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Con fermezza, utilità e diletto

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Comitato scientifico

Vittorio Gusella
Università degli Studi di Perugia

Claudia Conforti
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Renata Codello
Soprintendenza dei Beni Architettonici
e Paesaggistici di Venezia e Laguna
Con fermezza, utilità e diletto

I tre sostantivi che Tomaso Garzoni (Discorso CVII, Piazza Uni-


versale di tutte le professioni del mondo, Somasco,Venezia 1589) trae
da Vitruvio, sintetizzano il concetto più antico e più longevo di
architettura in Occidente. Gli studi promossi in questa collana
indagano gli ediici e il loro intorno edilizio e urbano, mettendone
in luce le condizioni storiche, tecniche, sociali e normative che
concorrono a materializzare gli attributi della triade vitruviana,
dall’evo moderno ai nostri giorni. La materialità della fabbrica, i
modi e le parole del ‘ben fabbricare’, le criticità che si manifesta-
no ogni volta che viene realizzata un’opera pubblica o privata di
dimensioni e di impatto rilevante; le analogie e le diferenze con
costruzioni analoghe; il ruolo dei committenti (o gli esiti della
loro latitanza); l’interazione tra progettisti, artisti, artigiani e mae-
stranze: sono le voci che si intrecciano nel racconto critico dell’ar-
chitettura. L’ediicio non è scarniicato e ridotto a scatola muraria,
ma ricercato nell’interezza dei suoi componenti funzionali e di
riinitura: usi quotidiani e cerimoniali, tetti, rivestimenti, cami-
ni, pavimenti, inissi, soitti. Un ruolo privilegiato è riservato al
valore simbolico e rappresentativo dell’architettura, che muta nel
tempo; si coniuga con la cultura e la società; si rilette nella lette-
ratura e nella memorialistica: terreni di coltura di una storia che si
vuole aperta agli apporti di tutte le discipline tecniche, artistiche,
sociali e umanistiche.
Claudia Conforti, Francesca Funis

La costruzione degli Uffizi


nascita di una Galleria
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I edizione: novembre 2016


Questo libro è dedicato a Lamberto Ippolito (1948-2010)
amico e collega indimenticabile
Ringraziamenti
Questo scritto è il risultato di una ricerca comune che dura da moltissimi anni e che si è avvalsa di accese
discussioni, di confronti appassionati con amici e colleghi. Essa ha trovato occasioni di approfondimento:
nel 2007 all’interno del progetto MIBAC per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio
culturale, progetto voluto dal direttore generale architetto Roberto Cecchi e seguito con passione dall’archi-
tetto Laura Moro; nella mostra Vasari gli Uizi e il Duca, promossa nel 2011 da Cristina Acidini, direttrice
del Polo Museale di Firenze e sostenuta con entusiasmo e partecipazione da Antonio Natali, direttore degli
Uizi, da Francesca de Luca e dall’architetto Antonio Godoli, che ricordiamo con afetto e ringraziamo per
il sostegno e l’incoraggiamento nella ricerca.
Molte persone ci hanno aiancato in questi anni di studio, vogliamo ricordarle qui e ringraziarle con afetto:
i professori dell’IUAV Paolo Faccio e Anna Saetta, con cui abbiamo condiviso appassionanti sopralluoghi,
confrontando ipotesi sulle trasformazioni costruttive degli Uizi, e che hanno seguito e analizzato con noi i
risultati dell’indagine archivistica, confrontandoli con gli esiti delle perlustrazioni autoptiche e diagnostiche
e avvalorando le nostre ipotesi sugli interventi che hanno segnato la storia della fabbrica;
l’amica Veronica Vestri che con indefettibile generosità ci ha messo a disposizione la sua straordinaria sa-
pienza paleograica;
l’amica e collega professoressa Emanuela Ferretti che è stata prodiga di aiuto, di notizie e di suggerimenti;
l’ingegnere Massimo Mucci Beltrami, presidente della Consortile Grandi Uizi, che ha dato prova di gran-
de generosità; il capocantiere Marcello Fragai che ha condiviso con noi la sua preziosa e straordinaria espe-
rienza di cantiere come dimostra il suo libro Esperienze di un capo cantiere; il capocantiere geometra Fabrizio
Greco, il direttore di cantiere ingegnere Alessio Brogi e l’ingegnere David Iannaccone della Consortile
Grandi Uizi; Antonio Russo dei Servizi Tecnici delle Gallerie degli Uizi.
Non possiamo dimenticare l’amica Grazia Sgrilli, le cui magistrali fotograie degli Uizi ci hanno rivelato
aspetti nascosti del capolavoro vasariano; i funzionari, Francesca Klein, Piero Marchi, Francesco Martelli
e Vanna Arrighi e tutto il personale dell’Archivio di Stato di Firenze, che sono stati sempre disponibili e
prodighi di aiuti nella ricerca oltre che di tempestive soluzioni pratiche; il dottore Jan Kahuda, cortesissimo
funzionario del Narodni Archiv di Praga.

Ci è grato ricordare poi i numerosi amici e colleghi che, negli anni, con pazienza hanno ascoltato e condivi-
so i nostri studi: Guenda Bacocci, Donata Battilotti, Gianluca Belli, Amedeo Belluzzi, Jacqueline Biscontin,
Eliana Carrara, Maria Grazia D’Amelio, Daniela Del Pesco, Louis Frank, Catherine Goguel, Marzia Ma-
randola, Alina Payne, Lorenzo Segalotto.

Fondamentale per la riuscita del nostro studio sono state la disponibilità e la competenza dei Soprintendenti
Paola Grifoni, Alessandra Marino e Andrea Pessina; dei direttori dei lavori, architetti Marinella Del Buono
e Laura Baldini; dell’architetto Francesco Fortino e di tutti i tecnici della Soprintendenza ai Monumenti
impegnati nella Direzione Lavori del cantiere dei Nuovi Uizi, gli architetti Pietro Petullà, Giulia Manco
e Marco Pellegrini; il Direttore delle Gallerie degli Uizi Eike Schmidt che ha aderito entusiasticamente
all’iniziativa editoriale.
Siamo grate alla storica Società Canottieri “Firenze”, che da oltre mezzo secolo alloggia nelle volte delle so-
struzioni dell’ala occidentale degli Uizi, che ci ha concesso ripetutamente l’accesso e ci ha fornito preziose
fotograie storiche.

Un ringraziamento speciale ai nostri amati famigliari


Massimo, Arianna, Irene, Maurizio e Angela
Paolo marito e Paolo fratello
Sommario

11 Presentazione Claudia Conforti, Eike Schmidt


13 Dal passato al futuro Laura Moro
15 Antefatti Claudia Conforti

23 Una fabbrica bifronte Claudia Conforti


31 I modelli degli Ufizi Francesca Funis
35 Prima degli Ufizi Claudia Conforti
39 La viaccia e le sedi delle arti, ovvero il balletto delle Arti Francesca Funis
47 Dai fondamenti Claudia Conforti
51 Il capomastro Bernardo e l’architetto Giorgio Francesca Funis
57 Davanti e dietro la scena del portico Francesca Funis
65 L’enigma del primo piano Francesca Funis
71 La loggia della Galleria ovvero il Corridore che va a Pitti Francesca Funis
77 Nella Galleria Claudia Conforti
79 Note
87 Bibliograia

93 Cronologia e Regesto di documenti sulla Fabbrica dei 13 Magistrati


Francesca Funis

137 Documenti trascritti (1547-1828)


Francesca Funis

235 Tavole

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Avvertenza per la lettura

Date
La data dei documenti è stata adeguata dallo stile iorentino, il cui
calendario prevede l’inizio dell’anno il 25 marzo, allo stile comune
secondo il quale il nuovo anno inizia il 1 gennaio.

Unità di Misura

Braccio iorentino. Misura di lunghezza che corrisponde a 58,36 cm.


Canna. Misura di lunghezza pari a quattro braccia.
Staio. Unità di misura di capacità per aridi che corrisponde a 24,36 litri.
Moggio. Unità di misura di capacità per aridi pari a 584,70 litri.

Abbreviazioni

ACSR Archivio Centrale dello Stato di Roma


AGC Archivio Ginori Conti
ARS Archivio Rasponi Spinelli (antica segnatura)
ASFi Archivio di Stato di Firenze
ASPo Archivio di Stato di Prato
AVA Arezzo, Museo di Casa Vasari, Carte Vasari
BNCF Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
GDSU Gabinetto disegni e Stampe degli Uizi

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Presentazione

Claudia Conforti, Eike Schmidt

Quali congiunture favorirono la costruzione degli Uizi, mento nel cantiere dei Nuovi Uizi, che prosegue la logi-
la più grande opera pubblica di Firenze nel Cinquecento? ca originaria, di sottile compenetrazione del tessuto edilizio
Quali sono i caratteri morfologici, strutturali e urbanistici preesistente e circostante.
che hanno consentito a un ediicio d’utile, calibrato per gli
uici di tredici arti e magistrature di governo, di diventare, Mirabil città è Fiorenza certamente e i gentiluomini molto
in pochi secoli e senza alterazioni isiche sostanziali, il proto- amorevoli e molto cortesi. Oh che bella fabrica è questa di
tipo della Galleria d’Arte occidentale, capace di attirare oggi Mercato novo! Ma che gli mancano gli ediici? Per tutte
quasi due milioni di visitatori annui? le vie son palazzi, per tutte le piazze vi son templi e per
La Fabbrica degli Uizi (1559-1582), progettata da Gior- ogni luogo monasterii in eccellenza ediicati: la mi pare
gio Vasari (1511-1574) per il duca Cosimo I de’ Medici la più bella terra del mondo: le statue di marmo bellissi-
(1536-1574), rovescia ogni interpretazione funzionalistica me son più qua, salvo Roma, che in altro luogo; pitture,
dell’architettura e dimostra la versatilità degli spazi, quando avanza ogni stato; e, architetture, insino agli spedali paion
sono progettati con coerenza strutturale e compositiva, in la bellezza della carità. È bisogna confessare che sia il vero
sintonia con il sito e con il tempo. Questo studio, al quale la quel che dissero, nella creazione di papa Bonifazio ottavo,
direzione del Polo Museale e della Galleria degli Uizi, attra- i collegiati prelati sapienti, che i iorentini sieno il quinto
verso i vari responsabili che si sono avvicendati nell’ultimo elemento, come ha scritto il Landino sopra Dante; nel qual
decennio, ha collaborato con tenacia e generosità, ripercorre luogo si vede tanti e tanti ioriti ingegni aver fatto frutti
la storia costruttiva degli Uizi, mettendola a confronto con divini. (A.F. Doni, Ragionamento Sesto fatto ai Marmi di
le realtà politiche, artistiche ed economiche coeve. La ricerca Fiorenza, Venezia 1552-‘53).
prende le mosse dalle circostanze e dai caratteri che hanno
fatto del cantiere degli Uizi un modello di organizzazio- La citazione è tratta da un dialogo immaginario in cui
ne razionale. Contestualmente si sono analizzati i caratteri Anton Francesco Doni (1512-1574) esprime l’orgoglio di un
compositivi e morfologici che hanno consentito a un edii- colto iorentino del Rinascimento per la sua città. Non sono
cio, nato su stringenti istanze burocratiche, di trasformarsi, la potenza commerciale, l’opulenza economica né l’organizza-
nel volgere di pochi decenni, in una stupefacente Galleria zione militare del territorio a inorgoglire l’eccentrico poligrafo;
d’arte, che fu, e rimane, anche il solenne vestibolo al più e neppure il passato glorioso della patria di Dante. La penna
lungo e spettacolare passaggio pensile di epoca moderna. di Doni vola evocando la grazia intellettuale e sociale (“i gen-
Il cantiere cinquecentesco degli Uizi pone le premesse di tiluomini molto amorevoli e molto cortesi”) che contrassegna
un’aggregazioni architettonica che ingloba e assimila le pree- la sua città e l’armonia delle Arti che in essa risplendono come
sistenze edilizie, nobilitandole osmoticamente. Tale processo in nessun luogo. L’architettura è protagonista dell’elogio. Non
agglutinante si rinnova nei secoli e trova odierno rispecchia- solo i palazzi che orlano le strade e le basiliche che abbellisco-

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no le piazze, ornamenti che Firenze condivide con molte cit- che, secondo Doni, contrassegna anche l’edilizia d’utile io-
tà italiane dell’epoca: sono soprattutto gli ediici utilitaristici, rentina, da perspicue caratteristiche formali e costruttive, che
che di norma non brillano per armonia e grazia, a suscitare le ne fanno un monumento atipico e memorabile. Sede di uici
lodi di Doni. La superiorità dello spirito iorentino (“quinto di governo al piano terra; laboratori artistici e oicine al primo
elemento” del creato!) si manifesta nella capacità di impri- piano, galleria e collegamento aereo tra palazzo Vecchio e Pitti
mere bellezza alle fabbriche dei conventi, solitamente tristi e al piano sommitale: l’ediicio, mentre cresce materialmente,
anonime, e perino agli ospedali, che solo a Firenze illustrano aumenta le sue prestazioni. La sua versatilità si rilette nella
visivamente la grazia segreta delle opere di carità. Si riletta al forma, che non si identiica in un volume concluso e stereo-
fatto che l’unico ediicio identiicato da Doni è la loggia, de- metrico. L’architettura degli Uizi è composta da una facciata
stinata al commercio della seta e dell’oro, appena completata a spessore, declinata su tre registri sovrapposti, larga quanto
da Giovambattista del Tasso (1500-1555) nel luogo del me- il portico e la galleria sommitale, che si sviluppa intorno a
dievale Mercato Nuovo: la prima opera pubblica (1546-1551) una strada-corte e aggrega alle spalle una sequenza sfrangia-
voluta dal duca Cosimo I de’ Medici. Nel 1552-‘53, quando ta di ambienti, in parte costruiti ex novo, in parte riadattati,
l’editore veneziano Francesco Marcolini pubblica i dialoghi di fusi nel tessuto urbano. L’ediicio si prolunga in un’appendice
Anton Francesco Doni, intitolati I Marmi del Doni Academico aerea che non ha confronti: un percorso coperto, lungo circa
Peregrino, dai quali è tratta la citazione iniziale, la fabbrica de- ottocento metri, che scavalca strade, case, botteghe e il iume,
gli Uizi è solo un progetto accarezzato in segreto dal giovane per approdare nel giardino di Boboli. È il celebre corridoio
e ambizioso Cosimo I. Data infatti al 1546 la demolizione di vasariano: un tragitto privato, riservato esclusivamente alla fa-
alcune casupole tra piazza della Signoria e l’Arno, tacitamente miglia ducale, che ha tramutato due palazzi divisi dal iume in
eseguita in vista del progetto di accentramento delle Arti e del- un’unica, stupefacente reggia difusa sulla città. Oggi, con il
le Magistrature all’ombra di palazzo Vecchio. Gli Uizi sono progetto Nuovi Uizi, avviato al completamento, il capolavo-
una fabbrica utilitaristica, che proprio in virtù del peculiare ro vasariano è interamente destinato a museo, ma trattiene nei
estro iorentino celebrato da Doni ha potuto trascendere la precordi l’impronta di tutte le attività che si sono sovrapposte
sua destinazione burocratica per trasformarsi in Galleria d’ar- e avvicendate nei secoli: esse imprimono una densità architet-
te. Questa metamorfosi, che si articola e si completa nel corso tonica speciale, tanto eicace quanto sfuggente se non se ne
dei secoli, è resa possibile, oltre che da quel sigillo di bellezza conoscono i tempi e la storia.

12 La costruzione degli Uizi: nascita di una Galleria

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