Sei sulla pagina 1di 11

Lezione 5: Lemergere di altre forme di impresa: i gruppi di impresa

1 Dallimpresa multidivisionale alle reti di imprese


Negli anni ottanta del novecento si manifestarono diversi segni di crisi del modello americano: a. lemergere di forti competitori internazionali, in primo luogo le agguerrite ed efficienti imprese giapponesi, le quali soprattutto nei comparti delle automobili e delle attrezzature elettroniche conquistarono la leadership internazionale b. lapertura di stabilimenti di imprese giapponesi negli Stati uniti c. la diminuzione dellinfluenza statunitense Lattenzione venne di nuovo portata alla forma di impresa e la grande impresa multidivisionale sino ad allora considerata lo strumento dellaffermazione americana nel mondo sal sul banco degli imputati. In modo molto negativo vennero valutate alcune degenerazioni del modello multidivisionale che erano emerse nel corso del secondo dopoguerra: a. eccesso di diversificazione b. le divisioni dividono c. eccesso di burocrazia La diversificazione nei settori correlati, che aveva caratterizzato la nascita dellimpresa multidivisionale, si era trasformata nel secondo dopoguerra in una diversificazione generalizzata che aveva spinto le imprese ad operare in tanti e vari settori i quali non presentavano nessuna affinit n dal punto di vista tecnologico n da quello del marketing. In particolare negli anni 19631972 si era verificata una nuova ondata di fusioni e acquisizioni prive di criteri razionali dal punto di vita industriale. Cos R. Whittington e M. Mayer descrivono il fenomeno, nel volume Limpresa europea, : La compravendita di aziende divenne un business fiorente, che, sperimentato inizialmente dagli industriali, avvantaggi soprattutto il mondo della finanzia.. Diversificazione, disinvestimenti, compravendite e mercato per il controllo delle corporation portarono ad un notevole processo di ristrutturazione. Aziende e parti di aziende venivano comperate, vendute, separate e ricombinate in modo impensabile in precedenza. Negli anni settanta questo fenomeno riguard soprattutto le 46

societ che si erano diversificate e venne attuato dal loro management. Nel decennio successivo queste operazioni raggiunsero un picco ma si caratterizzarono per un orientamento pi speculativo, risultato soprattutto dellazione di banchieri e intermediari finanziari che puntavano a lauti profitti nellimmediato senza preoccuparsi delle sorti delle imprese. (p.12 dellintroduzione) Chandler identific con un diverso nome, quello di conglomerata, queste nuove imprese multidivisionali che operavano in settori non correlati. Questo fenomeno di diversificazione estrema delle corporation in settori fra loro non correlati accentu uno dei limiti maggiori della forma multidivisionale, vale a dire il fatto che le divisioni dividono, cio producono una separazione fra top managers separazione fra le scelte operative e quelle strategiche. Infatti, come abbiamo visto nel modello multidivisionale il top management elabora le strategie generali senza dover svolgere alcuna mansione operativa e, in genere, ha una formazione da manager generico o di esperto di finanza e non conosce le interconnessioni fra mercati e tecnologie. La valutazione sulloperato delle singole divisioni viene fatto sulla base del Roi (return on investment) piuttosto che delle prospettive di lungo periodo e delle scelte strategiche settoriali operate dai managers intermedi responsabili del mantenimento della capacit competitiva della divisione. La diversa formazione e la mancanza di opportunit di confronto rendono difficile la comunicazione fra il top management e i manager intermedi. Questa frattura risulta ancora pi evidente nel caso della conglomerata, dove la frantumazione dei saperi ancora pi forte a causa delleterogeneit delle diverse linee di prodotti. Il risultato di questa frattura stata, secondo Chandler, la riduzione della capacit innovativa delle imprese americane che, impegnate su tanti settori, avrebbero perduto capacit di competere in ciascuno di essi. La burocratizzazione poi un altro aspetto della separazione fra managers intermedi e vertici aziendali. Se la crisi americana aveva portato a criticare levoluzione subita dalla grande impresa multidivisionale nel secondo dopoguerra, il successo giapponese e il recupero europeo avevano spinto economisti e storici a studiare con pi cura la forma di impresa presente in questi paesi. Cominciarono a fiorire nuovi termini, tra i quali uno dei pi fortunati fu quello di rete di imprese (Castells, La nascita della societ in rete, 1996). Con questo termine si indicavano i sistemi di imprese caratterizzati da legami a maglie larghe: subappaltatori, joint venture, alleanze famigliari (come i chaebol coreani e gli zaibatsu giapponesi), ma anche i sistemi locali di piccola e media impresa e i gruppi di impresa in generale. e mangers intermedi e una

47

In generale si comprendono tutte quelle forme nelle quali le imprese non si presentavano da sole sul mercato, ma forti di rapporti e di collaborazioni. Il pregio maggiore riconosciuto allimpresa rete la flessibilit, cio la capacit di rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato e di cooptare nuovi partner, cio nuove competenze e capacit imprenditoriali. Due delle forme di imprese che hanno suscitato maggiore attenzione sono stati i gruppi di imprese e i sistemi locali di piccole e medie e imprese o distretti ed proprio di queste due forme che ci occuperemo in questa e nella prossima lezione.

2 I gruppi di imprese
I gruppi di imprese sono insiemi di imprese collegate fra loro in modo formale o informale con legami di tipo intermedio (Granovetter, Rivisitare Coase: i gruppi economici nelleconomia, in M. Magatti, Potere, mercati, gerarchie, Il mulino 1995). I legami di tipo intermedio vanno intesi come qualcosa che si colloca a met fra la completa integrazione della grande impresa manageriale e la mancanza assoluta di rapporti. I gruppi si formarono nella loro prima versione nei 40 anni precedenti la 1 guerra mondiale contemporaneamente al diffondersi negli Usa delle imprese multinazionali. Queste forme erano meno centralizzate: il centro stabiliva solo alcune regole di comportamento (es. quantit da produrre, quote di pubblicit) per attori economici che mantenevano la propria indipendenza (si parla anche di cartelli, di federazioni, oltre che di holding). Nonostante la loro grande diffusione, essi sono stati poco studiati per una serie di ragioni: a) perch si tratta di un fenomeno difficile da individuare: le rilevazioni censuarie ci permettono di avere il quadro completo delle imprese esistenti, ma non ci consentono di sapere nulla sulle relazioni che intercorrono fra di esse b) perch si tratta di un livello di analisi che si colloca fra la microeconomia e ma macroeconomia per capire il quale non abbiamo a disposizione modelli teorici c) perch si tratta di una forma di impresa poco diffusa negli Stati uniti e proprio per questa ragione stata spesso ritenuta transitoria e instabile. Non di meno negli ultimi 30 anni si sono avuti diversi studi empirici su questa realt, nei diversi paesi del mondo, nei quali si cercato di interpretare la presenza dei gruppi di imprese come una risposta a problemi economici. Ricordiamo lo studio di Leff del 1978 sui gruppi economici nei paesi in via di sviluppo, nel quale si sosteneva che essi erano importanti per superare i fallimenti del mercato dei capitali e quindi per far arrivare finanziamenti alle imprese di produzione. 48

Chandler, invece, sulla base dello studio dei gruppi europei aveva concluso che essi erano una fase intermedia precedente la creazione della M-form, verso la quale dovevano comunque convergere. Il limite maggiore dei gruppi rispetto alla M-form veniva individuato da questo autore nella mancanza di un centro direzionale e strategico, in assenza del quale le imprese di un paese erano destinate a soccombere nella competizione per la conquista della leadership sui mercati internazionali. La linea teorica alla Chandler, quindi, ha interpretato lesistenza dei gruppi come accomodamenti a situazioni economico-legislative in cui la forma multi-divisionale risultava impedita. Si trattava di un second-best: lefficienza era inferiore. Tuttavia, il perdurare di tali gruppi e la buona performance di paesi come Giappone e Germania in cui i gruppi di imprese sono molto diffusi tende a contraddire tale visione. Altri studi hanno focalizzato lattenzione sui vantaggi che la forma a gruppo di imprese aveva consentito di ottenere in diversi contesti nazionali, come nella realt giapponese e in quella francese. In particolare essa avrebbe consentito di ridurre i costi di transazione in un contesto di incertezza e avrebbe perseguito gli stessi obiettivi della M-form, vale a dire il coordinamento, la lealt e la correttezza di comportamento. Una della ragioni che ha reso difficile lo studio dei rapporti fra le imprese e quindi sia lanalisi che linterpretazione dei gruppi di imprese legata alla loro grande eterogeneit. Vediamo allora, seguendo lo schema proposto da Granovetter nel 1995 di presentare alcuni criteri rispetto ai quali classificare e distinguere i diversi gruppi di impresa. In particolare prenderemo in esame: a) loperare di assi di solidariet b) le relazioni di propriet e la struttura di autorit c) il rapporto fra gruppi e sistema finanziario d) il rapporto fra gruppi e stato Loperare di assi di solidariet. I membri dei gruppi economici sono generalmente legati da relazioni di fiducia interpersonale, che si fondano su un background comune di tipo personale, etnico o territoriale. Il pi elementare di questi fattori quello parentale. Gran parte della letteratura di storia di impresa d una valutazione non positiva delle economie in cui le imprese restano dirette dalle famiglie. Secondo Chandler la mancata trasformazione delle imprese famigliari in imprese manageriali non pu che portare al fallimento. Tuttavia negli ultimi venti anni si notato una grande attenzione da parte delle famiglie che guidano gruppi industriali alla professionalizzazione dei membri della famiglia e soprattutto dei possibili eredi. Un altro importante asse di solidariet lappartenenza ad una minoranza etnica. In questo caso letnia fornisce un asse di differenziazione lungo il quale i membri possono costruire la loro fiducia. Es. i gruppi cinesi in Thailandia, quelli 49

cubani a Miami, ma anche il gruppo evangelico svizzero a Bergamo che tra la fine dellottocento e linizio del novecento cre un sistema di piccole e medie imprese nel settore cotoniero. In sintesi si pu dire che i gruppi di impresa per funzionare hanno bisogno di un collante e che lappartenenza ad una famiglia e ad un gruppo etnico possono rappresentare tale collante. Le relazioni di propriet e la struttura di autorit. Si possono avere gruppi verticali con propriet e struttura dautorit centralizzata oppure gruppi orizzontali con una gestione pi ugualitaria della struttura di autorit. Esempi del primo tipo sono i gruppi coreani, del secondo i gruppi giapponesi. Si ha un gruppo gerarchico quando si in presenza di imprese giuridicamente autonome ma legate fra loro da partecipazioni azionarie incrociate. Infatti, in un gruppo lattivo del bilancio delle singole imprese si divide in partecipazioni intragruppo e altre attivit. Ogni societ appartenente ad un gruppo possiede azioni delle altre societ e in modo simmetrico una parte delle sue azioni sono detenute da altre societ. Le uniche eccezioni sono relative alla presenza di holding, cio societ che posseggono azioni di altre, ma non sono possedute, e alla presenza di societ terminali, cio che sono possedute da altre ma non posseggono azioni. Nei gruppi gerarchici il controllo esercitato in ultima analisi da un unico soggetto per tutte le imprese. In altre parole esiste una holding capogruppo. Nei gruppi associativi invece il potere delle diverse imprese quasi equivalente. Il coordinamento in genere ottenuto tramite meccanismi informali. Ad esempio la ripetizione nel tempo di transazioni economiche o lo scambio di cariche societarie (cio passaggi di managers), oppure la condivisione di comuni obiettivi. Il rapporto fra gruppi e sistema bancario. La maggior parte dei gruppi economici internalizza ben presto la funzione bancaria. Questo fa pensare che uno degli obiettivi della forma a gruppo di impresa sia proprio quello di garantirsi pi facilmente o a costo minore le risorse finanziarie necessarie per sviluppare i progetti imprenditoriali. Il rapporto fra gruppi e stato. In genere i gruppi di impresa concentrano una grande potere economico e in virt di questo possono esercitare anche un peso politico. Questo crea il rischio di un intreccio fra apparati dello stato e gruppi che ha esiti negativi per quanto riguarda lacquisizione di capacit competitive di lungo periodo delleconomia di un paese. Un esempio delle conseguenze negative di tale intreccio ci viene dalla storia dei gruppi economici indonesiani, che conobbero un fortissimo sviluppo negli anni compresi fra il 1949 e il 1965, durante il governo Sukarno. Tali gruppi nacquero e si organizzarono attorno a monopoli concessi dallo stato, appalti pubblici e grandi aperture di credito 50

da parte di banche pubbliche. Dopo la caduta di Sukarno tutti questi gruppi lentamente fallirono, perch i privilegi che avevano accompagnato il loro sviluppo non avevano consentito di maturare alcuna capacit competitiva.

A conclusione di questo paragrafo possiamo indicare i vantaggi che possono essere legati alla forma del gruppo di impresa (vedi Fabrizio Barca, Imprese in cerca di padrone). 1) Far convergere un patrimonio maggiore su un unico progetto imprenditoriale. 2) Sviluppare meccanismi incentivanti: aumentando il numero dei centri operativi e il loro grado di autonomia rispetto ad unimpresa multidivisionale si arricchisce la struttura degli incentivi. Gli incentivi diventano importanti in una situazione di informazione asimmetrica, dove chi delega le funzioni ai manager non poi in grado di sorvegliare il comportamento di tali manager. I dirigenti delle singole imprese di un gruppo possono essere pi incentivati dei manager intermedi di una impresa multidivionale. Analogamente nel caso di imprese famigliari, larticolazione per gruppo pu rendere pi facile e meno conflittuale lallocazione dellattivit direttiva fra i componenti della famiglia. 3) Il gruppo come soluzione cooperativa: il gruppo accresce il numero dei Cda nei quali il soggetto controllante interagisce con altri azionisti di rilievo. Questo aumenta la possibilit dei contatti informali e rende pi facile realizzare accordi di lungo periodo 4) il gruppo come momento di un percorso di carriera. La carriera pu essere schematizzata in tre fasi: affiancamento (cio apprendimento da parte di un dipendente), responsabilit (il dipendente assume ruoli importanti allinterno dellimpresa), cooptazione (cio ingresso nella compagine proprietaria). Il gruppo rende pi facile questa ultima fase, perch pi probabile lo scorporo (o la creazione) di una nuova unit produttiva in cui il nuovo imprenditore abbia una posizione di rilievo anche se la casa madre mantiene una fetta di controllo. 5) il gruppo come strumento per alterare il grado di trasparenza: nei confronti dello stato (benefici fiscali), nei confronti delle banche (indebitamento) e nei confronti degli azionisti di minoranza.

3 Diffusione dei gruppi di impresa nel mondo


La forma organizzativa a gruppo di impresa la pi diffusa nel mondo. Spesso nelle diverse aree economiche i gruppi hanno caratteristiche che li contraddistinguono. Due degli strumenti pi utilizzati per individuare la presenza di gruppi di impresa sono gli incroci azionari fra le imprese e la presenza di interlocked directorates. 51

La presenza dei gruppi in Europa. La tav. 1 molto utile per valutare la presenza di gruppi di imprese nei paesi europei, misurata attraverso le partecipazioni azionari. Essa, infatti mette in evidenza il fatto che sia in Germania sia in Italia il possesso di azioni di societ industriali da parte di imprese non finanziarie molto diffuso. Lunica eccezione rilevante rappresentata dalla Gran Bretagna, che anche in questo segue il modello americano, caratterizzato come abbiamo visto da una scarsa presenza dei gruppi di imprese. Al contrario in Giappone il fenomeno ben visibile. SullItalia disponiamo dei risultati dellimportante analisi svolta tra il 1992 e il 1994 da un gruppo di ricercatori della Banca dItalia coordinati da Fabrizio Barca. Lindagine stata svolta sulle 7000 imprese medie e grandi che orbitano attorno alla borsa sugli assetti proprietari delle quali era possibile avere informazioni attraverso le comunicazioni effettuate dalla Consob tra il 1985 e il 1993 e su un campione stratificato di 1200 imprese industriali con oltre 50 addetti oggetto di unindagine annuale sugli investimenti da parte della Banca dItalia, che ha permesso di verificare la presenza dei gruppi di impresa anche per le imprese di medie dimensioni non orbitanti attorno alla borsa. Dalla prima di queste due fonti stato possibile definire 180 gruppi principali di imprese che controllano circa 6500 imprese. Di questi gruppi, circa 150 comprendono una o pi societ quotate. Sulla base delle informazioni raccolte attraverso lindagine il tipico gruppo italiano appare organizzato come una struttura piramidale di imprese (guiridicamente autonome) connesse da legami azionari, solitamente maggioritari che si dipartono secondo una o pi catene da unimpresa di riferimento, la holding. La holding e quindi lintero gruppo sono generalmente controllati da una persona fisica o da coalizioni di persone fisiche, regolate informalmente, magari sulla base di relazioni di parentela o attraverso patti di sindacato oppure da un ente pubblico, nel caso delle holding di stato. Dalla seconda fonte stato possibile stimare la % di imprese che fanno parte di un gruppo: il 99% delle imprese italiane con oltre 1000 addetti, l80% di quelle della fascia 200-1000 addetti, circa il 60% di della fascia 100-200 addetti e circa il 30% di quella 50-100 addetti. Da ulteriori valutazioni, effettuate anche avvalendosi di fonti esterne, la frequenza sarebbe ancora attorno al 15% per le aziende comprese fra 20 e 50 addetti e compresa fra 5 e 10 per la fascia 10-20 addetti. Si veda tab.3. La presenza dei gruppi di impresa si rivela una caratteristica di lungo periodo delleconomia italiana nella ricerca di Michelangelo vasta sul fenomeno dellinterlocking directorates. Utilizzando il database sulla composizione dei consigli di amministrazione delle societ per azioni italiane per gli anni che vanno dal 1911 al 1973, la ricerca di Vasta mette in evidenza che solo una minoranza di imprese isolata dalla rete mentre la maggioranza si colloca in un insieme completamente connesso. Ad un analisi disaggregata a livello settoriale e dimensionale, la struttura della rete 52

mostra la presenza stabile nel tempo di tre tipologie di legami che fungono in ordine di importanza, da accentratori delle relazioni: a) le relazioni intersettoriali mediate da alcuni settori chiave reciprocamente interconnessi (banche, assicurazioni, altre societ finanziarie) che hanno come obiettivo quello di facilitare lacquisizione di capitali per gli investimenti; b) le relazioni reciproche fra tra le imprese pi grandi e fra queste e le imprese minori che configurano elementi di gerarchizzazione della rete c) le relazioni interne ai singoli settori o tra settori affini, motivate dalla ricerca di complementarit produttive. I gruppi giapponesi. Le principali caratteristiche dei gruppi Giapponesi sono le seguenti: A) in genere il gruppo presente in tutte le industrie, ma tende ad escludere la competizione diretta nelle stesse linee di prodotto (principio delluno su tutto). Le imprese risultano diversificate le une dalle altre secondo linee di prodotto distinte. Quando allinterno di uno stesso gruppo vi sovrapposizione di prodotti fra alcune imprese, essa accompagnata da accordi per la spartizione del mercato. B) tutte le societ principali sono riunite in un club dei presidenti che si riunisce una volta al mese. In esso sono rappresentate la banca di riferimento del gruppo e la trading company (esse rappresentavano il gruppo centrale o storico) pi due compagnie di assicurazione. Questo club dei presidenti funziona come luogo di scambio e di diffusione delle informazioni. Non un organismo di controllo. Non esiste un organo centrale a cui sia delegato ufficialmente il potere di governo. C) La principale caratteristica linterdipendenza, che non data dai legami azionari ma dalla fitta rete di relazioni finanziarie, commerciali e personali: le imprese sono indebitate con le istituzioni finanziarie affiliate, si scambiano merci, si scambiano dirigenti, sono possibili trasferimenti di fondi o di personale per far fronte alle situazioni di crisi. Il fenomeno delle partecipazioni incrociate ha dato luogo in Giappone a due diversi tipi di raggruppamenti : il keiretsu finanziario (kinyuu keiretsu) che discende dagli zaibatsu e il keiretsu di capitale (kigyoo keiretsu) che si compone di unimpresa madre e dalle sue imprese consociate. I principali kigyoo keiretsu (raggruppamenti verticali di imprese formati da una societ capogruppo e decine o centinaia di societ collegate che operano come fornitori di componenti) sono: Hitachi, Matsushita, Toyota. In genere in tali gruppi le imprese sono legate alla capogruppo da relazioni commerciali consolidate e dallo scambio di partecipazioni azionarie. I gruppi verticali giapponesi si distinguono da quelli degli altri paesi per la maggior stratificazione delle relazioni. Cio unimpresa collegata soltanto con le imprese poste al livello immediatamente inferiore o superiore. I kinyuu keiretsu (gruppi finanziari orizzontali) si caratterizzano per il controllo su imprese operanti in settori differenti del commercio, dellindustria e della finanza. Ci sono sei gruppi 53

maggiori: Mitsubishi, Mitsui, Sumitomo, Fuyo, Ikkon e Sanwa e due minori. I principali kyniuu keiretsu sono sorti dagli antichi zaibatsu che si formarono nellOttocento, come Mitsubishi, Sumitomo, Mitsui. Allinterno di tali gruppi erano importantissime la fedelt e la lealt assoluta, che comunque venivano rafforzate dalla presenza di forti legami famigliari e spesso attorno ad una banca di riferimento che fungeva da coagulante. Come erano organizzati? Al vertice cera una holding finanziaria (sotto il diretto controllo delle famiglie fondatrici) che attraverso i legami azionari esercitava un controllo manageriale strategico. La holding nominava i nuovi manager. Nel periodo fra le due guerre poich gli zaibatsu tradizionali non appoggiavano la destra, i governi favorirono la nascita di altri, pi allineati, fra cui lo zaibatsu Nissan. Alla fine della seconda guerra mondiale gli Stati uniti decisero lo scioglimento di tutti gli zaibatsu, perch ritenevano che i legami fra gli zaibatsu e il mondo politico-militare giapponese fosse allorigine della politica imperialistica di tale paese. Il programma di riforma sostenuto dagli alleati ruot attorno ai seguenti punti: a) eliminazione del sistema di controllo realizzato dalle famiglie attraverso le holding b) smembramento degli zaibatsu allo scopo di promuovere un diverso modello di capitalismo c) introduzione di un nuovo quadro legislativo che impedisse il riformarsi di una eccessiva concentrazione del potere economico, cos come si delineava attraverso la legge antitrust del 1947. Nellambito di tale programma la Commissione per la liquidazione delle holding individu tra il 1946 e il 1947 dieci gruppi soggetti a scioglimento mediante trasferimento ed alienazione delle loro azioni: Mitsui, Mitsubishi, Sumitono e Yasuda, Nissan, Asano, Furukawa, Okura, Nakajima e Nomura. La politica di vendita adottata privilegi lacquisto delle azioni da parte dei lavoratori (che infatti acquisirono una quota del 39%) e contemporaneamente viet lacquisizione di quote azionarie superiori all1%. Questo il motivo per cui nel 1949, il 70% degli azionisti erano singoli individui. Grazie a questa operazione il controllo esercitato dalle famiglie capitaliste, attraverso le holding finanziarie, su molte imprese strategiche giapponesi venne definitivamente rimosso. Al fine di assicurare la dissoluzione completa degli zaibatsu le forze di occupazione statunitense influenzarono la legge antimonopolio (1947) perch proibisse alle societ industriali lacquisizione di azioni e permettesse alle istituzioni finanziarie di tenere solo fino al 5% delle azioni delle societ non finanziarie. Tuttavia, cessato nel 1953 il controllo amministrativo americano, la legge fu rivista per portare tale quota al 10% (nel 1977 ritornata al 5%) e per permettere alle societ industriali di acquisire azioni. Inizi cos la ricomposizione dei raggruppamenti di imprese, grazie soprattutto alliniziativa delle banche nazionali (che non erano state comprese fra gli gli zaibatsu da sciogliere). Cos nel corso 54

degli anni cinquanta una parte delle azioni liquidate durante la dissoluzione degli zaibatsu vennero comperate da banche e da imprese e contribuirono in tal modo al rafforzamento dei legami societari. Contemporaneamente tre nuovi gruppi emersero attorno a tre grandi banche: Fuyo, che in parte deriva dallex zaibatsu Yasuda; Ikkan, costituito da imprese che prima della guerra facevano parte dei gruppi minori Kawasaki e Furukaw; Sanwa. Negli anni Sessanta le partecipazioni incrociate fra le imprese divennero predominanti. Nel 1964-5 il crollo della borsa accentu ulteriormente tale processo, provocando forti perdite a numerosi fondi di investimento (i quali dopo tale data si contrassero enormemente). Inoltre la crescente liberalizzazione dei mercati internazionali aveva fatto crescere la paura di take-over ostili e le imprese avevano cercato di difendersi attraverso gli incroci azionari. I legami azionari acquisirono un significato di difesa rispetto al rischio che la propriet o il controllo venisse rilevato. E in questo periodo che i keiretsu prendono forma. Lazionariato che emerse a seguito dellaumento delle partecipazioni azionarie incrociate era caratterizzato da una elevata presenza di investitori istituzionali (banche e assicurazioni). La tav. 4 ci offre un quadro dei principali gruppi giapponesi, mentre la tav. 5 ci offre un quadro delle partecipazioni incrociate intragruppo e la tavola 6 ci fa vedere la composizione del maggiore keiretsu orizzontale, Sumitono. Chaebrol sudcoreani: la famiglia svolge un ruolo importante non solo per il controllo ma anche per il management. Ad esempio la Hyundai un gruppo composto da 24 imprese, venti delle quali sono almeno per la met possedute dal fondatore Chung Ju-Yung e dalla sua famiglia, direttamente o indirettamente. Il familismo dei gruppi sudcoreani spesso si intreccia con le rivalit regionali o di clan. La competizione cos aspra che i membri di un gruppo non comprano nulla da un altro gruppo, anche se risulterebbe economicamente conveniente. Unimpresa americana che in affari con un chaebrol non deve intrattenere rapporti con i rivali. Sono basati sulle grandi famiglie di derivazione preindustriale. Nella Corea del sud prevaleva una struttura sociale dove la classe dominante basata sullagricoltura era composta da clan in cui la leadership veniva ereditata dal figlio maggiore del ramo dominante, insieme a gran parte della propriet. Modelli di deferenza e aspettative di classe vengono reincarnati nel settore industriale. Tali gruppi sono integrati verticalmente, nel senso che le imprese appartenenti al gruppo comprano una percentuale significativa di input fra di loro e tutti vantano proprie trading companies, le quali fanno acquisti e commercializzano i prodotti di tutto il gruppo. Le imprese dei chaebrol a monte sono i principali fornitori delle imprese di assemblaggio a valle. Pi sono grandi, maggiore linternalizzazione (misurata dalla percentuale degli scambi interni al gruppo sul totale). I chaebrol tendono a produrre automobili videoregistratori, apparecchi televisivi e computer, pi che le loro componenti.

55

Dominano i settori manifatturiere e lavorano per i mercati esteri. Alcuni di questi gruppi sono oggi molto famosi internazionalmente: Daewoo, Samsung, Hyundai. Gruppi Taiwanesi. In genere presentano una scarsa integrazione verticale (tav.9), sono specializzati in beni intermedi e pochi esportano prodotti finiti. Il pi grande la Formosa Plastics che fornisce materiale plastico a produttori nazionali i quali a loro volta producono prodotti in plastica destinati allesportazione. Il percorso tipico di specializzarsi in un settore chiave per poi diversificarsi in aree collegate. Si tratta in genere di conglomerate di piccole imprese in cui vi sono strategie comuni di utilizzazione finanziaria dei profitti o strategie convergenti per le vendite anche allestero. Anche queste reti sono basate su sistemi di parentela, in cui per i figli dividono in parti uguali, frammentando quindi la propriet. Si tratta di un modello predisposto per avere successo nei rami industriali pi labor-intensive. Il confronto tra i gruppi coreani e quelli taiwanesi, cio di due realt economiche per molti aspetti simile, mette in evidenza che il modo in i gruppi di impresa cercano di minimizzare i costi di transazione non dipendono dal mercato, n da una logica interna alla gerarchia, ma anche da fattori socio-culturali locali, come appunto la struttura e lorganizzazione delle famiglie e delle reti parentali nel loro complesso (Hamilton-Feenstra, 1995). Nelle tavole 7-8 si possono confrontare dimensione e caratteristiche di gruppi coreani e taiwanesi. I gruppi dellamerica latina Kinecon cileni: si tratta di gruppi parentali le cui propriet combinate si sommano per il controllo delle imprese. I legami famigliari sono cos importanti per il controllo che secondo Zeitlin e Ratcliff solamente conoscendo bene i legami di parentela possibile comprendere chi effettivamente controlla le imprese. I gruppi brasiliani: quasi tutti quelli formatesi dopo la seconda guerra mondiale erano stranieri. Si tratta di gruppo forti sul piano finanziario e con stretti legami con lo stato I gruppi messicani sono organizzati mediante societ finanziarie spesso i legami azionari sono estremamente complessi.

56

Potrebbero piacerti anche