È un tempo glorioso per la Spagna quello in cui vissero ed operarono Antonio de Cabezon e
Correa de Arrauxo. È un tempo glorioso di cui voglio raccontare e quella musica non può
capirsi del tutto se non entriamo in quel mondo e in quel momento, aprendo insomma una
porta su un tempo passato, quasi mezzo millennio fa.
Siamo in quello che gli storici hanno chiamato il SIGLO DE ORO della Spagna, quel secolo
e mezzo, circa, che va dal 1519, l’incoronazione di Carlo V di Asburgo ad imperatore e il
1648, la data della fine della Guerra dei 30 anni e la Pace di Westfalia, per chiudersi
definitivamente con la Guerra di Successione spagnola, che decreta la fine della supremazia.
Due date cruciali non solo per la storia della Spagna, ma per quella della stessa idea di
Europa.
DE ORO: perché l’oro e l’argento delle miniere delle Americhe consentono alla Spagna di
sostenere grandi imprese all’estero, di combattere tutte le sue guerre fuori dalla penisola
iberica per estendere io suoi domini, la sua influenza e la sua potenza in tutta Europa.
LETTURA RITA
Carlo, per grazia di Dio eletto Sacro Romano Imperatore, per sempre Augusto, re
di Germania, re d’Italia, re di tutte le Spagne, di Castiglia, Aragona, León,
dell’Ungheria, della Dalmazia, della Croazia, Navarra, Grenada, Toledo,
Valencia, Galizia, Maiorca, Siviglia, Cordova, Murcia, Jaen, Algarves , Algeciras,
Gibilterra, Isole Canarie, re delle Due Sicilie, di Sardegna, Corsica, re di
Gerusalemme, re delle Indie occidentali e orientali, delle isole e della terraferma
del Mare Oceano, arciduca d’Austria, Duca di Borgogna, Brabante, Lorena,
Stiria, Carinzia, Carniola, Limburgo, Lussemburgo, Gelderland, Neopatria,
Württemberg, langravio di Alsazia, principe di Svevia, Asturia e Catalogna, conte
di Fiandra, Asburgo, Tirolo, Gorizia, Barcellona, Artois, Palatino di Borgogna,
Hainaut, Olanda, Seeland, Ferrette, Kyburg, Namur, Rossiglione, Cerdagne,
Drenthe, Zutphen, margravio del Sacro Romano Impero, Burgau, Oristano e
Gociano, Signore della Frisia, Wendish March, Pordenone, Biscaglia, Molin,
Salins, Tripoli e Machelen.
Questo il titolo dell’Imperatore sui cui domini non tramontava mai il sole. È un periodo di
pace interna perché le guerre si si fanno a casa degli altri, a carissimo prezzo…
L’arte, alimentata dall’oro, fa della Spagna un immenso cantiere che vede insieme italiani,
fiamminghi, inglesi e tedeschi. Arte che diviene esaltazione del sommo potere del sovrano
nelle straordinarie architetture e nelle pitture di Zurbara, Velasques e El Greco.
La letteratura con l’uso definitivo del castigliano come lingua letteraria, la raccolta e la
trasformazione di una straordinaria tradizione orale portata in giro fino a quel momento dai
ciechi girovaghi e che si trasforma in lascito culturale nelle pagine di Calderon della Barca,
Lope de Vega e Mighel de Cervantes.
Carlo V ha una propria Cappella che, per ragioni politiche o di convinzione, è formata da
cantori e maestri fiamminghi, cioè dai migliori polifonisti del continente. La cappella lo
seguiva ovunque e in ogni occasione, una celebrazione sacra (come l’incoronazione a
Bologna, con la messa di Gombert) o di festa onora il sovrano con magnificenza.
LETTURA RITA
ALFONSO VILLOA: Vita dell’illustrissimo e sacratissimo imperador…
La mattina delli 2 Luglio, Giorno di San Giacomo, Protettor di Spagna , volle
Carlo solennizzar questa Festa nel Campo fuori di Tunnisi in mezzo al Corpo
della Gente Spagnola. La Messa fu Cantata dal Vescovo di Granata con Musica, e
con suono di Trombe, Trombetti, Tamburri, e Piffari, con gran Scarico di
Moschetterie, e Cannoni.
Poi nel mezzo del mangiare comparve il re accompagnato da quattro araldi vestiti
di manti regali, il qual fece una oratione latina, allegrandosi in nome del regno, di
quel santo matrimonio Fra tanto approssimandosi il fine del banchetto, la Maestà
fece brindisi à tutti i Signori del Conſiglio, ci ad altri Signori Inglesi,e la Reina a
tutti i Signori Spagnuoli. Il che essendo fatto di molto buon cuore all'uno e al
l'altro si fece fine, ci levate le tavole, se ne andaron a spendere il giorno, parte
della notte in danze ci in balli, dove garbati e ben creati cavalieri col presentare a
quelle dame gentilezze portate da vari luoghi, diedero principio a loro amori.
SECONDA PARTE
Cosa ci raccontano queste pagine, e le tante altre che potremmo ritrovare tra le cronache
dell’epoca? Lo scambio produttivo e fruttuoso tra musiche e musicisti.
Canario direttamente derivata da una forma di danza tipica delle Isole Canarie. Brillante,
ternario: Alta danza
ES MUSICALE 03
l’influsso spagnolo entra nel mondo della musica colta europea, che comunque gode di
una comune appartenenza teorica, grazie ai continui spostamenti di musicisti, e quindi si
arricxchise di strumenti e di esperienze (la viola da gamba in Italia arriva a Napoli grazie a
esecutori e compositori spagnoli durante il regno aragonese)
la colonizzazione della musica colta europea arriva là dove DIVERSI sono i sistemi
musicali, i repertori, le esigenze culturali, l’uso e il pensiero della musica, gli strumenti stessi.
E a quel punto, in una civiltà che tramanda la musica in prevalenza oralmente, basta una
generazione per distruggere un patrimonio.
ANTONIO DE CABEZON nato nel 1510, formatosi con l’organista del duomo di
Palencia, inizia a 29 anni la sua attività nel 1539 come musico della cappella della imperatrice
Isabella di Portogallo e istitutore musicale dei figli dell’Imperatore. Tra i quali proprio ad
uno di essi, Filippo, il futuro Filippo II, è particolarmente legata la sua vita artistica.
Fa parte della cappella del giovane principe Filippo e viaggia con lui. Una cronaca del
viaggio del 1548 e il 1549 in Germania, Fiandre e Italia:
LETTURA RITA
CALVETE DE ESTRELLA: Il felicissimo viaggio di don Felipe
Aspettavanlo sulla porta il Principe Doria,e la Signoria. Fu celebrata la messa
pontificalmente: officiandola i cantori del Principe con grande admiratione di tutto il popolo,
che attentamente considerava la solennità con che si faceva,e con cosi divina musica, e la
soavità, e stranezza con che toccava l'organo l'unico in questo genere di musica Antonio
Cabezon, altro Orfeo a nostri tempi. Era la Chiesa riccamente acconcia, nell'alto fra le
colonne si vedevano molti scudi,con le arme dell'Imperadore,del Principe,e della Repubblica,
Et si vedevano ancora fra gli altri archi, ci fa questi scudi molte urne e altri vasi fatti d'oro
sottilissimamente all'antica. Il giorno seguente era il primo dell’Anno Nuovo 1549 e il
principe era a cena con Ferdinando Gonzaga. Terminata la cena il principe e le principesse di
Molfetta sua figlia e le dame si alzarono dalle loro sedie e cominciarono coi cavalieri a
danzare con le dame milanesi che erano lì. Il principe Filippo danzò con le principessa e sua
figlia, e dopo aver danzato molto bene pavane e gagliarde si cominciò a danzare il ballo della
torcia, che fu danzata da dame e cavalieri e il principe Filippo dopo aver danzato con le figlie
della principessa si rivolse al duca d’Alba e al marchese di Astorga. E anche il cieco Cabezon
ascoltò le musiche di tali danze e in certi momenti le accompagnò.
Viaggio che oltre alle corti italiane proseguì verso la Germania per raggiungere le Fiandre.
Ma Cabezon fu con Filippo anche nel viaggio in Inghilterra, nel 1554, compiuto per
conoscere di persona la propria moglie Maria Tudor.
Inutile dire che Cabezon fu l’artista più amato da Filippo II, al carattere del quale, forse
influenzato dai grandi mistici spagnoli come Sant’Ignazio o Sant Teresa d’Avila, ben la sua
musica si adattava. E come scrisse uno studioso:
Le opere di Cabezon vengono raccolte 10 anni circa dopo la sua morte dal figlio Hernando
che organizza nella pubblicazione i brani secondo la difficoltà progressiva. E svincolamento
dalle forme vocali.
MUSICA PROFANA: DIFERENCIAS e GLOSAS
Come il teatro colto di Calderon e di Lope raccoglie la tradizione dei racconti popolari orali
dei teatranti girovaghi, le diferencias e le glosas sono variazioni su temi recuperati da tutta
Europa (Folia o di Las vachas ) e che rielaborano adattandoli idiomaticamente al proprio
strumento. Il primo è proprio Cabezon che trasferisce queste melodie dal mondo popolare a
quello colto, dalla voce al più colto degli strumenti, l’organo.
ES MUSICALE 06
Glosas con Francisco Correa de Arauxo, organista e teorico attivo a Siviglia e a Segovia
e che scrive un “Libro de tientos y discursos de la musica pratica” (1626)
ES MUSICALE 07
Palbo Bruna Organista a Daroca, vicino a Saragoza. Si narra che la sua fama fosse così
grande che il re Filippo IV si sia recato apposta in quella città per ascoltarlo.
ES MUSICALE 09
CONCERTI ECCLESIASTICI
Siamo nel 600, in piena controriforma, ma anche nel passaggio dalla musica polifonica,
scritta solo per mostrare la bravura del compositore, alla musica monodica, scritta per
coinvolgere i fedeli al misticismo e per ‘dare soddisfazione ai cantanti’, figlio ormai del
melodramma.
Così vogliamo chiudere nominando l’ultimo compositore presente nel programma, un
italiano, Ludovico Grossi da Viadana, leggendo un piccolissimo pezzetto proprio della intro
ai Concerti Ecclesiastici, che molto dicono del cambio del gusto e delle nuove esigenze della
musica in chiesa, non più solo ornamento del culto, ma anche arricchimento della bellezza.
LETTURA RITA
Molte sono state le cagioni (cortesi Lettori) che mi hanno indotto `a comporre questa sorte di
Concerti: fra le quali questa è stata una delle principali: il vedere che volendo alle volte
qualche Cantore cantare con l’Organo erano costretti per mancamento di composizioni di
pigliarsi Motetti a Cinque, Sei, Sette, & anche Otto voci, pieni di pause, prive di cadenze,
senza arie, le quali rendevano la maniera del canto o imperfetta, o noiosa, od inetta, o poco
grata a quelli, che stavano ad udire, senza dire che vi era incomodo grandissimo di cantori in
cantarle. Mi sono affaticato che le parole siano cosi ben disposte sotto alle note, che oltre al
farle proferir bene, e tutte con intera e continuata sentenza, possano essere chiaramente intese
da gli Uditori, pur che spiegatamente vengano proferite da i Cantori. Ho per questo composti
alcuni miei Concerti, con una voce sola con riguardo a dare soddisfazione ad ogni sorta di
cantanti: accoppiando insieme le parti, con ogni sorta di varietà tal che non vi sarà cantante,
che non possa avere qua dentro copia di canti assai comodi, e secondo il gusto suo per farsi
onore.