Sei sulla pagina 1di 5

Il vecchio e il bambino

Con passo lento un vecchio attraversava il parco verde e profumato


di fiori appena sbocciati. Era una sera di primavera, il
sole tramontava e i suoi ultimi raggi giocavano con le foglie
tenere degli alberi e brillavano di tanti colori sulle rose, sui garofani,
sui tulipani, sulle margherite. Diffondeva una luce dorata
sulle piante, sull'erba appena nata, sui capelli bianchi del vecchio
e sui capelli biondi di un bambino che giocava con numerosi
aeroplani, seduto in terra.
Il vecchio si fermò vicino al bambino a guardarlo mentre metteva
i suoi aeroplani in formazione e ne imitava il rumore.
Chiese dopo un po' di silenziosa attesa:
— Che cosa farai quando sarai grande, bambino ?
— Farò l'aviatore. Col mio aeroplano guiderò nel cielo una
squadriglia di mille aeroplani, ma il mio sarà il più bello.
— Perché vuoi fare l'aviatore ?
— Perché voglio volare nel cielo.
— E che cosa andrai a cercare nel cielo ?
— Andrò a cogliere le stelle.
— Ma le stelle sono molto lontane e dovrai volare molto per
raggiungerle.
— Lo so, ma il mio aeroplano sarà molto potente, non si romperà
mai e starò in cielo tutto il tempo che vorrò. Se vuoi venire
anche tu, ti posso dare questo aeroplano. Ha un posto solo, ma è
comodo.
— Grazie, bambino, mi piacerebbe venire in cielo con te, ma
non so pilotare l'aeroplano, e poi sono troppo vecchio e stanco e
ho paura di non aver la forza di fare tanta strada.
— Peccato ! Ci saremmo divertiti insieme. Ora devo andare a
casa. Ciao !
E con i suoi aeroplani il bambino partì correndo attraverso il
parco.
Il vecchio continuò la sua strada. Il sole era tramontato. La
sera era bella e un po' meno triste per il vecchio perché pensava
che anche se egli non aveva più ambizioni né sogni, il bambino
ne aveva tanti; e forse, chissà, avrebbe potuto realizzarli.
Un vecchio, un bambino: due esistenze; una che finiva e
l'altra che cominciava appena.

Michelangelo Buonarroti*
Il padre di Michelangelo non voleva che il figlio perdesse
tempo con scalpello e pennelli, desiderava per lui una carriera
più redditizia; ma Michelangelo voleva a tutti i costi diventare
un artista. Una volta, avendolo sorpreso mentre disegnava, papà
Buonarroti andò su tutte le furie. Il ragazzo invece di badare ai
rimproveri, lo guardava con interesse, e quando la sfuriata fu
passata, esclamò: « Che bel padre in collera sarebbe questo a
dipingerlo ! »
La passione di Michelangelo per Parte era così forte che alla
fine il padre lo mandò come apprendista da Ghirlandaio, dalla
cui bottega passò presto alla scuola dei Medici. Lorenzo dei
Medici, detto il Magnifico, protettore delle arti e degli artisti,
era allora signore di Firenze. Un giorno, mentre Michelangelo
scolpiva la testa di un vecchio fauno nel giardino dei Medici, il
Magnifico passò tra i giovani apprendisti e si fermò ad osservare
la scultura esclamando: « Il tuo fauno è vecchio. Non sai che a
un vecchio dovrebbero mancare almeno alcuni denti ? » Michelangelo,
emozionatissimo, ebbe la presenza di spirito di rispondere
« A un vecchio sì, ma a un fauno ? Un fauno dovrebbe essere
metà uomo e metà capra. Le capre perdono forse i denti ? »
Lorenzo sorrise a questa risposta pronta e spiritosa. Il giorno
dopo, quando ritornò, notò che Michelangelo aveva tenuto conto
delle sue osservazioni e aveva tolto alcuni denti al suo fauno. Da
allora il giovane artista fu preso sotto la protezione del grande
patrono delle arti.
###
Quando i Medici furono cacciati da Firenze Michelangelo
andò a Roma, dove trovò una grande confusione. La chiesa
stessa era corrotta e sede di corruzione: dovunque gelosie, vendette,
rancori.
*##

Il papa Giulio II era più ansioso di eternare la sua memoria


con una tomba colossale che con opere buone. Lo scultore fu
incaricato di creare quaranta statue, che dovevano circondare la
tomba del papa. Egli si mise subito al lavoro ma troppo presto
il papa, assorbito da altre preoccupazioni, smise di pagare regolarmente.
Michelangelo più volte sollecitò il pagamento, e costretto
dalla estrema necessità di fondi, egli, cosi orgoglioso, più
volte si presentò al Vaticano senza essere ricevuto. Alla fine,
furibondo, lasciò detto al papa che lo venisse a cercare, se
avesse avuto bisogno di lui, e se ne tornò a Firenze. Giulio II lo
mandò a chiamare varie volte ma Michelangelo ignorò volutamente
il richiamo finché il papa stesso non gli venne incontro
promettendogli di riparare il torto fattogli.
###

Michelangelo fu scultore, pittore, architetto e poeta, ma scolpire


e scolpire il marmo era la sua vera grande passione. Fu
principalmente per merito suo che le cave di marmo di Carrara
ripresero in pieno la loro attività. Benché fossero conosciute dal
tempo dei Romani erano state per lungo tempo quasi abbandonate.
Michelangelo era ben conosciuto nella zona non solo perché
era un ottimo cliente ma anche perché era molto difficile contentarlo.
Infatti egli cercava sempre il marmo più bianco, cioè
il più puro che si potesse trovare.
Fu questa sua ricerca continua del marmo senza alcuna impurità
che lo portò alla scoperta del marmo quasi perfetto sul
Monte Altissimo vicino a Pietrasanta dove non esisteva però né
cava né strada.
A Carrara Michelangelo era sempre accolto come un carrarino,
ma quando, dopo aver ottenuto il consenso del papa,
per cui lavorava in quel periodo, decise di scavare il marmo
della nuova cava, gli abitanti di Carrara e dintorni diventarono
i suoi nemici.
###
Aprendo un'altra cava, anche se non troppo lontana, avrebbe
tolto loro parte del lavoro. Egli non riusci né con promesse né
con soldi a trovare operai che volessero lavorare per lui e fu
costretto a portare con sé degli amici da Firenze. Ma le difficoltà
sembravano insormontabili : si trattava di staccare i blocchi giganteschi
dal monte, trascinarli abbasso, costruire la strada per
trasportarli al mare e da qui imbarcarli; e tutto questo con poche
inesperte persone, fra cui solo un ragazzo del luogo.
Il marmo fu trovato, perfetto e in grande quantità ma il lavoro
procedeva lentamente e assorbiva non solo i denari offerti dal
papa ma anche quelli personali dello scultore. Poi successe una
disgrazia. L'unico giovane del luogo che si era offerto di lavorare
per Michelangelo fu ucciso dalla caduta di un masso. I lavori
furono sospesi; Michelangelo addoloratissimo e disperato credette
che tutto fosse perduto. Fu allora che i carrarini pentiti di
averlo ostacolato fino allora e ritendendosi in parte responsabili
della disgrazia, si decisero ad aiutarlo. E il marmo più puro fu
finalmente a disposizione delle sue stupende mani.
###

Grande non si nasce, si diventa lavorando accanitamente,


sperimentando, soffrendo atrocemente. Quando Michelangelo
dipingeva la cupola della Cappella Sistina, i colori gli gocciolavano
sul viso, sugli occhi, ma egli continuava in posizione scomodissima
piegato all'indietro, perdendo la nozione del tempo,
dimenticandosi persino di mangiare o di dormire. Raramente poi
era soddisfatto dal risultato, che secondo lui non era mai perfetto.
La grande statua del Mosè che si trova a Roma, nella chiesa di
S. Pietro in Vincoli, appare cosi viva che si può ben credere che
Michelangelo abbia detto con ira, dopo averla compiuta:
« Perché non parli ? »
##*

Il grande artista lavorò fino alla fine, creando, imparando, insegnando;


esclamò prima di morire: «Ho appena imparato
abbastanza da cominciare ora il mio capolavoro ! »
scalpello e pennelli
andò su tutte le furie
chisel and brushes
flew into a rage
la presenza di spirito the presence of mind
aveva tenuto conto had borne in mind
riparare il torto to right the wrong
le cave di marmo the marble quarries
successe una disgrazia a disaster happened
* Michelangelo Buonarroti nacque a Caprese, vicino ad Arezzo nel
1475 e morì a Roma nel 1564. Fra le sue numerose opere ricordiamo
le statue del Mosè, del David, le Pietà, i Sepolcri dei Medici, gli
affreschi della Cappella Sistina, la cupola di San Pietro.
Coniglio o gatto?
Erano in tempo di guerra ed ogni specie di carne, non importa di quale animale, era
preziosa. Una bambina era molto piccola e non sa più se si ricordi l'episodio che sta per
raccontare per esperienza diretta o per averlo sentito raccontare tante volte, perché era la
storiella preferita degli abitanti di Vitoio, della Garfagnana, di circa dodici case aggrappate su
una roccia che nemmeno il terremoto del 1920, riuscì a screpolare. (logró agrietar)
I soli animali domestici che avesse mai visto in quei luogo, eccetto qualche cane da
caccia, (kattsa) le galline, le pecore, le vacche e qualche asino, erano i gatti, che giravano da
una casa all'altra e appartenevano a tutti e a nessuno. Ebbene, durante la guerra il numero di
tali animali era diminuito in modo impressionante; lei era troppo ingenua per capire come,
però lo sapeva quella famosa sera quando il suo padre decise di far da cuoco. Ha mandato la
sua madre fuori tutto il giorno e ha cominciato il lavoro per prepararle il suo piatto preferito:
polenta di farina gialla e coniglio in umido.
Sua madre è ritornata ?? quando tutto era pronto. Il profumo che aleggiava nella casa era
veramente appetitoso. Mentre sua madre entrava, suo padre mise la polenta fumante sulla
tavola e si ha affretato a preparare le porzioni di coniglio.
Prima ha servito alla bambina, ed ha dato la testa che era la sua parte preferita per il
cervello, poi gli altri. È stata una sorpresa che si servisse per prima, ma poiché in casa sua non
è mai esistito nessun problema di etichetta, non ci feci caso.
Appena la mamma ebbe assaggiato il primo boccone, il babbo guardandola disse:
— Be'! Che cosa pensi di me come cuoco?
La mamma, continuando a mangiare con appetito, rispose con un mucchio di
complimenti.
Alla fine del pranzo, la mamma volle fare la sua sorpresa e andò in cantina dove aveva
messo la zuppa inglese a raffreddare. Ritornò con una bella zuppiera piena di quel dolce
delizioso, e mentre tutti facevamo esclamazioni di piacere, ella chiese al babbo:
— Hai ammazzato due conigli, oggi? Ne ho visto uno in cantina. È qualche festa
speciale?
Aveva un'espressione un po' dubbiosa nel fare tale domanda e il babbo rispose un po'
imbarazzato:
— Ce n'era uno che non mangiava troppo bene da qualche giorno, cosi ho pensato di
ammazzarlo prima che si ammalasse o diventasse troppo magro.
Questa fu una risposta che mi lasciò piuttosto sorpresa perche proprio il giorno prima
ero andata io a cercare erba per i conigli e li avevo visti mangiare tutti con enorme appetito.
Alla fine del pranzo, non so come, il discorso cadde sui gatti e sentii dire dal babbo
quanto fosse buona la carne di gatto se veniva mangiata dopo uno speciale trattamento, cioè
dopo averla lasciata in acqua corrente per almeno tre giorni per farle perdere il sapore e
l'odore di selvatico; naturalmente doveva essere un gatto giovane.
A questo discorso la mamma esclamò con estremo disgusto:
— Non mangerei mai carne di gatto nemmeno se stessi per morir di fame. E poi sono
sicura che ne riconoscerei il sapore immediatamente.
— Ah sì ? — disse il babbo —. Tu ne riconosceresti il sapore!
Credi che il sapore della carne di gatto sia molto diverso da quello della carne di
coniglio?
— Ma certamente — rispose la mamma.
— E così — insistè il babbo — sei proprio sicura di aver mangiato oggi carne di coniglio e
non carne di gatto?
— Che cosa vuoi dire con questo? — Chiese la mamma subito sospettosa. — Non era
forse coniglio?
— Del coniglio c'era solo la testa, il resto era un bel gatto grasso e giovane!
Tutti ci mettemmo a ridere, ma la mamma impallidì e si alzò per correre verso il bagno.
Prima che si sospettasse qualcosa, la mamma era di ritorno con gli occhi rossi e ancora
pallida.
— Questa è la prima e l'ultima volta che ti lascio cucinare
carne al sugo per me! — Disse decisa puntando un dito accusatore verso il babbo.

Potrebbero piacerti anche