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Civile Ord. Sez. 6 Num.

27262 Anno 2022


Presidente: ESPOSITO ANTONIO FRANCESCO
Relatore: SAIJA SALVATORE
Data pubblicazione: 15/09/2022

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 23372/2021 R.G. proposto da

AGENZIA DELLE ENTRATE-RISCOSSIONE, in persona del legale

rappresentante pro tempore, domiciliata in Roma, Via Dei Portoghesi, n. 12,

presso l’Avvocatura dello Stato, che la rappresenta e difende per legge

– ricorrente –

contro

ELETTRONICA IMPIANTISTICA ITALIANA S.E.I.I. s.r.l., in persona del

legale rappresentante pro tempore, domiciliata in Roma, Piazza Cavour, presso

la cancelleria della Corte di cassazione, rappresentata e difesa dall’avv. Giuseppe

Laudante come da procura in calce al controricorso

- controricorrente –
N. 23372/21 R.G.

avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale della Lombardia, n.

575/2021 depositata in data 16.2.2021;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non partecipata del

giorno 8.6.2022 dal Consigliere Relatore dr. Salvatore Saija;

Rilevato che:

con la sentenza in epigrafe, la C.T.R. della Lombardia accolse l’appello della

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società contribuente avverso la sentenza della C.T.P. di Milano, che ne aveva

rigettato il ricorso proposto in relazione all’avviso di intimazione notificatole,

concernente talune cartelle di pagamento;

nel riformare la sentenza di primo grado e, conseguentemente, dichiarare

prescritti i crediti erariali, la C.T.R. lombarda rilevò che l’agente della riscossione

non avesse chiamato in giudizio l’ente impositore e dovesse quindi rispondere

dell’esito della lite, non essendo stata fornita prova alcuna circa l’interruzione

del termine prescrizionale;

avverso la predetta sentenza, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha proposto

ricorso per cassazione, affidato a tre motivi, cui la società ha resistito con

controricorso;

considerato che:

1.1 – preliminarmente, vanno disattese le stereotipate eccezioni di

inammissibilità del ricorso (e/o, dei singoli motivi), sollevate dalla contribuente;

invero, le censure agenziali attingono specificamente all’iter decisorio della

sentenza impugnata, e rispettano i requisiti di contenuto-forma di cui all’art.

366, comma 1, c.p.c., da un lato contenendo un’idonea esposizione dei fatti

(sostanziali e processuali), e dall’altro essendosi proceduto alla indicazione degli

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N. 23372/21 R.G.

atti e documenti su cui il ricorso è basato, anche mediante riproduzione del loro

contenuto;

2.1 – ciò posto, col primo motivo l’agente della riscossione denuncia la nullità

della sentenza per motivazione apparente, giacché la C.T.R. – dopo che il giudice

di primo grado aveva dichiarato la sostanziale inammissibilità delle censure di

merito sollevate dalla società, per essere state regolarmente notificate le cartelle

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di pagamento, senza che le stesse venissero impugnate – s’è limitata a

laconicamente affermare che non era stata fornita alcuna prova circa eventuali

atti interruttivi della prescrizione;

2.2 – il motivo è fondato;

invero, l’agente della riscossione aveva tempestivamente sollevato l’eccezione

di inammissibilità dell’impugnazione dell’avviso di intimazione, deducendo

l’avvenuta notifica delle cartelle e dunque, stante la mancata reazione della

contribuente, l’inoppugnabilità della relativa pretesa, e tanto aveva accertato il

giudice di primo grado, riscontrando gli elementi documentali all’uopo offerti,

ossia la rituale notifica delle cartelle di pagamento in discorso, ex art. 26 d.P.R.

n. 602/1973;

è quindi evidente che il giudice d’appello, rispetto al thema decidendum, ha finito

col rendere una motivazione che, pur presente nella sua veste grafica, è

meramente apparente, perché da un lato non si confronta affatto con la

decisione di primo grado e con le censure al riguardo proposte dalla società, e

dall’altro sposta il piano decisorio, affrontando una questione di merito (quella

della prescrizione) che in realtà avrebbe potuto esaminare solo una volta risolta

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N. 23372/21 R.G.

in senso negativo quella dell’avvenuta notifica delle cartelle, invece

positivamente accertata dalla C.T.P.;

in altre parole, il giudice d’appello ha violato il “minimo costituzionale” della

motivazione (v. Cass., Sez. Un., n. 8053/2014), giacché dalla lettura della

sentenza qui impugnata non è dato comprendere perché la decisione di primo

grado fosse errata, tanto da giustificarsene l’integrale riforma;

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3.1 – il secondo e il terzo motivo - con cui la ricorrente lamenta, rispettivamente,

il vizio di extrapetizione e la violazione o falsa applicazione degli artt. 2943 e

2946 c.c., nonché degli artt. 20 e 24 d.lgs. n. 472/1997 – restano

conseguentemente assorbiti;

4.1 - in definitiva, il primo motivo è fondato, mentre il secondo e il terzo restano

assorbiti; la sentenza impugnata è dunque cassata in relazione, con rinvio alla

C.T.R. della Lombardia, in diversa composizione, che procederà ad un nuovo

esame dell’appello della contribuente, adeguatamente motivando nei termini

sopra espressi e provvedendo anche sulle spese del giudizio di legittimità;

P.Q.M.

accoglie il primo motivo e dichiara assorbiti il secondo e il terzo; cassa in

relazione e rinvia alla C.T.R. della Lombardia, in diversa composizione, che

provvederà anche sulle spese del giudizio di legittimità.

Roma, così deciso nella camera di consiglio del giorno 8.6.2022.

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