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* Laura Cerrocchi ha scritto le pp. 111-119, precisamente i paragrafi: Il profilo dei bam-
bini stranieri, L’alfabetizzazione riferita dai bambini, L’istruzione riferita dalle insegnan-
ti: tra insegnamento e apprendimento, La socializzazione riferita dai bambini, La dirigenza
scolastica: dalle disposizioni alle procedure, In conclusione: migrazioni culturali.
Giusi Casasanta ha scritto le pp. 105-110 e 119-120, precisamente i paragrafi: L’irruzio-
ne della società multiculturale: tra criticità e prospettive pedagogiche, Dalla multicultura-
lità, all’interculturalità e alla transculturalità, La migrazione contemporanea: un fenomeno
familiare che tende alla stabilizzazione, Il valore multiculturale del curricolo: l’integrazio-
ne tra istruzione ed educazione, Le finalità dell’indagine esplorativa, Il campo dell’indagi-
ne, Il campione, Bibliografia.
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Tratto da: Liliana Dozza, Vivere e crescere nella comunicazione. Educazione permanente
nei differenti contesti ed età della vita, © FrancoAngeli 2012 isbn 9788856849165.
Si ringrazia l’editore per la gentile concessione.
2. Dalla multiculturalità all’interculturalità e alla transcul-
turalità
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3. La migrazione contemporanea: un fenomeno familiare
che tende alla stabilizzazione
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lizzazione e individualizzazione – andranno interpretati come sistemi orga-
nizzati della conoscenza con propria intenzionalità formativa; mentre una
trasposizione didattica articolata sui “problemi” (funzionali a individuare
concetti e metodologie appropriate e riferibili a concrete situazioni di vita)
pare utile a meglio consentire l’aderenza alla forma scientifica, nonché a dare
accessibilità didattica al sapere1 tramite esperienze storiche (come trasmissio-
ne dalla filogenesi all’ontogenesi dei sistemi simbolico-culturali), sociali (co-
me trasmissione e costruzione sociale della conoscenza tra pari) e duplica-
te (come cristallizzazione dell’immaginario sotto forma di rappresentazione
mentale che diventa realtà), capaci di trasporre contenuto e compito esecutivo
(ossia padronanza del mezzo che diventa skill in a medium) (Cerrocchi, 2011).
1. Le scuole – reputa Taylor (1998) – debbono modificare il “canone” (in cui rientrano
anche autori e cultura) che si tende a trasmettere, allargandolo anche a produzioni di altre
culture. Si pone, così, il problema di un giudizio di merito e/o di valore attendibile e valido
per far confluire nel canone produzioni culturali dei cui significati e della cui portata sia-
mo ignari ovvero manchiamo di una profonda e onesta conoscenza (Cerrocchi, 2011).
2. Le indagini a cui viene fatto riferimento sono state messe a punto con la supervi-
sione di Laura Cerrocchi e realizzate tramite due tesi di laurea; si rimanda a: Corsini V.
(2011). Integrazione culturale e curricolo. Un’indagine esplorativa sul campo nella Scuola
Primaria di Casalgrande. In L. Cerrocchi, A. Contini (a cura di). Culture migranti. Luo-
ghi fisici e mentali d’incontro. Trento: Erickson: 169-184; Molinari B., Curricolo e integra-
zione scolastica: un’analisi sul campo nella scuola primaria modenese, Tesi di Laurea in
Scienze della Formazione Primaria (indirizzo Scuola Primaria), Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia, a.a. 2009/2010.
3. Il questionario somministrato ai bambini stranieri e agli insegnanti è stato diviso in
quattro sezioni. Le prime tre (a, b, c) prevedevano risposte da parte degli alunni intervi-
stati, la quarta (d) prevedeva risposte da parte sia degli insegnanti con presa a riferimento
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alunni e insegnanti (per conoscere dati socio-anagrafici, condizioni, auto-
percezioni e rappresentazioni relative ai processi e alle pratiche di alfabetiz-
zazione e socializzazione curricolarmente afferite e proposte ai minori nelle/
dalle differenti agenzie e attori parentali e professionali del sistema formati-
vo), intervista al dirigente scolastico (per rilevare gli interventi disposti a so-
stegno dell’integrazione da parte della scuola e in rapporto con l’extra-scuo-
la). Il fine di conoscere le condizioni che presenta la società multiculturale e
i cambiamenti che ha apportato alle realtà scolastiche si pone in ricorsività
con un contributo nella riprogettazione degli interventi pedagogico-didattici
di inserimento, di accoglienza, di orientamento e di integrazione. In questa
sede verranno restituite le linee interpretative facendo dei riferimenti gene-
rali ai risultati dell’indagine senza entrare nel merito dei dati quantitativi
per i quali si rimanda ai lavori originali.
delle schede di valutazione, sia dei bambini tramite la compilazione trascritta dal ricerca-
tore, in ragione della difficoltà nella lettura e nella comprensione dei quesiti.
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5.2. Il campione
Il campione dell’indagine ha coinciso con tutti i bambini stranieri di pri-
ma e seconda generazione frequentanti l’I.C. e le scuole S.1 e S.2, ed è sta-
to trattato con la scheda di sintesi dei dati d’archivio. La sezione dell’in-
dagine riguardante la somministrazione del questionario è stata rivolta
soltanto ai bambini del campione che frequentavano i plessi di Scuola Pri-
maria. Sebbene il questionario sia stato proposto a tutti, soltanto 50 sog-
getti (26 maschi e 24 femmine) sul totale di 112 per l’I.C., 35 soggetti su
70 per la scuola S.2 e 22 soggetti su 50 per la scuola S.1 (complessivamen-
te 31 maschi e 26 femmine) sono stati autorizzati dai genitori a partecipare
all’indagine. La diffidenza circa lo strumento e il timore che i dati raccolti
potessero essere utilizzati a loro svantaggio sono tra i motivi più verosimili
per spiegare le mancate autorizzazioni. Dei bambini autorizzati a risponde-
re al questionario: per l’I.C. 34 sono risultati immigrati di seconda genera-
zione, quindi nati in Italia, mentre 16 sono risultati provenire direttamente
dai loro Paesi d’origine, nei quali 9 avevano già iniziato un percorso scola-
stico, frequentando un tipo di scuola che nel nostro sistema può essere rap-
portata a quella dell’Infanzia o, in alcuni casi, la Scuola Primaria; per le
scuole di S.1 e di S.2 complessivamente 35 sono risultati immigrati di se-
conda generazione, quindi nati in Italia, mentre 22 sono risultati provenire
direttamente dai loro Paesi d’origine, nei quali 4 avevano iniziato un per-
corso scolastico, alcuni frequentando una scuola simile alla Scuola Prima-
ria. La prevalenza di bambini stranieri di seconda generazione appare in li-
nea con le tendenze nazionali (Caritas Migrantes, 2010).
Nell’I.C., ad esempio, la somministrazione della scheda di sintesi dei da-
ti d’archivio ha rilevato la presenza di 1.529 alunni, dei quali 234 (15,3%)
stranieri, originari di Paesi sia comunitari sia extracomunitari; nello speci-
fico:
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questi bambini procederanno nella scolarizzazione, è possibile attendersi
un rispettivo aumento futuro della popolazione straniera nei gradi scolasti-
ci superiori.
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nere viva l’identità della propria cultura. Tuttavia la maggior parte dei bam-
bini che conosceva un’altra lingua, preferiva parlare soprattutto l’italiano,
seguiti da quelli che preferivano parlare soprattutto un’altra lingua (dato
prevalentemente riferibile ai bambini nati in altri paesi) e in modo uguale
entrambe, invitando alla riflessione sulle ricadute nella costruzione dell’i-
dentità dovute alla multi-appartenenza ovvero alla ricorsività fra processi
e pratiche di inculturazione e di acculturazione. I bambini sono apparsi di-
visi fra coloro che hanno fornito un riscontro più o meno positivo circa le
proprie competenze nell’esecuzione delle operazioni di matematica, ad ec-
cezione che per la risoluzione dei problemi; più positivo, invece, è stato il
riscontro per quelle aree del sapere di carattere artistico-espressivo, nel-
le quali l’uso di linguaggi plurimi può compensare eventuali incompetenze
nella lingua orale e scritta.
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gine ossia discipline in cui, per certi versi, l’incompetenza nella lingua vei-
colare ha minori ricadute per compensazione di altri linguaggi. Per alcuni
soggetti, tuttavia, non risultano valutazioni in alcuni di questi ambiti disci-
plinari, perché il monte-orario previsto per tali aree del sapere è stato dedi-
cato all’alfabetizzazione linguistica.
Gli interventi attuati nell’ambito della lingua italiana, come in matema-
tica e nelle altre discipline hanno mostrato miglioramenti complessivi; lad-
dove sono rimaste criticità queste hanno sempre riguardato le discipline
che nello studio come nella verifica risentono della padronanza linguistica,
con particolare riferimento alla storia forse perché più fortemente ed esclu-
sivamente proposta e valutata attraverso la produzione linguistica.
Sono emerse talune correlazioni fra paesi di provenienza e miglioramen-
ti; quando non è stato possibile rintracciare spiegazioni nell’affinità del-
la struttura linguistica è parsa rilevante la conoscenza pregressa di una ter-
za lingua più affine (è il caso del francese parlato dai bambini tunisini) ma
anche nel valore attribuito all’istruzione scolastica da parte delle famiglie,
dal grado di motivazione dei bambini e di apertura ai processi d’accultura-
zione.
Il confronto tra la restituzione delle competenze fornita dagli allievi e
dall’insegnante – appare opportuno riferire – ha presentato una significa-
tiva congruenza, con una differenza soltanto – come ovvio – nella formu-
la con cui è esplicitata, lasciando emergere i rischi ma anche la potenzialità
(all’interno di una comunicazione ecologica che dovrebbe segnare i setting
pedagogico-didattici) del rapporto di ricorsività che viene a instaurarsi fra
processi di rappresentazione sociale e di autopercezione.
Il ricorso a figure quali insegnanti di sostegno alla classe in presenza di
disabilità, educatori o insegnante volontaria, durante primo inserimento e
approccio alla lingua, e mediatore culturale è parso molto circoscritto per
sistema d’ipotesi ma anche per carenze economiche nel finanziamento alla
scuola. La presenza della famiglia – seppur con percentuali diverse per ti-
pologia – è parsa significativa nelle riunioni e nei colloqui individuali pre-
visti dalla scuola, mostrando interesse all’alfabetizzazione e all’educazio-
ne dei figli e al modo in cui la scuola gestisce il proprio mandato. Il fatto
lascia sperare in potenziali positivi risvolti sull’impegno nell’attività scola-
stica così come in termini di autostima e costruzione delle identità e del-
le appartenenze da parte dei figli stessi. Le famiglie sono risultate – nel ri-
scontro fornito dalle insegnanti – equamente divise fra quelle che aiutano e
quelle che non aiutano nello svolgimento dei compiti i bambini, soprattut-
to per i limiti dovuti alla mancata o scarsa padronanza della lingua italia-
na. Questo punto è apparso in contraddizione con le dichiarazioni dei bam-
bini di un sostegno quasi al novanta per cento, probabilmente per un senso
di pudore e di difesa da eventuali giudizi di valore che i figli hanno inte-
so adoperare nei confronti dei genitori. Le difficoltà linguistiche rilevate a
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scuola sono fortemente legate alla padronanza della lingua italiana da parte
delle famiglie, con un’evidente influenza sull’isolamento cognitivo e socia-
le, sull’apprendimento dei bambini e il rischio di danneggiare il loro inseri-
mento nella realtà sociale.
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gli nati in Italia o arrivati in età infantile si prestano più automaticamente a
forti processi d’acculturazione, tramite la scuola, le altre agenzie educative
del territorio, il gruppo dei pari, i mass e personal media.
Il telefono – per motivi economici ma anche di analfabetismo tecno-
logico – resta il mezzo principale, perché diretto e immediato, di contat-
to (mensile e/o settimanale) con la famiglia d’origine e gli amici rimasti in
patria; le famiglie rimangono molto legate ai propri gruppi etnici, auspi-
cando ricongiungimenti che con la nascita dei figli avverranno quasi neces-
sariamente in Italia.
Per i bambini, la famiglia appare significativamente presente nel suppor-
to allo svolgimento dei compiti scolastici a casa, soprattutto tramite le figu-
re della madre, dei fratelli e delle sorelle, ma meno del padre sia per i suoi
possibili impegni lavorativi sia per modelli culturali che attribuiscono al-
la donna o al tutorato fraterno la loro cura. In alcuni casi, appare interes-
sante, si segnalano anche situazioni di sostegno extra-familiare nei compi-
ti, spontaneo o socialmente organizzato. I bambini dichiarano di avere forti
possibilità di poter consultare a casa per lo studio soprattutto libri e riviste
italiane oltre che, in molti casi, quelli della propria cultura di origine. Tut-
ti dichiarano il possesso casalingo di almeno un televisore, con cui appaio-
no in percentuali circa, pari famiglie che preferiscono guardare programmi
del proprio Paese d’origine e di entrambi i Paesi e meno, ma comunque si-
gnificative, che dichiarano di guardare solo programmi italiani, segnale –
per certi versi – di volgimento verso l’integrazione; diversamente la qua-
si totalità dei bambini riferisce di preferire programmi italiani. Mentre le
famiglie tendono a rimanere legate alle proprie origini anche attraverso la
fruizione della televisione, strumento che – non inficiato dalla padronanza
linguistica (come, ad esempio, la lettura e la scrittura richiesta da altri mez-
zi) e da un pagamento ulteriore – consente di mantenere vivi i contatti con
il proprio Paese d’origine attraverso l’informazione e conferma la propria
identità tramite esperienze duplicate.
La maggior parte dei bambini sono nati in Italia e vivono una forte ri-
corsività tra processi di inculturazione e acculturazione, per cui questi se-
condi influenzano in modo significativo il loro stile di vita rendendolo più
vicino a quello dei coetanei italiani.
Sebbene una percentuale del campione non abbia saputo rispondere alla
domanda e non è detto che quanti lo hanno fatto abbiano piuttosto riferito
le loro speranze, le famiglie sembrerebbero dividersi equamente tra quelle
che vorrebbero rimanere permanentemente in Italia e quelle che vorrebbe-
ro tornare nel Paese d’origine. Tuttavia, in caso di bisogno, sempre secondo
quanto riferiscono i bambini, la maggior parte delle famiglie chiede aiuto a
parenti (che hanno raggiunto o da cui sono state raggiunte), accordando fi-
ducia, e a seguire ad amici italiani piuttosto che a connazionali, lasciando
pensare a una prima integrazione con gli italiani stessi (anche se per neces-
sità: perché più esperti o con maggior risorse) e nel territorio.
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5.7. La dirigenza scolastica: dalle disposizioni alle procedure
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6. In conclusione: migrazioni culturali
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giudizi, che segnano il sistema d’ipotesi e la cornice organizzativa degli in-
terventi producendo viziosi determinismi fra sistemi di rappresentazioni
sociali, autopercezioni e conoscenze, competenze e abilità e, dall’altro lato,
deve prevedere percorsi di riflessione per ri-orientare e progettare, tramite
la loro revisione, gli interventi formativi. Ciò in termini sia di programmi,
programmazione e curricoli, di didattiche disciplinari ma anche di organiz-
zazione dei tempi, degli spazi e delle professionalità degli insegnanti sia di
alleanza e ricorsività pedagogica e didattica fra agenzie e attori della for-
mazione. Il curricolo dovrebbe essere progettato in senso inter/disciplina-
re e/o interculturale, congruente e funzionale al contesto storico-sociale in
cui operano le istituzioni scolastiche, valorizzato nella sua dimensione mul-
ticulturale come contributo al progetto di una società interculturale e tran-
sculturale; questo impone consapevolezza circa il ruolo dell’alfabetizzazio-
ne/istruzione, ovvero del sapere come cultura e cura di sé, dell’altro e del
mondo e della socializzazione/educazione, ovvero del gruppo come sog-
getto, luogo fisico e mentale e metodo di costruzione delle identità attra-
verso le appartenenze tramite la messa a punto di setting gruppali contras-
segnati da decentramento, coordinazione e metacognizione, negoziazione,
mediazione e cooperazione. Il gruppo come sistema dinamico in conti-
nua evoluzione deve prevedere: definizione chiara e coerente del contrat-
to pedagogico-didattico (che regola la relazione fra soggetti in condizioni
asimmetriche e simmetriche, artefatti e fattori organizzativi); congruenza
fra occupazione-organizzazione-dinamica; ciascuno e tutti i soggetti attivi
e consapevoli (facendo particolarmente perno su interazione promoziona-
le faccia a faccia inclusiva di feedback reciproci, insegnamento diretto del-
le competenze sociali, interdipendenza/e positiva/e, responsabilità indivi-
duale e di gruppo, restituzione, revisione finale, valutazione individuale e di
gruppo).
Il riferimento è a una proposta formativa di sistema contrassegnata da
democrazia cognitiva e sociale funzionale a orientarsi in modo critico “lun-
go, largo e in profondità nella vita” (Dozza, 2007) e supportata da una re-
visione dei programmi d’insegnamento tramite l’adozione di una prospet-
tiva curricolare che sappia valorizzare gli effetti formativi delle singole
discipline, ma anche del valore che assumono nella loro globalità; il riferi-
mento è ad un curricolo esplicito — legato alla dimensione cognitiva del-
la formazione scolastica e quindi all’apprendimento delle discipline — e
da un curricolo implicito — legato alla dimensione etico-sociale e affetti-
va — che producono due diversi livelli logici, relativi all’istruzione e all’e-
ducazione, non separati né separabili: l’apprendimento di conoscenze e abi-
lità e l’acquisizione di abitudini astratte. Insieme, entrambi questi livelli
logici concorrono a perseguire e conseguire una forma d’intuizione tran-
scontestuale (Baldacci, 2006; Cerrocchi, 2011). La relazione scuola-fami-
glia – promossa da un clima di rispetto e di fiducia - consente al gruppo di
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origine di sentirsi e di rendersi partecipe del percorso d’istruzione e socia-
lizzazione attuato a scuola (nello scambio sui bisogni e sulle potenzialità
dei figli e delle famiglie stesse) ovvero parte integrante del progetto forma-
tivo. Un ruolo imprescindibile è svolto dalla collegialità insegnante e dalle
altre figure (parentali e professionali) nei termini di una sinergica continu-
ità, pur sempre e necessariamente circoscrivendo lo specifico professionale
di contesti, agenzie e attori altri.
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