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Non mi scandalizzano i costumini di Achille Lauro o lo smalto colorato di Fedez,

non mi scandalizzano le crinoline dei Maneskin o le parolacce dei trapper.


Figuriamoci: la mia generazione è cresciuta ascoltando e guardando l’evolversi del
glam, il punk, le provocazioni di David Bowie o di Iggy Pop, gli eccessi di Ozzy e
il fiele di Lemmy, cosa mai mi potrà fare un biondino diafano che sculetta per fare
due soldi in più?
Mi scandalizzano invece la banalità dei testi, la pessima qualità della musica e
soprattutto l’anticonformismo studiato in laboratorio che diventa il conformismo
più rigido. Mi scandalizza il fatto che non c’è più niente che possa scandalizzare,
non c’è più nessuno che voglia davvero rompere gli schemi perché tutto rientra
negli schemi, tutto è marketing, tutto è mercato.
Anche l’impegno sociale, tanto sbandierato da alcuni paladini autocertificati,
rientra in uno schema di marketing, persino le reazioni contrarie che si possono
suscitare sono studiate e programmate. Il vero scandalo è che tutto è previsto,
anche questo mio scritto che, alla fine, rientra in qualche studio comportamentale
e sociale e, quindi, è parte del meccanismo che da una parte consegna soldi a
questi nuovi vitelli d’oro e dall’altra consacra un’oligarchia sempre più radicata
che governa condizionando scientificamente il pensiero delle masse. Fa paura tutto
questo. No?

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