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Per 

Spagna romana  (Hispania) si intende quel  periodo storico  in cui la  penisola iberica  passò
sotto controllo romano.

Espulsi i Cartaginesi dalla costa mediterranea occupata della Hispania nel corso della seconda guerra
punica (206 a.C.), Roma fondò la nuova provincia[1] e iniziò una lenta occupazione della penisola, che
si prolungò per buona parte del II secolo a.C. Le province iberiche vennero, infatti, interessate da una
serie di rivolte e azioni di conquista, che comportarono frequentemente l'invio di eserciti guidati
dai consoli. Nei primi decenni dell'occupazione infatti i romani si trovarono di fronte alla guerriglia
scatenata dal capo lusitano Viriato, che culminò con la presa della città celtibera  di  Numanzia  (133
a.C.). Solo al termine di tali eventi bellici (a cavallo fra la fine del II e i primi anni del I secolo a.C.),
che successivamente si salderanno con le  guerre civili della tarda età repubblicana, combattute in
parte in Iberia, il potere romano sulle due province poté considerarsi pienamente consolidato (anche
se si estenderà a tutta la penisola solo dopo l'assoggettamento dei Cantabri in età augustea).

L'occupazione romana culminò con la creazione delle province hispaniche. Il nome deriva dal
termine di probabile origine fenicio  Hispania  o  Ispania,  che significa terra di  conigli. Appare in
letteratura e in  storiografia  fin dalla tarda età repubblicana: anche  Tito Livio  utilizza i termini
di Hispania e di Hispani (o Hispanici) per designare il territorio iberico e i popoli che lo abitavano.

Dopo quasi sette secoli di ininterrotta dominazione romana, l'Hispania assorbì totalmente la cultura
latina, ne adottò la lingua, i costumi e le leggi, acquisendo un'importanza fondamentale all'interno
dell'Impero romano, tanto da dare i natali ad alcuni imperatori:  Traiano,  Adriano, e  Teodosio I.
Inoltre naquero lì anche alcuni importanti scrittori (fra cui Seneca e Marziale).

Indice
Statuto
Storia
Tra Iberi e Celti
Occupazione cartaginese
Inizio della conquista romana (218 - 205 a.C.)
Consolidamento del dominio romano (197 - 102 a.C.)
Guerre civili e fine della Repubblica (83-31 a.C.)
Periodo imperiale (29 a.C. - 409 d.C.)
Fine della Spagna romana
Difesa ed esercito
Legioni e fortezze legionarie
Geografia politica ed economica
Maggiori centri provinciali
Principali vie di comunicazione provinciali
Religione
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni

Statuto
La nuova provincia di Hispania venne fondata secondo lo storico francese André Piganiol, nel 206
a.C..[1]

La stessa fu divisa in  Hispania Citerior  (Spagna citeriore) e la  Hispania Ulterior  (Spagna
ulteriore) furono due province romane  con capitali, rispettivamente,  Tarragona  e  Cordova, nel  197
a.C., dopo pochi anni dalla fine della  seconda guerra punica. Erano separate da una linea di
demarcazione che dalla città di  Carthago Nova  (Cartagena), o dalle sue immediate vicinanze,
attraverso la meseta, raggiungeva i  Pirenei  occidentali. Era dunque una frontiera che si discostava
alquanto da quella precedentemente delimitata dal fiume  Ebro, che aveva costituito il limite
all'espansione cartaginese in Spagna, fissato con il trattato del 226 a.C.[2]

Sotto  Ottaviano Augusto, nel  27 a.C.  le due province furono abolite e i territori spagnoli furono
suddivisi nelle tre nuove province di  Lusitania  (Lusitania),  Betica  (Hispania Baetica)
e  Tarraconense  (Hispania Tarraconensis). Capitali delle tre province erano,
rispettivamente, Emerita Augusta, Corduba e Tarraco.

Agli inizi del III secolo l'imperatore Caracalla  fece una nuova divisione che però durò poco tempo.
Separò l'Hispania Citerior in due nuove porzioni, creando le nuove province di Provincia Hispania
Nova Citerior e Asturiae-Calleciae. Nel 238 fu ristabilita la provincia Hispania Tarraconensis.

Nell'epoca degli imperatori-soldati, nel corso del terzo secolo d.C., la  Hispania Nova, la parte
nordoccidentale della Spagna, fu distaccata dalla  Hispania Tarraconensis, e divenne una piccola
provincia. Nella  tarda Antichità  con la riforma di  Diocleziano  si formò la  diocesi  Hispaniae,
governata da un vicario, sottoposto al  prefetto del pretorio delle Gallie, con capitale  Emerita
Augusta, che comprendeva le cinque province iberiche peninsulari, Baetica, Gallaecia  e  Lusitania,
queste tre sotto un governo consolare, Hispania Carthaginiensis e Hispania Tarraconensis, queste
ultime due rette da un praeses, le Isole Baleari e la Mauretania Tingitana.

EVOLUZIONE DELLE PROVINCE DELLA HISPANIA ROMANA


prima
della Celtiberi, Carpetani Cartaginesi Lusitani, Vettoni
Asturi e Cantabri

Turduli e Celtici

conquista e Vaccei (Iberi e Turdetani) e Calleci


romana
dal 206 Celtiberi, Carpetani Repubblica romana Lusitani, Vettoni
Asturi e Cantabri

Turduli e Celtici

a.C. e Vaccei (Hispania) e Calleci


dal 197 Celtiberi, Carpetani Hispania Hispania Lusitani, Vettoni
Asturi e Cantabri
Turduli e Celtici

a.C. e Vaccei Citerior Ulterior e Calleci


dal 133
Asturi e Cantabri Hispania Citerior Hispania Ulterior
a.C.
dal 19
Hispania Tarraconensis Hispania Baetica Hispania Lusitania
a.C.
dal 212 Asturiae-
Hispania Nova Citerior Hispania Baetica Hispania Lusitania
d.C. Calleciae
dal 238
Hispania Tarraconensis Hispania Baetica Hispania Lusitania
d.C.
dal 293 Asturiae- Hispania Hispania
Hispania Baetica Hispania Lusitania
d.C. Calleciae Tarraconensis Carthaginensis

Storia

Tra Iberi e Celti


Quando i Romani arrivarono, nel secondo secolo a.C., la popolazione indigena della penisola iberica,
di origine basca si era mescolata per quasi sedici secoli con popolazioni di origine celtica, provenienti
dalla  Gallia, formando così una nuova popolazione (Celtiberi), con una cultura (celtiberica) tipica
della Spagna pre-romanizzata.

Età del Bronzo nella Tarda età del


penisola iberica Bronzo nella
(1500 a.C. ca.) penisola iberica
(1300 a.C. ca.)

Occupazione cartaginese
236 a.C. - il generale cartaginese Amilcare
Barca sbarca in Iberia con le sue armate
attraverso Cadice.[3]
228 a.C. - Amilcare Barca morì in battaglia. Gli
successe nel comando delle armate cartaginesi
in Iberia il genero, Asdrubale, il quale ampliò le
conquiste con abili azioni diplomatiche,
consolidando poi il tutto con la fondazione
di Nova Carthago, divenuta ora capitale della
nuova provincia.
226 a.C. - Asdrubale, ora sufficientemente
indipendente da Cartagine, siglò il trattato
dell'Ebro con Roma, il quale fissava al
fiume Ebro i limiti tra le due potenze
mediterranee. Le condizioni del trattato Popoli dell'antica Spagna attorno al 300 a.C., prima
indicavano che Cartagine non poteva espandersi della conquista cartaginese
[4]
a nord del fiume, Roma invece a sud.
221 a.C. - Asdrubale fu ucciso da un celta.
È Annibale a succedergli. Era il maggiore dei figli di Amilcare Barca. Fu acclamato dalle truppe e
riconosciuto poco più tardi dallo stesso Senato cartaginese.[5]
220 a.C. - Annibale conquistò la capitale dei Vaccei, Helmantica (Salamanca) oltre
a Arbucala (Zamora).[5][6]
219 a.C.
Annibale sconfisse un esercito di Vaccaei, Olcadi e Carpetani, riuscendo così a completare la
sua conquista della Spagna a sud dell'Ebro, con l'eccezione della città di Sagunto.[5]
Poco dopo iniziò l'assedio di Sagunto. La città richiese l'aiuto di Roma, inviando ambasciatori
per chiedere la sua protezione, senza però che ciò distogliesse Annibale dai suoi propositi.[5]

Inizio della conquista romana (218 - 205 a.C.)


Le legioni romane invasero la Spagna nel  218 a.C., ma la penisola fu conquistata per intero solo
in epoca augustea, nel primo secolo a.C. Fino ad allora, buona parte delle popolazioni della Spagna
restarono autonome e libere (Iberi e Celtiberi). Tutto cominciò con lo scoppio della seconda guerra
punica:

218 a.C.
Annibale riuscì ad espugnare Sagunto con l'aiuto della popolazione locale dei Turboletae e
partì per l'avventura italica con l'obbiettivo di attaccare i Romani sul loro stesso territorio.
Lasciò al suo giovane fratello, Asdrubale Barca il comando delle truppe cartaginesi in
Iberia.[5]
Inizia la seconda guerra punica tra Cartagine e Roma.[5]
Un esercito romano fu inviato in Iberia sotto il comando di Gneo e Publio Cornelio Scipione,
riuscendo a sconfiggere i Cartaginesi a Cissa.[5]
I due Scipioni svernarono poi a Tarraco, mentre Asdrubale si ritirò a Nova Carthago, dopo
aver rinforzato le postazioni militari a sud dell'Ebro[5]
217 a.C.
Asdrubale barca lanciò una spedizione per distruggere la base dei Romani a nord dell'Ebro,
ma è sconfitto dopo un attacco a sorpresa dalle navi romane, che distruggono
completamente il contingente navale cartaginese.[7]
Dopo la battaglia del fiume Ebro, Asdrubale respinse gli attacchi degli Iberi, scatenando una
ribellione tra i Turdetani.
Durante la calata, Publio Cornelio Scipione si unì al fratello Gneo Cornelio Scipione Calvo,
rinforzando le armate romane.[7]

216 a.C.
I due Scipioni cominciarono a colpire i
possessi dei Barcidi in Iberia e nelle isole
Baleari, reclutando truppe ausiliarie indigene
e consolidando le loro posizioni a nord
dell'Ebro. Incoraggiarono, poi, anche le tribù
iberiche alleate dei Romani a compiere per
loro conto attacchi contro i possedimenti
cartaginesi a sud dell'Ebro.
Asdrubale spese l'anno a sottomettere le
tribù dell'Iberia, con sforzi limitati nei
confronti dei Romani.
215 a.C.
Conquiste romane in Iberia a danno dei
I Romani posero l'assedio ad Ibera, una Cartaginesi.
piccola città alleata di Cartagine. Frattanto
Asdrubale decise di contrattaccare le
postazioni romane, marciando a nord
dell'Ebro, assediando quindi la città alleata dei Romani, Dertosa. Gli Scipioni, allora,
abbandonarono il loro assedio e mossero per combattere Asdrubale, riuscendo a batterlo
nella battaglia di Dertosa.[8]
I Romani allora riuscirono a rioccupare Sagunto, penetrando in profondità in Spagna.
212 a.C. - I Romani e gli alleati Edetani invasero la Turboletania, assaltando la capitale Turba e
radendola al suolo, vendendo poi tutti i suoi abitanti come schiavi.[9]
211 a.C.
Una grande contro-offensiva cartaginese fu condotta da Asdrubale Barca, insieme al
fratello Magone Barca e Asdrubale Giscone e portò alla sconfitta e morte dei due Scipioni,
Publio e Gneo nelle battaglie del Baetis superiore.[8]
Roma si decise, così, a inviare nuovi rinforzi in Iberia sotto il comando di Gaio Claudio
Nerone, ma quest'ultimo non riuscì a ottenere sufficienti successi.[10]
210 a.C.
Fu inviato in Iberia Publio Cornelio Scipione Africano, il figlio di Publio Scipione, con 10.000
armati.[10]
Il generale romano, riuscì nel corso del primo anno di campagna militare a conquistare Nova
Carthago.[10]
209 a.C. - I Cartaginesi divisero la loro armata in tre parti, dando così la possibilità ai Romani di
batterli separatamente, uno alla volta.
208 a.C.
Scipione mosse per primo contro Asdrubale, la cui forze avevano svernato presso Baecula, e
qui riuscì a sconfiggerlo, infliggendogli numerose perdite.[8]
Dopo questa battaglia, Asdrubale condusse la sua armata in Gallia, attraverso i passi dei
Pirenei, per poi raggiungere l'Italia per ricongiungersi alle forze del fratello Annibale.
Scipione si ritirò per l'inverno a Tarraco, assicurandosi l'alleanza della maggior parte delle
genti iberiche, che passarono dalla sua parte dopo la recente vittoria.
207 a.C.
Rinforzi cartaginesi sbarcarono in Iberia sotto Annone, e si unirono a Magone Barca. Misero
così insieme una potente armata, reclutando anche soldati tra i Celtiberi.
Asdrubale Giscone avanzò con la sua armata da Gades fino all'Andalusia.
Scipione intanto mandò distaccamenti sotto Silano a colpire per primi Magone. Riuscendo a
colpire in modo tanto inaspettato, Silano prese l'accampamento cartaginese, disperdendo
l'armata celtibera di Magone e catturando Annone.
206 a.C.
Scipione ottenne una vittoria schiacciante ad Ilipa (nei pressi di Siviglia), distruggendo le
armate cartaginesi comandate da Asdrubale e Magone. Le conseguenze furono la definitiva
evacuazione della Spagna da parte dei Cartaginesi.[8]
Cadice si arrese poco dopo senza combattere.
205 a.C. - Gli esausti Turboleti chiesero la pace, in cambio il Senato di Roma li costrinse a
pagare una grossa somma agli abitanti sopravvissuti di Sagunto.
202 a.C. - Finisce la seconda guerra punica che vide la sconfitta di Annibale a Zama da parte di
Scipione.[8]
200 a.C. - Il poeta latino Quinto Ennio menziona, per la prima volta, l'uso della
parola Hispania per indicare la penisola iberica (derivante da un nome punico).

Consolidamento del dominio romano (197 - 102 a.C.)


197 a.C.
Gaio Sempronio Tuditano e Marco Elvio divisero la penisola iberica controllata da Roma in
due province: la Hispania Ulterior e la Hispania Citerior. Erano governate da magistrati eletti
di anno in anno (consoli, pretori, proconsoli o propretori).
I Turdetani si sollevarono ancora contro il governatore romano.
196 a.C. - La rivolta dei Tuboleti fu sedata dal pretore della Hispania Citerior, Quinto Minucio
Termo, in una battaglia nei pressi delle rovine di Turba. I loro territori devastati dalla guerra
furono divisi tra le popolazioni dei Bastetani e degli Edetani, scomparendo totalmente.
195 a.C. - Marco Porcio Catone divenne console e assunse il comando dell'intera Hispania. Egli
per primo condusse le sue armate contro i ribelli del nord-est, sottomettendo le popolazioni della
bassa e media valle dell'Ebro e occupando la città pirenaica di Iacca (secondo altre fonti Catone
la espugnò l'anno successivo, nel 194 a.C.); poi
marciò verso sud e mise fine alla rivolta
dei Turdetani.[11]
193 a.C. - Il console Fulvio Flacco sconfisse una
coalizione di Vaccei, Vettoni e Lusoni nei pressi
di Toletum (Toledo). Le forze ribelli si rifugiarono
nella città lusone di Contrebia Belaisca, che fu
poi occupata dal console, ponendo fine alla
ribellione.[12]
193-191 a.C.: sottomissione delle tribù
dei Celtiberi Oretani, Carpetani, Vettoni
e Vaccei da parte dei due governatori Gaio
Flaminio e Marco Fulvio Nobiliore;
188 a.C.-187 a.C.: rivolta di alcune popolazioni
celtibere sedata da L. Manlio Acidinio; La prima divisione della Spagna romana
181 a.C. in Hispania Citerior e Hispania Ulterior (nel 196
a.C.).
La tribù dei Belli fu costretta ad accettare la
sovranità romana da parte di Tiberio
Sempronio Gracco.[12]
Numerose tribù lungo il fiume Ebro, specialmente i Lusoni, si ribellarono a Roma, invadendo
la Hispania Ulterior, la valle dell'Ebro alla ricerca di un posto dove trasferirsi. Iniziò così
la prima guerra celtiberiana.[12]
180 a.C.
Tiberio Sempronio Gracco, proconsole della Hispania Citerior, rende libera la città
di Caravis (Magallón), alleata di Roma, dai Celtiberi.[12]
Ancora Gracco conquistò Contrebia Belaisca, centro della rivolta. I territori circostanti
caddero in mano romana e furono divisi con le popolazioni indigene alleate dei Romani. Si
procedette poi alla fondazione della città di Gracurris (Alfaro) per sottrarla nel possesso ai
Celtiberi.[12]
179 a.C. - Tiberio Gracco sconfisse ancora una coalizione di Celtiberi nella battaglia del
monte Moncayo, ponendo così fine alla prima guerra celtiberiana.[12]

155 a.C. - Sotto il comando prima di un


certo Punicus e poi di Cesarus,
i Lusitani e Vettoni raggiunsero Gibilterra, dove
furono sconfitti dal praetor Lucio Mummio. Inizia
così la guerra lusitana.[13]
154 a.C.
I Lusitani sotto Cesarus, saccheggiarono
la Hispania Baetica (moderna Andalusia).
Roma vietò l'ampliamento delle fortificazioni
di Segeda, capitale dei Belli, considerandola
un'infrazione al trattato stipulato da Gracco
nel 179 a.C. Comunque i Belli non se ne
curarono e ampliarono le fortificazioni. Inizia
così la guerra numantina.[12] La penisola iberica nel 156 a.C., alla vigilia
153 a.C. della guerra lusitana e di quella numantina.

Con l'avanzata delle legioni romane condotte


dal console Quinto Fulvio Nobiliore, gli abitanti di Segeda si rifugiarono a Numantia, città
degli Arevaci.[12][14]
Nobiliore distrusse la città di Segeda, prese Ocilis (Medinaceli), ma fu sorpreso in
un'imboscata dal generale dei Belli, un certo Caros, leader della coalizione dei Celtiberi,
durante la battaglia di Ribarroya, nei pressi della vallata del fiume Baldano.[12][14]
Nobiliore raggiunse Numantia, dove trascorse l'inverno senza riuscire a prenderla.[14]
152 a.C. - Marco Claudio Marcello rimpiazzò Nobiliore come console responsabile delle
operazioni militari in hispania e occupò le città celtibere di Ocilis e Nertobriga. Intrappolati,
i Numantini si arresero, terminando così la seconda guerra celtibera.[14]
147 a.C. - Viriato fu acclamato capo dei Lusitani.[15]
143 a.C.
Viriato formò una federazione di tribù celtiche, ostili al potere romano in Hispania.
Gli Arevaci erano tra queste tribù, e diede inizio alla seconda fase della guerra numantina.[16]
Il governatore Quinto Cecilio Metello Macedonico attaccò i territori dei Vettoni, ma non fu
capace di prendere la città di Numantia e di Termancia.[17]
142 a.C.
Fabio Serviliano, nuovo console e governatore della Hispania Ulterior, dopo aver
saccheggiato numerose città fedeli a Viriato in Hispania Baetica e nel sud della Lusitania, fu
sconfitto dai Lusitani presso Erisane (in Baetica).[16]
Fabio Serviliano, dopo la sconfitta, dichiarò Viriato "amico di Roma".[16]
141 a.C. - Dopo aver sofferto nuove sconfitte, il generale Quinto Pompeo, negoziò segretamente
la pace con la città di Numantia.[17]
140 a.C.
Nella Hispania Ulterior, Servilio Cipiano, con l'aiuto delle armate Marco Popilio Lenate,
sconfisse pesantemente le armate dei Lusitani, obbligando Viriato a cercare rifugio a nord del
fiume Tago.[16]
Le armate di Servilio Cipiano attaccarono anche i Vettoni e i Galleci.[16]
139 a.C.
Il Senato di Roma ritenne che le azioni di Fabio Serviliano fossero indegne della Repubblica
romana, e inviò Servilio Cipiano a rimpiazzarlo e a sconfiggere le tribù ribelli
della Hispania.[16]
Servilio Cipiano fonda le nuove città di Castra Servilia e Caepiana (nel territorio del popolo
dei Celtici).
Viriato inviò ambasciatori per negoziare la pace con Servilio Cipiano, ma fu tradito e ucciso
nel sonno dai suoi stessi compagni, corrotti da Marco Popilio Lenate.[18]
Le armate dei Lusitani, ora condotte da un certo Tautalo, tentarono una nuova incursione
verso sud contro i Romani, ma furono sconfitti. Finì così la guerra di Lusitania.[18]
138 a.C. - Il generale Marco Popilio Lenate non riconobbe il trattato di pace del 141 a.C., siglato
tra Quinto Pompeo e gli Arevaci, incominciando la fase finale della guerra numantina.[17]
137 a.C. - Gaio Ostilio Mancino cominciò
l'assedio alla città di Numantia, ma fu respinto
diverse volte, prima di essere circondato e
costretto ad accettare il trattato. E comunque il
Senato romano non ratificò questo nuovo
trattato.[17]
136 a.C. - Dopo aver attraversato i
fiumi Duero e Minho, Decimo Giunio Bruto
Callaico pose sotto assedio e conquistò la città
di Talabriga, sconfiggendo i Galleci. Dopo
questa campagna militare, le legioni romane si
ritirarono al sud, senza lasciare nessuna
guarnigione.
134 a.C. - Il console Publio Cornelio Scipione
Emiliano fu inviato in Hispania Citerior alla fine La penisola iberica nel 100 a.C..
della guerra, contro la città di Numantia.[19]
133 a.C. - Scipione fece costruire intorno alla città di Numanzia, ultimo baluardo dei ribelli, una
cerchia di fortificazioni tutto intorno, con sette forti dove porre il suo esercito. Poi iniziò l'assedio.
Dopo aver sofferto la fame per un lungo periodo, la maggior parte dei sopravvissuti preferì
commettere un suicidio collettivo, piuttosto che arrendersi ai Romani. E così Scipione ebbe
ragione dell'ultima resistenza numantina, ponendo fine alle guerre celtibere.[20][21][22]
123 a.C. - Le isole Baleari furono conquistate da Quinto Cecilio Metello, tanto da meritagli il titolo
vittorioso di "Balearico". Metello sistemò 3.000 cittadini romani e iberici nei territori di dell'isola
di Maiorca, fondando la città di Palma oltre a Pollentia.
107 a.C. e anni immediatamente successivi: ribellioni di secondaria importanza e molto
localizzate nei territori dei Lusitani e di alcune popolazioni celte dell'occidente peninsulare.
105 a.C. - Dopo la battaglia di Arausio, le tribù germaniche di Teutoni e Cimbri saccheggiarono i
territori settentrionali della hispania fino alla Gallecia.
102 a.C. - Cimbri e Teutoni mossero dalla Iberia per attaccare i Romani nella Gallia Narbonense,
ma furono sconfitti nella battaglia di Aquae Sextiae e poi di Vercellae (nella Gallia cisalpina).

Guerre civili e fine della Repubblica (83-31 a.C.)


83 a.C. - Il generale Quinto Sertorio fu inviato per la seconda volta in Iberia, dove rappresentava
il partito di Gaio Mario contro Lucio Cornelio Silla durante la guerra civile che era scoppiata
a Roma. La guerra che ne seguì, vide il generale mariano unirsi agli insorti Lusitani.[23][24]
81 a.C. - Si amplia il conflitto a tutta l'Iberia.
80 a.C. - la battaglia del fiume Baetis, vide il "secondo in comando" di Sertorio, un certo Irtuleio,
insieme alla forze ribelli, sconfiggere le armate repubblicane del governatore della Hispania
Ulterior, Lucio Fulfidio.[24]

79 a.C.
Le armate di Quinto Sertorio controllavano
ora la maggior parte della Hispania Ulterior e
parte della Hispania Citerior.[24]
Il governatore della Hispania Ulterior, Quinto
Cecilio Metello Pio, attaccò le armate di
Sertorio

La penisola iberica nel 50 a.C. prima della guerra


civile tra Cesare e Pompeo.

presso Lacobriga (probabilmente Lagos nelle Algarve), ma fu incapace di occuparla.


77 a.C.
Sertorio si unì al generale Marco Perperna Vento da Roma, insieme ad alcuni aristocratici
romani.[24]
Sertorio sconfisse il generale Gneo Pompeo Magno e Quinto Cecilio Metello Pio
presso Sagunto.
In questo periodo Quinto Sertorio, attraverso patti di clientelismo, stabilì forti solidarietà tra la
sua armata e le popolazioni indigene.
76 a.C.
Sertorio sconfisse ancora Pompeo nei pressi dei Pirenei.
Cecilio Metello Pio sconfisse Irtuleio, che fu obbligato a fuggire.[24]
75 a.C.
Ancora Metello sconfisse Irtuleio, riuscendo a congiungersi con le armate di Pompeo.[24]
Nella battaglia del Sucro, Metello, Pompeo e il console Lucio Afranio riescono a sconfiggere
Sertorio.[24]
74 a.C. - Pompeo fonda la città di Pompelon (la moderna Pamplona) dopo essere stato
accampato nella regione. Inizia la romanizzazione del popolo dei Vasconi.[25]
73 a.C.
Sertorio perde tutta la regione della Celtiberia (parte centrale dell'Iberia).
Pompeo e Metello sottomettono i Turmodigi e annettono i loro territori, che
corrisponderebbero oggi alla parte centrale e occidentale della provincia di Burgos oltre alla
parte orientale della provincia di Palencia, nella Hispania Citerior.
I Belli e i loro alleati Titii si fusero con le tribù pro-romane degli Uraci, Cratistii e Olcadi per
formare una federazione tardo-celtibera nella parte romanizzata della Celtiberia meridionale.
Sertorio è assassinato a un banchetto.[24]
72 a.C.
Marco Perperna Vento assunse il comando delle ex-armate di Sertorio, ma fu velocemente
sconfitto da Pompeo, terminando così la guerra sertoriana.[24]
Metello pacificò e sottomise la Hispania Ulterior. Mentre la regione a nord del fiume Tago non
era ancora sotto il dominio della Repubblica romana.
61 a.C. - Gaio Giulio Cesare fu assegnato al servizio del governatore della Hispania Ulterior nel
ruolo di propraetor.
60 a.C. - Cesare ottenne dei buoni successi contro le tribù dei Galleci e Lusitani. I suoi soldati lo
acclamarono, per queste vittorie, Imperator sul campo di battaglia, considerazione fondamentale
per richiedere un trionfo una volta tornato a Roma.[26]
56 a.C. - Un'insurrezione di Turmodigi, Vaccei e altre popolazioni fu sconfitta dal praetor Quinto
Cecilio Metello Nepote Minore.
49 a.C.
Il Senato di Roma dichiarò Cesare "nemico
pubblico", dando inizio alla guerra civile.
Cesare, recatosi in Hispania, sconfisse
i legati di Pompeo, Marco Terenzio
Varrone, Marco Petreio e Lucio
Afranio nella battaglia di Lerida.[27]
Gaio Cassio Longino, legato di Cesare, fu
lasciato in Hispania di fronte alle crescenti
difficoltà nel mantenere le popolazioni locali
obbedienti a Roma.
46 a.C.
I figli di Pompeo, Gneo il Giovane e Sesto, La penisola iberica nel 45 a.C. al tempo
insieme a Tito Labieno, che era stato durante della guerra civile tra Cesare e Pompeo.
la conquista della Gallia, primo legatus di
Cesare (legatus propraetor), si rifugiarono
in Hispania, dove continuarono a resistere alla dittatura di Cesare su tutto il mondo
romano.[27]
novembre, Cesare torna in Hispania.[27]
Ottaviano e Marco Vipsanio Agrippa si uniscono a Cesare in Hispania, per continuare la
guerra civile.
45 a.C.
A Munda, nel sud della Spagna, Cesare ottenne la sua ultima vittoria contro le forze
dei Pompeiani di Tito Labieno e Gneo Pompeo il Giovane.[26]
Sesto Pompeo, partì dai suoi accampamenti di Corduba (in Baetica), verso la Hispania
Ulterior, combattendo contro il governatore lasciato da Cesare, prima di scappare poi
in Sicilia. Finisce la guerra civile romana.
Cesare, prima di tornare a Roma, lascia alcuni suoi legati a governare la Hispania con
l'obbiettivo di pacificarla e punire quelle tribù che a lui non erano state fedeli.
Le colonie greche di Emporion e Rhode persero la loro autonomia, come punizione per
essersi schierate dalla parte dei Pompeiani.[28]

Le guerre civili comportarono il coinvolgimento delle popolazioni locali e in seguito il mutamento


della politica romana, che da un regime di sfruttamento passò a favorire l'integrazione: ai personaggi
più influenti, e progressivamente al resto degli abitanti liberi della Hispania, venne concessa
la cittadinanza romana e vennero fondati municipi e colonie.

Periodo imperiale (29 a.C. - 409 d.C.)


29 a.C. - Tito Statilio Tauro fece il primo
importante intervento contro le tribù del nord
della Meseta, iniziando le guerre cantabriche.
27 a.C.
Marco Vipsanio Agrippa divise la Hispania in
tre parti, di fatto dividendo la Hispania
Ulterior nelle
nuove province della Baetica (con i territori
dell'Andalusia) e della Lusitania (includendo i
territori della Gallaecia e delle Asturie) oltre
ad "attaccargli" la Cantabria e i paesi
Baschi alla Hispania Citerior.
L'Imperatore Augusto tornò in Spagna e fece
una nuova divisione amministrativa, come Spagna romana durante il periodo delle guerre
segue: la provincia della Hispania Ulterior cantabriche (29-19 a.C.).
Baetica (o Hispania Baetica), la cui capitale
era Corduba (Cordova; quella della Hispania
Ulterior Lusitania, con capitale Emerita Augusta (Mérida); e quella della Hispania Citerior, con
capitale Tarraco (Tarragona), più tardi nota come Hispania Tarraconensis.[25]
26 a.C. - Sempre Augusto stabilì quale suoi "quartier generale" per le operazioni militari in
Cantabria in Segisama (nei pressi di Burgos), iniziando la sua prima campagna.[29]
25 a.C.
Augusto diede a Brigantum, il castrum di Asturica Augusta (Astorga), ai Brigaeci come
premio per il loro aiuto. Inoltre, spartì la pianura tra gli alleati. Tuttavia, po dopo ai Cantabri si
unirono gli Asturi nella lotta comune.[30]
Augusto si ritirò a Tarraco, probabilmente poiché cadde malato.
Il generale romano Tito Publio Carisio attaccò le armate asture, ponendo sotto assedio il sito
di Mons Medullius.

«Infine vi fu l'assedio del monte Medullio. I Romani dopo aver circondato il luogo con un
fossato lungo 15 miglia, attaccarono contemporaneamente da ogni parte, ma i barbari che si
erano accorti che era giunta la loro fine, si uccisero a gara con il fuoco, con il ferro delle
armi, banchettando con il veleno...»

(Floro, Epitome di storia romana, II, 33, 50.)


19 a.C. - Asturi e Cantabri si arresero a Roma, mettendo termine alle guerre cantabriche.

17 a.C. - Augusto riorganizzò nuovamente


la Hispania trasferendo i territori di Galizia,
Asturia e Cantabria dalla provincia
della Lusitania a quella della ''Hipania Citerior
Tarraconensis.
98 d.C. - Traiano, nativo della Hispania
Baetica diventa Imperatore romano.[31]
117 - Adriano, anche lui nativo della Hispania
Baetica, diventa Imperatore,[32]
212 - L'Imperatore Caracalla fa una nuova
divisione amministrativa che durò, però, solo per
un breve periodo. Divise la Hispania
Citerior ancora di due parti, creando le
nuove province romane di Hispania Nova
La Spagna romana nel 293 dopo la riforma
Citerior e la Asturiae-Calleciae.
tetrarchica.
238 - Viene riunificata
la Tarraconensis o Hispania
Citerior. Asturia e Gallaecia fanno ancora parte della stessa.
293 - Con la riforma tetrarchica venne formata la dioecesis Hispaniae, divenendo una delle
quattro diocesi governate da un vicarius della prefettura delle Gallie (che comprendeva le
province della Gallia), oltre alla Germania Superiore ed Inferiore e alla Britannia). La diocesi
aveva come capitale Emerita Augusta (Mérida), comprendendo le cinque province peninsulari
iberiche (Baetica, Gallaecia e Lusitania, ciascuna sotto un governatore di rango consolare; oltre
alla Carthaginiensis e alla Tarraconensis, ciascuna governata da un praeses), e le isole Baleari a
cui fu aggiunta parte del nord Africa (Mauretania Tingitana).[33]
 

La Spagna romana La Spagna romana


nel  17 a.C., con la nel  212, con la
Betica provincia divisione provvisoria
senatoriale. di Caracalla.

Fine della Spagna romana

Il 31 dicembre 406 Vandali (suddivisi in Asdingi e Silingi), Alani e Svevi invasero la Gallia varcando il


fiume Reno. È possibile che questa invasione fosse stata scatenata dalla migrazione degli Unni nella
grande pianura ungherese, avvenuta tra il  400  e il  410; infatti Vandali, Alani e Svevi vivevano
proprio nella zona dove si sarebbero insediati gli Unni, e la minaccia unna potrebbe averli spinti a
invadere la Gallia.[34]  L'invasione della Gallia e la debolezza manifestata dal governo di Onorio,
spinse le legioni britanniche a rivoltarsi acclamando imperatore prima un certo Marco, poi, alcuni
mesi dopo, un certo  Graziano  e poi, dopo il rifiuto di questi di intervenire contro i Barbari, il
generale  Flavio Claudio Costantino.[35]  Questi, attraversata la  Manica, riuscì a bloccare
temporaneamente l'avanzata dei barbari e a prendere il controllo di gran parte dell'Impero: Gallia,
Spagna e Britannia.[35]
Costantino III, quindi, elevò al rango di Cesare suo
figlio Costante, mentre in Spagna due parenti di
Onorio si rivoltarono, rifiutandosi di riconoscere
l'autorità dell'usurpatore e mettendo insieme
un'armata che minacciava di invadere la Gallia e
deporlo.[35][36] Costantino III inviò dunque suo figlio
Costante, insieme al generale Terenzio e al prefetto
del pretorio Apollinare, nella penisola iberica per
sedare la rivolta.[35]  Nonostante ai soldati ribelli si
fossero aggiunti un'immensa massa di schiavi e
contadini, l'esercito di Costante riuscì a sedare la
rivolta e a catturare i capi dei ribelli (Vereniano e
Didimio, parenti di Onorio), e li condusse prigionieri
in Gallia da suo padre, dove furono
[35][36][37]
giustiziati. La Spagna nel V secolo, con le popolazioni
vandaliche di Asdingi (nel nord-ovest) e Silingi (nel
Costante, nel frattempo, aveva lasciato incautamente sud).
il generale Geronzio in Spagna con le truppe

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