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sparare a zero gli uni sugli altri fa comodo solo al potere.

Sono troppi anni che la politica italiana, incapace di proposte serie, fa questo
gioco: tifo da stadio, urla scomposte, inutili slogan. Propone notizie ridicole
sulle quale le opposte fazioni si scannano senza serietà, equilibrio o
compostezza. Un gioco senza fine di estremisti che tambureggiano la loro nullità
culturale e intellettuale.

La Politica, quella con la “p” maiuscola non si fa insultandosi reciprocamente. Si


può alzare la voce perché le nostre idee ci infiammano, perché ci teniamo che
qualcosa si realizzi o che uno sbaglio venga evitato. Ma non si può trasformare il
dibattito politico, per quanto acceso possa essere, in cori da stadio, in insulti
tra tifoserie, in una delegittimazione del nostro avversario.

E ogni minimo accenno alla riflessione nel merito viene immediatamente etichettato:
disfattismo, "gufata", benaltrismo, conservatorismo e via discorrendo. Mentre ogni
risposta di senso ad obiezioni di carattere "ideologico" viene sostanzialmente
bollata come anacronistica o abilmente elusa con le tradizionali supercazzole:
hater, fascista/ comunista, omofobo/ gay, razzista/accoglione

In questo caso ogni critica è frutto di un pregiudizio, chi la esercita è un servo,


un venduto, un troll, uno che fa favori alle mafie e che ha la responsabilità del
declino del Paese.

In un mondo che si vuole polarizzato (divide et impera) NON PUOI avere una
posizione neutrale. Se ci provi ti coprono di sterco ideologico.

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