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di Sergio Baraldi
enticinque anni per un giornale non sarebbero molti, siamo un quotidiano giovane. Ma per il Centro lo sono. La scommessa lanciata dal Gruppo LEspresso nel 1986 stata vinta: oggi questo il primo quotidiano della Regione. Ma ci che pi conta, il giornale e lAbruzzo hanno percorso insieme una lunga storia. Non era scontato che accadesse, ma cos hanno voluto gli abruzzesi, che ci hanno scelto come il loro giornale. In questi anni, siamo cambiati entrambi: lAbruzzo cresciuto, diventato un territorio che ha superato la sua antica debolezza e marginalit, e oggi aspira a diventare una Regione dinamica del centro del Paese. E una regione ferita dal terremoto, ma ha lorgoglio di volersi rialzare e ricostruire. La sua economia stata colpita dalla grande crisi internazionale, ma si avverte la speranza di ricominciare. Il Gruppo LEspresso nel 1986 decise di giocare una sfida: la creazione di un quotidiano regionale. Ma dobbiamo ricordarci che anche gli abruzzesi hanno accettato la sfida di trasformarlo nel giornale di questa terra. I direttori che si sono susseguiti, i giornalisti e i tipografi che vi hanno lavorato, hanno costruito un patrimonio non solo per leditore, ma per la societ. Non a caso, Mario Lenzi linventore dei giornali locali del Gruppo, osserv che la nascita del quotidiano trasformava i residenti in cittadini. (Continua a pagina 3)
IL CENTRO
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Il presidente del Gruppo LEspresso Carlo De Bendetti in visita al Centro nel 2009
Carlo Caracciolo fondatore del Gruppo LEspresso scomparso nel 2008 qui in visita alla redazione del Centro
IL PRIMO ANNO
DALLA PRIMA
l Centro si proporr uninformazione fresca e tempestiva, dar assiduo sostegno a tutte le iniziative opportune, da chiunque proposte; e si metter al servizio delle collettivit, fornendo a loro le notizie che rendono pi sopporta-
bile lassillo dei problemi dogni giorno. Ugo Zatterin riassumeva cos il compito di un giornale nelleditoriale pubblicato sul primo numero del Centro il 3 luglio 1986. Parole, quelle del primo direttore del nostro quotidiano, utili oggi come 25 anni fa. ci, con attenzione alle storie e ai personaggi. Le ore di lavoro non si contavano, i giorni di riposo erano un optional, ma a far passare in secondo piano tutto era ladrenalina alimentata dallentusiasmo di partecipare allavventura della creazione di un nuovo giornale. Nel mondo predigitale di 25 anni fa, anche il fax, che si chiamava ancora telecopier, sembrava un marchingegno magico capace di accorciare i tempi e dimezzare la fatica del lavoro. Cera ancora la telescrivente che batteva i lanci delle agenzie, chiusa in una stanza, come un ospite impresentabile, per evitare che il fracasso mandasse ai matti i giornalisti. Per non parlare della macchinetta telefoto che stampava le immagini in bianco e nero dellAnsa, pi silenziosa ma lentissima. In compenso, i computer i caratteri verdi sul
Il Centro, che oggi compie un quarto di secolo di vita, prima di essere un giornale di carta, era stato, per mesi, una fragola, grossa e succosa, quella che campeggiava sui poster affissi in tutto lAbruzzo per annunciare larrivo di un nuovo quotidiano. Lo slogan che accompagnava il frutto primaverile: Notizie primizie. Uno staff di giornalisti e poligrafici aveva lavorato per pi di tre mesi al parto a Pescara. Prima in poche, piccole stanze di un appartamento al secondo piano di un palazzo di corso Vittorio Emanuele; poi al piano terra di unex officina di meccanici in via Quarto dei Mille che sarebbe diventata la prima sede del giornale. A coordinare tutto il direttore, Ugo Zatterin, volto storico delle Tribune politiche della Rai in bianco e nero che, da poco, aveva lasciato la guida del
Tg2. Al suo fianco, Carlo Pucciarelli, condirettore, uomo-macchina del giornale, ex caporedattore di Paese Sera. Lucia Visca era il caporedattore. Ai loro ordini cera un gruppo di una ventina giornalisti, quasi tutti meno che trentenni, e una rete capillare di collaboratori sparsi per lAbruzzo, quasi tutti alle prime armi, ai quali bisognava insegnare il mestiere, giorno dopo giorno, mentre nel frattempo si faceva il giornale. In tipografia let era ancora pi acerba: cera anche chi veniva a lavorare di pomeriggio, dopo aver passato la mattinata in classe e aver fatto i compiti. Quattro le sedi: Pescara, quella centrale, LAquila, Chieti e Teramo. Lobiettivo? Quello di fare un giornale che raccontasse la realt di una regione che stava uscendo dal sottosviluppo senza pregiudizi e al di l degli steccati ideologi-
3 LUGLIO 1986
fondo nero del video permettevano ai giornalsti di fare direttamente i titoli degli articoli. Fuori dalla redazione, il mondo della politica e della cronaca nera, dello sport e degli spettacoli, era una terra vergine da conoscere e conquistare palmo dopo palmo, armati solo di un taccuino, una biro e una manciata di gettoni telefonici in tasca. Come stella polare, in quel mondo desolatamente privo di palmari, cellulari, e-mail, sms e wi-fi, bastavano e avanzavano lesempio dei nostri colleghi pi esperti e le parole che avevamo letto in quel primo editoriale di Zatterin: Il Centro non il giornale del governo o dellopposizione n di un partito o duna corrente, n rappresenta categorie o interessi particolari.
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IL RICORDO
UN SEGNO DIDENTITA
Ripubblichiamo larticolo che scrisse, in occasione dei 20 anni del Centro, Mario Lenzi, il giornalista, scomparso allinizio dellanno, fondatore della catena dei quotidiani del Gruppo LEspresso, e padre del nostro giornale.
Mario Lenzi toriale. Per chi ci lavora diventano ragioni di vita, ci piacciono anche i loro difetti. Ma molti hanno testate antiche, alcuni sono di cento anni fa, leditore li ha acquistati, rivitalizzati, rinnovati, potenziati. Alcuni invece non cerano. Li abbiamo
di Mario Lenzi
giornali sono, per noi tutti ugualmente preziosi perch sono strumenti di impegno culturale e calcolo prendi-
pensati noi, li abbbiamo costruiti noi. Ora la gente va alledicola e li acquista. I redattori, gli amministrativi, gli operai ci lavorano ogni giorno. Ragazze e ragazzi imparano il mestiere. Nascono nuove idee. Altre forme di creativit si fanno strada. Essere stati noi a dare il via a tutto questo un grande motivo dorgoglio. Ventanni fa non cera niente. Dove nulla esisteva, sono nate una sede, una redazione, una fabbrica che fondono la elaborazione intellettuale con la realizzazione manuale, le idee col lavoro. E per questo che siamo affezionati in particolare al Centro. Ci appartiene pi di ogni altro, perch labbiamo fatto. E un giornale che nasce in una citt, in una regione, un evento di straordinaria importanza. Pi del palazzo del Comune, pi della banca e della
chiesa, la sede del giornale appartiene a tutti. Trasforma i residenti in cittadini. E un segno forte di identit, il legame che unisce le citt allarea culturale ed economica che le circonda. Ventanni un periodo molto breve, ma in questi ventanni lAbruzzo cambiato. Era una delle regioni pi povere e abbandonate dItalia, ora una fra le pi attraenti e di pi veloce sviluppo. E anche se sono nati altri problemi, anche se sono scoppiate altre contraddizioni, la gente ha sofferto ma andata avanti. Quando ci rendemmo conto che una regione di cosi straordinaria vitalit non aveva una voce (e ne erano rimaste pochissime, in Italia) decidemmo di essere noi dellEspresso a dargliela. Non fu un dono: fummo noi a essere gratificati. Sapevamo che non saremmo stati soli, che la
gente ci avrebbe aiutati, per aiutare s stessa. Avevamo un problema, nessuna impresa editoriale ha successo, nessuna operazione culturale riesce se i costi superano quanto pu essere, nel tempo, coperto dai ricavi. Avevamo di fronte due tempi, con due traguardi: quello della nascita e quello del consolidamento. Noi superammo il primo traguardo. Ma se poi stato superato anche il secondo, il merito non stato pi nostro, ma di quelli che hanno lavorato qui, in questi 20 anni. E dei nostri lettori, che hanno sopportato i nostri errori e ci hanno dato amicizia e fiducia.
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LE STORIE E I PERSONAGGI
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chivio del Centro che lo ha raccontato fin dallinizio, lo ricorda chi di noi al Centro cera dalle origini. Cos come ricostruisce gli anni che dal87 al 1991 hanno segnato unepoca. Persino nella politica, stagnante in quel tramontare del ventennio precedente che aveva segnato il decollo economico e sociale dellAbruzzo. Regione che sembrava condannata al sottosviluppo e che viceversa trov energie e unit di intenti tra le diverse forze politiche per partorire il miracolo che lha portata in cima alle classifiche del benessere. Nellautunno del 1989 in Abruzzo il mondo politico fu messo sottosopra da un avvenimento fuori dellordinario. Successe allAquila. La rivoluzione fu innescata dal Pci cittadino. Sullonda emotiva della caduta del Muro di Berlino, il segretario di federazione Edoardo Caroccia lanci la sfida. Per le elezioni comunali dellanno successivo promosse la formazione di una lista aperta agli altri partiti di centro sinistra, lista in cui il Pci rinunciava a bandiera
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e simbolo. Aderirono i repubblicani, i radicali di Pannella, il Psi e sorprendevolmente una parte della Dc. Nacque cos la coalizione Convenzione democratica, una specie di Ulivo ante litteram che per simbolo scelse
la Genziana. Caroccia e il Pci aquilano precedettero la svolta della Bolognina di Achille Occhetto che cambier nome al Pci. Non dur, alle elezioni comunali la Genziana fu battuta, trionf la Dc di Enzo Lombardi eletto
sindaco, e quella rivoluzione copernicana di Caroccia, osteggiata sin dallinizio dal Pci ufficiale, non sopravvisse alle elezioni anticipate di due anni dopo. Ma la risonanza nel mondo politico nazionale fu grande. A quella breve e intensa storia il Centro dedic pagine di cronaca vissuta in prima fila. Come la cronaca dal fronte della guerra vera che si catapult in redazione, allAquila, allalba del 18 gennaio 1991. La guerra era quella del Golfo, la prima. Il 2 agosto dellanno precedente lesercito iracheno di Saddam Hussein aveva invaso ed occupato il Kuwait; due giorni dopo gli Stati Uniti mandarono truppe in Arabia Saudita, il Consiglio di Sicurezza dellOnu decret lembargo nei confronti dellIraq e autorizz luso della forza per imporre lembargo. A settembre si form lalleanza politica e militare attorno agli Stati Uniti, e il 17 gennaio 1991 gli aerei della coalizione lanciarono i primi bombardamenti sulle forze armate irachene, sia sul territorio dellIraq
che su quello del Kuwait. Il 18 gennaio il maggiore Gianmarco Bellini (pilota) ed il capitano Maurizio Cocciolone (navigatore), a bordo del loro Tornado in missione di guerra vennero abbattuti, si lanciarono col paracadute e furono catturati dalle truppe irachene. Per alcune ore non vi furono notizie sulla loro sorte. Il 20 gennaio la televisione irachena mostr un gruppo di prigionieri di guerra, fra cui Cocciolone. Il suo volto tumefatto suggeriva un trattamento brutale e le parole da lui pronunciate sembravano dettate dai suoi carcerieri. La grande stampa nazionale ed estera, le televisioni, amplificarono la vicenda del capitano Cocciolone, aquilano, con numerosi servizi realizzati in citt e interviste alla sua famiglia nella casa di Pettino durante il periodo della prigionia. Una vicenda drammatica e lunga finita bene, con la liberazione e il ritorno in patria. Anche l questo giornale, il Centro, seppe mostrare la sua vitalit.
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ler dagli occhi di ghiaccio che colp quattro volte Fabrizi, mancando il quinto colpo, senza volerlo spalanc la cassaforte delle tangenti. Nellufficio del rampante avvocato teatino, in via Milano 10 a Pescara, infatti, Luigi Savina, il capo della Mobile che dieci anni dopo a Palermo arrester Brusca, trova le prove del malaffare. Quelle dello scandalo dei trasporti e della formazione, che danno un primo colpo alla Dc di Attilio DAmico. Quelle dei rifiuti di Chieti, Pescara e Vasto. Tangentopoli ha un effetto devastante. Spariscono giunte democristiane e socialiste. Sparisce il gasparismo. E lalba del 3 febbraio 1993 quando Nicolino Cucullo, tenace oppositore della giunta di Andrea Buracchio figlioccio politico di Anna Nenna DAntonio, comincia a girare in pigiama sulla sua vecchia Fiat 500 rossa. Passa sotto casa degli assessori e attende. Il primo ad essere prelevato, al terzo piano di un palazzo allingresso di Chieti, lassessore al traffico. Poi tutti gli altri tranne il sindaco.
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Dalle carte spuntano tangenti sotto ogni forma. Persino in marenghi doro, in posti da dirigente nelle piscine comunali e in soldi da investire in fiammanti Maserati Biturbo. Lapplauso di mille perso-
ne, undici giorni dopo, accoglie allingresso del carcere di Madonna del Freddo il cellulare che trasporta Buracchio. Il sindaco dc del consenso da record entra in cella la notte di San Valentino. E quelli che, fino al giorno pri-
ma, gli erano stati vicino fanno festa. Stappano lo spumante e brindano. Impiega un attimo il tornado di Mani pulite a raggiungere Pescara: alle 3 in punto della notte del 3 marzo, il pubblico ministero Pietro Mennini esce dalla procura accompagnato dal capo della Digos, Patrizio Di Frischia. Mennini, allora sostituto del procuratore Enrico Di Nicola, ha verbalizzato due confessioni fiume su tangenti per lappalto dei rifiuti pagate da Cogepi e Manuntencoop a Dc, Psi e Pri. E a due giornalisti che lo aspettano sotto le colonne di palazzo Monti, dove aveva sede la procura, dice: Guai a voi se scrivete qualcosa. Il primo aprile, Pino Ciccantelli, sindaco democristiano che aspirava al parlamento, finisce al San Donato con la sua giunta. Persino Giuseppe Quieti, il Gaspari pescarese, per tutti penna bianca, cade sotto i colpi di Tangentopoli che coinvolge anche il repubblicano Rosario Bosco e il socialista Piero DAndreamatteo, che per
gode di immunit parlamentare. I figli di Gaspari escono di scena, lasciano il posto a chi li aveva combattuti. Cucullo stravince le elezioni a Chieti. Diventa il sindaco picconatore, esce per strada brandendo un piede di porco per demolire le opere pubbliche fatte male o pagate con tangenti. A Pescara il nuovo sindaco Mario Collevecchio, cognato del procuratore Di Nicola che, insieme al sostituto Mennini, aveva fatto confessare tutti, anche Nevio Piscione, ex sindaco che, messo di fronte al potente Quieti, dice una frase manzoniana: Pentiti Pepp! Fai come me, confessa tutto. A questo punto il gasparismo morto davvero. Ma lAbruzzo delle grandi infrastrutture si ferma, le raccomandazioni restano e pure le mazzette. Molti dei protagonisti di quel periodo non ci sono pi, la pietas pi che le assoluzioni impongono rispetto. E di quegli anni oggi si pu solo dire che, come nel Gattopardo, tutto cambi per non cambiare nulla.
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LE STORIE E I PERSONAGGI
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uello che si presenta a cavallo del millennio (anni 1997-2001) un Abruzzo ancora protagonista per le vicende legate alle inchieste di Tangentopoli e alla cronaca, ma anche per lo sport e lo spettacolo. Il 1997 si apre con linizio della straordinaria avventura in Formula 1 del giovane pilota pescarese Jarno Trulli, che a bordo della Minardi cattura lattenzione degli appassionati di automobilismo gi dai primi Gran premi. Pochi mesi dopo, il 15 giugno, lo scudetto della pallanuoto va alla Walter Tosto Pescara a conclusione di una combattutissima finale con il forte Posillipo. Dopo dieci anni, la squadra dei campioni Franco Ponzio, Alessandro Calcaterra e Manuel Estiarte riporta lo scudetto in Abruzzo. Sul fronte delle inchieste, sempre a giugno 1997 lex sottosegretario alle Finanze di Sulmona Nino Susi a trovarsi coinvolto nello scandalo Serit: per lui la Procura di Roma chiede il rinvio a giudi-
zio insieme ad altri undici indagati. Laltra grande inchiesta nata in quei mesi quella della cosiddetta Mafia del pesce che vede tra i principali accusati due noti fratelli commercianti. La Procura di Pescara sembra sollevare un velo su una organizzazione criminale di stampo locale (29 gli indagati, di cui 11 rinviati a giudizio) che coinvolgerebbe la marineria e la politica. Bisogner attendere quattordici anni perch un giudice metta la parola fine alla teoria sul racket del pesce, assolvendo tutti. Nel frattempo un generale pescarese, Luciano Forlani, viene chiamato a comandare la Forza internazionale di protezione in Albania. Il capo di Stato Maggiore dellEsercito un altro abruzzese doc: lammiraglio teramano Guido Venturoni. C un altro abruzzese che salta agli onori della cronaca per i suoi alti meriti: il chietino Luigi Savina, dirigente della squadra mobile di Palermo, che viene nominato dal capo della polizia al vertice della Criminalpol campana.
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Il 15 aprile 1997 muore a 75 anni il senatore del Pci Francesco DAngelosante, originario di Penne. Alla fine degli anni Settanta aveva presieduto la commissione dinchiesta sullo scandalo Lockeed, diventando il simbolo
di unItalia contraria al malaffare e alle ruberie. Di una politica che, se allepoca fosse intervenuta seriamente e con decisione, probabilmente non avrebbe vissuto la stagione di Mani pulite. Strage sullautostrada
A-25: il 15 luglio 1997 quando un pullman di turisti romani fermo in territorio di Bussi per unavaria viene investito da un Tir impazzito. Sette i morti tra i turisti, grave un agente della polizia stradale. Nel gennaio 1999 un gruppo di imprenditori collegato alla finanziaria svizzera Tectagon acquista dei terreni in contrada Ceppeto di Tocco da Casauria. Vogliono realizzare un progetto per la produzione industriale di rimorchi per autocarri. Il sogno della Val Pescara si chiamer prima Merker Yshima e poi Merker: la fabbrica arriver ad avere 580 dipendenti, di cui circa 200 unit impiegate soltanto nel ramo impiegatizio. Sar la Guardia della finanza a indagare sulla colossale bancarotta e ad arrestare gli amministratori. Il 16 ottobre del 2000 viene ucciso a Tiblisi, in Georgia, il reporter di Radio Radicale Antonio Russo, nato a Chieti e giornalista free-lance in prima linea per raccontare la guerra e le violenze nelle ex Repubbliche Sovietiche. La
madre Beatrice accusa apertamente i servizi segreti russi; la citt di Francavilla al Mare dedicher al reporter scomparso un premio giornalistico. Il 22 dicembre si conclude la prima, seguitissa edizione del Grande Fratello, che vede protagonista un giovane originario di Trasacco: Pietro Taricone. Il concorrente abruzzese sembra avere le maggiori chance, ma a vincere il reality una bagnina di Iseo, Cristina Plevani. Il successo comunque arride a Taricone, che da allora sar protagonista di film e fortunate serie televisive fino al tragico incidente di un anno fa. Il 18 gennaio 2001 la regione ancora protagonista in televisione grazie al Superenalotto: giornalisti e telecamere si precipitano a Popoli per cercare il proprietario di una schedina pagata 4.750 lire che ha realizzato un 5 pi 1 da 7 miliardi e mezzo di lire. A vincerla sarebbe stata un operaio della zona. Ma lui ha sempre smentito. E il mistero rimasto.
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li anni dal 2002 al 2006 sono quelli che avrebbero dovuto dare alla nostra regione lo slancio necessario per portarla ad avvicinarsi, soprattutto dal punto di vista economico, alle regioni pi ricche del centro nord. I dati economici di quegli anni promettevano bene. Sulla scena della politica emergevano personaggi su cui venivano riposte molte speranze dopo gli stravolgimenti politici ed economici causati dalle inchieste giudiziare degli anni Novanta del secolo scorso. Il 2002 si apr con una novit che coinvolse lItalia e altre nazioni europee: lintroduzione delleuro. A fine 2001 nei nostri articoli sul Centro vicino alle cifre in lire, scrivevamo il corrispettivo in euro. Ci furono forniti anche dei piccoli calcolatori per fare il conteggio. Ricordo ancora lemozione della sera di Capodanno 2002 quando andai a un vicino bancomat per avere le prime banconote in euro. Il 2002 fu anche lanno delle
elezioni comunali dellAquila. Fino ad allora il Comune era guidato da una giunta di centrodestra con un sindaco, Biagio Tempesta, che arrivava dalle file del Movimento sociale. Il centrosinistra convinto che Tempesta avrebbe rivinto senza problemi (anche se alle politiche dellanno prima il candidato dellUlivo Massimo Cialente aveva sbaragliato il campo) candid un moderato, Celso Cioni, proveniente dalle fila della Dc. Non ci fu competizione e Tempesta si assicur altri cinque anni di governo in cui la citt continu a vivacchiare nella placida vita di provincia dove gli orticelli non si toccano e la politica solo il modo per giocare un po con il potere. In Regione dal 2000 al 2005 alla presidenza c stato Giovanni Pace, uomo di grande esperienza, a lungo deputato di An. Un Abruzzo dunque che guardava soprattutto a destra. A Chieti nel 2003 era ancora in sella Nicola Cucullo un uomo orgogliosamente di destra che nella sua citt fu eletto pi volte anche come reazione a una gestione
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del potere che prima di lui era stata spesso nel segno del clientelismo. A Pescara nel 2003 venne fuori Luciano DAlfonso destinato a una luminosa carriera politica interrotta nel 2008 dopo molti anni alla guida del Comune
di Pescara a causa di una inchiesta giudiziaria. Nel 2005 alla presidenza della Regione era arrivato Ottaviano Del Turco, sindacalista e politico di centrosinistra di grande prestigio ma che nel luglio del 2008 fu costretto a
lasciare la carica di governatore sempre per una indagine della magistratura. A Teramo nel 2004 spunt un giovane commercialista, Giovanni Chiodi, che dopo aver guidato il suo Comune fu scelto nel 2008 da Berlusconi come candidato a guidare la Regione. Uomini di esperienza e leve pi giovani che avrebbero dovuto dare alla Regione la spinta per farne un modello di sviluppo e di crescita economica. Molte di quelle aspettative sono andate deluse. E fra il 2002 e il 2006 che la crisi industriale porta a chiudere aziende importanti. AllAquila ad esempio fra un corteo e laltro dei lavoratori, si celebrano i funerali del polo elettronico che da quasi 6.000 addetti passa in una decina di anni praticamente a zero. Dal punto di vista della sicurezza sociale la regione continua a essere, almeno da quello che emerge dalle relazioni annuali della magistratura, unisola felice. I fatti successivi dimostreranno che non era poi cos felice e che sotto traccia la malavita era ed ben presente.
In quegli anni si discuteva in maniera accesa e a colpi di carta bollata della realizzazione del terzo traforo del Gran Sasso. La scienza e lAnas lo ritenevano indispensabile, gli ambientalisti un ulteriore sfregio alla montagna. Il terzo traforo non stato pi realizzato. Nel marzo del 2002 il sottosegretario abruzzese del centro destra DellElce ebbe un incidente con un elicottero, riport gravi ferite e per alcuni giorni di temette per la sua vita. Fra il 2002 e il 2004 Giovanni Paolo II arriva spessimo sul Gran Sasso per passeggiare. O Ofena (LAquila) diventa un caso Adel Smith che chiede che il crocifisso venga tolto dalle aule frequentate dai suoi figli di religione islamica. Nellagosto del 2004 fa scalpore il suicidio in carcere del sindaco Di Roccaraso Camillo Valentini arrestato nellambito di una inchiesta giudiziaria. Ma gli episodi da raccontare sarebbero molteplici. Resta la delusione per 5 anni che hanno lasciato comunque lAbruzzo al palo.
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Il memoriale delle vittime sul sito la prima volta per un giornale in Italia
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un Abruzzo tradito ripetutamente nella storia recente di questa magnifica e sfortunata regione. Tradito dalle classi dirigenti - quale che sia il colore politico - nel corso delle prove drammatiche cui sono state sottoposte le sue genti. La malanotte, innanzitutto. Venti secondi o poco pi hanno cambiato il corso di una storia millenaria. Ore 3.32. Da quel 6 aprile 2009 la sorte dellAquila e degli aquilani mutata. Era prevedibile la scossa assassina? Sicuramente no; non in quel giorno, non in quel preciso momento. Eppure... Lascio agli scienziati le dispute accademiche. Invoco per il buon senso: da settimane, da mesi la terra tremava; i primi danni erano stati gi segnalati. Gli esperti per rassicuravano a tutto spiano. Lo sciame sismico un bene spiegavano - si sprigiona dal sottosuolo energia poco a poco cosicch la forza distruttiva si allenta. Di queste tesi v traccia anche sul Cen-
tro di quei giorni. Mancava un piano di evacuazione degno di questo nome, mancavano punti di raccolta in caso di fuga, mancavano tendopoli dove una popolazione stremata avrebbe potuto trovare un po di sicurezza. Si minimizzava per non creare panico. Cos il terremoto, fino a quel momento negato, ha fatto 309 vittime. Vite tradite. Nomi e volti sono ricordati in un monumento virtuale sempre presente sul sito internet di questo giornale. Li abbiamo voluti ricordare cos, ricostruendo brandelli di esistenza, alimentando il ricordo di chi ha voluto loro bene. Per la prima volta in Italia un quotidiano ha realizzato una iniziativa di questo genere. In precedenza solo il New York Times aveva allestito un memoriale per le vittime delle Torri gemelle, seguito poi dallo spagnolo El Pais per i morti negli attentati nella metropolitana di Madrid. Il nostro scopo stato subito evidente: non dimenticare, non tradire almeno la memoria. La successiva opera di rico-
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struzione stata infatti un lungo amaro tradimento. Guido Bertolaso era apparso come un cavaliere senza macchia e senza paura. In una Italia incapace di fare, lui decideva, rincuorava, progettava, mostrava una via duscita. Di
quella stagione di speranze restano 14mila alloggi del progetto case e le risate sconce degli amici della cricca. Bertolaso lasci LAquila a fine gennaio 2010 tra gli applausi di tutti; doveva diventare ministro, scomparso dalla sce-
na pubblica. I poteri commissariali del capo della Protezione civile sono passati agli enti locali, Regione sopra tutti. E la cronaca del disincanto. Ho diretto questo giornale per quattro intensi anni, dal novembre 2006 allagosto dellanno scorso. Il mio cuore qui, ho ripetuto pi volte. Non potrebbe essere diversamente. In quel periodo una duplice esperienza politica, di matrice riformista, naufragata nel peggiore dei modi, con lintervento della magistratura e larresto dei protagonisti. Ottaviano Del Turco e Luciano DAlfonso, distinti e distanti in tutto, accomunati solo dalla medesima appartenenza allesile Partito democratico. Saranno i processi a sentenziare lesistenza o meno dei reati loro contestati. Erano i cavalli di razza - il giovane scalpitante, il saggio anziano - di un centrosinistra che fino al dicembre 2008 tutto controllava e gestiva. Del Turco aveva in mente una regione che, bench piccola, osasse pensare in grande: infrastrutture, industria-
lizzazione spinta al limite della tutela ambientale, qualche bella mostra darte. E innanzitutto la sanit da risanare nella sua parte pubblica e innanzitutto in quella privata. Non ha potuto neanche incominciare lopera. Tradito e traditore al tempo stesso. DAlfonso ha sognato una Grande Pescara, modello non solo per lAbruzzo, da esportare in tutto il medio e basso Adriatico. Edilizia, appalti e grandi opere: lo spettacolare Ponte sul mare si specchia sulle ambizioni di una citt; il calice rotto di Toyo Ito segna la disintegrazione di progetti costosi e controversi. Alla fine e stato tradito lorgoglio di una comunit. Di quella stagione rimane il senso di vuoto odierno. Un gruppo politico stato spazzato via. Il nuovo stenta ad affermarsi. Si moltiplicano i poteri commissariali, cos diffusi quanto inconcludenti. Resta un senso diffuso di disagio per una regione che merita di pi. Fino a quando durer? l.vicinanza@finegil.it
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SPETTACOLI E CONCERTI
casione per una rimpatriata familiare, ma le ambizioni delle rispettive mogli, il carattere completamente diverso dei tre fratelli e vecchie storie mai completamente dimenticate che tornano a galla, portano la vicenda ad una conclusione imprevista. Ne succederanno di tutti i colori, ma limportante, alla fine, poter dire E na bella famije!. La compagnia teatrale La bottega del sorriso nata nel maggio del 1996 per merito di un gruppo di giovani amici della vallata del Vomano, in provincia di Teramo. Il debutto dellOrchestra sinfonica abruzzese fissato, invece, per domenica 24 luglio in piazza Duomo allAquila. LIstituzione sinfonica abruzzese (Isa) fondata, nel 1970 allAquila, da Nino Carloni una delle 13 istituzioni concertistico-orchestrali italiane riconosciute dallo Stato. LIsa si rapidamente guadagnata unimportante considerazione tra le principali strutture di produzione musicale del paese.
Qui a fianco lOrchestra sinfonica abruzzese A destra e in basso gli attori della Bottega del sorriso
LOrchestra sinfonica abruzzese, diretta da Vittorio Antonellini, stata spesso ospite di importanti istituzioni musicali sia in Italia che al-
lestero. LOrchestra sinfonica abruzzese ha inciso per importanti etichette italiane e straniere registrando anche
concerti per la Rai. Hanno collaborato con lOrchestra sinfonica abruzzese grandi direttori dorchestra come, tra gli altri, Carlo
Zecchi, Riccardo Muti, Gianluigi Gelmetti, Bruno Aprea, Piero Bellugi, Philippe Bender, Marco Zuccarini, Mario Gusella, Ren Klopfestein, Massimo De Bernard, Andr Bernard; solisti del calibro di Vladimir Ashkenazy, Uto Ughi, Salvatore Accardo, Placido Domingo, Katia Ricciarelli, Renato Bruson, Andrea Bocelli, Maurice Andr, Hermann Baumann, Severino Gazzelloni, Rudolf Firkusni, Bruno Canino, Michele Campanella, Giuseppe Scotese, Derek Han, Boris Petrushansky, Massimo Quarta, Victoria Schneider; e anche artisti pop e jazz come Milva, Amii Stewart, Antonella Ruggiero ed Enrico Rava.
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