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CONSEJERÍA DE EDUCACIÓN, CULTURA Y DEPORTES

PRUEBAS TERMINALES ESPECÍFICAS DE CERTIFICACIÓN DE NIVEL IT_B2_CE_SOL_J_2018

TAREA 1
PAPÀ PRESENTE E LAVORATORE? IN ITALIA RESTA UN LUSSO

TABELLA DELLE RISPOSTE

DOMANDA 0 1 2 3 4 5 6 7 8

RISPOSTA C C B C C B C C A

TESTO (Papà presente e lavoratore? In Italia resta un lusso)


«Sentirete parlare di me un po’ di meno: passerò dicembre in congedo di paternità (0), accanto
alle mie figlie August e Max». Mark Zuckerberg ha annunciato il temporaneo ritiro dalle scene con
un post su Instagram: nella foto da 296mila like è ritratto di spalle, insieme alla figlia Max e al cane
Beast: «Ci vedremo nel 2018!». Che il fondatore di Facebook dedichi grande attenzione alla
famiglia e alla sfera privata —ha usufruito di tre congedi in due anni— non è certo una novità. Ma a
condividere le sue stesse priorità è la maggioranza dei Millennials americani. Il quotidiano cita uno
studio condotto da Ernst&Young, secondo cui l’83 per cento dei 9700 uomini interpellati nati tra il
1980 e il 2000 è portato a cercare lavoro in aziende che offrono il congedo di paternità. Non solo,
quattro su dieci si dicono pronti a lasciare gli Stati Uniti per trasferirsi in Paesi attenti alle
politiche parentali (1).
Le iniziative pro-famiglia in azienda
Gli Stati Uniti sono ad oggi l’unica nazione avanzata che non prevede il congedo parentale
retribuito neanche per le madri (2). La “first daughter” Ivanka ne ha fatto una battaglia personale
e punta all’approvazione di un disegno che preveda 6 settimane per neo mamme e neo papà. Ma
intanto, nel vuoto normativo, l’iniziativa è lasciata alla discrezionalità del datore di lavoro. Così ogni
giorno si infoltisce la schiera dei colossi —soprattutto in campo tecnologico e dei servizi
finanziari— che per accaparrarsi i talenti migliori si aprono alle nuove esigenze dei
Millennials (3). American Express quest’anno ha innalzato il congedo per neo genitori a 20
settimane, mentre Ibm ha annunciato che raddoppierà la paternità a 12 settimane e innalzerà il
congedo di maternità da 14 a 20 settimane. Politiche che si estendono in gran parte agli
omosessuali o a chi ricorre alla maternità surrogata e nei casi di adozione.
Il confronto generazionale
Lo studio evidenzia che a livello globale i Millennials alle prese con la ricerca di un lavoro
attribuiscono grande peso alla possibilità di avere orari flessibili, a patto che questi non influiscano
negativamente sulle opportunità di fare carriera. Rispetto alle generazioni precedenti (la X e quella
dei boomers) i nati dopo il 1980 ritengono importante che la propria azienda preveda il
congedo parentale retribuito (74% contro 71% e 58%) (4), servizi di assistenza all’infanzia sul
luogo di lavoro o in altre sedi sovvenzionate (62% contro 57% della generazione X e 47% dei
boomers) e la possibilità di lavorare da casa uno o due giorni alla settimana (50% contro 48% e
38%).
La situazione in Europa
Vista dagli Stati Uniti, l’Europa sembra avanti in materia di servizi alla famiglia. Ma basta
avvicinarsi un po’ per accorgersi di quanto è ampia la forbice tra gli Stati (5). I papà finlandesi,
ad esempio, hanno a disposizione 54 giorni di congedo parentale retribuito, quelli italiani appena 2.
L’anno scorso avevano la possibilità di raddoppiare a quattro, a patto che la mamma rinunciasse a
due dei suoi. Ma la misura non è stata confermata per il 2017. Il confronto con il Nord Europa è
impietoso. Ad oggi l’unica strada percorribile da un papà italiano che volesse trascorrere più tempo
con il proprio figlio è il congedo facoltativo, che implica la rinuncia al 70% dello stipendio. Non
stupisce dunque che la cura della prole sia in gran parte affidata alle mamme. O, quando possibile,
ai nonni. Un problema che la Svezia ha affrontato già dal 1971, affermandosi come prima nazione
al mondo a prevedere il congedo condiviso. Per incoraggiare una distribuzione più equa nella cura
dei figli il governo svedese offre infatti per ogni nuovo nato 480 giorni di congedo parentale
retribuito, che i genitori possono distribuirsi secondo le proprie esigenze. A patto però che
ciascuno dei due usufruisca di un periodo minimo di tre mesi (6).
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Il “caso Italia”
L’obiettivo, oltre a quello di consentire ai papà una maggiore partecipazione alla vita
familiare, è di non far ricadere sulle sole donne l’onere della cura e mettere le madri
lavoratrici al riparo da discriminazioni e freni alla vita professionale (7). Un fronte su cui
l’Italia registra un ritardo storico che fatica a colmare. In un recente intervento su La Stampa la
statistica Laura Sabbadini ha parlato di: «clima sociale sfavorevole alla maternità e alla paternità
nel nostro Paese, già da molto prima dell’ultima crisi. Un clima che è il frutto di un’offerta scarsa di
servizi sociali per l’infanzia, di un’organizzazione del lavoro rigida, specie nel settore privato, di un
part time che cresce solo per le donne che non vogliono farlo e non per chi vuole utilizzarlo per
conciliare i tempi di vita, di un lavoro non retribuito ancora schiacciante per la maggior parte delle
donne e di un’asimmetria nella coppia che si riduce troppo lentamente (8)».
(Tratto e adattato da www.lastampa.it, 21/12/2017, 793)

TAREA 2
DALLE NAVI DA CROCIERA AL DECALOGO DI PEPPA PIG: LA BATTAGLIA DELLE AZIENDE CONTRO LO
SPRECO ALIMENTARE
0
TABELLA DELLE RISPOSTE
SPAZIO ESPRESSIONE

0 IL LORO IMPEGNO

1 A RIDURRE

2 ALLA MANO

3 VENGONO BUTTATI VIA

4 POICHÉ

5 NEI CONFRONTI

6 A NON SPRECARE

7 I PIÙ BISOGNOSI

8 FARE IL SUO

9 E POI OCCORRONO

10 INNANZITUTTO
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TESTO (Dalle navi da crociera al decalogo di Peppa Pig: la battaglia delle aziende contro lo spreco
alimentare)

Nella Giornata nazionale contro gli sprechi alimentari, i big del settore —da Federdistribuzione a
Federalimentare— confermano il loro impegno (0) nella lotta allo spreco di cibo lanciando una
serie di iniziative. A novembre 2016 i principali attori della filiera agroalimentare italiana (industria,
distribuzione e consumatori), si sono uniti in un progetto multitarget da 1,5 milioni di euro che
punta in tre anni a ridurre (1) gli sprechi alimentari. Oggi, a un anno e mezzo di distanza dalla
partenza, il progetto Life Food Waste Stand-up va avanti con nuove iniziative per continuare a
sensibilizzare e informare sul tema del recupero delle eccedenze di cibo.

Un tema tutt’altro che marginale se si pensa, dati Fao alla mano (2), che nel mondo ogni anno va
sprecato 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, un terzo della produzione mondiale, per un valore di oltre
2mila miliardi di euro. Solo in Italia, ogni anno, vengono buttati via (3) alimenti per oltre 12
miliardi e mezzo di euro. Ma i dati sul recupero lasciano ben sperare, come afferma anche il
ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina: «Nell’ultimo anno le eccedenze recuperate sono
aumentate del 20% e si è potuto garantire cibo a più di un milione e mezzo di persone. Ma adesso
—conclude Martina— bisogna andare avanti, lavorando soprattutto sull’educazione civica, poiché
(4) più della metà del cibo si spreca a casa».

Proprio nell’ottica di una nuova “educazione quotidiana” al non-spreco, nell’ambito del progetto
Life, produttori e distributori lanciano una grande campagna social con l’hashtag #iorecupero. E
invitano i consumatori a partecipare a un divertente quiz per capire qual è il proprio
comportamento nei confronti (5) dello spreco alimentare, postando la foto di un piatto cucinato
con prodotti che altrimenti sarebbero stati sprecati. Lo “special guest” dell’iniziativa è Peppa Pig, il
famoso personaggio dei cartoni animati che propone uno speciale decalogo utile a sensibilizzare i
più piccoli. Perché l’abitudine a non sprecare (6) si impara da bambini, nei piccoli gesti casalinghi.
Il progetto Life, inoltre, sbarca anche in Regione Lazio. L’8 febbraio infatti sarà siglato un protocollo
di intesa con la giunta Zingaretti —il terzo finora realizzato con un ente regionale dopo Veneto e
Lombardia— finalizzato ad aumentare le donazioni di prodotti alimentari verso i più bisognosi (7).
Prossime tappe saranno il Friuli Venezia Giulia e la Toscana.

«La legge Gadda ha sburocratizzato e semplificato le procedure per chi vuole donare —afferma il
presidente di Federalimentare— ma dobbiamo andare oltre. Ora è fondamentale il coinvolgimento
dell’intera filiera e l’industria, che deve fare il suo (8). Se da una parte può condizionare
l’approvvigionamento agricolo, dall’altra può produrre imballaggi sempre più tecnologici che ne
aumentano la “shelf-life”, alla lettera “vita da scaffale”, ossia la conservabilità. E poi occorrono (9)
indicazioni in etichetta sempre più precise per la conservazione e la preparazione degli alimenti.
Bisogna pensare a riporzionamenti, magari monoporzione per alcuni prodotti, per consentirne un
uso più flessibile».

Novità anche a bordo delle navi Costa Crociere, dove parte il programma 4GoodFood, che ha
come obiettivo la riduzione del 50% degli sprechi alimentari a bordo delle navi della compagnia
italiana entro il 2020. Sulla flotta Costa vengono preparati ogni anno 54 milioni di pasta. Con il
nuovo programma la compagnia di navigazione ha deciso innanzitutto (10) di rivisitare la
preparazione dei piatti in senso sostenibile. E ha avviato una collaborazione con Banco Alimentare
e Slow Food per la redistribuzione a fini sociali del cibo non utilizzato sulle navi. In soli sei mesi
sono state recuperate circa 16mila porzioni, donate ad associazioni locali che si occupano di dare
assistenza a persone in difficoltà. L’obiettivo del 2018 è attivare il progetto anche in altri porti del
Mediterraneo come Palermo, Venezia e Barcellona.
(Tratto e adattato da www.repubblica.it, 05/02/2018, 620 parole)

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