺ,Ν π ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝ1ίηx,Νmed. 40x) non offre collocazioni in cui attivo e medio
transitivo si sovrappongono e le due diatesi rimangono ben distinte.
Analizzeremo ora le due collocazioni epiche in cui attivo e medio ricorrono
alternativamente: (1) α, (2) α/ .

(1a) Il. 6.490 (= Od. 1.356, 21.350)


’Ν Ν Ν αΝ ’Να Ν αΝ
“ἥὉ,ΝὈὁὄὀἳΝἳΝἵἳὅἳ,ΝἷΝpἷὀὅἳΝἳll’ὁpἷὄἷΝὈὉἷ”

(1b) Hes. Op. 392-393


υ Ν ’Ν ,Ν ’Ν αΝπ ’Ν ῃ α
αΝ α Ν[…]
“ὅvἷὅὈiὈὁΝἶἷviΝmietere, se vuoi compiere al momento opportuno tutti i lavori di
ϊἷmἷὈὄἳ”

Dal punto di vista semantico il med. α (1b) è interpretabile come affettivo


ἶiΝ pὄὁpὄiἷὈὡΝ “ὁἵἵὉpἳὄὅiΝ ἶἷiΝ propri lἳvὁὄi”,Ν ἵὁmἷΝ ὅὉἹἹἷὄiὅἵἷΝ ἳὀἵhἷΝ ilΝ ἸἳὈὈὁΝ ἵhἷΝ ὨΝ ὅὈἳὈὁΝ
volutamenὈἷΝpὄἷἸἷὄiὈὁΝἳll’iὀἸiὀiὈὁΝἳὈὈivὁΝmἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝἷὃὉivἳlἷὀὈἷ * α.
In (1a) il contesto è il medesimo e ci si sarebbe potuti aspettare un impv. med.
* υ ἳlΝpὁὅὈὁΝἶἷll’ἳὈὈἷὅὈἳὈὁ έΝἣὉἷὅὈ’ὉlὈimὁ,Νpἷὄά, ha verosimilmente prevalso
a causa della combinazione agg. poss. + gen. di possesso ’Ν α : il medio affettivo
112
sarebbe risultato ridondante .

(2a) Il. 14.455-456


Ν π Ν α Ν Νπ αΝ α,Ν
Ν Ν Ν […]
“ἶἳllἳΝpἷὅἳὀὈἷΝmἳὀὁΝὀὁὀΝἴἳlὐάΝiὀὉὈilἷΝil dardo || ma in corpo lo porta qualcuno
ἶἷiΝϊἳὀἳi”
cfr. Il. 14.461-463

(2b) Il. 22.285-286


[…]Ν Να ’Ν Ν Ν υα
·Ν Ν Ν Ν Ν π Ν α
“ἓviὈἳΝiὀὈἳὀὈὁΝ ὃὉἷὅὈἳΝ miἳΝ lἳὀἵiἳΝ || di bronzo: che tu possa portarla tutta intera
nel ἵὁὄpὁ”

(IIa) Hdt. 4.81.5


Ν Νπ α Ν αΝ Ν α Ν α Ν π α
“ὁὄἶiὀάΝἳΝὈὉὈὈiΝἶiΝpὁὄὈἳὄἷΝἵiἳὅἵὉὀὁΝὉὀἳΝpὉὀὈἳΝἶiΝἸὄἷἵἵiἳ”

112
Un esempio simile in cui è evitata la cooccorrenza di medio e pron. rifl. al gen. è citato in § 2.8 φ ,Ν
φ .

82
Per quanto concerne questa seconda collocazione, la testimonianza erodotea (IIa)
non è dirimente poiché descrive la generica azione di portare una punta di freccia,
mentre in Omero si parla specificamente di una lancia portata nel proprio corpo.
Ἔ’ἳὈὈivὁΝ in Erodoto non desta quindi problemi, mentre, a rigore, in Omero ci si
aspetterebbe il medio affettivo di tangenza. Questo è attestato solo in α Ν(2b)113,
iὀΝ ὈἷὁὄiἳΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ ὅὁὅὈiὈὉiἴilἷΝ ἵὁὀΝ * α ,Ν mἷὀὈὄἷΝ iὀΝ Ν (2a) si ha una
forma attiva (non marcata) favorita dal metro.
In definitiva i medi epici α (1b) e α Ν(ἀἴ) sono il primo affettivo di
proprietà (e ὅiΝὀὁὈiΝl’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝ αΝ α Νvs. ’Να Ν αΝ ), il secondo
affettivo di tangenza.

2.27

“ἶiὅpὁὄὄἷΝiὀΝὁὄἶiὀἷ” oppone attivo transitivo / medio affettivo di proprietà o


riflessivo diretto:
a. att. “ἶiὅpὁὄὄἷΝiὀΝὁὄἶiὀἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.554, Eur. Rh. 662);
b. med. α [a] aff. prop. “mἷὈὈἷὄἷΝiὀΝὁὄἶiὀἷΝ(ὃὉἳlἵὁὅἳΝἶiΝpὄὁpὄiὁ)”Ν+ΝἳἵἵέΝ
(Il. 2.806) [b] rifl. dir. “ὁὄὀἳὄὅi”Ν(ἘἶὈέΝἅέἂίέἀ)έ
I. In Omero contiamo 19 ricorrenze del verbo (semplice e composto con π ὺ,Ν αὺ,Ν
ὺ,Ν α αὺ)ΝἵὁὀΝἁΝmἷἶi,ΝὉὀὁΝsolo dei quali (metricamente insostituibile) ci interessa qui
pἷὄἵhὧΝἵὁἷὅiὅὈἷΝἵὁὀΝl’ἳὈὈivὁΝiὀΝἵὁllὁἵἳὐione con (1) αΝ π α ΝήΝπ α .
ἙἙέΝἙὀΝἓὄὁἶὁὈὁΝἁίΝὅὁὀὁΝlἷΝἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiΝἵὁmplἷὅὅivἷΝἶiΝ Ν(2x αὺ,Ν2x π ὺ)ΝἵὁὀΝ
19 forme medie (tutte intrans.). Nessuna sovrapposizione tra le due diatesi dal momento
che la ripartizione diatetica descritta supra è sempre rispettata.
Analizziamo ora le occorrenze di , - α Ν iὀΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝ ἵὁὀΝ (1)Ν αΝ
π α /π α in Omero e Erodoto.

(1a) Il. 2.553-554


’Ν π Ν ῖ Ν π Ν ’Ν
α ππ υ Ν Ν α αΝ π αΝ
“mἳiΝ ὅὉllἳΝὈἷὄὄἳΝ ὀἳἵὃὉἷΝ ὉὁmὁΝ ὅimilἷΝ ||Ν pἷὄΝ ὁὄἶiὀἳὄἷΝ ἵἳvἳlliΝ ἷΝ ὉὁmiὀiΝ ἳὄmἳὈiΝ ἶiΝ
ὅἵὉἶi”
cfr. Il. 2.476, 2.704, 2.727, 14.379, 14.388

(1b) Il. 2.805-806


ῖ Ν α Ν Ν α Ν Νπ Ν ,
Ν ’Ν Ν π α
“ἶὉὀὃὉἷΝ ὁἹὀiΝ ἷὄὁἷΝ dia il segno a quelli che guida, || muova alla loro testa,
ὃὉἳὀἶ’ἳἴἴiἳΝὁὄἶiὀἳὈὁΝiΝὅὉὁiΝὉὁmiὀi”

113
Riflessivo indiretto per CHANTRAINE 1948-1953: II 177.

83
(Ia) Hdt. 7.161.3
Ν α Ὅ Ν π π Ν αΝ Ν φ Ν Ν Ν π αΝ αΝ Ν
α α α α Ν
“χὀἵhἷΝἡmἷὄὁ,ΝilΝpὁἷὈἳΝἷpiἵὁ,ΝἶiἵhiἳὄάΝἵhἷ ἷὄἳΝὉὀὁΝἶiΝὀὁiΝl’ὉὁmὁΝpiὶΝἳἴilἷ,ΝὈὄἳΝ
ὃὉἳὀὈiΝἳὀἶἳὄὁὀὁΝἳΝἦὄὁiἳ,ΝἳΝὅἵhiἷὄἳὄἷΝἷΝἳΝἶiὅpὁὄὄἷΝiὀΝὁὄἶiὀἷΝὉὀΝἷὅἷὄἵiὈὁ”

Il med. Ν (1b) è affettivo di proprietàἈΝ Νπ αΝ


ὅiἹὀiἸiἵἳΝ“ἳvἷὀἶὁΝἶiὅpὁὅὈὁΝiὀΝὁὄἶiὀἷΝiΝpropri Ὁὁmiὀi” .114

ÈΝ ὃὉἷὅὈὁΝ l’Ὁὀico passo fra quelli citati in cui Omero ha voluto marcare questa
sfumatura e il medio è stato adoperato a questo scopo; in tutti gli altri passi omerici e
nel luogo delle Storie (Ἑἳ),Ν iὀvἷἵἷ,Ν l’ἳὈὈέΝ Ν – che almeno in Il. 2.727 la metrica
prova essere stato volutamente preferito al medio metricamente equivalente:
per * α ’( ) – ha il significato non mἳὄἵἳὈὁΝἶiΝ“disporre iὀΝὁὄἶiὀἷ”115.

2.28
116
“ἳppἷὀἶἷὄἷ” oppone attivo transitivo / medio intransitivo ( ᾰ α)
o transitivo (Hes. Op. 629 α α ):
a. att. “ἳppἷὀἶἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 7.83, Aristoph. Ach. 58);
b. med. [a] intrans. ᾰ α “ἷὅὅἷὄἷΝἳppἷὅὁ,ΝἷὅὅἷὄἷΝὅὁὅpἷὅὁ,Νpἷὀἶἷὄἷ”Ν(Il. 15.21,
Hdt. 1.34.3) [b] trans. α α “ἳppἷὀἶἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἘἷὅέΝOp. 629).
I. In Omero Νe ᾰ α Νricorrono 9x ( Νsemplice e composto
con αὺ 1x, π ὺ 1x,Ν πα αὺ 1x) e i 2 soli medi sono forme di ᾰ α (Il. 15.18,
15.21 ). La distribuzione diatetica è perciò perfetta – Ν trans. /
ᾰ α Ν intrans. – ἷΝ iὀὈἳἵἵἳὈἳΝ ὅὁlὈἳὀὈὁΝ ἶἳll’ἳὁὄ . med. trans.
1
α α (Hes. Op.
629, metricamente insostituibile),ΝἵhἷΝὨΝὉὀἳΝἸὁὄmἳΝἳὀὁmἳlἳΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶἷlΝpἳὄἳἶiἹmἳ e
mal si distingue dalle forme attive117.
II. In Erodoto tra ° Νe ᾰ α Ν abbiamo 21 attestazioni complessive
(semplici e composti con αὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ)ἈΝ viἹἷΝ lἳΝ ὄipἳὄὈiὐiὁὀἷΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ
ΝὈὄἳὀὅέΝήΝ ᾰ α Ν(11x) intrans., dunque il medio transitivo è assente.
Confrontiamo ora α α Ν (ἘἷὅέΝ Op. 629) con alcune forme ricorrenti in
contesti simili tratte da Omero e dalle Storie.

(1a) Od. 8.67 (= 8.105)


Ν ’Ν Νπα α φ Ν α φ αΝ α Ν

114
Contra CHANTRAINE 1948-1953: II 177 che vede in Ν(1ἴ) un medio riflessivo indiretto.
115
Pace STAHL 1907: 60, che non vede differenze semantiche fra (1b) e le altre forme
attive del verbo.
116
Tratto ἶἳll’ἳὁὄ1. trans. α αΝ “ἳppἷὅi”Ν (pἹὄέΝ * ma -n - ←Ν ἳὁὄέΝ *krema-s- ←Ν iἷέ m 2-
m 2-ˊ, cfr. ved. cong. ś amat), ὅὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝilΝpὄἷὅἷὀὈἷΝὈὄἳὀὅiὈivὁΝpiὶΝἳὀὈiἵὁΝ Ν (vd. LIV2 337-338
s.v. * m 2-, DELG 558 s.v. , EDG 775 s.v. υ ).
117
Vd. JANSON 1868: 11 « α α […]ΝἳἵὈiviΝiὀὅὈἳὄΝἵὁllὁἵἳὈὉmΝἷὅὈ»έ

84
“ἷΝἳppἷὅἷΝἳΝὉὀΝἵhiὁἶὁΝlἳΝἵἷὈὄἳΝὅὁὀὁὄἳ”
cfr. Il. 8.19, Od. 1.439-440, HH. 3.8

(1b) Hes. Op. 629


π ’Ν π απ α α
“χppἷὀἶiΝilΝὈimὁὀἷΝἴἷὀΝἸἳὈὈὁΝὅὁpὄἳΝilΝἸὁἵὁlἳὄἷ”

(Ia) Hdt. 5.95.1


π αΝ υ Ν αῖ Ν α Ν φ αΝ έ α α π Ν α Ν
Ν
“mἳΝ ἹliΝ χὈἷὀiἷὅiΝ ὅiΝ impἳἶὄὁὀiὄὁὀὁΝ ἶἷllἷΝ ὅὉἷΝ ἳὄmiΝ ἷΝ lἷΝ ἳppἷὅἷro nel tempio di
χὈἷὀἳΝἳlΝἥiἹἷὁ”
ἵἸὄέΝἘἶὈέΝ1έἀ1ἄέ1,Νἀέ1ἀ1έ 1,Νηέἅἅέἁ,Νηέ11ἂέ1,Νλέ1ἀίέἂ

α α (1b) è completamente isolato, privo di contropartite in Erodoto e


metricamente insostituibile: eppure è difendibile come medio affettivo di proprietà,
come conferma solo due versi prima e in un identico contesto Hes. Op. 627 π αΝ ’Ν
π αΝπ αΝ Ν (vd. § ἁέἀ1Ν ).

2.29

Ν“ὅἷpἳὄἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. trans. att. “ὅἵἷἹliἷὄἷ”Ν+Νἳἵἵέ (Il. 6.188, Hdt. 3.17.2);
b. med. α “ὅἵἷἹliἷὄἷ per sé”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 9.521)
I. Omero usa il verbo 60x (semplice e composto con π ὺ,Ν αὺ,Ν π ὺ): 23 esempi
mostrano la voce attiva e 27 quella media118. In 6 casi (1x metricamente sostituibile) il
medio ἸἳΝ ἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ὀἷlΝ ὅiἹὀiἸiἵἳὈὁΝ ἶiΝ “ὅἵἷἹliἷὄἷ”Ν in collocazione con (1)
φ α Ν(ἷΝὅiὀὁὀimi)έ
II. In Erodoto le attestazioni complessive di Ν(semplice e composto con αὺ,Ν
υπ ὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν α αὺ,Νπα αὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ)ΝὅὁὀὁΝλίἈΝ l’ἳὈὈivὁ ricorre 33x, il medio
48x,Ν mἳΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ ὨΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ὅὁlὁΝ ὀἷlΝ ἵἳὅὁΝ ἶἷlΝ ἵὁmpὁὅὈὁΝ ἶἷpὁὀἷὀὈἷΝ π α,
che è però un verbo ἶivἷὄὅὁΝὅiἹὀiἸiἵἳὀὈἷΝ“ὄiὅpὁὀἶἷὄἷ”.
ἢὄἷὅἷὀὈiἳmὁΝ ὃὉiΝ ἶiΝ ὅἷἹὉiὈὁΝ iΝ vἷὄὅiΝ iὀΝ ἵὉiΝ ἡmἷὄὁΝ ἷΝ ἓὅiὁἶὁΝ pὄἷὅἷὀὈἳὀὁΝ l’ἳὈὈivὁΝ ἷΝ ilΝ
medio in collocazione con (1) φ α (e sinonimi) e quattro passi erodotei paragonabili.

118
In Od. 8.35-36 α π α || α l’ἳὁὄ1. med. deve
avere valore passivo come è suggerito dal confronto con Od. 8.48 α
π α, dove figura un inequivocabile aor. in - - (vd. KOWALECK 1887: 4, CHANTRAINE
1948-1953: II 181). Ciononostante stupisce che in Od. 8.36 non sia stata impiegata la forma di aor. in - -
,ΝpἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝὅὁvὄἳppὁὀiἴilἷΝἶἳlΝpὉὀὈὁΝἶiΝviὅὈἳΝmἷὈὄiἵὁΝἳΝ : che questo medio vada
ἶὉὀὃὉἷΝiὀὈἷὄpὄἷὈἳὈὁΝἵὁmἷΝὉὀΝὄiἸlἷὅὅivὁΝἶiὄἷὈὈὁΝ“ὅἷpἳὄiὀὁΝὅἷΝὅὈἷὅὅiΝ(scil. ἶἳἹliΝἳlὈὄi)”ς

85
(1a) Il. 1.309
Ν ’Ν αΝ Ν[…]Ν
“ὅἵἷlὅἷΝvἷὀὈiΝἳΝὄἷmἳὄἷ”
cfr. Il. 6.188, Od. 4.666, 9.90 (= 10.102), 9.195, 14. 217-218

(1b) Od. 4.778


Ν π Ν α ’ φ α υ
“ϊiἵἷὀἶὁΝἵὁὅìΝὅἵἷlὅἷΝvἷὀὈiΝἸὁὄὈiὅὅimiΝὉὁmiὀi”

(1c) Il. 9.520-521 α Ν αΝ ππ Ν υ Ν || α α Ν


α […]
(1d) Il. 19.193 υ αΝ αΝ α α α Ν
(1e) Od. 4.408-409 · ’Ν α α α υ || ῖ ,Ν Νπα υ Ν
Ν
(1f) Od. 4.530 α φ α υ
(1g) Od. 24.107-108 […]Ν || α α π α
υ 119

Due soli sono gli esempi epici in cui la scelta tra attivo e medio è svincolata dagli
obblighi del metro, cioè (1a) e (1b). Nel primo passo Agamennone sceglie venti uomini
da imbarcare come rematori sulla nave destinata a riportare Criseide da suo padre e
decide che a guidarla sia Odisseo (vd. Il. 1.311): il re di Micene non partecipa alla
missione e ὈὄὁviἳmὁΝ l’ἳὈὈέΝ Ν (1ἳ)έΝ ἠἷlΝ ὅἷἵὁὀἶὁΝ pἳὅὅὁ,Ν iὀvἷἵἷ,Ν χὀὈiὀὁὁ,Ν vἷὀὉὈὁΝ ἳΝ
ἵὁὀὁὅἵἷὀὐἳΝἶἷllἳΝpἳὄὈἷὀὐἳΝἶiΝἦἷlἷmἳἵὁΝἶἳΝἙὈἳἵἳ,ΝἶἷἵiἶἷΝἶiΝpὄἷpἳὄἳὄἹliΝὉὀ’imἴὁὅἵἳὈἳΝpἷὄΝ
quando ritornerà e sceglie perciò venti uomini che lo accompagnino (vd. Od. 4.669-
672): lui stesso guida la spedizione e Omero adopera in questo caso il med. α ’( )Ν
(1f).
Da queste considerazioni emerge che la scelta tra attivo e medio nella sua massima
pregnanza è governata dal seguente principio: se chi sceglie i compagni resta poi al di
fuori del gruppo si richiede la diatesi attiva, se invece entra a farne parte la diatesi è
media. Dunque il medio è riflessivo indiretto e sottolinea il beneficio che il soggetto
agente trae dalla sua azione, dal momento che questi, una volta effettuata la scelta degli
uomini, si aggrega a loro e ne condivide le sorti120. Ovviamente anche Agamennone in
(1ἳ)ΝὈὄἳἷΝἴἷὀἷἸiἵiὁΝἶἳll’ἳὐiὁὀἷΝἵhἷΝἵὁmpiἷΝἶἳlΝmὁmἷὀὈὁΝἵhἷΝlἳΝmiὅὅiὁὀἷΝpἷὄmἷὈὈἷὄὡΝἶiΝ
scacciare la peste dal campo acheo, ma Omero preferisce in questo non esprimere
ἸὁὄmἳlmἷὀὈἷΝὃὉἷὅὈἳΝὅἸὉmἳὈὉὄἳΝἷΝpἷὄἵiάΝimpiἷἹἳΝl’ἳὈὈέ .
Questa spiegazione calza perfettamente per (1d), (1f) e α α (1e),
ma anche Ν(1ἵ), (1g) sono semanticamente giustificabili come medi riflessivi
indiretti poiché il soggetto compie comunque una scelta che va a suo vantaggio.

119
Non consideremὁΝὀἷll’ἳὀἳliὅiΝἘἷὅέΝἸὄέΝ1ἂ1έἀἀΝἝἷὄἽἷlἴἳἵh-ἩἷὅὈΝπ ] Ν ’Ν α Ν α ΝἶἳlΝmὁmἷὀὈὁΝ
che il contesto è estremamente lacunoso.
120
Vd. ALLAN 2003: 109.

86
(Ia.1) Hdt. 3.17.2
υ υ π α υ αυ α
π , π υ π π α α
“ἤiἸlἷὈὈἷὀἶὁΝ ὅὉΝ ὈἳliΝ pὄὁἹἷὈὈi,Ν ὅὈἳἴilìΝ ἶiΝ iὀviἳὄἷΝ ἵὁὀὈὄὁΝ iΝ ἑἳὄὈἳἹiὀἷὅiΝ lἳΝ ἸlὁὈὈἳ,Ν
ἵὁὀὈὄὁΝἹliΝχmmὁὀiΝὈὄὉppἷΝὅἵἷlὈἷΝἶiΝἸἳὀὈἷὄiἳ”

(Ia.2) Hdt. 3.25.3


πέ α Ν π Ν υ αΝ α Ν Ν Ν
υ Ν α απ α υΝ Ν Ν π α ,Να Ν
Ν π Ν Ν α Ν Ν π Ν πα
“ἶiὅὈἳἵἵάΝἶἳllἳΝὅὉἳΝἳὄmἳὈἳΝἵiὄἵἳΝἵiὀὃὉἳὀὈἳmilἳΝὉὁmiὀiΝἷΝὁὄἶiὀάΝlὁὄὁΝἶiΝὄiἶὉὄὄἷΝiὀΝ
ὅἵhiἳviὈὶΝἹliΝχmmὁὀiΝἷΝἶiΝἶἳὄἷΝἸὉὁἵὁΝἳll’ὁὄἳἵὁlὁΝἶiΝZἷὉὅἉΝlὉiΝὅὈἷὅὅὁΝpὁi,Νἵon il
ὄἷὅὈὁΝἶἷllἷΝὈὄὉppἷ,ΝmὁὅὅἷΝἵὁὀὈὄὁΝἹliΝἓὈiὁpi”

(Ia.3) Hdt. 8.114.1


Ν , Ν α Ν Ν Ν α Ν έ
“ἠἷlΝὈἷmpὁΝiὀΝἵὉiΝἝἳὄἶὁὀiὁΝὅἷlἷὐiὁὀἳvἳΝlἷΝὅὉἷΝὈὄὉppἷ”
cfr. Hdt. 8.7.1

In Erodoto la situazione è cambiata completamente ἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ l’ὉὀiἵἳΝ diatesi


impiegata in qualsiasi contesto.
Si confrontino (Ia.1) e (Ia.2) con (Ia.3). In (Ia.1), (Ia.2) Cambise distacca delle
truppe e le invia contro gli Ammoni ma non partecipa personalmente a questa
spedizione, come è detto apertis verbis in (Ia.2): secondo quanto abbiamo appreso da
ἡmἷὄὁΝl’ὉὅὁΝἶἷll’ἳὈὈivὁΝὨΝἳὈὈἷὅὁΝiὀΝὃὉἷὅὈὁΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝἷΝiὀἸἳὈὈiΝὨΝἵὁὀἸἷὄmἳὈὁΝἶἳΝἓὄὁἶὁὈὁέΝἙn
(Ia.3), invece, Mardonio sceglie le truppe con cui svernerà in Tessaglia, perciò ci si
sarebbe aspettati il medio. E questo in realtà si trova per ben quattro volte nelle forme
Ν(ἀx),Ν ΝἷΝα ΝὃὉἳὀἶὁΝlἳΝὅὈἷὅὅἳΝmἷἶἷὅimἳΝἳὐiὁὀἷΝἶiΝ ὅἵἷlὈἳΝἵὁmpiὉὈἳΝ
da Mardonio è narrata in Hdt. 8.113.2-3. Ciò mostra chiaramente che non si può
ricorrere in questo caso alla spiegazione fornita da ALLAN 2003: 25:

The active voice may be used in contexts in which it is clear that the subject
benefits from the action. Clear examples are those in which active and middle
forms are used alternately. If it is inferrable from the context that the action is
performed in the interest of the subject, the use of the middle form is not
ὁἴliἹἳὈὁὄyΝ[…]έ121

121
Vd. anche DUHOUX 20002: 125.

87
ἜἳΝἵὁὅὈἳὀὐἳΝὀἷll’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁ122 è un segno inequivocabile che Erodoto ha voluto
insistere sul coinvolgimento personale di ἝἳὄἶὁὀiὁΝὀἷll’ἳὐiὁὀἷ,Νpἷὄἵiά (Ia.3) è
attivo semplicemente perché la prosa ionica non conosce più l’Ὁὅὁ del medio riflessivo
indiretto per il verbo ἷΝἶἷiΝὅὉὁiΝἵὁmpὁὅὈiΝἵὁlΝὅiἹὀiἸiἵἳὈὁΝἶiΝ“ὅἵἷἹliἷὄἷ”123.
In conclusione tutti i medi omerici sono giustificabili come riflessivi indiretti (6x).
In particolare, confrontando (1a) e (1b), è emerso che nella sua massima pregnanza
l’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝiὀἶiἵἳ che chi compie la scelta dei compagni sperimenta poi su di sé le
conseguenza del suo gesto perché fa parte del gruppo che ha creato.
La realizzazione riflessiva indiretta del medio in questo verbo non si ritrova però più
nel greco successivo e le Storie la ignorano.

2.30 ,Ν ῠ

“imἴἳὈὈἷὄὅi”Ν oppone attivo transitivo o intransitivo / medio transitivo (Il.


ἀἂέηἁίΝ α ):
a. att. [a] trans. “iὀἵὁὀὈὄἳὄἷ,Ν imἴἳὈὈἷὄὅi”Ν +Ν ἶἳὈέΝ (Il. 23.428, Aesch. Pers.
1ί1ἀ)Ν[ἴ]Ν“ὄἳἹἹiὉὀἹἷὄἷ,ΝὁὈὈἷὀἷὄἷ”Ν+ΝἹἷὀέΝ(HH. 2.189, Aesch. Ag. 628) | π Ν+ΝἶἳὈέΝ
(Il. 23.821) [b] intrans. “ἳἵἵἳἶἷὄἷ”Ν(ἥὁphέΝOC. 225);
b. med. α “imἴἳὈὈἷὄὅi”Ν+ΝἶἳὈέΝ(Il. 24.530).
ῠ “ὁὈὈἷὀἷὄἷ”Νche pure non ha il medio, affianca Νin alcune collocazioni ed
è stato per questo incluso qui. Il verbo hἳΝ l’ἳὈὈivὁΝ transitivo o intransitivo: [a]
trans. “ὁὈὈἷὀἷὄἷ,ΝἵὁὀὅἷἹὉiὄἷ,Νὄiἵἷvἷὄἷ”Ν+Ν ἹἷὀέΝ(ἘἶὈέΝ 1έἁ1έἁ)Ν[ἴ]Ν“Ὀὁἵἵἳὄἷ”Ν+ΝἶἳὈέΝ (ἥὁphέΝ
OC. 1290) [c] intrans. “ὄiὉὅἵiὄἷ,Νἳvvἷὀiὄἷ,ΝὅvὁlἹἷὄὅi,Νpὄὁἵἷἶἷὄἷ”Ν(χἷὅἵhέΝSept. 23).
I. Nel nostro corpus epico troviamo soltanto , che è del resto documentato
quasi sempὄἷΝiὀΝ pὁἷὅiἳέΝἠἷll’Iliade vanta 6 attestazioni (semplice e composto con ὺ,Ν
υ ὺ)ΝἷΝὉὀ’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝ mἷἶiἳ α (Il. 24.530, metricamente sostituibile), la quale
ὄἳppὄἷὅἷὀὈἳΝὉὀ’ἳὀὁmἳliἳΝiὀΝὉὀΝpἳὄἳἶiἹmἳΝἶiΝὉὀΝvἷὄἴὁΝἳlὈὄimἷὀὈiΝactivum tantum.
II. ErodotὁΝ ἵὁὀὁὅἵἷΝ ὅὁlὁΝ ῠ Ν (semplice e composto con ὺ,Ν π ὺ,Ν υ ὺ: totale
18x), molto più diffuso in prosa rispetto a ,o Ν(2x), entrambi sempre attivi.
Ἔ’ὁἴiἷὈὈivὁΝὨΝpὄὁvἳὄἷΝἳΝὄἷὀἶἷὄἷΝἵὁὀὈὁΝἶiΝ α Ν(Il. 24.530),Νl’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝmἷἶiἳΝἶiΝ
tutto il paradigma.

(1a) Il. 23.435


Νπ Ν υ α Ν υ Ν ππ Ν
“ἵhἷΝὀὁὀΝἵὁὐὐἳὅὅἷὄὁΝiὀὅiἷmἷΝὀἷllἳΝὅὈὄἳἶἳΝiΝἵἳvἳlli”

122
ἙlΝ pἳὄὈiἵipiὁΝ ἳὈὈivὁΝ α Ν ὀὁὀΝ pὉάΝ ἵὁὀἸὉὈἳὄἷΝ ὃὉἷὅὈἳΝ ἳὀἳliὅiἈΝ ὨΝ ἵὁllὁἵἳὈὁ infatti tra Νe
α (Hdt. 8.113.3), perciò non è stato impiegato per interrompere la catena di medi riflessivi indiretti
secondo il principio descritto da Allan e appena menzionato, ma semplicemente perché nel significato di
“ὅἵἷἹliἷὄἷ”ΝilΝvἷὄἴὁΝ α Ν(ἀxΝiὀΝἘἶὈέ)ΝὀὁὀΝἵὁὀὁὅἵἷΝilΝmἷἶiὁέ
123
Vd. anche Hdt. 1.70.1, 3.39.4, 6.130.1, 8.123.2, tutti passi col verbo (°) “ὅἵἷἹliἷὄἷ”Ν
ὄiἹὁὄὁὅἳmἷὀὈἷΝἳll’ἳὈὈivὁέ

88
cfr. Il. 3.23, 13.145, 23.428, 23.821, HH. 2.188-189, 5.173-174, Hes. Op. 216, 691, Sc.
426

(1b) Il. 24.530


α α, ’Ν
“iὀἵὁὀὈὄἳΝἳΝvὁlὈἷΝὉὀΝmἳlἷΝἷΝἳlὈὄἷΝvὁlὈἷΝὉὀΝἴἷὀἷ”

(Ia) Hdt. 3.77.2


έ υ α ῖ α φ υ
“ὅiΝimἴἳὈὈἷὄὁὀὁΝὀἷἹliΝἷὉὀὉἵhiΝiὀἵἳὄiἵἳὈiΝἶiΝpὁὄὈἳὄἷΝiΝmἷὅὅἳἹἹiΝἳlΝὄἷ”
cfr. Hdt. 4.125.1, 7.218.2

α Ν(1b) non è giustificabile semanticamente a partire dalle categorie di medio


di cui disponiamo, è metricamente ὅὁὅὈiὈὉiἴilἷΝἵὁὀΝ* ΝὅὁlὁΝἳΝpἳὈὈὁ di introdurre una
fine di parola dopo uno spondeo al quarto metron e di provocare uno iato con e
non trova riscontro nelle StorieέΝχlΝἵὁὀὈὄἳὄiὁΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝlἳΝἸὁὄmἳΝpiὶΝἳὈὈἷὅὈἳὈἳΝiὀΝἡmἷὄὁΝἷΝ
l’ὉὀiἵἳΝὀὁὈἳΝἳΝἓὄὁἶὁὈὁέΝ
Si noti inoltre che υ α (1a) è collocato in una posizione metrica che
ἳvὄἷἴἴἷΝὈὁllἷὄἳὈὁΝἳὀἵhἷΝilΝmἷἶέΝ* υ α α ’( )ἈΝilΝἵὁὀὈἷὅto sarebbe stato perfetto per
impiegare un medio reciproco, ma se Omero non lo ha usato bisogna concludere
semplicemente che la diatesi media di questo verbo non esiste e che il med. α
(1b) è metricamente indotto.

2.31 π

π “ὄiὅplἷὀἶἷὄἷ”Ν ὁppὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ἵἳὉὅἳὈivὁΝ ήΝ mἷἶiὁΝ


intransitivo:
a. att. π [a] intrans. “ὄiὅplἷὀἶἷὄἷ,Ν ἴὄillἳὄἷ,Ν ἶiὅὈiὀἹὉἷὄὅi”Ν (Il. 4.432, Bacchyl.
3.17) [b] trans. caus. “ἸἳὄΝἴὄillἳὄἷ,ΝillὉmiὀἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἓὉὄέΝHel. 1131);
b. med. π α “ἴὄillἳὄἷ,Νὄiὅplἷὀἶἷὄἷ”Ν(Il. 16.71, Bacchyl. 5.72).
I. In Omero π Νricorre 30x (semplice e composto con π ὺ,Ν π ὺ),Ν1ἁxΝἳll’ἳὈὈivὁΝ
e 17x al medio. Nessuna differenza è apparentemente percepibile tra le due diatesi124 e
noi lo verificheremo tramite l’ἳὀἳliὅiΝἶiΝὃὉἳὈὈὄὁΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀ1 in cui attivo e medio (6x,
1x metricamente sostituibile) coesistono.
ἙἙέΝἓὄὁἶὁὈὁ,Νiὀvἷἵἷ,ΝἵὁὀὁὅἵἷΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁΝpἷὄΝὃὉἷὅὈὁΝvἷὄἴὁΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝ1ἀxΝ(ὅἷmpliἵἷΝἷΝ
composto con ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ). Il medio è documentato solo per l’iὀἸέΝ ἸὉὈέΝ mἷἶέΝ
α Ν(ἀx), dove è regolare.

124
Vd. CHANTRAINE 1927b: 158, SCHWYZER 1990-20056: II 232, ALLAN 2003: 207-208, HUMBERT
20043: 106.

89
La ἶiὅὈiὀὐiὁὀἷΝἶ’ὉὅὁΝὈὄἳΝἳὈὈivὁΝ ἵἳὉὅἳὈivὁΝ(e.g. Eur. Hel. 1131) e medio intransitivo
(e.g. Eur. Med. 1194) è una peculiarità di Euripide125, ma si tratta senza dubbio di una
distinzione artificiale dal momἷὀὈὁΝἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝἶiΝἹὄἳὀΝlὉὀἹἳΝlἳΝἶiἳὈἷὅiΝpiὶΝἳὈὈἷὅὈἳὈἳΝpἷὄΝ
questo verbo e che il medio si trova sempre e solo in poesia126. Inoltre Euripide è
notoriamente un poeta non nuovo a creazioni verbali127: questa constatazione
delegittima l’opposizione att. trans. caus. π / med. intrans. π α ,Ν ἵhe deve
perciò essere secondaria e non può essere presa in considerazione nella nostra analisi.
Qui di seguito presentiamo quattro coppie minime in cui il verbo occorre in
entrambe le diatesi in identiche collocazioni: (1) α , (2) α , (3) φ /
, (4) / .

(1a) Il. 10.153-154


’Ν π αυ Ν α ,Ν Ν α Ν
φ’ Ν Ν π πα Ν · […]
“ἷὄἳὀὁΝ iὀἸiὅὅἷΝ pἷὄΝ ilΝ pὉὀὈἳlἷ,Ν ἷΝ ilΝ ἴὄὁὀὐὁΝ lὁὀὈἳὀὁΝ mἳὀἶἳvἳΝ lἳmpi,Ν || come la
folgore ἶἷlΝpἳἶὄἷΝZἷὉὅ”
cfr. Il. 11.44-45, 13.245 (= 22.32)

(1b) Il. 22.134-135


[…]Ν φ α Ν π Να
πυ Να υΝ υΝ
“ilΝἴὄὁὀὐὁΝἹliΝlἳmpἷἹἹiἳvἳΝiὀὈὁὄὀὁ,ΝὅimilἷΝἳlΝὄἳἹἹiὁΝἶἷlΝἸὉὁἵo ardente o del sole
ἵhἷΝὅὁὄἹἷ”

Metricamente π (1ἴ)ΝὨΝl’ὉὀiἵὁΝmἷἶiὁΝὈὄἳΝὃὉἷlliΝesaminati in questa sede che


ὅἳὄἷἴἴἷΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ ὅὁὅὈiὈὉiἴilἷΝ ἵὁὀΝ π Ν (ἁxΝ iὀΝ Ἐὁmέ)έΝ Ἔ’ὉὅὁΝ ἶἷll’ἳὈὈivὁ,Ν pἷὄά,Ν
avrebbe qui provocato una fine di parola dopo uno spondeo al quarto metron e
sappiamo che Omero, se può, evita una simile circostanza.

(2a) Il. 11.65-66


Ν ’Ν Νπυ Ν ·Νπ Ν ’Ν αΝ α
φ’ Ν Ν π πα Ν Να
“ἳlὈὄἷΝvὁlὈἷΝὈὄἳΝἹliΝὉlὈimi,ΝἶἳὀἶὁΝἵὁmἳὀἶiἉΝἷΝὈὉὈὈὁΝἶiΝἴὄὁὀὐὁΝ|| splendeva, come la
folgore del pἳἶὄἷΝZἷὉὅΝἷἹiὁἵὁ”
cfr. Il. 12.463-464

(2b) Il. 20.156


Ν ’Ν πα Ν π Νπ Ν α π α
“ἓΝὈὉὈὈἳΝὅiΝὄiἷmpìΝlἳΝpiἳὀura – e lampeggiava di bronzo –”
125
Vd. MARGULIES 1929: 215, MARGULIES 1930: 117.
126
Vd. GROSSE 1891: 6.
127
Per esempio Ν(e.g. Eur. HF. 412) per è una creazione euripidea ignota a qualunque altro
autore greco.

90
(3a) Il. 13.474
φ Ν ’Ν αΝ πυ π · […]
“ἹliΝὁἵἵhiΝlἳmpἷἹἹiἳὀὁΝἸὉὁἵὁ”Ν

(3b) Il. 15.607-608


φ Ν π αΝ ,Ν
α π υ Ν π’Ν φ Ν[…]
“ἳvἷvἳΝ lἳΝ ὅἵhiὉmἳΝ ἳllἳΝ ἴὁἵἵἳ,Ν iΝ ὅὉὁiΝ ὁἵἵhiΝ || splendevano sotto i sopraccigli
Ὀἷὄὄiἴili”
cfr. Il. 19.365-366 α Ν Ν α α π ,Ν || α π Ν
Νπυ Ν α Ν[…]

(4a) HH. 5.174-175


[…]Ν Ν πα Ν π α π
,Ν Ν ’Ν Ν φ υΝ υ
“ἷΝὉὀἳΝἴἷllἷὐὐἳΝἶiviὀἳΝὅiΝiὄὄἳἶiἳvἳΝ|| dal viso, come sempre avviene per Citerea
ἶἳllἳΝἴἷllἳΝἵὁὄὁὀἳ”

(4b) Il. 14.183 (= Od. 18.298)


αΝ α·Ν Ν ’Ν π π π Ν
“mὁlὈἳΝἹὄἳὐiἳΝὀἷΝὄiὅplἷὀἶἷvἳ”

ϊἳlΝpὉὀὈὁΝἶiΝviὅὈἳΝὅἷmἳὀὈiἵὁΝὀὁὀΝἵ’ὨΝὉὀΝὅὁlὁΝmἷἶiὁΝἵhἷΝpὁὅὅἳΝἷὅὅἷὄἷΝἹiὉὅὈiἸiἵἳὈὁΝἳΝ
partire dalle categorie di cui disponiamo.
ϊ’ἳlὈὄὁΝἵἳὀὈὁΝnel caso di π Νè possibile ammettere che il med. intrans. φα α
(:: ἳὈὈέΝὈὄἳὀὅέΝφα ), un suo quasi-sinonimo, abbia in qualche modo favoὄiὈὁΝl’ὉὅὁΝἶἷllἷΝ
desinenze medie.

(Va) Hdt. 6.82.2


α υ Ν α Ν α Ν Ν Νφ αΝπυ Ν
α ,Ν α ῖ Ν α Ν Ν Ν ,Ν Ν Να Ν Ἄ ·Ν Ν
Ν Ν Ν φα Ν α Ν α ,Να Ν Ν α ’Ν Ν Νπ ,Ν
Ν Ν Ν π Ν π π αΝ Ν Ν Ν
α
“ἷΝmἷὀὈὄἷΝἵἷlἷἴὄἳvἳΝilΝὅἳcrificio nel tempio di Era, dal petto della statua della
dea si era sprigionata una vampa di fuoco e lui allora aveva appreso con
certezza che non avrebbe espugnato Argo: infatti se la fiamma fosse scaturita
dalla testa della statua, avrebbe conquistato la città da cima a fondo, ma poiché
era uscita dal petto, egli aveva già compiuto tutto ciò che il dio voleva che
ἳvvἷὀiὅὅἷ”
cfr. Hdt. 2.44.2

91
ϊἳlΝἵἳὀὈὁΝὅὉὁΝἓὄὁἶὁὈὁΝἵiΝmὁὅὈὄἳΝἵhἷΝἳὀἵhἷΝlἳΝpὄὁὅἳΝiὁὀiἵἳΝἵὁὀὁὅἵἷΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁΝpἷὄΝ
questo verbo.
La concordanza dei nostri tre parametri è totale e ci porta perciò a considerare il
med. π α come una creazione esametrica sopravvissuta solo in poesia e poi
ὅἸὄὉὈὈἳὈἳΝἶἳΝἓὉὄipiἶἷΝpἷὄΝἵὄἷἳὄἷΝὉὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἳὈὈέΝὈὄἳὀὅέΝἵἳὉὅέΝήΝmἷἶέΝiὀὈὄἳὀὅέΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝ
del paradigma di π .

2.32 α ,Ν

α ,Ν Ν “pἳὅὅἳὄἷΝ iὀὁὅὅἷὄvἳὈὁ”Ν oppone attivo intransitivo o transitivo


causativo (aor έΝὄἳἶἶέΝἷpέΝ α ) / medio intransitivo:
2

a. att. α , [a] intrans. “ὅἸὉἹἹiὄἷΝ ἳll’ἳὈὈἷὀὐiὁὀἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 15.461,


Aesch. Ag. 796) || + part. pred. sogg. (Il. 13.273, Thuc. 8.10.1) [b] trans. caus.
“ἸἳὄΝἶimἷὀὈiἵἳὄἷ”Νaor2. radd. ἷpέΝ α Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 15.60);
b. med. α α, α [ἳ]Ν “ἶimἷὀὈiἵἳὄὅi”Ν (Il. 9.537) | + gen. (Od. 1.65,
Plat. Phaedr. 252a) [b] + part. pred. sogg. (Hes. Th. 471).
I. Omero offre 109 ricorrenze di α ,Ν Ν (semplici e composti con π ὺ,Ν
ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ)ΝἷΝἂηΝἸὁὄmἷΝmἷἶiἷέ La distribuzione diatetica tra attivo e medio è quella
esposa supraέΝ Ἔ’eccezione si incontra in Esiodo, il quale ha Ν +Ν pἳὄὈέΝ pred.
sogg. (Hes. Th. 471, metricamente insostituibile), unico esempio attestato in cui il verbo
al medio ha questa costruzione.
II. Erodoto conosce solo ( π ) α Ν ἷΝ ilΝ ἶἷpέΝ π α ἈΝ ἳἶὁpἷὄἳΝ ilΝ pὄimὁΝ ἀἆxΝ
con sole 3 forme medie ( π ὺ)Ν ἷΝ ilΝ ὅἷἵὁὀἶὁΝ ἀx (totale: 30x)έΝ α vἳlἷΝ “pἳὅὅἳὄἷΝ
iὀὁὅὅἷὄvἳὈὁ”, (9x con part. pred.) π α Ν caus. “ἸἳὄΝ ἶimἷὀὈiἵἳὄἷ”,Ν π α α,
π α “ἶimἷὀὈiἵἳὄὅi” (1x con part. pred.: ἘἶὈέΝἁέ1ἂἅέ1Ν Ν π α ).
Ἔ’ὉὀiἵἳΝ ἳὀὁmἳliἳ ὨΝ ἶὉὀὃὉἷΝ l’ἷὅiὁἶἷὁ Ν +Ν pἳὄὈέΝ (ἘἷὅέΝ Th. 471), che ora
analizzeremo mettendolo a confronto con altri esempi omerici ed erodotei in cui gli att.
α ,Ν reggono il participio predicativo.

(1a) Od. 12.220-221


[…]Ν π υΝ π α ,Ν Ν Ν ῃ
ῖ ’Ν α αΝ α Ν α Ν Ν ῃ α
“ἷΝἴἳἶἳΝἳllὁΝὅἵὁἹliὁ,ΝἵhἷΝὀὁὀΝὈiΝὅἸὉἹἹἳΝ|| lἳΝὀἳvἷΝἷΝviΝἵὁὐὐiΝἷΝἵiΝmἳὀἶiΝiὀΝmἳlὁὄἳ”
cfr. Il. 10.279-280, 13.273, 13.560, 13.721, 17.1-2, 17.19, 17.676-677, 20.112-113,
22.191, 23.388, 24.12-13, 24.331-332, 24.477, Od. 4.527, 8.93 (= 8.532), 12.16-17,
13.270, 16.155-156, 19.87-88, 19.90, Hes. Op. 491-492

(1b) Hes. Th. 471-472


Ν υ φ α α ,Ν π α
παῖ α φ , α ’Ν πα ῖ

92
“di escogitare insieme un piano, affinché potesse celare la nascita del figlio suo,
e far pagare il debito dovuto alle Erinni del padre suo”

(Ia) Hdt. 7.218.1


α α α α π υ ππ
“iὀἸἳὈὈiΝiΝἢἷὄὅiἳὀiΝerano riusciti a salire senza farsi vedere , perché il monte era
ὈὉὈὈὁΝpiἷὀὁΝἶiΝὃὉἷὄἵἷ”
cfr. Hdt. 1.44.2, 2.173.4, 3.40.1, 3.150.1, 5.86.4, 8.5.3, 8.25.2, 9.93.3

I dati parlano chiaro: il med. Ν(1b) è semanticamente indistinguibile dagli


attivi attestati nei passi paralleli e la metrica evidenzia con assoluta cristallinità che
ogniqualvolta Omero potrebbe scegliere tra attivo e medio – vd. (1a), Il. 17.89, 24.13,
Od. 12.17, 16.156, 19.88, 19.90 – ὅiΝὈὄὁvἳΝimmἳὀἵἳἴilmἷὀὈἷΝl’ἳὈὈivὁέΝ
Erodoto (Ia) ἵὁὀἸἷὄmἳΝ ὃὉἳὀὈὁΝ ἹiὡΝ l’ἷpiἵἳΝ ἵiΝ ἶiἵἷ,Ν pἷὄἵiάΝ lἳΝ ἵὁὀἵlὉὅiὁὀἷΝ ὨΝ ἵhἷΝ
(1ἴ)ΝὨΝὉὀΝmἷἶiὁΝἵὄἷἳὈὁΝἶἳllἳΝἸὁὄὐἳΝἵὁὅὈὄiὈὈivἳΝἶἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁἈΝlἳΝἵὁὅὈὄὉὐiὁὀἷΝἵὁlΝ
participio predicativo ὀἷlΝ ὅiἹὀiἸiἵἳὈὁΝ “pἳὅὅἳὄἷΝ iὀὁὅὅἷὄvἳὈὁ”Ν ὨΝ pὄὁpὄiἳΝ ὅὁlὁΝ ἶἷll’ἳὈὈέΝ
α ,Ν .

2.33 Ν:: π , ° α

Ν“ὄἳἵἵὁἹliἷὄἷ,Νἶiὄἷ”Ν ha due aoristi: π è in Omero parzialmente integrato a


“ἶiὄἷ”Ν iὀΝ ὉὀΝ ὅiὅὈἷmἳΝ ὅὉpplἷὈivὁ128 (in Erodoto il suppletismo sarà compiuto) e
α corrisponde a “ὄἳἵἵὁἹliἷὄἷ”έΝIn sincronia si tratta di due lessemi distinti, ma
già a partire da Omero ilΝὅiὅὈἷmἳΝὀὁὀΝὨΝpiὶΝlimpiἶὁΝἷΝl’ἳὁὄ1. α tende ad affiancarsi a
π soprattutto nei composti . Per questa ragione, pur consci della differenza
129

esistente in principio tra i due paradigmi, li tratteremo in un unico paragrafo e daremo


delle cifre uniche per ΝἈἈΝ π ,Νὺ α “ἶiὄἷ”Νe per ΝἈἈΝ α “ὄἳἵἵὁἹliἷὄἷ”Ν. Le
collocazioni oggetto di esame saranno però offerte separatamente e “ὄἳἵἵὁἹliἷὄἷ”Ν
sarà posticipato a § 2.33a.
ἈἈΝ π ,Ν° αΝ“ἶiὄἷ”ΝhἳΝὅiἳΝl’attivo sia il medio transitivi:
1. att. “ἶiὄἷ,Νpἳὄlἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Hes. Th. 27, Hdt. 9.11.1)
2. med. α “ἷὅpὁὄὄἷ,Νὀἳὄὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 13.275).
π ΝὨΝὅὁlὁΝἳὈὈivὁΝὈὄἳὀὅiὈivὁἈΝ π “ἶiὄἷ,Νpἳὄlἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1.85).
I. Complessivamente i due presenti Ν e le due forme di aoristo ricorrono 938x
(semplici e composti con αὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν α αὺ,Ν ὺ,Νπα ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺΝήΝπ ὺ,Ν
υ ὺ). Il medio si trova solo per il pres. Ν ἳppἷὀἳΝ ἀἀx. Quando il verbo significa
“ἶiὄἷ”Ν iὀΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝ ἵὁὀΝ (1)Ν Ν ήΝ α α le due diatesi (5x med., 3x metricamente
sostituibile) cooccorrono.

128
Vd. KÖLLIGAN 2007: 228, il quale mostra che le collocaziὁὀiΝἶἷll’ἳὁὄέΝ π concordano soprattutto
con quelle del pres. έ
129
Vd. DELG 600 s.v. .

93
II. In Erodoto i due presenti e i due aoristi offrono 1648 attestazioni complessive
(semplici e composti con αὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ, α αὺ,Ν π ὺ,Ν π α αὺ,Ν
π ὺ,Νπ αὺ,Ν υ ὺ)ΝἵὁὀΝἁίἆΝἷὅἷmpi di medio. Quando il verbo vἳlἷΝ“ἶiὄἷ”, però, la
voce media è impiegata esclusivamente per esprimere la diatesi passiva.
Vediamo ora gli esempi in cui le due diatesi occorrono con (1)Ν ΝήΝ α αέΝ

(1a) Od. 8.496


α Ν Ν Ν α αΝ α ῖ α Ν α α ῃ
“ἥἷΝὃὉἷὅὈὁΝpὉὄἷΝὅἳpὄἳiΝpἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝὀἳὄὄἳὄmi”
cfr. Od. 3.331, 20.334, HH. 4.199

(1b.1) Il. 13.275


’Ν Ν Ν ·Ν Ν Ν α αΝ α;
“ἥὁΝἵhiΝὅἷiΝpἷὄΝvἳlὁὄἷἈΝpἷὄἵhὧΝἶἷviΝἶiὄΝὃὉἷὅὈἷΝἵὁὅἷς”

(1b.2) Il. 13.292 (= 20.244)


’Ν ,Ν Ν α αΝ α π Ν Ν
“ἝἳΝviἳ,ΝὀὁὀΝὅὈiἳmὁΝἳΝἵiἳὄlἳὄἷΝἵὁὅì,ΝἵὁmἷΝἴἳmἴiὀi”
cfr. Od. ἁέἀἂίΝ ,Ν Ν α αΝ α Νπ , Od. 13.296 ’Ν ,Ν
Ν α αΝ α,Ν Ν φ

(Ia) Hdt. 1.41.1


πα α α ῖ απ π α Ν ΝΦ αΝἌ ·Ν π

Ciò detto, Creso mandò a chiamare il frigio Adrasto e, appena comparve, gli
ἶiὅὅἷ”
cfr. Hdt 1.11.2, 1.11.4, 1.27.2, 1.33, 1.35.2, 1.36.2, 1.36.3, 1.41.1 (2x), 1.47.2, 1.62.4,
1.65.2, 1.67.3, 1.69.2, 1.71.4, 1.85.2, 1.88.1, 1.90.3, 1.91.1, 1.110.1, 1.110.3 (2x),
1.112.1, 1.116.1, 1.116.4, 1.117.2, 1.121.1, 1.122.1, 1.124.1, 1.141.4, 1.153.1, 1.155.1,
1.159.3, 1.183.3, 1.187.1, 1.187.5, 1.206.1, 1.207.1, 1.210.1, 1.212.1, 1.214.4, 2.39.3,
2.45.2, 2.55.3, 2.99.1, 2.106.4, 2.114.1, 2.114.3, 2.131.3, 2.136.3, 3.2.2, 3.3.1, 3.3.2,
3.3.3, 3.14.8, 3.21.1, 3.22.1, 3.29.2, 3.34.3, 3.34.5, 3.35.1, 3.35.3, 3.36.4, 3.65.1, 3.65.7,
3.69.1, 3.71.1, 3.73.3, 3.80.2, 3.81.1, 3.83.3, 3.85.1, 3.88.3, 3.119.3, 3.119.6, 3.120.4,
3.122.3, 3.127.2, 3.134.6, 3.137.4, 3.142.2, 3.143.1, 3.146.1, 4.3.3, 4.15.3, 4.16.1,
4.67.1, 4.91.1, 4.95.4, 4.97.2, 4.97.5, 4.98.1 (2x), 4.98.3, 4.99.5, 4.105.2, 4.113.3,
4.114.3, 4.115.1, 4.126.1, 4.127.1, 4.133.1, 4.139.2, 4.143.3, 4.150.3, 4.155.4, 4.173,
5.10, 5.13.3, 5.20.3, 5.20.5, 5.23.1, 5.24.1 (2x), 5.25.1, 5.33.4, 5.40.2, 5.49.5, 5.49.9,
5.51.1, 5.92.1 (2x),Ν ηέλἀέ ἀ,Ν ηέλἀέ η,Ν ηέλἁέ1,Ν ηέ1ίηέἀ,Ν ηέ1ίἄέ1,Ν ηέ1ίἅέ1,Ν ηέ11ἀέ1,Ν ἄέλέἀ,Ν
6.9.4, 6.10.1,Νἄέ11έ1,Νἄέ1ἀέἀ,Νἄέ1ἀέἂ,Νἄέηίέἁ,Νἄέηἀέἂ,Νἄέηἀέη,Νἄέἄἅέἁ,Νἄέἅίέ1,Νἄέἆἀέἀ,Νἄέἆἄέ ,Ν
ἄέ1ίἆέἀ,Ν ἄέ1ίλέἀ,Ν ἄέ11ίέ1,Ν ἄέ1ἁίέ1,Ν ἄέ1ἁἅέἂ,Ν ἅέἄέ1,Ν ἅέἆέ1,Ν ἅέἆέ ἀ,Ν ἅέ1ίέ1,Ν ἅέ11έ1,Ν ἅέ1ἀέἀ,Ν
7.13.1, 7.15.1, 7.16.1 (2x), 7.17.1, 7.18.1, 7.28.3, 7.30.1, 7.38.1, 7.38.2, 7.53.1 (2x),
7.102.1 (2x), 7.104.5, 7.130.1, 7.135.1, 7.136.1, 7.141.2, 7.152.1, 7.157.1, 7.158.1,
7.159, 7.161.3, 7.166, 7.172.3, 7.210.1, 7.228.1, 7.233.2, 7.238.1, 8.22.1, 8.24.2, 8.26.3,
ἆέἂ1έἀ,Ν ἆέἄί,Ν ἆέἄ1έ1,Ν ἆέἄἆέα1 (2x), 8.69.1, 8.81 (2x), 8.90.2, 8.94.2, 8.94.3, 8.101.2,
ἆέ1ίἀέ1,Νἆέ1ίλέ1,Νἆέ11ίέἀ,Νἆέ11ἀέἀ,Νἆέ11ἂέ1,Νἆέ11ἆέἂ,Νἆέ1ἀηέἀ,Νἆέ1ἁἅέη,Νἆέ1ἂίέα1,Νἆέ1ἂ1έ1,Ν

94
8.142.5, 9.7, 9.9.2, 9.11.1, 9.11.2, 9.12.2, 9.13.1, 9.16.5, 9.18.3, 9.21.1, 9.26.1, 9.27.1,
9.34.1, 9.42.4, 9.45.1, 9.45.3, 9.46.1, 9.46.3, 9.48.1, 9.49.1, 9.59.1, 9.60.1, 9.76.1,
9.76.3, 9.78.1, 9.78.3, 9.89.2, 9.89.4, 9.94.3, 9.111.1, 9.111.3, 9.111.5, 9.116.3, 9.122.1

αΝ(1b.2) è privo di paralleli erodotei ma è giustificabile sia metricamente –


ἳὀἵhἷΝ Ν (Il. 23.239) avrebbe potuto ricorrere in questo verso – sia
ὅἷmἳὀὈiἵἳmἷὀὈἷΝ ἵὁmἷΝ mἷἶiὁΝ ὄἷἵipὄὁἵὁΝ ὀἷlΝ ὅἷὀὅὁΝ ἶiΝ “ἵὁὀvἷὄὅἳὄἷ”Ν (ἵἸὄέΝ Ἐὁmέ,Ν ἘἶὈέΝ
(π ) α α )130.
χlΝἵὁὀὈὄἳὄiὁΝpἷὄΝ α Ν(1b.1), che è metricamente insostituibile, non è possibile
sostenere questa interpretazione semantica, sicché è più verosimile che si tratti di un
medio metricamente condizionato.
In definitiva, quindi, il medέΝ α ΝiὀΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(1)Ν ΝήΝ α αΝἁxΝὅὉΝἂΝ
può essere interpretato come reciproco.

2.33a ΝἈἈΝ α
ἈἈΝ αΝ“raccogliere”ΝhἳΝὅiἳΝl’attivo sia il medio transitivi:
1. att. “ὄἳἵἵὁἹliἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 23.239, Pind. Pyth. 8.53);
2. med. α “ὄἳἵἵὁἹliἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 8.507).
I. In Omero attivo e medio (1x, metricamente insostituibile) cooccorrono in
collocazione con α.
II. In Erodoto qὉἳὀἶὁΝ ilΝ vἷὄἴὁΝ ὅiἹὀiἸiἵἳΝ “ὄἳἵἵὁἹliἷὄἷ”Ν ὅiΝ ὈὄὁvἳΝ ἀxΝ ilΝ mἷἶiὁΝ iὀΝ ἘἶὈέΝ
ἀέλἂέἀΝ Ν[ α π ]Ν π Ν υ α ,ΝἘἶὈέΝἁέ1ἁίέηΝ α α Ν[…]Ν έ
Vediamo la collocazione con (1) α.

(1a) Od. 24.72


Ν Ν Ν ’Ν ’,Ν
“ἳll’ἳlἴἳΝὄἳἵἵὁἹliἷvἳmὁΝlἷΝἴiἳὀἵhἷΝὁὅὅἳΝὈὉἷ,Νχἵhillἷ”
cfr. Il. 21.320-321, 23.239, 23.252-253

(1b) Il. 24.793


αΝ υ α Ν ’Ν α Ν
“ὄἳἵἵὁlὅἷὄὁΝl’ὁὅὅἳΝἴiἳὀἵhἷΝiΝἸὄἳὈἷlliΝἷΝiΝἵὁmpἳἹὀi”

(Ia) Hdt. 1.68.6


αΝ Ν φ Ν α αΝ υ α Νφ Ν Ν π
“ἳpὄìΝlἳΝὈὁmἴἳ,ΝὄἳἵἵὁlὅἷΝlἷΝὁὅὅἳΝἷΝὈὁὄὀάΝἳΝἥpἳὄὈἳΝpὁὄὈἳὀἶὁlἷΝἵὁὀΝὅὧ”

ἐἷὀἵhὧΝ Ν (1ἴ)Ν ὄiἵὁὄὄἳΝ iὀΝ ὉὀΝ lὉὁἹὁΝ ἶἷlΝ vἷὄὅὁΝ iὀΝ ἵὉiΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὅἳὄἷἴἴἷΝ
inutilizzabile e Erodoto in un passaggio compἳὄἳἴilἷΝ impiἷἹhiΝ l’ἳὈὈέΝ υ α Ν (Ἑἳ),Ν lἳΝ
ἸὁὄmἳΝmἷἶiἳΝpὉάΝἷὅὅἷὄἷΝἶiἸἷὅἳΝἵὁmἷΝἳἸἸἷὈὈivἳΝἶiΝὈἳὀἹἷὀὐἳΝ“ὄἳἵἵὁἹliἷὄἷΝportando a sé”έ

130
Vd. JANSON 1868: 11, FOURNIER 1946a: 57.

95
2.34

“pὁὄὅiΝiὀΝἳἹἹὉἳὈὁ”ΝhἳΝὅiἳΝl’attivo sia il medio intransitivi o transitivi:


a. att. [a] intrans. “pὁὄὅiΝ iὀΝ ἳἹἹὉἳὈὁ”Ν (Il. 18.520, Hdt. 4.22.2) [b] trans.
“ὈἷὀἶἷὄἷΝ Ὁὀ’imἴὁὅἵἳὈἳ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 1ἄέἁἄλ,Ν ἘἶὈέΝ ἄέ1ἁἆέ1)Ν |Ν “ὁἵἵὉpἳὄἷΝ ἵὁὀΝ
Ὁὀ’imἴὁὅἵἳὈἳ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἘἶὈέΝηέ1ἀ1)Ἁ
b. med. α [a] intrans. “pὁὄὅiΝ iὀΝ ἳἹἹὉἳὈὁ”Ν (Od. 4.388) [b] trans. “ὈἷὀἶἷὄἷΝ
Ὁὀ’imἴὁὅἵἳὈἳ” + acc. (Od. 4.670).
I. Completamente assente dagli Inni omerici e da Esiodo il verbo conosce solo 11
ἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiΝ iὀΝ ἡmἷὄὁ,Ν ἅxΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ἷΝ ἂxΝ ἳlΝ mἷἶiὁ (1x metricamente sostituibile). La
differenza semantica tra le due diatesi è impercettibile131.
II. In Erodoto ΝὨΝἶὁἵὉmἷὀὈἳὈὁΝηxΝὅἷmpὄἷΝἳll’ἳὈὈivὁέΝ
Presentiamo qui di seguito le ricorrenze del verbo ἳll’attivo e al medio.

(1a) Od. 14.180-181


[…]Ν Ν Ν αυ
α ’Ν αΝ , π Ν π φ Ν αΝ
“ἝἳΝiΝpὄἷὈἷὀἶἷὀὈiΝὅplἷὀἶiἶiΝ||ΝὀἷlΝὄiὈὁὄὀὁΝl’iὀὅiἶiἳὀὁ,ΝpἷὄἵhὧΝἶἷlΝὈὉὈὈὁΝὅpἳὄiὅἵἳ”
cfr. Il. 18.520, Od. 4.847, 22.53, 13.425, 15.28, 16.369

(1b) Od. 4.670


φ α α α α φυ
“ἵhἷΝvἳἶἳΝἳΝὈἷὀἶἷὄἹliΝἳἹἹὉἳὈὁΝἷΝὄἷὅὈiΝἳΝὅpiἳὄlὁ”

(1c) Od. ἂέἁἆἆΝ Ν ’Ν π Ν α Ν α αΝ


(1d) Od. 4.463 φ αΝ ’Ν Ν αΝ ἉΝ Ν Ν Ἁ
(1e) Od. 13.268 […]Ν Ν ῖ Ν Ν α

(Ia) Hdt. 6.37.1


αΝ Ν α α α α υ Ν ῃ
“ἵὁὅὈὁὄὁΝ[οΝi Ἔἳmpὅἳἵἷὀi]ΝἹliΝὈἷὅἷὄὁΝὉὀΝἳἹἹὉἳὈὁΝἷΝlὁΝpὄἷὅἷὄὁΝpὄiἹiὁὀiἷὄὁ”
cfr. Hdt. 4.22.2, 5.121, 6.87, 6.138.1

Il confronto con Erodoto non è a favore dei quattro medi omerici, che non hanno
neppure un deciso conforto del metro. Infatti in (1a) è dimostrabile che Omero ha
preferito l’ἳὈὈέΝ Ν ἳl med. * α e questo esempio ha un peso maggiore di
(1ἴ),ΝἶὁvἷΝiὀΝὈἷὁὄiἳΝilΝmἷἶέΝ α ΝἳvὄἷἴἴἷΝpὁὈὉὈὁΝἷὅὅἷὄἷΝὄimpiἳὐὐἳὈὁΝἶἳΝ* :
sappiamo che una simile scelta, che comporterebbe una fine di parola dopo uno spondeo
al quarto metron, non è prediletta da Omero.

131
Vd. JANSON 1868: 12 « α ab activi significatu non abhorrens».

96
ϊ’ἳlὈὄἳΝpἳὄὈἷΝl’ἳὀἳliὅiΝὅἷmἳὀὈiἵἳΝὀὁὀΝὁἸἸὄἷΝἳppiἹliἈΝὈὉὈὈiΝiΝὈipiΝἶiΝmἷἶiὁΝἵὉiΝpὁὅὅiἳmὁΝ
richiamarci si adattano male a questo verbo.
Ἔ’iὀὅiἷmἷΝ ἶiΝ ὃὉἷὅὈiΝ ἷlἷmἷὀὈiΝ induce quindi a considerare α Ν (1ἴ) e
(1c), (1d), (1e) come creazioni esametriche.

2.35

Ν “ὅἵiὁἹliἷὄἷ” oppone attivo transitivo / medio affettivo di tangenza o


intransitivo:
a. att. [a] trans. “ὅἵiὁἹliἷὄἷ,Ν ὅlἷἹἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 16.804, Hdt. 4.98.2) [b]
“liἴἷὄἳὄἷ,ΝὄiὅἵἳὈὈἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1.20, Aesch. Pr. 873);
b. med. α [a] aff. tang. “ὅἵiὁἹliἷὄἷ,Ν ὅlἷἹἳὄἷ da sé”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 14.214) [b]
intrans. “ἶiviἶἷὄὅi,Νὅἷpἳὄἳὄὅi”Ν(Il. 24.1, Xen. Cyr. 1.1.4).
I. Il verbo (semplice e composto con αὺ,Ν π ὺ,Ν ὺ,Ν α αὺ,Ν α αὺ,Ν π ὺ,Ν
π π ὺ)Ν conta 177 attestazioni nei poemi omerici e il medio vi ricorre 44x. In tre
ἵὁllὁἵἳὐiὁὀiΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁ (4x, 3x metricamente sostituibile), usato transitivamente, fa
ἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἳll’ἳὈὈivὁέ
II. Nelle Storie abbiamo 95 ricorrenze di Ν(semplice e composto con π ὺ, αὺ,
ὺ,Ν α αὺ,Νπα αὺ,Νπ α αὺ,Ν π ὺ)ΝἵὁὀΝἀἁΝἷὅἷmpiΝἶiΝmἷἶiὁ (5x trans.): la distribuzione
diatetica esposta supra è rispettata senza eccezioni.
Analizzeremo ora le due collocazioni in cui attivo e medio si alternano nel tentativo
di individuare la ratio governante la ripartizione diatetica: (1) ππ υ , (2) υ .

(1a) Od. 4.28


’Ν π’Ν φ Ν α α α Ν ππ υ Ν
“ϊimmiΝὅἷΝὅἵiὁἹliἷὄἷmὁΝlὁὄὁΝiΝvἷlὁἵiΝἵἳvἳlli”
cfr. Il. 5.368-369, 5.775-776, 8.49-50, 8.433, 8.440, 8.503-504, 8.543, 10.480, 10.498,
11.620-621, 13.34-35, 18.244, 23.27, 23.513, 24.576, Od. 4.35-36, 4.39

(1b.1) Il. 23.7


Νπ Ν π’Ν φΝ υ α υ α Ν ππ υ Ν
“ὀὁὀΝὅἵiὁἹliἳmὁΝἶἳiΝἵἳὄὄiΝiΝἵἳvἳlliΝὉὀἹhiἷΝὅὁliἶἷ”

(1b.2) Il. 23.11


ππ υ Ν υ π Ν Νπ
“ὅἵiὁlὈiΝiΝἵἳvἳlli,ΝἵἷὀἷὄἷmὁΝὃὉiΝὈὉὈὈi”

La distribuzione diatetica è chiara: metro permettendo, quando chi scioglie i cavalli


non è colui che li sta montando ἡmἷὄὁΝimpiἷἹἳΝl’ἳὈὈivὁ,ΝmἷὀὈre quando chi li scioglie è
in quel momento il loro cavaliere troviamo il medio riflessivo indiretto.

97
I due medi υ α (1b.1), υ (1b.2) sono perciò in ordine e coerentemente
pὄἷἸἷὄiὈiΝἳἹliΝἳὈὈiviΝἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈiΝ (Il. 1ἄέ1ίί)ΝἷΝ* α .
Altrettanto coerentemente impiegati in contesti metrici neutri quanto alla scelta della
diatesi sono gli attivi α α (1a), υ (Il. 23.513): φ in (1a) rende
manifesta la mancata coincidenza tra soggetto agente e beneficiario e in Il. 23.513 è
Stenelo che scioglie i cavalli di Diomede132.

(2a) Od. 10.298


φ αΝ Ν Ν ῃ ’Ν υ Να Ν Ν ῃ
“pἷὄἵhὧΝὈiΝὅἵiὁlἹἳΝiΝἵὁmpἳἹὀiΝἷΝὈiΝἶiἳΝilΝἴὉὁὀΝὄiὈὁὄὀὁ”
cfr. Od. 9.463

(2a-b) Od. 10.383-387


,Ν Ν Ν Ν ,Ν Ν α Ν Ν
π Ν α Νπ α αΝ Ν π ,Ν
π Ν α ’ υΝ α Ν φ α ῖ Ν α ἉΝ
’Ν π φ α αΝπ ῖ Νφα Ν Ν ,
, ’Ν φ α ῖ Ν Ν αΝ α υΝ
“ἡΝ ἑiὄἵἷ,ΝἵhiΝ ὨΝ l’Ὁὁmὁ,Ν pὉὄἵhὧΝ ἳἴἴiἳΝ ἹiὉὅὈiὐiἳ,Ν || il quale ardirebbe empirsi di
cibo e di vino, || prima che sian liberati i compagni e li abbia visti con gli occhi?
|| ἥἷΝἵὁὀΝἵὉὁὄἷΝὅiὀἵἷὄὁΝἳΝἴἷὄἷΝἷΝἳΝmἳὀἹiἳὄἷΝm’iὀviὈi,Ν|| scioglili, che li veda con
ἹliΝὁἵἵhi,ΝiΝἸἷἶἷliΝἵὁmpἳἹὀi”

Il med. α ’(α )ΝὨΝimpiἷἹἳὈὁΝὃὉἳὀἶὁΝἡἶiὅὅἷὁΝpἳὄlἳΝἶiΝὅὧΝἳllἳΝὈἷὄὐἳΝpἷὄὅὁὀἳ,Νl’ἳὈὈέΝ


Νquando il protagonista si rivolge a Circe e la prega di liberare i suoi compagni.
Questa alternanza diatetica è in ordine e mostra chiaramente la differenza semantica
iὀὈἷὄἵὁὄὄἷὀὈἷΝὈὄἳΝἳὈὈivὁΝὈὄἳὀὅiὈivὁΝ(“liἴerare i compagni”)ΝἷΝmἷἶiὁΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝpὄὁpὄiἷὈὡΝ
(“liἴἷὄἳὄἷΝiΝpropri ἵὁmpἳἹὀi”)έ
ἣὉἷὅὈἳΝlἷὈὈὉὄἳΝὄiἵἷvἷΝὉὀΝἸὁὄὈἷΝὅὉppὁὄὈὁΝἳὀἵhἷΝἶἳlΝἶἳὈὁΝmἷὈὄiἵὁἈΝl’impvέΝἳὈὈέΝ ΝὨΝ
deliberatamente preferito al mἷἶέΝ* αέ
ἙlΝ mἷἶέΝ α ,Ν ὃὉiὀἶi,Ν ὨΝ affettivo di proprietà sia in collocazione con (1) ππ υ
(2x) sia in collocazione con (2) υ Ν(1x).
χἹἹiὉὀἹiἳmὁΝ iὀΝ ἵὁἶἳΝ Ὁὀ’ὉlὈimἳΝ ἵὁppiἳΝ miὀimἳΝ ἶὁvἷΝ ilΝ mἷἶiὁΝ ἳἸἸἷὈὈivὁΝ ἶiΝ ὈἳὀἹἷὀὐἳΝ (mἳὄἵἳὈὁ),Ν
pἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝiὀΝὁὄἶiὀἷΝὃὉἳὀἶὁΝ ΝὅiἹὀiἸiἵἳΝ“ὅlἷἹἳὄsi ὃὉἳlἵὁὅἳ”,ΝὨΝἳἸἸiἳὀἵἳὈὁΝἶἳll’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)έ

(3a) Od. 5.459 α Ν Ν π Ν ῖ Ν


(3b) Od. 5.349 Ν π υ α Ν Ν παΝπ

132
Ἔ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ὈὄἳΝ mἷἶέΝ α Ν e att. Ν + dat. di vantaggio φ Ν (1a) è stata decisiva nel farci
pὄὁpἷὀἶἷὄἷΝpἷὄΝl’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝἶἷlΝmἷἶiὁΝiὀΝὃὉἷὅὈὁΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝἵὁmἷΝὄiἸlἷὅὅivὁΝiὀἶiὄἷὈὈὁέΝἑiάΝὀὁὀΝὈὁἹliἷΝἵhἷΝ
iὀΝ mὁlὈiΝἵἳὅiΝlἳΝ mἷἶἷὅimἳΝἸὁὄmἳΝpὁὅὅἳΝὅἷὀὐ’ἳlὈὄὁΝἷὅὅἷὄἷΝἶiἸἷὅἳΝἳὀἵhἷΝἵὁmἷΝ mἷἶiὁΝἳἸἸἷὈὈivo di proprietà
(vd. BRUGMANN 19003: 460, BENVENISTE 1950: 126-127, HUMBERT 20043: 104, TRONCI 2005: 26).

98
ἥiΝὀὁὈiΝiὀΝ(ἁἳ)ΝlἳΝἵὁὁἵἵὁὄὄἷὀὐἳΝἶἷll’ἳὈὈέΝ ΝἷΝἶἷlΝἵὁmplέΝ π ΝἵὁlΝpὄὁὀέΝὄiἸlέΝἳlΝἹἷὀέ,ΝἵhἷΝcostituisce
Ὁὀ’ἳlὈἷὄὀἳὈivἳΝὅἷmἳὀὈiἵἳmἷὀὈἷΝiἶἷὀὈiἵἳΝὄiὅpἷὈὈὁΝἳll’impiἷἹὁΝἶἷlΝmἷἶέΝἳἸἸέΝὈἳὀἹέΝ π υ Ν(ἁἴ)έ

2.36

Ν“importare” (impersonale) hἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝiὀὈὄἳὀὅiὈiviἈ


a. att. “impὁὄὈἳὄἷ,ΝiὀὈἷὄἷὅὅἳὄἷ”Ν+ΝἶἳὈέΝ(Il. 5.228, Hdt. 1.36.3),;
b. med. α poet. “impὁὄὈἳὄἷ,ΝὅὈἳὄἷΝἳΝἵὉὁὄἷ”Ν+ΝἶἳὈέΝ(Il. 1.523, Aesch. Eum. 61).
I. Nei poemi omerici su 63 attestazioni del verbo troviamo solo 5 medi (1x pres., 1x
fut., 1x pf., 2x ppf.). A noi interessa solo il pres. (Od. 10.505, metricamente
insostituibile), il quale è sospetto sia perché non si distingue chiaramente dai passi
parallἷliΝiὀΝἵὉiΝὄiἵὁὄὄἷΝl’ἳὈὈivὁΝsia perché il med. α costruito impersonalmente (+
dat.) si incontra solo in poesia.
II. Erodoto, che attesta il verbo 28x (semplice e composto con π ὺ,Ν αὺ),ΝἳἶὁpἷὄἳΝ
Ν e α “ὄimpiἳὀἹἷὄἷ,Ν pἷὀὈiὄὅi”Ν ἳll’ἳὈὈivὁΝ (ὈὄἳὀὀἷΝ α α Ν in Hdt.
3.36.5) e π
133
α Ν“pὄἷὁἵἵὉpἳὄὅi”ΝὅἷmpὄἷΝἳlΝmἷἶiὁἈΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝὨΝὉὀΝἶἷpὁὀἷὀὈἷέ

(1a) Il. 18.463 (= Od. 16.436)


·Ν Ν Ν α αΝ φ Ν
“ἑὁὄἳἹἹiὁΞΝὃὉἷὅὈὁΝὀὁὀΝὈiΝpὄἷὁἵἵὉpiΝilΝἵὉὁὄἷ”
cfr. Il. 19.29, Od. 1ἁέἁἄἀΝ(οΝἀἂέἁηἅ)Ν Ν Ν α αΝ φ Ν

(1b) Od. 10.505


Ν Ν Ν Ν Νπ πα
“mἳὀἵἳὀὐἳΝἶiΝἹὉiἶἳΝpἷὄΝlἳΝὈὉἳΝὀἳvἷΝὀὁὀΝὈiΝpὄἷὁἵἵὉpi”

(Ia) Hdt. 1.36.3


Ν Ν ῖ Ν υ π α ·Ν α Ν Ν Ν Ν α α Ν
“ὀὁὀΝpὁὅὅὁΝἵἷὄὈὁΝmἳὀἶἳὄlὁΝἵὁὀΝvὁi,ΝpἷὄἵhὧΝὅiΝὨΝἳppἷὀἳΝὅpὁὅἳὈὁΝἷΝὁὄἳΝhἳΝὃὉἷὅὈὁΝἳΝ
ἵὉiΝpἷὀὅἳὄἷ”
cfr. Hdt. 1.9.3, 6.101.2, 8.72, 9.72.2

Il med. Ν (1b) non è spiegabile tramite le categorie di medio di cui


disponiamo ed ἓὄὁἶὁὈὁ,ΝἵὁmἷΝὅiΝὨΝviὅὈὁ,ΝiἹὀὁὄἳΝὈὁὈἳlmἷὀὈἷΝ α έΝ
A conti fatti il modo più elegante per giustificare è considerarlo la forma
ἶἷll’impἷὄἳὈivὁΝἳllἳΝἁΝpἷὄὅ. ὅἹέΝἳllἳΝἸiὀἷΝἶἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁΝiὀΝἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝἵὁὀΝlἳΝἁΝpἷὄὅέΝplέΝatt.
: la variazione di diatesi è un puro espediente metrico atto a permettere la

133
ϊἳΝὀὁὈἳὄἷΝpἷὄάΝἵhἷΝὀἷlΝpἳὄἳἶiἹmἳΝἶἷlΝἵὁmpὁὅὈὁΝ α ,ΝἵὁmplἷὈἳmἷὀὈἷΝἷὅὈὄἳὀἷὁΝἳll’ἷpiἵἳ,ΝilΝmἷἶiὁΝ
è frequente.

99
coniugazione del verbo e, nello stesso tempo, la conservazione della sua posizione
metrica dal momento chἷΝ (7x in Hom.) non può stare in explicit di esametro134.

2.37 ,

,Ν “ἳmmὉἵἵhiἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. att. , “ἳmmὉἵἵhiἳὄἷ,Ν ἳmmἳὅὅἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 23.619, Hdt. 1.50.1) ||
“ἵἳὄiἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 9.358);
b. med. α “ἵἳὄiἵἳὄἷΝper sé”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 9.137).
I. Omero impiega la variante più antica Ν propria solo della lingua poetica.
Conta 9 attestazioni complessive e 2 esempi di medio (nessuno metricamente
sostituibile). Questi ricorrono in un verso formulare in collocazione con (1) α( ) e
ἵὁἷὅiὅὈὁὀὁΝἵὁὀΝὉὀΝἳlὈὄὁΝvἷὄὅὁΝiὀΝἵὉi,ΝὀἷllἳΝmἷἶἷὅimἳΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷ,ΝὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈivὁέ
II. Erodoto conosce invece la variante più recente ,Νl’ὉὀiἵἳΝὉὅἳὈἳΝiὀΝpὄὁὅἳ135. Le
ricorrenze complessive sono 12 ( Νsemplice e composto con π °, α α°, π °, υ °),
1ίxΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝἀxΝἳlΝpἸέΝmἷἶέ-pass. υ α α (Hdt. 2.35.4, 4.62.1).
Esaminiamo ora la collocazione con (1) α( ) nella quale Omero adopera entrambe
le diatesi.

(1a) Il. 9.358


α α , π Ν α Νπ
“ἵἳὄiἵἳὈἷΝlἷΝὀἳvi, dopo che le avrò spinte nel mare”Ν

(1b) Il. 9.137


αΝ Ν υ α α
“piἷὀἳΝἷἹliΝὅiΝἸἳἵἵiἳΝἶ’ὁὄὁΝἷΝἶiΝἴὄὁὀὐὁΝlἳΝὀἳvἷ”
cfr. Il. 9.279 αΝ Ν υ α α α α

(Ia) Hdt. 6.80


α αΝ Ν υ Ν π αΝ Ν Νπ έ ῃ
Ν
“χΝὃὉἷlΝpὉὀὈὁΝἑlἷὁmἷὀἷΝὁὄἶiὀάΝἳΝὈὉὈὈiΝἹliΝilὁὈiΝἶiΝἳmmὉἵἵhiἳὄἷΝlἷἹὀἳΝiὀὈὁὄὀὁΝἳlΝ
ἴὁὅἵὁ”
cfr. Hdt 1.34.3, 1.50.1, 1.86.2, 4.62, 2.107.1 (2x), 4.62.2, 4.164.2, 6.97.2, 7.107.2

La diatesi media non dà problemi nei due passi iliadici (2b), (Il. 9.279) e sottolinea
che ilΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝἵὁmpiἷΝl’ἳὐiὁὀἷΝἳΝpὄὁpὄiὁΝvἳὀὈἳἹἹiὁ (med. rifl. indir.): il sintagma nella
sua interezza signiἸiἵἳΝ“ἵἳὄiἵἳὄἷ la nave per sé”. In (1a), invece, ricorre la variante non
mἳὄἵἳὈἳΝἳὈὈέΝ α Ν(“ἵἳὄiἵἳὄἷΝlἳΝὀἳvἷ”)έ
134
Vd. MEISTER 1921: 31 « findet seine Erklärung nur durch den Vers». Vd. anche SCHWYZER
1990-20056: II 232.
135
AllἳΝἴἳὅἷΝἶiΝ può essere l’ἳὁὄ1έΝ α- ρΝ α-, vd. DELG 722 s.v. .

100
ἠὁὀΝ ὨΝ ἶἳΝ ἷὅἵlὉἶἷὄἷΝ pἷὄἳlὈὄὁΝ Ὁὀ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ Ν (1ἴ)Ν ἷΝ α α Ν (Il.
9.279) come medi ἳἸἸἷὈὈiviΝ ἶiΝ pὄὁpὄiἷὈὡΝ (“ἵἳὄiἵἳὄἷΝ lἳΝ propria ὀἳvἷ”), che sarebbe
ugualmente accettabile in questo contesto136.
Erodoto, invece, non impiegando mai Ν ὀἷlΝ ὅἷὀὅὁΝ ἶiΝ “ἵἳὄiἵἳὄἷΝ per sé”,Ν iἹὀὁὄἳΝ ilΝ
medio: nelle Storie,ΝiὀἸἳὈὈi,Νl’ἳὈὈέΝ ΝvἳlἷΝἹἷὀἷὄiἵἳmἷὀὈἷΝ“ἳmmὉἵἵhiἳὄἷ”ΝἷἶΝὨΝὅpἷὅὅὁΝiὀΝ
collocazione con Ν(vd. Hdt. 1.86.2, 2.107.1, 4.164.2, 6.80, 6.97.2, 7.107.2) secondo
un uso che è già omerico (vd. Il. 23.139, 23.163, 23.169, Od. 19.63-64).

2.38

Ν“vἷἶἷὄἷ,ΝἳἵἵὁὄἹἷὄὅi” hἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝὈὄἳὀὅiὈivi:
a. att. “pensare, ἴἳἶἳὄἷ”Ν+ΝiὀἸέΝ(Il. 5.665,ΝἘἶὈέΝἅέἆέαἀ)Ἁ
b. med α “pἷὀὅἳὄἷ,ΝmἷἶiὈἳὄἷ,ΝὄiἸlἷὈὈἷὄἷ”Ν+Νinf. (Il. 10.501, Soph. OT. 1487).
I. In Omero la proporzione numerica tra attivo e medio è massivamente a favore del
primo: su 144 attestazioni complessive ( Ν semplice e composto con ὺ, π ὺ)
l’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝmἷἶiἳΝὨΝ α (Il. 10.501, metricamente sostituibile), apparentemente
indistinguibile dalle forme attive quanto al senso137. Si tratta evidentemente di
Ὁὀ’ἳὀὁmἳliἳΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶἷlΝpἳὄἳἶiἹmἳΝὁmἷὄiἵὁ e va spiegata.
II. Erodoto, per quanto riguarda i tempi interessati da questo studio (pres., impf.,
aor.), ἵὁὀὁὅἵἷΝ ὅὁlὁΝ l’ἳὈὈivὁἈΝ ὅὉΝ ἁἅΝ ὄiἵὁὄὄἷὀὐἷΝ ἵὁmplἷὅὅivἷΝ ( Ν semplice e composto
con ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ,Ν π ὺ)Ν lἷΝ ἸὁὄmἷΝ ἳὈὈivἷΝ ὅὁὀὁΝ ἁἀ,Ν cui si aggiungono 3 (p)pf. med.-
pass. e 2 aor. in - -.
Fulcro della nostra analisi sarà quindi il med. α Ν(Il. 10.501), completamente
isolato nel paradigma epico e privo di una contropartita in Erodoto.

(1a) Il. 5.665-666


[…]Ν Ν Ν π φ α ’Ν ’Ν
α Ν υΝ , φ ’Ν π α ῃ
“mἳΝ ὀἷὅὅὉὀὁΝ pἷὀὅάΝ ὀἷΝ pὄὁvviἶἷΝ ||Ν ἳΝ ὅὈὄἳppἳὄΝ ἶἳllἳΝ ἵὁὅἵiἳΝ l’ἳὅὈἳΝ ἶiΝ Ἰὄἳὅὅiὀὁ,Ν
perché si reggesse”
cfr. Il. 22.235 24.560-561, Od. 11.62-63

(1b) Il. 10.500-501


ππ ,Ν π αΝφα
π υΝ Ν φ Ν α Ν αΝ
“ἴἳὈὈἷὀἶὁliΝἵὁὀΝl’ἳὄἵὁ,ΝpἷὄἵhὧΝlἳΝἸὄὉὅὈἳΝlὉἵiἶἳΝ||ΝὀὁὀΝpἷὀὅάΝἶiΝpiἹliἳὄἷΝἶἳlΝἵἳὄὄὁΝ
ἴἷὀΝlἳvὁὄἳὈὁ”

136
Vd. WACKERNAGEL 1926: I 125.
137
Vd. JANSON 1868: 12 « α […]ΝἳἵὈiviΝpἳὄ»έ

101
(Ia) ἘἶὈέΝἅέἆέαἀ
αΝ Ν υ α,Ν αΝ π Ν π αΝ ῖ
“ἢἷὄΝὃὉἷὅὈὁΝὁὄἳΝviΝhὁΝὄἳἶὉὀἳὈiΝὃὉi,ΝpἷὄΝἷὅpὁὄviΝiΝmiἷiΝpὄὁἹἷὈὈi”
cfr. Hdt. 1.27.1, 1.48.2, 2.150.3, 2.152.3, 3.31.2, 3.134.4, 5.24.2, 5.65.1, 8.97.1, 9.99.1

Dal punto di vista semantico α Ν(1b) non è inquadrabile in una delle tipologie
a nostra disposizione.
ἙὀὁlὈὄἷΝ ὉὀἳΝ ὅὁὅὈiὈὉὐiὁὀἷΝ ἵὁὀΝ Ν (ἅxΝ iὀΝ Ἐὁmέ)Ν ὀὁὀΝ ὨΝ pὄὁἴἳἴilἷΝ perché
provocherebbe una fine di parola dopo un biceps risolto con un elementum longum.
Infine Erodoto non conosce il medio per questo verbo al presente, imperfetto o
aoristo.
ἦὉὈὈiΝ ἷΝ ὈὄἷΝ iΝ ὀὁὅὈὄiΝ ἵὄiὈἷὄiΝ vἳὀὀὁΝ ἶὉὀὃὉἷΝ iὀΝ Ὁὀ’ὉὀiἵἳΝ ἶiὄἷὐiὁὀἷΝ ἷΝ inducono a
considerare α (1b) come una forma favorita dal metro138.

2.39 π ,Ν π

π ,Ν π Ν “pὄἷpἳὄἳὄἷ”Ν oppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto o


riflessivo diretto:
a. att. π , π “pὄἷpἳὄἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 11.64, Eur. Ion ἆηἀ)Ν |Ν “ἳppὄὁὀὈἳὄἷ,Ν
ἷὃὉipἳἹἹiἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 24.190, Xen. Cyr. 6.4.1);
b. med. π α [a] rifl. indir. “pὄἷpἳὄἳὄἷΝ pἷὄΝ ὅὧ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 11.86) |
“ἷὃὉipἳἹἹiἳὄἷΝpἷὄΝὅὧ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 23.301, Eur. Ion 1124) [b] rifl. dir. “pὄἷpἳὄἳὄὅi”Ν
(Od. 23.143, Hdt. 2.152.4) [ἵ]ΝmilέΝ“ἳὄmἳὄὅi”Ν(Il. 8.55).
I. In Omero si contano 37 ricorrenze complessive – iviΝ ἵὁmpὄἷὅiΝ l’hapax π Ν
(Od. 6.73), i due infiniti π α Ν (Il. 19.172, 23.159) e i composti con φὺ,Ν φὺ,Ν
139

π ὺΝ – e 23 medi ( π Ν iὀ Od. 23.143 è semanticamente un medio)140. La


suddivisione diatetica appena presἷὀὈἳὈἳΝὨΝὄiὅpἷὈὈἳὈἳΝὀἷll’ἷpiἵἳ,ΝmἳΝiὀΝ collocazione con
(1)Ν αῖ αΝ ήΝ π Ν attivo e medio transitivo coesistono perciò occorre controllare se
questa alternanza è inquadrabile nel modello att. trans. / med. rifl. indir..
II. In Erodoto abbiamo 10 attestazioni totali (1x ὺ)Νἷ π Νè ὅἷmpὄἷΝἳll’ἳὈὈivὁΝnei
tempi che ci interessano, cioè presente, imperfetto e aoristo (6x)έΝἑὁmἷΝiὀΝἡmἷὄὁΝl’ἳὁὄέΝ
in - - π α (2x) è semanticamente medio.
Vediamo ὁὄἳΝiΝ vἷὄὅiΝiὀΝ ἵὉiΝ l’ἳὈὈivὁΝ ἷΝilΝmἷἶiὁΝὅὁὀὁΝiὀΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(1)Ν αῖ α /
π .

138
Vd. MEISTER 1921: 19-20. BECHERT 1964: 173 (anche n. 1), invece, difende α Ν(1ἴ) come un
arcaismo rispetto al ben più frequente attivo.
139
Probabilmente un errore della tradizione per π ῖ α ,Ν vἶέΝ CHANTRAINE 1948-1953: I 311, 351,
DELG 781 s.v. ὅπ , EDG 1092 s.v. ὅπ .
140
Vd. TRONCI 2005: 130.

102
(1a) Il. 4.344
ππ Ν αῖ αΝ υ Ν φ π α
“ὃὉἳὀἶὁΝἳἹliΝἳὀὐiἳὀiΝἸἳἵἵiἳmὁΝὉὀΝἴἳὀἵhἷὈὈὁΝὀὁiΝχἵhἷi”
cfr. Il. 23.55, Od. 19.418-419, 24.360

(1b) Il. 8.503


παΝ ’Ν φ π α· Ν α α Ν ππ υ
“pὄἷpἳὄiἳmὁΝlἳΝἵἷὀἳἉΝiΝἵἳvἳlliΝἴἷllἷΝἵὄiὀiἷὄἷ”
cfr. Il. λέἄἄΝ παΝ ’Ν φ π α […],Ν Od. ἂέἂἀλΝ (οΝ ἂέηἅἂ)Ν π Ν ’Ν
π ’, π Ν ’Ν υ Ν Ν , Od. 1ἀέἀλἀΝ π Ν ’Ν π α
πα

(1c) Il. 11.86 Ν υ Νπ Ν Ν π α ῖπ , Od. λέἁ11Ν(οΝλέἁἂἂ)Ν Ν ’Ν


Ν α Ν Ν αΝ π α ῖπ ,Ν Od. 1ίέ11ἄΝ α ’Ν α
π α ῖπ
(1d) Od. 2.20 Ν π Ν αφυ ,Ν π α Ν ’Ν π α π , Od. λέἀλ1Ν Ν
α Ν π α π
(1e) Od. 16.453 […]Ν ’Ν αΝ π Ν π α Ν π

La distribuzione tra attivo e medio è rigorosa: entrambi transitivi, il primo è


impiegato quando chi prepara il pasto è diverso da chi lo consuma – vd. φ π
(1a) e non * φ π ’(α)Ν –, il secondo quando i due agenti coincidono. Quindi i
medi di (1b), (1c), (1d), (1e) sono riflessivi indiretti.
È ad ogni modo possibile in tutti questi casi interpretare π α Ν ἳὀἵhἷΝ ἵὁmἷΝ
mἷἶiὁΝἳἸἸἷὈὈivὁΝ“pὄἷpἳὄἳὄἷΝilΝproprio pἳὅὈὁ”έ

2.40 ,Ν

,Ν “Ὀἷὀἶἷὄἷ”ΝὁppὁὀἷΝἳὈὈivὁΝὈὄἳὀὅiὈivὁΝήΝmἷἶiὁΝὄiἸlἷὅὅivὁΝἶiὄἷὈὈὁἈ
a. att. , “Ὀἷὀἶἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 15.371, Hdt. 2.2.3);
b. med. α “Ὀἷὀἶἷὄὅi,ΝpὄὁὈἷὀἶἷὄὅi”Ν(Il. 13.20).
I. In Omero entrambi i verbi (2x part. ) ricorrono complessivamente 39x (1x
πὺ),Ν ἀἂΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ἷΝ 1ηΝ ἳlΝ mἷἶiὁέΝ ἣὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ ὨΝ ὅἷmpὄἷΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ἵὁὀΝ l’ὉὀiἵἳΝ
eccezioni del med. trans. α Ν (Il. 24.506, metricamente insostituibile), che fa
ἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἳll’ἳὈὈivὁ in collocazione con (1)Ν ῖ α( ).
II. Erodoto impiega solo Ν3x in tutto (1x πὺ,Ν1xΝπ ὺ)ΝἷΝὄiὅpἷὈὈἳΝlὁΝὅἵhἷmἳΝ
oppositivo dal momento ἵhἷΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝὈὄἳὀὅiὈivὁΝ(ἘἶὈέΝἀέἀέἁ)έΝ
ἓὅἳmiὀiἳmὁΝlἳΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(1)Ν ῖ α( )ἈΝἳΝἸὄὁὀὈἷΝdi 7 vἷὄὅiΝἵὁὀΝvἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁΝ
in un caso ricorre il medio.

(1a) Il. 15.371 (= Od. 9.527)


,Ν ῖ ’Ν Ν α Ν α
“pὄἷἹἳvἳΝὈἷὀἶἷὀἶὁΝlἷΝmἳὀiΝἳlΝἵiἷlὁΝὅὈἷllἳὈὁ”

103
cfr. Il. 1.351, 22.37, 24.743, Od. 17.366

(1b) Il. 24.506


Νπα φ Νπ αΝ ῖ ’Ν α
“pὁὄὈἳὄἷΝἳllἳΝἴὁἵἵἳΝlἳΝmἳὀὁΝἶἷll’ὉὁmὁΝἵhἷΝhἳΝὉἵἵiὅὁΝiΝmiἷiΝἸiἹli”

(Ia) Hdt. 2.2.3


Ν Ν Ν Ν α Ν πα αΝ φ αΝ π ππ αΝ Ν
φ Ν α Ν ῖ α
“mἷὀὈὄἷΝἳpὄivἳΝlἳΝpὁὄὈἳ ed entrava nella capanna, entrambi i bambini, gettandosi
ἳiΝὅὉὁiΝpiἷἶi,ΝpὄὁὀὉὀἵiἳὄὁὀὁΝlἳΝpἳὄὁlἳΝ“ἴἷἽὁὅ”ΝὈἷὀἶἷὀἶὁΝlἷΝmἳὀi”

ἓὄὁἶὁὈὁΝhἳΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁΝiὀΝὃὉἷὅὈἳΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷ,ΝὀὁὀἶimἷὀὁΝilΝmἷἶέΝ α (1b) è
perfettamente giustificabile: Priamo porta alla sua bocca (π α) la mano di
Achille, perciò il medio è affettivo di tangenza.
In tutti gli altri passi, invece, l’ἳὈὈivo è impiegato senza questa connotazione e il
sintagma ή -( )Ν ῖ α( )ΝvἳlἷΝὅἷmpliἵἷmἷὀὈἷΝ“ὈἷὀἶἷὄἷΝlἳή-e mano/-i”.

2.41

Ῥ “ὄὁmpἷὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio intransitivo o transitivo:


a. att. [ἳ]Ν“ὄὁmpἷὄἷ,Νὅpἷὐὐἳὄἷ,ΝὅἸὁὀἶἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.544, Hdt. 6.113.2) |
ass. (Il. 1ηέἄ1ἅ,Ν ἘἶὈέΝ ἄέ11ἁέ1)Ν [ἴ]Ν ὈὄἳὅlέΝ “ἷmἷὈὈἷὄἷ,Ν Ἰἳὄ Ὁὅἵiὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (ἘἶὈέΝ
1.85.4);
b. med. α [a] intrans. “ὄὁmpἷὄὅi,Νὅpἷὐὐἳὄὅi”Ν(Il. 4.425, Xen. Hell. 5.2.5) [b]
trans. “ὄὁmpἷὄἷ,ΝiὀἸὄἳὀἹἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 12.291) | ass. (Il. 12.411).
I. In Omero ( semplice e composto con αὺ,Ν π ὺ,Ν υ ὺ,Ν π ὺ: totale 59x,
ἳὈὈέΝ ἂ1xΝ vὅέΝ mἷἶέΝ 1ἄx,Ν l’ἳὁὄέΝ iὀΝ - - π Ν (ἀx)Ν ὨΝ ὅἷmἳὀὈiἵἳmἷὀὈἷΝ mἷἶiὁ)141 l’ὉὀiἵἳΝ
forma media del paradigma che non riὅpἷὈὈἳΝ l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ ἸὁὀἶἳmἷὀὈἳlἷΝ ἳὈὈέΝ
ὈὄἳὀὅέΝήΝmἷἶέΝiὀὈὄἳὀὅέΝὨΝl’ἳὁὄ1. med. trans. α Ν(λxΝvὅέΝἁἂxΝἳὈὈέ ), che per il
semplice Ν è documentato solo in poesia. A questo si sono uniformate anche
alcune voci del tema del presente che, pur essendo medie, sono usate transitivamente:
υ α Ν (Il. 12.257), υ Ν (Il. 12.440), υ Ν (Il. 13.718, 20.55). Le forme
medie transitive (13x, 5x metricamente sostituibili) saranno oggetto di studio qui data la
loro anomala posizione paradigmatica.
II. In Erodoto ( ΝὅἷmpliἵἷΝἷΝἵὁmpὁὅὈὁΝἵὁὀ αὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν α αὺ,Νπ ὺ,Ν
υ ὺ: totale 26x, att. 13x vs. med. 5x,Ν l’ἳὁὄέΝ iὀΝ - - ὺ Ν (8x) è semanticamente
medio) la ripartizione diatetica att. trans. / med. intrans. è rispettaὈἳΝἷΝl’ἳὁὄ1. (°) Ν
(11x, 1x π ὺ,Ν 1xΝ αὺ,Ν ἂxΝ α αὺ)Ν ὨΝ ὅἷmpὄἷΝ ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ἵὁὀΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝ ἶiΝ

141
Vd. TRONCI 2005: 138-139.

104
Hdt. 9.99.2 Ν αΝ α α ,ΝἶὁvἷΝilΝvἷὄἴὁΝὨΝἵhiἳὄἳmἷὀὈἷΝmἷἶiὁΝἳἸἸἷὈὈivὁ di
tangenza.
Prenderemo in esame anzitutto tre collocazioni con (1) φ α α , (2) ῖ Ν (e
sinonimi), (3) π α in cui attivo e medio coesistono.

(1a) Il. 7.141


ῃ ῃ υ φ α α
“mἳΝἵὁὀΝlἳΝἵlἳvἳΝἶ’ἳἵἵiἳiὁΝmἳὅὅἳἵὄἳvἳΝlἷΝἸilἷ”
cfr. Il. 6.6, 11.537-538, 15.615

(1b) Il. 13.718


α φ αΝ Ν Ν υ φ α α
“ἹἷὈὈἳὀἶὁΝἶἳὄἶiΝἸiὈὈi,ΝὄὁmpἷvἳὀὁΝlἷΝἸilἷΝἶἷiΝἦἷὉἵὄi”

(1c) Il. 11.90 Ν φ α α α φ α α


(1d) Il. 13.680 α α Νπυ Ν αΝ π Ν
(1e) Il. 15.408-409 Νπ Ν Ν α α Ν α Ν φ α α Ν || ῃ Ν
αΝ

(Ia) Hdt. 6.113.2


ῖ Ν Ν α α Ν υ α α Ν αΝ φ αΝ
“ὁpἷὄἳὈἳΝ ὉὀἳΝ ἵὁὀvἷὄὅiὁne delle due ali, mossero contro quelli che avevano
ὅpἷὐὐἳὈὁΝilΝἵἷὀὈὄὁΝἶἷlΝlὁὄὁΝὅἵhiἷὄἳmἷὀὈὁ”

ϊἳlΝ pὉὀὈὁΝ ἶiΝ viὅὈἳΝ ὅἷmἳὀὈiἵὁΝ l’ἳὈὈivὁΝ sembra essere la diatesi attesa, come è
confermato da Erodoto (Ia).
Dal punto di vista metrico, invece, notiamo che (1e) ricorre in un luogo
del verso che potrebbe accogliere anche α (Il. 12.341)142. La tendenza dei
participi medio-pἳὅὅiviΝ ἳΝ ὄiἵὁὄὄἷὄἷΝ ἳll’iὀiὐiὁΝ ἶἷlΝ vἷὄὅὁΝ pἷὄΝ lἳΝ lὁὄὁΝ ἵὁmὁἶἳΝ ὅὈὄὉὈὈὉὄἳΝ
dattilica può però spiegare la preferenza qui accordata a (1e), il quale peraltro
può anche essere stato direttamente modellato su (1d), che è invece
metricamente obbligato.
ἑiὁὀὁὀὁὅὈἳὀὈἷΝὀὁὀΝἵ’ὨΝὄἳἹiὁὀἷΝpἷὄΝἷὅἵlὉἶἷὄἷΝὉὀ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝὄiἸlἷὅὅivἳΝiὀἶiὄἷὈὈἳΝἶiΝ
questi medi: il soggetto è individuato come ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝ ἷΝ lἷΝ ἶἷὅiὀἷὀὐe
medie sottolineano formalmente questa sfumatura143.

(2a) Il. 7.461


ῖ Ν α α Ν Ν αΝπ Ν α α α
“ἶiὄὁἵἵἳὀἶὁΝὃὉἷlΝmὉὄὁΝὈὉὈὈὁΝὄὁvἷὅἵiἳlὁΝiὀΝmἳὄἷ”

142
Vd. STAHL 1907: 60.
143
Stessa spiegazione in KÜHNER 1976-19783: II.1 109.

105
(2b) Il. 12.90
ῖ Ν ῃΝ π υ α
“ἳὈὈἷὄὄἳὈἷΝlἷΝmὉὄἳ, battersi intorno alle concave navi”
cfr. Il. 12.418 ῖ Ν α Νπα υ υ

(2c) Il. 12.223-224 Ν ῖ ,Ν π Ν Νπ α Ν α ῖ Ν α Ν|| α Ν ,


Ν ’Ν α
(2d) Il. 12.257 υ α αΝ ῖ Ν α Νπ
(2e) Il. 12.308 ῖ Ν πα α Ν Ν α α π
(2f) Il. 12.440 υ ’,Ν ππ α Ν ,Ν υ ῖ

In collocazione con (ἀ)Ν ῖ Ν (ἷΝ ὅiὀὁὀimi) ci sono ben 4 medi che metricamente
ἳmmἷὈὈἷὄἷἴἴἷὄὁΝὉὀἳΝὅὁὅὈiὈὉὐiὁὀἷΝἵὁὀΝl’ἳὈὈivὁΝἷΝἵhἷΝpἷὄἵiάΝvἳὀὀὁΝἹiὉὅὈiἸiἵἳὈiέΝ
Cominciamo da (2b), che ricorre in un luogo del verso che avrebbe
potuto accogliere anche α Ν (Il. 12.341). Il modo più elegante per giustificare
ὃὉἷὅὈὁΝmἷἶiὁΝiὀἳὈὈἷὅὁΝὨΝὄiἵhiἳmἳὄἷΝl’ἳὈὈἷὀὐiὁὀἷΝὅὉllἳΝἸὁὄὈἷΝὅὁmiἹliἳὀὐἳΝὈὄἳΝ Il. 12.418 e
Il. 12.411 ῖ Ν α α Ν πα υ υ έΝ ἙὀΝ ὃὉἷὅὈὁΝ ὅἷἵὁὀἶὁΝ
verso il medio, usato assolutamente, è metricamente insostituibile e ἵhἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὅiἳΝ lἳΝ
diatesi attesa è garantito congiuntamente da Il. 15.617 ’Ν ’Ν Ν α Ν α αΝ
π Ν α e da Hdt. 6.113.1 α Ν Ν Ν α Ν α α Ν
Ν Ν Ν α α . Dunque, se si ammette che α non è un medio reale,
basta ipotizzare che Il. 12.418 sia stato modellato su Il. 12.411 per spiegare perché
(2b) abbia prevalso su α (Il. 12.341). Da Il. 12.418 è poi stata
estrapolata la formula ῖ Ν che è servita a costruire (2b).
Il med. α (2c) può essere giustificato secondo il modello di (1e)
– participio medio in incipit possibilmente modellato su Ν (1ἶ) – dato che le
due forme sono metricamente perfettamente sovrapponibili.
Infine υ α Ν (ἀἶ) può essere confrontato con υ Ν (ἀἸ)ἈΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ
medio è metricamente insostituibile e basta ammettere un trasferimento di υ Ν
ῖ Ν (ἀἸ)Ν ἳll’iὀiὐiὁΝ ἶἷlΝ vἷὄὅὁΝ ὀἷllἳΝ Ἰὁὄmἳ υ αΝ αΝ ῖ Ν (ἀἷ) per spiegare
pἷὄἵhὧΝl’ἳὈὈέΝ* α ΝὀὁὀΝ abbia prevalso qui, tanto più che non esistono forme di
presente attivo in collocazione con (2) ῖ Ν(ἷΝὅiὀὁὀimi)έ
ἜἳΝ mἷὈὄiἵἳ,Ν ὃὉiὀἶi,Ν ἶἷpὁὀἷΝ piὉὈὈὁὅὈὁΝ pἷὄΝ l’iὄὄἷἳlὈὡΝ ἶiΝ ὃὉἷὅὈiΝ mἷἶi,Ν mἳΝ lἳΝ ὅἷmἳὀὈiἵἳΝ
ὀὁὀΝ pὉάΝ ἵὁὀἶἳὀὀἳὄliἈΝ Ὁὀ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝ ἶi Ν (2b), αΝ (ἀἵ), υ αΝ
(2d), υ Ν(2f) come medi riflessivi indiretti è sempre possibile.

(3a) Il. 13.124


[…]Ν π αΝ α α Ν αΝ
“hἳΝὅἸὁὀἶἳὈὁΝlἳΝpὁὄὈἳΝἷΝilΝἵhiἳviὅὈἷllὁΝlὉὀἹὁ”
cfr. Il. 9.475-476

106
(3b.1) Il. 12.223-224
Ν ῖ ,Ν π Ν Νπ α Ν α ῖ Ν α Ν
α Ν ,Ν Ν ’Ν α
“ἓΝ ἵὁὅìΝ ὀὁi,Ν ὅἷΝ pὉὄΝ lἳΝ pὁὄὈἳΝ ἷΝ ilΝ mὉὄὁΝ ἶἷἹliΝ χἵhἷiΝ ||Ν ἵὁὀΝ ἸὁὄὐἳΝ ἹὄἳὀἶἷΝ ἸἳὄἷmὁΝ
ἵὄὁllἳὄἷ,ΝἷΝἹliΝχἵhἷiΝἵἷἶἷὄἳὀὀὁ”

(3b.2) Il. 12.291


Ν α π αΝ α α Ν α
“ἳvὄἷἴἴἷὄὁΝὄὁὈὈὁΝlἷΝpὁὄὈἷΝἶἷlΝmὉὄὁ,ΝlἳΝἹὄὁὅὅἳΝὅἴἳὄὄἳ”

χὀἵhἷΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈ’ultima collocazione vale quanto detto finora: le forme medie sono
metricamente insostituibili – α Ν (3b.2) o sfavorite – α (3b.1) –, ma
intendere questi medi come riflessivi indiretti è sempre possibile.
Resta un ultimo medio transitivo da analizzare, che troviamo in Il. 20.55 α ,Ν
Ν ’Ν α ῖ Ν αΝ υ Ν α ῖα έΝ La forma media è metricamente insostituibile e
l’ἷὅpὄἷὅὅiὁὀἷ αΝ υ ,ΝlἷὈὈέΝ“ἷmἷὈὈἷὄἷ,ΝἸἳὄΝὉὅἵiὄἷΝὉὀἳΝliὈἷ”ΝρΝ“liὈiἹἳὄἷ”ΝpὉάΝἷὅὅἷὄἷΝ
vista come un rimodellamento del ben più comune sintagma Νφ Ν ήΝ α Ν
“ἷmἷὈὈἷὄἷΝὉὀἳΝvὁἵἷ”ΝρΝ“Ἱὄiἶἳὄἷ”Ν(cfr. Hdt. 1.85.4 φ , Eur. Suppl. 710
’Να ).
Nondimeno, come si è visto in § 2.20 ,Ν l’ἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ liὈiἹἳὄἷΝ ἴἷὀΝ ὅiΝ pὄἷὅὈἳΝ ἳΝ
ἷὅὅἷὄἷΝ ἷὅpὄἷὅὅἳΝ ἶἳΝ ὉὀΝ mἷἶiὁΝ ὄἷἵipὄὁἵὁ,Ν ἷΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈὁΝ vἷὄὅὁΝ lἳΝ ὄἷἵipὄὁἵiὈὡΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝ ὨΝ
garantita dal compl. Ν[…] α ῖ Ν“ὈὄἳΝἶiΝlὁὄὁ”έΝἢἷὄἵiά il med. υ è difendibile.
ἙὀΝ ἵὁὀἵlὉὅiὁὀἷΝ l’ἳὁὄ . med. trans.
1
α (9x) e le forme med. υ α Ν (Il.
12.257), υ Ν(Il. 12.440), υ Ν(Il. 13.718, 20.55), transitive per analogia con
α , sono sempre giustificabili o come medi riflessivi indiretti (12x) o come
medi reciproci (1x).

2.42

“pὄἷpἳὄἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo o intransitivo / medio riflessivo diretto,


affettivo di tangenza o intransitivo:
a. att. [a] trans. “pὄἷpἳὄἳὄἷ,Ν ὅiὅὈἷmἳὄἷ,Ν ἶiὅpὁὄὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 4.294, Hdt.
ἁέ1ἂ1)Ν ||Ν mἳὄέΝ “ἳmmἳiὀἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 3.11, Aesch. Suppl. 723) [b] intrans.
“ἳvviἳὄὅi,ΝpἳὄὈiὄἷ”Ν(ἘἶὈέΝἂέ1ἂἆέ1)
b. med. α [a] rifl. dir. “pὄἷpἳὄἳὄὅi”Ν(Il. 23.285, Eur. Bacch. 1000) [b] aff.
tang. mἳὄέΝ “ἳmmἳiὀἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 1.433) [c] intrans. “ἳvviἳὄὅi,Ν pἳὄὈiὄἷ”Ν (ἘἶὈέΝ
1.165.2).
I. In Omero ΝὄiἵὁὄὄἷΝ11xΝ(1xΝπ ὺ),ΝἀxΝἳlΝmἷἶiὁ. Di questi medi Ν
(Il. 23.285) è riflessivo diretto, mentre α Ν(Il. 1.433, metricamente insostituibile)
è transitivo e ricorre in collocazione con (1) α,ΝἶὁvἷΝἳὀἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁέ

107
II. Nelle Storie il verbo (semplice e composto con π ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ)Ν ὨΝ
documentato 89x, 21x alla voce media, sempre con valore riflessivo diretto o
intransitivo.
Concentriamoci sulla collocazione con (1) α dal momento che entrambe le
diatesi vi ricorrono alternativamente.

(1a) Od. 16.353


α α , Ν Ν α
“[…]ΝimἴὄὁἹliἳὄἷΝlἷΝvἷlἷΝἷΝἶἳὄΝmἳὀὁΝἳiΝὄἷmi”
cfr. Od. 3.10-11

(1b) Il. 1.433


α α ,Ν α Ν ’Ν Ν α ῃ
“ὄἳἵἵὁlὅἷὄὁΝlἷΝvἷlἷ,ΝlἷΝἶἷpὁὅἷὄὁΝὀἷllἳΝnave nera

I tre passaggi sono perfettamente sovrapponibili e descrivono una scena ricorrente di


disarmo della nave, il che può indurre a dubitare che la variazione diatetica abbia un
valore reale144.
La metrica non ci può aiutare a capire quale delle due diatesi è regolare in questa
collocazione perché nessuna delle forme verbali riportate può essere sostituita dal suo
ἷὃὉivἳlἷὀὈἷΝὀἷll’ἳlὈὄἳΝἶiἳὈἷὅiέΝ
ἠὁὀΝ ὄἷὅὈἳΝ ὃὉiὀἶiΝ ἵhἷΝ pὄὁἵἷἶἷὄἷΝ ἵὁὀΝ l’ἳὀἳliὅiΝ ὅiὀὈἳὈὈiἵὁ-ὅἷmἳὀὈiἵἳἈΝ l’ἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ
ammainare le vele implica che il marinaio le abbassi, cioè le porti verso di sé dal
momento che egli si trova sul ponte della nave, vd. (1b). Di conseguenza è possibile
giustificare il med. α Νcome affettivo di tangenza.

2.43 φ

φ “ἵὁὄὁὀἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio riflessivo diretto:


a. att. φ “ἵὁὄὁὀἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝἷΝἶἳὈέΝ(Hes. Op. 75, Plat. Rep. 398a);
b. med. φ α “ἵὁὄὁὀἳὄὅi,ΝἵiὀἹἷὄὅi”Ν+ΝἳἵἵέΝἷΝἶἳὈέΝ(ἓὉὄέΝBacch. 313).
I. In Omero il verbo è raro: 9 attestazioni complessive (semplice e composto con
φ π ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ),Ν ἴἷὀΝ ἄΝ ἶἷllἷΝ ὃὉali al medio contro 3 forme attive. A parte
φπ φ α Ν(Od. 8.175), che è di diatesi passiva, le altre 5 forme medie (sempre
π α ,Ν metricamente insostituibile) sono transitive, il che le rende anomale – e
quindi da giustificare – in rapporto alla normale distribuzione diatetica att. trans. / med.
rifl. dir. propria di φ .
II. Nelle Storie l’ἳὈὈέΝtrans. α (Hdt. 2.45.1) è un hapax: del medio non esiste
alcuna attestazione.

144
Vd. CHANTRAINE 1927b: 159.

108
Analizzeremo ora 5 le forme medie transitive, le quali ricorrono tutte nel medesimo
verso formulare Ν (/ ) αΝ π α Νπ ῖ έ

(1a) Od. 8.170


Ν φ Ν π Ν φ ,Ν Ν ’Ν Να
“mἳΝὉὀΝἶiὁΝἶiΝἴἷllἷὐὐἳΝiὀἵὁὄὁὀἳΝilΝὅὉὁΝἶiὄἷἉΝἷΝὈὉὈὈiΝlὁΝ[…]”
cfr. Il. 18.205, Od. 5.303, Hes. Op. 75

(1b) Il. 9.175 (= Od. 1.148, 3.339, 21.271)


α π α π ῖ
“iΝἹiὁvἳὀiΝiὀἵὁὄὁὀἳὄὁὀὁΝἶiΝviὀὁΝiΝἵὄἳὈἷὄi”
cfr. Il 1.470 Ν Ν αΝ π α π ῖ Ν

(Ia) Hdt. 2.45.1


Να Ν π Ν Ν υπ Ν έ α π Ν π π π Ν Ν
Ν Ν Ν
“ὃὉἳὀἶὁΝ ἹiὉὀὅἷΝ iὀΝ ἓἹiὈὈὁ,Ν ἹliΝ ἓἹiὐiἳὀiΝ lὁΝ iὀἵὁὄὁὀἳὄὁὀὁΝ ἵὁὀΝ ἶἷllἷΝ ἴἷὀἶἷΝ ἷΝ lὁΝ
ἵὁὀἶὉὅὅἷὄὁΝiὀΝpὄὁἵἷὅὅiὁὀἷΝpἷὄΝimmὁlἳὄlὁΝἳΝZἷὉὅ”

I dati sono inconfutabili: π α (1b) non fornisce alcuna sfumatura di senso


propria del medio – i giovani incoronano i crateri per i convitati, cui poi servono da
bere, e questi crateri non sono di loro proprietà – ed è insostituibile metricamente con la
sua controparte attiva – al contrario * φ ’(α )Ν (1ἳ)Ν ἷΝ *π φ ’(α )Ν (Od. 5.303)
sarebbero in teoria ammissibili –; infine Erodoto conosce solo la voce attiva.
Non resta che concludere che il med. π α (1b) è una forma metricamente
condizionata.

2.44 υ

υ Ν “mἷὈὈἷὄἷΝ iὀὅiἷmἷ” oppone attivo transitivo / medio intransitivo (Il. 1.381


υ α) o transitivo (Od. 4.76 ):
a. att. υ [ἳ]Ν “mἷὈὈἷὄἷΝ iὀὅiἷmἷ”Ν +Ν iὀἸέΝ (Il. 1έἆ)Ν [ἴ]Ν ὈὄἳὅlέΝ “pἷὄἵἷpiὄἷ,Ν Ὁἶiὄἷ,Ν
iὀὈἷὀἶἷὄἷ”ΝἳὅὅέΝ(Il. 15.442) | + gen. (Il. 1.273, Hdt. 1.47.3) | + acc. (Od. 6.286,
Soph. Ant. 1218;
b. med. [a] intrans. υ α “ἵὁὀvἷὀiὄἷ,Ν vἷὀiὄἷΝ ἳΝ ὉὀΝ ἳἵἵὁὄἶὁ”Ν φ Ν +Ν ἶἳὈέΝ (Il.
13.381) [b] trans. “Ὁἶiὄἷ,ΝiὀὈἷὀἶἷὄἷ”Ν+ΝἹἷὀέΝ(Od. 4.76).
I. In Omero il verbo è attestato 14x con 2 medi, negli Inni omerici manca
ἵὁmplἷὈἳmἷὀὈἷ,ΝiὀΝἓὅiὁἶὁΝἵ’ὨΝὉὀἳΝὅὁlἳΝvὁlὈἳΝἷΝἳll’ἳὈὈivὁΝ(Th. 831). Solo nel significato
ὈὄἳὅlἳὈὁΝ “Ὁἶiὄἷ,Ν iὀὈἷὀἶἷὄἷ”Ν ἳὈὈivὁΝ ἷΝ mἷἶiὁ (1x, metricamente insostituibile) si
sovrappongono.
II. In Erodoto υ ΝὄiἵὁὄὄἷΝ1ἄxΝὅἷmpὄἷΝἳll’ἳὈὈivὁέ

109
Nella coppia minima che segue il verbo è in collocazione con un genitivo nel
significato “Ὁἶiὄἷ,ΝiὀὈἷὀἶἷὄἷ”ἈΝl’ἳὈὈivὁΝviΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝἂx,ΝilΝmἷἶiὁΝ1xέ

(2a) Il. 2.26 (= 2.63)


Ν ’Ν Ν α·Ν Ν Ν Ν
“ἡὄἳΝἵὁmpὄἷὀἶimiΝὅὉἴiὈὁἈΝὈiΝὅὁὀΝmἷὅὅἳἹἹἷὄὁΝἶiΝZἷὉὅ”
cfr. Il. 24.133, Od. 18.34

(2b) Od. 4.76


’Ν α α
“ἑὁmpὄἷὅἷΝilΝὅὉὁΝἶiὄἷΝilΝἴiὁὀἶὁΝἝἷὀἷlἳὁ”

(IIa) Hdt. 4.113.2


α φ αΝ Ν Ν ,Ν Ν υ α
“ἠὁὀΝpὁὈἷvἳΝpἳὄlἳὄἹliΝpἷὄἵhὧΝὀὁὀ ὅiΝἵὁmpὄἷὀἶἷvἳὀὁ”Ν
cfr. Hdt. 1.47.3, 4.114.2, 9.98.3

ἝἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝl’impv. ἳὈὈέΝ Ν(ἀἳ)ΝὅἳὄἷἴἴἷΝὅὁὅὈiὈὉiἴilἷΝἵὁlΝmἷἶέΝ* ’( )ΝἷΝὃὉἷὅὈὁΝ


ἶἷpὁὀἷΝἳΝἸἳvὁὄἷΝἶἷll’ἳὈὈivὁ,ΝἵhἷΝὨΝἳὀἵhἷΝl’ὉὀiἵἳΝἶiἳὈἷὅiΝὀὁὈἳΝἳΝἓὄὁἶὁὈὁέΝ
ϊ’ἳlὈὄἳΝpἳὄὈἷΝpἷὄΝὉὀΝvἷὄἴὁΝiὀἶiἵἳὀὈἷΝpercezione uditiva il medio riflessivo indiretto è
possibile come si è visto in § 1.4 con : il sogg. Menelao è individuato come
beneficiario ἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝ ἵhἷΝ ἵὁmpiἷ (“ἳὅἵὁlὈἳὄἷΝ per trarne un beneficio”Ν ρΝ
“ἵὁmpὄἷὀἶἷὄἷ”).
Su questa base è perciò più prudente considerare Νun medio reale e attribuirgli
il valore di riflessivo indiretto.

2.45

Ν“Ἱἷὀἷὄἳὄἷ, partorire”ΝpὁὅὅiἷἶἷΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝil medio transitivi:


a. att. “Ἱἷὀἷὄἳὄἷ,ΝpἳὄὈὁὄirἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.513, Hdt. 3.109.3);
b. med. α “Ἱἷὀἷὄἳὄἷ,ΝpἳὄὈὁὄiὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 6.154, Aesch. Ch. 127).
I. In Omero il verbo è sempre attivo transitivo al presente ma ha, accanto al regolare
2
aor . att. (82x), il med. Ν(ἀἂx),Νattestato esclusivamente in poesia da Omero
a Euripide e pἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝὅiὀὁὀimὁΝἶἷll’ἳὈὈivὁ145έΝἥiΝὈὄἳὈὈἳΝἶiΝὉὀ’ἳὀὁmἳliἳΝἶἳlΝmὁmἷὀὈὁΝ
ἵhἷΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἸὁὄmἳΝ ὄἷἹὁlἳὄmἷὀὈἷΝ mἷἶiἳΝ ὀἷlΝ pἳὄἳἶiἹmἳΝ ἶiΝ Ν è ilΝ ἸὉὈέΝ α , molto
146
più frequente del suo corrispettivo att. .

145
Vd. MEISTER 1921: 20.
146
ἡmἷὄὁΝiὀΝὄἷἳlὈὡΝhἳΝ1xΝ α Ν(Il. 1λέλλ)ΝἷΝ1xΝ Ν(Od. 11έἀἂλ)έΝἓἵἵἷὐiὁὀἳlἷΝl’iὀἸέΝmἷἶέΝ ῖ αΝ
in HH. 5.127, che è modellato analogicamente sui futuri contratti (e.g. φα ῖ α )έΝ

110
II. Erodoto impiega il verbo 46x (1x ὺ) ὅἷmpὄἷΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ἷ iἹὀὁὄἳΝ l’ἳὁὄ2. med.
Ν(mentre impiega 21x ): come unica forma media ha l’iὀἸέΝἸὉὈέ αΝ
147
(Hdt. 7.49.5) .
Presentiamo ora due coppie minime in cui il soggetto di è il medesimo con
ambedue le diatesi: (1) / πα Ν Ν Ν Ν , (2) Ῥ α / Ῥ .

(1a) HH. 1.6


[…]Ν ’Ν πα Ν Ν Ν Ν
“ilΝpἳἶὄἷΝἶἷἹliΝἶἷἹliΝὉὁmiὀiΝἷΝἶἷἹliΝἶὨiΝὈiΝἹἷὀἷὄά”
cfr. Il. 13.450, 15.198, HH. 3.314

(1b) Il. 14.434 (= 21.2, 24.693)


υΝ ,Ν Ν α Ν Ν
“lὁΝXἳὀὈὁΝvὁὄὈiἵὁὅὁ,ΝἵhἷΝl’immὁὄὈἳlἷΝZἷὉὅΝἹἷὀἷὄά”Ν
cfr. Il. 2.741 υ Ν ,Ν α

(1c) Il. 20.215 α α π φ α

(2a) Hes. Th. 625


Ῥ υ φ
“ἵhἷΝἹἷὀἷὄάΝἤἷἳΝἶἳllἳΝἴἷllἳΝἵhiὁmἳΝὀἷll’ὉὀiὁὀἷΝἵὁὀΝἑὄὁὀὁ”
cfr. HH. 12.1, Hes. Th. 453, 471-472, 634

(2b) Il. 15.187


ῖ ’Ν υ φ , Ῥ α
“ἦὄἷΝὅὁὀὁΝiΝἸiἹliΝἶiΝἑὄὁὀὁΝἵhἷΝἤἷἳΝἹἷὀἷὄά”

(2c) HH. 5.42-ἂἁΝ υ Ν ’Ν αΝ Ν Ν υ Ν||Ν Ν ΝῬ ·Ν[…]

(IIIa) Hdt. 1.108.4


Ν Ν α Ν παῖ α
“ἢὄἷὀἶiΝilΝἴἳmἴiὀὁΝἵhἷΝἝἳὀἶἳὀἷΝhἳΝpἳὄὈὁὄiὈὁ”
cfr. Hdt. 1.84.3, 1.111.1, 1.112.2 (2x), 1.116.4, 3.65.7, 5.39.2, 5.41.1, 5.41.2, 5.41.3
(ἁx),Ν ηέλἀ ἀ,Ν ηέλἀέ 1,Ν ηέλἀέ ἂ,Ν ἄέηἀέἀΝ (ἀx),Ν ἄέηἀέἁ,Ν 6.63.1, 6.68.3, 6.69.5 (3x), 6.131.2
(2x), 6.139.1

Altre coppie minime dello stesso tenore sono le seguenti:


1. con soggetto Echidna Hes. Th. 310 Να Ν α ,Ν Ν
φα ,Ν ἘἷὅέΝ Th. 319 Χ α α Ν π υ α Ν α Ν π ,Ν ἘἷὅέΝ
Th. 326 ’Ν αΝΦῖ ’Ν Ν α Ν ΝvὅέΝἘἷὅέΝ Th. 308 ’Ν
π υ α Ν α φ αΝ αἉ

147
Ἔ’ἳὈὈέΝ ΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝἀxΝiὀΝἶὉἷΝὁὄἳἵὁliΝ(ἘἶὈέΝηέλἀέ ἀ,Νηέλἀέ ἁ)έ

111
2. con soggetto Elena Hes. fr. 204.94 Merkelbach-West Ν
α φυ [ ] Ν Ν Ν vὅέΝ Ἐes. fr. 175.1-2 Merkelbach-West ’
Ν υ · || π α Ν ’Ν α Ν Ν
Ἄ έ
Su questa alternanza att. / med. CHANTRAINE 1927: 162-163148 fa un appunto
impὁὄὈἳὀὈἷΝiὀΝὄἷlἳὐiὁὀἷΝἳlΝlἷἹἳmἷΝἵhἷΝὈἳlvὁlὈἳΝὅὉὅὅiὅὈἷΝὈὄἳΝilΝὅἷὅὅὁΝἷΝl’ἳὈὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝἶἷllἳΝ
diatesi (cfr. att. α ΝἶἷὈὈὁΝἶἷll’ὉὁmὁΝ/ med. α α detto della donna)149:
1. iὀΝ ἡmἷὄὁΝ l’ἳὁὄ2έΝ ἳὈὈέΝ ,Ν ἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝ ἅ1x,Ν ὨΝ ὉὅἳὈὁΝ ηἄxΝ ὃὉἳὀἶὁΝ ilΝ ὅὁἹἹetto è la
madre e solo 15x quando il soggetto è il padre;
2. ὅὉΝ ἀ1Ν ἷὅἷmpiΝ ἶἷll’ἳὁὄ2έΝ mἷἶέΝ Ν ilΝ ὅὁἹἹἷὈὈὁΝ ὨΝ 1ἆxΝ ilΝ pἳἶὄἷΝ ἷΝ ὅὁlὁΝ ἁxΝ lἳΝ
150
madre .
ἥἷΝἷὅὈἷὀἶiἳmὁΝilΝἵἳmpὁΝἶ’iὀἶἳἹiὀἷΝἳlΝὄἷὅὈὁΝἶἷlΝὀὁὅὈὄὁΝcorpus, comprendendo quindi
anche gli Inni omerici e Esiodὁ,ΝἷΝἵὁὀὅiἶἷὄiἳmὁΝὈὉὈὈἷΝlἷΝἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiΝἶἷlΝvἷὄἴὁΝ ΝiὀΝ
cui sia possibile stabilire il sesso del genitore, le cifre diventano queste:
1. l’aor2. att. ΝὄiἵὁὄὄἷΝ159x, 139x il soggetto è la madre e 20x il padre;
2. l’ἳὁὄ . med.
2
è documentato 35x, 24x il soggetto è il padre e 11x la madre.
Questa statistica induce a credere che la lingua epica conoscesse una reale
ἶiὅὈiὀὐiὁὀἷΝἶ’ὉὅὁΝὈὄἳΝl’ἳὈὈέ ,ΝἶἷὈὈὁΝpὄὁpὄiἳmἷὀὈἷΝἶἷllἳΝmἳἶὄἷ,ΝἷΝilΝmἷἶέ ,ΝἶἷὈὈὁΝ
del padre, che è poi andata persa nel greco posteriore,ΝἶὁvἷΝὅὉὅὅiὅὈἷΝὅὁlὁΝl’ἳὁὄiὅὈὁΝἳὈὈivὁ.
AMIGUES 1982: 31-ἁἁ,Ν iὀvἷἵἷ,Ν ἶἳll’ἳὀἳliὅiΝ ἶἷἹliΝ ὅὈἷὅὅiΝ dati trae una conclusione
differente:

«ἜἳΝ ἶiὅὈὄiἴὉὈiὁὀΝ ἶἷὅΝ ἸὁὄmἷὅΝ mὁyἷὀὀἷὅΝ ὀ’ἷὅὈΝ ἶὁὀἵΝ ὄὧἹiἷΝ pἳὄΝ ἳὉἵὉὀἷΝ
déterminisme. Les structὉὄἷὅΝ ὅὁἵiἳlἷὅΝ ἶἷΝ l’ὧpὁpὧἷΝ ὀἷΝ ἸὁὀὈΝ ὃὉἷΝ ἸἳvὁὄiὅἷὄΝ lἳΝ
pὄἷὅἷὀὈἳὈiὁὀΝἶὉΝpὨὄἷΝἵὁmmἷΝἵἷlὉiΝpἳὄΝὃὉiΝἷὈΝἷὀΝὃὉiΝὅ’ἷὅὈΝὁpὧὄὧἷΝlἳΝpἷὄpὧὈὉἳὈiὁὀΝ
de la lignée. La mère, exclue de la généalogie, peut avoir, aux yeux du poète ou
du locuteur, des mérites personnels remarquables: sa qualité de mère est alors
soulognée par la diathèse interne [scil. medio].»

In buona sostanaza Amigues ritiene quindi un medio dinamico alla maniera


di Delbrück (vd. § 1.1), impiegabile senza riferimento al sesso ogniqualvolta chi scrive
sente la necessità di usare la forma marcata151.

148
Ripreso quasi ad verbum in CHANTRAINE 1948-1953: II 174-175.
149
Vd. WACKERNAGEL 1926: I 123, 128, 136, RUIPÉREZ 1988: 260.
150
I calcoli di Chantraine si basano su quelle ricorrenze in cui il contesto lasci intendere il sesso del
genitore, per le attestazioni complessive dei due aoristi vd. supra.
151
Questa sua lettura la porta a sostenere che la differenza di diatesi in HH. 3.323-324 π Ν Ν Ν
Ν αυ π ’Ν ἉΝ||Ν Ν Ν Ἁ sia significativa. La segue DUHOUX 20002: 119-120,
il quale in questo medesimo passo fa dipendere il med. (marcato) dalla necessità di rendere la
rabbia di Era contrapposta alla semplice constatazione del fatto che Zeus ha partorito Atena, espressa
iὀvἷἵἷΝἳll’ἳὈὈέΝ (non marcato).

112
A nostro parere, l’ἳὀἳliὅi di Chantraine è più verosimile poiché le poche eccezioni
alla distribuzione diatetica da lui delineata sono (quasi) tutte metricamente spiegabili
(vd. infra). Amigues, invece, fornisce una spiegazione meno solida, che non tiene quasi
mai in conto i dati metrici e richiede a volte interpretazioni troppo ardite152.
Ad ogni buon conto disponiamo di tre argomenti per criticare la realtà di
Ὁὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝἳὈὈέΝ Ν/ med. basata sul sesso del genitore:
1. il primo è il commento di Eust. 1012 ad Hom. Il. 15.187 a proposito
ἶἷll’iὀὈἷὄἵἳmἴiἳἴiliὈὡΝ ἶiΝ Ν ἷΝ : Ν Ν Ν φ Νπ α
φα Ν α Ν α Ἁ
2. ilΝὀὁὅὈὄὁΝ α , Erodoto, conosce Νὅὁlὁ ἷἶΝἷὅἵlὉὅivἳmἷὀὈἷΝἳll’ἳὈὈivὁέΝἥiΝ
noti però che nelle Storie il verbo non ha mai come soggetto un uomo ma, nella
stragrande maggioranza dei casi, secondo una tendenza alla specializzazione
semantica di comune a tutta la prosa di età classica153, o una donna (27x) o
degli animali (17x);
3. lἳΝὅὈἷὅὅἳΝpὁἷὅiἳΝἷpiἵἳΝἹὄἷἵἳΝmὁὅὈὄἳΝἶἷllἷΝὁὅἵillἳὐiὁὀiΝἶ’ὉὅὁΝiὀὅpiἷἹἳἴiliΝἳΝpἳὄὈiὄἷΝ
dallo schema Ν(detto della madre) :: (detto del padre): in Il. 15.198,
Hes. Th. ἀίἆΝlἳΝἸὁὄmὉlἳΝ Ν Να ΝἵὁllὁἵἳὈἳΝdopo la dieresi bucolica ha un
soggetto maschile (rispettivamente Zeus e Urano), eppure in un contesto metrico
iὀἶiἸἸἷὄἷὀὈἷΝ ἳllἳΝ ὅἵἷlὈἳΝ ἶἷllἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ἳll’ἳὈὈἷὅὁΝ mἷἶέΝ ’( )Ν ὨΝ ὅὈἳὈὁΝ pὄἷἸἷὄiὈὁΝ
l’ἳὈὈέΝ 154
; inoltre Esiodo ha sia [= ]Ν Ν Ν α φυ [ ] Ν
Ν Ν (ἘἷὅέΝ ἸὄέΝ ἀίἂέλἂΝ ἝἷὄἽἷlἴἳἵh-West) sia [= ]Ν ’Ν
Ν υ (Hes. fr. 175.1 Merkelbach-West).
Queste obiezioni sono consistenti, nondimeno è possibile considerare un
mἷἶiὁΝ ἵἳὉὅἳὈivὁἈΝ l’ὉὁmὁΝ iὀἶὉἵἷΝ la gravidanza nella donna, così come e.g. la donna
induἵἷΝ l’ὉὁmὁΝ ἳΝ ὅpὁὅἳὄlἳΝ ( α α )έΝ Ἑ ὀὉmἷὄiΝ ὄiὅἵὁὀὈὄἳὈiΝ ὀἷll’ἷpiἵἳ sono infatti
incontrovertibili e eviἶἷὀὐiἳὀὁΝ l’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝ ἶiΝ ὉὀἳΝ ἶiἵὁὈὁmiἳΝ ἶ’impiἷἹὁ reale delle due
ἶiἳὈἷὅiΝἳlmἷὀὁΝἳll’ἳὁὄ2έΝ ,Ν- έ
ἣὉἷὅὈ’ὉlὈimἳ,Νpἷὄά,ΝὨΝpian piano venuta meno nel greco postomerico. Lo dimostrano
l’iὀὈἷὄὁΝ corpus della prosa di età classica, che ha conservato solo l’ἳὈὈέΝ ,Ν ἷΝ ἹliΝ
ὉlὈimiΝpὁἷὈiΝἳΝimpiἷἹἳὄἷΝl’ἳὁὄ . med.
2
,ΝἵiὁὨΝPindaro (2x) e i tre tragici (8x).
Pindaro usa il medio tutto sommato coerentemente: in Pyth. ἂέηἀΝ α è
impiegato mἷὈὁὀimiἵἳmἷὀὈἷΝ ἵὁlΝ ὅiἹὀiἸiἵἳὈὁΝ ἶiΝ “pὄὁἶὉὄὄἷ”,Ν mἷὀὈὄἷ nel fr. 34 (9) Snell
ΝhἳΝὉὀΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝmἳὅἵhilἷΝ(ZἷὉὅ)έΝ

152
Nella genealogia di Enea (Il. 20.215-240) ricorrono 5 medi , ’( ) e 2 attivi , ’( ),
ἵhἷΝχmiἹὉἷὅΝὅpiἷἹἳΝἵὁmἷΝvἳὄiἳὀὈiΝὀὁὀΝmἳὄἵἳὈἷΝ«pἳὄΝὉὀἷΝὄἳiὅὁὀΝἶἷΝὅἷὀὅΝἈΝl’iὀὅiὅὈἳὀἵἷΝὅὉὄΝlἷὅΝἳὄὈiἵὉlἳὈiὁὀὅΝ
de la généalogie devient superflue quand Enée mentionne son grand-père et son père, ainsi que Priam,
dont chἳἵὉὀΝ ὅἳiὈΝ ὃὉ’ilΝ ἷὅὈΝ lἷΝ pὨὄἷΝ ἶ’ἘἷἵὈὁὄ»Ν (AMIGUES 1982: 31-32). Se si segue Chantraine la
spiegazione di queste forme è infinitamente più semplice ed economica: i soggetti sono tutti maschi,
quindi il medio è atteso – difatti troviamo 2x ’( ) ἷΝὀὁὀΝl’ἳὈὈivo metricamente equivalente Ν–,
mἳΝὨΝὄimpiἳὐὐἳὈὁΝἀxΝἶἳll’ἳὈὈέ , ’( )ΝὀἷἹliΝὉὀiἵiΝvἷὄὅiΝiὀΝἵὉiΝὄiὅὉlὈἳΝmἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝiὀὉὈiliὐὐἳἴilἷέ
153
Vd. AMIGUES 1982: 33.
154
ἢὁὅὅiἴilἷΝὉὀ’iὀἸlὉἷὀὐἳΝἳὀἳlὁἹiἵἳΝἶiΝ Να (Il. 22.353) sempre in clausola?

113
I tragici, invece, usano le forme medie solo nelle parti corali – fatto che può essere
interpretato come un arcaismo poetico155 – e in maniera incoerente, violando il principio
di distribuzione epica: Euripide ha il medio indifferentemente 3x quando il soggetto è il
padre (Eur. Hel. 214, HF. 1023, 1183) e 3x quando lo è la madre (Eur. Or. 196, Phoen.
649, Tr. 265, anche Aesch. Ch. 419) e tutti e tre i tragici impiegano saltuariamente
l’ἳὈὈivὁΝἵὁὀΝὄiἸἷὄimἷὀὈὁΝἳlΝpἳἶὄἷΝ(χἷὅἵhέ Ch. 690, Eum. 660, Soph. OC. 1108, Eur. Cycl.
262 et al.). In più Eschilo crea sul mὁἶἷllὁΝἶἷll’ἳὁὄ2. med. Νun innovativo pres.
mἷἶέΝὈὄἳὀὅέΝ α Ν(ἀx)Νcha ha sempre come soggetto la terra ed è inserito nelle parti
156
recitative .
ἥὁὀὁΝ ὈὉὈὈiΝ ὃὉἷὅὈiΝ ὅiὀὈὁmiΝ ἶiΝ ὉὀΝ ὅiὅὈἷmἳΝ iὀΝ piἷὀὁΝ ἶiὅἸἳἵimἷὀὈὁἈΝ l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷ
ἳll’ἳὁὄiὅὈὁ att. trans. / med. caus. osservata con rigore nella poesia epica è andata persa
nel greco successivo a vantaggio del solo att. dal momento che ha pian
piano smesso di essere impiegato con soggetti di sesso maschile, per i quali il medio era
la diatesi normale.

2.46 ,Ν

“ὁὀὁὄἳὄἷ,Νvἷὀἷὄἳὄἷ”ΝhἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝὈὄἳὀὅiὈiviἈ
a. att. [ἳ]Ν“ὁὀὁὄἳὄἷ,Νvἷὀἷὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1.244, Aesch. Sept. ἅἅ)Ν[ἴ]Ν“vἳlὉὈἳὄἷ,Ν
ὅὈimἳὄἷ”Ν+ΝἶὁppiὁΝἳἵἵέΝ(Il. 23.703);
b. med. α “ὁὀὁὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 4.46).
Ν “ὁὀὁὄἳὄἷ”, invece, oppone attivo transitivo / medio transitivo o affettivo di
tangenza:
a. att. [ἳ]Ν“ὁὀὁὄἳὄἷ,ΝὅὈimἳὄἷ,ΝὄiὅpἷὈὈἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.4, Hdt. 2.29.7);
b. med. α [a] trans. om. “ὁὀὁὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 22.235) [b] aff. tang. “ὅtimare
il valore, assegnare il prezzo (in riferimento al proprio metro di valutazione)”Ν+Ν
acc. (Plat. Ap. 36b).
I. Omero offre in tutto 95 attestazioni dei due verbi (25x med.), così ripartite: Ν
att. 50x vs. med. 16x,Ν Νatt. 20x vs. med. 9x. In tre collocazioni entrambe le diatesi
reggono lo stesso complemento oggetto (med. 4x, sempre metricamente insostituibile),
ma apparentemente non si coglie alcuna sfumatura di senso che permetta di distinguerne
l’impiἷἹὁ157.
II. Erodoto usa Ν56x (semplice e composto con αὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ,Νπ ὺ),Ν1ἀxΝἳlΝ
medio (sempre passivo tranne π in Hdt. 5.77.3). , invece, che è un
verbo attestato solo in poesia, si trova 1xΝἳll’ἳὈὈivὁ in un oracolo (ἘἶὈέΝηέλἀέ ἀ).

155
Vd. AMIGUES 1λἆἀἈΝ ἁἁΝ «lἳΝ ὈὄἳἹὧἶiἷΝ ἳὈὈiὃὉἷΝ ἳΝ pὉΝ ἵὁὀὅἷὄvἷὄΝ lἷΝ mὁyἷὀΝ ὡΝ ὈiὈὄἷΝ ἶ’ἳὄἵhἳïὅmἷΝ ἶὉΝ ὅὈylἷΝ
noble». ἙὀΝὃὉἷὅὈὁΝὅἷὀὅὁΝvἳΝἳὀἵhἷΝl’ὉὀiἵὁΝἷὅἷmpiὁΝἶἷll’ἳὁὄ 2. med. in commedia, Aristoph. Av.
1193 αΝπ φ ,Ν Ν Ν ,ΝvἷὄὅὁΝὈὄἳὈὈὁΝἶἳΝὉn parte corale e in cui la mimesi dello stile
aulico è evidente (vd. AMIGUES 1982: 34 n.19).
156
Vd. AMIGUES 1982: 34.
157
Vd. BRUGMANN 19003: 460.

114
Analizzeremo ora tre collocazioni ἵὁὀΝ(1)Ν ῖ ,Ν(ἀ)Ν , (3) α ῖ / Ν
ἳllἳΝ ὄiἵἷὄἵἳΝ ἶiΝ ὉὀΝ ἵὄiὈἷὄiὁΝ ἶiὄimἷὀὈἷΝ ἵhἷΝ ἹiὉὅὈiἸiἵhiΝ lἳΝ ὅἵἷlὈἳΝ ὁὄἳΝ ἶἷll’ἳὈὈivὁΝ ὁὄἳΝ ἶἷlΝ
medio.

(1a) Od. 15.542-543 (= 17.56)


α Ν Ν Ν ῖ Ν Ν Ν α Ν ῖ
υ Νφ Ν α ,Ν Ν Ν
“ὁὄἳ,Ν ἶὉὀὃὉἷ,Ν ὃὉἷὅὈ’ὁὅpiὈἷΝ ὀἷllἳΝ ὈὉἳΝ ἵἳὅἳΝ ἹὉiἶἳὀἶὁ,Ν || di cuore onoralo e
ἳἵἵὁἹlilὁ,ΝἸiὀΝἵhἷΝὄiὈὁὄὀὁ”

(1b) Od. 20.129


αῖαΝφ ,Νπ Ν ῖ Ν α ’
“ἠὉὈὄiἵἷΝἵἳὄἳ,ΝἵὁmἷΝὈὄἳὈὈἳὅὈἷΝl’ὁὅpiὈἷΝiὀΝἵἳὅἳ”

α ’( )Ν(1b) è metricamente insostituibile – al contrario ἶiΝ Ν(1ἳ)


che è stato consapevolmente pὄἷἸἷὄiὈὁΝ ἳΝ * ’(α ) – e non può essere
giustificato secondo nessuna delle categorie di medio di cui disponiamo: deve
perciò trattarsi di un medio indotto dal metro158.

(2a) Hes. Th. 411-412


’Ν π υ α Ν Ν Ν Νπ π Ν
Ν Ν ·π Ν Ν α α
“ἓἶΝ ἷllἳΝ ἳvἷὀἶὁΝ ἵὁὀἵἷpiὈὁΝ ἹἷὀἷὄάΝ ἓἵἳὈἷ,Ν lἳΝ ὃὉἳlἷΝ ἳlΝ ἶiΝ ὅὁpὄἳΝ ἶiΝ ZἷὉὅΝ ἑὄὁὀiἶἷΝ
ὈἷὀὀἷΝiὀΝὁὀὁὄἷἈΝἳΝlἷiΝἶiἷἶἷΝὅplἷὀἶiἶiΝἶὁὀi”

(2b) Hes. Th. 428


’Ν α π ,Ν π Ν α α
“mἳΝὀἷΝἷἴἴἷΝἳὀἵὁὄΝmὁlὈiΝἶiΝpiὶ,ΝἶἳἵἵhὧΝZἷὉὅΝlἳΝ[οΝἓἵἳὈἷ]ΝὈiἷὀἷΝiὀΝὁὀὁὄἷ”

(IIa) Hdt. 2.50.3


α Ν π’Ν Ν Ν αΝ αΝ υ Ν α
Ν Ν Να Ν
“iὀἸἳὈὈiΝ ὀἷὅὅὉὀ altro popolo conosce fin dalle origini la figura di Poseidone,
ὈὄἳὀὀἷΝiΝἜiἴiἵi,ΝἵhἷΝlὁΝvἷὀἷὄἳὀὁΝἶἳΝὅἷmpὄἷ”
cfr. Hdt. 5.67.5

ἙὀΝ ὃὉἷὅὈ’ἳlὈὄἳΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝ ἵὁὀΝ (2) si ripropone la stessa concordanza di


indizi a sfavore della genuinità del med. α Ν(2b), che da solo occupa il quinto metron
– l’ἳὈὈivὁΝ ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝ (4x in Hom.) prosodicamente è uno spondeo, perciò
difficilmente ricorrerebbe qui – e non può essere giustificato come medio
semanticamente valido.

158
Vd. MEISTER 1921: 31.

115
Perciò la soluzione più ragionevole ci pare essere dubitare della realtà del med.
α Ν (ἀἴ) – miὀἳὈἳΝ ἳὀἵhἷΝ ἶἳlΝ pἳὅὅὁΝ ἷὄὁἶὁὈἷὁΝ (ἙἙἳ)Ν ἵὁlΝ vἷὄἴὁΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ –, che è
verosimilmente una forma metricamente condizionata.

(3a) Od. 11.484


π Ν Ν Ν Ν Ν αΝ ῖ Ν
“prima da vivo Ὀ’ὁὀὁὄἳvἳmὁΝἵὁmἷΝἹliΝἶὨi”

(3b) Od. 19.280 (= 23.339)


Ν Νπ Ν Ν Ν α
“ἷὅὅiΝἶiΝἵὉὁὄἷΝἵὁmἷΝὉὀΝἶiὁΝl’ὁὀὁὄἳὄὁὀὁ”

α Ν(3b) è metricamente insostituibile come α ’( ) – in (3a), invece,


è stato consapevolmente preferito a * ’(α) – e non è semanticamente
giustificabile, sicché anche questo medio deve essere considerato un prodotto del
metro159.
Tutti i medi in esame (4x) sono risultati essere metricamente indotti. Ἔ’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ
dunque l’ὉὀiἵἳΝἶiἳὈἷὅiΝὄἷἳlἷΝὃὉἳὀἶὁΝ , significano “vἷὀἷὄἳὄἷ,Νὁὀὁὄἳὄἷ”, come le
Storie confermano.

2.47 φ

φ Ν“nutrire, far crescere” oppone attivo transitivo / medio intransitivo o affettivo


di proprietà (aor1. med. ):
a. att. φ “ὀὉὈὄiὄἷ,Ν ἸἳὄΝ ἵὄἷὅἵἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 16.191, Aesch. Suppl. 894) |
“ἳllἷvἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 22.69, Aristoph. Av. 1028);
b. med. φ α [a] intrans. “ἵὄἷὅἵἷὄἷ”Ν (Il. 21.279, Xen. Mem. 2.1.22) [b] aff.
prop. “ἳllἷvἳὄἷ,Νnutrire, educare qualcosa di proprio”Ν(e.g. il proprio
figlio) + acc. (Od. 19.368, Aesch. Ch. 928).
I. In Omero ( φ Νsemplice e composto 2x con π ὺ: totale 71x) l’ἳὈὈivὁΝ(ἂἆx)ΝὨΝ
transitivo, il medio (con cui si allinea l’ἳὁὄέΝ iὀΝ - - φ , totale: 23x) intransitivo160.
Ἔ’ὉὀiἵὁΝ mἷἶiὁΝ transitivo è l’ἳὁὄ1. α (Od. 19.368, metricamente insostituibile),
ἵhἷΝ ὨΝ l’ἳὀὁmἳliἳΝ ἶἳΝ ὅpiἷἹἳὄἷΝ ἳll’iὀὈἷὄὀὁΝ ἶiΝ ὉὀΝ pἳὄἳἶiἹmἳΝ ἳlὈὄimἷὀὈiΝ ὄiἹiἶἳmἷὀὈἷΝ
strutturato.

159
Vd. MEISTER 1921: 31. STAHL 1907: 56 vede in α (3b) un esempio di medio indicante un
attività mentale e paragona Il. 22.235 Ν ’Ν Ν α Ν Νφ α α έΝCHANTRAINE 1948-
1953: II 177 e KÜHNER 1976-19783: II.1 109-110, invece, considerano α ’( ) (1b) e α Ν
(3b) dei medi riflessivi indiretti.
160
Vd. MARGULIES 1929: 224, CHANTRAINE 1948-1953: I 390, 399, 415, TRONCI 2005: 146-147, DELG
1094 s.v. φ .

116
II. In Erodoto ( φ Ν semplice e composto con ὺ,Ν π ὺ: totale 32x) nulla è
cambiato: l’ἳὈὈivὁΝ (1λx)Ν ὨΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁ,Ν ilΝ mἷἶiὁΝ (con l’ἳὁὄέΝ iὀΝ - - φ , totale: 13x)
intransitivo. Manca l’ἳὁὄ . med.
1
.
ἢἳὅὅiἳmὁΝ ἶὉὀὃὉἷΝ iὀΝ ὄἳὅὅἷἹὀἳΝ lἷΝ ἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiΝ ἶἷll’ἳὁὄ1. med. (Hom. 1x,
HH. 2x) confrontandole con passi simili contenenti il verbo φ ἳll’ἳὈὈivὁ.

(1a) HH. 2.233-235


Ν Ν ῖ Ν αφ Ν α Νυ Ν
φ ’,Ν Ν Ν Ν α,Ν
φ Ν · ’Ν α
Così la dea allevava nel palazzo lo splendido || figlio di Celeo, Demofonte, che
ἝἷὈἳὀiὄἳΝἶἳll’ἳlὈἳΝἵiὀὈὉὄἳΝ|| ἳvἷvἳΝἹἷὀἷὄἳὈὁἈΝἷΝilΝἴimἴὁΝἵὄἷὅἵἷvἳΝὅimilἷΝἳΝὉὀΝἶiὁ”
cfr. Od. 14.223, 24.389, HH. 26.2-3, Hes. Th. 1001, frr. 165.6, 181 Merkelbach-West

(1a-b) HH. 2.219-221


παῖ α φ , α π
πα α α ,π υ .
’Ν α α
“ἳllἷvἳΝὃὉἷὅὈὁΝmiὁΝἸiἹliὁ,ΝἵhἷΝἹliΝἶὨiΝimmὁὄὈἳliΝ||ΝmiΝhἳὀὀὁΝἶἳὈὁΝὈἳὄἶi,ΝiὀὅpἷὄἳὈὁ,Ν
e che mi è carissimo. || Se sarai tu ad allevarlo ed egli diventerà adulto”
cfr. HH. ἀέ1ἄἄΝ Ν ’Ν α α Ν Ν

(1b) Od. 19.368


π α π α
π α α ’Ν ’Ν α υ α α,
α υ,
πα α φα υ
“Certo nessun mortale a Zeus che scaglia la folgore || tante fiorenti cose bruciò,
tante scelte ecatombi, || quante tu gliene offrivi e pregavi di giungere || a dolce
vecchiezza ἷΝἵὄἷὅἵἷὄἷΝilΝἸiἹliὁΝἹlὁὄiὁὅὁ”

(Ia) Hdt. 1.122.3


α α Νφ ,Ν Ν Ν Ν Ν έ
“ἶiἸἸὉὅἷὄὁΝlἳΝvὁἵἷΝἵhἷΝἑiὄὁ,ΝἷὅpὁὅὈὁ,ΝἷὄἳΝὅὈἳὈὁΝὀὉὈὄiiὈὁΝἶἳΝὉὀἳΝἵἳἹὀἳ”
cfr. Hdt. 1.112.3, 1.113.3, 2.2.2

Ἔ’ὉὅὁΝ ὀὁὄmἳlἷΝ ὅἷmἴὄἳΝ pὄἷvἷἶἷὄἷΝ l’ἳὈὈivὁ,Ν ἵhἷΝ ὨΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ὀὁὈἳΝ ἳΝ ἓὄὁἶὁὈὁΝ iὀΝ
questi contesti. Inoltre gli attivi φ Ν (Od. 14.223), φ Ν (1a), φ (Hes. fr.
165.6 Merkelbach-West) sono stati deliberatamente preferiti ai medi corrispondenti
metricamente equivalenti, mentre α Ν(1b) è insostituibile con * α .
Proprio il medio odissiaἵὁΝ α (1b), però, si trova in un contesto in cui un
mἷἶiὁΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝpὄὁpὄiἷὈὡΝὀὁὀΝὨΝἸὉὁὄiΝpὁὅὈὁέΝἓὉὄiἵlἷἳ,ΝiὀΝὉὀ’ἳllὁἵὉὐiὁὀἷΝἳllἳΝὅἷἵὁὀἶἳΝ
persona diretta a Odisseo, ricorda gli atti pii che il suo padrone compiva in onore degli

117
dei per assicurarsi una tranquilla vecchiaia e la crescita di suo figlio Telemaco. Perciò
α Ν Ν φα Ν υ Ν pὉάΝ ὅἷὀὐ’ἳlὈὄὁΝ ἷὅὅἷὄἷΝ ὈὄἳἶὁὈὈὁΝ “ἵὄἷὅἵἷὄἷΝ ilΝ proprio figlio
Ἱlὁὄiὁὅὁ” .
161

In (1a-b) e HH. 2.166 α , che è semanticamente ingiustificabile, avrebbe


potuto essere rimpiazzato con * α Ν solo a prezzo di una variazione nel ritmo
ἶἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁ e di uno iato tra α e , quindi è probabile che il metro abbia favorito
l’ὉὅὁΝmἷἶiὁΝiὀΝquesto caso.
Dal punto di vista semantico MOUSSY 1969: 60 ipotizza invece che il med. Ν ’Ν α (1a-b)
risponda ἳΝ παῖ αΝ Ν Ν φ Ν Ν e che la diatesi media esprima con altri mezzi la sfumatura di
interesse insita nel dat. . HH. 2.221 (1a-b) sarebbe poi stato duplicato meccanicamente in HH. 2.166,
ἶὁvἷΝiὀvἷἵἷΝilΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝpἷὄΝl’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶέΝ α ΝmἳὀἵἳΝὈὁὈἳlmἷὀὈἷέΝ
La spiegazione è ingegnosa ma fallisce nel giustificare il med. α Ν ὅἷἵὁὀἶὁΝ iΝ ὀὁὅὈὄiΝ ἵὄiὈἷὄiἈΝ
παῖ αΝ Ν Ν φ Ν ΝὅiἹὀiἸiἵἳΝ “ἳllἷvἳΝὃὉἷὅὈὁΝ miὁΝἸiἹliὁ” (Metanira parla a Demetra a proposito di
suo figlio Demofonte), ma se α ΝὨΝὉὀΝaffettivo di proprietà lἳΝὈὄἳἶὉὐiὁὀἷΝἶiΝ Ν ’Ν α Ν
ὅὉὁὀἷὄἷἴἴἷΝ“ὅἷΝἵὄἷὅἵἷὄἳiΝὃὉἷὅὈὁΝtuo (ἸiἹliὁ)”,ΝἵiάΝἵhἷΝἵὁὀὈἷὅὈὉἳlmἷὀὈἷΝὀὁὀΝvἳ perché Demofonte è figlio
di Metanira, non di Demetra.
ἙὀΝ ἵὁὀἵlὉὅiὁὀἷΝ ἳll’iὀὈἷὄὀὁΝ ἶἷlΝ pἳὄἳἶiἹmἳΝ ἶiΝ φ l’ἳὁὄ1. med. Ν hἳΝ
l’ἷἸἸἷὈὈivὁΝvἳlὁὄἷΝaffettivo di proprietà “ἳllἷvἳὄἷΝqualcosa di proprio” in (1b), mentre in
(1a-b) e HH. 2.166 α è a nostro giudizio un medio metricamente condizionato.

2.48 φ

Φ “pὄἷἵἷἶἷὄἷ”ΝhἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁ (part. aor3έΝφ ᾰ ) intransitivi:


a. att. φ “ἳὄὄivἳὄἷΝpὄimἳ”Ν+ΝpἳὄὈέΝpὄἷἶέΝὅὁἹἹ. (Il. 10.368, Hdt. 6.115);
b. med. φ ᾰ “pὄἷἵἷἶἷὄἷ,ΝἳὀὈiἵipἳὄἷ,Νpὄἷvἷὀiὄἷ”ΝἳὅὅέΝ(Il. 5.119).
I. In Omero φ Ν ricorre 26x (3x πα αὺ,Ν 3x π ὺ)Ἀ ὁlὈὄἷΝ ἳlΝ ἸὉὈέΝ φ α (Il.
23.444) regolarmente medio, offre anche 8 attestazioni del part. aor . med. (°)φ ᾰ
3

a fronte di 2 sole attestazioni del part. aor3έΝ ἳὈὈέΝ ὺφ (Il. 7.144, 22.197). A queste
vanno aggiunte altre 2 attestazioni di φ ᾰ Νin Hes. Op. 554, 570. Questo participio
medio (metricamente insostituibile) ὨΝὉὀ’ἳὅὅὁlὉὈἳΝἳὀὁmἳliἳΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶiΝὉὀΝpἳὄἳἶiἹmἳΝ
che è altrimenti quello di un verbo activum tantum.
II. In Erodoto il verbo, documentato 15x, è sempre attivo, compreso il part. aor3. att.
φ (Hdt. 3.71.5), φ Ν(Hdt. 9.46.3).
Presentiamo ora due serie di esempi in cui il part. att. ὺφ e il part. med. φ ᾰ Ν
ricorrono in versi paragonabili.

(1a) Il. 7.144-145


[…]Νπ Ν Ν υ Νὑπ φ
υ Νπ ,Ν ’Ν π Ν Ν

161
Vd. GROSSE 1891: 16 « α α und α α findet sich häufig von Vater, Mutter, Vaterland».
Vd. anche BRUGMANN 19003: 460, BAKKER 1994: 38. CHANTRAINE 1948-1953: II 179 identifica in (1b)
«ὉὀΝὅἷὀὅΝἶ’iὀὈὧὄêὈΝὀἷὈ»ΝἷἶΝὨΝὅἷἹὉiὈὁΝἶἳΝMOUSSY 1969: 59-60.

118
“qui lo sorprese Licurgo, || lo trapassò con l’ἳὅὈἳ,ΝἷἹliΝἵἳἶἶἷΝpἷὄΝὈἷὄὄἳΝὄivἷὄὅὁ”
cfr. Il. 16.314, 16.322, 22.91-92, 23.805, Od. 22.91-92

(1b) Il. 13.387


[…]Ν Νφ Ν υ
“mἳΝlὁΝpὄἷvἷὀὀἷΝὃὉἷὅὈiΝἷΝlὁΝἵὁlὅἷΝἵὁὀΝl’ἳὅὈἳ”

(1c) Il. 5.119 Ν ’Ν α Νφ α π α ,Ν Ν Νφ


(1d) Il. 21.576 π Ν Νφ Ν ῃ ῃ Ν
(1e) Od. 19.449 αΝ α ·Ν Νφ α Ν Ν

(2a) Il. 22.197


π π π α πα αφ
“ὈἳὀὈἷΝ[vὁlὈἷ]ΝχἵhillἷΝἹliΝὅiΝpἳὄἳvἳ iὀἵὁὀὈὄὁΝἷΝlὁΝἸἳἵἷvἳΝvὁlὈἳὄἷ”
cfr. Od. 11.58

(2b) Il. 23.779


Ν Νφ · Ν Νφα Ν α
“ἵhἷΝἳὄὄivάΝpὄimἳ,ΝilΝὀὁἴilἷΝχiἳἵἷΝὅiΝpὄἷὅἷΝilΝἴὉἷ”

La situazione è chiarissima e i nostri primi due criteri di analisi vanno in una sola
direzione: nessuno dei tipi di medio di cui disponiamo può essere applicato per spiegare
la ricorrenza della diatesi marcata in (1b), (1c), (1d), (1e), (2b) e φ ᾰ Ν è sempre
insostituibile metricamente.

(IIIa) Hdt. 9.46.3


α α ῖ ῖ π α π’Ν , π α ’Ν α α υ
α, Ν Ν π ῖ Ν α αΝ π Ν ῖ Νφ π φ
“χὀἵhἷΝἳΝὀὁiΝἹiὡΝἶἳΝὈἷmpὁ,ΝἶἳΝὃὉἳὀἶὁΝἳἴἴiἳmὁΝviὅὈὁΝiΝἢἷὄὅiἳὀiΝὅἵhiἷὄἳὄὅiΝἵὁὀὈὄὁΝ
di voi, era venuto in mente di dirvi proprio quello che, prevenendoci, ci avete
pὄὁpὁὅὈὁ”
cfr. Hdt. 3.71.5

Anche Erodoto non offre elementi a sostegno della realtà del medio: ne deduciamo
che om. φ ᾰ Ν ἶἷvἷΝ ἷὅὅἷὄἷΝ ὉὀἳΝ ἸὁὄmἳΝ ἵὄἷἳὈἳΝ ἶἳΝ ὐἷὄὁ, probabilmente perché
metricamente più comoda e foneticamente più pesante del part. aor3έΝἳὈὈέΝφ ,ΝἵhἷΝὀὁὀΝ
ἳΝἵἳὅὁΝὀἷll’Iliade occorre solo nei due composti π φ Ν(1ἳ), πα αφ Ν(2a)162.

162
Vd. STAHL 1907: 60.

119
2.49 φ

Φ Ν“ἳmἳὄἷ” oppone attivo transitivo / medio reciproco (Hdt. 1.134.1 φ α)


o transitivo (aor . ( )φ α ):
1

a. att. φ [ἳ]Ν“ἳmἳὄἷ,ΝvὁlἷὄΝἴἷὀἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.197, Aesch. Ch. λίἄ)Ν[ἴ]Ν“ὈὄἳὈὈἳὄἷΝ


ἵὁὀΝἳἸἸἷὈὈὁ,ΝἳἵἵὁἹliἷὄἷΝἴἷὀἷvὁlmἷὀὈἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 3.207);
b. med. [a] φ α recip. “ἴἳἵiἳὄὅi”Ν (ἘἶὈέΝ 1έ1ἁἂέ1)Ν [ἴ]Ν trans. ( )φ α
“ἴἷὀvὁlἷὄἷ,ΝpὄὁὈἷἹἹἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 5.61).
I. La lingua epica ignora il med. recipέΝ φ α Ν “ἴἳἵiἳὄὅi”Ν ἷΝ ἵὁὀὁὅἵἷΝ ὅὁlὁΝ l’ἳὈὈέΝ
ὈὄἳὀὅέΝφ Ν(ἅἆxΝiὀΝἘὁmέ)Νe l’ἳὁὄ . med. trans. ( )φ α (Hom. 4x, HH. 2x, Hes. 2x:
1

totale 8x). Si noti che i due medi differiscono non solo semanticamente ma anche
morfologicamente: mentre il med. recip. φ α Ν ὨΝ ὈὄἳὈὈὁΝ ἶiὄἷὈὈἳmἷὀὈἷΝ ἶἳ φ ,Ν ilΝ
medio epico transitivo ὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝὅὁlὁΝὀἷllἳΝἸὁὄmἳΝἶἷll’ἳὁὄ . ( )φ α ΝξΝpgr. *e-p il-sa-
1 h

to, la cui antichità è garantita dal NP mic. pi-ra-me-no /Phillamenos/ (PY Jn 389.2, KN
ἓΝἁἄ)έΝἣὉἷὅὈἳΝἸὁὄmἳΝὨΝὃὉiὀἶiΝἳὀὁmἳlἳΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶἷlΝpἳὄἳἶiἹmἳΝὅiἳΝὅἷmἳὀὈiἵἳmἷὀὈἷΝὅiἳΝ
morfologicamente e va giustificata.
II. Erodoto impiega l’ἳὈὈέΝὈὄἳὀὅέΝφ (15x), il med. recipr. φ α Ν(1x) e il pass.
φ ,Ν φ ῖ αΝ (ἀx),Ν pἷὄΝ ὉὀΝ ὈὁὈἳlἷΝ ἶiΝ 1ἆΝ ἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiέ ἙἹὀὁὄἳΝ iὀvἷἵἷΝ l’ἳὁὄ1. med.
( )φ α ,ΝἵhἷΝἶὁpὁΝἓὅiὁἶὁΝὀὁὀΝὨΝpiὶΝὉὅἳὈὁέ
Gli esempi che seguono servono a mostrare la perfetta sinonimia tra φ eφ -
(*p il-s-: ( )φ α , φ
h
α ) ὀἷlΝ ὅἷὀὅὁΝ ἶiΝ “ἴἷὀvὁlἷὄἷ,Ν pὄὁὈἷἹἹἷὄἷ”Ν ἵὁὀ soggetti (1)
/ (2) α,Ν-α ,Ν(ἁ) .

(1a) Il. 9.116-117


α ,Ν ’Να Ν α α έΝ Ν υΝπ
α Ν Ν Ν Ν Ν Νφ ῃ
“Fui cieco, io non lo nego. Più forte di molti ||ΝἷὅἷὄἵiὈiΝὨΝl’ἷὄὁἷ,ΝἵhἷΝZἷὉὅΝἳmἳΝiὀΝ
ἵὉὁὄἷ”
cfr. Il. 2.197, 7.202-204, 7.280 (= 10.552), 23.306-307, Od. 15.245, HH. 4.469, Hes. fr.
240.6 Merkelbach-West

(1b) Il. 20.304


α υ, π π φ α πα
“ἶiΝϊἳὄἶἳὀὁ,ΝἵhἷΝilΝἑὄὁὀiἶἷΝἳmάΝὅὁpὄἳΝὈὉὈὈiΝiΝὅὉὁiΝἸiἹli”

(1c) Hes. fr. 141.21 Merkelbach-West φ ] α αΝ Ν

(2a) Od. 8.62-63


υ Ν ’Ν Ν Ν Ν Ν ,
Νπ Ν ’Ν φ ,Ν υΝ ’Ν α Ν Ν α Ν
“ἙὀὈἳὀὈὁΝl’ἳὄἳlἶὁΝἳὄὄivάΝἹὉiἶἳὀἶὁΝilΝἹὄἳἶiὈὁΝἵἳὀὈὁὄἷ,Ν || che la musa amò molto,
mἳΝὉὀΝἴἷὀἷΝἷΝὉὀΝmἳlἷΝἹliΝἶἳvἳ”

120
cfr. Od. 8.480-481

(2b) HH. 25.4-5 (= Hes. Th. 96-97)


α · ’Ν , α α
φ α· υ απ α α
“ἷΝ ἶἳΝ ZἷὉὅΝ ἶiὅἵἷὀἶὁὀὁΝ iΝ ὄἷέΝ ἐἷἳὈὁΝ ἵὁlὉiΝ ἵhἷΝ ὨΝ ἳmἳὈὁΝ ||Ν ἶἳllἷΝ ἝὉὅἷἈΝ ἶἳllἳΝ ὅὉἳΝ
ἴὁἵἵἳΝἷὅἵἷΝὉὀΝἵἳὀὈὁΝἶὁlἵiὅὅimὁ”

Queste prime due collocazioni dimostrano che ( )φ α Ν ὀὁὀΝ ὨΝ semplicemente


l’ἳὁὄiὅὈὁΝsigmatico ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝἳlΝpὄἷὅέΝφ ΝmἳΝὉὀἳΝἸὁὄmἳΝἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐiἳlἷΝἶἷll’ἳὁὄ1.
φ α impiegata negli stessi contesti: infatti ἳΝφ α Ν(1ἴ)ΝὄiὅpὁὀἶἷΝφ ῃ (1a) e a
φ α Ν(ἁἴ)Ν φ Ν(ἁἳ)ΝὅἷὀὐἳΝἵhἷΝἷmἷὄἹἳΝἳlἵὉὀἳΝἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝἶiΝὅiἹὀiἸiἵἳὈὁέ

(3a) Od. 3.218


Ν ’Ν Ν Νφ αυ π Ν
“ἥἷΝχὈἷὀἳΝὁἵἵhiὁΝἳὐὐὉὄὄὁΝὈἳὀὈὁΝvὁlἷὅὅἷΝἳmἳὄὈi”
cfr. Il. 10.245, 10.552-553, Od. 3.223

(3b) Il. 5.117


Νπ ,Ν Να ’Ν φῖ α ,
“ὀἷllἳΝἹὉἷὄὄἳΝἵὄὉἶἷlἷ,ΝἳἶἷὅὅὁΝpὄὁὈἷἹἹimi,ΝχὈἷὀἳ”
cfr. Il. 1ίέἀἆίΝ[…]Ν Να Ν Ν Νφῖ α ,

(3c) Il. 5.61 […]Ν αΝ Ν Ν φ α α Ν

Questa seconda collocazione, invece, conferma che ( )φ α ΝἷὅiὅὈἷΝὅὁlὁΝἳlΝmἷἶiὁἈΝ


iὀΝὃὉἷiΝἵὁὀὈἷὅὈiΝiὀΝἵὉiΝl’ἳὈὈivὁΝὅἳὄἷἴἴἷΝmἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝἳἵἵἷὈὈἳἴilἷΝ – in (3b), (3ἶ)Νl’impvέΝ
att. *φῖ Ν potrebbe teoricamente ὄimpiἳὐὐἳὄἷΝ l’impvέΝ mἷἶέ φῖ α – solo il medio è
ὈὁllἷὄἳὈὁΝἷ,ΝpiὶΝiὀΝἹἷὀἷὄἳlἷ,Νl’ἳὈὈivὁΝὀὁὀΝὨΝmἳiΝἶὁἵὉmἷὀὈἳὈὁέ

(IVa) Hdt. 2.41.3


Ν αΝ ’Ν Ν π Ν Ν υ αΝ αΝ φ Ν
α
“Per questo motivo nessun Egiziano, uomo o donna, bacerebbe mai un Greco
sulla bocca”

(IVb) Hdt. 1.134.1


Ν Ν π Ν ,Ν Νπα Νφ α
“ὅἷΝ iὀvἷἵἷΝ ὉὀὁΝ ἶἷiΝ ἶὉἷΝ ὨΝ iὀΝ ἵὁὀἶiὐiὁὀiΝ lἷἹἹἷὄmἷὀὈἷΝ iὀἸἷὄiὁὄiΝ ἶἷll’ἳlὈὄὁ,Ν ὅiΝ
ἴἳἵiἳὀὁΝὅὉllἷΝἹὉἳὀἵἷ”

121
Come si vede ἶἳΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳΝ ἵὁppiἳ minima, infine,Ν l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἳὈὈέΝ ήΝ mἷἶέΝ iὀΝ
ἓὄὁἶὁὈὁΝὨΝἶiΝὈὉὈὈ’ἳlὈὄὁ tipo (att. trans. / med. recip.) e il med. φ α (IVb) non può in
alcun modo essere paragonato a ( )φ α .
Partendo da questi presupposti possiamo abbozzare la seguente ricostruzione:
( )φ α ΝὨΝlἳΝἸὁὄmἳΝpiὶΝἳὀὈiἵἳΝἷΝὀὁὀΝhἳΝmἳiΝἵὁὀὁὅἵiὉὈὁΝl’ἳὈὈivὁΝἵὁmἷΝἵὁὀἸἷὄmἳΝἳὀἵhἷΝilΝ
NP mic. pi-ra-me-no /Phillamenos/. Questo aoristo deve essere stato formato da un
lἷὅὅἷmἳΝφ -, sopravvissuto solo in poche forme (e.g. φ - ,Νφ - ,Νφ - ,Νφ -
α , NP Φ - ) perché sostituito, sulla base del derivato tematico φ - - ,Ν ἶἳΝ ὉὀΝ
lessema φ ή -, che è servito per creare il denom. φ 163
, da cui è stato tratto un
nuovo aoristo φ α. Questo spiega sia perché ( )φ α Ν ἷΝ φ αΝ abbiano
esattamente lo stesso significato e siano due forme sostanzialmente alternative
ὀἷll’ἷpiἵἳΝ sia perché ( )φ α Νnon esista più nella prosa164: la sua struttura prosodica
dattilica è estremamente comoda e questo ne ha garantito la sopravvivenza in poesia, ma
nella prosa, libera dai condizionamenti metrici, questa forma isolata è stata sostituita da
φ α,ΝἵhἷΝὨΝpiὶΝὈὄἳὅpἳὄἷὀὈἷΝὀἷllἳΝἸὁὄmἳὐiὁὀἷΝἷὅὅἷὀἶὁΝὈὄἳὈὈὁΝἶiὄἷὈὈἳmἷὀὈἷΝἶἳΝφ e,
iὀὁlὈὄἷ,ΝἳlliὀἷἳὈὁΝἳllἳΝἶiἳὈἷὅiΝἶiΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁέΝ
La diatesi di ( )φ α ΝἵὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝiὀἸἳὈὈiΝl’ὉlὈimo enigma: come si è visto att. φ Ν
e med. ( )φ α Νsi corrispondono pἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷ,ΝἷppὉὄἷΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝὄiὅἳlἷΝἳlmἷὀὁΝἳlΝ
miceneo. Questo suggerisce che il verbo più antico era medium tantum e che è stato
quasi complἷὈἳmἷὀὈἷΝὅὁὅὈiὈὉiὈὁΝἶἳll’ἳὈὈέΝφ ΝἹiὡΝiὀΝἷpὁἵἳΝὁmἷὄiἵἳέΝ
ἧὀ’ἷvὁlὉὐiὁὀἷΝiἶἷὀὈiἵἳΝὨΝὁἵἵὁὄὅἳΝἳἶΝὉὀΝἳlὈὄὁΝvἷὄἴὁΝὅiἹὀiἸiἵἳὀὈἷΝ“ἳmἳὄἷ”ἈΝilΝmedium
tantum pres. atem. α α ΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝἶἳΝἡmἷὄὁΝ(7x) e Pindaro (10x) fino a Erodoto (5x
aor. , part. α ) ed Euripide (16x), ma successivamente si è imposto il pres.
165
tem. att. , già noto a Omero (Il. 16.208)166 e che negli altri tre autori menzionati
(1x Pind., 3x Hdt., 40x Eur.) non ha ancora esautorato definitivamente la variante
atematica più anticaέΝ ἣὉἷὅὈ’ὉlὈimἳΝ ὨΝ ἵὁmὉὀὃὉἷΝ ἶἷὅὈiὀἳὈἳΝ ἳΝ lἳὅἵiἳὄἷΝ ἶἷἸiὀiὈivἳmἷὀὈἷΝ ilΝ
passo a , che sarà l’ὉὀiἵἳΝforma a giungere fino alla koiné (e.g. Plut. Br. 29.3).
Essendo sia ( )φ α Ν ὅiἳΝ α α ἶὉἷΝ vἷὄἴiΝ iὀἶiἵἳὀὈiΝ Ὁὀ’ἳὈὈiviὈὡΝ mἷὀὈἳlἷΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ
medio non stupisce affatto (cfr. e.g. α ,Ν ῠ α ,Ν α ,ΝὁmέΝ α )ΝἷΝlἳΝlὁὄὁΝ
sostituzione coi pres. att. tem. (ion. )eφ è parte della lenta recessione
del medio (e contemporaneamente della flessione atematica) ὀἷlΝ ἵὁὄὅὁΝἶἷll’ἷvὁlὉὐiὁὀἷΝ
della lingua greca.

163
Vd. DELG 1162 s.v. φ .
164
Vd. GROSSE 1891: 10.
165
Vd. ALLAN 2003: 67 n. 96.
166
ἥiΝ ὈὄἳὈὈἳΝ mὁlὈὁΝ pὄὁἴἳἴilmἷὀὈἷΝ ἶiΝ ὉὀΝ vἷὄὅὁΝ ἳppἳὄὈἷὀἷὀὈἷΝ ἳΝ ὉὀἳΝ ὅἷὐiὁὀἷΝ ὄἷἵἷὀὈἷΝ ἶἷll’Iliade (vd.
CHANTRAINE 1948-1953: I 83), ciò che può spiegare questo hapax ἶiΝἸὄὁὀὈἷΝἳll’ἳὈἷmέΝ α α ΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝἅxέ

122
2.50

Χ Ν “vἷὄὅἳὄἷ”Ν oppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto o intransitivo o


transitivo:
a. att. [ἳ]Ν“vἷὄὅἳὄἷ,ΝὅpἳὄἹἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 9.15, Hdt. 5.8.1)Ν[ἴ]Ν“ἹἷὈὈἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ
(Il. 24.799, Aesch. Ag. 239);
b. med. α [a] rifl. indir. “vἷὄὅἳὄἷ a proprio vantaggio”Ν+Νἳἵἵέ ,Ν- (Od.
10.518, Hdt. 7.43.2) [b] intrans. “ὅἵὁὄὄἷὄἷ,Ν ὅpἳὄἹἷὄὅi,Ν ἶiἸἸὁὀἶἷὄὅi”Ν (Od. 4.523,
Aesch. Eum. 263) [c] trans. “vἷὄὅἳὄἷ”Ν(Od. 19.387).
I. In Omero Νricorre 232x (semplice e composto con φ ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν
α αὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Ν υ ὺ), 62x alla voce media. La distribuzione diatetica fondamentale
è att. trans. / med. rifl. indir. o intrans.167,ΝmἳΝiὀΝὈὄἷΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀiΝὈὄὁviἳmὁΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝ
il medio transitivo (6x, 1x metricamente sostituibile) senza apparente differenza di
significato.
II. Erodoto impiega il verbo 38x (semplice e composto con αὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ, ὺ,
α αὺ,Ν πα αὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ,Ν υ ὺ, π ὺ),Ν 1ηxΝ ἳllἳΝ vὁἵἷΝ mἷἶiἳ. Solo 2 sono le forme
medie transitive (Hdt. 7.43.2 α ,Ν ἘἶὈέΝ 1έηίέἀΝ α α ), nessuna delle quali
ricorre nelle collocazioni che ci interessano.
Le tre collocazioni oggetto di studio sono ή - (1) , (2) α αΝ ήΝ α/
, (3) Ν(ἷΝὅiὀὁὀimi),

(1a) Il. 9.15 (= 16.4)


Ν α ’Να π Νπ Ν φ Ν έ
“ἵhἷΝvἷὄὅἳΝl’ἳἵὃὉἳΝὅἵὉὄἳΝἶἳΝὉὀἳΝὄὉpἷΝὅἵὁὅἵἷὅἳ”
cfr. Il. 3.270 (= 9.174, Od. 1.146, 3.338, 21.270), 14.435-436, 16.385, 18.347, 21.219,
24.303, Od. 1.136-137 (= 4.52-53, 7.172-173, 10.368-369, 15.135-136, 17.91-92), Od.
4.213-214, 4.216, 8.436, HH. 3.241

(1b) Od. 19.387-388


π α Ν απ ,Ν ’Ν α π υ
υ , π α π φυ […]
“pἷὄΝlἳvἳὄἷΝiΝὅὉὁiΝpiἷἶi,ΝἷΝiὀΝἳἴἴὁὀἶἳὀὐἳΝvἷὄὅἳvἳΝ|| acqua fredda, poi aggiunse la
ἵἳlἶἳ”

(Ia) Hdt. 4.28.1


Ν ῖ Ν Ν α π Ν π
“ἶὉὄἳὀὈἷΝὈἳliΝmἷὅiΝvἷὄὅἳὀἶὁΝἶἷll’ἳἵὃὉἳΝpἷὄΝὈἷὄὄἳ,ΝὀὁὀΝὅiΝἸὁὄmἳΝἶἷlΝἸἳὀἹὁ”
cfr. Hdt. 4.75.3

167
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: II 182.

123
Due indizi portano a dubitare della genuinità del med. α Ν(2b): metricamente
α (1b) è insostituibile perché copre il dattilo del quinto metron, mentre in tutti i
versi in cui la scelta tra attivo e medio sarebbe svincolata dal metro viene preferito
ὅiὅὈἷmἳὈiἵἳmἷὀὈἷΝl’ἳὈὈivὁ,ΝvἶέΝ(ἀἳ),ΝIl. 16.386, 18.347, Od. 4.213-214, 8.436; inoltre le
Storie (Ia) ἵὁὀὁὅἵὁὀὁΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁΝὀἷlΝὅiὀὈἳἹmἳΝ(ὺ) ή - .
Ciononostante α (1b) è semanticamente difendibile come medio di
ὈἳὀἹἷὀὐἳΝ“ἹἷὈὈἳὄἷΝlontano da sé”Ν(ἵἸὄέΝώΝἀέ1ίΝ υ α Νπ ).

(2a) Il. 5.618-619


αΝ υ ·Ν Ν ’Ν π α ’Ν υα
αΝπα φα α·Ν Ν ’Ν α Νπ
“ἳΝ ὅpὁἹliἳὄlὁΝ ἶἷll’ἳὄmiἉΝ mἳΝ iΝ ἦἷὉἵὄiΝ piὁvἷvἳὀὁΝ l’ἳὅὈἷΝ || lucide, acute; molte lo
ὅἵὉἶὁΝὀἷΝὈἷὀὀἷ”

(2b) Od. 24.178


’Ν ’Ν π’Ν Ν ,Ν α α Ν ’Ν α ’ Ν
“pὁiΝἴἳlὐάΝὅὉllἳΝὅὁἹliἳ,ΝvἷὄὅάΝlἷΝὄἳpiἶἷΝἸὄἷἵἵἷ”
cfr. Od. ἀἀέἁΝ α α Ν ’Ν α ’ Ν

(2c) Il. 8.159 (= 15.590) π ῃ αΝ αΝ

Nonostante i tre passaggi si assomiglino molto168, sia α ’( )Ν (ἀἴ) sia


(2c) possono essere difesi ὀἷllὁΝ ὅὈἷὅὅὁΝ mὁἶὁέΝ ἙὀΝ ἷὀὈὄἳmἴiΝ iΝ pἳὅὅi,Ν iὀἸἳὈὈi,Ν l’ἳὀἳliὅiΝ
semantica permette di accogliere sia una sfumatura affettiva di tangenza come in (1b)
“ὅἵἳἹliἳὄἷΝ lontano da sé”Ν ὅiἳΝ ὉὀἳΝ ἳἸἸἷὈὈivἳΝ ἶiΝ pὄὁpὄiἷὈὡΝ “ἹἷὈὈἳὄἷΝ iΝ propri ἶἳὄἶi” (cfr. §
2.10 Ν / π υ Ν )169.
In (2b),Ν iὀὁlὈὄἷ,Ν ἳvὄἷἴἴἷΝ ὈὄὁvἳὈὁΝ pὁὅὈὁΝ ἳὀἵhἷΝ l’ἳὈὈέΝ ° (9x in Hom.), e questo
indizio metrico permette di rafforzare la posizione almeno di α ’( ) come medio
reale.

(3a) Od. 16.46-47


Νφ ’,Ν ’Να Ν Ν α ’Ν ’Ν ·Ν υ Ν
ὕπ Ν πα Ν α αΝ π Ν
“ἑὁὅìΝἶiἵἷvἳ,ΝἷΝilΝpἳἶὄἷΝὈὁὄὀἳvἳΝἳΝὅἷἶἷὄὅiἉΝἷΝilΝpὁὄἵἳiὁΝ|| ammucchiò in terra per
lὉiΝvἷὄἶiΝἸὄἳὅἵhἷΝἷ,Νὅὁpὄἳ,ΝpἷlliΝἶiΝpἷἵὁὄἳ”
cfr. Il. 6.147, Od. 14.49, Hes. Op. 421

(3b) Od. 5.257


α α ·π ’Ν π α
“ὄipἳὄὁΝἶἳll’ὁὀἶἳἉΝἷΝὅὁpὄἳΝvἷὄὅάΝmὁlὈἳΝἸὄἳὅἵἳ”

168
Vd. JANSON 1868: 15.
169
Invece CHANTRAINE 1948-1953: II 177 difende (2c) come medio riflessivo indiretto.

124
La situazione è esattamente la stessa vista nel caso di α (1b): il med.
π α Ν(3b) fornisce un comodo dattilo per il quinto metron e in tutti gli altri versi in
cui la scelta della diatesi è libera da imposizioni metriche – vd. (3a), Il. 6.147 – l’ἳὈὈivὁΝ
ha sistematicamente prevalso.
ἝἳΝἳὀἵhἷΝὃὉἷὅὈἳΝvὁlὈἳΝὉὀ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝἶἷlΝmἷἶiὁΝἵὁmἷΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝὈἳὀἹἷὀὐἳΝὀὁὀΝ
può essere esclusa.
In conclusione tutti i medi dinamici ἶiΝ Ν ὅὁὀὁΝdifendibili come medi affettivi di
tangenza (6x). Inoltre α ’( )Ν(ἀἴ), Ν(2c) in collocazione con αΝήΝ
possono essere interpretati anche come medi affettivi di proprietà (“ἹἷὈὈare le proprie
Ἰὄἷἵἵἷ”).

125
Cap. 3 Analisi dei verbi con medio “ἶiὀἳmiἵὁ”Νattestato in
Erodoto

I medi dinamici analizzati in questo capitolo hanno una contropartita nelle Storie,
cioè Erodoto adopera il medio in collocazioni paragonabili a quelle in cui il medio
compare nei passi epici esaminati. Tutti e tre i nostri criteri di analisi (sintattico-
semantico, metrico, confronto con Erodoto) sono perciò impiegabili.

3.1

Ἄ Ν “ἵὁὀἶὉὄὄἷ” presenta Ὁὀ’opposizione attivo transitivo / medio riflessivo


indiretto:
a. att. ἄ [a] “ἵὁὀἶὉὄὄἷ,ΝἹὉiἶἳὄἷ”Ν+Νἳἵἵέ (Il. 23.512, Hdt. 1.147.2) [b] “pὁὄὈἳὄἷΝviἳ,Ν
Ὀὄἳὅἵiὀἳὄἷ,ΝὅὈὄἳppἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1.367, Hdt. 1.88.3);
b. med. ἄ α “ἵὁὀἶὉὄὄἷΝἵὁὀΝὅὧ,ΝpὁὄὈἳὄὅiΝviἳ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 10.35, Xen. Oec. 8.12).
I. In Omero l’ἳὈὈέΝ Νe il med. α Ν(ὅἷmpliἵi e composti con ὺ,Ν πὺ,Ν ὺ,Ν ὺΝήΝ
ὺ,Ν ὺ,Ν πὺ,Ν α ὺ,Ν υ ὺΝ ήΝ υ ὺ,Ν π ὺ, πὺ,Ν π ὺ: totale 392x170, att. 350x vs. med.
42x) sono impiegati secondo la distribuzione appena delineata, ma sussistono alcuni
esempi in cui la ripartizione diatetica non è chiara perché attivo e medio (13x, 1x
metricamente sostituibile) coesistono nelle medesime collocazioni.
II. In Erodoto Ν(semplice e composto con ὺ,Ν α ὺ,Ν πὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν α ὺ,Ν
πὺ,Ν πα ὺ,Ν ὺ,Ν α ὺ,Νπα ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Ν υ ὺ,Ν υ ὺ,Ν πὺ,Ν π ὺ: totale
522x, att. 394x vs. med. 105x) si adegua allo schema att. trans. / med. rifl. indir. senza
eccezioni.
Gli esempi omerici del med. α Ν transitivo in cui la distinzione ὄiὅpἷὈὈὁΝ ἳll’att.
è poco perspicua verranno suddivisi in tre gruppi a seconda del complemento con
cui il verbo entra in collocazione: (1) α αΝ(e sinonimi), (2) α/ , (3)
/ αΝή π α α.

(1a) Il. 1.366-367


ᾠ ’Ν Θ , π ,
π α ἤ π α
“Andammo a Tebe, la sacra città di Eezione; || e la bruciammo, portammo via
ὈὉὈὈὁ”
cfr. Il. 5.483-484, 7.350-351, 13.626-627, 24.367, Od. 13.215-216

170
Escluse le attestazioni delle formule di esortazione ’Ν ( ),Ν ’Ν ( ),Ν Ν ’Ν ( ),Ν ’Ν
( )ΝἶὁvἷΝilΝvἷὄἴὁΝpἷὄἶἷΝilΝὅὉὁΝὅiἹὀiἸiἵἳὈὁ,Νvd. DELG 16 s.v. ἄ .

126
(1b) Il. 3.72 (= 3.93)
α ’Ν Ν π αΝ υ αῖ Ν α ’Ν
“pὄἷὀἶἷὀἶὁὅiΝὈὉὈὈiΝiΝἴἷὀiΝἷΝlἳΝἶὁὀὀἳ,Νli pὁὄὈiΝἳΝἵἳὅἳ”

(1c) Il. 7.363 α αΝ ’Ν ’Ν ΝἌ Ν Ν


(1d) Il. 7.389-390 α αΝ Ν ’Ν α Ν ῃΝ υ Ν||Νἠ ’( ) […]
(1e) Il. 23.829 Ν ’Νἄ ’ Ν Ν Ν Ν
(1f) Od. 4.81-82 α . π πα Ν α π ’Ν πα Ν ||Ν ἠ α Ν υ α
Ν
(1g) Od. 1ίέἁηΝ α Ν ’Ν φα α Ν υ Ν Ν α υ Ν α ’ἄ α
(1h) Od. 10.40-41 π ἄ α α α ||Ν ·Ν ῖ Ν ’Ν α Ν Ν Ν
α

Omero, quando la metrica non si intromette, conserva la possibilità di scegliere


liberamἷὀὈἷΝὈὄἳΝl’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)Ν– Ν(1ἳ) per * ’(α),Ν Ν(Il. 5.484)
per * – e il medio riflessivo indiretto (marcato) – ’( )Ν(1e) per Ν(5x in
Hom.) – a seconda della sua volontà di sottolineare o meno che il soggetto dἷll’ἳὐiὁὀἷ
ne è anche il beneficiario.
In (1a-b) in particolare possiamo valutare il criterio che è stato adoperato per
distinguere attivo e medio: in questo passo, infatti, è istituita una contrapposizione tra
l’ἳἹiὄἷΝegoistico di Alessandro, che ha portato via a Menelao Elena e il tesoro di Sparta,
al med. rifl. indir. , e quello della comunità troiana, che vuole restituire agli
Achei le ricchezze sottratte dal principe troiano, ἳll’ἳὈὈέ , preferito al pur possibile
’(α )Ν(ηxΝiὀΝἘὁmέ).

(1a-b) Il. 22.114-117


αΝ π αΝ Ν α α ’Ν ’Να
π αΝ ’Ν αΝ ’Ν α Ν ῃΝ υ Ν
ἠ ’,Ν ’Ν π Ν Ν ,
Ν ῃ Νἄ , αΝ ’Ν φ Ν α ῖ Ν
“ἹliΝpὄὁmἷὈὈἷὅὅiΝἵh’ἓlἷὀἳΝἷΝlἷΝὄiἵἵhἷὐὐἷΝἵὁὀΝlei, || tutte, quante Alessandro sulle
concave navi || condusse a Troia – e fu questa la causa delle guerra – || daremo
ἳἹliΝχὈὄiἶi,ΝὅἷΝlἷΝpὁὄὈiὀὁΝviἳΞΝ[…]Ν||Ν[…]ΝἵὁὀΝἹliΝἳlὈὄiΝχἵhἷi”

Questa scelta diatetica è riflessa in altri passi iliadici rievocanti lo stesso episodio: in
Il. 7.350-351 ’Ν ’,Ν Ν Ν α α ’Ν ’Να ||Ν Ν ῃ Ν
Ν il focus è sui Troiani che pensano di restituire la donna e il verbo è all’ἳὈὈivὁ,Ν
mentre in (1c), (1d) il focus è su Alessandro e il verbo, di conseguenza, è al medio.
Nelle Storie la scelta tra attivo e medio è ugualmente demandata alla volontà
ἶἷll’ἳὉὈὁὄἷΝ ἶiΝ ὅὁὈὈὁliὀἷἳὄἷΝ ὁΝ mἷὀὁΝ l’iἶἷὀὈiὈὡΝ ὈὄἳΝ ilΝ ὅὁἹἹἷὈὈὁΝ ἳἹἷὀὈἷΝ ἷΝ ilΝ ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ
ἶἷll’ἳὐiὁὀἷέΝἜὁΝὅiΝvἷἶἷΝpἳὄὈiἵὁlἳὄmἷὀὈἷΝἴἷὀἷΝὅἷΝὅiΝἵὁὀἸὄὁὀὈἳὀὁΝ(Ἑἳ) e (Ib).

127
(Ia) Hdt. 2.114.2
υΝ Ν υ απα α Ν Ν υ αῖ αΝα Ν Ν α Νἄ Ν α
π αΝ αα
“hἳΝὅἷἶὁὈὈὁΝlἳΝmὁἹliἷΝἶἷlΝὅὉὁΝὁὅpiὈἷΝἷἶΝὁὄἳΝὨΝὃὉiΝἵὁὀΝὃὉἷllἳΝἶὁὀὀἳΝἷΝἵὁὀΝiὀἸiὀiὈiΝ
Ὀἷὅὁὄi”
cfr. Hdt. 3.97.3, 3.97.5, 6.135.1, 7.164.2, 9.106.1, 9.121

(Ib) Hdt. 2.115.6


υ αῖ αΝ Ν α Ν α α αΝ Νπ Ν π α
“mἳΝὀὁὀΝpἷὄΝὃὉἷὅὈὁΝὈiΝpἷὄmἷὈὈἷὄάΝἶiΝpὁὄὈἳὄἷΝviἳΝlἳΝἶὁὀὀἳΝἷΝiΝὈἷὅὁὄi”

Si tratta di due passaggi molto simili ὄiἷvὁἵἳὀὈiΝ ἳὀἵὁὄἳΝ ὉὀἳΝ vὁlὈἳΝ l’ἷpiὅὁἶiὁΝ ἶἷlΝ
rapimento di Elena: Erodoto ha pὄἷἸἷὄiὈὁΝiὀΝὉὀΝἵἳὅὁΝl’ἳὈὈέ (Ia) e ὀἷll’ἳlὈὄὁΝilΝmἷἶέ
π α (Ib) con gli stessi compl. ogg. υ αῖ α, α α e con lo stesso soggetto
logico Alessandro. Notiamo che in (Ia) si stanno narrando in terza persona le malefatte
del principe troiano mentre in (Ib) il re Proteo lo rimprovera direttamente: questa
differenza contestuale può avere indotto Erodoto a scegliere il più incisivo med. rifl.
indir. π α.
In tutti gli altὄiΝἷὅἷmpi,Νiὀvἷἵἷ,ΝpὄἷvἳlἷΝl’ἳὈὈivὁ,ΝiὀΝpἳὄὈiἵὁlἳὄἷΝὃὉἳὀἶὁΝilΝἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ
è chiaramente differente dal soggetto agente, cioè in Hdt. 3.97.3, 3.97.5 – dove si parla
dei doni inviati dai popoli sottomessi al Gran re dei Persiani – e in Hdt. 6.135.1 (dat.
α ).

(2a) Il. 7.334-335


[…]Ν ’Ν α πα α
α ’Νἄ ῃ, ’Ν α α πα α αῖα
“ἷΝ l’ὁὅὅἳΝ ἳiΝ ἸiἹliΝ ἵiἳὅἵὉὀὁΝ || riporti a casa, quando navigheremo indietro, alla
pἳὈὄiἳ”
cfr. Il. 7.417-420, 13.656-657, 24.150-151, 24.179-180, 24.599-601, 24.619-620,
24.709, 24.717, 24.719, Od. 24.417-419

(2b.1) Il. 17.162-163


α ῖ α π α α
α , α ’Να α
“ὅὉἴiὈὁΝl’ἳὄmiΝἴἷllἷΝἶiΝἥἳὄpἷἶὁὀἷΝἹliΝArgivi libererebbero || e porteremmo a Ilio
lὉiΝpὉὄἷ”

(2b.2) Il. 24.139


’Ν · π αφ α ἄ
“ἥiἳΝἶὉὀὃὉἷΝἵὁὅìέΝἑhiΝpὁὄὈiΝilΝὄiὅἵἳὈὈὁ,ΝὅiΝὄipὁὄὈiΝilΝἵἳἶἳvἷὄἷ”Ν

Anche in questa ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝl’Ὁὅὁ del medio riflessivo indiretto è essenzialmente a


ἶiὅἵὄἷὐiὁὀἷΝἶἷll’ἳὉὈὁὄἷέΝÈΝvἷὄὁΝἵhἷΝἹliΝὉὀiἵiΝἶὉἷΝmἷἶiΝ αΝ(ἀἴέ1)ΝἷΝ Ν(ἀἴέἀ)Ν

128
ὅὁὀὁΝmἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝiὀὅὁὅὈiὈὉiἴiliΝἷΝἵhἷΝὁvὉὀὃὉἷΝl’ἳὈὈivὁΝpὄἷἶὁmiὀἳΝἳὀἵhἷΝἶὁvἷΝilΝmἷὈὄὁΝ
pἷὄmἷὈὈἷὄἷἴἴἷΝl’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝ– in (2a) troverebbe posto anche ’(α )Ν(Il. 6.455) e in
Od. 24.419 ’(α )Ν(ηxΝiὀΝἘὁmέ)Ν–, nondimeno sia αΝ(ἀἴέ1)ΝὅiἳΝ Ν(ἀἴέἀ)Ν
sono perfettamente interpretabili come medi riflessivi indiretti.
Le Storie ἵὁὀἸἷὄmἳὀὁΝ lἳΝ ὄἷἳlὈὡΝ ἶ’impiἷἹὁΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ὄiἸlἷὅὅivὁΝ iὀἶiὄἷὈὈὁΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈὁΝ
contesto.

(IIa) Hdt. 2.41.6


α Ν αΝ π υ α π υ Ν Ν αΝ Νπ
“ἶiὅὅὁὈὈἷὄὄἳὀὁΝlἷΝὁὅὅἳ,ΝlἷΝpὁὄὈἳὀὁΝviἳΝἷΝlἷΝὅἷppἷlliὅἵὁὀὁΝὈὉὈὈiΝiὀΝὉὀΝὉὀiἵὁΝlὉὁἹὁ”

(IIb.1) Hdt. 1.67.2


υ Ν φ Ν Ν Ν α Ν αΝ πα υ
“La Pizia rispose che dovevano trasferire nella loro città le ossa di Oreste figlio
ἶiΝχἹἳmἷὀὀὁὀἷ”

(IIb.2) Hdt. 5.67.2-3


π α Ν ΝΘ α Ν Ν αΝ φ Ν Ν πα α α ππ Ν Ν
α · Θ αῖ Ν α έΝ πα α Ν Ν
ππ Ν Ν π Ν Να π υ α α Ν Ν υ Ν α αΝ
Ν υ . π Ν ππ Ν Ν( α Ν Ν
ῖ π α α )Ν Ν Ν αΝ
“iὀviάΝἶἷiΝmἷὅὅiΝἳΝἦἷἴἷΝiὀΝἐἷὁὐiἳΝpἷὄΝἵὁmὉὀiἵἳὄἷΝἳiΝἦἷἴἳὀiΝἵhἷΝvὁlἷvἳΝὈὄἳὅlἳὄἷΝ
a Sicione Melanippo figlio di Astaco: i Tebani acconsentirono. Clistene fece
dunque portare a Sicione la salma di Melanippo, gli assegnò un recinto sacro
proprio nel pritaneo e lo collocò lì, nel punto più difeso. Clistene aveva
trasferito a Sicione Melanippo (la cosa in effetti va spiegata) perché questi era il
pἷἹἹiὁὄΝὀἷmiἵὁΝἶiΝχἶὄἳὅὈὁ”

In (IIb.1) la Pizia risponde agli Spartani che, se vogliono battere i Tegeati, devono
trasferire nella loro città lἷΝ ὁὅὅἳΝ ἶiΝ ἡὄἷὅὈἷἈΝ l’iὀὈἷὄἷὅὅἷΝ pἷὄὅὁὀἳlἷΝ ἶἷἹliΝ ἥpἳὄὈἳὀiΝ ὀἷlΝ
ἵὁmpiἷὄἷΝὃὉἷὅὈἳΝἳὐiὁὀἷΝὨΝἷviἶἷὀὐiἳὈὁΝἶἳll’ὉὅὁΝἶἷl medio riflessivo indiretto.
Allo stesso modo in (IIb.2) il trasferimento del cadavere di Melanippo a Sicione è
architettatὁΝἶἳΝἑliὅὈἷὀἷΝpἷὄΝὅὁὅὈiὈὉiὄἷΝὃὉἷὅὈὁΝἷὄὁἷΝἳll’ἳὄἹivὁΝχἶὄἳὅὈὁ,ΝἵhἷΝἹliΝè inviso: il
protagonista nutre un forte interesse personale nel compiere questa azione dal momento
che sta riprendendo ἶiὄἷὈὈἳmἷὀὈἷΝὉὀ’iὀiὐiἳὈivἳΝἶiΝὅὉὁΝὀὁὀὀὁΝἑliὅtene di Sicione.
ἥiΝ ὀὁὈiΝἳἶΝὁἹὀiΝ mὁἶὁΝ ἵhἷΝὅiἳΝiὀΝ (ἙἙἴέ1)ΝὅiἳΝiὀΝ (ἙἙἴέἀ)ΝὉὀ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝἶἷiΝ ὃὉἳὈὈὄὁΝ
medi come causativi è ugualmente possibile (mentre per ragioni contestuali è fuori
luogo nei due esempi omerici citati supra).

(3a) Il. 10.292-293 (= Od. 3.382-383)


’Να υ π ,

129
, π π υ ἤ α
“ἷΝiὁΝὈ’immὁlἷὄάΝὉὀἳΝἹiὁvἷὀἵἳΝἶ’ὉὀΝἳὀὀὁ,ΝvἳὅὈἳΝἸὄὁὀὈἷ,Ν|| non doma, che uomo
ὀὁὀΝὅpiὀὅἷΝmἳiΝὅὁὈὈὁΝilΝἹiὁἹὁ”
cfr. Il. 13.571-572, 24.784, Od. 3.439, 4.622, 14.105, 17.170-171, 17.213 (= 20.174),
18.278, 19.420, 20.186, 20.213-214, 21.266, 22.198-199

(3b) Il. 8.505


π ’Νἄ α α φα α
“ἙὀΝἸὄἷὈὈἳΝἶἳllἳΝἵiὈὈὡΝἴὁviΝpὁὄὈἳὈἷΝἷΝἹὄὁὅὅiΝmὁὀὈὁὀi”
cfr. Il. 8.545 Νπ Ν ’Νἄ α Ν α φ αΝ α

(IIIa) Hdt. 4.26.1


π Νπ Νπ υ π α α
“ὈὉὈὈiΝiΝpἳὄἷὀὈiΝpὁὄὈἳὀὁΝἶἷiΝἵἳpiΝἶiΝἴἷὅὈiἳmἷ”
cfr. Hdt. 1.132.1, 2.2.2

ἙὀΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳ serie, invece, la realtà del medio è minata sotto molti aspetti: l’attivo
è ubiquitario quando la mἷὈὄiἵἳΝ pἷὄmἷὈὈἷὄἷἴἴἷΝ iὀΝ ὈἷὁὄiἳΝ l’impiego del medio –
α ’( ) (4x in Hom) in (3a), * α Ν iὀΝ Il. 13.572, * ῖ α (vd. § 3.1a per
)Ν in Od. 20.213, ’(α ) (5x in Hom.) in Od. 21.266 –; inoltre
morfologicamente i due aor. misti medi , Ν sono poco affidabili perché
171
derivano dal tema del futuro ; infine mancano esempi di medio paragonabili in
Erodoto.
Ciononostante Ν(3b) e Ν(Il. 8.545) sono difendibili come medi riflessivi
indiretti: Ettore ordina ai Troiani di condurre buoi e montoni per la cena poiché ha
ἶἷἵiὅὁΝἵhἷΝl’ἷὅἷὄἵiὈὁΝὈὄἳὅἵὁὄὄἷὄὡΝlἳΝὀὁὈὈἷΝἸὉὁὄiΝἶἳllἳΝἵiὈὈὡέ
In conclusione α Ν(13x) è sempre difendibile come medio riflessivo indiretto in
tutte e tre le collocazioni epiche esaminate.

3.1a
Ἄ Ν ha un derivato sinonimo dalla struttura oscura 172
, che mostra
Ὁὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ήΝ mἷἶiὁ riflessivo indiretto: att. “ἵὁὀἶὉὄὄἷ,Ν
pὁὄὈἳὄἷ”Ν(Il. 18.493, Hdt. 3.89.3) / med. α “pὁὄὈἳὄἷΝἵὁὀΝὅὧ”Ν(ἘἶὈέΝἅέἁἁ)έ Omero
lo attesta 7x (1xΝ α ὺ)Νsempre ἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝἓὄὁἶὁὈὁΝ23x (semplice e composto con πὺ,Ν
ὺ,Ν πὺ,Ν α ὺ, att. 22x vs. med. 1x). Si tratta di una variante molto più frequente in
poesia che non presenta forme medie ambigue interpretabili come dinamiche.

171
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: I 418, LEUMANN 1959: 234, 238-240.
172
Vd. DELG 17 s.v. ἄ , EDG 19 s.v. ἄ .

130
3.2 α ::

Ν“pὄἷὀἶἷὄἷ”ΝὁppὁὀἷΝἳὈὈivὁΝὈὄἳὀὅiὈivὁΝήΝmἷἶiὁ riflessivo indiretto:


a. att. α [a] “ἳἸἸἷὄὄἳὄἷ,Ν pὄἷὀἶἷὄἷ”Ν + acc. (Il. 1.323, Soph. Ant. 497) [b]
“catturare, impἳἶὄὁὀiὄὅi”Ν+ acc. (Il. 13.42, Hdt. 1.36.2) || “ἹὉἳἶἳἹὀἳὄἷ,ΝὁὈὈἷὀἷὄἷ”Ν
+ acc. (Il. 17.321, Pind. Pyth. 3.74) [c] est. “ἶimὁὅὈὄἳὄἷ,Νἵὁὀviὀἵἷὄἷ”Ν+ΝiὀἸέΝ(Hdt.
2.33.2);
b. med. α α [a] “pὄἷὀἶἷὄἷΝpἷὄΝὅὧ”Ν+ acc. (Il. 16.140) [b] “ὅἵἷἹliἷὄἷ, pὄἷἸἷὄiὄἷ”Ν
+ acc. (Il. 9.139, Hdt. 4.137.3) [c] “ἷlἷἹἹἷὄἷ”Ν(ἘἶὈέΝ1έλἄέἀ)έ
I. Il sistema suppletivo pres. α , - α :: aor. ,- (semplici e composti
con ὺ,Ν π ὺΝ ήΝ φὺ,Ν π π ὺ,Ν ὺ,Ν αφὺ,Ν α ὺ,Ν ὺ,Ν υ ὺἈΝ ὈὁὈἳlἷΝ 491x, att. 295x vs.
med. 196x) ἷὅiὅὈἷΝὅiὀΝἶἳΝἡmἷὄὁΝἷΝἸὉὀὐiὁὀἳΝpἳὄἳllἷlἳmἷὀὈἷΝἳlΝὅiὅὈἷmἳΝpὄἷὅέΝα α ΝἈἈΝ
aor. Ν per la diatesi passiva . L’att. α
173
vale “ἳἸἸἷὄὄἳὄἷ,Ν pὄἷὀἶἷὄἷ”Ν ὁΝ
“impἳἶὄὁὀiὄὅi”Ν ἷΝ il med. α α “pὄἷὀἶἷὄἷΝ pἷὄΝ ὅὧ”Ν ὁΝ “ὅἵἷἹliἷὄἷΝ pὄἷἸἷὄiὄἷ”, ma molto
spesso le due diatesi (52x med., 31x metricamente sostituibile) si trovano in
collocazione con gli stessi complementi senza che sia individuabile un chiaro principio
di distribuzione.
II. In Erodoto (α semplice e composto con ὺ,Ν πὺ,Ν ὺ, ὺ,Ν π ὺ,Ν α ὺ,Νπα ὺ,Ν
π ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ,Ν υ α ὺ,Ν υ ὺ,Ν υ ὺ,Ν πὺ,Ν π ὺ: totale 384x, att. 208x vs.
med. 146x) ilΝ ὅiὅὈἷmἳΝ ὅὉpplἷὈivὁΝ ὅiΝ mἳὀὈiἷὀἷΝ iὀvἳὄiἳὈὁΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ἷΝ ἳlΝ mἷἶiὁ,Ν mἳΝ ἳlΝ
pἳὅὅivὁΝ l’ἳὁὄέΝ Ν ὨΝ ὅὁppiἳὀὈἳὈὁΝ ἶἳllἳΝ ὀἷὁἸὁὄmἳὐiὁὀἷΝ α 174
. L’ἳὈὈέΝ α Ν
“impἳἶὄὁὀiὄὅi”Ν ὁΝ “ἶimὁὅὈὄἳὄἷ,Ν ἵὁὀviὀἵἷὄἷ”Ν si trova in chiara opposizione diatetica col
med. α α Ν“ὅἵἷἹliἷὄἷ, preferire”ΝὁΝ“ἷlἷἹἹἷὄἷ”έ
La sovrapposizione di attivo e medio transitivo in identiche collocazioni è attestata
in 15 casi in Omero: (1) α, Ν(e sinonimi), (2) π α, (e sinonimi), (3)
Ν (e sinonimi), (4) φ α (e sinonimi), (5) αΝ (e sinonimi), (6) α , (7)
αΝ(e sinonimi), (8) α, (9) α, (10) παῖ α,Ν(11) α υ / φ α , (12) α α,
(13) π , (14) α α, (15) .

(1a) Il. 10.335


α ’Ν π υ , ’Ν α
“ἷΝiὀΝὈἷὅὈἳΝὉὀΝἵἳὅἵὁΝἶiΝἶὁὀὀὁlἳ,ΝpὄἷὅἷΝl’ἳἵὉὈὁΝἶἳὄἶὁ”
cfr. Il. 14.373, 15.126, 21.397, Od. 10.145, 12.228-229

(1b) Od. 14.531


’Ν α, υ α α
“ἷΝὉὀἳΝpiἵἵἳΝἳἵὉὈἳΝὅiΝpὄἷὅἷ,ΝἶiἸἷὅἳΝἵὁὀὈὄὁΝὉὁmiὀiΝἷΝἵἳὀi”

173
Vd. KÖLLIGAN 2007: 51-56.
174
Vd. KÖLLIGAN 2007: 65.

131
(1c) Il. 3.338 ’Ν Ν ,Ν πα φ Ν ,ΝIl. 10.135, 14.12, 15.482, Od.
1.99, 15.551, 17.4, 20.127 ’Ν Ν […],ΝHes. Sc. 135 ’Ν Ν
,Ν α Να π Ν α
(1d) Il. 10.24 (= 10.178) α π , ’Ν
(1e) Il. 10.31 […]Ν υΝ ’Ν πα ῃ
(1f) Il. 11.43 (= Od. 22.125) ’Ν αΝ Ν ,Ν υ αΝ α , Il. 16.139
’Ν αΝ ,Ν πα φ Ν
(1g) Il. 13.294-296 « Ν Ν Ν Ν υ Ν έ» || Ν φ ,Ν
Ν α ΝἌ Ν||Ν α πα Ν Ν Ν
(1h) Il. 16.140 Ν ’Ν Ν ’ Ν Ν α α
(1i) Od. 9.156-157 α αΝ α π αΝ αΝ α α α αΝ α υ Ν||Ν ’ Ν ,Ν
αΝ
(1l) Od. 16.295-297 Ν ’Ν Ν Νφ α αΝ α Ν Ν ||Ν α π Ν α
αΝ Ν α || Ν Ν π α Ν α· […]
(1m) Od. 22.25 Νπ υΝ π Ν Ν ’Ν Ν Ν α

IὀΝὈὉὈὈiΝiΝpἳὅὅἳἹἹiΝὅiΝἶἷὅἵὄivἷΝlἳΝὅἵἷὀἳΝἶἷll’ἷὄὁἷΝἵhἷΝpὄἷὀἶἷΝlἳΝlἳὀἵiἳΝpἷὄΝἵὁmἴἳὈὈἷὄἷ.
Il medio riflessivo indiretto è in questo caso al suo posto perché chi prende la lancia
se ne servirà personalmente una volta che sarà sul campo di battaglia.
Notiamo inoltre che gli attivi sono in netta minoranza numerica (att. 6x vs. med.
23x) e che non ne esiste un solo esempio svincolato dal metro; anzi, tranne Ν(1ἳ),ΝὅiΝ
2
tratta sempre dei part. aor . att. Ν(Od. 10.145, 12.229), αΝ(Il. 15.126, 21.397),
Ν(Il. 14.373) impiegati con ogni probabilità per sostituire i medi corrispondenti
ametrici * ,Ν * , * 175
. Al contrario i medi si trovano molto
spesso in contesti metrici che accoglierebbero il verbo in entrambe le diatesi, vd. (1b),
(1c), (1e), (1f), (1h), (1i), Od. 16.297 (1l).
Questo induce a pensare che il medio (marcato) sia favorito ogni volta che il metro
lὁΝἵὁὀὅἷὀὈἷΝἷΝἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝ(non marcato) intervenga solo come sostituto del primo.
Osserviamo infine che tutti questi medi potrebbero anche essere difesi come affettivi
ἶiΝpὄὁpὄiἷὈὡἈΝl’ἷὄὁἷΝpὄἷὀἶἷΝlἳΝpropria lancia.

(2a) Il. 14.9


Ν π Ν Ν υ Νυ Ν ῖ
“ϊiἵἷὀἶὁΝἵὁὅì,ΝpὄἷὅἷΝlὁΝὅἵὉἶὁΝἴἷὀΝἸἳὈὈὁΝἶἷlΝἸiἹliὁ”
cfr. Il. 15.474, Hes. Sc. 139

(2b) Il. 19.373-374


[…]Να π α α α
, ’Ν π υ α ’Ν
“ἷΝpὄἷὅἷΝlὁΝὅἵὉἶὁΝἹὄἳὀἶἷΝἷΝpἷὅἳὀὈἷ,Ν||ΝἶiΝἵὉiΝlὁὀὈἳὀὁΝἳὄὄivava il chiarore, come di
lὉὀἳ”

175
Vd. GROSSE 1891: 13.

132
(2c) Il. 11.32 ’Ν ’ φ π υ α α π α
(2d) Od. 16.295-297 Ν ’Ν Ν Νφ α αΝ α Ν Ν ||Ν α π Ν α
αΝ Ν α || Ν Ν π α Ν α· […]
(2e) Od. 22.25 Νπ υΝ π Ν Ν ’Ν Ν Ν α

Si ripropone esattamente la stessa situazione vista nel caso della collocazione con
(1) α, Ν(e sinonimi): il medio riflessivo indiretto (e/o affettivo di proprietà) è
coerentemente impiegato poiché il guerriero prende lo scudo per difendere se stesso.
χὀἵhἷΝ lἷΝ ὁὅὅἷὄvἳὐiὁὀiΝ mἷὈὄiἵhἷΝ ὅὁὀὁΝ lἷΝ ὅὈἷὅὅἷἈΝ l’ἳὈὈivὁΝ (non marcato) è sempre
metricamente insostituibile, il medio (marcato) no, vd. (2b), (2c), Od. 16.297 (2d).

(3a) Od. 21.419


Ν ’Ν π π Ν υ Ν υφ α Ν
“l’ἳὄἵὁΝpἷlΝmἷὐὐὁΝἳἸἸἷὄὄά,ΝὈiὄάΝὀἷὄvὁΝἷΝἵὁἵἵἳ”
cfr. HH. 3.7-8

(3b) Il. 5.209-210


αΝ α α ῃ π πα υΝ αΝ αΝ
α Ν Ν Ν Ν α
“χhΝ ὅìΞΝ ἵὁὀΝ mἳlὁΝ ἶἷὅὈiὀὁΝ l’ἳὄἵὁΝ ὄiἵὉὄvὁΝ ἶἳlΝ ἵhiὁἶὁΝ || staccai, quel giorno che
vἷὄὅὁΝἙliὁΝἳmἳἴilἷ”

(3c) Il. 9.559 […]Ν α Ν αΝ α Ν α Ν Ν


(3d) Od. 9.156-157 α αΝ α π αΝ αΝ α α α α Ν α υ Ν||Ν ’ Ν ,Ν
αΝ
(3e) Od. 21.38-40 Ν Ν έΝ ’Ν π Ν ῖ Ν υ Ν ||Ν Ν
π Ν α Ν π Ν||Νᾑ ῖ ’, ’Να αΝ Νφ

Rimangono valide le conclusioni fatte nel caso delle due collocazioni


precedentemente analizzate: il medio (marcato) è riflessivo indiretto (e/o affettivo di
proprietà) ἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ (ὀὁn marcato) lo sostituisce solo quando il primo è metricamente
inutilizzabile: il part. aor2. att. (3a), infatti, rimpiazza il part. aor2. med. * Ν
impὁὅὅiἴilἷΝ ἶἳΝ iὀὅἷὄiὄἷΝ ὀἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁΝ (solo tre versi prima Od. 21.416 Ν ’ Ν
in un contesto metricamente neutro).
Fa eccezione solo HH. 3.7-8 α Ν π’Ν φ Ν Ν Ν αΝ ||Ν ,Ν
ἶὁvἷΝ l’ἳὈὈivὁ ὨΝ ὉὅἳὈὁΝ ἳΝ pὄὁpὁὅiὈὁΝ ἶἳlΝ mὁmἷὀὈὁΝ ἵhἷΝ ilΝ pὄὁὀέΝ chiarisce che soggetto
agente e beneficiario non coincidono.

(4a) Od. 10.145


α ’Ν Ν Ν Ν α φ α Ν
“ἳllὁὄἳΝiὁΝlἳΝmiἳΝlἳὀἵiἳΝpὄἷὀἶἷὀἶὁΝἷΝilΝἵὁlὈἷllὁΝἳἸἸilἳὈὁ”

133
(4b) Od. 16.295-297
Ν ’Ν Ν Νφ α αΝ α Ν Ν
α π Ν α αΝ Ν α
Ν Ν π α Ν α· […]
“ἢἷὄΝnoi due soli due spade e due lance || lascia, e due scudi di cuoio, a portata
ἶiΝmἳὀὁ,Ν||ΝἵὁὅìΝἶ’ὉὀΝἴalzo le prenderemo”

(4c) Od. 22.326 Ν αΝφ αΝ φ Ν πα ῃ

(5a) Hes. Sc. 336-337


Ν ’Ν α α α ,Ν π Να Ν Ν
’Ν ππ υ Ν Ν υ αΝ ῖ Ν
“ὃὉiὀἶiΝvὁlἹiὈiΝiὀἶiἷὈὄὁ,ΝἶἳἵἵhὧΝὀὁὀΝὨΝἵὁὀἵἷὅὅὁΝἶἳlΝἸἳὈὁΝἵhἷΝὈὉΝpὁὅὅἳΝpὄἷὀἶἷὄἷΝiΝ
cavalli e le sue ἳὄmiΝἸἳmὁὅἷ”

(5b) Od. 23.368


π α Ν ’Ν ’Ν Ν αΝ Ν α
“ἷΝἳΝὈὉὈὈiΝὁὄἶiὀάΝἵhἷΝimpὉἹὀἳὅὅἷὄὁΝl’ἳὄmiΝἶiΝἹὉἷὄὄἳ”

(5c) Hes. Th. 853 Ν ’Ν π Ν υ Ν Ν ,Ν ’Ν π α

Queste sono le due ultime coppie minime che descrivono l’ἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ ἳἸἸἷὄὄἳὄἷΝ
Ὁὀ’ἳὄmἳΝ ἷΝ confermano pienamente le conclusioni già enunciate: il medio riflessivo
indiretto (e/o affettivo di proprietà) è sempre preferito – vdέΝ Ν(ἂἵ)ΝpἷὄΝ Ν(1ίxΝiὀΝ
Hom.) – ἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ (non marcato) interviene solo in contesti metrici in cui il medio è
inutilizzabile, vd. Ν(4a) per * ΝἷΝ Ν(5a) per α Ν(ἀἁxΝiὀΝἘὁmέ, 2x in
Hes.).

(6a) Il. 1.356 (= 1.507, 2.240)


·Ν Ν Ν α ,Να Ν π α
“l’hἳΝὁἸἸἷὅὁ,ΝἹliΝhἳΝpὄἷὅὁΝἷΝὅiΝὈiἷὀἷΝilΝὅὉὁΝἶὁὀὁἈΝἹliἷl’hἳΝὅὈὄἳppἳὈὁ”
cfr. Il. 9.111

(6a-b) Il. 1.137-139


Ν ,Ν Ν Να Ν α
Ν α Ν Ν αΝ υ Ν
Ν · Ν αΝ Ν Ν α
“ὅἷΝὀὁὀΝlὁΝἶἳὄἳὀὀὁ,ΝiὁΝὅὈἷὅὅὁΝvἷὄὄάΝ||ΝἳΝpὄἷὀἶἷὄἷΝilΝὈὉὁ,ΝὁΝilΝἶὁὀὁΝἶ’χiἳἵἷ,ΝὁΝὃὉἷlΝ
ἶ’ἡἶiὅὅἷὁΝ||Νpὄἷὀἶἷὄά,ΝmἷΝlὁΝpὁὄὈἷὄάΝviἳἈΝἳhΞΝὅ’iὀἸὉὄiἷὄὡΝἵhiΝὄἳἹἹiὉὀἹὁ”

(6b) Il. 9.344


Ν ’Ν π Ν Ν αΝ α ’Ν π
“ἡὄἳΝἵhἷΝilΝἶὁὀὁΝm’hἳΝὈὁlὈὁΝἶiΝmἳὀὁ,ΝἵhἷΝm’hἳΝἹiὁἵἳὈὁ”

134
(6c) Il. 9.334-336 αΝ ’Ν Ν υΝ αΝ α α ,Ν ||Ν ῖ Ν π αΝ
ῖ α ,Ν ’Ν π υΝ α Ν||Ν ’, Ν ’Ν Ν υ α α·Ν[…]
(6d) Il. 9.367-368 […]Ν αΝ Ν ,Ν Ν π Ν ,Ν || α Ν φυ Ν Ν
α
(6e) Il. 16.53-54 ππ Ν Ν ῖ Ν Ν ῃ Ν α Ν || α αΝ Ν
φ α, Ν Νπ ῃ

ἙlΝ α ΝἶiΝἵὉiΝὅiΝpἳὄlἳΝὨΝὁvviἳmἷὀὈἷΝἐὄiὅἷiἶἷ,ΝὅὁὈὈὄἳὈὈἳΝἶἳΝχἹἳmἷὀὀὁὀἷΝἳἶΝχἵhillἷέΝ
Il capo degli Achei profitta di questa azione dal momento che la ragazza diviene sua
schiava, di conseguenza il medio riflessivo indiretto – in (6a-b) preferito a * , in
(ἄἴ),Ν(ἄἵ)ΝἳΝ Ν(10x in Hom.) – è perfettamente al suo posto.
E difatti l’ὉὀiἵἳΝ Ἰὁὄma attiva negli esempi citati (6a), Il. 1.139, Il. 9.111, (6a-b) è
ancora il part. aor2. att. ,ΝἵhἷΝὄimpiἳὐὐἳΝilΝmἷἶέΝ* Νinutilizzabile in poesia
esametrica.

(7a) Od. 9.548


αΝ υ π Ν αφυ Ν Ν Ν
“ϊἷlΝἑiἵlὁpἷΝὅἴἳὄἵἳὈἷΝlἷΝἹὄἷἹἹiΝἶἳllἳΝἵὁὀἵἳvἷΝὀἳvἷ”
cfr. Od. 9.159-160

(7b) Il. 16.352-353


π α φ
α, π α […]
“ἑὁmἷΝlὉpiΝὄἳpiὈὁὄiΝὈὄἳΝἳἹὀἷlliΝὁΝἵἳpὄἷὈὈiΝ||ΝὅiΝἹἷὈὈἳὀὁ,ΝὅὈrappandoli di sotto alle
pecore”

(7c) Il. 11.696-697 Ν ’Ν Ν Ν Ν Ν α π Ν ’Ν Ν ||Ν ,


Ν ’Ν α
(7d) Od. 11.20-21 α ’Ν α , α || ’· α ’Να
πα

In ogni passo citato chi prende le greggi ha un interesse personale nel farlo – vd.
(7c), (7d) ἶὁvἷΝ ’(α)ΝἷΝ ΝὅὁὀὁΝespressamente preferiti ἳΝ Ν(2x in Hom.)
ἷΝ Ν(10x in Hom.) – ἷΝὃὉἷὅὈὁΝἹiὉὅὈiἸiἵἳΝl’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝὄiἸlἷὅὅivὁΝiὀἶiὄἷὈὈὁ.
χὀἵὁὄἳΝὉὀἳΝvὁlὈἳΝl’ὉὀiἵἳΝἷἵἵἷὐiὁὀἷΝὨΝὉὀΝpἳὄὈέΝἳὁὄ2. att., Ν(ἅἳ),ΝἵhἷΝὅὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝ
l’ἳmἷὈὄiἵὁΝ* έ
ἕiὉὅὈiἸiἵἳἴilἷ,Νiὀvἷἵἷ,Νl’ἳὈὈivὁΝἶiΝOd. 9.159-160 Ν Ν Ν π Ν υ α,Ν Ν
Ν||Ν αΝ α Να ·Ν ’Ν Ν : il destinantario delle capre è
[…] e non coincide col soggetto.

135
(8a) Il. 23.736
’Ν φ · α ’Ν ’Ν
“lἳΝviὈὈὁὄiἳΝὨΝἶ’ἷὀὈὄἳmἴiἉΝpὄἷmiΝὉἹὉἳliΝpὄἷὀἶἷὀἶὁ”
cfr. Il. 23.551

(8b) Il. 23.823


παυ α υ υ α α ’Ν ’Ν α
“vὁllἷὄὁΝἵhἷΝὅmἷὈὈἷὅὅἷὄὁ,ΝἳvἷὅὅἷὄὁΝpὄἷmiΝὉἹὉἳli”
cfr. Od. 21.117 Ν ’Ν Νπα Ν αΝ ’Ν α

Anche in collocazione con (8) α l’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝὄiἸlἷὅὅivὁΝiὀἶiὄἷὈὈὁ in (8b) non


pone alcun tipo di problema: il vincitore prende il premio per sé, per la propria gloria
personale.
Due le eccezioni: in (8a) ὅὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝl’ἳmἷὈὄiἵὁΝ* Ν– e prende il
pὁὅὈὁΝἶἷll’iὀἸέ α Ν(ἆἴ) nella stessa posizione metrica –, mentre in Il. 23.551 Ν
π ’Ν Ν αΝ α ῖ Ν l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ usato correttamente perché il
soggetto e il beneficiario non coincidono (Achille deve prendere un premio per Eumelo,
cui si riferisce il pron. ).

(9a) Il. 19.143


α π πα
“ἷΝiΝἶὁὀiΝpὄἷὀἶἷὀἶὁΝἶἳllἳΝmiἳΝὀἳvἷΝiΝὅἷὄvi”
cfr. Od. 1.316-318

(9b) Il. 3.65-66


π ’Ν α α,
α α , ’Ν
“ὀἷmmἷὀὁΝ pἷὄΝ ὈἷΝ ὅὁὀὁΝ ὅpὄἷἹἷvὁliΝ iΝ ἶὁὀiΝ ἹlὁὄiὁὅiΝ ἶἷiΝ ὀὉmi,Ν ||Ν ὃὉἳὀὈiΝ ἷὅὅiΝ ὀἷ
ἶἳὀὀὁ,ΝὀἷὅὅὉὀὁΝpὉάΝὅἵἷἹliἷὄli”

(9c) Od. 24.334-335: Νπα ’Ν υ Ν Νφ ,Ν φ ’Ν Ν || α,Ν Ν


Ν Ν π Ν α α υ

La ripartizione tra attivo e medio è in questo caso perfetta e non conosce eccezioni:
quando soggetto ἳἹἷὀὈἷΝἷΝἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝὀὁὀΝἵὁὄὄiὅpὁὀἶὁὀὁΝὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈivὁΝ– ΝiὀΝ(λa)
ἷΝ Ν iὀ Od. 1.316 rendono manifesta questa mancata coincidenza –, quando invece
corrispondono abbiamo il medio riflessivo indiretto (9b), (9c).

(10a) HH. 2.285-286


Ν ’Ν ’Ν π’Ν Ν Ν ·Ν Ν π αΝ
παῖ ’Ν Ν α Ν π
“ἷΝἳἵἵὁὄὅἷὄὁΝἶἳiΝlὁὄὁΝlἷὈὈiΝlὉὅὅὉὁὅiἈΝὉὀἳΝpὁiΝ||ΝὄἳἵἵὁlὅἷΝilΝἴἳmἴiὀὁΝἷΝlὁΝὅὈὄiὀὅἷΝἳlΝ
ὅἷὀὁ”Ν

136
cfr. HH. 3.318, 5.114-115

(10b) HH. 2.282-283


Ν ’Ν φ Ν Ν ,Ν Ν Νπα Ν
α Ν υ Ν π απ υΝ α
“ἳΝ lὉὀἹὁΝ ὄimἳὅἷΝ ὅἷὀὐἳΝ parole, e non pensò || a sollevare da terra il bambino
amaὈiὅὅimὁ”

I versi a disposizione offrono un quadro non chiarissimo; ciononostante, partendo


dalla constatazione che nessuna forma è intercambiabile con quella corrispondente
ὀἷll’ἳlὈὄἳΝἶiἳὈἷὅi,ΝὁὅὅἷὄviἳmὁΝἵhἷΝl’ὉὀiἵὁΝmἷἶiὁΝ α Ν(1ίἴ)ΝὄiἵὁὄὄἷΝὃὉἳὀἶὁΝl’ἳὐiὁὀἷΝ
ἶiΝpὄἷὀἶἷὄἷΝὨΝὄiἸἷὄiὈἳΝἳΝἝἷὈἳὀiὄἳΝἷΝl’ὁἹἹἷὈὈὁΝὨΝὅὉὁΝἸiἹliὁΝϊἷmὁἸὁὀὈἷ,ΝmἷὀὈὄἷΝpὁἵhiΝvἷὄὅiΝ
ἶὁpὁΝὨΝὉὀἳΝὅὁὄἷllἳΝἶiΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝἳΝpὄἷὀἶἷὄὅἷlὁΝiὀΝἴὄἳἵἵiὁΝἷΝὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈivὁΝ […]Ν
αΝ(1ίἳ)έΝAnche in HH. 5.114-115 è una nutrice a prendere la bambina dalle mani
ἶiΝὅὉἳΝmἳἶὄἷΝἷΝilΝvἷὄἴὁΝὄiἵὁὄὄἷΝἳll’ἳὈὈέΝ αέΝ
Esce dallo schema delineato solo HH. 3.318 – Era afferra suo figlio Efesto – dove
ὈὄὁviἳmὁΝ l’ἳὈὈivὁέΝ Ἔ’ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝ ὨΝ ἵὁmὉὀὃὉἷΝ ἸἳἵilmἷὀὈἷΝ ὅpiegabile: il part. aor2. med.
* ΝὨΝἳmἷὈὄiἵὁΝἷΝἶἷvἷΝἸὁὄὐἳὈἳmἷὀὈἷΝἷὅὅἷὄἷΝὅὁὅὈiὈὉiὈὁΝἶἳll’ἳὈὈέΝ […]Ν αέΝ
Se questa interpretazione è corretta, α Ν(1ίἴ)ΝἶἷvἷΝἷὅὅἷὄἷΝiὀὈἷὄpὄἷὈἳὈὁΝἵὁme
un medio affettivo di proprietà: gli altri prendono il bambino (non marcato) vs. la madre
prende il suo bambino (marcato).

(11a) Od. 12.309-310


Ν π αΝφ υ Ν α Ν α υ ,Ν
Ν φα Ν Ν αφυ Ν Ν Ν α
“ἳllὁὄἳ,ΝpἷὀὅἳὀἶὁΝἳiΝἵἳὄiΝἵὁmpἳἹὀi,ΝpiἳὀἹἷvἳὀὁ,Ν||Νὃuelli che divorò Scilla, dalla
ὀἳvἷΝἹhἷὄmἷὀἶὁli”

(11b) Od. 12.123


ῃ Ν φα ,Ν υ Ν ’Ν Νφ α Ν α
“ἵὁὀΝἳlὈὄἷὈὈἳὀὈἷΝὈἷὅὈἷ,ΝἹhἷὄmiὅἵἳΝἳlὈὄἷὈὈἳὀὈiΝἵὁmpἳἹὀi”

(11c) Od. 12.245-246 φ αΝ Ν Ν Ν Ν Ν Ν α υ Ν|| Ν ’,Ν Ν Ν


φ Ν Νφ Ν α

Identico è il contesto dei tre passi176: durante la traversata tra Scilla e Cariddi, il
primo mostro afferra alcuni compagni di Odisseo dalla nave per divorarseli.
Il medio riflessivo indiretto è quindi intellegibile e volutamente scelto sia nel caso di
α Ν(11b) per ῃ ( ) (4x in Hom.) sia in quello di ’( )Ν(11ἵ) per (13x in
Hom.).

176
Vd. CHANTRAINE 1927b: 156.

137
Il part. aor2. att. αΝ (11ἳ)Ν ὨΝ pἷὄἵiάΝ ὀiἷὀὈ’altro che il rimpiazzo dell’ἳmἷὈὄiἵὁΝ
med. * έ

(12a) Od. 17.48


’Ν α ,Ν α α α ’Ν α
“mἳΝlἳvἳὈiΝὁὄἳ,ΝmἷὈὈiΝὉὀἳΝvἷὅὈἷΝpὉliὈἳΝὅὉlΝἵὁὄpὁ”
cfr. Od. 17.58

(12b) Od. 23.132


Ν Ν Ν Ν α ’Ν α
“ἷΝὀἷllἷΝὅὈἳὀὐἷΝἳllἷΝἳὀἵἷllἷΝἸἳὈἷΝmἷὈὈἷὄἷΝiΝmἳὀὈi”

(12c) Od. 6.91 α αΝ Ν α φ Ν α Ν

In tutti i passi tranne (12c)ΝὅiΝpἳὄlἳΝlἷὈὈἷὄἳlmἷὀὈἷΝἶiΝ“pὄἷὀἶἷὄἷΝἶἷlle vesti su di sé”ΝρΝ


“iὀἶὁὅὅἳὄἷ”ἈΝ ὅiΝ ὈὄἳὈὈἳΝ ἶiΝ ὉὀΝ ὉὅὁΝ ὀὁὀΝ ἸὄἷὃὉἷὀὈἷΝ ἶiΝ α , Ν ma nel quale il medio
affettivo di tangenza è la diatesi attesa.
(12a) e Od. 17.58 non hanno il medio per il motivo già più volte menzionato: il part.
2
aor . med. * è ametrico e pἷὄἵiάΝὅὁὅὈiὈὉiὈὁΝἵὁὀΝl’att. αέΝ
ἙὀΝ(1ἀἵ)ΝilΝὅἷὀὅὁΝὨΝὉὀΝpὁ’ΝἶivἷὄὅὁΝpἷὄἵhὧΝlἷΝἵὁmpἳἹὀἷΝἶi Nausicaa tirano giù le vesti
dal carro e se le mettono sulle braccia per portarle al fiume: non si tratta perciò
propriamente di indossare qualcosa, ma è comunque un medio affettivo di
tangenza indicante che le ragazze ripongono le vesti sulle proprie braccia.

(13a) Il. 18.416


’,Ν π πα , α
“vἷὅὈìΝlἳΝὈὉὀiἵἳ,ΝpὄἷὅἷΝilΝὅὉὁΝἹὄὁὅὅὁΝἴἳὅὈὁὀἷΝἷΝvἷὀὀἷΝἸὉὁὄi”

(13b) Il. 2.46


π πα , φ α
“pὁiΝpὄἷὅἷΝlὁΝὅἵἷὈὈὄὁΝἳviὈὁ,ΝiὀἶiὅὈὄὉὈὈiἴilἷΝὅἷmpὄἷ”

Sia Efesto (13a) sia Agamennone (13b) afferrano il proprio scettro: il med. Ν
(13b) è dunque affettivo di proprietà e – si noti – è vὁlὉὈἳmἷὀὈἷΝpὄἷἸἷὄiὈὁΝἳΝ
177
Ν(10x
in Hom.), mentre in (13a) la scelta dell’ἳὈὈέ Ν(non marcato) è favorita dal metro.

(14a) Il. 17.540


π φ α α α
“ϊiἵἷὀἶὁΝἵὁὅìΝἳlὐάΝlἷΝὅpὁἹliἷΝiὀὅἳὀἹὉiὀἳὈἷ”

177
Vd. BAKKER 1994: 35.

138
(14b) Il. 13.267-268
α πα ῃ α α ῃ
π ’Ν α αΝ ·Ν ’Ν Ν α
“χὀἵh’iὁΝὀἷllἳΝὈἷὀἳΝἷΝὀἷllἳΝὀἳvἷΝὀἷὄἳΝ|| ho molte spoglie di Teucri, ma non sono
viἵiὀἷ,ΝἶἳΝpὄἷὀἶἷὄlἷ”

(XIVb) Hdt. 9.22.3


α Ν ,Ν α υ Ν αυ Ν Ν ππ υ Ν π ,Ν Ν Ν
Ν Ν Ν α
“ἵὁmpὄἷὅἷὄὁΝὃὉiὀἶiΝἵhἷΝἵὁὅἳΝἷὄἳΝaccaduto e, incitandosi a vicenda, tutti insieme
lἳὀἵiἳὄὁὀὁΝiΝἵἳvἳlliΝἳll’ἳὈὈἳἵἵὁ,ΝἳlmἷὀὁΝpἷὄΝὄἷἵὉpἷὄἳὄἷΝilΝἵἳἶἳvἷὄἷ”

Ἔ’iὀἸέΝ α (14b) si spiega agevolmente medio come riflessivo indiretto: Merione


si sta cercando una lancia per sostituire quella che ha spezzato colpendo lo scudo di
Deifobo.
ἣὉἷὅὈ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝ ὨΝ ὅὉppὁὄὈἳὈἳΝ ἶἳlΝ mἷἶiὁΝ ἷὄὁἶὁὈἷὁΝ α Ν (XIVb): la
cavalleria persiana è alla ricerca del cadavere di Masistio, il proprio comandante.
Il part. aor2. att. Ν (1ἂἳ),Ν iὀvἷἵἷ,Ν ὄimpiἳὐὐἳΝ iὀvἷἵἷΝ l’ἳmἷὈὄiἵὁΝ * ἈΝ
Automendonte sta predando le spoglie di Areto, dunque il medio riflessivo indiretto
sarebbe atteso anche in ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝἵἳὅὁέΝ

(15a) Hes. Th. 487


’Ν
“ἷΝὃὉἷἹliΝἳvἷὀἶὁlἳΝ[οΝpiἷὈὄἳ]ΝpὄἷὅἳΝiὀΝmἳὀὁΝiὀΝὃὉἷlΝmὁmἷὀὈὁΝlἳΝὈὄἳὀἹὉἹiάΝὀἷlΝ
ὅὉὁΝὅὈὁmἳἵὁ”

(15b) Il. 7.264


’Ν α α πα ῃ
“mἳΝὄἷὈὄὁἵἷὅὅἷΝἷΝpὄἷὅἷΝἵὁὀΝmἳὀὁΝἹἳἹliἳὄἶἳΝὉὀΝmἳἵiἹὀὁ”
cfr. Il. 21.403 ’Ν α α α πα ῃ

In (15b) e Il. 21.403, dove è stato preferito a Ν(1ίxΝiὀΝἘὁmέ), il medio è


riflessivo indiretto: Ettore (Il. 7.264) e Atena (Il. 21.403) afferrano una pietra per
difendersi il primo da Aiace, la seconda da Ares.
L’ἳὈὈέΝ (15a), invece, indica ὅἷmpliἵἷmἷὀὈἷΝl’ἳὐiὁὀἷΝἶiΝἳἸἸἷὄὄἳὄἷΝὉὀἳΝpiἷὈὄἳ, che
Crono crede essere in realtà il suo ultimogenito Zeus.
Ricapitolando il med. α α ha tre funzioni ὀἷll’ἷpiἵἳ:
1. può essere riflessivo indiretto (48x) e indicare che il soggetto prende qualcosa
per trarne un qualche beneficio personale, vd. (1b), (1c), (1d), (1e), (1f), (1g),
(1h), (1i), (1l), (1m), (2b), (2c), (2d), (2e), (3b), (3c), (3d), (3e), (4b), (4c), (5b),
(5c), (6a-b), (6b), (6c), (6d), (6e), (7b), (7c), (7d), (8b), (9b), (9c), (11b), (11c),
(14b), (15b);

139
2. può essere affettivo di proprietà (2x) e indicare che il soggetto afferra qualcosa
di proprio, vd. (10b), (13b) (si ricordi che i primi 23 dei medi che abbiamo
elencato tra i riflessivi indiretti potrebbero essere difesi anche come affettivi di
proprietà);
3. infine può essere affettivo di tangenza, nel qual caso il soggetto prende qualcosa
su di sé, vd. (12b), (12c).

3.3

“ὄἷὅpiὀἹἷὄἷ, difendere” pὄἷὅἷὀὈἳΝ Ὁὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ήΝ mἷἶiὁ


affettivo di tangenza o riflessivo diretto:
a. att. [a] “tenere lontano, ὄἷὅpiὀἹἷὄἷ”Ν+Νacc. (Il. 5.603, Plat. Leg. 692e) [b]
“lὁὈὈἳὄἷ,ΝἵὁmἴἳὈὈἷὄἷΝiὀΝἶiἸἷὅἳ” π Ν+ΝἹἷὀέΝ(Il. 17.182);
b. med. α [a] aff. tang. “ὄἷὅpiὀἹἷὄἷΝἶἳΝὅὧ” + acc. (Il. 13.514, Hdt. 3.158.1)
[ἴ]Ν “ἶiἸἷὀἶἷὄἷ” + gen. (Il. 1ἀέ1ἅλ)Ν ||Ν ἷὅὈέΝ “lὁὈὈἳὄἷ,Ν ἵὁmἴἳὈὈἷὄἷΝ iὀΝ ἶiἸἷὅἳ” π Ν +Ν
gen. (Il. 12.243, Thuc. 2.39.2) [b] rifl. dir. “ἶiἸἷὀἶἷὄὅi”Ν(Hdt. 1.80.3).
I. Nei poemi omerici, che attestano il verbo 115x (semplice e composto con πὺ,Ν
πὺ,Ν π ὺ), ricorrono tutte le costruzioni citate ma manca l’ὉὅὁΝ riflessivo diretto del
med. α Ν “ἶiἸἷὀἶἷὄὅi”έΝ ἣὉἳὀὈiὈἳὈivἳmἷὀὈἷΝ l’ἳὈὈivo è molto più frequente: 89x
contro appena 16x del medio. Attivo e medio rispettano la distribuzione diatetica sopra
esposta ma coesistono in 4 collocazioni (10x med., 6x metricamente sostituibile)
secondo un principio di distribuzione che deve essere delucidato.
II. In Erodoto ( Νsemplice e composto con con πὺ,Ν πὺ: totale 35x, att. 10x vs.
med. 25x) viἹἷΝ lἳΝ mἷἶἷὅimἳΝ ὄipἳὄὈiὐiὁὀἷΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ ἳll’ὁpἷὄἳΝ iὀΝ ἡmἷὄὁ. Attivo e medio
coesistono in una collocazione.
Questo quadro introduttivo mostra che le due diatesi hanno aree di sovrapposizione
che, alla luce delle coppie minime rinvenute, suddivideremo nel modo seguente: (A)
ἵὁmplέΝἳll’ἳἵἵέ,Ν(ἐ)Νcompl. al gen. (solo Hom.), (C) compl. con π Ν+ΝἹἷὀέ (solo Hom.).

(A) ἵὁmplέΝἳll’ἳἵἵέ

(1a) Od. 24.380-381


’Ν Ν ,Ν φ αΝ α
αΝ α· Ν φ Ν α ’Ν υ α
“armi a spalla, avessi potuto levarmi per far strage || dei pretendenti, a molti
avrei sciolto i ginocchi”Ν
cfr. Il. 15.492, 22.84

(1b.1) Il. 17.510


φ’Να Ν α α α Ν
“che lo proteggano intorno, tengan lontane le schiere”

140
(1b.2) Il. 24.369 (= Od. 16.72, 21.133)
’ πα α α, Ν Νπ Ν α π ῃ
“ὀὁὀΝpὉάΝὄἷὅpiὀἹἷὄἷΝὉὀΝὉὁmὁ,ΝὃὉἳὀἶὁΝpἷὄΝpὄimὁΝὈiΝpὄὁvὁἵhi”

ἙΝpἳὅὅiΝὁmἷὄiἵiΝpὁὅὅὁὀὁΝὄiὅpὁὀἶἷὄἷΝἳll’ἷὅiἹἷὀὐἳΝὅἳlὈὉἳὄiἳΝἶiΝὅὁὈὈὁliὀἷἳὄἷΝὈὄἳmiὈἷΝl’ὉὅὁΝ
del medio affettivo di tangenza che il soggetto respinge qualcuno lontano da sé, vd.
’Ν πα α α (1b.2).
Diverso però il caso di α (1b.1): in questo passaggio, infatti, si racconta la
difesa del cadavere di Patroclo da parte degli Achei, perciò il verbo deve essere inteso
piuttosto come un medio affettivo di proprietà indicante che i soldati difendono il corpo
del loro compagno: per questa ragione questo infinito è stato preferito al pur attestato
att. υ α (6x in Hom.).

(2a) Il. 17.511


Ν ῖ Ν α
“A noi vivi giorno crudele evitate!”
cfr. Il. 6.462-463, 9.597, 11.588, 15.375, 16.835-836, 17.615, Od. 8.525

(2b) Il. 11.484


Νᾧ Ν Ν α
“ἴἳlὐἳὀἶὁΝἵὁὀΝl’ἳὅὈἳ,ΝilΝἹiὁὄὀὁΝἸἳὈἳlἷΝὈἷὀἷvἳΝlὁὀὈἳὀὁ”
cfr. Il. 13.514 αΝ α Ν α ῃ Ν Ν α Ν

La distribuzione di attivo e medio è in questo caso rigorosa e perfettamente


iὀὈἷllἷἹiἴilἷἈΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝὉὅἳὈὁΝquando ilΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝἳllὁὀὈἳὀἳΝilΝ“ἹiὁὄὀὁΝἵὄὉἶἷlἷ”Νda qualcun
altro espresso al dat. – Ν[…]Ν ῖ Ν(ἀἳ),Ν ῖ Ν(Il. λέηλἅ),Ν φ Ν(Il. 16.835),
Ν α Ν (Od. 8.525) –, mentre il medio affettivo di tangenza è impiegato
quando il soggetto – Odisseo in (2b), Idomeneo in (Il. 13.514) – lo allontana da sé.
ἥiΝὀὁὈiΝἵhἷΝiὀΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝἵἳὅὁΝ Ν(ἀἴ)ΝhἳΝpὄἷvἳlὅὁΝὅὉΝ* υ έ

(IIIa.1) Hdt. 7.176.5


ῖ Ν α Ν α Ν Ν α ῃ πα π Ν Ν Ν
α έ
“ἝἳΝiΝἕὄἷἵiΝἶἷἵiὅἷὄὁΝἶiΝὄiἵὁὅὈὄὉiὄlὁΝἷΝἶiΝὅἴἳὄὄἳὄἷΝl’ἳἵἵἷὅὅὁΝiὀΝἕὄἷἵiἳΝἳlΝἴἳὄἴἳὄὁΝ
pὄὁpὄiὁΝiὀΝὃὉἷlΝpὉὀὈὁέ”

(IIIa.2) Hdt. 9.90.2


π π Να Ν α αΝ αΝ αΝ Ν υ Ν α πα α
Ν α Ν
“li esortava a liberare dei Greci dalla schiavitù ἷΝἳΝἵἳἵἵiἳὄἷΝilΝἴἳὄἴἳὄὁ”

141
(IIIb.1) Hdt. 3.158.1
Ν Ν α υ Ν α Ν π ῖ Νἠ Ν α υΝ
α Νπ υ α
“Mentre i Babilonesi, saliti sulle mura, ὄἷὅpiὀἹἷvἳὀὁΝ l’ἳὈὈἳἵἵὁΝ ἶἷll’ἷὅἷὄἵiὈὁΝ ἶiΝ
ϊἳὄiὁ”

(IIIb.2) Hdt. 8.51.2


φ α Ν Ν π Ν[…] ἠ Ν π α
“iΝ ὃὉἳliΝ ἳvἷvἳὀὁΝ ἴἳὄὄiἵἳὈὁΝ l’ἳἵὄὁpὁliΝ […] e cercavano di respingere gli
ἳὅὅἳliὈὁὄi”

I passaggi di Erodoto mostrano chiaramente che è possibile un gioco tra attivo e


medio affettivo di tangenza: in (IIIa.1)Νl’ἳὉὈὁὄἷΝἶἷὅἵὄivἷΝlἳΝὄiἵὁὅὈὄὉὐiὁὀἷΝἶἷlΝmὉὄo focese
alle Termopili e in (IIIa.2) l’ἳmἴἳὅἵἷὄiἳΝἶἳΝἥἳmὁΝἵhἷΝiὀviὈἳΝlἷΝἸὁὄὐἳΝἹὄἷἵhἷΝἵἳpἷἹἹiἳὈἷΝ
da Leutichida ad attaccare la flotta persiana; invece in (IIIb.1) è descritta la resistenza
dei Babilonesi ai Persiani e in (IIIb.2) quella degli Ateniesi contro gli stessi invasori. In
questi ultimi casi, evidentemente, Erodoto ha voluto sottolineare ὈὄἳmiὈἷΝl’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝ
che il soggetto respinge da sé il pericolo.
Notiamo che almeno in (IIIa.1) la presenza del complemento π Ν può
avere favorito lἳΝ ὅἵἷlὈἳΝ ἶἷll’ἳὈὈivὁ: esso infatti indica da dove i Greci espellono il
barbaro, dunque in questo contesto un medio affettivo di tangenza (“ὄἷὅpiὀἹἷὄἷΝda sé”)Ν
non è indispensabile.

(B) compl. al gen.

(4a) Il. 13.109-110


α Ν υ Ν υ
Ν υπ , α Ν ’Να
“che, adirati con esso, non vogliono far la difesa || delle navi veloci, e vengono
uccisi fra quelle”

(4b) Il. 12.155-156


[…]Ν υ φ Ν ’Να Ν α
Ν ’Ν υπ · φ Ν ’Ν Νπῖπ Ν α
“ἶiἸἷὀἶἷὀἶὁΝ ὅἷΝ ὅὈἷὅὅiΝ ἷΝ lἷΝ ὈἷὀἶἷΝ || e le navi veloci. Come cadono i fiocchi di
neve”

(4c) Il. 12.179 Νἠ · ’Ν α α Ν υ


(4d) Il. 13.700 α φ 178 υ Ν

178
Ἔ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝἶiΝ α φ ΝἵὁmἷΝὉὀΝgen. si basa sul fatto che non sono attestate altre costruzioni di
α Ν+ΝἶἳὈ..

142
I luoghi omerici derivano tutti da passi inerenti a una medesima situazione: siamo
nei canti XII-XIII, cioè nel momento in cui i Troiani, fatta irruzione nel campo acheo,
minacciano di appiccare il fuoco alle navi. Il soggetto sono gli Achei e il medio affettivo
di proprietà è al suo posto poiché sottolinea la volontà dei difensori di salvare il loro
unico mezzo per tornare in patria: si noti infatti che υ Ν (ἂἴ),Ν (ἂἶ)Ν ὨΝ stato
volutamente preferito a Ν(ἘἷὅέΝSc. 240).
Sui generis la situazione di (4b), dove il verbo è anzitutto un medio riflessivo diretto
rafforzato enfaticamente dal pron. rifl. φ Ν […]Ν α Ν e solo dopo, quando i
complementi diventano Ν Ν ’Ν υπ , un medio affettivo di proprietà.
ἤἷὅὈἳΝἶἳΝὅpiἷἹἳὄἷΝl’ὉὅὁΝἶἷll’iὀἸiὀiὈὁΝἳὈὈivὁΝiὀΝ(4a) poiché la forma ’(α ) (6x
in Hom.) sarebbe metricamente possibile. In questi versi sta parlando Poseidone intento
ἳΝ ὅpὄὁὀἳὄἷΝ ἹliΝ χἵhἷiἉΝ mἳΝ mἷὀὈὄἷΝ iὀΝ pὄἷἵἷἶἷὀὐἳΝ ilΝ ἶiὁΝ ὅiΝ ὨΝ ὄivὁlὈὁΝ ἳll’ἷὅἷὄἵiὈὁΝ ἵὁὀΝ
Ὁὀ’ἳllὁἵὉὐiὁὀἷΝ ἳllἳΝ ὅἷἵὁὀἶἳΝ pἷὄὅὁὀἳ (vd. Il. 13.95), proprio ai vv. 108-110 egli si
rivolge indirettamente ai soldati descrivendo i loro casi alla terza persona. Assume
pἷὄἵiάΝ impὁὄὈἳὀὐἳΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷll’ἳὈὈivὁ υ (4a), che, essendo non marcato, non
esprime formalmente la sfumatura di affettività e contribuisce ad allontanare il focus
dagli Achei.

(C) ἵὁmplέΝἵὁὀΝπ Ν+Νgen.

(5a) Il. 17.182


αΝ α α α Ν Ν αΝπ Ν α α
Ν υ α π α Ν α Ν
“o se qualcuno dei Danai, e molto ardente di forza, || fermerò nella lotta per
ἢἳὈὄὁἵlὁΝmὁὄὈὁ”

(5b) Il. 18.173


Ν υ υ Νπ
“ὃὉἷὅὈiΝiὀΝἶiἸἷὅἳΝἶἷlΝἵὁὄpὁΝἶἷlΝmὁὄὈὁ”

Le forme omeriche si riferiscono esattamente alla stessa situazione, ovverosia alla


mischia nata attorno al corpo di Patroclo. In (5a) è Ettore che parla rivolto a Glauco, in
(5b) Iri rivolta ad Achille. Notiamo che l’ἳὈὈέΝ υ α Ν (5a) è utilizzato quando il
focus ὨΝὅὉΝἓὈὈὁὄἷΝimpἷἹὀἳὈὁΝἳΝimpἷἶiὄἷΝἵhἷΝἹliΝχἵhἷiΝὅ’impὁὅὅἷὅὅiὀὁΝἶἷlΝἵἳἶἳvἷὄἷΝἶἷlΝ
caduto, il med. υ Ν(5b) quando il focus è sugli Achei.
Su questa base è possibile interpretare υ Ν (ηἴ)Ν come medio affettivo di
proprietà: gli Achei difendono il cadavere del loro compagno.
Una simile interpretazione è avvalorata da un ulteriore elemento: la sostituibilità
metrica di υ α Ν con α (6x in Hom.) e quella di υ Ν con
(Hes. Sc. 240). Se il poeta ha prediletto nel primo caso la forma attiva

143
significa che intenzionalmente ha voluto non marcare la sfumatura di affettività che,
invece, è messa bene in evidenza nel secondo caso.
In conclusione la diatesi media in α assume due funzioni differenti
ὀἷll’ἷpiἵἳ:
1. quando il soggetto difende se stesso – vd. (1b.2), (2b) – il med. α Ν ὨΝ
affettivo di tangenza (5x) ἷΝὅiἹὀiἸiἵἳΝ“ὄἷὅpiὀἹἷὄἷΝἶἳΝὅὧ”Ἁ
2. quando il soggetto difende qualcosa che gli appartiene o a cui tiene – vd. (1b.1),
(4b), (4c), (4d), (5b) – il med. α Νè affettivo di proprietà (5x) e significa
“ἶiἸἷὀἶἷὄἷΝὃὉἳlἵὁὅἳΝἶiΝpὄὁpὄiὁ”έ

3.4

“ἵὁὅὈὄὉiὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. att. “ἵὁὅὈὄὉiὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 14.32, Hdt. 2.124.3);
b. med. α “ἵὁὅὈὄὉiὄἷΝpἷὄΝὅὧ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἘἶὈέΝἂέἅἆέη)έ
I. In Omero abbiamo 14 forme, 8 al medio. Solo 2 però sono i medi che ci
interessano, cioè α (Od. 6.9, metricamente insostituibile) e α ’( )Ν(Od. 14.8,
metricamente sostituibile), i quali ricorrono in collocazioni in cui è attestato anche
l’ἳὈὈivὁέ
II. Erodoto impiega il verbo 12x (semplice e composto con ὺ,Ν π ὺ),ΝἅxΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝ
5x al medio (4x (p)pf. med.-pass.). La ἶiὅὈiὀὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝὨΝὄiἹὁὄὁὅἳΝἷ,Νὀἷll’ὉὀiἵὁΝἵἳὅὁΝ
iὀΝἵὉiΝὄiἵὁὄὄἷ,Νl’ἳὁὄ1. med. α (Hdt. 4.78.5) è chiaramente riflessivo indiretto.
Il medio compare in Omero in collocazione con (1b) υ ΝἷΝἵὁὀΝ(1c) Ν[οΝα ],Ν
ma in tutti i passi epici paragonabiliΝὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈivὁέΝἓὄὁἶὁὈὁ,ΝὈὄἳὀὀἷΝl’ὉὀiἵὁΝἷὅἷmpiὁΝ
di medio riflessivo indiretto in collocazione con (Ib)Ν α,ΝhἳΝὅὁlὁΝἸὁὄmἷΝἳὈὈivἷέ

(1a) Il. 14.32


[…]Να Ν ῖ Ν π π ῃ α
“ἷΝἳlὐἳὈὁΝilΝmὉὄὁΝἶἳvἳὀὈiΝἳllἷΝpὁppἷ”
cfr. Il. 7.337, 7.436, 9.349, 14.32, 21.446, Od. 23.192

(1b.1) Od. 6.9-10


φ ῖ α π , α α υ,
α π α α ’Ν α
“ἷΝἶiΝmὉὄἳΝἵiὄἵὁὀἶάΝlἳΝἵiὈὈὡ,ΝἸἳἴἴὄiἵάΝlἷΝἵἳὅἷ,Ν|| e fece templi ai numi e divise le
Ὀἷὄὄἷ”

(1b.2) Od. 14.7-8


[…]Ν Ν αΝ υ Ν
α Ν α ’ Ν π Ν α
“ἷΝ ὃὉἷὅὈὁΝ [οΝ ὄἷἵiὀὈὁ]Ν ilΝ pὁὄἵἳiὁΝ || l’ἳvἷvἳΝ ἸἳὈὈὁΝ ἶiΝ ὅὉὁ,Ν pἷὄΝ iΝ pὁὄἵiΝ ἶἷlΝ pἳἶὄὁὀἷΝ
lὁὀὈἳὀὁ”

144
(Ia) Hdt. 2.127.3
ὑπ α Νπ Ν Ν υΝ π π υ
“ἵὁὅὈὄὉìΝilΝpὄimὁΝὄipiἳὀὁΝiὀΝpiἷὈὄἳΝἷὈiὁpiἵἳΝἶiΝἶivἷὄὅiΝἵὁlὁὄi”
cfr. Hdt. 1.179.2, 1.179.3, 2.124.3, 3.117.3, 7.176.4, 9.10.2

(Ib) Hdt. 4.78.5


α αΝ α Ν υ
“ἷΝsi costruì ὉὀΝpἳlἳὐὐὁΝἳΝἐὁὄiὅὈἷὀἷ”

ἠἷll’Odissea α Ν (1ἴέ1)Ν ἷΝ α ’( )Ν (1ἴέἀ) non possono essere messi sullo


stesso piano. Il secondo dà meno problemi: semanticamente sottolinea il beneficiario
ultimo della costruzione del ὄἷἵiὀὈὁ,Ν ἵiὁὨΝ lὁΝ ὅὈἷὅὅὁΝ pὁὄἵἳiὁΝ ἵhἷΝ l’hἳΝ ἵὁὅὈὄὉiὈὁΝ – siamo
ὃὉiὀἶiΝ ὀἷll’ἳmἴiὈὁΝ ἶ’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ὄiἸlἷὅὅivὁΝ iὀἶiὄἷὈὈὁ179 – e metricamente è stato
ἶἷliἴἷὄἳὈἳmἷὀὈἷΝ pὄἷἸἷὄiὈὁΝ ἳΝ * ῖ έΝ ÈΝ pἷὄἵiάΝ ἶiὄἷὈὈἳmἷὀὈἷΝ pἳὄἳἹὁὀἳἴilἷΝ ἳll’ἷὄὁἶὁὈἷὁΝ
α (Ib) (che può anche essere inteso come medio causativo).
Invece α Ν(1b.1) è sospetto: il poeta sta descrivendo quanto fatto da Nausitoo
quando stabilì i Feaci a Scheria; dal momento che si tratta di opere aventi come
destinatario ultimo il popolo e non il solo Nausitoo, il med. α riesce difficile da
giustificare come riflessivo indiretto. Inoltre la metrica non dà spazio ad alternative
perché un ipotetico * è molto improbabile (avremmo uno spondeo al quinto
metron).
Questo medio deve quindi essere stato metricamente indotto e non è difficile
indovinarne il motivo. I due esametri di (1b.1) sono molto simili: entrambi hanno una
cesura trocaica principale e una eftemimere secondaria, a partire dalla quale il ritmo dei
due versi è identico. Anche dal punto di vista sintattico la somiglianza è evidente:
ciascun verso consta di una proposizione principale e di una coordinata separate dalla
cesura eftemimere e le due coordinate sono assolutamente identiche con in successione
congiunzione, verbo, complemento oggetto. In Od. 6.10 il verbo è α ’( ),ΝἳὁὄiὅὈὁΝ
ἶἳlΝ ἶἷpέΝ α α ,Ν pἷὄἵiάΝ ὃὉἷὅὈὁΝ ἶἷvἷ essere stato il modello su cui, per esigenze di
simmetria, è stato modellato α (a favore della cui creazione ha giocato anche
α ’( )Ν(1ἴέἀ), che come si è visto è liguisticamente inattaccabile)180.
Dunque dei due medi odissiaci α (1b.1) è una forma metricamente
condizionata ma α ’( )Ν(1ἴέἀ) un medio reale con valore riflessivo indiretto.

179
Pace CHANTRAINE 1927b: 156 che ritiene α ’( )Ν (1ἴέἀ)Ν ὉὀΝ ἳὁὄiὅὈὁΝ mἷἶiὁΝ «ὅἳὀὅΝ ὀὉἳὀἵἷΝ
particulière» al pari di α (1b.1).
180
Contra KOWALECK 1887: 13, 22, secondo il quale α (1b.1) sarebbe un medio affettivo, STAHL
1907: 55, che reputa α Ν (1b.1) un medio causativo (lettura contestualmente improbabile e che
obbligherebbe a interpretare come causativi anche α ,π , α ’( )) e CHANTRAINE 1948-
1953: II 177, che vi vede un medio riflessivo indiretto.

145
3.5 παυ , παυ

παυ ,Ν παυ Ν“ἸὄὉiὄἷ” hἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝὈὄἳὀὅiὈiviἈ


a. att. παυ , παυ έ “ἸὄὉiὄἷ,ΝὁὈὈἷὀἷὄἷ”Ν+Ν ἹἷὀέΝ(Il. 18.302) || “ὄἳἹἹiὉὀἹἷὄἷ,Ν
toccare, ὅἸiὁὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 11.573) | + gen. (Il. 23.340) | ass. (Il. 11.391);
b. med. παυ α “ἸὄὉiὄἷ,Ν ὈὄἳὄὄἷΝ pὄὁἸiὈὈὁ”Ν + gen. (Il. 13.733, Eur. IT. 529) ||
“ἹὁἶἷὄὅiΝἹliΝἷἸἸἷὈὈi,ΝὅὉἴiὄἷΝlἷΝἵὁὀὅἷἹὉἷὀὐἷ”Ν+ΝἹἷὀέΝ(Il. 1.410, Hdt. 7.180) | + acc.
(Od. 18.107, Aesch. Pr. 28).
I. In tutto il nostro corpus epico il verbo è attestato in Omero appena 11x, 4x al
medio. Esiodo mostra il presente παυ (Hes. Op. 419), sorto probabilmente da
Ὁὀ’ἷὄὄἳta interpretazione ἶἷll’iὀἸέ aor . om. παυ ῖ (Il. 11.573 = 15.316). Nessuna
2

differenza apparente tra attivo e medio tranne una di ordine sintattico: il medio non
conosce la costruzione assoluta181.
II. Erodoto usa παυ ΝὉὀ’ὉὀiἵἳΝvὁlὈἳ e al medio (Hdt. 7.180 πα ).
Qui di seguito studieremo le ricorrenze del verbo alla ricerca di un principio di
distribuzione diatetica ὈὄἳmiὈἷΝ l’ἳὀἳliὅiΝ ἵὁὀἹiὉὀὈἳΝ ἶiΝ ἷὅἷmpi in cui attivo e medio
ὄἷἹἹὁὀὁΝἹliΝὅὈἷὅὅiΝἵἳὅiἈΝ(χ)ΝἵὁmplέΝἳlΝἹἷὀέ,Ν(ἐ)ΝἵὁmplέΝἳll’ἳἵἵέέ

(A) compl. al gen.

(1a) Il. 18.302


Ν Ν Ν παυ π Ν α
“mἷἹliὁΝἵhἷΝὀ’ἳἴἴiἳὀὁΝἸὄὉὈὈὁΝἵὁὅὈὁὄὁ,ΝmἳΝὀὁὀΝἹliΝχἵhἷiΞ”
cfr. Il. 23.340, Od. 17.81, Hes. Op. 419

(1b) Il. 1.410


[…]Ν α π πα α α
“pἷὄἵhὧΝὈὉὈὈiΝὃὉἳὀὈiΝἹὁἶἳὀὁΝil lὁὄὁΝὄἷ”

(1c) Il. 1ἁέἅἁἁΝ[…]Ν Ν Νπ παυ ’ π


(1d) Il. 15.16-17 α Ν α αφ Ν Ν||Νπ Ν πα α […]

(Ib) Hdt. 7.180


αΝ ’Ν Ν Ν α α Ν πα
“ἷΝἸὁὄὅἷΝlἳΝὅὉἳΝὅὁὄὈἷΝἶἷvἷΝὃὉἳlἵὁὅἳΝἳl ὅὉὁΝὀὁmἷ”

181
In Od. 18.107 […]Ν Νπ Ν Ν α Ν α ῖ Ν πα ῃ la forma verbale può essere interpretata in due
modi: se πα ῃ è una 2 pers. sg. med., allora il verbo è costruito transitivamente (ἵὁmplέΝὁἹἹέΝ Ν α );
se invece è una 3 pers. sg. att. (sogg. Ν α ), allora il verbo è usato assolutamente. Se si accoglie questa
seconda lettura, il medio non conosce neppure la costruzione transitiva + acc..

146
(ἐ)ΝΝΝΝΝΝἵὁmplέΝἳll’ἳἵἵέ

(2a) Il. 11.573 (= 15.316)


[…] π Ν αΝ υ Ν παυ ῖ
“pὄimἳΝἵhἷΝlἳΝpἷllἷΝἴiἳὀἵἳΝὈὁἵἵἳὅὅἷὄὁ”
cfr. Il. 13.649

(2b) Od. 18.107


υ Ν ,Ν Νπ Ν Ν α Ν α ῖ Ν πα ῃ
“miὅἷὄἳἴilἷ,ΝἵhἷΝὀὁὀΝὈiΝἵἳpiὈi pἷἹἹiὁΞ”

Dal punto di vista semantico ὈὉὈὈiΝiΝmἷἶiΝἷὅἳmiὀἳὈi,ΝἵὁmpὄἷὅὁΝl’ἷὄὁἶὁὈἷὁΝ πα Ν


(Ib), possono essere difesi come riflessivi indiretti e almeno i medi di (1b), (1d) anche
come medi affettivi di proprietà, lettura che può andare anche per (Ib).
Dal punto di vista metrico, invece, è possibile dimostrare che in almeno quattro
passi le due diatesi sono state scelte: i medi πα α Ν (1b) e παυ ’(α ) (Il.
13.733) hanno prevalso su * πα e * παυ υ ’( ),ΝἵὁὅìΝἵὁmἷΝl’ἳὈὈέΝ παυ
in (1a) e Od. 17.81 è stato preferito a * παυ ’(α ).
ἥὉΝ ὃὉἷὅὈἷΝ ἴἳὅiΝ pὁὅὅiἳmὁΝ ἳὅὅὉmἷὄἷΝ pἷὄΝ l’ἷpiἵἳΝ Ὁὀ’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝ ἳὈὈέΝ ὈὄἳὀὅέΝ ήΝ mἷἶέΝ ὄiἸlέΝ
indir. (o aff. prop.).
ἙὀΝ ἷpὁἵἳΝ pὁὅὈὁmἷὄiἵἳΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ piἳὀΝ piἳὀὁΝ ὉὅἵiὈὁΝ ἶiΝ ὅἵἷὀἳΝ ἷΝ lὁΝ ὅiΝ ὄiὈὄὁvἳΝ ὅὁlὁΝ iὀΝ
poesia (e.g. Pind. Pyth. ἁέἁἄ),ΝmἷὀὈὄἷΝiὀΝpὄὁὅἳ,ΝἵὁmἷΝὈἷὅὈimὁὀiἳΝl’hapax πα nelle
Storie, il verbo, comunque raro, sopravvive solo al medio.

3.6

Ν“ἳἹἹiὁἹἳὄἷ” oppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. att. “ἳἹἹiὁἹἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 23.310, Hdt. 3.189.3);
b. med. α “ἳἹἹiὁἹἳὄἷΝper sé”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 15.145, Hdt. 3.102.3).
I. In Omero il verbo (23x, 1x π ὺ) mostra una netta preponderanza di forme attive:
su 23 attestazioni totali il medio è impiegato solo 6x (1x pf. med.-pass.) e sempre in
collocazione con (1) ππ υ Ν(ἷΝὅiὀὁὀimi),ΝἶὁvἷΝὄiἵὁὄὄἷΝὄἷἹὁlἳὄmἷὀὈἷΝἳὀἵhἷΝl’ἳὈὈivὁ (vs.
6x med., sempre metricamente insostituibile: 5x in Hom. più HH. 32.9 υ α ).
II. In Erodoto, dove Νvanta 37 attestazioni (semplice e composto con αὺ,Ν
π ὺ,Ν α αὺ,Ν υὺ,Ν π ὺ), troviamo come unico medio transitivo υ Ν (Hdt.
3.102.3).
Negli esempi che seguono attivo e medio compaiono ambedue in collocazione con
(1) ππ υ (ἷΝ ὅiὀὁὀimi)Ν ἷΝ l’ὁἴiἷὈὈivὁΝ sarà verificare se l’impiἷἹὁΝ ἶἷllἷ due diatesi
rispecchia l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἳὈὈέΝὈὄἳὀὅέΝήΝmἷἶέΝrifl. indir..

147
(1a.1) Il. 24.690
ῖ Ν ’Ν αΝ ’ ππ υ Ν υΝ Ν
“ἓὄmἷὈἷΝἳἹἹiὁἹάΝlὁὄὁΝiΝἵἳvἳlliΝἷΝlἷΝmὉlἷ”

(1a.2) Il. 24.782-783


Ν φα ’,Ν ’Ν π’Ν ῃ Ν αΝ υΝ Ν
υ α ,Να αΝ ’Ν π αΝπ Ν
“ἣὉἷὅὈὁΝἶiὅὅἷἈΝἷὅὅiΝἳiΝἵἳὄὄiΝiΝἴὁviΝἷΝlἷΝmὉlἷΝ||ΝἳἹἹiὁἹἳὄὁὀὁ,ΝἷΝὅiΝὄiὉὀiὄὁὀὁΝἶἳvἳὀὈiΝ
ἳllἳΝἵiὈὈὡ”

(1a.3) Od. 6.253


’Ν υΝ α υ α ,Ν Ν ’Ν Να
“ἳἹἹiὁἹάΝpὁiΝlἷΝmὉlἷΝὐὁἵἵὁliΝἸὁὄὈiΝἷΝὅἳlì”
cfr. Il. 3.260, 15.119-120, 16.145, 19.392-393, 23.130-131, 24.14, 24.277, Od. 3.475-
476, 3.478, 6.73, 6.111, 15.46-47

(1b) Od. 3.492 (= 15.145, 15.190)


ππ υ ’Ν υ ’ ’Ν α απ ’Ν α
“ἳἹἹiὁἹἳὄὁὀὁΝiΝἵἳvἳlli,ΝὅἳliὄὁὀὁΝὅὉlΝἵἳὄὄὁΝἶipiὀὈὁ”

(1c) Il. 24.281-282 Ν υ Ν α Ν ῖ || υ Ν α α ,Ν πυ


φ ’Ν
(1d) Od. 23.244-245 […]Ν ’Ν αΝ ππ υ || υ ’ π α ,Νφ Ν π Νφ α
(1e) HH. 32.9 υ α π υΝ α α Να αΝ

ἜἳΝ ἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝ ἶ’ὉὅὁΝ ἸὄἳΝ ἳὈὈivὁΝ ἷΝ mἷἶiὁΝ ὨΝ ὀiὈiἶἳἈΝ ὃὉἳὀἶὁΝ l’ἳἹἷὀὈἷΝ ὨΝ ἶivἷὄὅὁΝ ἶἳlΝ
beneficiario (o non è menzionato) ὅiΝ impiἷἹἳΝ l’ἳὈὈivὁ,Ν ὃὉἳὀἶὁΝ ἳἹἷὀὈἷΝ ἷΝ ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ
ἵὁὄὄiὅpὁὀἶὁὀὁΝὅ’impiἷἹἳΝilΝmἷἶiὁΝὄiἸlἷὅὅivὁΝiὀἶiὄἷὈὈὁ (vd. in particolare Il. 24.277-282
ἶὁvἷΝἳὈὈέΝ α ΝἷΝmἷἶέΝ υ si susseguono usati entrambi a proposito)182.
Nel caso di Omero e degli Inni omerici il medio si uniforma perfettamente al
modello proposto – si noti υ ’(α )Ν(1ἶ)ΝἷΝὀὁὀΝ υ ’(α )Ν(Il. 3.260) –, mentre
pἷὄΝ ὃὉἷlΝ ἵhἷΝ ὄiἹὉἳὄἶἳΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὅiΝ ὀὁὈἳὀὁΝ ἶἷllἷΝ ἷἵἵἷὐiὁὀi,Ν lἷΝ ὃὉἳliΝ pἷὄάΝ ὅὁὀὁΝ ὈὉὈὈἷΝ
mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝἹiὉὅὈiἸiἵἳἴiliἈΝ α ΝpἷὄΝ* α α ΝiὀΝIl. 23.130,Ν ΝpἷὄΝ* α Ν
in Il. ἀἂέ1ἂ,Ν α ’(α)Ν pἷὄΝ υ α Ν(HH. 32.9) in Od. 6.111. ἙὀΝὃὉἷὅὈiΝἵἳὅiΝ l’ἳὈὈivὁΝ
funge da variante non marcata.
ἧὀΝ pὁ’Ν ἶivἷὄὅἳΝ lἳΝ ὅpiἷἹἳὐiὁὀἷΝ pἷὄΝ υ α Ν (1ἳέἀ)Ν ἷΝ Ν (1a.3). In entrambi i
casi la forma media (marcata) corrispondente – ὄiὅpἷὈὈivἳmἷὀὈἷΝ * υ ’( )Ν ἷΝ
* α Ν – sarebbe stata impiegabile nella stessa posizione del verso, ma Omero ha
pὄἷἸἷὄiὈὁΝ ὉὈiliὐὐἳὄἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ (ὀὁὀΝ mἳὄἵἳὈὁ)Ν perché il contesto permette di inferire il
ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝ(recte ALLAN 2003: 25, pἷὄΝilΝὈἷὅὈὁΝvἶέΝώΝἀέἀλΝ ), quindi il
medio riflessivo indiretto può essere omesso.

182
Vd. GROSSE 1891: 15, CHANTRAINE 1948-1953: II 177, GONDA 1960: 57.

148
In (1a.2) sono i Troiani stessi che aggiogano buoi e mule ai carri per recuperare la
legna necessaria a formare la pirἳΝ pἷὄΝ ἓὈὈὁὄἷ,Ν ἶὉὀὃὉἷΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ὅἳὄἷἴἴἷΝ
appropriato; Priamo, però, pochi versi prima (vd. Il. 24.778) ha già ordinato ai suoi
sudditi di raccogliere la legna, perciò il med. * υ ’( ) (marcato) in questo caso
sarebbe stato superfluo dato che non possono essere che i Troiani stessi ad aggiogare gli
animali ai carri per ubbidire agli ordini del loro re.
In (1a.3) si ripropone la medesima situazione: da Od. 6.111 sappiamo che è
Nausicaa a guidare il carro, perciò è implicito che è sempre lei ad aggiogare le mule. Per
questo mὁὈivὁΝ ilΝ pὁἷὈὁΝ ὅἵἷἹliἷΝ l’ἳὈὈέ (non marcato) e non il med. * α
(marcato). Inoltre (1a.3) Ν ’Ν υ Ν α υ α Ν […] è molto simile a Il.
24.277 α Ν ’Ν υ Ν α υ αΝ : può quindi essere stato
modellato direttamente su α .

(Ia) Hdt. 3.189.3


α α Ν ππ υ Ν υ υ α πα Ν Ν α α
“ϊἳiΝἜiἴiἵiΝiΝἕὄἷἵiΝhἳὀὀὁΝimpἳὄἳὈὁΝἳὀἵhἷΝἳἶΝἳἹἹiὁἹἳὄἷΝiὀὅiἷmἷΝὃὉἳὈὈὄὁΝἵἳvἳlli”
cfr. Hdt. 4.69.1

(Ia-b) Hdt. 3.102.3


π α α , υ
α α υ ῖ, φ Ν Ν α Ν αΝ πα ,Ν
α Ν Ν ·Ν π α α Ν α α Ν π αΝ Ν π
Ν Ν Ν π π αΝ ῃ
“È alla ricerca di questa sabbia che gli Indiani organizzano spedizioni nel
deserto; ciascuno di essi aggioga tre cammelli: ai due lati due maschi, legati con
una fune, per tirare, al centro una femmina: su di essa sale il cammelliere, che
ha avuto cura di aggiogarla strappandola a figli più piccoli possibile”

Anche in Erodoto, che usa le due diatesi esattamente al modo di Omero, troviamo
un att. ῃ (Ia-b) da spiegarsi contestualmente: è stato detto poche righe prima e col
med. υ Ν(marcato) che sono i cammellieri indiani ad aggiogare e a montare le
ἵἳvἳlἵἳὈὉὄἷ,ΝpἷὄἵiάΝl’impiἷἹὁΝἶἷllἳΝἸὁὄmἳΝmἷἶiἳΝὀἷlΝἵἳὅὁΝἶiΝ ῃ sarebbe superfluo.
ἙὀΝἵὁὀἵlὉὅiὁὀἷΝἳὈὈέΝ ΝἷΝmἷἶέΝ ῠ α sono usati correttamente nella lingua
ἷpiἵἳΝἷΝiΝpὁἵhiΝἵἳὅiΝiὀΝἵὉiΝl’ἳὈὈivὁΝἵὁmpἳὄἷΝἶὁvἷΝὉὀΝmἷἶiὁΝὅἳὄἷἴἴἷΝἳὈὈἷὅὁΝsono spiegabili
per motivi ἶ’ὁὄἶiὀἷΝmἷὈὄiἵὁΝὁΝἵὁὀὈἷὅὈὉἳlἷ183.

183
Si noti che anche ved. yunákti “ἳἹἹiὁἹἳὄἷ”,ΝἵὁὄὄἳἶiἵἳlἷΝἶiΝgr. (ie. * u -), offre esattamente la
stessa ripartizione att. trans. / med. rifl. indir.: RV 1.163.2ab: yaména dattáṃ tritá enam y nag || índra
enaṃ prathamó ádhi atiṣṭhat “ἦὄiὈἳΝhἳὄὀἷὅὅἷἶΝὈhἷΝhὁὄὅἷΝἹivἷὀΝἴyΝYἳmἳ,Ν||ΝἙὀἶὄἳΝwἳὅΝὈhἷΝἸiὄὅὈΝὈὁΝmὁὉὀὈΝiὈ”Ν
vs. RV 1.134.3a: vāyú yuṅkte ó tā […]Νráthe “ἨāyὉΝhἳὄὀἷὅὅἷἶΝἴὁὈhΝhiὅΝἵhἷὅὈὀὉὈΝhὁὄὅἷὅΝὈὁΝhiὅΝἵhἳὄiὁὈ”Ν
(i passi e la traduzione sono tratti da KἧἤYŁἡἩἙἑZ 1964: 75).

149
3.7

“ὅἷἶἷὄἷ,Ν ὅἷἶἷὄὅi”Ν mὁὅὈὄἳΝ ὉὀἳΝ ἶiὅὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ


causativo / medio intransitivo oppure (ἸὉὈέΝ α ,Νἳὁὄ1έΝ ) affettivo di tangenza
o riflessivo indiretto:
a. att. [a] intrans. “ὅἷἶἷὄἷ,Ν ὄiὅiἷἶἷὄἷ,Ν ὅὈἳὄἷ”Ν (Il. 9.87, Hdt. 5.25.1) [b] trans.
caus. “ἸἳὄΝὅἷἶἷὄἷ,Νpὁὄὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.53, Hdt. 6.57.1);
b. med. α [a] intrans. “ὅἷἶἷὄἷ,Ν ὅὈἳὄἷ,Ν Ὀὄὁvἳὄὅi”Ν (Il. 3.162, Hdt. 9.26.3), [b]
α, aff. tang. “ἸἳὄΝ ὅἷἶἷὄἷ su di sé”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 14.295) [c] rifl.
indir. “Ἰὁὀἶἳὄἷ,ΝiὅὈiὈὉiὄἷ,Νἶἷἶiἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἘἶὈέΝ1έἄἄέ1)έΝ
I. In Omero ( semplice e composto con ὺ,Ν ὺ,Ν φὺ,Ν α ὺ,Ν αὺ,Ν π α ὺ:
184
totale: 114x) il pres. att. (60x) è sia transitivo sia intransitivo , med. (7x) è
solo intransitivo,Ν mἷὀὈὄἷΝ l’ἳor . att.
1
(43x), med. ( φὺ)Ν α (3x) è sempre
185

transitivo (così anche il fut. φ α Νin Il. 9.455)ἈΝὅiΝὀὁὈiΝἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝ(103x) ricorre


molto più frequentemente del medio (11x)186έΝἙὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝὨΝl’ἳὁὄ2. (130x), molto
probabilmente secondario il pres. α Ν ἶiΝ Od. 10.378) . La zona di sovrapposizione
187

ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ ὨΝ ὃὉiὀἶiΝ ἳlΝ pὄἷὅἷὀὈἷ,Ν ἶὁvἷΝ ὅiἳΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὅiἳΝ ilΝ mἷἶiὁΝ (1x, metricamente
insostituibile)Ν pὁὅὅὁὀὁΝ ἷὅὅἷὄἷΝ ὉὅἳὈiΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivἳmἷὀὈἷ,Ν ἷΝ ἳll’ἳὁὄiὅὈὁ,Ν ἶὁvἷΝ ἷὀὈὄἳmἴἷ le
diatesi vengono impiegate transitivamente (2x med., 1x metricamente sostituibile).
II. In Erodoto la distribuzione diatetica cambia e il medio è di gran lunga la forma
più frequente (med. 48x vs. att. 15x): il pres. att. Ν(iὀὈὄἳὀὅέΝἷΝὈὄἳὀὅέΝἵἳὉὅέ) è attestato
3x, il med. α (iὀὈὄἳὀὅέ)ΝἂἅxέΝἜ’ἳὁὄ έΝ 1
ΝὨΝinvece 1ἀxΝἳὈὈέΝ(1xΝὅἷmpliἵἷ,ΝλxΝ α ὺ,Ν
2x πὺ)ΝἷΝsolo 1xΝmἷἶέΝ Ν(ἘἶὈέΝ1έἄἄέ1)έΝἜ’ἳὁὄ2. ΝὀὁὀΝἷὅiὅὈἷΝpiὶΝἷΝἳlΝὅὉὁΝ
posto troviamo il raro pres. Ν(ἁx),ΝὅἷmpὄἷΝiὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝἷΝὃὉiὀἶiΝallineato a ,Ν-
α έΝ ἑὁὀΝ iΝ ἵὁmpὁὅὈiΝ lἳΝ ἶiὅὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ ὨΝ ἶiἸἸἷὄἷὀὈἷἈΝ α
188
Ν (1ἀx),Ν υ Ν
(1x), π Ν(ἀx)ΝὅὁὀὁΝὅἷmpὄἷΝἳὈὈivi,Νπ α Ν(ἁx) è più spesso attivo che medio (2x
ἳὈὈέΝvὅέΝ1xΝmἷἶέ),Νπα Ν(ἆx)ΝὨΝἳὈὈivὁΝὁΝmἷἶiὁΝ(ἂxΝἳὈὈέΝvὅέΝἂxΝmἷἶέ),Ν α α Ν(ἁx),Ν
α α Ν(1x),Νπ α Ν(ἂx),Νπ α Ν(1x)ΝὅὁὀὁΝἶἷpὁὀἷὀὈiέΝχlΝpὄἷὅἷὀὈἷ,Νpἷὄά,ΝlἳΝ
scelta della diatesi resta libera quando il verbo è usato intransitivamente, esattamente
come nel caso del semplice e come in Omero: attivo e medio sono intercambiabili.
χll’ἳὁὄiὅὈὁ,Ν iὀvἷἵἷ,Ν l’ἳὈὈέΝ Ν “ἸἳὄΝ ὅἷἶἷὄἷ”Ν ὨΝ ἴἷὀΝ ἶiὅὈiὀἹὉiἴilἷΝ ἶἳlΝ mἷἶέ Ν
“Ἰὁὀἶἳὄἷ” (in origine rifl. indir.).

184
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: II 179.
185
ἜἳΝ ἹὄἳἸiἳΝ ἶἷlΝ ἵὁmpὁὅὈὁΝ α Ν ἳll’ἳὁὄ1έΝ α α- ὨΝ mὁlὈὁΝ pὄὁἴἳἴilmἷὀὈἷΝ ὉὀΝ ἷὄὄὁὄἷΝ pἷὄΝ α α-, vd.
CHANTRAINE 1948-1953: I 416, DELG 299 s.v. α , EDG 376 s.v. α.
186
Vd. KÖLLIGAN 2007: 206 e n. 549, 210.
187
Così LIV2 514 n. 4 s.v. *sed-, KÖLLIGAN 2007: 225. Di diverso avviso EDG 376 s.v. α , che
compara direttamente α Ν ἳΝ ἳὀὁὄἶέΝ sitia, asass. sittian e aat. sizzen, tutti da ricondurre a un pres. ie.
* d- e/o-.
188
Vd. KÖLLIGAN 2007: 217-218.

150
Le due coppie minime che ora analizzeremo mostreranno (1) la perfetta equivalenza
di attivo e medio quando sono impiegati intransitivamente e, invece, (2) la realtà
ἶἷll’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἳὈὈέΝήΝmἷἶέΝἳll’ἳὁὄiὅὈὁέ

(1a) Il. 9.13


’Ν Ν · […]
“ἥἷἶἷὈὈἷὄὁΝiὀΝἳὅὅἷmἴlἷἳ,ΝὅἵὁὀὅὁlἳὈi”

(1b) Il. 19.50


π ῃ
“ἷὅὅi,ΝἹiὉὀὈi,ΝὅἷἶἷὈὈἷὄὁΝiὀΝmἷὐὐὁΝἳllἳΝpiἳὐὐἳ”

(Ia) Hdt. 4.165.1


α πα α υ ῃ α α α Ν
υ πα υ α
“ἶἷὈἷὀἷvἳΝ lἷiΝ ἳΝ ἑiὄἷὀἷΝ lἷΝ pὄἷὄὁἹἳὈivἷΝ ἶἷlΝ ἸiἹliὁ,Ν ἳmmiὀiὅὈὄἳὀἶὁΝ ἹliΝ ἳἸἸἳὄiΝ ἶἷllἳΝ
ἵiὈὈὡΝἷΝpἳὄὈἷἵipἳὀἶὁΝἳllἷΝὅἷἶὉὈἷΝἶἷlΝἵὁὀὅiἹliὁ”Ν

ἠἷll’ὉὀiἵὁΝἷὅἷmpiὁΝἶiὄἷὈὈἳmἷὀὈἷΝpἳὄἳἹὁὀἳἴilἷΝἓὄὁἶὁὈὁΝhἳΝl’ἳὈὈέ πα υ α (Ia), ma
si tratta di un caso. La seguente coppia minima dimostra infatti che anche nelle Storie la
differenza tra attivo e medio è nulla.

(IIa) Hdt. 5.25.1


Ν αΝ Ν α
“ingiungendogli di ricordare su quale trono sedeva per amministrare la
giustizia”

(IIb) Hdt. 3.30.2


Ν Ν αΝ Ν Ν ,Ν Ν Ν α
Ν φα α α
“gli sembrava che un messaggero venuto dalla Persia gli annunciasse che
Smerdi, assiso sul trono regale, toccava il cielo con la testa”

Dunque le due diatesi sono perfettamente equivalenti sia in Omero sia in Erodoto. Si
noti però che ὀἷll’epos ὀὁὀΝἵ’ὨΝὀἷppὉὄἷΝὉὀΝἶὁppiὁὀἷΝmἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝἷὃὉivἳlἷὀὈἷἈΝὃὉἷὅὈὁΝ
ἶimὁὅὈὄἳΝ ἵhἷΝ l’iὀὈὄὉὅiὁὀἷΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ὀὁὀΝ ὨΝ ὅὈἳὈa casuale ma ha obbedito a dei criteri
metrici ben precisi.
In seguito il medio ha teso a prevalere, come dimostrano le Storie, ma ancora nella
liὀἹὉἳΝἶἷllἳΝpὄὁὅἳΝiὁὀiἵἳΝἶἷlΝἨΝἳέἑέΝlἷΝἶὉἷΝἶiἳὈἷὅiΝὄἷὅiὅὈὁὀὁΝὉὀἳΝἳἸἸiἳὀἵὁΝἳll’ἳlὈὄἳΝὅἷὀὐἳΝ
che sia riconoscibile una differenziazione semantica.
χll’ἳὁὄiὅὈὁΝlἳΝὅiὈὉἳὐiὁὀἷΝὨΝἶiἸἸἷὄἷὀὈἷέ

151
(3a) Il. 24.578
Ν ’Ν π φ υΝ α · […]
“ἷΝὅὉΝὉὀΝὅἷἹἹiὁΝl’ἳὅὅiὅἷὄὁ”

(3b.1) Od. 14.295


Ν Ν ’Ν π Ν έ α π π
“pἷὄΝlἳΝἜiἴiἳΝmiΝἸἷἵἷΝimἴἳὄἵἳὄἷΝὅὉΝὉὀἳΝὀἳvἷΝmἳὄiὀἳ”

(3b.2) Od. 15.277


Ν Ν φ α, π Νφυ Ν υ α
“ἝἳΝὈὉΝἸἳmmiΝὅἷἶἷὄἷΝὅὉllἳΝὈὉἳΝὀἳvἷ,ΝἸὉἹἹiἳὅἵὁΝὈiΝὅὉppliἵὁ”

I due medi α Ν (3b.1) e φ α Ν(3b.2) non possono essere messi sullo stesso
piano. α (3b.1) non è giustificabile semanticamente a partire dai tipi di medio a
nostra disposizione e una sua sostituzione con * Ν ὨΝ impὄὁἴἳἴilἷΝ ἶἳὈὁΝ ἵhἷΝ
comporterebbe una fine di parola dopo uno spondeo al quarto metron. Si tratta perciò
verosimilmente di un medio favorito dal metro.
Invece φ α (3b.2) avrebbe potuto essere rimpiazzato da * φ ΝὅἷὀὐἳΝἶἳὀὀiΝ
per il metro, il che prova che si tratta di un medio deliberatamente scelto. In effetti
φ α Ν(ἁἴέἀ) conferisce una sfumatura da medio affettivo di proprietà (“fammi sedere
sulla tua ὀἳvἷ”)ΝἵhἷΝὨΝἳὅὅἷὀὈἷΝὀἷἹliΝἳlὈὄiΝἶὉἷΝpἳὅὅiέ

(IVa) Hdt. 1.89.3


υφ π π ῃ π ῃ φυ υ
“mἷὈὈiΝἶiΝὅἷὀὈiὀἷllἳΝἳΝὈὉὈὈἷΝlἷΝpὁὄὈἷΝὉὁmiὀiΝἶἷllἳΝὈὉἳΝἹὉἳὄἶiἳΝἶἷlΝἵὁὄpὁ”

(IVb) Hdt. 1.66.1


υ υ α Ν Ν αΝ
“ὃὉὀἶὁΝ ἜiἵὉὄἹὁΝ mὁὄì,Ν ἹliΝ ἷὄἷὅὅἷὄὁΝ ὉὀΝ ὅἳὀὈὉἳὄiὁΝ ἷΝ ὀὉὈὄiὄὁὀὁΝ pἷὄΝ lὉiΝ ἹὄἳὀἶἷΝ
vἷὀἷὄἳὐiὁὀἷ”

In Erodoto esiste invece Ὁὀ’opposizione att. trans. / med. rifl. indir.: Ν Ν


ὅiἹὀiἸiἵἳΝlἷὈὈἷὄἳlmἷὀὈἷΝ“ἳvἷὀἶὁΝpὁὅὈὁΝper loro”ΝἷΝiὀἶiἵἳΝἵhἷΝiΝἵὁὅὈὄὉὈὈὁὄiΝἶἷlΝὅἳὀὈὉἳὄiὁΝὀἷΝ
sono anche i fruitori (cfr. § 3.16 Νπ α ).
Se ne conclude che il pres. iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ“ὅἷἶἷὄὅi”ΝhἳΝὈἷὅὁΝἶἳll’ἳὈὈivὁΝἳlΝmἷἶiὁΝὀἷiΝ
circa tre ὅἷἵὁliΝἵhἷΝὅἷpἳὄἳὀὁΝl’ὉlὈimἳΝἸἳὅἷΝἶἷll’ἷpiἵἳΝὁmἷὄiἵἳΝἶἳΝἓὄὁἶὁὈὁΝpἷὄΝἶὉἷΝmὁὈiviἈΝ
1. l’opposizione att. trans. caus. ΝἈἈΝmἷἶέΝiὀὈὄἳὀὅέΝ α ἵὄἷἳὈἳὅiΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶἷlΝ
paradigma nel momento in cui , in origine intransitivo (: ved. īdat , av. rec.
ni-š a t , arm. n-stim, lat. īdō, -ere < ie. pres. *si-sd-é/ó-), è diventato

152
secondariamente transitivo189 per la pressione del nuovo aor1. att. trans. caus.
α,ΝmἷἶέΝ 190
(che ha affiancato il più antico aor2. intrans. < pgr.
e e 191
*e-sd- /o- o *se-sd- /o-) ;
2. l’iὀἸlὉἷὀὐἳΝ ἶἷlΝ pὄἷὅέΝ iὀὈὄἳὀὅέΝ ὅὈἳὈέΝ α Ν “ἷὅὅἷὄἷΝ ὅἷἶὉὈὁ” ←Ν ἳὁὄ2. 192

(medio perché intransitivo)193 e la pressione analogica di (°) α Ν “ἷὅὅἷὄἷΝ


ὅἷἶὉὈὁ”, deponente di data indoeuropea (: itt. š-a(ri), ved. ā t , aav. ā t )194
funzionante in sincronia come perfetto di ,Ν- α 195.
ἢἷὄΝὃὉἳὀὈὁΝὄiἹὉἳὄἶἳΝl’ἳὁὄ1. α,Ν- , invece, Omero conosce giὡΝὉὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ
att. trans. (3a) / med. aff. prop. (3b.2), la quale si ritroverà in Erodoto modificata in att.
trans. (IVa) / med. rifl. indir. (IVb). Solo il med. α (3b.1) esce da questo schema
ed è metricamente indotto.
Va considerata invece a latere la seguente coppia minima, nella quale il medio affettivo di tangenza
(marcato), atteso in questo contesto, ὨΝἳἸἸiἳὀἵἳὈὁΝἶἳll’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)έ

(5a) Il. 9.488 π Ν ’Ν Ν ’Ν π’Ν ῖ Ν Ν α α


(5b) Od. 16.443 π Ν α Ν Ν φέ α […]

ἥiΝὀὁὈiΝl’ἷὀἸἳὅiΝἶἳὈἳΝἶἳllἳΝἵὁὁἵἵὁὄὄἷὀὐἳΝἶἷlΝmἷἶέ φ α ἷΝἶἷll’ἳἹἹέΝpὁὅὅέ .

3.8

“ἶἷὅiἶἷὄἳὄἷ,Νἴὄἳmἳὄἷ”ΝhἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝὈὄἳὀὅiὈivi:
a. att. “desiderare, ἴὄἳmἳὄἷ”Ν + gen. (Od. 10.555, Aesch. Ag. 940) | + inf.
(HH. 4.133, Aesch. Pers. 233) | ass. (Plat. Crat. 418d);
b. med. α “ἶἷὅiἶἷὄἳὄἷ,Ν ἴὄἳmἳὄἷ”Ν + inf. (Il. 14.163, Hdt. 6.120) | + gen.
(Od. 1.41, Hdt. 3.123.1).
I. Il verbo è attestato solo 10x in tutto il nostro corpus epico, 6x ἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝἂx al
medio (2x metricamente sostituibile). In 5 casi , - α è costruito col gen. e in 5
ἵὁὀΝl’iὀἸέ: apparentemente non si coglie alcuna differenza semantica.

189
Vd. LIV2 514 n. 12 s.v. *sed-.
190
Vd. ALLAN ἀίίἁἈΝἀίλΝὀέΝἁἄἀέΝἥὉllἳΝὄἷἵἷὀὐiὁὄiὈὡΝἶἷll’ἳὁὄ 1. α, - e la sua indipendenza dal cong.
aor. sigm. ved. sátsat vd. CARDONA 1963.
191
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: I 336, RISCH 19742: 270, EDG 376 s.v. α.
192
Vd. ALLAN 2003: 78 n. 119. È però improbabile la sua tesi secondo cui è diventato causativo dopo
la creazione di α : è molto più probabile che sia stato l’aor1έΝἳὈὈέΝὈὄἳὀὅέΝἵἳὉὅέΝ α a spingere ad
acquisire anche il valore causativo e che solo a questo punto il med. α sia sorto come contropartita
iὀὈὄἳὀὅiὈivἳΝἶἷll’ἳὈὈέΝἵἳὉὅέΝ .
193
Vd. LIV2 514 n. 4 s.v. *sed-. Ma in vedico la forma corrispondente è attiva, ásadat.
194
Vd. EWAia I 181 s.v. S, LIV2 232 s.v. *h1eh1s-, EDH 252-255 s.v. š-a(ri) / aš-; š-zi / aš-, DELG 394
s.v. α , EDG. 518 s.v. α .
195
Vd. DELBRÜCK 1893-1900: II 187, CARDONA 1963: 15, ALLAN 2003: 78 n. 119, DELG 299 s.v.
α . Proprio dalla contaminazione paradigmatica con deriva a α l’ἳὅpiὄἳὐiὁὀἷΝiὀiὐiἳlἷ,ΝἵhἷΝὀὁὀΝ
è etimologica (< ie. *h1eh1s-, vd. CARDONA 1963: 15 n. 3, KÖLLIGAN 2007: 213, DELG 394 s.v. α ,
EDG. 518 s.v. α ).

153
II. Erodoto attesta il verbo solo 3x: 2x ricorre il medio e 1x l’ἳὁὄέΝ iὀΝ - - Ν
(Hdt. 7.44) che funziona come aoristo corrispondente al presente medio.
Le occorrenze del verbo verrano presentate qui di seguito a seconda che esso ricorra
con (A) compl. al gen. o con (B) inf..

(A) compl. al gen.

(1a) Od. 10.431


Ἆ ,Νπ ’Ν ἉΝ α ;
“χhΝmiὅἷὄi,ΝἶὁvἷΝἳὀἶiἳmὁςΝpἷὄἵhὧΝviΝἵἷὄἵἳὈἷΝὅἵiἳἹὉὄἷς”
cfr. Od. 15.555, Hes. Th. 177, Sc. 31

(1b) Od. 1.41


ππ ’Ν ῃ α α α
“ὃὉἳὀἶὁ,ΝἵὄἷὅἵiὉὈὁ,ΝὅἷὀὈiὅὅἷΝlἳΝὀὁὅὈἳlἹiἳΝἶἷllἳΝpἳὈὄiἳ”

(Ib) Hdt. 3.123.1


αΝ Ν Ν
“ἷΝpὁiἵhὧΝἷὄἳΝmὁlὈὁΝἳviἶὁΝἶiΝἶἷὀἳὄὁ”

Il passo erodoteo (Ib) mette in forse l’ἳὈὈἷὀἶiἴiliὈὡΝ ἶἷiΝ lὉὁἹhiΝ ἷpiἵiΝ ἵὁlΝ vἷὄἴὁΝ
ἳll’ἳὈὈivὁ,ΝὈἳὀὈὁΝpiὶΝἵhἷΝὈὉὈὈἷΝἷΝὃὉἳὈὈὄὁΝlἷΝἸὁὄmἷΝἳὈὈἷὅὈἳὈἷΝὀἷll’Odissea e in Esiodo sono
metricamente insostituibili con le corrispondenti forme del medio.
La diatesi media sembra quindi quella reale, ma si noti in (1b) la cooccorrenza
enfatica ἶἷll’ἳἹἹέΝpὁὅὅέΝ Νe del med. α , che potrebbe invece deporre a favore di
una reale alternanza tra attivo (non marcato) e medio riflessivo indiretto (e/o affettivo di
proprietà), interpretazione funzionante anche con (Ib).

(B) inf.

(2a) HH. 4.132-133


[…]Ν ’Ν ’Ν Ν π Ν υ Ν Ν
αΝ Ν ’Ν π ’Ν Ν α Ν
“ἝΝἳὀἵhἷΝἵὁὅì,ΝὅἷἴἴἷὀἷΝἳἵὉὈἳΝἸὁὅὅἷΝlἳΝvὁἹliἳ,Ν|| il forte animo non si persuase a
ὅἳὐiἳὄἷΝlἳΝὅἳἵὄἳΝἹὁlἳ”
cfr. Hes. fr. 199.2 Merkelbach-West

(2b) Il. 14.163


π α πα α α φ
“ὅἷΝmἳiΝZἷὉὅΝἴὄἳmἳὅὅἷΝἶ’ἳἴἴἳὀἶὁὀἳὄὅiΝiὀΝἳmὁὄἷ”

(2c) Od. 1.58-59 α απ π α α || α , α α.


[…]

154
(2d) Od. 5.209-210 α ’Ν , π α || , α
α α απ α

(IIb) Hdt. 6.120


π υ α α υ
“ἢὉὄΝ ἷὅὅἷὀἶὁΝ ἳὄὄivἳὈiΝ Ὀὄὁppo tardi per la battaglia, desidervano ugualmente
vἷἶἷὄἷΝiΝἝἷἶi”

Nuovamente la testimonianza erodotea (IIb) invita a dubitare della veridicità delle


forme attive attestate negli Inni omerici e in Esiodo, le quali peraltro sono rese
necessarie dal metro. Al contrario, salvo Ν (2d) ἳὀἵh’ἷὅὅὁΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ
insostituibile nel verso in cui occorre, il medio sembra la forma normale e
volontariamente preferita: α (2b) sarebbe stato rimpiazzabile con * e
così pure α (2c) avrebbe potuto essere sostituito con * έ
In entrambe le costruzioni, dunque, il medio, unica diatesi nota a Erodoto, sembra
ἳὀἵhἷΝ ὃὉἷllἳΝ ὄἷἹὁlἳὄἷΝ ὀἷllἳΝ ἶiὐiὁὀἷΝ ἷpiἵἳ,Ν ἶὁvἷΝ ὨΝ ὅὁὅὈiὈὉiὈἳΝ ἶἳll’ἳὈὈivὁ solo quando il
metro lo esige.
Dal punto di vista semantico, però, così come α Ν (1b) permetteva di
immἳἹiὀἳὄἷΝ Ὁὀ’ἳlὈernanza att. / med. rifl. indir. (aff. prop.), α Ν (ἀἴ),Ν αΝ
(2c), Ν(ἀἶ), Ν(IIb) sono giustificabili come medi riflessivi indiretti
“ἶἷὅiἶἷὄἳΝper sé”έΝ
ἑ’ὨΝ inoltre una complicazione di ordine etimologico: il verbo riflette un presente
raddoppiato ereditato (cfr. av. rec. šma - < ie. * - m - - m -ˊ, part. att. nom. pl.
° šma əṇtō) ben attestato anche in indoiranico, ma tutte le forme dei temi di presente e
aoristo – ἵὁὀΝl’ὉὀiἵἳΝeccezione di ved. impv. pres. 2 pers. du. ma t ām – sono attive,
e.g. ved. ind. pres. 2 pers. du. má āt a , aav. ind. pres. 3 pers. pl. marəṇtī196. Questo
significa che, molto probabilmente, il greco ha ereditato un verbo activum tantum e che,
nel corso della sua storia, lo ha fatto entrare nella sfera nel medio – è la situazione che
emerge dal corpus epico dove entrambe le diatesi ricorrono – fino a trasformarlo in un
deponente, come è in Erodoto.
Questa analisi comparatistica rivaluta la genuinità delle forme attive attestate e
suggerisce di accogliere in sincronia omerica l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἳὈὈέΝὈὄἳὀὅέΝήΝmἷἶέΝrifl. indir..
ἙὀἸiὀἷ,ΝpἷὄΝὃὉἷlΝἵhἷΝὄiἹὉἳὄἶἳΝl’iὀἵliὀἳὐiὁὀἷΝἶiΝ Νverso i media tantum, è molto
probabile che la semantica del verbo abbia giocato un ruolo fondamentale:

196
Vd. KEWA III 548-549 s.v. smárati, DELG 446 s.v. , EWAia II 780-781 s.v. SMAR, LIV2 569
s.v. 1.*(s)mer-. Non rientrano nel conteggio le forme appartenenti alle coniugazioni derivate del
causativo, del desiderativo e, ovviamente, del passivo, per le quali vd. WHITNEY 1885: 199 s.v. √smṛ. In
indoiranico il tema del presente deriva da ie. *smér-e/o-, mentre un diverso tema * - m - - m -ˊ è
appunto alla base di av. rec. part. nom. pl. masch. (aipi-) šma əṇtō e di (ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝiὀΝὄἷἳlὈὡΝ
ὄiἸἳὈὈὁΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶἷlΝἹὄἷἵὁ secondo il modello molto produttivo dei presenti in jod: pgr. * - m - e/o-, vd.
RISCH 19742: 285). Diversa la ricostruzione di EDG 591 s.v. , che, se accettata, invalida tutti i
pἳὄἳllἷliΝἷὈimὁlὁἹiἵiΝἵὁὀΝl’iὀἶὁiὄἳὀiἵὁέΝ

155
rientra nel gruppo ben nutrito dei medi indicanti un processo mentale e può avere
risentito della loro pressione analogica fino a perdere la diatesi attiva, tanto più che tra i
membri di questo gruppo troviamo due suoi sinonimi, α e α 197.

3.9 α

α “ἴὄὉἵiἳὄἷ” oppone attivo transitivo / medio intransitivo o transitivo:


a. att. α “ἳἵἵἷὀἶἷὄἷ”Νπ ΝήΝπυ (Od. 9.231) | “ἴὄὉἵiἳὄἷ, infiammare”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il.
21.343, Xen. Hell. 4.2.15);
b. med. α α [a] intrans. “ἳὄἶἷὄἷ”Ν(Il. 1.52, Thuc. 2.49.5) [b] trans. “accendere”Ν
+ acc. (Il. 9.88).
I. In Omero il verbo è documentato 83x (semplice e composto con αὺ, α αὺ), 45x
alla voce attiva e 27x alla voce media. La distinzione att. trans. / med. intrans. è
generalmente rispettata, ma in collocazione con (1) π ΝήΝπυ il medio transitivo (4x,
1x metricamente sostituibile) ricorre accanto all’ἳὈὈivὁ senza che emerga una chiara
differenza di significato198έΝ Ἔ’ἳὁὄέΝ iὀΝ - - è sia intransitivo (:: pres. α α
“ἳὄἶἷὄἷ”,Νἀx)ΝὅiἳΝpἳὅὅivὁΝ(ἄx)έ
II. In Erodoto su 59 attestazioni complessive del verbo (semplice e composto con
αὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν α αὺ,Νπα αὺ,Νπ ὺ,Ν υ α αὺ,Ν π ὺ)Νla voce media ricorre 21x. Ἔ’ἳὁὄέΝ
in - - α Ν (4x) è sempre intransitivo, quello in - - α α Ν (ἄx)Ν ὨΝ ὅἷmpὄἷΝ
passivo. IlΝ mἷἶiὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ iὀΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝ ἵὁὀΝ π Ν ricorre solo in Hdt. 1.202.2
α α α ΝἷΝiὀΝHdt. 8.19.2 α αυ .
Presentiamo ora le quattro attestazioni del medio transitivo in collocazione con (1)
π ΝήΝπυ ,ΝlἷΝὃὉἳliΝὄἳppὄἷὅἷὀὈἳὀὁΝl’ὉὀiἵἳΝἳὀὁmἳliἳΝiὀΝὉὀΝpἳὄἳἶiἹmἳΝἳlὈὄimἷὀὈiΝἵhiἳὄὁΝἷΝ
ben definito nella sua opposizione att. trans. / med. intrans..

(1a) Il. 9.77


α υ πυ π · Ν Ν Ν Ἁ
“ἳὄἶὁὀὁΝmὁlὈiΝἸὉὁἵhiἈΝἷΝἵhiΝpὁὈὄἷἴἴἷΝἹiὁiὄὀἷς””
cfr. Il. 8.509, 8.521, 8.561, Od. 7.13, 9.231, 9.251 (= 9.308), 10.358, 15.97, 20.123,
21.176, 21.181, HH. 2.287, 4.115

197
Questa spiegazione fa cadere quella fornita da SCHWYZER 1990-20056: 232, DUHOUX 20002: 120,
ALLAN 2003: 207-208, i quali vedono in Ν ήΝ α Ν ὉὀἳΝ ἵὁppiἳΝ ὅὈiliὅὈiἵἳmἷὀὈἷΝ ἵὁὀὀὁὈἳὈἳ,Ν ἵὁὀΝ
l’ἳὈὈivὁΝpὄὁpὄiὁΝὅὁpὄἳὈὈὉὈὈὁΝἶἷllἳΝpὁἷὅiἳΝἷΝilΝmἷἶiὁΝpiὶΝἸὄἷὃὉἷὀὈἷΝiὀΝpὄὁὅἳέ Il fatto che in Plat. Crat. 418d si
trovi il part. att. υ Ν(ὉὅἳὈὁΝἳὅὅὁlὉὈἳmἷὀὈἷ)ΝὀὁὀΝὄἳppὄἷὅἷὀὈἳΝὉὀΝpὄὁἴlἷmἳἈΝCHANTRAINE 1927b: 164
e WACKERNAGEL 1926: I 123 hanno già messo in luce esempi in cui due o più dialetti divergono quanto
alla diatesi dello stesso verbo. ἠὁὀΝἸἳΝpἷὄἵiάΝἶiἸἸiἵὁlὈὡΝὅὉppὁὄὄἷΝἵhἷΝl’ἳὈὈiἵὁΝἶiΝἨ-IV a.C. abbia conservato
l’ἳὈὈέ , più antico, e che invece lo ionico di V a.C. conosca solo la forma più moderna med.
α . Vd. anche § 2.12 ,Ν per un altro caso in cui un dialetto si oppone agli altri quanto alla
diatesi dello stesso verbo.
198
Vd. JANSON 1868: 10, CHANTRAINE 1927b: 157, CHANTRAINE 1948-1953: II 175.

156
(1b) Il. 9.234
πυ π α α Ν[…]
“ἳὄἶὁὀὁΝmὁlὈiΝἸὉὁἵhiΝpἷὄΝlἳΝpiἳὀὉὄἳ”

(1c) Il. 9.88 αΝ π Ν α ,Ν Ν παΝ α


(1d) Od. 16.2 ’Ν Ν ’Ν ῖ, α π
(1e) Od. 23.51 π α · Νπ Ν α α

Cominciamo dalla constatazione che almeno Ν (1b) è un medio


ἵὁὀὅἳpἷvὁlmἷὀὈἷΝὅἵἷlὈὁΝἷΝpὄἷἸἷὄiὈὁΝἳll’ἳὈὈivὁΝmetricamente equivalente α Ν(2x).
ϊἳlΝ pὉὀὈὁΝ ἶiΝ viὅὈἳΝ ὅἷmἳὀὈiἵὁΝ pὁi,Ν iΝ ὃὉἳὈὈὄὁΝ mἷἶiΝ ὅὁὀὁΝ ὅἷὀὐ’ἳlὈὄὁΝ ἶiἸἷὀἶiἴiliΝ ἵὁmἷΝ
riflessivi indiretti199 e a questa lettura ci spingono le occorrenze del medio in Erodoto
che presentiamo qui sotto.

(Ia) Hdt. 4.145.2


Ν Ν π α
“ὅiΝἳἵἵἳmpἳὄὁὀὁΝὅὉlΝἦἳiἹἷὈὁΝἷΝἳἵἵἷὅἷὄὁΝὉὀΝἸὉὁἵὁ”
cfr. Hdt. 1.132.1, 2.39.1, 4.28.1, 4.60.2, 4.134.3, 4.135.3

(Ia-b) Hdt. 8.19.2


α αΝ Ν υ Ν Ν Νπα υ,Ν π ῖ Ν α υ Νπ α Ν Ν
π αΝ φ Ν α Ν ,Ν Ν Νπ Ν Ν Ν α α Ν αΝ Ν
Ν( Ν Ν αΝ Ν α Ν Ν Νπ υ ),Νπα α Ν Ν
π π ῖ Ν ῖ Ν υ Ν υ Νπ Ν α α · Ν π Ν Ν
α Ν Ν αΝ π αΝ Ν Ν αέΝ α αΝ Ν φΝ
π Ν α α αΝπ Ν α αυ π Νπ Ν π α αέ
“ἥiΝlimiὈάΝἳΝὄivἷlἳὄἷΝὃὉἷὅὈὁΝὅὁlὈἳὀὈὁΝἷ,ΝὄiἹὉἳὄἶὁΝἳἹliΝἳἸἸἳὄiΝἶἷlΝmὁmἷὀὈὁ,ΝὅpiἷἹάΝ
quello che dovevano fare, e cioè immolare tutto il bestiame degli Euboici che
vὁlἷvἳὀὁΝ(ἷὄἳΝmἷἹliὁΝἵhἷΝlὁΝpὄἷὀἶἷὅὅἷΝl’ἷὅἷὄἵiὈὁΝἹὄἷἵὁΝpiὉὈὈὁὅὈὁΝἵhἷΝiΝὀἷmiἵi)ἉΝ
poi invitò ciascuno a ordinare ai propri soldati di accendere fuochi; quanto alla
ritirata, avrebbe pensato lui a scegliere il momento migliore perché potessero
giungere in grecia sani e salvi. Il piano fu approvato e subito, accesi i fuochi, si
ὁἵἵὉpἳὄὁὀὁΝἶἷlΝἴἷὅὈiἳmἷέ”

(Ib) Hdt. 1.202.2


Ν π Ν Ν Ν υ Ν α αΝ α π Ν α α α
π υΝ π Ν π π Ν
“ὃὉἳὀἶὁΝὅiΝὄiὉὀiὅἵὁὀὁΝiὀΝἹὄὉppiΝὀἷllὁΝὅὈἷὅὅὁΝlὉὁἹὁΝἷΝἳἵἵἷὀἶὁὀὁΝilΝἸὉὁἵὁ,ΝὅἷΝὀἷΝ
ὅὈἳὀὀὁΝὅἷἶὉὈiΝiὀΝἵἷὄἵhiὁΝἷΝἹἷὈὈἳὀὁΝὈὄἳΝlἷΝἸiἳmmἷΝὃὉἷὅὈiΝἸὄὉὈὈi”

199
STAHL 1907: 51 e GONDA 1960: 49 considerano rispettivamente α Νπ (1d) e αΝ π Ν
α Ν(1c) due esempi di «Medium der Beteiligung».

157
Il medio di più immediata comprensione è α α α Ν(Ib). Erodoto descrive un
particolare rito in uso presso gli ὉὁmiὀiΝἳἴiὈἳὀὈiΝlὉὀἹὁΝl’χὄἳὅὅἷἈΝἵὁὅὈὁὄὁΝἴὄὉἵiἳὀὁΝiΝἸὄὉὈὈiΝ
di una pianta per asprirarne i fumi, che inducono una sensazione di euforia. Si tratta
ἶὉὀὃὉἷΝ ἶiΝ Ὁὀ’ἳὐiὁὀἷΝ ἵhἷΝ individua nei soggetti agenti i beneficiari, ciò che motiva
l’impiἷἹὁ del med. α α α (Ib) col valore di medio riflessivo indiretto.
In (Ia-b), invece, lἳΝὅiὈὉἳὐiὁὀἷΝὨΝἴἷὀΝpiὶΝiὀὈὄiἵἳὈἳΝpὁiἵhὧΝὅiΝὅὉὅὅἷἹὉὁὀὁΝpὄimἳΝl’ἳὈὈivὁΝ
e poi il medio. Viene spiegato il piano di Temistocle ἳll’iὀἶὁmἳὀiΝἶἷllἳΝviὈὈὁὄiἳΝἹὄἷἵἳΝἳΝ
Capo Artemisio (480 a.C.): lo stratego ateniese invita gli alleati a immolare il bestiame
degli Euboici, sulla cui isola si trovano gli uomini della flotta, sia per cibarsene sia per
far credere ai Persiani che i Greci avrebbero trascorso la notte nei loro accampamenti,
anche se i comandanti non hanno ancora deciso con precisione quando evacuare
l’ἓὉἴἷἳ. Infatti l’ἷὅἷὄἵiὈὁΝἹὄἷἵὁΝsi ritirerà solo una volta appresa la notizia della disfatta
delle Termopili (vd. Hdt. 8.21.1-ἀ)έΝ Ἔ’ὉὀiἵἳΝ pὁὅὅiἴiliὈὡΝ ὅἷmἴὄἳΝ ἶiΝ ἳmmἷὈὈἷὄἷ che
Erodoto abbia ἳἶὁpἷὄἳὈὁΝ l’ἳὈὈέ α α nel descrivere il piano di Temistocle e poi il
med. rifl. indir. α αυ quando il piano è stato effettivamente messo in atto, dal
momento che solo in questo secondo caso ha senso sottolineare contrastivamente chi è il
ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷ. Ciò detto vale la pena ribadire l’ἷἵἵἷὐiὁὀἳliὈὡΝ ἶἷlΝ mἷἶέ
α αυ (Ia-b): quando parla di fuochi accesi dagli eserciti accampati, Erodoto
impiega solitamente l’ἳὈὈivὁΝ(vd. Hdt. 4.134.3, 4.135.3, 4.145.2, 8.19.2).
In conclusione per il sintagma α ή - π ΝήΝπυ l’ἳὈὈivὁΝpare l’ὁpὐiὁὀἷΝὀὁὄmἳlἷΝma
ἹiὡΝ ὀἷll’ἷpiἵἳΝ ὨΝ iὀΝ liἴἷὄἳΝ ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝ ἵὁlΝ mἷἶiὁΝ ὄiἸlἷὅὅivὁΝ iὀἶiὄἷὈὈὁΝ (ἂx),Ν ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝ ἵhἷΝ
resiste nel tempo ed è sfruttata in maniera pregnante – vd. (Ia-b) – anche da Erodoto.

3.10 α ,Ν

α “ἵhiἳmἳὄἷ”Νὁppὁne attivo transitivo / medio affettivo di tangenza:


a. att. α “ἵhiἳmἳὄἷ,Νἵὁὀvὁἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1.402, Hdt. 1.121);
b. med. α α aff. tang. “ἵhiἳmἳὄἷΝa sé,Νἵὁὀvὁἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1.270).
I. In Omero il verbo (semplice e composto con ὺ,Ν π ὺ,Ν υ ὺ,Νπ ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝ1ἀἄx,
att. 82x vs. med. 44x) mostra in principio la ripartizione diatetico descritta supra, ma
attivo e medio (6x, 1x metricamente sostituibile) si trovano spesso nelle stesse
collocazioni senza che emerga una chiara differenza semantica200.
II. Erodoto ( α semplice e composto con αὺ,Ν π ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν πα αὺ,Ν π ὺ,Ν
υ ὺ: totale 419x, att. 133x vs. med. 272x) presenta una peculiarità molto importante
rispetto a OmeroἈΝ ilΝ mἷἶέΝ α α Ν ὄiἵὁὄὄἷΝ quasi esclusivamente quando il verbo è
composto con αὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Νπ ὺ,Ν υ ὺ; il semplice, invece, quando è alla voce media
esprime sempre la diatesi passiva con l’ὉὀiἵἳΝ ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝ di Hdt. 7.189.1 π υ Ν

200
Vd. CHANTRAINE 1λἀἅἴἈΝ 1ηἅΝ «ὡΝ l’ἳὁὄiὅὈἷΝ lἳΝ ἸlἷxiὁὀΝ mὁyἷὀὀἷΝ ὀἷΝ ὅἷΝ ἶiὅὈiὀἹὉἷΝ pἳὅΝ pὁὉὄΝ lἷΝ ὅἷὀὅΝ ἶἷΝ
l’ἳἵὈiἸ»έ

158
α α α 201. ὺ α α Ν ὨΝ ἳἸἸἷὈὈivὁΝ di tangenza (in Hdt. 2.160.2, 3.79.1, 5.39.2,
6.79.1, 8.79.2 (2x)) e questa sfumatura di affettività si declina in vari modi: “ἵhiἳmἳὄἷΝ
iὀΝ ἳiὉὈὁ”Ν ( π α α Ν iὀ Hdt. 3.45.3, 5.63.3, 5.70.1, 5.80.2, 5.103.1, 5.108.2, 6.23.3,
6.92.1, 7.152.3, 7.203.1),Ν “iὀviὈἳὄἷ”Ν (in ἘἶὈέΝ ἄέἀἀέἀ,Ν ἅέἄέἀ,Ν ἶἷpέΝ π α α in Hdt.
1.69.2, 3.13.1, 4.201.2, 9.48.3) ὁΝ“ὅἸiἶἳὄἷ”Ν(in Hdt. 5.1.2).
“ἵhiἳmἳὄἷ”Ν ὁppὁὀἷΝ ἳὀἵh’ἷὅὅὁΝ ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ήΝ mἷἶiὁΝ ἳἸἸἷὈὈivὁΝ ἶiΝ
tangenza:
a. att. “ἵhiἳmἳὄἷ,Νἵὁὀvὁἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 11.606);
b. med. α “ἵὁὀvὁἵἳὄἷ,ΝὄἳἶὉὀἳὄἷ a sé”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 10.300).
Ν – praticamente un sinonimo di α con le stesse costruzioni, l’ὉὀiἵἳΝ
ἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝ ὨΝ l’Aktionsart – è una neoformazione esclusivamente greca con
raddoppiamento e suffisso - - (ἵἸὄέΝ - - ,Ν - - ,Νπ -φα - ,Ν - - )Ν
confinata alla lingua poetica, perciò non è usato nelle Storie. In Omero lo si trova 14x
(att. 12x vs. x med. 2x), ma la distribuzione diatetica è poco perspicua e attivo e medio
(1x metricamente sostituibile) si possono sovrapporre.
Analizzeremo ora cinque ἵὁppiἷΝmiὀimἷΝiὀΝἵὉiΝiΝἶὉἷΝvἷὄἴiΝἵὁmpἳiὁὀὁΝὅiἳΝἳll’ἳὈὈivὁΝ
sia al medio in collocazione con (1) π α Ν υ , (2) υ , (3)Ν φ Ν
α ,Ν(4) υ , - ,Ν(ἄ) / Ν .

(1a) Il. 13.740


’Ν α α Ν Νπ α Ν υΝ
“ἔἳὈὈiΝiὀἶiἷὈὄὁΝἷΝἵhiἳmἳΝὃὉiΝὈὉὈὈiΝiΝpiὶΝἸὁὄὈi”
cfr. Il. 15.303, 17.245

(1b) Il. 10.300


[…]Ν ’Ν υ Ν π αΝ υ
“mἳΝὄἳἶὉὀἳvἳΝiὀὅiἷmἷΝὈὉὈὈiΝἹliΝἷὄὁi”

Dal punto di vista metrico in (1a) e Il. 1ἅέἀἂηΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝὅὈἳὈὁΝὅiἵὉὄἳmἷὀὈἷΝὅἵἷlὈὁΝἶἳΝ


ἡmἷὄὁΝἶἳlΝmὁmἷὀὈὁΝἵhἷΝl’impvέΝmἷἶέΝ* α sarebbe stato metricamente accettabile.
ἜὁΝὅὈἷὅὅὁΝvἳlἷΝpἷὄάΝἳὀἵhἷΝpἷὄΝ Ν(1ἴ),ΝpὄἷἸἷὄiὈὁΝἳΝ Ν(Il. 2.404), il
quale semanticamente è difendibile come medio affettivo di tangenza: Ettore (sogg. di
)ΝὨΝilΝἵὁmἳὀἶἳὀὈἷΝἶἷll’ἷὅἷὄἵiὈὁΝἷΝhἳΝὃὉiὀἶiΝilΝpὁὈἷὄἷΝἶiΝἵhiἳmἳὄἷΝa sé gli altri
capi dei Troiani e dei loro alleati.

(2a) Od. 17.342


α Ν ’Ν π α α π π Ν υ
“ἦἷlἷmἳἵὁΝἳllὁὄἳΝἵhiἳmάΝilΝpὁὄἵἳiὁΝἷΝἹliΝἶiὅὅἷ”
cfr. Od. 17.330, 17.507

201
Ἔ’iὀἸέΝmἷἶέΝ α α α Νpotrebbe peraltro spiegarsi contestualmente come un doppione privo di π ὺΝ
(già presente in π - υ )ΝἶiΝ π α α ,ΝἵhἷΝlὁΝpὄὁἵἷἶἷΝἶiΝpὁἵὁΝὀἷllo stesso paragrafo.

159
(2b) Od. 22.435-436
α Ν α Ν α υ Ν υ Ν
Ν α π αΝπ αΝπ αΝ
“ἡἶiὅὅἷὁ,Ν iὀὈἳὀὈὁ,Ν ἦἷlἷmἳἵὁΝ ἷ il bovaro e il porcaio || chiamò a sé e parole
ἸὉἹἳἵiΝpἳὄlἳvἳ”

In entrambi gli esempi il participio è accompagnato da un compl. di moto a luogo


col pron. rifl. π (2a)Ν ἷΝ Ν (2b). Con sintagmi del genere il medio è di solito
superfluo e non ricorre ἳΝmἷὀὁΝἵhἷΝl’ἳὉὈὁὄἷΝὀὁὀΝvὁἹliἳΝmettere particolare enfasi nella
frase202,ΝἵiὁὀὁὀὁὅὈἳὀὈἷΝl’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝὀὁὀΝὨΝὃὉiΝἵὁὀἶἳὀὀἳἴilἷΝpὁiἵhὧΝἡmἷὄὁΝhἳΝpὁὈὉὈὁΝ
prediligere la variante marcata in un contesto metrico differente rispetto a quello in cui
ὄiἵὁὄὄἷΝl’ἳὈὈivὁ sulla base di una reale possibilità offerta dalla lingua.

(3a) Od. 22.391


α ’,Ν ’Ν Ν Ν φ Ν α ,
φ αΝ π Ν π Ν Ν Ν α α Ν
“ἦἷlἷmἳἵὁ,ΝὅὉΝpὄἷὅὈὁ,ΝἵhiἳmἳmiΝlἳΝὀὉὈὄiἵἷΝἓὉὄiἵlἷἳ,Ν||ΝpἷὄἵhὧΝlἷΝἶiἵἳΝpἳὄὁlἳ,ΝἵhἷΝ
mi sὈἳΝmὁlὈὁΝἳΝἵὉὁὄἷ”

(3b) Od. 19.15 (= 21.380)


Ν α π φ Ν φ Ν α Ν
“ἸὉὁὄiΝἵhiἳmάΝlἳΝὀὉὈὄiἵἷΝἓὉὄiἵlἷἳΝἷΝlἷΝἶiὅὅἷ”

Odisseo (3a), Telemaco (Od. 19.15) e Eumeo (Od. 21.380) chiamano in disparte
Euriclea per parlarle tête-à-tête, perciò il med. Ν […]Ν α Ν (ἁb) è
giustificabile ἵὁmἷΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝὈἳὀἹἷὀὐἳΝ(“ἵhiἳmἳὄἷΝa sé”)έ
In (3a) il contesto è identico, ma si è preferito l’impvέΝ ἳὈὈέΝ Ν (ἁἳ)Ν ἳll’impvέΝ
mἷἶέΝ* α έΝἜἳΝὄἳἹiὁὀἷΝὅὈἳΝpὄὁἴἳἴilmἷὀὈἷΝὀἷllἳΝpὄἷὅἷὀὐἳΝἶἷl dat. ἷὈiἵὁΝ , il quale
svolge esattamente la stessa funzione di Ν […]Ν α Ν ὀἷlΝ ἵὁὀἸἷὄiὄἷΝ ὉὀἳΝ
sfumatura di affettività: perciò, al fine di non essere ridondante, Omero ha sorvolato
ὅὉll’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁέ

(4a) Il. 23.221


υ Ν α Ν ῖ
“ἵhiἳmἳὀἶὁΝl’ὁmἴὄἳΝἶἷlΝmiὅἷὄὁΝἢἳὈὄὁἵlὁ”

(4b) Od. 24.1


Ν υ Ν υ Ν α ῖ
“ἝἳΝἓὄmἷὈἷΝἑillἷὀiὁΝἵhiἳmἳvἳΝlἷΝὁmἴὄἷ”

202
Vd. ALLAN 2003: 114: «The use of the indirect reflexive middle is an unemphatic way of expressing
that the subject is the beneficiary. If one wishes to emphasize that the subject benefits from the action, the
reflexive pronoun is used, and mostly with an active vἷὄἴΝἸὁὄmΝ[…]έ»

160
ἙlΝ ἵὁὀὈἷὅὈὁΝ pἳὄἷΝ ἳΝ pὄimἳΝ viὅὈἳΝ lὁΝ ὅὈἷὅὅὁΝ mἳΝ ὉὀἳΝ ἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝ ἵ’ὨΝ ἷΝ pὉάΝ ὅpiἷἹἳὄἷΝ lἳΝ
diversa scelta di diatesi: in (4a) Achille semplicemente invoca, chiama per nome
l’ἳὀimἳΝἶiΝἢἳὈὄὁἵlὁΝἷΝpἷὄἵiάΝὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈέ , invece in (4b) Ermes chiama a
sé lἷΝ ἳὀimἷΝ ἶἷiΝ pὄὁἵiΝ pἷὄΝ ἵὁὀἶὉὄlἷΝ ὀἷll’χἶἷΝ ἷΝ pἷὄΝ ὃὉἷὅὈὁΝ ἡmἷὄὁΝ impiἷἹἳΝ ilΝ mἷἶέΝ ἳἸἸέΝ
tang. α ῖ .

(Va) Hdt. 3.127.2


υ α έ α Ν Ν υ Ν φΝ
“Convocò i Persiani più illustri e disse loro”

(Vb) Hdt. 2.160.2


α αΝ α Ν Ν υ α έ α υπ Ν Ν υΝ αΝ
φ υ
“ilΝὄἷΝἵὁὀvὁἵάΝἹliΝἓἹiὐiἳὀiΝἵhἷΝἳvἷvἳὀὁΝἸἳmἳΝἶiΝἷὅὅἷὄἷΝi piὶΝὅἳpiἷὀὈi”

Questa coppia minima mostra molto bene che la ripartizione diatetica che agisce
nelle Storie è sostanzialmente la stessa che troviamo in Omero (con i dovuti distinguo
operati supra).

(6a) Il. 20.4


Θ α υ α α
“ἓΝZἷὉὅΝ[…]ΝὁὄἶiὀάΝ||ΝἵhἷΝἦἷmiΝἵhiἳmἳὅὅἷΝiΝὀὉmiΝἳΝὄἳἵἵὁlὈἳ”
cfr. Il. 9.11, 19.34, 20.16, Od. 1.90, 1.272, HH. 2.296

(6b) Il. 1.54


ῃ ’Ν α α α
“ἳlΝἶἷἵimὁΝἵhiἳmάΝl’ἷὅἷὄἵiὈὁΝiὀΝἳἶὉὀἳὀὐἳΝχἵhillἷ”

(6c) Od. 3.137 α α Ν Νπ αΝ α Ν

(VIa) Hdt. 4.98.1


α αΝ πα Ν α π α Ν α αΝ αΝ Ν Ν α έ α Ν υΝ Ν
Νυ υΝ Ν
“ἑiάΝἶἷὈὈὁ,ΝἸἷἵἷΝὅἷὅὅἳὀὈἳΝὀὁἶiΝἳΝὉὀἳΝὅὈὄiὅἵiἳΝἶiΝἵὉὁiὁ,ΝἵὁὀvὁἵάΝἳΝὉὀΝἵὁllὁὃὉiὁΝiΝ
tiranni ἶἷἹliΝἙὁὀiΝἷΝἵὁὅìΝpἳὄlά”

A parte la diversa costruzione, questa collocazione con (6) / Ν è


concettualmente molto simile a quella con (1) π α Ν υ . Ne deriva che anche la
distribuzione diatetica in principio dovrebbe obbedire agli stessi parametri.
In effetti (6ἵ)Ν ὅiΝ ὅpiἷἹἳΝ ἷὅἳὈὈἳmἷὀὈἷΝ ἵὁmἷΝ (1ἴ)ἈΝ ἵhiΝ ἵὁὀvὁἵἳΝ l’ἳὅὅἷmἴlἷἳΝ ὅὁὀὁΝ ἹliΝ
χὈὄiἶi,ΝὉὀὁΝἶἷiΝὃὉἳliΝὨΝilΝἵἳpὁΝἶἷll’ἷὅἷὄἵiὈὁΝἳἵhἷὁέ

161
Ma in (6b) Achille, pur non essendo il comandante supremo, esercita il suo diritto di
capo di convocare l’ἳὅὅἷmἴlἷἳἈΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈὁΝ ἵἳὅὁ,ΝἶὉὀὃὉἷ,ΝilΝmἷἶiὁΝὄἳppὄἷὅἷὀὈἳΝpiὉὈὈὁὅὈὁΝ
una forma metricamente comoda – Ν(ἀxΝiὀΝ Ἐὁmέ) provocherebbe una fine di
parola dopo un biceps risolto con una sillaba lunga, un caso di figura di solito evitato
nella poesia esametrica – aggiustata a una situazione contestuale in cui non dovrebbe
ricorrere.
ἙὀΝἵὁὀἵlὉὅiὁὀἷΝὈὉὈὈiΝiΝmἷἶiΝἷpiἵiΝἶiΝ α ,Ν ΝὅὁὀὁΝἶiἸἷὀἶiἴiliΝἵὁmἷΝἳἸἸἷὈὈiviΝ
di tangenza (6x), tranne α α Ν (ἄἴ),Ν che non è giustificabile dal punto di vista
semantica e contestuale. Ciò suggerisce che il medio in (6b) sia stato impiegato su
imitazione dei numerosi versi in cui invece la diatesi marcata ricorre a buon diritto.

3.11 ,Νἳὁὄέ α , , α

,Ν ἳὁὄέΝ α ,Ν (poet.),Ν α (poet.) “mἷὅἵὁlἳὄἷ”Ν oppone attivo


transitivo / medio intransitivo o transitivo:
a. att. , , α “mἷὅἵὁlἳὄἷ,Ν mἷὅἵἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 7.182, Pind.
Isthm. 5.25);
b. med. ᾰ α [a] intrans. “mἷὅἵὁlἳὄὅi,Ν Ὁὀiὄὅi”Ν (ἢiὀἶέΝ Nem. 3.78) [b] trans.
“mἷὅἵὁlἳὄἷ,Νmἷὅἵἷὄἷ”Ν(Od. 18.423, Hdt. 4.66).
I. Queste diverse forme verbali203 conoscono in Omero 25 attestazioni totali (1x ὺ,
1x π ὺ)Ν di cui 12 al medio (3x (p)pf.). ἣὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ ὄiἵὁὄὄἷ 9x (4x metricamente
sostituibile) in due collocazioni sinonime con (1) αΝἷΝ iὀΝἵὉiΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝpiὶΝ
frequente.
II. In Erodoto troviamo sia (3x, 1x π ὺ)Νὅiἳ (6x, 2x ὺ,Ν3x υ ὺ)Ἀ
in tutto 9 forme, di ἵὉiΝ1Νἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝἅ al medio (3x pf.), transitivo solo in Hdt. 4.66.
In collocazione con (1) αe abbiamo entrambe le diatesi in Omero (12x
att., 9x med.) ma solo il medio in Erodoto (1x).

(1a) Il. 9.202-203


αΝ α,Ν υΝυ ,Ν α α
Ν α , πα Ν ’Ν υ Ν
“ἝἳἹἹiὁὄΝἵὄἳὈἷὄἷΝpὁὀiΝὀἷlΝmἷὐὐὁ,ΝἸiἹliὁΝἶiΝἝἷὀἷὐiὁ,Ν||ΝmἷὅἵiΝpiὶΝpὉὄὁ,Νἶἳ’ΝlἳΝὅὉἳΝ
coppa a ciascuno”Ν
cfr. Il. 8.189, Od. 3.390, 5.93, 7.163-164, 7.182 (= 13.53), 10.356, 14.78 (= 16.52),
16.14, 24.364

(1b) Od. 3.332


’Ν α, α

203
ἙlΝpὄἷὅἷὀὈἷΝpiὶΝἳὀὈiἵὁΝὨΝ ,ΝilΝἵὉiΝἳὁὄέ α αΝὨΝἳllἳΝἴἳὅἷΝἶiΝ υ Ν(ξΝpἹὄέΝ* a -n - ←ΝἳὁὄέΝ
*kera-s- ←ΝiἷέΝ* 2- / 2-ˊ,ΝἵἸὄέΝἹὄέΝiὀἸέΝὺ α in Od. 7.164) e di Ν( α ΝὨ una variante di
ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁ,Νvd. LIV2 238 s.v. 2. * 2-, DELG 497 s.v. υ , EDG 675 s.v. υ ).

162
“ἝἳΝὅὉ,ΝὈἳἹliἳὈἷΝlἷΝliὀἹὉἷΝἷΝmἷὅἵἷὈἷΝilΝviὀὁ”

(1c) Il. 4.259-260 ’Ν Ν α ’,Ν Νπ Ν Ν Να παΝ Ν||Ν Ν Ν


Ν α
(1d) Od. 3.393-394 α α , π ’Ν ῃ || ’Ν
π π , ῃ α .
(1e) Od. 7.179 (= 13.50) ,Ν αΝ α υΝ ῖ
(1f) Od. 8.470 ’Ν Ν α Ν ’Ν Ν Ν Ν
(1g) Od. 15.500 ῖπ Ν ’Ν Ν Να παΝ Ν
(1h) Od. 18.423 ῖ Ν αΝ α Ν Ν
(1i) Od. 20.252-253 π αΝ ’Ν ’Ν π α Ν ,Ν Ν Ν || Ν
· π αΝ ῖ Ν υ Ν

ἜἳΝὄipἳὄὈiὐiὁὀἷΝὈὄἳΝἳὈὈivὁΝἷΝmἷἶiὁΝἶipἷὀἶἷΝἶἳlΝἶἷὅὈiὀἳὈἳὄiὁΝἶἷll’ἳὐiὁὀἷΝἶἷllἳΝmἷὅἵiὈἳἈΝ
ὃὉἳὀἶὁΝ ὃὉἷὅὈὁΝ ὨΝ ἶivἷὄὅὁΝ ἶἳll’ἳἹἷὀὈἷΝ (ὁΝ ὀὁὀΝ ὨΝ ἵhiἳὄὁΝ ἶἳlΝ ἵὁὀὈἷὅὈὁ)Ν ὅiΝ impiἷἹἳΝ l’ἳὈὈivὁ,Ν
ὃὉἳὀἶὁΝἵὁiὀἵiἶἷΝ ἵὁὀΝl’ἳἹἷὀὈἷΝ – ἳὀἵhἷΝὅἷΝl’ὁἴiἷὈὈivὁΝ ὀὁὀΝὨΝ poi bere il vino ma libarlo,
vd. (1b), (1d) – si impiega il medio riflessivo indiretto204.
Ἔ’ὉὀiἵἳΝ ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝ ἳΝ ὃὉἷὅὈὁΝ pὄiὀἵipiὁΝ ἶiΝ distribuzione è in (1h)Ν ἶὁvἷΝ ilΝ ἶἳὈέΝ ῖ Ν
rende manifesta la mancata coincidenza tra soggetto agente e beneficiario. Il med.
α Ν ἳlΝ pὁὅὈὁΝ ἶἷll’att. α (Od. 3.390) deve quindi spiegarsi come forma
ἳὀἳlὁἹiἵἳmἷὀὈἷΝ iὀἶὁὈὈἳΝ ἶἳΝ α Ν (1ἶ),Ν ἵhἷΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ ἷὅἳὈὈἳmἷὀὈἷΝ ὀἷllἳΝ ὅὈἷὅὅἳΝ
posizione del verso, e anche come forma metricamente più gradevole perché evita una
fine di parola dopo uno spondeo al quarto metron.

(Ib) Hdt. 4.66


πα αυ υ α υ
α α α υ, π’Ν π υ Ν Ν υ Ν ῖ Ν Ν Νπ Ν
α Ν
“ἧὀἳΝ vὁlὈἳΝ ἳll’ἳὀὀὁΝ ὁἹὀiΝ ἵἳpὁΝ ἶiΝ ἶiὅὈὄἷὈὈὁΝ pὄἷpἳὄἳ,Ν ὀἷlΝ pὄὁpὄiὁΝ ἶiὅὈὄἷὈὈὁ,Ν ὉὀΝ
cratere di vino mescolato ad acqua e da esso bevono quegli Sciti che hanno
ucciso ἶἷiΝὀἷmiἵi”

In Erodoto funziona una diversa opposizione att. / med. dal momento che in (Ib) è
evidente che chi mesce il cratere non è poi tra coloro che bevono, sicché il medio
riflessivo indiretto non avrebbe senso.
Ἔ’ἳὉὈὁὄἷ sottolinea espressamente che i capi di ogni distretto scitico preparano
personalmente la cerimonia descritta nel proprio distretto ( Ν υ ), quindi
il med. α α (Ib) è interpretabile come affettivo ἶiΝpὄὁpὄiἷὈὡἈΝiὀΝviὅὈἳΝἶἷll’impὁὄὈἳὀὈἷΝ
evento i capi sciti mescono il vino nei loro crateri.

204
Vd. GROSSE 1891: 15, CHANTRAINE 1948-1953: II 177.

163
Quindi i medi epici di ,Ν , α , salvo α Ν(1h) che è indotto
dal metro ἷΝ ἶἳll’ἳὀἳlὁἹiἳΝ ἵὁὀΝ (1ἶ), si spiegano come medi riflessivi indiretti (8x)
indicanti l’iἶἷὀὈiὈὡΝtra chi compie la mescita e chi poi ne beneficierà.

3.12 ,

,Ν “presumere, confidare” hἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁΝὈὄἳὀὅiὈivi:


a. att. ΐ , [ἳ]Ν “pὄἷὅὉmἷὄἷ,Ν confidare, pἷὀὅἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ ἷΝ inf. (Il. 1.59) [b]
“Ὀἷmἷὄἷ,Ν ὅὁὅpἷὈὈἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ ἷΝ iὀἸέΝ (Il. 1ἀέἄἄ)Ν [ἵ]Ν “ἵὄἷἶἷὄἷ,Ν ὅὉppὁὄὄἷ,Ν ὄiὈἷὀἷὄἷ”Ν +Ν
inf. (Od. 8.180);
b. med. ΐ α , α [a]Ν“pὄἷὅὉmἷὄἷ,ΝἵὁὀἸiἶἳὄἷ,Νpἷὀὅἳὄἷ”Ν+ΝiὀἸέΝ(Od. 9.213) [b]
“ὅὁὅpἷὈὈἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝἷΝiὀἸέΝ(Od. ἂέἂηἁ)Ν||Ν“Ὀἷmἷὄἷ”Ν+ΝiὀἸ. (Od. 19.390) [c] “ἵὄἷἶἷὄἷ,Ν
ὄiὈἷὀἷὄἷ,ΝἹiὉἶiἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝἷΝiὀἸέΝ(Il. 5.644, Hdt. 9.89.2).
I. Complessivamente in Omero contiamo 77 forme attive, 51 medie e 3 aor. in - -
(totale: 131x): attivo e medio – con cui va aor. in - - 205
– sono perfettamente
sinonimi e pare impossibile giustificare semanticamente la loro alternzanza206έΝἜ’ἳὈὈivὁΝ
ritorna anche in Esiodo (Hes. Sc. 111).
ἙἙέΝἓὄὁἶὁὈὁΝhἳΝὉὀ’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝmἷἶiἳΝ + acc. e inf. (Hdt. 9.89.2).
Presentiamo di seguito due esempi in cui ,Ν Ν ὄiἵὁὄὄἷΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ἷΝ ἳlΝ mἷἶiὁΝ iὀΝ
ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝlὁΝὅὈἷὅὅὁΝiὀἸiὀiὈὁἈΝ(1)Ν α ΝήΝ ( ) α ,Ν(ἀ)Ν αέ

(1a) Od. 16.311


’Ν Ν Ν Ν Ν αΝ ΐ
“ἣὉἷὅὈὁ,Νpἷὄά,ΝὀὁὀΝἵὄἷἶὁΝἵhἷΝpὁὈὄὡΝἷὅὅἷὄἷΝἹὉἳἶἳἹὀὁ”
cfr. Il. 21.533, 23.310, Od. 8.180

(1b) Il. 15.292


Ν Ν α αΝ ΐ α· Ν Ν
“ἷΝὅἳὄὡΝἳὀἵὁὄἳΝἵὁὅì,ΝὈἷmὁ: certo non senza”

(1c) Il. 5.644 Ν Ν Ν Ν ΐ α α Ν αΝ


(1d) Od. 1.323 Ν α υ ὰ ·Ν ΐ α Ν Ν α
(1e) Od. 10.193 Ν ’Ν α Ν ·Ν ’Ν Ν α αΝ
(1f) Od. 10.232 Ν ’Ν π ,Ν Ν α , Od. 10.258 α Ν
π α, Ν αΝ
(1g) Od. 22.210 Νφ ’,Ν α Ν ’Ν Ν
(1h) HH. 3.54 ’Ν Ν ’Ν αΝ ΐ α ’Ν Ν

(2a) Il. 1.204


’Ν Ν Ν ,Ν α αΝ ΐ

205
Vd. GROSSE 1889: 11, STAHL 1907: 72, CHANTRAINE 1948-1953: I 405, TRONCI 2005: 128-129.
206
Vd. JANSON 1868: 12, CHANTRAINE 1927b: 158, ALLAN 2003: 207-208.

164
“mἳΝiὁΝὈiΝἶiἵhiἳὄὁ,ΝἷΝὅὁΝἵhἷΝὃὉἷὅὈὁΝἳvὄὡΝἵὁmpimἷὀὈὁ”
cfr. Od. 1.201 (= 15.173), 3.226, 22.215

(2b) Il. 12.217


Ν Ν α Ν ΐ α ,Ν Ν
“pἷὄἵhὧΝἵὁὅìΝpἷὀὅὁΝἵhἷΝἸiὀiὄὡ, se veridico”

(2c) HH. 3.342 π Ν Ν α υ ,Ν ΐ Ν α

Non si fa fatica a scovare altre coppie dello stesso tenore:


1. Il. 5.287-288 φ ’Ν ΐ ||Νπ Ν ’Ν π πα α , Od. 17.7 Ν
Νπ Νπα α Ν ΐ vs. Od. 2.278 Νπ Νπα αΝ ΐ α υα Ν
α ;
2. Il. 21.92-93 Ν ΐ ||Ν Ν ῖ α Νφ α ,ΝἘἷὅέΝSc. 111-112 Ν
||Ν φ αΝ Ν παῖ α Ν Ν α Ν vὅέΝ Od. 22.67 Ν ’Ν
φ αΝ ΐ α απ Ν ;
3. Il. 24.727-728 Ν Ν || Ν α ΝvὅέΝOd. 1.173 (= 14.190, 16.224)
Ν Ν Ν Νπ Ν ΐ α α ’Ν α ,Ν Od. 16.59 Ν Ν Ν π Ν
ΐ α α ’Ν α έΝ
Erodoto, come si è detto, conosce solo il medio (ἵὁmἷΝl’ἳὈὈiἵὁ).

(IIIb) Hdt. 9.89.2


π α Ν Ν π αΝ πυ α Ν α
“pἷὀὅἳvἳΝiὀἸἳὈὈiΝἵhἷΝἵhiὉὀὃὉἷ,ΝvἷὀἷὀἶὁΝἳΝἵὁὀὁὅἵἷὀὐἳΝἶἷll’ἳἵἵἳἶὉὈὁ,ΝlὁΝἳvὄἷἴἴἷΝ
ἳὈὈἳἵἵἳὈὁ”

ἙlΝ ἴἳὀἶὁlὁΝ ἶἷllἳΝ mἳὈἳὅὅἳΝ ὀὁὀΝ pὉάΝ ἷviἶἷὀὈἷmἷὀὈἷΝ ἷὅὅἷὄἷΝ ὈὄὁvἳὈὁΝ ἹὄἳὐiἷΝ ἳll’ἳὀἳliὅiΝ
semantica ed è piuttosto la metrica a fornirci Ὁὀ’iὀἶiἵἳὐiὁὀἷΝ pὄἷὐiὁὅἳ: Omero non
conserva doppioni metricamente equivalenti.
Ciò significa che è estremamente improbabile che entrambe le diatesi siano
originarie e che invece il paradigma di ,Ν ΝὅiΝὨΝvἷὀὉὈὁΝἳὄὄiἵἵhἷὀἶὁΝἵὁὀΝlἳΝὅἷἵὁὀἶἳΝ
diatesi di modo che il verbo potesse occorrere in un numero maggiore di luoghi del
verso.
Considerando che in epoca post-ὁmἷὄiἵἳΝ α è quasi ovunque deponente, è più
plausibile che il verbo fosse in origine un activum tantum207 e che, per influsso dei suoi
numerosi sinonimi medi come e.g. α α, α ,Ν α , abbia acquisito le

207
Vd. CHANTRAINE 1927b: 158, CHANTRAINE 1948-1953: II 175, il quale constata che in particolare la
formula αΝ ὅἷmἴὄἳΝ ἶἷpὁὄὄἷΝ ἳΝ ἸἳvὁὄἷΝ ἶἷll’ipὁὈἷὅiΝ ἵhἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὅiἳΝ lἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ piὶΝ ἳὀὈiἵἳ,Ν
mantenutasi appunto nelle formule ma pian piano soppiantata dal più recente medio. Vd. anche ALLAN
2003: 67 n. 98.

165
desinenze medie – questa è la situazione omerica in cui attivo e medio cooccorrono –
fino a diventare un deponente in epoca classica (Aesch.+)208.
ἥiΝὀὁὈiΝpἷὄάΝl’iὀὈἷὄἷὅὅἳὀὈἷΝeccezione del lacone: Aristoph. Lys. 81, 156, 998 mette in
bocca a personaggi spartani ὈὄἷΝἸὁὄmἷΝ , le quali autorizzano a credere chἷΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝ
rimasta la forma corrente nella lingua di Sparta almeno fino alla fine del V a.C..
In conclusione la sinonimia di ,Ν Ν/ α ,Ν α ὄiὅἵὁὀὈὄἳὈἳΝ ὀἷll’ἷpiἵἳΝ
costituisce, se vista in prospettiva diacronica, la fase intermedia posta tra quella
originaria, in cui ,Ν Ν era activum tantum, e quella finale, in cui α ,Ν α Νè
medium tantum.

3.13 ::

“vἷἶἷὄἷ”Νha attivo transitivo e medio transitivo:


a. att. [ἳ]Ν“vἷἶἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ (Il. 24.704, Hdt. 8.37.1) | + part. pred. ogg. (Od.
10.99, Aesch. Pr. 70) [b]Ν“ἹὉἳὄἶἳὄἷ,Νὁὅὅἷὄvἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 23.323, Aesch. Pr. 69)
[c]Ν“ἸiὅὅἳὄἷΝἵὁὀΝἹliΝὁἵἵhi”Ν Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 24.633);
b. med. α [ἳ]Ν“vἷἶἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 13.99, Hdt. 9.51.3) | + part. pred. ogg. (Il.
1.597, Soph. Ant. 594) [b] “ἸiὅὅἳὄἷΝἵὁὀΝἹliΝὁἵἵhi”Ν Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 5.439).
“vἷἶἷὄἷ”Νmostra la medesima distribuzione:
a. att. [a] “vἷἶἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 24.583, Eur. Or. 1020) | + part. pred. ogg. (Il.
18.190, Aesch. Pr. 896) [b] “ἹὉἳὄἶἳὄἷ,Νὁὅὅἷὄvἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 8.443);
b. med. [ἳ]Ν “vἷἶἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 6.365, Aesch. Pers. 179) | + part. pred.
ogg. (Il. 18.190, Aesch. Pr. 896) [b] “ἸiὅὅἳὄἷΝ ἵὁὀΝ ἹliΝ ὁἵἵhi”Ν Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od.
23.106).
I. In Omero i due verbi sono già perfettamente integrati in un paradigma suppletivo
pres. Ν ἈἈΝ ἳὁὄέ 209
. Su 659 forme complessive (verbi semplici e composti con
ὺΝ ήΝ ὺ,Ν α ὺ,Ν α ὺ,Ν π( )ὺΝ ήΝ φὺ,Ν α ὺ,Ν π ὺ)Ν l’ἳὈὈivὁΝ pὄimἷἹἹiἳΝ ἵὁὀΝ 483
attestazioni contro le 176 del medio. Ἔ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝnon è limpida: in ben 18
collocazioni ricorrono entrambe le diatesi (30x med., 7x metricamente sostituibile) e per
ciascuna di esse occorre ὅὁἸἸἷὄmἳὄὅiΝpἷὄΝvἷὄiἸiἵἳὄἷΝὅἷΝl’impiἷἹὁΝἶἷll’attivo o del medio
segna una reale differenza semantica oppure no.
II. Erodoto, che mantiene invariato il suppletismo pres. ἈἈΝἳὁὄέΝ 210
, impiega
i due verbi 432x (semplici e composti con πὺ,Ν ὺ, πὺ, ὺ,Ν α °, πα °, π ὺ,Νπ ὺ,Ν
π α ὺ,Νπ ὺ,Ν π ὺ)ἈΝl’ἳὈὈivo ricorre 377x, il medio 47x. La distribuzione diatetica è
ugualmente sfumata: attivo e medio ricorrono nelle medesime costruzioni e volta per
volta bisognerà verificare la realizzazione semantica del medio.

208
Vd. DUHOUX 20002: 122.
209
Vd. KÖLLIGAN 2007: 261, 268.
210
Vd. KÖLLIGAN 2007: 280.

166
La distribuzione diatetica di ,Ν in Omero è stata spiegata essenzialmente in
due modi: WITTE 1913: coll. 2240-2241, WITTE 1972: 72-77211, che segue ELLENDT
1861: 15-17, vede nei med. α ,Ν ΝἶἷllἷΝἸὁὄmἳὐiὁὀiΝiὀὈἷὄἳmἷὀὈἷΝὅἷἵὁὀἶἳὄiἷΝ
utilizzate in principio al quinto e sesto metron perché più comode delle corrispondenti
forme attive, mentre BECHERT 1964: 424-426212, pur riconoscendo alcune zone di
sovrapposizione delle due diatesi, conclude che «Das Aktiv steht, wenn die Aktion
hervorgehoben ist; […] Das Medium steht, wenn das Subjekt und seine besondere
Beteiligung an der Handlung hervorgehoben ist»213, rigettando quindi la tesi di Witte214.
Entrambe le posizioni sono estreme e contengono solo una parte di verità: come
mostreranno gli esempi che seguono, una reale differenza diatetica (che specificheremo
caso per caso) si è sovrapposta agli obblighi imposti dal metro, portando alla situazione
piuttosto confusa ἳὈὈἷὅὈἳὈἳΝὀἷll’ἷpiἵἳ.
Le collocazioni che esamineremo sono le seguenti: (1) α( ) (2)Ν υ αῖ α (3),
υ , (4) , (5) υ , α υ , (6) υ α,Ν(7) ,Ν(8) , (9) α,
(10) ππ υ , (11) α,Ν (12)Ν α,Ν (13) φ Ν (e sinonimi), (14) αῖα (e sinonimi), (15)
, (16) Ν υ , -α 215.

(1a) Od. 11.630


α ’Ν Νπ υΝ α ,Ν Ν Νπ
“ἓΝliΝἳvὄἷiΝviὅὈiΝἹliΝὉὁmiὀiΝἳὀὈiἵhi,ΝἵὁmἷΝvὁlἷvὁ”
cfr. Il. 2.198, 5.244, 5.572, 9.195, 11.745, 17.328, 19.291-292, 24.355, Od. 6.160-161,
6.199, 7.144, 13.214, 22.22

(1a-b) Il. 1.262


Νπ Ν υΝ αΝ α
“ἙὀΝὀἷὅὅὉὀΝlὉὁἹὁΝἹiὡΝviἶiΝὀὧΝmἳiΝvἷἶὄάΝὉὁmiὀiΝὈἳli”

(1b) Il. 22.168-169


π π , φ Ν αΝ Νπ ῖ
φ α ῖ Ν α· Ν ’Ν φ αΝ
“ἡhimὨ,Ν ὉὀΝ ὉὁmὁΝ ἵἳὄὁΝ ὨΝ ὃὉἷllὁΝ ἵhἷΝ vἷἶὁΝ ἵὁὀΝ ἹliΝ ὁἵἵhiΝ ||Ν iὀὈὁὄὀὁΝ ἳllἷΝ mὉὄἳΝ
iὀἵἳlὐἳὈὁἈΝἷΝἹἷmἷΝilΝmiὁΝἵὉὁὄἷ”

211
Seguito da SCHWYZER 1990-20056: II 232.
212
Seguito da ALLAN 2003: 100-101, 206, 224 n. 383.
213
Già KOWALECK 1887: 19 («das Medium bezeichnet die Beteiligung des Gemüts»), CHANTRAINE
1948-1ληἁἈΝ ἙἙΝ 1ἅηΝ («l’ἷmplὁiἷΝ ἶὉΝ mὁyἷὀΝ ὅἷmἴlἷΝ ὅὁὉliἹὀἷὄ lἳΝ pἳὄὈΝ pὄiὅἷΝ pἳὄΝ lἷΝ ὅὉἼἷὈΝ ὡΝ lἳΝ “viὅiὁὀ”») e
KÜHNER 1976-19783: II.1 102 («das objektive Sehen mit den Augen ist mit einem subjektiven Sehen, d.
h. mit einer inneren Gemütsbewegung verbunden») avevano abbozzato questa conclusione.
214
BECHERT 1964: 352-357.
215
Non si forniranno invece esempi contrastivi di attivo e medio in collocazione con ( )Ν φ α ῖ dal
momento che il sintagma non costituisce il complemento fondamentale di ,Ν έΝἢἷὄΝὉὀ’ἳὀἳliὅiΝἳΝ
questo proposito vd. BECHERT 1964: 427, KÖLLIGAN 2007: 264-265.

167
(Ia) Hdt. 3.155.1
α ῖ Ν αΝ α Ν Ν αΝ α Ν
“ϊἳὄiὁΝὅiΝiὀἶiἹὀάΝmὁlὈὁΝἳlΝvἷἶἷὄἷΝἵὁὅìΝἵὁὀἵiἳὈὁΝὉὀΝὉὁmὁΝἵὁὅìΝillὉὅὈὄἷ”
cfr. Hdt. 1.87.1, 3.35.4, 3.157.1, 6.112.3, 7.208.3, 7.218.2

Ἔ’ἳὈὈivὁΝὄiἵὁὄὄἷΝὁvὉὀὃὉἷΝlἳΝmἷὈὄiἵἳΝὀὁὀΝlὁΝimpἷἶisca e ha il supporto di Erodoto, per


ilΝ ὃὉἳlἷΝ ὨΝ l’ὉὀiἵἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ὀὁὈἳΝ in questa collocazione. Al contrario il medio in (1b) è
metricamente insostituibile.
Invece in (1a-b) anche Ν(Il. 18.63) sarebbe possibile, perciò il med. α Νpuò
essere giustificato come reale. Questa eccezione è però contestata da WITTE 1972: 72-
ἅἁ,ΝilΝὃὉἳlἷΝhἳΝἶimὁὅὈὄἳὈὁΝἵhἷΝl’ὉὅὁΝomerico del medio nella formula φ αΝ α ΝὀὁὀΝ
ha nulla di reale ed è interamente analogico a formule equivalenti come φ αΝ α
(2x), φ αΝ α Ν(1x),Ν φ α π α (2x), φ αΝπ α (1x): i medi φ αΝ α (4x),
φ αΝ α (4x) φ αΝ α (1x), che ricorrono tipicamente dopo la dieresi bucolica e
ἵὁὅὈiὈὉiὅἵὁὀὁΝlἳΝἵὁὀiὉἹἳὐiὁὀἷΝἶἷllἳΝἸὁὄmὉlἳΝἳll’ἳὈὈivὁ φ αΝ (3x), devono avere
ὅἷὀὐ’ἳlὈὄὁΝἵὁὀὈὄiἴὉiὈὁΝἳΝἸἳὄΝὈἷὀἶἷὄἷΝin maniera generale il congiuntivo aoristo di ΝἳlΝ
medio (att. 14x vs. med. 45x in Hom.) e questo spiega la sua ricorrenza nel verso in
questione. In più α Ν(3b) si avvicina molto a un futuro quanto al senso, il che è un
ὉlὈἷὄiὁὄἷΝ ἷlἷmἷὀὈὁΝ ἵhἷΝ pὉάΝ ἳvἷὄἷΝ iὀἶὁὈὈὁΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ἵὁὀὈὄἳὄiἳmἷὀὈἷΝ ἳllἷΝ
aspettative216.
Dal punto di vista semantico né α (1a-b) né α (1b) offrono una sfumatura
semantica classificabile secondo le tipologie di medio di cui disponiamo, perciò è più
prudente ritenerli medi metricamente favoriti.

(2a) Od. 11.162


[…]Ν ’ Ν υ αῖ α;
“ὀὁὀΝhἳiΝὄiviὅὈὁΝὀἷlΝpἳlἳὐὐὁΝlἳΝὅpὁὅἳς”
cfr. Od. 6.160-161, HH. 3.154

(2b) Od. 4.141-142


π φ α έ α
’Ν ’Ν υ αῖ α, α ’Ν α
“mἳi,ΝviΝἶiἵὁ,ΝhὁΝviὅὈὁΝὃὉἳlἵὉὀὁΝἵὁὅìΝὅὁmiἹliἳὀὈἷ,Ν||ΝὀὧΝὉὁmὁΝὀὧΝἶὁὀὀἳΝ– stupore
mi prende a guardarlo –”

In Omero ὀὁὀΝ ἵ’ὨΝ ὄἳἹiὁὀἷΝ ἶiΝ ὅvὁlἹἷὄἷΝ Ὁὀ’ἳὀἳliὅiΝ ἶiἸἸἷὄἷὀὈἷΝ da quella avanzata nel
caso della collocazione con (3) α( ). (2b), infatti, è praticamente identico a Od.
6.160-161 Νπ Ν Ν Ν φ α ῖ ,Ν||Ν ’Ν ’Ν Ν υ αῖ α·Ν α Ν
’Ν Ν α, il che rende molto improbabile che la variazione diatetica abbia un
valore reale.

216
Vd. BECHERT 1964: 25-27.

168
α (2b), inoltre, non è inquadrabile in nessuno dei tipi di medio che abbiamo a
disposizione, perciò, tenuto anche conto che ricorre in explicit ben 36x su 38 ricorrenze
complessive, è probabile che sia stato indotto dal metro.

(IIa) Hdt. 6.61.5


α Ν υ αῖ αΝπ π π υ Ν α ,Ν Ν Ν φ Ν
ῖ α Ν πα
“ἷΝ lἳΝ ὀὉὈὄiἵἷ,Ν vἷἶἷὀἶὁΝ ἵhἷΝ [lἳΝ ἶὁὀὀἳ]Ν ἵiΝ ὈἷὀἷvἳΝ ὈἳὀὈὁΝ ἳΝ ἶἳὄlἷΝ Ὁὀ’ὁἵἵhiἳὈἳ,Ν ἳllἳΝ
ἸiὀἷΝἹliἷlἳΝmὁὅὈὄά”
cfr. Hdt. 6.62.1, 9.113.1

(IIb) Hdt. 5.18.4


α αΝ αΝ υ αῖ α Ν φ υΝ Ν π Ν Ν
φ Ν π Ν Ν Ν αΝ φ
“χllὁὄἳΝ iΝ ἢἷὄὅiἳὀi,Ν vἷἶἷὀἶὁΝ ἶἷllἷΝ ἴἷllἷΝ ἶὁὀὀἷ,Ν ὅiΝ ὄivὁlὅἷὄὁΝ ἳἶΝ χmiὀὈἳΝ ἷΝ
dichiararono che quanto era accaduto era del tutto assurdo

In Erodoto, invece, la differenza tra α (IIa) e Ν (ἙἙb) è percepibile:


mἷὀὈὄἷΝ iὀἸἳὈὈiΝ l’ἳὈὈέΝ α Ν (ἙἙa) indica la generica azione di vedere, Ν (ἙἙb) si
giustifica nel seguito del racconto quando diventa evidente che i Persiani vorrebbero
unirsi alle donne della corte di Aminta, dal che si evince che si tratta di un medio
riflessivo indiretto ὉὅἳὈὁΝ ἶἳll’ἳὉὈὁὄἷΝ pὄimἳΝ ἳὀἵὁὄἳΝ ἵhἷΝ lἷΝ iὀὈἷὀὐiὁὀiΝ ἶἷἹliΝ ὁὅpiὈiΝ ὅiἳὀὁΝ
palesi per segnalare che le loro occhiate non sono disinteressate.
Ἔ’ἷὅiὅὈἷὀὐa di questa opposizione diatetica att. trans. / med. rifl. indir. in Erodoto
potrebbe riabilitare α (2b), ma una sfumatura di riflessività indiretta non è
contestualmente in ordine in (2b), perciò preferiamo continuare a considerare questo
medio come metricamente condizionato.

(3a) Il. 24.583


φ Ν α ,Ν Ν α Ν υ Ν
“mἳΝiὀΝἳlὈὄὁΝlὉὁἹὁ,ΝἵhὧΝἢὄiἳmὁΝὀὁὀΝlὁΝ[οΝἸiἹliὁ]Νvἷἶἷὅὅἷ”
cfr. Il. 5.27, 18.63, 22.407, 24.585, Od. 8.17-18, 11.142-143, 11.329, 13.333-334,
15.519-520, 18.175-176, 18.269, HH. 2.333, 3.136

(3b.1) Il. 16.278


Ν ’Ν Ν υΝ Νυ
“ἝἳΝiΝἦἷὉἵὄi,ΝἵὁmἷΝviἶἷὄὁΝilΝἸὁὄὈἷΝἸiἹliὁΝἶiΝἝἷὀἷὐiὁ”

(3b.2) Il. 19.132


Ν ’Να ’,Ν ’Ν Νφ Νυ
“ἝἳΝἶiΝlἷiΝὅἷmpὄἷΝἹἷmἷvἳ,ΝὃὉἳὀἶὁΝvἷἶἷvἳΝilΝἸiἹliὁ”

169
(3c) Il. 6.365-366 α Ν Ν Ν α ,Ν φ αΝ α || αΝ Ν Νφ Ν
α π Νυ
(3d) Il. 1ἅέἄἆ1Ν π υΝ Νυ Ν Ν αΝ

I medi Ν (3b.2) e α Ν (ἁc) sono difendibili come affettivi di proprietà – il


ὅὁἹἹἷὈὈὁΝ ἵhἷΝ ἵὁmpiἷΝ l’ἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ vἷἶἷὄἷΝ ὨΝ ilΝ pἳἶὄἷΝ ἶἷlΝ ἴἳmἴiὀὁΝ –, e si noti che in Od.
11.142-143 ’Ν Νυ Ν||Ν Ν αΝ ῖ Ν π υ α α e HH. 2.333 π Ν
Ν φ α ῖ Ν Ν π αΝ , dove il contesto è identico e la scelta della
ἶiἳὈἷὅiΝ liἴἷὄἳΝ ἶἳΝ impὁὅiὐiὁὀiΝ mἷὈὄiἵhἷ,Ν ὨΝ pὄὁἴἳἴilἷΝ ἵhἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ ἳἴἴiἳΝ pὄἷvἳlὅὁΝ pἷὄἵhὧΝ
ἡmἷὄὁΝ hἳΝ vὁlὉὈὁΝ ἷviὈἳὄἷΝ Ὁὀ’ἷὀἸἳὅiΝ ἷἵἵἷὅὅivἳΝ ἶἳὈἳΝ ἶἳllἳΝ ἵὁὁἵἵὁὄὄἷὀὐἳΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ἵὁὀΝ
l’ἳἹἹἷὈὈivὁΝpὁὅὅἷὅὅivὁ217.
In (3c) questa cooccorrenza è stata infatti evitata, ma non in (3b.2) poiché il med.
non ha rimpiaὐὐiΝἳll’ἳὈὈivὁἉΝἶ’ἳlὈὄἳΝpἳὄὈἷΝ(ἁb.2) può essere stato anche influenzato
da un luogo abbastanza simile, cioè Od. 4.225-226 ’Ν π π Ν φ Ν
φ Ν υ Ν ||Ν α ,Ν ’Ν φ α ῖ Ν ,Ν ἶὁve, come ci si attende,
l’ἳἹἹἷὈὈivὁΝpὁὅὅἷὅὅivὁΝmἳὀἵἳέΝ
In (3a), invece, il med. ’( ),ΝiὀΝpὄiὀἵipiὁΝimpiegabile – Priamo vede suo figlio
Ettore –, è stato tralasciato: questo dimostra la libertà che Omero conserva
ὀἷll’impiἷἹἳὄἷΝ lἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ mἳὄἵἳὈἳΝ (mἷἶiὁ)Ν ὁΝ ὀὁὀΝ mἳὄἵἳὈἳΝ (ἳὈὈivὁ)Ν iὀΝ ὃὉἷὅὈὁΝ ἵὁὀὈἷὅὈὁΝ
ἶ’Ὁὅὁέ
In (3b.1), (3d), infine,ΝὨΝlἳΝmἷὈὄiἵἳΝἵhἷΝhἳΝiὀἶὁὈὈὁΝl’ὉὅὁΝἶἷlΝmἷἶiὁΝiὀΝὉὀΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝἵhἷΝ
non lo giustifica. A proposito di α Ν(3d) e α Ν(3e) si è già detto supra, quanto
agli altri medi si noti che in Omero è attestato 6x su 9 in clausola e α 2x su
2.

(IIIa) Hdt. 1.111.3


Ν αΝ , πα Ν π Ν παῖ Ν Ν α
αυ α ,Ν Ν υ Ν α Νπ ῃ
“χppἷὀἳΝἷὀὈὄἳὈὁ,ΝἷἵἵὁΝἵhἷΝvἷἶὁ,ΝlìΝἳΝὈἷὄὄἳ,ΝὉὀΝἴἳmἴiὀὁΝἵhἷΝὅiΝἳἹiὈἳΝἷΝpiἳὀἹἷ,ΝἵὁὀΝ
ἳἶἶὁὅὅὁΝὁὄὀἳmἷὀὈiΝἶ’ὁὄὁΝἷΝἳἴiὈiΝὄiἵἳmἳὈi”
cfr. Hdt. 1.30.4, 1.112.1, 3.3.1, 3.14.3, 3.153.1

(IIIb.1) Hdt. 4.9.5


π Ν αΝ α Νπαῖ α ,Ν Νπ αΝ Ν Ν α Ν
“ἣὉἳὀἶὁΝvἷἶὄἳiΝἵhἷΝiΝὄἳἹἳὐὐiΝὅἳὄἳὀὀὁΝὁὄmἳiΝὉὁmiὀi,ΝἵὁmpὁὄὈἳὈiΝἵὁmἷΝὈiΝἶiἵὁΝἷΝ
ὀὁὀΝὅἴἳἹliἷὄἳi”

(IIIb.2) Hdt. 6.61.5


α Ν Ν υ αῖ αΝπ π π υ Ν α ,Ν Ν Ν φ Ν
ῖ α Ν πα

217
ἢἷὄΝὉὀΝἵἳὅὁΝὅimilἷΝvἶέΝώΝἀέἀἄΝ έ

170
“ἷΝlἳΝὀὉὈὄiἵἷ,ΝvἷἶἷὀἶὁΝἵhἷΝἵiΝὈἷὀἷvἳΝὈἳὀὈὁΝἳΝἶἳὄlἷΝὉὀ’ὁἵἵhiἳὈἳ,ΝἳllἳΝἸiὀἷΝἹliἷlἳΝ[οΝ
ἴἳmἴiὀἳ]ΝmὁὅὈὄά”

Erodoto distingue le due diatesi in maniera simile: in (IIIb.1), infatti, è il fatto che il
soggetto ὅiἳΝ lἳΝ mἳἶὄἷΝ ἶἷiΝ ὈὄἷΝ ἴἳmἴiὀiΝ ἳἶΝ ἳvἷὄἷΝ iὀἶὁὈὈὁΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ἳἸἸἷὈὈivὁ di
proprietà.
In (IIIb.2),Ν iὀvἷἵἷ,Ν l’ὉὅὁΝ ἶἷllἳΝ ἵiὄἵὁὀlὁἵὉὐiὁὀἷΝ π π π υ Ν α Ν ὨΝ
funzionale a quanto verrà narrato dopo: lo sguardo della donna non è affatto
disinteressato perché costei vuole avere la bambina, sfortunatamente molto brutta, per
renderla bellissima. α Ν(IIIb.2) deve quindi essere considerato un medio riflessivo
iὀἶiὄἷὈὈὁΝ(ἵἸὄέΝiὀΝὉὀΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝἶ’ὉὅὁΝmὁlὈὁΝὅimilἷΝ Ν(IIb)).
Dal marcotipo α ή -, ή - α( ) / υ αῖ α discende tutta una serie di
collocazioni omeriche in cui attivo e medio sono utilizzati promiscuamente.

(4a) Od. 8.410-411


Ν α πα ’Ν α
ῖ ,Ν π φ Ν π Νπ α αΝπ
“ἳΝ ὈἷΝ ἶiἳὀὁΝ iΝ ὀὉmiΝ ἶiΝ ὄivἷἶἷὄΝ lἳΝ ὅpὁὅἳΝ ἷΝ ὈὁὄὀἳὄἷΝ || in patria, ché troppo patisti
pἷὀἷΝlὁὀὈἳὀὁΝἶἳiΝὈὉὁi”
cfr. Od. 11.329, 13.334

(4b) Od. 5.209-210


α Ν ’Ν ,Ν π α
Ν ,Ν Να Ν α Ν α αΝπ α
“ἷΝimmὁὄὈἳlἷΝὅἳὄἷὅὈi,Ν benché tanto bramoso || di rivedere la sposa, che sempre
iὀvὁἵhiΝὁἹὀiΝἹiὁὄὀὁ”

(4c) Il. 6.365-366 α Ν Ν Ν α ,Ν φ αΝ α || αΝ Ν Νφ Ν


α π Νυ

(5a) Il. 16.419


α π Ν ’Ν Ν Ν ’ αΝ α υ
“Ma Sarpedone, come vide gli amici dal chitone non cinto”
cfr. Il. 18.235, Od. 10.426, 11.371, 23.324

(5a-b) Od. 10.383-387


,Ν Ν Ν Ν ,Ν Ν α Ν Ν
π Ν α Νπ α αΝ Ν π ,Ν
π Ν α ’Ν υΝ α Ν φ α ῖ Ν α;
’Ν π φ α αΝπ ῖ Νφα Ν Ν ,Ν
,Ν ’Ν φ α ῖ Ν αΝ α υ
“ἡΝ ἑiὄἵἷ,ΝἵhiΝ ὨΝ l’Ὁὁmὁ,Ν pὉὄἵhὧΝ ἳἴἴiἳΝ ἹiὉὅὈiὐiἳ,Ν ||Ν ilΝ ὃὉἳlἷΝ ἳὄἶiὄἷἴἴἷΝ ἷmpiὄὅiΝἶiΝ
cibo e di vino, || prima che sian liberati i compagni e li abbia visti con gli occhi?

171
||ΝἥἷΝἵὁὀΝἵὉὁὄἷΝὅiὀἵἷὄὁΝἳΝἴἷὄἷΝἷΝἳΝmἳὀἹiἳὄἷΝm’iὀviὈi,ΝὅἵiὁἹlili,Ν||ΝἵhἷΝliΝvἷἶἳΝἵὁὀΝ
ἹliΝὁἵἵhi,ΝiΝἸἷἶἷliΝἵὁmpἳἹὀi”

In questi casi i medi α Ν (4b), (5a-b), α (4c) = (3d) possono essere


giustificati come affettivi di proprietà perché ilΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝἵhἷΝἵὁmpiἷΝl’ἳὐiὁὀἷΝἶiΝvἷἶἷὄἷΝὨΝ
il marito della sposa (a proposito della cooccorrenza del med. α , metricamente
iὀὅὁὅὈiὈὉiἴilἷ,ΝἷΝἶἷll’ἳἹἹέΝpὁὅὅέ vd. supra) o Odisseo intenzionato a liberare i propri
218
compagni .

(6a) Od. 1.212


Ν ’Ν ’Ν υ αΝ Ν ’Ν ῖ
“ϊἳΝἳllὁὄἳΝὀὁὀΝhὁΝpiὶΝviὅὈὁΝἡἶiὅὅἷὁ,ΝὀὧΝmἷΝlὉi”
cfr. Il. 3.191, Od. 8.459, 14.29, 17.327, 17.510-511, 21.393, 24.391

(6b) Od. 19.185


’Ν υ α α α α
“ἜὡΝiὁΝviἶiΝἡἶiὅὅἷὁΝἷΝἹliΝἸἷἵiΝἳἵἵὁἹliἷὀὐἳ”

(7a) Od. 17.118


’Ν Ν Ν[…]
“ἜὡΝviἶiΝl’ἳὄἹivἳΝἓlἷὀἳ”

(7b) Il. 3.154


’Ν Ν Ν ’ Ν π π Ν α
“ἓὅὅiΝἶὉὀὃὉἷΝviἶἷὄὁΝἓlἷὀἳΝvἷὀiὄἷΝvἷὄὅὁΝlἳΝὈὁὄὄἷ”

(7c) Hes. fr. 204.61-62 Merkelbach-ἩἷὅὈΝ υ α υΝπ αΝ α φ ,Ν φ [αΝ ||


] [ ]Ν ,Ν ’Ν Ν [

(8a) Od. 24.445


α Ν Ν Ν Ν[…]
“ἙὁΝὅὈἷὅὅὁΝhὁΝvἷἶὉὈὁΝὉὀΝὀὉmἷΝimmὁὄὈἳlἷ”
cfr. Od. 3.221

(8b) Od. 10.573-574


[…]Ν Ν Ν Ν Ν αΝ
φ α ῖ Ν ’Ν αΝ αἉ
“ἵhiΝὉὀΝἶiὁ,ΝὅἷΝvὉὁlἷ, || pὁὈὄἷἴἴἷΝvἷἶἷὄἷΝἵὁὀΝἹliΝὁἵἵhiΝmἷὀὈὄἷΝvἳΝὁΝviἷὀἷς”

(8c) Il. ἀ1έΝἁλίΝ[…]Ν ’Ν ᾶ Ν Ν υ α

218
BECHERT 1964: 75-76 istituisce in (5a-b) una differenza tra α «objektbetont» e «Betonung
der Aktion» per giustificare la discrepanza diatetica.

172
(9a) Il. 5.475
Ν Ν ’Ν έ α ’Ν α
“mἳΝὁὄἳΝὀὁὀΝὄiἷὅἵὁΝἳΝvἷἶἷὄὀἷΝὁΝἳΝὅἵὁvἳὄὀἷΝὀἷὅὅὉὀὁ”

(9b) Od. 19.380


’Ν π Ν Νφ Ν αΝ Ν έ α
“mἳΝὀἷὅὅὉὀὁ,ΝὈiΝἶiἵὁ,ΝἵὁὅìΝὅὁmiἹliἳὀὈἷΝἳΝvἷἶἷὄὅi”

In tutti gli questo versi l’alternanza tra attivo e medio pare semanticamente
irrilevante ἷΝl’ὉὅὁΝἶiΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝὀὁὀΝὨΝἹiὉὅὈiἸiἵἳἴilἷΝiὀΝἴἳὅἷΝἳllἷΝὈipὁlὁἹiἷΝἶiΝmἷἶiὁΝἶiΝ
cui disponiamo.
Un ulteriore indizio della artificiosità del medio si evince anche dal fatto che questo
ricorre sempre in contesti metrici in cui la forma attiva corrispondente sarebbe
inutilizzabile, mentre non vale il contrario: ὀἷll’Ὁὀiἵὁ passaggio in cui il medio sarebbe
metricamente possibile, cioè Od. 17.510-511 (compl. ogg. υ α), ὈὄὁviἳmὁΝl’ἳὈὈivὁ.

(10a) Il. 10.436


α υ Ν ππ υ Ν υΝ
“hὁΝviὅὈὁΝiΝὅὉὁiΝἵἳvἳlli,Νἴἷlliὅὅimi,ΝἹὄἳὀἶi”
cfr. Il. 5.183, 8.350, 10.550, 17.441, 23.386, 23.462-463

(10b) Il. 23.448-449


ῖ Ν ’Ν Ν Ν α Ν
ππ υ ·Ν π Ν Νπ
“ἙὀὈἳὀὈὁΝἹliΝArgivi seduti in cerchio osservavano || i cavalli, che per la pianura
vὁlἳvἳὀὁΝἳlὐἳὀἶὁΝlἳΝpὁlvἷὄἷ”
cfr. Il. 23.495-496 ’Ν ῖ Ν Ν Ν α Ν α || ππ υ ·Ν ’Ν
α π π

(Xa) Hdt. 4.9.2


α α α α αΝ π α Ν ,Ν υΝ ππ υ Νπ α α
“ἕὉἳὄἶἳὀἶὁlἳΝ piἷὀἳΝ ἶiΝ mἷὄἳviἹliἳ,Ν lἷΝ ἵhiἷὅἷΝ ὅἷΝ ἳvἷὅὅἷΝ viὅὈὁΝ ἶἳΝ ὃὉἳlἵhἷΝ pἳὄὈἷΝ
vἳἹἳὄἷΝἶἷllἷΝἵἳvἳllἷ”
cfr. Hdt. 4.122.2

I medi omerici Ν (10b)Ν ἷΝ α Ν (Il. 23.495) sono inaffidabili: il


ὅἷἵὁὀἶὁ,ΝἵhἷΝὅἳὄἷἴἴἷΝiὀΝὈἷὁὄiἳΝὄimpiἳὐὐἳἴilἷΝἵὁὀΝ* α ,ΝpὉάΝἴἷὀiὅὅimὁΝἷὅὅἷὄἷΝὅὈἳὈὁΝ
modellato sul primo, tanto più che tutte le forme medie di ὺ,Ν Ν(7x) ricorrono
nella stessa posizione metrica di Ν(1ίἴ)ΝἷΝ α Ν(Il. 23.495), cioè dopo
la dieresi bucolica. Queste rappresentano una minoranza – 7 medi su 53 voci – e WITTE
1913: col. 2232, WITTE 1972: 35 ha dimostrato in maniera assolutamente convincente
che sono il prodotto della tendenza a coniugare il verbo nella medesima posizione

173
metrica, appunto dopo la dieresi bucolica ἶὁvἷΝl’ἳὈὈivὁΝὄiἵὁὄὄἷΝἴἷὀΝ27x su 46 ricorrenze
complessive.
Se a questo aggiungiamo la testimonianza erodotea (Xa) non possono esserci dubbi:
Ν(1ἀἴ) ἷΝ α Ν(Il. 23.495) sono medi nichtsprachwirklich.

(11a) Od. 9.295


αΝ ’Ν · α Ν ’Ν Ν υ
“vἷἶἷὀἶὁΝἵὁὅἷΝὈἷὄὄiἴiliἈΝἵiΝὅἷὀὈivἳmὁΝimpὁὈἷὀὈi”
cfr. Il. 5.872, 8.453, 14.13, 17.179 (= Od. 22.233), Od. 10.147, 15.505, 16.144, 19.514,
22.408

(11b) Il. 3.130


’Ν ,Ν φαΝφ ,Ν αΝ αΝ αΝ α
“ἨiἷὀiΝὃὉἳ,ΝἵἳὄἳΝὅpὁὅἳ,ΝἳΝvἷἶἷὄἷΝlἷΝἳὐiὁὀἷΝἳmmiὄἳὀἶἷ”

(11c) Od. ἆέἁίἅΝ ’,Ν αΝ αΝ α α Ν π


(11d) Hes. fr. 302.20 Merkelbach-West α ’Ν ῴα απ

(XIa) Hdt. 3.157.4


α Ν Ν α υ Νπ Ν πυ Ν Ν Ν α Ν
α
“ἨiὅὈἳΝὃὉἷὅὈἳΝὅἷἵὁὀἶἳΝimpὄἷὅἳ,ΝὈὉὈὈiΝiΝἐἳἴilὁὀἷὅiΝἳvἷvἳὀὁΝὅἷmpὄἷΝὅὉllἳΝἴὁἵἵἳΝilΝ
ὀὁmἷΝἶiΝZὁpiὄὁΝpἷὄΝὈἷὅὅἷὄὀἷΝἹliΝἷlὁἹi”

In questa seconda collocazione con (11) αΝ il medio non è semanticamente


inquadrabile in uno dei tipi a nostra disposizione. Perciò è lecito supporre che in (11b),
(11c), (11d) ricorrano forme metricamente condizionate,ΝὈἳὀὈὁΝpiὶΝἵhἷΝἓὄὁἶὁὈὁΝhἳΝl’ἳὈὈέΝ
(XIa) in questa collocazione.
Infatti i due soli medi che potrebbero alternare con la forma attiva corrispondente –
α Ν (ἀἴ)Ν ἵὁὀΝ * αΝ ἷΝ Ν ἵὁὀΝ Ν (Il. 4.249) – possono trovare una
giustificazione nella tendenza generale propria del congiuntivo aoristo di Ν ἳἶΝ
essere medio e non attivo (vd. supra): nei casi specifici che stiamo esaminando, dove il
verbo ricorre alla 2 pers. sg. e alla 2 pers pl., le proporzioni sono 1x att. ῃ ΝvὅέΝ1ίxΝ
med. α ,ΝἅxΝmed. ῃ e 1x att. ’( )ΝvὅέΝἂxΝmed. έ

(12a) Od. 16.351


π Νπ Ν ’,Ν ’Ν ’Ν φ Ν α
“ἠὁὀΝὈὉὈὈὁΝἷὄἳΝἶἷὈὈὁ,ΝἵhἷΝχὀἸiὀὁmὁΝ[…]Ν||ΝviἶἷΝlἳΝὀἳvἷ”
cfr. Il. 8.52 (= 11.82), 10.14, Od. 16.356-357, HH. 3.154-155

(12b) Od. 16.472


α , α α α
“miΝὈὄὁvἳvὁΝὈὁὄὀἳὀἶὁ,ΝἷΝὉὀ’ἳἹilἷΝὀἳvἷΝhὁΝviὅὈὁΝὄiἷὀὈὄἳὄἷ”

174
(XIIa) Hdt. 8.92.2
Ν ῖ Ν αΝ Ν Ν
“ἢὁliἵὄiὈὁ,ΝἳppἷὀἳΝὅἵὁὄὅἷΝlἳΝὀἳvἷΝἳὈἷὀiἷὅἷ”
cfr. Hdt. 3.13.2, 7.147.2, 8.4.1, 8.10.1, 9.98.2

Nessuna sfumatura semantica propria del medio è percepibile in Ν(13b), che è


peraltro metricamente insostituibile.
Per di più Erodoto nei passi paralleli (XIIIa), Hdt. 3.13.2, 7.147.2, 8.4.1, 8.10.1,
9.98.2 ὉὅἳΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁἈ (13b) è quindi verosimilmente un medio metricamente
condizionato.

(13a) Il. 16.188


α Νπ φ Ν α υΝ α
“lὁΝἸἷἵἷΝὉὅἵiὄἷΝἳllἳΝlὉἵἷΝἷΝviἶἷΝiΝὄἳἹἹiΝἶἷlΝὅὁlἷ”
cfr. Il. 8.76, 18.61 (= 18.442), 24.558, Od. 4.540 (= 10.498), 4.833 (= 14.44, 20.207),
HH. 3.71, 5.256, Hes. Th. 569, fr. 58.12 Merkelbach-West

(13b) Hes. Th. 450-451


υ φ , ’Ν
φ α ῖ φ Νπ υ Ν Ν
“ἓἶΝilΝἑὄὁὀiἶἷΝὅὈἳἴilìΝἵhἷΝἷllἳΝἸὁὅὅἷΝlἳΝὀὉὈὄiἵἷΝἶiΝὃὉἷiΝἹiὁvἳὀi,ΝἵhἷΝἶὁpὁΝἶiΝlἷiΝ
videro ἵὁὀΝἹliΝὁἵἵhiΝlἳΝlὉἵἷΝἶἷll’ὁὀὀivἷἹἹἷὀὈἷΝχὉὄὁὄἳ”

(XIIIa) Hdt. 2.132.3


φα Ν α Ν αΝ πα Ν υ υΝ π υ α Ν Ν
αυ πα Ν Ν Ν Ν α ῖ
“ὀἳὄὄἳὀὁΝ iὀἸἳὈὈiΝ ἵhἷΝ lἳΝ ἸiἹliἳΝ ἶiΝ Ἕiἵἷὄiὀὁ,Ν iὀΝ pὉὀὈὁΝ ἶiΝ mὁὄὈἷ,Ν ἳἴἴiἳΝ pὄἷἹἳὈὁΝ il
pἳἶὄἷΝἶiΝpὁὈἷὄΝvἷἶἷὄἷΝilΝὅὁlἷΝὉὀἳΝvὁlὈἳΝl’ἳὀὀὁ”

(XIIIb) Hdt. 7.54.1


αῃ Ν Ν Ν Ν α α
“Ἔ’iὀἶὁmἳὀiΝἳὈὈἷὅἷὄὁΝilΝὅὁlἷ,ΝἵhἷΝvὁlἷvἳὀὁΝvἷἶἷὄἷΝὅὁὄἹἷὄἷ”

Ν (1ἁἴ)Ν ὀὁὀΝ ὅiΝ ἶiὅὈiὀἹὉἷ semanticamente in maniera chiara dagli esempi col
vἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁΝ(1ἂx)Νed è spiegabile come metricamente condizionato a causa della ua
insostituibilità metrica con la forma attiva corrispondente.
In Erodoto, invece, la differenza tra α ῖ Ν(XἙἨa) e α Ν(XIVb) si percepisce
chiaramente: nel primo caso si tratta semplicemente di vedere il sole, ma nel secondo
l’ἷὅpὄἷὅὅiὁὀἷ Ν Ν Ν α rimarca nettamente che il soggetto è
iὀἶiviἶὉἳὈὁΝ ἵὁmἷΝ ἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷ e giustifica il medio riflessivo indiretto
α (XIVb).

175
Poiché però in Omero manca una simile giustificazione contestuale, è più prudente –
come si è fatto – considerare Ν(13b) una Augenblickform.

(14a) Od. 13.197


’Ν α α Ν α Ν ’Ν πα αΝ αῖα Ν
“ἐἳlὐάΝiὀΝpiἷἶiΝἷΝlὡΝἸἷὄmὁΝἹὉἳὄἶἳvἳΝlἳΝpἳὈὄiἳ”
cfr. Od. 4.523, 5.392, 15.484

(14b.1) Od. 5.358-359


’Ν π Νπ ’,Ν π Ν φ α ῖ Ν
αῖα Ν Ν , Ν Νφ Νφ Ν α
“ἠὁὀΝὁἴἴἷἶiὄά,ΝὈὄὁppὁΝlὁὀὈἳὀἳΝἵὁὀΝἹliΝὁἵἵhiΝ||ΝhὁΝviὅὈὁΝlἳΝὈἷὄὄἳ,ΝἶὁvἷΝἶiἵἷvἳΝἵhἷΝ
ἳvὄάΝlἳΝὅἳlvἷὐὐἳ”Ν

(14b.2) Od. 5.408


,Ν π αῖα Ν π αΝ Ν α
“ἡhimὨ,ΝlἳΝὈἷὄὄἳΝiὀὅpἷὄἳὈἳΝm’hἳΝἶἳὈὁΝἶiΝὅἵὁὄἹἷὄἷ”

(14c) Il. 1ἁέἂΝ φ Ν φ’Ν ππ π ΝΘ ῃ Ν α αα


(14d) Od. ηέἂἁλΝ Νπα ,Ν Ν αῖα Ν ,Ν π υΝ φ

(XIVb) Hdt. 4.179.2


α ,Ν π α α α α , π α ῖ α
π φ π ,π Ν α α ,Ν Ν ῖ Ν Ν αΝ
Ν Ν
“ἝἳΝ ὃὉἳὀἶὁ,Ν ὀἷlΝ ἵὁὄὅὁΝ ἶἷllἳΝ ὀἳviἹἳὐiὁὀἷ,Ν ἸὉΝ ἳll’ἳlὈἷὐὐἳΝ ἶἷlΝ ἵἳpὁΝ Ἕalea, lo
sorprese il vento del nord e lo trascinò verso la Libia: e prima di avvistare la
terraferma, si trovò tra le secche del lago TriὈὁὀiἶἷ”

Nἷll’ὉὀiἵὁΝ pἳὅὅἳἹἹiὁΝ pἳὄἳἹὁὀἳἴilἷΝ ἳΝ ὃὉἷlliΝ ὁmἷὄiἵi Erodoto ha il medio riflessivo


iὀἶiὄἷὈὈὁΝ α α Ν(XIVb): Giasone avvista la terraferma e vuole portarsi in salvo su
di essa.
In Omero questo tipo di interpretazione funziona perfettamente per Ν(14b.1) e
α Ν(14b.2) – dove anche il contesto evidenzia che la terra in questione è quella che
il soggetto individua come luogo di salvezza per se stesso –, ma non per α Ν
(14c), e Ν (14d), metricamente insostituibili e indifendibili come medi reali
secondo le categorie a nostra disposizione: di conseguenza si tratta verosimilmente di
due Augenblickformen.

(15a) Od. 17.487


π Ν Ν Ν α Ν φ
“pἷὄΝvἷἶἷὄἷΝiΝὅὁpὄὉὅiΝὁΝiΝὄἷὈὈiΝἵὁὅὈὉmiΝἶἷἹliΝὉὁmiὀi”

176
(15b) Il. 1.203
αΝ Ν ῃ α Ν α ἉΝ
“ἸὁὄὅἷΝἳΝvἷἶἷὄΝlἳΝviὁlἷὀὐἳΝἶ’χἹἳmἷὀὀὁὀἷΝχὈὄiἶἷς”

(XVa) Hdt. 3.80.2


Ν Ν Ν α Ν , π’Ν Ν π ,Ν α Ν α Ν
υΝ
“χvἷὈἷΝ viὅὈὁΝ ἸiὀὁΝ ἳΝ ἵhἷΝ pὉὀὈὁΝ ὨΝ ἹiὉὀὈἳΝ l’ἳὄὄὁἹἳὀὐἳΝ ἶiΝ ἑἳmἴiὅἷΝ ἷΝ ἳvἷὈἷΝ
ὅpἷὄimἷὀὈἳὈὁΝἳὀἵhἷΝὃὉἷllἳΝἶἷlΝἝἳἹὁ”

Il cong. aor2. med. ῃ (16b) si trova indebolito dal fatto che in generale il
ἵὁὀἹiὉὀὈivὁΝ ἳὁὄiὅὈὁΝ mἷἶiὁΝ ὨΝ ἴἷὀΝ piὶΝ ἸὄἷὃὉἷὀὈἷΝ ἶἷll’ἳὈὈivὁ (vd. supra). Questo può
spiegare perché, in un luogo del verso che avrebbe potuto accogliere comodamente
ἳὀἵhἷΝl’ἳὈὈέ ῃ (Od. 15.76)219, troviamo ῃ (7x in Hom.).
χΝὃὉἷὅὈὁΝὅiΝἳἹἹiὉὀἹἳΝl’iὀἵὁὀὅiὅὈἷὀὐἳΝἶiΝ ῃ (15b), che non è giustificabile secondo le
tipologie di medio a nostra disposizione, e la testimonianza erodotea con l’ἳὈὈέ
(XVa).
A conti fatti sembra perciò che la forma sia stata modellata analogicamente sulle
altre forme di congiuntivo aoristo medio piuttosto che indotta dal contesto.

(16a) Il. 24.633


α Ν π π α Ν Ν υΝ
“ὃὉἳὀἶὁΝὅiΝἸὉὄὁὀὁΝὅἳὐiἳὈiΝἶiΝἹὉἳὄἶἳὄὅiΝl’ὉὀΝl’ἳlὈὄὁ”
cfr. Od. 1ίέἂηἁΝ ’Ν π υΝ φ α Ν ’Ν α, Od. 20.373 Ν
’Ν αΝπ Ν Ν υΝ

(16b) Il. 24.484


α Ν α ,Ν Ν υΝ
“ἷΝἳὀἵhἷΝἹliΝἳlὈὄiΝὅὈὉpiὄὁὀὁΝἷΝὅiΝἹὉἳὄἶἳὄὁὀὁΝiὀΝἸἳἵἵiἳ”
cfr. Od. 18.320 Ν φα ’,Να ’Ν α α , Ν αΝ

ἙὀΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷ, infine, l’ἳὈὈivὁ ὨΝ lἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ἵὁὄὄἷὈὈἳἈΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ pὄὁὀέΝ
υ , -α garantisce che l’ἷὅpὄἷὅὅiὁὀἷΝ hἳΝ vἳlὁὄἷΝ ὄἷciproco, caso in cui in greco
ricorre o un verbo medio reciproco oppure un verbo attivo unito proprio a υ , la
220
cooccorrenza dei due essendo esclusa .
Il med. Ν (18b) è quindi metricamente indotto e sostituisce l’ἳὈὈέ (22x in
Hom.) inutilizzabile in questo contesto metrico.

219
Che esiste comunque come variante testuale, vd. ELLENDT 1861: 16, WITTE 1927: 75.
220
Vd. ALLAN 2003: 85, 87.

177
Siamo alle conclusione finali a proposito di ΝἈἈ , le quali ci dicono che la
maggioranza dei medi epici analizzati, ben 23 su 30, è il risultato della pressione
esercitata dal metro. I restanti 7 medi si spiegano come:
1. affettivi di proprietà (5x) in (3b.2), (3c), (4b), (4c), (5a-b);
2. riflessivi indiretti (2x) in (14b.1), (14b.2).

3.14 π

“ἵὁὀἸiἵἵἳὄἷ” oppone attivo transitivo / medio intransitivo o riflessivo


indiretto:
a. att. π [ἳ]Ν “ἵὁὀἸiἵἵἳὄἷ,Ν piἳὀὈἳὄἷΝ ἶἷὀὈὄὁ”Ν ἳὅὅέΝ (Il. 13.570) | + acc. (Od.
11.129, Pind. Nem. 7.26) “ἵὁὀὀἷὈὈἷὄἷ,ΝἵὁὅὈὄὉiὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.664);
b. med. π α [a] intrans. “ἷὅὅἷὄἷΝ ἵὁὀἸiἵἵἳὈὁ,Ν piἳὀὈἳὈὁ”Ν (Il. 8.298) [b] rifl.
indir. “ἵὁὀἸiἵἵἳὄἷ,Ν piἳὀὈἳὄἷ per sé”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (ἘἶὈέΝ ἄέ1ἀέἂ)Ν [c]Ν “ἵὁὀὀἷὈὈἷὄἷ,Ν
ἵὁὅὈὄὉiὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἘἷὅέΝOp. 809, Hdt. 5.83.1).
I. In Omero il verbo conta 41 attestazioni (semplice e composto con α αὺ,Ν α α°,
υ ὺ)Νcon 3 forme medie (gli aor. in - - π ,Νπ Ν(9x) e in - - π (Il. 8.298)
221
sono sinonimi tra loro e semanticamente medi) . In Omero la distribuzione diatetica
tra att. π e med. π ῠ α non dà alcun problema, ma da Esiodo ricaviamo un
unico esempio di medio transitivo π υ α (Hes. Op. 809, metricamente
insostituibile),ΝἵhἷΝἵὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝὉὀ’ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶἷlΝpἳὄἳἶiἹmἳΝἷpiἵὁέ
II. Erodoto adopera il verbo 13x (semplice e composto ἵὁὀΝ α αὺΝἷΝπα αὺ)Νsecondo
la medesima ripartizione ditetica. Il med. π ῠ α si incontra 5x, 3x è intransitivo e 2x
transitivo (Hdt. 5.83.1 infra, 6.12.4 α Νπ med. rifl. indir.).
Analizziamo ora Hes. Op. 809 in cui π ricorre al medio con (1) α . Nella
medesima collocazione troviamo ilΝvἷὄἴὁΝἳll’ἳὈὈivὁΝattivo in un passo iliadico al medio
in uno erodoteo.

(1a) Il. 2.664


α αΝ α Ν π ,Νπ Ν ’Ν Ν α Ν α
“ἓΝpὄἷὅὈὁΝἵὁὅὈὄὉìΝὀἳvi,ΝἷΝὄἳἵἵὁlὈὁΝὉὀΝἷὅἷὄἵiὈὁΝἹὄἳὀἶἷ”

(1b) Hes. Op. 809


Ν ’Ν α Ν α Νπ υ α α Ν
“ἓΝὀἷlΝὃὉἳὄὈὁΝἹiὁὄὀὁΝἵὁmiὀἵiἳΝἳΝἵὁὅὈὄὉiὄἷΝlἷΝἷὅiliΝὀἳvi”

(Ib) Hdt. 5.83.1


π Ν α Ν Νπ
“mἳΝiὀΝὅἷἹὉiὈὁΝὅiΝἵὁὅὈὄὉiὄὁὀὁΝἶἷllἷΝὀἳvi”

221
Vd. TRONCI 2005: 132-133, 135-136.

178
Gli esempi raccolti, e in particolare il passaggio delle Storie (Ib), testimoniano che il
medio è qui riflessivo indiretto: il costruttore delle navi è inquadrato come colui che poi
ne farà uso, quindi come beneficiario finale.
Questo significa che l’ἳὈὈέΝ π (1a) svolge il ruolo di variante non marcata favorita
dal metro oppure va inteso come causativo “ἸἷἵἷΝἵὁὅὈὄὉiὄἷ”.

3.15 π

Ν“Ἰἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. att. π [a] trans. “Ἰἳὄἷ,Ν Ἰἳἴἴὄiἵἳὄἷ,Ν ἵὁὅὈὄὉiὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 1.608, Hdt. 5.62.3)
[b] “ὄἷὀἶἷὄἷ”Ν +Ν ἶὁppiὁΝ ἳἵἵέΝ (Il. 12.30, Hdt. 7.156.2) [c] intrans. “ἳἹiὄἷ,Ν
ἵὁmpὁὄὈἳὄὅi”Ν+ΝἳvvέΝ(ἘἶὈέΝ1έ11ἀέἀ);
b. med. π α [a] “ἸἳὄἷΝ pἷὄΝ ὅὧ, Ἰἳἴἴὄiἵἳὄὅi,Ν ἵὁὅὈὄὉiὄὅi”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 5.735, Plat.
Rep. ἁἅίἵ)Ν [ἴ]Ν “ἵἳὉὅἳὄἷΝ ἳΝ ὅὧ,Ν pὄὁἵὉὄἳὄὅi”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 2.126, Thuc. 1.5.1) [c]
“ἵὁmpiἷὄἷ,ΝἳὈὈὉἳὄἷ,ΝἷὅἷἹὉiὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. ἆέἀ,ΝἘἶὈέΝἀέ1ηἀέἀ)Ν[ἶ]Ν“ὄἷὀἶἷὄἷΝpἷὄΝὅὧ”Ν+Ν
doppio acc. (Od. 10.433, Hdt. 6.57.5).
I. In Omero il verbo è attestato 80x (1x ὺ), att. 58x e med. 22x, e il suo significato
ἵἷὀὈὄἳlἷΝ ὨΝ ἳὀἵὁὄἳΝ “Ἰἳἴἴὄiἵἳὄἷ,Ν ἵὄἷἳὄἷ,Ν pὄὁἶὉὄὄἷ”222, perciò mἳὀἵἳΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷll’ἳὈὈivὁ
intransitivo223. La distribuzione diatetica è quella attesa, ma in quattro collocazioni
attivo e medio transitivo (5x, 2x metricamente sostituibile) si alternano senza una chiara
differenza semantica.
II. In Erodoto abbiamo 1242 attestazioni (π semplice e composto con ὺ,Ν ὺ,Ν
αὺ,Νπα αὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ)ἈΝl’ἳὈὈivὁΝὄiἵὁὄὄἷΝ748x, il medio 477x. La ripartizione
diatetica sopra descritta è perfettamente rispettata.
Gli esempi che seguono mostrano quattro collocazioni con attivo e medio – (1)
ῖ ,Ν (ἀ) ,Ν - ,Ν (ἁ) ,Ν - ,Ν (ἂ) Ν – ἷΝ l’ὁἴiἷὈὈivὁΝ ὨΝ vἷὄiἸiἵἳὄἷΝ ὅἷΝ
l’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝpὉάΝἷὅὅἷὄἷΝὄiἵὁὀἶὁὈὈἳΝἳllὁΝὅἵhἷmἳΝἹἷὀἷὄἳlἷ att. π Ν“Ἰἳὄἷ”Νή med.
π α Ν“ἸἳὄἷΝpἷὄΝὅὧ”έ

(1a) Il. 20.144-147


αφ α α Ν υα α
ῖ Ν φ υ Ν α Ν ,
,Ν Ν Ν α αΝ Ν
π , φ αΝ Ν π π φυ Ν α
“ϊiἵἷὀἶὁΝ ἵὁὅì,Ν lἳΝ ἹὉiἶάΝ ilΝ ἶiὁΝ ἵhiὁmἳΝ ἳὐὐὉὄὄἳΝ || verso il bastione di terra
ἶ’ἓὄἳἵlἷΝ ἶiviὀὁ, || eccelso, che fecero i Teucri e Pallade Atena, || perché si
ὅἳlvἳὅὅἷΝἶἳlΝmὁὅὈὄὁΝmἳὄiὀὁ,ΝἸὉἹἹἷὀἶὁΝiὀἶiἷὈὄὁ”
cfr. Hes. fr. 235.4-5 Merkelbach-West

222
Vd. COCK 1981: 23.
223
Vd. COCK 1981: 46.

179
(1b) Il. 12.4-5
φ Ν Ν Ν α α α ῖ π
, π α π […]
“resistere molto il fossato dei Danai e il muro ampio sopra, || che avevano fatto
ἳΝpὄὁὈἷἹἹἷὄΝlἷΝὀἳvi”

(Ib.1) Hdt. 9.15.3


Ν Ν ῖ Ν Ν π , ’Ν Ν π αΝ α υ Ν ῃ
π Ν α
“il muro che eresse non era però così lungo, ma misurava soltanto una decina di
ὅὈἳἶiΝpἷὄΝlἳὈὁ”

(Ib.2) Hdt. 9.65.1


Ν α α Ν α ,Ν Ν π Ν π Ν α α ,Ν φ υ Ν
αΝ Ν Ν α π Ν υ Ν α Ν ῖ Ν Ν
π α Ν ῃ Θ α
“χΝ ἢlἳὈἷἳΝ iΝ ἢἷὄὅiἳὀi,Ν ὃὉἳὀἶὁΝ ἸὉὄὁὀὁΝ mἷὅὅi in rotta dagli Spartani, fuggirono
disordinatamente verso il proprio accampamento e verso il muro di legno che
ἳvἷvἳὀὁΝἵὁὅὈὄὉiὈὁΝὀἷlΝὈἷὄὄiὈὁὄiὁΝἶiΝἦἷἴἷ”

ἕliΝ ἷὅἷmpiΝ ὄipὁὄὈἳὈiΝ ὀὁὀΝ lἳὅἵiἳὀὁΝ ἳἶiὈὁΝ ἳΝ ἶὉἴἴiἈΝ ὅἷὀὐἳΝ ἳlἵὉὀἳΝ ἷἵἵἷὐiὁὀἷΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ
regolarmente usato quando il beneficiario del muro è diverso dal suo costruttore – vd.
(1a), Hes. fr. 235.4-5 Merkelbach-West – mentre il medio riflessivo indiretto è
adoperato quando benificiario e costruttore coincidono, cioè in (1b) gli Achei, in (Ib.1)
Mardonio e in (Ib.2) i Persiani.

(2a) Od. 6.10


α Νπ Ν α α ’Ν α
“ἷΝἸἷἵἷΝὈἷmpliΝἳiΝὀὉmiΝἷΝἶiviὅἷΝlἷΝὈἷὄὄἷ”
cfr. HH. 2.297-298

(2b.1) HH. 3.269


Ν ῃπ α π πυ α ῖ Ν
“ἵὁὅὈὄὉiὅἵiΝilΝὈἷmpiὁΝἳΝἑὄiὅἳ,ΝiὀΝὉὀΝἳὀἸὄἳὈὈὁΝἶἷlΝἢἳὄὀἳὅὁ”

(2b.2) HH. 3.285-286


[…]Ν αΝ α Ν α ΝΦ ῖ Ν π
Νπ α α π α π Ν
“ἣὉiΝilΝἶiὁΝἔἷἴὁΝχpὁllὁΝἶἷἵiὅἷΝ|| ἶiΝἵὁὅὈὄὉiὄἷΝὉὀΝὈἷmpiὁΝἹὄἳὐiὁὅὁ,ΝἷΝἶiὅὅἷΝἵὁὅì”

180
(IIa) Hdt. 5.62.3
α α α ,
α πα α υ , α α υ υ φ
π υ υπ έ , α υΝ π Να π α
“ἢὁiἵhὧΝ ἷὄἳὀὁΝ ἴἷὀΝ pὄὁvviὅὈiΝ ἶiΝ ἶἷὀἳὄὁΝ ἷΝ ἹὁἶἷvἳὀὁΝ ἶiΝ ἹὄἳὀἶἷΝ pὄἷὅὈiἹiὁΝ ἸiὀΝ ἶἳiΝ
tempi più remoti, edificarono un tempio ancora più bello di quanto fosse
previsto nel progetto: in particolare, benché si fosse stabilito di costruirlo in
ὈὉἸὁ,ΝὀἷΝἷὄἷὅὅἷὄὁΝlἳΝἸἳἵἵiἳὈἳΝiὀΝmἳὄmὁΝpἳὄiὁ”

Anche in questa seconda collocazione con (2) ,Ν - Ν l’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝ ὨΝ


cristallina: il medio è usato a proposito nei due soli casi in cui il costruttore del tempio è
anche il suo beneficiario, cioè il dio Apollo in (2b.1), (2b.2).
ἥiΝ ὀὁὈiΝ iὀΝ pἳὄὈiἵὁlἳὄἷΝ ἵhἷΝ l’impvέΝ mἷἶέΝ π α Ν (ἀἴ)Ν ὨΝ ὅὈἳὈὁΝ ὅἵiἷὀὈἷmἷὀὈἷΝ preferito
ἳll’ἳὈὈέ π Ν(Il. 17.646), metricamente equivalente.
In tutti gli altri casi – (2a), HH. 2.297-298, (IIa) – i costruttori sono i devoti al dio,
perciò il medio non è richiesto.

(3a) HH. 2.297-298


’Ν Νπ αΝ Ν
π α α Ν π π Ν
“ἷΝἵὁmἳὀἶάΝἶiΝἷὄiἹἷὄἷΝἳΝϊἷmἷὈὄἳΝἶἳiΝἴἷiΝἵἳpἷlliΝὉὀΝὄiἵἵὁΝ || tempio e un altare,
ὅὉllἳΝἵὁlliὀἳΝὅvἷὈὈἳὀὈἷ”
cfr. HH. 3.490, 3.508

(3b) HH. 3.384


α Νπ α ’ Ν Ν
“Costruì un altare nel bosco ricco di ἳlἴἷὄi”

(IIIb) Hdt. 1.132.1


Ν Νπ α Νπ Ν α α υ Ν Ν
“ἣὉἳὀἶὁΝ ὅiΝ ἳppὄἷὅὈἳὀὁΝ ἳΝ ἵὁmpiἷὄἷΝ ὉὀΝ ὅἳἵὄiἸiἵiὁ,Ν ὀὁὀΝ iὀὀἳlὐἳὀὁΝ ἳlὈἳὄi,Ν ὀὧΝ
ἳἵἵἷὀἶὁὀὁΝilΝἸὉὁἵὁ”

ἢἷὄΝ ὃὉἳὀὈὁΝ ὄiἹὉἳὄἶἳΝ l’ἷpiἵἳΝ lἳΝ ὅiὈὉἳὐiὁὀἷΝ ὨΝ iὀΝ ὈὉὈὈὁΝ ἷΝ pἷὄΝ ὈὉὈὈὁΝ sovrapponibile a
quanto appena visto nelle collocazioni con (1)Ν ῖ Ν ἷ (2) ,Ν - : il medio
π α ’( ) (3b) – pὄἷἸἷὄiὈὁΝἳll’ἳὈὈέΝπ Ν(Ἐὁmέ 2x, HH. 2.242) – ὅiΝὈὄὁvἳΝὀἷll’ὉὀiἵὁΝ
lὉὁἹὁΝiὀΝἵὉiΝilΝἵὁὅὈὄὉὈὈὁὄἷΝἶἷll’ἳlὈἳὄἷΝἷΝilΝὅὉὁΝἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝἸiὀἳlἷΝὅὁὀὁΝlἳΝὅὈἷὅὅἳΝpἷὄὅὁὀἳ,Ν
ovverosia Apollo, in tutti gli altri casi ricorre l’ἳὈὈivὁ.
Il passo erodoteo (IIIb), invece, presenta un medio inaspettato: essendo i Persiani i
ἵὁὅὈὄὉὈὈὁὄiΝ ἶἷἹliΝ ἳlὈἳὄiΝ ἶἷἶiἵἳὈiΝ ἳἹliΝ ἶὨiΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὅἳὄἷἴἴἷΝ piὶΝ ἵὁἷὄἷὀὈἷΝ ἵὁὀΝ ὃὉἳὀὈὁΝ viὅὈὁΝ
finora. Non dimentichiamo che in (IIa) figura π Ν Ν ἳll’ἳὈὈivὁ, sintagma
estremamente simile a Νπ α (IIIb).

181
Non resta che interpretare questo med. π α Ν(IIIb)ΝὉὀΝpὁ’ΝἶivἷὄὅἳmἷὀὈἷΝὄiὅpἷὈὈὁΝ
ἳΝπ α ’( )Ν(ἁἴ): mentre ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝindica l’iἶἷὀὈiὈὡΝὈὄἳΝilΝἵὁὅὈὄὉὈὈὁὄἷΝἶἷll’ἳlὈἳὄἷΝἷΝilΝ
suo beneficiario, Erodoto impiega π α (IIIa) pἷὄΝ iὀἶiἵἳὄἷΝ l’iἶἷὀὈiὈὡΝ Ὀὄa chi
ἵὁὅὈὄὉiὅἵἷΝl’ἳlὈἳὄἷΝἷΝἵhiΝlὁΝὉὈiliὐὐἷὄὡ, ovverosia solo il suo beneficiario più prossimo. Si
tratta in entrambi i casi di medi riflessivi indiretti, ma il loro focus è orientato in maniera
diversa: π α ’( )Ν(3b) ingloba con la sua desinenza media l’ὉὀiἵὁΝἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁ,ΝἵiὁὨΝ
Apollo che costruisce per sé il tempio, mentre π α Ν (ἙἙἙἴ) ingloba solo il
beneficiario primo, cioè i Persiani che costruiscono gli altari per poi utilizzarli in prima
persona, mentre il beneficiario secondo, cioè gli dei, che avrebbe potuto essere espresso
tramite un dativo di vantaggio224, è qui lasciato sottinteso.

(4a-b) Hes. Op. 707-708


α Νπ ῖ α αῖ ·Ν
Νπ ῃ ,Ν Ν Νπ Ν α Ν ῃ
“ἷΝὀὁὀΝὈὄἳὈὈἳὄἷΝὉὀΝἳmiἵὁ,ΝἵὁmἷΝὅἷΝἸὁὅὅἷΝὉὀΝfratello; però se lo fai, non recargli
ἶἳὀὀὁΝὈὉΝpἷὄΝpὄimὁ”

(IVa) Hdt. 4.36.2


α πῃ π
“ἷΝἶiὅἷἹὀἳὀὁΝl’χὅiἳΝἹὄἳὀἶἷΝὃὉἳὀὈὁΝl’ἓὉὄὁpἳ”
cfr. Hdt. 7.36.4

In (4a-b) attivo e medio si susseguono nella stessa costruzione a un verso di distanza


ma solo π ῃ è stato scientemente preferito al med. 2 pers. sg. *π ῃ,
metricamente equivalente.
Questa constatazione indebolisce la posizione del med. π ῖ α ed Erodoto (IVa)
conferma questa prima impressione testimoniando che la diatesi regolare in questo
ἵὁὀὈἷὅὈὁΝἶ’uso ὨΝl’ἳὈὈivὁ.
Ciononostante π ῖ α Ν (4a-b), al pari di tutti i medi di π incontrati finora è
giustificabile come medio riflessivo indiretto.
Dunque la lingua epica e la prosa ionica concordano nello stabilire una chiara e
sensibile opposizione ἳὈὈέΝπ Ν“Ἰἳὄἷ”Νή mἷἶέΝπ α Ν“ἸἳὄἷΝpἷὄΝὅὧ”,ΝlἳΝὃὉἳlἷΝὅiΝἳἵἵὁὄἶἳΝ
pienamente col prospetto iniziale mostrante la ripartizione diatetica del verbo.

3.16 π

π “Ὀiὄἳὄἷ” oppone attivo transitivo / medio affettivo di tangenza:


a. att. π [ἳ]Ν“Ὀiὄἳὄἷ,ΝἷὅὈὄἳὄὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 5.859, Hdt. 4.60.1);

224
Vd. COCK 1981: 52, ALLAN 2003: 115, i quali propongono due ulteriori esempi (rispettivamente Hdt.
ἄέ1ἀἄέἁΝἷΝἘἶὈέΝἀέ1ἅἆέ1)ΝiὀΝἵὉiΝὉἹὉἳlmἷὀὈἷΝilΝἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝpὄimὁΝὨΝἷὅpὄἷὅὅὁΝὈὄἳmiὈἷΝl’ὉὅὁΝἶἷllἷΝἶἷὅiὀἷὀὐἷΝ
medie e il beneficiario secondo da un dat. di vantaggio.

182
b. med. π α [ἳ]Ν“Ὀὄἳὄὄἷ,ΝὈiὄἳὄἷΝa sé”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 10.166, Hdt. 3.29.1).
ἙέΝἙὀΝἡmἷὄὁΝ π ΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝ18x (1x αὺ,ΝἀxΝ ὺ), att. 4x vs. med. 13x, e sempre
ἳll’ἳὁὄ1έΝ πα ( )α- dal momento che il presente corrispondente è 225
. La
distribuzione diatetica appena illustrata è rispettata, ma nἷll’Iliade si riscontrano alcuni
vἷὄὅiΝ iὀΝ ἵὉiΝ l’ἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ ἷὅὈὄἳὄὄἷΝ Ὁὀ’ἳὄmἳΝ ὨΝ ὄἷὅἳΝ iὀἶiἸἸἷὄἷὀὈἷmἷnte ἳll’ἳὈὈivὁΝ e al medio
(7x, 5x metricamente sostituibile).
II. In Erodoto il verbo (semplice e composto con αὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν α αὺ,Ν α αὺ),
ἵhἷΝὨΝἶivἷὀὈἳὈὁΝiὀἶipἷὀἶἷὀὈἷΝἷΝpὁὅὅiἷἶἷΝὉὀΝpὄὁpὄiὁΝpὄἷὅέΝ π , è impiegato 26x, att. 17x
vs. med. 7x. La distribuzione diatetica è la stessa presente in Omero.
Vediamo ora gli esempi in cui π , - α Ν ὄiἵὁὄὄἷΝ iὀΝ ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝ (1) con :
entrambe le diatesi sono usate alternativamente.

(1a) Il. 6.65


Ν Ν Ν Ν πα Ν
“mὁὀὈάΝἵὁlΝpiἷἶἷΝὅὉlΝpἷὈὈὁ,ΝὀἷΝὈὄἳὅὅἷΝl’ἳὅὈἳΝἶiΝἸἳἹἹiὁ”
cfr. Il. 5.859, 12.395, 13.178

(1b.1) Il. 7.255


’Ν πα α ’Ν α Ν ’Ν φ Ν
“ἥὈὄἳppἳὀἶὁΝiὀὅiἷmἷΝἷὀὈὄἳmἴiΝἵὁὀΝlἳΝmἳὀὁΝl’ἳὅὈἷΝlὉὀἹhἷ”

(1b.2) Il. 19.387


Ν ’Ν αΝ Νπα Ν π α ’ Ν
“ϊἳllἳΝἵὉὅὈὁἶiἳΝpἷὄΝὉlὈimὁΝὈὄἳὅὅἷΝl’ἳὅὈἳΝpἳὈἷὄὀἳ”

(1c) Il. 4.529-530 Ν Ν Ν Θ α ,Ν Ν ’Ν Ν Ν ||Ν π α ,Ν


α Ν φ Ν
(1d) Il. 5.620-621 α Ν Νπ Ν Ν υΝ Ν Ν|| π α ’· ’Ν ’Ν ’Ν
αΝ υ α Ν αΝ α , Il. 13.509-510 Ν ’Ν υ
|| π α ’· ’Ν ’Ν ’Ν αΝ υ α Ν αΝ α
(1e) Il. 11.239-240 ’Ν π α Ν Ν Ν ,Ν Ν ’Ν αΝ Ν|| π α · Ν ’Ν Ν
π ’Να α,Ν Ν υῖαΝ
(1f) Il. 13.574 φ αΝ π α ’ Ν

(Ib) Hdt. 3.128.5


υφ ,Ν Ν υ α Ν α α,Ν πα Ν αΝ υ Ν
πα αυ αΝ
“ἜἷΝἹὉἳὄἶiἷΝἶἷlΝἵὁὄpὁ,ΝἳppἷὀἳΝὉἶiὄὁὀὁΝὃὉὅὈἷΝὅpἳὄὁlἷ,Νsguainarono le spade e lo
ὉἵἵiὅἷὄὁΝimmἷἶiἳὈἳmἷὀὈἷ”
cfr. Hdt. 3.29.1, 3.77.3, 3.79.2, 3.118.2, 9.107.2

225
Sul sistema suppletivo piuttosto complesso formato da , ΝἷΝ π ΝvἶέΝGARCÍA RAMÓN 2004b:
141-142, GARCÍA RAMÓN 2007: 100-101, KÖLLIGAN 2007: 136-137.

183
Ἔ’ἷὅἷmpiὁΝἷὄὁἶὁὈἷὁΝ(Ib) insieme a tutti gli altri passaggi citati delle Storie offre un
parallelo perfetto solo per (1b.2) poiché conferma che quando π significa
“ὅἹὉἳiὀἳὄἷΝ(Ὁὀ’ἳὄmἳ)”ΝὨΝὄἷἹὁlarmente medio affettivo ἶiΝὈἳὀἹἷὀὐἳΝ(“ἷὅὈὄἳὄὄἷΝa sé”)έ
Negli altri luoghi, tutti contestualmente identici – l’ἷὄὁἷΝὈὄἳἷΝlἳΝlἳὀἵiἳΝἶἳlΝἵὁὄpὁΝἶἷlΝ
nemico trafitto –, la dicotomia tra attivo e medio è ineliminabile dal momento che, in
contesti metrici che permetterebbero di scegliere tra le due diatesi, troviamo sia l’ἳὈὈέ
π ,Ν πα in Il. 5.859, 12.395, 13.178 sia il med. (°) π ( )α ’( ) in (1d), (1e),
226
(1f), (1g) .
Questo significa che Omero ha libertà di scelta e che, a seconda della sua volontà di
conferire o meno una sfumatura di affettività, decide se utilizzare il medio (marcato) o
l’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ).
Si noti infine che in tutti i passi epici esaminati tranne (1b.2) π α Ν potrebbe
contemporaneamente essere interpretato anche come medio affettivo di proprietà227 (cfr.
§ 2.18 ,Ν ).

3.17 π

π Ν “iὀἸὉὄiἳὄἷ” presenta una distribuzione attivo intransitivo / medio


intransitivo:
a. att. πέ “iὀἸὉὄiἳὄἷ,Νimpἷὄvἷὄὅἳὄἷ”Ν(Od. 3.283);
b. med. πέ α [ἳ]Ν “ἳἸἸὄἷὈὈἳὄὅi,Ν ὅlἳὀἵiἳὄὅi,Ν pὄἷἵipiὈἳὄὅi”Ν +Ν iὀἸέΝ (Il. 19.317) | +
dat. (Od. 1ἁέἀἀ)Ν[ἴ]ΝἷὅὈέΝ“ἳἹiὈἳὄὅi,Νἳἶiὄἳὄὅi”Ν(ἘἶὈέΝ1έἁἀέ1)έ
I. Nel nostro corpus epico π Ν gode di sole 15 attestazioni complessive, 6
ἳll’ἳὈὈivὁΝ (3x π °), 9 al medio (4x metricamente sostituibile). La differenza tra le due
diatesi è apparentemente impercettibile228.
II. In Erodoto il verbo è altrattanto raro: è documentato solo 4x, 2 al medio (Hdt.
3.72.1 π , Hdt. 5.33.3 π ) ἷΝ ἀΝ ἳll’ἳὁὄέΝ iὀΝ - - (ὺ) π -, che
semanticamente è medio e funziona perciò come unico aoristo del verbo.
ἙΝ ἶἳὈiΝ ἷὄὁἶὁὈἷiΝ ἵὁὀἸὁὄὈἳὀὁΝ l’ipὁὈἷὅiΝ ἵhἷΝ ilΝ vἷὄἴὁΝ ὅiἳΝ ὅὁlὁΝ mἷἶiὁΝ iὀΝ Ἱὄἷἵὁ,Ν ilΝ ἵhἷΝ
implicherebbe che le 6 forme attive epiche sono artificiali e/o imposte dal metro.
Esaminiamo le occorrenze di π ή -.

(1a) Od. 3.283


αΝ υ α ,Ν π Ν πέ αΝ
“ἳΝἹὉiἶἳὄΝlἳΝὀἳvἷ,ΝὃὉἳὀἶὁΝὅ’ἳvvἷὀὈἳὀὁΝiΝὈὉὄἴiὀi”
cfr. Il. 13.334 πέ α , Od. 5.304 π π υ ’Ν α ,ΝHH. 33.7 Ν Ν
πέ αΝ

226
Vd. CHANTRAINE 1927b: 155, 159.
227
Vd. BAKKER 1994: 35.
228
Vd. BRUGMANN 19003: 460.

184
(1b) Il. 19.317
α αΝ α α ,Ν π Ν π α ’ α
“pὄὁὀὈὁΝἷΝὄἳpiἶὁ,ΝὃὉἳὀἶὁΝἹliΝχἵhἷiΝὅ’ἳἸἸἳὀὀἳvἳὀὁ”

(1c) Il. 11.110 π ’Ν π ῖ Ν αΝ αΝ α


(1d) Il. 23.870-871 π ’Ν αΝ Ν υ Ν || · Ν Ν
Νπ α ,Ν Ν υ
(1e) Il. 24.248 π έ ·Ν ’Νυ Ν Ν α
(1f) Il. 24.322 π ’Ν α Ν π Ν φ υΝ
(1g) Od. 9.100-101 α Ν Ν υΝ Ν αΝ α υ Ν || π υ Ν
π α Ν
(1h) Od. 13.22 π Ν αυ ,Ν π Ν π α ’ ῖ
(1i) Od. 13.113-115 ’Ν ’Ν α α Νπ Ν έΝ Ν π α || π π ,Ν
Ν ’Ν π υΝπ , || π · Ν Ν π Ν ’Ν
(1l) Od. 15.60-61 π αΝ αΝπ α α || α αΝφ Ν π
α ῖΝ ’Ν

(Ib.1) Hdt. 3.72.1


Νπ Ν α αΝ ,Ν π αΝ π α ῖ Ν
“ἡὈἳὀἷ,ΝvἷἶἷὀἶὁΝϊἳὄiὁΝἵὁὅìΝimpἳὐiἷὀὈἷ,Νὄiὅpὁὅἷ”

(Ib.2) Hdt. 5.33.3


υ Ν αΝ Ν π α Ν α Ν α πέ
α ῃ
“Megabate, appena ne fu informato, la prese molto male e si infuriò con
χὄiὅὈἳἹὁὄἳ”

ἢὄὁἵἷἶiἳmὁΝἳὀὐiὈὉὈὈὁΝἵὁὀΝl’ἳὀἳliὅiΝἶἷlΝvἷὄἴὁΝὅἷmplice e poi con quella del composto


π π .
Per ὃὉἳὀὈὁΝὄiἹὉἳὄἶἳΝilΝὅἷmpliἵἷΝ π notiamo un dato importante: la ripartizione
tra forme attive e medie – ivi comprese quelle tratte dalle Storie – ricopre quasi
perfettamente quella tra soggetti non umani e soggetti umani.
ἑ’ὨΝ Ὁὀ’ὉὀiἵἳΝ ἷἵἵἷὐiὁὀἷ,Ν ἷΝ ἵiὁὨΝ ilΝ pἳὄὈiἵipiὁΝ π Ν (1i) riferito a α Ν e
metricamente insostituibile.
ἣὉἷὅὈἳΝἵὁὀὅὈἳὈἳὐiὁὀἷΝἳὅὅὉmἷΝὉὀ’impὁὄὈἳὀὐἳΝἶἷἵiὅivἳΝὅἷΝὅiΝὀὁὈἳΝlἳΝἶiὅὈὄiἴὉὐiὁὀe delle
due forme di ottativo metricamente equivalenti att. π Ν(1a), med. π α ’( )Ν
(1b), (1h) ricorrenti in tre formule molto simili: π Ν π Ν α Ν (1a), π Ν
π α ’Ν α (1b), π Ν π α ’Ν ῖ Ν (1h)έΝ Ἔ’ἳὈὈέΝ π Ν (1a) ricorre
solo con soggetto non umano, ilΝmἷἶέΝ π α ’( )Ν(1c), (1h) con soggetto umano.
Inoltre negli altri tre luoghi in cui la scelta tra attivo e medio sarebbe metricamente
ininfluente, questa si uniforma al criterio esposto: in Il. 13.334, HH. 33.7 al soggetto
α “ὈὉὄἴiὀi”Ν ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷΝ ὉὀΝ pὄἷἶiἵἳὈὁΝ vἷὄἴἳlἷΝ ἶiΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ἳὈὈivἳΝ π ,
nonostante la forma media corrispondente * π α Ν sarebbe stata in teoria

185
adoperabile; al contrario in (1g) il med. π υ , concordato con α υ
“ἵὁmpἳἹὀi”,ΝὨΝὅὈἳὈὁΝpὄἷἸἷὄiὈo al pur equivalente att. * π αέ
Per quanto riguardo il verbo semplice la situazione è quindi la seguente: con
soggetto [– Ὁmἳὀὁ]Ν π Ν vἳlἷΝ “iὀἸὉὄiἳὄἷ”Ν (ἶἷὈὈὁΝ ἶiΝ ἸἷὀὁmἷὀiΝ ὀἳὈὉὄἳli)Ν ἷΝ hἳΝ lἷΝ
desinenze attive a segnalare una maggiore spὁὀὈἳὀἷiὈὡΝ ἶἷll’ἳὐiὁὀἷ,Ν con soggetto [+
umano] vale “ἳἸἸὄἷὈὈἳὄὅi,Ν adirarsi”Ν e ha le desinenze medie che sottolineano
l’iὀὈἷὀὐiὁὀἳliὈὡ ἶἷll’ἳἹἷὀὈἷέ
ἧὀΝpὁ’ΝἶivἷὄὅἳΝlἳΝὅiὈὉἳὐiὁὀἷΝἶἷlΝἵὁmpὁὅὈὁΝ π π . Questi è sempre attivo in Il.
23.430, Od. 5.304, 22.451 perciò la distribuzione tra attivo e medio appena delineata per
π Ν si rivela ora inadeguata perché permette di spiegare solo π π υ Ν (Od.
5.304), il cui soggetto è ancora α έΝ ἠὁὈiἳmὁΝ ἵhἷΝ lἳΝ ἸὁὄmἳΝ ὨΝ ὅὈἳὈἳΝ ἶἷliἴἷὄἳὈἳmἷὀὈἷΝ
preferita al pur possibile med. * π π α.
Il participio π π Ν (Il. 23.430, Od. 22.451) deve invece essere giustificato
altrimenti. Bisogna ammettere che * π π sarebbe stato metricamente
impossibile e che quindi π π ΝpὁὈὄἷἴἴἷΝἷὅὅἷὄἷΝὉὀἳΝὅἷmpliἵἷΝvἳὄiἳὀὈἷΝmἷὈὄiἵἳ,ΝmἳΝ
probabilmente è meglio ragionare sul significato del verbo. Mentre π π υ Ν(Od.
5.304) ricalca il senso del semplice π ,ΝὀἷἹliΝἳlὈὄiΝἶue luoghi omerici il composto
vale “incitare” ed è transitivo, benché in ambedue i casi il complemento oggetto sia
sottinteso (in Il. 23.430 i cavalli di Antiloco, in Od. 22.451 i compagni di Odisseo). Le
desinenze attive possono quindi essere giustificate dal fatto che il verbo, entrando in
composizione con π ὺ, è divenuto transitivo (cfr. e.g. α ,Ν “ἶimἷὀὈiἵἳὄἷ”ΝἈἈΝ
π- α ,Ν° “ἸἳὄΝἶimἷὀὈiἵἳὄἷ”).
ἙὀΝἵὁὀἵlὉὅiὁὀἷΝἷὀὈὄἳmἴἷΝlἷΝἶiἳὈἷὅiΝὈὄὁvἳὀὁΝlἳΝlὁὄὁΝὄἳἹiὁὀΝἶ’ἷὅὅἷὄἷΝὀἷἹliΝὉὅiΝἳὈὈἷὅὈἳὈiΝ
di π ή -ἈΝ l’ἳὈὈέΝ π si trova con soggetti [– umani], il med. π α Ν con
soggetti [+ umani]; π π , invece, è sempre attivo o perché ha un soggetto [–
umano] o perché è usato transitivamente229.
La ripartizione di π ,Ν- α è particolarmente importante perché il tratto [+ / –
umano] è stato finora riconosciuto come decisivo nella scelta diatetica solo per il verbo
Ν (§ 2.3), nel quale però la distribuzione di attivo e medio era meno limpida. Il
caso di π ,Ν - α è invece evidente e permette di confermare le conclusioni già
avanzate a proposito della variazione / α , le quali costituiranno materia di
discussione nelle conclusioni.

229
Quindi è contestabile che π Ν/ π α siano due doppioni metrici intercambiabili come
pensano SCHWYZER 1990-20056: II 223, 232, ALLAN 2003: 207-208, HUMBERT 20043: 106. La possibilità
di applicare al verbo desinenze sia attive sia medie trova conferma nella comparazione: ved. ind. pres. 3
pers. pl. ayant “ἶἷὅiἶἷὄἳὀὁΝ vivἳmἷὀὈἷ”Ν ὨΝ ἳὈὈivὁΝ mἳΝ ἳἳvέΝ iὀἶέΝ impἸέΝ ἁΝ pἷὄὅ. sg. aspərəzatā “ὅiΝ
ὅἸὁὄὐἳvἳ”ΝὨΝmἷἶiὁ (vd. KEWA III 539-540 s.v. spṛhayanti, DELG 1001 s.v. πέ α , EWAia II 775 s.v.
SPARH, LIV2 581 s.v. h
-, EDG 1381 s.v. πέ α ).

186
3.18 Ν

Ν“ὈἳἹliἳὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio riflessivo indiretto:


a. att. [ἳ]Ν“ὈἳἹliἳὄἷ,ΝἸἷὄiὄἷ,ΝmὉὈilἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 16.671, Aesch. Eum. 592) |
“ὈἳἹliἳὄἷΝ viἳ,Ν ὅpiἵἵἳὄἷ,Ν ὄἷἵiἶἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 3.273, Aesch. Ch. 1ίἂἅ)Ν “pὁὈἳὄἷ,Ν
ἳἴἴἳὈὈἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. ἀἁέ11λ,Ν ἦhὉἵέΝ ἀέλἆέ1)Ν [ἴ]Ν “ὈἳἹliἳὄἷΝ ἳΝ pἷὐὐi”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il.
9.209, Hdt. 2.65.4);
b. med. α “ὈἳἹliἳὄἷΝpἷὄΝὅὧ” + acc. (Hdt. 1.194.2).
I. In Omero (semplice e composto con π ὺ,Ν π π ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ) è
quasi sempre attivo: la voce media ricorre appena 10x su 70 attestazioni complessive.
La distribuzione diatetica è in principio quella appena delineata, ma in due collocazione
l’ἳὈὈivὁ,Ν mὁlὈὁΝ piὶΝ ἸὄἷὃὉἷὀὈἷ,Ν Ὠ affiancato dal medio (3x, sempre metricamente
sostituibile) senza che una chiara differenza semantica sia percepibile.
II. Erodoto usa Ν ἷΝ iΝ ὅὉὁiΝ ἵὁmpὁὅὈi ( π ὺ,Ν α°, αὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ,Ν
π ὺ,Ν υ ὺ,Ν π ὺ)Ν 92x e la voce media ricorre 23x. Attivo e medio sono opposti in
maniera chiara secondo lo schema esposto supra.
Vediamo ora le due collocazioni omeriche in cui la coesistenza di entrambe le
diatesi ha bisogno di essere chiarita: (1) α α (e sinonimi), (2) α (e sinonimi).

(1a) Il. 23.118-119


α ’Ν αΝ Ν υΝ α α Ν α
π Ν[…]
“là querce alta chioma col bronzo affilato || abbattevano in fretta”
cfr. Il. 4.485-486, 11.88, 12.148-149, 13.389-391 (= 16.482-484), 21.37-38, 23.118-
119, Od. 5.162, 9.320, 12.11, 23.196, 23.204, HH. 4.47, Hes. Op. 570, 807-808

(1b) Od. 5.243


α α· Ν Ν υ Ν
“lui prese ad abbattere tronchi; rapidamente gli veniva il lavoro”

(Ib.1) Hdt. 1.194.2


π Ν Ν Ν ῖ Ν Ν ῖ Ν α π Ν υ Ν Ν αΝ
Ν α π α
“ἠἷlΝpἳἷὅἷΝἶἷἹliΝχὄmἷὀi,ΝἵhἷΝvivὁὀὁΝἳΝὀὁὄἶΝἶἷἹliΝχὅὅiὄi,ΝἸἳἴἴὄiἵἳὀὁΝὅἵἳἸiΝἵὁὀΝ
rἳmiΝἶiΝὅἳliἵἷΝὈἳἹliἳὈiΝἳΝὃὉἷὅὈὁΝὅἵὁpὁ”

(Ib.2) Hdt. 5.82.2


Ν Ν π α Ν α Ν α Ν φΝ αΝ α α
“ἕliΝἓpiἶἳὉὄiΝἵhiἷὅἷὄὁΝἶὉὀὃὉἷΝἳἹliΝχὈἷὀiἷὅiΝἶiΝpἷὄmἷὈὈἷὄἷΝlὁὄὁΝἶiΝὈἳἹliἳὄἷΝἶἷἹliΝ
ὁlivi”

187
GliΝ ἷὅἷmpiΝ ἶiΝ ἓὄὁἶὁὈὁΝ mὁὅὈὄἳὀὁΝ l’ἷἸἸἷὈὈivἳΝ pὁὅὅiἴiliὈὡΝ ἶiΝ ἳἶὁpἷὄἳὄἷΝ ilΝ mἷἶiὁΝ
riflessivo indiretto in contesti in cui chi scrive ritiene di dovere sottolineare che il
ὅὁἹἹἷὈὈὁΝἸiἹὉὄἳΝἵὁmἷΝἴἷὀἷἸiἵiἳὄiὁΝἶἷll’ἳὐiὁὀἷέΝ
ἙὀΝ (Ἑἴέ1)Ν l’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ mἷἶέΝ α Ν mἷὈὈἷΝ iὀΝ ἷviἶἷὀὐἳΝ ἵhἷΝ ἹliΝ χὄmἷὀiΝ ἳἴἴἳὈὈὁὀὁΝ iΝ
salici per averne un profitto personale, cioè disporre del legname necessario a fabbricare
le loro tipiche imbarcazioni.
In (Ib.2), invece, gli Epidauri hanno bisogno degli olivi per costruire due statue a
ϊἳmiἳΝ ἷΝ χὉxἷὅiἳΝ pὁiἵhὧΝ ὃὉἷὅὈἳΝ ὨΝ lἳΝ ἵὁὀἶiὐiὁὀἷΝ ἵhἷΝ ὨΝ ὅὈἳὈἳΝ lὁὄὁΝ pὁὅὈἳΝ ἶἳll’ὁὄἳἵὁlὁΝ ἶiΝ
ϊἷlἸiΝ pἷὄἵhὧΝ lἳΝ lὁὄὁΝ ὈἷὄὄἳΝ ὈὁὄὀiΝ ἳΝ ἷὅὅἷὄἷΝ ἸἷὄὈilἷἈΝ ilΝ mἷἶέΝ α α Ν ὅἷὄvἷΝ ἳΝ ὄimἳὄἵἳὄἷΝ ilΝ
ruolo di beneficiario svolto dal soggetto .
Su questa base anche l’iὅὁlἳὈὁΝ Ν (1b) in Omero è difendibile come medio
riflessivo indiretto ἷΝl’ὁἵἵὁὄὄἷὀὐἳΝὀἷlΝmἷἶἷὅimὁΝἵἳὀὈὁΝἨ e nella medesima situazione
230

contestuale – ἑἳlipὅὁΝ ἷὅὁὄὈἳΝ ἡἶiὅὅἷὁΝ ἳΝ lἳὅἵiἳὄἷΝ l’iὅὁlἳΝ ἸἳἴἴὄiἵἳὀἶὁὅiΝ ὉὀἳΝ ὐἳὈὈἷὄἳΝ – del
part. att. α (Od. 5.162) non costituisce una controprova : il medio corrispondente
* α ΝὀὁὀΝἷὀὈὄἳΝὀἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁέΝ

(2a) Il. 1.460 (= 2.423, Od. 12.360)


Ν ’Ν α ,Ν α Ν ῃ υ α
“ὈἳἹliἳὄὁὀὁΝlἷΝἵὁὅἵἷ, le avvolsero intorno di grasso”
cfr. Il. 9.207-209, 9.489, Od. 3.456, 8.475, HH. 4.120

(2b.1) Il. 22.347


’Ν π α αΝ α ,Ν αΝ α
“ἳΝὈἳἹliὉὐὐἳὄΝlἷΝὈὉἷΝἵἳὄὀiΝἷΝἳΝἶivὁὄἳὄlἷΝἵὁὅì,ΝpἷὄΝὃὉἷlΝἵhἷΝm’hἳiΝἸἳὈὈὁ”

(2b.2) Od. 24.364


α υ αΝπ Ν ’Να παΝ
“ἳΝὈἳἹliἳὄΝmὁlὈἷΝἵἳὄὀi e a mescere il vino lucente”

(IIa) Hdt. 2.65.4


’Ν ’Να υ α πα ῖ
“ἷὅὅἳ,ΝiὀΝἵἳmἴiὁ,ΝὈἳἹliἳΝἳΝpἷὐὐiΝἶἷiΝpἷὅἵiΝἷΝliΝἶὡΝἶἳΝmἳὀἹiἳὄἷΝἳllἷΝἴἷὅὈiἷ”
cfr. Hdt. 3.42.3, 4.26.1

ἓὄὁἶὁὈὁΝἵὁὀὁὅἵἷΝὅὁlὁΝl’ἳὈὈivὁΝiὀΝὃὉἷὅὈὁΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝἶ’Ὁὅὁ,ΝilΝἵhἷΝiὀἶὉἵἷΝἳΝἶὉἴiὈἳὄἷΝἶἷllἳΝ
genuinità dei due medi π α Ν(2b.1) e α υ Ν(2b.2).
ϊ’ἳlὈὄἳΝpἳὄὈἷ nessuno dei due è metricamente obbligatorio perché sia * π αΝ
per π α Ν (2b.1) sia * α Ν pἷὄ α υ Ν (2b.2) sarebbero possibili.
Ἔ’ἷὅἷmpiὁΝiliἳἶiἵὁΝ(2b.1) ὨΝἶiΝpiὶΝimmἷἶiἳὈἳΝὅpiἷἹἳὐiὁὀἷΝpὁiἵhὧΝὅiΝὈὄὁvἳΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶἷlΝ
ἴὁὈὈἳΝ ἷΝ ὄiὅpὁὅὈἳΝ ὈὄἳΝ χἵhillἷΝ ἷΝ ἓὈὈὁὄἷΝ ὃὉἳὀἶὁΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimὁ,Ν ὁὄmἳiΝ mὁὄἷὀὈἷ,Ν implὁὄἳΝ ilΝ

230
KOWALECK 1887: 13, 22 interpreta invece (1b) come un medio affettivo.

188
rivale di restituire il suo cadavere ai Troiani. Achille nel rifiutare arriva addirittura a
immaginarsi intento a squarciare e divorarsi il corpo di Ettore: il pathos del momento
deve essere stata la ragione principale che ha indotto Omero a preferire un medio
riflessivo indiretto in questa sede (cfr. Isocr. 5.122 α α Ν π Ν α ).
Ἔ’ἷὅἷmpiὁΝὁἶiὅὅiἳἵὁΝ(2b.2) è invece meno chiaro. Odisseo invita Laerte a seguirlo in
casa, dove già Telemaco e Eumeo stanno preparando il pranzo (vd. Od. 24.214-218):
questo sarà servito a tutti e non solo agli stessi Telemaco e Eumeo, perciò
Ὁὀ’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ἵὁmἷΝ ὄiἸlἷὅὅivὁΝ iὀἶiὄἷὈὈὁΝ ὨΝ ἶiἸἸiἵilmἷὀὈἷΝ ὅὁὅὈἷὀiἴilἷ.
Risulta perciò più economico giustificare α υ Ν (2c) secondo la tendenza
omerica ad aprire un verso con un participio medio-passivo, che metricamente è molto
comodo.
In conclusione mentre Ν(1ἴ) e π α Ν(ἀἴ.1) sono difendibili come
medi ὄiἸlἷὅὅiviΝiὀἶiὄἷὈὈi,Ν α υ Ν(ἀἴέἀ) è verosimilmente una creazione metrica.

3.19 α , α ,Ν

α ,Ν α ,Ν 231
“Ὀἷὀἶἷὄἷ”Νoppone attivo transitivo / medio intransitivo:
a. att. α , α , “Ὀἷὀἶἷὄἷ,ΝἶiὅὈἷὀἶἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 17.390, Aesch. Ag.
364);
b. med. α α, α α, α “ὅὈἷὀἶἷὄὅi,ΝἶiὅὈἷὀἶἷὄὅi”Ν(Od. 9.298).
I. Omero attesta tutti e tre i verbi α Ν (74x, med. 12x),Ν α Ν (16x, med. 7x),
Ν (27x, med. 15x), i quali contano complessivamente 117 attestazioni (semplici e
composti con ὺ,Ν °, π ὺ)Νe 34 esempi di medio. Gli aor. in - - ὺ α (7x) e
(4x) sono tutti di diatesi media . Ἔ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἳὈὈέΝ ὈὄἳὀὅέΝ ήΝ mἷἶέΝ iὀὈὄἳὀὅέΝ ὨΝ
232

rispettata con la sola eccezione di 7 medi transitivi (nessuno metricamente sostituibile)


che in collocazione con (1) ,Ν-α (e sinonimi) ἸἳὀὀὁΝἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἳll’attivo.
II. In Erodoto il verbo di gran lunga più ricorrente ὨΝ Ν(semplice e composto con
αὺ,Ν ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν α αὺ,Νπα αὺ,Νπ ὺ,Νπ ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝἄἆx,ΝἳὈὈέΝ
56x vs. med. 12x),ΝmἷὀὈὄἷΝὺ α Ν(2x ὺ, sempre attivo) è ormai un residuo lessicale e
α , attestato solo nella lingua poetica, manca. La distribuzione diatetica è quella
prevista (att. trans / med. intrans.) con le due eccezioni dei medi transitivi α Ν
(Hdt. 4.9.5) e Ν(ἘἶὈέΝλέ1ἆέ1).

231
I tre presenti sono perfettamente sovrapponibili sia quanto a opposizione diatetica sia quanto a
costrutti, inoltre 2 su 3 ricorrono anche in Erodoto: per queste ragioni si è preferito trattarli insieme. Dal
punto di vista etimologico, inotre, essi sono corradicali, ma solo uno è antico e sicuramente di origine
indoeuropea ed è α , il quale ἵὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝlἳΝἸὁὄmἳΝὈἷmἳὈiὐὐἳὈἳΝἶiΝ υ α Ν(Il. 17.393) da ie. *tn-n u- /
tn-nu-ˊ : ved. tanóti, av. rec. ott. tanuiiaέΝ α ΝpὉάΝἷὅὅἷὄἷΝὉὀΝὄiἸἳἵimἷὀὈὁΝἹὄἷἵὁΝἶiΝὉὀΝpὄἷὅέΝiἷέΝ*ti-tén- /
t -tn-ˊ →Νpgr. t tn- e/o- ὁppὉὄἷΝὉὀἳΝὀἷὁἸὁὄmἳὐiὁὀἷέΝ , invece, è sicuramente una creazione posteriore
interna al greco da pgr. *ten- e/o- e senza paralleli in altre lingue (vd. LIV2 626-627 s.v. *ten-, DELG
1053-1054 s.v. α υ-, EDG 1450 s.v. υ α , 1458 s.v. ).
232
Vd. GROSSE 1889: 10, TRONCI 2005: 142-143.

189
Presentiamo ora i versi in cui α ,Ν α ,Ν compaiono in collocazione con
(1) ,Ν -α (e sinonimi) per verificare se la coesistenza di attivo e medio risponde a
una reale differenza linguistica.

(1a) Od. 21.286


α Ν Ν Ν α
“pἳὉὄὁὅiΝἵhἷΝl’ἳὄἵὁΝpὁliὈὁΝὈἷὀἶἷὅὅἷ”
cfr. Il. 8.266, Od. 19.577 (= 21.75), 19.587, 21.97 (= 21.127), 21.113-114, 21.128,
21.149-150, 21.152, 21.170-171, 21.174, 21.184-185, 21.246-247, 21.254-255, 21.305-
306, 21.314-315, 21.326, 21.328 (= 24.177), 21.338, 21.407, 21.409, 21.425-426,
24.171, HH. 3.4, 27.5, Hes. fr. 33a.5 Merkelbach-West

(1a-b) HH. 4.49-51


φ α υ π απ ,
α π ’,Ν π υ α φ ῖ ,
π υ φ υ α α
“ἦὉὈὈ’ἳὈὈὁὄὀὁΝἶiὅὈἷὅἷΝἵὁὀΝἳὄὈἷΝὉὀἳΝpἷllἷΝἶiΝἴὉἷἉΝ|| applicò due bracci e li unì con
un ponticello, || ἷΝὈἷὅἷΝὅἷὈὈἷΝἵὁὄἶἷΝἶiΝmiὀὉἹiἳΝἶiΝpἷἵὁὄἳ,ΝἴἷὀΝiὀὈὁὀἳὈἷ”

(1b) Il. 4.112


α α α υ π αῃ
“ἓἹliΝἳllὁὄἳΝlὁΝὈἷὅἷ,ΝlὁΝpὁὅάΝiὀ ὈἷὄὄἳΝἵὁὀΝἵὉὄἳ”

(1c) Il. 5.97 α ’Ν π υ ῃ α α π αΝ αΝ


(1d) Il. 11.370 υ ῃ π Ν αΝ α ,Νπ Ν α Ν
(1e) Od. 21.92 Ν Ν Ν Ν α α
(1f) Od. 21.259 […]Ν Ν Ν Ν αΝ α ’;
(1g) Od. 21.403 Ν Νπ Ν Ν υ αΝ α α α

L’ἳὈὈivὁΝ ὅiΝ ὈὄὁvἳΝ ἶὁvὉὀὃὉἷΝ lἳΝ mἷὈὄiἵἳΝ ὀὁὀΝ ὀἷΝ iὀὈὄἳlci la presenza – vd. att.
α Ν (1ἳ),Ν α υ Ν (Od. 21.326) che in teoria Omero avrebbe potuto
sostituire rispettivamente coi med. * α α ,Ν* α α 233 –, ciononostante per
ὉὀΝvἷὄἴὁΝὅiἹὀiἸiἵἳὀὈἷΝ“Ὀἷὀἶἷὄἷ”ΝὨΝὅἷmpὄἷΝpὁὅὅiἴilἷΝimmἳἹiὀἳὄἷΝὉὀἳΝvἳὄiἳὀὈἷΝmἳὄἵἳὈἳΝἵὁlΝ
mἷἶiὁΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝὈἳὀἹἷὀὐἳΝ“ὈἷὀἶἷὄἷΝa sé”Ν(ἵἸὄέ § 2.18 Ν|| ’( )).

(Ia.1) Hdt. 2.173.3


αΝ ,Ν π Ν Ν αΝ α ,Ν α υ , π Ν
α ,Ν υ
“ἑhiΝ pὁὅὅiἷἶἷΝ ὉὀΝ ἳὄἵὁΝ ὃὉἳὀἶὁΝ hἳΝ ἴiὅὁἹὀὁΝ ἶiΝ ὉὅἳὄlὁΝ lὁΝ Ὀἷὀἶἷ,Ν mἳΝ ἶὁpὁΝ ἳvἷὄlὁΝ
ὉὅἳὈὁΝlὁΝἳllἷὀὈἳ”

233
Vd. ELLENDT 1861: 14, MEISTER 1921: 19-20, WITTE 1972: 35.

190
(Ia.2) Hdt. 3.35.3
α αΝ π αΝ α α α α Ν α Νπαῖ α
“ἑiάΝἶἷὈὈὁ,ΝὈἷὅἷΝl’ἳὄἵὁΝἷΝἵὁlpìΝilΝὄἳἹἳὐὐὁ”

(Ib.1) Hdt. 9.18.1


ππ Ν π Ν φ αΝ υ α ,Ν π αυ Ν Ν π ,Ν α
αΝ Ν π
“ἙΝἵἳvἳliἷὄi,ΝἶὁpὁΝἳvἷὄliΝἳἵἵἷὄἵhiἳὈi,ΝὅiΝἹἷὈὈἳὄὁὀὁΝὅὉΝἶiΝlὁὄὁΝἵὁmἷΝpἷὄΝsterminarli
ἷΝἹiὡΝpὉὀὈἳvἳὀὁΝlἷΝἸὄἷἵἵἷ,ΝpὄὁὀὈiΝἳΝὅἵὁἵἵἳὄlἷ”

(Ib.2) Hdt. 4.9.5


π Ν α Ν αΝ Ν παῖ α ,Ν Νπ αΝ Ν Ν α · Ν
Ν Ν Να Ν Ν Ν Ν α
“Quando vedrai che i ragazzi saranno ormai uomini, comportati come ti dico e
non sbaglierai: ὃὉἷllὁΝἵhἷΝvἷἶὄἳiΝὈἷὀἶἷὄἷΝὃὉἷὅὈ’ἳὄἵὁΝἵὁmἷΝlὁΝὈἷὀἶὁΝiὁ”

I medi erodotei possono rispondere al medesimo schema att. (non marcato) / med.
rifl. tang. (non marcato).
Per almeno uno di loro, cioè α Ν (Ib.2) è però possibile ammettere la
ἵὁὀἵὁὄὄἷὀὐἳΝἶiΝὉὀ’ἳlὈὄἳΝὅἸὉmἳὈὉὄἳΝmἷἶiἳlἷέ
Si noti infatti che il preverbo α° o ha un valore locale, e.g. α Ν “ἳὀἶἳὄἷ”Ν ἈἈΝ
α α Ν“ἳὈὈὄἳvἷὄὅἳὄἷ,ΝὁppὉὄἷ conferisce un senso di reciprocità al verbo, e.g. Ν
“lἳὀἵiἳὄἷ ὉὀΝἹiἳvἷllὁὈὈὁ”ΝἈἈΝἶἷpέΝ α α Ν“gareggiare ὀἷlΝlἳὀἵiὁΝἶἷlΝἹiἳvἷllὁὈὈὁ” , 234

Ν “iὀἵiὈἳὄἷ”Ν ἈἈΝ ἶἷpέΝ α α Ν “iὀἵiὈἳὄὅiΝ ἳΝ viἵἷὀἶἳ”,Ν Ν “pἳὄlἳὄἷ”Ν ἈἈΝ dep.


α α “ἵὁὀvἷὄὅἳὄἷ”. Su questa base e esaminando nel contempo il contesto di
(Ib.2) – Eracle invita la sua amante a sottoporre i loro tre figli a una gara: colui che sarà
iὀΝἹὄἳἶὁΝἶiΝὈἷὀἶἷὄἷΝl’ἳὄἵὁΝἵὁmἷΝilΝpἳἶὄἷΝἷΝἳΝἵiὀἹἷὄἷΝlἳΝὅὉἳ cintura potrà restare in Ilea –
il med. α può essere considerato reciproco e sottintendere che a tentare
l’impὄἷὅἳΝ ὅἳὄἳὀὀὁΝ ὈὉὈὈiΝ ἷΝ ὈὄἷΝ i figli ὉὀὁΝ ἶὁpὁΝ l’ἳlὈὄὁἈ la scelta della diatesi unita al
preverbo αὺ chiarisce questa idea di condivisione. Una traduzione più pregnante di
questo participio potrebbe quindi ἷὅὅἷὄἷΝ“ὈἷὀἶἷὄἷΝἹἳὄἷἹἹiἳὀἶὁ” (cfr. α α ).
In conclusione ἶἳll’ἷpiἵἳΝ ἷΝ dalle Storie ἷmἷὄἹἷΝ Ὁὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ regolare tra att.
trans. / med. aff. tang., che in Erodoto si arricchisce ulteriormente con la possibilità del
solo composto α di essere impiegato al medio reciproco.

3.20 °

ϊἷlΝvἷὄἴὁΝ ΝἳὀἳliὐὐἷὄἷmὁΝin questa sede solo il composto π ,Νl’ὉὀiἵὁΝpἷὄΝ


il quale Omero usa promiscuamente attivo e medio235.

234
Vd. ALLAN 2003: 86 n. 138.
235
α Ν(1x)ΝὨΝὅἷmpὄἷΝἳὈὈivὁΝἷΝπ α Ν(ηx)ΝὅἷmpὄἷΝmἷἶiὁέ

191
π Ν“iὀἹiὉὀἹἷὄἷ,Νὁὄἶiὀἳὄἷ”ΝhἳΝἳὈὈivὁΝἷΝmἷἶiὁΝὅiὀὁὀimi,ΝἳmἴἷἶὉἷΝὈὄἳὀὅiὈiviἈ
a. att. π “iὀἹiὉὀἹἷὄἷ,Νὁὄἶiὀἳὄἷ”Ν+Νacc. (Il. 11.782) | + acc. e dat. (Il. 9.179) |
+ dat. e inf. (Il. 4.229) | + dat. (Il. 10.63);
b. med. π α “iὀἹiὉὀἹἷὄἷ,Ν ὁὄἶiὀἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 1.327) | + acc. e dat. (Il.
19.192).
I. Omero attesta il verbo 62x, att. 44x vs. med. 18x, ma apparentemente non si
percepisce alcuna differenza semantica tra le due diatesi236: in tre collocazioni, infatti,
attivo e medio (8x, 1x da Hes. Sc. 94, 7x metricamente sostituibile) si alternano senza
che sia possibile individuare un principio di distribuzione.
II. Poiché π ,Ν - α è attestato solo in poesia237, la pietra di paragone in
Erodoto sarà un altro composto di ὅiἹὀiἸiἵἳὀὈἷΝ ὉἹὉἳlmἷὀὈἷΝ “ὁὄἶiὀἳὄἷ”,
α , attestato 91x sempre al medio.
ἢὄὁἵἷἶiἳmὁΝ ἳll’ἷὅἳmἷΝ ἵὁὀὈὄἳὅὈivὁΝ ἶἷlle due diatesi in collocazione con (1) /
/ α α,Ν(ἀ) π , (3) υ .

(1a) Od. 23.361


,Ν α ,Ν ’Ν π π υ π Ν ῃ
“ἓΝἳΝὈἷ,Νἶὁὀὀἳ,ΝὃὉἷὅὈὁΝἵὁmἳὀἶὁ,ΝἴἷὀἵhὧΝὈὉΝὅiἳΝὅἳἹἹiἳ”

(1b) Il. 9.68


Ν Ν α ’Ν π α·α π α
“χiΝἹiὁvἳὀiΝὁὄἶiὀὁΝὃὉἷὅὈὁ; ma poi”
cfr. Od. ἆέἂίΝ Ν Ν α ’Ν π α […]

(1c) Il. 1.295 α ’Ν π ,Ν Ν


(1d) Il. 19.192 ’Να ’Ν Ν π α
(1e) Il. 23.95 α Ν Ν α ’Ν α ’Ν π α;α Ν

(Ib) Hdt. 8.133


Ν Ν υ Ν α ῖ Νπ Ν Ν Ν α αΝ ,Ν Ν Ν
φ α
“ἑhἷΝἵὁὅἳΝvὁlἷὅὅἷΝὅἳpἷὄἷΝἶἳἹliΝὁὄἳἵὁliΝὃὉἳὀἶὁΝimpἳὄὈìΝὃὉἷὅὈiΝὁὄἶiὀi,ΝὀὁὀΝὅὁὀὁΝiὀΝ
ἹὄἳἶὁΝἶiΝἶiὄlὁ”
cfr. Hdt. 1.156.2, 1.208, 3.63.1, 3.63.2, 3.74.4, 3.135.2, 3.156.1, 6.118.3, 7.147.1, 8.54

(2a) Il. 5.197-198


Ν Ν αΝπ Να υ Ν
π Ν Νπ ῖ Ν
“ἝὁlὈἷΝἵὁὅἷΝἳΝmἷΝilΝvἷἵἵhiὁΝἹὉἷὄὄἷὄὁΝἜiἵἳὁὀἷΝ||ΝὄἳἵἵὁmἳὀἶάΝὀἷlΝpἳὄὈiὄἷ,ΝlὡΝὀἷlΝ
palazzὁΝἴἷὀΝἸἳὈὈὁ”

236
Vd. JANSON 1868: 14 « π α ab activi significatione haud diversum», MEISTER 1921: 20.
237
In prosa è documentato il verbo omofono e intransitivo π ,Ν - α Ν “ὅὁὄἹἷὄἷ,Νlἷvἳὄὅi”, che però
rimonta a una famiglia lessicale differente, vd. infra.

192
cfr. Il. 9.179, 11.782

(2b) Il. 16.838


Νπ Ν Ν αΝπ Ν π ’ Ν
“ἷἹliΝἵhἷ,ΝἸὁὄὅἷ,ΝὄἷὅὈἳὀἶὁ,ΝἳΝὈἷΝἵhἷΝpἳὄὈiviΝὄἳἵἵὁmἳὀἶάΝmὁlὈἷΝἵὁὅἷ”

(IIb) Hdt. 1.208


Ν ῖ Ν Ν Ν ῖ αΝ Ν υ πα α ῃ,Ν π Ν
α Ν υ,Ν α π α α π
“ἑiὄὁΝ ἳἸἸiἶάΝ ἑὄἷὅὁΝ ἳΝ ὅὉὁΝ ἸiἹliὁΝ ἑἳmἴiὅἷ,Ν ἵhἷΝ ἶἷὅiἹὀò suo successore, e gli
ὄἳἵἵὁmἳὀἶάΝvivἳmἷὀὈἷΝἶiΝὁὀὁὄἳὄlὁΝἷΝἶiΝὈὄἳὈὈἳὄlὁΝἵὁὀΝὄiἹὉἳὄἶὁ”

(3a) Hes. Th. 994-995


Νπα ’Ν α ,Ν αΝ αΝ υ ,Ν
Νπ Ν π αΝ α Ν π Ν
“pὁὄὈἳὀἶὁlἳΝ ἵὁὀΝ ὅὧΝ ἶἳllἳΝ ἵὁὅἳΝ ἶiΝ χiἷὈἳ,Ν ἶὁpὁΝ ἳvἷὄΝ ἵὁmpiὉὈὁΝ ἸἳὈiἵhἷ,Ν ἸὁὀὈἷΝ ἶiΝ
ἶὁlὁὄἷ,ΝἵhἷΝὀὉmἷὄὁὅἷΝἳvἷvἳΝἳΝlὉiΝimpὁὅὈὁΝilΝἹὄἳὀἶἷΝὅὁvὄἳὀὁΝὈὄἳἵὁὈἳὀὈἷ”
cfr. Hes. fr. 190.12 Merkelbach-West π] [υ

(3b) Od. 11.622


[…]Ν α π π ’ υ
“ἷΝm’ὁὄἶiὀἳvἳΝpἷὀὁὅἷΝἸἳὈiἵhἷ”
cfr. Hes. Sc. 94 α α α π π ’ υ

ἧὀἳΝ ἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝ ὅἷmἳὀὈiἵἳΝ ὀἷll’ὉὅὁΝ ἶἷll’ἳὈὈivὁΝ ὁΝ ἶἷlΝ mἷἶiὁΝ ὀἷiΝ pἳὅὅiΝ ἷpiἵiΝ ὀὁὀΝ è
riconoscibile, il che ci obbliga a passare al nostro secondo criterio di analisi, cioè la
metrica.
Questa ci offre un dato interessante: in tutti i passi in cui la scelta diatetica è libera
da imposizione metriche ricorre il medio – vd. in particolare (2b), (3b), Hes. Sc. 94 –
con la sola eccezione di Hes. fr. 190.12 Merkelbach-West: π] [υ , che è
un perfetto doppione di π ’Ν υ (4b), (4c) .
238

Dal canto suo Erodoto ci offre un verbo che, anche quanto a collocazioni,
ὄἳppὄἷὅἷὀὈἳΝl’ἷὄἷἶἷΝἶiΝ π ή - nella prosa ionica239.
La situazione generale è simile a quella vista in § 3.12 ,Ν ἈΝilΝpἳὄἳἶiἹmἳΝἷpiἵὁΝ
di π ή - ospita forme sia attive sia medie senza nessun doppione metrico se non
ἳll’impἸέΝ ἁΝ pἷὄὅέΝ ὅἹέΝ ἵhἷΝ può essere sia π Ν (9x in Hom. e HH. 4.498) sia
π ’( ) (2x). Ciò suggerisce che il processo di sostituzione di una diatesi con
l’ἳlὈὄἳΝὅiἳΝiὀΝὉὀἳΝἸἳὅἷΝpiὶΝἳὀὈiἵἳΝὄiὅpἷὈὈὁΝἳΝquanto si è constatato nel caso di ,Ν , il

238
ἨἷὄὁΝ ὨΝ ἵhἷΝ lἳΝ lἷὈὈἷὄἳΝ Ν ἶiΝ π] nel frammento esiodeo si legge male, ma tutti gli editori la
riportano concordemente, perciò conviene ἳἵἵἷὈὈἳὄἷΝl’ἳὈὈivὁΝpἷὄΝὃὉἷὅὈἳΝἸὁὄmἳΝvἷὄἴἳlἷέ
239
La relazione tra i due verbi era già chiara a GROSSE 1889: 14, GROSSE 1891: 10.

193
paradigma del quale già in Omero non contempla più doppioni metricamente
equivalenti.
Considerando che in epoca successiva il continuatore di π ,Ν - α Ν è il
deponente α Ν è più ragionevole credere che ἳll’iὀiὐiὁΝ ilΝ vἷὄἴὁ fosse activum
tantum. Questa conclusione è suggerita anche da un appunto di WITTE 1913: col. 2232,
il quale nota che il med. π α Ν ὄiἵὁὄὄἷΝ ἷὅἵlὉὅivἳmἷὀὈἷΝ pὄimἳΝ ἶἷllἳΝ ἶiἷὄἷὅiΝ
bucolica, cioè in un luogo del verso in cui le forme attive sarebbero ametriche o
produrrebbero iati (e.g. * π in (1c), π ΝiὀΝ(1ἴ)).
Vale però la pena di notare che anche α Ν ὄiἵὁὄὄἷΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ὀἷllἷΝ ὅὉἳΝ
attestazione più antica Pind. Ol. 7.40, ἷΝἵhἷΝὄiἵὁmpἳὄἷΝἳll’ἳὈὈivo anche in Soph. Ant. 218
( πὺ), fr. 269 Radt.
Questa constatazione ci permette di delineare la seguente evoluzione per l’ἳὈὈέΝ
π :
i. sviluppo del med. π α Νsotto la pressione del metro240;
ii. sostituzione con ,Ν - α come Ersatzkontinuante in una fase in cui
ancora entrambe le diatesi sono uὈiliὐὐἳὈἷΝ ὉὀἳΝ ἳἸἸiἳὀἵὁΝ ἳll’ἳlὈὄἳέΝ ἣὉἷὅὈ’ὉlὈimὁΝ
pὄὁὅἷἹὉἷΝὅὉllἳΝliὀἷἳΝἶἷlΝὅὉὁΝpὄἷἶἷἵἷὅὅὁὄἷΝἷἶΝἷὅἳὉὈὁὄἳΝἶἷἸiὀiὈivἳmἷὀὈἷΝl’ἳὈὈivὁέΝ
La ragione del trionfo del medio può ἷὅὅἷὄἷΝviὅὈἳΝὀἷll’iὀἸlὉἷὀὐἳΝἶἷiΝsinonimi medi di
ὺ ή - “ὁὄἶiὀἳὄἷ”Νcome φ α ΝἷΝ α.
C’Ὠ però un ulteriore elemento di natura etimologica che ha sicuramente favorito
questo incrocio tra forme attive e forme medie.
Mentre i composti di cui stiamo discutendo derivano tutti da ie. *telh2- “pὄἷὀἶἷὄἷΝὅὉΝ
ἶiΝ ὅὧ” (cfr. gr. ,Ν ,Ν α ,Ν α )241, tutta una serie di derivati
foneticamente quasi identici e prevalentemente medi deriva da ie. *kuelh1- “mὉὁvἷὄὅiΝ
ἵiὄἵὁlἳὄmἷὀὈἷ”: ἹὄέΝπ ,Ν- α 242 “ἷὅiὅὈἷὄἷ,Νἷὅὅἷὄἷ”Ν(ἵὁὀΝἷὅiὈὁΝἷὁliἵo *kue- ρΝπ -),Νπ -
α Ν “ὄὉὁὈἳὄἷΝ (ἶἷὈὈὁΝ ἶiΝ ἳὅὈὄi)”Ν (ἵὁὀΝ ἷὅiὈὁΝ non eolico *kue- ρΝ -), ἵὄἷὈέΝ iὀἸέΝ Ν
“ἵὁmpiἷὄἷ”Ν (ἵἸὄέΝ ἢiὀἶέΝ Ol. 2.70 α Ν […]Ν ), ἵὄἷὈέΝ α Ν “ὅἳὄά”, ciren. α
“ὅἳὄὡ” ,Ν
243
Ν “vἷὀiὄἷ,Ν ἷὅὅἷὄἷ”,Ν π ,Ν - α Ν “Ἱiὄἳὄἷ,Ν ἳἹἹiὄἳὄὅi”,Ν π α
“ἸὄἷὃὉἷὀὈἳὄἷ”.
La confusione si è ingenerata nei composti e, se da un parte ha favorito, insieme
ἳll’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝ ἶiΝ φ α Ν ἷΝ α , il passaggio di π ὺ,Ν “ὁὄἶiὀἳὄἷ” al medio,

240
Vd. STAHL 1907: 60.
241
Attraverso un presente ie. *t -né-h2- / *t -n-h2-ˊ (vd. LIV2 622-623 s.v. *telh2-) o *telh2- e/o- (DELG
1062 s.v. έ e EDG 1462 s.v. έ 2). Questa aporia è comunque ininfluente ai fini della nostra
ricerca.
242
Ἔ’ὉὅὁΝὅiὀὈἳὈὈiἵὁΝἷΝlἳΝἶiἸἸἷὄἷὀὐiἳὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝἶiΝ π ,Ν- α sono oggetto di studio in NEUBERGER-
DONATH 1980, la quale conclude che π ὨΝ ὅὈἳὈiἵὁΝ (“ἷὅὅἷὄἷ”)Ν ἷΝ π α ἶiὀἳmiἵὁΝ (“ἶivἷὀὈἳὄἷ)έΝ ἨἶέΝ
anche GROSSE 1891: 6-7. Il verbo non è invece trattato in queste sede perché in Erodoto è attestato
Ὁὀ’ὉὀiἵἳΝvὁlὈἳΝἳll’ἳὈὈivὁΝiὀΝὉὀΝὁὄἳἵὁlὁΝ(ἘἶὈέΝἅέ1ἂίέἀ)έ
243
Vd. LIV2 386-388 s.v. *k elh1-, DELG 846-847 s.v. π α , 1062 s.v. έ α , 1062-1063 s.v.
έ α , EDG 1168-1169 s.v. π α , 1461 s.v. έ α 1, 1462 s.v. έ 3, 1462-1463 s.v. έ α.

194
ἶἳll’ἳlὈὄἳΝὨΝlἳΝὄἷὅpὁὀὅἳἴilἷΝἶἷlΝpἳὅὅἳἹἹiὁΝἵὁὀὈὄἳὄio di π - α “ὄὉὁὈἳὄἷ”Νdal medio
ἳll’ἳὈὈivὁέΝ
ἙὀἸἳὈὈi,Ν ὅἷΝ ὀἷll’ἷpiἵἳΝ ὈὄὁviἳmὁΝ ἳὀἵὁὄἳΝ ὄἷἹὁlἳὄmἷὀὈἷΝ ilΝ presente medio in
π υΝ Ν (Od. 11.295, 14.294), π Ν αυ Ν (Il. 2.551),
π υ αυ Ν (Il. 8.404, 8.418), Ν […]Ν π (HH.
ἂέἁἅ1),Ν Ν α Ν π Ν (ἘἷὅέΝ Op. 383), Ν || Ν
π π Ν Ν Ν α ῖ Ν || π Ν πα φα Ν π αΝ φα (Hes.
Op. 565-567) – cfr. le costruzioni participiali all’ἳὁὄiὅὈὁΝ pἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝ ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈiΝ
ππ Ν Ν (Od. 7.261), π π υ ’Ν αυ (Hes. Th. 493), π π
αυ (Hes. Sc. 87) –, i composti impiegati da Erodoto αὺ,Ν πα αὺ,Ν π
sono sinonimi di π - α ma ignorano completamente il medio244 e, di
conseguenza, ὀὁὀΝ hἳὀὀὁΝ piὶΝ ὀἷmmἷὀὁΝ l’ἳὁὄ2. om. med. π 245
ma il nuovo aor1.
ὺ α-.
ἙὀΝἵὁὀἵlὉὅiὁὀἷΝlἳΝpἷὄἸἷὈὈἳΝὅiὀὁὀimiἳΝἶiΝ ὺ Ν ήΝὺ α “ὁὄἶiὀἳὄἷ” riscontrabile
ὀἷll’ἷpiἵἳΝὀὁὀΝὨΝἵhἷΝilΝὄiὅὉlὈἳὈὁΝἶiΝὉὀΝpὄὁἹὄἷὅὅivὁΝὅpὁὅὈἳmἷὀὈὁΝἶἷlΝvἷὄἴὁΝἶἳll’ἳὄἷἳΝἶἷἹliΝ
activa tantum a quella dei media tantum.

3.21

“mἷὈὈἷὄἷ,Νpὁὄὄἷ”ΝmὁὅὈὄἳΝὉὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἳὈὈivὁΝὈὄἳὀὅiὈivὁ / medio affettivo o


riflessivo indiretto:
a. att. “mἷὈὈἷὄἷ,Νpὁὄὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 12.29, Aesch. Eum. 294);
b. med. α [a] aff. prop. “mἷὈὈἷὄἷ,Νpὁὄὄἷ (qualcosa di proprio)”Ν+ΝἳἵἵέΝ(ἥὁphέΝ
Ai. ηἁἄ)Ν [ἴ]Ν “ἶἷpὁὅiὈἳὄἷ,Ν ἵὁὀὅἷἹὀἳὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 1ἁέἀίἅ,Ν ἘἶὈέΝ ἄέἆἄέαη)Ν [ἵ]Ν
“ἶἳὄἷ,ΝἳὈὈὄiἴὉiὄἷ,ΝἳὅὅἷἹὀἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Od. 18.5, Hdt. 1.107.1) [c] rifl. indir. “Ἰἳὄἷ,Ν
preparare per sé”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 7.475).
ἙέΝἙὀΝἡmἷὄὁΝ Ν(semplice e composto con φ ὺ,Ν αὺ,Ν π ὺ,Ν ὺ,Ν ὺ,Ν α (α)ὺ,Ν
π ὺ,Ν πα (α)ὺ,Ν α (α)ὺ,Ν αὺ,Ν πα (α)ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ, π ὺ,Ν υ ὺ,Ν π ὺ)Ν conta 547x
attestazioni, 438xΝἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝ108x al medio. La distribuzione diatetica appena delineata
è in generale rispettata, ma in 9 collocazioni le due diatesi si fanno concorrenza con un
ἵὁmplἷmἷὀὈὁΝ ἳll’ἳἵἵέ (21x med., 9x metricamente sostituibile) in contesti non sempre
chiari.
II. In Erodoto abbiamo 383x attestazioni complessive ( semplice e composto
con αὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν ὺ, π ὺ,Ν ὺ,Ν α αὺ,Ν αὺ,Νπα α°, πα α α αὺ,Νπ ὺ,Ν
π ὺ,Ν π ὺ,Ν υ ὺ, π ὺ, π ὺ,Ν π ὺ), delle quali 185x alla voce attiva e 186x alla

244
Prima e contemporaneamente a Erodoto anche i tre tragici e PiὀἶἳὄὁΝὉὅἳὀὁΝl’ἳὈὈivὁΝ(e.g. Aesch. Ag. 27,
Ch. 282, Pr. 100, Soph. El. 699, OC. 1246, Eur. HF. 1053, Phaëth. 6, Suppl. 688, Pind. Ol. 8.28) più
spesso del medio (e.g. Aesch. Ag. 1133, Pind. Isthm. 4.65).
245
ἧὀ’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝἳὈὈivἳΝ π ΝὨΝἳὈὈἷὅὈἳὈἳΝiὀΝIl. 12.11 accanto alla varia lectio Ν

195
voce media. Le due diatesi non si sovrappongono e la sfumatura affettiva o riflessivo-
indiretta data dal medio è sempre ben percepibile.
Le 9 collocazioni che esamineremo sono le seguenti: (1) α (e sinonimi), (2)
ῖπ (e sinonimi), (3) αῖ α (e sinonimi), (4) π α “ἳὈὈὄἷὐὐi”,Ν (η) α , (6)
υ , (7) α, (8) ῖ α( ), (9) π .

(1a) Od. 16.284-285


αΝ Ν Ν Ν αΝ αΝ ῖ α Ν
υ α υ α α ῖ α α
“ὃὉἳὀὈἷΝὀἷllἳΝἹὄἳὀΝὅἳlἳΝὅὁὀὁΝlἷΝἳὄmiΝἶ’Ares || prendile e valle a nascondere in
ἸὁὀἶὁΝἳllἳΝὅἳlἳΝpiὶΝἳlὈἳ”
cfr. Il. 18.613-614, 19.12, Od. 11.546, 16.288, 19.4-7

(1b.1) Il. 3.89


αΝ ’Ν π α π π υ υ ῃ
“posiὀὁΝl’ἳὄmiΝἴἷllἷΝὅὁpὄἳΝlἳΝὈἷὄὄἳΝὀὉὈὄiἵἷΝἶiΝmὁlὈi”

(1b.2) Il. 3.114


αΝ ’Ν ·Ν Ν α έ ’ π αῃ
“ὅpὁἹliἳὄὁὀὁΝl’ἳὄmi,ΝlἷΝpὁὅἳὄὁὀὁΝiὀΝὈἷὄὄἳ”

(1b.3) Od. 19.16-20


αῖ’,Ν υ υ αῖ α
φ α α α α α α πα
α , α α απ
πα π · ’Ν π α.
Ν ’Ν Ν α α έ α , ’Ν πυ ’Ν
“ἠὉὈὄiἵἷ,ΝὅὉ,ΝἵhiὉἶimiΝὀἷllἷΝὅὈἳὀὐἷΝlἷΝἶὁὀὀἷ,Ν||ΝἸiὀἵhὧΝὀἷlΝὈἷὅὁὄὁΝὈὄἳὅpὁὄὈὁΝl’ἳὄmiΝ
belle del padre, || che abbandonate per casa ora il fiume annerisce, || dacché il
padre partì: ancora io ero un bambino. || Ma ora voglio riporle dove non le
ὄἳἹἹiὉὀἹἳΝlἳΝvἳmpἳ”

(1c) Od. 22.140-141 […]Ν Ν ,Ν α ,Ν πῃ ῃ || α α έ υ α


φα υ

I passi al medio sono chiari: i proprietari delle armi sono gli Achei in (1b.1) e (1b.2)
oppure Odisseo e Telemaco (1b.3) e (1c) e figurano sempre come soggetto di α,
pἷὄἵiάΝilΝmἷἶiὁΝὨΝἳἸἸἷὈὈivὁΝἷΝὅὁὈὈὁliὀἷἳΝl’ἳppἳὄὈἷὀἷὀὐἳΝἶἷllἷΝἳὄmiέ
Si noti che questo è regolarmente prἷἸἷὄiὈὁΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ὃὉἳὀἶὁΝ ἷὀὈὄἳmἴἷΝ lἷΝ ἶiἳὈἷὅiΝ
ὅἳὄἷἴἴἷὄὁΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ ἳmmἷὅὅἷἈΝ ὺ α Ν (1ἴέ1),Ν (1ἴέἁ)Ν pἷὄΝ ὺ ῖ α Ν (9x in Hom.),
ὺ α Ν(1ἴέἁ)ΝpἷὄΝ Ν(7x. in Hom.).
ἣὉἳὀἶὁΝiὀvἷἵἷΝὅiΝὈὄὁvἳΝl’ἳὈὈivὁΝὁΝἵhiΝἵὁmpiἷΝl’ἳὐiὁὀἷΝἶiΝἶἷpὁὄὄἷΝlἷΝἳὄmiΝὀὁὀΝὀἷΝὨΝilΝ
proprietario – vd. Il. 18.613-614, 19.12, Od. 11.546 – oppure dal contesto si inferisce

196
ἵhἷΝ l’ἳppἳὄὈἷὀἷὀὐἳΝ ἶἷllἷΝ ἳὄmiΝ ὨΝ vὁlὁὀὈἳὄiἳmἷὀὈἷΝ ὅὁὈὈἳἵiὉὈἳέΝ ἙὀΝ Od. 16.284-288 (1a),
19.4-7 Odisseo spiega a Telemaco il suo piano per nascondere le armi e si immagina i
pὄὁἵiΝiὀὈἷὀὈiΝἳΝἵhiἷἶἷὄἷΝἳΝὅὉὁΝἸiἹliὁΝἶὁvἷΝlἷΝἳἴἴiἳΝmἷὅὅἷἈΝiὀΝὉὀΝὅimilἷΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝ
preferito perché, sottacendo l’ἳppἳὄὈἷὀἷὀὐἳΝ ἶἷllἷΝ ἳὄmiΝ ὀἷlΝ mὁmento in cui le stanno
nascondendo per preparare la loro vendetta, Odisseo e Telemaco non vogliono
insospettire i loro nemici.

(2a) Il. 19.315-316


π Ν α ,Ν υ ,Νφ α ’Ν α ,
α Ν ῃ α Νπα ῖπ Ν α
“ἓἵἵὁ,ΝὉὀἳΝvolta tu, misero, tu il mio amico più caro, || mi preparavi qui nella
ὈἷὀἶἳΝlἳΝἵἷὀἳΝἹὄἳἶiὈἳ”
cfr. Il. 9.90, Od. 5.91

(2b.1) Od. 15.506-507


Ν Ν Ν Ν π Νπα α ,
αῖ ’Ν α Ν Ν α υΝ υπ Ν
“ἷΝἳll’ἳlἴἳ,ΝἵὁmpἷὀὅὁΝἶἷlΝviaggio, vi voglio imbandire || un buon banchetto di
ἵἳὄὀiΝἷΝἶiΝviὀὁΝἶὁlἵἷΝἶἳΝἴἷὄἷ”

(2b.2) Od. 17.269


Ν ’Ν Νπ Να αῖ αΝ α
“ἑἳpiὅἵὁΝἵhἷΝἶἷὀὈὄὁΝἴἳὀἵhἷὈὈἳὀὁΝmὁlὈi”

(2c) Il. ἅέἂἅηΝ[…]Ν αῖ αΝ α


(2d) Il. 9.88 αΝ π Ν α ,Ν παΝ α

(IIa) Hdt. 1.207.6


Ν Ν ῖ Ν Ν Νπ Ν φ Νπ α α α αΝ α
υ α α Νπ ῖ α Ν α π αῖ α
“ἢἷὄΝ ὃὉἷὅὈἳΝ ἹἷὀὈἷ,Ν ἳllὁὄἳ,Ν ὅἹὁὐὐiἳmὁΝ ὅἷὀὐἳΝ ὄiὅpἳὄmiὁΝ mὁlὈiΝ ἵἳpiΝ ἶiΝ ἴestiame,
ἵὉἵiὀiἳmὁliΝἷΝpὄἷpἳὄiἳmὁΝὉὀΝἴἳὀἵhἷὈὈὁΝὀἷlΝὀὁὅὈὄὁΝἳἵἵἳmpἳmἷὀὈὁ”

(IIb) Hdt. 2.40.4


π Ν π α ,Ν αῖ αΝπ α ,Ν π Ν Ν Ν
“ὃὉἳὀἶὁΝ hἳὀὀὁΝ ἸiὀiὈὁΝ ἶiΝ pἷὄἵὉὁὈἷὄὅi,Ν imἴἳὀἶiὅἵὁὀὁΝ ὉὀΝ ἴἳὀἵhἷὈὈὁΝ ἵὁὀΝ lἷΝ pἳὄὈiΝ
rimaste delle vittime
cfr. Hdt. 1.133.1, 4.26.1, 5.18.2, 7.135.1, 9.110.2

ἜἳΝἶiὅὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝἶiἳὈἷὈiἵἳΝiὀΝἡmἷὄὁΝὨΝἵhiἳὄἳἈΝl’ἳὈὈivὁΝὄiἵὁὄὄἷΝὃὉἳὀἶὁΝilΝὅὁἹἹἷὈὈὁΝἶἷlΝ
verbo prepara il banchetto a qualcuno espresso al dat. – in (2a),Ν φ ΝiὀΝIl. λέλί,Ν ΝiὀΝ
Od. 5.91 – il medio riflessivo indiretto quando il soggetto prepara il banchetto per sé246.
246
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: II 177.

197
Si noti che in (2b.2) la forma media attualmente attestata sarebbe stata metricamente
sostituibile con quella attiva corrispondente, cioè ῖ Ν(2x in Hom.).
Identica la distribuzione diatetica nelle Storie,ΝἵὁὀΝl’ὉὀiἵἳΝἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝἵhἷΝiὀΝὃὉἷὅὈὁΝ
ἵὁὀὈἷὅὈὁΝἶ’ὉὅὁΝἓὄὁἶὁὈὁΝimpiἷἹἳΝὅὁlὁΝilΝἵὁmpὁὅὈὁ π ήΝπ α.
Ἔ’ὉὀiἵἳΝἷἵἵἷὐiὁὀἷΝὨ πα α (2b.1), che è medio pur coocorrendo con 247
e
che quindi non può essere interpretato come medio riflessivo indiretto. Eppure l’ἳὈὈέ
Ν(1xΝiὀΝἘὁmέ) sarebbe stato impiegabile248 sicché questo medio deve essere stato
espressamente scelto.
Ἔ’ipὁὈἷὅiΝ ἵhἷΝ ἵiΝ pἳὄἷΝ piὶΝ plἳὉὅiἴilἷΝ ὨΝ ἳmmἷὈὈἷὄἷΝ ἵhἷ πα α sia un medio
affettivo di proprietà: Telemaco prepara una sua personale ὄiἵὁmpἷὀὅἳΝ ἶiΝ viἳἹἹiὁΝ (
π ) per i suoi ospiti, la quale consiste in un banchetto.

(3a) Od. 20.95-96


αῖ α α α, ῖ ,
α α έ π υ […]
“ἝἳΝ ilΝ pἳὀὀὁΝ pὄἷὅἷΝ ἷΝ lἷΝ pelli, sulle quali dormì, || e in sala le riportò su uno
ὅἵἳὀὀὁ”
cfr. Il. 24.646 (= Od. 4.299, 7.338)

(3b) Od. 17.86 (= 17.179, 20.249)


α αΝ Ν α έ α Ν Ν υΝ
“iΝmἳὀὈἷlliΝἶἷpὁὅἷὄὁΝὅὉiΝὅἷἹἹiΝἷΝὅὉiΝὈὄὁὀi”

(IIIa) Hdt. 1.10.1


α α αΝα αΝπα Ν α υ , α Ν α ῖ α α αΝ
ῖ Ν Γ
“ὅὉἴiὈὁΝ ἶὁpὁΝ ἹiὉὀὅἷΝ ἳὀἵhἷΝ lἳΝ mὁἹliἷἈΝ ἳppἷὀἳΝ ἷὀὈὄἳὈἳ,Ν ἵὁmiὀἵiάΝ ἳΝ ὅpὁἹliἳὄὅiΝ ἷΝ
ἕiἹἷΝlἳΝἹὉἳὄἶἳvἳ”

La testimonianza erodotea ἵὁὀΝ ῖ α Ν α αΝ(IIIa) ἷΝl’iὀὅὁὅὈituibilità metrica di


α Ν (ἁἴ)Ν iὀΝ ὃὉἷὅὈὁΝ vἷὄὅὁΝ ἸὁὄmὉlἳὄἷΝ ἶὁvὄἷἴἴἷὄὁΝ iὀἶἷἴὁliὄὀἷ la posizione,
ciononostante il medio può spiegarsi senza difficoltà come affettivo di proprietà:
α αΝ Ν α Ν“ὄipὁὅἷὄὁΝiΝloro mἳὀὈἷlli”έΝ
In Il. 24.646 (= Od. 4.299, 7.338), invece, l’ἳὈὈέΝ α ΝὨΝὅὈἳὈὁΝpὄἷἸἷὄiὈὁΝἳlΝmἷἶέΝ
° α (4x in Hom.) in un contesto metrico che avrebbe accolto entrambe le forme, ciò
ἵhἷΝ ὅiἹὀiἸiἵἳΝ ἵhἷΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈ’ἳlὈὄὁΝ vἷὄὅὁΝ ἸὁὄmὉlἳὄἷΝ ἡmἷὄὁΝ hἳΝ pὄἷἶilἷὈὈὁΝ lἳΝ vἳὄiἳὀὈἷΝ ὀὁὀΝ
marcata con verbo ἳll’ἳὈὈivὁ.

(4a) Od. 2.389.390


α α α ’Ν υ π α ’Ν α
247
Eccezione già notata da GROSSE 1889: 14.
248
Esiste infatti una lectio facilior ἳὈὈέΝπα α .

198
π ’Ν , φ υ
“ἳllὁὄἳΝὈὄἳὅὅἷΝiὀΝmἳὄἷΝl’ἳἹilἷΝὀἳvἷΝἷΝὈὉὈὈiΝἹliΝἳὈὈὄἷὐὐiΝ||ΝviΝpὁὅἷ,ΝἵhἷΝpὁὄὈἳὀΝlἷΝὀἳviΝ
ἴὉὁὀἳΝἵὁpἷὄὈἳ”

(4a-b) Il. 18.409-412


« φ ’Ν Ν φ αΝ π α π αΝ Νπ α.»
,Ν α π’Ν Νπ Να Ν Ν
·Ν π αΝ Ν αα.
φ α Ν Ν ’Ν π υ Ν πυ Ν[…]
“«io mantici e attrezzi metterò tutti in ordine». || Disse, e il mostro ansante si
scostò dἳll’iὀἵὉἶiὀἷΝ||Νὐὁppiἵἳὀἶὁ,Νὅ’ἳἸἸὄἷὈὈἳvἳὀὁ,ΝὅὁὈὈὁ,ΝlἷΝἹἳmἴἷΝὅὁὈὈiliέΝ||ΝἢὁὅἷΝ
i mantici fuori dal fuoco”

(4b) Hes. Op. 627


π αΝ ’Ν π αΝπ αΝ
“ἓΝὈὉὈὈiΝἹliΝἳὈὈὄἷὐὐiΝἶἷllἳΝὀἳvἷΝiὀΝὁὄἶiὀἷΝὄipὁὀiΝὀἷllἳΝὈὉἳΝἵἳὅἳ”

Il med. Ν(ἂἴ) è affettivo di proprietà e sottolinea il possesso personale degli


attrezzi: lo suggerisce la presenza del compl. di stato in luogo […]Ν con l’ἳἹἹέΝ
poss. avente funzione enfatica.
In (4a-b) una simile spiegazione può rendere conto di π α – metricamente
sostituibile con (7x in Hom.) –, cui però si oppone έΝϊ’ἳlὈὄἳΝpἳὄὈἷΝ π α
(4a-b) ricorre in un discorso diretto dove parla Efesto, possessore degli attrezzi e dei
mantici, mentre Ν (4a-b) ὨΝ ἳll’iὀὈἷὄὀὁΝ ἶiΝ ὉὀἳΝ ὅἷὐiὁὀἷΝ ὀἳὄὄἳὈiva alla terza persona:
questa differenza contestuale può rendere ragione della discrepanza della scelta diatetica
att. trans. / med. aff. prop..

(5a) Il. 3.293


α Ν Ν α έ π Ν πα α
“ἷΝliΝ[οΝἳἹὀἷlli]Νἶἷpὁὅἷ per terra susὅὉlὈἳὀὈi”

(5b) Il. 3.310


α,Ν α Ν φ Ν α Ν έ Νφ Ν
“ϊiὅὅἷΝἷΝpὁὅἷΝἹliΝἳἹὀἷlliΝὅὉlΝἵὁἵἵhiὁΝl’ὉὁmὁΝpἳὄiΝἳἹliΝἶὨi”

Il contesto è assolutamente identico anche perché i due passaggi ricorrono a meno di


venti versi di distanza. Il metro ὀὁὀΝ ὨΝ ἶ’ἳiὉὈὁ nello stabilire quale delle due diatesi è
regolare in questa collocazione perché sia α (5a) sia (5b) sono
insostituibili con la forma corrispondente nella diatesi opposta.
Ad ogni modo osserviamo che un medio ha ben poco da offrire in questo caso e che
una sfumatura affettiva o di riflessività indiretta non pare al suo posto in (5b).

199
La soluzione più ragionevole è dunque ammettere che (5b) abbia rimpiazzato
Ν(27x in Hom.), inutilizzabile in questo verso.

(6a) Il. 12.399


ῖ Ν υ ,Νπ Ν υ
“ὄimἳὅἷΝὀὉἶὁΝilΝmὉὄὁΝἷΝἶἳvἳΝἳΝmὁlὈiΝpἳὅὅἳἹἹiὁ”

(6b) Il. 12.410-411


α Ν Ν α φ π Ν Ν
α έ α πα υ υ Ν
“ÈΝ ἶiἸἸiἵilἷΝ ἳΝ mἷ,Ν pἷὄΝ ὃὉἳὀὈὁΝὅiἳΝ ἸὁὄὈἷ,Ν ||Ν ὅἸὁὀἶἳὄἷΝ ἶἳΝ solo e farvi un cammino
ἳllἷΝὀἳvi”
cfr. Il. 12.417-418 Ν Ν φ Ν Ν α α Ν α || ῖ Ν Ν
έ α πα υ υ

La differenza semantica tra (6a) e (6b), Il. 12.417-418 è chiara: nel primo passo è il
muro che offre il passaggio ai guerrieri troiani, mentre negli altri due sono Sarpedonte e
i Lici ad aprirlo a loro stessi, dunque in questo secondo caso si ha una sfumatura di
ὄiἸlἷὅὅiviὈὡΝ iὀἶiὄἷὈὈἳΝ ἵὁἷὄἷὀὈἷmἷὀὈἷΝ ὅὁὈὈὁliὀἷἳὈἳΝ ἶἳll’ὉὅὁΝ ἶἷlΝ mἷἶέΝ α ,Ν pὄἷἸἷὄiὈὁΝ
ἳll’ἳὈὈέΝ ῖ α (3x in Hom.).

(7a) Il. 18.475-476


[…]Να Ν π αΝ
Ν α Ν α,Ν Ν
“ἷΝpὁiΝ||ΝpὁὅἷΝὅὉlΝpiἷἶiὅὈἳllὁΝlἳΝἹὄἳὀἶἷΝiὀἵὉἶiὀἷ,ΝἳἸἸἷὄὄάΝiὀΝmἳὀὁ”

(7b) Od. 8.274


’Ν ’ α Ν α,Ν π Ν
“ἷΝὅὉlΝὅὁὅὈἷἹὀὁΝpὁὅἷΝlἳΝἹὄἳὀἶἷΝiὀἵὉἶiὀἷΝἷΝἴἳὈὈἷvἳΝἵἳὈἷὀἷ”

In entrambi i passi il soggetto è Efesto che pone sul piedistallo un incudine: ci


troviamo nella sua officina e si sta parlando di uno dei suoi attrezzi, ragion per cui è
ammissibile intendere Ν[…]Ν ’( ) (7b) un medio affettivo di proprietà.
In (7a), invece, ha prevalso la variante non marcata favorita dal metro (ma cfr.
med. π α (4a-ἴ)Ν ὈὄἳὈὈὁΝ ἶἳllὁΝ ὅὈἷὅὅὁΝ ἵἳὀὈὁΝ XἨἙἙἙΝ ἶἷll’Iliade e impiegato
esattamente nello stesso contesto con compl. ogg. gli π α di Efesto).

(8a) Hes. Op. 795-797


[…]Ν α α π α α
α α α α α α α α α
π π ῖ αΝ έΝ[…]

200
“iὀΝὃὉἷὅὈὁΝἹiὁὄὀὁΝὈὉΝἳἶἶὁmἷὅὈiἵἳΝiΝ montoni ed i buoi dalle corna ricurve e dal
passo ondeggiante, ed il cane dai denti aguzzi, ed i muli pazienti nel lavoro,
ἵἳὄἷὐὐἳὀἶὁliΝἵὁὀΝlἳΝmἳὀὁ”

(8b) Il. 18.317 (= 23.18)


ῖ α Ν π’ φ υΝ έ Ν α υΝ
“lἷΝmἳὀiΝmἳὅὅἳἵὄἳὈὄiἵiΝὅὉlΝpἷὈὈὁΝἶἷll’ἳmiἵὁΝpὁὅἳὀἶὁ”

Ἔ’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝὈὄἳΝἳὈὈivὁΝἷΝmἷἶiὁΝὀὁὀΝpὁὀἷΝpὄὁἴlἷmiΝiὀΝὃὉἷὅὈὁΝἵἳὅὁἈΝἷὅὅἷὀἶὁΝ ῖ α( )
il complemento oggetto, cioè una parte del corpo umano, l’ὉὅὁΝἶἷll’ἳὈὈέΝ π […] Ν
(ἆἳ)Ν ὄἳppὄἷὅἷὀὈἳΝlἳΝvἳὄiἳὀὈἷΝὀὁὀΝmἳὄἵἳὈἳΝ(“pὁὄὄἷΝ lἳΝmἳὀὁ”)ΝἷΝὃὉἷllὁΝ del med. π’Ν […]
Ν(ἆἴ)ΝlἳΝvἳὄiἳὀὈἷΝmἳὄἵἳὈἳΝ(“pὁὄὄἷΝlἳΝpropria mἳὀὁ”, med. aff. prop.).

(9a) Hes. Op. 469- 470


[…]Ν υ Ν π
Ν Ν α Νπ Ν
“ἓΝἶiἷὈὄὁ,ΝὉὀΝpiἵἵὁlὁΝὅἷὄvὁΝἵὁὀΝὉὀἳΝὐἳppἳΝ[…]ΝpὄὁἵὉὄiΝἳἸἸἳὀὀὁΝἳἹliΝὉἵἵἷlli”

(9b) Il. 17.157-158


[…]Ν Ν ’Ν αΝ αΝ π π Ν
Ν υ Νπ Ν α Ν
“ἵὁm’ἷὀὈὄἳΝὀἷἹliΝὉὁmiὀiΝἵhἷΝpἷὄΝlἳΝpἳὈὄiἳΝ || ingaggiano contro i nemici lotta e
ὈὄἳvἳἹliὁ”

χὈὈivὁΝ ἷΝ mἷἶiὁΝ ὅiΝ ἶiὅὈὄiἴὉiὅἵὁὀὁΝ ἵὁἷὄἷὀὈἷmἷὀὈἷΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳΝ ἵὁppiἳΝ miὀimἳἈΝ iὀΝ
(9a) l’ἳὈὈέΝ Νindica ἵhἷΝl’ἳὐiὁὀἷΝhἳΝὉὀἳΝἶiὄἷὐiὁὀἷΝὅὁlἳΝ(ilΝὅἷὄvὁΝpὄὁἵὉὄἳΝἳἸἸἳὀὀὁΝἳἹliΝ
uccelli), mentre in (9b) il med. ἷὅpὄimἷΝ Ὁὀ’ἳὐiὁὀἷΝ ἵhἷΝ ha due direzioni, dal
soggetto agli Ν υ e da questi ultimi al soggetto, perciò il medio è
reciproco.
Ἔ’ἳὀἳliὅiΝ mἷὈὄiἵἳΝ ἵiΝ ἵὁὀἸἷὄmἳΝ ἵhe il medio è stato deliberatamente scelto in (9b):
Omero non ha infatti impiegato l’ἳὈὈivὁΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ ἷὃὉivalente α Ν (ἅx), forma
analogica tipicamente ionica modellata sul sg. α, -α , - ( )έ
In conclusione il med. trans. α (ὀὁὀΝmἳὄἵἳὈὁ)ΝὄiὅpἷὈὈὁΝἳll’ἳὈὈέΝ (marcato)
è impiegato con valore:
1. affettivo di proprietà (14x) in (1b.1), (1b.2), (1b.3), (1c), (2b.1), (3b), (4a-b),
(4b), (7b), (8b);
2. riflessivo indiretto (5x) in (2b.2), (2c), (2d), (6b);
3. reciproco (1x) in (9b).
Alleghiamo infine una collocazione con υ in cui il medio affettivo di tangenza (marcato), atteso
qui dal momento che ilΝvἷὄἴὁΝἳὅὅὉmἷΝilΝὅiἹὀiἸiἵἳὈὁΝἶiΝ“pὁὄὄἷΝὅὉΝἶiΝὅὧ”ΝρΝ“iὀἶὁὅὅἳὄἷ”,ΝἳlὈἷὄὀἳΝἵὁὀΝl’ἳὈὈivὁΝ
(non marcato).

201
(7a) Il. 3.336 (= 15.480, 16.137, Od. 22.123, Hes. Sc. 136) α ’Ν π’Ν φ υ Ν
υ Ν
(7b) Il. 5.743 (= 11.41) α ’Ν π’Ν φ φα Ν υ Ν αφ Ν
cfr. Il. 10.30.31, 19.380-381

ἥiΝὀὁὈiΝἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝὅἷmpὄἷΝmἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝiὀὅὁὅὈiὈὉiἴilἷΝἵὁὀΝlἳΝἸὁὄmἳΝmἷἶiἳΝἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷέ

3.22 φ :: α

Φ “pὁὄὈἳὄἷ”ΝmὁὅὈὄἳΝὉὀ’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝἳὈὈivὁΝὈὄἳὀὅiὈivὁΝήΝmedio riflessivo indiretto o


intransitivo:
a. att. φ [ἳ]Ν “pὁὄὈἳὄἷ,Ν ὈὄἳὅpὁὄὈἳὄἷ” + acc. [b]Ν “pὄἷὅἷὀὈἳὄἷ,Ν ὁἸἸὄiὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od.
8.428, Hdt. 7.131) [c]Ν“pὁὄὈἳὄἷΝviἳ,Νpὄἷὀἶἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 2.302, Hdt. 1.189.1) ||
ὈὄἳὅlέΝ“ὁὈὈἷὀἷὄἷ,ΝἹὉἳἶἳἹὀἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 18.308, Pind. Isthm. 7.21);
b. med. φ α [a] rifl. indir. “pὁὄὈἳὄἷΝ ἵὁὀΝ ὅὧ,Ν pἷὄΝ ὅὧ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 19.504, Hdt.
4.67.1) | “pὁὄὈἳὄἷΝ viἳΝ ἵὁὀΝ ὅὧ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Od. 15.19, Plat. Rep. 613) || trasl.
“ἹὉἳἶἳἹὀἳὄὅi”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 22.217, Hdt. 8.104) [b] intrans. “mὉὁvἷὄὅi,Νandare” (Il.
20.172, Hdt. 8.91).
I. In Omero il pres. φ ΝὨΝἹiὡΝἳἵἵὁppiἳὈὁΝiὀΝmἳὀiἷὄἳΝὅὈἳἴilἷΝἵὁὀΝl’ἳὁὄ1. α249,
col quale forma un paradigma suppletivo. Le due forme (semplici e composte con αὺ,Ν
ὺ, π ὺ, ὺ,Ν π ὺ,Ν ὺ,Νπ ὺ,Ν υ ὺ,Ν π ὺ, π ὺ) sono attestate 427xἈΝl’ἳὈὈivὁΝὄiἵὁὄὄἷΝ
363x e il medio 64x. La ripartizione diatetica sopra delineata tiene, cionostante 12 sono
i casi di sovrapposizione delle due diatesi impiegate transitivamente (23x med., 9x
metricamente sostituibile) in collocazione col medesimo complemento oggetto.
II Nelle Storie, dove il paradigma suppletivo rimane invariato250, i due verbi
(semplici e composti con αὺ,Ν π ὺ,Ν αὺ,Ν ὺ,Ν π ὺ,Ν π ὺ,Ν ὺ,Ν α αὺ,Ν πα αὺ,Ν π ὺ,Ν
π ὺ,Ν υ ὺ,Ν υ αὺ,Ν π ὺ,Ν π °) ricorrono 436x, ἳll’ἳὈὈivὁ 294x e al medio 105x. La
distribuzione diatetica è la stessa offerta da Omero.
Le collocazioni epiche oggetto di analisi in cui attivo e medio si alternano sono le
seguenti: (1) , -α,Ν(ἀ) (e sinonimi), (3) α (e sinonimi), (4) α α, (5)
/ α, (6) / , (7) π α/π α , (8) α, (9) α α (e
sinonimi), (10) α, (11) α.

(1a.1) Il. 6.293


Ν ’Ν α Ν Νφ Ν ῃ
“ἧὀὁΝὀἷΝὅἵἷlὅἷΝἓἵὉἴἳΝἷΝὄἷἵάΝiὀΝἶὁὀὁΝἳἶΝχὈἷὀἳ”

(1a.2) Il. 19.194


αΝ Νπα Ν έ , ’Ν

249
Vd. KÖLLIGAN 2007: 335.
250
Vd. KÖLLIGAN 2007: 340.

202
“ἷΝpὁὄὈἳΝἶἳllἳΝmiἳΝὈἷὀἶἳΝiΝἶὁὀi,ΝὃὉἳὀὈiΝἳἶΝχἵhillἷ”
cfr. Il. 9.515, 19.3, 19.172-173, 19.248, 19.278-279, 24.119 (= 24.147, 24.176, 24.196),
Od. 8.399 (= 18.291), 8.418, 8.428, 13.12, 15.51, 15.75, 16.327, 18.286, 18.301, Hes. fr.
240.11 Merkelbach-West

(1b) Il. 4.97


π π α πα ’Ν α α φέ
“pὄimἳΝἶiΝὈὉὈὈὁΝἶἳΝlὉiΝἳvὄἷὅὈiΝὅplἷὀἶiἶiΝἶὁὀi”

(1c) Od. 1.316-317 Ν ’Ν Ν Ν α Νφ Ν Ν ῃ, || α Ν


αΝ Νφ α

In Omero la distribuzione diatetica è perfetta ἷΝὀὁὀΝmὁὅὈὄἳΝἵὄἷpἷἈΝὃὉἳὀἶὁΝφ ή - ha


come soggetto il donatore il verbo è attivo “pὁὄὈἳὄἷ”, vd. (1a.1), (1a.2), quando invece
ha come soggetto colui che riceve il dono il verbo è al medio riflessivo indiretto
“pὁὄὈἳὄὅiΝviἳ”, vd. (1b), (1c)251.
ἜὁΝ ἵὁὀἸἷὄmἳΝ l’ὉὀiἵὁΝ vἷὄὅὁΝ iὀΝ ἵὉiΝ lἳΝ ὅἵἷlὈἳΝ ἶἷllἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ ὅἳὄἷἴἴἷΝ ὅὈἳὈἳΝ liἴἷὄἳΝ ἶἳΝ
imposizioni metriche: in (1a.2) l’att. ΝὨΝὅὈἳὈὁΝὉὅἳὈὁΝcoerentemente al posto del
med. * ’(α )Ν pἷὄἵhὧΝ ilΝ ὅὉὁΝ ὅὁἹἹἷὈὈὁΝ ὨΝ ἡἶiὅὅἷὁΝ iὀἵἳὄiἵἳὈὁΝ ἶἳΝ χἹἳmἷὀὀὁὀἷΝ ἶiΝ
portare i suoi doni ad Achille.

(Ia) Hdt. 4.131.2


α φέ α αΝ π
“ἙΝἢἷὄὅiἳὀiΝἵhiἷὅἷὄὁΝἳll’ἳὄἳldo il significato di quei doni
cfr. Hdt. 1.69.1, 3.20.1, 3.21.2

(Ib) Hdt. 4.172.2


Ν Ν α Ν ,Ν ῖ ,Ν Ν ῃφ Ν υΝ
“ἷΝὁἹὀὉὀὁ,ΝἶὁpὁΝἷὅὅἷὄἷΝὅὈἳὈὁΝἵὁὀΝlἷi,ΝlἷΝἵὁὀὅἷἹὀἳΝilΝἶὁὀὁΝἵhἷΝhἳΝpὁὄὈἳὈὁΝἶἳΝἵἳὅἳ”

In Erodoto, invece, il criterio di distribuzione diatetica non è coincidente poiché, a


prescindere dalla diatesi, il soggetto del sinὈἳἹmἳΝφ ή - ΝὨΝsempre il donatore.
Ad ogni modo la situazione erodotea è inquadrabile secondo un altro tipo di
opposizione att. / med.: infatti l’ἳὈὈivὁΝὄiἵὁὄὄἷΝὃὉἳὀἶὁΝἵhiΝpὁrta i doni è un araldo, vd.
(Ia), Hdt. 1.69.1, 3.20.1, 3.21.2, dunque qualcuno che svolge questa funzione di
mestiere; alΝἵὁὀὈὄἳὄiὁΝilΝmἷἶiὁΝὄiἵὁὄὄἷΝὀἷll’ὉὀiἵὁΝἵἳὅὁΝiὀΝἵὉiΝilΝlἳὈὁὄἷΝἶἷiΝἶὁὀiΝὀὁὀΝlὁΝἸἳΝ
di professione me per libera scelta, vd. (Ib). Perciò lἳΝἶiἸἸἷὄἷὀὐἳΝὈὄἳΝἳὈὈέΝφ ΝἷΝ
med. φ αΝ ἵὁὀὅiὅὈἷΝὀἷlΝἸἳὈὈὁΝἵhἷΝl’ἳὈὈivὁΝὨΝὀἷὉὈὄὁΝἷΝiὀἶiἵἳΝl’ἳὐiὁὀἷΝiὀΝmἳὀiἷὄἳΝ
generica mentre il medio è affettivo di proprietà e sottolinea che il soggetto porge il
proprio ἶὁὀὁΝἷΝὀὁὀΝὃὉἷllὁΝἶiΝὉὀΝἳlὈὄὁΝ(l’ἳὄaldo è il semplice latore del dono, non colui
che lo elargisce).
251
Vd. BENVENISTE 1950: 126.

203
(2a) Il. 17.718
Ν α Νφέ ’ Νπ υΝ[…]
“ὅὁllἷvἳὈἷΝilΝἵἳἶἳvἷὄἷ,ΝὈὄἳἷὈἷlὁΝviἳΝἶἳllἳΝlὁὈὈἳ”
cfr. Il. 16.454, 17.121, 17.735, 17.746, 23.134, 24.697, 24.786, 16.668-669, 16.678-679,
Od. 12.9-10

(2b) Il. 16.671


π π Ν(impv.) Νπ π ῖ Ν αΝ α π ῖ Νφ α
“ἷΝἶἳllὁΝ[οΝἵἳἶἳvἷὄἷ]ΝἶἳΝpὁὄὈἳὄἷΝἳiΝὄἳpiἶiΝpὁὄὈἳὈὁὄi”
cfr. Il. 16.681 π π Ν(impf.) Νπ π ῖ Ν αΝ α π ῖ Νφ α

(2c) Il. 24.581 φ αΝ υ Νπυ α Ν Ν Νφ α

La distribuzione delle due diatesi rispecchia esattamente quella vista nel caso della
ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(1)Ν ἈΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἹὀiἸiἵἳΝ“pὁὄὈἳὄἷ”ΝἷΝhἳΝἵὁmἷΝὅoggetto chi trasporta
il morto, ilΝ mἷἶiὁΝ ὨΝ ὄiἸlἷὅὅivὁΝ iὀἶiὄἷὈὈὁΝ ἷΝ ὅiἹὀiἸiἵἳΝ “pὁὄὈἳὄὅiΝ viἳ”,Ν ἶὉὀὃὉἷΝ hἳΝ ἵὁmἷΝ
soggetto logico – spesso inespresso – chi ha ricevuto il cadavere.
La differenza è particolarmente chiara in Il. 16.668-671 (2b) α Ν π αΝ||Νπ Ν
π π φ Ν Νπ α ῖ Ν Ν ||Ν ῖ Ν ’Ν ῃ,Νπ ’Ν αΝ α αΝ
·Ν ||Ν π π Ν Ν π π ῖ Ν αΝ α π ῖ Ν φ α ,Ν vἷὄὅiΝ ὄipὄἷὅiΝ ὃὉἳὅiΝ ad
verbum in Il. 16.678-681: su ordine di Zeus, Apollo prima porta (att. φ )Ν lὁὀὈἳὀὁΝ
dalla battaglia il cadavere di Sarpedonte e poi, dopo averlo pulito e unto, lo consegna
agli uomini di una scorta perché se lo portino via (med. φ α )έ

(IIa) Hdt. 1.45.1


πα α υ φέ , π Ν π
φ
“ἢiὶΝ ὈἳὄἶiΝ ἳὄὄivἳὄὁὀὁΝ iΝ Ἔiἶi,Ν portando il cadavere, e dietro a loro veniva
l’Ὁἵἵiὅὁὄἷ”
cfr. Hdt. 1.68.6, 2.78, 3.16.1

(IIb) Hdt. 2.88


υ αῃ α Ν Ν Ν α υ Ν Ν αΝ αΝ α
π αΝ π’Ν Ν α Ν π φέ α
“ἶὁpὁΝ ἳvἷὄΝ pὉὄiἸiἵἳὈὁΝ ἹliΝ iὀὈἷὅὈiὀiΝ ἵὁὀΝ l’ἷὄἴa sirmea, lasciano disseccare il
ἵἳἶἳvἷὄἷΝpἷὄΝiΝἵὁὀὅὉἷὈiΝὅἷὈὈἳὀὈἳΝἹiὁὄὀiἷΝpὁiΝlὁΝἵὁὀὅἷἹὀἳὀὁΝpἷὄΝἸἳὄlὁΝpὁὄὈἳὄἷΝviἳ”

A differenza della collocazione con (1)Ν , stavolta anche Erodoto si allinea


pἷὄἸἷὈὈἳmἷὀὈἷΝἳll’ὉὅὁΝὁmἷὄiἵὁ att. trans. / med. rifl. indir..
Notiamo che sia nella lingua epica sia in quella della prosa ionica questo impiego
del medio riflessivo indiretto ὄiἵὁὄὄἷΝὅἷὀὐἳΝἷἵἵἷὐiὁὀἷΝiὀΝἶipἷὀἶἷὀὐἳΝἶἳΝπ π Ν“iὀviὁ” –
vd. (2b) – o Ν“ἶὁ” – vd. (2c), (IIb) – ἷΝἵhἷΝφ α ΝἸiἹὉὄἳΝὃὉiὀἶiΝἵὁmἷΝiὀἸiὀiὈὁΝ
finale-consecutivo.

204
Da questa constatazione possiamo infine dedurre che in Il. 16.454 π π Ν Ν
Θ α Ν Νφ Ν α υ ΝὝπ ΝἷΝOd. 12.9-10 ’Ν Ν υ Νπ Ν Ν
α αΝ Ν ||Ν αΝ Ν π αΝ αΝ l’ἳὈὈivὁΝ (non marcato)
sostituisce il medio (marcato) per due motivi differenti: nel primo caso perché φ αΝ
(15x in Hom.) sarebbe ametrico, nel secondo perché le forme di impv. aor. misto ,Ν
,Ν ,ΝiὀἸέΝ (α )ΝὈὄἳὈὈἷΝἶἳlΝἸὉὈέΝ ΝἷὅiὅὈὁὀὁΝὅὁlὁΝἳll’ἳὈὈivὁ .
252

(3a) Il. 18.137


αΝ α φέ υ α πα ’Ν φα Ν α
“ἳὄmiΝἴἷllἷΝἶἷlΝὅiὄἷΝἓἸἷὅὈὁΝpὁὄὈἳὀἶὁ”
cfr. Il. 7.78, 11.247, 16.663-665, 17.39, 17.70-71, 17.130-131, 17.191-194, 18.147,
18.334-335, 18.616, Od. 4.784, 22.109-112, 22.139-140

(3b) Il. 11.798


αΝ Ν αΝ α Νπ Νφ α
“ἑὁὀἵἷἶἳΝἵhἷΝl’ἳὄmiΝὅὉἷΝἴἷllἷΝὈὉΝpὁὄὈiΝἳllἳΝἹὉἷὄὄἳ”

(3c) Il. 23.809 αΝ ’Ν φ Ν υ αΝ α αΝφ έ

Il principio di distribuzione diatetica rimane lo stesso – ἳὈὈέΝ φ Ν “pὁὄὈἳὄἷ”Ν a


qualcuno vὅέΝ mἷἶέΝ φ α Ν “pὁὄὈἳὄὅiΝ viἳ”Ν – ma appare perturbato dalla metrica:
ἷὀὈὄἳmἴiΝ iΝ mἷἶiΝ φ α Ν (ἁἴ)Ν ἷΝ φ Ν (ἁἵ)Ν ὅὁὀὁΝ ἵὁὄὄἷὈὈiΝ – si noti in (3b) la
ἵὁὅὈὄὉὐiὁὀἷΝ Ν[…]Νφ α Ν– ma parecchi attivi paiono metricamente condizionati.
In Il. 7.78, 11.247, 16.663-665, 17.70-71, 17.130-131, 17.192-194, infatti, si parla di
guerrieri che predano le armi a un loro avversario, dunque il medio è atteso, ma il
contesto metrico induce Omero a impiegare la diatesi non marcata (in Il. 11έἀἂἅΝφ Ν
ὄimpiἳὐὐἳΝl’ἳmἷὈὄiἵὁΝ*φ )έΝἙὀΝpἳὄὈiἵὁlἳὄἷΝiὀΝIl. 16.663-665, 17.130-131, 17.192-
1λἂΝ ὄiἵὁὄὄὁὀὁΝ iΝ ἵὁὅὈὄὉὈὈiΝ Νφ ,Ν υΝ […]Ν ||Ν […]Ν φ , i quali, come ci
conferma Erodoto con α Ν π φ α (IIb) e come si è già visto in (2b), (2c), si
accompagnano rigorosamente all’iὀἸέΝmἷἶέ φ α.

(4a) Il. 6.480


[…]Νφέ ’Ν α αΝ αΝ
αΝ Ν α,Ν α Ν φ αΝ
“ἢὁὄὈiΝἷἹliΝlἷΝὅpὁἹliἷΝἵὄὉἷὀὈἷΝ||ΝἶἷlΝὀἷmiἵὁΝἳἴἴἳὈὈὉὁ,ΝἹὁἶἳΝiὀΝἵὉὁὄἷΝlἳΝmἳἶὄἷ”
cfr. Il. 6.68-69

(4b) Il. 8.533-534


π Ν Νπ Ν ῖ Ν π αΝ Ν
α ῃ α Ν α αΝ αΝφ α

252
Vd. CHANTRAINE 1948-1953: I 417-418.

205
“saprà respingere me dalle navi alle mura || o se lo trafiggo col bronzo e avrò le
ὅpὁἹliἷΝἵὄὉἷὀὈἷΞ”

(4c) Il. 22.244-246 […]Ν αΝ Ν Ν Ν || Ν α α αΝ α αΝ αΝ


φ α || α Ν π Ν αφυ , Ν υ α

Questa collocazione con (4) α α è semanticamente molto prossima a quella con


(3) αΝ(e sinonimi), dunque anche la ripartizione diatetica dovrebbe corrispondere.
ἠὁὀΝ ὨΝ ἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝ ὀἷὅὅὉὀΝ ἵἳὅὁΝ ὀὧΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ὀὧΝ ἳlΝ mἷἶiὁΝ iὀΝ ἵὉiΝ ilΝ ὅἷὀὅὁΝ ὅiἳΝ “pὁὄὈἳὄἷΝ
ὃὉἳlἵὁὅἳΝἳΝὃὉἳlἵὉὀὁ”ΝmἳΝiὀΝὁἹὀὉὀὁΝἶἷiΝquattro passi il soggetto si porta via le spoglie
del perdente. A rigor di logica, dunque, il medio è atteso sempre – e infatti in (4b) e (4c)
φ α ΝἷΝφ α ΝpὄἷvἳlἹὁὀὁΝὄiὅpἷὈὈivἳmἷὀὈἷΝὅὉΝ*φ ΝἷΝφ ῃ ( ) (4x in Hom.) –,
ma troviamo 2x l’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝmarcato).
Le due eccezioni di (1a) e Il. 6.68 sono però facilmente spiegabili se si invocano le
imposizioni del metro: in (1a) φ Ν (ἁx)Ν ὅἳὄἷἴἴἷΝ ἳmἷὈὄiἵὁΝ ἷΝ in Il. ἄέἄἆΝ φ Ν
ὅὁὅὈiὈὉiὅἵἷΝ*φ ,ΝἵhἷΝὀὁὀΝἷὀὈὄἳΝὀἷll’ἷὅἳmἷὈὄὁέ

(5a) Il. 23.849


α Ν π Ν αφυ Ν φ α Ν Ν
“pὁὄὈἳὄὁὀὁΝilΝpὄἷmiὁΝἶἷlΝὄἷΝἳllἷΝἵὁὀἵἳvἷΝὀἳvi”
cfr. Il. 23.259, 23.785, Hes. Th. 437-438

(5b) Il. 23.413


α ’Ν π α φ α ῖ
“ὅἷΝpἷὄΝiὀἵὉὄiἳΝvὁὅὈὄἳΝci prenderemo l’ὉlὈimὁΝpὄἷmiὁ”

(5c) Il. 9.127 α ἠ α α υ ππ


(5d) Il. 23.275 ’Ν Ν π αΝ α Ν Νφ
(5e) Il. 23.538 […]Ν Ν π αΝφ έ υ Νυ Ν

Ἔ’ἳlὈἷὄὀἳὀὐἳΝ ὈὄἳΝ ἳὈὈivὁΝ ἷΝ mἷἶiὁΝ ὄἷὅὈἳΝ ὀἷlΝ ὅὁlἵὁΝ ἵhἷΝ ἳἴἴiἳmὁΝ ὈὄἳἵἵiἳὈὁἈΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ
impiegato quando il soggetto trasporta il premio, il medio riflessivo indiretto quando se
lo porta via, cioè lo vince,ΝvἶέΝφ αΝ(ηἴ)ΝἷΝφ Ν(ηἶ)ΝpὄἷἸἷὄiὈiΝἳΝφ Ν(1x in
Hom.) e *φ .
Uniche eccezioni Il. 23.785 Ν ’Ν αΝ φ ’Ν Ν ἷΝ ἘἷὅέΝ
Th. 437-438 α Ν Ν||Ν ῖαΝφ Ν α Ν : il contesto è esattamente il medesimo
che osserviamo in (5b), (5c), (5d), (5e) mἳΝilΝmἷἶiὁΝὨΝὅὈἳὈὁΝὄimpiἳὐὐἳὈὁΝἶἳll’ἳὈὈivὁΝ(ὀὁὀΝ
marcato) favorito dal metro.

(6a-b) Il. 18.308


α, φ ῃ α , φ
“ἹliΝὅὈἳὄάΝἶiΝἸὄὁὀὈἷ,Ν||ΝvἷἶὄἷmὁΝὅ’ἷἹliΝἳvὄὡΝἹὄἳὀἶἷΝviὈὈὁὄiἳΝὁΝiὁΝl’ἳvὄά”

206
(6b) Il. 13.486
α Ν Ν φέ αΝ Ν φ
“vἷἶὄἷmmὁΝpὄἷὅὈὁΝὅ’ἷἹliΝἳvὄἷἴἴἷΝἹὄἳὀΝὈὄiὁὀἸὁΝὁΝiὁΝl’ἳvὄἷi”

(6c) HH. 6.19-20 αῖ ’Ν φα Ν υ υ ,Ν Ν ’Ν Ν Ν|| Ν Νφέ α,


Ν ’Ν υ Ν

(VIb) Hdt. 6.103.2


α α φ Ν υ π αΝ αΝ ππ υ ,Ν α α Ν Ν Ν
Ν Ν α α φ ῃ
“ἝἷὀὈὄἷΝἷὄἳΝiὀΝἷὅiliὁΝἹliΝἵἳpiὈάΝἶiΝviὀἵἷὄἷΝἳΝἡlimpiἳΝlἳΝἵὁὄὅἳΝἶἷllἷΝὃὉἳἶὄiἹhἷΝἷΝ
ὄipὁὄὈἳὀἶὁΝὃὉἷὅὈἳΝviὈὈὁὄiἳΝὉἹὉἳἹliάΝl’impὄἷὅἳΝἶiΝἝilὐiἳἶἷ,ΝὅὉὁΝἸὄἳὈἷllὁΝpἷὄΝpἳὄὈἷΝ
ἶiΝmἳἶὄἷ”

In tutti questi passaggi il medio riflessivo indiretto è atteso – in (6a-b), (6b) abbiamo
φ ΝἷΝὀὁὀΝ*φ – ed Erodoto lo conferma puntualmente in (VIb).
ἢἷὄΝὃὉἷὅὈἳΝὄἳἹiὁὀἷΝὄiὅὉlὈἳΝἶiἸἸiἵilἷΝἶἳΝὅpiἷἹἳὄἷΝφ ῃ Ν(ἄἳ)ΝiὀΝὉὀΝlὉὁἹὁΝἶἷlΝvἷὄὅὁΝἵhἷΝ
ἳvὄἷἴἴἷΝἳἵἵὁlὈὁΝὅἷὀὐἳΝpὄὁἴlἷmiΝφ α Ν(2x in Hom.).
Ἔ’ἳlὈὄἳΝἳpὁὄiἳΝὨ costituita dalla discrepanza nella scelta del modo verbale: mentre in
(6b), che è molto simile a (6a), i due ottativi sono al loro posto in un apodosi di un
periodo ipotetico della possibilità (con protasi al verso precedente […]Ν α),ΝiὀΝ
(6a) si alternano in due proposizioni disgiuntive […]Ν un congiuntivo equivalente a
un futuro Νφ ῃ Ν(cfr. Il. 1έ1ἁἅΝ Ν ,Ν Ν Να Ν α )Νe un
ottativo potenὐiἳlἷΝ Ν φ έΝ Ἔ’ἳlὈἷὄὀἳὈivἳ che si pone Ettore è la seguente: al
momento dello scontro vincerà Achille ( Νφ ῃ ) ὁΝpὁὈὄἷiΝ viὀἵἷὄἷΝiὁΝ ( Νφ ),Ν
ma la prima eventualità è enunciata come inevitabile perché Achille è notoriamente il
guerriero più forte in assoluto, mentre la seconda è data semplicemente come
ipotetica253.
FὁὄὅἷΝ ὃὉἷὅὈἳΝ ἶiἵὁὈὁmiἳΝ mὁἶἳlἷΝ pὉάΝ ἳiὉὈἳὄἷΝ ἳΝ ὅpiἷἹἳὄἷΝ ἳὀἵhἷΝ l’iὀἳὈὈἷὅὁΝ ἳὈὈέΝ φ ῃ
(6a-b)ἈΝlἳΝviὈὈὁὄiἳΝἶiΝχἵhillἷΝὨΝὁἹἹἷὈὈivἳmἷὀὈἷΝpiὶΝpὄὁἴἳἴilἷΝmἳΝἶiὄἷΝἵhἷΝlὉiΝ“riporterà la
vittoria”Ν (non marcato) ἷΝ ὀὁὀΝ “ὅiΝ pὄἷὀἶἷὄὡ la vittoria”Ν (marcato) è possibile che valga
come espressione edulcorata appositamente scelta da Omero e messa in bocca a Ettore
pἷὄΝὈὁἹliἷὄἷΝἸὁὄὐἳΝἳll’ἷvἷὀὈὉἳliὈὡΝἶiΝὉὀἳΝὅἵὁὀἸiὈὈἳ quasi certa.

(7a) Il. 23.883


’Ν π αφ αΝ π α

253
Vd. WACKERNAGEL 1926: I 232 «Der Unterschied beider Modi besteht also bloss darin, dass der
Konjunktiv ein Wollen, der Optativ ein Wünschen ausdrückt. Beide Male handelt es sich um ein
Begehren. Was man will, glaubt man selber herbei führen zu können; was man wünscht, ist in die
Entscheidung anderer Mächte gestellt. Man kann demgemäss den Unterschied der beiden Modi auch so
definieren, dass beim Konjunktiv eine grössere Annäherung an die Wirklichkeit stattfindet.»

207
“ἦἷὉἵὄὁΝpὁὄὈάΝlἷΝὅἵὉὄiΝἳllἷΝἵὁὀἵἳvἷΝὀἳvi”

(7b) Il. 23.856


π α π α φ
“ὅiΝpiἹliΝὈὉὈὈἷΝlἷΝἶὁppiἷΝὅἵὉὄiΝἷΝἳΝἵἳὅἳΝlἷΝpὁὄὈi”

ἙὀΝ (ἅἴ)Ν χἵhillἷΝ pὄἷὅἷὀὈἳΝ lἳΝ ἹἳὄἳΝ ἶiΝ ὈiὄὁΝ ἵὁὀΝ l’ἳὄἵὁΝ ἷΝ annuncia che il vincitore si
porterà a casa dieci doppie scuri: il medio è riflessivo indiretto.
In (7a) Teucro, secondo classificato, vince le dieci scuri e se le porta alle navi.
Anche qui il medio sarebbe atteso, ma la metrica si è messa di mezzo e, vista
l’impossibilità di impiegare il med. *φ ’( )Ν iὀΝ ὃὉἷὅὈὁΝ vἷὄὅὁ,Ν ἡmἷὄὁΝ hἳΝ ὄipiἷἹἳὈὁΝ
ὅὉll’ἳὈὈivὁ (non marcato) ἵὁὄὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝφ έ

(8a) Il. 12.372


ῖ Ν ’Ν αΝ α Ν υΝφέ α π αΝ αΝ
“ἷΝἢἳὀἶiὁὀἷ,ΝὅἷἹὉἷὀἶὁli,ΝpὁὄὈἳvἳΝilΝἵὉὄvὁΝἳὄἵὁΝἶiΝἦἷὉἵὄὁ”
cfr. Od. 21.234, 21.362, 21.369, 21.378

(8b) Od. 21.348-349


Ν ’Ν Ν ’Ν αΝ α Να ’Ν Ν
α α πα Ν αΝ Ν αΝφ α
“ὀἷὅὅὉὀὁΝ ἶiΝ lὁὄὁΝ pὉάΝ ἸἳὄmiΝ ἸὁὄὐἳΝ iὀΝ ἵὁὀὈὄἳὄiὁ,Ν vὁlἷὅὅiΝ ||Ν ἶὁὀἳὄἷΝ ὃὉἷὅὈ’ἳὄἵὁΝ pἷὄΝ
ὅἷmpὄἷΝἳll’ὁὅpiὈἷ,ΝἵhἷΝlὁΝpὁὄὈiΝἵὁὀΝὅὧ”

ἠὉὁvἳmἷὀὈἷΝ l’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ὨΝ ἳὈὈέΝ ὈὄἳὀὅέΝ ήΝ mἷἶέΝ ὄiἸlέΝ iὀἶiὄέἈ l’ἳὈὈέΝ φ Ν (ἆἳ)Ν iὀἶiἵἳΝ
l’ἳὐiὁὀἷΝἶiΝpὁὄὈἳὄἷΝl’ἳὄἵὁΝἳΝὃὉἳlἵὉὀὁ,ΝilΝmἷἶέΝφ α Ν(ἆἴ)ΝὃὉἷllἳΝἶiΝpὁὄὈἳὄselo via dopo
averlo ricevuto.
ἥiΝ ὀὁὈiΝ ἳὀἵὁὄἳΝ ὉὀἳΝ vὁlὈἳΝ lἳΝ ἵὁὅὈὄὉὐiὁὀἷΝ ἵὁὀΝ Ν +Ν iὀἸέΝ mἷἶέΝ α Ν […]
φ α , la quale è garanzia della genuinità del medio.

(9a) Od. 13.203


π α αΝπ φ ἉΝ[…]
“ἷΝὈὉὈὈἷΝὃὉἷὅὈἷΝὄiἵἵhἷὐὐἷΝἶὁvἷΝlἷΝpὁὄὈὁς”

(9b) Od. 15.19


Ν Ν Ν Ν Ν αΝφ α
“ἐἳἶἳΝὀὁὀΝὅiΝpὁὄὈiΝviἳΝὈὉὁΝmἳlἹὄἳἶὁΝὃὉἳlἵhἷΝὈἷὅὁὄὁ”

(IXa) Hdt. 3.91.4


α α αΝ α Γα Ν α α α Ν Ν α πα α Ν Ν υ α Ν
αΝ α α Ν α αΝπ έφ
“ἙΝ ἥattagidi, i Gandari, i Dadici e gli apariti, raggruppati insieme, versavano
ἵἷὀὈὁὅἷὈὈἳὀὈἳΝὈἳlἷὀὈi”

208
cfr. Hdt. 1.196.4, 3.114

(IXb) Hdt. 2.121α.3


α υ α παῖ α α α υ
α, π α π α α υ α π
α α ῃ α α α α π
α α
“ἓἹliΝ mὁὄìΝ ἷΝ iΝ ἸiἹliΝ ὀὁὀΝ ἳὈὈἷὅἷὄὁΝ mὁlὈὁΝ pἷὄΝ mἷὈὈἷὄὅiΝ ἳll’ὁpἷὄἳέΝ ἥiΝ ὄἷἵἳὄὁὀὁΝ ἶiΝ
ἸὄὁὀὈἷΝ ἳllἳΝ ὄἷἹἹiἳ,Ν ὈὄὁvἳὄὁὀὁΝ ὀἷll’ἷἶiἸiἵiὁΝ lἳΝ piἷὈὄἳΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈiὁὀἷ,Ν lἳΝ ὄimὁὅὅἷὄὁΝ
facilmente ἷΝpὁὄὈἳὄὁὀὁΝviἳΝmὁlὈἷΝὄiἵἵhἷὐὐἷ”

La corrispondenza tra Omero ed Erodoto è perfetta e segue le linee già tracciate:


l’ἳὈὈivὁΝ ὅiἹὀiἸiἵἳΝ “pὁὄὈἳὄἷΝ lἷΝ ὄiἵἵhἷὐὐἷ”, vd. (9a), (IXa) – nelle Storie l’ἷὅpὄἷὅὅiὁὀἷΝ hἳΝ
assunto ilΝ vἳlὁὄἷΝ ὈἷἵὀiἵὁΝ ἶiΝ “vἷὄὅἳὄἷΝ ἶἷὀἳὄὁ,Ν pἳἹare”Ν –, il medio riflessivo indiretto
“pὁὄὈἳὄὅiΝ viἳΝ lἷΝ ὄiἵἵhἷὐὐἷ”,Ν ἵiὁὨΝ “pὄἷἶἳὄἷ,Ν ὅὁὈὈὄἳὄὄἷ”, vd. (9b) – ἶὁvἷΝ φ α Ν pὄἷvἳlἷΝ
ἵὁἷὄἷὀὈἷmἷὀὈἷΝὅὉΝφ ῃ ( ) (4x in Hom.) –, (IXb).

(10a) Hes. Op. 450


’Ν αφ α α Ν
“ἷὅὅἳΝpὁὄὈἳΝil segnale di arare i campi ἷΝ[…]ΝlἳΝὅὈἳἹiὁὀἷΝἶἷll’iὀvἷὄὀὁ”

(10b) Il. 6.176-177


α Ν Ν Ν α Ν αΝ α ,Ν
Ν αΝ α ῖ Νπα Νφέ
“lὁΝiὀὈἷὄὄὁἹά,Ν ἷΝ ἵhiἷὅἷΝ ilΝ ὅἷἹὀὁΝ ἳΝ vἷἶἷὄἷ,Ν ||Ν ὃὉἷllὁΝ ἵhἷΝ ἹliΝ pὁὄὈἳvἳΝ ἶἳΝ pἳὄὈἷΝ ἶἷlΝ
genero ἢὄἷὈὁ”

In collocazione con (10)Ν αΝilΝmἷἶέ φ Ν(10b) pare fuori posto: Bellerofonte


sta recando una lettera al suocero del re Preto e non la vuole tenere per sé né ha
intenzione di sottrarla.
Dal confronto con (11a)ΝὅiΝἶἷἶὉἵἷΝὃὉiὀἶiΝἵhἷΝl’ἳὈὈέΝφ (12x in Hom.) è stato qui
ὄimpiἳὐὐἳὈὁΝἶἳlΝmἷἶέΝφ – che in Omero ricorre 2x su 3 in clausola – a causa del
condizionamento metrico.

(11a) Od. 6.92


ῖ Ν ’Ν Ν Ν Ν αΝπ φ υ α
“lἷΝἵἳlpἷὅὈἳvἳὀὁΝvἷlὁἵἷmἷὀὈἷΝὀἷiΝἴὁὈὄi,ΝὅἸiἶἳὀἶὁὅiΝἳΝἹἳὄἳ”

(11b.1) Il. 3.7


α Ν ’Ν αΝ α Ν Ν α Ν αΝπ φ α
“ἳll’ἳlἴἳΝsi sfidano esse nella mἳlἳΝἴἳὈὈἳἹliἳ”

209
(11b.2) Od. 8.209-211
φ Ν ῖ Ν Ν α α Νπ Ν ,
Ν Ν αΝπ φ α Ν
Ν απ · Ν ’Να π αΝ Ν
“ἥὈὁlὈὁΝ ὅἳὄἷἴἴἷ,Ν ἳὀὐiΝ ὅpὄἷἹἷvὁlἷ,Ν l’ὉὁmὁΝ ||Ν ἵhἷΝ ἳΝ ἹἳὄἳΝ pὄὁvὁἵἳΝ ἵhiΝ ἹliΝ hἳΝ ἶἳὈὁΝ
ἳἵἵὁἹliἷὀὐἳΝ||ΝiὀΝὉὀΝpἳἷὅἷΝὅὈὄἳὀiἷὄὁἈΝὨΝὉὀΝmὉὈilἳὄὅiΝἶἳΝὅὁlὁ”

ἓὀὈὄἳmἴiΝiΝmἷἶiΝπ φ α Ν(11bέ1)ΝἷΝπ φ α Ν(11b.2) si trovano in un luogo


del verso che avrebbe potuto anche accogliere le forme attive corrispondenti e questo
garantisce oltre ogni ragionevole dubbio che il sintagma φ α αΝὨΝὄἷἹὁlἳὄmἷὀὈἷΝ
al medio. Questi è verosimilmente reciproco, come suggeriscono i sinonimi deponenti
α Ν ἷΝ α Ν ἷΝ lἳΝ ὄἷἹἹἷὀὐἳΝ ἳlΝ ἶἳὈέΝ iὀΝ (11b.2), che è la più comune coi medi
254
reciproci .
Ἔ’ἳὈὈέΝπ φ υ α Ν(11a) si spiega agevolemente secondo le esigenze della dizione
formulare: αΝπ φ υ α Ν(12a) è stato evidentemente creato su αΝπ φ αΝ
(12b.1)ΝἵὁὀΝl’ὉὀiἵὁΝpἳὄὈiἵipiὁΝἵhἷΝpὁὈἷvἳΝἷὀὈὄἳὄἷΝiὀΝὃὉἷὅὈἳΝὅἷἶἷΝἶἷlΝvἷὄὅὁ,ΝὈἳὀὈὁΝpiὶΝἵhἷΝ
ilΝmἷἶέΝ*π φ α ΝὨΝinutilizzabile in poesia esametrica.
In conclusione il med. trans. φ α Ν hἳΝ mὁὅὈὄἳὈὁΝ ὀἷll’ἷpiἵἳΝ i seguenti tipi
ἶ’impiἷἹὁἈ
1. riflessivo indiretto (20x) in (1b), (1c), (2b), (2c), (3b), (3c), (4b), (4c), (5b), (5c),
(5d), (5e), (6a-b), (6b), (6c), (7b), (8b), (9b);
2. reciproco (2x) nel ὅiὀὈἳἹmἳΝπ φ α αΝin (11b), (11c);

3.23 φ ,Νφ

Φ ,φ Ν“ἶiὄἷ” dispone sia ἶἷll’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝἶἷlΝmἷἶiὁΝὈὄἳὀὅiὈiviἈ


a. att. φ , φ “ἶiὄἷ,ΝἳἸἸἷὄmἳὄἷ,Νpἳὄlἳὄἷ”ΝἳὅὅέΝ(Il. 14.366, Hdt. 1.11.5) | + acc.
(Il. 2.81) | + acc. e inf. (Il. 1.397, Hdt. 1.51.3)Ν[ἴ]Ν“ἵὄἷἶἷὄἷ,ΝὄiὈἷὀἷὄἷ,Νpἷὀὅἳὄἷ”Ν+Ν
acc. e inf. (Il. 2.37, Hdt. 1.19.3);
b. med. φ “ἶiὄἷ,Ν ἳἸἸἷὄmἳὄἷ,Νpἳὄlἳὄἷ”Ν ἳὅὅέΝ (Od. 21.194) | + acc. (Il. 18.17) | +
acc. e inf. (Il. 3.28, Hdt. 1.51.3).
I. In Omero su 1092 ricorrenze totali (semplice e composto con π ὺ,Ν ὺ,Ν αὺ,Ν
πα αὺΝ ήΝ πα ὺΝ ήΝ πα α ὺ,Ν π ὺ)Ν l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ ἳὈὈἷὅὈἳὈὁΝ ηί1x e il medio 591x ma con una
distribuzione tutta particolare: ἳll’ἳὈὈivὁΝpὄἷὅέΝiὀἶέΝφ (125x), ἵὁὀἹέΝφ (4x),ΝὁὈὈέΝφα Ν
(12x),ΝpἳὄὈέΝφ Ν(3x), impf. φ (338x), φα Ν(17x),ΝἸὉὈέΝiὀἶέΝφ Ν(2x); al medio
pὄἷὅέΝ iὀἶέΝ φ Ν (2x),Ν impvέΝ φ Ν (5x),Ν iὀἸέΝ φ α Ν (16x), part. φ Ν (12x), impf.
φ Ν(556x). Le due diatesi sono perfettamente equivalenti . 255

254
Vd. ALLAN 2003: 85-86.
255
Vd. BRUGMANN 19003: 460, CHANTRAINE 1927b: 153-154, SCHWYZER 1990-20056: II 232-233,
ALLAN 2003: 207-208.

210
II. Nelle Storie lἳΝὅiὈὉἳὐiὁὀἷΝὨΝἶἷἵiὅἳmἷὀὈἷΝpiὶΝὅpὄὁpὁὄὐiὁὀἳὈἳΝἳΝἸἳvὁὄἷΝἶἷll’ἳὈὈivὁἈΝ
su 349 attestazioni totali del verbo il medio conta appena 50 esempi. Questo inoltre è
limitato ad alcune categorie con una distribuzione differente rispetto a Omero: impf.
φ Ν1xΝ(ἵὁὀὈὄὁΝ φ Νλἂx,Ν φα α Νἂλx: totale 144x),ΝpἳὄὈέΝφ Ν1ἂx,Νφ Ν1x,Ν
φα υΝηx,Νφα Νἂx,Νφ Ν1λx,Νφα ΝἄxΝ(totale: 49x ἵὁὀὈὄὁΝφ Νἁἂx,Νφ αΝ
1x,Ν φ αΝ ἁx,Ν φ Ν 1x: totale 39x)έΝ ἙὀΝ ὈὉὈὈἷΝ lἷΝ ἳlὈὄἷΝ ἸὁὄmἷΝ ἶἷlΝ pἳὄἳἶiἹmἳΝ l’ἳὈὈivὁΝ
sussiste da solo. Anche in Erodoto, comunque, attivo e medio si equivalgono
perfettamente.
ἢὄimἳΝἶiΝiὀiὐiἳὄἷΝl’ἳὀἳliὅiΝὨΝἴἷὀἷΝἸἳὄἷΝὉὀΝbreve excursus, dal momento che φ ΝὁἵἵὉpἳΝἳll’iὀὈἷὄὀὁΝἶiΝ
questo studio un posto del tutto particolare. A pἳὄὈiὄἷΝἶἳll’ἳὄὈiἵὁlὁΝἶiΝMEILLET 1923, nel quale lo studioso
ἸὄἳὀἵἷὅἷΝἶἷliὀἷἳvἳΝὉὀΝὅiὅὈἷmἳΝiὀΝἵὉiΝἳlΝpὄἷὅέΝiὀἶέΝἳὈὈέΝφ ΝὅiΝἵὁὀὈὄἳppὁὀἷvἳΝὉὀΝimpἸέΝmἷἶέΝ φα , molto si
è scritto per sostanziare la teoria secondo la quale le desinenze medie in indoeuropeo sarebbero servite
anche per creare dei preteriti accanto ai presenti 256.
Il nostro studio, però, prescinde da questa teoria dal momento che, dagli epocali articoli di
KἧἤYŁἡἩἙἑZ 1932 e STANG 1932 individuanti le relazioni etimologiche tra le desinenze del medio e del
perfetto, la ricostruzione oggi generalmente più accettata propone pἷὄΝlἳΝἸἳὅἷΝpiὶΝἳὀὈiἵἳΝἶἷll’iὀἶὁἷὉὄὁpἷὁΝ
un sistema desinenziale formato da una parte dalla serie dἷll’iὀἹiὉὀὈivὁΝ1ΝpἷὄὅέΝὅἹέΝ*-m, 2 pers. sg. *-s, 3
pers. sg. *-t, 3 pers. pl. *-(é)nt e ἶἳll’ἳlὈὄἳΝἶἳllἳΝὅἷὄiἷΝἶἷlΝἵὁὅiἶἶἷὈὈὁ medio-perfetto 1 pers. sg. *-h2e/o, 2
pers. sg. *-th2e/o, 3 pers. sg. *-e/o, 3 pers. pl. *-(é)rs257.
Secondo questa ricostruzione, quindi, nella fase più arcaica ἶἷll’iὀἶὁἷὉὄὁpἷὁ la ἵἳὈἷἹὁὄiἳΝἶἷll’ἳὅpἷὈὈὁΝ
ὨΝl’ὉὀiἵἳΝpἷὄὈiὀἷὀὈἷΝἷΝὃὉἷllἳ del tempo verbale è semplicemente inesistenteἉΝiὀὁlὈὄἷ,ΝὃὉἳὀἶὁΝὃὉἷὅὈ’ὉlὈimἳ
ἵὁmiὀἵiἳΝ ἳΝ ὅvilὉppἳὄὅi,Ν pὄὁἶὉἵἷΝ ἳὉὈὁmἳὈiἵἳmἷὀὈἷΝ iΝ ἶὉἷΝ ὈἷὄmiὀiΝ ἶἷll’ὁppὁὅiὐiὁne presente-preterito
poiché, nel momento in cui il primo viἷὀἷΝἵἳὄἳὈὈἷὄiὐὐἳὈὁΝἶἳll’ἳἹἹiὉὀὈἳΝἶἷllἳΝpἳὄὈiἵἷllἳΝhic et nunc *-i alle
due serie desinenziali, le desinenze che ne restano prive sono automaticamente individuate come forma di
preterito: pres. φ < ie. *bhéh2-m-i vs. impf. φ Ν←ΝiἷέΝ*h1e-bhéh2-m.
Presentiamo ora quattro serie di esempi in cui attivo e medio ricorrono in contesti
identici: (1) , (2) α ΝήΝ α (e altri inf.), (3) Ν(ἷΝὅiὀὁὀimi),Ν(ἂ)ΝὉὅὁΝἳὅὅὁlὉὈὁέ

(1a) Il. 5.111


Ν ’Ν φ ,Ν Ν α ’Ν ππ Ν Ν α
“ϊiὅὅἷΝἵὁὅìἉΝἷΝἥὈἷὀἷlὁΝἴἳlὐάΝἳΝὈἷὄὄἳΝἶἳlΝἵἳὄὄὁ”
cfr. Il. 1.584, 2.265, 5.607, 21.136, 21.502, Od. 2.377, 8.482, 17.409, 17.462, 18.185,
19.361, 19.386, 19.503, 20.120, 22.433, 22.465, 23.181, 24.397, HH. 2.59, 2.466, 3.83,

256
Vd. RENOU 1925: 103-138, CHANTRAINE 1927a: 54, 56, CHANTRAINE 1927b, FOURNIER 1946: 35,
CHANTRAINE 1948-1953: I 291, II 172-175, BADER 1972, DUHOUX 20002: 119, MEILLET 20047: 147.
BADER 1972: 17-21, sempre nel tentativo di individuare antichi preteriti a desinenze medie, propone
anche di vedere in om. α,Ν α,Ν ΝὉὀΝimpἷὄἸἷὈὈὁΝἳΝἶἷὅiὀἷὀὐἷΝἶiΝmἷἶiὁ-perfetto, cioè disceso da *h1e-
h1és-h2e, *h1e-h1és-th2e, *h1e-h1és-e. Questa ricostruzione semplicemente non tiene perché non rende
conto di una forma sicuramente arcaica come dor., eol. 3 pers. sg. ,Ν lἳΝ ὃὉἳlἷΝ ὀὁὀΝ pὉάΝ ἵhἷΝ ἶἷὄivἳὄἷΝ
direttamente da ie. *h1e-h1és-t: da qui si può spiegare perché la 2 pers. sg. * Ν(ξΝiἷέΝ*h1e-h1és-s) sia stata
ricaratterizzata tramite la desinenza di perfetto - αΝ ἷΝ pἷὄἵhὧ,Ν ὅὉἵἵἷὅὅivἳmἷὀὈἷ,Ν lἳΝ ἁΝ pἷὄὅέΝ ὅἹέΝ ,Ν ὈὄὁppὁΝ
ἳmἴiἹὉἳ,ΝὅiἳΝὅὈἳὈἳΝὅὁὅὈiὈὉiὈἳΝἶἳll’ὁὄiἹiὀἳὄiἳΝἁΝpἷὄὅέΝplέΝ Ν(ξΝiἷέΝ*h1e-h1s-ént), a sua volta rimpiazzata dalla
neoformazione - α έΝ ἢἷὄΝ ὃὉἳὀto riguarda α,Ν iὀἸiὀἷ,Ν ὀὁὀΝ ἵ’ὨΝ ἳlἵὉὀΝ vἳὀὈἳἹἹiὁΝ ὀἷlΝ ἶἷὄivἳὄἷΝ lἳΝ ἸὁὄmἳΝ
da*h1e-h1és-h2e piuttosto che da *h1e-h1 -m,Ν ἵὁmἷΝ ὨΝ ὅἷὀὐ’ἳlὈὄὁΝ pὄἷἸἷὄiἴilἷέΝ Ἔ’iὀὈἷὄἳΝ ὈἷὁὄiἳΝ nata con
Meillet è criticata da MARGULIÉS 1929: 221-222, MARGULIÉS 1930: 115, GONDA 1960: 39.
257
Vd. CLACKSON 2011: 115-151 (con bibliografia) per una presentazione generale della teoria e
Ὁὀ’ἳὀἳliὅiΝἶἷllὁΝὅvilὉppὁΝἶἷlΝὅiὅὈἷmἳΝvἷὄἴἳlἷΝiὀἶὁἷὉὄὁpἷὁΝἳΝpἳὄὈiὄἷΝἶἳΝὃὉἷὅὈἷΝἴἳὅiέ

211
4.39, 4.278, 4.293, 4.409 Ν ’Ν φ , Il. 3.302, 10.295, Od. 10.67, 10.422, 10.475 Ν
φα , Il. 3.161, 3.324, 7.181, 7.206, Od. 9.413, 17.488, 18.75, 18.117, 21.404 Ν ’Ν
φα , Od. 2.337, 7.343 Νφ , Od. 10.46, 20.384, Hes. Th. 29 Ν φα α , Il. 2.278,
4.374, Od. 9.500, 12.192, 21.366 Νφ α

(1b) Il. 19.112


Ν φα · Ν ’Ν Ν φ Ν
“ϊiὅὅἷΝἵὁὅìΝἷΝZἷὉὅΝὀὁὀΝἵὁmpὄἷὅἷΝl’iὀἹἳὀὀὁ”
cfr. Od. 4.382, 4.398, 4.471, 4.491, 4.554, 9.272, 9.287, 9.353, 9.368, 9.480, 9.506,
9.526, 10.70, 10.178, 10.198, 10.345, 10.388, 10.428, 10.487, 10.503, 10.550, 10.566,
11.59, 11.145, 11.180, 11.215, 11.404, 11.440, 11.487, 11.538, 11.563, 12.115, 12.222,
12.277, 12.303, 12.324, 14.490, 19.148 Ν φ , Il. 16.548, 19.301, 19.338, 20.31,
22.429, 22.437, 22.515, 24.746, 24.760, 24.776, Od. 1.42, 1.381, 8.499, 22.210 Ν
φα , Il. 1.33, 1.43, 1.457, 1.568, 2.166, 2.333, 2.394, 2.419, 2.441, 3.418, 3.461,
4.68, 4.198, 4.272, 4.326, 5.106, 5.121, 5.719, 5.767, 6.311, 7.43, 8.97, 8.112, 8.198,
8.381, 8.409, 9.688, 10.240, 11.195, 11.516, 11.592, 12.173, 12.329, 12.351, 12.364,
13.417, 14.277, 14.458, 14.486, 15.78, 15.113, 15.168, 15.236, 15.377, 16.249, 16.458,
16.527, 16.676, 17.123, 17.256, 17.333, 17.481, 17.491, 17.624, 17.656, 17.694,
20.393, 23.429, 23.488, 23.664, 23.708, 23.754, 23.771, 23.811, 23.836, 23.859,
23.895, 24.77, 24.120, 24.159, 24.314, 24.339, 24.571, 24.689, 24.707, Od. 2.267,
3.329, 3.385, 4.216, 4.296, 4.375, 4.394, 4.464, 4.481, 4.538, 4.548, 5.43, 5.225, 6.66,
6.328, 8.256, 8.343, 8.433, 9.360, 9.522, 9.536, 10.261, 10.270, 10.336, 10.382, 10.406,
10.438, 10.496, 10.541, 11.79, 11.138, 11.163, 11.204, 11.435, 11.462, 11.477, 11.504,
12.111, 12.142, 12.294, 12.352, 13.16, 14.499, 15.56, 16.406, 17.147, 17.374, 17.458,
18.50, 18.290, 18.387, 19.551, 20.22, 20.91, 20.102, 20.247, 20.275, 21.143, 21.269,
22.492, 24.492, HH. 2.448, 2.470, Hes. Op. 59, 212, Sc. 368, 450, fr. 280.24
Merkelbach-West Ν φα ’( ), Il. 2.807, 3.76, 3.84, 3.95, 3.111, 4.20, 5.352, 6.102,
6.286, 7.54, 7.92, 7.175, 7.200, 7.344, 7.379, 7.398, 7.403, 8.28, 8.457, 9.29, 9.50, 9.79,
9.430, 9.656, 9.693, 9.710, 10.218, 10.227, 10.313, 11.280, 12.413, 13.487, 14.133,
14.378, 15.300, 15.565, 15.726, 16.562, 17.233, 17.722, 18.145, 19.74, 20.379, 21.342,
21.381, 21.434, 21.537, 23.12, 23.54, 23.249, 23.417, 23.446, 23.539, 23.676, 23.738,
23.784, 24.265, 24.718, 24.782, Od. 1.42, 1.381, 2.103, 3.430, 3.477, 4.638, 4.673,
6.211, 6.223, 6.247, 7.226, 8.234, 8.321, 8.398, 9.256, 10.466, 11.333, 12.28, 13.1,
13.47, 13.184, 15.220, 15.437, 16.358, 16.393, 17.177, 17.481, 18.40, 19.58, 19.66,
19.320, 19.410, 19.100, 20.157, 20.268, 20.320, 20.358, 21.285, 21.376, 22.178,
22.255, 22.265, 22.446, 23.32, 23.141, 24.57, 24.138, 24.463, 24.496, HH. 2.118,
2.169, 2.316, 3.502, Hes. Op. 69 Ν φα ’( ), Il. 1.188, 1.245, 1.345, 1.357, 1.511,
1.595, 2.16, 2.142, 2.243, 3.181, 3.243, 3.259, 3.395, 4.208, 4.401, 5.363, 5.426, 5.443,
5.493, 5.655, 5.689, 5.899, 6.51, 6.166, 6.212, 6.342, 8.167, 8.245, 8.484, 9.173, 9.205,
10.332, 10.482, 11.396, 11.616, 11.804, 12.80, 13.295, 13.328, 13.455, 13.468, 13.748,
14.222, 14.270, 14.506, 15.34, 15.47, 15.119, 16.46, 16.130, 16.626, 16.710, 17.33,
17.342, 17.567, 17.591, 17.648, 18.22, 19.195, 21.114, 21.284, 21.478, 23.108, 23.287,
23.499, 23.555, 23.651, 23.793, 24.200, 24.358, 24.424, 24.507, Od. 1.420, 2.35, 2.80,
2.146, 2.361, 4.65, 4.113, 4.183, 4.609, 4.703, 4.758, 5.116, 5.171, 5.180, 7.182, 7.329,
8.199, 8.295, 8.385, 9.281, 13.53, 13.250, 13.287, 15.169, 15.202, 16.448, 16.476,
17.26, 17.150, 17.33, 17.348, 17.541, 17.551, 17.574, 18.88, 18.151, 18.281, 18.422,
19.14, 19.47, 19.89, 19.249, 20.54, 20.144, 20.183, 20.345, 21.80, 21.96, 21.175, 22.42,
22.68, 22.108, 22.354, 22.361, 22.378, 22.393, 23.111, 23.205, 23.231, 24.315, 24.345,

212
24.438, 24.450, 24.513, 24.520, HH. 2.76, 2.324, 2.370, 3.61, 3.462, 7.25, Hes. Th. 167,
173, 545, 561, 654, Sc. 115, fr. 278.5 Merkelbach-West Νφ , Il. 4.104, 4.514,
12.442, 20.364, 20.373, 21.161, 21.423, 22.224, 23.184, Od. 2.296, 10.321, 11.97,
22.210, 22.224, 24.533, 24.545, HH. 2.250, 2.357, 3.370, 4.387, Hes. Th. 664 Ν
φ ’( ), Il. 2.182, 10.148, 10.162, 10.177, 10.328, 10.512, 15.442, 15.478, Od. 4.37,
5.451, 8.499, 14.109, 16.46, 17.602, 21.181, 24.408, HH. 4.304, 5.180 Νφ ’( ), Il.
290 Νφ , Il. 5.835, 22.247, 22.460, Od. 11.150, 18.206, 23.85 Νφα , Od.
10.446 Νφ

(Ia) Hdt. 2.45.3


Ν αΝ αΝ Ν α αΝ α Ν π ,Ν Ν φα ,Ν Νφ Ν Ν
π Ν υ α Νφ αἉ
“ἙὀὁlὈὄἷΝἓὄἳἵlἷ,ΝἵhἷΝἷὄἳΝἶἳΝὅὁlὁΝἷΝpἷὄΝἶiΝpiὶ,ΝἳΝὅἷὀὈiὄΝlὁὄὁ,ΝὉὀΝὅἷmpliἵἷΝmortale,
come avrebbe potuto avere la forza di uccidere molte decine di migliaia di
ἓἹiὐiἳὀiς”
cfr. Hdt. 3.105.2

(2a) Il. 2.129


Ν φ π αΝ α Νυ α Ν α
“ἶiἵὁΝἵhἷΝὈἳὀὈiΝἶiΝpiὶΝὅὁὀὁΝiΝἸiἹliΝἶἷiΝϊἳὀἳi”
cfr. Il. 1.397-398, 1.521, 2.248, 2.350, 2.783, 3.44, 3.220, 3.392, 4.351, 4.375, 4.429,
5.103, 5.119, 5.473, 5.635, 5.638, 5.652, 6.98, 6.100, 6.108, 6.206, 6.285, 6.488, 7.118,
7.393, 8.229, 8.238, 9.234, 9.305, 9.401, 9.410, 9.684, 10.51, 10.331, 10.370, 10.548,
11.443, 11.589, 11.719, 11.831, 13.89, 13.100, 13.269, 13.414, 13.631, 13.785, 13.817,
14.220, 14.265, 14.374, 15.97, 15.107, 15.112, 15.165, 15.181, 15.697, 15.735, 16.14,
16.61, 16.830, 17.27, 17.174, 17.338, 17.366, 17.637, 17.674, 18.132, 18.364, 19.96,
19.297, 19.416, 20.105, 20.187, 20.206, 20.348, 20.361, 21.159, 21.186, 21.316,
21.569, 22.331, 23.440, 23.579, 23.668, 23.791, 24.134, 24.256, 24.494, 24.546,
24.615, Od. 1.33, 1.189, 1.220, 2.238, 3.84, 3.124, 3.188, 3.212, 3.245, 4.101, 4.171,
4.191, 4.387, 4.664, 5.135, 6.42, 7.256, 7.322, 8.565, 9.496, 9.511, 10.331, 11.176,
11.306, 11.430, 11.540, 12.275, 12.390, 13.173, 13.249, 14.176, 14.321, 16.93, 16.143,
16.347, 16.418, 17.114, 18.128, 18.218, 18.261, 18.342, 19.191, 19.267, 20.137, 22.31,
22.35, 23.125, 23.135, 23.335, 24.24, 24.75, 24.269, HH. 1.2, 2.207, 2.331, 3.67, 3.151,
3.163, 4.444, 4.532, 5.26, 5.284, Hes. Th. 209, 306, Op. 455, 656, 803, Sc. 359, frr.
33.27, 280.19 Merkelbach-West

(2b) Il. 17.171


π π , ’Ν φ π φ α α
“χhi,ΝἵὄἷἶἷvὁΝἵhἷΝὈὉΝὅὁpὄἳΝἹliΝἳlὈὄiΝἷἵἵἷllἷὅὅiΝpἷὄΝὅἷὀὀὁ”
cfr. Il. 3.28, 3.366, 5.190, 6.185, 6.501-502, 8.498-499, 12.106-107, 12.165-166,
15.251-252, 17.26-27, 17.379, 20.262, 20.365, 21.277, 22.298, Od. 1.194, 4.638, 5.301,
5.359, 6.100, 8.519, 9.504, 10.562, 11.236, 13.131, 13.211, 13.357, 14.327, 14.384,
14.481, 16.24, 17.25, 17.42, 17.196, 19.296, 20.90, 20.121, 23.284, HH. 7.11, Hes. Th.
395, frr. 240.50, 280.23 Merkelbach-West

213
(IIa) Hdt. 1.51.3
φα Ν φ Θ υΝ α υΝ Ν α ,Ν α · Ν
υ υ Νφα αΝ Ν α
“ἙΝϊἷlἸiΝἳὅὅἷὄiὅἵὁὀὁΝἵhἷΝὨΝὁpἷὄἳΝἶiΝἦἷὁἶὁὄὁΝἶiΝἥἳmὁΝἷΝiὁΝlὁΝἵὄἷἶὁ: non mi pare
ὉὀΝlἳvὁὄὁΝἷὅἷἹὉiὈὁΝἶἳlΝpὄimὁΝvἷὀὉὈὁέ”
cfr. Hdt. 1.1.1, 1.2.1, 1.19.3, 1.38.1, 1.39.2 (2x), 1.63.1, 1.82.6, 1.94.2, 1.97.1, 1.111.3,
1.117.4, 1.112.1, 1.113.2, 1.114.5, 1.116.4, 1.119.7, 1.122.2, 1.125.2, 1.126.4, 1.129.2,
1.133.2, 1.137.2 (2x), 1.138.1 (2x), 1.141.1, 1.156.2, 1.164.2 (2x), 1.170.2, 1.172.1,
1.172.2, 1.182.1, 1.202.1, 1.216.1, 2.13.2, 2.13.3, 2.15.1, 2.16.1, 2.18.3, 2.28.4, 2.32.1,
2.32.3, 2.36.4, 2.43.2, 2.44.3, 2.45.3, 2.46.1, 2.49.2, 2.50.2, 2.54.1, 2.54.2, 2.56.3,
2.63.3, 2.63.4, 2.72.1, 2.73.2, 2.74.1, 2.79.3, 2.86.2, 2.89.2, 2.91.5, 2.91.6, 2.104.2,
2.104.3, 2.110.2, 2.119.3, 2.122.2, 2.126.2, 2.132.3, 2.134.1, 2.145.2, 2.145.3, 2.146.1,
2.156.4, 2.160.2, 2.160.3, 2.160.4, 2.162.1, 2.172.4, 2.172.5, 2.175.5, 3.8.3, 3.18,
3.19.2, 3.20.2, 3.22.1, 3.22.4, 3.27.3, 3.28.1, 3.32.3, 3.34.2, 3.34.3, 3.35.2, 3.36.6,
3.38.3, 3.28.4, 3.39.4, 3.42.1, 3.43.2, 3.46.2, 3.51.1, 3.52.6, 3.53.5, 3.55.2 (2x), 3.63.1,
3.63.2, 3.67.1, 3.72.3, 3.87.1, 3.111.1, 3.120.4, 3.130.2, 3.133.2, 3.135.2 (2x), 3.133.3
(2x), 3.138.2, 3.140.1, 3.140.3, 3.144.1, 3.145.1, 3.148.2, 3.153.2, 3.155.3, 3.156.2,
4.2.1, 4.9.2, 4.13.1, 4.14.2, 4.15.2 (2x), 4.16.1 (2x), 4.30.1, 4.35.1, 4.43.2, 4.43.5,
4.68.2, 4.76.5, 4.77.1, 4.79.3, 4.84.1, 4.85.1, 4.96.1, 4.97.5, 4.103.3, 4.127.4, 4.131.2,
4.142.1, 4.144.2, 4.145.4, 4.147.3, 4.149.1 (2x), 4.151.2, 4.162.2, 4.162.4, 4.162.5,
4.178.1, 4.180.4, 4.180.5, 4.191.2, 4.201.2, 5.13.1, 5.29.1, 5.29.2, 5.36.3, 5.39.2, 5.43.1,
5.44.2, 5.50.2, 5.67.2 (2x), 5.73.3, 5.79.1, 5.80.2, 5.82.3, 5.84.2, 5.92. ἁ, 5.92. ἀ,
5.103.1, 5.111.4, 6.1.1, 6.5.3, 6.50.2, 6.52.4, 6.62.2, 6.65.3 (2x), 6.67.3, 6.68.2 (2x),
6.69.4, 6.76.2, 6.79.1, 6.80.1, 6.81.1, 6.84.1 (2x), 6.86.1, 6.86.α2, 6.86. ἀ, 6.99.2,
6.106.1, 6.106.3, 6.132.1, 6.133.2, 6.135.3, 7.10. 1, 7.10. 3, 7.16.α1, 7.16. 1, 7.16. ἀ,
7.38.2, 7.75.2, 7.101.3, 7.103.1, 7.104.3, 7.129.4 (2x), 7.136.1, 7.136.2, 7.143.1,
7.147.1, 7.149.3, 7.151.1, 7.161.3, 7.168.4, 7.222, 7.226.1, 7.226.2, 7.235.2, 8.2.2,
8.30.2, 8.36.1, 8.58.1, 8.65.1, 8.88.3, 8.101.1, 8.102.2, 8.113.2, 8.115.4, 8.116.1,
8.120.1, 8.122.1, 8.135.3, 8.137.4, 9.16.1, 9.26.6, 9.27.2, 9.27.3, 9.33.5, 9.34.2, 9.44.2,
9.53.2, 9.55.2, 9.77.1, 9.79.1, 9.79.2, 9.88.1, 9.90.3, 9.94.2, 9.107.1

(IIb) Hdt. 1.51.3


α π υ υ υ α α π π , αυ
, α π α α , α ,
υ π απ α α α φα έ α α,

“ἑὄἷὅὁΝ mἳὀἶάΝ ἳὀἵhἷΝ ὃὉἳὈὈὄὁΝ ὁὄἵiΝ ἶ’ἳὄἹἷὀὈὁ,Ν ἵhἷΝ ὅiΝ ὈὄὁvἳὀὁΝ ὀἷlΝ ὈἷὅὁὄὁΝ ἶἷiΝ
ἑὁὄiὀὐi,ΝἷΝἵὁὀὅἳἵὄάΝἶὉἷΝvἳὅiΝpἷὄΝl’ἳἵὃὉἳΝlὉὅὈὄἳlἷ,ΝὉὀὁΝἶ’ὁὄὁΝἷΝὉὀὁ ἶ’ἳὄἹἷὀὈὁἉΝὅὉΝ
ὃὉἷllὁΝἶ’ὁὄὁΝὉὀ’iὅἵὄiὐiὁὀἷΝἳἸἸἷὄmἳΝἵhἷΝὅiΝὈὄἳὈὈἳΝἶiΝὉὀΝἶὁὀὁΝvὁὈivὁΝἶἷlἹiΝἥpἳὄὈἳὀi,Ν
mἳΝὨΝἸἳlὅὁ”
cfr. Hdt. 1.37.1, 1.119.5, 2.18.2, 2.22.1, 2.28.2, 2.118.1, 2.143.4, 2.148.5, 2.174.1,
2.176.3, 3.2.1, 3.31.4, 3.32.1, 3.68.4, 3.69.4, 3.74.3, 3.75.1, 3.75.2, 3.99.1, 3.118.2,
4.16.1, 4.33.1, 4.45.3, 4.68.2, 4.81.2, 4.94.3, 4.130.2, 4.157.1, 4.179.2, 5.18.4, 5.22.2,
5.41.2, 6.58.3, 6.69.2, 6.80.1, 6.82.1 (2x), 6.86.α1, 6.130.2, 7.142.3, 8.5.1, 8.81.1

214
(3a) Od. 20.326
α φα
“χΝἦἷlἷmἳἵὁ,ΝpὉὄἷ,ΝἷΝἳllἳΝmἳἶὄἷΝvὁὄὄἷiΝἶiὄΝpἳὄὁlἳ”
cfr. Il. 2.81 (= 24.222)

(3b) Il. 23.491


Να Ν α Ν α φ
“ὅἷΝχἵhillἷΝὅὈἷὅὅὁΝὀὁὀΝὅiΝlἷvἳvἳΝἷΝἶiἵἷvἳΝpἳὄὁlἳ”
cfr. HH. 3.333 α απ ῖ ’Ν α Ν αΝ α φ

cfr. Il. 1.361, 3.398, 5.372, 6.253, 6.406, 6.485, 7.108, 14.218, 14.232, 14.297, 15.552,
18.384, 18.423, 19.7, 21.356, 24.127, 24.286, Od. 2.302, 3.374, 4.311, 4.610, 5.181,
6.254, 7.330, 8.194, 8.291, 10.280, 10.319, 11.247, 14.52, 15.124, 15.530, 16.417,
17.215, 18.78, 18.163, 19.90, 19.402, 21.84, 21.167, 21.248, 21.287, 23.96, HH. 5.176
π Ν ’Ν φα ’ Ν ’Ν α , Il. 21.393, 21.471, 24.598, Od. 2.384, 6.148, 8.10, 13.37,
15.171, 21.67, Il. 11.788 ’Ν φ α πυ Ν π , Il. 18.17 φ ’Ν Ν
, Od. 4.370, 20.111, HH. 2.53 π Νφ , Od. 16.168, 18.171 πα π Ν
φ ’Ν π υ , Od. 17.584 Νπ Ν ῖ Νφ α π Ν ’Ν πα α , Od.
20.100 φ Ν Ν Νφ Ν π

(4a) Il. 10.471


α Ν ’Ν α α Ν φα Ν αῖ
“ἳllὁὄἳΝiὀΝἶiὅpἳὄὈἷΝἵhiἳmἳὀἶὁmi,Νdissero iΝἸἷἶἷliΝἵὁmpἳἹὀi”
cfr. Il. 14.366, 22.280, Od. 19.383, HH. 2.145, 4.212, 4.549, Hes. Th. 550

(4b) Il. 24.353


[…]Νπ α φ φ
“ἷΝparlò ἳΝἢὄiἳmὁΝἷΝἹliΝἶiὅὅἷ”
cfr. Od. 8.549, 15.377, 21.194

(IVa) Hdt. 1.11.5


π α αΝ φ
“ἜἷiΝἹliΝrispose”
cfr. Hdt. 1.27.4, 1.115.1, 1.118.2, 1.125.2, 1.128.1, 2.125.6, 3.156.3, 5.49.5, 6.50.3,
6.61.4, 6.137.1, 7.3.3, 7.101.3, 7.103.1, 7.147.3, 8.59.1, 8.88.2, 9.2.2, 9.117, 9.120.2

Tutti i dati raccolti concorrono nel garantire la perfetta equivalenza delle due diatesi.
Occorre però operare una distinzione tra i dati epici e quelli erodotei: nel primo caso le
forme attive e le forme medie si distribuiscono interamente ed esclusivamente in base a
criteri metrici senza che alcun doppione sussista258, ciò che non è ovviamente possibile
in Erodoto.
Sulla base dei nostri criteri, dunque, il med. φ gode del conforto delle Storie ma
non trova appoggi ἶἳlΝpὉὀὈὁΝἶiΝviὅὈἳΝἶἷll’ἳὀἳliὅiΝὅiὀὈἳὈὈiἵὁ-semantica e metrica.

258
Vd. ELLENDT 1861: 13, FOURNIER 1946a: 33-35.

215
Il fatto che il medio sia la diatesi recessiva in Erodoto induce a riproporre il
ragionamento fatto per ,Ν ΝἷΝ π (vd. §§ 3.12, 3.20): una delle due diatesi è
quella originaria – ὀἷlΝ ἵἳὅὁΝ ἶiΝ φ Ν ὅἳὄἷἴἴἷΝ ilΝ mἷἶiὁΝ –, la seconda si è aggiunta
inizialmente per comodità metrica – l’ἳὈὈivὁΝ– e ha poi finito per prevalere per una serie
di circostanze. La situazione, però, è più complessa.
Se ci limitiamo al greco, infatti, dobbiamo constatare che nella sua primissima
ἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀἷΝ φ Ν ὨΝ ἳὈὈivὁἈΝ ilΝ miἵἷὀἷὁΝ ὁἸἸὄἷΝ iὀἸἳὈὈiΝ ὉὀἳΝ Ἰὁὄmἳ pa-si /phā / in PY Ep
704.5, cui segue una dipendente infinitiva secondo il costrutto più comune per questo
verbo259.
Quanto alle forme omeriche, la loro situazione è intricata dal punto di vista
paradigmatico. Quelle di diatesi attiva sono chiare e permettono di distinguere un pres.
φ Ν ἷΝὉὀΝ impf. φ ,ΝiὀvἷἵἷΝὃὉἷllἷΝἶiΝ ἶiἳὈἷὅiΝ mἷἶiἳΝὅὁὀὁΝἳmἴiἹὉἷέΝ ἙlΝ pὉὀὈὁΝ ὀὁἶἳlἷΝὨΝ
l’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ φ Ν (Od. 6.200, 10.562): FOURNIER 1946a: 19 lo ritiene un
presente medio ὄiὅpὁὀἶἷὀὈἷΝἳll’impἸέΝmἷἶέΝ φ 260
ma DEBRUNNER 1936261 un aoristo
senza aumento, e di conseguenza interpreta anche φ Ν ἵὁmἷΝ ὉὀΝ ἳὁὄiὅὈὁΝ pὁiἵhὧΝ
mἳὀἵἳΝ ἶiΝ ὉὀΝ pὄἷὅέΝ *φ α corrispondente. Questa seconda spiegazione è però
fortemente indebolita dalla constatazione seguente: non esiste né in greco né in
ὀἷὅὅὉὀ’altra lingua indoeuropea un verbo in cui la distinzione tra presente e aoristo sia
segnalata esclusivamente da una opposizione diatetica262. Di fronte a questa impasse
pἳὄἷΝ piὶΝ ὅἳἹἹiὁΝ ἳἴἴἳὀἶὁὀἳὄἷΝ l’iὀὈἷὄpὄἷὈἳὐiὁὀἷΝ ἶiΝ ϊἷἴὄὉὀὀἷὄΝ ἷΝ vἷἶἷὄἷΝ iὀΝ φ Ν un
semplice imperfetto medio e nelle altre formἷΝἶiΝimpvέΝφ , iὀἸέΝφ α , pἳὄὈέΝφ Ν
dei presenti medi.
Ciò detto la questione ἸὁὀἶἳmἷὀὈἳlἷΝὨΝὉὀ’ἳlὈὄἳἈΝἵὁmἷΝmostrato da FOURNIER 1946:
19-26, il preterito φ / φ è iὀἶiἸἸἷὄἷὀὈἷΝ ἳll’ἳὅpἷὈὈὁΝ ἷΝ impiἷἹἳὈὁΝ ὅiἳΝ ἵὁmἷΝ
imperfetto ἵὁlΝ vἳlὁὄἷΝ ἶiΝ “ἵὄἷἶἷὄἷ,Ν pἷὀὅἳὄἷ”Ν ὃὉἳὀἶὁΝ ὄἷἹἹἷΝ ὉὀΝ iὀἸiὀiὈὁ sia come aoristo
ὀἷllἷΝἸὁὄmὉlἷΝἷΝὀἷἹliΝiὀἵiὅi,ΝὃὉἳὀἶὁΝὅiἹὀiἸiἵἳΝpὄὁpὄiἳmἷὀὈἷΝ“ἶiὄἷ”263.
Proprio ὃὉἷὅὈἳΝἳmἴiἹὉiὈὡΝἶ’ὉὅὁΝἶἷlΝpὄἷὈἷὄiὈὁΝἶiΝφ Νha condotto alla creazione di un
nuovo imperfetto dalla morfologia inequivocabile come φα ,Ν ἶἳΝ ἵὉiΝ poi è stato
264
tratto in epoca postὁmἷὄiἵἳΝὉὀΝpὄἷὅέΝφ .
Dopo Omero altre forme medie si ricavano da Alceo (1x) Senofane (1x), Eschilo
(2x), Pindaro (4x), Ippocrate (4x), Lisia (1x), Senofonte (1x) e nella koiné a partire da
Aristotele265.
Al di fuori della lingua letteraria, invece, il medio ci è attestato in due regioni della
Grecia: in Arcadia troviamo ilΝἵὁὀἹέΝpὄἷὅέΝφ Ν(SEG 37.340.21, IV a.C.), in Tessaglia i

259
Vd. FOURNIER 1946a: 24-25.
260
Vd. anche FOURNIER 1946b: 59.
261
Preceduto da DELBRÜCK 1893-1900: II 281 n. 1, STAHL 1907: 59.
262
Vd. GARCÍA RAMÓN 2008: 112 n. 66.
263
Vd. FOURNIER 1946b: 42, 60-66.
264
Vd. FOURNIER 1946a: 23.
265
Vd. FOURNIER 1946a: 33, 36-37.

216
pἳὄὈiἵipiΝ pὄἷὅἷὀὈiΝ φ Ν (SEG 31.577.12, II a.C., 35.599.2,Ν ἙΝ ἳέἑέ),Ν φα Ν (SEG
35.599.8, I a.C.), φα υΝ(IG IX 2, 69.10, II a.C.). Queste attestazioni epigrafiche sono
importantissime perché garantiscono la realtà del medio oltre ogni ragionevole dubbio.
Se includiamo anche i dati indoeuropei la situazione già intricata che emerge ex Graeco ipso si
complica ulteriormente. Esistono infatti due radici ie. *bheh2-,Ν ὅiἹὀiἸiἵἳὀὈiΝ l’ὉὀἳΝ “ὅplἷὀἶἷὄἷ”Ν ἷΝ l’ἳlὈὄἳΝ
“ἶiὄἷ”,Ν lἷΝ ὃὉἳliΝ mὁlὈὁΝ pὄὁἴἳἴilmἷὀὈἷΝ ἵὁὅὈiὈὉivἳὀὁΝ iὀΝ ὁὄiἹiὀἷΝ Ὁὀ’ὉὀiἵἳΝ ὄἳἶiἵἷἈΝ *bheh2- “ἶiὄἷ”Ν ὅiΝ ὅἳὄἷἴἴἷΝ
sviluppato da *bheh2- “ὅplἷὀἶἷὄἷ”Ν ἳὈὈὄἳvἷὄὅὁΝ lἳΝ mἷἶἷὅimἳΝ ἷvὁlὉὐiὁὀἷΝ ὅἷmἳὀὈiἵἳΝ ἶiΝ lἳὈέΝ dēc ā ā , un
derivato di c ā u “ἵhiἳὄὁ,ΝlὉmiὀὁὅὁ”ΝἵhἷΝhἳΝἸiὀiὈὁΝpἷὄΝὅiἹὀiἸiἵἳὄἷΝ“ἵhiἳὄiὄἷ,Νἶiἵhiἳὄἳὄἷ” 266:
1. a *bheh2- “ὅplἷὀἶἷὄἷ”ΝὄimὁὀὈἳὀὁ,ΝὈὄἳmiὈἷΝὉὀΝpὄἷὅέΝ*bhéh2- / bhh2-ˊ, ved. āt , av. rec. fra-uuā t ,
ἹὄέΝ φ α·Ν π αΝ (ἘὅἵhέΝ φΝ 1ἂἄΝ ἜἳὈὈἷ)Ν ἷ,Ν ὈὄἳmiὈἷΝ ὉὀΝ pὄἷὅέΝ *bh-né-h2- / bh-n-h2-ˊ,Ν ἹὄέΝ φα ,Ν
arm. banam, alb. bënέΝἥiΝὀὁὈiΝἵhἷΝἹὄέΝmἷἶέΝφα α ΝὨΝl’Ersatzkontinuante del presente radicale
attestato da ved. āt , av. rec. fra-uuā t 267;
2. da *bheh2- “ἶiὄἷ”ΝἶἷὄivἳὀὁΝiὀvἷἵἷ,ΝὈὄἳmiὈἷΝὉὀΝpὄἷὅέΝ*bhéh2- / bhh2-ˊ,ΝἹὄέΝφ ,ΝἳὄmέΝ bay, lat. for,
fā ī, aing. ō( a)n, aruss. baju, bajati e, tramite un pres. *bh-né-h2- / bh-n-h2-ˊ, ved. bhánati268.
I presenti radicali atematici sono tutti attivi tranne lat. fo , fā ī, che è probabilmente derivato tramite
il suffisso *- e/o-269 ἷΝἵhἷΝὨΝἳὀἵhἷΝl’ὉὀiἵἳΝἸὁὄmἳΝἶἷpὁὀἷὀὈἷέΝ
I dati inerenti al greco che finora abbiamo fornito non sono facili a leggersi ma
almeno due considerazioni ci paiono in ordine:
1. il tessalico ὨΝl’ὉὀiἵὁΝἶiἳlἷὈὈὁΝἵhἷΝἳὈὈἷὅὈἷΝἸὁὄmἷΝmἷἶiἷΝfino alla tarda epoca della
koiné (I a.C.);
2. gli altri dialetti e in particolare lo ionico-attico sembrano invece
progressivἳmἷὀὈἷΝἷὅἳὉὈὁὄἳὄἷΝilΝmἷἶiὁΝἳΝvἳὀὈἳἹἹiὁΝἶἷll’ἳὈὈivὁέ
ἥἳppiἳmὁΝἵhἷΝiΝἶiἳlἷὈὈiΝpὁὅὅἳὀὁΝἵὁmpὁὄὈἳὄὅiΝἶiἸἸἷὄἷὀὈἷmἷὀὈἷΝὃὉἳὀὈὁΝἳll’ἳὈὈὄiἴὉὐiὁὀἷΝ
della diatesi a un medesimo verbo (cfr. §§ 3.8, 3.12), perciò su questa base potremmo
ἳvἳὀὐἳὄἷΝ l’ipὁὈἷὅiΝ ἵhἷ,Ν pἷὄΝ ὃὉἳὀὈὁΝ ὄiἹὉἳὄἶἳΝ l’ἷvὁlὉὐiὁὀἷΝ ἶiΝ φ Ν in area ionico-attica,
Omero rappresenti la fase antica: le due diatesi sono sinonime perché una più recente –
l’ἳὈὈivὁΝ– ha affiancato quella più antica – il medio – e ne sta lentamente prendendo il
posto. Erodoto e gli autori successivi ci testimonierebbero il graduale trionfo della
diatesi attiva.
ἥiΝὈὄἳὈὈἳΝἶiΝὉὀ’ipὁὈἷὅiΝazzardata a causa della presenza della forma attiva mic. pa-si
/p ā / a monte delle forme medie omeriche e anche inverificabile allo stato attuale delle
h

conoscenze, però avrebbe il vantaggio di spiegare la ragione della perfetta sinonimia di


φ Νἳll’ἳὈὈivὁ e al mἷἶiὁΝὀἷll’ἷpiἵἳΝἷΝὀἷlΝἹὄἷἵὁΝpὁὅὈὁmἷὄiἵὁέ
Se invece ci asteniamo dal prendere qualsiasi posizione, siccome la distribuzione
diatetica di φ Ν ὨΝ oscura in sincronia e inafferrabile in diacronia270, non resta che
constatare che ilΝmἷἶέΝφ ΝὨΝliὀἹὉiὅὈiἵἳmἷὀὈἷΝὄἷἳlἷΝmἳΝimpὁὅὅiἴilἷΝἶἳΝἳὅὅἷἹὀἳὄἷΝἳΝὉὀἳΝ
qualunque delle categorie di medio di cui disponiamo perché non mostra nessun tipo di

266
Vd. EWAia II 260 s.v. BH , LIV2 69 n.1 s.v. 1.*bheh2-, ALLAN 2003: 107 n. 187.
267
Vd. GARCÍA RAMÓN 2009a: 73-74.
268
Vd. DELL 245-246 s.v. fὁr, fāris, fātus sum, fārī, LIV2 68-70 s.vv. 1.*bheh2-, 2.*bheh2-, .DELG 1151-
1153 s.v. φ , EDG 1567 s.v. φ .
269
Vd. LIV2 69 n. 3 s.v. 2.*bheh2-.
270
È il caso di figura (i) tra quelli immaginati da Allan, vd. § 1.2.

217
opposizione rispeὈὈὁΝ ἳll’ἳὈὈivὁέΝ ἙὀὁlὈὄἷΝ ὀὁὀΝ ὨΝ ὉὀἳΝ ἸὁὄmἳΝ pὁἷὈiἵἳΝ mἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝ
condizionata dal momento che anche Erodoto ne fa uso: si tratta dunque di un vero e
pὄὁpὄiὁΝmἷἶiὁΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”έ

3.24 φ

Φ “cingere, recintare” oppone attivo transitivo / medio affettivo di proprietà:


a. att. φ [a] “ἵiὀἹἷὄἷ,ΝὄἷἵiὀὈἳὄἷ,ΝἸὁὄὈiἸiἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 12.263, Aesch. Pers.
ἂηἄ)Ν[ἴ]Ν“ὄiὀὅἷὄὄἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 1ἁέἁί,ΝἘἶὈέΝλέἄ1έἁ)Ν[ἵ]Ν“ὁὅὈὄὉiὄἷ,Νἴlὁἵἵἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ
(Hdt. 8.7.1);
b. med. φ α “Ἰὁrtificare, rinforzare (qualcosa di proprio)”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il.
15.566, Hdt. 9.70.1).
I. ἙὀΝ ἡmἷὄὁΝ φ Ν gode di appena 5 attestazioni e solo ἳll’ἳὁὄiὅὈὁ – il presente
suppletivo è 271
– ἵὁὀΝ Ὁὀ’ὉὀiἵἳΝ ἸὁὄmἳΝ mἷἶiἳ transitiva φ α Ν (Il. 15.566,
metricamente insostituibile), che è isolata e va perciò giustificata.
II. In Erodoto troviamo 9 forme (1x υ ὺ),ΝἂΝalla voce attiva e 5 alla voce media (2x
aor . med. trans.: Hdt. 8.51.2 φ α
1
, Hdt. 9.70.1 φ α ).
ἢὄἷὅἷὀὈiἳmὁΝ ὁὄἳΝ ἶὉἷΝ vἷὄὅiΝ ὁmἷὄiἵiΝ iὀΝ ἵὉiΝ ilΝ vἷὄἴὁΝ ὄiἵὁὄὄἷΝ ἳll’ἳὈὈivὁΝ ἷΝ ἳlΝ mἷἶiὁΝ iὀΝ
Ὁὀ’iἶἷὀὈiἵἳΝἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(1)Ν ΝήΝ α .

(1a) Od. 5.256


φ Ν Ν π Ν α π Ν υ ῃ Ν
“ἦὉὈὈ’iὀὈὁὄὀὁΝlἳΝ[= zattera] ἵhiὉὅἷΝἵὁὀΝἹὄἳὈiἵἵiΝἶiΝὅἳliἵἷ”
cfr. Il. 12.263

(1b) Il. 15.566-567


Ν υ ’Ν Ν π ,Νφ α αΝ
Ν α . π Ν αΝ
“nel cuore si tennero il detto, e chiusero le navi || con una siepe di bronzo. Ma
Zeus spronava i Troiani”

Φ α Ν(1b) può giustificarsi agevolemente come medio affettivo di proprietà: gli


Achei stanno proteggendo le proprie navi e Omero ne sottolinea il coinvolgimento
personale con la scelta della diatesi marcata.
In (1a) e in Il. 12.263, invece, è stato pὄἷἸἷὄiὈὁΝl’ὉὅὁΝἶἷllἳΝἶiἳὈἷὅiΝnon marcata (att.).

(Ia) Hdt. 7.215


Ν Ν Φ Νφ α Ν Ν Ν α Ν Ν πῃ π υΝ
“ἳll’ἷpὁἵἳΝiὀΝἵὉiΝiΝἔὁἵἷὅi,ΝὅἴἳὄὄἳὈὁΝilΝpἳὅὅὁΝἵὁὀΝὉὀΝmὉὄὁ,ΝἷὄἳὀὁΝἳlΝὄipἳὄὁΝἶἳllἷΝ
lὁὄὁΝἳὐiὁὀiΝἶiΝἹὉἷὄὄἳ”

271
Vd. KÖLLIGAN 2007: 133-134.

218
cfr. Hdt. 8.7.1

(Ib) Hdt. 9.70.1


α Ν φ α Ν υ α Ν αΝ ῖ Ν
“ὉὀἳΝvὁlὈἳΝὅἳliὈi,ΝὄἳἸἸὁὄὐἳὄὁὀὁΝlἳΝἵἷὄἵhiἳΝἵὁmἷΝmἷἹliὁΝpὁὈἷὄὁὀὁ”

(Ic) ἘἶὈέΝἆέη1έἀΝ φ α Ν π Ν ῃ Ν α Ν

Una simile interpretazione trova conforto nei dati forniti dalle Storie dove attivo e
medio si alternano secondo lo stesso criterio. In (Ib) i Persiani fortificano il muro di
lἷἹὀὁΝἶiἷὈὄὁΝἵὉiΝ ὅiΝ ὅὁὀὁΝ ὄiἸὉἹiἳὈiΝiὀΝ ἳὈὈἷὅἳΝἶἷll’ἳὄὄivὁΝἶἷἹliΝἥpἳὄὈἳὀiΝ ἳll’iὀἶὁmἳὀiΝἶἷllἳΝ
vittoria greca a Platea (479 a.C.) e in (Ic) i pochi Ateniesi rimasti in città fortificano
l’ἳἵὄὁpὁliΝἵὁὀὈὄὁΝl’invasore persiano. In entrambi i casi il medio è affettivo di proprietà:
il soggetto fortifica qualcosa qualcosa che gli appartiene.
In (Ia), Hdt. 8.7.1, invece, Erodoto opta per la diatesi non marcata (att.).
In conclusione, quindi, ὀἷll’ἷpiἵἳΝἷὅiὅὈἷΝὉὀἳΝliἴἷὄἳΝalternanza tra att. trans. φ
(non marcato) / med. aff. prop. φ α (marcato), che rappresentano due varianti
semanticamente connotate a disposizione di chi scrive.

3.25 φυ

Φυ “ἸἳὄἷΝlἳΝἹὉἳὄἶiἳ”ΝhἳΝὅiἳΝl’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝilΝmἷἶiὁ iitransitivi o transitivi:


a. att. φυ [a] intrans. “ἸἳὄἷΝ lἳΝ ἹὉἳὄἶiἳ,Ν ὅὈἳὄἷΝ iὀΝ ἹὉἳὄἶiἳ”Ν (Il. 10.419, Thuc.
7.28.2) [b] trans. “ὅὁὄvἷἹliἳὄἷ,ΝἵὉὅὈὁἶiὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 10.417, Hdt. 8.46.1);
b. med. φυ α [a] intrans. “ὅὈἳὄἷΝiὀΝἹὉἳὄἶiἳ,ΝὅὈἳὄἷΝἳὈὈἷὀὈὁ,ΝἷὅὅἷὄἷΝἵἳὉὈὁ”Ν(Il.
10.188, Aristoph. Lys. 631) [b] trans. “ὈἷὀἷὄὅiΝlὁὀὈἳὀὁ,ΝἹὉἳὄἶἳὄὅi, ἷviὈἳὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ
(Hdt. 1.108.3).
I. Nei poemi omerici troviamo φυ 41x ἳll’ἳὈὈivὁΝἷΝἂxΝἳlΝmἷἶiὁ (3x trans.). Le
due diatesi coesistono in due collocazioni: con (1)Ν α il verbo è usato
intransitivamente (1x med., metricamente insostituibile), con (ἀ)Νπ α transitivamente
(2x med., sempre metricamente sostituibile).
II. Erodoto condivide la preferenza omerica pἷὄΝl’ἳὈὈivὁ, anche se in maniera meno
pronunciata (rapporto 3 : 1 in Hdt., 9 : 1 in Hom.): φυ (semplice e composto con
αὺ,Νπ ὺ,Ν υ ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝλ4x) è 71x att. vs. 23x med. (7x trans.).
Analizzeremo ora le due collocazioni epiche in cui attivo e medio si fanno
concorrenze: (1) α, (2) π α.

(1a) Il. 10.311-312


φ υ υ φ , ’Ν υ
α φυ α α ,Ν α Να

219
“mἷἶiὈἳὀΝ ἸὉἹἳΝ ὈὄἳΝ lὁὄὁ,Ν ὄiἵὉὅἳὀὁΝ || di vegliare la notte, vinti dalla stanchezza
Ὀἷὄὄiἴilἷ”
cfr. Od. 5.466, 20.52-53

(1b) Il. 10.187-188


Ν Ν υ Ν π Ν π φ Ν Ν
αΝφυ α α · […]
“ἵὁὅìΝ ilΝ ἶὁlἵἷΝ ὅὁὀὀὁΝ ἸiὀiὅἵἷΝ ὅὁpὄἳΝ lἷΝ ἵiἹliἳΝ || di chi fa guardia in una notte
ἵἳὈὈivἳ”

Dal punto di vista contestuale i quattro luoghi omerici (att. 3x vs. med. 1x) non
lasciano intravvἷἶἷὄἷΝἶiἸἸἷὄἷὀὐἷἈΝiὀΝὈὉὈὈiΝiΝἵἳὅiΝὅiΝpἳὄlἳΝiὀΝmἳὀiἷὄἳΝἹἷὀἷὄiἵἳΝἶἷll’ἳὐiὁὀe di
vegliare durante la notte e il med. φυ α (1b) non può essere giustificato
come riflessivo indiretto dal momento che chi monta la guardia di notte lo fa non a suo
beneficio ma a beneficio dei propri compagni.
Ἔ’ἳὈὈivὁΝ sembra dunque la diatesi regolare e questo è confermato da (1a), dove il
med. φυ α α Ν (1a) è stato preferito all’ἳὈὈέΝ φυ α Ν (Hes. Op. 694)
metricamente equivalente.
Inoltre Erodoto non ha esempi al medio in cui il verbo sia usato assolutamente.
ἙὀvἷἵἷΝ φυ α Ν (1ἴ)Ν Ὠ metricamente insostituibile col part. att.
*φυ υ ΝἷΝilΝvἷὄὅὁΝiὀΝἵὉiΝὨΝἵὁὀὈἷὀὉὈὁ,ΝἳlmἷὀὁΝfino alla cesura, pare calcato proprio
ὅὉΝ (1ἳ)ἈΝ φυ α Ν (1b) sembra essere stato scelto perché ritmicamente molto
prossimo a φυ α α (1a).
Perciò la soluzione che ci pare più ragionevole è considerare φυ α Ν(1ἴ)Ν
come un medio metricamente condizionato.

(2a) Od. 2.346


[…]Ν π ’Ν φ α υΝπ υ ῃ
“ἵhἷΝὈὉὈὈὁΝὅἷὄἴἳvἳΝἵὁὀΝὅἳἹἹἷὐὐἳΝἶiΝmἷὀὈἷ”
cfr. Od. 2.227, 11.178, 19.525

(2b) HH. 3.544


α Ν Νπ α,Ν φ Νφ α α
“ἦiΝὨΝὅὈἳὈἳΝὄivἷlἳὈἳΝὁἹὀiΝἵὁὅἳἈΝὈὉΝὄiἵὁὄἶἳΝὈὉὈὈὁΝὀἷlΝἵὉὁὄἷ”

(2c) Hes. Op. 491 Ν υ ’Ν π αΝφυ · Ν Ν

Nei passi epici notiamo che il medio ricorre solo con le espressioni φ (2b)
e Ν υ (2c), che rendono esplicito il significato marcato di φυ “ἵὉὅὈὁἶiὄἷΝ a
proprio vantaggio”: si tratta dunque di medi riflessivi indiretti.

220
Da notare soprattutto che in (2b) questa sfumatura è stata deliberatamente scelta dal
mὁmἷὀὈὁΝ ἵhἷΝ ἳὀἵhἷΝ l’impvέΝ ἳὈὈέΝ *φ α Ν ὅἳὄἷἴἴἷΝ ὅὈἳὈὁΝ ἳἵἵἷὈὈἳἴilἷΝ ἶἳlΝ pὉὀὈὁΝ ἶiΝ viὅὈἳΝ
metrico.

(IIa) Hdt. 2.91.1


ῖ Ν α Νφ υ Ν α ,Ν πα Ν π ῖ Ν ’Ν Ν
[ α ]Ν α Ν π α . Ν υ Ν Ν π Ν Ν
Νφυ υ
“ἕliΝ ἓἹiὐiἳὀiΝ ὄiἸὉἹἹὁὀὁΝ ἶἳll’ἳἶὁὈὈἳὄἷΝlἷΝ ὉὅἳὀὐἷΝ ἶἷiΝ ἕὄἷἵi,Ν ἳὀὐi,Ν pἷὄΝ ἶiὄlἳΝ ὈὉὈὈἳ,Ν
ἳὀἵhἷΝὃὉἷllἷΝἶiΝὃὉἳlὅiἳὅiΝἳlὈὄὁΝpὁpὁlὁέΝἙὀΝἹἷὀἷὄἳlἷΝὅiΝἳὈὈἷὀἹὁὀὁΝἳΝὃὉἷὅὈἳΝὄἷἹὁlἳ”

(IIb) Hdt. 1.108.3


α αΝ Νφυ α υ
“χὅὈiἳἹἷΝἶὉὀὃὉἷΝὅὈἳvἳΝiὀΝἹὉἳὄἶiἳΝἵὁὀὈὄὁΝὉὀἳΝὅimilἷΝἷvἷὀὈὉἳliὈὡ”Ν

In Erodoto la dicotomia tra attivo e medio è la stessa ἷΝ l’ἳὉὈὁὄἷΝ ὅiΝ ὄiὅἷὄἴἳΝ lἳΝ
possibilità di scegliere la diatesi marcata (med. rifl. indir.) o non marcata (att.) a seconda
delle esigenze.
Dunque, mentre il med. φυ α (1b) è calἵἳὈὁΝὅὉll’iὀἸέΝἳὈὈέΝpὄὁὅὁἶiἵἳmἷὀὈἷΝ
molto simile φυ α α (1a), l’ὉὅὁΝ ἶἷllἳΝ vἳὄiἳὀὈἷΝ mἳὄἵἳὈἳΝ φυ α Ν “ἵὉὅὈὁἶiὄἷΝ
per sé”Ν +Ν φ Ν (2b), + Ν υ (2c) è il risultato di una libera scelta effettuata
sulla base di una reale alternanza att. / med. rifl. indir. garantita dalla testimonianza di
Erodoto.

3.26

Ν “ὅpiὀἹἷὄἷ”Ν ὁppὁὀἷΝ ἳὈὈivὁΝ ὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ήΝ mἷἶiὁΝ affettivo di tangenza o


intransitivo:
a. att. [ἳ]Ν “ὅpiὀἹἷὄἷ,Ν ὅὁὅpiὀἹἷὄἷ”Ν +Ν ἳἵἵέΝ (Il. 1.220, Hdt. 3.81.2) [b]
“ὄἷὅpiὀἹἷὄἷ”Ν+ΝἳἵἵέΝ(Il. 8.336);
b. med. α [a] aff. tang. “ὄἷὅpiὀἹἷὄἷΝἶἳΝὅὧ” + acc. (Il. 5.691, Hdt. 9.25.1) [b]
intrans. “ὅpiὀἹἷὄὅi,Νlἳὀἵiἳὄὅi”Ν(ἘἶὈέΝἁέἅἀέη)Ν
I. Nei poemi omerici ( Νsemplice e composto con πὺ,Ν ὺἈΝὈὁὈἳlἷΝἄἅx, att. 47x
vs. med. 20x)Ν l’ὉὅὁΝ iὀὈὄἳὀὅiὈivὁΝ ἶi α Ν ὀὁὀΝ ὨΝ ἳὈὈἷὅὈἳὈὁ,Ν ὃὉiὀἶiΝ ci si aspetta che i
medi epici transitivi possano giustificarsi come affettivi di tangenza. In quattro
collocazioni attivo e medio transitivo coesistono (8x med., 5x metricamente sostituibile)
in circostanze da chiarire.
II. In Erodoto il verbo (semplice e composto con ὺ,Ν πὺ,Ν ὺ,Ν ὺ)Νè attestato 31x,
delle quali ben 22x al medio (16x trans.).

221
Ecco le quattro collocazioni in cui attivo e medio ricorrono alternativamente
ὀἷll’ἷpiἵἳἈΝ(1) α (e sinonimi), (2) α (e compl. ogg. paragonabili), (3) π ΝήΝ
, (4) π έ

(1a) Od. 11.596


α Ν Νὤ π φ · […]
“lἳΝὄὉpἷΝiὀΝὅὉΝὅpiὀἹἷvἳ,ΝὅὉlΝἵὁllἷ”
cfr. Il. 12.137-138

(1b) Od. 9.305


Ν π α α Ν ,Ν Νπ
“ἳΝἸὁὄὐἳΝἶiΝἴὄἳἵἵiἳΝὅpὁὅὈἳὄἷΝl’ἷὀὁὄmἷΝὄὁἵἵiἳ”

π α α Ν (1b), pur essendo metricamente insostituibile e non supportato da una


contropartita in Erodoto – mἳΝ ὀὁὀΝ lὁΝ ὨΝ ὀἷmmἷὀὁΝ l’ἳὈὈivὁΝ –, può essere difeso come
medio ἳἸἸἷὈὈivὁΝἶiΝὈἳὀἹἷὀὐἳΝ“ὅpiὀἹἷὄἷΝlontano da sé”.

(2a) Il. 16.569 (= 17.274)


ὦ α π Ν Ν πα Ν α Ν
“ϊἳppὄimἳΝiΝἦἷὉἵὄiΝὄἷὅpiὀὅἷὄὁΝἹliΝχἵhiviΝὁἵἵhiΝvivἳἵi”
cfr. Il. 8.336

(2b) Il. 5.690-691


πα ,Ν Ν φ αΝ αΝ
ὤ α ’ υ ,Νπ Ν ’Ν π υ Ν Ν
“lὁΝὅὉpἷὄάΝἶ’ὉὀΝἴἳlὐo, ché voleva al più presto || ricacciare gli Argivi, strappare
ἳΝmὁlὈiΝlἳΝviὈἳ”

(IIb) Hdt. 4.102.1


αΝ Ν φ Ν ,Ν Ν Ν Ν Ν Ν α υΝ α Ν
υ α ῃ α α ,Ν π π Ν Ν Νπ υΝ υ
“ἕliΝἥἵiὈi,Νessendosi resi conto che da soli non erano in grado di respingere in
ἵἳmpὁΝ ἳpἷὄὈὁΝ l’ἳὄmἳὈἳΝ ἶiΝ ϊἳὄiὁ,Ν iὀviἳὄὁὀὁΝ ἶἷiΝ mἷὅὅἳἹἹἷὄiΝ ἳllἳΝ pὁpὁlἳὐiὁὀiΝ
viἵiὀἷ”
cfr. Hdt. 8.3.2, 9.25.1

Stavolta la metrica indica che il med. α ’( ) (2b) è stato consapevolmente scelto


per la sfumatura di affettività che apporta: * ’( ),ΝiὀἸἳὈὈi,Ν ὅἳὄἷἴἴἷΝὅὈἳὈὁΝὉἹὉἳlmἷὀὈe
possibile.
Notiamo che (2b) è contestualmente vicino sia a (2a) sia a Il. 8.336 – in tutti e tre i
casi si tratta di ricacciare indiἷὈὄὁΝl’ἷὅἷὄἵiὈὁΝἳἵhἷὁΝ–, ma Omero ha voluto impiegare la
diatesi marcata (med. aff. tang.) solo qui e che questo uso sia quello regolare è
dimostrato dai passi erodotei col verbo al medio (IIb), Hdt. 8.3.2, 9.25.1.

222
(3a) Il. 16.44-45
ῖαΝ Ν ’Ν Ν αΝ αΝ
ὤ α π υΝ Ν π Ν α Ν
“ἔἳἵilmἷὀte noi, freschi, uomini stanchi di lotta || respingeremmo in città, via
ἶἳllἷΝὀἳviΝἷΝἶἳllἷΝὈἷὀἶἷ”

(3b) Il. 16.655


ὤ α π υ, π Ν ’Ν π υ Ν Ν
“ὄἷὅpiὀἹἷὅὅἷΝiὀΝἵiὈὈὡ,ΝὈὁἹliἷὅὅἷΝἳΝmὁlὈiΝlἳΝviὈἳ”

(3c) Il. ἆέἀληΝπα α ,Ν ’Ν Ν π Ν ’α


(3d) Il. 11.802-803 ῖαΝ Ν ’Ν Ν αΝ αΝ || ὤ α π υΝ Ν
π Ν α Ν

(IIIa) Hdt. 2.25.2


Ν Ν π’Ν υ Ν ,Ν αΝ π Ν Ν α
“ἵiὁὨΝἳὈὈiὄἳΝἳΝὅὧΝl’ἳἵὃὉἳΝἷΝpὁiΝὅὁὅpiὀἹἷΝiΝvἳpὁὄiΝὀἷllἷΝὄἷἹiὁὀiΝpiὶΝiὀὈἷὄὀἷ”
cfr. Hdt. 2.25.2, 7.167.1

Gli esempi tratti dalle Storie sono stati scelti per la presenza di un compl. di moto a
lὉὁἹὁ,ΝmἳΝiὀΝὄἷἳlὈὡΝὀὁὀΝhἳὀὀὁΝὀὉll’ἳlὈὄὁΝiὀΝἵὁmὉὀἷΝἵὁiΝpἳὅὅiΝὁmἷὄiἵi,ΝἶὁvἷΝilΝἵὁὀὈἷὅὈὁΝὨΝ
completamente diverso.
ἣὉἷὅὈὁΝ hἳΝ ἷἸἸἷὈὈiΝ ὅὉllἳΝ ὅἵἷlὈἳΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳἈΝ iὀΝ ἓὄὁἶὁὈὁΝ l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ ἳlΝ ὅὉὁΝ pὁὅὈὁΝ pἷὄἵhὧΝ
l’ἳὐiὁὀἷΝἷὅpὄἷὅὅἳΝἶἳΝ ΝὨΝὅἷmpliἵἷmἷὀὈἷΝὃὉἷllἳΝἶiΝὅpiὀἹἷὄἷ,ΝmἳΝὀἷll’Iliade il medio
prevale sistematicamente – quando la metrica lo concede, vd. α Ν (ἁἴ) e non
* ( ),ΝΝ ’(α)Ν(ἁἵ)ΝἷΝὀὁὀ α Ν(1xΝiὀΝἘὁmέ),Ν α Ν(ἁἶ)ΝἷΝὀὁὀΝ* α –
perché, dato il contesto militare, ΝvἳlἷΝὅἷmpὄἷΝ“ὄἷὅpiὀἹἷὄἷΝda sé”ΝilΝὀἷmiἵὁΝ(mἷἶέΝ
aff. tang.), cfr. (IIb).
Ἔ’ὉὀiἵὁΝ ἷὅἷmpiὁΝ ἶiΝ ἳὈὈivὁ,Ν iὀἸἳὈὈi,Ν ἵiὁὨ α Ν (ἁἳ),Ν ὄiἵὁὄὄἷΝ iὀΝ ὉὀΝ ἶiὅὈiἵὁΝ che si
ripropone identico in (3d) e dove troviamo regolarmente il medio: α Ν(ἁἳ)ΝὨΝὅἷὀὐἳΝ
ἶὉἴἴiὁΝ ἶὁvὉὈὁΝ ἳll’impὁὅὅiἴiliὈὡΝ ἶiΝ impiἷἹἳὄἷΝ * α αΝ iὀΝ ὃὉἷὅὈὁΝ vἷὄὅὁ,Ν ἵἸὄέΝ α Ν
π υΝ(ἁἴ) e π Ν ’(α) (3c) .
272

(4a) Il. 16.44-45


ῖαΝ Ν ’Ν Ν αΝ αΝ
ὤ α π υΝ Ν π Ν α Ν
“ἔἳἵilmἷὀὈἷ noi, freschi, uomini stanchi di lotta || respingeremmo in città, via
ἶἳllἷΝὀἳviΝἷΝἶἳllἷΝὈἷὀἶἷ”

272
Vd. ELLENDT 1861: 14.

223
(4b) Il. 11.802-803
ῖαΝ Ν ’Ν Ν αΝ αΝ
ὤ α π υΝ Ν π Ν α Ν
“ἔἳἵilmἷnte voi, freschi, uomini stanchi di lotta || respingereste in città, via dalle
ὀἳviΝἷΝἶἳllἷΝὈἷὀἶἷ”

(4c) Il. ἆέηἁἁΝπ Ν Νπ Ν ῖ Ν π α, Ν Ν


(4d) Il. 15.406-ἂίἅΝ αΝ π υΝ Ν π ,Ν α Ν ||Ν παυ υ Νπ Ν
α π α α πα Ν
(4e) Il. 15.503 α αΝ α π α α α ΝΝ
(4f) Il. 1ἄέἀη1Ν Ν Ν π α α π Ν Ν Ν Ν

(IVa) Hdt. 4.103.2


Ν υ ,Ν Ν αΝ π υ Ν
“ἥἷἵὁὀἶὁΝἳlἵὉὀi,ΝἹἷὈὈἳὀὁΝpὁiΝilΝἵὁὄpὁΝἹiὶΝἶἳΝὉὀΝἶiὄὉpὁ”
cfr. Hdt. 7.167.1

Si ripropone esattamente la stessa situazione che abbiamo delineato nella


ἵὁllὁἵἳὐiὁὀἷΝἵὁὀΝ(ἁ)ΝἵὁmplέΝmὁὈὁΝἳΝlὉὁἹὁἈΝἳὀἵὁὄἳΝὉὀἳΝvὁlὈἳΝl’ὉὀiἵὁΝὈὄἳὈὈὁΝiὀΝἵὁmὉὀἷΝἵhἷΝ
offre Erodoto è la presenza di un compl. di moto da luogo, ma il contesto è
completamente diverso, sicché nel passo delle Storie l’ἳὈὈivὁΝ ὨΝ iὀΝ ὁὄἶiὀἷ,Ν mἷὀὈὄἷΝ ὀἷiΝ
passaggi iliadici ci si attende sempre il medio affettivo di tangenza dato il contesto
militare.
E questo è puntualmente attestato in tutti i versi in cui la metrica lo consente, con
l’Ὁὀica eccezione del già visto (4a) = (3a), il cui attivo è evidentemente un adattamento
metrico della formula regolarmente attestata al medio (4b) = (3d).
In conclusione il med. α è sempre difendibile come affettivo di tangenza (9x)
nelle collocazioni viste e si pone in libera alternanza ἵὁὀΝl’ἳὈὈέΝ (non marcato).

224
CONCLUSIONI

Ἔ’ὁἴiἷὈὈivὁ dello studio era analizzare i cosiddetti mἷἶiΝ“ἶiὀἳmiἵi”Ν– qualificati da


una generale sfumatura di affettività-intensità e perciò privi di una chiara
differenziazione semantica rispetto agli attivi corrispondenti – per discernere quelli reali
e attribuibili a una delle tipologie elencate in § 1.4.1 (medio affettivo di proprietà o di
tangenza, riflessivo indiretto, reciproco, causativo) e quelli che invece non è possibile
far rientrare in esse. Questi ultimi, infatti, come i nostri tre parametri di valutazione
(analisi sintattico-semantica, analisi metrica, confronto con Erodoto) hanno mostrato,
sono piuttosto varianti linguisticamente irreali (nichtsprackwirklich) delle forme attive
da attribuire semplicemente alla forza costrittiva del metro.
IὀΝ ἴἳὅἷΝ ἳΝ ὃὉἷὅὈἷΝ ἷviἶἷὀὐἷ,Ν ἶὉὀὃὉἷ,Ν ilΝ ἵὁὅiἶἶἷὈὈὁΝ mἷἶiὁΝ “ἶiὀἳmiἵὁ”Ν ἵὁmἷΝ ὨΝ ὅὈἳὈὁΝ
definito da Delbrück e da altri dopo di lui (vd. §§ 1.1, 1.2) non esiste: la mancata
ὁἵἵὁὄὄἷὀὐἳΝ ἶiΝ ὃὉἷὅὈiΝ mἷἶiΝ “ἶiὀἳmiἵi”Ν iὀΝ pὄὁὅἳΝ ἶimὁὅὈὄἳΝ iὀἸἳὈὈiΝ ἵhἷΝ ὅiΝ ὈὄἳὈὈἳΝ ἶiΝ ἸὁὄmἷΝ
limitate alla lingua poetica perché condizionate esclusivamente dalla metrica.
I. I 76 lessemi comuni al corpus epico e a quello erodoteo che sono stati analizzati
danno un totale di 554 forme medie, 440 tratte dal corpus epico e 114 tratte dalle Storie.
La diatesi media è stata impiegata con le seguenti funzioni e secondo la seguente
distribuzione273:
1. affettivo di proprietà per 22 lessemi (52x | 5x);
2. affettivo di tangenza per 16 lessemi (67x | 13x);
3. riflessivo indiretto per 30 lessemi (145x | 36x);
4. reciproco per 7 lessemi (9x | 1x);
5. causativo per 2 lessemi (8x |);
6. condizionato dalla metrica per 33 lessemi (148x | 57x);
Un posto a parte meritano ΝἷΝ π Ν(ὈὁὈἳlἷἈΝ11x | 2x), per i quali la scelta del
medio è vincolata al tratto [+ umano] del soggetto.
Tre osservazioni coi dati totali alla mano.
a. Per 58 forme medie appartenenti a 13 lessemi diversi – Ν(| 4x), α ΝἈἈ Ν
(20x |),Ν Ν (1x |), Ν (| 1x), ( ) :: υ α- (6x |), παυ Ν (ἀx | 1x),
Ν(ἀx |), Ν(1x |), Ν(ἀx |),Ν Ν(1x |), π ,Ν π Ν(ἂx |),Ν π Ν(ηx | 6x),
Ν (ἀx |) – abbiamo ammesso la possibilità di una duplice spiegazione semantica:
questo conferma che due realizzazioni diverse del medio possono cooccorrere

273
Nel compilare questo bilancio statistico si è utilizzato un criterio diverso rispetto a quello seguito nei
capp. 2-3: mentre in precedenza si sono contate le singole occorrenze di una forma, ora i versi formulari o
le parti di un verso formulare conteranno per 1 a prescindere dal numero delle attestazioni complessive.
ἥἷpἳὄiἳmὁΝἵὁὀΝὉὀἳΝἴἳὄὄἳΝvἷὄὈiἵἳlἷΝ|ΝlἷΝἳὈὈἷὅὈἳὐiὁὀiΝἶἷlΝmἷἶiὁΝὀἷll’epos (sx) e nelle Storie (dx).

225
contemporaneamente nella stessa forma verbale, ragion per cui qualsiasi classificazione
deve tenere conto della malleabilità propria di questa diatesi.
b. I medi metricamente condizionati non sono solo con 205 (148x | 57x) ricorrenze
totali la categoria più rappresentata – il dato non è di per sé significativo –, ma
soprattutto quella più trasversale, cioè quella attestata per il maggior numero di lessemi,
33. Questo dato è invece fondamentale perché dimostra la libertà con la quale la lingua
epica può impiegare questi medi senza restrizione lessicale: abbiamo trovato forme di
medio “dinamico” per verbi transitivi (e.g. φ ) e intransitivi (e.g. π ), stativi
(e.g. ) e di movimento (e.g. π ), indicanti percezione sensoriale (e.g. φ ) o
visiva (e.g. ΝἈἈ ) oppure Ὁὀ’ἳὈὈiviὈὡΝmἷὀὈἳlἷΝ(e.g. ). Questa libertà non è
permessa alle reali tipologie di medio (e.g. i medi affettivi di proprietà non ricorrono coi
verbi intransitivi e i medi riflessivi indiretti non ricorrono coi verbi di movimento) ed è
Ὁὀ’ὉlὈἷὄiὁὄἷΝἵὁὀἸἷὄmἳΝἶἷll’iὄὄἷἳlὈὡΝlinguistica del cosiddetto mἷἶiὁΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”: come si
è cercato di dimostrare nel corso del lavoro, infatti, esso non è un medio
semanticamente connotato ma semplicemente un sostituto metricamente più comodo
della forma attiva corrispondente, perciò può essere sviluppato a partire da qualsiasi
verbo.
c. Su 33 lessemi attestanti il medio metricamente condizionato 18 hanno offerto nel
corso di questo studio anche esempi in cui il medio è usato a proposito.
Dei restanti 15 verbi:
1. ,Ν α ,Ν φ sono impiegati correttamente al medio in passi epici che
non sono stati oggetto di analisi qui;
2. ,Ν ὺ , φ ,Ν φ Ν hἳὀὀὁΝ ὉὀΝ mἷἶiὁΝ metricamente condizionato solo dal
punto di vista sincronico, poiché in diacronia emerge che una delle due diatesi è
quella antica e che la seconda sta lentamente spodestando la prima (nel caso di
φ ΝΝsi tratta di una nostra ipotesi, vd. infra);
3. ,Ν Ν ή ,Ν φ impiegano regolarmente il medio in temi temporali
diversi da quello del presente e dell’ἳὁὄiὅὈὁέ
Rimangono quindi appena 5 lessemi (( π ) , ,Ν π ,Ν ,Ν ) per i
ὃὉἳliΝilΝὅὁlὁΝὈipὁΝἶiΝmἷἶiὁΝἵhἷΝl’epos presenta è quello metricamente condizionato.
Questo risultato è sintomatico e dimostra che i poeti epici tendenzialmente non
creano dal nulla forme linguisticamente irreali ἷΝ ἷὅὈὄἳὀἷἷΝ ἳll’ὁὄizzonte dei loro stessi
uditori: piuttosto sfruttano al loro massimo le possibilità offerte dalla lingua allargando
la zona di competenza del medio nei paradigmi di quei verbi che lo accettano in usi
contestuali differenti o in altri temi temporali. Si tratta di una scelta ragionevole se si
pensa che lo scopo del poeta non è affatto rendersi incomprensibile al suo uditorio: egli
non ha interesse a deformare eccessivamente la lingua e può al massimo nobilitarla o
variarla con forme inusuali, non irreali.
II. Durante lo studio l’ἳὀἳliὅiΝ Ὠ stata suddivisa in due momenti: prima i medi
“ἶiὀἳmiἵi”Ν sprovvisti di una contropartita in Erodoto (cap. 2), poi quelli che invece

226
presentano una contropartita in Erodoto (cap. 3). Verifichiamo ora in maniera
dettagliata i risultati ottenuti per ciascuno dei due gruppi in modo da valutare se
l’impὁὅὈἳὐiὁὀἷΝ ἶἷlΝ lἳvὁὄὁΝ basata sulla presenza o assenza del medio “ἶiὀἳmiἵὁ” in
Erodoto ha fatto emergere qualche dato interessante.
I lessemi analizzati in cui il cosiddetto mἷἶiὁΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”ΝἵὁmpἳὄivἳΝὅὁlὁΝὀἷll’ἷpiἵἳΝ
sono stati in tutto 50 per un totale di 167 occorrenze del medio così ripartite:
1. medio affettivo di proprietà in 15 lessemi (27x): ,Ν (8x |), Ν
(1x |), (3x |), φ Ν (1x |), α (1x |), (2x |), υ (1x |),
(1x |), α , Ν (1x |), Ν (3x |), (1x |), (1x |),
(1x |), (1x |), φ (1x |);
2. medio affettivo di tangenza in 10 lessemi (37x): (3x |), (1x |),
(1x |), Ν( ) :: υ α- (21x |) e (1x |), (1x |),
(1x |),Ν Ν:: α (1x |), ,Ν (1x |), (1x |), (4x |);
3. medio riflessivo indiretto in 14 lessemi (41x): (1x |), (1x |),
(1x |) e υ (3x |), Ν (1x |), α , (2x |), (2x |),
(2x |), (4x |), (6x |), (2x |), Ν(1x |), π ,Ν π
(4x |), (10x |), υ (1x |);
4. medio reciproco in 4 lessemi (7x): (1x |), (3x |) e α (1x |),
ἈἈΝ π ,Νὺ α (1x |), (1x |);
5. medio causativo in 2 lessemi (8x): (1x |), (7x |);
6. medio metricamente condizionato in 20 lessemi (45x): φ Ν(3x |),Ν Ν(1x
|), Ν (ἂx |),Ν Ν (1x |), α , (1x |), (1x |), (1x |),
( π) (4x |), Ν (1x), π (4x |), α Ν (1x |),Ν :: π ,Ν
ὺ αΝ(1x |), (4x |),Ν Ν(1x |), (1x |),Ν φ Ν(1x |), ,Ν (3x
|), φ (2x |), φ (5x |), φ (5x |);
7. nel caso particolare di (3x |) la scelta del medio è vincolata alla presenza
del tratto [+ umano] nel soggetto.
I lessemi analizzati in cui i cosiddetti mἷἶiΝ “ἶiὀἳmiἵi” epici avevano una
contropartita in Erodoto sono stati invece 26 per un totale di 387 (273x | 114x)
occorrenze così ripartite:
1. medio affettivo di proprietà in 7 lessemi (25x | 5x)ἈΝα ΝἈἈ Ν(ἀx |), Ν
(5x |), Ν(1x |), ,ΝἳὁὄέΝ α ,Ν ,Ν α Ν(| 1x), ΝἈἈ Ν(ηxΝ
| 1x),Ν Ν(11x |), φ ΝἈἈ α (| 1x) φ (1x | 2x);
2. medio affettivo di tangenza in 6 lessemi (31x | 13x): α ΝἈἈ (2x |),
(ἀxΝ|Νἀx),Ν α Ν(ηxΝ|Ν1x),Ν π (6x | 6x), α ,Ν α ,Ν (7x | 1x),
(9x | 3x);
3. medio riflessivo indiretto in 16 lessemi (104x | 35x): (10x | 5x), α Ν ἈἈ
(35x | 1x), (1x | 1x), παυ (4x | 1x), (4x | 1x), (|
1x), Ν(ἂx | 2x), α (4x | 2x), ,ΝἳὁὄέΝ α ,Ν ,Ν α Ν(7x

227
|), ΝἈἈ (4x | 5x), π (1x | 1x), π (5x | 3x), (2x | 2x),
(ἂxΝ|Νἄx),Νφ ΝἈἈ α (18x | 4x), φυ (1x | 1x);
4. medio reciproco in 3 lessemi (2x | 1x): α ,Ν α ,Ν Ν(| 1x), Ν(1x |),
φ ΝἈἈ αΝ(1x |);
5. medio causativo in 0 lessemi;
6. medio metricamente condizionato in 13 lessemi (103x | 57x)ἈΝ Ν (1x |), Ν
(1x | 1x), α (1x |), ,ΝἳὁὄέΝ α ,Ν ,Ν α Ν(1x |), ,Ν
(13x | 1x), Ν:: (20x |), π (1x |), (1x |), ὺ (6x | 12x),
(1x |),Νφ ΝἈἈ α (1x |), φ Ν(55x | 43x), φυ (1x |);
7. nel caso particolare di π (8x | 2x) abbiamo invocato il tratto [+ umano] del
soggetto come elemento in favore della presenza del medio.
Due osservazioni si impongono a partire da questi dati più dettagliati.
a. Erodoto impiega il cosiddetto medio “dinamico” per soli 4 lessemi ( ή -,Ν ή -,
ὺ ή -, φ ) contro i 33 ἶἷll’ἷpiἵἳἈΝquesto conferma indirettamente la deduzione che
abbiamo fatto ἳΝ pἳὄὈiὄἷΝ ἶἳiΝ ἶἳὈiΝ ἵὁmplἷὅὅivi,Ν ἵiὁὨΝ l’ὉὅὁΝ ἷpiἵὁΝ ἶἷlΝ cosiddetto medio
“ἶiὀἳmiἵὁ”Ν ὨΝ ἳὄἴiὈὄἳὄiὁΝ ἷΝ ὈὄἳὅvἷὄὅἳlἷΝ ὃὉἳὀὈὁΝ ἳlΝ ὈipὁΝ ἶiΝ lἷὅὅἷmἳ (vd. Ib), mentre in
Erodoto è molto più circoscritto.
Inoltre se si abbandona il punto di vista sincronico adottato finora a vantaggio di una
prospettiva diacronica rivolta ai 4 lessemi in questione, si possono fare osservazioni
importanti.
a.1 Tre di questi lessemi sono ή -,Ν ή -,Ν ὺ ή -, cioè tutti verbi per i quali
l’ἳὀἳliὅiΝ hἳΝ mὁὅὈὄἳὈὁ che sincronicamente la cooccorrenza di forme attive e medie
sinonime è ineliminabile, ma diacronicamente è evidente un processo di progressiva
medializzazione. In Erodoto, lo ricordiamo, ή -eὺ ή -esistono solo al medio e
ή - prevalentemente al medio (compresi i composti att. 36x vs. med. 62x). In altre
pἳὄὁlἷΝlἳΝὀἳὈὉὄἳΝἶiΝmἷἶiΝ“ἶiὀἳmiἵi”ΝpὄὁpὄiἳΝἶiΝὃὉἷὅὈiΝvἷὄἴiΝὨΝdiversa da quella degli altri
29 lἷὅὅἷmiΝpἷὄΝiΝὃὉἳliΝἳἴἴiἳmὁΝvἷὄiἸiἵἳὈὁΝl’ἷὅiὅὈἷὀὐἳΝἶiΝὃὉἷὅὈὁΝὈipὁἈΝlὡΝὅiΝὈὄἳὈὈἳΝἶiΝvἷὄἷΝἷΝ
proprie creazioni linguisticamente aberranti imposte esclusivamente dal metro – prova
ὀἷΝ ὅiἳΝ ἵhἷΝ ὀἷὅὅὉὀὁΝ ἶiΝ ὃὉἷὅὈiΝ vἷὄἴiΝ ἵὁὀὅἷὄvἳΝ ἸὁὄmἷΝ “ἶiὀἳmiἵhἷ”Ν ὀἷllἷΝ Storie –, qui di
interi paradigmi che stanno attraversando una lenta evoluzione da activa tantum a media
tantum (nel caso di ΝὀὁὀΝἳὀἵὁὄἳΝἵὁmpiὉὈἳ)έ
a.2 ἙlΝἵἳὅὁΝὉὀΝpὁ’ΝἶivἷὄὅὁΝὨΝὃὉἷllὁΝἶiΝφ , poiché, come si è visto, i dati riguardanti
lἳΝ ὄiἵὁὅὈὄὉὐiὁὀἷΝ ἶiἳἵὄὁὀiἵἳΝ ἶἷll’ὁppὁὅiὐiὁὀἷΝ ἶiἳὈἷὈiἵἳΝ iὀὈἷὄὀἳΝ ἳlΝ pἳὄἳἶiἹmἳΝ ἶiΝ ὃὉἷὅὈὁΝ
verbo sono meno sicuri e le conclusioni che se ne possono trarre molto più opinabili.
Ciononostante, a nostro parere, le cifre suggeriscono che il processo che φ Ν sta
attraversando da Omero a Erodoto sia ἷὅἳὈὈἳmἷὀὈἷΝ l’iὀvἷὄὅὁ di quello visto per ή -,
ή -,Νὺ ή -,ΝἵiὁὨΝὉὀΝpὄὁἹὄἷὅὅivὁΝὅpὁὅὈἳmἷὀὈὁΝvἷὄὅὁΝl’ἳὅὅἷΝἶἷἹliΝ activa tantum: da
una situazione epica di sostanziale parità (att. 501x vs. med. 591),Ν l’ἳὈὈivὁΝ ἶiviἷὀἷ
nettamente maggioritario nelle Storie (att. 299x vs. med. 50x). Su questa base noi
pensiamo che il mἷἶiὁΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”ΝἶiΝφ sia anomalo alla maniera di quello di ή -,

228
ή -,Νὺ ή -: la sinonimia di attivo e medio è infatti attesa nel momento in cui si sta
ἳὅὅiὅὈἷὀἶὁΝἳllἳΝpὄὁἹὄἷὅὅivἳΝὅὁὅὈiὈὉὐiὁὀἷΝἶiΝὉὀἳΝἶiἳὈἷὅiΝἵὁὀΝl’ἳlὈὄἳέ
ἑὁὀΝl’ἷὅἵlὉὅiὁὀἷΝἶiΝ ή -,Ν ή -,Νὺ ή -,Νφ Νper le ragioni appena viste, risulta
che i 29 lessemi ὀἷiΝὃὉἳliΝὄiἵὁὄὄἷΝilΝmἷἶiὁΝ“ἶiὀἳmiἵὁ”ΝὅὁὀὁΝἳὈὈἷὅὈἳὈiΝὈὉὈὈiΝesclusivamente
nel corpus epico. Perciò, se si ammette per questi ultimi una spiegazione in termini di
costrizione metrica come quella che è stata fornita qui, la loro assenza nelle Storie è ciò
che si aspetta: Erodoto scrive in prosa, quindi non ha bisogno di impiegare medi la cui
ὉὀiἵἳΝὄἳἹiὁὀΝἶ’ἷὅὅἷὄἷΝὨΝὄimpiἳὐὐἳὄἷΝἸὁὄmἷΝἳὈὈivἷΝmἷὈὄiἵἳmἷὀὈἷΝὅἵὁmὁἶἷ o inutilizzabili.
b. ἠἷlΝ ἵὁὄὅὁΝ ἶἷll’ἳὀἳliὅiΝ ἵiΝ ὅiἳmὁΝ pὄὁὀὉὀἵiἳὈiΝ pἷὄΝ lἳΝ ὄἷἳlὈὡΝ ἶiΝ ἳlἵὉὀἷΝ ἸὁὄmἷΝ mἷἶiἷΝ
basandoci esclusivamente sul criterio sintattico-ὅἷmἳὀὈiἵὁ,Ν ἶἳlΝ mὁmἷὀὈὁΝ ἵhἷΝ l’ἳὀἳliὅiΝ
metrica e il confronto con Erodoto non erano favorevoli a questa decisione. Pensiamo a
,Ν ,Ν φαφ α α ,Ν α ,Ν α ,Ν ,Ν α ,Ν α ,Ν
α ,Ν α α ,Ν α α ,Ν α,Ν ,Ν α ,Ν π α (vd.
cap. 2), ἵὉiΝἳἹἹiὉὀἹiἳmὁΝl’impvέΝἳὁὄέΝmiὅὈὁΝ ΝἷΝl’iὀἶέΝἳὁὄέΝmiὅὈὁ (vd. cap.
3), la cui morfologia, come si è visto, è tutta particolare trattandosi di aoristi tratti da un
tema del futuro. A nostro parere questi esempi vanno considerati forzature ammissibili
contestualmente rispetto al normale sistema verbale greco: i poeti epici se le possono
permettere perché sono costretti a rispettare gli obblighi del metro ma Erodoto – che
ἸὉὀἹἷΝἶἳΝὄἳppὄἷὅἷὀὈἳὀὈἷΝἶἷllἳΝliὀἹὉἳΝ“ὀὁὄmἳlἷ”ΝiὀΝὃὉἷὅὈἳΝὅἷἶἷΝ– le smaschera come tali.
Queste forme confermano perciò quanto abbiamo detto supra a proposito della
liἴἷὄὈὡΝ ἶ’impiἷἹὁΝ ἶἷlΝ cosiddetto mἷἶiὁΝ “ἶiὀἳmiἵὁ”Ν iὀΝ pὁἷὅiἳ (Ic): se possono gli aedi
evitano di creare queste forme, ma quando il metro li costringe cercano di farne uso in
contesti in cui un medio risulterebbe comunque comprensibile contestualmente e
sintatticamente.
III. I verbi ή - ἷΝ π ή - occupano un posto particolare poiché le categorie di
medio a nostra disposizione non sono state sufficienti per giustificare il tipo di
opposizione diatetica che li governa.
Come si è visto in maniera estremamente chiara nel caso di π ή -, infatti, la
distribuzione diatetica di attivo e medio – tralasciando le 3 occorrenze in cui il med.
α Ν ὨΝ ἳἸἸἷὈὈivὁΝ ἶiΝ ὈἳὀἹἷὀὐἳΝ ἷΝ l’ὉὀiἵἳΝ iὀΝ ἵὉiΝ π α Ν ὀὁὀΝ hἳΝ ἵὁmἷΝ ὅὁἹἹἷὈὈὁΝ ὉὀΝ
essere umano – corrisponde al tratto [+ / – umano] del soggetto.
Perciò noi proponiamo di aggiungere una quinta categoria di medio accanto a quello
affettivo (di proprietà o di tangenza), riflessivo indiretto, reciproco e causativo,
categoria per la quale definiamo queste due caratteristiche principali:
1. è propria esclusivamente dei verbi di movimento;
2. ilΝὈὄἳὈὈὁΝἶiὄimἷὀὈἷΝpἷὄΝl’ὉὅὁΝἶἷllἷΝἶἷὅiὀἷὀὐἷΝmἷἶiἷΝè l’ὉmἳὀiὈὡΝἶἷlΝὅὁἹἹἷὈὈὁέΝ
Si noti che stiamo descrivendo un tipo di medio comunque subordinato alle stesse
ὄἷἹὁlἷΝ ἵὉiΝ ὉἴἴiἶiὅἵὁὀὁΝ ἹliΝ ἳlὈὄiἈΝ iὀΝ pἳὄὈiἵὁlἳὄἷΝ l’ὉὅὁΝ ἶἷllἳΝ ἶiἳὈἷὅiΝ mἳὄἵἳὈἳΝ ὨΝ ὅἷmpὄἷΝ
facoltativo, come dimostra Erodoto nel caso di ή -,ΝὄiἵὁὄὄἷὀὈἷΝἳll’ἳὈὈivὁΝὅiἳΝὃὉἳὀἶὁΝ

229
il suo soggetto è [– umano] (ἘἶὈέΝ ἂέ1ἁἂέ1Ν α Ν Ν Ν )Ν ὅiἳΝ ὃὉἳὀἶὁΝ ὨΝ [+Ν
Ὁmἳὀὁ]Ν(ἘἶὈέΝλέἄἀέἁΝ[ α ]Νπ α )έ
Occorrerebbe uno studio approfondito sui verbi di movimento in greco per
individuare altri membri di questo gruppo, ma questo non era questo lo scopo del
presente lavoro: lo sarà forse per un altro in futuro.
IV. Ribadiamo infine quello che ci pare essere il risultato più importante di questa
ricerca.
ἡἵἵὁὄὄἷΝ ὄiὀὉὀἵiἳὄἷΝ ἶἷἸiὀiὈivἳmἷὀὈἷΝ ἳllἳΝ ἵἳὈἷἹὁὄiἳΝ ἶiΝ mἷἶiὁΝ “ἶiὀἳmiἵὁ”Ν come
l’hἳὀὀὁΝiὀὈἷὅἳΝDelbrück e altri dopo di luiἈΝl’analisi sintattico-semantica e il confronto
con gli autori in prosa (nel nostro caso Erodoto) dimostra infatti che quelle forme
verbali medie cui era stata attribuita una generica sfumatura di affettività-intensità non
meglio qualificata possono ricevere solo due tipi di giustificazione:
1. si tratta di forme reali, occorrenti anche in prosa e spiegabili linguisticamente
tramite uno dei tipi normali di medio;
2. si tratta di forme metricamente condizionate, esistenti esclusivamente in poesia e
perciò prive di realtà linguistica extra-poetica.

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