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AUTONOMIA SCOLASTICA

(Legge 15 marzo 1997, n. 59 Art. 21,


comma 1).
AUTONOMIA

• Contesto sociale
• Contesto normativo
• Contesto scolastico
CONTESTO SOCIALE

• Società post-moderna
• Rapida crescita nuove tecnologie
• Necessità di cambiare lavoro
• Grandi spostamenti di masse
• Grandi alleanze nazionali e internazionali
• Educazione permanente
• Nascita di nuove professioni sempre più complesse
(richiedono nuove competenze)
Contesto normativo
Legge 15 Marzo 1997 n. 59 Delega al Governo per il
(Bassanini) conferimento di funzioni e compiti
alle Regioni ed Enti Locali, per la
riforma della Pubblica
Amministrazione e per la
semplificazione amministrativa
Legge 15 Marzo 1997 n. 59 Personalità giuridica e autonomia
(Bassanini) Art 21 Commi 8 / 9/ alle istituzione scolastica
10 (autonomia didattica, di
sperimentazione ed innovazione)

DPR 275/99 (ai sensi dell’art. 21 Regolamento recante norme in


della legge 15 marzo 1997, n.59) materia di autonomia delle
Artt. 138 e 139 sistema istituzioni scolastiche,
dell’istruzione Artt. 140 e 147 sull’autonomia scolastica
Formazione professionale

a cura del prof. F. Caccioppo 4


CONTESTO SCOLASTICO (ANNI ’90)
• Lotta alla dispersione scolastica
• Obbligo della continuità tra ordini di scuola
• Istituzione di Istituti Comprensivi
• Saperi essenziali
• Innalzamento dell’obbligo scolastico
• D.L.vo 112/98 funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle Regioni e agli EE. LL.
• D.P.R. 233/98 Norme sul ridimensionamento delle Istituzioni Scolastiche e
determinazioni degli organi dei singoli istituti
• D.P.R. 275/99 Regolamento attuativo dell’Autonomia – rende applicabile art. 21 della
legge 59 (Bassanini)
• Decreto 44/01nuovo regolamento sulla gestione amministrativa-contabile
• Legge 30 Berlinguer – De Mauro
• Legge 53 Moratti – Applicata per infanzia – primaria – sec. I grado
• Nuovo obbligo di istruzione: DM 139 del 22/08/2007
• Nuove indicazioni curricolari:
– DM 31/07/2007
– Direttiva ministeriale n. 68 3/08/07
Impianto normativo
L’idea dell’autonomia scolastica si afferma nel dibattito
pedagogico e culturale molto prima di ricevere la sua
formalizzazione a livello giuridico.
Una tappa significativa è rappresentata dalla Conferenza
nazionale della Scuola del 1990, nel corso della quale, di fronte
alla crisi del sistema scolastico, determinata dal rischio di divenire
del tutto incapace di interpretare i bisogni della società, comincia
ad essere delineato un paradigma gestionale delle scuole,
caratterizzato da autonomia funzionale e dalla previsione di una
profonda trasformazione.
Con l’art. 21 della legge 59/97 “Legge Bassanini”, nel
contesto di una delega generale per la riforma della
pubblica amministrazione e per la semplificazione
amministrativa, il Parlamento conferisce al Governo il
potere di emanare regolamenti volti e riorganizzare il
servizio scolastico mediante il potenziamento
dell’autonomia, progressivamente attribuita alle scuole,
entro il 31 dicembre 2000.
La legge delega conferma che l’autonomia delle
scuole è parte di un processo di decentramento e
semplificazione amministrativa, con profonde
implicazioni nel versante dei rapporti tra Stato e
cittadini , del modello organizzativo delle pubblica
amministrazione e delle regole dell’azione
amministrativa delle scuole.
La legge 59/97 prevede sia il conferimento di ambiti
di autonomia alle istituzioni scolastiche, sia lo
spostamento di numerose competenze verso le
Regioni e gli Enti Locali.
I principali provvedimenti
I principali provvedimento di riforma, introdotti
con l’art. 21 della legge 59/97 possono essere
Così sintetizzati:-

• L’attribuzione alle scuole del servizio di istruzione

• Il richiamo ai livelli unitari e nazionali di fruizione


del diritto allo studio
• L’attribuzione a tutte le scuole della personalità
giuridica, che rende l’istituzione scolastica
soggetto autonomi di diritto nell’ordinamento
giuridico generale, consentendo ad essa di gestire
il proprio patrimonio;

• L’abolizione di autorizzazioni preventive per


l’accettazione di donazioni, eredità e lasciti con
l’esenzione delle relative imposte
• L’assegnazione alle scuole di una dotazione
finanziaria attribuita “senza vincolo di
destinazione che quello dell’utilizzazione
prioritaria per lo svolgimento delle attività di
istruzione, formazione e di orientamento proprie
di ciascuna tipologia e di ciascun indirizzo di
scuola”.
• L’individuazione di specifici ambiti di attività nei
quali le scuole assumono determinazioni
autonome.
• Il conferimento della qualifica dirigenziale ai capi
d’istituto di ogni ordine e grado.
Scopo dell’autonomia
art.1-2: L’autonomia delle istituzioni scolastiche non è da
intendersi come un FINE, ma quale MEZZO per garantire,
attraverso “interventi di educazione, formazione e istruzione
mirati allo sviluppo della persona umana”, il SUCCESSO
FORMATIVO dei soggetti che ad esse si rivolgono.

L’ autonomia è intesa come strumento di efficacia, efficienza,


economicità funzionale a raggiungere gli obiettivi
costituzionalmente sanciti e a soddisfare le istanze e i bisogni
formativi emergenti in ambito territoriale .
L’autonomia scolastica costituisce la riforma delle riforme,
la più importante riforma scolastica degli ultimi venti anni, perché
disegna sul piano giuridico una scuola non più dipendente dal
centralismo burocratico.

Con la riforma del Titolo V della Costituzione l’autonomia scolastica


ha addirittura assunto il rango costituzionale.
Il regolamento dell’autonomia scolastica costituisce la cornice giuridica
che può permettere lo sviluppo della scuola.

Vi sono poi altri aspetti fondamentali che non possono essere messi
da parte, perché costituiscono il faro della scuola democratica per i
prossimi decenni.

1) L’educazione per tutta la vita


2) L’autonomia scolastica
(possibilità di tenere conto del contesto socio-culturale)
3) Il passaggio dalla scuola del programma alla scuola del
curricolo.
Ai fini della realizzazione della autonomia
delle istituzioni scolastiche le funzioni
dell'Amministrazione centrale e periferica
della pubblica istruzione in materia di
gestione del servizio di istruzione sono
progressivamente attribuite alle istituzioni
scolastiche.
Le istituzioni scolastiche interagiscono tra loro
e con gli enti locali promuovendo il raccordo
e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità
individuali e gli obiettivi nazionali del sistema
di istruzione (d.P.R. 8 marzo 1999, n. 275, art.
1, comma 2).
Il nuovo modello ha come riferimento una
rete policentrica di istituzioni scolastiche
autonome, nell’ambito di “un sistema
nazionale di istruzione” (comprendente
anche le scuole paritarie ex legge 62/00).
La ripartizione delle competenze, a seguito
del’autonomia, tra:

- Stato

- Regioni

- Enti locali
STATO
• Restano fermi i livelli unitari e nazionali di
fruizione del diritto allo studio nonché gli
elementi comuni all'intero sistema scolastico
pubblico in materia di gestione e
programmazione definiti dallo Stato (art. 21,
c. 1 della l. n. 59/97).
• Lo Stato deve definire i criteri e parametri per
la organizzazione della rete scolastica, funzioni
concernenti la valutazione del sistema
scolastico e l'assegnazione delle risorse
finanziarie e del personale (d.lgs. n. 112/98)
• Anche nella riforma del titolo V della Cost. viene
riaffermata la dimensione "nazionale" del sistema
scolastico:

• viene riservata alla competenza esclusiva del


legislatore statale delle principali regole comuni del
servizio pubblico dell’istruzione, al fine di garantire
eguaglianza delle opportunità, attraverso l’uniformità
delle prestazioni dei pubblici poteri nella
organizzazione degli aspetti sia quantitativi che
qualitativi dei servizi per i cittadini.
• In particolare sono riservati al legislatore
nazionale:

• Norme generali

• Principi fondamentali (vincolanti per il leg.


regionale)

• Determinazione dei livelli essenziali delle


prestazioni.
Norme generali:
Vi rientrano:

- ordinamenti didattici e titoli di studio (con cicli,


durata, scuola dell'obbligo, ecc.);

- “ordinamento” della funzione docente (ivi compresa


la garanzia della libertà di insegnamento, intesa
essenzialmente come libertà della funzione docente,
più che come libertà del singolo insegnante);

- funzione e statuti del dirigente scolastico;


- ambiti e garanzie dell'autonomia (tecnica e
amministrativa) delle istituzioni scolastiche,
anche in rapporto alle funzioni di supporto e di
promozione delle istituzioni territoriali;

- determinazione delle forme di partecipazione al


“governo” della scuola (organi collegiali, accessi,
procedimenti partecipati);

- condizioni e garanzie della scuola paritaria;


- titoli di studio

- verifiche e controlli (sia con sistemi


"indipendenti" di rilevazione e di valutazione
"esterna" dell'attività delle istituzioni
scolastiche rispetto a standard minimi, sia con
sistemi di valutazione dell'apprendimento
degli alunni.
Principi fondamentali:
Riguardano soprattutto profili in cui siano
specificamente coinvolti diritti e doveri:

• durata e forme del diritto-dovere di istruzione;

• diritti e doveri degli studenti, dei docenti, delle


famiglie;

• garanzie di collegialità della gestione con


apertura al territorio;
• integrazione del servizio scolastico con i servizi
sociali;

• continuità verticale dei percorsi e crediti


formativi;

• profili fondamentali dell'organizzazione e delle


procedure.
Livelli essenziali delle prestazioni:
principio di eguaglianza sostanziale, dal punto
di vista dei soggetti titolari del diritto
all'istruzione:

• criteri e standard di distribuzione del


servizio scolastico sul territorio (valutazioni
anche geografiche),
• livelli di accessibilità e di varietà dell'offerta, (misure
atte a garantire l’accesso di tutti al sistema, anche con
riferimento alla equilibrata composizione delle classi;
interventi per la piena integrazione nel sistema dei
soggetti (economicamente, fisicamente, socialmente)
deboli; prestazioni indispensabili da garantire a
famiglie e studenti, e i loro standard qualitativi
essenziali;

• livelli di qualità, efficacia ed appropriatezza del


servizio (i livelli di apprendimento).
Regioni
La riforma del titolo V della Costituzione
riconosce ad esse:

- competenza concorrente in materia di istruzione.


Riguarda le determinazioni concernenti la
programmazione e l'organizzazione del servizio
dell’istruzione, ferma restando l'autonomia delle
istituzioni scolastiche.

- competenza esclusiva in materia di istruzione e


formazione professionale.
- spazi per l’esercizio concordato della
competenza legislativa anche in materia di
norme generali sull’istruzione nei casi e nei
limiti stabiliti da un’intesa tra Stato e Regione
interessata (sancita successivamente con
legge del Parlamento approvata a
maggioranza assoluta) (Regionalismo
differenziato, art. 116 Cost.).
Enti locali
• Funzioni volte alla creazione o soppressione di
scuole e alla loro dotazione di edifici e
attrezzature (ai Comuni per le scuole
dell'obbligo, alle Province per quelle
dell'istruzione secondaria) (d.lgs. n. 112/98)
• Con la riforma del Titolo V della Costituzione
agli enti locali sono riconosciute le funzioni
amministrative fondamentali, di
coordinamento, di promozione-
programmazione e di supporto, sulla base del
principio di sussidiarietà (ex art. 118 Cost.
primo comma), in una logica non gerarchica,
ma di confronto e partecipazione su diversi
piani di autonomia.
Il D.P.R. 275/99
Il culmine del processo normativo
dell’autonomia può essere individuato nel D.P.R.
275/99 che ha introdotto il Regolamento
dell’autonomia delle istituzioni Scolastiche.
D.P.R. 275/99 – Regolamento recante norme in materia
di autonomia delle Istituzioni Scolastiche ai sensi
dell’art. 21 della Legge 21 marzo 1997 n. 59.
• Art.1
(Natura e scopi dell'autonomia delle istituzioni scolastiche)
1. Le istituzioni scolastiche sono autonomi e funzionali alla definizione
e alla realizzazione dell'offerta formativa. A tal fine interagiscono tra
loro e con le comunità locali promuovendo il raccordo e la sintesi tra
le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del
sistema di istruzione.

2. L'autonomia delle istituzioni scolastiche si sostanzia nella


progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione,
formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana,
adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle
caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire
loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli
obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di
migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di
apprendimento.

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Il Regolamento disciplina quanto la legge
59/97 all’art. 21 aveva precedentemente
sostenuto nel conferire l’autonomia alle
istituzioni scolastiche e nel sostenere che
l’autonomia si sostanzia nella scelta libera e
programmata di metodologie, strumenti,
organizzazione e tempi di insegnamento e in
ogni iniziativa intesa come espressione di
libertà progettuale.
L’autonomia conferita alle istituzioni scolastiche,
artt. 1,2,3 del DPR 275/99, riguarda i campi della
didattica, dell’organizzazione, della ricerca,
sperimentazione e sviluppo al fine di progettare
e realizzare gli interventi di educazione,
formazione e istruzione mirati allo sviluppo della
persona umana e al successo formativo dei giovani
coerentemente con gli obiettivi generali del
sistema di istruzione.
Autonomia didattica art. 4

E’ finalizzata al perseguimento degli obiettivi


generali del sistema nazionale di istruzione,
nel rispetto della libertà di insegnamento, della
libertà di scelta educativa da parte delle
famiglie e del diritto ad apprendere.
Essa si sostanzia:

• nella scelta libera e programmata di


metodologie, strumenti, organizzazione e tempi
di insegnamento, da adottare nel rispetto della
possibile pluralità di opzioni metodologiche, e

• in ogni iniziativa che sia espressione di libertà


progettuale, compresa l'eventuale offerta di
insegnamenti opzionali, facoltativi o aggiuntivi e
nel rispetto delle esigenze formative degli
studenti.
Art.4 AUTONOMIA DIDATTICA
OBIETTIVO il SUCCESSO FORMATIVO
(la promozione delle potenzialità di ciascuno)

REGOLANO tempi e svolgimento delle singole discipline

• il monte ore annuale di ciascuna disciplina


• la definizione di UNITA’d’INSEGNAMENTO non
coincidente con l’UNITA’ ORARIA
POSSONO
• l’attivazione di Percorsi Didattici Individualizzati
DISCIPLINARE
• il coinvolgimento di alunni provenienti dalla stessa
classe, da classi diverse e da diversi anni di corso
Le singole • l’aggregazione delle discipline in ambiti e aree
istituzioni

modalità e criteri di VALUTAZIONE degli


ASSICURANO alunni
i criteri per la VALUTAZIONE periodica del
SERVIZIO offerto nella sua generalità

INDIVIDUANO il recupero dei DEBITI FORMATIVI – nuove norme


CRITERI per
il riconoscimento dei CREDITI FORMATIVI
Autonomia organizzativa art. 5
L'autonomia organizzativa è finalizzata

• alla realizzazione della flessibilità, della diversificazione,


dell'efficienza e dell'efficacia del servizio scolastico

• alla integrazione e al miglior utilizzo delle risorse e delle


strutture

• all'introduzione di tecnologie innovative e al


coordinamento con il contesto territoriale.
Essa si esplica attraverso ogni modalità
organizzativa che sia espressione di libertà
progettuale e sia coerente con gli obiettivi
generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo
di studio, curando la promozione e il
sostegno dei processi innovativi e il
miglioramento dell'offerta formativa (d.P.R.
n. 275/99).
Essa si esplica liberamente, anche mediante
superamento dei vincoli in materia di unità
oraria della lezione, dell'unitarietà del gruppo
classe e delle modalità di organizzazione e
impiego dei docenti, secondo finalità di
ottimizzazione delle risorse umane,
finanziarie, tecnologiche, materiali e
temporali.
Le istituzioni scolastiche adottano, anche per
quanto riguarda l'impiego dei docenti:

• gli adattamenti del calendario scolastico, in


relazione alle esigenze derivanti dal Piano
dell'offerta formativa, nel rispetto delle
funzioni in materia di determinazione del
calendario scolastico esercitate dalle Regioni.
• l'orario complessivo del curricolo e quello
destinato alle singole discipline e attività, in modo
flessibile, anche sulla base di una
programmazione plurisettimanale, fermi
restando l'articolazione delle lezioni in non meno
di cinque giorni settimanali e il rispetto del monte
ore annuale, pluriennale o di ciclo previsto per le
singole discipline e attività obbligatorie.
• In ciascuna istituzione scolastica le modalità di
impiego dei docenti possono essere diversificate
nelle varie classi e sezioni in funzione delle
eventuali differenziazioni nelle scelte
metodologiche ed organizzative adottate nel
piano dell'offerta formativa.

• Restano comunque fermi i giorni di attività


didattica annuale previsti a livello nazionale, la
distribuzione dell'attività didattica in non meno di
cinque giorni settimanali, il rispetto dei
complessivi obblighi annuali di servizio dei
docenti previsti dai contratti collettivi
Art.5 AUTONOMIA ORGANIZZATIVA
Le istituzioni
Scolastiche Gli obiettivi
generali
MODALITA’
ADOTTANO ORGANIZZATIVA coerente con
ogni anno Il miglioramento
dell’offerta
formativa
Adattamento del calendario scolastico –
vincoli Regione Piemonte
Orario complessivo del curricolo

Orario destinato alle singole discipline ed attività

Utilizzazione diversificata dei docenti in funzione


di esigenze metodologiche ed organizzative
L’autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo art. 6

Comporta che ogni singola scuola può avviare sperimentazioni di


strategie e metodologie didattiche, ma anche di organizzazione delle
classi, dei gruppi, dei tempi, delle cattedre, dei moduli.

Le singole istituzioni scolastiche, dovendo prestare attenzione alle


esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà
locali, curano la progettazione formativa e la ricerca valutativa, la
formazione e l’aggiornamento culturale e professionale del personale,
l’innovazione metodologica e disciplinare, la ricerca didattica.
Art. 6 Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo

1. Le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate,


esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo,
curando tra l'altro:
a) la progettazione formativa e la ricerca valutativa;
b) la formazione e l'aggiornamento culturale e professionale del
personale scolastico;
c) l'innovazione metodologica e disciplinare;
d) la ricerca didattica sulle diverse valenze delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione e sulla loro integrazione nei
processi formativi;
e) la documentazione educativa e la sua diffusione all'interno della
scuola;
f) gli scambi di informazioni, esperienze e materiali didattici;
Art.6 AUTONOMIA DI RICERCA SPERIMENTAZIONE E SVILUPPO

Gli aspetti progettuali e valutativi

La formazione e aggiornamento
del personale scolastico
Le
L’innovazione metodologica e didattica
Istituzioni CURANO
Scolastiche
Singolarmente e in rete
Una più efficace diffusione delle
informazioni, esperienze e
materiale didattico

L’integrazione tra le diverse articolazioni


del sistema scolastico
Art. 7 (Reti di scuole)
Le scuole, sia singolarmente che collegate in rete, possono stipulare
convenzioni con università statali o private, ovvero con istituzioni, enti,
associazioni o agenzie operanti sul territorio che intendono dare il loro apporto
alla realizzazione di specifici obiettivi.
L'accordo può avere a oggetto attività didattiche, di ricerca, sperimentazione e
sviluppo, di formazione e aggiornamento; di amministrazione e contabilità, ferma
restando l'autonomia dei singoli bilanci; di acquisto di beni e servizi, di
organizzazione e di altre attività coerenti con le finalità istituzionali; se l'accordo
prevede attività didattiche o di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di formazione
e aggiornamento, è approvato, oltre che dal consiglio di circolo o di istituto, anche
dal collegio dei docenti delle singole scuole interessate per la parte di propria
competenza.

L'accordo può prevedere lo scambio temporaneo di docenti, che liberamente vi


consentono, fra le istituzioni che partecipano alla rete
Nell'ambito delle reti di scuole, possono essere istituiti laboratori finalizzati tra l'altro
a) alla ricerca didattica e la sperimentazione;
b) alla documentazione, secondo procedure definite a livello nazionale per la più
ampia circolazione, anche attraverso rete telematica, di ricerche, esperienze,
documenti e informazioni;
c) alla formazione in servizio del personale scolastico;
d) all'orientamento scolastico e professionale.
Art.7 RETI DI SCUOLE
• attività didattiche, di ricerca e di sperimentazione
• attività di formazione e aggiornamento del personale
scolastico
• attività amministrativa e contabile
• acquisto di beni e servizi
L’ACCORDO • scambio temporaneo di docenti
può avere ad oggetto
• organizzazione di Laboratori Territoriali per:
- attività didattica e sperimentazione
- una più efficace circolazione delle INFORMAZIONI
- la FORMAZIONE del personale scolastico
- l’ORIENTAMENTO scolastico e professionale
• altre attività coerenti con le finalità dell’offerta formativa
TEMPI
L’ACCORDO COMPETENZE dell’ORGANO RESPONSABILE
Dovrà stabilire della gestione finanziaria e professionale del Progetto
POTERI Con università
Con istituzioni Il cui contributo è
POSSONO STIPULARE Con enti ritenuto coerente
CONVENZIONI Con agenzie con il piano
LE SCUOLE Con associazioni dell’offerta formativa
Singolarmente
e in rete
POSSONO Pubblici
ADERIRE a Consorzi Allo scopo di acquisire beni
Privati E servizi ritenuti utili
L’autonomia finanziaria
o Gestione autonoma dei fondi dei contributi statali
(senza altro vincolo di destinazione che quello
prioritario per lo svolgimento delle attività di
istruzione, formazione orientamento proprie
dell’istituto), tasse e contributi studenti, altre forme di
finanziamento.
o Spese conto capitale (investimenti a fini produttivi)
spese parte corrente (funzionamento pubblici servizi)
o Programma Annuale: efficacia, efficienza, economicità,
trasparenza, annualità, integrità, universalità, unicità,
veridicità.
• Autonomia professionale -In ambito scolastico il dibattito sull’autonomia
professionale è sintetizzato in maniera efficace nel seguente passo tratto da:
Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea. Dossier “La
formazione degli insegnanti e la professione docente”, documento finale del
3.02.2003 di sintesi della commissione del codice deontologico costituita
con dm 2-11-2001. “La linea appare chiara e potrebbe oggi, nella scuola
dell'autonomia, essere espressa e riformulata attraverso le seguenti
proposizioni:
1. perché l'insegnamento sia riconosciuto come professione devono essere
esplicitati alti standard professionali e un codice etico;
2. standard e codice devono essere definiti e gestiti dagli insegnanti attraverso
propri organismi, nella consapevole assunzione che l'insegnamento, come
tutte le professioni riconosciute, si fonda sull'autonomia del corpo
professionale;
3. l'autonomia del corpo professionale si fonda su due principi
indissolubilmente legati: la libertà progettuale ed educativa e la
responsabilità dinanzi ai percorsi offerti e ai risultati ottenuti, e si sviluppa
attraverso comunità di pratiche che vedono il coinvolgimento pieno di ogni
scuola nella discussione della sua funzione educativa rispetto al territorio di
cui è parte. A tutt'oggi, a livello internazionale, le posizioni più avanzate sulla
questione docente si richiamano a questi principi, da cui sarebbe utile
partire per avviare anche nel nostro Paese quel necessario processo di
"professionalizzazione" entro cui si colloca il codice deontologico.”
Funzioni delle istituzioni scolastiche.
(art. 14, d.P.R. n. 275/99)

Alle istituzioni scolastiche, ferme restando


quelle già loro spettanti, sono attribuite le
funzioni già di competenza
dell'amministrazione centrale e periferica
relative:
• alla carriera scolastica e al rapporto con gli
alunni (iscrizioni, frequenze, certificazioni,
documentazione, valutazione, riconoscimento
degli studi compiuti in Italia e all'estero,
valutazione dei crediti e debiti formativi,
partecipazione a progetti territoriali e
internazionali, realizzazione di scambi educativi
internazionali, regolamento di disciplina)
• all'amministrazione e alla gestione del
patrimonio e delle risorse (amministrazione,
gestione del bilancio e dei beni, modalità di
definizione e di stipula dei contratti di
prestazione d'opera, adozione del
regolamento di contabilità, nel rispetto dei
princìpi di universalità, unicità e veridicità
della gestione e dell'equilibrio finanziario.
• allo stato giuridico ed economico del
personale non riservate, in base all'articolo
15 o ad altre specifiche disposizioni,
all'amministrazione centrale e periferica.

• all’articolazione territoriale della scuola.


Sono escluse dall'attribuzione alle istituzioni
scolastiche le seguenti funzioni in materia di
personale, il cui esercizio è legato ad un
ambito territoriale più ampio di quello di
competenza della singola istituzione, ovvero
richiede garanzie particolari in relazione alla
tutela della libertà di insegnamento:
a) formazione delle graduatorie permanenti riferite ad ambiti
territoriali più vasti di quelli della singola istituzione scolastica;

b) reclutamento del personale docente, amministrativo, tecnico e


ausiliario con rapporto di lavoro a tempo indeterminato;

c) mobilità esterna alle istituzioni scolastiche e utilizzazione del


personale eccedente l'organico funzionale di istituto;

d) autorizzazioni per utilizzazioni ed esoneri per i quali sia previsto


un contingente nazionale; comandi, utilizzazioni e collocamenti
fuori ruolo;

e) riconoscimento di titoli di studio esteri, fatto salvo quanto


previsto nell'articolo 14, comma 2.
D.P.T. 275/99 - Art. 3: IL P.O.F.

“Il Piano dell’Offerta Formativa è il documento


fondamentale costitutivo dell’identità culturale e
progettuale delle Istituzioni Scolastiche che si
esplicita attraverso la programmazione
curriculare, extracurriculare, didattica e
organizzativa che le singole scuole adottano
nell’ambito della loro autonomia”.

Dal 1° settembre 2000 l’adozione del POF è


diventato obbligo giuridico per tutte le istituzioni
scolastiche.
La proposta formativa delle Istituzioni scolastiche deve
andare oltre la semplice offerta di attività didattiche
curriculari e deve coniugare pedagogia – didattica –
formazione e organizzazione esprimendo, attraverso il
POF, la sua identità culturale e progettuale in maniera
rispondente alle esigenze del contesto e dell’utenza, in
armonia con i dettami nazionali.

Il POF diventa, pertanto, lo strumento giuridico-


amministrativo-organizzativo attraverso cui la singola
istituzione scolastica, ed il DS che la rappresenta,
riconduce ad unità i molteplici aspetti della sua
complessa progettualità.
• Il POF può essere considerato un atto di indirizzo e di
programmazione unitaria della progettazione, della
organizzazione, della gestione, della concreta erogazione e della
valutazione del servizio formativo reso dalla singola unità
scolastica per dar conto all’utenza e ai portatori di interessi (gli
stakeholders) di quanto prestato in termini di trasparenza,
partecipazione, rendicontazione.

• Esso si connota altresì come atto di politica scolastica locale in


quanto annuncia scelte decisionali attraverso una strategia di
azione dichiarativa dell’intento formativo dell’Istituzione
scolastica autonoma e delle sue peculiarità.
• Nel POF la scuola conserva la sua memoria storia e si
rafforza nella sua identità culturale, pur aprendosi
all’esterno in maniera significativa, al fine di costruire
un efficace sistema formativo integrato.

• Il POF viene elaborato con la partecipazione di tutte le


componenti interne del sistema scuola, in sintonia con
le esigenze formative del territorio. Esso è lo
strumento attraverso cui si realizzano l’autonomia
didattica, organizzativa, di ricerca e di sviluppo
proprie di ogni realtà scolastica.
Nel POF trovano espressione:-
• I PERCORSI FORMATIVI ATTINENTI ALL’INDIRIZZO DELLA
SCUOLA

• LE METODOLOGIE USATE

• LE MODALITA’ DI UTILIZZAZIONE DELLE RISOSRSE


• GLI ASSETTI ORGANIZZATIVI, GESTIONALI,
AMMINISTRATIVI

• I SISTEMI E I CRITERI DI VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DEL


SERVIZIO E DEGLI ESITI APPRENDITIVI DEGLI STUDENTI
Attraverso il POF, le istituzioni scolastiche autonome
rispondono:-

• al sistema educativo nazionale, attraverso i suoi adempimenti

• all’alunno, promuovendone la formazione, lo sviluppo e il successo


formativo

• alla famiglia, garantendo istruzione e formazione


• al contesto, promuovendo la condivisione di norme e valori
socialmente validi

• al mondo del lavoro, garantendo l’acquisizione di competenze


spendibili

• al mercato globale, attraverso l’acquisizione delle competenze.


Per essere veramente efficace nel contemperare
le esigenze professionali del sistema scuola con le
istanze del contesto e dell’utenza, la
progettazione del POF deve rispondere ai criteri
di:

• FLESSIBILITA’

• MODULARITA’

• INTEGRAZIONE
FLESSIBILITA’
in quanto documento ufficiale in continua
evoluzione, riprogettabile in situazione ed in
contesto.
MODULARITA’
il POF deve essere visto come un mosaico di
tessere, diverse e complementari che ne
garantiscono un’idea e un assetto unitari. La
modularità è un iter metodologico funzionale
in quanto permette di adattare la didattica ai
vari contesti educativi e all’organizzazione del
curricolo, delle risorse, dei tempi, degli spazi,
attraverso percorsi formativi non lineari.
INTEGRAZIONE
Le progettualità messe in campo con il POF
devono essere SINERGICHE e CONVERGENTI in
modo da far interagire i saperi contenuti nelle
attività di insegnamento-appprendimento con
la realtà socio-culturale del contesto.
Il POF dovrebbe detenere alcuni
requisiti fondamentali:-
• Affidabilita’
l’utente deve percepire con chiarezza cosa può
attendersi dalla scuola che, a sua volta, deve essere in
grado di mantenere quanto dichiarato in termini di
continua corrispondenza tra obiettivi programmati e
risultati attesi. Ciò deve avvenire attraverso un
continuo monitoraggio per la riprogrammazione – in
itinere – di eventuali aggiustamenti, nell’ottica della
qualità e del miglioramento continuo).
• Attendibilità
Il POF deve documentare un operare professionale positivo
e proficuo, rispondendo sia dei processi avviati che degli
esiti ottenuti, in base alla scelta programmatica di obiettivi
formativi mirati e scrupolosamente realizzati.

• Contrattualità
Con la L. 59/97 la committenza scolastica diventa plurima e
reticolare. Vanno tradotti in percorsi formativi tanto gli
obiettivi nazionali, quanto quelli da definire in
considerazione delle istanze del territorio e dell’utenza. La
scuola ha l’obbligo di rilevarli ed interpretarli prima di
progettare.
• Leggibilità
Il POF ha tra e sue funzioni quella di comunicare con
l’utenza interna ed esterna. Esso è rivolto sia agli
operatori della scuola che alle famiglie a cui va
consegnato all’atto dell’iscrizione (art. 3)
Deve essere espresso in maniera chiara, fruibile,
immediata, sintetica ma esaustiva. La versione rivolta
all’interno va completata con allegati “di servizio” che
ne consentano una chiara utilizzabilità, rendendo a
tutti gli operatori il senso e il valore del loro agire
professionale quotidiano sviluppando e consolidando il
senso di appartenenza e la comune identità.
• Responsabilità
Nel POF sono presenti tutte le componenti della scuola
ed ognuna, nel prorio ambito, deve rispondere della
sua azione in un’ottica di accountability e di
miglioramento continuo. Per ogni processo deve essere
possibile l’immediata individuazione del diretto
responsabile in modo da facilitare la progressiva
acquisizione di una identità formativa e culturale
specifica e condivisa, il senso etico e deontologico di
comune appartenenza che deve esistere tra gli
operatori, l’utenza e l’istituzione stessa.
• Verificabilità
Sono opportune forme espressive chiare e lineari in modo
da assicurare la facile riscontrabilità a posteri delle scelte,
delle attività, degli obiettivi dichiarati, per verificarne la
puntuale realizzazione e la concreta ricaduta.

• Rendicontabilità
Il POF dovrebbe essere strutturato in modo da poter
rendere conto con faciltà di quanto programmato. L’utente
prende cosi atto dei risultati conseguiti attraverso l’azione
formativa posta in essere alla scuola. A tal fine possono
essere previsti momenti di confronto ra operatore ed
utente, tra chi eroga il servizio e chi ne fruisce.
I CONTENUTI E LA STRUTTURA DEL POF:
Nel POF (Piano come Progetto globale della scuola –
Offerta come piattaforma utile a proiettare il servizio
pubblico nell’ottica di mercato – Formativa in quanto il fine
della singola istituzione scolastica è la realizzazione di
interventi di educazione, formazione e istruzione)
convergono tutte le attività e i progetti che costituiscono a
livello operativo la mission della scuola nella prospettiva, la
vision, del successo formativo dell’alunno, alla luce
dell’analisi del contesto, delle esigenze familiari, delle
potenzialità del discente e nel rispetto delle sue personali
attitudini.

E’ questo complesso di cose e di circostanze che rende


ogni POF unico.
La struttura del POF deve prevedere le seguenti attività:
• ANALISI DEL CONTESTO E DIAGNOSI DEI BISOGNI FORMATIVI
E’ un’attività di ricognizione pluridimensionale, interna ed esterna alla scuola,
necessaria ad individuare e definire le risorse e i vincoli esistenti nel territorio in
cui si opera per rendere il POF rispondente alle istanze formative dell’utenza e
funzionale alla spendibilità delle competenze acquisite nel contesto stesso.
Compete al DS promuovere i rapporti con l’esterno che deve, preliminarmente,
mettere a punto le linee guida di azione per coordinare e guidare tutte le attività
attraverso puntuali e definiti atti di delega.

Contesto esterno: va indagato il territorio di riferimento per tabularne la


situazione demografica, socio-economico-culturale, vanno monitorate le risorse
territoriali che, a vario titolo, siano disponibili.

Contesto interno: vanno promosse ricerche e indagini relative alle risorse


strumentali, logistiche, strutturali, umane e finanziarie di cui la scuola dispone,
nonché una rilevazione mirata delle caratteristiche di tipo psicologico e socio-
culturale degli alunni.
A seguito di tale screening saranno a disposizione
del DS e degli operatori scolastici tutta una serie
di dati significativi e rilevanti che forniranno alla
progettazione formativa il sostrato dell’efficacia.

A questo punto il DS si attiverà perché il Collegio


dei Docenti, in base agli indirizzi dati dal
Consiglio, possa elaborare – in senso tecnico –
quanto serva a strutturare il POF in senso
compiuto, e cioè:
• LE FINALITA’ E LE SCELTE EDUCATIVE che la scuola intende
perseguire – LA MISSION

Ossia l’individuazione dei criteri-base, condivisi dagli operatori, su


cui si fonda e si orienta l’azione educativa e che contribuiscono a
rafforzare l’identità istituzionale. Vanno indicati, in questa fase, gli
obiettivi formativi generali, le scelte e le priorità didattico-educative
relative ad ogni specifico tipo di scuola, tenendo conto di tutte le
forme normative di riferimento, a partire dagli artt. 3-33-34 della
Costituzione, le Indicazioni e le Linee Guida ministeriali, l’apertura
all’Europa, la progettazione formativa territoriale e di tutte le
risorse culturali e professionali della scuola.

• LE MODALITA’ DI EROGAZIONE DEL SERVIZIO FORMATIVO
E LE SCELTE DI FLESSIBILITA’

A partire dalle finalità e dagli obiettivi vanno indicati:-

 I percorsi formativi attraverso cui raggiungerli: modalità –


tempi – processi di verifica
 I profili formativi in uscita (competenze)
 Gli insegnamenti e le attività curriculari
 Le attività opzionali e quelle facoltative
 Le azioni di ampliamento dell’offerta formativa
 Le forme di flessibilità didattica e organizzativa
 Le azioni di recupero e integrazione degli svantaggi e delle
diversabilità
 Le azioni formative multiculturali
 La promozione dei linguaggi multimediali
 Il potenziamento e la promozione delle eccellenze
 Le attività di ricerca, sviluppo, innovazione
 Le azioni di continuità ed orientamento
 Le attività e i servizi che la scuola offre all’utenza
 Le iniziative in rete ed in consorzi con altre scuole ed agenzie del
territorio
 Le azioni di integrazione e relazione con il territorio
 Le uscite didattiche, le visite guidate, i viaggi di istruzione
 Partenariati, scambi, progetti Europei, PON
 Le modalità adottate per garantire la trasparenza degli atti e la
partecipazione dell’utenza
 Modalità dei rapporti scuola-famiglia
 Modalità per assemblee, riunioni, colloqui, procedure dei reclami
 Modalità di comunicazione interna ed esterna
 Rapporti con istituzioni dedicate INVALSI, INDIRE.
• LA PROGRAMMAZIONE DIDATTICO-
EDUCATIVA

Tale fase viene promossa dal DS e vede


coinvolti Collegio; consigli di classe; di sezione;
di intersezione ed ogni docente secondo le
proprie competenze ed attribuzioni.
• LE MODALITA’ DI VALUTAZIONE DEGLI ESITI
APPRENDITIVI E DEI COMPORTAMENTI DEGLI ALUNNI

Definiti a livello collegiale secondo criteri, modalità,


fasi e strumenti condivisi.

• LA PROGETTAZIONE SISTEMATICA DI MODALITA’ DI


VALUTAZIONE DEL SERVIZIO EROGATO

Autovalutazione di istituto – progetto qualità


• IL PIANO ANNUALE DI FORMAZIONE DI TUTTO IL
PERSONALE

• LE CONDIZIONI ORGANIZZATIVE DELLA STRUTTURA E DEL


SERVIZIO
esplicitate attraverso organigrammi e funzionigrammi (DS –
staff – FS – coordinatori – commissioni)

• LA REGOLAMENTAZIONE DI ISTITUTO
che disciplini orari, modulistica, tempi, funzionamentoi
degli OOCC, delle commissioni tecniche, laboratori,
biblioteche, palestre, viaggi e visite, privacy e sicurezza,
vigilanza sugli alunni, accesso uffici.
• IL PIANO DELLE ATTIVITA’

L’insieme di ciò che a livello gestionale-organizzativo è necessario


per realizzare le attività formative e di supporto. Il DS impartirà
direttive al DSGA che ne darà attuazione entro le proprie
competenze.

Allegati:
• Il Regolamento di Istituto - Lo Statuto delle Studentesse e degli
Studenti
• Il Piano Annuale delle Attività Didattiche e Formative
• La Carta dei Servizi Scolastici
• Il Regolamento di disciplina
LE PROCEDURE DI ELABORAZIONE E DI ADOZIONE
DEL POF (art. 3 c3DPR 275/99)

La predisposizione del POF non deve costituire


un vincolo burocratico ma una risorsa
normativa che il Dirigente Scolastico
padroneggia al fine di garantire e tutelare la
sintesi delle molteplici e complesse istanze cui
la scuola autonoma dovrà rispondere con una
azione gestionale efficace, efficiente ed
economica.
IL POF E’ ELABORATO DAL COLLEGIO DEI
DOCENTI IN BASE AGLI INDIRIZZI ED ALLE
SCELTE GENERALI, GESTIONALI ED
AMMINISTRATIVE DEFINITE DAL CONSIGLIO
DI ISTITUTO E TENUTO CONTO DEL PARERE E
DELLE PROPOSTE ESPRESSE DAI GENITORI E,
NELLE SCUOLE SUPERIORI, ANCHE DAGLI
ALUNNI.
L’elaborazione concreta della proposta
progettuale complessiva viene presentata al
Collegio dei Docenti e, dopo l’approvazione,
passa al Consiglio di Istituto che, verificatane la
congruenza tra quanto proposto dal Collegio e
quanto definito dallo stesso Consiglio, lo adotta. Il
Consiglio di Istituto non può modificare quanto
proposto dal Collegio dei Docenti, ma qualora
apparissero discordanze, può rinviare la proposta
per le relative modifiche o integrazioni.
La gestione del POF è un impegno
squisitamente dirigenziale ed implica la
realizzazione di quanto progettato; il DS è
coadiuvato dal lavoro di coordinamento dei
docenti FS che periodicamente relazionano
sull’andamento sia al capo d’Istituto che al
Collegio.
La valutazione del sistema scuola deve essere
promossa dal DS che deve promuovere nel suo
contesto una cultura della valutazione e della
qualità. Il momento valutativo deve diventare una
prassi professionale e deontologica che scaturisca
da un momento di incontro e confronto tra chi ha
erogato il servizio e chi ne ha fruito, per
apprendere nell’esperienza e dall’esperienza. La
autovalutazione del POF nell’ottica di un
miglioramento continuo serve come
rendicontazione a consuntivo e come momento
di confronto con eventuali valutazioni esterne.
Essa deve obbedire ad alcune regole:

 una stesura del documento improntata ai criteri di efficacia,


efficienza ed economicità
 la selezione di ambiti e settori da monitorare
 la definizione di standard di qualità a cui uniformarsi
 l’individuazione chiara e condivisa di criteri di valutazione
 l’individuazione sistematica di indicatori di contesto – di
processo – di performance e di prodotto
 la predisposizione di questionari di customer satisfaction
 la tabulazione ed l’analisi dei dati
 l’individuazione dei punti di forza e di debolezza
 la progettazione di azioni migliorative e/o integrative
Il Dirigente comunica poi gli esiti della valutazione al
Collegio dei Docenti.

Importante è anche la documentazione delle buone pratiche che


consente di non perdere memoria di quanto compiuto, esportare
metodo ed iniziative di successo, codificare comportamenti e prassi,
fornire informazioni in modo da rafforzare la cultura istituzionale,
generando senso di identità e appartenenza.

Il DS potrà aggiungere una sua rendicontazione finale e comunicarla


agli stakeholders. Ciò rappresenterebbe una propositiva apertura al
contesto che il dirigente potrebbe condividere con il personale che
ha collaborato, contribuendo a promuovere l’idea del Middle
Management e la diffusione della leadership.
Per consegnare il POF ai genitori all’atto dell’iscrizione,
il documento va completato entro dicembre anche se
ci si comincia a lavorare sin dall’inizio dell’a.s. Questa
scansione trova come ostacoli sia la mobilità del
personale che nello scostamento tra anno scolastico e
anno finanziario.

Il Ds dovrà allora proporre una struttura del POF


reticolare che ad alcune passi fisse alterni disciplina di
dettaglio da inserire tempestivamente, applicando una
flessibilità gestionale, progettuale ed organizzativa.
DAL POF AL PTOF
L’art. 1 comma 14 della Legge 107 ha modificato e integrato quanto contenuto nell’art.
3 del DPR 275/ 99, i n particolare:

• La nuova struttura del PTOF


• I tempi, i soggetti e le attività del PTOF
• Gli ambiti delle attività previsti nel PTOF
• L’organico dell’autonomia
• L’alternanza scuola-lavoro
• Il Piano Nazionale per la scuola digitale

• La formazione del Personale docente e Ata


• Il ruolo del Dirigente Scolastico
• Il ruolo degli organi collegiali
• I controllori del PTOF
• La pubblicazione del PTOF
Una delle finalità principali della Legge del 13
luglio 2015, n. 107, conosciuta con il nome di
“Buona Scuola”, è quella di “realizzare una
scuola aperta, quale laboratorio permanente
di ricerca, sperimentazione e innovazione
didattica, di partecipazione e di educazione
alla cittadinanza attiva”.
La scelta di fondo della Legge, relativa alla
valorizzazione dell’autonomia scolastica, trova il
suo momento più importante nella definizione e
nell’attuazione da parte delle scuole del Piano
Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).
Si tratta di un Piano ampiamente rivisitato
rispetto a quello previsto a suo tempo dal
Regolamento dell’autonomia scolastica (D.P.R. n.
275/1999, art. 3).
• Le istituzioni scolastiche dovranno provvedere alla
definizione del Piano per il triennio 2016-17, 2017-18,
2018-19 entro il 15 gennaio 2016 (nota MIUR del
5/10/2015).
• Gli indirizzi del Piano vengono definiti dal dirigente
scolastico che, in proposito, attiva rapporti con i
soggetti istituzionali del territorio e valuta eventuali
proposte delle rappresentanze sociali.
• Il collegio dei docenti elabora il Piano; il consiglio di
istituto lo approva.
• Il Piano può essere rivisto annualmente entro ottobre.
Per la realizzazione degli obiettivi inclusi nel
PTOF le istituzioni scolastiche si possono
avvalere di un organico potenziato di docenti
(il c.d. organico dell’autonomia) da richiedere
a supporto delle attività programmate (Legge n.
107/15, commi 5 e 14)
Tutte le scuole del sistema nazionale di istruzione (statali e
paritarie) sono coinvolte nel processo di autovalutazione al termine
del quale elaborare il Rapporto di Autovalutazione (RAV), che verrà
reso pubblico sul portale del Ministero.
L’autovalutazione è la prima fase del procedimento di valutazione.
si tratta di un percorso di riflessione continua effettuato all'interno
ad ogni scuola e al quale partecipa tutta la comunità scolastica .
Vengono analizzate le modalità di organizzazione , di gestione e di
didattica messe in atto nell’anno scolastico di riferimento, per
individuare concrete piste di miglioramento. A tale scopo le
istituzioni scolastiche possono usare informazioni messe a
disposizione da MIUR, INVALSI, ISTAT, Ministero degli Interni.
Una volta "rappresentata" la scuola mediante l'analisi del suo
funzionamento, sarà possibile partire da questa base per
individuare le priorità di sviluppo da affrontare nel prossimo anno
scolastico con la redazione di un piano di miglioramento.
RAV PIANO MIGLIORAM. PTOF
Cos'è il RAV
Il rapporto di autovalutazione (RAV) è uno strumento di
lavoro che tutte le scuole italiane (statali e paritarie)
dovevano compilare per la prima volta entro il mese di luglio
2015 (poi la data è stata posticipata, l’importante è capire che
si tratta di una novità per la scuola italiana). Il MIUR ha
fornito un format on line e – prima ancora - una serie
dettagliata di indicatori (ben 40) finalizzati a promuovere
un’attività di analisi e di valutazione interna. «Il rapporto
fornisce una rappresentazione della scuola attraverso
un'analisi del suo funzionamento e costituisce inoltre la base
per individuare le priorità di sviluppo verso cui orientare il
piano di miglioramento», dice il sito dedicato alla valutazione.
Da oggi tutti i RAV delle scuole sono consultabili su Scuola in
Chiaro.
Rapporto Autovalutazione di Istituto
Il rapporto di autovalutazione è articolato in 5 sezioni:
1. Contesto e risorse 3.3. Inclusione e differenziazione
1.1. Popolazione scolastica 3.4. Continuità e orientamento o Pratiche
1.2. Territorio e capitale sociale gestionali e organizzative
1.3. Risorse economiche e materiali 3.5. Orientamento strategico e organizzazione
1.4. Risorse professionali della scuola
3.6. Sviluppo e valorizzazione delle risorse umane
2. Esiti 3.7. Integrazione con il territorio e rapporti con le
famiglie
2.1. Risultati scolastici
2.2. Risultati nelle prove standardizzate 4. Il processo di autovalutazione
2.3. Competenze chiave e di cittadinanza
2.4. Risultati a distanza 5. Individuazione delle priorità
5.1. Priorità e Traguardi
3. Processi o Pratiche educative e 5.2. Obiettivi di processo
didattiche
3.1. Curricolo, progettazione, valutazione
3.2. Ambiente di apprendimento

Il RAV è strutturato in cinque aree. Per ciascuna delle prime tre aree (Contesto, Esiti e Processi) il format del RAV:
- fornisce una definizione dell’area
- individua un certo numero di indicatori idonei a rappresentare le caratteristiche di qualità dell’area
- riserva uno spazio per l’inserimento di indicatori a cura della scuola
- propone domande guida
- richiede di individuare opportunità e vincoli (solo per l’area Contesto);
- richiede di definire punti di forza e punti di debolezza (per Esiti e Processi);
-richiede di esprimere un giudizio autovalutativo complessivo per le aree concernenti Esiti e Processi, utilizzando una scala di possibili situazioni che va da 1 a 7, e di
motivare tale giudizio.
La quarta sezione orienta la riflessione critica sul percorso di autovalutazione svolto. La quinta sezione (individuazione delle priorità e dei traguardi di miglioramento e
degli obiettivi di processo) è la logica conclusione del processo di autovalutazione in quanto chiede alle scuole di fare delle scelte individuando priorità e traguardi da
raggiungere attraverso il successivo Piano di Miglioramento, che supporterà la stesura del PTOF.
Le priorità vanno intese come “obiettivi generali che la scuola si prefigge di realizzare nel lungo periodo” e devono necessariamente riguardare gli esiti degli studenti
Il PdM
• Con la chiusura e la pubblicazione del RAV si
apre la fase di formulazione e attuazione del
Piano di Miglioramento
• A partire dall'inizio dell'anno scolastico
2015/16, tutte le scuole (statali e paritarie)
sono tenute a pianificare un percorso di
miglioramento per il raggiungimento dei
traguardi connessi alle priorità indicate nel
RAV
Gli “attori” del miglioramento
• Chi sono gli “attori” del miglioramento?
• Il dirigente scolastico responsabile della
gestione del processo di miglioramento
• Il nucleo interno di valutazione (già
denominato "unità di autovalutazione"),
costituito per la fase di autovalutazione e per
la compilazione del RAV, eventualmente
integrato e/o modificato
Gli “attori” del miglioramento
• Il DS e il nucleo di valutazione dovranno:
• favorire e sostenere il coinvolgimento diretto di
tutta la comunità scolastica, anche promuovendo
momenti di incontro e di condivisione degli
obiettivi e delle modalità operative dell'intero
processo di miglioramento
• valorizzare le risorse interne, individuando e
responsabilizzando le competenze professionali
più utili in relazione ai contenuti delle azioni
previste nel PdM
Gli “attori” del miglioramento
• incoraggiare la riflessione dell'intera comunità
scolastica attraverso una progettazione delle
azioni che introduca nuovi approcci al
miglioramento scolastico, basati sulla
condivisione di percorsi di innovazione
• promuovere la conoscenza e la comunicazione
anche pubblica del processo di miglioramento,
prevenendo un approccio di chiusura
autoreferenziale
Quale rapporto tra il PTOF e il PdM?
• La chiusura del PTOF è prevista per il 15 gennaio
2016 (nota del MIUR del 5 ottobre 2015).
• Questa tempistica permette l’elaborazione e la
stesura contestuale del PTOF e del Piano di
Miglioramento, consente un processo di
riflessione approfondito e condiviso con le
diverse componenti dell’istituzione scolastica e
consente la definizione dell’organico
dell’autonomia per l’anno scolastico 2016/17.
Cos'è il Sistema nazionale di valutazione?

Il Sistema nazionale di valutazione (SNV) costituisce una risorsa


strategica per orientare le politiche scolastiche e formative alla crescita
culturale, economica e sociale del Paese e per favorire la piena
attuazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Per migliorare la qualità dell'offerta formativa e degli apprendimenti,
l’SNV valuta l’efficienza e l’efficacia del sistema educativo di istruzione e
formazione.
Il Sistema nazionale di valutazione è costituito da:

Invalsi: Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e


formazione;
Indire: Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca
educativa;
Contingente ispettivo.
Concorrono all’attività di valutazione:
la Conferenza per il coordinamento funzionale del SNV;
i Nuclei di valutazione esterna.
Artt. 8,9,10 (Definizione dei curricoli)
• 1. Il Ministro della pubblica istruzione(…) definisce a norma
dell'articolo 205 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297,
sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, per i diversi
tipi e indirizzi di studio:
a) gli obiettivi generali del processo formativo;
b) gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni;
c) le discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei
curricoli e il relativo monte ore annuale;
d) l'orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli
comprensivo della quota nazionale obbligatoria e della quota
obbligatoria riservata alle istituzioni scolastiche;
e) i limiti di flessibilità temporale per realizzare compensazioni tra
discipline e attività della quota nazionale del curricolo;
f) gli standard relativi alla qualità del servizio;
g) i criteri generali per l'organizzazione dei percorsi formativi
finalizzati all'educazione permanente degli adulti, anche a
distanza, da attuare nel sistema integrato di istruzione,
formazione, lavoro, sentita la Conferenza unificata Stato-regioni-
città ed autonomie locali.

a cura del prof. F. Caccioppo 107


Art. 8-9-10 DEFINIZIONE DEI CURRICOLI -

LIVELLO CENTRALE
•le DISCIPLINE e ATTIVITA’ fondamentali e obbligatorie e il relativo monte ore annuale
•l’ORARIO OBBLIGATORIO ANNUALE COMPLESSIVO dei curricoli comprendente:
a) la QUOTA NAZIONALE OBBLIGATORIA
IL M.P.I. definisce

b) la QUOTA OBBLIGATORIA RISERVATA alle singole istituzioni

•i limiti della FLESSIBILITA’ TEMPORALE per realizzare compensazioni tra discipline


•e attività della QUOTA NAZIONALE
la QUALITA’ DEL SERVIZIO nella sua generalità
•gli STANDARD relativi a
gli OBIETTIVI D’APPRENDIMENTO

•metodi e scadenze per le RILEVAZIONI PERIODICHE


LIVELLO DECENTRATO
compone il CURRICOLO OBBLIGATORIO o QUADRO UNITARIO
OGNI ISTITUZIONE SCOLASTICA

discipline FONDAMENTALI stabilite a livello nazionale (ambito QUOTA


NAZIONALE)
discipline e attività liberamente scelte (ambito QUOTA RISERVATA)
INTEGRAZIONE tra le due quote (nazionale e riservata)
modalità di attuazione della FLESSIBILITA’ TEMPORALE

AMPLIAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA in favore di:


- propri alunni
- popolazione giovanile
- adulti
Il curricolo nell’Autonomia didattica e
organizzativa
Richiamato art. 8 Decreto 275 –
Attuativo Autonomia

Definizione delle regole e delle garanzie per la progettazione e


la realizzazione:

– della flessibilità,
– della diversificazione,
– dell’efficienza e dell’efficacia del servizio scolastico,
– dell’integrazione e del miglior utilizzo delle risorse e
delle strutture.
Curriculum Autonomia
Cosa è?
Un percorso che l’Istituzione Scolastica organizza anche con il
territorio organizza su indicazione del C.I. affinchè gli alunni
abbiano:
• Conoscenze
• Abilità
• Competenze
• Capacità
• Competenze indispensabili per conoscersi e conoscere il
mondo
• Atteggiamenti
I Termini
• Conoscenze: contenuti, teorie, il sapere
• Abilità: esecuzioni semplici
• Competenze: applicazioni concrete di conoscenze e abilità in
diversi contesti. Saper fare
• Capacità: controllo di ciò che si conosce e si sa fare
• Orientamento: processo formativo finalizzato a conoscere se
stessi
FINALITA’ del CURRUCOLO

Dare ai ragazzi strumenti per continuare ad


imparare, a conoscere, a essere e a vivere
con gli altri
L’ELABORAZIONE
DEL CURRICOLO
Adattamento dei programmi ad una situazione concreta,
questo è il CURRICOLO, utilizzando tutto ciò che è
concesso dall’autonomia (flessibilità, …)
• Obiettivi generali del processo formativo
• Scegliere i contenuti e organizzarli
• Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni;
• Discipline e attività costituenti la quota nazionale dei
curricoli e il relativo monte ore annuale
• Modalità organizzative: Metodi, strumenti, tecniche di
verifica
La progettazione curricolare è un’operazione complessa che
coinvolge tutti i fattori connessi con il processo educativo, dai
contenuti agli esiti formativi.

Il curricolo va costruito nella scuola, non viene emanato dal centro per
essere applicato;

Tale costruzione deve permettere


La costruzione del curricolo
l’accordo tra istanza centrale,
implica una considerazione della
normativa e unitaria, ed istanza
scuola come luogo di ricerca
locale, pragmatica e flessibile;

INNOVAZIONE EDUCATIVA

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