catastrofi economiche. Nel 1461 fu introdotto nella casa dei Medici ove venne in contatto
con la cultura umanistica che mescolò assieme al suo gusto irriverente e giocoso. Nel corso
degli anni ’70 maturò la rottura con i Medici e passò al servizio di Roberto Sanseverino,
conte di Caiazzo. Invano tentò di inserirsi nel nuovo contesto sia scrivendo una Confessione
a Maria per scusarsi sia adottando un tono più serio negli ultimi 5 canti del Morgante. Dal
1461 cominciò a scrivere il Morgante, un poema cavalleresco. L’opera consta di 28 canti, o
cantari; esso risulta tuttavia l’accostamento di due poemi diversi, di 23 cantari il primo e di
5 il secondo. I due poemi rivelano un’ispirazione diversa, più comica e grottesca, più seria
ed eroica nel secondo, che si conclude con la morte di Orlando a Roncisvalle. Il nome del
poema viene attribuito al successo popolare del gigante Morgante.
La trama del Morgante inizia con orlando, calunniato da Gano, abbandona Parigi e durante
il viaggio libera una abbazia da tre giganti: due ne uccide e il terzo, Morgante, si converte al
cristianesimo e diventa il suo scudiero. Morgante è accompagnato da un mezzo gigante,
Margutte, con il quale ha compiuto diverse vicende eroicomiche. Il senso del paradosso è
assai evidente come possiamo notare nella morte dei due giganti: Margutte muore dalle risa
vedendo una scimmia che si infila i suoi stivali, Morgante muore da un semplice morso di
un piccolo granchio.
Nei cinque cantari aggiuntivi, Orlando difende la Francia da una nuova invasione nemica.
Ma il traditore Gano si mette d’accordo con Marsilio per far cadere Orlando in una trappola.
Orlando viene sopraffatto dai Saraceni, ma giungono dall’Egitto, tramite cavalli incantati,
Rinaldo e Ricciardetto che non riescono ad impedire la morte di Orlando. Carlo si rende
conto del tradimento di Gano e lo fa giustiziare. Morgante sta aspettando orlando in cielo
mentre Margutte è diventato l’araldo di Belzebù.
La trama non è lineare, ci sono molti colpi di scena, miracoli, oggetti incantati ed
avvenimenti magici in cui si mescolano tradizioni medievali e nuove attenzioni medievali
per le arti occulte e per la magia.
In pulci la comicità nasce come deviazione della norma, come amore per l’eccessivo e
l’iperbolico, gusto per la trasgressione. La prima trasgressione c’è con la mescolanza di alto
e di basso, di tragico e di comico, di temi epici e di situazioni quotidiane o triviali. Questa
mescolanza raggiunge i suoi risultati più elevati sul piano linguistico e sull’amore di Pulci
della parola come negli elenchi puntati riguardanti il cibo (voracità linguistica).
Pulci ha degli elementi caratteristici sia medievali, borghesi, comunali e antiumanistici;
tuttavia si nota che la sua ricerca ha aspetti artistici e culturali moderni e rinascimentali.