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Sociologia Dell'educazione - Selwyn
Sociologia Dell'educazione - Selwyn
Mentre per tecnologia troviamo una definizione base per cui essa è intesa come un
processo nel quale gli essere umani per soddisfare i propri bisogni e desideri,
modificano la natura. Infatti, in senso storico, questo concetto si riferisce all’uso di
strumenti per adattare e controllare l’ambiente umano.
La tecnologia si è sempre riferita ai processi e alle pratiche di comprendere, fare le
cose per sviluppare conoscenze.
Mackenzie e Wajcman suggeriscono tre modi di vedere la tecnologia:
1) attraverso gli oggetti fisici stessi; 2) attraverso le attività umane collegate agli
stessi; 3) attraverso l’essere umano e la sua conoscenza di queste attività;
Lievrouw e Livingstone invece descrivono il modo in cui si compone la
tecnologia:
1) artefatti e dispositivi; 2) attività e pratiche di fruizione (comprese quelle
culturali e relazionali); 3) il contesto (forme in cui si organizza com le
strutture culturali, sociali ed istituzionali);
I vantaggi delle tecnologie, in ogni caso, è quella di poter gestire in modo ordinato e
produttivo una grande mole di dati. Esse danno la possibilità di archiviare e
distribuire elettronicamente le informazioni digitali, attraverso la creazione di uno
spazio fisico.
Selwyn ritiene che per comprendere al meglio i dati digitali, occorre comprendere
quelli analogici ossia quelli che sono misurati come un valore che varia
continuamente (lancette orologio che muovendosi misurano il tempo).
CAPITOLO II
Nel secondo capitolo, Selwyn tratta del cambiamento subito nel mondo educativo
legato all’avvento delle tecnologie che viene presentato come inevitabile e propone
una serie di motivazioni legata appunto a questa sensazione di inevitabilità.
Successivamente dichiara che la vera sfida è quella di rivalutare la nostra idea di
scuola, insegnamento ed educazione in generale legato alle tecnologie.
Propone uno sguardo più attento, teso all’approfondimento e al punto di vista
sociologico.
Nel tempo si sono formulate delle ipotesi sull’istruzione e la tecnologia, una delle più
fuorvianti riguarda il determinismo tecnologico il quale presuppone che la
tecnologia determini il cambiamento sociale. La sua forma più estrema vede la
tecnologia come unico fattore di cambiamento sociale.
Questo lascia poco spazio di manovra, di azione sociale nell’implementazione e
nell’uso delle tecnologie, per cui gli insegnanti e altri soggetti coinvolti nell’istruzione
sono mezzi nelle condizioni di dover subire il cambiamento provando a farne il
miglior uso possibile.
III CAPITOLO
Parte dai film, dalle pellicole e dall’entusiasmo crescente che ebbe per inserire
un’istruzione visiva attraverso l’uso appunto di immagini a intervalli accompagnato
da testo narrativo.
Il cinema fu un mezzo potente che ebbe la capacità di dare vita all’apprendimento,
rappresentando la realtà in una nuova forma, quella visiva, dando vita e sentimento
all’oralità e alla scrittura.
L’insegnamento visivo si propose degli obiettivi: 1) impartire conoscenza dei fatti; 2)
insegnare abilità percettivo-motorie; 3) influenzare le motivazioni, atteggiamenti e
opinioni;
Alcuni sondaggi effettuati rilevarono la convinzione tra insegnanti ed educatori che
nelle scuole superiori si sarebbe potuto insegnare anche soltanto i film poichè
l’efficacia sarebbe stata la stessa. La realtà però fu ben diversa in quanto poi gli
insegnanti utilizzarono a malapena i film nelle lezioni.
Le ragioni di questo fallimento furono diverse: un pò la mancanza di capacità degli
insegnanti nell’uso dell’attrezzatura, il costo elevato della stessa (film, manutenzione
attrezzatura), la difficoltà nel trovare il materiale cinematografico adatto alla classe.
Per quanto riguarda, invece, la radio educativa, fece il suo primo esordio nel 1917,
negli Stati Uniti per poi pochi anni più tardi vennero rilasciate delle licenze per
trasmissioni educative per sostenere la creazione di stazioni educative radio per
trasmettere programmi educativi.
Un esempio lo ritroviamo nella RCA (educational hour), un programma musicale di
successo ma oltre esso più di sessanta università e college hanno offerto forme di
istruzione radiofonica ai loro studenti, istituendo anche dei distretti scolastici nei
quali svilupparono delle stazioni radio con programmi integrati alle lezioni
quotidiane.
Anche in questo caso ci fu molto entusiasmo, essendo che nella radio si individuò il
vantaggio di poter trasmettere contenuti educativi di alta qualità ad un numero
oneroso di classi a costi non elevati.
Ma alla fine degli anni 40 divenne chiaro che questo potenziale non si stava
realizzando, nello specifico nel mondo scolastico statunitense, in quanto l’uso da
parte degli insegnanti era sporadico.
Un sondaggio, proprio di quei anni, esaminò le motivazioni di questo poco uso nelle
scuole superiori statunitensi e i problemi rilevati erano di tipo logistico, tecnico ed
educativo: 1) in primis, la maggioranza non possedeva apparecchiature di ricezione
radio; 2) difficoltà nel combaciare le lezioni ordinare all’uso della radio; 3)
disinteresse da parte degli insegnanti, mancanza di informazioni o lavoro in classe
visto con maggiore importanza;
Poi ritroviamo la televisione educativa avviata nel 1952 che ricevette un cospicuo
finanziamento federale, accompagnato dal sostegno di organizzazioni commerciali
(in particolare finanziamento dalla Fondazione Ford).
Ciò portò ad una crescita esponenziale e alla creazione da parte di alcune università e
college di stazioni televisive educative.
Nella televisione, si intravedeva la possibilità di risorse didattiche uniche nel suo
genere, che offrisse una finestra sul mondo, mescolando elementi di divertimento e
apprendimento.
Come le precedenti tecnologie, anche questa durante gli anni ottanta subì il suo
declino riguardo l’impatto sull’istruzione (soprattutto paragonando al forte uso che si
faceva in casa).
Un sondaggio di quei anni condotto in Inghilterra mise in risalto le cause: 1) costo
apparecchiature; 2) mancanza di formazione degli insegnanti sull’uso; 3)
incompatibilità tra contenuti televisivi e scolastici; 4) qualità bassa contenuti tv;
Soprattutto riguardo i contenuti televisivi è come se fossero stati concepiti contro gli
insegnanti, essendo creati da figure non facenti parte del mondo educativo.
Tra gli anni settanta e ottanta ci fu un'enorme crescita di computer nelle scuole
statunitensi, anche grazie al supporto economico di aziende come Apple e IBM.
Martin e Norman, osservarono che attraverso il computer il processo di istruzione
è centrato sull’allievo e non sull’istruttore o la macchina, essendo che quest’ultima
adatta i ritmi digitali a quelli dello studente.
Per cui l’impatto tra anni sessanta e ottanta nell’introduzione dei computer fu
nettamente positiva anche se nonostante ciò, gli insegnanti fecero richiesta di un uso
migliore, in quanto era per loro molto difficili staccare soprattutto i bambini dalle
macchine per riportarli a lezione.
L’uso del computer quindi non venne fortemente sostenuto nel sistema scolastico,
diventando sempre più sporadico.
Selwyn alla fine di questa analisi storica mette in risalto che tutti e quattro esempi di
tecnologia evidenziano una forte tendenza a considerare queste tecnologie come una
soluzione alla ricerca di un problema, una soluzione tecnica ai problemi sociali che sono
molto più complessi di quelli tecnologici.
Nella storia della tecnologia educativa si può chiaramente tracciare un ciclo di eventi che si
è ripetuto in ogni ondata di una nuova tecnologia.
Il ciclo inizia su promesse basate sulla potenziale trasformazione che può apportare la nuova
tecnologia, accompagnata da prove scientifiche e ricerche che rendano credibile la tecnologia
stessa. Ma nonostante l’entusiasmo iniziale, gli educatori ne fanno un uso incoerente per
ragioni di tipo tecnico, professionale o personale.
Le motivazioni proposte sono varie come risorse, finanziamenti o comunque una generale
resistenza degli insegnanti nei confronti delle tecnologie, i quali una volta crollata una
tecnologia e introdotta un’altra, si ritrovano venduti a questo ciclo redditizio infinito.
La fase dell’implementazione come abbiamo visto è un processo incontrollabile e
imprevedibile in quanto è il risultato di azioni umane, aspettative, processi decisionali e
istituzioni.
L’approccio applicato è legato al contesto ossia contestualista che ha messo in risalto come
la natura di questi cambiamenti sia prettamente sociale oltre che tecnica.
IV CAPITOLO
Negli ultimi dieci anni, gli neuroscienziati hanno documentato dei possibili collegamenti tra
l’uso della tecnologia e le capacità dei giovani in senso di apprendimento ed elaborazione
delle informazioni.
Oggi infatti si ritiene che le tecnologie digitali come Internet stiano ristrutturando ed
estendendo le strutture mentali (capacità di apprendimento).
Secondo Selwyn quindi dobbiamo analizzare i modi in cui le tecnologie possono
effettivamente associarsi all'apprendimento e come possiamo dirlo.
Per farlo lui propone una rivisitazione delle teorie chiave dell’apprendimento sviluppate
all’inizio del 21esimo secolo.
Ci sono stati alcuni esperimenti a sostegno di queste teorie come gli esperimenti di
Pavlov e Watson basati su una serie di interazioni stimolo-risposta basate sulla
punizione. Nel tempo però l’idea che l’apprendimento sia radicato nelle reazioni alla
punizione è stata gradualmente superato dal modello di apprendimento attraverso il
condizionamento operante basato invece sul fatto che l’apprendimento era
collegato ad un meccanismo di ricompensa ad ogni risposta esatta.
Altri esperimenti citabili sono quelli di Skinner basati sul comportamento di una
serie di animali che ha dimostrato come alcuni comportamenti sono generali da un
processo di risposta-stimolo, feedback e di rinforzo.
La ricerca di Skinner sul condizionamento operante ha evidenziato l’importanza del
cambiamento del comportamento come il concatenamento comportamentale
attraverso una serie di esperimenti con animali che imparano a svolgere determinati
compiti al fine di procurarsi del cibo (ricompensa o non ricompensa in base al fatto se
la sequenza di azioni veniva correttamente interiorizzata o meno).
Le teorie cognitiviste però sono state criticate per aver incoraggiato con un
approccio troppo individualistico all’apprendimento e al sapere, perdendo di
vista la natura sociale dell’apprendimento umano.
● TEORIE SOCIO-CULTURALI
V CAPITOLO
Questo capitolo, proprio come gli altri, parte da un interrogativo di Selwyn che è “l’avvento
delle tecnologie renderanno più giusta l’educazione?”.
In primis bisogna stabilire cosa intendiamo per giuste ed eque, termini solitamenente
accostati alle diseguaglianze sociali e quindi all’inequa distribuzione di potere, prestiti e
risorse tra individui e gruppi sociali.
Partendo proprio dall’acquisizione di potere e risorse, la possibilità di accedere alla
conoscenza o a delle qualifiche sono fattori essenziali.
L’istruzione è un elemento importante per l’inclusione sociale che è un modo per misurare la
partecipazione alla società e di controllare il proprio avvenire di individui e gruppi.
L’educazione quindi è quindi il cuore di come è più o meno giusta la vita sociale per una
persona.
Grant ritiene che l’istruzione sia un processo che amplia le opportunità e le scelte di un
individuo soprattutto possibilità di maggiore impiego che sia gratificante.
L’istruzione è un processo che consente alle persone di far sentire la propria voce, per
costruire la propria fiducia e il senso delle capacità individuali.
L’istruzione possiamo quindi dire che sia uno strumento per combattere gli effetti della
privazione, dello svantaggio e della limitazione di opportunità data la presenta di
diseguaglianze tra paesi maggiormente sviluppati in cui il sistema educativo è più sviluppato
da quelli meno sviluppati.
Questa distanza ha portato ad alcuni accademici a ritenere che l’educazione sia un processo
molto ingiusto ed inequo. Anche e soprattutto per questo che le tecnologie digitali e le
loro qualità trasformazionali creano un forte entusiasmo, vengono viste come salvifiche, in
grado di superare queste problematiche.
In quanto le tecnologie digitali consentono agli individui più svantaggiati di usufruire di
benefici legati all’istruzione e all’educazione.
Negli anni 60-70-80 ci fu come abbiamo visto in precedenza una diffusa fiducia nel potere
che hanno le tecnologie di trasformare il sociale.
Lo sviluppo delle IT ha genera un senso di libertà e giustizia. Internet per come è
architettato da ampia possibilità di collaborazione attraverso la sua capacità connettiva.
Internet permette di espandere la proprietà intellettuale di ognuno e questo presupposto
parte dall’idea che ogni individuo possa acquisire un potere, un controllo da parte di utenti e
consumatori che può arrivare al controllo delle istituzioni.
La partecipazione tecnologia si dovrebbe dipersonalizzare ossia dovrebbe plasmarsi sulle
necessità e gli interessi dei suoi fruitori.
VI CAPITOLO
Alcuni accademici sostengono che la tecnologia digitale rappresenti una minaccia per
il ruolo degli insegnanti e per la sua natura.
Sia pedagogisti che tecnologi si sono serviti di tutte le teorie di cui abbiamo prima
parlato, per rendere centrale la figura del discente nel processo educativo a discapito
della figura del docente.
Keller addirittura descrive l’insegnante come un intrattenitore della classe data la
mancanza di pensiero critico e dibattito costruttivo.
E’ necessario quindi riformulare le aspettative intorno al ruolo dell’insegnante
seguendo delle linee che mantengano incluso l’uso delle tecnologie nell’istruzione.
Ad esempio, recentemente, si è pensato ad un inserimento di mediator esperti o di
assistenti tramite recupero delle informazioni anche se questo porta a pensare a
quanto poi diventi marginare il ruolo dell’insegnante.
Nelle migliori delle ipotesi l’insegnante è tenuto ad adotare un’impostazione di
facilitazione attiva con un alto grado di partecipazione e coinvolgimento
nell’assistenza.
Nel dibattito ritroviamo comunque due posizioni dicotomiche: una che esprime le aspettive
di miglioramento e l’altra che è più legata ai timori di vedere svalutata, se non addirittura
sostituita la figura dell’insegnante (cosa sostenuta da Skinner: insegnamento programmato
su base digitale induce a totale sostituzione dell’insegnante).
VII CAPITOLO
Nel settimo capitolo Selwyn si interroga sul rapporto tra scuola e tecnologie digitali e discute
di come queste ultime abbiano la capacità di sovvertire la natura delle cose.
Si interroga anche su come le istituzioni scolastiche rispondono e modificano la loro
struttura in base alle richieste tecnologiche. Si domanda anche se la figura istituzionale verrà
meno una volta scontratasi con le tecnologie.
Selwyn quindi cita nuove concezioni della scuola e delle tecnologie confrontando i vantaggi e
gli svantaggi.
Inizia distinguendo tre modalità con le quali la tecnologia digitale viene utilizzata in tutto il
mondo:
1) virtual schooling (riprodurre): per riprodurre strutture e processi scolastici;
2) reschooling (ricostruire): per ricostruire strutture e processi della scuola e
dell’istruzione
3) deshooling- desccolarizzazione (sostituire): per sostituire processi e strutture
scolastiche.
Ritroviamo come sempre una dicotomia di pensiero che vede alcuni osservare il fenomeno
della tecnologia come un modo migliore per fare istruzione, che non significa per forza
sostituire la scuola tradizionale in toto ma che possano convivere entrambe. Degli esempi
sono l’istruzione domestica, l’istruzione a distanza o sul posto di lavoro.
Questa visione nasce dalla convinzione che possa donare maggiore libertà individuale e che
gli studenti possano assumere maggiore controllo della gestione e l’accesso alla conoscenza
per se stessi.
Parallelamente, come già accennato, ci sono una serie di preoccupazioni sui fallimenti dei
sistemi scolastici formali a causa ad esempio della rigida organizzazione, gli accordi e le
relazioni sociali all’interno delle scuole.
Ma non soltanto, molti accademici, sono preoccupati per l’apparente incompatibilità tra
tecnologia digitale e il modello educativo di Ford, ed essendo che il mondo è cambiato e le
scuole rimangono ferme ai presupposti dell’era industriale, si percepisce una forte
disconnessione tra studenti e scuole.
Ivan Illich scrisse un libro sulla società dell’istruzione dove sfidò le strutture, i miti e i
rituali che sono alla base della società capitalistica e quindi anche delle istituzioni educative.
La sua tesi principale si basa sull’idea che gli studenti diventino troppo dipendenti dalle
istituzioni educative ed è come divenissero complici di un curriculum nascosto per il
quale c’è un perpetuarsi della società dei consumi mercificata basata su disuguaglianze tra
privilegiati sempre più privilegiati.
A causa di ciò gli individui sono meno incoraggiati all’impegno ed Ivich propose di passare
da un modello manipolativo ad uno conviviale per facilitare l’attività piuttosto che di
limitarsi ad organizzare la produzione.
Propose anche reti di apprendimento e di opportunità basate sulla comunità di individui,
risorse e strumenti a cui si può attingere per imparare attraverso il confronto di capacità ed
interessi.
VII CAPITOLO
Ciò che abbiamo analizzato sin ad ora ha posto in rilievo degli aspetti importanti:
1. per comprendere appieno le tecnologie educative occorre considerare molteplici
fattori che influiscono nel suo uso come il social milieu, caratteristiche
individuali e sociali dello studente (imperativi interni), le influenze di
potenze economiche, politiche e commerciali (imperativi esterni).
2. Un cambiamento tecnologico non garantisce un cambiamento positivo e associare
progresso e tecnologia come risoluzione dei problemi è ingannevole.
3. Le conseguenze date dall’introduzione di una tecnologia educativa non sono
prevedibili, per cui possiamo tener conto degli effetti collaterali.
4. Il ruolo delle istituzioni e degli insegnanti rimane un ruolo cruciale per
l’istruzione, pur essendo stato messo in discussione. Le tecnologie possono essere
ritenuti degli strumenti di integrazione.
C’è anche una prospettiva futurista, nata tra gli anni 60 e 70, composta da Alvin, Toffler
etc.,
i quali hanno prodotto studi dettagliati sugli artefatti tecnologici ed il loro sviluppo,
soffermandosi meno su quelli che potevano essere gli effetti e le pratiche che avrebbero
prodotto tali tecnologie.
Ci sono anche alcune teorie di questo approccio, le quali affermano che:
● Nei prossimi venti anni, il monopolio della scuola/università sarà sfidato;
● Ci sarà un apprendimento in rete che consentirà di formarsi per scopi sociali,
educativi e civici;
● Forse si dovrà cambiare l’attività dell’insegnamento da professione a tutoraggio e
lavoro in rete;
Queste supposizioni, più che predizioni, sono delle aspettative basate sulla credenza di uno
sviluppo di forme migliori di società.
Zepke suggerisce tre categorie concettuali per analizzare meglio le diverse teorie:
1) La scienza del probabile (basata su precedenti tendenze).
2) L’arte del possibile (basata sull'immaginazione creativa di futuristi alternativi).
3) La politica del preferibile (basata su valori, ipotesi, preferenze di specifici gruppi di
persone).
Selwyn infatti esorta a non cercare risposte definitive sulle prospettive futuristiche, al
contrario propone di analizzare con scetticismo e dubbio ogni proposta futuristica.
Ritiene che sia molto più costruttivo porre attenzione alla realtà dei nostri giorni e da anche
delle linee guida: utilizzare prospettiva soggetti coinvolti nel mondo educativo nel presente,
interrogarsi sugli effettivi cambiamenti, sviluppare senso critico scostandosi da concetti
come novità o cambiamento.
(E’ NECESSARIO ESSERE IMPLACABILMENTE REALISTICI E OCCASIONALMENTE
OTTIMISTI RIGUARDO IL RAPPORTO TRA ISTITUZIONE E TECNOLOGIA).
Selwyn infine ritiene che sia interesse di pochi il tema dell’educazione e che sia di interessi di
politici, scienziati e industriali.
E’ necessario che gli studenti e tutti i soggetti coinvolti possano far sentire la loro voce,
discutere per le loro richieste di cambiamento.