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Analisi 0

di Andrea Centomo
Email: andrea.centomo@unipd.it

19 settembre 2020

Le recenti modiche dei curricula della Scuola di Ingegneria prevedono il supe-


ramento degli esami di Geometria, Analisi 1 e Fondamenti di Analisi 2 al primo
anno di corso. Questa scelta di concentrare lo studio della matematica in modo
intensivo al primo anno di corso impone allo studente di iniziare, per così dire,
con il piede giusto, avendo familiarità con il linguaggio specico della disciplina e
con le idee chiare su alcuni aspetti fondamentali che possono essere riassunti nei
seguenti nuclei:
1. insiemi e teoria dei numeri elementare;
2. funzioni elementari dell'analisi e loro proprietà;
3. geometria analitica del piano (rette e sezioni coniche);
4. equazioni e disequazioni nel campo reale.
Il Dipartimento di Matematica T. Levi-Civita dell'Università di Padova ha reso
disponibile da tempo un Precorso di Calcolo (a cura dei prof. C. Mariconda e
prof. A. Tonolo) molto articolato rivolto a tutte le matricole che intendono prose-
guire gli studi in ambito scientico.

Il Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali ha deciso di rendere


disponibile un precorso di 15 ore accademiche più mirato per le matricole della
Scuola di Ingegneria e curato dal prof. A. Centomo, in modo da raorzare il più
possibile la loro formazione di base.

Entrambi i precorsi, pur trovando diversi punti di intersezione, si concentrano su


degli aspetti particolari della formazione e si invitano le matricole, soprattutto
quelle che si sentono meno preparate, a frequentarli entrambi, magari anche solo
nelle sezioni che possono risultare di maggiore interesse.

1
2 Sezione 1

1 Insiemi
La nozione di insieme si assume come primitiva. Di solito indicheremo gli insiemi
con le lettere maiuscole dell'alfabeto A; B::: mentre con le lettere minuscole a; b:::
indicheremo gli elementi di un insieme. Ad esempio, l'insieme
A = fa; b; cg
è l'insieme che contiene le prime tre lettere dell'alfabeto.

Per indicare che l'elemento a appartiene all'insieme A scriveremo


a2A
mentre per indicare che d non appartiene ad A scriveremo
d2
/ A:
Quando si vuole indicare un insieme specicando i suoi elementi abbiamo visto
che questi vengono indicati tra parentesi grae. Ad esempio, scriviamo
A = fu; v g
per indicare che l'insieme A ha come elementi u e v.

Nel caso di insiemi inniti oppure con un numero grande di elementi, non
potendo elencarli tutti si hanno due possibilità: o si ricorre a qualche escamotage,
così per indicare l'insieme dei numeri naturali si può scrivere
N = f0; 1; 2; :::g
immaginando che chi legge comprenda il signicato dei puntini di sospensione,
oppure, più spesso, si ricorrere ad una proprietà caratteristica. Ad esempio, per
indicare l'insieme dei numeri naturali dispari possiamo scrivere
D = fn 2 N: n = 2k + 1; k 2 Ng = f1; 3; 5:::g:
Diremo che due insiemi A e B sono uguali se e solo se contengono gli stessi ele-
menti e scriveremo A = B.

Diremo invece che A è un sottoinsieme di B oppure che B è contenuto in A se


ogni elemento di B è anche elemento di A e scriveremo
B  A:

Nota 1. Se B  A non è escluso che B = A.

Se B  A ma A = / B allora scriveremo B  A e in questo caso diremo che B è


strettamente contenuto in A oppure che B è un sottoinsieme proprio di A. Per
comodità consideriamo nel novero degli insiemi anche un insieme privo di ele-
menti, l'insieme vuoto, che si indica con il simbolo ;.
Funzioni 3

Nel seguito avremo a che fare spesso con unioni, intersezioni, dierenze e comple-
mentazioni di insiemi:
 l'unione di due insiemi A e B è un insieme indicato con A [ B costituito
da tutti quegli elementi che appartengono ad almeno uno dei due insiemi;
 l'intersezione di due insiemi A e B è un insieme indicato con A \ B costi-
tuito dagli elementi che appartengono sia ad A che a B;
 la dierenza di B da A è un insieme indicato con AnB, costituito dagli
elementi di A che non appartengono a B;
 se gli insiemi di cui si tratta sono tutti sottoinsiemi di un determinato
insieme U , detto insieme ambiente, e se indichiamo con P(U ) l'insieme che
ha come elementi i sottoinsiemi di U (insieme delle parti di U ), allora dato
A 2 P(U ) si chiama complementare di A in U l'insieme Ac = U nA. Ad
esempio, l'insieme dei numeri naturali pari è il complementare dell'insieme
dei numeri dispari in N.
Alcuni semplici esempi chiariranno il senso delle denizioni precedenti. Suppo-
niamo che
A = fa; e; i; o; ug
sia l'insieme delle vocali e che
B = fc; a; n; eg
sia l'insieme delle lettere della parola cane, allora avremo
A [ B = fa; e; i; o; u; c; ng
A \ B = fa; eg
AnB = fi; o; ug:
Nel caso in cui A \ B = ; diremo che A e B sono insiemi disgiunti.

Introduciamo inne l'importantissimo concetto di prodotto cartesiano insiemi:


dati due insiemi A e B (non necessariamenti diversi tra loro) si indica con A  B
l'insieme costituito da tutte le coppie ordinate del tipo (a; b) tali che a 2 A e b 2
B. In alcuni casi invece di A  A, se serve, scriveremo A2.

Nota 2. Se A o B sono vuoti allora anche A  B è vuoto.

2 Funzioni
Denizione 3. Siano A e B due insiemi non vuoti. Una funzione f di A in B
è una qualsiasi legge che ad ogni elemento di A associa uno e un solo elemento di
B. Si scrive
f: A! B a 7! f (a)
4 Sezione 2

oppure
b = f (a) a 2 A:
L'insieme A si chiama dominio, l'insieme B codominio e l'elemento f (a) 2 B
prende il nome di immagine di a tramite f. L'insieme di tutte le immagini, che
indichiamo con il simbolo f (A), prende il nome di immagine di A tramite f.

Ad esempio, se
A = fa; e; i; o; ug
e
B = fc; a; n; eg
una funzione di A in B potrebbe essere questa
a 7! f(a) = a e 7! f (e) = e i 7! f (i) = c o 7! f (o) = c u 7! f (u) = c:
In eetti si vede che ad ogni elemento di A la funzione associa un e un solo ele-
mento di B e che
f (A) = fc; a; eg:

Nota 4. In generale f (A)  B e non va fatta confusione tra il concetto di codo-


minio e di immagine dati nella denizione precedente.

Quando si parla di funzioni un concetto importante da richiamare è quello di gra-


co di una funzione. Data f : A ! B si chiama graco di f l'insieme
graf f = f(a; f(a)); a 2 Ag:
Facendo riferimento all'esempio di funzione precedente avremo
graf f = f(a; a); (e; e); (i; c); (o; c); (u; c)g:
Inoltre valgono le seguenti denizioni importanti.

Denizione 5. Una funzione f : A ! B si dice suriettiva se B = f (A).

Denizione 6. Una funzione f : A ! B si dice iniettiva se e solo se dati due ele-


menti distinti del dominio le loro immagini sono elementi distinti del codominio.

Denizione 7. Una funzione f : A ! B iniettiva e suriettiva si dice biiettiva.

Ritorniamo ancora sull'esempio precedente e osserviamo che la funzione f non è


suriettiva in quanto
f (A) = fc; a; eg  B = fc; a; n; eg:
In generale data una qualsiasi funzione f è sempre possibile a partire da essa
costruire una nuova funzione suriettiva restringendo il codominio all'immagine. La
funzione
g: A ! f (A)
Funzioni 5

con
a 7! g(a) = a e 7! g(e) = e i 7! g(i) = c o 7! g(o) = c u 7! g(u) = c
è la funzione suriettiva che si ottiene dalla funzione f vista sopra restringendo il
codominio all'immagine. La funzione g non è iniettiva in quanto ad esempio gli
elementi distinti del dominio i e o hanno la stessa immagine c, tuttavia
potremmo, a partire da essa, costruire una funzione iniettiva modicandone il
dominio. Ad esempio, se consideriamo la funzione
g jD
(si legge g ristretta all'insieme D) dove
D = fa; e; ig  A
con
a 7! g jD(a) = g(a) = a e 7! g jD(e) = g(e) = e i 7! gjD(i) = g(i) = c
avremo una funzione iniettiva. Essendo g di partenza suriettiva avremo che la
funzione g jD è una funzione biiettiva di D in f (A). Data una funzione biiettiva
h: A ! B
di essa è sempre possibile costruire la funzione inversa
h¡1: B ! A
ponendo
h¡1(b) = a
con h(a) = b.

Nota 8. La notazione h¡1 per la funzione inversa è assai infelice in quanto rischia
di confondersi con quella di potenza ad esponente negativo.

Esercizio 1. La relazione che ad ogni studente di una scuola associa la sua classe è una
funzione? Di che tipo? E la relazione che ad ogni insegnante associa il numero di targa
dell'auto di sua appartenenza è una funzione?
6 Sezione 3

3 Numeri naturali
Abbiamo già accennato sopra all'insieme dei numeri naturali
N = f0; 1; 2; :::g:
In esso sono denite due operazioni binarie. L'addizione
+: N  N ! N; (m; n) 7! m + n
e la moltiplicazione
: N  N ! N; (m; n) 7! m  n:
Sono operazioni che si apprendono alle scuole elementari e godono di diverse pro-
prietà ben note di cui facciamo uso, magari inconsapevolmente, quando facciamo
dei conti. Ad esempio, supponiamo di dover calcolare la somma dei numeri natu-
rali no a 100
100
X
i = 1 + 2 + 3 + ::: + 98 + 99 + 100:
i=1

Si nota che la somma del primo con l'ultimo fa 101, la somma del secondo con il
penultimo fa ancora 101 e via di seguito. Dalle proprietà dell'operazione di addi-
zione discende che
1 + 2 + 3 + ::: + 98 + 99 + 100 = 101 + 101 + ::: + 101:
Non è dicile capire che il numero di addendi nell'ultima somma è pari a 50 da
cui
101 + 101 + ::: + 101 = 50  101 = 5050:
L'insieme dei numeri naturali è totalmente ordinato. Presi due numeri naturali
qualsiasi m e n siamo in grado di stabilire se
m>n oppure m=n oppure n > m:
Per quanto riguarda l'ordine stretto avremo che
m>n
se esiste un numero naturale k =
/ 0 tale che m = n + k, mentre per quanto riguarda
l'ordine largo
mn
se esiste un numero naturale k tale che m = n + k. Alle scuole elementari abbiamo
appreso che se m  n si può eseguire la sottrazione
m ¡ n = k:
Il fatto che la sottrazione si possa eseguire solo se m  n crea una dierenza tra le
operazioni di addizione e moltiplicazione che sono delle funzioni di N  N ! N ed
essa. Per questo motivo, a rigore, la sottrazione non si può dire sia un'operazione
nell'insieme dei numeri naturali. Sempre alla scuole elementari abbiamo appreso
sotto mentite spoglie che
Numeri interi 7

Teorema 9. Data una coppia di numeri naturali (m; n), con n =


/ 0, esistono
unici due numeri naturali q e r tali che
m = nq + r
con 0  r < n. Il numero naturale q prende il nome di quoziente tra m e n, mentre
il numero naturale r prende il nome di resto.

Diciamo sotto mentite spoglie perché di fatto quello che si insegna alle scuole ele-
mentari è l'algoritmo di divisione euclidea tra due numeri naturali, il cui funziona-
mento è però garantito dal teorema precedente.

Prima di concludere questa brevissima panoramica sui numeri naturali osserviamo


che se potessimo studiare con maggior dettaglio questo insieme numerico vedremo
come un concetto fondante sia quello di induzione. Rimandando al corso di Ana-
lisi Matematica per gli approfondimenti ci limitiamo ad osservare che in virtù
dell'induzione si possono dare denizioni come quella di fattoriale di un numero
naturale n ponendo
0! = 1 n! = n(n ¡ 1)!
da cui in sostanza si ottiene che
n! = 1  2  3n
con n 2 N.

Nota 10. Dalla scuola secondaria è nota l'interpretazione combinatoria del fatto-
riale come numero di permutazioni di n oggetti.

Segnaliamo che sarà di utilità per i corsi di Analisi anche il concetto di coeciente
binomiale
 
n n!
=
k (n ¡ k)!k!
con n  k naturali. Anche in questo caso dovrebbe essere nota dalla scuola secon-
daria l'interpretazione combinatoria del coeciente binomiale intesa come numero
di combinazioni semplici di n oggetti presi k a k.

4 Numeri interi
I numeri interi sono
0; +1; ¡1; +2; ¡2; +3; ¡3 :::
e nel seguito indicheremo con il simbolo Z l'insieme da essi formato. L'uso della
lettera Z non è casuale in quanto deriva dalla parola tedesca Zahl che signica
numero. I numeri con il segno + sono detti positivi e quelli con il segno ¡
negativi. Lo 0 che non ha segno non è né positivo né negativo. Talvolta, anche in
libri di matematica avanzata, l'insieme dei numeri interi viene scritto come
Z = f::: ¡ 2; ¡1; 0; 1; 2:::g:
8 Sezione 4

A parte la notazione insiemistica, la dierenza rispetto a prima è che in questo


caso i numeri interi positivi sono rappresentati omettendo il segno +. Anche noi
scriveremo i numeri interi positivi omettendo il segno + ma deve essere chiaro
che, a parte lo 0, non esistono numeri interi privi di segno. L'omissione del segno
crea tuttavia un conitto di simboli in quanto i numeri interi positivi vengono
rappresentati come i numeri naturali maggiori di 0. Vedremo tra poco in che
modo il conitto si giustica. Anche nell'insieme dei numeri interi sono denite le
operazioni di addizione
+: Z  Z ! Z; (m; n) 7! m + n
e di moltiplicazione
: Z  Z ! Z; (m; n) 7! m  n
di cui si assume che il lettore abbia padronanza. Il modo in cui si eseguono le
addizioni e le moltiplicazioni nell'insieme dei numeri interi permette di chiarire la
questione del conitto di simboli a cui si accennava sopra. Osserviamo prima di
tutto che esiste una biiezione tra l'insieme dei numeri naturali e l'insieme dei
numeri interi non negativi che indichiamo con Z+ 0 e denita da

N ! Z+
0; m 7! +m
e osserviamo ancora che questa biiezione preserva le operazioni di addizione e
moltiplicazione ossia
m + n 7! (+m) + (+n)
m  n 7! (+m)  (+n):
Avremo allora che Z+ 0 e N sono isomor rispetto alle operazioni considerate e
proprio questo isomorsmo giustica il fatto che oggetti che si trovano in insiemi
numerici diversi siano rappresentati con stessi simboli.
Sempre dalla scuola secondaria dovrebbe essere anche noto al lettore che dato
un qualsiasi numero intero m esiste unico il suo opposto ¡m tale che
m + (¡m) = ¡m + m = 0:
Su questo punto conviene soermarsi un momento in quanto alcuni studenti non
hanno le idee chiare. Scrivere ¡m non è un modo per scrivere un numero negativo
ma, come detto sopra, è il modo che in matematica si usa per indicare l'opposto
di un numero intero m. Ora se m = 5 allora ¡m = ¡5, se m = ¡7 allora ¡m = 7,
se m = 0 allora ¡m = 0 e via di seguito. Il fatto che ogni numero intero ammetta
un unico opposto permette di denire nell'insieme dei numeri interi l'operazione
di sottrazione
¡: Z  Z ! Z; (m; n) 7! m ¡ n
passando attraverso l'operazione di addizione ossia ponendo
m ¡ n = m + (¡n):
Da questo punto di vista l'operazione di sottrazione viene riassorbita, attraverso il
concetto di opposto, in quella di addizione. Riassumendo, nell'insieme dei numeri
interi sono denite le operazioni di addizione e moltiplicazione, le cui proprietà
sono:
Numeri interi 9

Addizione Moltiplicazione
Associativa Associativa
Commutativa Commutativa
Elemento neutro 0 Elemento neutro 1
Opposto
Proprietà distributiva
Tabella 1. Proprietà delle operazioni tra interi

Anche il concetto di elemento neutro dovrebbe essere noto al lettore in quanto


dato un qualsiasi numero intero m si ha
m+0=m 1m = m:
L'insieme Z con le operazioni di addizione e moltiplicazione che godono delle pro-
prietà elencate in Tabella 1 è un esempio di una struttura algebrica interessante
che prende il nome di anello commutativo con unità. A questo punto ci si
potrebbe chiedere che senso abbia aver scritto una lunga lista di proprietà che, tra
le altre cose, sembrano del tutto scontate. Per dare il senso dell'importanza di
tutto questo mostriamo come da esse dipenda, ad esempio, l'importantissima
legge di annullamento del prodotto.

Proposizione 11. Sia a un numero intero allora 0 = a  0.

Dimostrazione. Dal momento che 0 è l'elemento neutro della somma si ha che


0=0+0
Moltiplicando membro a membro per il numero a si ha
a  0 = a  (0 + 0):
Per la proprietà distributiva si ha anche
a  0 = a  0 + a  0:
Il numero a  0 ha opposto che indichiamo con ¡a  0 e
¡a  0 + a  0 = (¡a  0 + a  0) + a  0
da cui, per la proprietà associativa e dell'opposto anche
0=0+a0
da cui, per la proprietà dell'elemento neutro, 0 = a  0 che è quanto volevamo
dimostrare. 

Anche l'insieme dei numeri interi, come quello dei numeri naturali, è un insieme
ordinato. Per introdurre la relazione d'ordine stretto sarebbe suciente dire che
m>n , m ¡ n 2 Z+
mentre per introdurre la relazione di ordine largo basterà dire che
mn , m ¡ n 2 Z+
0

Risulta poi immediato dimostrare che:


10 Sezione 4

Proposizione 12. Un numero intero x è positivo se e solo se x > 0.

Esercizio 2. Dimostrare che x è negativo se e solo se x < 0.


Ordine e operazioni sono legate da alcune proprietà fonamentali per la risoluzione
delle disequazioni e facili da dimostrare.

Proposizione 13. Siano m, n e k numeri interi con m > n, allora m + k > n + k.

Proposizione 14. Siano m, n e k =


/ 0 numeri interi con m > n, allora
1. m  k > n  k se k > 0;
2. m  k < n  k se k < 0.

Esercizio 3. Dimostrare le due proposizioni precedenti.


La proposizione precedente si può enunciare e dimostrare anche per l'ordine largo.

Risulta della massima importanza ricordare che per valore assoluto o modulo di
un numero intero x si intende 
x; x  0
jxj = :
¡x; x < 0

Ad esempio, j¡3j=3, j0j = 0 e via di seguito.

Un numero intero d è un fattore o un divisore del numero intero n se esiste un


numero intero c tale che n = dc. In questo caso si dice anche che n è un multiplo
di d o che d di vide n (si scrive djn). Così, ad esempio, il numero 10 è un multiplo
di 5 in quanto 10 = 5  2 e quindi 5j10.

Denizione 15. Un numero intero x, con jxj > 1, si dice primo se ha esatta-
mente quattro divisori (che sono x; ¡x; ¡1 e 1).

Osserviamo che non ha alcun senso chiedersi se i numeri 0, 1 e ¡1 siano primi in


quanto la denizione di numero primo si applica solo ai numeri interi in valore
assoluto strettamente maggiori di 1. I numeri primi sono importanti, sia perché
sono inniti, sia per via del seguente teorema rilevante, noto come Teorema fon-
damentale dell'Aritmetica, il quale per i numeri interi aerma che:

Teorema 16. (fondamentale dell'Aritmetica) Ogni numero intero x, jxj > 1,


si scrive in modo unico (a meno dell'ordine e dei segni) come prodotto di numeri
primi.

Ad esempio il numero 54 esso può essere fattorizzato in primi come


54 = 2  33 = 33  2 = (¡3)3  (¡2):
e il secondo, il terzo e il quarto membro dell'uguaglianza prendono il nome di
scomposizione in fattori primi di 54. Come si può notare la scomposizione in
primi è unica a meno di ordine e scelta dei segni.
Numeri interi 11

4.1 Minimo comune multiplo e massimo comun divisore


Iniziamo con un esempio considerando i due numeri 12 e 30. Possiamo scomporre
questi numeri in fattori primi:
12 = 22  3 30 = 2  3  5
Osserviamo che le due scomposizioni contengono alcuni fattori comuni (2 e 3) e
altri non comuni (5). Oltre a questo il fattore comune 2 compare nella prima
scomposizione con l'esponente 2 e nella seconda con l'esponente 1. A partire dalle
scomposizioni questi due numeri possiamo costruire due nuovi numeri:
mcm(12; 30) = 22  3  5 = 60 MCD(12; 30) = 2  3 = 6
Il primo numero, che chiamiamo minimo comune multiplo, è stato costruito
moltiplicando i fattori comuni, presi con il massimo esponente, delle due scompo-
sizioni. Il secondo numero, che chiamiamo massimo comun divisore, è stato
invece costruito moltiplicando i fattori comuni, presi con il minimo esponente.

Questi concetti possono essere utili per risolvere problemi divertenti come:
Tre linee di autobus collegano tre stazioni in periferia al capolinea in
centro città. Gli autobus che partono da queste linee lo fanno ad
intervalli rispettivamente di 15, 5 e 20 minuti. Supposto che la
prima corsa sia per tutti alle ore 7 a che ora i tre autobus arrivano
contemporaneamente al capolinea?
Osserviamo innanzitutto che mcm(15; 5; 20) = 60 e quindi concludiamo che la
risposta al problema è: alle ore 8! Abbiamo imparato alla scuola elementare la
divisione euclidea o divisione con il resto. Così ad esempio sappiamo che:
25: 3 = 8 r=1
ossia che il quoziente q della divisione di 25 (dividendo) per 3 (divisore) è q = 8 e
che il resto è r = 1. La divisione euclidea è legata alle operazioni di moltiplica-
zione e di addizione in quanto, per vericare se il quoziente e il resto che abbiamo
calcolato sono corretti, deve essere
25 = 3  8 + 1
Qualcuno potrebbe osservare tuttavia che:
25 = 3  7 + 4
e quindi potrebbe chiedersi perché non dire che il quoziente è 7 e il resto 4. Sap-
piamo però che il resto della divisione deve essere minore del divisore! La divi-
sione euclidea tra numeri interi è ben posta in virtù del seguente che estende
quanto abbiamo visto a proposito della divisione euclidea tra numeri naturali.

Teorema 17. Data una coppia di numeri interi (m; n), con n > 0, esistono unici
due numeri interi q e r tali che
m = nq + r
con 0  r < n. Il numero naturale q prende il nome di quoziente tra m e n,
mentre il numero naturale r prende il nome di resto.
12 Sezione 5

5 Numeri razionali
Una frazione è una scrittura del tipo
a
b
dove a; b 2 Z, con b =
/ 0. Quando numeratore e denominatore hanno segni discordi
come ad esempio
¡2
3
la frazione si scrive con il segno ¡ anteposto alla linea di frazione
2
¡ :
3
Denizione 18. Due frazioni
a c
b d
si dicono equivalenti e scriviamo
a c

b d
se
ad = cb:

Ad esempio,
2 8

3 12
in quanto 2  12 = 3  8=24. Le frazioni si possono raggruppare in classi di equi-
valenza. Ad esempio   n o
1 a
= : a 2 Z; a =
/0
2 2a
1 1
ossia, in parole povere, la classe 2 è formata da tutte le frazioni equivalenti a 2
e contiene tutte le frazioni del tipo
2 ¡2 3 ¡3
:::
4 ¡4 6 ¡6
Non è dicile vericare che
h a i h c i  ad + cb 
+ =
b d bd
e che h a i h c i h ac i
 = :
b d bd
Dal momento che sulle classi si possono eseguire le operazioni di addizione e di
moltiplicazione diremo che ogni classe identica un numero razionale. L'insieme
dei numeri razionali si indica con Q.

Nota 19. Un modo per visualizzare una classe e quindi un numero razionale con-
siste nell'immaginarlo come un punto su un asse cartesiano oppure come un
numero decimale.
Rappresentazione decimale dei numeri razionali 13

Nell'insieme dei numeri razionali le operazioni di addizione e moltiplicazione


godono delle seguenti proprietà.

Addizione Moltiplicazione
Associativa Associativa
Commutativa Commutativa
Elemento neutro 0 Elemento neutro 1
Opposto Reciproco
Tabella 2. Proprietà delle operazioni tra interi

Osserviamo che la moltiplicazione gode della proprietà del reciproco.


Proprietà del reciproco. Ogni numero razionale x = / 0 ha un
reciproco, che indichiamo con 1 / x, e il reciproco è il numero che
moltiplicato a x dà per risultato 1.
La presenza del reciproco permette di denire la divisione tra razionali ponendo
1 x
x: y = x  =
y y
con x; y 2 Z e y =
/ 0.

Come per i numeri interi continua a valere la proprietà distributiva


x(y + z) = xy + xz
dove x; y; z sono tre numeri razionali. L'insieme dei numeri razionali algebrica-
mente ha una struttura algebrica di campo ordinato.

6 Rappresentazione decimale dei numeri razionali


Certamente avrete visto alle scuole medie che le frazioni ammettono una rappre-
sentazione decimale. Ad esempio
3 1 11
= 0; 75 = 0; 1 = 0; 24:
4 9 45
Risulta molto semplice vericare le uguaglianze precedenti. Basta saper eseguire
la divisione decimale tra numeri studiata alla scuola elementare. Un teorema
che non dimostriamo ci informa del fatto che:

Teorema 20. Un numero razionale a / b ammette sempre una rappresentazione


decimale nita o periodica.

Se la divisione decimale permette di passare da una frazione alla sua rappresenta-


zione decimale. Il procedimento inverso ossia il passaggio dalla rappresentazione
decimale alla frazione (generatrice) non è sempre semplice. Nel caso di rappresen-
tazioni decimali nite come ad esempio
225 9
0; 225 = =
1000 40
14 Sezione 7

non ci sono particolari problemi. Le cose sono diverse per i numeri periodici come
ad esempio
1; 24567:
Alla scuola media di solito viene spiegata (senza darne dimostrazione) una regola
che permette di passare da un numero periodico alla sua frazione generatrice e che
funziona in questo modo
124567 ¡ 124 124443 4609
= = = 1; 24567
99900 99900 3700
il numeratore è la dierenza tra il numero intero ottenuto ricopiando tutte le
cifre del numero e il numero intero ottenuto copiando tutte le cifre prima del
periodo, il denominatore è un numero che inizia con tanti 9 quanti le cifre del
periodo e tanti 0 quanti le cifre dell'antiperiodo. Per non appesantire la tratta-
zione tralasciamo la dimostrazione di questa regola. Tuttavia è molto interessante
notare come l'applicazione di questa regola permetta di scoprire l'esistenza di
numeri periodici impropri! Ad esempio, prendiamo il numero
0; 4569
che molti pensano sia periodico. Se noi determiniamo la sua frazione generatrice
con la regola precedente noteremo che
4569 ¡ 456
= 0; 457:
9000
La cosa potrebbe apparire sorprendente e potrebbe portare a dubitare della regola
appresa alle scuole medie! In realtà la regola appresa è corretta e dunque si ha
0; 4569 = 0; 457:
Si raccomanda allora di prestare attenzione al fatto che i numeri con periodo 9
sono numeri periodici impropri e di fatto si possono riscrivere come numeri deci-
mali niti.

7 Numeri reali
Ci sono alcuni semplici problemi, noti già nell'antichità, che non si possono risol-
vere ricorrendo ai numeri razionali. L'esempio più noto è il problema della dupli-
cazione del quadrato che consiste nel determinare la lunghezza x > 0 del lato di un
quadrato che abbia area doppia rispetto a quella di un quadrato dato. Se per
comodità supponiamo che l'area del quadrato di partenza sia unitaria è chiaro che
x deve soddisfare la condizione
x2 = 2:
Se esistesse una frazione che soddisfa questa condizione dovrebbe essere che
 2
m m2
= 2 =2
n n
Numeri reali 15

con m e n naturali e n =
/ 0. Da ciò segue
m2 = 2n2:
Per il teorema fondamentale dell'aritmetica sia m che n ammettono, a meno
dell'ordine, un'unica scomposizione in primi
m = 2km  3hm
n = 2kn  3hn
da cui
m2 = 2n2 , 22km  32hm = 2  22kn  32hn , 22km  32hm = 22kn +1 
32hn
Se l'uguaglianza è vera deve essere in particolare che
2km = 2kn + 1
ma ciò non è possibile in quanto il primo membro è divisibile per 2 mentre il
secondo membro non lo è. Dal momento che non esiste nessuna frazione il qua-
drato vale 2 si pone
p
x= 2
p
dove il simbolo 2 rappresenta un numero irrazionale positivo il cui quadrato vale
2. Da un punto di vista, per cosìpdire, pratico non ci sarebbe alcuna necessità di
introdurre il numero irrazionale 2 in quanto si potrebbe vedere che per ogni
intero positivo k esiste almeno una frazione q tale che
1
jq 2 ¡ 2j < :
k
Per esercizio proviamo a determinare q quando k = 10. In questo caso la relazione
precedente si può riscrivere nella forma
19 21
< q2 < :
10 10
Osserviamo che
1<q<2
in quanto passando ai quadrati si ha
1 < q 2 < 4:
Allora poniamo
q =1+
dove per il numero razionale  vale la condizione 0 <  < 1. La condizione
q 2 = (1 + )2 = 2
non potrà mai essere vericata in quanto q è irrazionale, tuttavia sviluppando i
calcoli si ha
1
1 + 2 + 2 = 2 1 + 2  2 
2
da cui
3 15
q1  =
2 10
16 Sezione 7

che risulta essere una approssimazione troppo povera rispetto alle richieste. Tut-
tavia possiamo ripetere il ragionamento di prima ponendo
3
q2 = ¡
2
da cui
9 1
q22 = ¡ 3 + 2 = 2 
4 12
e
3 1 17
q2 = ¡ = :
2 12 12
Ora
19 289 21 1368 1445 1512
< < , < <
10 144 10 720 720 720
da cui concludiamo che l'approssimazione cercata potrebbe essere proprio
17
q2 =
:
12
p
Il fatto che il numero irrazionale 2 si possa approssimare quanto bene si vuole
ricorrendo a una frazione, unito al fatto che una frazione ammette sempre una
rappresentazione decimale nita o periodica, conduce all'idea di concepire questo
numero come un numero decimale innito e non periodico. In eetti ciò è quello
che accade alla scuola superiore dove in modo intuitivo si identica l'insieme dei
numeri irrazionali con l'insieme dei numeri con segno che sono decimali inniti e
non periodici e si denisce l'insieme dei numeri reali R come l'unione dell'insieme
dei numeri razionali Q con quello dei numeri irrazionali. Anche se accettiamo
questo punto di vista non possiamo nasconderne le difficoltà. Se l'insieme dei
numeri reali è un insieme di numeri che estende l'insieme dei numeri razionali
bisognerebbe dire ad esempio come si sommano e come si moltiplicano due alli-
neamenti inniti e non periodici. Ciò non è aatto agevole, motivo per il quale nei
corsi di matematica avanzata i numeri reali vengono pensati in un modo diverso
da quello di numeri decimali inniti aperiodici.

Per non fare confusione continueremo a pensare ai numeri reali come numeri deci-
mali e continueremo a pensare che ad ogni numero reale corrisponda un punto
sulla retta reale e viceversa. Le operazioni di addizione e moltiplicazione tra
numeri reali godono delle stesse proprietà viste per i numeri razionali. Da questo
punto di vista algebricamente R è un campo che estende Q ed è anche ordinato.

Per quanto vedremo nel seguito è fondamentale il concetto di intervallo di estremi


a e b con a e b numeri reali e a < b. Distingueremo i seguenti tipi:
1. l'intervallo aperto di estremi a e b
(a; b) = fx 2 R: a < x < bg
con a e b numeri reali e a < b;
2. l'intervallo chiuso di estremi a e b
[a; b] = fx 2 R: a  x  bg
con a e b numeri reali e a < b;
Numeri reali 17

3. l'intervallo aperto superiormente limitato da a


(¡1; a) = fx 2 R: x < ag
con a numero reale;
4. l'intervallo aperto inferiormente limitato da a
(a; +1) = fx 2 R: x > ag
con a numero reale;
5. l'intervallo chiuso superiormente limitato da a
(¡1; a] = fx 2 R: x  ag
con a numero reale;
6. l'intervallo aperto inferiormente limitato da a
[a; +1) = fx 2 R: x  ag
con a numero reale.
I simboli +1 e ¡1 rappresentano idealmente l'estremo superiore e inferiore
dell'insieme dei numeri reali. Osserviamo in conclusione che anche l'insieme R si
può pensare come un intervallo aperto ponendo R = (¡1; +1).

Nota 21. Il modo in cui si denota l'intervallo aperto è identico al modo in cui si
rappresenta un punto del piano cartesiano attraverso le sue due coordinate. In
quanto segue sarà sempre chiaro dal contesto a quale oggetto ci si riferisce.

7.1 Radici
Teorema 22. Sia a > 0 un numero reale e sia n  1 un numero intero. L'equa- p
zione xn = a ha un'unica soluzione reale positiva che si indica con il simbolo n a
oppure con il simbolo a1/n.
p
Nota 23. Se a = 0 si ha n 0 = 0.
p
Nota 24. Nel caso n = 2 si scrive solo a .

Nota 25. Quando n è un intero pari l'equazione xn ha due soluzioni reali, quella
p
negativa si indica con ¡n a o con ¡a1/n.
p p
Nota 26. Si ricorda che a2 = jaj per ogni numero reale a e non a2 = a.

Un punto fondamentale da discutere riguarda la rappresentazione delle solu-


zioni positive delle equazioni viste sopra come potenze ad esponente razionale. Si
ricorda che già alle scuole medie abbiamo imparato a trattare scritture matema-
tiche come 24 o 32 che sono esempi di potenze.

Denizione 27. Dati il numero reale a e l'intero n, chiamiamo potenza di base a


ed esponente n, il numero
i. a0 = 1 in tutti i casi in cui
18 Sezione 7

ii. a1 = a
iii. per induzione an = a  an¡1 se n > 1
iv. an = (1/a)¡n quando n  ¡1.

Le potenze godono di alcune proprietà importantissime che possiamo esprimere


attraverso le identità:
an  am = an+m (an)m = anm
dove m; n 2 Z e a 2 Q, a = / 0. La prima proprietà ci informa del fatto che il pro-
dotto di due potenze aventi la stessa base è uguale a una potenza che ha per base
la stessa base e per esponente la somma degli esponenti. La seconda proprietà ci
dice che la potenza di una potenza di base a è una potenza che ha per base a e
per esponente il prodotto degli esponenti. Dati a; b 2 R non nulli si ha anche
an  bn = (a  b)n 1/am = (1/a)m = a¡m (a/b)m = am /bm = (b/a)¡m:
L'idea con cui nasce il concetto di potenza, ossia come prodotto ripetuto di uno
stesso fattore tante volte quante indica l'esponente, crea un certo disagio nel
momento in cui ci troviamo di fronte a scritture come
1
an
1
in cui l'esponente non è un intero. In eetti a n non rappresenta un prodotto ripe-
tuto ma la soluzione positiva di un'opportuna equazione. Dal momento che
1 k

n nk
dove k =
/ 0 è un intero, il minimo che ci si attende è che
1 k
an = ank
1
ossia che la potenza k ¡ esima di a n sia l'unica soluzione positiva dell'equazione
xnk = a. In eetti ciò è vericato, non solo, ma si può vedere che per le potenze ad
esponente razionale continuano a valere tutte le proprietà che abbiamo ricordato
sopra per le potenze ad esponente intero. In generale avremo
p
n m
m
a =an
con a > 0. In alcuni libri di testo, in modo alquanto sconsiderato, si cerca di esten-
dere la denizione data sopra al caso a < 0. L'equazione
xn = a
non ha soluzioni reali se a < 0 e se n è pari, tuttavia se n è dispari l'equazione ha
un unica soluzione reale
p negativa e la tentazione sarebbe di scrivere questa solu-
zione ancora come a . Ciò, oltre ad essere inutile, crea delle notevoli dicoltà
n

come mostra l'esempio seguente. Supponiamo di indicare con


p
3
¡8 = ¡2
Esercizi sui numeri 19

l'unica soluzione reale negativa dell'equazione x3 = ¡8. Ora si ha


p p 3 6 p p
¡2 = 3 ¡8 = 3 (¡2)3 = (¡2) 3 = (¡2) 6 = 6 (¡2)6 = 6 64 = 2
e la palese contraddizione segnala un problema. Quale? Se si cerca di introdurre il
concetto di radice cubica di un numero negativo bisogna rinunciare alla deni-
zione di radice come potenza a esponente razionale. Ciò è alquanto spiacevole e
inutile. Vedremo più avanti, quando parleremo dell'inversione delle funzioni, che
ha però un senso quando si vuole invertire ad esempio la funzione
y = x3
che è denita su tutto R, scivere l'inversa come
p
y=3 x
ponendo, per denizione
p p
3
x = ¡3 ¡x
per ogni x < 0.

8 Esercizi sui numeri


1. Se A è l'insieme dei naturali multipli di 20 e B l'insieme dei naturali mul-
tipli di 15 determina A \ B. Il minimo comune multiplo tra 20 e 15 è 60
quindi A \ B è l'insieme dei naturali multipli di 60.
2. Siano m e n due numeri naturali tali che la somma dei loro quadrati sia un
numero pari. E' vero che allora m e n o sono entrambi dispari o entrambi
pari? Supponiamo che m = 2k sia un pari e che n = 2h + 1 un dispari:
4k 2 + (2h + 1)2 = 4k 2 + 4h2 + 4h + 1
che è dispari...
3. Determina il minore tra i numeri naturali n per i quali è vericato che
2n > 215 + 27
2n > 27(28 + 1)
quindi 16.

4. Ordinare in modo crescente i numeri a = 2103759, b = 2938510 e c = 21131059.


a = 2(293759) b = 15(293759) c = 36(293759)
da cui a < b < c.
5. Tre grandezze a, b e c sono legate dalla relazione
1 1 1
+ =
a b c
e
1 1 1 4
a b
5 4 2 5
20 Sezione 9

cosa si può dire del valore di c?


1 4
c
7 21
6. Scrivere il rapporto  tra le aree di un quadrato e di un triangolo equila-
tero aventi lati della stessa lunghezza
 e determina
p una
 approssimazione di
 esatta alla prima cifra decimale.  = 4 3 /3  7/3 .
7. Un cubo di marmo viene immerso in un recipiente cilindrico di diametro 16
cm contenente acqua. Al termine dell'immersione del cubo il livello
dell'acqua nel cilindro è salito di 1 cm. Calcola la lunghezza del lato l del
p
cubo. [l = 43  ]
8. Sia A un quadrato di lato l. Siano C1 e C2 rispettivamente i cerchi inscritto
e circoscritto ad A. Calcola l'area dell'insieme piano C2nC1. [Area l2 /4]
9. Sia ABCD un quadrato di lato l. Siano C1 e C2 due cerchi di uguale raggio
r > 0 interni al quadrato e tra loro tangenti. Inoltre C1 è tangente ai lati
AB e A h D mentre C è tangente ai lati C B e C D Calcola il raggio dei
p i 2
2¡ 2
cerchi. r = l 2 .

10. Siano dati due numeri reali x e y con x 2 [1; 5] e y 2 [¡1; 0]. In quale inter-
vallo di numeri reali varia il loro prodotto. [¡5; 0].
11. Si dica giusticando la risposta se è vero che
1 p p
p
3
= 3 4 + 3 2 + 1:
2 ¡1
12. Sia c =
/ 0 un numero reale e a e b siano due reali positivi. L'uguaglianza
r p
a + 3b a + 3b
2
=
c c
è vera o falsa?

9 Funzioni elementari dell'Analisi


Nelle lezioni precedenti ci siamo già soermati sul concetto di funzione. In questo
capitolo tratteremo con un certo dettaglio una famiglia interessante di funzioni
reali di variabile reale. Quanto abbiamo visto in precedenza sulle funzioni rimane
valido.

Denizione 28. Siano dati due sottoinsiemi non vuoti di numeri reali D e C,
una funzione reale di variabile reale f di D in C
f: D ! C
è una legge che ad ogni numero reale x di D (dominio) associa un un numero
reale y di C (codominio). Si dice che y è l'immagine di x tramite f e simbolica-
mente si scrive
y = f (x):
Funzioni elementari dell'Analisi 21

In questo contesto, le lettere minuscole x e y indicano gli elementi di due insiemi


di numeri reali, mentre la lettera minuscola f rappresenta il nome della funzione.
La dipendenza di f (x) da x si visualizza ecacemente disegnando il graco di f ,
ossia l'insieme dei punti del piano cartesiano (O; x; y) che hanno coordinate (x;
f (x)), con x variabile nel dominio D.

Esempio 29. La funzione f : R ! R con y = 2x + 1 è un esempio di funzione reale


di variabile reale. Nel piano cartesiano (O; x; y) il disegno del graco di f è la
retta passante per i due punti (0; 1) e (1; 3).

L'esempio precedente è un esempio di funzione ane. In generale una funzione


ane è una funzione f : R ! R con una legge del tipo
y = mx + q
dove m e q sono due numeri reali ssati.

Nel piano cartesiano (O; x; y) il disegno del graco di f è una retta passante per
(0; q) e con pendenza m. Dovrebbe essere ben noto che procedendo da sinistra
verso destra se m è positivo il disegno del graco della funzione ane sale, se m
è negativo invece scende. Questa osservazione semplice si può riformulare in
modo più preciso dicendo: se m è positivo la funzione ane è strettamente cre-
scente mentre se m è negativo la funzione ane è strettamente decrescente. In
generale valgono le seguenti:

Denizione 30. Una funzione reale di variabile reale f: D ! C è strettamente


crescente in in D se presi x1 e x2 in D, con x2 > x1 , si ha che f (x2) > f (x1).

Denizione 31. Una funzione reale di variabile reale f: D ! C è strettamente


decrescente in D se presi x1 e x2 in D, con x2 > x1 , si ha che f (x2) < f (x1).

Denizione 32. Una funzione reale di variabile reale f : D ! C è crescente in D


se presi x1 e x2 in D, con x2 > x1 , si ha che f (x2)  f (x1).

Denizione 33. Una funzione reale di variabile reale f : D ! C è decrescente in


D se presi x1 e x2 in D, con x2 > x1 , si ha che f (x2)  f (x1).

Un'altra classe di funzioni importanti è rappresentata dalla funzioni polino-


miali di II grado che sono funzioni di R in R con una legge del tipo
y = ax2 + bx + c
al variare di a; b e c nell'insieme dei reali e con a =
/ 0. Nel piano cartesiano (O; x;
y) il disegno del graco di una funzione quadratica è, come noto, una parabola.
Nel caso in cui a > 0 è facile vedere che la funzione quadratica ha un punto di
minimo in xV = ¡b / 2a e che la funzione è strettamente decrescente nell'intervallo
(¡1; xV ) e strettamente crescente nell'intervallo (xV ; +1).
22 Sezione 9

Nota 34. Quando diciamo che la funzione è strettamente decrescente in (¡1;


xV ) e strettamente crescente in (xV ; +1) intendiamo dire che la restrizione della
funzione quadratica a questi intervalli è strettamente crescente o decrescente nel
senso delle denizioni date sopra.

Nel caso in cui a < 0 è facile vedere che la funzione quadratica ha un punto di
massimo in xV = ¡b / 2a e che la funzione è strettamente crescente nell'intervallo
(¡1; xV ) e strettamente decrescente nell'intervallo (xV ; +1).

Un'ultima classe di funzioni importanti note dalla scuola secondaria è quella


delle funzioni omograche che hanno legge del tipo
ax + b
y=
cx + d
dove a; b; c e d sono numeri reali con c =/ 0. Si noti che il dominio (naturale) di
una funzione omograca è D = Rnf¡d / cg. Nel piano cartesiano (O; x; y) il
disegno del graco di una funzione omograca è, come noto, un'iperbole (even-
tualmente degenere) con asintoti le rette di equazione
a d
y= x=¡ :
c c
Una funzione omograca è associata in modo naturale alla matrice
 
a b
c d
e se  
a b
det = ad ¡ bc < 0
c d
allora la funzione omograca è strettamente decrescente negli intervalli
   
d d
¡1; ¡ ¡ ; +1
c c
mentre se  
a b
det = ad ¡ bc > 0
c d
allora la funzione omograca è strettamente crescente negli intervalli
   
d d
¡1; ¡ ¡ ; +1 :
c c

9.1 Funzioni inverse


Iniziamo adesso a prendere dimestichezza con un modo molto importante di otte-
nere, a partire da una funzione data, una nuova funzione: l'inversione. Discutiamo
solo un paio di casi molto semplici:
1. consideriamo la funzione quadratica
f : R ! R; x 7! y = f (x) = x2:
Funzioni elementari dell'Analisi 23

Si vede subito che questa funzione non è suriettiva in quanto preso ad


esempio il numero negativo ¡1 nel codominio non esiste alcun numero
reale del dominio che lo ammetta come immagine. Osservato che l'imma-
gine di f è f(R) = R+ 0 , dove con R0 si indica l'insieme dei numeri reali
+

non negativi consideriamo la funzione


f~: R ! R+ ~ 2
0 ; x 7! y = f (x) = x :

Anche se si tratta ancora della funzione quadrato il fatto di aver cambiato


il codominio impone un cambiamento di nome alla funzione che adesso
chiamiamo f~. La funzione f~ è suriettiva ma non è iniettiva in quanto ad
esempio i numeri reali 1 e ¡1 del dominio hanno la stessa immagine 1.
Consideriamo allora la restrizione di f~ all'insieme R+
0

q: R+ + 2
0 ! R0 ; x 7! y = q(x) = x :

La funzione q è biiettiva e possiamo ricavare facilmente la sua funzione


inversa che è
p
q ¡1: R+ + ¡1
0 ! R0 ; x 7! y = q (x) = x :

Nel piano cartesiano (O; x; y) il graco di q ¡1 è il simmetrico del graco di


q rispetto alla retta di equazione y = x.
2. consideriamo la funzione cubica
f : R ! R; x 7! y = f (x) = x3:
Si vede subito che questa funzione è biiettiva. La sua inversa non è però
deducibile in modo immediato per il fatto che, per quanto visto in prece-
denza, la radice cubica di un numero reale è ben denita solo quando
questo numero reale è non negativo. Tuttavia possiamo porre
(p
3
x; x0
f ¡1(x) = p
3
¡ ¡x ; x < 0

e, con un leggero abuso di notazione, porre


p
f ¡1(x) = 3 x :
Esercizio. Si consideri la funzione
x¡2
f(x) =
x¡4
denita su D = Rnf4g e si determini la sua inversa.

Soluzione. L'immagine di f è
f (D) = Rnf1g
e quindi l'esercizio è ben posto solo se
x¡2
f : Rnf4g ! Rnf1g; x 7! y = :
x¡4
24 Sezione 9

Per determinare l'inversa esplicitiamo la variabile x


x¡2 x¡4+2 2 2 y ¡1 1
y= y= y=1+ y ¡1= =
x¡4 x¡4 x¡4 x¡4 2 x¡4
2 2 4y ¡ 2
x¡4= x=4+ x=
y ¡1 y ¡1 y ¡1
da cui
4x ¡ 2
f ¡1: Rnf1g ! Rnf4g; x 7! y = :
x¡1

9.2 Funzioni composte


Esiste un altro modo di costruire, a partire questa volta da una coppia di funzioni
date, una nuova funzione. Ci limitiamo ad un esempio. Consideriamo le due fun-
zioni
f : R ! R; x 7! f (x) = 4x ¡ x2
p
g: R+ +
0 ! R0 ; x 7! y = g(x) = x :

Ci sono due modi di comporre queste funzioni: g  f (si legge g dopo f ) oppure
f  g (si legge f dopo g). Partiamo dalla situazione più semplice f  g
g
R+
0 ! R+0 R
& # f
R
in questo caso avremo subito
p
f  g: R+
0 ! R; x 7! f (g(x)) = y = 4 x ¡ x:

La situazione g  f è più delicata in quanto il codominio di f non è contenuto nel


dominio di g. Tuttavia non è dicile osservare che
f (x)  0 , 4x ¡ x2  0 , x 2 [0; 4]
e porre
f
[0; 4] ! R+0
& # g
R+0
in questo caso avremo
p
g  f : [0; 4] ! R+ 2
0 ; x 7! g(f (x)) = y = 4x ¡ x :

9.3 Equazioni e disequazioni I


Risolvere l'equazione
x2 ¡ 3  27x + 215 = 0
Soluzione. L'equazione è di II grado e

= 9  212 ¡ 215 = 212 > 0:
4
Funzioni elementari dell'Analisi 25

Le soluzioni sono due


x1 = 3  26 ¡ 26 = 27 x2 = 3  26 + 26 = 28:
Nel piano cartesiano (O; x; y) le due soluzioni rappresentano le ascisse dei punti di
intersezione del graco con l'asse delle ascisse.

Risolvere al variare di k 2 R la disequazione di II grado


x2 ¡ kx + 20  0:
Soluzione. Nel piano cartesiano (O; x; y) la funzione quadratica convessa

y = x2 ¡ kx + 20
ha per graco una parabola con vertice
 
k k2
V= ; ¡ + 20 :
2 4
Per i valori di k per i quali l'ordinata del vertice è strettamente positiva la dise-
quazione non ha soluzioni. Quindi quando
k2 ¡ p p 
¡ + 20 > 0 , k 2 ¡ 80 < 0 , k 2 ¡4 5 ; 4 5
4
la disequazione nonpammette soluzioni. A questo punto non è dicile concludere
che quando k = 4 5 la disequazione ammette una sola soluzione
p
x = 2 5 :
 p p  ¡ p  ¡ p 
Finalmente quando k 2 Rn ¡4 5 ; 4 5 = ¡1; ¡4 5 [ 4 5 ; +1 l'insieme
delle soluzione Sk è " #
p p
k ¡ k 2 ¡ 80 k + k 2 ¡ 80
Sk = ; :
2 2

Risolvere l'equazione
x2 ¡ 2jxj ¡ 1 = 0:
Soluzione. La presenza del valore assoluto vieta di concludere che si tratti di
un'equazione di II grado. Osservo che l'equazione è simmetrica ossia che se l'equa-
zione ammette una soluzione reale anche ¡ è una soluzione. Possiamo risol-
vere l'esercizio in tre modi:
1. se ci si accorge della simmetria si risolve il sistema
 2  2
x ¡ 2jxj ¡ 1 = 0 x ¡ 2x ¡ 1 = 0 p
x1 = 1 + 2
x0 x0
p
e si aggiunge la soluzione simmetrica x2 = ¡1 ¡ 2 ;
2. algebricamente introducendo la variabile z = jxj da cui
z 2 ¡ 2z ¡ 1 = 0
26 Sezione 9

che ha come soluzioni


p p
z1 = 1 ¡ 2 z2 = 1 + 2 :
La prima soluzione è negativa, quindi non può essere il valore assoluto di
nessun numero reale. Allora
p
jxj = 1 + 2
riottenendo le due soluzioni di prima;
3. gracamente intersecando i graci delle funzioni y = x2 ¡ 1 e y = 2jxj.

Risolvere la disequazione
5
jx ¡ 1j  :
4
Soluzione. La disequazione ha le stesse soluzioni della disequazione di II grado
25
x2 ¡ 2x + 1  , 16x2 ¡ 32x ¡ 9  0
16
da cui
16 ¡ 4  5 16 + 4  5
x
16 16
1 9
¡ x
4 4
e l'insieme S delle soluzioni è l'intervallo chiuso
 
1 9
S= ¡ ; :
4 4
Alternativamente si poteva discutere l'argomento del valore assoluto risolvendo i
due sistemi di disequazioni
8 8
< x¡10 < x¡1<0
5 5
: x¡1 : ¡x + 1 
4 4
8 8
< x1 < x<1
9 1
: x : x¡
4 4
da cui      
9 1 1 9
S = 1; [ ¡ ;1 = ¡ ; :
4 4 4 4

Risolvere la disequazione
jx + 1j > jx + 2j
Soluzione. La disequazione ha le stesse soluzioni della disequazione
x2 + 2x + 1 > x2 + 4x + 4
2x < ¡3
3
x<¡
2
Funzioni elementari dell'Analisi 27

da cui  
3
S = ¡1; ¡ :
2
La discussione dei valori assoluti in questo caso sarebbe stata inutilmente labo-
riosa.

Risolvere la disequazione
j(x ¡ 1)(x + 2)j  1
Soluzione. Metodo graco. Determino le soluzioni dell'equazione
(x ¡ 1)(x + 2) = 1
x2 + x ¡ 3 = 0
p p
¡1 ¡ 13 ¡1 + 13
x1 = x2 =
2 2
e le soluzioni dell'equazione
¡(x ¡ 1)(x + 2) = 1
x2 + x ¡ 1 = 0
p p
¡1 ¡ 5 ¡1 + 5
x3 = x4 =
2 2
da cui " p p # " p p #
¡1 ¡ 13 ¡1 ¡ 5 ¡1 + 5 ¡1 + 13
S= ; [ ; :
2 2 2 2

Risolvere la disequazione
x2 > jx ¡ 1j
Soluzione. Metodo graco. Determino le soluzioni dell'equazione
x2 = ¡x + 1
x2 + x ¡ 1 = 0
p p
¡1 ¡ 5 ¡1 + 5
x1 = x2 =
2 2
da cui ! !
p p
¡1 ¡ 5 ¡1 + 5
S = ¡1; [ ; +1 :
2 2

Risolvere la disequazione
2x(jxj ¡ 5)  0:
Soluzione. Anche in questo caso uso il metodo graco da cui concludo immedia-
tamente che
S = (¡1; ¡5] [ [0; 5]:
28 Sezione 9

Risolvere la disequazione
(2x + 1)(x + 2)5 > x(x + 2)5:
Soluzione. L'insieme S delle soluzioni della disequazione è l'unione degli insiemi
delle soluzioni dei sistemi
 
2x + 1 > x 2x + 1 < x
:
x+20 x+2<0
Il primo sistema ha come insieme S1 delle soluzioni
S1 = (¡1; +1)
mentre il secondo ha come insieme S2 delle soluzioni
S2 = (¡1; ¡2)
da cui
S = (¡1; ¡2) [ (¡1; +1):

Risolvere la disequazione
x
(1 ¡ x)  1 + x:
jxj
Soluzione. L'insieme S delle soluzioni della disequazione è l'unione degli insiemi
delle soluzioni dei sistemi
 
1¡x1+x ¡1 + x  1 + x
x>0 x<0
che si riducono a  
x0 ¡1  1
x>0 x<0
da cui concludiamo che
S = (¡1; 0) [ (0; +1) = R ¡ f0g:
Risolvere l'equazione
p
x ¡ 4 = 3 2 ¡ x:
Soluzione. Il metodo più diretto consiste nel passare subito ai quadrati
x2 ¡ 8x + 16 = 18 ¡ 9x
x2 + x ¡ 2 = 0
¡1 ¡ 3 ¡1 + 3
x1 = = ¡2 x2 = = 1:
2 2
Tuttavia sarebbe un grave errore concludere che queste siano le soluzioni
dell'equazione in quanto sostituendo si ha
¡6 = 6 ¡3=3
da cui concludiamo che l'equazione non ha soluzioni. In eetti la radice è ben
denita e non negativa quando
2¡x0 , x2
Funzioni elementari dell'Analisi 29

ma per tali valori di x il primo membro è denito negativo.

Risolvere l'equazione
p p
2x ¡ 1 = x2 ¡ 2 :
Soluzione. Elevando al quadrato membro a membro si ha
2x ¡ 1 = x2 ¡ 2 , x2 ¡ 2x ¡ 1 = 0
da cui le soluzioni candidate
p p
x1 = 1 ¡ 2 x2 = 1 + 2 :
Anche in questo caso sarebbe un grave errore concludere che queste siano le solu-
zioni dell'equazione. Infatti sostituendo x1 avremo
p p p p
2¡2 2 ¡1 = 1¡2 2
che non è un numero reale. Sostituendo invece x2 si ha
p p p p p p
2+2 2 ¡1 = 1+2 2 = 3+2 2 ¡2
da cui concludiamo che l'equazione ha una sola soluzione x2.

Risolvere la disequazione
p
¡5x ¡ 6  x:
Soluzione. La radice è ben denita e non negativa quando
6
¡5x ¡ 6  0 , x¡
5
allora è immediato concludere che in questo caso l'insieme S delle soluzioni è
l'intervallo  
6
S = ¡1; ¡ :
5

Risolvere la disequazione
p p
x2 + 6x < ¡x 5 :
Soluzione. La radice è ben denita e non negativa quando
x2 + 6x  0 , x  ¡6 _ x  0:
Quando x  0 è evidente che non ci sono soluzioni. Le soluzioni della disequazione
coincidono con quelle del sistema
8
  < x  ¡6
x  ¡6 x  ¡6
3
x2 + 6x < 5x2 ¡2x2 + 3x < 0 : x < 0 _ x >
2
da cui
S = (¡1; ¡6]:
30 Sezione 9

Risolvere la disequazione
p
jx + 3j ¡ x2 ¡ 2x > 0
Soluzione. In questo caso la presenza del valore assoluto semplifica le cose in
quanto le soluzioni reali della disequazione coincidono con quelle del sistema
( 
x2 ¡ 2x  0 x0_x2
x2 + 6x + 9 > x2 ¡ 2x 8x + 9 > 0
da cui
S = [2; +1):
Risolvere la disequazione
p
jx ¡ 1j < 2 ¡ x:

Soluzione. Anche in questo caso la presenza del valore assoluto semplifica le


cose. Le soluzioni della disequazione sono le stesse di quelle del sistema
 
2¡x0 x2
2 :
jx ¡ 1j < 4 ¡ 4x + x jx ¡ 1j < 4 ¡ 4x + x2

Risolvo il sistema gracamente. La minore delle due soluzioni dell'equazione


x ¡ 1 = 4 ¡ 4x + x2
x2 ¡ 5x + 5 = 0
è p
5¡ 5
x1 =
2
da cui
p !
5¡ 5
S = ¡1; :
2

Risolvere le disequazioni
j4x ¡ x2 ¡ 3j
p >0
x+1
p
x (x ¡ 5)
>0
jx ¡ 7j
Soluzione. Gli zeri del polinomio
x2 ¡ 4x + 3
sono
x1 = 1 x2 = 3
e non sono soluzioni della disequazione. Per ogni x 2 Rnf1; 3g le soluzioni della
disequazione sono le stesse di quelle della disequazione
1
p >0
x+1
Funzioni elementari dell'Analisi 31

ossia x > ¡1. In conclusione le soluzioni della disequazione sono


S = (¡1; 1) [ (1; 3) [ (3; +1):
Per quanto riguarda la seconda disequazione osservo che le sue soluzioni sono le
stesse del sistema
8
< x=/7 
x=/7
x>0
: x>5
x¡5>0
da cui
S = (5; 7) [ (7; +1):

9.4 Esponenziali e logaritmi


Sia a > 0 un numero reale, si chiama funzione esponenziale di base a la funzione
R ! R+; x 7! y = ax:
Non è dicile vedere che per a > 0 la funzione esponenziale è strettamente cre-
scente, per a < 0 e strettamente decrescente e che nel caso a = 1 la funzione è
costantemente uguale a 1.

Le funzioni esponenziali godono di proprietà analoghe a quelle delle potenze, in


particolare si ha
ax1  ax2 = ax1+x2 (ax1)x2 = ax1x2:
Quando a > 0 e a =
/ 1 la funzione esponenziale è invertibile e la sua funzione
inversa
R+ ! R; x 7! y = loga x
prende il nome di logaritmo in base a. Essendo la funzione logaritmo ottenuta
dalla funzione esponenziale per inversione si ha

aloga x = x = loga ax
per ogni a > 0 e a =
/ 1 e per ogni x 2 R+. Si dimostra facilmente che

Proposizione 35. Siano x1 e x2 due numeri reali positivi, allora


loga(x1x2) = logax1 + logax2:

Dimostrazione. Per denizione


aloga x1 = x1 aloga x2 = x2 aloga (x1x2) = x1x2
da cui, per le proprietà della funzione esponenziale,

aloga (x1x2) = aloga x1aloga x2 = alogax1+logax2


e uguagliando gli esponenti si ha la tesi. 
32 Sezione 9

Proposizione 36. Sia x un numero reale positivo, allora


loga x = loga x
per ogni 2 R.

Dimostrazione. Per denizione


aloga x = x aloga x = x

da cui, per le proprietà della funzione esponenziale,


aloga x = (aloga x) = a loga x

e uguagliando gli esponenti si ha la tesi. 

Corollario 37. Siano x1 e x2 due numeri reali positivi, allora


 
x1
loga = logax1 ¡ logax2:
x2

Dimostrazione. Dalle Proposizioni precedenti si ha subito


logax1 ¡ logax2 = logax1 + logax2¡1 = loga(x1x2¡1)
da cui, per denizione di potenza ad esponente negativo, la tesi. 

Risulta utile la formula del cambiamento di base del logaritmo


loga x = loga(blogbx) = logb x  loga b
da cui
loga x
logb x = :
loga b

9.5 Equazioni e disequazioni II


Risolvere l'equazione
e2x + ex ¡ 2 = 0
dove e indica il numero di Nepero.

Soluzione. Posto z = ex si ottiene l'equazione di secondo grado


z2 + z ¡ 2 = 0
che ha come soluzioni
¡1 ¡ 3 ¡1 + 3
z1 = = ¡2 z2 = = 1:
2 2
Da cui l'unica soluzione x = 0.

Risolvere la disequazione
e2x ¡ ex ¡ 3  0
Funzioni elementari dell'Analisi 33

dove e indica il numero di Nepero.

Soluzione. Posto z = ex si ottiene la disequazione di secondo grado


z2 ¡ z ¡ 3  0
gli zeri del polinomio di secondo grado sono
p p
1 ¡ 13 1 + 13
z1 = z2 =
2 2
da cui p p
1 ¡ 13 x 1 + 13
e 
2 2
e
p !
1 + 13
x  log
2

dove diversamente da quello che accade nella scuola secondaria e dalla calcolatrice
con il simbolo log si indica il logaritmo naturale e non il logaritmo in base 10. Il
motivo di questa scelta risiede nel fatto, per ragioni che saranno chiarite nel corso
di Analisi 1, il logaritmo naturale gode di proprietà che lo rendono privilegiato.

Risolvere l'equazione  
1
log x ¡ logjxj + log
2
=0
x
Soluzione. Le soluzioni dell'equazione coincidono con l'insieme S delle soluzioni
del sistema
8
>
< x>0 
  x>0
1
: log x ¡ logjxj + log x = 0 2log x ¡ log x ¡ log x = 0
2
>

da cui si ha subito
S = R+:
Risolvere l'equazione  
2x
log2((1 + 2 ) ) + 2 log2
x 2
= 2x
1 + 2x
Soluzione. Per le proprietà dei logaritmi si ha
2log2(1 + 2x) + 2log2 2x ¡ 2log2(1 + 2x) = 3x
2x = 3x
da cui si vede che l'unica soluzione è x = 0.

Risolvere la disequazione
log(1 ¡ x2)  0
34 Sezione 9

Soluzione. L'insieme delle soluzioni della disequazione coincide con l'insieme


delle soluzioni del sistema ( (
1 ¡ x2 > 0 x2 < 1
1 ¡ x2  1 x2  0
da cui S = (¡1; 1).

Risolvere la disequazione
log(log(x)) < 0:
Soluzione. L'insieme S delle soluzioni della disequazione è lo stesso di quello del
sistema
8 8
< x>0 < x>0
log x > 0 x>1
: :
log x < 1 x<e
da cui S = (1; e).

Risolvere la disequazione
(log x)2 < 1
Soluzione. L'insieme S delle soluzioni della disequazione è lo stesso di quello del
sistema 
x>0
(log x ¡ 1)(log x + 1) < 0:
Possiamo risolvere la seconda disequazione con metodo graco ottenendo

x>0
e¡1 < x < e
da cui S = (e ; e).
¡1

Risolvere la disequazione
jlog xj > 1:
Soluzione. Con metodo graco si ha subito che l'insieme delle soluzioni è
S = (0; e¡1) [ (e; +1):
Al variare di b risolvere la disequazione
logb(2x ¡ 1) > logb x b>0 b=
/1
Soluzione. Si hanno due casi:
1. se b > 1 allora l'insieme S delle soluzioni della disequazione coincide con
quello del sistema
8
8 > 1
< 2x ¡ 1 > 0 >
< x>
x>0 2
: >
> x > 0
2x ¡ 1 > x : x>1
Funzioni elementari dell'Analisi 35

da cui S = (1; +1);


2. se 0 < b < 1 allora l'insieme S delle soluzioni della disequazione coincide con
quello del sistema
8
8 > 1
< 2x ¡ 1 > 0 >
< x>
x>0 2
: >
> x > 0
2x ¡ 1 < x : x<1
¡1 
da cui S = 2 ; 1 .
Risolvere l'equazione
p
x ¡ 1 = log1/2x
Soluzione. Con metodo graco si vede subito che x = 1.

9.6 Trigonometria classica


Iniziamo con una breve trattazione classica della trigonometria che nello spirito
ricalca quanto descritto dall'astronomo alessandrino Claudio Tolomeo. Dato un
triangolo rettangolo ABC retto in B per denizione si ha
^
^ = BC
sin A ^ = AB
cos A ^ = sin A = BC
tan A
AC AC ^ AB
cos A
con 0 < A ^ < 90. Non è dicile vedere che si tratta di una buona denizione in
^ della stessa ampiezza sono
quanto tutti i triangoli rettangoli che hanno l'angolo A
tra loro simili. Si ricava immediatamente che
^
A sin A^ ^
cos A tan A^
p p
1 3 3
30
2p p 2 p p 3 p
10 ¡ 2 5 1 + 5 10 ¡ 2 5
36 p
4 4 1+ 5
p p
2 2
45 1
2 p p2 p p
1+ 5 10 ¡ 2 5 1+ 5
54 p p
4 4 10 ¡ 2 5
p
3 1 p
60 3
2 2
inoltre si hanno i casi limite
sin 0 = 0 cos 0 = 1 tan 0 = 0
sin 90 = 1 cos 90 = 0
dove si nota che la tangente dell'angolo retto non è denita. Per il teorema di
Pitagora si ha subito l'identità fondamentale
^ + cos2A
sin2A ^ = 1:
36 Sezione 9

Inoltre si vede subito che


sin (90 ¡ ) = cos
Il problema risolto da Tolomeo è stato in sostanza quello di ricavare una tavola
dei valori approssimati dei seni (corde) di tutti gli angoli sessangesimali tra 0 e
90. Per fare questo lo strumento utilizzato è stato il teorema di Tolomeo sui qua-
drilateri ciclici inscritti in una circonferenza. Si può dimostrare che presi quattro
punti A; B ; C ; D in senso orario o antiorario su una circonferenza si ha
AB  CD + BC  DA = AC  BD:
Il modo più rapido per dimostrare il teorema è usare un'inversione circolare.

Figura 1. Inversione circolare

Il cerchio di inversione ¡ ha centro in D e l'inversione circolare fatta rispetto a ¡


trasforma la circonferenza che contiene il quadrilatero ciclico in una retta e i ver-
tici A, B e C nei tre punti A 0; B 0 e C 0 su questa retta. Ora
A 0C 0 = A 0B 0 + B 0C 0
ma
AC  DC 0 AB  DB 0 BC  DB 0
A 0C 0 = A 0B 0 = B 0C 0 =
DA DA DA
da cui
AC  DC 0 AB  DB 0 BC  DB 0
= +
DA DC DA
Ma
DB
DC 0 = DB 0
DC
da cui
AC DB AB  DB 0 BC  DB 0
 DB 0 = +
DA DC DC DA
e
AC DB AB BC
 = +
DA DC DC DA
Funzioni elementari dell'Analisi 37

moltiplicando per DA  DC la tesi. Il teorema di Tolomeo permette di dimostrare


facilmente la formula di addizione dei seni
sin( + ) = sin cos + cos sin :
Infatti se con riferimento alla Figura 1 supponiamo
\ADB = \CDB =
e supponiamo che DB sia il diametro della circonferenza avremo subito
DA = DB cos DC = DB cos
AB = DB sin BC = DB sin :
Per il teorema di Tolomeo e per il teorema della corda si ha
DB sin DB cos + DB cos DB sin = DB DB sin( + )
da cui dividendo per DB 2 la formula di addizione del seno.

Dalla formula di addizione si ricava subito come caso particolare la formula di


duplicazione
sin(2 ) = sin( + ) = sin cos + cos sin = 2 sin cos :
Non sarebbe dicile inoltre vedere che
cos( + ) = sin(90 ¡ ¡ ) = cos cos ¡ sin sin
da cui
cos(2 ) = cos2 ¡ sin2 :
Per le tangenti si ha
sin( + ) sin cos + cos sin tan + tan
tan( + ) = = =
cos( + ) cos cos ¡ sin sin 1 ¡ tan tan
sin(2 ) 2tan
tan(2 ) = = :
cos(2 ) 1 ¡ tan2
Queste formule valgono in generale e non solo per gli angoli tra 0 e 90 gradi. La
loro utilità è evidente. Ad esempio
p p
6+ 2
sin(75 ) = sin(45 + 30 ) = sin 45 cos 30 + cos45 sin30 =
      
:
4
Da cui, anche senza formula di duplicazione del coseno, ma sfruttando l'identità
fondamentale della trigonometria
p p !2 p p p !2
6 + 2 16 ¡ 6 ¡ 4 3 ¡ 2 6 ¡ 2
cos2(75) = 1 ¡ = =
4 16 4
e
p p
6 ¡ 2
cos(75) = :
4
38 Sezione 9

Allora p p
6 + 2
sin(75) = sin (90 ¡ 15) = cos 15 =
4
e p p
6¡ 2
sin 15 =

:
4
Non sarebbe dicile dimostrare che valgono le formule di sottrazione
sin( ¡ ) = sin cos ¡ cos sin
cos( ¡ ) = cos cos + sin sin :
La cosa più interessante è tuttavia ricavare la formula di bisezione del seno osser-
vando che
cos(2 ) = cos2 ¡ sin2 = 1 ¡ 2sin2
da cui
1 ¡ cos(2 )
sin2( ) = :
2
Posto 2 = si ha subito  
1 ¡ cos( )
sin2 =
2 2
che a meno di una estrazione di radice quadrata permette di ricavare il seno della
metà dell'angolo a partire da cos . Altrettanto facilmente si ricava
 
2 1 + cos( )
cos =
2 2
e  
2 1 ¡ cos( )
tan = :
2 1 + cos( )
Sfruttando queste formule possiamo ad esempio ricavare
p
1+ 5 p
1 ¡ cos 36  1¡ 3¡ 5
sin 18 =
2 
= 4
=
2 2 8
da cui r p
3¡ 5
sin18 = :
8
Inoltre p
1+ 5 p
1 + cos 36 1 + 5+ 5
cos 18 =
2 
= 4
=
2 2 8
da cui r p
5+ 5
cos18 =

8
e s p
3¡ 5
tan 18 =

p :
5+ 5
Funzioni elementari dell'Analisi 39

Per risolvere problemi di trigonometria sono molto utili i seguenti:

Teorema 38. (del coseno) Sia ABC un triangolo allora


BC 2 = AB 2 + AC 2 ¡ 2 AB AC cos \BAC:

Dimostrazione. Se \B A C è retto il teorema si riduce al teorema di Pitagora.


Se l'angolo \B A C è acuto e il triangolo B A C è acutangolo, tracciata l'altezza
CH si ha subito
BH = AB ¡ AC cos\BAC CH = AC sin\BAC:
Per il teorema di Pitagora applicato al triangolo CHB si ha
BC 2 = (AC sin\BAC)2 + (AB ¡ AC cos\BAC)2
da cui sviluppando i calcoli e tenuto conto dell'identità fondamentale della trigo-
nometria si ha subito la tesi. La dimostrazione di tutti gli altri casi si lascia per
esercizio. 

Teorema 39. (dei seni) Sia ABC un triangolo allora


AB BC CA
= = :
sin\ACB sin\CAB sin\CBA

Dimostrazione. Supponiamo che il triangolo ABC sia acutangolo. Tracciamo le


tre altezze del triangolo AH, BK e CL. Si ha
AH = AB sin\CBA = CA sin\ACB
BK = AB sin\CAB = BC sin\ACB
da cui, per la proprietà transitiva della congruenza, si ha la tesi. La dimostrazione
nel caso del triangolo ottusangolo si lascia per esercizio. 

Per lo studio dell'Analisi sono utili altre formule trigonometriche. In particolare


per il calcolo di alcuni integrali sono utili le formule parametriche. Osservato che
 
1
1 + tan2 = ¡ 
2 cos2 2
non è dicile vedere che
¡  ¡ 
2sin 2 cos 2 ¡ 
    ¡ 
cos2 2 2 tan 2
sin = 2sin cos = = ¡ 
2 2 1
¡  1 + tan2 2
cos2 2
Inoltre ¡  ¡ 
cos2 2 ¡ sin2 2 ¡ 
    ¡ 
1 ¡ tan2 2
cos2 2
cos = cos2
¡ sin2 = = ¡ 
2 2 1
¡  1 + tan2 2
cos2 2
e ¡ 
2 tan 2
tan = ¡ :
1 ¡ tan2 2
40 Sezione 9

Sono utili anche le formule di prostaferesi


   
¡ +
sin ¡ sin = 2 sin cos
2 2
   
+ ¡
sin + sin = 2 sin cos
2 2
   
+ ¡
cos + cos = 2 cos cos
2 2
   
+ ¡
cos ¡ cos = ¡2 sin sin :
2 2

9.6.1 Esercizi di trigonometria


Calcolare la lunghezza del perimetro e dell'area di un poligono regolare di n  3
lati inscritto in una circonferenza di raggio r.

Soluzione. Congiungiamo il centro della circonferenza con gli n vertici del poli-
gono regolare ottenendo n triangoli isosceli. L'angolo al vertice di ciascuno dei
triangoli isoscele ha ampiezza
360
n =
n
mentre gli angoli alla base hanno ampiezza
 
1 360 360 n¡2
n = ¡ = 180:
2 2 n 2n
Il perimetro Pn del poligono regolare è
    
n¡2 n¡2
Pn = 2n r cos 180 
= 2nr cos 180 :

2n 2n
L'area An del poligono regolare è
     
n¡2 n¡2 n¡2
An = 2nr cos 180 r sin

180 = nr sin
 2
180 :

2n 2n n
Una piramide a base quadrata ha lato di circa 230 metri, mentre l'angolo di incli-
nazione (interno) di ciascuna delle quattro facce triangolari rispetto a terra misura
circa 51. Stima l'altezza della piramide sapendo che
sin  0.78 cos  0.63:
Soluzione. Se indichiamo con h l'altezza della piramide si ha subito
h 0.78
= tan =
230/2 0.63
da cui
39 13 13
h=  230 =  230   231 = 13  11 = 143 metri:
63 21 21
Funzioni elementari dell'Analisi 41

Un punto C di una circonferenza di centro O e raggio unitario è il vertice di un


angolo alla circonferenza di ampiezza che insiste sull'arco AB. La bisettrice
dell'angolo alla circonferenza interseca la circonferenza in D. Calcolare l'area del
quadrilatero AOBD.

Soluzione. L'area S cercata è pari a


    
1
S=2 2 sin cos = sin :
2 2 2

9.7 Funzioni goniometriche e loro inverse


In questo paragrafo molto importante introdurremo le funzioni goniometriche fon-
damentali e le loro inverse.

Nel piano cartesiano (O; x; y) indicheremo con C la circonferenza di centro O e


raggio unitario (circonferenza goniometrica) e supporremo sia noto ¡ cosa del
tutto non ovvia ¡ che la lunghezza della circonferenza goniometrica sia 2 dove 
indica un numero irrazionale il cui valore è circa 3.14:

Introduciamo a questo una funzione


: R ! C
che ad ogni numero reale associa un punto ( ) su C nel modo seguente:
1. se > 0 consideriamo un punto mobile P su C inizialmente coincidente con
A = (1; 0) e supponiamo di ruotare questo punto in senso antiorario intorno
ad O no a quando ha percorso su C una lunghezza pari ad . Prenderemo
come ( ) il punto di arrivo di P . Durante il moto il segmento OP spazza
una parte di piano che individua un angolo il quale, per denizione, assu-
meremo abbia una ampiezza di radianti;
2. se < 0 consideriamo un punto mobile P su C inizialmente coincidente con
A e supponiamo di ruotare questo punto in senso orario intorno ad O no
a quando ha percorso su C una lunghezza pari a j j. Anche in questo caso
prenderemo come ( ) il punto di arrivo di P . Durante il moto il segmento
OP spazza una parte di piano che individua un angolo il quale, per deni-
zione, assumeremo abbia una ampiezza di radianti;
3. se = 0 si pone ( ) = (1; 0).
Per il modo in cui è stata denita  si ha
 

 = (0; 1) (¡) = (¡1; 0) (4) = (1; 0)::::
2
Non è dicile vedere che in generale si può passare dalla misura di un angolo in
gradi a quella in radianti attraverso la proporzione
 180
= :

42 Sezione 9

Da questa relazione si ha subito che


180
1rad =  57:

A questo punto possiamo subito introdurre le prime due funzioni goniometriche
fondamentali come segue:
sin: R ! R; 7! sin = yP
cos: R ! R; 7! cos = xP
dove P = (xP ; yP ) = ( ).

Le funzioni seno e coseno godono di due importanti proprietà


1. sono limitate in quanto assumono valori compresi tra ¡1 e 1;
2. sono periodiche di periodo 2.
In merito a questo ultimo aspetto si ha la seguente:
Denizione 40. Sia f : D ! R una funzione reale di variabile reale, diremo che f
è periodica se esiste almeno un numero reale k tale che
1. x + k 2 D per ogni x 2 D
2. f (x + k) = f (x) per ogni x 2 D.
Da questo punto di vista le funzioni seno e coseno, come una qualsiasi funzione
reale di variabile reale, sono periodiche in quanto
f (x + 0) = f(x)
per ogni x 2 D. Tuttavia per denizione si denisce periodo T di una funzione
periodica il minimo dei valori dei k positivi che soddisfano le condizioni date
nella denizione di periodicità. Quando diciamo che le funzioni seno e coseno sono
periodiche di periodo 2 signica che 2 è il più piccolo numero reale positivo tale
che
sin(x + 2) = sin x cos (x + 2) = cos x
per ogni x 2 R.

La terza funzione goniometrica fondamentale che introduciamo è la funzione tan-


gente
sin x
tan x =
cos x
che è denita in
n o

D = fx 2 R: cos x =
/ 0g = x 2 R: x =
/ + k; k 2 Z
2
e ha come codominio R. Talvolta è utile scrivere il dominio naturale (insieme di
denizione) della funzione tangente come unione di intervalli aperti
[   

D= ¡ + k; + k :
k2Z
2 2

La funzione tangente è periodica di periodo  e non limitata.


Funzioni elementari dell'Analisi 43

9.8 Funzioni inverse delle funzioni goniometriche


Per come sono state introdotte le funzioni goniometriche fondamentali si vede che
essendo periodiche (con periodo  o 2) non sono evidentemente iniettive. Dal
momento però che risulta della massima utilità introdurre le funzioni inverse delle
funzioni trigonometriche quello che faremo sarà di individuare delle opportune
restrizioni delle funzioni goniometriche fondamentali che siano invertibili. Si consi-
derano allora le seguenti restrizioni
h ih i
   
sin ¡ ; : ¡ ; ! [¡1; 1]; 7! sin
2 2 2 2
cosj[0; ]: [0; ] ! [¡1; 1]; 7! cos
  
    sin
tan ¡ ; : ¡ ; ! R; 7! :
2 2 2 2 cos
Prima di denire le loro inverse osserviamo di passaggio che mentre le restrizioni
della funzione seno e della funzione tangente sono strettamente crescenti, quella
della funzione coseno è strettamente decrescente. Le funzioni inverse, che preser-
vano la monotonia, sono quindi:
1. la funzione arcoseno
h  i
arcsin: [¡1; 1] ! ¡ ; ; x 7! arcsin x
2 2
con
sin(arcsin x) = x
  
e arcsin(sin y) = y per ogni y 2 ¡ 2 ; 2 ;
2. la funzione arcocoseno
arcos: [¡1; 1] ! [0; ]; x 7! arcos x
con
cos(arcos x) = x
e arcos(cos y) = y per ogni y 2 [0; ];
3. la funzione arcotangente
 
 
arctan: R ! ¡ ; ; x 7! arctan x
2 2
con
tan(arctan x) = x
¡  
e arctan(tan y) = y per ogni y 2 ¡ 2 ; 2 .

9.8.1 Esercizi sulle funzioni goniometriche


¡ 5
Calcolare tan arcos 7 .

Soluzione. Osservo che


1
1 + tan2x =
cos2x
44 Sezione 9

da cui  
5 1 49 24
tan 2
arcos = ¡  ¡1= ¡1=
7 5
cos2 arcos 7 25 25
e   p
5 2 6
tan arcos = :
7 5

Determinare il periodo delle seguenti funzioni denite su tutto R


 
x sin x
y = sin(x + 2) y = cos(2x ¡ 3) y = 2tan + y=
2 2 + sin x
Soluzione. 2; ; 2; 2.

Determinare la funzione f  g sapendo che f (x) = sin(3x) e g(x) = x2 + x.

Semplicare l'espressione
   
 
sin + x cos( ¡ x) + cos + x cos( + x)
2 2
Soluzione.
   
 
sin + x cos( ¡ x) + cos + x cos( + x) = ¡sin x cos x + sin x cos x = 0:
2 2

9.9 Equazioni e disequazioni III


Risolvere l'equazione
sin(x) = cos(x ¡ 22):
Soluzione. L'equazione ha le stesse soluzioni di
sin(x) = cos(x) , tan x = 1
da cui

x= + k
4
con k 2 Z.

Risolvere al variare del parametro a l'equazione


(cos x + 1)2 = a a 2 R:
Soluzione. Se a < 0 non ci sono soluzioni. Se a = 0 avremo
(cos x + 1)2 = 0 , cos x = ¡1
da cui
x =  + 2k
con k 2 Z. Se a > 0 avremo
p p
(cos x + 1)2 = a , cos x + 1 =  a , cos x = ¡1  a:
Dal momento che
p
¡1 ¡ a < ¡1
Funzioni elementari dell'Analisi 45

in questo caso non avremo soluzioni. Quindi


p
¡1 + a  1 , 0 < a  4:
In questo caso l'equazione
p
cos x = ¡1 + a
ha innite soluzioni
p
x = arcos(¡1 + a ) + 2k
con k 2 Z.

Risolvere l'equazione
2 sin2x ¡ 3 sin x ¡ 2 = 0:
Soluzione. Posto z = sin x si ha
2z 2 ¡ 3z ¡ 2 = 0
da cui
3¡5 1 3+5
z1 = = z1 = = 2:
4 2 4
Le soluzioni dell'equazione
1
sin x =
2
sono
 5
x= + 2k x =  + 2k
6 6
con k 2 Z.

Risolvere l'equazione
cos(arcos(x)) ¡ x = 0
Soluzione. S = [¡1; 1].

Risolvere le disequazioni
¡ ¡p  
sin 1 ¡ x2 + 3 2  16
Soluzione. S = [¡1; 1].
3 cos x  2 sin2x
Soluzione. La disequazione si può riscrivere nella forma
2 cos2x + 3 cos x ¡ 2  0
da cui, posto z = cos x, si ha
1
2z 2 + 3z ¡ 2  0 ,  z  2:
2
Ora
1  
 cos x  2 , ¡ + 2k  x  + 2k
2 3 3
con k 2 Z.
cos(x) ¡ 1
<0 x 2 [¡2; 2]
x+1
46 Sezione 9

Soluzione. Posto z = x risolviamo l'equazione


cos z ¡ 1 = 0
in [¡2; 2] ottenendo
z = 2 z =0
da cui
x = 2 x=0
Per ogni x 2 (¡2; 0) [ (0; 2) la disequazione ha le stesse soluzioni di
1
>0 , x > ¡1:
x+1
In conclusione l'insieme S delle soluzioni della disequazione è
S = (¡1; 0) [ (0; 2):
p
2
cos x + sin x <
2
Soluzione. Possiamo riscrivere la disequazione come
 

2sin x + <1
4
da cui  
 1
sin x + <
4 2
le cui soluzioni sono
7  
¡  + 2k < x + < + 2k
6 4 6
17 1
¡  + 2k < x < ¡  + 2k
12 12
con k 2 Z.
p
3 sin x ¡ cos x > 0 x 2 [¡; ]
Soluzione. La disequazione si può riscrivere nella forma
 

sin x ¡ < 0:

6
Posto z = x ¡ 6 si ha  
7 5
sin z < 0 z 2 ¡ ; 
6 6
da cui
¡ < z < 0
5 
¡ <x< :
6 6

sin(x3 + 1)

x2 + 1  1
Soluzione. R.  
2x ¡ 3
arcsin <0
x+2
Elementi di geometria analitica 47

Soluzione. L'insieme S delle soluzioni della disequazione è lo stesso di


2x ¡ 3
¡1  < 0:
x+2
Con metodo graco si ha subito
x<
dove è l'unica soluzione dell'equazione
2x ¡ 3 1
¡1 = ¡ x ¡ 2 = 2x ¡ 3 x=
x+2 3
e è l'unica soluzione dell'equazione 2x ¡ 3 = 0. In conclusione
 
1 3
S= ; :
3 2

arctan(log2x ¡ 3log x)  0
Soluzione. L'insieme S delle soluzioni della disequazione è lo stesso di quello del
sistema 
x>0
log2x ¡ 3log x  0:
Ora
log2x ¡ 3log x  0 log x  0 _ log x  3
da cui
0 < x < 1 _ x > e3
e
S = (0; 1) [ (e3; +1):

10 Elementi di geometria analitica


Nel piano cartesiano (O; x; y) l'equazione algebrica di primo grado in due variabili
ax + bx + c = 0
con a; b; c numeri reali descrive l'insieme di tutte le rette del piano. La disequa-
zione larga
ax + bx + c  0
descrive l'insieme di tutti i semipiani compresa la retta che li delimita, mentre la
disequazione stretta
ax + bx + c  0
descrive l'insieme di tutti i semipiani esclusa la retta che li delimita. Ci occupe-
remo ora dell'equazione algebrica di secondo grado
x2 + xy + y 2 + x + y +  = 0
48 Sezione 10

che descrive al variare dei parametri reali ; ; ; ; ;  tutte le sezioni coniche


(comprese le degeneri). Si osserva subito che per alcune scelte del parametri
l'equazione non ha soluzioni, ad esempio, se = 1; = 0; = 1;  = 0;  = 0;  = 1 si
ha
x2 + y 2 + 1 = 0
che non ha soluzioni in R2. Lo studio completo delle soluzioni dell'equazione di
secondo grado, che in ultima istanza conduce alla classificazione delle sezioni
coniche, verrà trattato nel corso di Geometria. Qui ci limitiamo a discutere dei
casi particolari di interesse per l'Analisi.

10.1 Circonferenze, ellissi e iperboli


Nel caso in cui = = 1; = 0;  = 0;  = 0;  < 0 si ottiene l'equazione
x2 + y 2 +  = 0
che nel piano cartesiano (O; x; y) descrive la famiglia di circonferenze con centro
O e raggio
p
r = :
Preso un qualsiasi numero reale =
/ 0 è chiaro che l'equazione
x2 + y 2 +  = 0
descrive la stessa famiglia di circonferenze. La disequazione
x2 + y 2 +   0
descrive la famiglia di cerchi con centro O e raggio
p
r = :
Non è dicile vedere che una qualsiasi circonferenza del piano cartesiano si
ottiene da una circonferenza di centro O applicando una traslazione di vettore ~v =
(xc ; yc) dove la coppia di numeri reali (xc ; yc) individua il centro della circonfe-
renza traslata. L'equazione cartesiana di una circonferenza del piano sarà del tipo
(x ¡ xc)2 + (y ¡ yc)2 +  = 0
che si può esplicitare nella forma
x2 + y 2 + ax + by + c = 0
con
a = ¡2xc b = ¡2yc c = x2c + yc2 + :
Come al solito se al posto di = si ha  invece di una circonferenza avremo un cer-
chio.

L'equazione cartesiana
x2 y 2
+ =1
a2 b2
Elementi di geometria analitica 49

con a e b reali non nulli corrisponde al caso particolare


1 1
= =0 = =0 =0  = ¡1
a2 b2
e descrive una ellisse di centro O e di semiassi di lunghezza a e b. Gli assi
dell'ellisse concidono con gli assi cartesiani. Si possono ottenere tutte le ellissi del
piano con assi paralleli agli assi coordinati e centro (xc ; yc) per traslazione

(x ¡ xc)2 (y ¡ yc)2
+ = 1:
a2 b2
L'equazione cartesiana
x2 y 2
¡ =1
a2 b2
con a e b reali non nulli corrisponde al caso particolare
1 1
= =0 =¡ =0 =0  = ¡1
a2 b2
e descrive una iperbole di centro O che come asintoti le rette di equazione
b
y= x
a
e con un assi di simmetria coincidenti con gli assi coordinati. Si possono ottenere
tutte le iperboli del piano con assi di simmetria paralleli agli assi coordinati e
centro (xc ; yc) per traslazione
(x ¡ xc)2 (y ¡ yc)2
¡ = 1:
a2 b2
Sono di interesse anche le iperboli equilatere di centro O di equazione
xy +  = 0
con  =/ 0. Gli asintoti di queste iperboli sono gli assi coordinati. Per traslazione
possiamo ottenere iperboli con centro in (xc ; yc) ed asintoti di equazione x = xc e
y = yc
(x ¡ xc)(y ¡ yc) +  = 0:
Si verica (farlo) che queste iperboli sono graci di funzioni omograche.

10.2 Parabole
Abbiamo già parlato in precedenza delle parabole ad asse verticale che nel piano
cartesiano (O; x; y) sono il graco di funzioni polinomiali di secondo grado. Non
sono invece graci di funzioni reali di variabile reali le parabole ad asse orizzontale
ottenute dal graco di una funzione quadratica per simmetria rispetto alla retta
di equazione y = x (bisettrice del I e III quadrante) che hanno equazione
x = ay 2 + by + c
con a; b; c numeri reali e a =
/ 0.
50 Sezione 10

10.3 Esercizi
Risolvere al variare del parametro i sistemi lineari
 
x + 2y = a x + ay = 1
a 2 R:
2x + 4y = 4 x + y = ¡1
Soluzione.  
x + 2y = a x + 2y = a
2x + 4y = 4 x + 2y = 2
da cui sottraendo le equazioni
a = 2:
Per tale valore di a il sistema ha innite soluzioni
(2 ¡ 2 ; ) 2 R:
Per a =
/ 2 non ci sono soluzioni.

Rappresentare nel piano cartesiano (O; x; y) le soluzioni delle seguenti disequa-


zioni

x2 + y 2 ¡ 2x + 4y  0 x2 + 4y 2 + 4y > 3 x2 ¡ 1 = 0 (x ¡ 1)(y ¡ 2)  0
Soluzione.
(x ¡ 1)2 ¡ 1 + (y + 2)2 ¡ 4  0 (x ¡ 1)2 + (y + 2)2  5
p
cerchio di centro (1; ¡2) e raggio 5 .
 2 ¡ 1 2
1 x 2 y +
x2 + 4y 2 + 4y > 3 x2 + 4 y + ¡1>3 + 2
>1
2 4 1
¡ 1
punti esterni all'ellisse di centro 0; ¡ 2 , semiasse maggiore parallelo all'asse delle
ascisse di lunghezza 2 e semiasse minore coincidente con l'asse delle ordinate e di
lunghezza unitaria.
x2 ¡ 1 = 0 (x + 1)(x ¡ 1) = 0
coppia di rette verticali. Finalmente le soluzioni di
(x ¡ 1)(y ¡ 2)  0
sono l'unione tra intersezione dei semipiani x  1 e y  2 e intersezione dei semi-
piani x  1 e y  2.

Nel piano cartesiano (O; x; y) stabilire per quali valori del parametro c > 0 i punti
di intersezione della parabola di equazione y = ¡9x2 + c con gli assi coordinati for-
mano un triangolo rettangolo.

L'equazione
p della circonferenza il cui centro appartiene al semipiano x  0 e dista
2 2 dalla corda di estremi A(¡1; ¡2) e B(3; 2) è?
Elementi di geometria analitica 51

Soluzione. Indichiamo con C = (x; y) il centro della circonferenza. Allora


d2(C ; A) = (x + 1)2 + (y + 2)2 = (x ¡ 3)2 + (y ¡ 2)2 = d2(C ; B)
2x + 1 + 4y + 4 = ¡6x + 9 ¡ 4y + 4
8x + 8y = 8 y=1¡x
da cui
C = (x; 1 ¡ x):
Il punto medio della corda è M = (1; 0) e
d2(M ; C) = (1 ¡ x)2 + (1 ¡ x)2 = 8 1 ¡ x = 2
da cui
x = 3:
Allora l'equazione cercata è
(x ¡ 3)2 + (y + 2)2 = 16:

Rappresentare nel piano cartesiano (O; x; y) l'insieme delle soluzioni delle disequa-
zioni
2(3x ¡ 2)  10y ¡ 8
jxj > 2y 2 ¡ 1
Soluzione. Nel primo caso è un semipiano di frontiera
6x ¡ 10y + 4 = 0 3x ¡ 5y + 2 = 0:
Rappresentare nel piano cartesiano (O; x; y) le soluzioni dei sistemi

x(y + 3) = 0
jyj + jxj = 1

(x ¡ 1)2 + y 2  1
jxj  1
8
< xy > 0
x2 + y 2 = 1
:
x+ y=1
(
x2 + y 2  5
x2 + 5y 2 = 10

Risolvere il sistema (
x2 + 3y 2 = 9
jy j = x2

e rappresentarlo gracamente nel piano cartesiano (O; x; y).


52 Sezione

Soluzione. Sostituendo si ottiene l'equazione biquadratica


3x4 + x2 ¡ 9 = 0:
Posto z = x2 si ha
3z 2 + z ¡ 9 = 0
da cui p p
¡1 ¡ 109 ¡1 + 109
z1 = z2 = :
6 6
La prima soluzione è negativa e non può essere il quadrato di un numero reale.
Quindi p
2 ¡1 + 109
x =
6
da cui le soluzioni r r
p p
¡1 + 109 ¡1 + 109
x1 = ¡ x2 = :
6 6
Le soluzioni del sistema sono le quattro coppie di numeri reali
r p p ! r p p !
¡1 + 109 ¡1 + 109 ¡1 + 109 ¡1 + 109
¡ ; ¡ ;¡
6 6 6 6
r p p ! r p p !
¡1 + 109 ¡1 + 109 ¡1 + 109 ¡1 + 109
; ;¡
6 6 6 6

Indice
1 Insiemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1

2 Funzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2

3 Numeri naturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

4 Numeri interi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
4.1 Minimo comune multiplo e massimo comun divisore . . . . . . . . . . . 10

5 Numeri razionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

6 Potenze ad esponente intero .... ...... ..... ..... ..... . 12

7 Rappresentazione decimale dei numeri razionali . . . . . . . . . . . . 13

8 Numeri reali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
8.1 Radici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
Indice 53

9 Esercizi sui numeri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19

10 Funzioni elementari dell'Analisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21


10.1 Funzioni inverse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
10.2 Funzioni composte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
10.3 Equazioni e disequazioni I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
10.4 Esponenziali e logaritmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
10.5 Equazioni e disequazioni II . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
10.6 Trigonometria classica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
10.6.1 Esercizi di trigonometria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
10.7 Funzioni goniometriche e loro inverse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
10.7.1 Esercizi sulle funzioni goniometriche . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
10.8 Equazioni e disequazioni III . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43

11 Elementi di geometria analitica . ...... ..... ..... ..... . 46


11.1 Circonferenze, ellissi e iperboli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
11.2 Parabole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
11.3 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49

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