Qualunque attività svolga, il sistema nervoso opera secondo un modello ben preciso che implica tre
passaggi fondamentali: la raccolta di stimoli provenienti dall'esterno o dall'interno dell'organismo
attraverso i recettori sensoriali; l'integrazione e l'analisi delle informazioni a cui fa seguito l'elaborazione di
una risposta adeguata; l'attivazione degli organi effettori. Le cellule che svolgono le funzioni descritte sono i
neuroni; essi sono connessi agli organi effettori e ai recettori sensoriali grazie ai loro prolungamenti. Alcuni
recettori sono capaci di raccogliere stimoli fisici o chimici provenienti dall'esterno. Altri recettori, invece,
registrano parametri interni. Gli organi effettori in genere sono muscoli, volontari e involontari, che
determinano quindi una risposta motoria. Sono considerati organi effettori anche le ghiandole.
Verso la cefalizzazione
Negli organismi più semplici, un solo neurone connette direttamente una cellula sensoriale e una cellula
effettrice; nei pluricellulari, al contrario, il numero di neuroni interposti tra sensori ed effettori aumenta, e i
neuroni si raggruppano formando reti interconnesse. Si crea così un sistema nervoso primitivo. Un ulteriore
passo avanti si osserva negli animali a simmetria bilaterale, dotati di un'estremità cefalica e di un'estremità
caudale. Particolarmente importante è lo sviluppo a livello del capo di un centro di controllo più
voluminoso, chiamato encefalo, che coordina tutte le attività del sistema nervoso dei vertebrati: questo
processo prende il nome di cefalizzazione. L'encefalo, che comprende il cervello, il cervelletto e il tronco
encefalico, si trova nel cranio, coordina tutti i movimenti volontari, raccoglie, integrandoli, gli stimoli
sensoriali.
Il sistema nervoso dei vertebrati, e quindi della specie umana, si divide in due parti. Il sistema nervoso
centrale è costituito dall'encefalo e dal midollo spinale, la sua funzione è ricevere le informazioni, integrarle
ed elaborare le risposte. Il sistema nervoso periferico mette in collegamento il sistema nervoso centrale con
gli organi di senso e con gli organi effettori; è formato dai nervi, fasci di assoni che raggiungono tutti i
distretti dell'organismo, e dai gangli, costituiti da gruppi di neuroni i cui corpi cellulari si trovano al di fuori
del sistema nervoso centrale.
Il sistema nervoso è formato da un solo tipo di tessuto, il tessuto nervoso, che comprende i neuroni e le
cellule gliali. La caratteristica dei neuroni è di essere eccitabili, possono cioè generare segnali elettrici,
chiamati impulsi nervosi o potenziali d'azione, che si propagano dal punto di origine fino alle estremità più
lontane della superficie del neurone. Il corpo cellulare contiene il nucleo e la maggior parte degli organuli;
dal corpo cellulare si dipartono due tipi di prolungamenti: i dendriti e gli assoni. I dendriti sono strutture più
o meno ramificate, che trasportano al corpo cellulare le informazioni in entrata provenienti da altri neuroni
o da cellule sensoriali. L'assone è un singolo prolungamento su cui viaggiano le informazioni in uscita dal
corpo cellulare attraverso il cono di emergenza; le informazioni ricevute dai dendriti inducono il corpo
cellulare a generare un impulso nervoso che si propaga lungo l'assone fino alla cellula bersaglio. La parte
terminale dell'assone, che prende contatto con la cellula bersaglio, è detta terminale assonico, o bottone
sinaptico. Le sinapsi sono strutture formate da tre elementi: il bottone sinaptico del neurone da cui arriva
l'impulso; la fessura intersinaptica; la membrana postsinaptica della cellula bersaglio. I neuroni sensoriali o
afferenti conducono le informazioni dai recettori sensoriali ai centri nervosi collocati nell'encefalo e nel
midollo spinale. I neuroni efferenti portano i comandi del SNC agli effettori, come le ghiandole o i muscoli.
Gli interneuroni e i neuroni di associazione si occupano di integrare e immagazzinare le informazioni e
facilitano la comunicazione tra sensori ed effettori.
L'eccitabilità dei neuroni dipende da due caratteristiche fondamentali della loro membrana plasmatica:
l'esistenza di un potenziale elettrico di membrana; la presenza di canali ionici specifici. Molte cellule
presentano un potenziale di membrana, cioè una differenza di carica elettrica tra il versante interno e
quello esterno della membrana plasmatica; una cellula che possiede un potenziale di membrana è chiamata
polarizzata. La differenza di carica elettrica tra i due lati della membrana è dovuta a flussi di ioni che
entrano ed escono dalla cellula grazie a proteine transmembrana che formano canali ionici. Quando sono
aperti, questi canali permettono a specifici ioni di diffondere dalla zona a maggiore concentrazione alla
zona a minore concentrazione. Quando il neurone è a riposo, il potenziale di membrana è chiamato
potenziale di riposo.
Il potenziale di riposo
Oltre ai canali ionici, nelle cellule esistono anche altri tipi di proteine canale che si comportano come «porte
capaci di aprirsi e chiudersi a comando: i canali regolati dal voltaggio, o voltaggio dipendenti si aprono o si
chiudono in risposta a cambiamenti del potenziale di membrana; i canali regolati chimicamente si aprono o
si chiudono in seguito al legame di un messaggero chimico; i canali regolati meccanicamente si aprono o si
chiudono in risposta all'applicazione di una forza meccanica sulla membrana plasmatica. Sulla membrana
plasmatica dei neuroni sono presenti canali voltaggio-dipendenti per il sodio, per il potassio e per il calcio.
La loro apertura o chiusura determina il potenziale di membrana: se si aprono i canali voltaggio-dipendenti
per il potassio, lo ione K diffonde all'esterno, rendendo ancora più l'interno della cellula; in questo caso la
membrana si dice iperpolarizzata.
Il potenziale d'azione o impulso nervoso consiste in una sequenza di eventi estremamente rapidi che
diminuiscono o annullano il potenziale di membrana, per poi riportarlo allo stato di riposo. Tale sequenza si
attiva in seguito a uno stimolo, ovvero un qualsiasi evento in grado di modificare il potenziale di riposo della
membrana. Se lo stimolo innesca una depolarizzazione superiore a un livello chiamato valore di soglia
(portando il potenziale di membrana intorno ai -50 m V) si genera un potenziale d'azione che si trasmette
lungo l'assone. a riposo, il potenziale di membrana è circa -60 mV, mentre il potenziale d'azione viaggia
lungo l'assone, gli elettrodi registrano una fase di depolarizzazione in cui il potenziale di membrana diventa
sempre meno negativo, raggiunge lo zero e poi diventa positivo; dopo che il potenziale d'azione ha invertito
la polarizzazione, la membrana si ripolarizza e il potenziale di membrana ritorna rapidamente allo stato di
riposo (-60 mV), dopo essersi iperpolarizzato (-70 mV).
per effetto dello stimolo, la membrana subisce una lieve depolarizzazione che si propaga fino al punto in cui
l'assone emerge dal corpo cellulare. Qui sono concentrati i canali voltaggio-dipendenti per il Na. Quando la
depolarizzazione raggiunge il valore soglia, canali voltaggio dipendenti per il Na' si aprono per circa 1 ms.
Poiché la concentrazione di Na* è molto più elevata all'esterno dell'assone che all'interno, e poiché
l'interno è carico negativamente, il Na* si riversa dentro l'assone innescando la fase di depolarizzazione.
L'ingresso di Na* provoca l'apertura di altri canali del sodio, con un effetto a feedback positivo che accentua
la depolarizzazione, fino a invertire il potenziale di membrana. Quando il potenziale di membrana raggiunge
i +50 mV si ha il picco del potenziale d'azione. Dopo un tempo che varia tra 1 e 2 ms, i canali voltaggio-
dipendenti per il Na* si chiudono e si aprono i canali voltaggio-dipendenti per il K*. Poiché questi ultimi si
aprono più lentamente e rimangono aperti più a lungo, la membrana inizia a ripolarizzarsi e il potenziale di
membrana torna negativo. Il flusso di K+ persiste fino a quando i canali voltaggio-dipendenti rimangono
aperti, generando una fase di iperpolarizzazione durante la quale il potenziale di membrana diventa ancora
più negativo. Quando i canali del K+ si chiudono grazie alla pompa sodio-potassio, il potenziale torna al
valore di riposo.
Questo tipo di trasmissione si chiama propagazione. Uno stimolo elettrico provoca l'apertura dei canali
voltaggio-dipendenti per il Na; quando si raggiunge il valore soglia, si genera il primo potenziale d'azione. La
depolarizzazione si propaga lungo l'assone provocando l'apertura dei canali voltaggio-dipendenti per il Na
nelle zone adiacenti della membrana; di conseguenza si genera un secondo potenziale d'azione, che a sua
volta ne genererà un terzo e così via. Intanto, nella zona che si era depolarizzata per prima si sono aperti i
canali voltaggio-dipendenti per il K, che riportano la membrana al potenziale di riposo. Come avrai notato, i
potenziali d'azione si propagano solo in una direzione. Di conseguenza, anche se la corrente elettrica si
propaga in entrambe le direzioni, nei tratti a monte dell'assone non è possibile instaurare un potenziale
d'azione. Negli assoni mielinizzati, invece, si ha una propagazione saltatoria: l'unico punto dove può
avvenire la conduzione del segnale sono i nodi di Ranvier;
La velocità di propagazione
La velocità con cui si verifica la propagazione dell'impulso nervoso dipende da due fattori: il diametro
dell'assone e la presenza della guaina mielinica. In generale, gli assoni mielinizzati e con diametro maggiore
conducono il segnale più velocemente. Nei sistemi nervosi dei vertebrati, che presentano un numero
enorme di neuroni, aumentare la velocità dei potenziali d'azione attraverso un incremento del diametro
degli assoni sarebbe impossibile. I vertebrati, pertanto, incrementano la velocità degli impulsi nervosi
attraverso la mielinizzazione degli assoni. Nel corpo umano, i potenziali d'azione possono viaggiare lungo un
assone mielinizzato a una velocità di circa 150 m/s; senza guaina mielinica al massimo a 5 m/s.
Indipendentemente dall'intensità dello stimolo che li ha generati, i potenziali d'azione sono sempre uguali;
essi, infatti, sono eventi del tipo «tutto o nulla». Se lo stimolo induce una de polarizzazione sufficiente a
raggiungere il livello soglia, i canali voltaggio dipendenti per il Na si aprono e si scatena il potenziale
d'azione; se lo stimolo è debole, il potenziale d'azione non si innesca.
Giunzione neuromuscolare
Le giunzioni neuromuscolari sono sinapsi poste tra neuroni motori e le cellule del muscolo scheletrico da
essi innervate. Un motoneurone possiede un unico assone ramificato all'estremità; ciascuna ramificazione è
dotata di terminali assonici che formano giunzioni neuromuscolari con una cellula muscolare. Presso ogni
terminale assonico si trova una struttura a forma di bottone contenente vescicole ripiene di un messaggero
chimico detto neurotrasmettitore; tutti i motoneuroni dei vertebrati usano il neurotrasmettitore
acetilcolina. Nella giunzione neuromuscolare, il terminale assonico e la cellula muscolare sono molto vicini,
ma non si toccano. L'acetilcolina rilasciata dal motoneurone nella fessura sinaptica diffonde sulla superficie
della membrana postsinaptica dove si trovano sia i recettori per l'acetilcolina sia i canali ionici voltaggio-
dipendenti. Il rilascio del neurotrasmettitore. Quando un potenziale d'azione raggiunge Il Terminale
assonico, a livello della membrana presinaptica si verifica l'apertura di canali voltaggio-dipendenti per il
calcio (Ca2), Poiché la concentrazione del calcio è maggiore all'esterno della cellula, esso entra per
diffusione nel terminale assonico. L'improvviso aumento della concentrazione intracellulare del calcio
provoca la fusione delle vescicole contenenti l'acetilcolina con la membrana presinaptica, e quindi lo
svuotamento del loro contenuto nella fessura sinaptica. La membrana postsinaptica reagisce al
neurotrasmettitore. Una parte di acetilcolina diffonde attraverso la fessura sinaptica e si lega ai recettori
dell'ACh presenti sulla membrana postsinaptica. L'apertura dei canali ionici provoca l'ingresso di ioni
positivi nella membrana postsinaptica, che si depolarizza. La depolarizzazione deve raggiungere il valore
soglia. Se la depolarizzazione indotta dal rilascio di acetilcolina raggiunge il valore soglia, i canali voltaggio-
dipendenti per il sodio che si trovano nella membrana postsinaptica si aprono generando un potenziale
d'azione. I neurotrasmettitori vengono disattivati subito. Disattivare l'azione dei neurotrasmettitori è
importante come attivarla; Perciò la fessura sinaptica è liberata dai neurotrasmettitori poco dopo il loro
rilascio da parte del terminale assonico, grazie all'azione di enzimi specifici che demoliscono il
neurotrasmettitore.
Nelle sinapsi elettriche, comuni negli invertebrati, il potenziale d'azione si propaga direttamente dalla
cellula presinaptica alla cellula postsinaptica. Il tipo più comune di sinapsi nei vertebrati è la sinapsi chimica,
che ha alcune proprietà peculiari. Le sinapsi eccitatorie e inibitorie. Diversamente dalle giunzioni
neuromuscolari, che sono sempre eccitatorie, le sinapsi chimiche possono essere eccitatorie, oppure
inibitorie. L'integrazione degli input. I neuroni hanno la capacità di integrare i segnali eccitatori e inibitori
che ricevono in ogni momento: quando la somma algebrica dei potenziali locali supera il valore soglia, il
neurone genera un potenziale d'azione. Nella maggior parte dei neuroni, la sommazione avviene nel cono
di emergenza alla base dell'assone. I potenziali postsinaptici eccitatori e inibitori provenienti da sinapsi a
livello dei dendriti o del corpo cellulare possono diffondere fino al cono di emergenza tramite il flusso locale
di corrente. La sommazione degli input. La sommazione spaziale integra i segnali simultanei provenienti da
sinapsi poste in luoghi differenti sulla cellula postsinaptica; la sommazione temporale integra, invece, i
potenziali postsinaptici generati nello stesso luogo in rapida successione.
Neurotrasmettitori diversi
Alcuni, tra cui l'acetilcolina, vengono sintetizzati direttamente nel terminale assonico, altri, come i
neurotrasmettitori peptidici, sono prodotti nel corpo cellulare e poi trasportati lungo l'assone verso i
terminali assonici dentro vescicole. I'ACh è tra i più importanti perché è il neurotrasmettitore utilizzato nelle
giunzioni neuromuscolari. Nel sistema nervoso centrale, i neurotrasmettitori che si occupano del «lavoro
pesante» sono perlopiù semplici amminoacidi: il glutammato ha funzione eccitatoria, la glicina e l'acido y-
amminobutirrico (GABA) svolgono, invece, funzione inibitoria. Un altro importante gruppo di
neurotrasmettitori del SNC è costituito dalle monoammine derivate dagli amminoacidi, che includono la
dopamina, la noradrenalina e la serotonina che svolgono ruoli differenti come l'aumento della frequenza
cardiaca o la regolazione dei ritmi circadiani. Anche due gas, il monossido di carbonio (CO) e il monossido di
azoto (NO), sono usati come messaggeri. Le sinapsi pertanto garantiscono che il segnale venga trasmesso
sempre nella medesima direzione, senza che vi sia alcuna possibilità di invertire il percorso.
Il sistema nervoso dei vertebrati si forma già nelle prime settimane di vita embrionale a partire da una
struttura cilindrica cava costituita da tessuto nervoso denominata tubo neurale. All'estremità anteriore, il
tubo neurale si dilata formando tre vescicole chiamate rispettivamente prosencefalo, mesencefalo e
rombencefalo. Da queste vescicole deriva l'encefalo, mentre dalla restante porzione del tubo neurale
deriveranno il midollo spinale, i nervi cranici e spinali. Il sistema nervoso centrale comprende il midollo
spinale e l'encefalo. Entrambi sono costituiti di sostanza grigia e bianca: la sostanza grigia contiene i corpi
cellulari dei neuroni e i terminali dei dendriti, mentre nella sostanza bianca ci sono gli assoni, che appaiono
bianchi per la presenza della mielina. Il midollo spinale porta le informazioni sensoriali dalla periferia verso
l'encefalo tramite le vie sensoriali ascendenti. Le risposte in uscita sono trasferite al sistema nervoso
periferico dalle vie motorie discendenti, costituite da fasci di fibre nervose che passano per il midollo
spinale. L'encefalo di un adulto appare formato da due lobi appaiati sotto i quali si trovano il cervelletto e il
tronco encefalico. Al suo interno i neuroni sono organizzati così da formare ammassi di sostanza grigia
chiamati nuclei, da cui partono e a cui giungono fibre mielinizzate. L’encefalo in un umano è diviso in 4
aree: telencefalo, diencefalo, tronco encefalico e cervelletto.
Il telencefalo o cervello è costituito dai due emisferi cerebrali uniti mediante il corpo calloso, una struttura
formata da sostanza bianca, le cui fibre collegano i due emisferi. La superficie degli emisferi è caratterizzata
da uno strato di sostanza grigia, la corteccia cerebrale. Durante lo sviluppo embrionale, la sostanza grigia
corticale si accresce molto più rapidamente della sostanza bianca sottostante: di conseguenza, la corteccia
si ripiega su sé stessa per adattarsi alla cavità cranica formando delle pieghe, le circonvoluzioni, separate da
solchi di diversa profondità, alcuni molto marcati, detti scissure. Gli emisferi cerebrali svolgono un ruolo
fondamentale nella percezione delle informazioni di natura sensoriale, nella progettazione dei movimenti,
nell'apprendimento di concetti concreti o astratti, nella costruzione della memoria a breve e a lungo
termine. La sostanza bianca cerebrale consiste di assoni mielinizzati che trasmettono segnali da una
circonvoluzione all'altra, da un emisfero all'altro e dal cervello alle altre parti dell'encefalo e al midollo
spinale. In profondità all'interno di ogni emisfero si trovano tre nuclei di sostanza grigia chiamati nuclei
della base, che contribuiscono alla regolazione dei movimenti e del tono muscolare; Infine, il sistema
limbico ha la forma di un «anello» che avvolge il diencefalo ed è responsabile del controllo dei bisogni
fisiologici essenziali. Al suo interno si trovano aree che, se stimolate, possono provocare sensazioni intense
come il piacere, il dolore o la rabbia. L’amigdala è coinvolta nella percezione e nella memorizzazione di stati
di paura. L'ippocampo svolge il compito di trasferire le informazioni della memoria a breve termine in
quella a lungo termine.
Il tronco encefalico è la parte dell'encefalo compresa tra il midollo spinale e il diencefalo; Si divide in tre
regioni: Il mesencefalo, porzione del tronco encefalico, collega il ponte e il cervelletto con il diencefalo. Qui
si trovano grossi fasci di fibre su cui viaggiano le informazioni. I nuclei del mesencefalo comprendono il
nucleo rosso e la sostanza nera, fondamentali per la regolazione del controllo dei movimenti. Il ponte si
trova tra mesencefalo e midollo allungato, anteriormente al cervelletto, e comprende nuclei e fasci di fibre
che connettono i distretti dell'encefalo. Il midollo allungato o bulbo continua con il midollo spinale. Nella
sostanza bianca del bulbo si trovano tutte le vie sensoriali e motorie. Inoltre esso contiene numerosi nuclei,
tra cui il centro cardiovascolare e il centro respiratorio. A livello del tronco encefalico si trova anche la
formazione reticolare, un intreccio di neuroni e fibre nervose che contribuisce a controllare i movimenti e
regola lo stato di sonno e di veglia.
È una struttura a forma di cupola, formata da due emisferi ricchi di circonvoluzioni: la superficie esterna è
costituita di sostanza grigia, mentre la parte sottostante è formata da sostanza bianca. Il cervelletto riceve
costantemente informazioni relative allo stato delle articolazioni, alla tensione dei tendini e al livello di
contrazione dei muscoli. Infine esso riceve dalla corteccia cerebrale informazioni essenziali per il controllo
del movimento.
Nel sistema nervoso centrale sono presenti alcune cavità: il canale ependimale nel midollo spinale e quattro
ventricoli a livello dell'encefalo. Due ventricoli laterali, sono collocati negli emisferi; il terzo si trova nel
diencefalo, mentre il quarto tra il bulbo e il midollo spinale. Queste cavità sono comunicanti tra loro e
contengono il liquido cerebrospinale, prodotto per filtrazione del sangue dai grovigli di vasi capillari situati
nelle pareti del terzo e del quarto ventricolo. Il liquido cerebrospinale ha diverse funzioni: fornisce
nutrimento ai neuroni, contiene globuli bianchi e anticorpi, elimina le sostanze di scarto. Esso viene
continuamente rinnovato grazie a un equilibrio tra produzione e riassorbimento da parte dei vasi venosi.
L'encefalo e il midollo spinale sono avvolti da tre membrane di tessuto connettivo chiamate meningi,
partendo dall'esterno troviamo la dura madre, l'aracnoide e la pia madre. L'aracnoide ha una struttura
molto lassa, e lo strato tra 'aracnoide e la Pia madre contiene un velo sottile di liquido cerebrospinale che
protegge dagli urti.
I nervi spinali, che fanno parte del sistema nervoso periferico, collegano il midollo spinale ai recettori
sensoriali, ai muscoli e alle ghiandole di tutto il corpo. I nervi spinali sono nervi misti, cioè contengono
sempre una componente afferente e una componente efferente. La componente afferente è formata da
assoni sensoriali che penetrano nel corno dorsale del midollo. I corpi cellulari di questi neuroni si trovano
all'esterno del midollo, nei gangli spinali. La componente efferente è formata da assoni i cui corpi cellulari
si trovano nel corno ventrale del midollo spinale e che lasciano il corno ventrale stesso. Questi assoni, che
formano la radice ventrale del nervo, trasportano informazioni provenienti dal SNC dirette ai muscoli e alle
ghiandole. Le vie efferenti possono essere distinte in base al tipo di effetto. I nervi cranici originano
dall'encefalo, per la maggior parte sono misti, ma possono avere una prevalenza sensoriale o motoria. I
primi due, che sono esclusivamente sensoriali, non fanno parte del sistema nervoso periferico.
I riflessi spinali
Il midollo spinale non è solo una via di transito, ma può generare semplici risposte involontarie senza
coinvolgere l'encefalo. Il processo tramite cui il midollo spinale riceve un'informazione, la integra ed
elabora una risposta viene definito riflesso spinale. Ad esempio nel caso del riflesso patellare (colpetto al
ginocchio), l'informazione sensoriale parte dai recettori di stiramento presenti nel tendine. Quando il
martelletto stimola il tendine, l'effetto viene percepito come uno stiramento del muscolo. I recettori
generano una serie di potenziali d'azione che raggiungono il midollo attraverso un assone afferente. Questi
potenziali d'azione vengono trasmessi al muscolo estensore della gamba, che si contrae distendendosi e
facendo muovere la gamba. Oltre ad attivare la contrazione di un muscolo, il segnale sensoriale deve
disattivare il suo antagonista, ovvero quello che provoca il movimento opposto.
Il sistema nervoso periferico è suddiviso in due componenti: il sistema nervoso somatico, che è costituito da
neuroni sensoriali e motori, e il sistema nervoso autonomo, che controlla le azioni involontarie e regola
l'ambiente interno. Il SNA comprende a sua volta due grandi gruppi di neuroni che costituiscono la divisione
simpatica e quella parasimpatica, e il sistema nervoso enterico. Il simpatico e il parasimpatico si
differenziano per le loro diverse funzioni. Le attività del sistema simpatico. Sono quelle che producono la
cosiddetta risposta «combatti o fuggi»: l'aumento della frequenza cardiaca, l'innalzamento della pressione
arteriosa, e tutti i meccanismi che preparano l'organismo a una situazione di emergenza. Le attività del
sistema parasimpatico. Al contrario, esso rallenta l'attività cardiaca, abbassa la pressione arteriosa e
stimola l'attività dell'apparato digerente. Il sistema nervoso enterico. Il sistema nervoso enterico è
localizzato nello spessore della parete intestinale, nel pancreas e nella cistifellea; la rete enterica controlla
le secrezioni di questi organi e l'attività della muscolatura liscia.
Ogni via efferente del SNA inizia da un neurone colinergico (cioè che ha come neurotrasmettitore
l’acetilcolina) il cui corpo cellulare è localizzato a livello del tronco encefalico o del midollo spinale. Queste
cellule vengono chiamate neuroni pregangliari, in quanto il secondo neurone della via efferente, è collocato
a livello di un ganglio autonomo. L'assone del neurone postgangliare esce dal ganglio e raggiunge gli organi
effettori per stabilire sinapsi con le sue cellule bersaglio. Le cellule effettrici degli organi raggiunti sia dalle
terminazioni simpatiche sia da quelle parasimpatiche rispondono in maniera opposta alla noradrenalina e
all'acetilcolina (neurotrasmettitori). I due compartimenti del SNA si distinguono anche dal punto di vista
anatomico: corpi cellulari dei neuroni pregangliari del parasimpatico si localizzano nel tronco encefalico e a
livello della regione sacrale; i neuroni simpatici sono collocati nel tratto di midollo spinale. La maggior parte
dei gangli simpatici è organizzata a formare due catene; i gangli parasimpatici sono, invece, molto vicini agli
organi effettori.
SISTEMA ENDOCRINO
La neuroipofisi non è una vera ghiandola, perché rilascia nella circolazione due ormoni peptidici che non
produce: l'ormone antidiuretico (ADHD) e l'ossitocina, che sono sintetizzati dalle cellule neurosecretrici
dell'ipotalamo. Poiché sono prodotti da cellule nervose, I'ADH e l'ossitocina sono considerati neurormoni.
Le cellule dell'ipotalamo li producono e li accumulano in vescicole, che vengono poi trasportate lungo gli
assoni fino alla neuroipofisi. Qui, le vescicole si accumulano finché un impulso nervoso non stimola il
rilascio del loro contenuto nel sangue: L'ormone antidiuretico (ADH) agisce sui reni aumentando il
riassorbimento dell'acqua. La neuroipofisi è stimolata a incrementare il rilascio di ADH quando la pressione
arteriosa si abbassa o quando nel sangue aumenta la concentrazione di alcuni elettroliti. L'ossitocina viene
rilasciata in notevoli quantità al momento del parto. Essa stimola la muscolatura dell'utero a contrarsi e
aiuta l'espulsione del feto; dopo il parto induce la produzione del latte.
L'adenoipofisi è una vera e propria ghiandola che produce ben nove categorie di ormoni peptidici o
proteici. Quattro ormoni, detti tropine, controllano l'attività di altre ghiandole endocrine; la tireotropina
(TSH), l'ormone adrenocorticotropo (ACTH) e le due gonadotropine, l'ormone luteinizzante (LH) e l'ormone
follicolo-stimolante (FSH). Ogni tropina è prodotta da cellule ipofisarie distinte. Cinque ormoni agiscono su
specifiche funzioni: l'ormone della crescita, la prolattina, ormone melanocitostimolante (MISH), le
encefaline e le endorfine. L'ormone della crescita, detto anche ormone somatotropo, agisce su una grande
varietà di tessuti per stimolare la crescita dell'organismo. La prolattina stimola la crescita delle ghiandole
mammarie e la produzione e secrezione di latte nelle femmine dei mammiferi. Le endorfine e le encefaline
sono oppioidi endocrini, nell'encefalo, esse svolgono un ruolo di neurotrasmettitori nelle vie che
controllano la sensazione dolorifica. Infine, l'ormone melanocito-stimolante modula la pigmentazione della
cute.
Il controllo sull'adenoipofisi
L'ipotalamo controlla l'attività endocrina dell'adenoipofisi producendo alcuni neurormoni chiamati fattori di
rilascio e fattori di inibizione. Questi neurormoni, vengono liberati in prossimità dei capillari del sistema
ipotalamo-ipofisario. Finora sono stati identificati i seguenti neurormoni ipotalamici, con funzione
stimolante o inibitoria: i fattori di rilascio e di inibizione della prolattina; i fattori di rilascio e di inibizione
dell'ormone somatotropo; il fattore di rilascio dell'ormone adrenocorticotropo; i fattori di rilascio e di
inibizione dell'ormone melanocito-stimolante. L'ipotalamo, raccoglie informazioni sulle condizioni
dell'ambiente interno ed esterno all'organismo tramite segnali neuronali e ormonali che lo raggiungono con
in circolo sanguigno.
La tiroide è costituita da un tessuto che comprende strutture sferoidali cave dette follicoli, entro i quali è
contenuta una sostanza chiamata colloide. Nelle pareti dei follicoli sono presenti due tipi di cellule che
producono due tipi di ormoni con funzioni diverse e indipendenti: I tireociti, disposti attorno al lume
follicolare, producono il cosiddetto ormone tiroideo (TH), che è in realtà una miscela di due molecole
chiamate tiroxina e triodotironina. Le cellule C, che si trovano tra i tireociti e il connettivo di rivestimento
del follicolo e non si affacciano verso il lume, secernono la calcitonina.
L'ormone tiroideo
Dapprima i tireociti producono una glicoproteina, la tireoglobulina, che viene secreta nel lume ed è il
componente principale della colloide. Al momento del passaggio nel lume follicolare, la tireoglobulina viene
legata a un certo numero di atomi di iodio. Quando l'organismo necessita di ormone tiroideo, i tireociti
inglobano la tireoglobulina per endocitosi e la frammentano, ottenendone tante piccole molecole di T4 e T3
che sono rilasciate nel circolo ematico. In genere, la tiroide rilascia tiroxina (T4) e triiodotitonina (T3) in un
rapporto di 4 a 1; tuttavia, il T3 ha una maggior attività biologica e, una volta che il T4 ha raggiunto le cellule
bersaglio, un enzima lo trasforma in T3. Per la produzione di T3 e T4 in ogni caso è indispensabile lo iodio,
nel caso in cui la disponibilità di iodio sia scarsa, le molecole liberate dalla scissione di tireoglobulina non
conterranno iodio e di conseguenza non potranno legarsi ai recettori specifici per questi ormoni presenti
nelle cellule bersaglio. L'ormone tiroideo incrementa il metabolismo cellulare nella maggior parte dei
tessuti e svolge un ruolo cruciale durante lo sviluppo e la crescita, in quanto promuove l'assorbimento di
amminoacidi e la sintesi proteica. L'attività della tiroide è controllata da ipotalamo e ipofisi: l'ipotalamo
produce il fattore di rilascio (TRH) che raggiunge l'adenoipofisi; le cellule ipofisariche, stimolate dal TRH, si
attivano e producono l'ormone tireotropina (TSH); il TSH stimola la tiroide a produrre l'ormone tiroideo. La
catena di eventi è, inoltre, sottoposta a un controllo a feedback negativo: l'ormone tiroideo presente in
circolo inibisce la risposta delle cellule ipofisariche al TRH. Inoltre, l'ormone tiroideo esercita un feedback
negativo anche sulla produzione e sul rilascio di TRH da parte dell'ipotalamo.
La calcitonina e il paratormone
L'osso è un tessuto particolare che viene continuamente rimodellato a opera degli osteoclasti e degli
osteoblasti. L'azione degli osteoclasti provoca un aumento della calcemia nel sangue, mentre quella degli
osteoblasti la fa diminuire. Esistono vari sistemi per regolare i livelli di calcio ematico, che coinvolgono i
reni, l'apparato digerente e il tessuto osseo: modificare la quantità di calcio eliminata dai reni, modificare la
quantità di calcio assorbita dall'apparato digerente; agire sul deposito di calcio nel tessuto osseo e sul suo
riassorbimento. Questi meccanismi sono controllati dalla calcitonina, dall'ormone paratiroideo, o
paratormone, e dalla vitamina D. Questa vitamina non viene prodotta da ghiandole endocrine, ma dalla
cute. La calcitonina e il paratormone sono ormoni antagonisti, vengono prodotti in risposta a stimoli
opposti. La calcitonina riduce la calcemia. La calcitonina è prodotta dalla tiroide e agisce su più livelli:
aumenta la perdita di calcio attraverso le urine; inibisce l'attività degli osteoclasti e incrementa il deposito
nel tessuto osseo; diminuisce l'assorbimento di calcio a livello gastroenterico. Il paratormone aumenta la
calcemia. il paratormone (PTH) è la molecola chiave della regolazione dell'omeostasi del calcio e viene
prodotto dalle cellule delle paratiroidi. Queste cellule presentano chemiorecettori che monitorano la
concentrazione di calcio nel sangue.
Oggi sappiamo, invece, che la vitamina D viene sintetizzata nella cute a partire dal colesterolo per effetto
della radiazione ultravioletta; una volta sintetizzata, la vitamina D può venire rilasciata nel circolo sanguigno
e raggiungere cellule bersaglio distanti dalla cute, dove agisce di fatto come un ormone. In realtà, la
molecola di vitamina D così come è rilasciata dalla cute non possiede un'elevata attività biologica; tuttavia,
nel suo passaggio attraverso il fegato viene modificata e si trasforma in calcidiolo che verrà idrossilato di
nuovo nei reni nella forma attiva, il calcitriolo. Il calcitriolo svolge diverse funzioni: aumenta l'assorbimento
di calcio da parte delle cellule dell'intestino; nei reni, riduce l'eliminazione del calcio con le urine; aumenta
la mobilizzazione del calcio dalla matrice ossea; esercita un feedback negativo sulle cellule delle paratiroidi
riducendo la produzione di PTH.
Le cellule pancreatiche con funzione endocrina si trovano raggruppate in piccole formazioni dette isole di
Langerhans, disperse nel tessuto esocrino. Nel contesto delle isole è possibile distinguere tre tipi di cellule,
ognuno dei quali secerne un ormone diverso: le cellule beta producono l'insulina; le cellule alfa producono
l'ormone glucagone; le cellule delta producono la somatostatina.
Insulina e glucagone sono i principali prodotti del pancreas endocrino: sono ormoni antagonisti e
contribuiscono a mantenere costante la glicemia. L'insulina abbassa la glicemia. Quando il livello ematico
di glucosio è troppo alto, le cellule del pancreas secernono insulina che ne facilita l'assorbimento. Il
meccanismo d'azione prevede il legame dell'ormone a un recettore sulla membrana plasmatica della cellula
bersaglio: il complesso insulina-recettore determina una cascata di eventi che fa entrare glucosio all'interno
della cellula. L'insulina, nel fegato, oltre a stimolare l'assorbimento del glucosio e promuove l'accumulo
sotto forma di glicogeno. L'insulina è l'unico ormone che abbassa la glicemia; Il glucagone alza la glicemia.
Quando la glicemia si abbassa oltre certi limiti, le cellule a del pancreas sì attivano e secernono glucagone,
un ormone di natura polipeptidica. Il glucagone agisce sul fegato con effetti opposti rispetto all'insulina:
stimola le cellule epatiche a scindere il glicogeno e a rilasciare nel sangue le molecole di glucosio prodotte.
La somatostatina. La somatostatina viene rilasciata dalle cellule in risposta a un rapido aumento nel sangue
della concentrazione di glucosio e di amminoacidi. Questo ormone, in genere, viene rilasciato dopo i pasti e
svolge una funzione inibitoria sia nei confronti della secrezione di insulina sia di glucagone. La
somatostatina, inoltre rallenta l'attività dell'apparato digerente;
All'interno delle ghiandole surrenali si riconoscono due regioni distinte: un nucleo profondo, chiamato
regione midollare o midolla surrenale; una componente più esterna che l'avvolge, ovvero la regione
corticale o corteccia surrenale. La regione midollare, posta sotto il controllo del sistema nervoso, produce
l'ormone adrenalina e, in quantità minore, l'ormone noradrenalina, i quali agiscono anche come
neurotrasmettitori che assicurano una risposta rapida in situazioni di stress. La regione corticale, produce
invece ormoni steroidei, che attivano risposte a lungo termine.
La regione midollare
La midollare surrenale produce adrenalina e noradrenalina in risposta a eventi che causano stress. Sono
molecole idrosolubili, ed entrambe riconoscono il medesimo recettore sulla superficie delle cellule
bersaglio. Queste molecole recettoriali possono essere divise in due grandi gruppi: i recettori alfa-
adrenergici e quelli beta-adrenergici. L'adrenalina riconosce entrambi i tipi di recettori, mentre la
noradrenalina agisce prevalentemente tramite i recettori a-adrenergici. L'adrenalina agisce su diverse
cellule bersaglio provocando effetti differenti. Un altro effetto dell'ormone è produrre una vasocostrizione
dell'apparato digerente, convogliando gran parte del flusso ematico alla muscolatura. L'adrenalina, infine,
può legarsi a recettori presenti sulla membrana plasmatica degli epatociti e degli adipociti, vale a dire le
cellule del fegato e del tessuto adiposo. Nei primi, essa stimola la lisi del glicogeno per ottenerne glucosio,
che fornisce energia di rapido consumo; nei secondi, induce la demolizione dei depositi di lipidi per
ricavarne acidi grassi, che rappresentano un'altra fonte di energia.
La regione corticale
Le cellule della corteccia surrenale utilizzano il colesterolo come molecola di partenza per produrre tre
diverse classi di ormoni steroidei: i glucocorticoidi influenzano la concentrazione ematica del glucosio e
intervengono nel metabolismo dei lipidi, delle proteine e dei carboidrati; i mineralcorticoidi regolano
l'equilibro idro-elettrolitico dei liquidi extracellulari; gli ormoni sessuali entrano in gioco durante la pubertà
e sono coinvolti nello sviluppo sessuale e nei processi anabolici; Il principale ormone mineralcorticoide,
l'aldosterone stimola il rene a riassorbire il sodio e a eliminare il potassio. Nella nostra specie, il più
rappresentativo tra i glucocorticoidi è il cortisolo, che svolge un ruolo chiave nella risposta allo stress. Il
rilascio del cortisolo avviene sotto il controllo dell'ormone adrenocorticotropo prodotto dall'adenoipofisi, la
cui secrezione è stimolata a sua volta dal fattore di rilascio della corticotropina prodotto dall'ipotalamo.
Data la complessità del meccanismo di controllo, la risposta fondata sul cortisolo risulta molto più lenta di
quella sostenuta dall'adrenalina; inoltre, la maggior parte degli effetti del cortisolo induce modificazioni
nell'espressione genica, che richiedono tempo per manifestarsi. Poiché l'impatto del cortisolo
sull'organismo è molto forte, è anche importante che il suo effetto sia inibito a tempo debito. A questo
scopo, il nostro organismo può attivare una risposta di feedback negativo, così da limitare gli effetti
dell'ormone.
Questi ormoni iniziano a esercitare il loro ruolo intorno alla settima settimana di gestazione; nel periodo
precedente, l'embrione ha pari potenzialità di orientarsi verso un sesso o verso l'altro. Le informazioni
contenute nei geni si traducono in fenotipo tramite la sintesi e l'azione degli ormoni sessuali. Nella nostra
specie, la presenza del cromosoma Y nel genoma induce le gonadi dell'embrione, che fino a quel momento
sono indifferenziate, a intraprendere la sintesi di androgeni. In risposta allo stimolo androgenico, il sistema
riproduttivo si sviluppa in senso maschile.
Gli effetti dell'azione degli steroidi sessuali si manifestano in maniera eclatante in occasione della pubertà, il
periodo della maturazione sessuale. Durante l'infanzia la produzione di steroidi da parte delle gonadi si
mantiene a livelli molto bassi, per poi subire un deciso incremento intorno ai 12-13 anni. Nell'infanzia, così
come nell'età adulta, la sintesi degli ormoni steroidei nelle ovaie e nei testicoli è sotto il controllo di due
ormoni ipofisari, le gonadotropine. A sua volta, la produzione delle tropine ipofisarie viene regolata da un
ormone ipotalamico, l'ormone rilasciante le gonadotropine (GnRH). La pubertà coincide con una riduzione
della sensibilità delle cellule ipotalamiche secernenti GnRH nei confronti del feedback negativo esercitato
su di esse dagli steroidi sessuali e dalle gonadotropine; Negli individui di sesso femminile, le maggiori
quantità di LH e di FSH stimolano le ovaie a iniziare la sintesi di steroidi sessuali. Questi ultimi circolano nel
sangue a concentrazioni elevate e sono i responsabili dello sviluppo dei caratteri sessuali secondari
femminili. Infine, gli ormoni sessuali stimolano il menarca (la prima mestruazione) e controllano il regolare
succedersi dei cicli mestruali, Negli individui di sesso maschile, l'aumento dei livelli di LH stimola un gruppo
di cellule testicolari a produrre testosterone, che a sua volta è responsabile dei cambiamenti fisiologici,
anatomici e comportamentali propri dell'adolescenza.
L'ipofisi. Un malfunzionamento dell'ipofisi può riflettersi sulla funzionalità di una delle numerose ghiandole
endocrine da essa controllate. Tra le patologie causate direttamente da disfunzioni ipofisarie ci sono il
nanismo e il gigantismo causati da un'attività rispettivamente ridotta ed eccessiva dell'ormone somatotropo
sulla crescita delle ossa. Se l'ormone somatotropo viene invece prodotto eccessivamente in un adulto, si ha
la condizione nota come acromegalia, caratterizzata da ingrossamento delle ossa delle mani, dei piedi e
delle mascelle. La tiroide e le paratiroidi. Un'eccessiva attività della tiroide può dipendere da un tumore o
da un'eccessiva produzione di TSH da parte dell'ipofisi. La forma più diffusa di ipertiroidismo è una
patologia autoimmune nota come morbo di Graves. Una dieta carente di iodio o altre cause possono,
invece, generare un ipotiroidismo, il cui sintomo principale è il gozzo, l'ingrossamento caratteristico della
regione del collo Anche le paratiroidi possono avere un'attività insufficiente, il che comporta diminuzione
della quantità e della consistenza del tessuto osseo. La condizione opposta è più rara e comporta
soprattutto problemi ai muscoli. Il pancreas e il diabete. La disfunzione legata al pancreas endocrino è il
diabete mellito. I sintomi distintivi del diabete sono fame e sete eccessive e la produzione di quantità
eccessive di urina. Si distinguono due tipi di diabete mellito. Il diabete mellito di tipo I è dovuto alla
distruzione delle cellule da parte del sistema immunitario e alla conseguente incapacità di produrre
insulina. Il diabete mellito di tipo 2 è meno grave e insorge in individui adulti a seguito della scarsa risposta
delle cellule bersaglio all'insulina. Le ghiandole surrenali. La malattia di Cushing è caratterizzata da un
eccesso di produzione di glucocorticoidi ed è causata da un tumore della regione corticale. Gli ormoni
anabolizzanti. Si tratta di ormoni, per lo più sintetici, che appartengono alla stessa classe del testosterone e
che stimolano nell'organismo, sia maschile sia femminile, la produzione di masse muscolari.
L'eritropoietina. Questo ormone glicoproteico prodotto dal rene stimola l'eritropoiesi, vale a dire la
produzione di globuli rossi. Queste sostanze comportano elevati rischi soprattutto a carico degli apparati
cardiovascolare e urinario. L'ormone della crescita. Nel doping viene usato per stimolare la crescita
corporea e l'aumento delle masse muscolari.
APPARATO RIPRODUTTORE
La riproduzione umana
Le gonadi maschili:
L'apparato riproduttore maschile comprende: le gonadi (testicoli); le vie spermatiche (epididimo, vaso
deferente, uretra) e le ghiandole annesse; i genitali esterni (scroto e pene). I testicoli. Sono due corpi
ovoidali localizzati all'esterno della cavità corporea, in una piega cutanea definita scroto. I testicoli devono
trovarsi all'esterno del corpo perché la temperatura ottimale per lo svolgimento della spermatogenesi. Nei
testicoli ogni giorno vengono prodotti milioni di spermatozoi immaturi, che non hanno ancora la capacità di
muoversi. Questi spermatozoi immaturi passano in una struttura di raccolta definita epididimo, dove
completano la maturazione e diventano mobili. Le vie spermatiche, le ghiandole e il pene Ciascun
epididimo continua in un condotto molto lungo e sottile connesso con l'uretra (parte della quale si trova
lungo il pene), tranne che per un piccolo tratto, mediante un canale detto vaso deferente. L'uretra prende
origine dalla vescica, scorre attraverso il pene e si apre all'esterno nella porzione apicale del pene. L'uretra
serve sia al transito dell'urina proveniente dalle vie urinarie sia al transito dello sperma. Le componenti
dello sperma diverse dagli spermatozoi derivano dall'attività di alcune ghiandole accessorie. Le vescichette
seminali. Queste ghiandole sboccano nei vasi deferenti per formare i dotti eiaculatori poco prima della loro
confluenza nell'uretra. Il liquido seminale appare denso per il suo alto contenuto di muco e fibrinogeno,
una proteina presente anche nei vasi sanguigni, dove la sua polimerizzazione serve alla coagulazione del
sangue. Il liquido seminale contiene anche lo zucchero fruttosio. La prostata. Questa ghiandola avvolge il
primo tratto dell'uretra e produce il fluido prostatico. Il fluido prostatico è alcalino e partecipa a
neutralizzare l'acidità tipica delle vie genitali maschili e anche di quelle femminili, rendendo tali ambienti
più favorevoli alla sopravvivenza degli spermatozoi. La prostata produce, inoltre, un enzima addensante che
consente al fibrinogeno prodotto dalle vescichette seminali di trasformare lo sperma in una massa
gelatinosa. Le ghiandole bulbouretrali. Esse producono una piccola quantità di un secreto mucoso e
alcalino, che contribuisce a neutralizzare l'acidità dell'uretra e a lubrificarne la cavità in modo da facilitare il
passaggio dello sperma. Il pene e lo scroto. Pene e scroto formano i genitali esterni maschili. Il corpo del
pene è rivestito da normale epidermide, mentre il suo apice particolarmente sensibile, detto glande, è
ricoperto da cute più sottile, assai recettiva alla stimolazione sessuale. Una piega cutanea definita prepuzio
copre il glande del pene. Particolari terminazioni nervose rilasciano un neurotrasmettitore gassoso, l'ossido
nitrico, nei vasi sanguigni che arrivano al pene e causa la dilatazione dei vasi. L'aumento dell'afflusso
sanguigno che ne deriva fa riempire e rigonfiare il tessuto spugnoso ed erettile (corpi cavernosi) che forma
la struttura del pene. Durante l'emissione le contrazioni ritmiche della muscolatura liscia dei vasi deferenti
e delle ghiandole accessorie fanno procedere lo sperma lungo l'uretra, fino alla base del pene.
L'eiaculazione è provocata dalla contrazione di altri muscoli situati attorno all'uretra, proprio alla base del
pene. La rigidità del pene eretto fa sì che le contrazioni spingano la massa gelatinosa dello sperma
attraverso l'ultimo tratto dell'uretra e poi all'esterno del pene.
Le gonadi femminili:
L'apparato riproduttore femminile comprende: le gonadi (ovaie); le vie genitali (tube, utero, vagina); i
genitali esterni (grandi e piccole labbra). Le ovaie. Le ovaie sono due piccoli corpi ovoidali collocati nella
parte bassa dell'addome che producono e liberano le cellule uovo. Al loro interno, lungo la superficie, sono
presenti numerosissimi follicoli ovarici con l'aspetto di vescicole cave. Le ovaie, infatti, sono due ghiandole
costituite da una zona centrale (midollare) e una zona esterna in cui avviene la maturazione dei follicoli,
Ogni follicolo contiene una cellula uovo immatura circondata da uno strato di cellule follicolari. Le cellule
follicolari producono gli estrogeni. Durante questo processo, che normalmente coinvolge un solo follicolo
alla volta, il follicolo si ingrossa, l'ovocita va incontro alla gametogenesi e viene espulso dall'ovaia
nell'ovidotto. Il processo di espulsione dell'oocita è chiamato ovulazione e avviene ogni 28 giorni circa. Le
vie genitali dell'apparato riproduttore femminile comprendono la vagina, l'utero e le tube uterine. Le tube
uterine. Le tube uterine, anche dette tube di Falloppio, sono due canali che si estendono dalle ovaie
all'utero. Esse presentano un'apertura ondulante e sfrangiata che non è in diretto contatto con l'ovaia
corrispondente: ciononostante le estroflessioni terminali, chiamate fimbrie, circondano parzialmente le
ovaie, in modo che la tuba possa accogliere l'oocita quando e espulso dal follicolo ovarico. Nelle tube
uterine ha luogo la fecondazione, Successivamente l'epitelio ciliato che ricopre la parete interna delle tube
fa avanzare lentamente lo zigote verso l'utero, che mentre procede va incontro alle prime divisioni
mitotiche per trasformarsi poi in embrione. L’utero. E un organo muscolare cavo che ha l'aspetto di una
pera rovesciata ed è la sede in cui si sviluppa l'embrione se la cellula uovo viene fecondata. La parete
uterina è formata da tre strati: l'endometrio è la mucosa interna molto vascolarizzata, in cui si impianta
l'embrione quando giunge nell'utero; il miometrio è uno spesso strato muscolare costituito di fibre lisce
incrociate che può contrarsi attivamente; il perimetrio è il rivestimento esterno dell'utero. Nella parte
inferiore, l'utero si restringe in corrispondenza di una regione definita cervice, al confine con la vagina. La
vagina. La vagina è un condotto che si apre all'esterno del corpo, dotato di un rivestimento mucoso
disposto in pieghe, così da facilitarne la distensione. Due serie di pieghe cutanee circondano l'apertura della
vagina e quella dell'uretra, attraverso cui transita l'urina. Le pliche più interne, ricoperte da delicato
epitelio, vengono dette piccole labbra, quelle più esterne, dai bordi più spessi grandi labbra. Tra la vagina e
il clitoride si apre l'uretra attraverso la quale viene emessa l'urina. Anche il clitoride è estremamente
sensibile e svolge un ruolo nella risposta sessuale. Le piccole labbra e il clitoride si riempiono di sangue in
risposta alla stimolazione sessuale.
Il processo di spermatogenesi
La spermatogenesi avviene nel testicolo, formato da compartimenti piramidali chiamati lobuli. Ciascun
lobulo accoglie alcuni condotti ripiegati su se stessi, i tubuli seminiferi che confluiscono nell'epididimo.
L'epididimo è la sede di deposito e maturazione degli spermatozoi che poi proseguono lungo il dotto
deferente, che li porterà al pene durante l'eiaculazione. Il tessuto connettivo circonda ciascun tubulo
seminifero e accoglie le cellule di Leydig, che secernono testosterone. I tubuli seminiferi sono costituiti da
un epitelio formato da cellule somatiche, dette cellule di Sertoli che avvolgono le cellule germinali in via di
sviluppo, via via più differenziate dall'esterno verso l'interno del tubulo, e gli forniscono nutrimento
durante la spermatogenesi. Il processo di spermatogenesi avviene in diverse fasi. Le cellule germinali
staminali maschili sono gli spermatogoni, posti sulla membrana basale del tubulo. Ogni spermatogonio si
divide per mitosi generando un altro spermatogonio che rimane nell'epitelio del tubulo assicurando una
riserva stabile di cellule germinali e uno spermatocita primario. Lo spermatocita primario si sposta verso il
lume del tubulo, va incontro alla prima divisione meiotica e forma due spermatociti secondari aploidi, in cui
ogni cromosoma contiene però ancora due cromatidi. I due spermatociti secondari completano la seconda
divisione meiotica originando quattro spermatidi aploidi (ogni cromosoma contiene un cromatidio). Gli
spermatidi migrano verso il lume dei tubuli seminiferi e passano nell'epididimo dove completano il
differenziamento e si trasformano in spermatozoi Il loro nucleo diviene progressivamente più compatto e
gran parte del citoplasma viene eliminato. Nel frattempo si forma un flagello che si raccorda alla testa, cioè
al corpo cellulare, mediante il segmento intermedio e il collo.
Processo di ovogenesi
Ovogenesi prende l'avvio dagli oogoni, cellule stamina aploidi presenti nelle gonadi degli embrioni di sesso
femminile. Alla nascita, ogni follicolo ovarico contiene un solo oocita primario, che rimane inattivo fino alla
pubertà. Nel corso della lunga profase I, l'oocita primario si accresce notevolmente a seguito di un aumento
della produzione di ribosomi, RNA, organuli e molecole energetiche. In questa fase, l'oocita immagazzina al
suo interno tutte le riserve di cui la cellula uovo matura avrà bisogno per sopravvivere ed effettuare le
prime divisioni cellulari dopo la fecondazione. Dall'inizio della pubertà gli oociti primari si attivano e
riprendono lo sviluppo. Il nucleo dell'oocita primario completa la prima divisione meiotica, portandosi in
prossimità della superficie cellulare. Nel caso dell'oogenesi, la cellula che alla fine della prima divisione
meiotica riceve gran parte del citoplasma diventa l'oocita secondario, mentre quella che ne riceve di meno
forma il globulo polare primario. L'oocita secondario è una cellula aploide con cromosomi formati da due
cromatidi. Essa viene espulsa dall'ovaia e passa nell'ovidotto mentre si trova nella metafase della meiosi II;
il globulo polare degenera. La seconda divisione meiotica avviene solo se si verifica la fecondazione: in
questo caso il nucleo dello spermatozoo penetra all'interno dell'oocita secondario e «attende» mentre il
nucleo dell'oocita si divide. Dopo l'ovulazione, le cellule follicolari continuano a proliferare e formano il
cosiddetto corpo luteo, che produce estrogeni e progesterone per circa due settimane. A quel punto, se
non è avvenuta la fecondazione, il corpo luteo degenera. Il risultato dell'oogenesi è la formazione di
un'unica cellula uovo per ogni oocita primario che ha intrapreso la meiosi. Questa cellula ha ereditato tutto
il citoplasma dell'oocita primario, dal momento che i globuli polari eliminano solo i cromosomi in eccesso.
Spermatogenesi e oogenesi
La spermatogenesi produce quattro spermatozoi per ogni spermatocita primario, mentre l'oogenesi porta a
una sola cellula uovo per ogni oocita primario. La spermatogenesi si completa sempre, mentre l'oogenesi si
arresta quasi sempre allo stadio di oocita secondario. La spermatogenesi è un processo continuo che
interessa contemporaneamente un grandissimo numero di spermatogoni, che si dividono
indipendentemente dagli altri; gli spermatogoni, tuttavia, non si esauriscono perché ogni mitosi produce,
oltre allo spermatocita primario, anche una cellula staminale. L'oogenesi, al contrario, è un processo ciclico,
e ogni ciclo (detto ovarico) comporta normalmente l'attivazione di un solo follicolo. La spermatogenesi
inizia con la pubertà e prosegue per tutta la vita. Alla nascita nelle femmine, invece, non sono presenti
oogoni, per cui l'oogenesi avviene in un arco di tempo limitato e riguarda solamente un numero ridotto di
oociti.
La riproduzione e lo sviluppo sono sotto il controllo degli ormoni sessuali: il testosterone nel maschio, il
progesterone e gli estrogeni nella femmina. In entrambi i sessi, il controllo di questi ormoni avviene grazie a
due ormoni ipofisari: l'ormone luteinizzante (LHI) e l'ormone follicolo-stimolante (FSH) prodotti dall'ipofisi
anteriore. A loro volta, LH e FSH vengono prodotti in risposta a un ormone ipotalamico chiamato fattore di
rilascio delle gonadotropine (GNRH). Raggiunta la pubertà, l'ipotalamo incrementa il rilascio di GnRH e
stimola l'ipofisi anteriore a produrre FSH e LH. Come risposta a questi due ormoni, le ovaie (nella femmina)
e i testicoli (nel maschio) si attivano iniziando a produrre ormoni sessuali, che a loro volta determinano lo
sviluppo degli organi genitali, dei caratteri sessuali secondari e l'inizio della gametogenesi. Alla pubertà, la
sensibilità dell'ipotalamo al testosterone diminuisce temporaneamente; di conseguenza, si verifica un
incremento della concentrazione ematica del testosterone che determina diversi effetti: lo sviluppo dei
caratteri sessuali secondari; un'accelerazione nel processo di crescita; l'aumento della massa muscolare; la
maturazione dei testicoli e la produzione degli spermatozoi.
Il ciclo ovarico dura in media 28 giorni ed è costituito dall'insieme di eventi grazie ai quali l'oocita primario
giunge a maturazione e si trasforma in oocita secondario. Il ciclo uterino, detto anche ciclo mestruale,
accompagna quello ovarico e consiste in un progressivo ispessimento dell'endometrio e nel suo successivo
sfaldamento se non avviene la fecondazione. Il ciclo ovarico inizia con la fase preovulatoria, che dura circa
14 giorni; all'inizio di questa fase un numero variabile da 6 a 12 follicoli comincia a maturare. L'ovulazione è
il momento centrale del ciclo ovarico: il follicolo si rompe e l'oocita secondario viene liberato nell'ovidotto.
L'oocita può sopravvivere circa 72 ore, poi degenera, quindi la fecondazione può avvenire solo in questo
intervallo di tempo. Nella fase postovulatoria, le cellule follicolari formano il corpo luteo. All'inizio del ciclo
ovarico, l'utero si prepara ad accogliere l'embrione: 'endometrio si accresce. Se l'embrione non si impianta,
l'endometrio comincia a sfaldarsi; il tessuto in via di distacco e il sangue sono eliminati attraverso la vagina
producendo il flusso mestruale o mestruazione, che ha una durata media di 5 giorni.
Il ciclo ovarico e quello uterino sono coordinati da ormoni che vengono prodotti a tre livelli: l’ipotalamo
produce GnRH che ha come bersaglio l'ipofisi anteriore; l'ipofisi anteriore produce LH e FSH che agiscono
sulle ovaie; le ovaie producono estrogeni e progesterone. Alla pubertà, l'ipotalamo incrementa il rilascio di
GnRH e stimola l'ipofisi anteriore a produrre FSH e LH. Come risposta a questi due ormoni, il tessuto ovarico
prolifera e secerne estrogeni, che determinano lo sviluppo deglior-pani genitali e dei caratteri sessuali
secondari tipici della donna e la comparsa delle mestruazioni. Durante tutta l’età fertile, l'interazione di
GnRH, controlla il ciclo ovarico e quello uterino. Pochi giorni prima della mestruazione, l'ipotalamo libera
GnRH stimolando l'ipofisi a secernere FSH e LH. Il tasso di FSH aumenta leggermente e, come ri sposta,
nelle ovaie i follicoli cominciano a maturare, iniziando a produrre estrogeni. Anche i livelli di LH aumentano,
ma molto lentamente. I livelli ematici degli estrogeni aumentano, stimolando la proliferazione
dell'endometrio; Intorno al dodicesimo giorno, gli estrogeni raggiungono il loro picco; Il picco di LH induce
l'ovulazione e stimola le cellule follicolari a trasformarsi in corpo luteo. Il corpo luteo inizia a produrre
progesterone ed estrogeni. La combinazione dei due ormoni esercita un controllo a feedback negativo
sull'ipotalamo e sull'ipofisi, inibendo il rilascio di LH e FSH. Se non avviene l'impianto dell'embrione, intorno
al ventiseiesimo giorno del ciclo il corpo luteo degenera e cessa di produrre estrogeni e progesterone: in
assenza di tali ormoni, l'endometrio si sfalda e si verifica la mestruazione.
All'inizio di ogni ciclo un piccolo numero di oociti comincia a maturare, ma di regola soltanto uno prosegue
nella maturazione e va incontro a ovulazione; gli altri degenerano. Infine, attorno ai cinquant'anni la donna
entra in menopausa, l'evento fisiologico che segna la fine dell'età fertile.