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1494, due anni dopo le scoperte geografiche di Cristoforo Colombo.

I regni di Spagna e Portogallo avevano dato il via a una massiccia esplorazione


ed espansione oltremare, e l’eventualità di una guerra tra le due potenze era
costantemente dietro l’angolo. Alessandro VI, cercò di dare un ordine spaziale e
“giuridico” alle nuove scoperte.

Alessandro VI aveva stabilito  una prima linea di demarcazione sul meridiano


che dista 100 miglia dall’Isola di Capo Verde: ad ovest vi sarebbero state le terre
del Regno di Castiglia, ad est quelle del Regno di Portogallo. Si consideri che ai
tempi non era del tutto chiara la conformazione geografica del nuovo
continente, e questa decisione fu presa sulla base delle scarse conoscenze del
tempo, in maniera piuttosto arbitraria. Il Re del Portogallo la giudicava troppo
favorevole per la Spagna e chiese al sovrano spagnolo Re Ferdinando di
rinegoziarla, sempre attraverso la mediazione del Papa.

Alla fine si giunse un accordo il 7 giugno 1494 a Tordesillas: i contraenti


tracciarono una linea verticale sulla mappa del mondo allora conosciuto a 370
miglia da Capo Verde, isola africana in mano al Portogallo. La linea non divideva
solo il continente americano, ma tutto il mondo conosciuto. La terra, a sua
insaputa, veniva dunque divisa in due parti, e tutto ciò che si trovava a Ovest
andava alla Spagna, mentre tutto ciò che andava a Est al Portogallo. Entrambi i
Regni erano chiamati ad evangelizzare quelle nuove terre nel nome della Chiesa
di Roma.

Questa linea di demarcazione, chiamata raya, sancì le rispettive strategie


coloniali. La Spagna si concentrò all’esplorazione e all’espansione nel nuovo
continente, che portò al crollo degli Imperi Atzeco e Inca, mentre il Portogallo
diede inizio alla creazione del suo impero commerciale in Asia, che ai suoi
massimi partiva dallo Yemen e terminava in Giappone.

Delle vestigie dell’Impero Portoghese in Asia oggi non rimane granché e l’ultimo
avamposto, Macao, è stato restituito alla Cina nel 1997, mentre la sola Nazione
asiatica che oggi parla portoghese è la minuscola Timor Est. Tuttavia, il Trattato
di Tordesillas portò a un ulteriore e inaspettata conseguenza per tutte e tre le
parti in causa. Come accennato, nel 1494 l’esplorazione delle Americhe era
appena cominciata, e sia la Spagna sia il Portogallo ignoravano che l’estrema
propaggine orientale della costa sudamericana si estendesse ben oltre la linea
segnata con la raya.

Fu solo nel 1500 che quelle coste vennero scoperte dall’esploratore Pedro
Álvares Cabral, e proprio grazie al Trattato di Tordesillas, il Portogallo si ritrovò
con un proprio, legittimo, avamposto nel continente americano. Ebbe dunque
inizio la storia del Brasile, enorme isola linguistica portoghese in un’America
Latina che altrimenti avrebbe parlato totalmente lo spagnolo.

La Spagna dal canto suo si prese una parziale rivincita in Asia colonizzando le
Filippine nella seconda metà del Cinquecento, nonostante la loro collocazione
nella sfera d’influenza del Portogallo, il quale, tuttavia, sarebbe stato assorbito di
lì a pochi anni dalla dinastia spagnola dando vita all’Unione Iberica, una stagione
che perdurò per sessant’anni e che congelò ogni strategia coloniale portoghese
indipendente ponendo dunque fine alla fase di espansione dei lusitani in Asia.

Per almeno un secolo qualunque tipo di espansione nelle Americhe da parte di


Inghilterra, Francia e Olanda (che nel 1494 aveva ancora da nascere) fu vietata
proprio dal Trattato di Tordesillas. Fu solo con l’avvento della riforma
protestante – e con la crisi degli Imperi di Spagna e Portogallo – che questi
Paesi iniziarono a stabilirsi in America. Ormai però gran parte del continente era
già sotto il controllo di spagnoli e portoghesi, così ai nuovi arrivati non restava
che la selvaggia parte settentrionale da esplorare e colonizzare. Se in America
dunque si parla inglese e francese solo dal Rio Grande in su, esclusa qualche
sporadica isolette linguista nella regione della Guyana e in Belize, parte del
merito (o della colpa) va attribuita a Papa Alessandro VI.

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