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Comitato scientifico
Vittorio Gusella
Università degli Studi di Perugia
Claudia Conforti
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Renata Codello
Soprintendenza dei Beni Architettonici
e Paesaggistici di Venezia e Laguna
Con fermezza, utilità e diletto
Copyright © MMXVI
Ermes. Servizi editoriali integrati S.r.l.
www.6ermes.com
info@6ermes.it
ISBN 978–88–6975–159-2
Ci è grato ricordare poi i numerosi amici e colleghi che, negli anni, con pazienza hanno ascoltato e condivi-
so i nostri studi: Guenda Bacocci, Donata Battilotti, Gianluca Belli, Amedeo Belluzzi, Jacqueline Biscontin,
Eliana Carrara, Maria Grazia D’Amelio, Daniela Del Pesco, Louis Frank, Catherine Goguel, Marzia Ma-
randola, Alina Payne, Lorenzo Segalotto.
Fondamentale per la riuscita del nostro studio sono state la disponibilità e la competenza dei Soprintendenti
Paola Grifoni, Alessandra Marino e Andrea Pessina; dei direttori dei lavori, architetti Marinella Del Buono
e Laura Baldini; dell’architetto Francesco Fortino e di tutti i tecnici della Soprintendenza ai Monumenti
impegnati nella Direzione Lavori del cantiere dei Nuovi Uizi, gli architetti Pietro Petullà, Giulia Manco
e Marco Pellegrini; il Direttore delle Gallerie degli Uizi Eike Schmidt che ha aderito entusiasticamente
all’iniziativa editoriale.
Siamo grate alla storica Società Canottieri “Firenze”, che da oltre mezzo secolo alloggia nelle volte delle so-
struzioni dell’ala occidentale degli Uizi, che ci ha concesso ripetutamente l’accesso e ci ha fornito preziose
fotograie storiche.
235 Tavole
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Avvertenza per la lettura
Date
La data dei documenti è stata adeguata dallo stile iorentino, il cui
calendario prevede l’inizio dell’anno il 25 marzo, allo stile comune
secondo il quale il nuovo anno inizia il 1 gennaio.
Unità di Misura
Abbreviazioni
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Presentazione
Quali congiunture favorirono la costruzione degli Uizi, mento nel cantiere dei Nuovi Uizi, che prosegue la logi-
la più grande opera pubblica di Firenze nel Cinquecento? ca originaria, di sottile compenetrazione del tessuto edilizio
Quali sono i caratteri morfologici, strutturali e urbanistici preesistente e circostante.
che hanno consentito a un ediicio d’utile, calibrato per gli
uici di tredici arti e magistrature di governo, di diventare, Mirabil città è Fiorenza certamente e i gentiluomini molto
in pochi secoli e senza alterazioni isiche sostanziali, il proto- amorevoli e molto cortesi. Oh che bella fabrica è questa di
tipo della Galleria d’Arte occidentale, capace di attirare oggi Mercato novo! Ma che gli mancano gli ediici? Per tutte
quasi due milioni di visitatori annui? le vie son palazzi, per tutte le piazze vi son templi e per
La Fabbrica degli Uizi (1559-1582), progettata da Gior- ogni luogo monasterii in eccellenza ediicati: la mi pare
gio Vasari (1511-1574) per il duca Cosimo I de’ Medici la più bella terra del mondo: le statue di marmo bellissi-
(1536-1574), rovescia ogni interpretazione funzionalistica me son più qua, salvo Roma, che in altro luogo; pitture,
dell’architettura e dimostra la versatilità degli spazi, quando avanza ogni stato; e, architetture, insino agli spedali paion
sono progettati con coerenza strutturale e compositiva, in la bellezza della carità. È bisogna confessare che sia il vero
sintonia con il sito e con il tempo. Questo studio, al quale la quel che dissero, nella creazione di papa Bonifazio ottavo,
direzione del Polo Museale e della Galleria degli Uizi, attra- i collegiati prelati sapienti, che i iorentini sieno il quinto
verso i vari responsabili che si sono avvicendati nell’ultimo elemento, come ha scritto il Landino sopra Dante; nel qual
decennio, ha collaborato con tenacia e generosità, ripercorre luogo si vede tanti e tanti ioriti ingegni aver fatto frutti
la storia costruttiva degli Uizi, mettendola a confronto con divini. (A.F. Doni, Ragionamento Sesto fatto ai Marmi di
le realtà politiche, artistiche ed economiche coeve. La ricerca Fiorenza, Venezia 1552-‘53).
prende le mosse dalle circostanze e dai caratteri che hanno
fatto del cantiere degli Uizi un modello di organizzazio- La citazione è tratta da un dialogo immaginario in cui
ne razionale. Contestualmente si sono analizzati i caratteri Anton Francesco Doni (1512-1574) esprime l’orgoglio di un
compositivi e morfologici che hanno consentito a un edii- colto iorentino del Rinascimento per la sua città. Non sono
cio, nato su stringenti istanze burocratiche, di trasformarsi, la potenza commerciale, l’opulenza economica né l’organizza-
nel volgere di pochi decenni, in una stupefacente Galleria zione militare del territorio a inorgoglire l’eccentrico poligrafo;
d’arte, che fu, e rimane, anche il solenne vestibolo al più e neppure il passato glorioso della patria di Dante. La penna
lungo e spettacolare passaggio pensile di epoca moderna. di Doni vola evocando la grazia intellettuale e sociale (“i gen-
Il cantiere cinquecentesco degli Uizi pone le premesse di tiluomini molto amorevoli e molto cortesi”) che contrassegna
un’aggregazioni architettonica che ingloba e assimila le pree- la sua città e l’armonia delle Arti che in essa risplendono come
sistenze edilizie, nobilitandole osmoticamente. Tale processo in nessun luogo. L’architettura è protagonista dell’elogio. Non
agglutinante si rinnova nei secoli e trova odierno rispecchia- solo i palazzi che orlano le strade e le basiliche che abbellisco-
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no le piazze, ornamenti che Firenze condivide con molte cit- che, secondo Doni, contrassegna anche l’edilizia d’utile io-
tà italiane dell’epoca: sono soprattutto gli ediici utilitaristici, rentina, da perspicue caratteristiche formali e costruttive, che
che di norma non brillano per armonia e grazia, a suscitare le ne fanno un monumento atipico e memorabile. Sede di uici
lodi di Doni. La superiorità dello spirito iorentino (“quinto di governo al piano terra; laboratori artistici e oicine al primo
elemento” del creato!) si manifesta nella capacità di impri- piano, galleria e collegamento aereo tra palazzo Vecchio e Pitti
mere bellezza alle fabbriche dei conventi, solitamente tristi e al piano sommitale: l’ediicio, mentre cresce materialmente,
anonime, e perino agli ospedali, che solo a Firenze illustrano aumenta le sue prestazioni. La sua versatilità si rilette nella
visivamente la grazia segreta delle opere di carità. Si riletta al forma, che non si identiica in un volume concluso e stereo-
fatto che l’unico ediicio identiicato da Doni è la loggia, de- metrico. L’architettura degli Uizi è composta da una facciata
stinata al commercio della seta e dell’oro, appena completata a spessore, declinata su tre registri sovrapposti, larga quanto
da Giovambattista del Tasso (1500-1555) nel luogo del me- il portico e la galleria sommitale, che si sviluppa intorno a
dievale Mercato Nuovo: la prima opera pubblica (1546-1551) una strada-corte e aggrega alle spalle una sequenza sfrangia-
voluta dal duca Cosimo I de’ Medici. Nel 1552-‘53, quando ta di ambienti, in parte costruiti ex novo, in parte riadattati,
l’editore veneziano Francesco Marcolini pubblica i dialoghi di fusi nel tessuto urbano. L’ediicio si prolunga in un’appendice
Anton Francesco Doni, intitolati I Marmi del Doni Academico aerea che non ha confronti: un percorso coperto, lungo circa
Peregrino, dai quali è tratta la citazione iniziale, la fabbrica de- ottocento metri, che scavalca strade, case, botteghe e il iume,
gli Uizi è solo un progetto accarezzato in segreto dal giovane per approdare nel giardino di Boboli. È il celebre corridoio
e ambizioso Cosimo I. Data infatti al 1546 la demolizione di vasariano: un tragitto privato, riservato esclusivamente alla fa-
alcune casupole tra piazza della Signoria e l’Arno, tacitamente miglia ducale, che ha tramutato due palazzi divisi dal iume in
eseguita in vista del progetto di accentramento delle Arti e del- un’unica, stupefacente reggia difusa sulla città. Oggi, con il
le Magistrature all’ombra di palazzo Vecchio. Gli Uizi sono progetto Nuovi Uizi, avviato al completamento, il capolavo-
una fabbrica utilitaristica, che proprio in virtù del peculiare ro vasariano è interamente destinato a museo, ma trattiene nei
estro iorentino celebrato da Doni ha potuto trascendere la precordi l’impronta di tutte le attività che si sono sovrapposte
sua destinazione burocratica per trasformarsi in Galleria d’ar- e avvicendate nei secoli: esse imprimono una densità architet-
te. Questa metamorfosi, che si articola e si completa nel corso tonica speciale, tanto eicace quanto sfuggente se non se ne
dei secoli, è resa possibile, oltre che da quel sigillo di bellezza conoscono i tempi e la storia.