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Dario Vannozzi

Storia Contemporanea
Prof.ssa Vinza Fiorino
2022
Sommario

1. L’Ottocento .............................................................................................................. 3
1.1. Periodizzazione 3
1.2. Le Rivoluzioni Politiche 3

2. La Rivoluzione Americana ....................................................................................... 4


2.1. La Rivoluzione Americana 4
2.2. La situazione degli schiavi 5
3.1. La Rivoluzione francese 5
3.2. Una nuova Antropologia 7
3.3. Il periodo Giacobino (1792) 7
3.4. La caduta dei Girondini (gennaio-giugno 1793) 8
3.5. La repubblica del terrore (giugno 1973-luglio 1974) 8

4. La Francia e l’Europa ................................................................................................ 9


4.1. Dopo il Terrore: il Direttorio (1799-1802) 10
4.2. Il 18 Brumaio 11

5. Napoleone ............................................................................................................... 12
5.1. Le Riforme di Napoleone 12
5.2. L’esilio a Sant’Elena 12
5.3. il ritorno di Napoleone: il governo dei 100 giorni e la Restaurazione 12

6. L’Europa del primo Ottocento............................................................................... 14


6.1 Il Congresso di Vienna (1814) 14
6.2. La Situazione in Italia 14
6.3. La Francia di Luigi XVIII 14
6.4. Le Rivoluzioni del ’20 e del ’31. 15
6.5. La Grecia 15
6.6. Aspetto religioso e questioni culturali 15
L’Ottocento
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1. L’Ottocento

1.1. Periodizzazione
Perché c’è l’esigenza di periodizzare la storia e individuare i cambiamenti nelle varie sfere della società. “Epochè”
dal greco “taglio” significa proprio individuare un cambiamento, un taglio che però non anticipa mai un
cambiamento successivo. In storia infatti nessun evento anticipa un altro, c’è una novità rispetto al passato che può
aprire a nuove novità ma non anticipa.
Si assume la proposta di Eric Hobsbawn che ha proposto un lungo 800 che in realtà inizia alla fine del 700 con la
rivoluzione americana e francese e la rivoluzione industriale e che si conclude con la Prima guerra mondiale.
Dalla Prima guerra mondiale al 1981, abbiamo il “secolo breve” in cui c’è una prima età delle “catastrofi” che va
dalla prima alla Seconda guerra mondiale, una seconda chiamata “dell’oro” e l’ultima delle “incertezze”. La
periodizzazione di Hobsbawn si basa sul concetto Marxiano di accumulazione originaria o accumulazione
primitiva.

1.2. Le Rivoluzioni Politiche


Quelle che chiamiamo rivoluzioni politiche sono la rivoluzione americana e francese. Il senso di queste
rivoluzioni è il problema del cambiamento dei criteri di legittimazione politica. Questo problema vale anche per la
situazione attuale.
Per legittimazione si intende il rinvio ad un ordine strutturale che legittima l’operato della politica, in parole povere
le varie imposizioni che ci vengono poste dal governo devono essere legittimate dalla popolazione e deve essere
legittimata anche l’autorità che ci obbliga a farlo. Questa forma per cui ci affidiamo ad una legge in passato non era
così.
Il senso della legittimazione, ad esempio, nell’Ancien Regime è rappresentabile con una scala verticale per cui la
divinità pone sul trono un Re (che emana delle leggi che sono legittime per volere divino) che a sua volta avrà sotto
di sé un governo. In questo schema il popolo non esiste, non ha alcun potere decisionale sulle leggi.
Con le due rivoluzioni e con l’introduzione della modernità vengono introdotte dei sistemi circolari per cui è il
popolo ad eleggere i propri rappresentanti, i quali definiscono un esecutivo (il governo), il quale fa delle leggi che
ricadono sui cittadini. In questi due schemi si presuppone che: Nel primo caso il monarca sia “assoluto” (ab-
solutus), nel secondo non vi è più autorità divina ma il potere è vincolato in primis alla costituzione, e dunque alle
leggi).
La Rivoluzione Americana
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2. La Rivoluzione Americana

2.1. La Rivoluzione Americana


Principi politici: dichiarazione di indipendenza del 4 luglio 1776, costituzione degli stati uniti d’America 1777
1789.
A differenza di come accade nelle costituzioni moderna in origine abbiamo da una parte una dichiarazione
contenente la definizione dei diritti e dall’altra abbiamo la costituzione che invece organizza i poteri dello stato.
Nel 1764-65 il governo britannico impone delle nuove tasse e dal 75 abbiamo dei primi scontri militari tra i
coloni e le truppe britanniche. Nel 76, come detto, si arriva alla dichiarazione di indipendenza che darà il via alla
guerra d’indipendenza americana fino all’81. Nell’87 abbiamo la costituzione degli stati uniti che entrerà in vigore
nel 1789.
La priorità sugli stati mondiali dell’Inghilterra è una priorità economica dovuta principalmente al fatto che
l’Inghilterra esce vincitrice dalla guerra dei sette anni. L’Inghilterra va incontro ad un aumento del mantenimento
delle colonie stesse che pensa di risolvere con un aumento delle tasse che non viene accolta bene dai colonizzati.
Londra sottovaluta due cose: in primo luogo il sentimento Nazionalista di appartenenza al territorio americano e
un grande sentimento anti-Britannico, in secondo luogo che le colonie si trovavano in una fase di forte espansione e
di grande aumento demografico.
- 1764 – Revenue Act
- 1765 – Stamp Act
Tradotto in termini semplici la tassazione inglese significava che l’America avrebbe dovuto pagare più tasse per
essere salvaguardati e controllati maggiormente dalla corona.
Lo slogan dell’Americano è “no taxation without representation” poiché la tassazione non era legittimata dal
popolo americano.
Nel 73, con una legge inglese, viene attribuito alla East English company in monopolio sul commercio del te, il
16 dicembre del 73 alcuni coloni di Boston salgono su alcune navi della compagnia e lanciano in mare barili di te.
13 Colonie mandano i propri delegati al congresso di Philadelphia, colonie in cui si hanno molte posizioni
differenti. Le colonie cominciano i brevi scontri fra di loro.
Altro passaggio fondamentale è il secondo congresso dei delegati delle colonie sempre a Philadelphia nel maggio
del 1775 dove i coloni impugnano le armi e dichiarano l’indipendenza. Il compito di organizzare l’esercito e la
protesta è affidato a George Washington.
I primi obiettivi sono: le colonie devono battere moneta ed organizzare un proprio esercito, prerogative
fondamentali per la creazione di un nuovo stato.
Una cosa importante è che le azioni dei rivoluzionari devono essere trasparenti e le ragioni dello scioglimento del
vincolo politico con l’Inghilterra essere rese esplicite di fronte a tutto il popolo. Nella dichiarazione di indipendenza
si dice che i diritti sono divenuti autoevidenti, a significare che sono indiscutibili e derivanti dalla legge naturale e
divina. Non è più possibile tollerare alcuna deroga da essi. Tali diritti sono la vita, la libertà (intesa come
indipendenza e la declinazione specifica americana di libertà ben diversa da quella francese) e la ricerca della felicità.
La Rivoluzione Americana
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La legge americana chiede dei diritti in base ad una logica Naturale e divina ed è un processo per negazione rispetto
alla corona inglese.
Vi sono almeno 3 filoni teorici:
- gruppi protestanti puritani (la tradizione dei padri pellegrini scacciati dall’Europa nel corso delle guerre di
religione) per i quali l’America è una terra promessa e danno una forte impronta moralistica in cui loro
non sono contrari al riferimento alla divinità bensì favorevoli ad un'altra interpretazione.
- Teoria dei diritti naturali: da una parte la concezione per cui i diritti sono dati da un Dio, dall’altra quella
per cui questi diritti vengono dalla natura. Ciò che ha presa nell’esperienza americana è Locke, principale
filosofo che inserisce tra i diritti inalienabili il diritto di proprietà in quanto l’America è il luogo della
proprietà privata. Secondo questa idea è attraverso la proprietà che si diventa liberi.
- Ispirazione Illuministica dei sistemi antimonarchici: nasce il Repubblicanesimo che trova in America uno
dei terreni più importanti. Il repubblicanesimo porta con se anche il concetto del “comando della legge”, il
concetto per cui l’ordine costituito è prioritario rispetto a tutto il resto, tutto questo si applica ovviamente
a tutti tranne che agli schiavi, agli indiani e alle donne.

2.2. La situazione degli schiavi


Nel 1808 viene abolita l’importazione degli schiavi, negli stati del nord la schiavitù viene abolita mentre nel sud
sia il commercio sia lo sfruttamento degli schiavi vengono mantenuti.
Nell’ambito del Repubblicanesimo le donne assurgono al ruolo di allegorie, simboli della Repubblica che non
avranno ruolo nella rivoluzione e inizialmente non avranno diritti in quanto si crede che inizialmente sia necessario
il mantenimento di alcune disuguaglianze ritenute da loro strutturali per cui il padre rimane il fulcro del nucleo
familiare, gli Indiani devono avere di fronte a loro degli uomini bianchi che riconoscono come autoritari nel loro
nucleo familiare e lo stesso vale per la popolazione nera. La nuova politica non intacca in nessun modo le strutture
sociali precedenti quali l’autorità del padre nell’ordine familiare, che diventa il baluardo per una possibile caduta
nello stato di anarchia.
La guerra civile va avanti anche grazie a finanziamenti dalle potenze europee fino al 1778 quando la Francia
riconosce l’indipendenza dell’America e la pace sarà firmata ufficialmente nel 1783.
In queste colonie il suffragio diventa maschile e censitario1, quando le colonie si riuniscono a Philadelphia viene
fuori una costituzione ti tipo federale. Questo conferiva agli stati una certa autonomia e il governo centrale aveva le
prerogative più importanti quali: la politica estera, la politica economica (battere moneta) e la politica di difesa
(militare).

3. La Rivoluzione Francese

3.1. La Rivoluzione francese


- Scoppia nel 1789

1
Solo coloro che avevano un censo sufficiente potevano partecipare alle elezioni
La Francia e l’Europa
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- Si passa alla monarchia costituzionale nel 1791


- Nel 1792 si passa ad una Repubblica che durerà fino al 1804
- 1793, Re Luigi Borbone giustiziato
- 1793 – 1794: fase “giacobina”
Lo scoppio della rivoluzione è sicuramente dovuto ad una situazione di deficit delle casse dello stato, questo
spinge alla convocazione degli Stati Generali.
La borghesia chiede che le votazioni fossero fatte in maniera diversa. Fino a quel momento si votava per ordine, non
come volontà individuale ma come appartenenza ad un ordine (terzo stato, clero e nobiltà).
Il problema posto è che il terzo stato era in numero decisamente maggiore rispetto al clero e alla nobiltà, per cui se si
vota per ordini il terzo stato vale quanto la borghesia e il clero, se si votasse invece per “testa” il terzo state varrebbe
molto di più.
Come si legge in un pamphlet si legge che “ogni deputato ed ogni voto contribuisce alla formazione della
volontà generale”. Si passa ad una concezione della libertà che coincide con l’espressione della propria volontà, si
vota non solo in base ad un interesse particolare ma si passa ad un modello di rappresentanza individuale per cui il
mio voto è espressione della mia volontà e non del mio interesse.
I parlamenti passano ad interessarsi di tutte le questioni.
Dopo la presa della Bastiglia, simbolo del potere, si forma l’Assemblea costituente e il 14 luglio.
Immediatamente dopo il 4 agosto vengono presi i cosiddetti “provvedimenti del 4 agosto”: abolizione dei privilegi
feudali (ad esempio la decima, una tassa imposta ai proprietari terrieri) e abolizione dei tribunali signorili. Nel 1789
si ha inoltre la dichiarazione universale dei naturali, inalienabili e sacri diritti dell’uomo. All’inizio della
dichiarazione di legge di un “essere supremo”, questi non è il Dio che unge il nuovo Re, è invece un qualcosa di
extrapolitico di cui si ha bisogno durante la rivoluzione per legittimarla.
Nell’Articolo 1 abbiamo una chiara di uguaglianza formale, l’uguaglianza per cui si è uguali di fronte alla legge
indipendentemente dalle condizioni di vantaggio o di svantaggio.
Articolo 2: I diritti inalienabili dell’uomo sono: la libertà (intesa come libertà negativa), la libertà di religione,
libertà di stampa, la proprietà esclusiva, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. Quest’ultimo punto è
fondamentale in quanto ci riporta all’idea Girondina per cui il potere è sempre una cosa negativa che presuppone
una società civile più importante rispetto all’autorità. Si deve avere la possibilità di dire “questo stato mi opprime”
di contro alla concezione di Rousseau del potere come frutto dell’assemblea di tutti i cittadini.
La sovranità appartiene al popolo e alla Nazione, i rivoluzionari si inventano una finzione per cui il vero titolare
della sovranità è la Nazione, ovvero l’insieme di coloro che esercitano il diritto di voto e la Nazione è di coloro che
sono nati in un determinato territorio (dall’etimologia di Nazione). Si viene a creare una differenza tra il popolo e
coloro che fanno effettivamente parte della Nazione.
Articolo 4: la libertà consiste nel poter fare ciò che non nuoce agli altri, la mia libertà si interrompe dove inizia la
tua, una concezione tipicamente liberale.
Tutti i cittadini hanno il diritto di concorrere alla formazione della legge. Qui si vede bene come si sia superata la
concezione di ordini sociali.
La Rivoluzione francese rappresenta l’idea che i valori sono universali ma poi viene l’idea di Nazione: i diritti
universali appartengono all’intera umanità ma la Nazione è circoscritta rispetto all’umanità. La rivoluzione
rappresenta l’uscita da uno stato di minorità per immaginare una comunità politica fattaa di monadi uguali, non
più di ordini gerarchici. Questo passaggio per cui si passa ad una concezione della libertà che passa attraverso
l’uscita individuale dalla minorità, dalle tenebre, il quale avviene attraverso un percorso di solitudine. Ad esempio,
come vediamo in “Robinson crusoe”, il personaggio che decide di partire deve necessariamente disubbidire al padre
per intraprendere questo percorso di solitudine. Il nuovo io scaturito dalle rivoluzioni si afferma senza legami
comunitari di famiglia, corporazioni, clero. Ciò che è importante sottolineare è proprio questa affermazione di un
io senza qualità, un ideale tipo scerbo da tutti i rapporti comunitari. La legge Le Chapelier in questo senso è
l’esempio in quanto abolisce tutte le corporazioni perché da una parte si andava verso un’economia capitalistica e la
necessità era quella di avere forza lavoro libera non incastrata in corporazioni e dall’altra parte è l’idea per cui
esistono i singoli cittadini senza corpi intermedi.
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Il nuovo spazio politico è pensato attraverso l’opposizione fra i singoli e gruppi (gli schiavi, ad esempio, pur
essendo uomini non potevano votare in quanto vivevano comunque sotto una famiglia. Secondo l’idea
rivoluzionaria francese cittadini nascono già senza alcun tipo di legame, politicamente parlando, nasce da solo,
senza legami affettivi, naturali che dal punto di vista politico sono insignificanti.

3.2. Una nuova Antropologia


In questo periodo si instaura una sorta di nuova antropologia per cui si prova una sorta di pena, di compassione
verso, ad esempio, coloro che venivano torturati. Questa sorta di nuova sensibilità durerà molto poco e in realtà
non è presente totalmente anche durante la rivoluzione.
La costituzione sancisce che ci sia una sola camera, un sistema monocamerale per cui si afferma un suffragio
maschile censitario. Inoltre, si viene a formare un ideale proto-capitalistico per cui gli uomini devono violentare la
natura, estrarre tutti i beni della natura per “liberarsi”. La libertà passa attraverso un processo di accumulazione e
arricchimento.
Nel 1792 vengono stabiliti: il matrimonio civile il divorzio l’anagrafe e l’uguaglianza sul diritto successorio.
Quest’ultima non è altro che una specificazione della fine dei diritti feudali e un incentivo all’economia capitalistica
in quanto tutti i figli entrano nell’asse proprietario e dunque tutti questi possono aprire attività individuali.
Nell’estate del 1792 spicca la figura del giacobino Maximilien Robespierre che trasforma l’assemblea legislativa
in Convenzione eletta a suffragio universale maschile. In seguito all’elezione dell’Assemblea costituente ci troviamo
con i seguenti schieramenti:
- Un centro senza posizioni precise con la maggioranza
- La destra moderata e monarchica del club dei foglianti
- La sinistra dominata dai giacobini, guidata in parlamento da Brissot e dal suo gruppo, i girondini.

3.3. Il periodo Giacobino (1792)


Le questioni di diritti civili erano sicuramente importanti, ma l’attenzione del parlamento è rivolta più che altro
alla guerra contro Austria e Prussia, le quali hanno manifestato ostilità alla Francia rivoluzionaria.
La guerra è sostenuta con decisione dai girondini di Brissot, che vedono in essa un modo per riunificare la nazione,
mentre Robespierre e i giacobini si dicono restii ad accettare una politica di guerra.
Alla fine, nella primavera del 1792, il re firmerà la dichiarazione di guerra contro l’Austria e la Prussia entrerà in
guerra a difesa di questa.
I primi momenti del conflitto vedono la Francia in difficoltà, e data per vinta dalla maggior parte degli osservatori
per via del caos interno del paese, a tal punto da far temere una disfatta militare tale che vengono svolte
manifestazioni contro il re e contro i capi dell’esercito.
In un simile clima di forte protesta contro il re, Robespierre attacca duramente il governo e l’assemblea
legislativa e delinea un programma alternativo composto da tre mosse fondamentali:
- Abbattere la monarchia
- Sostituire l’assemblea con una convenzione eletta a suffragio universale maschile
- Epurare tutte le cariche dai traditori e dai venduti
Questa nuova linea politica trova grande riscontro tra i sanculotti che, insieme a Robespierre e i battaglioni dei
federati cominciano a progettare un’iniziativa. Brissot e i girondini per non perdere consensi assecondano il
movimento.
L’iniziativa prende corpo il 10 agosto con l’attacco al Palazzo delle Tuileries, sede dell’assemblea e del re. I
girondini e i giacobini annunciano la formazione della Convenzione eletta a suffragio universale maschile che avrà il
compito di scrivere una nuova costituzione, e il re viene sospeso dai poteri e imprigionato.
La convenzione viene eletta in un clima di follia generale e con procedure ambigue: solo il 10% degli aventi
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diritto va a votare. I giacobini e i girondini ottengono la maggioranza.


La nuova convenzione svolge la prima riunione il 21 settembre 1792 e lo stesso giorno la Francia vince la guerra.
In tale riunione la Convenzione proclama l’abolizione della monarchia e la costituzione come unica e indivisibile.
Questo governo decide di proseguire una politica di azioni militari oltre i confini francesi in aiuto a tutti i popoli
che avessero voluto “liberarsi dalle catene del dispotismo regio” e di annessione di territori basandosi sui “confini
naturali” francesi, le alpi, il reno e i pirenei.
Il re fu processato con accusa di tradimento e il tribunale che lo processa è la stessa convenzione.

3.4. La caduta dei Girondini (gennaio-giugno 1793)


Il processo del re si conclude con la condanna a morte e viene ghigliottinato il 21 gennaio 1793.
I giacobini e i girondini, seppur discordanti su alcune cose, convincono la convenzione ad adottare misure estreme
per portare avanti la rivoluzione nonostante la situazione difficile.
Il primo terreno di confronto è la repressione del dissenso. Nel marzo 1793 la convenzione istituisce il Tribunale
Rivoluzionario, che ha il compito di giudicare gli imputati per reati contro la sovranità popolare con la sola ed unica
esecuzione capitale.
La situazione francese inizia a spingere le potenze europee a creare una grande coalizione antifrancese a fianco di
Austria e Prussia, ma la Convenzione forza la situazione dichiarando guerra a Gran Bretagna, Province Unite e
Spagna. Tutte le potenze europee si trovano alleate contro la Francia. Per una guerra su più fronti il governo
francese si trova costretto a istituire una leva obbligatoria, che scaturisce una reazione non positiva in molti
dipartimenti.
In seguito ad una grande sconfitta dell’armata francese, i girondini approfittano per rovesciare la colpa sul governo
giacobino.
A Parigi, intanto, il clima si fa più teso anche a causa dell’inflazione. A causa dell’innalzamento costante dei
prezzi dovuto all’emissione massiccia di carta moneta, i contadini e i commercianti aspettano a vendere le proprie
merci in attesa di metterli sul mercato quando i prezzi saranno cresciuti ancora. Il risultato è una crescita ancora
maggiore dei prezzi di prodotti agricoli.
In seguito a questi problemi la convenzione approva l’introduzione di un calmiere sui prezzi dei cereali e della farina
e decreta un prestito forzoso a carico dei più ricchi.
A questo punto i girondini ritengono che sia necessaria un’azione repressiva nei confronti di giacobini e
sanculotti, hanno successo nelle aree rurali ma non a Parigi dove la Convenzione è assaltata dai sanculotti e i
girondini espulsi (Vandea). La convenzione passa sotto la guida dei giacobini. Il fondamento della legittimità del
potere di Robespierre non è più Dio ma la volontà rivoluzionaria, i valori rivoluzionari, che hanno la priorità.

3.5. La repubblica del terrore (giugno 1973-luglio 1974)


La fase del terrore si apre con l’approvazione di una nuova costituzione, di contenuto democratico, che non entra
in vigore. Il potere esecutivo viene trasferito al Comitato di salute pubblica. A Parigi viene istaurata dunque una
dittatura radicale che non segue più le regole della rappresentanza parlamentare, del confronto delle opinioni, della
divisione dei poteri: Robespierre e gli altri ritengono di essere i soli veri interpreti della volontà nazionale e credono
che una piccola fazione come quella dei giacobini possa cambiare il paese.
Viene istituito il calendario rivoluzionario, il simbolo della discontinuità e del passaggio ad un’era nuova. Si hanno
una serie di feste politiche, delle sorte di parodie delle processioni religiose, che portano nuovi simboli come la Dea
Ragione e l’Essere supremo.
Per fronteggiare la situazione di controrivoluzioni e di guerra su tutti i fronti i giacobini ricorrono a quattro
misure:
- Ricorso al terrore come strumento di governo, azioni di violenta repressione politica di ogni dissenso,
anche i girondini finiscono sotto la ghigliottina;
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- Assecondazione delle aspettative dei sanculotti con un calmiere generale di prezzi e salari;
- Intenso tentativo di scristianizzazione e di costruzione di una nuova religione civica indirizzata al culto dei
valori repubblicani.
- Ampliamento ulteriore dell’esercito e istituzione dei commissari rivoluzionari, col compito di controllare il
comportamento politico e militare dei soldati. Viene istituita inoltre la leva in massa, con quest’ultima si
viene a creare un sentimento Nazionalista e con il gruppo di soli maschi che si viene a creare c’è bisogno di
un sentimento di fraternità per evitare le ostilità che si verrebbero a creare. La comunità militare è una
comunità gerarchica ma in cui è allo stesso tempo fondamentale l’elemento di riconciliazione.
L’esclusione dell’elemento femminile è funzionale in quanto la presenza di donne avrebbe aggravato
ulteriormente le dinamiche di ostilità, innamoramenti presenti nella comunità militare.
Dunque nei confronti dell’elemento femminile viene promosso solo un tipo di amore femminile, quello
della maternità per esprimere dalla scena pubblica la figura femminile che avrebbe disturbato l’omogeneità
della comunità militare.
Lynn Hunt ha parlato a proposito di questa comunità maschile, utilizzando alcune categorie della psicoanalisi per
interpretare questo passaggio della rivoluzione francese.
Invece di attenuare il dissenso, queste misure rendono ancora più necessaria l’azione repressiva. L’opinione
pubblica non sopporta più questa condotta, perfino i sanculotti, l’enorme convergenza di forze contrarie rende
facile il colpo si stato termidoriano (termidoro anno II, secondo il nuovo calendario rivoluzionario).
Robespierre e gli altri vengono giustiziati il giorno seguente senza processo. la fine dell’esperimento del terrore
giacobino.
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4. La Francia e l’Europa

4.1. Dopo il Terrore: il Direttorio (1799-1802)


Si inaugura il Direttorio, la repubblica diventa Repubblica direttoriale. La Costituzione del 1795 è importante per
molti aspetti:
- Prevede un voto per censo, confermando la costituzione del 1791 di contro a quella del 1793, con il ritorno
all’individualismo proprietario;
- Consolida il nesso tra fondare la nazione, partecipare alla guerra, ed essere cittadini. Tant’è che questa
costituzione consente agli uomini che avevano fatto la guerra di votare indipendentemente dal censo.
Nel 1795 si ha un parlamento bicamerale: un consiglio dei cinquecento (uomini over 30) e il consiglio degli
anziani (uomini di 40 anni sposati o vedovi). Le due camere eleggono il Direttorio, un esecutivo che poi nomina i
ministri. L’indirizzo è certamente più oligarchico e conservatore.
Siamo ancora in un momento di scontri tra fazioni conservatrici e progressiste, tra cui la congiura degli Eguali.
La situazione viene risolta con una forte repressione. È importante sottolineare questa novità della presenza sempre
più rilevante sul piano politico delle forze militari (da tenere presente è la leva di massa del 1793).
Già Napoleone si rende conto che bisogna andare oltre i confini della Francia e bisogna imporre la libertà, imporre
il modello francese, attraverso le annessioni. Il nemico principale era ovviamente l’Austria. La strategia migliore era
occupare l’Italia e poi La Germania.
In Germania non va tanto bene, mentre in Italia Napoleone riesce a portare avanti la sua campagna.
Tra il 96 e il 99 abbiamo dunque l’esperienza delle Repubbliche Giacobine in Italia, la Sicilia e la Sardegna sono
escluse, ci sono altri territori, tra cui il Lazio e la Toscana fortemente controllati dalla Francia.
Che cosa si impone all’Italia?
- Divieto di donare alla Chiesa;
- Matrimonio civile;
- Abolizione dei fede commessi (per cui si trasmetteva la proprietà con il vincolo di non alienarlo, i territori
donati ad esempio ai figli non potevano essere da questi venduti, in questo modo invece il terreno poteva
essere comprato da capitalisti ed usato con innovazione) e l’abolizione della primogenitura, istituti simboli
del feudalesimo.
Come si intuisce, queste imposizioni sono un tentativo chiaro da parte della Francia di portare avanti un modello di
società che potesse spazzare via i residui feudali dall’Italia per favorire l’avvento del capitalismo.
Questo tentativo di imposizione non piaceva per nulla all’Italia che si ribella e le proteste antifrancesi passano alla
storia col nome di insorgenze. Le letture che gli storici danno alle insorgenze sono differenti, da quelle Nazionaliste
degli storici fascisti a quelle di sinistra per cui è stato il Clero ad organizzarle.
La traiettoria che intraprende Napoleone è quella di passare dall’Egitto per arrivare in India ed infastidire la
Gran Bretagna. Riesce a vincere numerose battaglie
Napoleone ha molto a cuore il tema dell’istruzione e si organizzano gruppi di archeologi, linguisti, viaggiatori,
scienziati che Napoleone finanzia per andare a studiare l’Egitto. È proprio in questo momento che il grande
intellettuale Eduard Said scrive “orientalismo”, che ci da il senso di un’operazione importante che l’occidente avvia
in questo momento che è l’invenzione dell’oriente, un oriente visto come esotico e stereotipato. Tutto questo si
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basa sul problema delle pratiche discorsive di Foucault, quella che si consolida nell’Ottocento dell’oriente non è una
verità ma una rappresentazione, un racconto che ha una grandissima efficacia e una grande forza di convincimento
ma che non restituisce alcuna verità.

4.2. Il 18 Brumaio
Il 9-10 novembre 1799 (18-19 Brumaio anno VIII) Napoleone si autoproclama Console a Vita. Tecnicamente
Napoleone non è un Monarca, si colloca al bivio fra alcuni elementi rivoluzionari e alcuni tradizionali. Questa
ambiguità è rappresentata bene dalla sua incoronazione. Da un lato abbiamo il ritorno al rito e dall’altra abbiamo lo
stravolgimento di tale rito. La novità è che la corona imperiale non viene posta sul capo di Napoleone e la moglie
dal papa, ma da lui stesso, a indicare l’introduzione di una nuova religione civile.
Napoleone
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5. Napoleone

5.1. Le Riforme di Napoleone


L’amministrazione pubblica viene accentrata in maniera sostanziale, fortemente controllata dal potere centrale.
Introduce la figura del prefetto, il rappresentante del governo centrale in provincia. Napoleone aveva compreso che
avrebbe dovuto governare con il consenso della società.
L’intervento di Napoleone a favore dei licei e delle scuole pubbliche è fondamentale, stabilendo la statalizzazione
delle Università. Tra le novità c’è la fondazione della Scuola Normale.
Contro la chiesa confisca tutti i beni, ha un’idea moderna del potere per cui capisce che non può governare
contro la chiesa e stipula un concordato.
Introduce inoltre il Codice civile, un documento già pensato negli anni della rivoluzione. Con questo,
diritti e doveri erano fatti su misura di un soggetto, il Francese, non più in maniera particolaristica riferita a
soggetti tipo i borghesi. Si applica all’interno dell’intero stato Nazionale. Il Codice civile viene presentato
come l’emblema dello spirito borghese.

5.2. L’esilio a Sant’Elena


Vengono convocate le cortes, l’equivalente del nostro parlamento che successivamente, nel 1812, approveranno la
Costituzione di Cadice. Sarà un testo fondamentale che ritroveremo in relazione ai moti del risorgimento. Proprio
in quanto ad emanarla sono le cortes, si tratta di uno statuto concesso dall’alto ma di una costituzione emanata “dal
basso”.
Il parlamento è monocamerale ed è eletto con suffragio universale maschile di terzo grado (il primo corpo di
elettori eleggeva un’assemblea, la quale a sua volta ne nominava un’altra).
La monarchia rimaneva ereditaria e ad essa spettava il potere esecutivo.
Sempre nel 1812 Napoleone da inizio alla spedizione in Russia, la quale non sarà un successo, già dopo i primi
mesi inizia una prima ritirata. Soprattutto nel dicembre del 1812 assistiamo ad un’alleanza fra Russia e Prussia e
Austria che di fatto da il via alla disfatta di Napoleone che prima a Lipsia e dopo a Waterloo verrà schiacciato. Parigi
sarà occupata dalle truppe Prussiane e Austriache nel 1814.
Napoleone si esilia nell’isola di Sant’Elena e la monarchia passa a Luigi XVIII.
5.3. il ritorno di Napoleone: il governo dei 100 giorni e la Restaurazione
Napoleone
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L’Europa del primo Ottocento
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6. L’Europa del primo Ottocento

6.1 Il Congresso di Vienna (1814)


Uno dei pochi progetti nella storia che hanno come obiettivo mandare indietro le lancette del tempo. Come scrive
Edmund Burke, non si deve avere un pensiero conservatore ma un progetto reazionario che miri al ritorno indietro.
Questo progetto non andrà così.
I principi che prevalgono al congresso di Vienna sono: il dominio della monarchia e il suo ripristino, principio di
legittimismo (discendenza dei figli), affermazione di un pensiero semi-conservatore, nessuna idea di interrompere la
storia ma recupero della tradizione (Benjamin: “i rivoluzionari sparano all’orologio della storia”), idea di una
gradualità del tempo.
In Spagna, Ferdinando di Borbone abolisce immediatamente la costituzione e governa in maniera autocratica.
Austria, Russia e Prussia stringono il patto di santa alleanza, ha un valore ideologico importante per due principi
che vengono fermamente affermati:
- Ricorso esplicito al fondamento religioso delle monarchie, si ripristina il vecchio modello di legittimazione
politica del re. Si parla esplicitamente di alleanza di trono e altare;
- Principio di intervento: le forze facenti parte dell’alleanza possono intervenire militarmente per ripristinare
l’ordine stabilito dalla santa alleanza in caso di moti reazionari. Si forma una sorta di alleanza fra i gruppi
militari dei vari paesi.
Si hanno in questo periodo delle monarchie non esattamente assolute, in quanto siamo dinanzi a dei sistemi
politici per cui la sovranità è tornata nelle mani del monarca, il quale però le esercita con funzionari e ministri. È
prevista una sorta di collaborazione tecnica senza alcuna sensibilità verso le forme di rappresentanza popolare.
La Gran Bretagna non ha mai avuto una costituzione scritta, nella tradizione inglese è in vigore la tradizione
precedente, quella di un sistema politico che si basa nella novità della tradizione per cui è il precedente che legittima
il potere politico. Non c’è il bisogno di riferirsi ad una carta.
Il sistema inglese è di fatto una monarchia parlamentare, il re ha un ruolo fondamentale e controlla l’esecutivo,
esistono due camere, la camera dei comuni, eletta dal 2.5% della popolazione maschile, e la camera dei Lord, non
elettiva ma ereditaria, occupata da principi, vescovi anglicani e dall’aristocrazia in generale.
Se effettivamente il governo inglese erano nominati dal re, questo è comunque responsabile verso la camera dei
comuni e poteva dunque essere sfiduciato dalla camera (governo parlamentare = dipende dal parlamento).

6.2. La Situazione in Italia

6.3. La Francia di Luigi XVIII


Luigi XVIII concede una carta, la carta del 1814 che prevede:
- Una camera bassa, eletta a suffragio censitario, e una camera alta, la camera dei pari, ereditaria.
- Ritorno della religione cattolica come religione di Stato
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- Libertà di stampa limitata


In questo contesto il voto assume il concetto di funzione pubblica, ovvero un’azione fortemente coerente con
una sovranità che deriva dall’alto.
L’opinione pubblica cresce e si forma in questo clima rivoluzionario e post-rivoluzionario. La rivoluzione aveva
fatto maturare una coscienza pubblica. C’erano vari personaggi che si nutrivano di associazioni politiche, di salotti,
di giornali e tutti i mass media del tempo per formare una propria idea.
Tra le associazioni un ruolo fondamentale lo ha la carboneria, organizzata in gruppi chiamati vendite, con nomi
anonimi per evitare di venire scoperti. Utilizzavano una simbologia specifica, l’altare col carbone, l’acqua simbolo
della purezza, il fascio simbolo di unità. L’idea di fondo era la Nazione, lo stato nazionale.
Si viene ad affermare l’idea di Nazione, si delinea l’appartenenza biopolitica di coloro che fanno parte di una
comunità nazionale. L’idea di nazione ha alcune varianti tra cui quella di una comunità di discendenti (della
nazione stessa, madrepatria) in cui ci si immagina tutti fratelli e sorelle. L’altra variante è quella dello Stato
Nazionale, coloro che condividono un eredità culturale (stessa lingua, stessa memoria, stessa storia).

6.4. Le Rivoluzioni del ’20 e del ’31.


I primi cicli dell’800 si fermano all’idea dei diritti fondamentali, il 48 metterà l’accento anche sul problema delle
disuguaglianze economico-sociali.
Il caso più ruscito negli anni ’20 riguarda l’America Latina. Qui, infatti, si susseguono una serie di rivolte che
portano alla fine del dominio coloniale spagnolo e portoghese.
Si erano formate infatti delle elite occidentali, proprietari di schiavi, che avevano in mente il modello schiavista
africano. La Spagna manteneva un regime coloniale abbastanza antiquato, mentre le élite erano interessate ad una
pruralità di commerci per cui volevano emanciparsi economicamente dall’impero spagnolo.
L’inghilterra, che aveva una forte tradizione commerciale anche in quelle aree del mondo, incoraggia tale processo.
Preso l’Argentina e il Cile raggiungono l’indipendenza insieme alla Venezuela guidata da Simon Bolivar.
Nel 1921 si ha l’indipendenza de Messico e nel 22 quella del Brasile dal Portogallo. Di pari passo con l’indipendenza
si vengono a formare porti commerciali con la Gran Bretagna.
Anche in Europa si assiste a insurrezioni, Nel 1820 si ha una nuova rivolta in Spagna, i rivoluzionari chiedono la
costituzione di Cadice, il loro simbolo. I protagonisti della santa alleanza si riuniscono nel 1822 e affidano alla
Francia di reprimere l’insurrezione in Spagna. I liberali Spagnoli vengono completamente battuti e la Spagna torna
ad essere una monarchia amministrativa.
Un’altra area importante è il regno delle due Sicilie, qui si hanno alcune insurrezioni tra cui quella di Nola, che
chiedono costituzione e libertà. Il re concederà la costituzione di Cadice.
A Palermo inoltre si ha una rivolta nobiliare, che chiede l’autonomia da Napoli, il governo non cede.
Con la rivolta di Alessandria e di Torino si ha la concessione della costituzione di cadice al regno di Sardegna. Le
forze insurrezionali verranno schiacciate dall’Austria, per conto della santa alleanza, e tutte le costituzioni verranno
revocate e le monarchie restaurate.
6.5. La Grecia

6.6. Aspetto religioso e questioni culturali


In questo clima generale di rivoluzione è logico che i meno acculturati facciano appiglio alla religione come
mezzo di giustificazione e interpretazione. I gesuiti già nel ‘700 si facevano portatori di una religione molto presente
e aggressiva. All’interno della religione protestante si ha l’emergere del Pietismo, il quale, portatore di una
particolare attenzione verso il sentimento religioso, va in concordo con il sentimento di fratellanza a cui punta l’idea
di Nazione. Inoltre, il pietismo, punta molto sul valore della terra intesa come luogo in cui immaginare un futuro
più prospero. Non abbiamo più il razionalismo dei grandi dogmi, abbiamo questi nuovi indirizzi religiosi che
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puntano sul sentimento e non sui temi speculativi (più appratenti ai giansenisti).
In questo clima nasce la devozione al sacro cuore di Gesù, il quale nasce con l’affermazione del Cristianesimo e si
riferisce alla ferita nel costato di Gesù. La chiesa cattolica aveva sempre messo da parte questo culto in quanto
temeva sentimenti popolari difficili da controllare. Questo atteggiamento riceve una nuova attenzione. Infatti, pure
durante le guerre mondiali si prega dinnanzi al sacro cuore di Gesù.
Il sacro cuore di Gesù prega i mali della modernità, intesi anche come i mali delle rivoluzioni. Questo sentimento
tocca ovviamente il cuore, l’organo del secolo romantico. Ci si allontana progressivamente da una sensibilità
razionale illuminista verso una nuova sensibilità popolare.
Il culto di Maria sta esattamente all’interno di questo schema. La chiesa cattolica esalta il ruolo femminile come
parte importante della nuova comunità. Questi temi nazionali fanno emergere che le masse stanno sempre nella
sfera politica e la chiesa sa che non può prescidere dal rapporto con le masse. La mediazione con le masse sono
proprio le donne, dunque perché non dare loro un riconoscimento?
Il dogma dell’Immacolata Concezione sta anch’esso in questo progetto di immacolare la figura della donna in
quanto, oltre alla verginità di Maria, significa che anche Maria stessa era stata concepita senza il peccato.
Una cultura di questo tipo, in cui vediamo da una parte la crescita dell’autoritarismo del potere e dall’altra un
riposizionamento della chiesa in forme nuove e maggiormente presenti nei ceti popolari, l’800 non può tornare
indietro rispetto all’individualismo moderno, dall’altra si afferma un potere politico più schiacciante. Il risultato si
ha un atteggiamento nuovo, il senso di colpa. La società è incentrata sul senso di colpa, una risposta al processo di
civilizzazione e ad un io che non è più quello dei secoli prima. La conclusione di questo duplice processo è un
individuo fortemente segnato dal senso di colpa, per cui definisce la propria moralità a seconda dalla sua
obbedienza alle autorità costituite quali la chiesa e lo stato.

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