Primi
giorni
MITO-EPICA
6
Percorsi di
RIPASSO e RECUPERO
per chi incomincia la classe 2a
Poemi CLASSICI
MEDIOEVALI
Il mondo dei CAVALIERI
A
ED PER SCOPRIRE I POEMI EPICI MEDIEVALI
SCH
L’EPICA MEDIEVALE
Nel 476 d.C., con il crollo dell’Impero romano d’Occidente, iniziò un lungo periodo
storico, detto Medioevo, che convenzionalmente si fa durare sino al 1492, anno in cui
Cristoforo Colombo raggiunse il continente americano. I primi secoli del Medioevo
– cioè l’Alto Medioevo, dal 476 al 1000 – furono caratterizzati da tre eventi di fonda-
mentale importanza per l’Europa:
• le invasioni dei Germani nei territori dell’Impero romano, che provocarono di-
struzioni ma, nello stesso tempo, portarono alla formazione dei popoli dell’Euro-
pa moderna: i Francesi, gli Spagnoli, i Tedeschi…;
• la diffusione della religione cristiana, che influenzò profondamente la mentalità,
i comportamenti, le abitudini di vita di uomini e donne;
• l’avanzata araba in Occidente, a partire dall’VIII secolo, che contribuì al raffor-
zamento dell’identità cristiana degli Europei, in contrasto con i musulmani che
conquistarono la Spagna e la Sicilia.
214
I POEMI CAVALLERESCHI
DEL PERIODO MEDIEVALE
Gli autori dei poemi cavallereschi furono, spesso, anonimi: si trattava di cantori e
giullari, cioè artisti che si spostavano da una corte all’altra, o da una piazza cittadina
a un’altra, narrando storie i cui protagonisti erano cavalieri e dame, accompagnati da
uno strumento a corde: la viola. Il latino ormai era conosciuto solo dai dotti e dagli
ecclesiastici, pertanto i cantori utilizzavano i cosiddetti volgari, cioè le lingue parlate
nella vita quotidiana, che variavano da una zona all’altra dell’Europa. Per questo mo-
tivo, i poemi cavallereschi rappresentano “l’atto di nascita” di alcune letterature
europee: la letteratura francese, la letteratura tedesca e la letteratura spagnola.
Il testo più antico è il poema anglosassone BEOWULF (sec. VII-VIII): prende il nome
dal protagonista, l’eroe Beowulf che, grazie al suo coraggio, libera il regno di Dani-
marca da due mostri che ogni notte facevano strage di guerrieri.
I testi del periodo medievale possono essere suddivisi in base ai popoli di cui cantano
le gesta o al periodo storico in cui sono stati scritti. Si possono, dunque, raggruppare
in cicli, termine che, nel linguaggio letterario, indica un insieme di opere dai conte-
nuti diversi ma caratterizzate dalla presenza degli stessi personaggi.
Vi è poi il POEMA SPAGNOLO, composto tra il XII e il XIII secolo, che ha come prota-
gonista il Cid Campeador, un cavaliere impegnato nella lotta contro gli infedeli e nella
difesa del proprio onore, oltraggiato da cortigiani invidiosi.
215
BEOWULF
Questo poema prende il nome dal suo protagonista, l’eroico principe Beowulf (nome
che significa “predatore di miele”, “orso”) nipote del re dei Geati Hygelac, storica-
mente esistito, ed è ambientato nella regione detta ancor oggi Götaland, nella Svezia
meridionale. Il Beowulf è la più antica opera epica della letteratura anglosassone,
infatti fu composto probabilmente verso la metà dell’VIII secolo d.C., ed è giunto a noi
in una copia trascritta due secoli dopo da monaci amanuensi.
LA TRAMA
Il giovane guerriero Beowulf parte per andare a liberare il regno del danese Hrothgar
da un orco di palude che lo sta devastando. Affronta e sconfigge sia il mostro sia sua
madre. Molti anni dopo, quando è diventato un anziano re, Beowulf deve combattere
contro un drago che custodisce un tesoro, ma muoiono entrambi nella lotta e il tesoro
alla fine viene sepolto insieme con Beowulf.
I TEMI
Quest’opera continua ad affascinare i lettori di tutte le età perché la sua vicenda,
pur cosi lontana nel tempo, contiene grandi valori di sempre, come l’amicizia. Infatti
Beowulf, del popolo dei Geati, abitanti della Svezia meridionale, attraversa il Mare del
Nord per andare in soccorso di un popolo diverso dal suo. Lì incontra il guerriero da-
nese Unferth, che con il tempo diventerà suo amico sincero.
Nel mondo anglosassone il Beowulf è un’opera che si studia a scuola e che ha il valore
che nell’area mediterranea hanno l’Iliade e l’Odissea. Ha influenzato scrittori, registi
cinematografici, autori di fumetti.
Il Beowulf va ricordato per l’invenzione del drago, figura che nel corso dei secoli ha
affascinato scrittori e artisti; per Grendel, l’antagonista della storia, che è il caposti-
pite degli orchi mangia-uomini, e per i troll che popolano ancora oggi la letteratura
fantasy.
I personaggi e i luoghi
GEATI DANESI
(abitanti dell’odierna HROTHGAR, re dei Danesi
Svezia del sud) AESCHERE, compagno di battaglia di re Hrothgar
BEOWULF, guerriero e poi re BEOW, re dei Danesi, nonno di re Hrothgar
ECGTHEOW, padre di Beowulf HEOROT, la reggia di Hrothgar (il nome significa
“cervo”)
HYGELAC, re dei Geati, zio di
Beowulf, personaggio storico MOSTRI
WIGLAF, giovane cugino di GRENDEL , orco delle paludi • MADRE DI GREN-
Beowulf DEL • IL DRAGO
216
IL CICLO CAROLINGIO
E LA CHANSON DE ROLAND
Tra i più famosi poemi cavallereschi del Medioevo vi è la Canzone di Rolando, opera
composta di 290 lasse, strofe di varia ampiezza formate da versi decasillabi (di dieci
sillabe) legati tra loro da un’assonanza finale, cioè da una rima imperfetta creata dall’u-
guaglianza delle vocali nelle parole conclusive.
Non si hanno notizie certe sull’autore di questo poema, che viene identificato con un
certo Turoldo, abate e scrittore in lingua francese.
Il manoscritto più antico che riporta il testo della Chanson risale alla metà del XII
secolo, durante il periodo delle Crociate. L’argomento del poema, cioè le guerre di
Carlo Magno contro i Saraceni (VIII secolo), era dunque molto attuale per quell’epoca:
agli occhi dei cavalieri medievali, infatti, i paladini di Carlo Magno rappresentavano
modelli di eroismo e virtù cristiana a cui ispirarsi nella nuova lotta agli “infedeli”
condotta attraverso le Crociate in Terrasanta.
Il poema ebbe subito un enorme successo e una straordinaria diffusione, di cui sono
testimonianza le numerose versioni comparse in diverse zone d’Europa.
221
LA TRAMA
Carlo Magno in Spagna a terra restano migliaia di cadaveri, tra i
Carlo Magno, dopo sette anni di vittorio- quali quello dello stesso conte Rolando.
se guerre in Spagna contro i Mori (o Sara-
ceni: così venivano chiamati gli Arabi), non La sconfitta dei Saraceni
è ancora riuscito a piegare la resistenza Un intervento divino ferma allora il sole
di Marsilio, re di Saragozza. Stanco della per consentire ai Franchi di raggiungere
lunga guerra, Marsilio finge di arrendersi i Saraceni e sconfiggerli.
e di convertirsi al cristianesimo. Carlo Ma-
gno convoca allora i suoi paladini. La morte di Alda
Dopo la vittoria, Carlo Magno entra in
Si riuniscono i paladini Saragozza. Qui vengono battezzati quel-
Rolando si mostra determinato a con- li che si convertono e uccisi gli altri. Car-
tinuare in ogni caso la guerra, mentre lo torna nella sua reggia, ad Aquisgrana:
molti altri si dichiarano favorevoli alla qui Alda, la giovane fidanzata di Rolan-
cessazione delle ostilità. Sorge però un do, muore di dolore, quando scopre la
problema: chi dovrà essere inviato a Sa- fine dell’amato.
ragozza per trattare con re Marsilio?
La punizione di Gano
Il tradimento di Gano Nel frattempo Gano, traditore smasche-
Rolando propone di inviare il proprio rato, viene processato, condannato e or-
patrigno Gano, che è anche cognato di ribilmente giustiziato.
Carlo Magno. Gano parte per la missio-
ne pieno di rancore verso Rolando che, Una nuova impresa
secondo lui, lo ha volutamente coinvolto Re Carlo, stanco e segnato dalle ulti-
in un’impresa altamente pericolosa; giu- me battaglie, si riposa nella pace della
ra di vendicarsi e, giunto a Saragozza, si sua reggia. Si è appena addormentato,
accorda con Marsilio per tradire i Fran- quando gli appare un angelo inviato da
chi: il re saraceno fingerà la resa, poi, al Dio che gli affida una nuova impresa in
momento opportuno, attaccherà la re- difesa del mondo cristiano.
troguardia cristiana sulla via del ritorno.
L’imboscata
Nella gola di Roncisvalle, sui Pirenei, la
retroguardia, di cui fanno parte Rolan-
do e i più valorosi paladini, è attaccata
dalle superiori forze nemiche. I guerrieri
cristiani compiono atti di grande valore,
ma troppo tardi Rolando decide di usa-
re il suo possente corno Olifante per
richiamare l’esercito dei Franchi: infatti,
quando Carlo Magno giunge sul posto,
222
I PROTAGONISTI
ROLANDO: è il più valoroso dei paladini di Carlo Magno. Per le sue imprese, l’impe-
ratore gli ha donato la marca di Bretagna e lo ha voluto tra i dodici pari, i suoi migliori
amici, consiglieri del re e difensori della cristianità.
CARLO MAGNO: all’epoca dei fatti narrati aveva solo trentasei anni e non era ancora
imperatore del Sacro Romano Impero. Nella vicenda, però, è già considerato tale e
presentato come un anziano regnante saggio e autorevole.
GANO: paladino di Carlo Magno e patrigno di Rolando. Per vendicarsi del figliastro,
tradisce il proprio sovrano svelando ai Saraceni il modo per cogliere di sorpresa la re-
troguardia franca di ritorno dalla Spagna. Rolando viene sconfitto e ucciso, ma Gano
avrà una punizione orribile per il suo tradimento: sarà squartato vivo e i suoi resti bru-
ciati e sparsi al vento.
OLIVIERI: altro paladino di Carlo Magno e compagno fedele di Rolando.
I TEMI PRINCIPALI
• Il senso dell’onore: Gano si sente ferito nell’or-
goglio da parte di Rolando e trama la vendet-
ta; Rolando non vuole suonare l’Olifante per-
ché vuole dimostrare il suo eroismo e valore in
battaglia; poi, ferito a morte, cerca di rompere
la sua spada (Durindarda) per non farla cadere
nelle mani degli infedeli; Marsilio si suicida per
non cadere nelle mani di Carlo.
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CARLO MAGNO,
TRA STORIA E MITO
UN UOMO DI ECCEZIONALE STATURA, IN TUTTI I SENSI
L’immagine più diffusa di Carlo Magno lo
presenta come un uomo eccezionale. In
effetti lo fu per molti aspetti.
Il suo stesso aspetto fisico era straordi-
nario per l’epoca in cui visse. Secondo
Eginardo, il monaco che scrisse la bio-
grafia dell’imperatore franco, egli era
alto «sette volte più del suo piede», cioè
circa un metro e novanta. Questa notizia
è confermata anche dagli scavi archeolo-
gici: quando, nel 1861, la tomba di Carlo
fu aperta e il suo scheletro venne misu-
rato, si vide che era lungo appunto 192
centimetri. Per un uomo del IX secolo era
una misura davvero eccezionale, perché
a quei tempi la statura media era molto
inferiore alla nostra.
Questa è la descrizione di Carlo Magno
scritta da Eginardo, che visse a lungo alla
corte dell’imperatore.
«La testa rotonda, gli occhi molto grandi e vivaci, il naso appena più grosso
del normale, bei capelli bianchi, viso piacevole e vivace, che gli conferiva
un aspetto autorevole e dignitoso. Sebbene il suo collo potesse sembrare
grosso e troppo corto, e il suo ventre alquanto prominente, tuttavia non
si notavano per la proporzione di tutte le altre membra. La voce era stri-
dula e perciò non del tutto adatta al suo aspetto fisico. […]
Carlo indossava quasi sempre il costume nazionale dei Franchi. A
contatto del corpo portava una camicia di lino; al di sopra una tunica
orlata di seta e calzoni; poi avvolgeva le gambe con fascette e i piedi
con calzari; d’inverno proteggeva le spalle e il petto con un farsetto
[un giubbotto] di pelle di lontra o di topo; indossava un mantello
azzurro e cingeva una corta spada, con l’impugnatura d’oro e
d’argento. In occasione di particolari feste si serviva anche di
una spada ornata di gemme».
(Eginardo, Vita di Carlo Magno)
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226
L’imperatore è qui rappresentato come un uomo anziano, dalla lunga barba bianca. E,
in effetti, Carlo diventò molto vecchio per i suoi tempi. Morì nell’814, mentre non co-
nosciamo con esattezza la sua data di nascita, che comunque si colloca intorno al 742.
Raggiunse dunque i settant’anni: quasi un record, in un’epoca in cui la vita media di un
uomo non superava i quarant’anni!
227
239
I PERSONAGGI
La figura del protagonista
Il protagonista per eccellenza del ciclo
bretone è il cavaliere errante che, gi-
rando il mondo in cerca di avventure, ma
anche in difesa delle donne e dei debo-
li, trova la sua piena realizzazione: in lui,
ai raffinati ideali di corte, al coraggio e
al desiderio di gloria, si devo-
no unire le virtù cristiane.
La figura femminile
Mentre nella Chanson de Roland compare una sola volta e in modo
sfocato una figura femminile (Alda, la fidanzata di Rolando), nei
vari poemi del ciclo bretone troviamo personaggi come Ginevra e
Isotta, che hanno un ruolo importante nella narrazione.
I VALORI CAVALLERESCHI…
Nel ciclo bretone ritroviamo ancora i valori presenti nella Chan-
son de Roland, come la lealtà verso il sovrano, l’eroismo nella
difesa della patria, la fede in Dio.
Su di essi si innestano tuttavia tematiche nuove, come l’amore ca-
valleresco per la propria donna e il gusto dell’avventura.
… E LA MAGIA
Altro elemento di novità è la componente fantastica. L’eroe passa in modo impreve-
dibile da un’avventura all’altra, in un’atmosfera magica, dominata da incantesimi e
filtri, in cui foreste, castelli, fontane, fanciulle e cavalieri improvvisamente appaiono e,
altrettanto istantaneamente, scompaiono.
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La storia di re Artù
Artù, figlio segreto del re Pendragon, affidato al mago Merlino e da questi al nobile
cavaliere Ector, cresce come un ragazzo qualunque sino a quando, ormai giovinetto,
estrae in modo prodigioso la spada Excalibur dalla roccia in cui era conficcata. L’im-
presa, che era stata tentata inutilmente dai più famosi nobili di Britannia, unitamente
alla scoperta della sua vera origine, lo consacra re del suo popolo, assicurandogli la
fedeltà dei più forti cavalieri.
Hai ascoltato il testo La spada nella roccia a pagina 212? Se non lo hai ancora
fatto, ascoltalo, è uno dei momenti più celebri del ciclo bretone. Di questa scena
esistono anche versioni cinematografiche famose: eccone due esempi.
AL CINEMA
Il mago Merlino
Durante il suo regno, Artù fu
sostenuto e consigliato dal
mago Merlino. Anche Merlino
è una figura leggendaria che
ebbe grandissimo successo nel
Medioevo e fu protagonista di
alcuni romanzi. Secondo uno di
questi, egli era figlio di una fan-
ciulla e del diavolo. Possedeva
il dono della profezia e la sua
magia gli permetteva di com-
piere prodigi, come scatenare
uragani, creare la nebbia e tra-
sformare la fisionomia delle persone. Egli mise la magia al servizio di una buona causa,
quella del ritorno della pace e della prosperità in Inghilterra.
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Le avventure di Lancillotto
Lancillotto è l’eroe che impersona l’ideale del perfetto cavaliere, valente nelle armi e
innamorato, senza alcuna speranza, della regina Ginevra, moglie di re Artù. In seguito
alla morte del re, Ginevra si ritira in un convento e Lancillotto, dopo aver vendicato il
suo sovrano, diventa eremita.
La storia di Perceval
Perceval è un giovane ingenuo e ignaro del mondo, che la madre vuole tenere lon-
tano dall’ambiente della cavalleria, al cui servizio hanno perso la vita il marito e altri
due figli. Ma Perceval, affascinato da alcuni cavalieri che incontra, decide di partire in
cerca di avventure.
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Balestra
La balestra era un’arma per scagliare le frecce. A differenza dell’arco, aveva un’impugnatura
con una scanalatura dove veniva sistemata la freccia da lanciare. Era un’arma maneggevole
micidiale, capace di scagliare una freccia a 250 metri, riuscendo perfino a perforare le corazze.
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TORNEI E GIOSTRE
I tornei divennero molto popolari nel corso del
Medioevo. I cavalieri vi partecipavano armati di
tutto punto e accompagnati dai loro scudieri.
Si dividevano in due squadre che gareggiava-
no per conquistarsi la vittoria con il relativo pre-
mio, in denaro, armi e cavalli. I tornei servivano
per tenere in allenamento i cavalieri. Si svolge-
vano vicino alle città e attiravano molto pubbli-
co. Il torneo consisteva in uno scontro armato
tra due squadre di cavalieri, nel quale ciascuno
cercava di colpire gli avversari per conquistare uno spazio racchiuso in un recinto.
Insieme con i tornei si svolgevano le giostre: due cavalieri si fronteggiavano corazzati
e armati di lance e spade, per buttarsi giù da cavallo. Anche se si combatteva con armi
spuntate, non mancavano morti e feriti. Una volta in Francia il vincitore di una giostra
dovette correre dal fabbro per farsi liberare con pinze e tenaglie la testa, rimasta im-
prigionata nell’elmo tutto ammaccato!
250
IL CICLO GERMANICO:
IL CANTO DEI NIBELUNGHI
Intorno al 1200 fu composta, in Germania o in Austria, un’opera in versi che recupe-
rava le leggende dei popoli germanici. L’opera è scritta in tedesco medievale e com-
prende circa 9000 versi ritmati e raccolti in 2379 strofe di quattro versi ciascuna.
LA LEGGENDA
Nei miti nordici si parla dei Nibelun-
ghi o “figli della nebbia”: si immagi-
nava che essi fossero nani laboriosi
e che nelle tenebre del sottosuolo
scavassero metalli e pietre preziose,
accumulando un imponente tesoro.
Un terribile drago custodiva queste
ricchezze, vomitando fuoco contro
chiunque osasse avvicinarsi… Da
queste leggendarie premesse nasce
un poema che, preso il titolo e l’avvio
dal nome dei Nibelunghi, narra le av-
venture e la morte dell’eroe Sigfrido
e la tremenda strage con cui la sposa
Crimilde ne vendica l’uccisione.
Germani
Reno Elba
Nomadi delle steppe
Gallia Belgica
Rezia
Burgundi
Norico
Illiria
Po
Gallia Danubio
Mar Mediterraneo
257
IL POEMA E LA STORIA
Il poema, di cui non conosciamo l’autore, è intitolato Canto dei Nibelunghi e
può essere diviso in due parti.
Nella prima parte si narrano le imprese del principe Sig-
frido, il suo amore per Crimilde principessa dei Burgundi,
il matrimonio con lei e infine la morte dell’eroe a opera
del traditore Hagen (si legge “Haghen”) e di Brunil-
de, sposa di un fratello di Crimilde.
Nella seconda parte Crimilde, dopo aver sposato
Attila, re degli Unni, si prepara alla vendetta. Invi-
tati i fratelli e il loro seguito alla corte del marito,
li fa sterminare durante un banchetto.
La seconda parte del poema è costruita intorno
a un nucleo di verità storica: infatti verso il 436 i
Burgundi, un popolo germanico stanziato lungo il Reno, subirono
violenti attacchi da parte degli Unni, che ne fecero strage; i superstiti si trasferirono
in Gallia.
I TEMI
In quest’opera si affrontano temi simili a quelli
dei romanzi cavallereschi, in primo luogo l’a-
more e le imprese eroiche; molto spazio è ri-
servato inoltre alla descrizione della lussuosa
vita nelle corti. Poiché tuttavia il poema si rifà
alla tradizione epica degli antichi popoli germani-
ci, vi si ritrovano molti dei valori pagani propri di
quelle genti: vi hanno perciò grande importanza
sentimenti come l’odio e il desiderio di vendetta.
LA TRAMA
Sigfrido e Crimilde
La prima parte dell’opera è ambientata principalmente nella città
di Worms, sul Reno, capitale del regno dei Burgundi. Il poema si
apre con la presentazione di Crimilde, sorella di Gunther, re di quel
popolo. La fama della sua straordinaria bellezza spinge il principe
Sigfrido, figlio di un re della regione del basso Reno, a recarsi alla
corte burgunda. Sigfrido è già stato protagonista di imprese eroi-
che: ha conquistato un tesoro immenso che apparteneva al popolo
dei Nibelunghi, ha sottratto al nano Alberico un cappuccio magico
che rende invisibile chi lo indossa e ne moltiplica le forze, e ha ucciso
un drago il cui sangue lo ha reso invulnerabile.
258
La conquista di Brunilde
Tra Sigfrido e Crimilde nasce l’amore e quando Gunther chie-
de l’aiuto dell’eroe per conquistare Brunilde, regina d’Islanda,
Sigfrido accetta a condizione che il re burgundo gli conceda la
mano della sorella. Grazie al cappuccio fatato di Alberico, Sig-
frido, divenuto invisibile, aiuta Gunther a superare le prove alle
quali Brunilde sottopone coloro che aspirano alla sua mano.
Doppie nozze
Si celebrano così due matrimoni: tra Crimilde e Sigfrido, tra
Brunilde e Gunther. Ma nella prima notte di nozze Brunilde re-
spinge il marito e gli lega insieme mani e piedi, appendendolo
a una parete e lasciandolo in quella condizione fino al mattino.
Ricorrendo di nuovo all’aiuto di Sigfrido, Gunther riesce a pie-
gare l’ostilità della sposa.
La morte di Sigfrido
Sigfrido torna nella sua terra con Crimilde. Alcuni anni più tardi
essi sono invitati a una festa di corte nel regno dei Burgundi.
Fra le due regine, divise da sentimenti di superbia e di rivali-
tà, nasce una lite, nel corso della quale Crimilde afferma che
Sigfrido godette per primo dell’amore di Brunilde. Dell’odio e
della collera di quest’ultima approfitta il vassallo Hagen, che
convince Gunther a eliminare Sigfrido per vendicare l’offesa e
per impadronirsi del suo regno. Sigfrido è ucciso a tradimento,
durante una caccia, dallo stesso Hagen, venuto a conoscenza
dell’unico punto vulnerabile del suo corpo.
La vendetta di Crimilde
La sete di vendetta di Crimilde è implacabile. Quando Atti-
la, re degli Unni, la chiede in moglie, accetta di sposarlo, per
avere dalla propria parte il potente esercito di quel popolo e
servirsene contro i Burgundi.
Dopo alcuni anni Crimilde invita al castello di Attila i propri
parenti e tutta la corte dei Burgundi, compreso Hagen; questi,
sospettando un inganno, si fanno accompagnare dai più valo-
rosi guerrieri burgundi.
La strage finale
Durante un banchetto si scatena la battaglia, che sfocia in una
strage: i Burgundi vengono sterminati. Sopravvivono soltanto
Gunther e Hagen, che sono fatti prigionieri. Crimilde fa deca-
pitare il fratello e chiede a Hagen di rivelarle il luogo in cui ha
nascosto il tesoro dei Nibelunghi. Al rifiuto di Hagen, gli mozza
il capo con la spada che era stata di Sigfrido, ma è a sua volta
uccisa da un alleato degli Unni.
259
IL POEMA SPAGNOLO:
IL CANTARE DEL CID
Il poema epico spagnolo, Il Cantar de mio Cid, è un racconto di circa 4000 versi scritto
nella lingua castigliana del secolo XII. Narra la vicenda eroica e gloriosa del cavaliere
Rodrigo Diaz, detto El Cid Campeador, “condottiero illustre”.
L’autore del poema è ignoto: l’opera è il risultato di una tradizione orale viva e attenta,
concentrata sulle gesta di un uomo famoso per il valore delle armi e del suo cuore.
LA TRAMA
Il poema è diviso in tre parti o cantari.
• Nella prima parte, Il cantar dell’esilio, vengono narrate le dolorose peregrinazio-
ni del Cid per ottenere il perdono del re Alfonso VI.
• Nella seconda parte, Il cantar delle nozze, è narrata la lotta dell’eroe contro i
Mori, l’assedio di Valenza e la successiva vittoria.
• Nell’ultimo cantare, detto Il cantar dell’oltraggio, sono narrate le trame e gli
inganni di nobili spagnoli, molto vicini al re, a danno delle figlie del Campeador.
Il nobile Rodrigo chiede e ottiene giustizia convocando le Cortes, il Parlamento
spagnolo, dove viene ascoltato: i traditori sono puniti e finalmente, attraverso
matrimoni regali, Il Cid si imparenta con i re di Spagna.
265
raccontano
I POEMI EPICI
MEDIEVALI
TEMI LINGUAGGIO
• amicizia e condanna del tradimento ricco di
ma anche odio e desiderio • similitudini che descrivono
di vendetta i comportamenti dei personagg
• il senso dell’onore e del sacrificio con suggestivi confronti
268
Dopo aver superato altre prove, si giunge al doppio matrimonio tra Crimilde e Sigfrido e Brunilde e Gunther,
ma il tarlo della gelosia rode Brunilde, che ammira il valore dell’eroe e vorrebbe averlo per sé.
Alcuni anni dopo, Crimilde e Sigfrido sono invitati a una festa di corte nel regno dei Burgundi,
durante la quale Crimilde svela a Brunilde che Sigfrido non è in realtà un vassallo di Gunther,
e che solo con il suo aiuto quest’ultimo è riuscito a conquistarla. Si scatena così l’odio della regina Brunilde.
Ed eccoci giunti al momento della vendetta, dopo lo scontro fra le due regine.
Brunilde trama la sua terribile vendetta con l’aiuto di un complice.
269
6. a bella posta: Con grande apparato di cani e cavalli partirono i cacciatori, e tra
apposta, di proposito. tutti emergeva per bellezza e prestanza Sigfrido. Si recarono in un’i-
7. rampognare: 30 sola in mezzo al Reno, dove ebbe luogo la battuta. Molta selvaggina fu
rimproverare
aspramente. uccisa. Sigfrido catturò anche un orso e lo portò vivo al campo, dove
i cuochi stavano arrostendo sugli spiedi le carni della selvaggina: e
qui l’orso fece fuggire i cuochi, rovesciò paioli e calpestò i fuochi tra
le risate dei cacciatori.
35 Poi, quando le vivande furono pronte, i cacciatori banchettarono.
Ma Hagen, a bella posta6, non aveva fatto portare il vino: disse che
l’aveva dimenticato. Ma disse anche che c’era una limpida fonte
non molto lontano, e lì avrebbero potuto dissetarsi. Propose anzi di
andarci correndo a gara, poiché aveva sentito dire che nessuno poteva
40 battere Sigfrido in velocità.
Sigfrido, ignaro del tranello che gli si tesseva intorno, accettò la sfida,
e diede ai suoi rivali anche il vantaggio di partire per primi. Ma egli
era veramente più veloce di tutti, e li sorpassò e giunse alla fonte prima
di loro. Avrebbe potuto dissetare subito la sua sete, e in tal modo forse
45 avrebbe salvato la vita. Ma per la sua grande cortesia volle attendere
che giungesse il re ospite e bevesse per primo. Solo dopo che Gunther si
fu dissetato, posò a un tronco la sua lancia e si chinò sulla fonte a bere.
Hagen, che si teneva pronto, afferrò la lancia di Sigfrido e si avvicinò
al principe curvo sull’acqua e mirò alla croce d’oro sul suo dorso. Lì
50 inferse il colpo, con tanta forza che la punta della lancia attraversò
tutto il corpo dell’eroe e uscì dal petto. Sigfrido si alzò, benché ferito
a morte, e cercava un’arma da scagliare contro l’uccisore che fuggiva
veloce. Ma Hagen aveva portato via tutte le sue armi. Trovò solo lo
scudo e glielo scagliò nella schiena con tanta forza che lo gettò a terra
55 e molte pietre preziose si staccarono, nell’urto, dallo scudo.
Ma la morte era ormai sopra di lui. Cadde tra i fiori lo sposo di
Crimilde, e cominciò a rampognare7 quelli che lo avevano ucciso a
tradimento. Disse:
– Così male avete compensato l’aiuto che sempre vi ho dato, così
60 ricambiate la mia lealtà.
E pensava a tutto quello che aveva fatto per i re burgundi, e per
Gunther in particolare.
Accorsero tutti quelli che erano presenti alla caccia, e tutti lamenta-
vano la grande sciagura. Allora Hagen, ritto accanto al morente, disse:
65 – Non c’è motivo di piangere. Sia lode a me che ho posto fine al
suo potere. Ora nessuno può reggere il confronto con i re burgundi!
L’eroe morente ebbe ancora parole di dolore per la sposa che restava
abbandonata e per il figlio fanciullo; poi raccomandò Crimilde ai suoi
fratelli e morì.
270
8. le esequie: 70 Ma la vendetta contro l’eroe innocente non finiva lì. Dopo che i
i riti funebri. re e il loro seguito furono tornati a corte, di notte, in gran silenzio,
9. Crimilde… bara: Hagen fece deporre il corpo di Sigfrido davanti alla porta della stanza
secondo le convinzioni
del tempo, chi aveva di Crimilde, in modo che lei stessa lo ritrovasse, la mattina, quando
assassinato qualcuno
non poteva avvicinarsi sarebbe uscita per recarsi alla messa, come faceva tutte le mattine. Fu
alla sua bara senza 75 invece un cameriere a scorgere il cadavere, mentre portava un lume
che le ferite dell’ucciso
riprendessero acceso alla regina: vide un guerriero morto, coperto di sangue, ma
a sanguinare. non capì chi fosse. Entrò dalla regina per impedirle di vederlo. Ma
quando Crimilde udì che un guerriero morto giaceva davanti alla sua
soglia, capì che doveva essere Sigfrido. Ripensò all’offesa che aveva
80 arrecata a Brunilde, alla domanda di Hagen che aveva detto di volerlo
proteggere, e disse:
– È Sigfrido, il mio carissimo sposo. Brunilde l’ha voluto e Hagen
l’ha ucciso!
E cadde svenuta per il dolore. Quando rinvenne, si fece condurre
85 dove stava il guerriero morto. Gli sollevò tra le braccia il capo
sanguinoso, e pianse su di lui lacrime di sangue.
Furono preparate le esequie8. I fabbri costruirono per lui una
bara d’oro e d’argento. Poi la regina Crimilde lo fece portare nella
cattedrale, dove tutti, principi e popolo, andarono a piangerlo. Giunse
90 anche Gunther con i suoi fratelli, ma Crimilde disse:
– Non ha motivo di piangerlo chi l’ha ucciso.
Ma i principi si dichiararono innocenti: sostenevano che era stato
ucciso dai briganti nella foresta.
Allora Crimilde chiese una prova dell’innocenza: chiese che Hagen
95 si avvicinasse alla bara9. Hagen si avvicinò, e la ferita cominciò a
sanguinare come se fosse stata inferta proprio allora.
E tutti videro che Hagen era l’uccisore di Sigfrido.
(Tratto da: Laura Mancinelli, I Nibelunghi, Emme Edizioni)
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6. Che cosa sono gli “oscuri presentimenti” (r. 24) di Crimilde? Completa.
Crimilde ha tristi presagi: teme infatti ....................................................................................................................
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....... 1
a. Gunther
b. Brunilde
c. Ghiselher
d. Ghernot
e. Crimilde 5
.......
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8. Il piano ideato da Hagen per far cadere Sigfrido nel tranello comprende diverse fasi, che
ti elenchiamo. Numerale in ordine di successione.
Dice che possono dissetarsi alla fonte
Hagen lo ferisce a morte
Dimentica di proposito il vino
Posa la sua lancia per chinarsi a bere
Propone una gara di corsa
Sigfrido giunge per primo alla fonte ....... 6
11. Nella sua malvagità, Hagen fa deporre il corpo di Sigfrido davanti alla porta della camera
di Crimilde. Per quale motivo?
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....... 1
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....... 2
14. In base a quanto hai letto, attribuisci ciascuna delle caratteristiche elencate all’uno o all’al-
tro personaggio.
SIGFRIDO HAGEN
a. fiducia
b. vigliaccheria
c. malvagità
d. lealtà
e. odio
f. nobiltà d’animo ....... 6
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15. A riprova di quanto Sigfrido sia privo di sospetti, tranquillo e spensierato, nel testo è
riportato un episodio che suscita le risate dei cacciatori, a conclusione della battuta. Di
quale episodio si tratta?
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....... 2
16. Una virtù tipica del cavaliere medievale (che caratterizza sia gli eroi del ciclo carolingio sia
quelli del ciclo bretone e germanico) è la “cortesia”.
a. Ritrova nel testo il punto in cui si fa esplicito riferimento a questa virtù di Sigfrido. Quale
comportamento la manifesta? Rispondi con le parole del testo.
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b. Già poco prima, in realtà, Sigfrido aveva dato prova di grande cortesia. Perché?
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....... 3
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