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Alessandroni

Giovanni

FIORI IMPURI
“Juvenilia”
Poesie Giovanili
FIORI IMPURI
“Juvenilia”

Poesie Giovanili

Agli amici di gioventù

I
Prefazione
In questo lavoro l’autore raccoglie poesie proprie
della giovinezza in un crescendo che esprime, con
versi liberi e metrici, passione e amore veicolati in un
realismo mordace che rispecchia ora l’enfasi propria
dell’età giovanile piena di contraddizioni, di forti
emozioni e ribellioni, con il guardarsi intorno in cerca
di disperate situazioni. Il nascere e rinascere è un po’
l’iter che supera varchi che dà senso al vivere,
attraverso l’interrogarsi sulle più svariate sensazioni
che albergano nel suo cuore. In questo lavoro l’autore
raccoglie poesie proprie della giovinezza in un
crescendo che esprime, con versi liberi e metrici,
passioni e amori, veicolati in un realismo mordace che
rispecchia l’enfasi propria dell’età giovanile piena di
contraddizioni, di forti emozioni e ribellioni. L’animo
è proteso a trovare pian piano un’armonia anche tra
trasgressioni, passioni e amori tra animi più
malinconici, beati o più brutali, cercando di bandire il
male e inneggiare al bene, onde giungere ad un tutto
armonico tra il nascere, il vivere e il morire. E’ l’iter
col quale l’uomo crescendo matura,

Elisa Alessandroni
Alla mia Norba
Di civita Norba rovine
accolgon molteplici genti,
rivivono qual palatine
le gesta ardite, splendenti.
Lo sguardo s’estende nel piano
e giunge tra fiumi e paesi,
intorno un sapore arcano
immerso a colori distesi.
A sera nel cielo lontano
appaion brillìi infiniti,
il sole genial talismano
imporpora quadri fioriti.
Nell’animo cala un sopore
e lacrime scendon nel cuore,
nel buio ritorna l’agrore
di giorni di aspro dolore.
Malattia d’amore
Accarezzai beato i suoi capelli,
dissi: “t’amo, ho voglia di te”
Voglio…voglio, sussurrò.
Dolce stella della notte
scendi beata negli anfratti,
modifica la monotonia del giorno
con il fluttuare continuo
di passioni sconvolgenti…
Muori felice per aver dato
di te il tutto e preso dal mondo
ogni suo bene.
Solitudine
Nell’animo stanco
il silenzio penetra
vuote foschie
Una scintilla
dà luce al pianto
e il nodo
s’affievolisce in petto.
Il passo mosso
è presto ritratto,
in crisi il cuor
non dà consiglio
e ancor grandi silenzi
fanno eco
a silenzi.
Il giorno ingoiato
plasma il volto
stanco e vecchio,
trascorso nel buio
fitto e vano.

Pensieri spenti,
silenti approdano
nel morir del tempo.
Vagabondo
Sparire nel nulla
e dal nulla ricominciare
essere e non essere
volar via e librarsi,
fuggir la follia
trovar pace e ringiovanire
nel corpo e nella mente
e andar felice.
Forza voluttuosa
concedi al mio andare stanco
serenità e pace,
accarezza chi ancor ti vuol bene
e torni dolcemente
da te quest’essere folle.
Voluttà
Ti guardo e ti desidero mia,
t’accarezzo e l’animo è teso
come corda ad arco.
La tua bocca fa sognare,
i tuoi seni fan palpitare,
il tuo calore fa inebriare.
Tra sogni impuri
e desii d’amore
giungesti tu...
Incognita dolcezza,
luce e mistero,
carnale voluttà.
Desio
Vorrei vederti godere
nell’anima e nel corpo.
Vorrei che librassi
qual libellula le tue ali
per abbracciare amori veri

Vorrei che il mondo


si fermasse a guardarti
insieme trasvolando
nei dedali infin posarci.
Vorrei vederti regina di regine
con lo scettro comandare
l’incanto dei sensi.
Vederti sovrana dei desii
e in essi perderci.
Inganno

Torna quel dì di maggio


nell’animo contratto,
alla confusa mente
smarrita...
l’amai.
Scaltra e infingarda,
giocò col mio amore
e ingannò il mio cuore.
Mota
Mota fluttuante
lascia che errante
sen vada nell’universo
questo spirto vagabondo!
Tenaglia rovente,
domina dei sensi,
forza voluttuosa immane,
concedi serenità e pace
e allontana da te quest’essere folle.
L’amante
Spasma tra lacci atavici
e bisogno d’amore.
“Non abbandonarmi,
donami il cuore!”
Telepatia sensuale,
magnetismo empatico,
fusione d’intesa…
l’amante ne fu travolta.
Com’ acqua di fonte
ritempra fatiche
così l’animo ringiovanisce
e torna a nuova primavera.
Un lampo rischiarò
i sopiti sensi
e colpì il tenero cuore.
Ti desidero come fiore il sole
come mare il cielo.
Pronto?...
suadente: “cara” sussurrò;
“caro” rispose…e fu.
Nebbia

Mattino uggioso pungente


un trillo nervoso al alla mente
e di colpo oscurò il mio spirto.
Vagò per viali fragranti
in un caleidoscopio buio
fuggendo per dedali invano.
Lo accompagnò al diverso
una greve nebbia malefica,
polvere bianca mefitica.
Feriti scemarono i sensi,
rinati al fruscio d’un volo
e al canto brioso del passero.
Al giulivo cinguettare
s’aprirono i mari a bonaccia,
tornò il sole quel mattino
e ad ogni ben s’abbraccia.
Fedeltà

Disse: “non ho per te più desio,


la tua pelle non è mira al mio tatto,
il tuo corpo non dà più piacere
morto è l’ardor nel mio petto”.
“Belle donne han passione per me,
han provato a carpirmi purezza,
ma fedele sol vissi per te.
Falso splendore
Fiero apparve nello splendore,
smagliante nella sua divisa.
Vibrante trasalì il mio cuore
com’eco a me qual freccia infisa.
Mentr’io cercavo il suo sguardo,
il volto aitante e il bel viso,
si volse e con gentil riguardo
disse “a poi” con un sorriso.
Volò il mio cuor felice in cielo
com’aquila avvinta al desio,
mi coprì il sol col suo velo
sprezzò l’alma ei fu assai rio.
Inetto a poter fecondare
me donna fiorente e in vigore,
lui scaltro sol volle sposare
non vi era nè stima nè amore.
Non fui ne donna ne mamma,
sognando carezze e passione
fu quella divisa il mio dramma
soltanto mestizia e illusione.
.
Veli squarciati
Dicesti:
“t’amerò per sempre
e aspetterò il tuo ritorno”.
Pura ti vidi,
sincera e casta.
Sprigionavi beltà,
ricordi?...
Le fronde caddero
e arrivò primavera.
Il dì del mio ritorno
squarciò i veli:
da casta fanciulla
in fiore velenoso,
avvinta a un serpe
ti scoprii.
Sogno

Che fai amico caro


se improvvisa appare
una fiamma ardente,
una bambola in fiore
ancheggiante d’amore?

Lo sguardo non toglie


dal monte di Venere
il laser potente
né alla guaina avvolgente
che circonda le forme.

S’affossa incosciente
in un amplesso rovente
di un sogno smagliante.
Pagare
Ragion che vede
se l’impegno asmatico
non dà gioia in cuore?
Il mondo non cede facile
l’animo alla gioia,
né regala calma e stasi.
Rubare attimi
con forza trattenerli
e per non perderli
tacitamente goderli
costantemente a pizzichi
nel tempo soffrire.
Piccola dama
Che fai piccola dama,
lasci che il corpo perda
l’ardore del cuore
e s’en va a screpolar
piatto e vuoto nel tempo?
Ancor ieri tua beltà
a guardi e desii,
fulgente andava fiera
delle tue forme superbe.
Il segno ancor non muore
ma tu distruggi l’amor
nell’esser pigra all’ardor,
all’abbandono del corpo,
al torpore scemante.
Or greve e sciatta andrai…
che vita farai?
delusa o sazia?
se delusa, sorgi!
se sazia, muori!
Avvinto
Sotto la finestra
che tanto amai
son disperato e sto
tra molti strali.
Trafitto il cuore
più non trova pace,
ed errando vago
in oscuri viali.
Allontanare spero
il mal dei mei desii
ma invano torno
a miei tristi sospiri.
Son miserando
e perturbato amante,
non trovo meta
e vo girando errante.
Nella sventura avvinto
soffro sconsolato e spero
ma l’alma mia dispera,
così più cresce pena
in ogni mia sera.
.
Transumanza
Come pastore d’Abbruzzo
scendesti dal monte
tra terre fertili felice
a dissetarti d’amore.
Sei andata dicendo: “torno”
ma la trappola t’ha presa,
imprigionata, resa schiava:
non eros, sol dannazione!
Ormai smunta e sconcia
passeggi in quel rione
tra strade luride e buie:
dimora come il tuo cuore.
Piccola deh! torna al paesello,
alla semplicità di casa nostra,
all’acqua pura del monte,
deh! rivivi tra noi, torna!
Torna e mostra dolcezza,
timida e non superba,
scorda l’antico spregio
e risana la tua bellezza.
Sequenze
Sincronismo
fiorito nei flutti
sequenze
di corpi riflessi.

Effluvio
desii convulsi
turgore
sussurri frequenti
deliri furenti.
Di botto s’attenua
lo spasma nel cuore,
s’irrora il costume
in un atto d’amore.
Spregio
Ormai è socchiusa la porta
dolore che spregio apporta,
son spinti i segreti ma invano
chiarore non danno ed è strano.
Son strazi alterati nell'alma,
contratti non danno più calma,
respinti i buon sensi nel petto
spossato il cor non è accetto.
Tranquillo poss’io gioire?
del vento avvertire le spire?
potrò ritrovare la pace?
saprò risalire capace?
Il tutto di me è rubato
da un tarlo funesto e dannato,
da un atto d’amore tradito:
mia sposa con uomo abbrutito.
Incognita
S’eclissa il corpo e la mente
e Musa mi vuole mostrare
la donna che cerca il piacere.
Or ora in stanca flessione
giunge un’iperbole ardente
che fa l’afflato splendente.
Vado a scoprire i misteri:
donna stanca al ripetersi
riposa calma ai desideri.
Ma ancora l’amore la tenta
e dolce un pensiero cogente
un gioco d’amore s’invente.
Consente all’atto amoroso
il frutto che s’apre al consenso
dell’atto che rende bramoso.
Poi giunge il momento beato
che spira un alito a psiche
che infine diventa rovente.
I corpi convulsi s’en vanno
incontro tra baci e carezze
e s’uniscono a mille dolcezze.
Donna di cuori
Tu passione travestita da donna
col solletico travolgente dei sensi
m’ hai rubato l’anima fanciulla.
Graffiante hai preso tutto,
massacro all’ indole buona
gettata in pasto a ingordigia.
Debole cosa e peregrino l’uomo
plagiato da effimere brame
morbose, implacabilmente folli.
Vessazione dei sensi su ragione,
hai vinto tu, donna delirio,
metamorfosi d’ogni illusione.
Hai reso l’anima convulsa
al piacere voluttuoso della carne
e al flusso dell’amore pulsante.
L’incontro
Humus d’un bosco
intrigato.
I sensi protesi
sono in attesa dell’eros.
Selvaggia la preda
tende vista e udito
ad ogni stormir di fronde.
Incrocio fulmineo
di sguardi brucianti
furenti nel cuore,
spasma e furore
spinser gli amanti
al proibito incontro
d’un amore sognato
tra nebbie avvolgenti.
Il tormento restò muto,
ma ratto come uragano
avventò l’amante
qual piovra l’avvinse a sé.
Passione spazzò ragione,
qual Venere ruggente,
travolse lo spiro rovente.
Lusinghe
Ho voglia di te
ma non mi scorgi,
ho dolore nel petto
che strazia il mio cuore.
Vorrei il tuo amore
ma di me non curi.
Son lusinghe e speranze
ai miei sensi stravolti
e ragione si perde
in un vago pensiero.
Languisco in esso
nell’ombra il tuo corpo
erra sull’onda
e mai a riva torna.
Ma son cacciator con cerva
che salta e fugge
e non s’arresta.
Mi viene l’affanno,
tra sospiri e pianto,
nascondo molt’esche
ma da esse rifuggo.
Son predator che alla preda
infine s’arrende
Ondulare
Vado errando convulso
e nel pensier mi perdo,
interrogo i sopiti sensi
e degli incontri il degrado.
Resta di te il guardo e il viso
e ancora il cuor forte mi batte,
anchilosato pian piano
il tempo corrode il desio.
Come il giorno chiama la notte
psiche muore al suo vissuto,
tra cielo, sole e luna travolte
dal ritmo ondulare del mare.
A tutti hai donato e ricevuto
irrorato da onde sensuali,
ma alfin ti sei sopita…
ed or risveglia il tuo sopore!
non c’è più in te l’amore,
sol resta ormai rovina...
che svella ogni bel fiore.
Il sapere che tu vivi
dà forza al mio cuore
che ancor potrà godere
i resti dell’amore.
Attimi
Ragion che vede
se l’amore asmatico
non dà gioia al cuore?
Il mondo non cede facile
l’animo alla gioia,
né regala calma e stasi.
Rubare gli attimi
con forza trattenerli
e per non perderli
tacitamente sperare,
ma costante a pizzichi,
godere e poi morire.
Stasi
Nel rigo l’eros.
Facil cosa è il vizio
per superar noia.
Viver di fantasia,
rinnovare e stimolare
e intimamente
ricevere e donare.
Cercare per sé
spazi e libertà,
dettare amore
e offrir piacere.
Ma il reale ruba
il frenetico ansare,
tra stasi e spazi
fuggevole reca
il desio a sopire.
In cerca di lei
Sembrò che nel viso avesse l’amore,
la scorsi e la seguii per strade e deserti
ma indarno vedeva l’assiduo mio ansare
così che ramingo tornai nel dolore.
Eppur ogni forza persi per lei,
in notti e risvegli cercando il soluto,
sorriso mi dava ma presto rifiuto,
nel passo vagavo avvilito e sperduto.
Sfidando il periglio andai da un mago,
cercai elisir e un giusto consulto,
mi diede un segreto da aggiungere al pasto
“vedrai che il frutto sortisce il risulto”.
Avvenne che un giorno giunse l’incontro,
l’amore e la speme sconvolsero il cuore,
garbata all’invito rispose di si,
infusi a quel seme attesi così.
L’effetto sortì ma avvenne l’inverso,
per sempre scemò il forte desio,
altera scomparve nel mio cammino,
così che dolente giunsi al declino.
Pena
Passo sotto la finestra
che tanto amai,
disperato vo
tra molti strali.
Trafitto è il cor
che più non dà pace.
Torno nei più funesti lidi
errando invano.
Spero allontanar dai mali
i dolci miei desii
ma muto torno
ai tristi miei sospiri
Sono un miserando
e infelice amante
che avvinto al male
spera e va dolente.
Vivo appena, appena
e in me più cresce pena.
Sopiti sensi

Ti guardo e nel pensier mi perdo


interrogo i sopiti sensi
e degli amorosi incontri
ne rimiro il degrado.
Di te resta il guardo e il viso
e batte ancor forte il cuor,
rotto e anchilosato il tempo
ha corroso il desio.
Come giorno chiama notte
psiche muore al suo vissuto,
tra cielo e luna sconvolta
dall’ondular del mare.
Tutto hai donato e avuto,
da onde sensuali irrorata,
lenta ti sei sopita sazia
ed or sveglia il letargo!
Dura è la legge del tempo
e solo il ricordo cura l’alma,
l’aver avuto e l’aver donato
commuove lo spirto e dà calma.
Traviato
Forte è per lei il desio
ma non mi si fila.
Più lesto l’accosto,
più ratta sparisce.
Tendo trame in ogni via,
ma svicola e rifugge.
Compaio nel buio
e nel buio scompare.
Il mio traviato andar
è folle amore,
pian piano svanisce
e scema l’ardore.
Mi perdo e trovo intorno
oscure trame.
Non ho più pace
né chi m’asserena.
Muore infelice il cuore
e lo spirito muore.
L’ attesa
Non cercarla ella è presente
in sguardi furtivi, in vicoli ciechi,
tra onde nel mare, tra neve nei monti,
e lì nel giardino del colle.
La sera lambita dal ponentino
invitava la pelle a carezza
e un soffio dolce e leggero
donò fremiti d’amore.
La fiera accorta uscì dalla tana,
la preda era lì tra le fronde
ragione nell’urto confusa
scosse i miei sensi e sparì.
Vivo e ancor più insperato
l’attimo spesso sognato
spinse la fiera alla preda
verso l’ardente meta.
Improvvisa apparve tra rami,
esitante …ma prima di sparire
il cuore anelante s’aprì:
“son sola, in giardino, qui”.
Nella notte ovattata di luna
comparve la preda
tra il fresco dei fiori
scultorea e focosa.
Caldo e sensuale il corpo
trovò il fresco della sera;
s’immerse nella fontana
e riemerse con più diademi.
Gioviale volò nel giardino
vogliosa d’amore lunare,
splendente di gocce raggianti,
bramosa si diede alla fiera.
Canto di luna
Gli dirò “t’amo”
quando il frastuono del dì
tace al canto della luna.
Lei stretta a me
sospirerà contenta
la sua canzone a Psiche.
Uniti risorgeranno
i nostri incerti spirti
al luccichio dell’alba.
Fusi in un sol corpo
godemmo di gioia.
Infine esausti
posate le membra
e il nostro anelito
calmammo i nostri cuor.
Fuoco incantatore

Arde il guardo di splendori


a bollenti gaudi.
Il calore morde il desio,
propina contatti amorosi.
Chi ha fornito i diletti,
chi l’ha voluti?
Va nel mondo
l’intero piacere dei sensi,
racchiusi d’essenza
di spasma sublime.
L’essere incantatore
ammalia il cuore,
irrora di splendida luce
contatti di pura passione;
terra cielo e mare,
tutto fa vivere e sorregge.
Sballo
Si cerca la vita sballata
dettata da media e tivù,
fuggono impegni e valori,
morale altruismo e virtù.
Par che il possesso ti inebri
e il potere ti appaghi,
mentre un tarlo rode
il tuo spirto dannato.
Il falso ch’ hai propinato
è miasma avvolto nell’alma
che ruba la gioia e la calma.
Quell’oro che tu hai rubato
è miasma avvolto nell’alma
che ruba la gioia e la calma.
Cadranno nel fango i tuoi atti,
i vizi congiunti al potere,
saran testamento all’eterno
per sempre per te nell’Inferno.

Vanità
Vedo rovine
rotte, scolorite,
bocche sdentate
rovine sbiadite.
Appena sorretto
compare un verone
cadente scrostato
qual residuato.
Or tutto è sfregiato
il superbo passato
il conte e il marchese
soprusi e pretese?
Sconfitte dal tempo
che unisce fratelli
le caste sovrane
solo son resti
di sterpi ed orpelli.

Malia
Qual tarlo hai tolto tutto,
pian piano goccia a goccia
hai rotto il muro del bene
scavato fosse alla roccia.
Come anemone paziente
hai atteso e dolcemente rapito
l’animo ingenuo e puro
voracemente inghiottito.
Embrione corrotto
in espansione melliflua,
attanagliata tenne la preda:
dolcezza, piacere e…buio.
Morbosi e lascivi contatti
ben presto si schiusero
e tentacoli vieppiù strinsero
l’essere intriso alla roba.
Addio agli antichi valori,
contratta la mente ha in sé
croste putrescenti e follia,
morboso dell’ago abulia.
Bianco sepolcro dannato
con te l’essenza del male
e un piccolo fiore insozzato.

Amarezza
Il suono
vellutava l’aria,
caldo
giungeva al cuore,
splendido
carezzava l’anima
e cadesti nell’errore.
Il tempo è andato
ma il segno
è rimasto inciso,
ma ancora va sperando
che il vero fosse follia.

Delitto
Giovani innamorati,
felici, appassionati,
in attimi d’amore rubati
a una notte stellata.
Un’ombra assassina
nel silenzio incantato
s’ unì ai fremiti convulsi
e a uno sparo dannato.
Centrato il bel volto…
urla… brividi in corpo...
silenzio…
un cuore spirò accasciato.
Perfida polvere bianca
nell’ombra portava la morte.
Fuggì quel folle nel buio,
qual Giuda con sé i denari
pel cancro sfacelo alle vene,
degrado totale alle membra.
Fu preso e per anni recluso,
consunto or vecchio e pentito
vorrebbe cercare la pace
ma in cuore rimorde l’orrore.
Potrà il suo peccato mondare?

Fiore impuro
Mi dicesti:
t’amerò per sempre
e aspetterò il tuo ritorno.
In te c’era amore e beltà,
ricordi?
Le fronde caddero
e arrivò primavera.
Il dì del mio ritorno
squarciò il velo.
Qual fiore velenoso,
ti scoprii avvinta
a un serpente.

Dolce Calore
Ti guardo e ti desidero mia
più riluci trasparenza
più è gaudio nel vederti.
Li posata placida ti mostri,
la tua pelle scalda il cuore
che sedotto anela amore.
Inerti son corpo e mente
sconsolati pigri e desiosi
vogliono inebriarsi di te.
Lascivi si destano al calore
e dolcemente il tuo nettare
scopre le segrete vie del cuore.
Sensuali in spire avvolte
restano irruenti e sconvolte,
in anfratti di vizi e piaceri.

Follia
Voglia costante di te,
erba nebulosa, avvolgimi,
leggero rendimi e con me torna
nel bang del principio dei tempi.
Per te vivo, in te confido,
perduta l’ipocrisia del mondo
ho scordato verità sepolte,
cancellate da tavole eccelse.
Ho sperato in decantati valori
ma il credo è sparito nel nulla
nell’aere il mal del peccato
restando infranto il dettato.
Avvolto angosciato in tormenti
con morse maliose nel cuore,
non voce, non tatto, non suono,
turbinio straziante soltanto.
A te fiore impuro voglio affidare
l’essere mio scellerato e vile,
col sol desiò di morire

Incantesimo
M’affacciai dal verone e scorsi
un angelo inguainato in minigonna,
morbido il passo e sinuose le forme
4

Felpata andava come tigre


dal viale in sino al centro
ammaliando sguardi
eliotropici come girasoli.
Chi mai sarà, sentii sussurrare,
di Fidia le forme perfette
a sorreggere il sublime modello?
Riverente il frastuono cessò.
Venere trasvolava l’Olimpo
attirata dall’era moderna?
illogica irrazionale conclusione,
ma le forme eccitavano i sensi.
Avanzava e anche il suo viso
baciato dal sole era perfetto,
come errante nell’oasi si disseta
così l’affranto cuor si ritempra.
Le dissi: “vuoi essere mia regina?”
Si fermò e voltando lo guardo:
“per tutti il mio corpo è regina…
è alito divino” rispose… e sparì.
Irrealtà
T’ho sognata beandomi di te
ho voluto stringermi a te
reale nell’irrealtà del sogno,
nell’intimità di un flusso sanguigno.
Da nubi eteree sorta qual Venere
illuminasti come sole la terra
il mio essere immondo e volgare:
e mi rapisti qual piovra l’amare.
Convulso e tremante t’amai
d’amore corporeo più caro,
ti baciai con il bacio di Giuda:
e tradii il tuo amore più sacro.
Improvviso svanì la visione
e dal nulla eterno le nubi
rotte dalla spada di Psiche
contaminate si ricomposero.

Spasma
L’ombra stagliava un ritmo lento,
morbido cadenzato come un blues;
movimenti in sincronismo com’onde
morivano e rifiorivano sequenze.
L’ombra dei corpi riflessi
ingigantiva gli amanti,
incrociati, avvinti, bramanti
qual tentacoli avvincenti.
I pubi calamitati e furenti
nella ricerca dell’effluvio
in un crescendo rossiniano
precipitarono in movenze.
Al guardo m’inturgidìi.
gli amanti inconsci nell’ombra
si davano dietro la roccia
in amplessi ruggenti.
Sussurri cupi irreali
cadenzati, incessanti,
poi rauchi e deliranti,
li udii prorompenti.
Seguì un silenzio asmatico,
m’ accarezzai il pube,
e m’ accorsi del costume
pien d’ essenza umida e cremosa.

Scala di seta
Com’acqua di fonte
spruzzavi desio,
scendevi sinuosa
da sassi sconnessi
portando nell’io
gli istinti repressi.
Il viso macchiato
da segni di Psiche,
nervoso scolpito,
lo spacco di gonna
e il pube di voglia
piangeva con te.
Ti vidi già presa,
che dolce, che folle,
varrebbe la pena
discendere anch’io
la scala di seta
al porto d’amore
che sazia e disseta.

L’Ade
Sciabordio tenue di folli pensieri,
nell’Ade Caronte teneva la riva
di giovani e vecchi vivi ancor ieri,
paziente nell’ombra empiva la stiva.
Sul fiume famoso ben più dell’Egeo
da bocca di morto prendeva denaro,
recando quei corpi nel mondo d’Orfeo,
composto e compunto per questo a lui caro.
Or scendi mio corpo nel buio profondo,
non gioia non riso più tieni nel cuore
sol tenebre oscure ti girano in tondo
non pace e letizia sol triste dolore.
Andata per lidi in cerca del bello,
lei stanca di me si dà al piacere,
al vizio perverso di vasto bordello,
il freno sospinto non sa più tenere.

Falsità
Nel viso impresso il tradimento,
sugli occhi tumefatti e rossi
lo sguardo non teneva sguardo
e lubrico eludeva il vero.
I sensi scossi e sconvolti
erranti passivi nel nulla
vaghi nei meandri del mondo
cercavano il soluto
Lento qual cane frustrato
mi volsi e in ebete stato
andai sotto un ponte angosciato
esangue nel buio stregato.
Compagna una gatta sperduta
anch’essa tradita dal mondo,
smunta e sparuta bramando
un tocco di pane scartato.

Presagio

Caro vecchio tavolo siamo soli


io e te in questo vuoto silenzio
giorni e giorni passati insieme.
Io a pensare a capire il mondo
tu sereno, paziente e immobile
mio compagno ad ascoltare.
Siamo diventati vecchi
e solo tu puoi capirmi:
ricordi la mia donna e i figli,
i convivi, il gioire, i giochi?
Più nulla nell’animo stanco,
sol resta un triste presagio.

Tedio
Spirto incollato
alla pelle del cosmo,
fuso al perigeo
vile del mondo,
stacca da me
il tedio melmoso,
la scialba aurora
e il plumbeo tramonto.
Fa che il tuo lume
risplenda di luce
e il desio del viver
torni al mio cuore,
fa che l’andar
rincontri l’amore.
D’intorno non v’è
donna o fanciulla
che mi volga un sorriso
o un tenero sguardo.
Vuoto va il mio tempo
da quel dì dell’inganno.

Inconsistenza
Lager di facce stereotipate,
la piazza è piena e attenta,
incorniciata di più fumi
con luci rosse, blu e gialle.
Scrosci d’applausi e risate
false, banali a crepapelle...
sciocco spettacolo di piazza
denaro, confusione e sballo.
“Un bimbo è scomparso!”
Scompiglio ma tosto ristagno.
In un portone morboso
un bacio rovente tradisce.
La donna aperta si dà
con foga al miraggio
del palco, a mercé si dà
l’onore barattando.
Questo è consenso all’arte?
No è abbandono dello Spirito
e mancanza d’umana dignità.

Torna!
Dissi: “non ho per te più desio,
la tua pelle non è mira al mio tatto,
il tuo corpo non mi dà più piacere
morte son passioni nel mio petto”
Rispose: “ancor verginei maschi
desiderio han e passione per me,
han provato a carpirmi purezza
fui fedele e vissi solo per te.
Sazio e stanco tu sei del mio corpo
e cerchi altre per trovar riparo,
deh! presto torna e avrai l’amore
o il destino t’apporterà dolore.

Tormento
Sarà ampia fortuna l’amore
di te pieno e di calda passione,
ma appena passato è il momento
ritorna di nuovo il tormento.
C’è un cuore che cerca la pace
ma intorno non trova che pene,
non vi è nel vil mondo tal bene
chissà poi se si trova nel ciel.
Sia per sempre più aspra contesa
tra passione rinuncia e dolore,
volan dunque più in fretta le ore,
giunga presto per me il morir.
Vita grama per tutti i mortali,
flusso immane di sogno brutale
lo sperar nella vita migliore
ma ci attende per sempre il dolor.
Che dir dunque dell’era moderna
incastrata da un filo supremo,
vuole tutto saper anche il male
e per sempre è dannata al patir.

Lontananza
Vicina ti sento al mio corpo
lontana però dal mio cuore,
ti guardo, ti voglio, ti sento
e non godi quando ti prendo.
assente non vivi il momento
e sfugge da me il piacere,
perché il mio caldo non vuoi?
perché legata tu resti?
Paura del volgo t’arresti
e ti fondi all’antico tabù.
Se madre natura ha forgiato
il tuo costrutto sgraziato
rispondi mio fuoco anelante:
ho ormai perduto il mio onore?
o t’inebria altro amore e piacer?

Promesse

Voto sacro quel dì


nel giovane tempo
ma confuso restai...
Passarono tempi…
e il suo amore
non era sincero
ma un'altra scaltra
infingarda
la teneva sempre con se.
giocò col mio cuore
e ingannò il mio amore.
Sin d’allora i resti
fur funesti per me.

Paradiso perduto

Il filo d’erba
è smorto nel prato,
le fronde incantevoli
un tempo
vogliose di sole e cielo
fremono or caduche.
Compagni a lor giovani
e già morti spiriti
sognatori d’altro mondo
vili al reale stanchi.
Allacciati per sempre
come anelli a catena
avvinti mordono
terra polverosa.

Massimo esponente
Flesso e morboso
il guardo è teso
al massimo esponente
desiderio al mio corpo
bramoso.
La fossa freme
e ambigua
dà accorta calore…
s’accosta furtiva
e lieve poi preme…
Turgido anelito
crea furente contatto,
sinuoso potente
s’infiltra
e carpisce l’orgasmo.

Delirio
Oscura macchia offusca il cervello
la notte freme un tic incessante.
Qual è il contratto, quale lo scambio
e il premio? nullo e vedo strano.
Poi follia: perché lei, perché io?
Sol triste presagio e confusa pazzia.
Strazio spasmodico nervoso,
delirio totale degli sconvolti sensi.
Di chi la colpa? di chi i consensi?
La sfera ingrippata è in rovina.

Dio perché permetti… perché?


Vite innocenti inconsce, ignare
perché rese sono infin violente?

Tristezza
Torpedine in corpo
sicuro nel giusto
men vado al lavoro
poi torno al mio covo.
Qui pace non trovo
sol regnano pene
eppure la notte
s’aprì al piacere.
Scontrosi improperi
e tristi pensieri,
dolcezza non regna
la gioia s’è spenta.
Or cerco il soluto
scemato nel tempo
il giovane ardore
falsato il progetto.
A che giova il pianto?
Può ridonar pace?
E la speme ancor
sopirà il mio dolore?

Quaquaraquà
Il tuo riso è amaro,
hai perso il trono
e vile in cuor ristagni.
Scansato sparli
e ramingo t’en vai
rabbioso e stanco.
Ah! se potessi scalfire il bene
e la scena rubare!
Non scorgi allegria,
dolce letizia
tra amici in coro?
Or la gente contenta
ti dona un dolore
che ti rovina il cuore.
Vai e non ghignare,
che se t’accosti là
ti chiameranno
Quaquaraquà.

Il seme del male


Invisibile è il seme del male
nascosto nei siti più impervi,
s’inerpica piano nei dedali
reconditi di cupi pensieri.
Sfugge al controllo e vive
nel potere, nel tradimento,
nel plagio, nella cupidigia,
nel siero polveroso e tra cellule.
Povero mondo dove sei finito!
Ricordi il Paradiso perduto?
Da allora il tuo peregrinare
si è vieppiù intriso di pene.
Ed ora il male è tuo padrone.
Scienza è ancor maestra di vita?
allor rispondi: perché il male
si è impadronito di te?

Ipocrisia
Distinguerti tra mille genti
e da tutti i visi del mondo,
sguardo estasiato lascivo
alle forme conturbanti perfette.
Non è forse ipocrisia,
il non donar, il non fluttuar beati
tra profumi d’amor e impetuosi
travolgere e travolti calmar?
Allerta sta il fremito al brivido
di ogni pur breve contatto
pronti e turgidi gli aneliti son
ad ogni alito sensuale sospetto.
Che stasi dopo il frenetico ansare,
che pace che calma in cuore!
Or dunque tu dici è follia,
non vedi che stolto ti mostri?
Nei siti più fitti del mondo
tra indigeni puri e sinceri
l’amore si dà e si riceve
non conta per forza il contratto.

Tepore
Ho accarezzato
il suo calore,
ho goduto
del suo turgore,
scolpite restan
nella mia mente
le sue forme.
Stanca
per l’alacre giorno
impercettibile
disse: “no”
Come fiamma
che scalda
presi solo per poco
il suo tepore.

Girovagando
E’ andata, si dice, bene,
ma il dubbio resta atroce.
Sarà vigile e calma la guida,
tremor dal consiglio la scia.
Improvviso uno schianto
apre il baratro al buio.
Confidente andrò lontano
cercando altre verità.
Sarò attento ad ogni stormire,
ad ogni buca e sasso
e se avvertito volgerò
presto il guardo.
L’esperto esaminatore
mi risanerà e ancora andrò,
sino al giorno del giudizio
per il mondo girovagando.

Fedele attesa

Furtivo dalla finestra guardai,


andavi libellula al lavoro,
felice?
Or sorridi a volti nuovi,
a freschi giovani.
Freni l’incontinenza
del verde ardore
del tempo ladro
che ruba amore?
In esso t’affoghi?
Il dubbio restò
e la mente fuorviò.

Perdonare?
Confusa e stordita
dicesti: “se fosse?”
Risposi sorridendo: “io t’amo”
Seria ripetesti il verso…
e mi turbai.
Ora son qui, solo a pensare:
quale il vero? quale il soluto?
Curioso il volto al diverso è teso.
Maligna una cellula s’è fissa in mente
e atroce il dilemma mi toglie forze…
Che fare?
Trascinare o alfin perdonare?

Voglia di lei
Ho voglia di lei
baciare il suo viso
sfiorarle la pelle
stringerla in petto.
Vorrei
lentamente scoprirla.
Posar
sul suo morbido ventre
caldo il capo.
Vorrei tenere in mano
i suoi turgidi seni.
Vorrei possederla
ed esausto
vacillare nel nulla.

Vero amore?
Il suono vellutava l’aria,
caldo giungeva al cuore,
splendido carezzava l’anima
e peregrina cadesti nella rete.
Tempo è andato da quel dì
e il segno t’è rimasto impresso,
ancora sperando che il vero
fosse follia d’amore per te.

Luce d’ombra
Vorrei t’illuminassi nell’ombra,
schiarissi gli anfratti dell’anima,
gli aculei del corpo spianassi
e ad altri amori non ti dessi.
Sovviene talvolta il rimpianto
per il tempo fuggito, perduto:
sciocco il peregrinare e vuoto,
confuso e senza un perché.
Fascinata da ricordi antichi,
reietta, sconsolata, fuggi ancora
da quell’essere che caldo dona
gioia al cuore e ti ristora.
Ed or scorgi il segno del tempo,
inciso alla pelle, smunto il viso
mostri il tuo degrado al vetro.
Perché allor non puoi frenarti?
Miglior rimedio è il gioire
intenso, anticipo allo scalfire?
il tutto dare furentemente,
il tutto avere strenuamente?

Fluttuazione
Tenue è il segno, instabile,
simile al tuo piccolo cuore;
prima leggero, piacevole,
grato alla vista e al contatto.
Che dire di tal fluttuazione
che infin nella morsa si stringe,
eppur tutto prende e irrora
ed è d’ogni più bene dimora?
Qual tocco leggero costante
in frullo leggero vibrante
nel dubbio accusa la mente.
Muta resta e strana sen va
infine nel buio di un neo
a sanar l’ingranaggio.
Rinata nell’alma è sicura
in alto tra cirri del cielo
volando in altro emisfero.

Bivio
Strascichi in cuore di duri amori,
segni profondi ripien d’illusioni
sotto un velo che copre il dolore,
tanto che il mondo è traditore.
Se te ne vai inconscia del poi,
ad arte plagiata da strani desii,
il capo non poni nell’alveo del bene
nell’alma non trovi pace e ragione.
Per lidi stranieri erri raminga,
a porti oscuri ormeggi la ghiglia,
vorresti sanare la falla perenne
ma poi t’appresti in nuova guerriglia.
Eppure la speme s’erge alla luce
ma presto un’ombra riscura la mente:
perché non freni e il giusto non miri?
perché non scorgi gli amori sicuri?
Tersa ritrova il giusto piacere,
giovane e puro è guida al sospiro,
lascia gli intrighi, distendi il tuo cuore,
torna a chi mira il restante splendore.

Rassegnazione
Stasi profonda,
occhi nel vuoto,
rassegnati,
in attesa d’amore.
Se grigia si fa
e superba l’età,
estraniato va l’essere
al giusto sentore
di sole e di cielo.
S’incunea infin
in un cupo presagio
di spesso pallore.
Buio

Confusa è la mente,
stanchi i sensi,
apatici pensieri
strani s’en vanno.
Da parte
il sax dorme,
il piano
in silenzio sta,
l’armonica
chiusa riposa.
Dov’è la scintilla
che dà luce al buio?
Non è perché
morto è l’amore?

Abbandono
Negli occhi
lampi d’odio e rivalsa.
Silente, irriverente,
delusa e vogliosa
di atroce vendetta.
L’uomo carpì da lei l’essenza
più volte ancora e alfine, sazio,
come panno consunto, vile
l’abbandonò all’amaro destino.
Flusso incosciente
Che fai amico
se improvvisa appare
una fiamma scoperta,
una bambola in fiore
ancheggiante e indolente?
Lo sguardo non toglie
di Venere al monte
il laser potente
ch’al pube poi giunge,
alla mini avvolgente
che scopre le forme.
Flusso incosciente
d’ amplesso fremente
d’un sogno smagliante.

Plagio

Burrasca in un mare di spine


ormai è il mio amore per te,
rovina e crudele destino
dal dì che mi vidi tradito.

Or volgi il tuo sguardo al peccato


a chi ti plagiò il desio,
in altri or cerchi l’amore
lontan t’en vai dal mio cuore.

Sgarbata tu vuoi scordare


il bene sincero già dato,
e i giorni vissuti con me?
triste è il presagio per te!

Impetuoso torrente
Fremente chiedi
di sentire
delle passioni
l’impetuoso torrente
cercando
nel tuo intimo
un brivido
che scalda il cuore.
Appari vogliosa
d’amore
e languida ti sciogli
come neve al sole.
Vorresti dai sensi
carpirne gli effluvi
e irrorata
da flussi sincopati
esausta spirare
nel mondo di Psiche.

Torpore
Che fai piccola dama,
lasci che il corpo perda
l’ardore del cuore
e s’en va a screpolar
piatto e vuoto nel tempo?
Ancor tua beltà
estasia guardi e desii,
ma riottosa vai.
Il segno ancor non muore
ma tu struggi il solco
nell’esser pigra al richiamo,
all’abbandono del corpo,
nel torpore della mente.
Greve e sciatta andrai…
che vita rimane in te?
delusa sei o sazia?
se delusa, risorgi!
se sazia, muori!

Triste andare
Triste è l’andar
il cozzo è duro.
Colpe ne avrò
ma la macchia
si è estesa lambendo
le vie periferiche del cuore
inzuppando di nebbia
i baricentri degli affetti.
Che può la guida
se nell’arrampicata
ha perso il cordame?
Disperso andrà
il rocciatore
a discendere la china.
Sarà sua amica fortuna?
Tornerà al campo?

Pianto
Pianto notturno neniato
sull’onde del vento,
orrore e rotto respiro.
Staglia d’intorno un lume
tetre figure ombrose
su scarni fanciulli…
Il morbo decima famiglie
avanza costante
vittime all’istante.
Fosse comuni, roghi
ammorbo d’aria
rompono l’anima.
I piccoli al nido
in balia della peste
restano soli!
Confusa la mente
non trova ragione,
sol resta dolore.

Pensieri
Sorvolo con ampie falcate
sentieri di morte e di pene
e sempre più spesso ritorno
nel lezzo melmoso del mondo.
Ti cerco, ti voglio e non posso
ho la peste e non ti contaminerò,
ti guarderò andare e ti avvolgerò
con quel po’ di bene che m’è rimasto.
Infine andrò per quel vicolo,
lascerò il flusso avvolgente dell’io,
soffrirò l’abbandono per te
e tu mi riavrai per sempre.
Scemato il desio del monte,
il fuggir da fronde frementi,
da raggi violenti e sfuggenti,
da fervidi tramonti,
andrò al sospirar penoso
di polverulenti dì
allo scuoter d’un terremoto
a bivaccar nei campi.

Polvere
Ho tolto polvere
e scalfito macchie impure
gettato il vecchio vestito
e pulito tornato al passato.
Più bello è il vestito
moderno, ordinato.
Il dado è ormai tratto,
è scelta la via…
E se nel cammino
il mozzo s’inceppa,
riordinare l’assetto
e di nuovo andare.

Far che l’alacre


onesto favore doni
letizia nel cuore
per giungere, alfine,
a un lido d’amore.

Vacuità
Scurata da ombre
traslucida e vuota
sen va per il mondo,
acume sol zero.
Se muove il sospiro
anch’essa sospira,
se il lampo trafigge
anch’essa è trafitta.
Che c’è nel pensiero?
sol stasi e insipienza:
a che la sua vita,
a che la presenza?
Ebbrezza
Sei lì e ti desidero,
più maturi,
più è corposo sapore.
Placida attrai,
il sorso scalda il cuore
e il gusto inebria.
Corpo e mente
sconsolati e lassi
pian piano irrorati
son desti
e dolcemente
s’infatua la via del cuore.
Avvolge e trascina
in nebulosi anfratti
d’ebbrezze attratti.

Veleno
Mattino uggioso fendente
un trillo nervoso al mio corpo
scosse furente il mio spirto.
Per viali vagò incatenato
ad ogni più grave peccato,
fuggì per dedali ma invano.
Un po’ lo ritenne un trillo,
lo pose in mano alla noia
all’argine stretto d’un vico.
Confuso s’unì all’ eccesso,
in una malefica nebbia:
veleno di polve funesta.
Contratti i sensi sopiti,
svegliati alla voce d’un zirlo
sopì il cuore e il tarlo sparì.
M’alzai al dolce suo suono,
i mari s’aprirono tersi
dal sole furono aspersi.

Ricominciare
Che dir se l’ago
non più converge
e stanco si perde?
Del dì l’oscura notte
suprema ha l’avvento.
Vigile la donna
lance dovrà sollevare
dal suo nebuloso ansare
e superba segnare il dì.
Fulgido e inclito
è il canto sobrio.
Non far che il presto gioire
in oblìo s’affoghi.
Attento chi a fidar va,
all’infido tempo,
al turbinar dell’onda.
Presto volgere a riva
ove pace sicura trovare
e poter ricominciare.

Foschia

Non solo amore tra noi,


al di la del monte
la pioggia lambisce i cuori.
I frutti maturano al sole,
s’asciuga il pianto alle gote.
Che dire se questo poi muore?
Esala al sole la goccia,
svanita ritorna nel pianto.
Maturi i frutti cadranno
tra l’erba del prato rotolando.
Silenzi
Nell’animo stanco
il silenzio penetra
vuote foschie.
Una scintilla
dà luce al pianto
e il nodo
s’affievolisce in petto.
Il passo mosso
è presto ritratto,
in crisi il cuor
non dà consiglio
e ancor grandi silenzi
fanno eco a silenzi.
Il giorno ingoiato
plasma il volto
stanco, avvilito,
vecchio,
trascorso nel buio
fitto e vano.
Pensieri ancor vuoti,
silenti approdano
nel tetro
morir del tempo.

Rinascere
Perdersi e ricominciare
svanire nel nulla
e dal nulla rinascere.

Dall’orizzonte che scema


chi alita sussurrìo di voci?

Non darti pena messaggero


poiché il mondo è cieco
e il vero brucia gli occhi.
Il vento asciuga le menti
e il cuore palpita al richiamo.
Non darti pena messaggero!
Modernità
Civiltà di nucleare piena
l’isola azzurra
è venduta.
Il pellicano vola
ancora sul mare,
posa sulla portaerei
felice?
E tu caro amico
non vedi e non muovi,
chiudi gli occhi
al destino
e non curi,
pulito si dice
ma radiazioni
ognor
producono veleni.

Folata
Vorrei che
il tuo calore librasse
essenza pura,
che inondasse
di effluvi pudici
l’umanità intera
ed estasiata
guardasse
come errante
la meta.
Vorrei che
nuvola nelle nuvole
ti circondassi
di elementi passionali
e il mondo trasvolasse
negli involucri
più sublimi.
Vorrei che
estasiata
gioissi felice
di aver tutto dato e preso
dalla folata di tempo
che tutti chiamano vita.

Miraggio
Viso trasognato
impudico.
Volta al passante
ilare sfacciata
instancabile offre
i suoi favori.
Tu miri e stai
perché non ten vai?
Orsù non sai
ch’è il dì di burle
e cotanta prestanza
è ingannevole miraggio?
Calibrare
La molla
ha perso l’armonia,
non più
tiene il perno,
asmatica
riflette il pensiero
partito
per siti lontani.
Come poter
tornare in sede,
come condensare
il ritmo prolifico
del tempo?
Riparare e calibrare,
umili ripartir sicuri
nei dedali della vita
e lubrificati volar
nei tempi del mondo.

Stasi
Nel rigo luce.
Facil cosa l’ombra
per superar noia.
Viver di fantasia,
spezzare ritmi,
rinnovare e stimolare,
amare intimamente,
ricevere e donare.
Il cercare
spazi e libertà,
imparare arte
e offrire amore.
Ma il reale ruba
alla mente
il frenetico andare:
né stasi né spazi,
fuggevole reca
il desio a sopire.

Rinascere
Mattino uggioso come il mio stato
raggiunse il trillo del mio corpo,
svogliato tirò giù il suo spirito
incerto poi sempre più strano.
In lungo vagò incatenato,
al rosso al giallo al turchino
ma invano fuggì tra dedali
in cerca di ricchezze e turbinio.
Uno scampanello mi ritenne
e invogliò ad attraversare l’argine
stretto, goffo piatto della noia
compagno al mio essere diverso.
Polvere bianca e nausea tremebonda,
schifo e impudicizia sessuale.
Si rattrappirono i sensi e morirono.
Rinacquero alla vista del passero.
Il volo leggero e beato
risvegliò le zone dell’anima
e al cinguettio veleggiarono lontano.
Mari immensi s’aprirono a bonaccia
ancorando doni tra le braccia:
sole sereno, pace d’ogni bene,
e fu gioia senza più pene.

Se potessi
Se si potesse mirerei solo fiori
Splendenti di rare bellezze;
amerei solo una donna
pura, amorosa e casta;
dormirei tra alghe
nel profondo del mare;
donerei tutto a tutti
e avere intorno calore;
viaggerei senz’ali
nell’intero universo;
cancellerei tutto il male
che attanaglia il mondo;
se si potesse vorrei felice
vivere tra gente felice.
Soli
Soli…
sguardo fisso a sguardo,
sensi scossi, convulsi.
Precipitoso il torrente
travolse il fragile filo.
Nell’alveo trascinati e avvinti,
tra spumeggianti gorghi e cascate,
gli amanti giunsero esausti
nella quiete del grande lago.
Infedeltà
Se il tuo amore fosse vero
doneresti di te il meglio al tuo uomo;
Se il tuo amore fosse vero
ogni giorno gli diresti “t’amo”;
Se il tuo amore fosse vero
cercheresti il caldo del suo bene;
Se il tuo amore fosse vero
odieresti l’altrui adulazione;
Se il tuo amore fosse vero
aspetteresti con ansia il suo ritorno;
Se il tuo amore fosse vero
sol per lui vivresti.
Metamorfosi
Clorofilla
nella distesa del piano,
appena mossa
da fremiti d’ombre
e fasci di luce,
qual quadro
su tavolozza incrostata.
Di certo
si trasformerà
e il bimbo
che or corre felice
tornerà da grande
e non lo riconoscerà.
Sarà?
Può essere che improvvisa
l’acqua sgorga dal monte;
che il sole squarci nel cielo
nubi tormentate da pioggia;
che il mare s’apra placido
e dia al naufrago salvezza;
che il monte innevato
dia fiori vellutati di feltro;
che il bosco dia nettare
e aroma all’olfatto;
che le stelle siano diamanti
per incorniciare la terra;
che l’abisso nasconda
un mare infuocato;
che improvviso il tuo amore
sia compagno al mio cuore?

Vieni figlia!

Vieni figlia della strada,


vieni figlia maltrattata,
vieni figlia addolorata,
vieni figlia assai sfruttata,
vieni figlia violentata,
vieni figlia soffocata,
vieni figlia ripudiata,
vieni figlia lapidata,
vieni figlia massacrata,
vieni figlia accoltellata,
vieni figlia abusata,
vieni figlia ingannata,
vieni figlia stuprata,
vieni figlia lacerata,
vieni figlia arsa viva...

Io ti darò tutto il mio bene,


non sarai più nelle pene,
l’immenso mio amore avrai
e in eterno gioirai.
Per te uomo senza cuore
ci sarà crudo dolore,
in un fuoco senza tempo
brucerai nell’inferno.

Senza parole
Chi saprà il mistero di Dio
quando parla
al cuore dolorante?
Mutua intesa
tra l’essere e l’Eterno.
Molteplice
è il penare profondo
di coloro
che si amarono.
Colloqui amorosi,
tenerezze sacre
di amanti
senza dir parole.
Polvere
Ho tolto polvere e scalfito
macchie impure,
gettato il vecchio vestito
pulito ritorno al passato.
Più bello è il vestito
moderno, ordinato.
Chissà se nel cuor
v’è amor del creato?
Il dado è ormai tratto
e scelta è la via.
Se nel cammino
il mozzo s’incrina,
l’assetto scompare
e di nuovo sanare.
Far che l’alacre,
onesto favore
doni letizia nel cuore
per giungere infine
a un lido d’amore.

Corri uomo
Fugge l’uomo
dalla civiltà
del tempo
veloce
sul mostro d’acciaio
urtato da tutto
corre…corre…
ad un caldo
nido d’affetto
o ad un segreto
incontro d’amore…
felice?
Dove s’accheta il cuore
Condizionato è il tempo
a guisa d’aratro, forgiato
da solchi profondi di vita.
Con tenue aprir per riso
cerca il vero e s’aggrappa
a libri antichi
dove antica è saggezza,
ma presto fugge
a ritrovar riparo
o ad altri a sospirar tormento.
Dove s’acqueta il cuore,
dove il lampo più non trova luce
e nel profondo s’incunea e geme
lì è tua dimora uomo!
Non cercar l’inganno
poiché fu detto:
chi di spada muove,
con essa muore.

Che faresti?
Se improvvisa un’onda di mota
invadesse il paesello
e tu non trovassi più casa;
Se improvvisa un’acqua lurida
empisse il tuo bicchiere
e non avessi altro da bere;
Se improvviso un rogo
bruciasse il tuo raccolto
e non avessi altro da mangiare;
Se improvvisa la sfera
s’invadesse di gas
e non avessi altro mondo…
che faresti amico?
Anelito
Tenue, intenso e vivo
il fluido irrorò caldo
il misterioso anelito.
Incerto e scomposto
l’attimo fuggì furtivo
e il silenzio gelò nell’Ade.
Or musa freme al ricordo
e canta il dolore:
perso ha ormai l’amante.
Sopito e riottoso di lei,
l’ha abbandonata
e non più desiderata.
Giace statica e lontana
dal mormorio del risveglio,
dal frastuono del dì.
Solo un piccolo lume
accende e scalda il suo cuore:
la speranza del suo ritorno.

Che vedi ?
Splende questo dì il mare
spumeggiante nell’onda
e abbagliato dal sole.
E tu caro fremente cuore
incantato e confuso miri
solìo il misterioso tutto:
i picchi bianchi splendenti,
i fiordi incisi profondi e i flutti,
il moto perpetuo dell’acque,
il garrire allegro dei gabbiani,
e all’orizzonte l’azzurro arcano,
terso come il cielo aperto.
Al di là di questo armonico
incanto che pervade l’alma,
che vedi mio piccolo cuore?
Pennellata
Sorprendono gli ultimi raggi solari,
com’acqua che sfocia al mare
il mio sguardo si posa all’orizzonte.
Pennellate bruciate d’ocra
intense spingono a meditare:
viatico al mondo tal luce,
forgiata ad arte da chi
vuol rinsaldar fili rotti
e il gramo vivere dei giorni.
Al di là, o Dio, mostra
il tuo mondo di bene,
copri con il vivido lampo
il contagioso male
e frena il frenetico andare!
Grande cosa è il creato.
Ma prorompente a tal lume
s’erge l’immenso soffrire.
Dicci o Dio: qual’ è il perchè?

Plasmare
Costruire
e plasmare,
fremere
a idee estrapolate,
al nulla
donar forma,
certi e felici
finir l’opera.
Vena
inconsciamente sopita,
irrorata
si è desta
e versa di sé linfa:
porto
ai suoi gioielli.
Primavera
E’ primavera
e sui pascoli germoglia
il mandorlo e il pesco.
Giovane tempo
gioventù dell’anno
dolce quiescenza.
Nomata sì fosti:
con dolce dormire
alberi a fiorire.
Tu il gentil poeta,
tu l’affascinate,
tu l’oblio dei vizi.
Estasi
Lucenti la notte le stelle
carezza è calor sulla pelle
quel dì che nascesti beata
tra angeli in coro baciata.
Crescesti in un nido sicuro
contenta con animo puro
un amore fier da lontano
entrò nel tuo cuore pian piano
Simbiosi sbocciò melodiata
ti fece sua innamorata.
Arcani emise tesori
calma dona e pace ai cuori.
Repente si mosse assai il mare
il cuore poi venne a mancare
con prece accorata assai viva
trovasti con fede la riva.
Verrà il sereno
Eppur verrà il sereno,
l’andar sicuro e lieto,
il mover tranquillo,
l’accordo armonico.
Tempo verrà, è nel mio cuore,
che le fragili spighe,
irradiate e forti nel grembo,
doneranno fragranti sapori.
Verrà tempo in cui
gioirai allo spuntar del dì
e chinerai il capo
al suo triste morir.
Verrà tempo in cui,
alla vista del sole,
allo svolare leggero
della fatua libellula, gioirai.
Alto pensiero
Alto vola il pensiero
ch’arricchisce il mondo
e va a posar su tomi.
S’inebria di nozioni
che fan più vero il dire,
per tornar poi alla mente
analisi ascendente
d’un bene attraente.
Ore di studio molto duro
che s’aprì al bel futuro
che ripieno di traguardi
Per gli anni più gagliardi.
Ed or che la meta è giunta
in ogni cuore con ardore
si superan gli scogli
e nascono germogli
con l’ardor dei tesori
che riscaldano i cuori
con dei nobili splendori.
Risveglio
Un mattino uggioso
portò un trillo nel mio corpo,
svogliato tirò giù il suo spirito
incerto poi sempre più strano.
In lungo vagò incatenato
al rosso al giallo al turchino
ma invano fuggì tra dedali
in cerca di ricchezze e turbinio.
Uno scampanellio mi ritenne
e invogliò ad attraversare l’argine
stretto, goffo piatto della noia.
Compagno al mio essere il diverso
sconosciuto mondo malefico:
polvere bianca e nausea tremebonda.
Si rattrappirono i sensi e morirono
Rinacquero alla vista del passero.
Il volo leggero e beato
risvegliò le zone dell’anima,
al cinguettio veleggiarono lontano.
Mari immensi s’aprirono a bonaccia
ancorando doni tra le braccia:
sole sereno e pace d’ogni bene.
Sposi
Gli dirò t’amo
quando il frastuono del dì
tace al canto della luna.
Lei stretta a me
sospirerà contenta
la canzone a Psiche.
Uniti risorgeranno
gli stanchi incerti spirti
al luccichio dell’alba.
Avvinti e fusi
in unico corpo
potranno urlar la gioia
al cuor ed esausti posar
le membra al sospirato
anelito che gioia dona
e calma in cuor.
Giochi

Battaglie nei talami


tra giochi d’insonnia
e ardori sudati.
Svelta è la danza
per amor deviati
da fumosi locali.

S’ode il suon d’un piano


e il suo ritmo lento
ci riporta lontano.

S’allegrano i volti
in lazzi giovanili
che presto son distolti.

Tra amor senza confini


la poesia s’accende
in un delirio furente.

Frementi vanno i cuori


a ricercar gli ardori
e quando si fa sera
ad ogni ben si spera.

Al Mare
Corpi abbracciati
si bagnano al sole
e dolce un venticello
al cuore è canterello.
Tra zirli di gabbiani
gioiscono i bimbi
le madri stanno attente
ai tuffi accattivanti.
Il sole dà ristoro
al corpo riscaldato
s’oscurano le membra
la mente si ritempra.
Ma l’acque burrascose
s’infrangono agli scogli
e sembra ch’ogni cosa
precipita e non posa.
E quando si fa sera
tutti rivanno a casa
coi profumi della sera
ad ogni ben si spera.
Brutalità
Ti vidi come un angelo
con la tua chioma bruna,
con gli occhi verdi languidi
gentil dicesti t’amo.
Mi t’accostasti placida,
con far gentile e umile,
così m’innamorai
e infine ti sposai.
Tu mi dicesti t’amo
ma mi disprezzi ognora,
mi stupri e mi percuoti,
annulli il mio pensiero.
Ancor tu dici t’amo,
ma mi violenti impavido,
distrutto è il mio animo,
insieme al mio credo.
Ripeti ancora t’amo,
ma triste è il mio futuro,
io ti credei benevolo
ma ognor ti mostri impuro.
Con la parola t’amo
hai rotto il mio cammino,
non so più dove andare,
m’azzanni qual felino.

Con la parola t’amo


tu tristo non ti freni,
m’affoghi nell’obblio
e uccidi il mio io.
Che cosa hai nel cuore
che più ti fa violento,
perché tu dici t’amo
mentre ho sol spavento?
Con me uccidi il figlio,
di Dio sacro dono,
a fondo andrai infame,
e pagherai le trame.
Beffeggio
Tra smorfia e beffeggio
mi metto a cantare
cinguetto e gorgheggio
ci so proprio fare.
Se poi tra il volgo
c’è un volto cruento
la voce non tolgo
l’attraggo al concento.
Se il mare sospira
e invita a carezza
su prendi la lira
sospingi la brezza.
Amica è la musa,
ti calma il dolore,
puoi farci le fusa
con te è nel cuore.
Caste svanite
Apparvero immani rovine
tra incurie e sterpi avvolgenti,
tra bocche sdentate squarcianti,
son resti di tempo tiranni.
Superbo sorretto da archi
compare imponente un verone
rovine di ignavie alterigie,
di fasti son spettri arroganti.
Or tutto è abbrutito e affogato,
sol volge il pensiero al passato:
chi il principe fu o il marchese?
Svanite superbie e pretese!
Sconfitte dal tempo più umano
che unisce e rende fratelli,
le caste sovrane sparite
di loro sol sterpi e rovine.
Incontro alla vita
Il segno sfugge alla mente
indelebile nel foglio sudato.
Aperto il cancello
il passero vestito
incontra la vita.
L’impatto
scruterà l’alveare,
la terra fiorirà il seme,
radici
daranno saldezza?
Dirupo
Dal dirupo in volo
scendono planando
su dal cielo con un manto
scorgon giù laghi e paesi
tra smeraldi e turchesi.
Spicca un volo e va lontano
verso il sole ch’è dorato
c’è un vento pieno d’ira
è una forza che respira.
Stanno i sassi grandi e alteri
che dan forza ai pensieri
e alle genti del sapere
allor quando erano fiere.
Resta l’occhio in alto resta
a mirare resti giacenti
sen vanno a tempi belli
ch’eran siti di beni e concenti.
Mentre il vento spandeva la pira
alte fiamme bruciavano tutto
ogni domus scomparve di botto
mentre il rogo bruciava a dirotto.
Dei vigliacchi apriron le porte
mentre Silla con i legionari
con destrezza rubavan tesori
con il mirto onori e tant’ori.

Massacri
Incombono mostri d’acciaio
su gente gioiosa innocente,
con scia di morti cogente.
Un Dio da bestie inchiodato
Insieme a un mondo dannato
e il misero vien maltrattato
Immane ecatombe di storia,
marea di popoli in fuga,
paesi distrutti con furia.
Massacri d’antico flagello
su libri, su arte e sul bello,
su tutto immenso macello.
Imporre in ogni nazione,
quel credo fazioso aberrante,
che schiavi vuol tutti incalzante.
S’è sparso quel male brutale,
lo scopo è solo annientare
mentre l’uom è in balia del male
e il Cristo vuole ancora inchiodare.
Nel Vecchio Borgo
Nel vecchio borgo
fuma un camino,
dal cielo abbrumato
c’è neve sul monte.
Pende dal trave un lume
mentre un profumo di pane
appena sfornato compare.
Nell’aria una nenia si sente
che porge un canto alla culla,
sospiri d’angeli in coro
tal qual una ninna nanna.
Nel cuore avviene un sobbalzo
un pizzo celeste di cielo
che apre le porte sereno
al bimbo che in terra è sceso.
S’ode il suon di cornamusa
mentre ogni cuore sussulta
in una gioia convulsa.
Posa la stella cometa
sopra una sacra capanna
s’ode dintorno l’osanna.
Lama argentata
Falce di luna argentata
brilla in alto del cielo
buia la notte s’accende
di luce tersa splendente.
Sui tetti di tutti i paesi
i raggi rifletton pensieri,
sino ai confini del mondo
stan in silenzio profondo.
Nel lago si sente una rana
e il merlo s’accuccia nel nido,
e ogni gente ch’è stanca
in ogni letto già sogna.
Chi fa un viaggio lontano
chi fa una vincita al lotto
a giorno si sente un rintocco
e il mondo si fa galeotto.
Pandemia
Sono finiti i concenti
mentre i cuor son anelanti
tra voci e sussurri dolenti
s’en vanno assai rilenti.
Non c’è in giro più gente
e la piazza ora è silente
i negozi restano chiusi,
solo stanno alcuni intrusi.
S’ode il suon delle sirene
che sfreccianti recano pene,
se ne vanno al soccorso
e nell’alma entra un morso.
Ognun lotta senza fine
a campar non c’è confine
c’è la conta dei contagi
che crudeli son presagi.
Poi si eseguono tamponi
e s’avanza a tentoni
mentre i morti senza rito
e un incavo n’ è riempito
così ogni bene è sparito.
Infin giunge un editto
che per tutti è uno sprofondo
duopo è indossar le mascherine
per ognun son discipline.

Son vietati i viaggi


decretati da messaggi
vengon posti i colori
rossi arancio oppure d’ ori.
Con le ore scombinate
con serrande abbassate
ogni tavolo è incatenato
e il cliente è azzerato.
Son vietati pur gli sbarchi
e si chiudono i varchi
c’è una grande confusione
il governo è nel ciclone.
Così va la pandemia
che debella economia
ogni azione s’è fermata
la città ne è accecata.
Infin nasce una speranza
con i saldi in abbondanza,
vien l’Europa in soccorso
e rinasce un nuovo corso.
Dati a fiumi i miliardi
per raggiungere i traguardi.
Le giustizie saran rese?
resteranno almen le imprese?
Dove sono i bozzetti
dove stanno i progetti
ci son sol decreti a iosa
qual puntelli senza posa.
Diremo t’amo
Diremo t’amo
quando il frastuono del dì
tace al canto della luna.
Stretti sospireremo contenti
una dolce canzone a Psiche.
Uniti con tanto amor
ci sveglieremo
al luccichio dell’alba.
Avvinti e fusi
in un solo corpo
urleremo beati di gioia
ed esausti posar
al sospirato anelito
che calma e plasma
i nostri cuor.
Tempo antico

Nell’antico tempo
fumava un camino
che dal cielo aurino
scendeva neve a farfalle
che copriva ogni calle.
Al trave appeso un lume
ci dà un pò di barlume
poi si sente un profumo
di pane che consumo.
S’ode la cornamusa
col suon di una musa
mentre una stella
posa splendente
su di una capanna.
Degli Angeli dal cielo
cantan la ninna nanna
per un bimbo ch’è nato
padrone del creato.
Balcone dei Lepini
Lo spirto lo posò su una collina
balcone dei lepini sulla rave
nella chiesetta di Maria con l’ave.
Da un sussurar di vento
viene un’arietta fina
che ogni bene apporta.
In ogni passo
si sente una paladina
per tutti una suora
ogni bene apporta.
S’en va l’amata suora
a rinsaldar amori
lenendo i dolori
portando Dio nei cuori.
Addio cara suora
sei come una sequoia
per tutti luce viva
e santa Serafina.
Attimo fuggente
Vivo è l’attimo fuggente
che va nell’alma innocente
e dà sprono a tanta gente.
Di neve son coperti i monti
e l’acque scendono allegre
borbottando a cascatelle
in un alveo d’un fiume,
mentre bimbi sono allegri.
Nel cielo vanno le lor voci
che rallegrano i cuori.
Mentre un canto celestiale
va nel cuore del buon Dio.
Il sorcio e il gatto
-In romanesco-
Un sorcio mentre stava a fa’ l’amore
s’accorse d’ un gattone predatore
je disse: statte carmo un paro d’ ore
che possa soddisfà sta topa e ‘er core.
Da giorni me st’appresso ed è procace,
sapevo d’ una cosa che dà pace
pe’ me era tabù parol d’onore
ora che l’ho scoperta so’ amatore.
Perciò tu damme tempo d’imparare
te dico che appena posso annare
io mi propongo come tuo boccone,
su fammela compì sta bona azione.
Er gatto acconsentì a ‘sta domanda
pensò: oggi ho trovato ‘na vivanda
così potè finì quella lezione
con arte e suprema abnegazione.
Frattanto a quella scena ‘na gattuccia
s’era scallata comme ‘na bertuccia,
ar gatto s’accostò con coda arzata
che subito capì quella scenata.
Tutto focoso, teso ed eccitato
sartò su quella gatta ‘nfervorato
dimenticò la fame ‘er bocconcino,
sortì ner buco ‘nfretta er topolino.

Giovanni Alessandroni

Biografia
Alessandroni Giovanni, Gianni per gli amici, è nato a
Norma da una famiglia di sfollati che venivano da
Cori. Ha svolto gli studi presso l’Educandato di
Scifelli di Veroli, e in seguito ha completato gli studi
classici nel Collegio di Bussolengo di Verona dai
Redentoristi. Nella vita, dopo un periodo alle
dipendenze del Comune di Norma, ha lavorato per
molti anni, come Funzionario, Direttore di Sezione e
Coordinatore, alle dipendenze del Consiglio di Stato-
T.A.R. E’ stato premiato dal “Club Letterario
Italiano” quale poeta selezionato della provincia di
Latina ed è stato inserito nella collana “Orizzonti”
Luoghi di Parole, Aletti Editore, volumi 6° e 7°,
nonché inserito nel libro “Il Federiciano”, 5° concorso
internazionale di poesia inedita ed è presente
nell’antologia “Squarciare silenzi- uguali e di…versi”,
nonché in “Sibilla”, concorso internazionale di poesia
de “Il Tiburtino” 2014, Aletti Editore. Dal 2001 è
socio effettivo dell’A.L.Bo.- In questo lavoro l’autore
raccoglie poesie proprie della giovinezza in un
crescendo che esprime, con versi liberi e metrici,
passione e amore veicolati in un realismo mordace
che rispecchia ora l’enfasi propria dell’età giovanile
piena di contraddizioni, di forti emozioni e ribellioni,
ora il guardarsi intorno in cerca di situazioni le più
disperate. Vuole inerpicarsi in un cammino che
sfocerà in un guardarsi intorno in cerca di situazioni le
più disparate. Il nascere e rinascere è un po’ l’iter che
supera varchi che dà senso al vivere, attraverso
l’interrogarsi sulle più svariate sensazioni che
albergano nel cuore. L’animo è proteso a trovare pian
piano armonia anche tra trasgressioni, passioni e
amori, tra animi più melanconici, beati o più brutali,
cercando di bandire il male e inneggiare al bene, onde
arrivare ad un armonico tra il nascere, il vivere e il
morire. E’ l’iter col quale l’uomo matura il senso del
vivere, attraverso l’interrogarsi sulle più svariate
sensazioni che pian piano albergano nel suo animo.

Bibliografia
-Verso la Vetta
Coautore con Fernando De Mei
-Norma, lo “Svadha” e le sue Suore- (Storico)
Ed. Legatoria Pontina
-Cercando Armonia - (1^ Raccolta di Poesie)
Ed. Libritalia
-“Moitos” in ombra e luce-

-Zolle rivoltate - (2^ Raccolta di Poesie)


“Mutatio agendi”
Ed. Libritalia

-L’Apostolo di Maria
Grande missionario del ‘700
“Vita del Beato Antonio Baldinucci” (storico)
Ed. Libritalia

Nu paro d’Acchiali- (Comediola in tre atti)


In dialetto “Normese”
Ed. Libritalia (2018)

-Gente Lepina- Storico


“Caratteri e Antichi mestieri”
Ed. Libritalia (2019)

-L’Ova fritte- “Comediola in tre atti”


Norma (2019)

-Piazza Roma- “Commedia in quattro atti”


Norma (2020)
-Sott’alle mura- “Comediola in due atti”
Norma) (2021)

-La Vecchia Penta)- “Farsa”


Norma (2021)

-I Cachì- “Farsa”

-Il Signorotto- “Farsa”


Norma (2021)
I Prefazione
Indice
1. -Malattia d’amore
2. -Solitudine
3. -Spirito vagabondo
4. -La lupa
6. -Voluttà
7. - Desio
8. -Inganno
9. -Mota
10. -L’amante
11. -Nebbia
12. -Fedeltà
13. -Splendore
14. -Veli squarciati
15. -Sogno
16. -Pagare
17. -Piccola dama
18. -Avvinto
19. -Transumanza
20. -Sequenze
21. -Spregio
22. -Incognita
24. -Donna di cuori
25. -L’incontro
26. -Lusinghe
27. -Ondulare
29. -Attimi
30. -Stasi
31. -In cerca di lei
32. -Pena
33. -Sopiti sensi
35. -Traviato
36. -L’attesa
38. -Canto di luna
39. -Fuoco incantatore
40. -Sballo
41. -Vanità
42. -Malia
44. -Amarezza
45. -Fiore impuro
46. -Delitto
48. -Dolce calore
49. -Follia
50. -Incantesimo
52. -Sogno
53. -Spasma
54. -Scala di seta
55. -L’Ade
56. -Falsità
57. -Nostalgia
58. -Tedio.
59. -Inconsistenza
60. -Torna!
61. -Tormento
62. -Chimera
63. -Lontananza
64. -Promesse
65. -Paradiso perduto
66. -Massimo esponente
67. -Delirio
68. -Tristezza
69. -Quaquaraquà
70. -Il seme del male
71. -Ipocrisia
72. -Tepore
73. -Girovagando
74. -Fedele attesa
75. -Perdonare?
76. -Voglia di lei
77. -Vero Amore?
78. -Luce d’ombra
79. -Neo
80. -Bivio
81. -Rassegnazione
82. -Buio
83. -Abbandono
84. -Sogno
85. -Plagio
86. -Impetuoso torrente
87. -Torpore
88 -Triste andar
89. -La peste
90. -Pensieri
91. -Polvere
92. -Vacuità
93 -Ebbrezza
94. -Veleno
95. -Ricominciare
96. -Foschia
97. -Ricordi
98. -Silenzi
99. -Rinascere
100. -Modernità
101. -Folata di tempo
102. -Carnevale
103. -Calibrare
104. -Stasi
105. -Rinascere
106. -Se potessi
107. -Soli
108. -Infedeltà
109. -Metamorfosi
110. -Sarà?
111. -Vieni figlia!
112. -Senza parole
113. -Polvere
114. -Corri uomo
115. -Dove s’acqueta il cuore
116. -Che faresti?
117. -Anelito
118. -Che vedi?
119. -Pennellata
120. -Plasmare
121. -Primavera
122. -Estasi d’amore
123. -Speranza
124. -Sposi
125. -Brutalità
127. -Vanità
128. -Incontro alla vita
129. -Massacri
130. -Nel vecchio Borgo
131. -Luna argentata
132. -Pandemia
134. -Diremo t’amo
135. -Tempo antico
136. -Balcone dei Lepini
137. -L’Attimo fuggente
138. -Il sorcio e il gatto

139. -Biografica

142. -Bibliografia

144. -Indice

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