Inizia un nuovo anno scolastico e già si prospetta un incubo per noi studenti,
torneremo nei nostri istituti senza la certezza di restarci per tutto l’anno e avvolti in
un profondo stato di confusione e spaesamento. I responsabili di questa situazione
sono Governo e MIUR che durante quest’estate non hanno fatto assolutamente
nulla affinché quest’anno si potesse tornare negli istituti in presenza e in
sicurezza, limitandosi a protocolli in cui vengono addirittura eliminate le tutele
basilari contro il Covid e a circolari in cui si dice sostanzialmente alle scuole di
arrangiarsi come si può. Questo è stato fatto negli ultimi anni e abbiamo avuto
modo di vederne gli effetti devastanti. E’ così che noi studenti siamo di nuovo
abbandonati in balia di noi stessi, con due anni drammatici alle spalle e di fronte a
uno nuovo che ci preoccupa fortemente: problematiche diffuse nella vita scolastica,
stress psicologico, aumento delle differenze, negazione del diritto allo studio e alla
socialità sono effetti di questa Scuola e della sua gestione che abbiamo già
conosciuto e che sono di nuovo alle porte per colpa di un Governo e un Ministro che
sono nostri nemici.
Il governo non ha fatto nulla per garantire la scuola in presenza e in sicurezza per
l’anno scolastico 2020/21, ma c’è di più: come si legge nel protocollo del 14 agosto
per il rientro, sono stati addirittura rimossi alcuni parametri di base (come il metro di
distanza fra studenti e fra studenti e professori o la misurazione della temperatura
all’entrata di scuola) necessari per la tutela della salute in questo momento
pandemico. La gestione della sicurezza è affidata ai singoli istituti che non potranno
che trovarsi in difficoltà e in confusione: insomma, questo sarà un altro anno da
incubo nella gestione delle scuole, nonostante la possibilità di apprendere dagli
errori commessi e nonostante le nuove armi che abbiamo per battere il Covid, tra cui
i vaccini. Vogliamo la scuola in presenza e in sicurezza. Vogliamo poter andare
a scuola senza il costante stress di possibili ritorni alla Dad e della confusione
imperante nei nostri istituti. Vogliamo una lotta reale al Covid e non una
convivenza malata con questo virus. Per questo chiediamo:
Il processo di digitalizzazione della scuola, iniziato nel nostro paese pochi anni fa,
sta subendo una netta accelerata ed è oggi una priorità del Governo. Questo però
sta avvenendo con l’obiettivo di far lucrare le multinazionali e le aziende private,
sfornando futuri lavoratori / schiavi dotati delle nuove competenze tecnologiche e per
piegare la formazione all’interesse privato. Sebbene i nuovi strumenti tecnologici
potrebbero offrire grandi occasioni di crescita e di accesso alla cultura, oggi questi
causano solo effetti negativi per noi giovani, sempre più disgregati e annichiliti,
incapaci di orientarci nella realtà sempre più tecnologica e di usare
consapevolmente questi strumenti. Noi non ci stiamo. Per questo chiediamo
Dopo essere stati trattati per decenni come “istituti di Serie B”, oggi gli Istituti Tecnici
e Professionali assumono un ruolo centrale nei piani del MIUR e nei discorsi dei
nostri governanti. Questo perché al governo, alla Confindustria o all'Unione Europea
importi veramente di questi istituti o degli studenti che li frequentano? No, niente
affatto, ma perché oggi alle aziende private serve un nuovo tipo di manodopera, più
professionalizzata e specializzata nelle nuove competenze ma sempre da sfruttare e
spremere per i propri profitti come (e più di) prima.
Vogliamo che a insegnarci a lavorare non siano i privati affamati di profitto ma uno
Stato che realmente prenda le parti di noi studenti, ABOLENDO LE ATTIVITA’ DI
PCTO COME STRUTTURATE OGGI (con multinazionali e privati) e internalizzando i
percorsi con i laboratori, enti pubblici e formazione sindacale per renderci futuri
lavoratori coscienti e formati
5. UNA SCUOLA CHE CI INSEGNI I DIRITTI SUL LAVORO - Il lavoro può e deve
ripartire dai diritti: vogliamo corsi sui diritti sul lavoro, sulla sicurezza, sui contratti, etc
etc
Con le riforme degli ultimi 30 anni e con la pandemia che ne ha accentuato tutte le
contraddizioni, la scuola ha ormai perso definitivamente la sua funzione pedagogica
e emancipatrice. La scuola – oltre a non garantire la crescita degli studenti – è
diventata una fonte di continuo stress psicologico per gli studenti: questa è la diretta
conseguenza di un preciso sistema scolastico marcio che si basa su individualismo,
competizione, esclusione sociale, come abbiamo visto ad esempio negli ultimi due
anni con la continua valutazione degli studenti. Vogliamo una scuola dove poter
tessere relazioni e legami con i nostri coetanei, dove lo sviluppo della socialità
sia un tema prioritario, dove sviluppare un senso della collettività. Per questo
chiediamo:
3. ABOLIZIONE TEST INVALSI – I test INVALSI sono inutili e dannosi: in base alle
loro classifiche, le scuole che hanno conseguito i migliori risultati ricevono maggiori
fondi rispetto alle altre. Questo ha aumentato in modo colossale le differenze fra
scuole e imposto agli studenti di imparare a rispondere a crocette e non ad
apprendere e sviluppare una propria coscienza
Negli ultimi anni nelle nostre scuole abbiamo progressivamente visto sparire i
momenti di socialità e di confronto, abbiamo vissuto ogni giorno con la confusione
sempre più imperante e destabilizzante e con la figura dominante e repressiva del
“preside-sceriffo” o “preside-manager”, puntualmente schierata contro gli studenti e i
loro diritti. Con l’autonomia scolastica infatti da anni nelle nostre scuole vige
unicamente non solo lo strapotere affidato alla singola figura del preside, ma anche
un’istruzione funzionale solo agli interessi dei privati e sempre più vuota per noi
studenti. E, come se non bastasse, sulla scia di questa idea fallimentare di scuola
Bianchi quest’anno ha introdotto i Patti Educativi di Comunità, con cui di fatto si lega
e si affida la nostra istruzione e piano di studi ai privati presenti sul territorio, tutt’altro
che “educativi” e “di comunità”.
Noi non ci stiamo. Vogliamo una scuola libera dagli interessi privati, in cui al
centro ci siano gli interessi di noi studenti e studentesse. Vogliamo una scuola
in cui sia garantita la reale partecipazione, la socialità, il dibattito e la
formazione critica. Vogliamo una scuola libera dalla repressione e dalle
intimidazioni, dove ci sia chiarezza e rispetto per tutti. Per questo chiediamo:
La figura dei presidi – sceriffo, veri e propri “manager” che amministrano le scuole
come aziende, ha avvicinato le scuole agli interessi privati, alimentato le
problematiche presenti, aumentato la repressione e trasformato lavoratori della
scuola e studenti in figure subalterne e prive di importanza. Questo non è frutto della
casualità ma è il prodotto delle riforme degli ultimi 30 anni che hanno plasmato la
figura del dirigente scolastico, in particolare della riforma della “Buona Scuola” di
Renzi che vogliamo venga abolita. Vogliamo che la figura dei presidi sia quella di
garanti della tutela dei diritti negli istituti e non più quella di manager delle scuole -
aziende