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GEOGRAFIA URBANA E ANALISI DELLA CITTA’

prof. ing. Stefano Aragona, corso UE, canale B


di Martina Spatoliatore

Area numero 3: “Dalla identità locale ai nuovi luoghi”

TESTO DI RIFERIMENTO:
"Nonluoghi, introduzione a una antropologia della surmodernita” Marc Augè.

Marc Augè, antropologo francese autore del neologismo “nonluoghi”, (dal francese non-lieux),
giunge a mettere in rilievo la dimensione cosmopolita dell’antropologia nell’epoca attuale,
sostenendo che è proprio il mondo contemporaneo stesso che, a causa delle sue trasformazioni
accelerate, richiama lo sguardo antropologico.
I concetti di SURMODERNITA’ e NONLUOGHI vengono coniati dall’autore stesso dopo lo
studio della società contemporanea e l’uno è inscindibile dall’altro, in quanto l’uno è frutto del
precedente. La surmodernità è la nuova modernità che ha sostituito quella precedente del XVIII e
XIX secolo per le sue caratteristiche di esasperazione e complicazione della realtà, del tempo e
dello spazio. Essa è la nostra epoca, è l’epoca caratterizzata dall’eccesso, il quale si esplica in tre
figure: eccesso di tempo, eccesso di spazio ed eccesso di individualizzazione dei riferimenti.
L’eccesso di tempo è causato dalla sovrabbondanza di avvenimenti del mondo contemporaneo,
sovrabbondanza che costituisce la conseguenza del fatto che la storia accelera, ossia il passato tende
ad accumularsi al presente. Inoltre bisogna tener conto dei continui fattori che progressivamente
comportano cambiamenti pratici della vita sociale, come l’allungamento delle aspettative di vita o la
coesistenza di quattro generazioni e non più tre.
La seconda caratteristica della surmodernità è lo spazio, altro eccesso che presenta come
correlazione il restringimento del pianeta: “i nostri primi passi nello spazio riducono il nostro spazio
ad un punto infimo”. Le distanze si accorciano, pertanto lo spazio si contrae nella nostra percezione
e sembra essere sempre di più alla nostra portata. Il cambiamento della percezione dello spazio in
cui viviamo è stato prodotto dai mutamenti di scala, in relazione ai mezzi di trasporto veloce o alle
immagini di ogni tipo che entrano nelle nostre case dandoci una visione istantanea di avvenimenti
che avvengono dall’altra parte del pianeta. L’immagine esercita un’influenza, possiede una forza
che va oltre l’informazione obiettiva di cui è portatrice, e infatti punto determinante nell’analisi
antropologica è quello riguardante le televisioni che rendono quella “falsa familiarità” tra i
telespettatori e i personaggi della grande storia, i quali diventano ai nostri occhi come i paesaggi che
ospitano la storia: “anche se non li conosciamo, li riconosciamo”. Il mondo con i continui progressi
e le nuove tecnologie diventa fautore e oggetto di una intensa attività mediatica e ideologica che ne
svuota i contenuti e le valenze a favore di una percezione superficiale. Dunque, la sovrabbondanza
spaziale del presente, espressa appunto dalla moltiplicazione dei riferimenti immaginifici e
immaginari e dalle ingegnose accelerazioni dei mezzi di trasporto, porta a modificazioni fisiche
geografiche considerevoli: concentrazioni urbane, trasferimenti di popolazione e moltiplicazione dei
nonluoghi. I nonluoghi sono un’installazione necessaria per la circolazione accelerata delle persone
e dei beni, come i mezzi di trasporto stessi o i grandi centri commerciali o i campi profughi.
Il terzo punto dell’eccesso è l’individualizzazione dei riferimenti costituita dall’ego, ossia
dall’individuo, il quale crede di essere partecipe agli eventi mondiali e sente così il bisogno di
trovare un senso a tutto ciò che accade nel mondo. Si assiste pertanto ad una produzione individuale
di senso, diffusa sia da un apparato pubblicitario (incentrato sulla bellezza della fisicità) che da un
apparato politico (centrato attorno al tema delle libertà individuali).
Augè prima di trattare il concetto dei nonluoghi, prodotti appunti della surmodernità, delinea le
caratteristiche del luogo definito da tre tipologie:
Identitario: cioè tale da contrassegnare l’identità di chi ci abita; esistono infatti delle differenze che
rendono riconoscibile un luogo da tutti gli altri: il luogo è tale quando gli abitanti vi si identificano,
fondano la propria identità come individui e come membri di una comunità.
Relazionale: ossia individua i rapporti reciproci tra i soggetti in funzione di una loro comune
appartenenza, il luogo antropologico crea un sociale organico, è la sede e la rappresentazione
materiale delle relazioni tra gli individui che lo abitano.
Storico: perchè ricorda all’individuo le proprie radici; i luoghi infatti conservano e rappresentano la
memoria degli eventi trascorsi, e coloro che vi vivono possono riconoscervi dei riferimenti che non
devono essere oggetti di conoscenza, attraverso delle discontinuità spaziali viene assicurata almeno
una continuità temporale.
Negli stati moderni si è spesso soliti identificare anche il potere con il luogo in cui esso si esercita o
con l’edificio monumentale che ospita i suoi rappresentanti (ad esempio La Casa Bianca o Il
Cremlino). Le nozioni di itinerario, intersezione, centro e monumento non servono soltanto a
delineare la descrizione di luoghi antropologici, ma permettono anche di caratterizzarli come spazi
specifici. La dimensione storica è forse la parte più caratterizzante di un luogo, è presente fin da
subito nei pannelli stradali che costituiscono un biglietto da visita per i turisti o è presente nei nomi
delle piazze e delle strade. “E’ lungo le autostrade che si moltiplicano i riferimenti alle curiosità
locali…come se l’allusione al tempo e ai luoghi antichi, oggi, fosse solo un modo di dire lo spazio
presente”.
Il luogo è una configurazione istantanea di posizioni; in termini geometrici si tratta della linea,
dell’intersezione delle linee e del punto di intersezione. Mentre Aristotele dà una definizione del
luogo che assomiglia più a quella del cadavere nella sua tomba (è lo spazio in cui un corpo è posto),
Michel de Certeau vede nel luogo “l’ordine in base al quale gli elementi sono distribuiti in rapporti
di coesistenza”.
Uno spazio che pertanto non può definirsi come identitario, relazionale e storico viene definito
nonluogo: “…sono nonluoghi, nella misura in cui la loro vocazione principale non è territoriale,
non è di creare identità individuali, relazioni simboliche e patrimoni comuni, ma piuttosto di
facilitare la circolazione (e quindi il consumo) in un mondo di dimensioni planetarie”.
Il nonluogo è uno spazio "scarico" di identità, sia come riconoscimento che come possibilità di
identificarsi in esso. E' "scarico" di relazioni che in esso, e con esso, hanno origine. E' "scarico" del
contenuto di storia e memoria: è uno spazio vissuto solo al presente. Nonluogo è uno spazio "in cui
colui che lo attraversa non può leggere nulla della sua identità, né dei suoi rapporti con gli altri o,
più in generale, dei rapporti tra gli uni e gli altri, né ... della loro storia comune".
Ci troviamo in un mondo in cui si moltiplicano i punti di transito e le occupazioni provvisorie,in cui
si sviluppa una fitta rete di mezzi di trasporto che sono anche spazi abitati, i nonluoghi diventano le
vie aeree, ferroviarie e autostradali; gli aerei, i treni e le auto; gli aeroporti, le stazioni e le grandi
catene alberghiere, le strutture per il tempo libero e i centri commerciali.
La distinzione tra luogo e nonluogo passa attraverso l’opposizione del luogo con lo spazio. Se il
luogo è l’insieme di elementi coesistenti in un certo ordine, lo spazio è l’animazione di questi
luoghi causata dalla mobilità. Il movimento però aggiunge all’esperienza combinata del luogo
l’esperienza particolare di una forma di solitudine, solitudine che si prova come superamento o
svuotamento dell’individualità.
Il nonluogo è infatti il contrario dell'utopia: esso esiste e non accoglie alcuna società organica.
Solitudine, disidentificazione, anonimato. Sono queste le esperienze del nonluogo, esso mette
l'individuo in contatto con un'altra immagine di se stesso. All'ingresso dei nonluoghi forniamo una
prova di identità, poi assumiamo un’identità provvisoria e condivisa con gli altri frequentatori. Lo
spazio del nonluogo è invaso da testi (i cartelli) ed interpellanze rivolte indistintamente a ciascuno
di noi. L'anonimato al quale possiamo abbandonarci è una sorta di "liberazione" dal peso delle
nostre identità. "Proviamo così le gioie passive della disidentificazione ed il piacere più attivo di
recitare una parte comune agli altri”. Lo spazio del nonluogo non crea né identità singola né
relazione, ma moltitudine e similitudine.
L’ipotesi sostenuta da Augè, che la surmodernità, risultante simultaneamente dalle tre figure
dell’eccesso, trova la sua espressione completa nei nonluoghi, presenta una contraddizione: il
nonluogo ha a che fare con individui (passeggeri,utenti,ascoltatori,clienti) solo quando questi sono
identificati, socializzati e localizzati all’entrata e all’uscita. Il passeggero conquista il proprio
anonimato solo dopo aver in qualche modo controfirmato il contratto. “Solo,ma simile agli altri,
l’utente del nonluogo si trova con esso in una relazione contrattuale”. In definitiva non esiste
“nessuna individualizzazione (nessun diritto all’anonimato) senza controllo di identità”.
Contraddizione questa, che si esplica nel fatto che “luoghi e nonluoghi sono due polarità
sfuggenti, poiché il primo non si cancella mai totalmente ed il secondo non è mai compiuto
totalmente”. Luoghi e nonluoghi sono compresenti: si incastrano e si compenetrano reciprocamente,
"la possibilità del nonluogo non è mai assente da qualsiasi luogo... Il ritorno al luogo è a sua volta il
rimedio cui ricorre il frequentatore di nonluoghi... Luoghi e nonluoghi si oppongono come i termini
e le nozioni che permettono di descriverli".

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