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TECNOLOGIE SPECIALI I – prof.

Luigi Carrino I Materiali Compositi

Bamboo
Ragnatela

Argilla rinforzata
Osso con paglia

Composito con fibre di Vetro


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capello
Com’è fatto un materiale composito?

MATRICE fibra
di
carbonio

FIBRE

INTERFACCIA
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Alan Arnold Griffith (13 giugno 1893 – 13 ottobre 1963) è


stato un ingegnere britannico. È conosciuto soprattutto per i
suoi studi sulla tensione e sulla rottura nei metalli, nota in
particolare come rottura a fatica, e per essere stato uno dei
primi a sviluppare una base teorica consistente per i 
motori a reazione.
Griffith conseguì inizialmente una laurea in ingegneria
meccanica, seguita da un Master e da un Dottorato di Ricerca
 presso l'Università di Liverpool. Nel 1915 viene accettato
come tirocinante presso la Royal Aircraft Factory, prima di
essere aggregato al Dipartimento di Fisica e Strumentazione
negli anni seguenti, quando l'azienda assunse il nome di 
Royal Aircraft Establishment (RAE).
Alcuni dei primi lavori di Griffith rimangono a tutt'oggi
ampiamente in uso. Nel 1917, insieme a G. I. Taylor, propose
l'uso di una patina di sapone come metodo di studio dei
problemi di tensione. In questo metodo, una bolla di sapone
viene "stirata" tra diversi fili che rappresentano i margini
dell'oggetto da studiare, e la colorazione della superficie della
bolla mostra le linee di tensione. Questo metodo, con altri
simili, venne usato fino agli anni novanta, quando divennero
disponibili computer con potenze tali da consentire il calcolo di
tali linee con metodi numerici.
Griffith è ancora più conosciuto per uno studio teorico sulla
natura della tensione e della rottura nei metalli.
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PERCHE’ IN FORMA DI FIBRE ?


L’utilizzo delle fibre è dovuto al fatto che molti materiali risultano essere più
resistenti e rigidi sotto forma di fibra (con una dimensione molto maggiore dell’altra)
che non quando la forma è più compatta.
Questo fenomeno fu osservato per la prima volta da Griffith nel 1920 che misurò la
resistenza tensionale di fibre di vetro di differente diametro ottenendo il seguente
risultato:
Questo comportamento può
essere spiegato
Sottoponendo considerando
le fibre a prove
che, al diminuire
di trazione della sezione,
si è visto che al
diminuisce
diminuire , per motivi statistici,
della sezione
la presenza
iniziale, di difetti,
la resistenza causa
aumenta
fondamentale della riduzione del
in modo notevole
carico di rottura a trazione.

Forte anisotropia nel materiale composito.


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MATERIALI COMPOSITI

• Le proprietà meccaniche di materiali compositi possono essere


studiate e previste mediante modelli numerici fornendo solo le
caratteristiche meccaniche dei componenti.
• Le caratteristiche meccaniche del composito possono essere
utilizzate per modelli di elementi strutturali di cui si vogliono
analizzare aspetti meccanici
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MATERIALI COMPOSITI
2D textile
Unidirectional
composite
composite

Multilayer
composite 3D textile
composite
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Trama e Ordito
Un tessuto è formato da dei fili sempre tesi,
la trama (weft), e altri che vi girano intorno a
zig-zag, l'ordito (warp).

MATERIALI
COMPOSITI

trama
ordito
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Rinforzi tessuti
Scansion Electronic Microscopy (SEM)

30 m
20 m 20 m

Cross-section of warp fibers ( Cross-section of weft fibers textile (150.34)


= 34m) ( = 34 m)

30 m 30 m 100 m

Cross-section of warp fibers Cross-section of weft textile (62.64)


( = 64 m) fibers ( = 64 m)
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Micromeccanica

Macromeccanica
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Micromeccanica

La micromeccanica studia le proprietà


della singola lamina note le proprietà
delle fibre e della matrice.
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Sistema di Riferimento

1 Direzione 1:
longitudinale rispetto alla
direzione delle fibre

2 Direzione 2:
ortogonale rispetto alla
direzione delle fibre
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Calcolo dei moduli elastici e dei coefficienti di Poisson

E11  E f V f  EmVm

Ef Em
E 22 
E f Vm  E m Vf

Gf Gm
G12 
G f Vm  G m Vf
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Calcolo dei moduli elastici e dei coefficienti di Poisson


Il modulo di Poisson è una caratteristica propria di
ciascun materiale (dipendente dalla temperatura) che
misura, in presenza di una sollecitazione
Siméon-Denis Poisson (Pithiviers, 21 giugno 1781 – Parigi,  monodirezionale longitudinale, il grado in cui il
25 aprile 1840) è stato un matematico, fisico, astronomo e  campione di materiale si restringe o si dilata
statistico francese. trasversalmente.
Di origini modeste, venne incoraggiato agli studi ed entrò È definito come:
nel 1798 nell'Ecole polytechnique di Parigi. Divenne docente
di questa scuola anche grazie al sostegno di Laplace e nel 
1806 succede a Fourier. Nel 1816 ottiene una cattedra di
meccanica alla Sorbona e viene eletto all'Accedemia delle
Scienze di Parigi.
Tra i suoi contributi, ha esteso la teoria della meccanica Nella lamina:
 utilizzando la meccanica analitica (Traité de mécanique, 2
volumi, 1811 e 1833). Ha poi mostrato che una particella
posta tra due placche ellissoidali orientate nella stessa
direzione, non avverte alcuna forza. Ha inoltre applicato la
12   f V f   mVm
matematica all'elettricità e al magnetismo, formulando
l'estensione dell'equazione di Laplace, la ben nota 
equazione di Poisson. Altre sue importanti osservazioni E22
riguardano la costanza del potenziale elettrico sulla   21  12
superficie di un conduttore, ha quindi formulato la teoria E11
sulla corrente superficiale e sul volume di magnetizzazione.
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Calcolo di E nelle direzioni principali

Materiali:
Resina poliestere
Em = 4.000 MPa

Fibre di vetro
Ef = 75.000 MPa
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Legame costitutivo
Il legame sforzi deformazioni è dato dalla legge di Hooke:

σ  Qε Q è una matrice di
9x9=81 elementi
Ma se ipotizziamo:
1. Comportamento elastico lineare:  1  C1 C2 C3 C4 C5 C6   1
 2  C7 C8 C9 C10 C11 C12   2
 3 C13 C14 C15 C16 C17 C18   3
In forma matriciale:  
 12 C19 C20 C21 C22 C23 C24   12
 13 C25 C26 C27 C28 C29 C30   13
 
 23 C31 C32 C33 C34 C35 C36   23

36 componenti per la matrice Q


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2. Indipendenza dell’Energia Potenziale dalla direzione di carico:


Energia potenziale Ep =  è la stessa  direzione di carico

Matrice simmetrica: Cij = Cji da 36 a 21 componenti

3. Lastra sottile:

direzione 3 trascurabile da 21 a 6 componenti


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Equazione costitutiva
l’equazione costitutiva della lamina è:

1 Q11 Q12 Q13  1



2  Q21 Q22  
Q23  2
12 Q31 Q32 Q33  1 
12
2
Data l’equazione costitutiva della lamina, se conosco le
deformazioni, posso determinare lo stato di sollecitazione
(1,2) della lamina.
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Legame costitutivo

1 C1 C2 C3  1

2    
C4 C5  2
12  C6  12
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Legame costitutivo

1  S11 S12 S13   1


 
 2   S21 S22 S23    2
 12  S31 S32 S33   12
Con le prove di caratterizzazione meccanica siamo
in controllo di deformazione
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Sviluppo del modello

Sviluppando la notazione matriciale:

1  S11 1  S12 2  S13 12



2  S21 1  S22 2  S23 12
      
 12 S31 1 S32 2 S33 12
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S11

 1  S11 1  S12 2  S13 12

Carico in direzione 1  1  0, 2 = 12 = 0

ε1 1
ε1  S11σ1 S11  
σ1 E11
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S11

1 1
S11  
 1 E11
Per determinare S11 posso quindi agire in due modi:
a) Applico il teorema della media: E11 = EfVf + EmVm
dai dati dalla micromeccanica calcolo E11 e ne faccio l’inverso;
a) Faccio la prova di trazione in direzione 1 e misuro 1 ed 1 dai
quali ricavo S11.
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S22 – S33

2 1
S 22  
 2 E 22
 12 1
S 33  
 12 G12
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S13 – S31 – S23 – S32


1 S111 S122 S1312
       S 23  S32
 2 S21 1 S22 2 S23 12
12  S311 S322 S3312 S13  S31

Se carico lungo l’asse un pezzo geometricamente simmetrico, anche


la deformazione sarà simmetrica, non ci devono essere scorrimenti ,
quindi:
S13  S31  0
Stesso discorso per la direzione 2:

S 23  S32  0
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S21
  21
S   12 S12  
21 E E 22
11

Osservazione:

S 21  S12
12 21
 E11  E22  12   21
E11 E22
12 E22   21 E11
Preferiamo lavorare con 12 perché è più facile da misurare.
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Concludendo

 1  
  21 0 
 E11 E22 
 12 1
S  0 
 E11 E22 
 1 
 0 0 
 G12 

Ho bisogno di tre prove per il calcolo dei coefficienti della matrice:

- Trazione nella direzione 1 per definire E11

- Trazione nella direzione 2 per definire E22

- Taglio per definire G12


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Matrice di rigidezza Q

 S11 S12 0
Dobbiamo invertire la matrice: S   S 21 S 22 0 
 0 0 S33 

E11
Q11 
1  12 21
 21E11  E
Q12  Q21   12 22
Elementi della matrice di rigidezza: 1  12 21 1  12 21
E22
Q22 
1  12 21
Q33  G12
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Macromeccanica

La Macromeccanica studia i modelli analitici


che prevedono il comportamento del composito
conoscendo le proprietà di ogni singola lamina
(proprietà studiate con la “micromeccanica”).
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LAMINA  LAMINATO
x 1
12 22

Schema riferimenti:
y

2
Conoscendo le proprietà in direzione 1 – 2 di una lamina, se gli
assi di riferimento del laminato sono x – y, con una matrice di
trasformazione T posso passare dalle tensioni (o deformazioni)
della lamina a quelle del laminato.
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Tensioni

x 1
 y  T  2
xy 12
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Deformazioni

x 1
y  T  2
1 1
xy 12
2 2
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Matrice di rotazione T

 cos2  sin 
2
2 sin  cos  
 
T   sin  cos   2 sin  cos  
2 2

sin  cos   sin  cos  cos2   sin2  


quindi:

x  1 cos2   2 sin2   212 sin  cos 



y  1 sin   2 cos   212 sin  cos 
2 2


xy  1 sin  cos   2 sin  cos   12 cos2   sin2 
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Carichi esterni e deformazioni

Nella progettazione noi ragioniamo sui carichi esterni (di tipo


meccanico, termico, etc.) e vogliamo determinare le deformazioni che
ne derivano:

Nx A11 A12 A16 B11 B12 B16  0 x


  
Ny A21 A22 A26 B21 B22 B26  0 y
Nxy A61 A62 A66 B61 B62 B66  0xy Mx= momento flettente in x
  My= momento flettente in y
Mx B11 B12 B16 D11 D12 D16  Kx
Mxy= momento torcente
My B21 B22 B26 D21 D22 D26  Ky
 
Mxy B61 B62 B66 D61 D62 D66  Kxy
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Laminato simmetrico

Si parla di “LAMINATO SIMMETRICO” quando  lamina orientata di ,


ad una certa distanza dall’asse x, ce n’è un’altra uguale dall’altra parte. Si
dimostra che in tali condizioni otteniamo:
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+30°
-60°
-60°
+30°
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Laminato simmetrico

Ho così separato ciò che accade nel piano da ciò che accade fuori del
piano:

0 x a11 a12 a16  Nx


0 y  a21 a22

a26  N y Nel piano
0xy a61 a62 a66  Nxy

Kx d11 d12 d16  Mx


  
Ky d21 d22 d26  My Fuori del piano
Kxy d61 d62 d66  Mxy
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Laminato equilibrato

Bisogna ora annullare gli scorrimenti: si dimostra che ciò avviene se


faccio un laminato “EQUILIBRATO” cioè ad ogni angolo -
corrisponde un angolo +.
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Laminato equilibrato

Nx A11 A12 A16 B11 B12 B16  0 x


 
Ny A21 A22 A26 B21 B22 B26  0 y
Nxy A61 A62 A66 B61 B62 B66  0xy
 
Mx B11 B12 B16 D11 D12 D16  Kx
My B21 B22 B26 D21 D22 D26  Ky
 
Mxy B61 B62 B66 D61 D62 D66  Kxy
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Laminato simmetrico-equilibrato
Osserviamo che tale laminato
rispetta entrambe le cndizioni.

0 x a11 a12 0  Nx
0 y  a21 a22

0  Ny
0xy  0 0 a66  Nxy

In tal modo otteniamo da parte del laminato un comportamento isotropo,


cioè si allunga nella direzione del carico e si restringe in direzione
ortogonale al carico.
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Laminato simmetrico-equilibrato
Osserviamo che tale laminato
rispetta entrambe le condizioni.

0 x a11 a12 0  Nx
0 y  a21 a22

0  Ny
0xy  0 0 a66  Nxy

In tal modo otteniamo da parte del laminato un comportamento isotropo,


cioè si allunga nella direzione del carico e si restringe in direzione
ortogonale al carico.
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Laminato simmetrico-equilibrato

Nx A11 A12 A16 B11 B12 B16  0 x


 
Ny A21 A22 A26 B21 B22 B26  0 y
Nxy A61 A62 A66 B61 B62 B66  0xy
 
Mx B11 B12 B16 D11 D12 D16  Kx
My B21 B22 B26 D21 D22 D26  Ky
 
Mxy B61 B62 B66 D61 D62 D66  Kxy
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Osservazione

NB: Se voglio isotropia nel caso di un momento Mx, devo eliminare d16 e
d26. Così facendo otterrei un laminato antisimmetrico in contrapposizione
alla simmetria prima studiata.
Se pongo d16=d26=0 devo rinunciare alla simmetria.
Esiste però un laminato che sia contemporaneamente simmetrico ed
antisimmetrico, basta usare esclusivamente lamine a 0° e 90°, ma tale
laminato non va bene perché non resisterebbe a sforzi di taglio.
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CARATTERIZZAZIONE MECCANICA
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Caratterizzazione meccanica

Noi caratterizziamo meccanicamente i compositi. Sarà quindi


necessario effettuare prove su:
Fibre: vetro
carbonio
aramidiche
ceramiche
Matrici: organiche
termoplastiche

Sono esclusi da questa trattazione i materiali compositi a


matrice ceramica e metallica.
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Dovremo definire:

Caratteristiche elastiche: E11, E22, G12, 12

Caratteristiche di resistenza:

1tr 2tr
1cr 2cr
12 taglio nel piano
interlaminare
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Le prove meccaniche saranno:

 TRAZIONE

 COMPRESSIONE

 FLESSIONE

 TAGLIO INTERLAMINARE

 TAGLIO INTRALAMINARE
ALTRE PROVE
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Caratterizzazione dei materiali: attrezzature sperimentali

Tensile Test

Bending Test

Shear Test Torsion Test


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BIAXIAL TENSILE TESTS


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Fatigue tests of joints for GRP marine pipes


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Fattori che dipendono dal materiale sono:

Materiale Porosità
Preparazione del materiale Contenuto in resina
Sequenza di laminazione Contenuto in fibra

Fattori che dipendono dal provino sono:


Condizione del provino Tolleranza
Condizioni prima della prova Stato del provino: integro, forato, impattato
Geometria Contenuto in fibra

Fattori che dipendono dalla prova sono:


Condizioni di prova Afferraggio
Allineamento con il carico Velocità di applicazione del carico
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Prova di TRAZIONE

Attrezzatura
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Prova di trazione
Cella di carico

Traversa mobile

Estensimetro

Sistemi di afferraggio

Campione

Basamento
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LE ATTREZZATURE DI PROVA

Macchine per prove meccaniche


Carico max 5000 kN compressione
3000 kN trazione

Carico minimo 0.01 N

Torsione 1000 Nm
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Parametri importanti

P N 
• Resistenza in direzione 1 (x) R  
A  mm 2 
• Resistenza in direzione 2 (y)
• Modulo elastico in direzione 1 (x)
• Modulo elastico in direzione 2 (y) E
 P L0  N 
 
 A L  mm 2 
• Coefficiente di Poisson

2
 12  
1
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Curva Stress - Strain

- Modulo secante
- Modulo tangente
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Prova ASTM D638

Questa prova è utilizzata per materiali quasi isotropi.

Il provino è denominato “a osso di cane”.


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Prova ASTM D3039

Questa prova è utilizzata per materiali con alta


anisotropia.
La particolarità di questi provini è quella di avere i
“talloni” (teste di afferraggio).
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Prova ASTM D3039

Con il provino a tallone possiamo fare prove con fibre


disposte, rispetto all’asse di carico, a:

90°
±45° perché posso ottenere così valori di
taglio dalla stessa prova di trazione,
ottenendo i dati di taglio sulla singola
lamina.
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Talloni

TALLONI: L’utilizzo di questi talloni è richiesto in quanto le


ganasce della macchina di prova potrebbero danneggiare il
provino stesso. L’ “osso di cane” è sconsigliato per materiali
anisotropi per il seguente motivo:

N AB
 AB 
S AB
N AB  N DC 
   AB   DC
S AB  S DC 
N DC
 DC 
S DC
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Talloni

A causa delle diverse sezioni nascono


delle  Poiché il provino è anisotropo
potrei avere rotture per taglio, rispetto
a cui la resistenza del materiale è
molto più bassa che a trazione.
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Condizione di tallonatura

Affinché non si abbia lo scollamento dei


talloni durante l’applicazione del carico,
deve essere verificata la seguente ipotesi:
W: larghezza tallone
Lt: lunghezza tallone
s c: rottura del collante
2WLt c  sW  Lt 
2 c : tensione di rottura del
materiale
s: spessore
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Effetto Poisson impedito

Tirando il provino otteniamo una


contrazione in direzione 2 impedita
però dalle ganasce. Per questo motivo
si stabilisce una lunghezza minima del
provino stesso pari a 2 volte lo
spessore.
In sostanza si cerca di evitare gli effetti
di bordo.
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Preparazione del provino

Provini con applicazione di estensimetri


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Rotture inaccettabili
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Prova di COMPRESSIONE
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Parametri importanti

• Resistenza in direzione 1 (x)


• Resistenza in direzione 2 (y)
• Modulo elastico in direzione 1 (x)
• Modulo elastico in direzione 2 (y)
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Difficoltà di prova

Le maggiori difficoltà per questa prova di caratterizzazione


meccanica sono:


Macroinstabilità
• Microinstabilità
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Macroinstabilità

Un corpo snello (sottile e lungo), se caricato a


compressione pura tenderà ad instabilizzarsi, a
deformarsi cioè fuori del piano; si cerca di
ovviare a questo problema attraverso l’uso di
particolari attrezzature che bloccano il provino.
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Microinstabilità

Se carichiamo in direzione della lamina le fibre si instabilizzano:

Se le fibre sono lontane tra loro, Se le fibre sono vicine tra loro
ognuna va per conto suo e non c’è interazione.
risente di quelle vicine.

A noi interessano materiali con alta % di fibre e quindi ci interessiamo soltanto al


caso di fibre vicine: VF=60%

A seguito dell’instabilità delle fibre, dal punto di vista


tensionale, otteniamo un carico di taglio molto pericoloso per la
matrice: essa non resiste a taglio quindi si rompe.
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ASTM D695-M89

Attrezzatura:

In questo modo si vogliono evitare le


deformazioni fuori del piano.

Con la modifica 89 si riduce al


minimo il tratto utile, in tal modo si
elimina la macroinstabilità.
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Provino CELANESE

ASTM D3410
Provino: CELANESE

Attrezzatura tronco-conica. La sollecitazione si trasmette per


attrito sulla superficie laterale del provino.
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Provino CELANESE modificato

ASTM D3410
Provino: CELANESE modificato

Attrezzatura a sezione rettangolare. Usato per ovviare agli eventuali


problemi di serraggio dovuti allo spessore del provino. In questo
caso nascono sollecitazioni trasversali alla direzione di applicazione
del carico
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Provino RAE

(Royal Aircraft Enstabilishment)

Il provino è posto all’interno di due blocchi di


alluminio. La sollecitazione è composta da
taglio e compressione. Il tratto utile resta
comunque molto contenuto. La prova dà
ottimi risultati ma risulta la più costosa ed
impegnativa. Presenta il problema che se le
ganasce non sono allineate il provino si
spezza immediatamente.
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Attrezzature

Prova su CELANESE
modificato (IITRI)

Prova su CELANESE
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Rottura del provino

Se la rottura del provino avviene nel tratto centrale allora la prova è


“ACCETTABILE”
altrimenti essa è
“INACCETTABILE”
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Confronto tra i tipi di provini

ASTM D-695 Celanese Celanese Modificato

x y x y x y
-1442 -7.9 -1424 -0.4 -1574 -45
-1442 -7.9 -1450 -1.0 -1634 -43
-1446 -7.9 -1443 -1.0 -1781 -37
-1447 -7.9 -1469 -1.0 -2259 -17
-1444 -8.4 -1490 -1.2 -2310 -15

Prova meno significativa per


la presenza di importanti σy!!
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Prova di FLESSIONE
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Prova di FLESSIONE

In realtà questa prova non è necessaria per caratterizzare


il materiale meccanicamente perché basta E11, E22, G12,
12. Poiché spesso il materiale lavora a flessione è
comunque opportuno eseguirla.
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Prova per tre punti

Questa prova simula una condizione di esercizio


frequente ed è molto semplice da realizzare: con essa
vengono misurati la resistenza a flessione ed il modulo a
flessione:
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Prova per tre punti

P l

M 2 2 h Pl 12h 3 Pl
 max  y 3
   3   2
I bh 2 8 bh 2 bh
12
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Prova per tre punti

3 3 T 3 P 1 3P
 max   med   med    
2 2 bh 2 2 bh 4bh
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Prova per tre punti

 max 3 Pl 4 bh 2l
Dato quindi il rapporto:  2
 
 max 2 bh 3 P h

 max l
Ossia: 
 max h

Poiché in questa prova ho anche il taglio, indesiderato, devo allora


esaltare la max. Si imporrà quindi l >> h, cioè la lamina sarà molto
lunga e di spessore limitato (rispettando sempre le ipotesi di piccole
deformazioni) l
 20
h
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Prova per quattro punti

Con la prova per tre punti esco dalle ipotesi di De Saint


Venant (effetto di bordo e sollecitazione pura); per
eliminare il problema faccio una prova su due appoggi
con due forze applicate:

Questa prova di flessione è detta a quattro


punti e non presenta taglio nella zona
centrale perché l’andamento del momento è
costante.
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Prova di TAGLIO INTERLAMINARE

Questa prova ci dà un indice di


bontà dell’incollaggio tra le lamine.
Si realizza effettuando una prova di
flessione con una luce centrata ed
uno spessore del provino non
trascurabile:

l
 5  l  20  30mm
h
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Prova di TAGLIO INTRALAMINARE

Metodologie di prova

• Prova di torsione su tubo a parete sottile


• Rail Shear
• Prova di trazione con fibre disposte a ±45°

Confronto tra le prove


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Torsione su tubo in parete sottile

Nella prova di taglio intralaminare si cerca il taglio puro;


il modo più rigoroso per eseguire tale prova è appunto
quello di sottoporre a momento torcente Mt un tubo in
parete sottile, sulla cui superficie avremo il taglio max.

Mt dove: Mt: momento torcente



2  rm2  t t: spessore del tubo
rm: raggio medio

  r1  r2
G rm 
2
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Attrezzatura
L’attrezzatura per questa prova è piuttosto complessa. I
tubi in composito sono abbastanza costosi (si ottengono
con tecnologie complesse come l’avvolgimento).

Provino Tecnica di serraggio


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Rail Shear

ASTM D4255
Un metodo abbastanza semplice è il “Rail Shear”. In tale
prova si opera su un laminato (0°/90°) simmetrico ed
equilibrato.

Il provino è separato da
due ganasce che scorrono
in senso opposto.
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Stato tensionale

Forze agenti

Forze ottenute
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Cerchio di Mohr delle tensioni


Poiché dobbiamo determinare: G 

Consideriamo il cerchio di Mohr delle
tensioni:

Esso è centrato perché


trazione e compressione
hanno gli stessi valori ma
segni opposti.
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Cerchio di Mohr delle deformazioni

Poiché il provino è
simmetrico ed equilibrato

εxy= εyx

Il cerchio di Mohr è

centrato, pertanto:   xy
2

Da qui la necessità di porre gli estensimetri a 45°.


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Conclusioni

 P
G12  
 2  L  d   xy
Dove:
L: altezza del provino
d: larghezza del provino
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Attrezzatura

Osservazione: la presenza di bulloni di serraggio del


provino può dare origine a fenomeni di triassialità in
fase di carico.
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Trazione con fibre a ± 45°

ASTM D3518
Effettuiamo la prova di
trazione su un laminato
con lamine così
disposte:
(+45° , -45° , +45° , -45°)S

N.B.: Notiamo i due estensimentri


sufficientemente lontani dai bordi

Otteniamo una configurazione simmetrica ed equilibrata in modo da


escludere flessione, torsione e scorrimento.
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Stato tensionale

Cerchio di Mohr per le tensioni:

Trattandosi di trazione:

 P

 x 
 A
 y  0

1P
La max sarà il raggio del cerchio:  max 
2A
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Deformazioni

In direzione x ho un allungamento
che misuro con l’estensimetro
longitudinale;
In direzione y l’estensimetro
trasversale misura una contrazione
minore della deformazione lungo x.

Dal cerchio di Mohr:


 12  x   y
   12   x   y
2 2
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Conclusioni

 12  x 1 P 1
G12     
 12 2  12 2 A  x   y
x
G12 
2( x   y )

Tale prova va bene quindi per misurare G12 per la


sua semplicità operativa.
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Applicazione operativa

Esempio di andamento delle  e calcolo


del Modulo di taglio G12
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Confronto tra le prove

Se mettiamo a confronto la prova di riferimento del tubo


soggetto a torsione con la prova di trazione con fibre a ± 45°,
si osserva una sovrastima da parte di quest’ultima prova per
la presenza delle 
Confrontando invece la Rail Shear con la prova di trazione a
± 45° osserviamo sperimentalmente che le due curve - si
sovrappongono. Essendo quindi le due prove equivalenti, si
preferisce quella di trazione a ± 45° in quanto la Rail Shear è
più complessa (ricordiamo i fori sul provino che innescano
sollecitazioni complesse).
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Altre prove
È possibile effettuare altri tipi di prove meccaniche ugualmente
importanti; degli esempi sono le prove di fatica , le prove
d’impatto e le prove di crush.
Poiché i manufatti in composito sono costituiti da fibre e
matrice ed è richiesta una caratterizzazione totale del materiale
(non solo in ambito meccanico), vengono effettuate prove
particolari sui soli costituenti; due esempi: prova di resistenza
dielettrica su una lamina di polimero epossidico e prova di
ignifugazione su kevlar.
Fatica trazione Fatica torsione Impatto Crush

Fatica flessione piana Resistenza diel. Ignifugazione


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Prova di fatica (trazione oligociclica)


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Prova di fatica (flessione piana)


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Prova di fatica (torsione)


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Impatto
Simulazione agli elementi finiti Impatto di un proiettile su una
di un impatto di un uccello su lamina di composito con fibre
una lamina di composito (fibre di kevlar (viene studiato come
di carbonio in matrice la lamina assorbe l’urto).
epossidica).
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Crush

Esempio di prove di crush su Esempio di prove di crush su


provini tubolari di compositi con provini parallelepipedi di
fibre di kevlar. compositi con fibre di vetro.
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Ignifugazione
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Resistenza dielettrica
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Piramide di ROUCHON

Con la piramide di Rouchon valutiamo l’importanza della


quantità di prove sul materiale in funzione del livello di
realizzazione del prodotto.
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Materiali

Nel campo dei materiali intendiamo caratterizzare lamina o


laminato, dove effettuiamo un gran numero di prove.
Si parte dalle prove sui materiali per definire le caratteristiche di
base dei materiali stessi.
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Strutture elementari

Le strutture elementari sono ad esempio la trave: le prove che si


effettuano sulle strutture elementari servono per testare la risposta
di tipo meccanico di un elemento costruttivo; ad esempio, mentre
nel campo dei materiali misuro la resistenza dell’acciaio, nel
campo delle strutture elementari misuro la resistenza della trave in
acciaio.
Si definisce quindi la struttura elementare TRAVE
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Strutture primarie

Le strutture primarie sono composte da più strutture elementari,


ad esempio le ali di un aereo fatte di travi, sulle quali si fanno un
numero di prove minore rispetto ai settori precedenti per ovvi
motivi pratico-economici.
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Full scale

Full scale: l’esempio classico è l’intero aereo, su cui il numero di


prove è ridottissimo!
Parliamo in pratica della certificazione del “prodotto finito” sulle
quali faccio un numero ridottissimo di prove.
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Lettura qualitativa della piramide

 Il costo dei campioni di prova cresce muovendosi sulla


piramide dal basso verso l’alto.
 Il costo della prove cresce dal basso verso l’alto.
 L’ammortamento diminuisce dal basso verso l’alto, questo
perché varia l’utilizzo di ogni prova effettuata, infatti le prove
sui materiali possono essere sfruttate su più progetti, anche
quelle sulle strutture elementari, ma nelle fasi successive le
prove diventano specifiche e di alto costo.
 Le prove full-scale serviranno alla fine per la certificazione
del prodotto (ad esempio dell’aereo).

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