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Principi Di Didattica Delle Lingue Straniere

Gli Approcci Glottodidattici: L'Approccio Comunicativo


INDICE

INDICE.............................................................................................................................3

INTRODUZIONE...........................................................................................................3

1. GLI APPROCCI GLOTTODIDATTICI..................................................................6

1.1. La Glottodidattica: approcci, metodi, teorie e tecniche....................................6

1.2. Dall’approccio formalistico ai metodi umanistico-affettivi..............................7

2. L’APPROCCIO COMUNICATIVO...................................................................14

2.1. Le teorie di Dell Hymes e Austin & Searle.......................................................14

2.2. Il metodo nozionale-funzionale.........................................................................16

CONCLUSIONE...........................................................................................................23

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA.............................................................................24

2
INTRODUZIONE

, si è ritenuto doveroso dedicare l’approfondimento alla Didattica delle Lingue moderne,

in particolare alle basi della glottodidattica con una panoramica su teorie, approcci e

metodi per poi esaminare l’approccio comunicativo in quanto è lo sviluppo più

importante nell’insegnamento della lingua straniera del ventesimo secolo e rappresenta

l’approccio più globale e comprensivo all’apprendimento linguistico 1, che ha gettato le

basi per la progettazione per competenze linguistiche e che sulla base delle Competenze

Chiave della Comunità Europea2, ha dato vita al Quadro Comune Europeo di

riferimento per le Lingue,3 prezioso strumento che contribuisce allo sviluppo di curricoli

verticali nell’ambito linguistico4. Tale approccio è votato all’azione ed ha generato

numerosi germogli che condividono la stessa fondamentale serie di principi, ma che

promuovono dettagli filosofici o prevedono pratiche educative applicate con modalità

diverse. Questi approcci derivati e tendenze educative trasversali comprendono

l’approccio naturale, l’apprendimento cooperativo, l’insegnamento di contenuti in

lingua straniera ovvero il CLIL (Content and Language Integrated Learning), la

programmazione neurolinguistica (NLP), le intelligenze multiple e l’insegnamento

“task-based”. Proveremo quindi a sviluppare una rapida panoramica su questo

importantissimo asse della Didattica delle Lingue Straniere.


1
Recommendation of the Council of the European Union on a comprehensive approach to the teaching
and learning of languages. Council of Europe, 22 Maggio 2019 https://education.ec.europa.eu/council-
recommendation-on-a-comprehensive-approach-to-the-teaching-and-learning-of-languages
2
Recommendation of the Council of the European Union on Key Competences for Lifelong Learning, 22
May 2018 - https://education.ec.europa.eu/focus-topics/improving-quality/about/key-competences
3
The Common European Framework of Reference for Languages: Learning, teaching, assessment
(CEFR), Council of Europe. 2001 - 2018 - 2020 Cefr Companion. https://www.coe.int/en/web/common-
european-framework-reference-languages/home
4
Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e interculturale J.C.
Beacco, M. Byram, M. Cavalli, D. Coste, M. Egli Cuenat, F. Goullier e J. Panthier (Language Policy
Division) Language Policy Division - Directorate of Education and Languages, DG IV. Council of
Europe, Strasbourg © Council of Europe, 2010.
3
4
1. GLI APPROCCI GLOTTODIDATTICI

1.1. La Glottodidattica: approcci, metodi, teorie e tecniche

La glottodidattica contemporanea si fonda su quanto è successo nel Novecento, sia sul

piano teorico-metodologico che su quello istituzionale. Nel 1967 il Consiglio d’Europa

ha lanciato il Modern Language Project e nel 1992 l’UE ha dichiarato diritto

l’insegnamento di due lingue straniere. La disciplina che studia l’educazione linguistica

prende il nome «glottodidattica» solo di recente, prima era rappresentata dalla

linguistica applicata e dalla pedagogia delle lingue. La pedagogia delle lingue si basa

sulle nozioni pedagogiche relative all’educazione, allo sviluppo e alla promozione

dell’uomo. La linguistica applicata ha come oggetto l’applicazione delle teorie

linguistiche su tutti gli ambiti di esperienza umani. La linguistica educativa ha come

obiettivo l’educazione alla lingua, anche considerando i retaggi androcentrici, razzisti,

misogini che la cultura rilingua stranieraette nella lingua. La linguistica acquisizionale

costituisce i fondamentali teorici rispetto all’acquisizione delle lingue, mentre la

glottodidattica o didattica delle lingue moderne ne rappresenta la pratica situazionale.

La glottodidattica dunque si configura come una scienza pratica ed interdisciplinare,

legata alle scienze teoriche di riferimento da un meccanismo di implicazione e non di

meccanica applicazione. All'interno della ricerca glottodidattica si individuano una

componente teorica (mirante a conoscere il meccanismo dell'acquisizione linguistica, al

fine di derivarne degli approcci) ed una componente operativa, spesso detta

"glottodidassi", che porta alla definizione di metodi e alla selezione delle tecniche e

delle tecnologie adeguate.

5
Nella glottodidattica rientrano la didattica della lingua madre, della lingua seconda,

delle lingue etniche, delle lingue classiche e delle lingue straniere.

In glottodidattica, un approccio è una corrente di pensiero fondata su teorie, le teorie

generano metodi e i metodi si traducono in tecniche. Le strategie riguardano tattiche

procedurali e possono riferirsi ai metodi, al discente e alle tecniche. In sostanza un

approccio costituisce la filosofia di fondo di ogni proposta glottodidattica. Valuta e

seleziona dati e impianti epistemologici delle scienze di riferimento e li riorganizza

secondo i parametri propri della glottodidattica. L’approccio così cncepito è in

grado di originare dei metodi.

Il metodo rappresenta il frutto di un approccio e delle rispettive teorie, dai quali

estrapola tecniche e modelli operativi. A sua volta un metodo viene valutato come

in termini di coerenza riguardo all’approccio che mette in pratica. I metodi a loro

volta vengono messi in pratica con le tecniche: una Tecnica è un’attività di classe in cui

il materiale linguistico viene presentato agli studenti e da questi analizzato, elaborato e

riprodotto. Rispetto all’approccio e del metodo che deve realizzare le indicazioni

dell’approccio secondo la progettazione curricolare, le tecniche non ammettono giudizi

di valore vero/falso, coerente/incoerente ma soltanto di efficacia/non efficacia nel

realizzare l’effetto desiderato. Ogni tecnica è relativa ad un approccio e a un metodo e

mira a sviluppare competenze nelle diverse fasi dell’attività didattica.

1.2. Dall’approccio formalistico ai metodi umanistico-affettivi

L’approccio formalistico

Guardare indietro alla storia dell'insegnamento delle LS è molto interessante, permette

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di conoscere tendenze diverse e, cosa più importante, pone alcune domande sul modo

migliore insegnarle; non ultimo è utile a determinare quali aspetti hanno inlingua

stranierauenzato l'esperienza di apprendimento in contesti accademici o situazioni meno

formali. Di base una LS può essere appresa in due diverse situazioni: come risultato di

un naturale esperienza immersiva, generata dalla necessità di utilizzare la lingua

straniera per il commercio e ai fini di sopravvivenza, o dopo un processo accademico

formale e sistematico. Questi due assi mostrano non solo diverse varietà linguistiche ma

anche diverse obiettivi, materiali e attività e diversi sono i ruoli svolti sia dagli

insegnanti che dagli studenti; più queste due prospettive sono vicine, più efficace è

l'insegnamento della LS. I principi teorici che hanno tradizionalmente ispirato i diversi

metodi provengono da diverse concezioni linguistiche e psicologiche. Lingua e

apprendimento sono le due pietre su cui si sono basati i metodi.

Metodo Grammaticale-Traduttivo

Nel metodo grammaticale-traduttivo vi è una lunga la tradizione dell'insegnamento delle

LS secondo le tendenze accademiche e formali in cui la conoscenza della grammatica

costituisce il nucleo fondante e la traduzione è il tipo di esercizio più importante. Lo

studio di testi scritti nelle lingue classiche esercita una grande inlingua stranierauenza e

la lingua è ridotta alla struttura grammaticale. La frase è l'unità principale di riferimento,

i suoi elementi morfologici devono essere organizzati secondo una serie di rigide regole

e i criteri logici semantici sono usati per descrivere il modello linguistico.

L'apprendimento è inteso quindi come il risultato di un grande sforzo intellettuale in cui

è necessaria la memorizzazione di regole e vocabolario. Questa disciplina mentale si

trasforma in una condotta sociale generale.


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Metodi Diretti

La critica al metodo tradizionale di traduzione grammaticale trova riscontro nella

seconda metà dell'Ottocento. Diversi autori reagiscono contro un'eccessiva tradizione

teorica e accademica che non si è rivelata efficace nella conversazione linguistica

quotidiana.

Gouin (1880), un insegnante francese di latino che decise di studiare il tedesco come

lingua straniera seguì la stessa metodologia di traduzione grammaticale che aveva

applicato nelle sue lezioni. Studiò le regole grammaticali e una grande quantità di

lessico, e tradusse perfino opere letterarie, ma non riusciva a capire una sola parola delle

conversazioni che ascoltava. Il fallimento lo portò alla base di quei risultati negativi e

frustranti. E scelse così di osservare suo nipote di tre anni che aveva acquisito la sua

lingua madre ed era in grado di parlarla senza alcun problema. Questo tipo di

osservazioni lo portò a comprendere le intuizioni che i bambini concettualizzano, dopo

aver ascoltato i significati, e la capacità di pensare e parlare in quella lingua che

contestualmente essi sviluppano. Viene così attribuita importanza all'uso esclusivo della

lingua target come metodo diretto associato ad una semplice sequenza di concetti per

presentare e mettere in pratica i contenuti. Si creò così il Series Method, in cui le azioni

in sequenza come tali concetti vengono insegnate passo dopo passo. Gli studenti

assoceranno ogni frase al movimento specifico a cui si riferisce. Una conclusione simile

su come viene acquisita la prima lingua porta Berlitz a una metodologia immersiva

diretta.

Le caratteristiche del Metodo Diretto possono essere riassunte nelle seguenti linee:
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• Viene utilizzata solo la lingua target

• La lingua di tutti i giorni è il primo obiettivo

• Domande e risposte sono il veicolo principale per una progressione orale graduale

• Utilizzo di Tecniche induttive in modo che gli studenti scoprano le regole

• La correzione ha un ruolo importante

L'apprendimento prende come modello principale l'acquisizione naturale della lingua

madre. Sottolinea meccanismi semplici come associazione e memorizzazione.

Approccio Strutturalista

Lingua e apprendimento sono i due temi che focalizzeranno l'attenzione dei progettisti

di nuovi metodi. Si assume una prospettiva empirica in modo da sostituire quelle

vecchie credenze basate su nozioni soggettive e intuitive. Linguistica e psicologia

diventano aree guida di studio con una chiara propensione a ispirare la metodologia per

la LS come scienza applicata.

Una seconda circostanza che caratterizzerà le nuove tendenze metodologiche è l'uso

delle tecnologie: le registrazioni e le pellicole sono proposte come strumenti che

cambieranno l'insegnamento delle lingue straniere. Con queste premesse

scientificamente e tecnologicamente innovative, la strada verso il successo è spianata.

Così lo strutturalismo, che ha iniziato a confrontarsi con l'ambiguità logico-semantica

delle grammatiche tradizionali, ha adottato la descrizione empirico-scientifica dei

linguaggi basata sulla forma e sulla distribuzione senza tener conto del significato, come

tracciato da Bloomfield e altri linguisti. Il riferimento soggettivo alle parole è stato

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sostituito dalla precisione oggettiva dei morfemi come unità che modellano le strutture

della frase. Dal punto di vista psicologico, il comportamentismo di Skinner ha fornito

una prospettiva empirica per il linguaggio come insieme di abitudini (prompts) verbali.

E come altri comportamenti umani, l'apprendimento delle lingue è essenzialmente un

lavoro di addestramento delle abitudini mediante stimolo-risposta (S-R, S-R-R). Il

condizionamento operante verbale è modellato dopo l'appropriato rinforzo: gli errori

nati da comportamenti deviati vanno evitati e corretti.

Metodi Di Matrice Strutturalista: Il Metodo Audio-Orale

Richards e Rodgers (2001) forniscono una delle descrizioni più approfondite del

background storico del Metodo Audio-orale che è nato come risultato di una serie di

sviluppi in linguistica, psicologia e politica. Negli anni '40, i linguisti dell'Università del

Michigan e di altre università erano impegnati nello sviluppo di materiali per

l'insegnamento dell'inglese a studenti stranieri che studiavano negli Stati Uniti. Il loro

approccio, basato sulla linguistica strutturale, si basava su un'analisi contrastiva della

lingua madre degli studenti e del target di riferimento lingua, che credevano avrebbe

identificato potenziali problemi nell'apprendimento delle lingue. Le lezioni consistevano

in un'intensa esercitazione orale di schemi grammaticali e pronuncia. L'approccio

divenne noto in vari modi come Approccio Orale, Approccio Aurale-Orale o Approccio

Strutturale.

Più o meno nello stesso periodo, gli Stati Uniti furono coinvolti nella seconda guerra

mondiale e avevano bisogno di personale che parlasse correntemente le lingue straniere.

Dopo aver riscontrato la mancanza di americani con competenze linguistiche sufficienti,

nel 1942 il governo degli Stati Uniti sviluppò il programma di addestramento

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specializzato dell'esercito, un sillabo orale basato su esercitazioni e studi intensivi. Il

successo di questo sillabo convinse numerosi linguisti di spicco, del valore

dell’approccio orale intensivo per l'apprendimento delle lingue. La maggior parte delle

scuole e università americane, tuttavia, ha continuato ad utilizzare il metodo di

traduzione grammaticale o il metodo di lettura fino agli anni '50.

Nel 1957 la Russia lanciò lo Sputnik, il primo satellite artificiale, facendo preoccupare il

governo degli Stati Uniti per l'isolamento degli americani dai progressi scientifici nei

paesi stranieri a causa della loro mancanza di conoscenza delle lingue straniere. Il

National Defense Education Act del 1958 ha fornito fondi per lo sviluppo di materiali

per l'insegnamento delle lingue straniere e la formazione degli insegnanti e gli

specialisti dell'insegnamento delle lingue hanno iniziato a sviluppare nuovi metodi di

insegnamento. Hanno attinto al precedente approccio strutturale e al metodo

dell'esercito, nonché ai principi della psicologia comportamentista, il nuovo approccio

ha così trasformato l'insegnamento delle lingue in una scienza.

Il metodo audio-orale è stato ampiamente adottato negli Stati Uniti e in Canada e negli

anni '60 è servito come approccio principale all'insegnamento delle lingue straniere. Il

declino del metodo alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70 è stato determinato

da due fattori. In primo luogo, il linguista Noam Chomsky ha messo in dubbio le basi

teoriche del metodo, in particolare l'assunto che il condizionamento esterno potesse

spiegare tutto l'apprendimento delle lingue, in secondo luogo insegnanti di lingue e

studenti hanno sperimentato frustrazione per l’assenza di spiegazioni grammaticali,

l’enfasi posta sulla memorizzazione meccanica e l'esercitazione e la sua incapacità di

produrre capacità di conversazione nella lingua straniera. Questi sviluppi hanno portato

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all'abbandono del metodo, sebbene alcune delle sue pratiche, come l'apprendimento del

dialogo e le esercitazioni di schemi, continuino ad essere utilizzate in alcuni sillabi di

lingua straniera.

Approcci Umanistico-Affettivi

Un'esplosione di approcci nuovi e radicali all'apprendimento di una lingua venne alla

luce negli anni '70. Questi approcci sono spesso raggruppati sotto il titolo di Approcci

umanistico-affettivi a causa del loro metodo di concentrazione, che tocca l'abilità e le

capacità innate che si presume possiedano tutti gli studenti. Sotto lì’mbrello di questo

nuovo approccio troviamo Total Physical Response, Community Language Learning,

Suggestopedia, Silent Way, Strategic Interaction e il più celebre Natural Approach di

Stephen Krashen.

Total Physical Response: proposto da Asher negli anni Sessanta consiste nel fatto che

l'insegnante dà gli ordine e indicazioni via via più complessi, finché induce gli studenti,

per eseguire un ordine, a usare spontaneamente la lingua.

Community Language Learning: proposto da Curran negli anni Sessanta. L'insegnante è

un counselor resta fuori del lavoro dell'apprendimento di ogni allievo. Le tecniche

rimandano all'approccio formalistico della tradizione ma l'affettività diventa la

componente più importante.

Silent Way: proposto da Gattegno. L'insegnante dà un modello, poi tace e gli studenti lo

ripetono e lo riutilizzano in situazioni che lui presenta con bastoncini colorati, se deve

correggere si affida a gesti o codici con le dita.

Suggestopedia: nasce in Bulgaria negli anni Sessanta-Settanta per opera di Lozanov.

Momenti di training autogeno iniziano e concludono le sedute, musica barocca di

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sottofondo accompagna l'apprendimento, i testi vanno ripresi prima di dormire e appena

alzati.

Strategic Interaction: Questo metodo si basa sul presupposto che le parole e le strutture

linguistiche utilizzate dal parlante abbiano un valore strategico, funzionale cioè al

raggiungimento di obiettivi e progetti personali. Elaborato da Robet J. Di Pietro nel

corso degli anni 80 nasce dal presupposto teorico della concezione dello scambio

comunicativo: l’interazione fra due individui non è mai semplice scambio

d’informazioni ma consiste nella realizzazione di obiettivi personali che si ottengono

mediante la negoziazione. Mediante una sequenza di copioni (scenarios) lo studente

impara a gestire situazioni sempre più complesse, che prevedono la presenza di due o

più persone interagenti fra loro. Secondo lo studioso bisogna riprodurre in classe

situazioni comunicative della vita reale. L’insegnamento della L2 avviene quindi

attraverso sceneggiature, cioè situazioni simulate (tratte dalla vita reale) in cui due o più

persone interagiscono. All’interno di queste situazioni, che devono essere quanto più

coinvolgenti possibile, l’uso della lingua è subordinato al raggiungimento di uno scopo.

Se gli attori della sceneggiatura agiscono seguendo scopi contrastanti, sono costretti a

mettere in atto strategie ed elementi di negoziazione che favoriscono l’apprendimento

attraverso l’uso.

Nell’Interazione Strategica, che intende la comunicazione nella sua globalità, svolgono

un ruolo fondamentale anche gli elementi non verbali e para-verbali della

comunicazione, come la gestualità, gli aspetti cinesici, prossemici, l’intonazione e la

prosodia. La lezione si suddivide in 3 fasi:

- Rehearsal: discussione all’interno del gruppo sulle caratteristiche della performance;

- Performance: la realizzazione della sceneggiatura


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- Debriefing: esame della performance

Stephen Krashen: Natural Approach, SLAT (Second Language Acquisition

Theory)

Krashen propone alcune ipotesi sull’acquisizione della L2, che dovrebbe riprodurre i

passaggi naturali dell’acquisizione della L1:

- acquisizione/apprendimento: processo di assorbimento spontaneo attraverso

comprensione e uso della lingua/ processo di studio cosciente attraverso regole

della lingua;

- monitor: meccanismo di controllo che opera durante l’apprendimento;

- ordine naturale di acquisizione: alcune strutture si acquisiscono prima di altre, a

seconda della difficoltà e della frequenza d’uso;

- input comprensibile (“i + 1”): l’acquisizione dal livello di competenza i a quello

successivo avviene attraverso un input il cui contenuto sia i+1 cio attraverso un

messaggio con contenuti e/o strutture leggermente al di sopra della conoscenza

linguistica dell’apprendente;

- filtro affettivo: barriera interiore alzata dall’apprendente in situazioni ansiogene.

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2. L’APPROCCIO COMUNICATIVO

2.1. Le teorie di Dell Hymes e Austin & Searle

L’approccio comunicativo nasce negli anni 70 per merito dell’antropologo Dell Hymes.

Egli contrappone la competenza comunicativa come capacità di usare la lingua in

situazione e secondo scopi alla competenza linguistica di Chomsky.

Il concetto di competenza comunicativa da egli teorizzato si riferisce alla capacità di

comunicare in lingua all’interno di una situazione definita. Quando si parla

dell’apprendimento di una lingua, emerge subito il criterio della correttezza. La

correttezza, così come la traduzione, non è il solo aspetto da considerare. Occorre

valutare la competenza comunicativa.

Si deve a Searle e Austin la nozione di atti linguistici, cioè quello che noi compiamo

quando parliamo, ad es: presentarsi, chiedere per avere, confrontarsi. La nozione di atti

linguistici è fondamentale per lo sviluppo della glottodidattica perché è la base per la

costruzione dei sillabi nozionali-funzionali elaborati dagli anni 70.

L'approccio comunicativo è in realtà il più tradizionale di tutta la storia glottodidattica,

in quanto fin dall'antichità era la comunicazione ad essere oggetto di insegnamento /

apprendimento; solo dopo il Seicento l'approccio formalistico si sostituisce a quello

comunicativo, che riemerge verso la fine dell'Ottocento (col Metodo diretto e, qualche

decennio dopo, quello Audio-orale) per risultare dominante nella seconda parte del

nostro secolo, affermandosi in Italia dagli anni Ottanta in poi.

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Le caratteristiche dell'approccio comunicativo come si è venuto configurando oggi

vanno ricercate nel ruolo centrale attribuito all'allievo, ai suoi bisogni comunicativi;

nell'aver posto la comunicazione, e quindi la competenza comunicativa, come oggetto;

nell'aver accentuato la nozione di autenticità dei materiali didattici, da proporre quindi

con largo uso di tecnologie glottodidattiche; nell'aver affiancato, ai fini della valutazione

del risultato, parametri quali l'efficacia pragmatica e l'appropriatezza socio-culturale alla

tradizionale correttezza formale.

L'approccio comunicativo è orientato verso il "cosa" insegnare, ma non offre indicazioni

relative al "chi", cioè non ha una dimensione psico-didattica, una teoria

dell'apprendimento cui fare riferimento diretto.

Alle origini dell'approccio comunicativo c’è il tramonto dell’approccio strutturalistico

che prende il nome dalle microstrutture linguistiche rilevate da Bloomfield e che

trovava il suo fondamento in una modalità di insegnamento della lingua basata sul

pattern drills (v. cap. 1) ovvero gli esercizi strutturali; la stagione dello strutturalismo si

chiude appunto verso la fine degli anni 50 e l'inizio degli anni 70, sia per l'attacco di

Noam Chomsky rispetto al comportamentismo di Skinner e per l'evoluzione del

pensiero di Lado anche ad opera della nascente sociolinguistica. Le microstrutture della

lingua non hanno significato se non all'interno di una situazione sociale di un preciso

contesto, quindi la glottodidattica sposta l'attenzione dalla struttura della lingua al

contesto in cui si pratica la lingua.

L'evoluzione della sociolinguistica e le teorie chomskiane sulla lingua misero così fine

alla pratica dell’approccio strutturalista nella storia della glottodidattica e anche della

linguistica. Sono grandi i cambiamenti che la linguistica e la glottodidattica lasciano

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emergere nei confronti dello strutturalismo: nel 1962 viene pubblicato il volume “How

to do Things with Words” di Austin e Searle, e sette anni dopo nel 1969 viene

pubblicato Speech Acts di Searle; questi due grandi volumi sono visti come il

fondamento epistemologico della linguistica pragmatica, OUTCOME – ACTS – INPUT

– TEXT una nuova branca della linguistica che concepisce la lingua come serie di

funzioni tradotte in atti; questi atti sono relativi agli scopi della comunicazione, la lingua

non è un insieme di regole ma un insieme di funzioni: una funzione è semplicemente

una rappresentazione degli scopi pragmatici. Qualche anno prima sempre intorno agli

anni 60, Noam Chomsky differenzia la competenza, cioè la conoscenza implicita del

sistema, dalla performance ovvero la manifestazione concreta della competenza; la

performance rappresenta infatti proprio quella base pragmatica sulla quale Austin e

Searle fondano il loro lavori successivi. Ma la pietra miliare dell'approccio

comunicativo, che metterà la parola fine allo strutturalismo la mette l’antropologo

Dell Hymes e alle ricerche del 1972/74 sulla competenza comunicativa, che è la

capacità di un parlante di far fronte a un evento comunicativo e che si snoda

attraverso una serie di 4 sottocompetenze interrelate e interdipendenti:5

- La competenza linguistica riguarda il fatto di recepire e produrre correttamente i

messaggi linguistici; è relativa alla fonologia, morfosintassi, lessico, testualità,

ortografia. GRAM ORT LESS

- La competenza pragmatica fa riferimento alla produzione e alla comprensione

degli scopi dei messaggi linguistici. SCRITTO ORALE ASCOLTO PARLATO

- La competenza sociolinguistica è relativa al rispetto delle varietà linguistiche di

5
Prof. Paolo Nitti: Processi specifici dell’apprendimento linguistico: La competenza
comunicativa, ECampus.
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un repertorio: la lingua che usiamo dal medico è diversa da quella che usiamo

con un amico o con un familiare. CONTESTO

- La competenza interazionale SOCIALE fa riferimento al rispetto dei rituali di

comunicazione e comprende le formule di apertura e di chiusura della

comunicazione, il cambio dei turni nell’interazione e il ruolo del silenzio.

Così la proposta dell'antropologo Dell Hymes viene accolta favorevolmente e si

trasforma in un nuovo approccio glottodidattico chiamato comunicativo. Il

comunicativismo è degli anni 70 e in Europa trova le manifestazioni più consistenti

negli anni 80 e negli anni 9; esso fonda l'insegnamento della glottodidattica su una base

situazionale, per cui l'insegnamento della lingua avviene attraverso un

contesto/situazione comunicativa di riferimento. La lingua viene praticata in una

situazione in cui dei parlanti utilizzano la lingua target per uno scopo (componente

pragmatica), quindi si servono di una varietà della lingua (componente sociolinguistica)

e la comunicazione avviene per mezzo di interazione (competenza interazionale), che

veicola generalmente dei significati culturali che appartengono alla lingua e

naturalmente la lingua si snoda per mezzo delle sue proprietà delle sue regole, quindi la

competenza comunicativa caratterizza l'approccio comunicativo. Lo scopo

dell'insegnamento della lingua quindi è il raggiungimento di un livello preciso: questo

meccanismo viene magistralmente applicato oggi dal Quadro Comune Europeo di

Riferimento delle Lingue che suddivide in livelli basici (pre-A1-A1-A2-A2+) intermedi

(B1-B1+-B2-B2+), Ae postbasici o avanzati (C1-C2-Above C2).6

6
Common European Framework Of Reference For Languages: Learning, Teaching, Assessment.
Companion Volume 2020. Language Policy Programme Education Policy Division Education Department
Council of Europe. https://rm.coe.int/common-european-framework-of-reference-for-languages-
learning-teaching/16809ea0d4
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La vera rivoluzione messa in atto dal processo comunicativo è la definizione del

cosiddetto livello soglia (Treshold Level) ovvero il B1.

Per essere fondata sulla verità una dichiarazione deve far riferimento a un modello di

competenza comunicativa e la competenza comunicativa è la padronanza delle attività

ovvero la capacità di fare lingua; Hyms riprende la nozione chomskiana di competenza

come sistema di regole e la trasforma da pura competenza linguistica a competenza

comunicativa, aggiungendo tutta la serie di sotto competenze che determinano la facoltà

del linguaggio e della comunicazione. La competenza linguistica si traduce nel sapere la

lingua e nel saper fare lingua, quindi in una conoscenza della lingua come sistema di

regole e anche in una manifestazione ulteriore degli scopi della comunicazione.

L'approccio comunicativo non è nuovo nella tradizione, ma innovativo nelle premesse;

è alla base della didattica delle lingue straniere degli anni 70 e direi caratterizza

l'insegnamento delle lingue lungo tutto l'arco del tempo a partire dagli anni Settanta;

spesso l'etichetta approccio comunicativo è una forma per mascherare approcci che in

realtà sono precedenti come pattern drills, metodi audio-orali, esercizi di impianto

formale.

Le teorie di riferimento dell'approccio comunicativo riguardano la pragmatica

linguistica, la sociolinguistica, l’etnologia e la etnometodologia della comunicazione e

la comunicazione interculturale. Non abbiamo riferimenti specifici espliciti alla ambito

pedagogico, probabilmente il metodo comunicativo è il primo metodo che esula dalla

pedagogia e quindi può considerarsi scientifico in senso stretto perché rileva le basi solo

nella teoria dell'interazione, nell'antropologia e nella linguistica. La dimensione

induttiva tende a prevalere rispetto alla dimensione deduttiva: lo studente all'interno

dell'approccio comunicativo è posto al centro con i suoi bisogni e interessi e i vari


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metodi accentuano una centralità e un'autonomia dello studente in maniera diversa. Il

docente deve gestire l’input, deve guidare lo studente, è un facilitatore ed è un regista

ma non è un modello onnisciente. La lingua è concepita come mezzo e strumento per

l'azione sociale, la cultura, della quale la lingua è manifestazione, è vista come

indispensabile per garantire l'efficacia e l'appropriatezza della comunicazione, ma non

come perno della comunicazione: il perno è la lingua tradotta nei suoi atti. Gli strumenti

operativi sono i sillabi nazionali funzionali che associano alla nozione linguistica, la

funzione comunicativa; un altro grande prodotto della ricerca comunicativa come

strumento operativo è la costruzione dei livelli e degli orientamenti, su tutti il livello

soglia. Ogni metodo comunicativo selezione le proprie tecniche ma le più comuni sono

quelle legate a Role playing e alle attività di drammatizzazione, quindi di performance

pratica della lingua. I metodi comunicativi si servono di materiali autentici e

didattizzati, non sottovalutando il ruolo della tecnologia utilizzata per fornire modelli di

input differenti rispetto a quelli dell'insegnante ma anche per registrare le performance

degli studenti e per poterle analizzare in momenti successivi. Tutte le strumentazioni di

comunicazione possono contribuire proficuamente alla lezione di lingua secondo

l'approccio comunicativo.

L'approccio comunicativo ha trovato realizzazione didattica in due metodi: quello

situazionale e quello nozionale-funzionale

Metodo situazionale

Il primo metodo comunicativo si sviluppa tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70, ed è il Metodo

Situazionale. La L2 viene presentata all’interno di situazioni reali di vita di un paese. Il

primo a applicare sia il metodo audio-orale sia quello situazionale della didattica di

20
italiano in L2 è stato Katerin Katerinov. L'approccio orale o l'insegnamento delle lingue

situazionale si basa su una visione strutturale della lingua. Il discorso, le strutture e

l'attenzione su un insieme di elementi del vocabolario di base sono visti come la base

dell'insegnamento delle lingue. Questa era una visione simile a quella sostenuta dagli

strutturalisti americani. L'approccio situazionale si concentra sulla leadership nelle

situazioni. Il concetto di leadership situazionale è costruito attorno all'idea che i

apprendenti si muovono avanti e indietro nel campo del lavoro. L'insegnamento

situazionale è costituito dall'insegnante e dall'insieme di oggetti di scena per simulare

l'ambiente di comunicazione reale, in modo che gli studenti in classe usino le parole per

riprodurre il testo della trama. L'insegnamento delle lingue situazionali è un paradigma

di insegnamento efficace per l'insegnamento dell'inglese in termini di lessico e modelli

di frasi con le loro situazioni frequenti attraverso materiali di apprendimento.

2.2. Il metodo nozionale-funzionale

E’ stato elaborato da Wilkins nel 1976. In esso la lingua è divisa in settori, ognuno con

grado minimo di competenza comunicativa necessario per socializzare nella lingua

target e in un’altra sezione che comprende i livelli superiori di lingua e le varietà

settoriali. Si basa sul concetto di bisogno linguistico che una volta individuato consente

la selezione del materiale e l’utilizzo del sillabo per descrittori e livelli, funzionalità alla

base del CEFR.

Il sillabo è sviluppato secondo categorie di funzioni: salutare, ringraziare ecc. e nozioni

come i concetti di tempo, quantità che si realizzano mediante esponente linguistici

diversi in ogni lingua, es: Grazie, Thank you. Dagli anni 70 si sono creati i livelli soglia

21
(treshold level) in cui compaiono repertori come: situazioni comunicative che rientrano

nel livello di sopravvivenza lavoro-casa-amici, funzioni che vi si svolgono (ad esempio

salutare, compilare un modulo) nozioni che intervengono (grammatica) ed esponenti

linguistici divisi per registri colloquiali o formali (variabili  diafasiche, diastratiche,

diamesiche e diatopiche).

Più nel dettaglio, nel 1972, il linguista britannico D.A. Wilkins pubblicò un documento

in cui descriveva il linguaggio con un'analisi del significato comunicativo. Il lavoro di

Wilkins venne poi utilizzato dal Consiglio d'Europa nella stesura del sillabo

comunicativo7 che illustrava gli scopi dell'uso della lingua mettendo in risalto concetti e

funzioni attraverso cinque variabili dell'apprendimento: situazione, comunicazione,

forme del linguaggio, semantica e psicologia umana.

La principale caratteristica dell'approccio funzionale-nozionale all'insegnamento delle

lingue è una sensibilità alle esigenze individuali di studenti e la sua base è infatti

un'analisi profonda dei bisogni. Basato sull'idea che la capacità reale di utilizzare un

linguaggio appropriato per comunicare con gli altri sia l'obiettivo principale della

maggior parte dell'apprendimento delle lingue straniere, la progettazione di un sillabo

funzionale-nozionale contribuisce all'obiettivo della comunicazione e interazione dal

primo giorno di studio, collocandosi major enfasi sulle finalità comunicative di atto

linguistico.

Ancora Metodi: Metodo Project Work

Il metodo è stato proposto da Prabhu 1987. L’apprendimento di una lingua straniera

7
Threshold 1990 by Jk van Ek and J.L.M. Trim, Council of Europe 1991 Cambridge University Press
22
avviene mediante interazioni con la vita reale che hanno luogo per lo più fuori dell’aula.

Il metodo tende a realizzare un progetto che viene definito da una serie di task o compiti

finalizzati a raggiungere in un determinato tempo uno scopo comunicativo. Quindi:

progetto, obiettivo, tempo per realizzare il progetto, esposizione dell’obiettivo a un

pubblico, negoziazione fra docente e studenti su come raggiungere l’obiettivo, quali

testi utilizzare, sui ritmi di avanzamento del progetto.

Metodo Lexical Approach

E’ il metodo proposto negli anni 90 da Willis e Lewis. I linguisti stavano diventando

sempre più consapevoli del fatto che gran parte della lingua utilizzata dai madrelingua

non consiste in espressioni originali formulate da regole strutturali, ma piuttosto in pezzi

intatti di lingua che vengono appresi come unità. È stato ipotizzato che fino al 70% di

tutto ciò che diciamo, ascoltiamo, leggiamo o scriviamo si trova in una qualche forma di

espressione fissa. Di conseguenza, linguisti e insegnanti di lingue, specialmente in Gran

Bretagna, iniziarono a dare meno enfasi alla grammatica e più all'analisi e

all'insegnamento di questi pezzi di lingua.

Uno sviluppo che ha contribuito alla consapevolezza da parte dei linguisti dei modelli

lessicali è l'avvento dei personal computer e, più recentemente, di Internet, che hanno

permesso di assemblare grandi corpora di esempi di uso autentico del linguaggio tratti

da tipi di linguaggio letterario, giornalistico e di altro tipo.

All'inizio degli anni '90, sono stati inoltrati diversi approcci lessicali all'insegnamento

delle lingue tra cui The Lexical Syllabus di Willis, Lexical Phrases and Language

Teaching di Nattinger & DeCarrico e Lexical Approach di Lewis. Quest'ultimo si basa

sull'analisi di un corpus di 20 milioni di parole sequenziate attorno alle 700 parole


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inglesi più frequenti.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Recommendation of the Council of the European Union on a comprehensive approach

to the teaching and learning of languages. Council of Europe, 22 Maggio 2019

https://education.ec.europa.eu/council-recommendation-on-a-comprehensive-approach-

to-the-teaching-and-learning-of-languages

24
Recommendation of the Council of the European Union on Key Competences for

Lifelong Learning, 22 May 2018 -

https://education.ec.europa.eu/focus-topics/improving-quality/about/key-competences

The Common European Framework of Reference for Languages: Learning, teaching,

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https://www.coe.int/en/web/common-european-framework-reference-languages/home

Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e

interculturale J.C. Beacco, M. Byram, M. Cavalli, D. Coste, M. Egli Cuenat, F. Goullier

e J. Panthier (Language Policy Division) Language Policy Division - Directorate of

Education and Languages, DG IV. Council of Europe, Strasbourg © Council of Europe,

2010.

Common European Framework Of Reference For Languages: Learning, Teaching,

Assessment. Companion Volume 2020. Language Policy Programme Education Policy

Division Education Department Council of Europe. https://rm.coe.int/common-

european-framework-of-reference-for-languages-learning-teaching/16809ea0d4

Balboni, P. E. (2012). Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse.

Novara: UTET

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