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copertina

CAN. F. CHIESA

GESU’ CRISTO RE

ALBA - 1926

PIA SOCIETA’ SAN PAOLO


occhiello

GESU’ CRISTO RE
frontespizio
CAN. F. CHIESA

Gesù Cristo Re

ALBA – PIA SOCIETÀ SAN PAOLO – ALBA


Visto: Nulla osta alla stampa.
Alba, 23 aprile 1926
Ab. Giov. Molino Vic. Generale
***********************************************************************************
Prefazione

In data 11 dicembre 1925 il Sommo Pontefice


Pio XI, ha pubblicato l'ammirabile Enciclica
“ Quas primas ”, in cui stabilisce una
nuova solennissima festa in onore di Gesù
Cristo, nostro Salvatore.
È la solennità di N. S. Gesù Cristo Re,
ossia della Regalità di Gesù Cristo.
Il Papa si riferisce alla sua prima Enciclica
nella quale aveva già proclamato che
l'umana società non poteva sperare di
liberarsi dai mali, se non ritornando all'impero
di Cristo.
L'Anno Santo presentò molti segni di tal
fortunato ritorno.
Il sommo interessamento per la Mostra
Missionaria in cui si ammirarono con tanto
entusiasmo i progressi del Regno di Cristo; le
turbe immense di pellegrini che da ogni
parte del mondo affluivano a Roma, le quali, in
sostanza, vennero a proclamarsi sudditi del
regno di Cristo; le numerose solenni Canonizzazioni
di Santi che fanno splendere di nuova
luce il regno di Cristo; e finalmente la stessa
solenne ricorrenza del XVI centenario del Concilio
di Nicea, che propose e definì come dogma
la consostanzialità del Figlio col Padre ed
inserì nel suo simbolo la formula dell'eternità
del regno di Cristo “ cuius regni non erit finis ”
VI&

tutto questo, dice il Papa, concorse ad


illustrare la eccelsa qualità di Re, che splende
nell'adorabile Persona del nostro Salvatore.
Per questo volle il Papa chiudere l'Anno
Santo coll'introdurre nella Liturgia la nuova
solennissima festa di Gesù Cristo re,
fissandola all'ultima domenica di ottobre.
Egli si propone di dir alcunché, nella sua
Enciclica, su questa solennità, lasciando poi ai
pastori di anime di adattare le cose da Lui dette,
all'intelligenza del popolo cristiano:
Vestrum erit quicquid de Christo rege dicturi
sumus ad popularem intelligentiam accomodare.
Ora è sembrato a me buona cosa raccogliere
religiosamente questa esortazione dalla bocca
del Santo Padre e studiarmi di realizzarla nella
forma di questo libretto.
Sono trenta letture, a tema tratto dall'Enciclica,
che, distribuite pei giorni del mese di ottobre,
potranno servire di ottima preparazione
per la festa della regalità di Gesù Cristo, che si
celebra in quest'anno al 31 ottobre.
Voglia il Cuor di Gesù benignamente riguardare
questa piccola opera, affinché serva anch'essa
alla estensione e trionfo del suo regno.
Adveniat Regnum tuum.
Enciclica "Quas Primas,,
di Pio XI, sulla Istituzione della nuova festività
della Regalità di Gesù Cristo

VENERABILI FRATELLI
SALUTE E APOSTOLICA BENEDlZlONE

I. INTRODUZIONE

1. Richiamo alla prima Enciclica

Nella prima enciclica che, ascesi al Pontificato, dirigemmo a


tutti i Vescovi dell'orbe cattolico, mentre indagavamo le cause
precipue di quelle calamità da cui vedevamo oppresso e angustiato
il genere umano, ricordiamo d'aver chiaramente espresso non
solo che tanta colluvie di mali imperversava nel mondo perché la
maggior parte degli uomini avevano allontanato Gesù Cristo e la
sua santa legge dalla pratica della loro Vita, dalla famiglia e dalla
cosa pubblica, ma altresì che mai poteva esservi speranza certa di
pace duratura fra i popoli, finché gli individui e le nazioni
avessero negato e da loro rigettato l'impero di Cristo Salvatore.
Pertanto come ammonimmo che era necessario ricercare la pace di
Cristo, nel regno di Cristo, così annunziammo che avremmo fatto a
questo fine quanto ci era possibile; nel regno di Cristo, diciamo,
poiché ci sembra che non si possa più efficacemente tendere al
ripristino e al rafforzamento della pace, che mediante la
restaurazione del regno di Nostro Signore.

2. Buoni sintomi

Frattanto il sorgere ed il pronto ravvivarsi di un benevole


movimento dei popoli verso Cristo e la sua Chiesa, che sola può
recar salute, Ci forniva non dubbia speranza di tempi migliori;
movimento dal quale s’intravedeva che molti, i quali avevano
disprezzato il Regno di Cristo e s'erano quasi resi esuli dalla casa del
Padre si preparavano e quasi s’affrettavano a riprendere le vie
dell'obbedienza.

3. Avvenimenti dell'Anno Santo

E tutto quello che accadde e si fece, nel corso di questo Anno


X&

Santo, degno certo di perpetua memoria, forse non accrebbe


l'onore e la gloria nel divino Fondatore della Chiesa, nostro
Supremo Re e Signore?
lnfatti la Mostra Missionaria Vaticana quanto non colpì la
mente e il cuore degli uomini sia facendo conoscere il diuturno
lavoro della Chiesa per la maggiore dilatazione del Regno del suo
Sposo nei continenti e nelle più lontane isole dell'oceano; sia il
grande numero di regioni conquistate al cattolicismo col sudore e
col sangue dai fortissimi e invitti Missionari, sia infine col far
conoscere quanto vaste regioni vi siano ancora da sottomettere al
soave e salutare impero del nostro Re,
E quelle moltitudini che, durante questo Anno giubilare,
vennero da ogni parte della terra nella Città Santa, sotto la guida
dei loro Vescovi e sacerdoti che altro avevano in animo, purificate
le loro anime, se non proclamarsi presso il sepolcro degli Apostoli
davanti a Noi, sudditi fedeli di Cristo per il presente e
per il futuro?
E questo Regno di Cristo sembrò quasi pervaso di nuova luce
allorquando Noi, provata l'eroica virtù di sei confessori e vergini
li elevammo agli onori degli altari. E qual gioia e qual conforto
provammo nell'anima, quando nello splendore della Basilica
Vaticana, promulgato il decreto solenne, una moltitudine sterminata
di popolo innalzando il cantico di ringraziamento esclamava:
Tu Rex Gloriae, Christe! Poiché mentre gli uomini e le Nazioni,
lontani da Dio, per l'odio vicendevole e per le discordie intestine
si avviano alla rovina ed alla morte, la Chiesa di Dio continuando
a porgere al genere umano il cibo della vita spirituale crea
e forma generazioni di santi e di sante a Gesù Cristo, il quale
non cessa di chiamare alla beatitudine del Regno celeste coloro
che ebbe sudditi fedeli e obbedienti nel Regno terreno.
Inoltre, ricorrendo durante l'Anno Giubilare, il 16.o secolo della
celebrazione del Concilio di Nicea, volemmo che l’avvenimento
centenario fosse commemorato, e Noi stessi lo commemorammo
nella Basilica Vaticana tanto più volentieri in quanto quel Sacro
Sinodo definì e propose come dogma la consustanzialità
dell'Unigenito col Padre, e nello stesso tempo, inserendo nel simbolo la
formula “Cuius Regni non erit finis”, proclamò la dignità regale
di Cristo. Avendo dunque quest'Anno Santo concorso,
non in uno, ma in più modi ad illustrare il Regno di Cristo.
Ci sembra che faremo cosa quanto mai consentanea al nostro
ufficio apostolico, se assecondando le preghiere di moltissimi
Cardinali, Vescovi e fedeli, fatte a Noi, sia da soli, sia collettivamente,
chiuderemo questo stesso Anno coll'introdurre nella sacra liturgia
una festa speciale di Gesù Cristo Re.
XI&

Il. REGALITÀ di GESÙ CRISTO

4. Regalità morale

Da gran tempo si è usato comunemente di chiamare Cristo


con l’appellativo di Re per il sommo grado di eccellenza che
ha in modo sovraeminente fra tutte le cose create. In tal modo
infatti si dice che egli regna nelle menti degli uomini non
solo per l'altezza del suo pensiero e per la vastità della sua
scienza, ma anche perché Egli è Verità, ed è necessario che
gli uomini attingano e ricevano con ubbidienza da Lui la
verità; similmente nelle volontà degli uomini, sia perché in
Lui alla santità della volontà divina risponde la perfetta
integrità e sottomissione della volontà umana, sia perché colle sue
ispirazioni influisce sulla libera volontà nostra in modo da
infiammarci verso le più nobili cose. Infine Cristo è riconosciuto
Re dei cuori per quella carità di Cristo che sorpassa ogni
comprensione umana e per le attrattive della sua mansuetudine e
benignità: nessuno infatti degli uomini fu mai tanto amato e
mai sarà in avvenire quanto Gesù Cristo.

5. Vera regalità

Ma per entrare in argomento, tutti devono riconoscere che è


necessario rivendicare a Cristo-Uomo nel vero senso della parola,
il nome ed i poteri di Re. Infatti, soltanto in quanto è Uomo si
può dire che abbia ricevuto dal Padre la potestà, l'onore e il Regno,
perché come Verbo di Dio essendo della stessa sostanza del
Padre, non può non avere in comune con il Padre ciò che è
proprio della divinità e per conseguenza Egli su tutte le cose
create ha il sommo e assolutissimo impero.
6. Le S. Scritture dell'Antico Testamento

E non leggiamo infatti spesso nelle sacre Scritture che Cristo


è Re? Egli invero è chiamato il Principe che deve sorgere da
Giacobbe, e che dal Padre è costituito Re sopra il Monte Santo
di Sion, che riceverà le genti in eredità ed avrà in possesso i
confini della terra. Il salmo nuziale col quale sotto l'immagine
di un re ricchissimo e potentissimo viene preconizzato il futuro
re d'Israele, ha queste parole: “Sedes tua, Deus, in saeculum
saeculi; virga dilectionis, virga regni tui”. E per tralasciare molte
altre testimonianze consimili, in un altro Iuogo per lumeggiare più
chiaramente i caratteri di Cristo, si preannuncia che il suo regno
XII&

sarà senza confini ed arricchito coi doni della giustizia e della


pace: “Orietur in diebus eius iustitia, et abundantia pacis... et
dominabitur a mari usque ad mare: et a flumine usque ad
terminos orbis terrarum” (Ps. 71).
A questa testimonianza si aggiungono in modo più ampio gli
oracoli dei profeti e, anzitutto, quello notissimo di Isaia. “Parvulus…
natus est nobis, et filius datus est nobis, et factus est
principatus super humerum eius; et vocabitur nomen eius.
Admirabilis, consiliarius, Deus, fortis, pater futuri saeculi, princeps
pacis. Moltiplicabitur eius imperium, et pacis non erit finis: super
solium David, et super regnum eius sedebit: ut confirmet illud et
corroboret in iudicio et iustitita amodo et usque in
sempiternum”. (9, 6-7).
E gli altri profeti non discordano punto da Isaia; così Geremia
quando predice che nascerà dalla stirpe di David il Germen
Iustum che qual figlio di David regnabit rex et sapiens erit: et
faciet indicium in terra (23,5); così Daniele preannunzia la
costituzione di un Regno da parte del Re del Cielo, regno che
“in aeternum non dissipabitur... stabit in aeternum” (2,44) e
continua: “Aspiciebam in visione noctis, et ecce cum nubibus
caeli quasi filius hominis veniebat, et usque ad antiquum
dierum pervenit et in conspectu eius obtulerunt eum. Et dedit ei
potestatem, et honorem et regnum et omnes populi, tribus et linguae,
ipsi servient; potestas eius, potestas aeterna, quae non auferunt,
et regnum eius, quod non corrumpetur” (7,13-14). E gli scrittori
dei SS. Evangeli non accettano e riconoscono come avvenuto
quanto è predetto da Zaccaria intorno al Re Mansueto il quale
ascendens super asinam et super pullum asinae era per entrare
in Gerusalemme, qual giusto e Salvatore, fra le acclamazioni;
dello turbe?
7. La S. Scrittura del Nuovo Testamento

Del resto questa dottrina intorno a Cristo Re, che abbiamo


sommariamente attinto dai libri del Vecchio Testamento, non solo non
viene meno nelle pagine del Nuovo; ma anzi vi è confermata in
modo splendido e magnifico. E qui, appena accennando
coll’annunzio dell’Arcangelo da cui la Vergine viene avvisata che doveva
partorire un figlio, a cui avrebbe data Dio la sede di Davide suo
Padre e che avrebbe regnato nella Casa di Giacobbe in eterno e
che il suo Regno non avrebbe avuto fine. Vediamo che Cristo
stesso dà testimonianza del Suo impero: infatti, sia nel suo ultimo
discorso alle turbe, quando parla dei premi e delle pene, riservati
in perpetuo ai giusti e ai dannati; sia quando risponde al Preside
Romano che pubblicamente chiedevagli se fosse Re, sia quando
risorto affidò agli Apostoli l'ufficio di ammaestrare e battezzare
tutte le genti, colta l'opportuna occasione, si attribuì il nome di
XIII&

Re, e pubblicamente confermò di essere Re e annunziò


solennemente che a Lui era stato dato ogni potere in cielo ed in terra.
Con le quali parole, che altro si vuol significare, se non la
grandezza della potestà e la estensione immensa del Suo Regno?
Non può dunque meravigliarci se Colui [che] è detto da Giovanni, Principe
dei Re della terra, porti, come apparve all'Apostolo nella visione
apocalittica: “ in vestimento et in femore suo scripto: Rex
Regum et Dominus Dominantium”. Dacché l'Eterno Padre
costituì Cristo erede universale, è necessario che Egli regni finché
riduca alla fine dei secoli, ai piedi del trono di Dio tutti i suoi nemici

8. Nella S. Liturgia

Da questa dottrina dei sacri libri venne per conseguenza che


la Chiesa, regno di Cristo sulla terra, destinato naturalmente ad
estendersi a tutti gli uomini e a tutte le nazioni, salutò e proclamò
nel ciclo annuo della liturgia il suo autore e fondatore quale
Signore Sovrano e Re dei Re, moltiplicando le forme della sua
affettuosa venerazione. Essa usa questi titoli di onore, esprimenti
nella bella varietà delle parole lo stesso concetto, come già
usò nell'antica salmodia e negli antichi Sacramentarii, così oggi usa
nella pubblica officiatura e nell'immolazione dell'Ostia Immacolata.
In questa laude perenne a Cristo Re facilmente si scorge la
bella armonia fra il nostro e il rito orientale, in guisa da rendere
manifesto, anche in questo caso, che: Legem credendi lex statuit
supplicandi.

9. Fondamento della regalità di G. C.

Ben a proposito Cirillo Alessandrino, a mostrare il fondamento


di questa dignità e di questo potere, avverte che: Omnium,
ut verbo dicam, creaturarum dominatum obtinet, non per vim
extortum, nec aliunde jnvectum sed essentia sua et natura; cioè
il principato si fonda su quella unione mirabile che è chiamata
unione ipostatica. Dal che segue che Cristo non solo deve essere
adorato come Dio dagli angeli e dagli uomini, ma che anche a
Lui come Uomo debbono essi esser soggetti ed obbedire: cioè
che per il solo fatto dell'unione ipostatica Cristo ebbe potestà su
tutte le creature. Eppure che cosa più soave e bella che il
pensare che Cristo regna su di noi non solamente per diritto di
natura, ma anche per diritto di conquista, in forza della redenzione?
Volesse Iddio che gli uomini immemori ricordassero quanto noi
siamo costati al nostro Salvatore. Non corruptibilibus auro vel
argento redempti estis… sed pretioso sanguine quasi agni
immaculati Christi et incontaminati (I Petri 1,18-19).
Non siamo dunque più nostri, poiché Cristo ci ha ricomprati
col più alto prezzo; i nostri stessi corpi sono membra di Cristo.
XIV&

10. Potestà regale

Volendo ora esprimere la natura e il valore di questo principato,


accenniamo brevemente che esso consta di una triplice
potestà, la quale se venisse a mancare già non si avrebbe più il
concetto di un vero e proprio principato. Le testimonianze attinte
dalle Sacre Lettere circa l'impero universale del nostro Redentore
provano più che a sufficienza quanto abbiamo detto; ed è dogma
di fede che Gesù Cristo è stato dato agli uomini qual Redentore
in cui debbono riporre la loro fiducia, ed allo stesso tempo
come legislatore a cui debbono ubbidire. I Santi Evangeli non
soltanto ci narrano che Gesù Cristo abbia promulgato delle
leggi, ma ce lo presentano altresì nell'atto stesso di legiferare; e il
Divin Maestro afferma in varie circostanze e con diverse espressioni
che chiunque osserverà i suoi comandamenti, darà prova di
amarlo e rimarrà nella sua carità. Lo stesso Gesù davanti ai Giudei
che lo accusavano di aver violato il sabato coll'aver ridonato
la sanità al paralitico, afferma che a Lui fu dal Padre attribuita
la potestà giudiziaria: Neque enim Pater iudicat quemquam, sed
omne iudicium dedit Filio. Nel che è compreso anche il diritto
di premiare e punire gli uomini anche durante la loro vita,
perchè ciò non può disgiungersi da una propria forma di giudizio.
Inoltre la potestà esecutiva devesi parimenti attribuire a Gesù
Cristo, poiché è necessario che tutti obbediscano al suo comando,
e nessuno può sfuggire ad esso e ai supplizi da lui stabiliti.

11. Natura del Regno di G. C.

Che poi questo Regno sia principalmente spirituale e attinente


alle cose spirituali, ce lo mostrano i passi della Sacra Bibbia
sopra riferiti e ce lo conferma Gesù Cristo stesso col suo modo
di operare. In varie occasioni, infatti, quando i Giudei e gli
stessi Apostoli credevano per errore che il Messia avrebbe reso
la libertà al popolo ed avrebbe ripristinato il Regno d'lsraele,
egli cercò di togliere loro dal capo questa vana attesa e questa
speranza, e così pure quando stava per essere proclamato Re dalla
moltitudine che, presa di ammirazione, lo attorniava, egli declinò questo
titolo e questo onore, ritirandosi e nascondendosi nella solitudine;
finalmente davanti al Preside Romano annunciò che il suo Regno
non è di questo mondo. Questo Regno nei Vangeli viene
presentato in tal modo, che gli uomini debbono prepararsi ad
entrarvi per mezzo della penitenza, e non possono entrarvi se non
per la fede e per il Battesimo, il quale sacramento, benché sia un
rito esterno, significa però e produce la rigenerazione interiore.
Questo Regno è opposto unicamente al regno di Satana e alla
potestà delle tenebre e richiede dai suoi sudditi non solo l'animo
distaccato dalle ricchezze e dalle cose terrene, la mitezza dei costumi
e la fame e sete di giustizia, ma anche che essi rinneghino se stessi
XV&

e prendano la loro Croce. Avendo Cristo come Redentore


costituita con il suo sangue la Chiesa, e come Sacerdote offrendo se
stesso in perpetuo quale ostia di propiziazione per i peccati degli
uomini, chi non vede che la regale dignità di Lui rivesta il carattere
spirituale dell'uno e dell'altro ufficio?
***
D'altra parte gravemente errerebbe chi togliesse a Cristo-Uomo
il potere su tutte le cose temporali, dato che Egli ha ricevuto dal
Padre un diritto assoluto su tutte le cose create, in modo che tutto
soggiaccia al suo arbitrio. Tuttavia, finché fu sulla terra si astenne
totalmente dall’esercitare tale potere e come una volta disprezzò il
possesso e la cura delle cose umane, così permise e permette che
i possessori debitamente se ne servano. A questo proposito ben si
adattano quelle parole: Non eripit mortalia qui regna dat
caelesta.

12. Estensione del Regno di Gesù Cristo

Pertanto il dominio del nostro Redentore abbraccia tutti gli


uomini; come affermano queste parole del Nostro Predecessore
di immortale memoria Leone XIII, che noi qui facciamo Nostre:
“L'impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici, o
a coloro che, rigenerati nel fonte battesimale, appartengono, a
rigore di diritto, alla Chiesa, sebbene le errate opinioni ne li
allontanino o il dissenso li divida dalla carità; ma abbraccia anche
quanti sono privi della fede cristiana, di modo che tutto il genere
umano è sotto la potestà di Gesù Cristo”. Né v'è differenza
fra gli individui e il consorzio domestico e civile, poiché gli
uomini uniti in società, non sono meno sotto la potestà di Cristo
di quello che siano gli uomini singoli. È lui solo la fonte della
salute privata e pubblica: Et non est in alio salus, nec aliud
nomen est sub caelo datum hominibus, in quo oporteat nos salvos
fieri; è lui solo l’autore della prosperità e della vera felicità sia
per i singoli cittadini sia per gli Stati: Non enim aliunde beata
civitas, aliunde homo, cum aliud civitas non sit, quam concors
hominum multitudo.

13. Doveri dei Governanti

Non rifiutino dunque i Capi delle Nazioni di prestare pubblica


testimonianza di riverenza e di ubbidienza all'impero di Cristo
insieme coi loro popoli, se vogliono con l'incolumità del loro
potere, l'incremento e il progresso della patria. Difatti sono quanto
mai adatte e opportune al tempo presente quelle parole che
all'inizio del Nostro Pontificato Noi scrivemmo circa il venir meno
del principio di autorità e del rispetto alla pubblica potestà:
" Allontanato infatti - così lamentavamo - Gesù Cristo dalle leggi e dalla
XVI&

cosa pubblica, l'autorità appare senz'altro, come derivata non da Dio,


ma dagli uomini, di maniera che anche il fondamento della medesima
vacilla: tolta la causa prima non v'è ragione per cui uno debba
comandare e l'altro obbedire. Da che è derivato un generale turbamento
della società, la quale non poggiava più sui suoi cardini naturali.”

14. Benefici della sottomissione dei Governanti

Se invece gli uomini privatamente e in pubblico avranno


riconosciuto la sovrana potestà di Cristo, necessariamente segnalati
benefici di giusta libertà, di tranquilla disciplina e di pacifica
concordia pervaderanno l'intero consorzio umano. La regale dignità di
Nostro Signore come rende in qualche modo sacra l’autorità
umana dei principi e dei Capi di Stato, così nobilitati i doveri dei
cittadini e la loro obbedienza. In questo senso l'Apostolo Paolo,
inculcando alle spose e ai servi di rispettare Gesù Cristo nel loro
rispettivo marito e padrone, ammoniva chiaramente che non
dovessero obbedire ad essi come ad uomini, ma in quanto tenevano
le veci di Cristo, giacché sarebbe stato sconveniente che gli
uomini redenti da Cristo servissero ad altri uomini: “Pretio
empti estis, nolite fieri servi hominum”. Ché se i Principi e i
magistrati legittimi saranno persuasi che essi comandano non tanto per
diritto proprio, quanto per mandato del Re divino, si comprende
facilmente che uso santo e sapiente essi faranno della loro
autorità, e quale interesse del bene comune e della dignità dei suddetti
prenderanno nel fare le leggi e nell'esigerne l'esecuzione. In tal
modo, tolta ogni causa di sedizione, fiorirà e si consoliderà
l'ordine e la tranquillità. Ancorché infatti, il cittadino riscontri nei
principi e nei Capi di Stato uomini simili a lui o per qualche
ragione indegni e vituperevoli, non si sottrarrà tuttavia al loro
comando qualora egli riconosca in essi l'immagine e l'autorità di
Cristo Dio e Uomo. Per quello poi che si riferisce alla concordia
e alla pace, è manifesto che quanto più vasto è il regno
e più largamente abbraccia il genere umano, tanto più gli
uomini diventano consapevoli di quel vincolo di fratellanza che li
unisce. E questa consapevolezza come allontana e dissipa i
frequenti conflitti, così ne addolcisce e ne diminuisce le amarezze,
E se il regno di Cristo come di diritto abbraccia tutti gli
uomini, così di fatto veramente li abbracciasse, perché dovremmo
disperare di quella pace che il Re pacifico portò in terra, quel
Re - diciamo - che venne “ per riconciliare tutte le cose, che
non venne per farsi servire, ma per servire gli altri “ e che, pur
essendo il Signore di tutti, si fece esempio di umiltà e questa
virtù principalmente inculcò insieme colla carità e disse inoltre:
Iugum meum suave est et onus meum leve? Oh! di quale felicità
potremmo godere se gl'individui, le famiglie, e la società si
lasciassero governare da Cristo! “ Allora veramente, per usare le
parole che il nostro Predecessore Leone XIII , venticinque anni
fa, rivolgeva e tutti i Vescovi dell'Orbe cattolico, si potrebbero
XVII&

risanare tante ferite, allora ogni diritto riacquisterebbe l'antica


forza, tornerebbero i beni della pace, cadrebbero dalle mani le
spade e le armi, quando tutti volentieri accettassero l'impero di
Cristo, gli obbedissero, ed ogni lingua proclamasse che “ Nostro
Signor Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre.”

III. FESTIVITÀ della REGALITÀ di G. C.

15. Necessità d'una festa particolare.

E perché più abbondanti siano i desiderati frutti e durino più


stabilmente nella società umana, è necessario che venga divulgata
la cognizione della regale dignità di Nostro Signore quanto più è
possibile. Al quale scopo ci sembra che verun'altra cosa possa
maggiormente giovare quanto l'istituzione di una festa particolare
e propria di Cristo Re. Infatti più che i solenni documenti del
Magistero ecclesiastico hanno efficacia nell'informare il popolo
nelle cose di fede e nel sollevarle alle gioie interne della vita, le
annuali festività dei sacri misteri giacché i documenti il più delle
volte sono presi in considerazione da pochi ed eruditi uomini, le
feste invece commuovono ed ammaestrano tutti i fedeli; quelli una
volta sola parlano; queste invece, per così dire, ogni anno e in
perpetuo; quelli soprattutto toccano salutarmente la mente, queste
invece non solo la mente, ma anche il cuore, tutto l'uomo insomma.
Invece, essendo l'uomo composto d'anima e di corpo, ha
bisogno di essere eccitato dalle esteriori solennità in modo che
attraverso la varietà e la bellezza dei sacri riti, accolga nell'animo
i divini insegnamenti e, convertendoli in sostanza e sangue, faccia
che essi servano al progresso della sua vita spirituale.
16. Conferma della storia più antica

D'altra parte si ricava da documenti storici che tali festività, col


decorso dei secoli vennero introdotte l'una dopo l'altra, secondo
che la necessità o l'utilità del popolo cristiano sembrava richiedere;
come quando fu necessario che il popolo venisse rafforzato di
fronte al comune pericolo, o venisse difeso dagli errori velenosi degli
eretici, o incoraggiato più fortemente e infiammato a celebrare con
maggiore pietà qualche mistero della fede o qualche beneficio
della grazia divina. Così fino dai primi secoli dell'era cristiana,
venendo i fedeli acerbamente perseguitati, si cominciò coi sacri riti
a commemorare i Martiri affinché - come dice S. Agostino -
le solennità dei Martiri fossero d'esortazione al martirio. E gli onori
liturgici che di poi furono tributati ai Confessori, alle Vergini e
alle Vedove, servirono meravigliosamente ad eccitare nei fedeli
XVIII&

l'amore alle virtù necessarie anche nei tempi di pace. E


specialmente le festività istituite in onore della Beata Vergine fecero si
che il popolo cristiano non solo venerasse con maggior pietà la
Madre di Dio, sua validissima Protettrice, ma si accendesse altresì di più
forte amore verso la madre Celeste che il Redentore gli aveva
lasciato quasi per testamento. Tra i benefici ottenuti dal culto pubblico
e liturgico verso la Madre di Dio e i Santi del Cielo non ultimo
si deve annoverare questo che la Chiesa, in ogni tempo, poté
vittoriosamente respingere la peste delle eresie e degli errori. In sì
fatto ordine di rose dobbiamo ammirare i disegni della Divina
Provvidenza, la quale, come suole dal male ritrarre il bene, così
permise che di quando in quando la fede e la pietà delle genti
scemassero, o che le false teorie insidiassero la verità cattolica, con
questo esito però che questa risplendesse poi di nuovo splendore
e quelle, destatesi dal letargo, tendessero a cose maggiori e più
Sante,

17 Conferma della storia più vicina a noi

Ed invero le festività che furono accolte nel corso dell'anno


liturgico, in tempi a noi vicini ebbero uguale origine, produssero
identici frutti, Così quando era venuta meno la riverenza e il
cuIto verso l'Augusto Sacramento, fu istituita la festa del Corpus
Domini, e si ordinò che venisse celebrata in guisa tale che le
solenni processioni e le preghiere da farsi per tutto l'ottavario
richiamassero le genti a venerare pubblicamente il Signore; così la
festività del S. Cuore di Gesù fu introdotta quando gli animi degli
uomini, infiacchiti e avviliti per il freddo rigorismo dei Giansenisti,
erano del tutto agghiacciati e distolti dall'amore di Dio e dalla
speranza della eterna salute.
18. La peste dei nostri tempi: “il laicismo”

Ora se comandiamo che Cristo Re venga venerato da


tutti i cattolici del mondo, con ciò Noi provvederemo alla
necessità dei tempi presenti apportando un rimedio efficacissimo, a
quella peste che pervade l'umana società. La peste deIl'età nostra
è il così detto laicismo, coi suoi errori e i suoi empi incentivi; e
voi sapete, o Venerabili Fratelli, che tale empietà non maturò in
un solo giorno, ma da gran tempo covava nelle viscere della
società. Invero si cominciò a negare l'impero di Cristo su tutte le
genti, si negò alla Chiesa, il diritto - che scaturisce dal diritto di Gesù
Cristo - di ammaestrare cioè, le genti, di dar leggi, di governare i
popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione
cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente
abbassata al livello di queste; quindi la si sottomise alla potestà
civile e fu lasciata quasi aIl'arbitrio dei principi e dei magistrati;
s'andò più innanzi ancora: Vi furono di quelli che pensarono
XIX&

di sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento


religioso naturale. Né mancarono stati i quali opinarono di poter
fare a meno di Dio e riposero la loro religione nell’irreligione e nel
disprezzo di Dio stesso. I pessimi frutti, che quest’allontanamento
da Cristo da parte degli individui e delle nazioni produsse tanto
frequentemente e tanto a lungo, Noi lamentammo nell'enciclica “Ubi
Arcano” e anche oggi lamentiamo: i semi cioè della discordia sparsa
dappertutto, accesi quegli odi e quelle rivalità tra i popoli che
tanto indugio ancora frappongono al ristabilimento della pace;
l'intemperanza delle passioni, che così spesso si nascondono sotto
le apparenze del pubblico bene e dell'amor patrio, le discordie
civili che ne derivarono insieme con quel cieco e smoderato
egoismo sì largamente diffuso, il quale tendendo solo al bene privato e
al proprio comodo tutto misura alla stregua di questo: la pace
domestica profondamente turbata dalla dimenticanza e dalla
trascuratezza dei doveri famigliari, l'unione e la stabilità delle famiglie
infranta, infine la stessa società scossa e spinta verso la rovina.

19. Dovere dei cattolici

Ci sorregge tuttavia la buona speranza che l'annuale festa di


Cristo Re, che verrà in avvenire celebrata, spinga la società come
è nel desiderio di tutti a far ritorno all'amatissimo nostro Salvatore.
Accelerare e affrettare questo ritorno coll'azione e coll’opera
loro sarebbe dovere dei Cattolici, dei quali, invero, molti sembra
non abbiano nella civile convivenza quel posto né quell'autorità,
che s'addice a coloro che portano innanzi a sé la fiaccola della
verità. Tale stato di cose va forse attribuito all'apatia o alla timidezza
dei buoni i quali si astengono dalla lotta o resistono fiaccamente;
dal che i nemici della Chiesa traggono maggiore temerità ed
audacia. Ma quando i fedeli tutti comprendono che debbono
militare con coraggio e sempre sotto le insegne di Cristo Re, con
ardore apostolico si studieranno di ricondurre a Dio i ribelli e
gli ignoranti e si sforzeranno di mantenere inviolati i diritti di
Dio stesso.
***
E a condannare e riparare coteste pubbliche defezioni, che il
laicismo generò con tanta iattura della società non sembra forse
che debba grandemente giovare la celebrazione della solennità
annuale di Cristo Re presso tutte le genti? Infatti, quanto più
si passa sotto vergognoso silenzio il soavissimo nome del nostro
Redentore, sia nelle adunanze internazionali, sia nei parlamenti,
tanto più altamente è necessario acclamarlo annunziando
dappertutto i diritti della Sua Regale dignità e potestà,
XX&

20. Preparazione della Festa

E chi non vede che fino dagli ultimi anni dello scorso secolo
si preparava meravigliosamente la via alla desiderata istituzione
di questo giorno festivo? Nessuno, infatti, ignora come con libri
divulgati nelle varie lingue di tutto il mondo questo culto fu
sostenuto e sapientemente difeso; come pure il principato e il regno
di Cristo fu ben riconosciuto con la pia pratica di dedicare e
consacrare tutte le famiglie al SS. Cuore di Gesù. E non solo
tante famiglie furono consacrate, ma altresì nazioni e regni; anzi
per volere di Leone XIII, tutto il genere umano durante l'Anno
Santo 1900 fu felicemente consacrato al Divin Cuore. Né si
deve passare sotto silenzio che a confermare solennemente questa
regale potestà di Cristo sul consorzio umano meravigliosamente
giovarono i numerosissimi Congressi Eucaristici che si sogliono
celebrare ai nostri tempi; essi col convocare i fedeli delle singole
diocesi, delle nazioni, ed anche di tutto l'Orbe cattolico a
venerare ed adorare Gesù Cristo Re nascosto sotto i veli
eucaristici, tendono, mediante discorsi nelle assemblee e nelle chiese,
mediante le pubbliche esposizioni del SS. Sacramento, mediante
le meravigliose processioni ad acclamare Cristo quale Re dato
dal cielo. A buon diritto si direbbe che il popolo cristiano, mosso
da ispirazione divina, tratto dal silenzio e dal nascondinento
dei sacri templi, e portato per le pubbliche vie a guisa di trionfatore,
quel medesimo Gesù che venuto nel mondo gli empi non
vollero riconoscere, voglia ristabilirlo nei suoi diritti Regali.

21. Occasione dell'Istituzione della Festa

E per vero ad attuare il Nostro divisamento sopra accennato,


l’Anno Santo, che volge alla fine, Ci porge la più propizia
occasione, poiché Dio benedetto, avendo sollevate la mente ed il
cuore dei fedeli alla considerazione dei beni celesti che superando
ogni gaudio e li ristabilì in grazia e li confermò nella retta via
o li avviò con nuovi incitamenti al conseguimento della perfezione.
Perciò sia che consideriamo le numerose suppliche a Noi rivolte,
sia che consideriamo gli avvenimenti di questo Anno Santo
troviamo argomento a pensare che finalmente è spuntato il giorno
desiderato da tutti, nel quale possiamo annunziare che si deve
onorare con una festa speciale Cristo quale Re di tutto il genere
umano, In quest'anno infatti come dicemmo sino da principio,
quel Re veramente amabile nei suoi Santi è stato magnificato in
modo glorioso con la glorificazione di una nuova schiera di suoi
fedeli, elevati agli onori celesti, parimenti in questo anno per
mezzo dell'Esposizione Missionaria, tutti ammirarono i trionfi
procurati a Cristo per lo zelo degli operai evangelici nell'estendere il Suo
regno; finalmente in questo medesimo anno con la centenaria
ricorrenza del Concilio Niceno, commemorammo la difesa e
XXI&

definizione del dogma della Consustanzialità del Verbo Incarnato col


Padre, sulla quale si fonda l'impero sovrano del medesimo Cristo su
tutti i popoli.

22. Istituzione della festa della Regalità di Gesù Cristo

Pertanto con la Nostra Apostolica Autorità, istituiamo la Festa


di N. S. Gesù Cristo Re, stabilendo che sia celebrata in tutte le
parti della terra l'ultima Domenica di Ottobre, cioè la Domenica
precedente la Festa d'Ognissanti. Similmente ordiniamo che in
questo medesimo giorno, ogni anno, si rinnovi la consacrazione di
tutto il genere umano al Cuore Santissimo di Gesù, che il Nostro
Predecessore di s. m. Pio X aveva comandato di ripetere
annualmente. In quest'anno, però vogliamo che sia rinnovata il giorno
31 di questo mese, nel quale Noi stessi terremo solenne pontificale
in onore di Cristo Re e ordineremo che la detta consacrazione si
faccia alla Nostra presenza. Ci sembra che Noi non possiamo
meglio e più opportunamente chiudere e coronare l'Anno Santo, né
rendere più ampia testimonianza della Nostra gratitudine a Cristo,
Re immortale dei secoli; e di quella di tutti i cattolici per i benefici
fatti a Noi, alla Chiesa e a tutto l'orbe cattolico durante
quest'Anno Santo,

23. Motivi della festa

E non fa bisogno, Venerabili Fratelli, che vi esponiamo


a lungo i motivi per cui abbiamo istituito la solennità di Cristo Re
distinta dalle altre feste, nelle quali sembrerebbe già adombrata e
implicitamente solennizzata questa medesima dignità regale. Basta
infatti avvertire che, mentre l'oggetto materiale delle attuali feste
di Nostro Signore è Cristo medesimo, l'oggetto formale, però, in
esse si distingue del tutto dal nome e dalla potestà regale di Cristo.
La ragione, poi, per cui volemmo stabilire questa festa in giorno
di domenica è perché non solo il Clero con la celebrazione della
Messa e la recita del divino Officio, ma anche il popolo, libero
dalle consuete occupazioni, rendesse a Cristo esimio testimonianza
della sua obbedienza e della sua devozione. Ci sembrò poi più di
ogni altra opportuna a questa celebrazione l'ultima domenica del
mese di ottobre, nella quale si chiude quasi l'anno liturgico; così
infatti avverrà che i misteri della vita di Gesù Cristo commemorati
nel corso dell'anno, terminino e quasi ricevano coronamento da
questa solennità di Cristo Re; e prima che si celebri e si esalti la
gloria di Colui che trionfa in tutti i santi e in tutti gli eletti.

24. Prescrizioni papali relative alla festa

Pertanto questo sia il vostro officio, o Venerabili Fratelli,


questo il vostro compito di far sì che si premetta alla celebrazione di
XXII&

questa festa annuale, in giorni stabiliti, in ogni parrocchia un


corso di predicazione, in guisa che i fedeli, ammaestrati intorno
alla natura, al significato ed alla importanza della festa stessa,
intraprendano tale un tenore di vita che sia veramente degno
di coloro che vogliono essere sudditi affezionati e fedeli del Re divino

25. Vantaggi alla Chiesa

Giunti al termine di queste Nostre Lettere Ci piace, o


Venerabili Fratelli, spiegar brevemente quali vantaggi in bene sia della
Chiesa e della società civile, sia dei singoli fedeli, Ci ripromettiamo
da questo pubblico culto verso Cristo Re. Col tributare questi onori
alla dignità regia di Nostro Signore, si richiamerà necessariamente
al pensiero di tutti la Chiesa, essendo stata stabilita da Cristo
come società perfetta, richiede per diritto proprio, a cui non può
rinunziare, piena libertà e indipendenza dal potere civile, che essa,
nell'esercizio del suo divino ministero di insegnare, di reggere e
di condurre alla felicità eterna tutti coloro che appartengono al
Regno di Cristo, non può dipendere dall'altrui arbitrio.

26. Vantaggi per la Società Civile

Di più la società civile deve concedere simile libertà a quegli


ordini e sodalizi religiosi d'ambo i sessi, i quali, essendo di
validissimo aiuto alla Chiesa ed ai suoi pastori, cooperano
grandemente all'estensione e all'incremento del Regno di Cristo, sia
perché colla professione dei tre voti combattono la triplice
concupiscenza del inondo, sia perché colla pratica di una vita di
maggior perfezione fanno sì che quella sanità, che il divino
Fondatore volle fosse una delle note della vera Chiesa, risplenda di
giorno in giorno sempre più innanzi agli occhi di tutti.

27. Vantaggi per le nazioni

La celebrazione di questa festa, che si rinnova ogni anno,


sarà anche d'ammonimento per le nazioni; che il dovere di
venerare pubblicamente Cristo, e di prestargli obbedienza, riguarda non
solo i privati, ma anche i magistrati e i governanti: li chiamerà al
pensiero del giudizio finale, nel quale Cristo scacciato dalla
società o anche solo ignorato e disprezzato, vendicherà acerbamente
le tante ingiurie ricevute, richiedendo la sua regale dignità che
la società intera si uniformi ai divini comandamenti e ai principi
cristiani, sia nello stabilire le leggi, sia nell'amministrare la
giustizia, sia finalmente nell'informare l'animo dei giovani alla sana
dottrina a alla sanità dei costumi.
XXIII&

28. Vantaggi per i Fedeli

Inoltre non è a dire quanta forza e virtù potranno i fedeli


attingere dalla meditazione di coteste cose, allo scopo di modellare
il loro animo alla vera regola della vita cristiana.
Poiché se a Cristo Signore è stata data ogni potestà in cielo
e in terra: se tutti gli uomini redenti con il sangue suo prezioso
sono soggetti per un nuovo titolo alla sua autorità, se infine questa
potestà abbraccia tutta l'umana natura, chiaramente si comprende,
che nessuna delle nostre facoltà si sottrae a tanto impero. È
necessario, dunque, ch’egli regni nella mente dell'uomo, la quale
con perfetta sottomissione deve prestare fermo e costante assenso
alle verità rivelate e alla dottrina di Cristo; che regni nella volontà
la quale deve obbedire alle leggi e ai precetti divini, che
regni nel cuore, il quale meno apprezzando gli affetti naturali,
deve amare Dio più d'ogni cosa e a lui solo stare unito; che
regni nel corpo e nelle membra, che, come strumenti, o al dire
dell'apostolo Paolo come “ arma justitiae Deo ” devono servire
all’interna santità delle anime. Se coteste cose saranno proposte
alla considerazione dei fedeli, essi più facilmente saranno spinti
verso la perfezione.

29. Augurio finale.

Faccia il Signore, Venerabili Fratelli, che quanti sono fuori del


suo regno bramino ed accolgano il soave giogo di Cristo, e tutti,
quanti siamo, per sua misericordia, suoi sudditi e figli, lo portiamo
non a malincuore, ma con piacere, ma con amore, ma santamente;
e che dalla nostra vita conformata alle leggi del Regno divino
raccogliamo Iieti ed abbondanti frutti, e ritenuti da Cristo quali
servi buoni e fedeli diveniamo con Lui partecipi del Regno celeste,
della sua eterna felicità e gIoria. Questo nostro augurio nella
ricorrenza del Natale di Nostro Signore Gesù Cristo sia per voi, o
Venerabili Fratelli, un attestato del Nostro affetto paterno;
e ricevete l'Apostolica Benedizione, che in auspicio dei divini
favori impartiamo ben di cuore a Voi, o Venerabili Fratelli, e a
tutto il Clero e popolo vostro.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il giorno 11 dicembre
dell'Anno Santo 1925, quarto del Nostro Pontificato,

PIO PP. Xl
**********************************************************
LETTURA I.

IL VERO RE

Ipsum (Verbum) in res creatas


universas summum atque
absolutissimum imperium habet
(Encycl.)

1. Chi è il Re. - La parola re si dice in


latino rex che viene da regere. Regere poi
significa reggere, regolare, governare.
Noi vediamo infatti che il re regge tutto
l'organismo dello stato.
Regge anzitutto il popolo nella varietà
delle persone: uomini e donne, ricchi e poveri,
giovani e vecchi, nobili e plebei, dotti ed
ignoranti, sani ed infermi.
Regge i vari istituti dello stato, come
l'esercito e l'armata, le scuole primarie,
secondarie, universitarie, i tribunali, ecc.
Il Re, come capo del potere legislativo,
sanziona le leggi fatte dal Parlamento, se si
tratta di governi rappresentativi; e così
regge le relazioni dei cittadini col codice civile,
le relazioni commerciali col codice di
commercio, l'ordine giudiziario coi codici di
procedura civile e penale.
Come capo del potere esecutivo elegge i
Ministri destinati ai vari dicasteri, e in tal
modo regge gli affari interni e gli esteri,
2&

l’agricoltura, l'industria, il commercio, i


lavori pubblici, e tutti gli altri rami della
pubblica amministrazione.
A prima vista sembra che tutto dipenda
dal Re.
Eppure non è così.
***
2. I re. - Un re, anche monarca
assoluto, non può mai reggere tutto. Il suo
regno è sempre limitato. Limitato nello spazio:
qual è quel re che governi tutto il mondo?
Anche gli antichi regni degli Assiri, Babilonesi,
Persiani; anche l'impero di Alessandro Magno,
l'Impero Romano eran ben lungi dal
comprendere tutta la terra.
Limitato nel tempo. Ciascun re governa
per un determinato tempo; per alcuni mesi
od anche giorni come avvenne a quegli
Imperatori Romani eletti dall’esercito tra
Commodo ed Alessandro Severo, di cui nello
spazio di 35 anni successero 50; oppure
anche lunghi anni come Luigi XIV. detto il
Re-sole, che regnò 72 anni.
Limitato nella potenza anche a riguardo
dei suoi sudditi. Difatti il re, anche assoluto,
non può vincere ogni battaglia, domare
ogni insurrezione, procurare al suo popolo
ogni prosperità.
Limitato nella stessa potestà regale. Egli
fa leggi: ma queste sono conferme o
determinazioni del diritto naturale, che è una
legge che non ha fatto lui e che non dipende
3&

da lui, alla quale anzi egli stesso soggiace.


Non parliamo poi delle leggi che governano
le cose. Che cosa può un re, anche
assoluto, sulle leggi della gravitazione
universale, della gravità terrestre, della
meccanica? sulle leggi fisiche che governano i
suoni, il calore, la luce, il magnetismo
l'elettricità? sulle leggi chimiche della costituzione
dei corpi e varie combinazioni? Sulle
leggi biologiche che governano la vita delle
piante, e degli animali? Che su quelle che
governano i venti, le piogge, i cicloni, le
burrasche, i terremoti?
Dunque, ogni re in questo mondo ha
una potestà limitata; regge, governa, ma
non tutto ed in un'orbita molto ristretta.
***
3. Il vero Re. - Invece io posso
immaginare un re di un potere senza limiti.
Senza limiti di tempo - che oltrepassi
tutti i tempi - senza principio e senza fine.
Senza limiti di spazio - la cui potenza non
solo raggiunga tutta la superficie della terra,
ma si estenda negli spazi infiniti comprendendo
tutti gli innumerevoli sistemi planetari
dell'universo.
Senza limiti di potenza - in modo che
possa tutto quello che vuole in cielo, in terra,
nel mare e negli abissi; un re che regoli
il corso degli astri, che diriga le leggi
geologiche che formano il nostro globo, le
leggi meccaniche, fisiche, chimiche, biologiche
4&

che governano i regni della natura minerale,


vegetale, animale; un re che comandi
al mare, al vento, e alla terra; alla siccità
e alla carestia, ai cicloni, agli uragani,
ai terremoti, alla guerra e alla pace, alla
gioia e al dolore, alla vita e alla morte.
Più ancora: posso pensare un re
senza limiti nella sua potestà.
Dissi che i re di questo mondo dipendono
da una certa legge che chiamai legge naturale
Che è questa? È la legge eterna
conosciuta dalle creature ragionevoli.
E la legge eterna che è? Secondo la
dottrina di S. Tommaso è ratio gubernativa
totius universi in mente divina existens -
l'ordine dell'universo in quanto esiste
nella mente di Dio.
Come adunque la mente dei re di
questo mondo concepisce un ordine per
governare il popolo, così nella Mente divina
v'è un Ordine che governa tutto l'Universo,
le creature ragionevoli e irragionevoli,
gli uomini e gli angeli, il mondo naturale e
il soprannaturale, il tempo e l'eternità.
È chiaro che la dignità di Re conviene
molto meglio a questa gran Mente che
governa tutto.
***
Sembra che, con questo, abbiamo
toccato l'ultima vetta. Eppure non è così.
Finora si è parlato di Ordine che si impone
5&

a cose che esistono e per regolarle nelle loro


azioni; ma io posso salire più in alto, posso
considerare non solo le cose esistenti, ma
anche quelle che non esistono ancora,
posso considerare nelle cose non solo la loro
operazione, ma la loro stessa costituzione.
Mi spiego. Prima che la nostra Chiesa
fosse fabbricata com'è al presente, essa
esisteva nella mente dell’ingegnere. Questi poi
compose il disegno come volle. Elesse lo
stile, l'ampiezza, l'altezza, il numero e la
forma delle cappelle e tutte le altre particolarità.
La Chiesa è ora come l'ingegnere
l'ha ideata nella sua mente. Però non
bastava concepirla nella mente, bisognava
poi realizzarla ossia edificarla e per questo
era necessaria una volontà che efficacemente
volesse, e questa fu la volontà dei nostri
antenati che sostennero le fatiche, e le spese
necessarie allo scopo.
Così si distinguono chiaramente tre periodi
nelle cose: il periodo della concezione
ideale, il periodo della realizzazione, il periodo
della operazione.
L'autorità dei re di questo mondo si esercita
solo nel terzo periodo, ossia in quello
dell'operazione, cioè con quei limiti di tempo,
spazio, potenza e potestà che dissi di sopra.
Ma non sarebbe re più vero e perfetto
quello che potesse far valere la sua autorità
anche nel secondo e nel primo periodo?
6&

Quando da lui dipendesse la stessa realizzazione


o esistenza delle cose? anzi la stessa
loro concezione ideale? Allora noi avremo un
Re non solo superiore ad ogni re di questo
mondo, ma addirittura superiore ad ogni
re immaginabile; un Re assoluto, infinito.
Ora questo gran Re esiste realmente: è
Dio. Difatti da Dio dipende il mondo ideale
delle cose possibili che sono infinite. Pensiamo
che il mondo attuale per quanto meraviglioso
non è che uno degli infiniti mondi possibili
che sono nella Mente di Dio.
Da Dio dipende il mondo nella realtà,
perché solamente Dio ha la potenza di creare.
Da Dio dipende il mondo attuale delle
azioni, perché solo a Lui appartiene regolare
tutte le cose create senza alcuna eccezione
senza alcun limite, e dirigerle al loro fine.
Chi non si sente annientare dinanzi alla
infinita maestà di questo Sovrano assoluto?
Egli è il vero Re-sole che illumina e riscalda
tutto il mondo, e non vi ha chi possa
nascondersi dai suoi raggi: non est qui
se abscondat a calore ejus 1 e tutti i re
della terra non sono che piccoli astri che
splendono della luce di Lui. Per me reges
regnant et legum conditores iusta decernunt 2
Per me regnano i re e i legislatori ordinano
quel che è giusto.
7&

Ora questo re è appunto Gesù Cristo, come


Dio; come esprimono le parole dell'Enciclica
poste in testa a questa lettura: Il Verbo di
Dio tiene sopra tutte le cose create sommo ed
assolutissimo impero.

Ciò che scrive S. Giovanni nell’Apocalisse

“Fui rapito in spirito: ed ecco un trono era alzato


nel cielo e sopra del trono uno stava a sedere. E
quegli che stava a sedere era all'aspetto simile alla
pietra jaspide e alla sardia; e intorno al trono era un
iride simile allo smeraldo. E intorno al trono
ventiquattro sedie e sopra le sedie ventiquattro seniori
vestiti di bianche vesti e sulle loro teste corone d'oro.
E dal trono partivano folgori e voci e tuoni e dinanzi
al trono sette lampade ardenti, le quali sono i sette
spiriti di Dio. In faccia al trono come un mare di
vetro simile al cristallo e in mezzo al trono e d'intorno
al trono quattro animali pieni di occhi davanti e di
dietro. E il primo animale somigliante al leone, e il
secondo animale simile al vitello, e il terzo animale
avente la faccia dell’uomo, e il quarto animale simile
all'aquila volante. E i quattro animali avevano
ciascuno sei ali e all'intorno e dentro pieni di occhi, e di
giorno e di notte senza darsi posa dicono: Santo, Santo,
Santo il Signore Dio onnipotente il quale era, il
quale è, il quale verrà. E mentre quegli animali
davano gloria e onore e rendimenti di grazia a lui che
sedeva sul trono che vive nei secoli dei secoli,
prostravansi i ventiquattro seniori dinanzi a lui che siede
sul trono, e lui adoravano che vive nei secoli dei
secoli, e gittavano le loro corone dinanzi al trono
dicendo: Degno sei tu, o Signore Iddio nostro, di ricevere
la gloria, l'onore e la virtù, perché tu creasti le
cose tutte e per volere tuo esse sussistono e furono
create ”
8&

ORAZIONE

O Dio che, avendo creato il mondo, lo governi


con piena autorità, solo vero ed assoluto Re
dell’universo, concedi ai re della terra di
riconoscere da te la loro autorità e di esercitarla
solamente a tua gloria. Per Gesù Cristo nostro
Signore che vive e regna con te e collo Spirito
Santo per tutti i secoli. Così sia.

Giaculatoria: Pater noster qui es in coelis


adveniat regnum tuum.
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LETTURA II.

ILA REGALITA’ DI GESU’


NELLA BIBBIA

Christum esse regem nonne in


scripturis sacris passim
legimus? (Encycl.)

1. La Bibbia - La Bibbia è formata di 72


libri: 46 dell'antico, e 27 del nuovo Testamento.
Sono libri scritti sotto l'ispirazione di Dio
da vari autori che si successero nel periodo
di 15 secoli, quanti cioè ne trascorsero da
Mosè a S. Giovanni Evangelista.
Tutta la Bibbia si può considerare come
la lettera scritta da Dio al genere umano
che abita la terra, per insegnargli la via
della salute.
Vi sono non solo libri, ma addirittura
intere biblioteche, che spiegano e provano
l'autenticità, la veridicità e la divina
ispirazione della Bibbia, che ne riferiscono le
versioni, e ne commentano il senso.
La letteratura dei S. Padri greci, latini
e siri che comprende parecchie centinaia di
grossi volumi in foglio, è in gran parte un
commento della Bibbia.
Questa è tradotta in tutte le lingue,
antiche e moderne. Anche ai nostri tempi una
10&

moltitudine innumerabile di studiosi, sovente


di eletto ingegno, spende tutta la vita
negli studi biblici.
Basta scorrere rapidamente il più elementare
dei trattati di Istituzioni Bibliche, per
rimanere pieni della più alta meraviglia per
gli immani lavori che si compirono nel
corso dei secoli intorno alla Bibbia.
Questa appare allora di tanto superiore
agli altri libri, di quanto il cielo è più alto
della terra. E con ragione.
Perché? Perché la Bibbia è libro divino,
mentre gli altri sono libri umani; ed essendo
libro divino contiene solo la verità, senza
alcun errore, e le verità più alte, più
necessarie, più interessanti che esistano.
Peccato che tanti uomini passino la loro
vita senza nemmeno sapere che vi siano
libri cosi ammirabili! Questo fa ricordare le
parole del Poeta:
Chiamavi il ciel e intorno vi si gira
Mostrandovi le sue bellezze eterne,
E l'occhio vostro pure a terra mira! 1
La Bibbia è per le verità soprannaturali
quello che la ragione è per le naturali; anzi
infinitamente di più, perché la ragione può
sbagliare, ma la Bibbia non contiene errori.
Quello pertanto che afferma questo libro
divino, sia che riguardi il presente, il passato
o il futuro, sia il tempo che l'eternità,
11&

è senz'altro infallibilmente vero, perché


parola di Dio.
***
2. Profezia di Giacobbe e di Balaam.
Vediamo ora che cosa dice la Bibbia
intorno alla regalità di Gesù Cristo. Sappiamo
dalla Storia Sacra che Giuseppe, venduto
dai fratelli, fu portato in Egitto. Avendo,
per divina ispirazione, conosciuto come
dovevano venire sette anni di abbondanza e
sette anni di carestia, il Faraone lo fece
viceré dell'Egitto. Negli anni di carestia da
ogni parte si veniva per grano in Egitto; e
vennero anche i figli di Giacobbe col padre
loro. La famiglia di Giacobbe e i suoi discendenti,
rimasero per molto tempo in Egitto,
ossia per 430 anni, finché mutate le condizioni
dei tempi, gli Ebrei caddero in schiavitù
e Dio li liberò miracolosamente per
mezzo di Mosé.
Or ecco la testimonianza biblica che
dobbiamo considerare. Quando Giacobbe in
Egitto, fu vicino a morte, chiamò al suo letto
i suoi dodici figli, e disse loro: Adunatevi,
affinché io vi annunzi le cose che a voi
succederanno nei giorni avvenire 1 .
E passarono Ruben, primogenito, Simone
e Levi e udirono le loro predizioni. Quando
venne Giuda, il padre gli diresse queste
12&

magnifiche parole: Giuda, a te daran laude i


tuoi fratelli, tu porrai la tua mano sulla
cervice dei tuoi nemici! te adoreranno i figli del
padre tuo. Lo scettro non sarà tolto da Giuda
e il condottiero dalla stirpe di Lui, fino a
tanto che venga Colui al quale lo scettro è
dovuto, ed ei sarà l'aspettazione delle nazioni.
Ora chi è costui che sarà l'aspettazione
delle genti? È il Messia Gesù Cristo. Ebbene
Giacobbe afferma che questo Messia è colui
cui lo scettro, ossia l'autorità regia, non solo
sarà data, ma data per dovere, perché a lui
solo può appartenere. Non è questa una bella
testimonianza di Dio a favore della Regalità
del nostro Salvatore Gesù Cristo?
***
Altra testimonianza abbiamo nel C. XXIV
del libro dei Numeri.
Balac, Re di Moab, combatteva contro
Israele e chiamò il profeta Balaam per
maledire i suoi nemici. Ma Balaam, ispirato da
Dio, invece di maledire Israele, lo benedisse.
Ecco le sue parole: Parola di colui che ha
udito i parlari di Dio, che sa la Dottrina
dell'Altissimo e vede le visioni dell'Onnipotente. Di
Giacobbe nascerà una stella e spunterà da
Israele una verga e percuoterà i capi di Moab
e rovinerà tutti i figliuoli di Seth. Da Giacobbe
verrà il dominatore!
La verga che percuoterà i capi di Moab è
Gesù Cristo, venuto a distruggere nel mondo
13&

il regno di Satana. Per questo è chiamato


il Dominatore per eccellenza, ossia Re
Supremo, trionfatore glorioso fino a tanto che
non avrà fatto dei suoi nemici sgabello ai
suoi piedi: Donec ponam inimicos tuos
scabellum pedum tuorum 1 .
***
3. Profezia di Davide. - Il Santo Re Davide
ci presenta un'altra testimonianza nel
primo Salmo che cantiamo nel Vespro della
Domenica che incomincia: Dixit Dominus.
Virgam virtutis tuae emittet Dominus ex
Sion, dominare in medio inimicorum tuorum. 2
Da Sionne stenderà il Signore la
verga, ossia lo scettro della sua possanza;
esercita il tuo dominio in mezzo ai tuoi nemici.
Ora questa verga o scettro è appunto
Gesù Cristo.
Il medesimo Davide nel Salmo 11
afferma la medesima verità in una forma più
chiara e dirò drammatica. Per qual ragione
fremono le genti e i popoli macchinano vani
disegni? Si sono levati su i re della terra e i
principi si sono collegati insieme contro al
Signore e contro il suo Cristo? Io da Lui sono stato
costituito Re sopra Sionne, il monte santo
di Lui, affine di annunziare i suoi precetti. Il
Signore disse a me: Tu sei mio Figlio. Io oggi
14&

ti ho generato. Chiedimi ed io ti darò in tuo


retaggio le genti e in tuo dominio gli ultimi
confini della terra. Governerai coloro con
scettro di ferro e li stritolerai come vasi di creta.
Adesso adunque voi, o regi, imparate; ravvedetevi
voi che siete giudici della terra, servite a lui
con timore ed in lui con tremore esultate.
Che splendida testimonianza! Qui si
parla del Figlio di Dio è chiaro. Si mettono
di fronte a lui tutti i re della terra che
fossero a lui contrari e si dice che Cristo li
infrangerà come vasi di creta. Non solo
dunque Gesù Cristo è proclamato Re; ma
Re dei re, e trionfatore di tutti i suoi
nemici: Re cui debbono far umile ossequio
tutti gli altri, se bramano conservare
onestamente il loro scettro.
Si vede che Gesù Cristo è Re terribile per i
seguaci ostinati di Satana. Invece quanto
sarà dolce il suo regno per i sudditi che gli
saranno fedeli!
***
Ecco come nel salmo 71, Davide, mille anni
prima, canta la gloria di Cristo Re: Dà, o Dio,
la potestà di giudicare al Re, e l'amministrazione
della tua giustizia al Figlio del Re, affinché
Egli giudichi con giustizia il tuo popolo e
i tuoi poveri in equità. Ricevano i monti la
pace del popolo e i colli ricevano la giustizia!
Ei renderà la giustizia ai poveri del popolo e
salverà i figliuoli dei poveri... Egli scenderà
15&

come pioggia sul vello di lana e come acqua che


cade a stille sopra la terra. E spunterà nei
giorni di lui la giustizia e l'abbondanza della pace
ed ei signoreggerà da un mare all'altro e dal
fiume fino all'estremità del mondo. Si
getteranno ai suoi piedi gli Etiopi, i Re di Tarsis
e le isole a lui faranno le loro offerte; i Re degli
Arabi e di Saba porteranno i loro doni. E lo
adoreranno tutti i Re della terra, e le genti tutte
a lui ubbidiranno. Imperocchè Egli libererà il
povero dal potente, tal povero che non aveva
chi l'aiutasse. Avrà pietà del povero e del bisognoso
e le anime dei poveri farà salve. Libererà le
anime loro dalle usure e dalle ingiustizie e il nome
loro sarà in onore dinanzi a lui... Sia benedetto
nei secoli il di Lui nome! benedetto il nome
della maestà di Lui in eterno! Cosi sia!
Cosi sia!

Il sogno di Daniele

“ L'anno primo di Baldassare Re di Babilonia,


Daniele ebbe visione in sogno... essendo nel suo letto, e
scrisse e registrò in breve note questo sogno: lo ebbi
una notte questa visione: i quattro venti dell'aria
combattevano nel gran mare, e quattro grandi bestie
uscivano dal mare tra loro diverse. Io stava osservando
fino a tanto che furono innalzati dei troni e l'Antico
dei giorni si assise: le sue vestimenta candide
come la neve e i capelli della sua testa come lana
lavata. Il trono di lui fiamme infuocate e le ruote del
trono come vivo fuoco. Rapido fiume di fuoco
usciva dalla sua faccia e i suoi ministri erano migliaia
di migliaia e i suoi assistenti dieci mila volte cento
mila. S'assise il giudizio e i libri furono aperti... Io
stava osservando nella visione notturna ed ecco colle
nubi del cielo venire come il Figliolo dell'uomo, ed ei si
16&

avanzò fino all'Antico dei giorni: e lo presentarono al


cospetto di Lui. E l'Antico dei giorni gli diede potestà
onore e regno, e tutti i popoli, tribù e lingue a lui
serviranno; la potestà di lui è potestà eterna, che non
gli sarà tolta, e il regno di lui è incorruttibile” 1
Chi è quel Figlio dell'uomo che riceve il Regno
dell'Antico dei giorni, se non Gesù Cristo?
Ma se Gesù Cristo è Re, tutti gli uomini debbono
essere suoi sudditi, e quindi credere le verità da Lui
insegnate, osservare i suoi comandamenti, ed usare
dei mezzi di grazia da Lui istituiti, che sono i
sacramenti.

ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, Re universale ed


eterno, la cui suprema regalità è così
splendidamente proclamata nelle Scritture dell'Antico
Testamento, degnati benignamente di concedere
all'Umanità di piegarsi con umiltà ed amore
sotto il tuo scettro regale. Tu che vivi e regni
col Padre e collo Spirito Santo per tutti i
secoli dei secoli. Amen.

Giaculatoria: Cor Iesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
***********************************************************************************
LETTURA III.

CRISTO RE
NEL NUOVO TESTAMENTO
Eadem de Christo rege doctrina in N.T. paginis
magnifice splendideque confirmatur (Encycl.)

Già sappiamo che la Bibbia si divide in


due parti: l'Antico e il Nuovo Testamento.
Quello abbraccia il tempo prima, questo il
tempo dopo Cristo.
Quanto ad autorità le due parti sono
perfettamente eguali, perché di tutti i libri
della Bibbia l'autore primario è uno solo,
cioè Dio.
Vediamo ora come parla il Nuovo
Testamento della regalità di Cristo.
***
1. L'Annunziata. - Per meglio intendere la
divina testimonianza della regalità di Cristo
nel fatto dell'Annunciazione, bisogna
prendere le mosse dall'Antico Testamento. È
solenne la profezia di Isaia, circa settecento
anni prima di Cristo: Egli così aveva
profetato. Un pargoletto è nato a noi e
il figlio è dato a noi, ed ha sopra gli omeri
suoi il principato ed ei si chiamerà per nome
l'Ammirabile, il Consigliere, Dio, il Forte, il
Padre del futuro secolo, il Principe della
pace. L'impero di lui sarà amplificato e la pace
18&

non avrà fine: ei siederà sul Trono di Davide


ed avrà il regno di lui per assodarlo e
corroborarlo, rendendo ragione e facendo
giustizia da ora in poi e sino in sempiterno 1 .
Ora ecco che cosa dice il Nuovo
Testamento nel Vangelo di S. Luca. Fu
mandato l'Angelo Gabriele da Dio ad una
città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una
Vergine sposata ad un uomo della casa di
David, nomato Giuseppe, e la vergine si
chiamava Maria. Ed entrato l'Angelo da lei disse:
Dio ti salvi, o piena di grazia: il Signore è
teco: benedetta tu fra le donne. Le quali
cose avendo ella udite, si turbò alle sue parole;
e andava pensando qual sorta di saluto fosse
questo. E l'Angelo le disse: Non temere, o
Maria: imperocchè hai trovato grazia
innanzi a Dio. Ecco che concepirai e partorirai
un figlio e gli porrai nome Gesù. Questi sarà
grande e sarà chiamato Figliuolo dell'Altissimo:
e a Lui darà il Signore Dio la sede di
David suo padre e regnerà sopra la casa di
Giacobbe in eterno. E il suo regno non avrà
fine 2
Qui si vede la perfetta corrispondenza tra
l'antico e il nuovo Testamento, tra le parole
profetiche di Isaia, e il racconto storico di
S. Luca. Il figlio di Maria è quello stesso che
fu annunziato dall'antico profeta e questo
19&

figlio è detto Principe della pace, Re


sovrano che siederà sul trono di Davide
suo padre e regnerà in eterno.
***
Un altro annunzio profetico che trova il
suo perfetto riscontro storico nel Nuovo
Testamento, è quello del profeta Zaccaria! Egli
dice: Esulta grandemente, o figliuola di Sion,
e giubila, o figlia di Gerusalemme: Ecco che
viene il tuo Re giusto e salvatore: egli è
povero e cavalca un'asina e un asinello 1 .
Ora ecco quello che dice il Vangelo di San
Matteo: E avvicinandosi a Gerusalemme,
arrivati che furono a Betfage al monte
Oliveto, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro:
Andate nel paese che vi sta rimpetto e subito
troverete legata un'asina e con essa il suo
asinello; scioglietela e conducetemela. E
menarono l'asina e l'asinello e misero sopra di essi le
loro vestimenta e lo fecero montar sopra; e
moltissimi delle turbe distesero le loro vesti
per la strada; altri poi tagliavano rami dagli
alberi e li gettavano sulla via e le turbe che
precedevano e quelle che venivano dietro
gridavano dicendo: Osanna al figliuolo di Davide,
benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Ora soggiunse l'Evangelista S. Matteo;
tutto questo segui perché si adempisse la
parola del Profeta che disse: Dite alla figliuola
20&

di Sion: Ecco il tuo Re viene a te mansueto,


cavalcando un'asina e un asinello.
Nell'uno e nell'altro luogo Gesù è proclamato
Re.
***
2. Affermazioni di Cristo. - Ma abbiamo
a questo riguardo una testimonianza più
impressionante: quella di Cristo medesimo
dinanzi a Pilato. Gesù, catturato nell'Orto di
Getsemani, già passato al giudizio di
Anna e di Caifa, è tradotto al tribunale di
Pilato. Leggiamo il Vangelo di S. Giovanni:
“ Entrò Pilato nel Pretorio, chiamò Gesù e gli
disse: Sei tu re dei giudei? Gli rispose Gesù
e gli disse: Il Regno mio non è di questo
mondo. Se fosse di questo mondo il
mio Regno, i miei ministri certamente si
adoprerebbero, affinché non venissi dato in
potere dei Giudei. Ora poi, il mio regno non
è di qua. Dissegli però Pilato: Tu dunque
sei Re? Rispose Gesù: Tu dici ch’io son re.
Io a questo fine son nato ed a questo fine
son venuto al mondo, di render
testimonianza alla verità. Chiunque sta per la
verità, ascolta la mia voce 1 .
La parola tu dici ch'io sono re, sono una
maniera di dire che significa l'affermazione
precisamente come se fosse scritta così: Tu
dunque sei Re? si, lo sono! e perché Pilato
fosse pienamente persuaso, Gesù aggiunge di
essere venuto al mondo per dir la verità!
21&

Quale più splendida testimonianza


possiamo noi desiderare? Eppure vi ha di più
ancora.
***
3. Esercizio della Regalità. - Chi non sa che
nel Vangelo si parla continuamente del Regno
di Dio? Lo stesso vangelo è detto più volte
Evangelium regni: l'evangelo del Regno.
Ben 108 volte nei quattro vangeli è nominato
il Regno di Dio. Vogliamo or vedere
come Gesù Cristo dà principio alla costituzione
del suo regno? Ricordiamo il discorso
delle beatitudini 1 . Qui abbiamo lo spirito
e i principi fondamentali. In seguito Egli
elegge il corpo dirigente, stabilisce la
forma di governo e ne elegge il capo in S. Pietro
***
Ma questo suo regno non doveva restringersi
alla sola Palestina; doveva estendersi su
tutta la terra, abbracciare tutta l'umanità.
E in che modo, se gli uomini erano distribuiti
in regni perfettamente organizzati? Con
qual potestà entrare in regni estranei,
predicarvi una nuova dottrina, organizzare
moltitudini assoggettandole ad una nuova
autorità? C'era soprattutto l'immenso Impero
Romano coi suoi Cesari gelosi del potere, colla
sua costituzione saldamente stabilita, colle
sue leggi, colla sua religione. Ebbene tutto
questo non sarà d'impedimento perché Gesù
22&

il divino Istitutore del nuovo regno, ha un


potere infinitamente superiore.
Ascoltiamo le sue parole: Data est mihi omnis
potestas in coelo et in terra! 1 . A me è data
ogni potestà in cielo e in terra. Come
se dicesse: Che cercate voi s'io abbia la
potestà di estendere il mio regno nei
regni della terra? Che cosa è mai la terra
di fronte al cielo? Tutto l'universo non è
che un granellino di polvere di fronte al
cielo. Ebbene a me è data ogni potestà
nella stessa immensità e sublimità dei cieli.
Pensate se può mancarmi la potestà sulla
terra. S'io ho dunque tal potestà, ecco io
me ne servo: Euntes ergo, docete omnes
gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii
et Spiritus Sancti, docentes eos servare omnia
quaecumque mandavi vobis . Andate dunque,
istruite tutte le genti, battezzandole
nel nome del Padre e del Figliuolo e
dello Spirito Santo, insegnando loro di
osservare tutto quanto vi ho comandato. In
queste parole è chiaramente espressa la triplice
potestà del regno di Dio: la potestà dottrinale,
docete; la potestà sacramentale, baptizantes;
la potestà giurisdizionale, servare
omnia quaecumque mandavi vobis.

Il Giudizio finale

Ma una delle più grandi meraviglie è I'esercizio di


quella parte della potestà giurisdizionale che si
dice potestà giudiziaria. Gesù esercita questa potestà
23&

con sentenza suprema ed inappellabile in due giudizi


nel giudizio particolare e nell'universale.
Questo si fa di ciascun’anima immediatamente
dopo la morte - il secondo avrà luogo alla fine del
mondo nella presenza collettiva e simultanea di tutti gli
uomini ed angeli, senza nessuna eccezione. Quale
magnifico e insieme tremendo spettacolo! Dopo
distrutta la terra col fuoco, al suono delle trombe che si
faranno udire fino agli ultimi confini della terra,
usciranno dalle tombe i nostri morti e ritorneranno a vita.
Ecco, dice l'Apostolo S. Paolo, ecco ch'io vi dico un
mistero: risorgeremo tutti... in un momento, in un
batter d'occhio, all’ultima tromba, i morti risorgeranno
incorrotti 1 . “Allora verrà dal cielo nella sua maestà
e tutti gli Angeli con Lui e allora siederà sopra il
trono della sua maestà. E si raduneranno dinanzi
a Lui tutte le nazioni, ed Egli separerà gli uni da
gli altri, come il pastore separa le pecore dai
capretti, e metterà le pecorelle alla destra e i capretti
alla sinistra. E allora il Re dirà a quelli che saranno
alla sua destra: “ Venite benedetti dal Padre mio,
prendete possesso del Regno preparato a voi fin
dalla costituzione del mondo... E dirà anche a coloro
che saranno alla sinistra “ Via da me, o maledetti,
nel fuoco eterno che fu preparato al demonio e gli
angeli suoi... E andranno costoro all'eterno supplizio e i
giusti alle vita eterna! ” - Tutte queste sono parole
precise del Vangelo di S. Matteo nel C. XXV. Ecco
due cose insieme “ che Gesù è chiamato re ”. Allora
dirà il “Re” e che Gesù esercita la suprema potestà
Regale sopra tutti gli uomini del mondo. In
questo giudizio saranno presenti tutti i re della terra:
E gli antichi faraoni dell'Egitto, i famosi sovrani
degli Imperi degli Assiri, Babilonesi, Medo-Persiani,
Greci, Romani. Là vi sarà presente Nabucodonosor,
della statua d'oro, Nerone il persecutore, come tutti
i sovrani di cui si parla nella storia antica, medievale
24&

moderna, e tutti quelli che verranno in seguito


fino alla fine del mondo! E Gesù giudicherà tutti!
Come si vede che Egli, come dice S. Giovanni è
veramente il princeps regum terrae, 1 il Principe
dei re della terra! Colui che ha scritto sulla sua veste,
e sopra il suo fianco Rex regum et Dominus
dominantium, Re dei re e Signore dei dominanti,
È dunque evidente che anche quella parte della
Bibbia che si dice nuovo Testamento è tutta piena
delle più belle e splendide testimonianze della divina
regalità di Nostro Signor Gesù Cristo.
Gloriamoci di essere sudditi di questo Re e
proponiamo di osservare di tutto cuore le sue leggi
che sono specialmente i comandamenti della legge di
Dio e i precetti evangelici.

ORAZIONE

O Gesù, Re dei Re e Signore dei governanti,


stabilisci in mezzo a noi l'impero della tua
legge, affinché correndo per la via dei tuoi
comandamenti, possiamo un giorno essere fra
coloro che udiranno dalla tua bocca la
consolante sentenza: Venite, o benedetti! – Tu che
vivi e regni col Padre e collo Spirito Santo per
tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Iesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA IV.

CRISTO RE
NELLA S. LITURGIA
Ecclesia per annuum sacrae Liturgiae
orbem, auctorem suum Regem consalutat.

I protestanti affermano erroneamente che


la parola di Dio è contenuta solo nella Bibbia.
La verità invece è che la divina rivelazione
che parte da Dio come da unico fonte originale
viene a noi per due rivi distinti che sono la
Bibbia e la Tradizione. La Bibbia è quella
parte di rivelazione che Dio ha voluto venisse
a noi per iscritto perciò si chiama anche
Sacra Scrittura. La tradizione invece è quella
parte della medesima rivelazione che Dio
non ha comandato fosse redatta in iscritto
ma che viene a noi coi mezzi ordinari, di
generazione in generazione. La tradizione
divina si manifesta con vari mezzi: negli
atti dei sommi Pontefici e dei Concili, nelle
opere dei S. Padri, Dottori della Chiesa,
nella storia stessa ecclesiastica ed in modo
particolare nella magnifica fioritura della
sacra Liturgia.
La Liturgia è il culto pubblico della
Chiesa; ora il culto si svolge sempre sulle basi
della fede. Si prega secondo che si crede.
Onde è comune il proverbio: legem credendi
26&

lex statuit supplicandi, la legge del pregare


stabilisce la legge del credere.
Se dunque noi vedremo che nella sacra
Liturgia si onora, e si prega G. Cristo Re,
questo sarà segno infallibile che la nostra fede
deve veramente riconoscere in Cristo la
dignità reale. Ora la cosa sta appunto così.
***
1. Sacramentari. - Così si chiamano quei
libri liturgici che contenevano anticamente le
sole orazioni che si recitavano dal Vescovo o
dal Sacerdote nella celebrazione della S. Messa
e nei Sacramenti, e sacramentali che alla
Messa vanno uniti. Vi è, per esempio nella
Chiesa Romana, il sacramentario leoniano,
gelasiano, gregoriano. Ora per esempio nel
sacramentario Gelasiano, leggiamo questo
bel prefazio: “È veramente cosa degna e
giusta, equa e salutare, il lodarvi, o Signore, che
siete ammirabile in tutte le vostre opere colle
quali rivelaste i misteri del vostro regno.
Nel libro delle sequenze dell'Abbazia di
S. Gallo, si leggono queste parole: I magi
portano seco i doni per offrirli al Bambino
come a Re Celeste:
Secum munera deferunt
parvulo offerunt, ut Regi coeli.
Son pure, tra tanti altri, da ricordarsi due
giocondi canti nei quali si inneggia a Gesù
Cristo Re.
Il primo è una sequenza che si trova
27&

in tutti i messali romano-francesi fino dal


secolo XI.
Laetabundus exultet fidelis Chorus; alleluia!
Regem regum intactae profudit Thorus.
Il coro dei fedeli esulta di giubilo; alleluia!
Il seno della vergine pura produsse il Re dei re.
Il secondo è pure una sequenza in onore
di Maria:
Mors et vita modulo convenere mirando
Mariae Filius regnat...
Tu nobis, natus rex miserere
La morte e la vita si sono incontrate in
una meravigliosa alleanza: colui che è
figlio di Maria è Dio; egli Regna... tu
dunque, o Re, nato per noi, abbi pietà di noi.
***
Breviario. - Il breviario è una preghiera
pubblica, approvata dalla Chiesa, composto
quasi intieramente da parole divine. Esso
gode meritamente di grande autorità.
Ora nel breviario abbiamo per es.
l'Invitatorio delle prime domeniche di Avvento che
incomincia: Regem venturum Dominum, venite
adoremus. Venite ad adorare il Re che sta per
venire. L'uffizio dall'Epifania è una glorificazione
di Cristo Re. O crudele Erode, canta,
l'inno dei primi vespri, perché temi tu la
venuta del Dio Re? Non toglie i regni mortali,
colui che dona regni celesti.
I magi, dice l'antifona seguente, vedendo
la stella, esclamarono. Questo è il segno del
gran re andiamo, cerchiamolo.
28&

Salmeggiate, dice un'altra antifona,


salmeggiate al Nostro Re; salmeggiate con
sapienza! I salmi di questo ufficio sono quelli
che contengono le più belle affermazioni
della regalità di Gesù Cristo. Tale il
responsorio della prima Lezione: Tre sono i
preziosi doni clic offrirono i Magi al Signore in
questo giorno e contengono in sé divini misteri,
l'oro per manifestare la potenza del Re:
in auro ut ostendatur regis potentia!
Il tratto di Vangelo che si commenta nelle
lezioni del terzo notturno nota espressamente
questa qualità. Eccolo: Essendo nato
Gesù in Betlemme di Giudea nei giorni del Re
Erode, ecco i Magi vennero a Gerusalemme
dicendo: Dov'è che è nato il Re dei Giudei?
È più esplicita ancora la quinta antifona delle
lodi: Questa stella splende come fiamma
e fa vedere il Re dei Re. La videro i Magi
e offersero i loro doni al gran Re!
Non solo poi la festa dell'Epifania, ma
tutta la sua Ottava è una continua
celebrazione della regalità di Gesù Cristo.
***
3. La S. Messa. - Ma il centro della
sacra Liturgia è il sacrificio della S. Messa.
La Messa è il sole del culto pubblico della
Chiesa. Come tutta la luce del giorno
emana dal sole, così tutta la varia fioritura
liturgica è una irradiazione della S. Messa.
29&

E con ragione. È nella S. Messa che si chiama


dal cielo Gesù perché discenda sui nostri
altari per ricevere le nostre adorazioni
ed esercitare il suo ufficio di Mediatore tra
noi e Dio, adorando, ringraziando, propiziando,
pregando per noi. Nulla può esservi
di più grande, di più sublime, di più santo
che il tempo del santo Sacrifizio.
La Chiesa mette sempre la sua attenta e
sollecita cura perché tutte le parole che si
usano nella S. Messa, siano parole di verità
e di vita. Ben si può dire che quel sentimento
di fede che comprende le nostre anime
dinanzi alle sacre Specie Eucaristiche che
nascondono la reale e corporale presenza di
Gesù, Vittima Divina, si dovrebbe estendere
a tutte le parole e cerimonie della
messa, quasi a più ampio involucro di
quella la Reale Presenza.
***
Vediamo ora che cosa ci dice la Messa
Intorno alla divina regalità di Gesù Cristo.
“ Una Luce splenderà oggi sopra di noi
perché è nato oggi a noi il Signore: e sarà
chiamato l'ammirabile, Dio, il Principe
della pace, il Padre del futuro secolo, il cui
regno non avrà fine ”. Così incomincia l’introito
della seconda messa del Natale. E quella
della terza messa: “ Un fanciullo è nato a
noi, un figlio ci è dato: Ei porta sulle sue
spalle l'impero.
30&

Ma le più belle testimonianze splendono


nella messa dell'Epifania. Ecco, incomincia,
ecco che viene il Dominatore e in mano di
Lui la potestà e l'impero. O Dio! dà il tuo
giudizio al Re, e la tua giustizia al figlio
del Re ".
L'offertorio è uno sguardo profetico ai Re
di Tarsis e dell'Isola che verranno ad offrire
i loro doni a Gesù Re; ai Re degli Arabi
e di Saba, a tutti i re della terra che
verranno ad adorarlo, a tutti i popoli che si
sottometteranno al suo scettro. Reges Tharsis
et insulae munera offerent. Reges Arabum et
Saba dona adducent et adorabunt eum
omnes reges terrae. omnes gentes servient Ei 1 .
L’Epistola poi è un dei tratti più sublimi
di Isaia 2 . “ O Gerusalemme! Alza
d'intorno il tuo sguardo e mira: tutti
costoro (re e popoli) si sono radunati per
venire a te: da lungi verranno ai tuoi
figliuoli e da ogni lato a te nasceranno delle figlie.
Tu vedrai allora la tua moltiplicazione: si
stupirà e sarà dilatato il tuo cuore, quando
verso di te si volgerà la moltitudine di là dal
mare, quando possenti popoli verranno a te.
Tu sarai inondato da una moltitudine di
cammelli, di dromedari di Madian e di Epha.
Verranno tutti i Sabei, portando oro ed
incenso e celebrando le lodi del Signore!
31&

È magnifica per la visione che pone


innanzi ai nostri occhi l’Introito della Domenica
fra l'ottava dell'Epifania. “ In trono sublime
vidi seder un uomo che è adorato dalla
moltitudine degli angeli che cantano ad un sol
coro: Ecco colui che regna in eterno! ”
E fermiamoci pur qui.
***
Che cosa abbiamo letto noi? Non semplici
parole, sia pure della Bibbia, che stanno
scritte sulla carta e pochi e di rado leggono;
ma parole divine, vive, introdotte dalla Chiesa
nella S. Liturgia, parole che si leggono
ogni anno da tutti i sacri ministri in
determinati giorni, parole che vengono spiegate
e commentate ai fedeli dalla parola viva
e ciò da centinaia e centinaia di anni in
tutto il mondo, dovunque si estende la
Chiesa cattolica. Sono, ripeto, parole vive che
hanno consolato, incoraggiato, fortificato
milioni di anime e che si ripeteranno fino
alla fine del mondo per comando della Chiesa
e quindi per ordinazione divina.
Dunque Dio e la Chiesa specialmente ora
che il gloriosamente regnante pontefice Pio XI
ha istituita la festa della regalità di Cristo,
Dio e la Chiesa vogliono che noi pensiamo
a Cristo Re, che come Re lo adoriamo
e lo ubbidiamo, sacrificando a Lui i nostri
pregiudizi, i nostri vizi, le nostre passioni,
consacrando a lui la nostra vita.
32&

La venuta dei Magi

Essendo nato Gesù in Betlemme di Giuda,


regnando il Re Erode, ecco che i Magi arrivarono
dall'Oriente in Gerusalemme, dicendo: Dov'è il nato Re dei
Giudei? imperocchè abbiamo veduta la sua stella
nell’Oriente e siamo venuti per adorarlo. Sentite il Re
tali cose, si turbò e con lui, tutta Gerusalemme; E
adunati tutti i principi dei Sacerdoti e gli Scribi del
popolo, domandò loro dove fosse per nascere il
Cristo. - Essi gli risposero: In Betlem di Giuda;
imperocchè così è stato scritto dal profeta: E tu, o
Betlemme terra di Giuda, non sei la minima tra i capi
di Giuda, perché da te uscirà il condottiero che
reggerà Israele, mio popolo. Allora Erode, chiamati
segretamente a sé i Magi, minutamente s'informò da
loro in qual tempo fosse comparsa la stella. E
mandandoli in Betlemme, disse: andate e fate diligente
ricerca di questo fanciullo; e quando l'avrete trovato
fatemelo sapere affinché anch'io venga ad adorarlo.
Quegli, udite le parole del Re, si partirono ed ecco che la
stella veduta da loro in oriente andava loro davanti,
fintanto che arrivata sopra del luogo ove stava
il Bambino, fermossi. E veduta la stella, si riempirono
di straordinaria allegrezza. Ed entrati nella casa
trovarono il Bambino con Maria sua Madre e,
prostratisi l'adorarono; e aperti i loro tesori, gli
offrirono i doni: oro, incenso e mirra. E essendo stati
avvertiti in sonno di non ripassare da Erode, per altra
strada se ne ritornarono al loro paese 1.
S. Gregorio dice: I magi offrirono oro, l'oro
conviene al Re... onde lo riconoscono Re. Vi sono degli
eretici che non vogliono credere che Gesù regna
dappertutto. Costoro ricusano di offrigli l'oro 2 .
33&

ORAZIONE

O Dio, che coll’apparizione della stella hai


manifestato alle genti il loro vero e supremo
Re, concedici la grazia che, imitando l'esempio
dei magi, offriamo con tutto il cuore a Gesù
il nostro oro, riconoscendo colla fede e colle
opere la sua divina regalità. Per lo stesso Gesù
Cristo che vive e regna con Te e collo Spirito
Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Iesu Sacratissimum,


adveniat Regnum tuum.
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LETTURA V.

FONDAMENTI
DELLA REGALITA’ DI GESU’
Quo autem haec D.N. dignitas
fundamento consistat (Encycl.)

Quando si parla di regno, la prima cosa


che si cerca è il titolo, ossia il fondamento
su cui si basa. Vi sono dei regni che hanno
avuto origine dalla violenza e dalla frode.
La storia di tutti i secoli è piena di esempi.
Vi sono invece dei regni che sono fondati
sulla equità e sulla giustizia.
Io domando: quale è il fondamento del
Regno di Gesù Cristo?
È il fondamento più giusto che mai si
possa immaginare. Gesù è Re per diritto di
generazione, per diritto di conquista e per
diritto di libera elezione.
***
1. Diritto di Generazione. - Nella monarchia
ereditaria, dato che il padre sia re
legittimo, il figlio eredita giustamente il trono.
Per qual titolo? Per titolo di generazione.
Questo si avvera in modo ineffabilmente
più sublime in Gesù Cristo.
Dio è il creatore del mondo e quindi Re
vero ed assoluto dell'Universo. Ora Gesù
35&

Cristo è vero figlio di Dio, generato dal Padre.


Il Signore disse a me: Tu sei mio Figliuolo:
io oggi ti ho generato. (Ps. 109). Onde nel
simbolo degli Apostoli professiamo di
credere in Gesù Cristo suo unico figliuolo. Il
simbolo Niceno-Costantinopolitano più
esplicitamente ancora ci fa credere in un solo
Signore Gesù Cristo, figlio suo unigenito, nato
dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio,
lume da lume, Dio vero da Dio vero, generato
non fattio, consostanziale al Padre.
Insomma, come Figlio di Dio, Gesù Cristo
è Dio come il Padre, perché tutte e tre le
Persone della SS. Trinità sono un Dio solo, e
così possiede quanto ha il Padre, e quindi è
con Lui unico ed assoluto Re dell'Universo.
Ma si potrà dire che Gesù Cristo sia Re
anche come uomo? Sì di certo.
Se, come voleva un famoso eretico antico
in Gesù Cristo vi fossero due persone: una
divina e l'altra umana, allora si dovrebbe
parlare altrimenti. Ma non è così. In Gesù
Cristo vi sono bensì due nature, la divina e
l'umana; ma esse sono unite in una e sola
unica Persona del Figliuolo di Dio. Questa
unione si chiama, con termine teologico,
unione ipostatica.
Dunque la divina generazione da una
parte e l'unione ipostatica dall'altra come due
colonne granitiche, formano il primo fondamento
incrollabile della divina regalità di Gesù Cristo.
36&
***
2. Diritto di conquista. - Un altro titolo
capace di fondare l'autorità regale è la
conquista. L'impero romano p. e. si è andato
man mano estendendo per successive
conquiste. Non vi ha conquista più nobile e più
giusta che quella di Gesù Cristo.
Ma qual fu il nemico spogliato, quale la
materia di conquista, e quale la battaglia
e il trionfo? Ogni cristiano mediocremente
istruito tiene in pronto la risposta.
Il nemico è il demonio: colui che, presa
la forma di serpente, si introdusse nel
paradiso terrestre e tentò i nostri progenitori.
Adamo ed Eva acconsentirono alla tentazione
del serpente e gettarono se stessi e
tutto il genere umano nella ruina. Da quel
punto noi siamo caduti nella schiavitù di
satana. Per noi furono chiuse le porte del
Paradiso. Quale tristissima condizione era la
nostra! vivere per qualche tempo arrabbiati
in questa terra, per passare poi all'eterna
disperazione nell'inferno!
Ma Dio infinitamente misericordioso ebbe
pietà di noi. Egli amò tanto gli uomini che
diede per loro il suo Figliuolo Unigenito.
Ed ecco, nella pienezza dei tempi,
apparire la benignità e l'umanità del nostro Dio
Salvatore! Egli nasce in Betlemme da Maria
Vergine, nell'umiltà, nella povertà. Eccolo
bambino sopra un po' di paglia nella mangiatoia,
eccolo perseguitato, fuggitivo in Egitto.
37&

Trent'anni di vita nascosta gli danno


campo ad esercitare le più preziose virtù.
Entrato nella vita pubblica, percorre la
Palestina predicando e facendo i più strepitosi
miracoli. Poi l'odio satanico e l'ingratitudine
umana trionfano. Il Getsemani, i tribunali
di Anna, Caifa, Erode, Pilato; la flagellazione,
l'incoronazione di spine, la condanna,
la crocifissione, la morte più crudele ed
ignominiosa, ne sono gli effetti. Gesù morente
disse: Consummatum est! Sembrava che
tutto fosse perduto; invece tutto era compiuto:
tutto!
Satana debellato e spogliato, l'inferno
chiuso, aperto il Paradiso, ristaurate le
rovine della celeste Gerusalemme, Cielo e
terra unite in un solo trionfo!
E come è mai? È il mistero della Redenzione!
I re di questo mondo, per vincere, spargono
il sangue dei nemici, Gesù invece sparge
il proprio sangue; i re di questo mondo
uccidono, Gesù è ucciso.
Mors et vita duello conflixere mirando
Dux vitae mortuus regnat.
La morte e la vita vennero ad una lotta
tremenda: il duce della vita morendo,
conquista il suo regno!
***
Il peccato ha una certa infinità di malizia,
dice S. Tommaso.
Per se stesso, tenderebbe, se fosse possibile,
38&

a dar la morte a Dio. È giusto che sia


punito colla morte del peccatore. Per peccatum
mors 1 .
Tutti gli uomini avrebbero dovuto morire.
Ebbene l'infinita misericordia di Dio ci
venne in soccorso colla morte di Gesù Cristo
in croce.
Come uomo, egli poté patire e morire,
come Dio diede ai suoi patimenti e alla sua
morte un valore infinito. Così il peccato,
male in certo modo infinito, poté aver la sua
condegna riparazione; la giustizia e la
misericordia di Dio trovarono pieno
appagamento: la misericordia perché finalmente
l'uomo era salvo; la giustizia perché era
intervenuta una condegna soddisfazione. Iustitia
et pax osculatae sunt 2 . Giustizia e misericordia
si diedero il bacio della riconciliazione.
Così Gesù Cristo colla sua passione e
colla sua morte riportò un completo trionfo
sopra l'inferno. Satana debellato dovette
rendere la sua preda.
Da quel punto l'umanità non sarebbe più
schiava del demonio, ma rigenerata nella
libertà dei figliuoli di Dio.
E perché? Perché il Sangue divino
dell'Agnello Immacolato Gesù, infinitamente più
prezioso di tutto l'oro e di tutto l'argento,
ci ha redenti: scientes quod non corruptibilibus
auro vel argento redempti estis, sed pretioso
39&

sanguine quasi Agni immaculati Christi 1


***
Ora quando si compra una cosa e si paga
il prezzo, la cosa a chi resta? Al compratore.
Quando avviene la lotta ed uno rimane
vincitore, il regno di chi è? Certamente del
vincitore.
Così appunto avvenne nel caso nostro.
Gesù riportò sopra Satana il più glorioso
trionfo, pagò col suo sangue il prezzo e così
l'umanità rimase sua conquista, suo regno.
Gesù aggiunse al titolo della generazione
naturale ed eterna un titolo acquisito e temporale:
il titolo di conquista e di redenzione .
S'intende che la redenzione di Cristo, per
operare la nostra salute richiede la nostra
cooperazione per la fede e per le opere.
Ma ciò non diminuisce la sua trionfante
efficacia. L'uomo ha il dono della libertà: è
giusto che operi liberamente, tanto più che
non gli manca la grazia.
***
3. Diritto di elezione. - Un'altra fonte di
regia autorità è sovente la elezione.
Nella storia civile, specialmente degli ultimi
tempi, questo fatto avviene con una certa
frequenza.
Quando in un disordine sociale viene a
mancare l'autorità, alla moltitudine del popolo
40&

rimane naturale diritto di organizzarsi, perché


l'uomo è per natura ordinato alla società.
In questa circostanza, data una legittima
elezione, l'eletto acquista l'autorità sociale,
prende in mano le redini della Repubblica e
il popolo è obbligato a riconoscerlo e ad
ubbidirlo.
Per qual titolo? Per titolo di libera elezione.
Questo titolo non sarebbe davvero richiesto
alla regalità di Gesù Cristo, essendo egli
Re per altri titoli ben più importanti, pure
non manca.
Ciò intendiamo a riguardo dei popoli
cristiani.
Se cristiani, abbiamo ricevuto il battesimo,
anzi quasi tutti anche la Cresima. Ora col
Battesimo noi diventiamo figli di Dio e membri
di Gesù Cristo - e colla Cresima soldati del
suo esercito.
Se osserviamo, tutto il cerimoniale del
Battesimo è una perfetta preparazione per
entrare nel Regno di Cristo, terminata con la
formola di aggregazione al medesimo.
Si presenta prima la domanda della fede. Poi
i ripetuti esorcismi cacciano dal cuore Satana.
Vengono le espresse rinunzie al demonio, alle
sue opere e alle sue pompe, e l'unzione
dell'olio dei catecumeni. Ma già si compiono
azioni più chiare - Già si fa l'espressa professione
di fede nella SS. Trinità e coll'abluzione
dell'acqua si riceve la perfetta cittadinanza
nel Regno di Cristo.
41&
***
Essere aggregati al Regno di Cristo,
significa legare a Lui la nostra mente con la
fede, il nostro cuore con l'amore e la nostra
volontà coll'adempimento della sua santa
legge.
Ora non è questo che fa ogni buon
cristiano, nel primo giorno di ogni anno nella
rinnovazione dei voti battesimali?
Io credo in Dio Padre onnipotente...
Rinuncio al demonio, alle sue vanità, alle
sue opere...
Prometto di osservare la sua santa legge...
Di amare Iddio con tutto il cuore...
Prometto di unirmi a Gesù Cristo, di seguirlo
e di voler vivere e morire per Lui.
Non è questo eleggere liberamente Gesù
Cristo, come nostro Re?
La stessa cosa fa nel proprio cuore ogni
buon cristiano ogni qualvolta si accosta al
sacramento della Penitenza o della santa
Comunione.
Coloro poi che hanno fatta la consacrazione
individuale, o della loro famiglia al Cuore
di Gesù, hanno affermata sempre più
espeditamente la loro elezione di Gesù come
loro Re.
Dunque la regalità di Gesù Cristo riposa
sopra triplice fondamento: il titolo di generazione,
di conquista, di elezione.
42&

La battaglia dei cinque Re

Al tempi di Abramo, nella Palestina avvenne la


battaglia così detta dei cinque Re del Nord, contro
cinque Re del Sud. I primi vinsero e saccheggiarono
le regioni dei loro nemici. E portate via le spoglie,
Chodorlahomor, il principale dei vincitori, rapisce
Loth nipote di Abramo e i suoi, portandoli seco in
schiavitù. Saputo ciò Abramo, immediatamente
raduna 315 dei suoi servi, e corre dietro ai rapitori,
divide le sue schiere in tre parti, assale i nemici di
notte e li sbaraglia completamente, liberando Loth e
tutta la roba di lui e anche le donne e il popolo 1 .
Chodorlahomor è figura di Satana - Loth
dell’umanità e Abramo rappresenta Gesù Cristo che libera
dal demonio il genere umano, facendolo entrare neI
suo Regno.

ORAZIONE

O Gesù, la cui regalità si fonda sui più validi


titoli che mai si possano desiderare, concedi
a me la grazia di essere tuo suddito fedele
sotto ogni riguardo e senza riserva. Tu che vivi
e regni col Padre, collo Spirito Santo per tutti i
secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Iesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA VI.

NATURA DEL REGNO


DI GESU’ CRISTO
Regnum spirituale esse et ad spiritualia
pertinere. (Encycl.)

Le tante e così chiare testimonianze a


favore della Regalità di Gesù Cristo che
abbiamo udite sia dall'antico come dal nuovo
Testamento non possono a meno che fare
nella nostra anima una profonda impressione.
Ma noi ci guardiamo d'intorno, guardiamo in
lungo e in largo e proviamo una penosa
delusione. Come? Gesù è Re; Re vero, assoluto,
universale del mondo? Ma dove vediamo noi
questo Regno? Se guardiamo la storia passata,
la vediamo piena di re, ma non vediamo
Gesù. Ai nostri giorni poi, quanti governanti
contrari a Lui...!
Non conviene affatto perdere il tempo in
questi pensieri.
Ogni difficoltà svanisce, quando noi ci
mettiamo a considerare la natura del Regno
di Gesù Cristo.
Esso è un regno principalmente spirituale
e attinente alle cose spirituali, come ci
ammaestra il Papa nella sua Enciclica.
***
1. Il regno di Cristo non è di questo mondo. -
Lo disse Gesù stesso a Pilato. Pilato aveva
44&

rivolto a Gesù l'interrogazione: Sei tu il Re


dei Giudei? Gesù rispose: Sì, lo sono e poi
continuò: “ Il regno mio non è di questo
mondo”: Regnum meum non est de hoc mundo.
Se fosse di questo mondo il mio regno, i miei
ministri certamente si adoprerebbero, perché
non venissi dato in potere dei Giudei;
ora poi il mio regno non è di qua: nunc
autem regnum meum non est hinc ” 1 .
Anzi questo appunto è stato il motivo
principale per cui gli Ebrei non riconobbero in
Gesù il vero Messia.
Le antiche profezie, parlando del Messia,
dissero cose magnifiche del suo regno. Ma sia
per l'indole dei popoli orientali, e sia per la
natura stessa dell'uomo che ha bisogno di
elevarsi alle cose spirituali dalle sensibili, i
profeti molte volte parlavano metaforicamente,
e presentavano il regno del futuro Messia
sotto la forma di un regno temporale. E
siccome le profezie dicevano che il Messia si
sarebbe assiso sul trono di Davide, che a lui
sarebbero venute tutte le genti, e che egli
avrebbe dominato dal mare sino al mare, e dal
fiume sino agli ultimi confini della terra;
gli Ebrei s'immaginavano che il Messia
dovesse essere un re temporale che porrebbe
la sua sede in Gerusalemme, ristabilendo il
trono di Davide: ed estendendo la potenza
45&

degli ebrei sopra tutte le nazioni della


terra.
È vero che Dio aveva posto in mano degli
ebrei la chiave per aprire il vero senso
delle scritture. Daniele aveva predetto la
distruzione del tempio, e la dispersione degli ebrei
al tempo del Messia 1 . Isaia ne avea
minutamente descritta la passione e la
morte, dicendo che avrebbe conquistata la
terra non colla forza delle armi, ma colla
predicazione della verità: Percoterà la terra
colla verga della sua bocca e col fiato delle sue
labbra darà morte all'empio. E il cingolo dei
suoi lombi sarà la giustizia, e la fede la
cintura dei suoi fianchi 2 .
Tutte queste ed altre cose molte che
predissero i profeti avrebbero dovuto
illuminare la mente degli ebrei a conoscere la
vera natura del regno del futuro Messia.
E difatti alcuni la riconobbero, ma non molti.
La maggior parte, e tra questi pur troppo
proprio coloro che avrebbero dovuto
essere le guide del popolo, si lasciarono
ingannare da false e materiali interpretazioni,
pensando che il Messia sarebbe quel
gran re che avrebbe esteso lo scettro
giudaico sopra tutta la terra.
Quando poi venne il Messia, al vederlo
povero ed umile, alieno dagli onori, disprezzato,
46&

si scandalizzarono e non vollero credere


alla sua missione.
E così i loro occhi furono coperti da un
velo, e furono allontanati dal Messia
precisamente per quei segni che avrebbero
dovuto renderlo loro manifesto.
***
Del resto che sarebbe mai stato un regno
puramente temporale? La salute degli uomini
riguardava l'anima. Essi avevano bisogno
di essere liberati dalla schiavitù di Satana,
dal peccato e di riacquistare la grazia di
Dio, che avevano perduta colla colpa di Adamo.
Erano diventati ciechi nelle cose di Dio,
avevano bisogno di luce.
Erano divenuti deboli, avevano bisogno
di forza.
Insomma era un rinnovamento
interiore che doveva ridonar loro la salute.
Il Messia era stato promesso per questo,
quindi il suo Regno deve essere spirituale e
attinente a cose spirituali.
“ Ce lo conferma, soggiunge l'Enciclica,
Gesù Cristo stesso col suo modo di operare. In
varie occasioni, infatti, quando i Giudei e
gli stessi apostoli credevano per errore che
il Messia avrebbe resa la libertà al popolo ed
avrebbe ripristinato il regno d'Israele, Egli
cercò di togliere loro dal capo questa vana
attesa e questa speranza. Così pure quando
stava per essere proclamato re dalla moltitudine
47&

che, presa di ammirazione lo attorniava,


Egli declinò questo titolo e questo onore,
ritirandosi e nascondendosi nella solitudine...
Questo Regno nel Vangelo viene presentato in
tal modo, che gli uomini debbono prepararsi
ad entrarvi per mezzo della penitenza, e
non possono entrarvi se non per la fede e
per il battesimo, il quale sacramento,
benché sia un rito esterno, significa però e
predice la rigenerazione interiore.
“ Questo Regno è opposto unicamente al
Regno di Satana e alla podestà delle tenebre
e richiede dai suoi sudditi, non solo
l'animo distaccato dalle ricchezze e dalle
cose terrene, la mitezza dei costumi e la
fame e la sete della giustizia, ma anche che
essi rinneghino se stessi e prendano la
Croce ”.
Ora ripeto, tutte queste sono cose
spirituali e appartenenti a regno spirituale.
***
2. Il regno di Cristo è un regno che esiste
in questo mondo - Però bisogna guardarsi da
un equivoco. L'essere il Regno di Cristo
un Regno che non è di questo mondo, non
significa che non sia regno esistente in questo
mondo. Anzi bisogna che consideriamo
bene attentamente che quel regno è stabilito
ora sulla terra. Io sono uscito dal Padre e
son venuto nel mondo; venne il figlio dell'uomo
nel mondo per cercare e salvare coloro che
48&

eran periti 1 . Propter nos homines et


propter nostram salutem, descendit de coelis.
Ora questo mondo è formato di
uomini organizzati in società civili.
E siccome Gesù Cristo vuole seriamente
ed efficacemente salvare gli uomini, doveva
necessariamente il suo regno venire in
relazione coi regni della terra.
Parliamo anche più chiaro. Il regno di
Gesù è un regno spirituale, non perché egli
non possa essere anche Re temporale. Egli
è Dio e come tale il re assoluto spirituale
e temporale di tutto l'universo. Ma Gesù
Cristo non ha voluto essere re temporale.
Come ha fatto gli uomini liberi, così dispone
che gli uomini si governino da sé; ma
non così, che si sia interdetta ogni azione
nei regni della terra, ed anche ogni potestà
terrena, quando questa fosse necessaria allo
scopo supremo della salute degli uomini.
Se pertanto noi vedremo l'autorità di
questo Regno spirituale esercitare un
influsso molto importante sui regni temporali,
anzi rivestire poteri temporali, noi non
dovremo prender scandalo da questo, ma
pensare che è cosa inchiusa nella natura
stessa della divina regalità di Cristo.
***
Sopraeccellenza del regno spirituale. -
Dobbiamo pure badare a difenderci da un altro
pregiudizio. Formati come siamo non solo
49&

di anima, ma anche di corpo; circondati da


un mondo sensibile e dipendenti in tante
cose da esso, molto facilmente ci lasciamo
travolgere dalla sensibilità. Siamo molto
inclinati a dare la prevalenza nei nostri giudizi
a quello che appare.
E così vi ha gente che crede bensì al
regno di Cristo, ma avendo piena l'anima di
ammirazione per i regni temporali, per la
loro forza e magnificenza, pensa segretamente
che il regno spirituale, sia un regno più
di fantasia che di realtà.
Grossolano pregiudizio! La verità è
precisamente il contrario.
Val più un atomo, se così potesse dirsi,
di spirito, che un mondo intero di materia.
Che giova all'uomo, dice Gesù Cristo,
guadagnare tutto il mondo, se poi venisse a
soffrir danno nell’anima?
D'altra parte la materia è stata tratta
dal nulla da Dio che è Spirito; Dio poi ha
assoggettato il mondo sensibile allo spirito
dell'uomo.
Come il nostro corpo non sarebbe nulla
senza l'anima, così il mondo senza lo spirito.
Dunque al mondo materiale sovrasta un
mondo spirituale, al regno della materia, il
regno dello spirito. Chi governa lo spirito è
come chi tiene il timone della nave, o il
volante dell'automobile.
50&

Ora Gesù è il Re del mondo spirituale.


Il parlare adunque di regno spirituale
in Gesù Cristo non significa una diminuzione
di potenza, ma il massimo grado di
preminenza.
Adoriamo in Gesù questa suprema
spirituale autorità e siamo contenti di
sottomettere a lui con pienezza di soggezione la
nostra anima.

Dio e Cesare

Gli Ebrei mandarono a Gesù “ dei Farisei e degli


Erodiani per coglierlo in parola. Venuti costoro, gli
dissero: Maestro, noi sappiamo che sei veritiero e
che non hai riguardo ad alcuno; poiché non guardi
in faccia agli uomini, ma insegni la via di Dio con
verità. È lecito pagare il tributo a Cesare? Lo
daremo o non lo daremo? Egli conoscendo la loro
malizia disse: Ché mi cimentate? Portatemi un denaro
che lo veda. E glielo presentarono. E dice loro: Di
chi è questa immagine e iscrizione? Gli risposero: Di
Cesare. E Gesù replicò loro: Date a Cesare quello
che di Cesare e a Dio quello che è di Dio ” 1 .

ORAZIONE

O Gesù che sei venuto nel mondo per


istabilire un regno che pur non essendo di questo
mondo, è però in questo mondo il regno più
eccelso, perché regno spirituale, concedi a noi
misericordiosamente la grazia di riconoscere
sinceramente questo altissimo regno, e di
sottomettere con perfetta soggezione le anime
51&

nostre. Tu che vivi e regni col Padre e collo


Spirito Santo su tutto l’Universo per tutti i
secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Iesu sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA VII.

IL TERRITORIO DEL REGNO


DI GESU’: “LA MENTE”
Ita fit ut regnare is in mentibus hominum dicatur.

Abbiamo considerato che il Regno di


Gesù Cristo è un regno principalmente
spirituale.
Ogni regno deve avere un territorio
corrispondente e adatto. Un regno spirituale
domanderà un territorio, dirò così, spirituale.
Lo spirito è fiamma di vita.
La fiamma è una combinazione di vari
gas.
Sia per esempio la fiamma di una candela.
L'idrogeno e il carbonio della cera, combinandosi
con l'ossigeno dell'aria, producono
calore, luce, e così la fiamma non è
altro che la mutua compenetrazione di quei
tre elementi.
È questa un'analogia in cui può ravvisarsi
l'essenza della vita spirituale. Questa
comprende insieme la luce della mente, il
calore del sentimento, la forza della volontà:
Ma questi elementi si possono distinguere
nella vita, ma non separare. Sono come
l'anima ed il corpo in un uomo vivente. Anima
53&

e corpo sono distinti, ma non separati. Così


nella vita, intelligenza, sentimento, volontà si
combinano e compenetrano a vicenda ed
appunto da questo mutuo avvicendamento
risulta la vita.
Ora frattanto consideriamo il primo di questi
elementi: l'intelligenza.
Noi possiamo affermare che Gesù Cristo
è il Re delle menti.
***
1. La regalità importa una preminenza. -
Il re dei forti dev'essere il più forte; il re
dei santi il più santo; e così il re dei dotti
deve essere il più sapiente.
La mente si riferisce alla verità; ed è
appunto nel campo della verità e della scienza
che ha da considerarsi il re delle menti.
Come Gesù è Dio e uomo, così vi ha in
Lui una scienza divina e una scienza umana.
La scienza divina è quella che ha come
Dio e allora non bisognerebbe nemmeno
dire che Egli ha la scienza, ma piuttosto che
è la stessa verità e scienza infinita.
Come Dio Egli conosce se stesso con
perfetta comprensione. Neppure gli Angeli e i
beati del cielo, neppure la Regina degli Angeli
e dei santi la Madre stessa di Dio Maria
Santissima, unendo insieme tutti i loro
sforzi, potrebbero giungere a tanto, anzi ne
sono infinitamente lontani. I beati intuiscono
Dio, ossia lo vedono a faccia a faccia; le
loro menti restano, per così dire, riempite
54&

della luce divina. Ma essi non esauriscono


Dio, ossia non conoscono Dio quanto egli
è conoscibile. Sono recipienti più o meno
grandi che ridondano d'acqua, ma che non
possono contenere il mare. Gesù invece, in
quanto Dio, comprende perfettamente sé
stesso, ossia Dio, e come tale ha una scienza
assolutamente infinita, perché è la stessa
essenziale ed infinita verità.
Come Dio poi, vede in se stesso tutte le
cose che sono da Dio distinte, vede gl'infiniti
mondi possibili ossia che potrebbero
essere, ma non verranno mai alla reale
esistenza.
Vede ancora tutte le cose esistenti, presenti,
passate, future.
Le cose presenti, le vicine e le lontane,
le apparenti e le nascoste, come i pensieri, i
segreti dei cuori; le facili e le difficili,
come i misteri naturali e soprannaturali.
Ei vede le cose passate. Possono essere
trascorsi miliardi di secoli dalla prima creazione
fino a noi. In tutto questo tempo ciascuna
delle cose create ha avuto la sua storia
esterna e interna, ogni stella fissa, ogni
pianeta o satellite, come ogni sistema
planetario, ogni atomo di materia, ogni filo
d'erba, ogni individuo e specie di animale, ogni
persona umana, ogni famiglia, ogni nazione,
come ogni idea, ogni sentimento, ogni
impressione nella vita di tutti gli uomini,
ogni parola delle lingue umane, ogni lettera
55&

della scrittura, ogni strumento d'arte, ogni


documento e monumento...
Tutte queste ed altre infinite cose hanno
una natura, una esistenza, una storia. Ebbene
Gesù come Dio, conosce tutto! Quale scienziato
potrebbe per esempio fare la storia
precisa delle vicende di tre atomi di materia
che in questo momento si combinano a
formare una molecola di acqua? Ebbene
Gesù Cristo come Dio, conosce perfettamente
questa storia, come quella di qualunque
altra cosa, piccola o grande.
Come Dio conosce tutte le cose future,
necessarie e contingenti, come i futuri liberi
assoluti o condizionati. Egli per esempio
conosce in questo momento con assoluta
precisione e certezza tutta la mia vita futura,
la sua durata nei suoi minuti secondi, le sue
vicende liete o tristi, la sua fine, e la mia
destinazione eterna.
L'avvenire del mondo, le vicende dei
popoli e delle nazioni e delle singole persone
sono più chiare e limpide dinanzi a Lui che
il sole che splende ora dinanzi ai nostri
occhi: omnia nuda et aperta sunt oculis ejus. 1 .
Quale abisso infinito di scienza! Qual' è
quella mente che non rimanga annientata
dinanzi a tanta luce? Oh veramente Gesù,
come Dio, è il Re delle menti.
56&
***
2. Scienza umana di Gesù. - Ma non solo
come Dio, ma anche come uomo Gesù è
il Re delle menti. In Gesù come uomo
possiamo considerare una triplice scienza: La
scienza beata, l'infusa e l'acquisita.
La scienza beata consiste nella sua visione
beatifica. Sappiamo che le anime degli uomini
che muoiono in grazia e perfettamente
pure, immediatamente dopo la separazione
dal corpo vanno alla gloria del paradiso, in
cui vedono Dio a faccia a faccia. In questa
visione si vede Dio in se stesso, e tutte le
cose che sono fuori di Dio, in modo che
l'anima di ciascun beato resta completamente
inondata dalla luce divina e completamente
appagata. Ora questa visione per quanto
ineffabile, non è però infinita, ma proporzionata
al merito. Stella a stella differt in
claritate 1 .
Ma Gesù non ha aspettato ad aver la visione
beatifica dopo la morte; anche in questo
mondo, dal primo istante della sua concezione,
incominciò ad averla e non solo nel
grado sia pure dei più gloriosi angeli e santi,
ma in modo ineffabilmente più sublime,
come era ineffabilmente più sublime l’unione
ipostatica di fronte alla condizione delle pure
creature... Chi può immaginare per esempio
57&

quale ineffabile visione di luce splendesse


nella mente di Gesù quando, sul Monte
delle beatitudini, colle sue braccia alzate, coi
suoi occhi fissi in cielo diceva: p. e. beati
i mondi di cuore, perché essi vedranno Iddio?
***
Aveva poi Gesù una scienza acquisita
ossia acquistata coll’esercizio dei suoi sensi e
delle sue facoltà mentali umane. Così Gesù
avrà certo imparato gradatamente a parlare
dalla bocca di Maria SS.e a conoscere
gradatamente le persone, le cose, i luoghi. Di
questa scienza acquisita debbono intendersi
quelle parole del Vangelo: Gesù progrediva
in sapienza 1 . Ma anche qui non bisogna
pensare che la scienza acquisita di Gesù
fosse solo come la nostra. La scienza acquisita
dipende dalla perfezione dei sensi, dalle
facoltà mentali, e dalle cose. Ora chi mai
anche fra i più perfetti uomini, poteva in
questo paragonarsi a Gesù? a lui che era il più
perfetto degli uomini? Tutti gli uomini sono
nati colla colpa originale ed hanno quindi
miserie naturali. L'umanità di Gesù era
perfetta per modo che non fosse indecoroso al
Figlio di Dio, di unirla con sé ipostaticamente.
Sensi perfetti, più penetranti, intuizione,
intelligenza, ragione perfetta. Qual filosofo
mai ebbe un acume di genio, uno
58&

sguardo più largo, una visione più chiara,


una forza di analisi più sottile, o di sintesi
più perfetta di Gesù? Lo confessano anche
i più ostinati increduli: in Gesù l'evoluzione
umana raggiunse il punto più sublime ed
insuperabile.
Eppure, i teologi affermano in Gesù
anche come uomo, una terza zona di luce tra
lo splendore beatifico e la scienza acquisita,
che chiamano scienza infusa.
Per mezzo di questa scienza la mente di
Gesù conosceva certe verità superiori a
quelle che la scienza acquisita non avrebbe mai
potuto raggiungere, e in modo anche superiore
alla possibilità della mente umana nello
stato presente.
Tutto questo che abbiamo detto già si
avverava in Gesù anche quando visibilmente
viveva in mezzo a noi. Che diremo di
Lui al presente, mentre che tutta la sua
umana natura è penetrata dalla gloria, e da
quella unica ed ineffabile gloria che può
convenire solo alla sua beata anima?
Certo noi non possiamo che sentirci
sprofondati ed annegati in un abisso infinito
ed abbagliante di luce cui la nostra mente
non regge! Solo possiamo esclamare: O
altitudo sapientiae et scientiae Dei! 1 .
59&
***
3. Irradiazione della mente di Gesù. -
Orbene questo sole di luce che è la mente di
Gesù, non è un sole velato; ma lucido e
splendente. La luce sua splende anzitutto
nelle ineffabili relazioni della santissima ed
augustissima Trinità divina, formando
l'oggetto della perenne contemplazione
dell’Eterno Padre, che in questa contemplazione
si diletta ed eccita quel supremo ed ineffabile
compiacimento onde procede poi l'infinito
amore che è lo Spirito Santo.
Irradia fuori dalla SS. Trinità nell'arte
ineffabile che ha costituito l'Universo. Tutte
le cose, o Dio, le hai create con sapienza! 1
la sapienza è l’artefice di tutto il creato.
“ Quando egli dava ordine ai cieli, io ero
presente, dice la sapienza. Quando con certa
legge e nei loro confini chiudeva gli abissi;
quand'egli lassù stabiliva l'aria e sospendeva
le sorgenti delle acque; quando i suoi confini
fissava al mare, perché non oltrepassassero
i limiti loro, quand'ei gettava i fondamenti
della terra, con lui ero io, disponendo
tutte le cose”. 2 . E questa medesima
sapienza che ha create le cose le regge e
le governa tutte: le creature inanimate e
animate, materiali e spirituali sia nella
loro vita individuale che sociale.
60&

Irradia poi specialmente nell'ordine


soprannaturale, nella divina rivelazione, nella
Sacra Scrittura e nella Sacra Tradizione e
nella storia della Chiesa.
Chi ricuserà di sottomettersi senza riserva
a questa infinita sapienza che tutto penetra,
regge e governa? Ecco il Regno di Gesù nel
campo della mente.
Onde dice l'Enciclica papale: Egli regna
nelle menti degli uomini non solo per l'altezza
del suo pensiero e per la vastità della sua
scienza, ma anche perché Egli è Verità, ed è
necessario che gli uomini attingano e ricevano da
lui la Verità.

Il libro dei sette sigilli

“ Io vidi, dice S. Giovanni nell’Apocalisse, alla destra


di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro
e di fuori e segnato con sette sigilli. E vidi un
angelo forte che con voce grande esclama: Chi è
degno di aprire il libro e sciogliere i suoi sette sigilli?
E nessuno poteva, né in cielo, né in terra né sotto
la terra, aprire il libro, né guardarlo. Ed io piangevo
direttamente perché non si trovò chi fosse degno di
aprire il libro, né di guardarlo. E uno dei seniori mi
disse: non piangere: ecco il lione della tribù di Giuda,
stirpe di Davide, ha vinto di aprire il libro e sciogliere
i suoi sette sigilli: e mirai, ed ecco in mezzo al trono...
un agnello su i suoi piedi, come scannato, che ha
sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio
spediti per tutta la terra. E venne e prese il libro di
mano di Colui che sedeva sul trono. E aperto che
ebbe il libro, sciolse ad uno ad uno i sigilli e predisse
le cose che dovevano accadere ”.
Nessuno poteva rompere quei sigilli o leggere quel
libro, perché si richiedeva una scienza infinita, che
solo Gesù, l'agnello divino poteva avere.
61&

ORAZIONE

O Gesù che, essendo come Dio la stessa


essenziale Verità, possiedi, anche come uomo,
una scienza ineffabile, concedi a noi la grazia
di sottomettere ai tuoi insegnamenti la nostra
intelligenza, di modo che illuminati dallo
splendore della tua luce, non abbiamo da cadere
mai più nelle tenebre dell'errore. Tu che vivi
e rifulgi nell'infinito ed essenziale splendore
della gloria, col Padre e collo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Iesu sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA VIII.

TERRITORIO DEL REGNO


DI CRISTO: “I CUORI”
Cordium rex Christus agnoscitur (Encycl.)

Altro campo del Regno spirituale di


Cristo sono i cuori. Gesù è Re dei Cuori.
Cordium rex Christus agnoscitur.
Come la mente ha relazione colla verità,
così il cuore coll'amore. Chi è verità
assoluta ed essenziale è Re delle menti, e chi
è amore essenziale deve essere proclamato
Re dei cuori. Tale è appunto Gesù.
***
1 Amabilità di Gesù. - Regalità importa
preminenza e dominio. Ma da che mai
possono essere dominati i cuori se non dalla
bontà e dalla amabilità? La calamita attira
il ferro. Supponiamo una calamita di una
forza senza limiti; essa attirerà a sé tutto
il ferro. Gesù è la calamita dei cuori. Noi
non sappiamo precisamente che sia quella
forza che nella calamita attira il ferro;
sappiamo però che cosa è che attrae i cuori.
Lo dissi: la bontà e l'amabilità.
Ora Gesù come Dio, non solo è buono ed
63&

amabile; ma è la stessa bontà ed amabilità


infinita. La bontà è perfezione. Ma chi
non sa che Dio è infinitamente perfetto?
Perfetto nella scienza, perché onnisciente;
perfetto nella potenza, perché onnipotente;
perfetto nella bontà e nella bellezza ed in
ogni genere di perfezione.
Ma anche come uomo, Egli splende di
una così ineffabile amabilità che domina e
conquide i cuori. Chi non resta vinto dinanzi
all'amabilissima figura di Gesù, il più
amabile degli uomini; dinanzi a questo
Uomo così pieno di sapienza, che predica
una dottrina mai più udita; così pieno di santità
da presentare nella sua vita un modello
delle virtù più ammirabili ed eroiche;
così potente che comanda alla terra e al
mare, ai demoni e alle malattie, alla vita ed
alla morte, operando i più strepitosi miracoli?
Eppure in questo Uomo sì ammirando non
superbia, non vanagloria, non ostentazione;
egli è umile, mansueto, benigno. Tratta con
tutti, non disdegna i peccatori, anzi ne va
in cerca. Contraddetto, sopporta; accusato,
tace; condannato a morte, non si difende;
e sulla croce, mentre i suoi nemici lo
ingiuriano e lo bestemmiano, Egli colle
mani inchiodate, alza i suoi occhi al cielo e
prega: Padre, perdona loro perché non sanno
ciò che si fanno!
Qual cuore può non arrendersi dinanzi
a tanta amabilità?
64&
***
2.. Amore di Gesù. - Ma c'è di più. L'amabilità
attrae, ma l'amore costringe. Ora è
appunto questo amore che dobbiamo
considerare in Gesù. Ed anche qui possiamo
riguardare Gesù in quanto Dio e in quanto
Uomo.
In quanto Dio, Egli ci ha tratti dal nulla,
ci conserva nell'essere, e ci governa
colla sua amabilissima provvidenza
somministrandoci i mezzi necessari al nostro fine.
Chi può comprendere l'abisso di amore che
ci mostra Gesù come Dio in tutto questo?
Ecco come Egli ha creato per noi un mondo
così bello, mettendo nel seno della natura
ed irradiando negli spazi forze meravigliose
che potessero, col succedersi dei tempi,
essere da noi scoperte ed utilizzate! Egli
ha disposto negli immensi strati geologici,
da milioni di anni, le materie che avrebbero
dovuto servire a noi per la costruzione
delle nostre case, come il ferro, o agli utensili
necessari alla vita, come il rame, lo zinco
ed altri metalli, o all'ornamento, come l'oro,
l’argento, o al riscaldamento delle abitazioni,
o alle industrie, come sono le immense
miniere di carbone.
E non splende forse l'amore divino in
quel cielo stellato che vediamo nelle notti
serene - nel bel sole che illumina e riscalda
la terra, diffondendo dappertutto il
movimento e la vita - nelle piogge che cadono
65&

dal cielo - nei venti i quali purificano


l'aria e cooperano alla fecondazione delle
piante? Chi non resta ammirato dinanzi
alle leggi che regolano l'evaporazione acquea
della immensa superficie marina, evaporazione
che, portata dal vento, cade sotto forma
di neve sulle alte vette delle montagne,
donde poi liquefacendo ritorna al mare
irrigando la terra di acque benefiche per
mezzo dei fiumi, dei torrenti, delle sorgenti
limpide e fresche?
E i regni della natura formati da così
innumerevoli specie e varietà di minerali,
piante, animali che, subordinati gli uni agli
altri, vengono poi tutti a servire all'uomo,
cui Dio ha dato il dominio del mondo
sensibile?
Che se noi volgiamo lo sguardo sopra di
noi stessi, come non sentire sorgere nel
nostro cuore un sentimento della più profonda
ammirazione e riconoscenza verso quel Dio
che ha fatto come un sunto di tutte le
meraviglie create nella formazione del nostro
corpo? verso quel Dio che ci ha infusa un’anima
capace di pensare e di volere di conoscere
tutte le magnificenze della creazione,
elevarsi al Creatore e a lui liberamente
ordinare tutte le creature inferiori? Pensiamo
del resto solamente al progresso della storia
umana... nella vita, nell'educazione, nelle
scienze, nelle arti. Qual meraviglioso
progresso dallo stato selvaggio allo splendore
66&

dell’attuale civiltà! Ora tutto questo non è


forse dono di Gesù come Dio, il quale ha
voluto far splendere sulla nostra fronte un
raggio della sua luce? Signasti super nos
lumen vultus tui, Domine! 1.
***
Eppure tutto questo non è che un
accenno ai benefizi minori, ossia a quelli che
appartengono all'ordine o piano naturale. Ma
vi ha assai più. Dio ci ha elevati ad un ordine
superiore ed ineffabile, ad esser figli
suoi per la grazia santificante, ordinati a
partecipare un giorno della sua medesima
gloria mangiando e bevendo alla sua stessa
mensa nel suo regno 2 entrando a goder cioè
del suo medesimo gaudio 3.
Noi, in Adamo, siam caduti da questa
altissima condizione, ma il figlio di Dio ebbe
pietà di noi, e volle misericordiosamente
scendere dal cielo, farsi uomo, per ricondurre
l'uomo al cielo. Ecco l'immenso orizzonte che
si apre allo sguardo della fede: miriamo:
lontano lontano la caduta dell'uomo nel
paradiso terrestre... poi lunghi secoli di
attesa in cui l'uomo sperimenta la sua miseria.
Ecco un'ondata di fango che travolge l'umanità
nel peccato: Dio è costretto a lavare col
diluvio la faccia della terra. Poi la terra si
67&

ripopola, ma viene un 'altra miseria più grave,


l’oscuramento delle intelligenze... l'idolatria.
Dio sceglie un uomo: Abramo, e gli dice: ti
farò padre di un gran popolo: in te saranno
benedette tutte le genti 1.
Quale ammirabile pedagogia! Dio che vuol
salvare individui e nazioni incomincia a
formarsi un uomo e una nazione. Ecco come
questo individuo, Abramo, con un figlio
miracolosamente dato e salvato dà principio ad
una serie di santi patriarchi... Ecco Giacobbe
in Egitto. Ecco Mosè che libera il popolo,
ecco il regno giudaico culminare in Davide e
Salomone e dividersi… Intanto una serie di
profeti succedendosi gli uni agli altri,
illuminano il popolo e tengono viva la fiamma
della fede, e quando il regno giudaico, diviso,
sarà disperso in Ninive e Babilonia, quella stessa
dispersione sarà ordinata dall'amore divino
a spargere i primi germi di vita nelle nazioni
dei gentili che Dio vuol pure chiamare a salute.
***
Ma viene la pienezza dei tempi. Ecco gli
Angeli che intonano l'inno della gloria e della
pace sulla povera capanna di Betlem! L'aspettato
dalle genti, il Liberatore è nato. Prima
s'era all'alba, al mattino. Ora siamo
nello splendore del mezzodì. Ecco Gesù
nella sua vita pubblica... ecco rifulgere la luce
68&

della sua dottrina... ecco i miracoli... ecco la


Croce e dopo la morte la gloriosa risurrezione!
Quante meraviglie insieme! La dottrina,
la morale, i Sacramenti... il Sacrificio
della messa, l'Eucaristia, la Chiesa! Chi può
degnamente apprezzare tutte queste
meraviglie, la cui magnificenza riempie
volumi e biblioteche, ma che tutti gli uomini
insieme non potranno mai abbastanza
ammirare?
Ora tutto questo che altro è se non un
piccolo cenno delle infinite meraviglie
dell'amore di Gesù verso di noi? S. Bernardo
nel suo bel trattato De diligendo Deo, concentra
in una linea le principali considerazioni
sull'amor divino, ammirando come Dio
abbia amato noi cum sit talis et tantus,
tantum, tantillos et tales, ossia essendo tantis
ossia così perfetto - tantus, ossia così grande -
tantum, per aver portato l'amor a sì alto grado
- tantillos amando noi così piccoli – et
tales e così cattivi ed indegni!
E se è così, se l 'amore è così forte che
costringe e soggioga; se nessuno amore può
nemmeno da lontano, paragonarsi all'amore
di Gesù per noi, è pure necessario
conchiudere che Gesù è veramente il Re dei
cuori. Rex cordium.
***
3. L'Amore a Gesù. - Ora questa medesima
verità è pure dimostrata dal fatto. L'ignoranza,
l'ingratitudine umana è davvero
69&

incredibilmente grande - ma pure è anche


vero che non vi ha persona nel mondo che sia
stata più amata di Gesù - e che per l'avvenire
sia per attrarre di più di Lui l'amore
degli uomini.
Prendiamo in mano il Vangelo. Consideriamo
quei pastori che accorrono alla culla
di Gesù, i santi Re Magi che vengono da sì
lontano. Che tenerezza! Che è mai che
piega quei venerandi vegliardi ai piedi di un
Povero Bambinello se non l'amore?
Ecco quelle turbe che seguono Gesù e
dimenticano anche il cibo.
E gli Apostoli? Qual meravigliosa
attrattiva sentivano verso Gesù! Ad una sola
parola lasciano tutto e si dànno a Lui. Lo
seguono dappertutto, consacrano a Lui la
loro vita, muoiono per Lui. Quel Pietro che
per un momento di debolezza, l'aveva
rinnegato come si protesta per tre volte di
amarlo! e quando viene la sua ora, gode
dinanzi alla croce, nel pensiero di poter imitare
il suo Maestro; solo domanda di esser crocifisso
col capo in giù!
Sono commoventi le parole degli Atti degli
Apostoli. Incontravano gli Apostoli
opposizioni, venivano maltrattati, flagellati?
Ebbene essi partivano pieni di gaudio per
essere stati degni di patir disprezzo pel
nome di Gesù 1.
70&

Ma chi mai diede forza a tanti martiri di


ogni condizione, vecchi e giovani, uomini
e donne, teneri fanciulli di sopportare tanti
tormenti, se non l'amor di Gesù? Com'è che
un San Lorenzo arrostito ignudo sopra una
graticola infuocata, trova ancor la forza di
scherzare col suo carnefice dicendo: Versa
et manduca, voltami e mangiami? Gli è, dice
San Leone, che il martire sentiva una fiamma
nel cuore che superava il fuoco; e
questa fiamma era appunto l'amore a Gesù.
Chi faceva dire a san Filippo: Tanto è il bene
che io m'aspetto che ogni pena mi è
diletto?
Ma ognun vede che ci siamo messi in un
oceano senza fine.
***
Lasciamo tutto il resto, accenniamo ad una
cosa sola che pur si avvera ai nostri giorni
sotto i nostri occhi. Pensiamo un istante alle
numerose schiere di missionari e di missionarie
che abbandonando patria e parenti
volano nelle regioni degli infedeli a diffondere
il vangelo. Alle schiere infinite di religiosi
che vivono nei loro conventi e monasteri
una vita di mortificazione e di santità; alle
innumerabili suore di carità che consumano
la loro vita negli ospedali; anzi che dico?
Pensiamo a tanti buoni cristiani che vivono
nel mondo: uomini e donne, poveri e ricchi.
Quanti sono di costoro che vivono una vita
71&

santa! quanti non hanno altra paura che di


offendere Gesù, né altro scopo che di piacere
a Lui! Queste buone anime ogni mattina
nella santa Comunione e nella meditazione
e nel giorno, nella visita al SS. Sacramento,
effondono la loro anima in ardentissimi
propositi di stare tutto il giorno uniti a Gesù
evitando con ogni cura la colpa.
Per chi mai degli antichi uomini, anche
più famosi: Socrate, Platone Aristotele,
Alessandro Magno, Cesare, vi fu qualcosa che
anche da lontano, si possa paragonare a
questo?
Ha dunque ragione l'Enciclica Papale
quando afferma: Cristo è riconosciuto re dei
Cuori per quella carità di Cristo che sorpassa
ogni comprensione umana e per le attrattive
della sua mansuetudine e benignità:
nessuno infatti degli uomini fu mai tanto amato,
né mai sarà in avvenire quanto Gesù Cristo.

Ecco quel Cuore clic tanto ha amato!

Nel 1671 si trovava nel Monastero della Visitazione


di Paray Le Monial, una santa Suora, chiamata
Margherita Maria Alacoque. Mentre in un giorno
dell'Ottava del Corpus Domini se ne stava pregando
in coro dinanzi al SS. Sacramento, ebbe una
meravigliosa visione. Vide sull'altare, invece della Santa
Ostia, Gesù in persona, che, scoprendosi il petto,
le fece vedere il suo Cuore. Era sormontato dalla
croce, con fiamme divampanti, circondato da una
corona di spine, trapassato da una larga ferita da
cui grondava sangue. Gesù le indicò il Cuore dicendo:
Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini!
72&

E volle che fosse dedicata al suo Cuore una


festa annuale nel Venerdì dopo l'ottava del Corpus
Domini. Le lotto che incominciarono e furono
superate, il trionfante diffondersi della Divozione al
Cuore di Gesù, mostrarono come quella era stata
un'apparizione che veniva veramente da Dio.

ORAZIONE

O Gesù, che per la tua infinita carità


verso gli uomini, hai meritato di essere il sommo e
supremo Re dei Cuori, deh! degnati di accendere
nei nostri cuori la fiamma del tuo santo
amore, affinché distrutto in noi ogni affetto
terreno, non viviamo se non di te e per te, che
vivi nell'infinito incendio della carità col Padre,
collo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA IX.

CAMPO DEL REGNO


DI GESU’ “VOLONTA’”
Ita fit ut regnare is… in voluntatibus
hominum dicatur (Enc.)

La regalità di Gesù non splende solo nella


mente e nel cuore degli uomini, ma anche
in quella facoltà che è la regina di tutte le
altre e che si chiama Volontà.
I filosofi hanno sempre disputato e
continuano a disputare intorno al primato
delle umane facoltà. Alcuni danno questo
primato all'intelligenza, dicendo che è per
essa che noi ci distinguiamo dagli animali;
che essa ci introduce nel campo della scienza
e da essa procede il meraviglioso umano
progresso. Altri invece collocano al
primo posto la Volontà, perché oltre a quello
che fa l'intelligenza, ella costituisce il vero
valore dello stesso uomo. - Gli Angeli,
annunziando agli uomini la buona novella,
non dissero: pace in terra agli uomini di
acuta o larga intelligenza: ma agli uomini di
buona volontà: In terra pax hominibus bonae
voluntatis 1. Difatti la virtù che è il vero valore
dell'uomo, l'osservanza della legge
divina, la vittoria sopra le passioni, la
74&

perseveranza dipendono certamente più dalla


volontà che dall'intelligenza.
Al presente poi la mentalità prevalente
in tutti coloro che si occupano di educazione,
tende ad affermarsi in favore della volontà.
Tutti riconoscono che negli uomini
difetta più il carattere che l'ingegno; più la
virtù che la scienza e l’erudizione.
Comunque sia, noi siamo lieti di salutare
in Gesù il Re supremo delle umane volontà.
***
1. Gesù - Dio. - Anche qui dobbiamo
considerare Gesù nella sua duplice natura,
divina ed umana. Come Dio nessuno può
dubitare che sia il supremo Re di tutte le
libere volontà, di tutti gli uomini e di tutti
gli spiriti dell'universo.
Egli anzi è il primo principio, il creatore
di tutte le creature intelligenti e libere. La
creatura, per ciò stesso che ha ricevuto
l'essere completo dal creatore, porta con sé una
essenziale e radicale dipendenza dal suo
Creatore che la segue dappertutto. Né essa può
sottrarsi da questa radicale dipendenza, né
il Creatore potrebbe abdicare il suo dominio,
o dispensare la creatura. Dio non può
rinnegare se stesso. Con questa abdicazione
o dispensa, Egli affermerebbe di non essere
creatore
Gesù, come Dio, presenta un altro carattere
che più chiaramente ancora lo proclama
75&

assoluto Re di tutte le volontà: Egli è


l’ultimo fine.
Che è mai la volontà, se non una facoltà
che tende ad un fine, e quindi ad un supremo
ed ultimo fine? Anzi la sete di questo
ultimo fine, è appunto la ragione che spiega
la tendenza ai fini inferiori; come il
proposito dl arrivare al piano superiore
spiega il nostro salire i vari gradini della
scala. La volontà è la tendenza a sommo ed
assoluto bene. Questo sommo bene è la
vera calamita che attira le volontà; come il
mare chiama a sé tutti i fiumi; come la
forza centrale di gravità attrae tutti i corpi.
Ora questo sommo ed assoluto bene chi
è, se non Dio? Quei Dio che ha creato
tutte le volontà per sé, e non poteva crearle
se non per sé? - Universa propter semetipsum
operatus est Dominus 1.
È inutile: nessuna volontà può fermarsi,
se non in Dio. È piena di verità e di
profonda filosofia la famosa sentenza di
Sant’Agostino: Fecisti nos, Domine, ad te et
inquietum est cor nostrum donec requiescat in te! 2

E se è così, ne abbiamo abbastanza per


intendere che veramente Gesù come Dio è
il Re supremo di tutte le umane volontà.
***
2. Gesù Uomo. - Ma anche come uomo, o
meglio come Dio - Uomo, Gesù merita il
76&

medesimo titolo di supremo Re delle volontà.


Come infatti per l'unione ipostatica della
umana natura colla Persona divina, Egli si
può dire Re assoluto ed universale di tutto
e di tutti, così, per la medesima ragione,
può dirsi Re di tutte le volontà.
E perché? Per la forza divina della sua
volontà su tutto l'universo - per la divina
perfezione della sua santità - e per l'arte
divina di muovere le volontà umane.
Consideriamo una per una queste ragioni.
a) Per la forza divina della sua volontà su
tutto l'universo. Un accenno solo basta a spiegare
tutto. Gesù fu supremo taumaturgo ossia
operatore di veri miracoli: miracoli sulla
natura inanimata: nelle nozze di Cana di Galilea
cambiò l'acqua in vino; - sedò la tempesta del
mare di Galilea, quando gli apostoli stavano
in pericolo e fu fatta una perfetta bonaccia -
camminò sul mare - moltiplicò due volte i
pani e i pesci. Chi poi non sa i suoi miracoli
sugli uomini? guariva i ciechi e i lebbrosi, gli
zoppi, i rachitici, i paralitici - e perfino
risuscitava i morti. E così esercitava il suo
impero sui demoni cacciandoli e liberandone gli
ossessi.
b) Per la divina perfezione della sua santità,
per cui Egli aveva un perfettissimo dominio
sopra di se stesso, mentre la sua parte
inferiore era perfettamente soggetta alla parte
superiore e questa alla divina volontà. In Gesù,
essendo uomo, vi erano le tendenze, le
inclinazioni, e gli affetti umani. Però in lui nessuna
77&

lotta tra passioni e ragione e tra carne e


spirito; ma perfetto ordine, totale subordinazione.
Le affezioni umane erano bensì in lui,
ma anzitutto esse non si portavano mai ad
oggetto illecito; mai prevenivano la ragione
o ne oscuravano il lume – anzi Egli le
poteva a suo piacimento eccitare e frenare:
come ha eccitato e guidato quello zelo con cui,
fatto un flagello di funi, percosse i venditori
del tempio - come si compiacque eccitare in
sé la commozione e le lacrime alla morte di
Lazzaro, e mentre prediceva la distruzione di
Gerusalemme.
Chi può immaginare, la divina atmosfera
di serenità, di pace che regnava nel
Cuore di Gesù? Ed in questo ambiente di
perfettissimo ordine la sua volontà umana,
perfettamente unita colla divina, imperava nel
suo cuore senza contrasti. Egli poteva dire:
Son disceso dal cielo non per fare la mia
volontà, ma quella di Colui che mi ha mandato 1.
Mio cibo è di fare la volontà del Padre mio 2.
Quel che a Lui piace io faccio sempre. Quae
placita sunt ei facio semper 3.
Ora che altro è santità se non fare la
volontà di Dio? Questa è la volontà di Dio; la
vostra santificazione 4. La santità è pur
quella dote che dà all'umana volontà una
forza più meravigliosa di dominio sulle altrui
78&

volontà. Ne sono esempio gli Ordini religiosi


in cui le volontà sono soggette col voto di
ubbidienza, e che tutti incominciarono da un
santo istitutore.
San Francesco di Sales, esponendo il
motivo per cui la nostra volontà si ribella a chi
comanda nella collera, dice che il motivo è
questo: che la nostra volontà è bensì per natura
soggetta alla ragione; ma non è soggetta
alla passione, se non per tirannia; e per
ciò è naturale il sentimento di ribellione alla
collera. Noi possiamo per contrario pensare
che, se la volontà umana è soggetta alla
ragione umana, è molto più profondamente
soggetta alla volontà divina. Quando adunque
come avviene nei santi, comanda non la
ragione umana da sola, ma unita alla Volontà
di Dio, allora si può esercitare un dominio
veramente sovrumano, un dominio quasi
divino. E se ciò è vero per qualunque santo,
che diremo noi del Santo dei Santi, di Colui
che, essendo come Dio santità essenziale,
possiede, anche come uomo, una santità
superiore a tutti i santi?
***
c) per l'arte divina di muovere la volontà
umana. Qui viene tutto il mondo della grazia.
Dire che cosa sia la grazia è impossibile. Solo in
cielo potremo saperlo. Ma pure quante
magnificenze furono pensate dai santi, esposte
dai Padri, spiegate dai Dottori della Chiesa!
79&

La grazia è un’emanazione soprannaturale


della suprema eccellenza, bontà e liberalità
divina che penetrando le anime, le eleva sopra
se stesse e le divinizza, per quanto ciò è
possibile, senza perdere la natura umana. È una
corrente divina trionfante, capace di mettere
in movimento ogni meccanismo. È quel
vento che spirando sopra la pianura coperta di
ossa, le fa levare in un esercito di soldati vivi.
La grazia in quanto attuale penetra la
natura, l'aiuta a superare le ripugnanze e ad
abbracciare come dolce, quello che prima
eccitava la più profonda ripugnanza. Cor Regis,
dice la Bibbia, in manu Domini: quocumque
voluerit inclinabit illud. Il cuore del re è nelle
mani del Signore; egli lo volgerà dove gli piace.
Gesù colla grazia che ci ha meritato colla
passione e morte, o direttamente per se
stesso, o mediante i mezzi da Lui istituiti che
sono i Sacramenti, o mosso dalle nostre preghiere,
entra in noi e produce effetti meravigliosi
di santificazione. Egli rinnova in noi a
riguardo delle nostre anime quei miracoli che
operava nei corpi - calma il mare tempestoso
delle nostre passioni, moltiplica i nostri
buoni pensieri, cambia in vino di santo amore,
le nostre terrene affezioni – risana la lebbra
dei nostri peccati, raddrizza le nostre
intenzioni, curia la febbre dei nostri desideri
disordinati, illumina la nostra ignoranza, rianima
80&

la nostra inerzia, e risuscita dalla morte della


colpa. Chi può penetrare a fondo l'opera
meravigliosa di trasformazione che produce in
noi la sua grazia? Essa è quella che di un
Saulo ne fa un S. Paolo, che di creature
miserabili forma i santi.
Ecco il trionfo della volontà di Cristo nella
vita nostra interiore.
Ecco il Regno di Gesù Cristo nella nostra
volontà.
E così intendiamo le parole dell'Enciclica
papale: In tal modo si dice che Egli regna...
nelle volontà degli uomini, sia perché in Lui
alla santità della volontà divina risponde la
perfetta integrità e sottomissione della
volontà umana, sia perché colle sue ispirazioni
influisce sulla libera volontà nostra in modo da
infiammarci verso le più nobili cose.
***
3. Il fatto. - Soprattutto però questo dominio
supremo di Gesù nella nostra volontà è
dimostrato dal fatto.
Gesù ha realmente esercitato la sua assoluta
autorità imponendo leggi agli uomini.
Pensiamo un istante alla suprema autorità che
godeva la legge mosaica presso gli Ebrei.
Questa autorità era tanta, che per essa gli
Ebrei mandarono a morte Gesù stesso.
Eppure ecco come Gesù trattava la stessa legge
mosaica. Avete udito come fu detto agli antichi
(ossia dalla legge mosaica) non ammazzare;
ma io vi dico che chiunque si adirerà contro
al suo fraterno sarà reo in giudizio! E così
continua per lungo tratto. Ora quel io vi dico
di fronte alla legge mosaica che era divina,
81&

dinota ben chiaramente la sua suprema


autorità.
Agli ebrei che gli opponevano il sabato
Egli rispondeva: Il Figlio dell'uomo è
padrone anche del sabato 1. Quando Gesù
insegnava, aveva un modo singolare e
sorprendente che fortemente impressionava gli
ascoltanti: Egli insegnava, dice il Vangelo,
come avente potestà, e non come gli scribi e i
farisei 2 . Difatti nella legge Mosaica vi
eran tre classi di precetti: cerimoniali,
giudiziali, morali. Gesù volle conservare
questi, e furono conservati: volle invece abolire
i primi e i secondi, e restarono aboliti.
Invece egli stabilì la legislazione evangelica,
e la legislazione evangelica restò, imperò per
venti secoli e si va gradatamente estendendo
sempre più.
In fatto poi l'Umanità piegò la testa alle
leggi di Gesù. Egli aveva detto: In verità vi
dico, finché staranno il cielo e la terra non
iscatterà un iota o un punto solo della legge,
fino a tanto che sia adempito 3 . E così fu.
È forse venuto meno un solo dei suoi
precetti od anche consigli evangelici? Una
sola delle beatitudini da lui predicate, un
solo dei Sacramenti da lui istituiti?
Ai tempi di Arrigo VIII, Re d’Inghilterra,
si trattava di quel punto della legge di Gesù
Cristo che comanda l'indissolubilità del
82&

matrimonio. Se dalla legge di Cristo non si


toglieva quel punto, una nazione intera che
prima era chiamata l'Isola dei Santi, si
sarebbe staccata dal Regno di Cristo. Ma che
avvenne? Vada l'Isola dei Santi, ma si
conservi la legge. E così fu. Si fece lo scisma
d'Inghilterra; ma rimase ferma più che mai
la legge dell’indissolubilità del matrimonio.
E dobbiamo benedire Iddio che le leggi
evangeliche siano indistruttibili. Affermano
d’accordo i più eminenti filosofi della Storia,
come Guizot, Schlegel, ed altri che i
limiti della civiltà non oltrepassano i confini
del cristianesimo. Gli è che nei popoli
cristiani stanno più ferme le leggi di Gesù
Cristo.
Ora come stiamo noi di fronte alle leggi di
Gesù Cristo? È egli veramente il Re della
nostra volontà? o siamo dominati da qualche
vizio, o passione a Lui contraria? Pensiamo
che solo nella perfetta soggezione a
Lui potremo trovare la pace.

Gesù e i Farisei

Andarono a trovare Gesù i Farisei per tentarlo e


gli dissero: È egli lecito all'uomo di ripudiare per
qualunque motivo la propria moglie? Egli rispose e
disse loro: Non avete voi letto come colui che da
principio creò l'uomo, li creò maschio e femmina?
e disse: per questo lascerà l'uomo il padre e la
madre e starà unito alla sua moglie, e i due saranno
una sola carne. Non sono dunque più due, ma una
sola carne. Non divida adunque più l'uomo quel che
83&

Dio ha congiunto. - Ma perché dunque, dissero


essi, Mosè ordinò di dare il libello del ripudio e
separarsi? - Disse loro: A motivo della durezza del
vostro cuore permise a voi Mosè di ripudiare le vostre
mogli; ma da principio non fu così. Io però dico a voi che
chiunque ripudierà la propria moglie - e ne piglierà
un altra commette adulterio - e chiunque sposerà
la ripudiata commette adulterio 1 .

ORAZIONE

O Gesù, che non solo come Dio, ma anche


come uomo, eserciti il supremo dominio sopra
tutte le volontà, concedi a noi benignamente
la grazia che, liberati dalla schiavitù dei nostri
vizi, sottomettiamo in tutto e per tutto la nostra
volontà alla tua santa Legge. Tu che vivi
e imperi col Padre e collo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Iesu sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
***********************************************************************************
LETTURA X.

IL MANTO REGALE
GESU’ RE DEI SECOLI
Regi saeculorum immortali et
invisibili...honor et gloria.
Spes atque centrum temporum
(Officio della festa)

Se Gesù è re, deve pure averne le insegne.


Ora una di queste è il manto reale.
Quando Assuero domandò ad Aman che
cosa dovesse farsi ad un uomo cui il re
volesse onorare, Aman rispose: Deve vestirsi di
abito reale 1. Quando, poi Mardocheo che era
appunto l'uomo cui il re voleva rendere
sommo onore, uscì dalla presenza del Re nella
magnificenza del suo trionfo, splendeva nei
suoi reali indumenti amictus serico pallio
atque purpureo 2, coperto del manto di seta
e di porpora. Del resto il manto entrò
sempre come una delle principali insegne reali
presso tutte le nazioni, in tutti i tempi ed
in tutti i luoghi.
Il manto è molto adatto a significare
l'ampiezza della regale autorità.
Nel manto reale di Gesù noi possiamo
considerare due qualità: la lunghezza e questo
85&

riguarda il tempo, l'ampiezza è questo si


riferisce allo spazio. È sotto il primo riguardo
che il manto regale di Gesù lo proclama
re dei secoli.
***
1. I secoli prima di Gesù Cristo. - Tutti i
re di cui parla la storia universale, vissero
per un determinato tempo più o meno
lungo: furono re in qualche secolo, anzi in
qualche più o meno lunga parte di un secolo.
Nessuno poi di loro poté esercitare influenza
alcuna prima di nascere. Incominciarono
a governare molto tempo dopo la loro
nascita, cioè dal momento della loro
assunzione al trono. Gesù Cristo invece non
così. Egli incominciò a dominare gli uomini
anche nei secoli che trascorsero prima della
sua nascita.
I secoli dell'Era cristiana, sono secoli che
guardano indietro. Invece i secoli prima
dì Cristo guardavano avanti, nel futuro.
***
Tutti sappiamo qual era stata la dolorosa
storia dei progenitori del genere umano. Dio
li aveva creati, elevandoli ad un ordine
superiore alla loro natura. Splendeva sulla
loro fronte una stella divina a cinque punte
che denotano i cinque doni soprannaturali
della magnificenza del Creatore: la grazia
santificante, la scienza, l'integrità,
l'immunità dalle malattie e l’immortalità.
86& -

Chi potrebbe ammirare abbastanza la


prima coppia umana nella luce di tanto
splendore? E dire, che quella fulgida stella
avrebbe dovuto passare in eredità di tutti i figli
di Adamo, di generazione in generazione,
fino alla fine del mondo! Quale magnifico
spettacolo di felicità!
Ma purtroppo Satana c'invidiò tanta fortuna.
Quel che avvenne lo sappiamo. Venne
la tentazione del serpente; venne l’infausta
caduta che travolse nella ruina l'umanità.
La fulgida stella si spense, cadde nel fango.
L'uomo perdette i suoi doni: perdette la
grazia santificante e da figlio di Dio divenne
schiavo di Satana; perdette la luce della
scienza e fu involto nelle tenebre dell'ignoranza;
perdette l'integrità e s'iniziò la lotta delle
passioni; perdette l'immunità dalle malattie
e l'immortalità, e vennero le malattie,
le miserie, la morte. Più ancora: anche la
stessa natura universale che era stata creata
per l'uomo, prese parte al disordine e il
mondo da paradiso terrestre, divenne valle
di lacrime.
Ma non piacque all'infinita misericordia
divina abbandonare l'uomo a tanta rovina.
Proprio in quell'istante in cui infliggeva ad
Adamo ed Eva la meritata pena, faceva
splendere un raggio di speranza e di certa
liberazione.
***
Sono note a tutti le famose parole della
grande Promessa; Io porrò inimicizia tra te
87&

e la donna, tra il seme tuo e il seme di


lei. Ella schiaccerà la tua testa e tu tenderai
insidie al suo calcagno 1. Da quel punto
l’umanità incominciava a volgersi verso il
futuro.
Lontano lontano nell'avvenire si fissava
un punto luminoso in cui splendeva la
salute. Là, il regno di Satana sarebbe disfatto,
là doveva costituirsi il nuovo Regno della
vita.
Non temiamo: quando Dio, disgustato
dell’umana corruzione, vorrà lavare la terra
nelle acque del Diluvio, Egli non distruggerà
la stirpe umana; perché altrimenti come
potrebbe I'uomo arrivare fino al Messia?
Difatti salvò là famiglia di Noè coll'arca da
lui ordinata.
Quando una novella vergognosissima
piaga travolgerà l'umanità nelle tenebre
dell'idolatria, Egli chiamerà Abramo e a lui
rinnoverà la promessa del Paradiso terrestre:
In te saranno benedette tutte le genti 2. E così
la promessa passerà da Abramo a Isacco, da
Isacco a Giacobbe, da Giacobbe a Giuda,
e quando la profezia divina incomincerà a
prender corpo nella conquista della Terra
promessa e nella costituzione del Regno
giudaico; allora Dio susciterà i suoi profeti a
ricordare al popolo suo che non è nel Regno
88&

temporale il perfetto avveramento del Regno


di Dio, non essendo quello che una figura
del futuro Regno spirituale. Il medesimo
farà Iddio quando il popolo d'Israele cederà
alla spada di Salmanassar e sarà condotto a
Ninive in ischiavitù, e quando, due secoli
dopo, anche il Regno di Giuda sarà
umiliato nella schiavitù Babilonica.
È così che noi vediamo sfilare in mezzo
alla storia del popolo di Dio quella eccelsa
schiera di Profeti: Isaia, Geremia, Baruch,
Ezechiele, Daniele, che sono chiamati i
profeti maggiori, e la lunga schiera di
profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia,
Giona, Michea, Nahum, Habacuc, Sofonia,
Aggeo, Zaccaria e Malachia e molti altri
che non lasciarono scritti.
Che facevano questi profeti? Tenevano
alto il morale, diremmo noi, del popolo in
mezzo a tutte le disgrazie e castighi -
lo illuminavano e l'incoraggiavano ad
alzare lo sguardo dalle miserie presenti; a tener
fisso il suo occhio sul futuro Re e Liberatore
dalla vera schiavitù che è quella del vizio,
del peccato, di Satana.
Dio pertanto aveva messo nel mezzo
dell'umanità un popolo di elezione, ed in mezzo
a questo popolo splendeva un raggio di luce che
si andava ad appuntare su quella croce,
in cui erano scritte quelle grandi lettere:
I. N. R. I. Jesus Nazarenus Rex
Judeorum.
89&

2. Il secolo di Gesù Cristo. - Quando Gesù


appare nel mondo ecco volgersi a Lui prima lo
sguardo dei Pastori, chiamati dagli Angeli
- poi quello dei Magi, guidati dalla stella.
E quando il Precursore S. Giovanni, quasi
chiudendo la serie dei profeti, indica col dito
Gesù, dicendo: Ecco l'agnello di Dio,
ecco colui che toglie il peccato del mondo, 1
allora incominciano gli uomini a volgere più
vivi i loro sguardi verso di Lui. La sua
predicazione, i suoi miracoli compiono l'opera,
tanto che gli Ebrei, suoi nemici, son costretti
ad esclamare: Ecco tutto il mondo va dietro
di Lui 2. Difatti il suo vangelo, pochi
anni dopo, era conosciuto in tutto il mondo
civile.
***
3. I secoli dopo Cristo. - Come i secoli
prima di Cristo guardavano in avanti, così
quelli dopo Cristo si volgono indietro. Anche
qui quale meraviglioso spettacolo! Non
sono più popoli di civiltà inferiori che
aspettano nel futuro quello che non possono
avere nel presente. Sono popoli progrediti
nella politica, nelle scienze, nella letteratura
nell'arte. Sono i popoli che iniziarono
l'Epoca dei comuni, che scoprirono l'America,
che inventarono la polvere pirica, la stampa,
90&

popoli che trovarono la bussola, che


scoprirono i misteri del magnetismo terrestre,
la gravitazione universale, l'elettricità, il
radium!
Eppure questi popoli sentono la necessità
di volgersi indietro verso quel punto
medesimo verso il quale tenevano fisso lo
sguardo i popoli antichi.
Ecco come nel principio della nostra
civiltà la più nobile assemblea che siasi
adunata, il concilio di Nicea, contro i saccenti
novatori che volevano colla ragione
correggere la fede, - il Concilio di Nicea dico -
intima di guardare indietro agli scritti
apostolici e imparare da loro quel che dovevano
credere intorno a Colui cui essi pretendevano
strappare l'aureola della divinità.
Vennero in seguito altre e poi altre di quelle
nobili e magnifiche assemblee e fecero lo
stesso.
La loro opera in fondo è una sola.
Volgere lo sguardo degli uomini verso il passato,
risalendo di secolo in secolo fino a Colui che
è la fonte della luce - e che illumina ogni
uomo che viene in questo mondo.
Sempre, nei secoli dopo Cristo, la novità
in materia di religione darà sospetto di errore.
Gli eretici che più radicalmente negarono
la verità rivelata, sono battezzati dalla
storia, i novatori del secolo XVI - e sono i
Protestanti.
Eppure i medesimi protestanti in tante
91&

cose guardano indietro: provocano i cattolici


ai primi secoli della Chiesa. Tant’è vero che
è necessità guardare indietro.
***
Basti una osservazione. Il pensiero umano
appare nei libri. Ora esiste mai un libro
al mondo che sia tradotto in tante lingue
e che abbia avuto tanti commenti e lettori
come il Vangelo? E ai nostri tempi,
mentre una colluvie infinita di libri appare
e dispare come le bolle di aria sulla superficie
di acqua in fermento, il Vangelo moltiplica
le sue edizioni e si estende sempre più.
Ora che è mai leggere il Vangelo se
non volgere indietro lo sguardo attraverso
venti secoli per fissare là persona adorabile
di Gesù?
Dove mai si guarda per conoscere i veri
principii della fede, per riconoscere la vera
sorgente della luce, del fuoco della carità, se
non a Gesù Cristo? A chi, se non a Lui ci
rivolgiamo noi per avere le regole della morale,
il fondamento della giustizia, i principi del
vero progresso? La Chiesa Cattolica guarda
a Lui come a suo Fondatore e Capo, e tutta
l'Era cristiana riconosce in Lui il suo
principio, sostegno, là sua anima e la sua
vita.
Pertanto in Gesù si concentrano gli sguardi
di tutti i secoli. Tutte le genti ebbero
salute in Lui: gli antichi colla fede in Cristo
venturo e quei che vennero dopo colla fede
92&

in Cristo venuto. Il regno di Gesù Cristo si


estende sopra tutti i secoli ed Egli si può
a buon diritto proclamare Re dei secoli.
Regi saeculorum immortali invisibili soli Deo
honor et gloria in saecula saeculorum. Amen 1.
Non sarà dunque doveroso per noi stabilire
il regno di Cristo nel centro del nostro
cuore? A Lui deve guardare ogni uomo
come a stella polare nella sua crisi di
conversione, e conquistata la fede e la
grazia, a Gesù rivolgersi incessantemente per
aver luce e forza nel sentiero della vita.

Gesù vestito del manto regale

Dopo che Gesù era stato posposto a Barabba,


Pilato pensò un altro espediente per liberare Gesù. Lo
prese e lo fece flagellare. E i soldati intrecciata una
corona di spine gliela posero sulla testa e lo
vestirono con una veste di porpora. E si accostavano
a Lui e dicevano: Ave, Re dei Giudei, e gli davano
degli schiaffi. Uscì di nuovo Pilato e disse loro:
Ecco che io ve lo conduco fuori affinché intendiate
che io non trovo in Lui reato alcuno. E uscì fuori
Gesù portando la corona di spine e la veste di porpora.
E disse loro: Ecco l'uomo! Ma visto che l'ebbero
i Principi ed i Ministri, alzarono la voce dicendo:
Crocifiggilo. crocifiggilo. Disse loro Pilato: Prendetelo
e crocifiggetelo. Io non trovo in Lui reato alcuno.
Gli risposero gli Ebrei: Noi abbiamo la legge e
secondo la legge deve morire, perché si è fatto figliuolo
di Dio. Pilato sentito questo, menò fuori Gesù e
si pose a sedere sul tribunale nel luogo detto Litostrotos
e disse ai Giudei: Ecco il vostro Re! Ma essi gridarono:
Togli, togli, crocifiggilo! Disse loro Pilato:
Crocifiggerò io il vostro Re? 2.
93&

ORAZIONE

O Gesù che, essendo il centro della Storia,


sei veramente il Re dei secoli cui guardarono
e guarderanno come a sorgente di salute, tutte
le nazioni della terra; concedi al nostro secolo
la grazia di uscire dalle tenebre dell'errore
e dalla schiavitù del peccato e di sottomettersi
al tuo impero. Tu che vivi col Padre e collo
Spirito Santo sopra tutti i secoli in sempiterno.
Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA XI.

MANTO REALE
UNIVERSALITA’ DEL REGNO
Efenim Christum Pater
constituit heredem universorurn (Encycl).

Nel manto reale possiamo considerare la


lunghezza e la larghezza. La prima può
convenientemente significare il tempo di
durata, la seconda lo spazio in cui si
estende il Regno di Gesù Cristo.
Nella lettura antecedente abbiamo
considerato come il Regno di Gesù abbracci
tutti i tempi, perché tutti i secoli guardarono
a Lui come a centro di salute. Ora vediamo
come questo Regno si estende a tutti gli
uomini. Onde canta la Chiesa:
Tu solus ante saecula
Spes atque centrum temporum
Cui iure sceptrum gentium
Pater supremum credidit.
***
1. Universalità del Regno di Gesù Cristo. -
È cosa affatto naturale che i regni di questo
mondo siano limitati e non si estendano
che lentamente e con molte difficoltà.
Questo avviene per due motivi fondamentali:
95&

per la naturale limitazione dei beni materiali


- e per la limitazione egualmente naturale
dell'amore. Che siano limitati i beni economici,
basta enunziarlo, per intenderlo. Che poi
sia limitato anche l'amore si capisce anche
facilmente. L'uomo ama naturalmente
se stesso. Per far uscire l'amore dall'egoismo,
la Divina Provvidenza ha disposta la
generazione, la quale facendo vedere nel figlio
un altro se stesso, o un'estensione del proprio
io, fa sì che l'amore incominci a trovare
la via per estendersi in una famiglia. Questa
può allungarsi e allargarsi, e l'amore la
segue. Ma se è vero che l’amore incomincia
ad educarsi ed uscire dall’io, non segue
però che si estenda subito con facilità a
tutti gli uomini; ma procede gradatamente e
con fatica alla città, al comune, allo stato.
Arrivato qui, molte volte si ferma e non c'è
verso di farlo procedere di un passo. Quanti
sono cristallizzati nel nazionalismo!
E se consideriamo molte altre cose, come
la conformazione geografica, il clima, e
specialmente la storia, l'indole e la lingua
di ciascun popolo, sempre più facilmente si
capisce che i regni di questo mondo debbono
esser limitati.
***
Non così il regno di Gesù Cristo. Qui non
vi ha limitazione di beni, né di amore. I
beni sono spirituali: la fede, la morale, i
sacramenti. Aumentando i partecipanti, essi
96&

non diminuiscono, anzi può dirsi, divengono


più efficaci, per la più ardente divozione, che
produce la moltitudine dei fedeli. L'amore
poi ha un'altra base. Essa non comincia
dall'io, come l'amore naturale, ma da Dio.
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima, con tutto il tuo
spirito: questo è il massimo ed il primo dei
comandamenti 1. Come dunque è conseguente
all'amore naturale che parte dall'io seguire
l'estensione dell’io - così è naturale alla carità
che parte da Dio estendersi nell’ampiezza
di Dio. Ma Dio è il creatore di tutto. E così
l'amore soprannaturale si estende a tutto.
Pel cristiano l'amore di S. Francesco
d'Assisi a tutte le creature, anche inanimate,
chiamate da lui fratelli e sorelle, non è affatto
cosa sorprendente ma conseguente.
Qui dunque non vi sono limiti geografici,
né diversità di storia, di indole, di lingua:
anche queste cose sono di Dio.
È vero però che come la grazia supera la
natura ma non nega la natura, così la fede
rischiara la mente di tanta luce da rendere
facile quell’estensione d'amore; come
quando ci insegna che tutti siam figli di un
medesimo Padre Dio, generati dal medesimo
Progenitore Adamo, chiamati alla medesima
gloria celeste, salvati da un solo Salvatore
che diede il suo sangue e stabilì
97&

per tutti, la medesima fede, legge, e mezzi di


grazia.
Non potrebbe dunque essere altrimenti.
Il regno di Gesù Cristo dev'essere universale:
il suo manto deve estendersi su tutti
gli uomini come le ali della chioccia coprono
tutti i pulcini 1 .
Non parliamo dei Beati del Cielo, delle
Anime purganti che non sono più di questo
mondo e già appartengono o apparterranno
senza dubbio al Regno eterno di Gesù.
Consideriamo pure solamente questo mondo di
prova.
Al regno di Gesù appartengono prima di
tutti i giusti che sono in grazia sua, poi tutti
quelli che, pur essendo in peccato, non hanno
ancor perduta la fede, come sono in generale
i peccatori. Gli stessi apostati, eretici e
scismatici, in certo modo non sono esclusi
dal regno di Cristo, e così gli stessi infedeli.
E perché? Perché tutti costoro finché sono
in vita non hanno perduta la possibilità di
rientrare o di entrare nel Regno di Cristo;
tanto più che a tutti la misericordia di Dio
concede le grazie necessarie alla salute.
***
2. Preparazione all’universalità del regno. -
Questa universalità ha una duplice preparazione:
naturale e soprannaturale.
La prima consiste nella stessa costituzione
98&

dell'ordine naturale. Difatti la stessa varietà


di condizioni geografiche e climatiche
spingendo gli uomini al commercio mette
in movimento gli uni verso gli altri, e così
vengono a infrangersi le barriere di
divisione fra popolo e popolo e si facilita
la via ai banditori della fede.
***
Ma anche nell'ordine soprannaturale la
Divina Provvidenza, con sapiente pedagogia,
preparò l'universalità del Regno di Gesù
Cristo, sia nell'Antico che neI Nuovo Testamento.
Chi non ammira la Sapienza divina che
adattandosi alle condizioni dell'umanità,
sceglie un uomo, una famiglia, un popolo per
salvare tutti i popoli della terra?
Era necessario gettare i primi semi della
fede, e questi era logico gettarli dove c'era
maggior probabilità di frutto. E così
avvenne.
I più vasti regni dell'antichità erano il
Regno Egiziano, e i grandi regni orientali.
Ebbene la Provvidenza divina chiamerà il
suo eletto Abramo e lo guiderà per la prima
volta in Egitto, mettendolo subito in relazione
col Faraone. Quando poi la famiglia di
Abramo sarà cresciuta ed a Giacobbe avrà
dato dodici figli, chiamerà Giuseppe e lo farà
Viceré dell'Egitto – e poco stante tutta la
famiglia di Giacobbe verrà con lui e starà
per 430 anni moltiplicandosi prosperamente.
99&

Chi può misurare l'influenza che un simile


popolo avrà esercitato sul vasto impero
Egiziano?
Quando poi questo popolo avrà conquistato
la Terra Promessa e si sarà diviso in
due regni, allora porterà più lontano il suo
benefico influsso. Colla cessazione del Regno
d'Israele una parte di Ebrei saranno portati
a Ninive, e qui la famiglia di Tobia spargerà
i semi della verità presso il popolo trionfatore.
Un altro grande Regno fu quello dei Caldei
che aveva la sua capitale in Babilonia. Ed
anche qui venne il popolo di Dio portato schiavo
da Nabucodonosor, e Daniele ed Ezechiele
colla loro vita e dottrina fecero conoscere il
vero Dio, avverandosi le parole di Tobia: Vi
ha disperso tra le genti che non conoscono Dio,
affinché voi raccontiate le sue meraviglie e
facciate loro conoscere come altro Dio
onnipotente non vi ha fuori che Lui 1 .
Quando poi ai Regni orientali sarà
successo l'Impero Greco di Alessandro Magno,
allora la versione greca dei LXX Interpreti
spargerà largamente la parola di Dio in tutti
i popoli più civili, e così si preparerà la
via al Regno di Cristo.
***
Nel nuovo testamento poi è molto più
conosciuta la meravigliosa preparazione al Regno
100&

di Cristo. La stessa nascita di Gesù nella


pienezza dei tempi, in un luogo centrale
per le quattro civiltà: orientale, occidentale,
egiziana e siriaca, era l'espressione di una
tattica divina.
Come chi deve parlare ad una moltitudine,
cerca un luogo in cui possa esser più
facilmente udito da tutti, così fece il
Redentore del mondo. Poi istruisce un corpo
scelto di uomini e li manda in tutto il mondo
a predicare: Euntes in mundum universum,
praedicate evangelium omni creaturae 1 .
Tattica sovrana egualmente fu collocare la
cattedra di S. Pietro in Roma, centro della
civiltà allora regnante. Le stesse invasioni
barbariche che seguirono, nell'ordine
soprannaturale furono turbe di figli che si
precipitarono nel seno alla madre che doveva
ammansarli, salvarli, e così s’irrobustì il
Regno di Cristo e prese forma più concreta
conforme alle necessità dei tempi.
***
3. Attuazione dell'universalità del Regno. -
Però l'universalità del Regno di G. Cristo
quantunque evidente nelle predizioni
profetiche, e certa in se stessa, non è ancora
completamente realizzata nel fatto, ma va
gradatamente realizzandosi. E questo divenire,
diciamo così, del Regno di Gesù Cristo
non è segno di debolezza o di imperfezione,
101&

ma cosa naturale e necessaria a tutte le


cose che esistono nel tempo. Come Gesù
stesso da bambino si fece fanciullo,
adolescente e adulto, crescendo ogni giorno in
sapienza e grazia dinanzi a Dio e agli
uomini1 , e ciò non era suo disdoro, - così
1
Luc. II, 52.
1
Ps. XVIII, 7.
2
Prov. VIII, 15.
1
Purg. XIV, 150.
1
Gen. XLVIII.
1
Ps. 109.
2
Ps. 109.
1
Dan. VII, 11-14.
1
Is. IX, 6.
2
Luc. I, 26-33.
1
Zacch. IX, 9.
1
Io. XVIII, 33-37.
1
Matt. VII.
1
Matt. XXVIII, 18.
1
I Cor. XV, 51.
1
Apoc. I, 5.
1
Ps. 79.
2
Is. C. LX.
1
Matth. II. 1-12.
2
Feria III fra l’ottava dell’Epifania.
1
Rom. V, 12.
2
Ps. XXXIV, 11.
1
I Petr. 18, 19.
1
Gen. XIV.
1
Io. XVIII, 36.
1
Dan. IX.
2
Is. XI, 4-5
1
Luc. XIX, 10.
1
Marc. XIII, 13-17.
1
Ad Ebr. IV, 13.
1
I Cor. XV, 41.
1
Luc. II, 52.
1
Rom. XI, 33.
2 Ps. CIII, 24
1
Prov. VIII, 27-9 -- Apoc. VI e segg.
il suo Regno.
E vediamo ai nostri giorni la magnifica
organizzazione di questa progressiva estensione.
L'Esposizione missionaria, di cui parla
con tanto onore il Papa nella sua Enciclica
Quas primas, ne è un segno. Il cammino
da farsi è ancor lungo. Si può dire che i
quattro quinti del genere umano sono ancor
fuori del vero regno attuale di Gesù Cristo.
Ma non bisogna dimenticare che questo Regno
è eterno: durerà fino alla fine del mondo.
Non è come gli altri regni cui la Divina
Provvidenza assegna una certa durata, dopo
1
Ps. IV, 7.
2
Luc. XXII, 30.
3
Matt. II, XXI, 23.
1
Gen. XXII, 18
1
Atti V, 41.
1
Luc. II, 14.
1
Prov. XVI, 4
2
Conf. Lib. I, c. 1,
1
Giov. VI, 38
2
Giov. IV, 34.
3
Giov. VIII, 29.
4
I Thess. VI, 3
1
Matt. XII, 8.
2
Matt. VII, 29.
3
Matt. V, 18.
1
Matt. XIX, 3-9.
1
Ester VI, 8.
2
Ib. VII, 15.
1
Gen. III, 15.
2
Gen. XXII, 18.
1
Io. I, 29,36.
2
Io. XII, 19.
1
I Tim. I, 17.
2
Io. XIX, 1 e seg.
1
Matt. XXII, 37.
1
Matt. XXIII, 37
1
Tobia XIII, 4
1
Marc. XVI, 15.
la quale spariscono. Il Regno di Gesù Cristo
in questa terra durerà fino alla fine del
mondo. Se anche a noi, uomini di un giorno,
sembri che proceda con lentezza, non
importa; esso ha dinanzi secoli, anzi millenni.
Del resto vi son due cose che fanno dolce
e profonda impressione. La prima è la sete
ardente e diffusa di verità che mostrano i
popoli infedeli, sete che li rende molto più
docili agli insegnamenti della fede e facili a
piegare la testa sotto il soave giogo di Cristo.
102&

Questo fatto si afferma in molti Periodici


e Bollettini di Missionari.
L'altra cosa è il risveglio meraviglioso e
potente e universale dello spirito missionario
e la magnifica organizzazione delle missioni.
Mai, come ai nostri tempi, la letteratura
missionaria ebbe si larga fioritura; mai
fu così vivo ed efficace l’interessamento dei
fedeli; mai si videro tante opere missionarie
così sistematicamente organizzate; mai si
raccolsero tante offerte per la propagazione
della Fede, come ai nostri giorni.
La propagazione della Fede si è ormai
fatto un attivissimo dicastero del Regno
di Cristo intelligentemente organizzato e
sapientemente diretto, come un esercito di
conquista.
Non è più un eroe che da solo, o con
pochi compagni, s'inoltra nelle regioni tenebrose
dell'infedeltà, come nave in oceano che
lascia una scia destinata a sparire. Ora si
tratta di schiere educate, agguerrite, fornite
di tutti mezzi necessari, guidati di un capo,
che si tiene in relazione col suo Istituto, sua
base, che gli fornisce uomini formati e mezzi
secondo la possibilità.
I missionari sono i soldati del fronte, ma
vi sono le retrovie, i luoghi di rifornimento
per ciascuna schiera, e soprattutto un'Autorità
che tutto governa e coordina in modo che
il Regno di Cristo proceda con prudenza,
con zelo, con tattica e con efficacia.
C'è tutto a sperare che in tal modo si
103&

procederà a grandi passi verso la completa


realizzazione del regno, e così Gesù Cristo
Re estenderà il suo manto regale su tutta
la superficie della terra. Dominabitur a mare
usque ad mare, et a flumine usque ad
terminos orbis terrarum 1 .

Il sogno di Nabucodonosor

Nabucodonosor, Re di Babilonia, aveva fatto un


sogno che nessun degli indovini seppe interpretare.
Fu chiamato Daniele e disse: “Tu, o Re, avesti una
visione: vedevi come una grande statua... di statura
sublime e di sguardo terribile. Il capo era di oro
finissimo, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le
cosce di bronzo, e le gambe di ferro. Dei piedi, una
parte di ferro ed una di creta. Questo vedevi tu,
quando, non per mano di alcuno, si staccò una pietra
dal monte e percosse la statua nei piedi e li ruppe.
Allora si spezzarono egualmente il ferro, la creta, il
bronzo, l'argento e l'oro e si ridussero in polvere e
il vento li disperse. Ma la pietra che avea dato il colpo
alla statua diventò un monte grande e riempì tutta
quanta la terra. Tale è il sogno: ora l’interpretazione
sua esporrò dinanzi a te, o Re. Tu sei il re dei re, e
il Dio del cielo ha dato a te regno, fortezza, impero
e gloria. Al tuo potere ha assoggettato i luoghi
tutti dove abitano i figliuoli degli uomini e le bestie
del campo e gli uccelli dell'aria, e sotto il tuo dominio
ha posto tutte le cose, tu sei dunque il capo
d'oro. E un altro reame si alzerà dopo di te, da
meno di te, che sarà d'argento; ed un altro terzo reame
di bronzo, che comanderà a tutta quanta la terra. E
Il quarto reame sarà come il ferro. Siccome il ferro
spezza e doma tutte le cose, così questo reame
spezzerà e stritolerà tutte queste cose. Ma quanto a
104&

quello che hai veduto che una parte dei piedi e delle
dita era di creta e una parte dl ferro, il regno che
avrà origine dal ferro sarà diviso. Come vedesti
mescolato il ferro colla creta, d'una parte sarà saldo
e dall'altra parte fragile... Ma nel tempo di quel
reame farà sorgere il Dio del cielo un regno che non
sarà disciolto in eterno; e il regno di lui non passerà ad
altra nazione; ma farà in pezzi e consumerà tutti questi
regni, ed esso sarà immutabile in eterno...”. Allora
Nabucodonosor si prostrò bocconi per terra e adorò
Daniele quasi come un Dio 1 . Il primo reame era il
Caldeo, il 2.o il persiano, il 3.o quello di Alessandro
Magno, il 4.o l'impero Romano, nel tempo del quale
doveva sorgere il Regno ossia la Chiesa di Gesù
Cristo che dovrà estendersi sopra tutta la faccia della
terra.

ORAZIONE

O Divin Sovrano Gesù, la cui regia dignità


si estende sopra tutti gli uomini del mondo;
concedi al genere umano la grazia di progredire
nella tua cognizione, affinché venendo a te
tutti i popoli della terra, si faccia presto di
tutti un solo ovile sotto un solo pastore. Tu
che vivi e regni sopra tutta la terra col Padre
e collo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Iesu sacratissimum,


adveniat Regnum tuum,
***********************************************************************************
LETTURA XII.

CORONA REGALE DI GESU’


GESU’ CENTRO DELL’UNIVERSO
Vel solo hypostaticae unionis nomine Christus
potestatem in universas
creaturas obtinet. (Encycl.)
.

Come il manto, così la corona entra nelle


insegue regali: anzi più ancora. L'imposizione
della corona è sempre stato il simbolo
del conferimento dei poteri regali. Per gran
parte della storia vediamo gli imperatori
scendere in Italia, per essere incoronati
colla corona di ferro a Monza e colla corona
di oro a Roma, dando a questa cerimonia
la massima importanza e solennità. Del
resto nello stesso cerimoniale della
consacrazione del Re entra, come parte centrale,
l'imposizione della corona. Acquistare la
corona significa acquistare il regno, e perdere
la corona, perdere il regno.
Ma che cos'è la corona? Un cerchio di oro,
tempestato di gemme, con bracci preziosi
elevantisi all'intorno, che si congiungono in
un punto centrale. Questi significano le
provincie e regioni che formano il regno e
circondano il sovrano, che n'è come il centro.
Ora qual sarà la corona di Gesù? San
106&

Paolo chiamava 1 corona sua i fedeli da


lui convertiti. Corone di Gesù sono invece
tutte le creature, perché Gesù è il centro,
non solo dei secoli o della storia universale
umana, ma di tutto l'universo.
***
1. Costituzione dell'Universo. - Il profano
che guarda l'opera di un grande musico per
es. il Parsifal di Wagner, non vede che delle
pagine imbrattate di segni strani e capricciosi,
senza costrutto e significato. Chi invece
s'intende di arte musicale, vi trova meraviglie
di armonia coordinate all'espressione
di un concetto profondo, tanto da formare
un'opera di primissimo ordine. Così è del
mondo. All'ignorante sembra un chaos. Il
filosofo invece rimane estatico di ammirazione
ed esclama: Domine, Dominus noster,
quam admirabile est nomen tuum in universa
terra! 2 .
Chi infatti non ammira altamente la diversità
degli esseri, la loro azione vicendevole,
la loro bella coordinazione sopra una
scala di fini che di gradino in gradino va a
terminare in Dio?
Ed anzitutto, ecco un duplice universo:
quello della materia e quello dello spirito.
Alla base del primo sta il regno minerale.
I colpi semplici pochi relativamente in numero,
107&

formano, colle loro molteplici combinazioni


un numero infinito di corpi diversi
che, o variamente ordinati negli strati geologici,
formano i documenti della storia del
nostro globo; oppure sparsi sulla superficie
della terra, somministrano la materia a
superiori formazioni. Ecco i mari colla loro
profondità ed immensità, ecco i fiumi coi
loro vari e lunghi corsi, ecco l'aria coi suoi
venti, uragani, cicloni.
Se poi leviamo il nostro sguardo al cielo,
a quella volta tempestata di gemme lucenti
e pensiamo che ciascuna di esse è il centro
di un sistema, talora milioni di volte più
grande del nostro sole, e come questi
sistemi sono innumerabili, aggirantisi in uno
spazio infinito cui milioni di anni di luce
non valgono a misurare, e come questi
sistemi seguono le orbite segnate loro dal
Creatore, con esattezza e con tanta precisione da
render possibile il calcolo delle eclissi, allora
noi non possiamo a meno che esclamare che
solo i Cieli possono dirci una parola sulla
magnificenza infinita dei Creatore. Coeli
enarrant gloriam Dei et opera manuum
eius annuntiat firmamentum 1 .
***
Ma tutto questo è pel Regno minerale che
è l’infimo e riguarda i puri corpi, senza dir
nulla della loro energia che li informa. Da
essa, per varie forze di attrazione e ripulsione,
108&

vengono a formarsi varietà di corpi


con diverse proprietà, chimiche e fisiche,
che agendo e reagendo le une sopra le altre,
sotto l'influsso di forze misteriose più profonde
ed estese, producono tutte le meraviglie
che si ammirano nella mineralogia
meccanica chimica e fisica. Che diremo noi del
regno vegetale col suo milione di specie e
del regno animale col numero di specie tre
volte maggiore?
Chi ha, sia pure superficialmente, dato
uno sguardo a quello che dice la scienza
naturale intorno alla fauna marina, o a quella
che appare alla superficie, o a quella che
si agita negli abissi più profondi degli
Oceani, non può a meno di sentirsi oppresso
dal più alto stupore. E lo stesso si dica di
chi percorre un'opera di botanica o di
zoologia.
Ma cresce poi la meraviglia se si considera
come tutti questi vari regni della natura
sono organizzati tra loro in una bella
gerarchia per cui sopra una scala di crescente
perfezione, ciascuna specie, e varietà ha il suo
posto e come poi un regno è ordinato ad
un altro, come le varie parti di un edificio.
Difatti, così in complesso, il regno minerale
è ordinato al vegetale e questo al regno
animale.
***
Però tutte le creature materiali son nulla
di fronte allo spirito. La materia ha
109&

essenzialmente caratteri di mezzo, e quindi un


valore solo relativo. In essa non si può
parlare di cognizione, di libertà, di moralità.
Essa non conosce se stessa, la sua origine,
il fine cui è destinata. Invece vi sono
nell'universo creature intelligenti e libere, che
possono conoscere e conoscono di fatto se
medesime, il loro Creatore, il loro principio
e il loro fine... creature nobilissime che
furono create in numero inconcepibile,
sottoposte ad una prova nella quale la maggior
parte trionfarono, ma in cui una parte
soccombette e decadde dal proprio fine. Sono
gli Angeli e i Demoni.
Lasciamo stare questi che son puniti
nell'Inferno.
Chi non si sente riempire la mente di
luce al considerare gli Angeli come la
Tradizione cristiana ce li presenta? Divisi
in tre gerarchie ciascuna delle quali alla sua
volta si sparte in tre cori, essi formano una
magnifica scala che dagli Angeli passa agli
Arcangeli e Principati, e che per le Potestà,
Virtù e Dominazioni, si eleva fino ai
Troni per terminare nelle supreme vette dei
Cherubini e Serafini.
Chi ha in mente la sublime dottrina
dell'Angelico Dottore S. Tommaso sugli Angeli,
il loro numero, distinzione, intelligenza e volontà,
ha veramente aperto dinanzi l'orizzonte
di un nuovo universo, di tanto più
meraviglioso dell'Universo sensibile, di
quanto lo spirito è superiore alla materia.
110&
***
2. L'uomo sintesi di due antitesi. - Vi sono
dunque due classi di creature: le materiali
e le spirituali. Esse formano veramente due
antitesi, perché le une hanno caratteri
opposti alle altre. La materia è composta,
corruttibile, inerte: lo spirito invece è semplice,
incorruttibile, essenzialmente attivo.
Ma siccome il Creatore di entrambi è uno
solo, era naturale che questo carattere di
unità si riflettesse nel creato, e ciò non soltanto
per un'unità accidentale di coordinazione,
ma anche per un 'unità fisica ed
essenziale. Come mai questo fosse possibile
certo noi non avremmo saputo pensare,
tant'è vero che neppure dopo il fatto, possiamo
darcene la spiegazione. Ma ciò non importa.
Il fatto è vero e si realizza nell'uomo.
Ecco la sintesi: materia e spirito.
L'uomo è un composto essenziale di corpo
e di anima. Come corpo raccoglie in se stesso
tutto il mondo inferiore della materia inorganica
ed organica. Egli pesa come i minerali,
ed accoglie in sé tutte le energie del
regno minerale: gravità e statica, luce e
calore, magnetismo ed elettricità. Egli
vegeta come le piante, colle sue funzioni di
nutrizione e di assimilazione e dissimilazione.
Egli sente come gli animali, di cui termina
bellamente la serie progressiva colla
incantevole sua perfezione. Qui funzioni di
nutrizione, di propagazione e di relazione più
111&

complesse, sistemi apparati ed organi più


complicati, sensi esterni ed interni più
delicati, azioni più varie e più perfette.
L'uomo nel suo corpo ricapitola veramente
il mondo inferiore, con quest'avvertenza
che, essendo il suo corpo uno ed ordinato,
le parti inferiori portano sempre un'impronta
della loro subordizione ad un ordine superiore.
Per esempio le leggi delle combinazioni
chimiche si realizzano in lui solo fino ad un
certo punto, in modo da lasciar posto alle
leggi superiori della vita.
***
Coll'anima poi l'uomo rappresenta in sé
stesso la natura dello spirito. L'anima anch’essa
conosce di vera cognizione universale,
anch'essa vuole liberamente, e liberamente
tende al suo ultimo fine, padrona
del suo eterno destino.
Ora come mai l'infinita sapienza del
Creatore ha saputo unire in questa creatura
due cose così opposte? Per quanto siano
ingegnose le risposte date dai filosofi e per
quanto profonda sia la spiegazione che ne
dà S. Tommaso, rimane pur sempre la cosa
al di sopra della nostra mente.
Non già che non siano ingegnose le
spiegazioni della filosofia scolastica, sia riguardo
all'unione dell'anima col corpo ed al loro
mutuo influsso, e sia riguardo alle relazioni
tra sensi ed intelletto, appetito sensitivo e
libera volontà.
112&

Quel sensibile che entra pel senso e


produce la sua immagine nel sensorio comune,
dove, illuminato dalla virtù dell’intelletto
agente, diventa oggetto adatto per l'intelletto
possibile, che l'introduce così nel mondo
della scienza; quella libertà che tratta per
una parte dalle innumerabili passioni
deIl'appetito concupiscibile ed irascibile, ed
illuminata dall'altra dalla luce superiore
dell'intelligenza, sa tuttavia conservare tanta
energia, da rimanere completamente padrona
di se stessa, in modo che l'atto si debba con
verità imputare proprio a lei, capace così di
merito o di demerito - tutte queste ed altre
infinite cose sono atte a riempire la nostra
anima della più alta meraviglia. L'uomo
è davvero un microcosmo, ossia un piccolo
mondo in cui si riflettono le meraviglie
di tutto l'universo.
***
3. Gesù Cristo sintesi dell'universo.- Eppure
non si era ancor giunti al massimo grado di
unità. Fatta la sintesi dell'Universo,
rimaneva ancora una grande e tremenda
questione. Come unire l'Universo creato al suo
Creatore? Questione che attraversa tutta la
Storia del pensiero, ma che fuori del Cristianesimo
aspetta ancora la sua risposta.
Il materialismo volle fare la sintesi
universale nella materia, ma il suo lavoro fu
insufficiente; l'idealismo pretenderebbe farla
113&

nel pensiero, ma il suo tentativo è vano.


Il panteismo finalmente crede di essere
riuscito nell'intento identificando Dio e mondo
in un solo essere, ma viceversa non riuscì
che alla più assurda delle confusioni. Solo la
filosofia cristiana raggiunse lo scopo elevandosi
a Dio personale, infinito, di cui l'universo
è un effetto che vien per via di creazione.
Ma questa sintesi della filosofia cristiana,
se è perfettamente giusta nel piano
della natura, lascia però fuori un mondo
intero, infinitamente più vasto e meraviglioso
del naturale, e cioè tutto il mondo
soprannaturale della grazia e della gloria. Ora
questa sintesi è perfettamente realizzata nella
persona di Gesù Cristo Verbo Incarnato,
perfetto Dio e perfetto Uomo.
Come uomo Egli raccoglie in sé la natura
umana che è sintesi dell'Universo creato, e
come Dio, Egli ha in sé tutte le immense ed
infinite perfezioni della natura divina e quindi
dell'Augustissima Trinità. Mentre poi
la persona del Verbo Incarnato estende la
sua virtù ipostatica alla umana natura,
unendola a sé nell'unità sostanziale della sua
Divina Persona, viene a compiersi la più
stupenda opera divina; natura e spirito, finito
ed infinito, naturale e soprannaturale si
stringono senza confondersi, nella più
sublime unità, che realizza tutti i tentativi e
le aspirazioni dei filosofi eliminandone gli
errori.
114&

È dunque vero che sul capo divino di


Gesù vediamo splendere la più magnifica
corona regale che lo costituisce vero centro
e Re dell'universo.
Rendiamo dunque grazia a Dio “ che ci
ha trasportati nel regno del Figliuol suo, il
quale è immagine dell'invisibile Dio, primogenito
di tutte le creature; imperocché per lui
sono state fatte tutte le cose nei cieli e in
terra, le visibili e le invisibili, sia i troni, sia
le dominazioni, sia i principati, sia le potestà...
ed Egli è avanti tutte le cose e tutte
le cose per lui sussistono... onde egli ha
il primato su tutte le cose, perchè piacque al
Padre che in lui abitasse ogni pienezza ” 1.

Cantico di David

“ Benedetto sei tu, Signore Dio dl Israele, padre


nostro di eternità in eternità. Tua ell'è, o Signore,
la magnificenza, la possanza e la gloria e la vittoria
E tua è la lode; perocché tutte le cose che sono
in cielo e in terra sono tue. Tuo, o Signore, è il
Regno, e tu sei sopra tutti i regnanti. Tue son le
ricchezze; tua è la gloria; tu sei il Signore di tutto. La
forza e la possanza sono in tua mano; in tua mano
la grandezza e l'impero di tutte le cose. Adesso
adunque, o Signore, noi ti celebriamo e lodiamo il tuo
inclito nome ” 2.

ORAZIONE
O Gesù, che ricapitolando in te tutte le
cose , sei il vero ed unico centro dell'universo,
115&

concedi a noi tutti benignamente la grazia di


stabilirti vero ed unico centro del nostro cuore.
Tu che vivi e regni col Padre e collo Spirito
Santo in tutto l'universo per tutti i secoli dei
secoli. - Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA XIII.

LO SCETTRO
DEL REGNO DI GESU’
Nomen potestatemque Regis Christo
vindicari oportere... (Encycl.)

Il manto e la corona sono, senza dubbio,


insegne importantissime della potestà regale;
ma ve n'ha un'altra che costituisce il simbolo
più vivo e più comune della regalità. La
corona esprime più specialmente la maestà
del re, ma la sua autorità e potenza sono più
veramente rappresentate dallo scettro. Difatti
quando Giacobbe in Egitto predice a Giuda
e alla sua stirpe che avrebbe avuto l'autorità
regale sopra le dodici tribù, e che questa
regale autorità non sarebbe stata tolta da essa
fino alla venuta del Messia, Giacobbe non
nomina né manto, né corona, ma parla
espressamente dello scettro e dice: Non auferetur
sceptrum de Iuda et dux de foemore eius donec
veniat qui rnittendus est 1. Non sarà tolto
Io scettro di Giuda, e il duce dalla sua stirpe,
finché non venga Colui che deve essere
mandato.
Ora quale sarà lo scettro del Regno di Gesù?
La sua potestà.
117&

Le potestà dei re di questo mondo sono


tre: la legislativa, la esecutiva e la giudiziaria;
e tutte e tre sono parti di un'unica potestà
che si chiama giurisdizionale. In Gesù Cristo
invece, oltre la potestà giurisdizionale,
dobbiamo anche considerarne due altre che non
hanno i principi della terra, e che sono la
potestà dottrinale e la sacramentale.
Spiegheremo tutto questo parte per parte.
***
1. Potestà dottrinale. - Siccome l'uomo ha
tre fondamentali facoltà che sono l'intelligenza,
il sentimento e la volontà, per esercitare
sopra di lui un dominio veramente efficace
e completo, bisognerebbe poterle dominare
tutte e tre.
Ma per dominare l'intelligenza è necessaria
l'infallibilità dell'insegnamento. Ora qual è
quel sovrano della terra che sia infallibile
nel conoscere ed insegnare la verità?
Invece Gesù, come Dio, è la stessa
verità, e come uomo, per la sua unione
ipostatica con Dio, ha una scienza altissima,
vastissima, infallibile. In lui abitano tutti i
tesori della sapienza e della scienza: in quo
sunt omnes thesauri sapientiae et scientiae 1.
Questa scienza incominciò a rifulgere
quando a 12 anni, fu ritrovato nel tempio
in mezzo ai dottori che stupivano delle sue
risposte - Ma specialmente Egli esercitò la sua
118&

potestà d'insegnare, in tutta la sua vita pubblica.


L'evangelista S. Matteo riferisce tutto il
lungo e fondamentale discorso delle beatitudini,
in cui Gesù espone, si può dire, il
programma del suo insegnamento. Quante
altissime e magnifiche verità in questo discorso!
Ora, chiude l'Evangelista, avendo Gesù
terminato questi discorsi, le turbe si stupivano
della sua dottrina. imperocché egli le
istruiva come avente autorità, sicut potestatem
habens 1, e non come i loro scribi e farisei.
Questa potestà dottrinale, si può dire che
costituisce gran parie della predicazione di
Gesù; tanto che alcuni non vorrebbero veder
altro nel Vangelo, che un insegnamento di
una nuova ed altissima dottrina.
***
Gesù Cristo poi volle trasmettere ai suoi
apostoli questa sua facoltà di illuminare le
intelligenze. Qual magnifica scena dovette
essere quella che presenta l'Evangelista S. Matteo!
Gesù, dopo la risurrezione, aveva ingiunto
ai suoi undici di andarlo ad attendere
in Galilea, sopra un monte che loro
indicò. Eccoli gli apostoli sul monte designato.
Davvero era necessario un monte
alto e sublime, perché alte e sublimi erano
119&

le cose che dovevano udire, e la potestà che


dovevano ricevere. Là, su quell'alto monte
in cui nella serenità dell'atmosfera potevano
sì ben contemplare il cielo, e da cui il loro
sguardo poteva stendersi in tutta l'ampiezza
dell'orizzonte sulla terra... essi potevano
meglio comprendere e più profondamente
sentire la parola del Re universale del mondo.
Ed ecco, mentre gli undici sono adunati...
appare Gesù... Gli apostoli lo adorano... E
Gesù: - Data est mihi omnis potestas in
coelo et in terra: Mi è data ogni potestà in
cielo ed in terra. Quasi dicesse: Io sto per
comunicare a voi un tal potere, che mai è
stato dato agli uomini, essendo proprio del
solo Dio. Ma voi non stupitevi, non
scandalizzatevi. S'io ve lo do, io non vi inganno,
perché è tale la potestà ch'ìo ho, che
supera tutta la terra e comprende la stessa
immensità dei cieli. Euntes ergo docete omnes
gentes 1. Andate ed ammaestrate: ammaestrate
tutte le genti, greci e barbari, dotti ed
ignoranti, ebrei e gentili; ammaestrate con
quella medesima autorità di magistero con
cui ammaestro io; perché come il Padre ha
mandato me, così io mando voi. Ed affinché
conoscessero che, quella che loro dava,
era la sua medesima potestà, aggiunge due
segni: la sanzione della dottrina e la
conferma del miracolo. Chi crederà e sarà
battezzato, sarà salvo; chi non crederà sarà
120&

condannato 1. Ecco la sanzione della dottrina. E


questi sono i segni che accompagneranno
coloro che avranno creduto: Nel mio nome
scacceranno i demoni, parleranno lingue
nuove, maneggeranno i serpenti, e se avran
bevuto qualcosa di mortifero, non farà loro
male, imporranno le mani ai malati e guariranno...
Ed essi andarono e predicarono per
ogni dove, cooperando il Signore, il quale
confermava le loro parole coi miracoli ”
Ecco la sanzione dei miracoli.
***
2. Potestà giurisdizionale. – Questa
riguarda la volontà e, come già si è detto,
comprende tre potestà parziali: la legislativa,
la esecutiva, la giudiziaria.
Molti increduli, specialmente moderni,
avevano alzata una voce strana: Gesù ha
proposto un insegnamento, ma non ha dato
alcun comando; è dottore, non legislatore.
Fu necessario che la Chiesa intervenisse
autoritativamente, e desse quella solenne
definizione: “Se alcuno dirà che Cristo Gesù sia
stato dato agli uomini come Redentore in cui
abbian fiducia, e non anche come Legislatore
cui prestino obbedienza, sia scomunicato 2. E
difatti insieme alla dottrina che insegnò,
Egli impose una morale.
121&

Ascoltiamo un poco del famoso discorso


delle Beatitudini:
“ Non vi date a credere ch'io sia venuto
a sciogliere la legge o i profeti: non son
venuto a scioglierla, ma a compirla. In verità,
in verità vi dico, che finché stia il cielo e
la terra, non scatterà un apice o un punto
solo della legge, fino a tanto che tutto
sia adempiuto… Avete sentito che è stato
detto agli antichi: Non ammazzate: e
chiunque avrà ammazzato, sarà reo in
giudizio. Ma io vi dico che chiunque si adirerà
contro il suo fratello, sarà reo in giudizio.
E chi avrà detto al suo fratello, raca, sarà
reo nel consesso. E chi gli avrà detto: stolto,
sarà reo del fuoco della gehenna... Avete
udito che è stato detto agli antichi: Non
fare adulterio. Ma io vi dico che chiunque
guarda una donna per desiderarla, ha già
commesso in cuor suo adulterio con essa...
È stato pur detto: Chiunque rimanda la
propria moglie, le dia il libello del ripudio.
Ma io vi dico che chiunque rimanda la sua
moglie, la fa divenire adultera, e chi sposa la
donna ripudiata commette adulterio.
Similmente avete udito che fu detto agli
antichi: Non violare il giuramento, ma rendi
al Signore quanto hai giurato. Ma io vi
dico di non giurare in modo alcuno... Ma
sia il vostro parlare: sì, sì - no, no; imperocché
il di più vien dal male…
Avete udito che fu detto: Amerai il
prossimo tuo e odierai il tuo nemico. Ma io vi
122&

dico: amate I vostri nemici; fate deI bene


a coloro che vi odiano e pregate per quelli
che vi perseguitano e vi calunniano...
Siate adunque perfetti, come è perfetto il
Padre vostro che è nei cieli ” 1.
Ora ognuno vede che in tutte queste
parole non c'è solo una dottrina, ma anche un
comando. Gesù esercita veramente il suo potere
legislativo.
***
Lo stesso possiamo dire delle altre due
parti della podestà giurisdizionale che sono
la podestà esecutiva e la giudiziaria.
La podestà esecutiva, stabilisce i regolamenti
per l'esecuzione delle leggi. Ora Gesù
non solo dà regolamenti, ma espone talvolta
casi particolari di applicazione: Così dopo
di aver esposte le proibizioni di uccidere,
anzi pure di adirarsi o dir parola ingiuriosa
contro il prossimo, continua: Se adunque
tu stai per fare l'offerta all'altare, ed
ivi ti viene a memoria che il fratello ha
qualcosa contro di te, posa lì la tua offerta
dinanzi all'altare e va a riconciliarti prima
col tuo fratello, e poi ritorna a fare la
tua offerta 2.
Che cosa si può desiderare di più
particolare?
Del resto la potestà esecutiva Egli la esercitò
specialmente per mezzo dei suoi apostoli
123&

e della Chiesa a cui ha affidato il compito


di determinare l'applicazione della legge
evangelica, secondo le circostanze dei tempi.
La potestà giudiziaria poi la esercita
continuamente nel giudizio particolare che
fa alla morte di ogni uomo e in modo
solenne la eserciterà alla fine del mondo, nel
giudizio universale, quando scenderà sulle
nubi dal Cielo con potestà grande, circondato
dagli Angeli e pronuncerà, sopra tutta
l'umanità risorta dalla morte, quella grande
sentenza che terminerà la scena del mondo 1.
***
3. Potestà sacramentale. - Ma la potestà più
meravigliosa, che assolutamente non possiede
nessun sovrano della terra, è la potestà
sacramentale, per cui Egli eleva gli uomini ad uno
stato superiore per la sua grazia, dando loro
speciali facoltà, e li aiuta a mettere in pratica
la sua legge. Tal potestà Egli ha esercitato
in ordine a tutta la sua Chiesa nel giorno
della Pentecoste, quando mandò lo Spirito
Santo sopra i suoi apostoli e discepoli e
produsse quella miracolosa trasformazione che
tutti sappiamo. La esercita poi in particolare
a riguardo di ciascheduno di noi, nei vari
sacramenti da Lui istituiti.
Così pel Battesimo, Egli ci rende figliuoli
di Dio, suoi fratelli, coeredi della gloria. Colla
Cresima ci aggrega tra i suoi soldati; coll'Ordine
124&

ci eleva all'altissima dignità dei suoi


ministri, dandoci la facoltà di consacrare il suo
SS. Corpo nella S. Messa, e di rimettere i
peccati. Cogli altri Sacramenti infine noi
abbiamo grazie particolari, o di risuscitare
dalla morte del peccato, e di liberarci dalle
sue reliquie, o di esser nutriti e fortificati nella
lotta contro il male; oppure Egli unisce l'uomo
e la donna in santo matrimonio, dando
loro le grazie per amarsi cristianamente e per
ben allevare la prole.
Compisce poi stupendamente quest'opera
la preghiera destinata a risvegliare e compire
la grazia di tutti i Sacramenti.
Ed ecco come non solo a Gesù Cristo
appartiene lo scettro, ma tal scettro, che a
nessun sovrano può appartenere, perché sono
in esso non solo le potestà ordinarie dei sovrani,
ma anche altre che essi non potranno
avere mai.
Si tratta di potestà che non riguardano
già solo la vita temporanea di questo mondo,
ma la vita eterna!

Cantico di Cristo Re 1.

Per quali ragioni fremono le genti e i popoli


macchinano vari disegni? Si sono levati su i regi della
terra e i principi si sono collegati insieme contro il
Signore e contro il suo Cristo?
Rompiamo i loro lacci e rigettiamo lungi da noi il
loro giogo.
Colui che nei cieli risiede si burlerà di costoro, e il
Signore li schernirà.
125&

E allora Egli parlerà ad essi nulla sua indignazione,


e nel suo furore li atterrerà.
Ma io da lui sono stato costituito Re sopra Sionne,
il Monte Santo di lui, affine di annunziare i suoi
precetti.
Il Signore disse a me: Tu sei mio figliuolo, io oggi ti
ho generato.
Chiedimi ed io ti darò in tuo retaggio le genti, e in
tuo dominio gli ultimi confini del mondo. Governerai
coloro con scettro di ferro, e li stritolerai come vaso
di creta.
Adesso adunque voi, o regi, imparate, ravvedetevi
voi che siete giudici della terra.
Servite Lui con timore e in Lui con tremore esultate.
Abbracciate la buona dottrina, affinché non abbia
il Signore a sdegnarsi, e voi vi perdiate, smarrita la
via della giustizia.
Allorché subitamente l'ira di lui divamperà, beati
coloro che confidano in lui!

ORAZIONE

O Gesù, che nel tuo scettro regale possiedi


potestà immensamente più alte di tutti i re
della terra, degnati concedere a noi
benignamente la grazia di umiliare la nostra
testa sotto lo scettro della tua potenza, perché
possiamo con te trionfare di tutti i nostri nemici.
Tu che vivi e regni con infinita potenza col
Padre e collo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat Regnum tuum.
***********************************************************************************
LETTURA XIV.

IL TRONO REGALE DI GESU’


Tronus tuus, Deus, in saeculum
saeculi. (Ebr. I, 8.)

Manto, corona e scettro formano le


insegne dell'autorità regale, ma il trono è la sede
donde il re esercita l'autorità. È naturale a
qualsiasi autorità, che venga esercitata da
un certo posto eminente.
Quando Pilato volle condannare Gesù, dice
il Vangelo ch'egli sedette pro tribunali, in loco
qui dicitur lithostrotos 1. Così promettendo
Gesù agli Apostoli che, in premio della loro
fedeltà, sarebbero fatti giudici dell'umanità,
parla loro di 12 troni sui quali siederanno
per esercitare la loro autorità. Sedebitis... super
sedes duodecim, iudicantes duodecim tribus
Israel 2. Sederete sopra dodici troni e
giudicherete le dodici tribù d'Israele.
Ora quale sarà il trono di Gesù Re?
Noi possiamo, per ora, considerare un
triplice trono: il primo nell'eternità e nella
gloria - il secondo nel centro della Storia -
il terzo, nel mezzo dei suoi figli: il Cielo, la
Croce, l'Altare.
127&
***
1. Il cielo. - Noi chiamiamo cielo, la volta
stellata che splende al di sopra di noi; oppure
in senso più largo, tutto lo spazio che
si stende intorno alla nostra terra; oppure
in senso soprannaturale, lo stato di gloria.
Gesù quaranta giorni dopo la sua risurrezione
dal monte Oliveto, alla presenza degli
apostoli, si alzò verso il Cielo, e mentre essi
stavano cogli occhi fissi in lui, una nuvola lo
tolse ai loro sguardi e due angeli loro
dissero: O uomini di Galilea, perché state
mirando verso il cielo? quel Gesù il quale è
tolto da voi è stato assunto in cielo 1.
Possiamo adunque dire, così in generale,
che trono di Gesù è il cielo.
A lui possiamo pure riferire le parole del
salmo: De coelo respexit Dominus, vidit omnes
filios hominum 2. “ Dal cielo mirò il Signore;
vide tutti i figli degli uomini ”. Da quella
mansione sua ch'ei preparò gettò lo sguardo
sopra tutti coloro che abitano la terra.
Ma più determinatamente possiamo
affermare che il suo trono è il Cielo in tre sensi
diversi, che tutti sono veri e molto sublimi.
Gesù siede nel cielo, anzitutto come Dio.
Come tale Egli è il Creatore dell'Universo che
conserva colla sua potenza e governa colla
sua infinita sapienza. In questo senso Gesù
è il sole, e tutto l'universo è irradiazione sua.
128&

Come il sole è il centro della luce che da lui


s'irradia, così Gesù è il centro dell'universo.
Che è mai la nostra terra colla sua estensione,
colla sua forma e col complesso di tutte
le sue cose? Un puntino impercettibile che
si perde nell’infinità dello spazio. E allora
noi povere formiche di questo piccolo globo,
come ci sentiamo annientare dinanzi alla
maestà di quel Re che tiene il suo trono nel
centro dell'universo, nell'infinita profondità
dei cieli!
***
Ma anche come Dio - Uomo possiamo dire
che Gesù tiene il suo trono nel cielo nel
senso che abbiamo considerato più sopra.
Chi è Gesù? È il Figlio di Dio che
unisce a sé nell'unità della sua Persona la
natura umana, e nella natura umana tutte le
creature corporee e spirituali, visibili ed
invisibili.
E perché? Perché l'uomo è un piccolo
mondo, la sintesi di due antitesi, della materia
e dello spirito; il compendio, il sunto di tutte
le creature, di quelle inferiori a lui e di
quelle superiori, che sono gli angeli. In
questo senso Gesù appare a noi qual cosa
di più intimo e profondo di un sole che
illumina gli spazi che lo circondano.
La stessa azione metafisica di Dio della
conservazione delle creature nel loro essere,
della cooperazione nelle loro azioni, e della,
diciamo così, finalizzazione della loro
129&

esistenza o vita, resta ancor indietro dalla


suprema realtà che si opera nel mistero
dell’Incarnazione.
Qui non si tratta solo di un’azione divina
che, per così dire, si spende per le creature,
ma della medesima Personalità divina che
protende la sua virtù ipostatica alla natura
umana, realizzando, senza mistura e
confusione, quella massima unione che è
possibile tra le creature e Dio.
Dunque Gesù è centro non solo dell'umanità,
ma di tutte le creature di tutto l’universo,
e non solo come sole irradiante, o causa
conservante, o diligente, o finalizzante, ma
come principio personificante direttamente
la particolare Natura Umana che è in lui, e
indirettamente e implicitamente tutto l'universo
In tale considerazione la Umana Natura
di Gesù è il trono fulgidissimo da cui
risponde la regale potestà di Gesù in tutto
l'universo. Infatti in questa natura Egli
ricapitola tutte le cose visibili ed invisibili, le
armonizza e solleva ad un ordine superiore
e soprannaturale.
***
Eppure questo non è ancor tutto, anzi è
solamente la base del trono di maestà che
Gesù Cristo possederà in Cielo, come centro
nel regno della gloria. Questo futuro regno
di gloria è il vero trono di Gesù, del quale si
parla quando diciamo che Egli è asceso al
130&

Cielo e siede alla destra di Dio Padre Onnipotente


- ascendit ad coelos, sedet ad dexteram
Dei Patris omnipotentis.
Tutti i fedeli di questo mondo sono membri
del corpo mistico di Gesù: ma finché sono
quaggiù, sono in istato di via: come le
varie molecole ed atomi che compongono un
corpo organico, sono in continua trasformazione.
Ma verrà tempo in cui queste molecole
ed atomi saranno fissati per sempre.
Questo sarà l'istante della morte. Quelli
che saranno trovati in grazia, saranno
fissati eternamente nello splendore della
gloria, membra eternamente gloriose del
corpo mistico di Gesù glorificato, ultimo
termine di tutta l'umanità redenta. Chi può
mai immaginare lo splendore immortale di
questo trono in cui rifulgerà Gesù capo,
centro e causa di tutti i predestinati, tutti
fulgenti come soli nella luce del sole
infinito?
Questo, ripeto, sarà il vero trono celeste
di Gesù!
***
2. La Croce. - È il secondo trono di Gesù:
quello che tiene in mezzo alla storia. Anche
qui, in una passata lettura, già abbiamo
considerato Gesù Re dei secoli, facendo
vedere come tutti i secoli si pieghino a lui.
Quei prima di lui infatti trovarono la salute
nella fede in Cristo venturo, quelli dopo,
in Cristo venuto.
131&

Ora in quale atteggiamento segna Gesù


questo punto centrale della storia? Confitto
in croce. La croce: ecco il trono di
conquista! Gesù crocifisso: ecco il trionfatore!
L'umanità era caduta ai piedi di un albero;
e un albero era stato segnato come emblema
di risurrezione:
Ipse lignum tunc notavit.
Damna ligni ut solveret 1.
Questo richiedeva l'opera di nostra salute,
che noi ricevessimo la medicina da quello
che aveva prodotto la nostra ruina. Un
albero ci dannò; un altro albero ci ridona
la salvezza.
E ciò per più ragioni.
Anzitutto, perchè per la sua morte in
croce, Gesù pagò per noi il prezzo della
nostra salute: Peccata nostra ipse pertulit super
lignum... cuius livore sanati estis 2.
In secondo luogo perchè la croce segna
per noi la via della salute! Si quis vult post
me venire tollat crucem suam 3... Exemplum
dedi vobis 4.
In terzo luogo, perché la morte di Gesù in
croce è l'apoteosi di ogni rinunzia e del
perfetto trionfo della volontà di Dio sopra
la umana volontà.
Infatti chi è mai Gesù morto in croce? È
Gesù che ha rinunziato a tutto, che ha
132&

perduto tutto: l'onore, per la condanna, le


sostanze per la nudità, gli amici e gli
aderenti per il tradimento, il rinnegamento, la
fuga degli apostoli, la madre stessa per la
donazione a Giovanni, la gioia per l'abbandono
del Padre, la vita per la separazione
dell'anima, e tutto questo nelle circostanze
più dolorose, più disonoranti.
Nabucodonosor, G. Cesare, Alessandro
Magno, Napoleone non han nulla che fare
dinanzi ad un simile trionfatore. Già dicevano
i proverbi: È da più l'uomo paziente
che il valoroso e colui che è padrone di sé
stesso è da più che l'espugnatore di fortezze 1.
Gesù morto in croce è la personificazione
perfetta del rinnegamento di se stesso. Così
Egli ha spogliato i principati, le potestà
delle tenebre e le menò gloriosamente in
mostra avendo di loro trionfato in se stesso 2.
Appunto per la sua morte in croce, Dio lo
esaltò e gli diede un nome sopra ogni nome
tanto che nel nome di Gesù ogni creatura piega
in ginocchio in cielo in terra e negli abissi 3.
Perciò la croce è un trono fulgidissimo
da cui Gesù esercita il suo impero di Salvatore
e di Consolatore.
La chiesa nell'inno dei Vespri della Domenica
di Passione ravvisa il vessillo trionfante
di Gesù nella figura della Croce:
133&
Vexilla regis prodeunt
Fulget Crucis mysterium!
e si compiace di ricordare la profezia in
cui Davide aveva predetto alle nazioni
come Dio regnerebbe dal trono della Croce:
Impleta sunt quae concinit
David fideli carmine
Dicendo nationibus
REGNAVIT A LIGNO DEUS!
***
3. L'Altare. - Finalmente vi ha un terzo
trono da cui regna Gesù in mezzo agli uomini
e questo è un trono di benignità e di amore:
l'Altare.
Chi può senza sentirsi riempire l'anima
della più dolce commozione, pensare a quel
Gesù che, pur regnando in cielo come centro
dell’Universo e Re della gloria, si degna
restare in mezzo a noi in questa misera terra
moltiplicando miracolosamente la sua presenza,
per poter esser vicino a tutti gli uomini?
Egli regna dall'Altare, dove ogni giorno,
rinnova il sacrificio della croce, o, se vogliamo,
rende a noi presente il sacrificio della Croce,
comunicando ed applicando a ciascheduno
di noi i frutti ineffabili della sua passione
e morte. La croce produce la sorgente
infinita di salute; ma le messe sono altrettanti
rivi che conducono a noi quell'acqua
salutare di redenzione. Oli misteri divini
della S. Messa!
134&

Egli regna ancor dall'Altare, dove si degna


apparecchiare per noi un banchetto
divino, nel quale ci somministra come cibo e
bevanda, le sue stesse santissime Carni e il
Suo Sacratissimo Sangue. Venite, comedite
panem meum, et bibite vinum quod miscui
vobis! 1. E non solo ci chiama, ma ci sollecita a
venire, ci incoraggia, perfino ci minaccia;
perchè vuole che andiamo a lui, per farci vivere
della sua vita. Chi non si sente smarrire
dinanzi al mistero della S. Comunione?
Egli regna finalmente dal Tabernacolo,
dove se ne sta prigioniero d'amore, aspettando,
chiamando ed accogliendo tutti coloro che
vengono a visitarlo. Non è, per chi ha fede,
una vita di paradiso? Al mattino si va alla Chiesa,
ed assistendo alla S. Messa ci applichiamo
il frutto della Croce. Poi riceviamo
Gesù nel nostro cuore, lo adoriamo, lo ringraziamo,
gli domandiamo perdono delle
nostre colpe, gli rinnoviamo le proteste di
amore, i proponimenti di emendazione, e
poi? Poi preghiamo Gesù ad accompagnarci
nel corso della giornata, e di prender lui il
governo delle nostre membra, della nostra
vita.
Sappiamo però che la presenza sacramentale
non può durare lungamente. Ed
ecco che possiamo trovare nel giorno un po'
di tempo per andare a riposare all'ombra
del Tabernacolo. E lì di nuovo siamo alla
135&

presenza di Gesù, per rendergli la visita, e


ricevere novella forza. Oh vita di paradiso!
Veramente non vi ha al mondo nazione che
abbia il suo Re così vicino, come il Re
nostro Gesù è vicino a noi dal suo trono
eucaristico.
Ecco il perchè della magnificenza delle
Chiese, della frequenza alle Messe, alla
Comunione; ecco il perché della celebrazione
dei congressi eucaristici, della magnificenza
delle processioni... ma più, ecco perché
continua la vita cristiana in tanti pericoli, in
mezzo a tanta corruzione!

Il cantico del SS Sacramento 1.

Canta, o lingua, del glorioso


Corpo, il gran mistero
E del sangue prezioso
Che dell'uman genere
Diede il prezzo generoso
delle genti principe.

A noi dato, per noi nato


dalla intatta Vergine,
dopo aver qui conversato
l'evangelio a spargere,
chiuse il tempo qui passato
col più gran miracolo.

Nella Pasqua ultima, quando


il legal convivio
co’ suoi stava celebrando;
per lasciar ai dodici
un suo pegno venerando,
Diè lor se medesimo
136&

Dell’uom Dio a un detto, il vero


pane in corpo mutasi
ed in sangue il vino mero;
ché se i sensi piegano,
a far pago il cor sincero
la fede è bastevole.

Or sì grande Sacramento
veneriam prostrandoci.
Ceda al nuovo il testamento
vecchio ed abbia termine,
e la fede un supplemento
porga ai sensi deboli.

Lode e gloria al Genitore


diasi, e all'Unigenito;
e si renda pari onore
al divin Paraclito
ch'è dal loro mutuo amore
sempiterno Spirito.

ORAZIONE

O Gesù, che in cielo e in terra hai stabilito


il trono della tua regia potestà, concedi a noi
benignamente la grazia, che accedendo con
frequenza al tuo trono di misericordia qui in terra,
possiamo un giorno ammirarti sul tuo trono
di gloria in cielo. Tu che vivi e regni in cielo
ed in terra col Padre, e collo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Così sia.
Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,
adveniat Regnum tuum,
***********************************************************************************
LETTURA XV.

LA CORTE DI CRISTO RE
…his honoribus dominico principatui
deferendis - (Encicl.)

Il re ha la sua corte. La corte è il


complesso di quelle persone che o per nobiltà
di nascita o per altri titoli il re si è scelto
come suo seguito d'onore, specialmente nelle
più solenni comparse.
Noi qui però prendiamo questo nome in
senso un po' più largo e comprendiamo
nella corte anche la famiglia reale.
Qual è dunque la famiglia di Gesù? Quale
la sua corte?
Vediamo.
***
1. La famiglia di Gesù. - Essendo Gesù
Uomo-Dio, è naturale che abbia una doppia
famiglia umana e divina.
La famiglia divina è di natura ineffabile,
senza riscontro nelle famiglie di questo mondo.
Gesù è la seconda Persona della SS. Trinità,
il Figlio Unigenito di Dio.
È verità fondamentale della nostra fede
che vi ha un Dio solo in tre Persone
realmente distinte: Padre, Figliuolo e Spirito
138&

Santo. Tres sunt, dice S. Giovanni, qui


testimonium dant in coelo; Pater, Verbum et
Spiritus Sanctus; et hi tres unum sunt 1.
Ecco la famiglia regale di Gesù: famiglia
ineffabile, ho detto. In essa il Padre non è
prima del Figlio, né il Figlio dopo del Padre,
né il Padre e il Figlio prima dello Spirito
Santo. Dal Padre hanno origine due Persone;
in modo che il Figlio procede dal Padre
per via di generazione, e il Padre e il
Figlio siano unico principio dello Spirito
Santo. Tra le divine persone nessuna
priorità di tempo, nessuna preminenza di
dignità, né superiorità di comando. In tutte la
stessa ed unica potenza e sapienza infinita,
come tutte sono una sola ed unica divina
natura.
È chiaro che questo non avviene e non
può avvenire in nessuna umana famiglia.
***
Come uomo Gesù ha una famiglia umana.
Chi non resta compreso di un senso di
commozione e venerazione dinanzi ad un
quadro della Sacra Famiglia?
Ecco: in mezzo, Gesù fanciullo e ai lati
Maria SS. e S. Giuseppe.
È la famiglia umana di Gesù.
Ed anche qui quante meraviglie!
Vi sono due coniugi, e veri coniugi,
perchè si tratta di vero matrimonio, e vi è
139&

il Figliuolo, ma senza che il giglio del


verginale candore venga a perdere un nulla
della sua bellezza.
Vi ha una madre, madre vera, ma
vergine prima, mentre, e dopo il parto. Una
madre contemplata da Dio nei suoi eterni
disegni, preservata dalla colpa originale,
ripiena di grazia, favorita di ogni più eccelso
privilegio. Ella è la benedetta fra le donne,
la Regina del Paradiso. La Chiesa festeggia
ogni anno un ciclo intero di festività in
onore di Lei, le consacra mesi interi, tre
volte al giorno la ricorda al suono dei sacri
bronzi, e riempie la terra di Santuari in
suo onore.
E S. Giuseppe? È il giusto per eccellenza.
Vero e degno Sposo di Maria, degnato del
nome di padre di Gesù, quantunque non
padre vero nella maniera comune dell'umana
paternità. Anche a Lui la Chiesa dedica
templi e solennità, Lui onora di un culto
superiore agli altri santi.
Di fronte all'eccelsa dignità e santità di
questi due Personaggi, è affatto inutile il
parlare dei loro parenti, e della loro genealogia
che due evangelisti conducono fino al
grande e santo Re Davide.
E così la famiglia di Gesù si riflette in
due Trinità: nella Divina Trinità del Cielo, e
nella ammirabile trinità terrestre della Sacra
Famiglia, simile al raggio solare che
rifrangendosi nelle goccioline di pioggia,
s'irradia in due iridi, l'una superiore vividissima,
140&

e l'altra inferiore di colori meno vivi.


***
2. La corte di Gesù. - Quello che diciamo
della famiglia, lo ripetiamo della corte
di Gesù. Egli ha una corte celeste nel Paradiso,
e una corte terrestre in questo mondo.
Ma chi può descrivere la corte celeste?
S. Paolo che fu rapito fino al terzo cielo 1,
che seppe dire, ridisceso nel mondo? Nulla.
Possiamo però immaginare che la corte di
Gesù dev'essere formata di due immense
schiere: da quella degli Angeli e da quella
dei Santi.
Che la corte di Gesù sia formata anzitutto
dagli Angeli è insegnamento comune della
S. Bibbia. Essa ci presenta Iddio sedente sul
suo trono circondato da milioni 2 di spiriti
celesti che cantano le sue lodi. Gli Angeli
sono i nunzi ordinari di Dio agli uomini.
Angeli sono mandati ad Abramo per
annunziargli la nascita di un figlio, mentre
egli era già vecchio, e Sara sua moglie aveva
oltrepassata l'età. Angeli sono mandati a
Loth, nipote di Abramo, per avvertirlo di fuggire
da Sodoma che presto sarebbe distrutta
dal fuoco. L'arcangelo Raffaele è mandato
a Tobia per accompagnarlo nel suo viaggio;
Gabriele appare a Daniele in Babilonia
per annunziargli le 70 settimane di anni
dopo le quali verrebbe il Messia.
141&

Il medesimo Arcangelo annunzia a Maria il


mistero dell'incarnazione. Poi, Angeli
appaiono ai pastori nella notte del Natale,
Angeli sulla capanna di Betlem, Angeli a S.
Giuseppe perché fugga in Egitto, e perché
ritorni a Nazareth; Angeli a Gesù nel deserto,
a Gesù nel Getsemani. E qui appunto
Gesù assalito dai suoi nemici, esclama: Forse
che non potrei io pregare il Padre mio e mi
manderebbe più di dodici legioni di Angeli? 1
Così nella risurrezione di Cristo altri Angeli
appaiono ripetutamente per illuminare gli
apostoli. Ora che cosa mai significa questo
apparire così frequente di Angeli? È segno
che gli Angeli sono le creature più vicine a
Dio, che formano la sua corte.
***
Che poi alla corte di Gesù Re appartengano
anche i Santi, è cosa egualmente certa.
È di fede che gli uomini che muoiono in
grazia di Dio vanno in Paradiso, dove
godono Iddio contemplandolo faccia a faccia.
S. Giovanni vide nella sua visione una grande
turba che nessuno poteva enumerare, di
tutte le genti, tribù e popoli e lingue dinanzi
al trono e dinanzi all'Agnello, vestiti di
bianche stole con palme nelle loro mani, e
cantavano gloria a Dio. È grandiosa e
sublime insieme la magnifica scena che
contempla il Poeta nel Canto XXX 2 del
142&

Paradiso, quando rimira il fiume diventare


circolare e sopra quello vede divisi in giro un
gran numero di gradi in forma di rosa,
dove seggono i beati.

La vista mia nell'ampio e nell'altezza


Non si smarriva, ma tutto prendeva
Il quanto e il quale di quell'allegrezza...
Nei giallo della rosa sempiterna
Che si dilata digrada e redole
Odor di lode al Sol che sempre verna...
Mi trasse Beatrice e disse: Mira
Quanto è il convento delle bianche stole
…Vedi nostra Città quant'ella gira!
…Vedi li nostri scanni sì ripieni
che poca gente omai ci si disira 1.

I Santi poi sono diversi in quella gloria,


come sono diverse le stelle del cielo. Stella
a stella differt in claritate, 2 come ci dice
S. Paolo.
Vi sono i Patriarchi, i Profeti; vi sono
gli Apostoli, i Martiri, i Dottori, i Confessori,
i Vergini e i Santi di tutte le età e condizioni.
Vi sono gli innocenti e i penitenti, e
vi sono i bambini passati alla gloria dopo il
battesimo e prima dell'uomo di ragione.
Ciascuno poi di questi santi differisce dall'altro,
e splende di una luce propria, corrispondente
al merito della propria vita, e ciascuno
entra nel concerto universale con una voce
143&

propria, diversa dalle altre, ma perfettamente


armonizzata in quell'eterno canto che riempie
di gloria il paradiso.
Come dev'essere bella la corte del Re divino,
formata dall'infinita moltitudine dei Santi suoi!
***
3. La corte della terra. - Come Gesù non ha
solo il suo trono in cielo, ma anche in terra,
così anche in terra deve avere la sua corte.
Ed anche qui ci piace considerare una
doppia corte: una visibile e l'altra invisibile.
La corte visibile è quella che circonda il Re
Gesù nella sua reggia visibile che è la Chiesa,
dov'è il suo trono, la casa della sua abitazione:
l'Altare e il Tabernacolo.
Chi non è stato profondamente colpito
nell'assistere con fede e divozione ad un
solenne Pontificale? Lasciamo pur da parte le
solennissime e magnifiche funzioni che si
fanno in Roma nelle Basiliche Maggiori, cui
relativamente pochi tra i fedeli del mondo
hanno la fortuna di poter assistere. Pensiamo
solo ad una messa Pontificale della nostra
città. Quale splendore, quale magnificenza!
Vedere in quel tempio grandioso, dinanzi
a quell'altare splendente di lumi, quella
moltitudine di ministri, vestiti di paramenta
d'oro, che con divota gravità, si muovono in
ordine nell'ampio presbitero, or verso la
cattedra episcopale ove siede il Pontefice con in
capo la mitra fulgente di gemme, or verso
144&

il popolo. Vedere poi tutti quei ministri


prostrarsi in adorazione dinanzi all'altare
nel momento solenne in cui il Pontefice
consacra l'Ostia Santa, mentre nugoli d’incenso
si levano in alto, mentre un robusto coro
di voci scioglie a Dio il cantico della lode,
mentre le divine melodie sprigionate
dall'organo uniscono in mistico raccoglimento le
anime dei fedeli che gremiscono il tempio,
e le piegano dinanzi a Dio in atto di profonda
adorazione! Tutto questo, parliamo
sinceramente, è uno spettacolo dinanzi al
quale non possiamo non sentirci compresi
dalla più profonda commozione: Ermanno
Cohen ha sentito il primo colpo di grazia
per la sua conversione in occasione di uno
spettacolo come questo.
Ebbene chi sono quei ministri? Il Vescovo,
i Canonici assistenti, il Diacono, il suddiacono,
gli accoliti, i turiferari, i ceroferari,
i chierici assistenti, i cantori, i musici.
Essi formano la corte visibile del Re Gesù,
nella sua Reggia visibile di questo mondo che
è la Chiesa.
Ora pensiamo che quello che avviene
nella nostra Cattedrale si ripete in 1500 Cattedrali
del mondo cattolico, e proporzionatamente
in tutte le parrocchie, chiese, cappelle
di ciascuna diocesi. Pensiamo che queste
funzioni si celebrano poi con magnificenza
insuperabile nelle Basiliche Romane: ed
avremo un'idea dell'importanza della corte
145&

visibile di Gesù Re, anche in questa povera terra


in cui viviamo.
***
Ma io aveva anche nominato una corte
terrestre invisibile. Questa è la più nobile e
cara al Cuore del Re Divino ed è formata
da tutte le anime innocenti e pure, da tutte
le anime veramente umili, che nell'ombra
del loro nascondimento guardano solo a
Gesù e vivono solo per lui: umili candele che
si consumano per quel diletto qui pascitur
inter lilia donec aspiret dies et inclinentur
umbrae, il quale si pasce tra i gigli fino a tanto
che il giorno spunti e le ombre declinino 1.

La corte dell'Agnello dell'Apocalisse

“ Ed udii il numero dei segnati: cento quaranta


quattro mila segnati da tutte le tribù coi figli
d’Israele. Della tribù di Giuda dodici mila segnati -
della tribù di Ruben dodici mila segnati – della
tribù di Gad dodici mila segnati - della tribù di Aser
dodici mila segnati - della tribù di Manasse dodici mila
segnati – della tribù di Simone dodici mila segnati
- della tribù di Levi dodici mila segnati - della tribù di
di Zabulon dodici mila segnati - della tribù di Giuseppe
dodici mila segnati - della tribù di Beniamino
dodici mila segnati ”
Dopo di questo vidi una turba grande che nessuno
poteva numerare di tutte le genti, tribù, popoli
e lingue, che stavano dinanzi al Trono dell'Agnello
146&

– e tutti gli Angeli che stavano intorno al Trono e


i quattro animali si prostrarono bocconi dinanzi al
Trono e adorarono Dio dicendo: Amen. Benedizione
e gloria, e sapienza, e rendimento di grazie, e onore,
e virtù, e fortezza al nostro Dio per tutti i secoli dei
secoli. Così sia ”.

ORAZIONE

O Gesù, che, essendo vero Re del Cielo e


della terra, in cielo ed in terra hai la tua corte,
concedi a noi benignamente la grazia di
appartenere alla tua corte qui in terra, onde
meritiamo di essere aggregati in eterno alla corte
dei beati in cielo: Tu che vivi e risplendi nella
gloria col Padre collo Spirito Santo, per tutti
i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria. Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat Regnun tuum.
***********************************************************************************
LETTURA XVI.

IL GENIO DI GESU’ RE
Mortales pretiosissimo eius sanguine
empti (Encycl.).

Sotto questo termine non intendo altro


che lo spirito animatore di Gesù, l'inclinazione
del suo animo, la sua indole e carattere.
Ogni sovrano ha il suo genio. Alessandro
Magno aveva il genio della conquista, Attila
e Genserico della distruzione, altri ebbero
il genio della magnificenza, della pacificazione.
È molto importante conoscere Il genio
di un sovrano. Di Iì si conoscerà il suo
programma, il suo metodo di governo,
l'indirizzo che darà alla nazione da lui
governata, e i sudditi sapranno il modo di
diportarsi con lui. Se il sovrano ha un indole
pacifica, i sudditi si adageranno in un
sentimento di calma e sicurezza; se invece il
re ha un indole bellicosa, tutti si metteranno
in atteggiamento di allarme e indirizzeranno
in altro senso la loro maniera di vivere.
Ora io domando: qual è il genio di Gesù?
È il genio d'amore. E qual amore? Vi
148&

ha tra gli altri, l'amore di concupiscenza,


per cui l'amante ama per proprio interesse,
come per es. un nipote che amasse lo
zio per l'eredità che spera. Vi ha poi
l'amore di benevolenza, per cui si ama una
persona per farle del bene, come è l'amore
della madre pel suo bambino. Ora è chiaro
che dicendo amore, noi intendiamo questo
secondo, ossia l'amore di benevolenza.
Questo possiamo vedere in tre quadri: in
quello che ha fatto Gesù, in quello che
ha detto, e nella stessa natura del suo Regno.
***
1.o quadro. Quello che ha fatto. – Che
cosa ha fatto Gesù? Come Dio, ha creato
l'universo, e lo governa; come Dio-Uomo, ha
redento l'umanità dalla caduta; e come
uomo, ha faticato, patito, ed è morto per noi.
Ora in tutto questo non fu possibile altro
movente che l'amore di benevolenza.
Perché mai come Dio, avrebbe Egli creato
il mondo? Forse per qualche bene che ne
sperasse? Ma questo è impossibile. Dio è
perfettissimo ed infinito, e come tale né può
avere, né desiderare qualche bene che già
non abbia.
Avrebbe forse creato il mondo perché Egli
è infinita sapienza, o infinita potenza? Ma
questa sapienza e potenza rendono bensì
possibile la creazione, ma non la determinano
149&

Non basta sapere e potere per far


una cosa, bisogna anche volere. Lo
sperimentiamo anche noi.
Dio dunque ha voluto creare il mondo, e
perché ha voluto ha per così dire, messo in
opera la sua sapienza e potenza, perché
servissero la sua volontà.
Ora la volontà vuole per amore; e non
potendo qui parlarsi di amore di concupiscenza,
bisogna che la volontà divina si sia
mossa per un amore di benevolenza verso le
creature. Di fatti Dio ha creato il mondo,
come dice S. Tommaso, per partecipare alle
Creature la sua bontà. E il poeta canta:
Non per avere a sé di bene acquisto
ch'esser non può…
In sua eternità di tempo fuore
S'aperse in nuovi amor l'eterno amore 1
***
Lo stesso, anzi più ancora, diciamo se
consideriamo l'opera della Redenzione del genere
umano. Era forse obbligato Iddio a redimere
l'uomo? Certamente no. Anzi era naturale
che l'uomo dovesse giacere eternamente
nella sua ruina, come al masso che si
stacca dal vertice dell'erta montagna e
precipita a valle è naturale che rimanga nel
fondo dell'abisso.
Dato poi che Iddio, per sua misericordia,
volesse salvare l'umanità, era forse necessario
150&

che si facesse Lui stesso uomo? No.


E dato che volesse il Verbo divino, per
sua infinita degnazione farsi uomo, era forse
richiesto che nascesse bambino, che patisse
è che morisse per noi? Meno ancora.
Ebbene il Figlio di Dio eguale al Padre
e allo Spirito Santo, non solo volle salvare
l'uomo, ma farsi uomo Egli stesso in tutte
le circostanze che sappiamo e volle
faticare, sudare, patire e morire per noi.
Dove possiamo noi trovare la ragione di
tutto questo, se non in un eccesso di amore?
Propter nimiam charitatem qua dilexit nos 1.
Dio ci ha salvati per la eccessiva carità con
cui ci amò.
Se poi consideriamo Gesù come uomo,
Egli non poteva darci un segno più grande
di amore che colla sua morte. Egli stesso ha
detto che non vi ha maggior carità che
porre l'anima sua per gli amici 2.
Compiscono poi questo magnifico quadro
la sua predicazione, i suoi miracoli, i Sacramenti
da lui istituiti, e specialmente quello
dell'Eucaristia, come abbiamo considerato
nella lettura antecedente.
***
2.o quadro. Quello che ha detto Gesù -
Tutto il Vangelo è una prova dell'amore
di Gesù. È veramente caratteristica la
parola detta dal Re divino ai suoi apostoli.
151&

Seguendo Egli un modo di fare simile agli


uomini, soleva mandare alcuni dei suoi, come
nunzi, nelle città o luoghi dove soleva
andare. Ora volendo entrare in una città dei
Samaritani, i suoi nunzi non trovarono buona
accoglienza, perché i Samaritani, sapendo
come Gesù era solo di passaggio per
andare a Gerusalemme, non vollero
assolutamente indursi a riceverlo.
Figuriamoci l'ardente disputa tra i nunzi
di Gesù e i Samaritani. Quelli descrivono con
entusiasmo la persona di Gesù: profeta,
taumaturgo, guaritore di infermi incurabili,
risuscitatore dei morti; di Gesù che tutti si
recano a sommo onore di vedere anche da
lontano, che turbe infinite corrono ad ascoltare.
Nulla di nulla... I Samaritani, duri come
una pietra, non intendono nulla, rispondono
impertinenze, si ostinano nel rifiuto.
Giacomo e Giovanni pieni di indignazione
ritornano indietro, pensando forse tra
sé: “Sciagurati ” lo diremo al Maestro e
vedremo che sarà di voi!
E raccontato il tutto a Gesù, conchiudono:
Signore, vuoi che comandiamo che piova
fuoco dal cielo e li divori?
Essi ben ricordavano il fuoco che aveva
distrutto le cinque città della Pentapoli -
del fuoco fatto discendere da Elia sui falsi
profeti, e sembrava loro questo un giusto
castigo in questa circostanza.
Ma che risponde Gesù? Ei dice loro:
152&

Nescitis cuius spiritus estis 1. Voi non sapete,


a quale spirito apparteniate. Il Figliuolo
dell'uomo non è venuto per disperdere gli
uomini, ma per salvarli.
***
Vogliamo noi cogliere un'altra prova
dello spirito di Gesù nelle sue stesse parole?
Rappresentiamo dinanzi alla nostra
immaginazione il monte della beatitudini. Ecco là
quel declivio verdeggiante coperto di una
grande moltitudine di popolo. Gesù seduto
sopra un masso, come sopra una cattedra,
colle braccia alzate, e gli occhi fissi nel
cielo pronunzia parole mai udite:
“ Beati i poveri di spirito, perché di essi
è il regno dei cieli.
Beati i mansueti, perché essi possederanno
la terra.
Beati coloro che piangono, perché saranno
consolati.
Beati quelli che hanno fame e sete della
giustizia, perché saranno satollati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno
misericordia.
Beati coloro che hanno il cuor puro,
perché vedranno Iddio.
Beati i pacifici, perché saranno chiamati
figli di Dio.
Beati quelli che soffrono persecuzioni per
153&

amore della giustizia, perché di essi è il regno


dei cieli ” 1.
Chi poteva parlare così, se non l'Amore?
***
E diceva ancora Gesù: Venite a me, voi
tutti che siete affaticati ed aggravati, ed io
vi ristorerò. Prendete sopra di voi il mio
giogo e imparate da me che sono mansueto
ed umile di cuore, e troverete riposo alle
anime vostre. Imperocché soave è il mio
giogo e leggero il suo peso. Iugum enim meum
suave est et onus meum leve 2.
I fanciulli lo assiepavano. Gli apostoli
volevano allontanarli: ma Gesù diceva:
Lasciate che i pargoli vengano a me! 3.
Voi, diceva poi ai suoi apostoli, siete
quelli che avete continuato a star meco nelle
tentazioni. Ed io dispongo a favor vostro
del Regno, come il Padre ha disposto a
favor mio, affinché mangiate e beviate alla
mia mensa nel mio Regno 4.
Egli andava in cerca dei peccatori, e
quando i farisei si dimostravano scandalizzati,
diceva loro che non sono i sani che
han bisogno del medico, ma gli ammalati.
Che altro poi dicono le incantevoli parabole
della dramma perduta, della pecorella
smarrita, del figlio prodigo, se non l'amore
154&

del Re Gesù verso la gente più perduta?


Ma non vi ha parola più commovente di
quella pronunziata da Gesù sulla croce.
Mentre il Re divino, incoronato di spine,
annegava nelle acque del dolore che ormai
stavano per sommergere la sua Anima, tigri
umane, eran là sotto la croce a beffeggiarlo,
a coprirlo di ingiurie e di bestemmie. Se
Egli avesse voluto, come proprio in quel
momento colla sua divina potenza oscurava
il sole e faceva tremare la terra, così con
un cenno poteva stritolare ai suoi piedi
quegli sciagurati e sprofondarli negli abissi. Ma
no: Egli alza i suoi occhi moribondi e colla
sua voce ormai fioca pronunzia ancora una
commovente ed eroica preghiera: Padre,
perdona, loro! perché non sanno quel che si
fanno!
Ah, si vede che il genio di Gesù Re è il
genio dell'amore!
***
3.o quadro. La natura stessa del regno di
Gesù.- Già abbiamo detto che il Regno di
Gesù è un Regno spirituale. Ma qui lo dobbiamo
considerare in quanto viene a stabilirsi in noi.
Nessuno più di Dio rispetta la natura
umana, perché l'ha creata Lui; e fare
diversamente sarebbe negare se stesso.
Noi siamo creature intelligenti e libere, e
Gesù ci tratta secondo la nostra natura
Una creatura libera si soggioga non colla
155&

forza, ma collo splendore della verità, colle


attrattive dell'amore. Quando l'amore è
illuminato dalla verità, quando il cuore arde
di amore, allora la volontà si piega al giogo
della legge, e tanto più efficacemente quanto
più intima e spontanea è la sua decisione.
La forza può far piegare la testa, ma
nell'anima può farsi sempre più forte ed
indomabile la ribellione. Invece l'amore
conquista la volontà e con essa tutte le sue
dipendenze. L'amore penetra nel regno immenso
della volontà, scorre per tutte le sue sterminate
pianure, ascende le alte colline, scende
nelle valli e negli abissi, penetra in tutte
le sue caverne, vince, disperde ogni squadriglia
ribelle, distrugge ogni resto di fortezza
pericolosa, e stabilisce in essa il suo
perfetto dominio.
La volontà che s'incontra col vero amore
è Rebecca che s'incontra col suo Isacco, è
la sposa che trova finalmente il suo sposo
diletto e che dice: Inveni quem diligit anima
mea; tenui eum, nec dimittam 1. Trovai l’amore
dell'anima mia, lo presi e non l’abbandonerò.
La volontà starà col suo amore per
sempre, perché non è legata con lui per
legame esterno di violenza, ma per
determinazione interna, spontanea, per la stessa
fondamentale tendenza della propria
essenziale costituzione.
156&

Tale adunque essendo la natura della


volontà e del regno di Gesù Cristo, altro non
poteva essere il genio di questo regno che
genio di amore. Tutto quel libro della Sacra
Bibbia, che si chiama il Cantico dei Cantici,
dice questo. Esso è sublime poema in
cui sono descritte le relazioni di Cristo
coll'anima, ossia di Cristo Re col suo Regno.
Ebbene tutte queste relazioni sono
rappresentate appunto sotto la forma dell’amore
tra sposo e sposa.

Il Figliolo prodigo 1

“ Un uomo aveva due figliuoli. E il minore di essi


disse a suo padre: padre, dammi la parte dei beni
che mi tocca. Ed egli fece tra loro le parti dei suoi
beni. E di Iì a pochi giorni messo tutto insieme, il
figliuolo minore se ne andò in lontani paesi ed ivi
dissipò tutto il suo in bagordi. E dato che ebbe
fondo ad ogni cosa, fu gran carestia in quel paese, ed
egli principiò a mancare del necessario. E andò, e
s'insinuò presso di uno dei cittadini di quel paese,
il quale lo mandò alla sua villa a fare il guardiano
dei porci. E bramava di empire il ventre delle ghiande
che mangiavano i porci, e nessun gliele dava. Ma
rientrato in sé stesso, disse: Quanti mercenari in
casa di mio padre hanno del pane in abbondanza, ed
io muoio di fame! Mi alzerò ed andrò da mio
padre e dirò a lui: Padre, ho peccato contro del cielo
e contro di te. Non sono ormai degno di esser chiamato
tuo figlio; trattami come uno dei tuoi mercenari.
E alzatosi andò da suo padre. E mentre egli era
tuttora lontano, suo padre lo scorse e si mosse a
157&

pietà, e gli corse incontro e gettogli le braccia al


collo e lo baciò. E il figliuolo dissegli: Padre ho
peccato contro del cielo e contro di te: non sono ormai
degno di esser chiamato tuo figlio. E il padre disse ai
suoi servi: presto cavate fuori la veste più preziosa,
mettetegliela indosso, e ponetegli al dito l'anello, e
sandali nei piedi. E menate il vitello grasso, e
uccidetelo, e si mangi e si faccia festa, perchè questo
mio figlio era morto ed è risuscitato, s'era
perduto e l'abbiamo ritrovato! ”
Ecco il genio del Re Gesù!

ORAZIONE

O Gesù, che essendo re universale di tutti gli


uomini, ti degni dominarli non colla forza
della spada, ma colle attrattive dell'amore, concedi
a noi benignamente la grazia di cedere con
tanta sincerità e slancio alla tua carità, che
non regni più nel nostro cuore altro amore che
il tuo. Tu che vivi e governi tutte le creature
con infinita carità, col Padre e collo Spirito
Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum,


ad veniat regnum tuum.
***************************************************************************************
LETTURA XVII.

IL REGNO DI GESÙ

Ecclesia est Christi regnum in


terris ad omnes homines pro
ducendum (Encycl).

Finora abbiamo considerato Gesù come Re,


le varie insegne del suo regno e la sua corte.
Ma non abbiamo ancora parlato espressamente
della cosa principale, ossia del suo
Regno. Supponiamo che venga nominato
un re. Noi tosto dimandiamo: Di qual
nazione è egli re? Dove si trova il suo regno?
È la domanda che dobbiamo farci intorno
al Regno di Gesù.
Diciamo subito che il Regno di Gesù,
in quanto Dio, è tutto l'universo.
Ma qui occorre parlare di Gesù, in quanto
Verbo Incarnato, ossia in quanto è Dio
Uomo, e allora la risposta è questa: Il Regno
di Gesù Cristo é la sua Chiesa.
Esiste infatti ai nostri tempi una società
religiosa il cui capo è il Papa, che ha sede
in Roma e che si estende in tutto il mondo,
con trecentocinquanta milioni di aderenti.
Si chiama la Chiesa Cattolica. Essa ha una
storia magnifica. Incominciata in un piccolo
159&

punto nell’Oriente, si è in breve estesa in


tutto il mondo civile, e attraverso infinite
lotte, dopo 20 secoli di trionfi, si mostra
vegeta e robusta, e guarda con sicura fiducia
nell'avvenire.
Questa, ripetiamo, è il Regno di Gesù
Cristo. Consideriamone il nome, e diamo uno
sguardo alla sua natura e alla sua storia.
***
1. Il nome. - I nomi, quando sono appropriati,
esprimono l’essenza delle cose. Per
questo mostrò grande scienza Adamo,
quando seppe dare il vero nome agli animali che
Dio gli fece passare davanti 1. La parola
Chiesa in latino ecclesia, viene dal greco
enkaleo che significa chiamare in... Chiesa
significa una moltitudine di chiamati.
In questa parola si racchiude un senso
molto profondo e gravido di importantissime
conseguenze. Può taluno aggregarsi ad una
moltitudine di gente per vari motivi: per
istinto di natura; per propria elezione; per
chiamata altrui. Per esempio, gli uomini
sono uniti in società, in fondo, per istinto di
natura. Si uniscono in determinate società,
per esempio, in una società commerciale, per
propria elezione, considerando la bontà dello
scopo e i vantaggi.
Invece pensiamo un po' a quelle otto
persone che entrarono nell'arca noetica nel
160&

tempo del diluvio universale. A Noè e alla


sua donna, ai figli, Sem Cam e Iaphet e loro
rispettive mogli. Entrarono essi nell'arca per
istinto di natura? Certamente no. Entrarono
per propria determinazione, quasi che
prevedendo con la loro scienza il futuro
disastro abbiano in quel modo provveduto a
salvarsi? Men che meno. Essi non potevano
prevedere il diluvio.
È Dio che si è degnato di rivelare a Noè
il castigo che voleva infliggere all'umanità
corrotta; Dio che comandò a Noè di fabbricare
l'arca prescrivendone la forma; Dio che
comandò a Noè di entrarvi colla sua famiglia.
Così quando, cadute le piogge, quelle
otto persone se ne stavano sicure nell'arca
non potevano gloriarsi di se stesse, ma
dovevano render grazia a Dio che le aveva in
quel modo chiamate alla salute. Ecco una
famiglia, una moltitudine di chiamati.
Tale è la Chiesa.
***
Chi avrebbe potuto conoscere l'origine
dell'uomo, la caduta, la redenzione? Chi
rialzare l'uomo pagando il prezzo del suo
riscatto? Chi conoscere le vie della salute,
la fede, la legge? Chi istituire i Sacramenti,
se non Dio? Se dunque vi ha nel mondo
un'Arca in cui si godono in abbondanza
tutti questi ed altri beni, questo non
viene dagli uomini, ma da Dio. Tutti gli
uomini insieme, studiando per tutta la vita,
161&

non avrebbero potuto conoscere che vi sono


tre Persone in Dio realmente distinte. Tutti
gli uomini, pur facendo tutte le penitenze dei
Santi per tutta la vita, non avrebbero potuto
colle loro forze pagare la pena del più
piccolo peccato veniale. Nessuno avrebbe
potuto nemmeno immaginare la Chiesa. Se
dunque a questa Chiesa appartengono
uomini, questi non vi sono, perché mossi da
istinto di natura o dalle conclusioni dei
propri ragionamenti, ma perché chiamati da Dio.
La Chiesa adunque è una moltitudine di
chiamati; cioè di gente tale che non avrebbe
potuto pensare di adunarsi così, senza la
chiamata divina; come la famiglia di Noè.
***
Potrebbe dire taluno: Non può dirsi anche
una moltitudine di chiamati una società
commerciale? Di fatti, alcuni pochi uomini
ne concepirono il disegno; poi chiamarono
colla réclame gli altri, onde i membri sono
una moltitudine di chiamati. – No, non è
così. Quelli furono chiamati, ma da uomini
che idearono la cosa colla loro testa e così
in sostanza quella società è uscita dagli
uomini. – Invece la Chiesa non è uscita, né
poteva uscire dagli uomini, ma da Dio solo.
Essa non procede per dirla con termine
moderno, per evoluzione immanente della
natura umana, ma per azione trascendente che
discende da Dio.
162&

La Chiesa si può rappresentare in una


piramide che ha la base in alto e il vertice
in basso – mentre le altre società somigliano
ad una piramide colla base in terra, e il
vertice in su. – Le altre società si possono
mutare dagli uomini, ma la Chiesa no. Ed
in questo sta una fondamentale differenza
tra la chiesa e le altre società – differenza
che essendo ignorata o misconosciuta dal
razionalismo, liberalismo e modernismo –
mette questi falsi sistemi agli antipodi della
vera dottrina.
***
2. Natura. - La chiesa è una moltitudine
di chiamati da Dio - da Gesù Cristo.
Ma in che modo si prepara questa chiamata?
Certo in una maniera più profonda e
radicale, che non sia un solo invito o
chiamata a parole. La chiamata a parole ci
entra anche, non però da sola, ma come aiuto a
realizzare quella chiamata più profonda e
radicale.
Questa è accennata nelle parole dette da
Dio al serpente del Genesi: lo porrò inimicizia
tra te e la donna, 1 colla quale si predice
la redenzione umana - é annunziata nelle
parole dell'Arcangelo a Maria - é iniziata
colla concezione e colla nascita di Gesù. Di
fatti è allora che la natura umana viene
per la prima volta ad unirsi ipostaticamente
163&

colla divina Persona del Verbo – ed è allora


che si mette la pietra fondamentale del
Regno di Dio. Tutta la chiesa che venne
in seguito, che giunse fino a noi, e che
durerà fino alla fine del mondo, e che
splenderà eternamente nella gloria del cielo, non
è che lo sviluppo, l’evoluzione di quel germe
divino; come il più alto e rigoglioso cedro
del Libano non è che il risultato dell'evoluzione
del piccolo seme nascente nella terra.
Ecco il granellino di senapa cui Gesù assimilò
il Regno dei cieli, quando disse: simile
est regnum coelorum grano sinapis 1.
***
Quale profondità di significato in questo
simbolo!
L’Apostolo S. Paolo presenta la figura
del corpo e della membra. Vos estis corpus
Christi et membra de membro 2. Ma le due
similitudini si completano a vicenda. La
prima rappresenta meglio l'aspetto,
diciamo, evolutivo e dinamico, la seconda
l’aspetto costitutivo e statico.
S. Agostino ha su questo argomento
magnifiche considerazioni.
Frattanto possiamo dire che come il germe
cresce in corpo perfetto, così Gesù, dopo
aver conseguito la perfezione del suo Corpo
fisico umano, si sviluppa per così dire, e si
164&

va integrando nel suo corpo mistico che è


la Chiesa, fino a tanto che, compiendosi il
numero degli eletti, non abbia raggiunto la
pienezza della sua età e perfezione.
E come il corpo umano ha tre periodi: della
concezione, dello sviluppo e della perfezione,
così anche il corpo mistico di Gesù. Il
periodo della concezione è quello che precede il
giorno della Pentecoste in cui la Chiesa
era come in gestazione. Dalla Pentecoste
alla fine del mondo trascorre il periodo dello
sviluppo e dell'evoluzione. Finalmente
nell'eternità della gloria del Cielo fiorirà
lo stato di perfezione.
***
Ecco il perché il Regno di Gesù
comprende tre chiese: la chiesa militante,
la chiesa purgante, la chiesa trionfante.
La militante è quella che sta combattendo
in questo mondo nello stato di via, - cioè è
quella che è in viaggio verso la Patria. E
siccome non tutti i combattenti vedono il
trionfo della vittoria, ma solo quelli che
vincono i nemici, così non tutti i cristiani
militanti entreranno nella gloria, ma solo
quelli che saranno vincitori. Così pure non
tutto il cibo che entra nel corpo viene
assimilato, ma solo quegli elementi che nella
crisi della digestione risultano utili.
Il periodo attuale e un periodo di
cambiamenti continui. Esso viene paragonato
dal Vangelo al campo in cui cresce il grano
165&

e la zizzania, alla rete in cui sono pesci buoni


e cattivi.
La chiesa trionfante invece è costituita
da quei membri che, avendo superata
trionfalmente la crisi della presente vita, sono
definitivamente fissati nel corpo mistico
glorioso di Gesù. Sono i beati del Paradiso.
Invece vi hanno dei membri che partecipano
dell'uno e dell'altro stato. In quanto
furono separati dalla spada della morte da
questo mondo, e superarono il giudizio di
Dio con esito favorevole e non possono più
meritare, non sono più in istato di viaggio,
come noi in questo mondo, ma in istato di
termine. In quanto invece hanno ancora
qualche impedimento ad essere definitivamente
inseriti nel corpo mistico glorioso di
Gesù, possono in certo modo considerarsi
come in via. Ma è una via relativa; non
come quella di questo mondo che ha due
uscite, una buona e l'altra cattiva, ma è una
via sicura, che terminerà certamente alla gloria,
ma dopo un tempo più o meno lungo di
purificazione nel fuoco del Purgatorio.
È questa la chiesa purgante.
E così tutte e tre queste chiese: la militante
la purgante, e la trionfante sotto il vero regno
di Gesù Cristo, quantunque in modo diverso.
***
3. La storia. – Ho accennato alla similitudine
del seme e del corpo. Questo si adatta
molto bene alla chiesa militante.
166&

Siccome questa vive in mondo attuale,


prolungandosi nel tempo, e stendendosi nello
spazio, sempre in moto verso quel grado di
perfezione che il Divin Fondatore ha stabilito,
così essa presenta tutti i cambiamenti e
soffre tutte le vicende proprie delle cose di
questo mondo, compatibili col suo carattere
divino, e colla sua divina distinzione.
Difatti essa è stabilita da Gesù Cristo,
governata da Gesù Cristo che è in mezzo di essa
e la sostiene e la guida come capo invisibile;
da Gesù che le ha promesso che le porte
dell'Inferno non prevarranno contro di lei,
restando Egli con lei tutti i giorni fino alla
consumazione dei secoli.
Questi due principi spiegano tutta la storia
della Chiesa. Senza questa chiave la storia
è un enigma indecifrabile.
***
È come la nave degli Apostoli.
Era in mare e siccome nel mare avvengono
anche burrasche, quella nave poteva
esserne sorpresa, come lo fu. Ecco la parte
naturale. Ma siccome nella nave c'era Gesù
non importa se dormente, così la burrasca,
quantunque gravissima, non poté sommergerla.
Ecco la parte soprannaturale.
E’ tutta la storia della Chiesa. Pensiamo
un istante a questa nave carica del suo
bagaglio di dottrina, morale e sacramenti: e
diamo uno sguardo al mare che dovrà
percorrere, alla lunghezza del cammino, ai
167&

pericoli. V’è l'Impero romano colla sua idolatria


e colla sua corruzione. V’è la Filosofia
alessandrina, greca romana – poi le
invasioni barbariche – poi la prepotenza
di certi sovrani, poi le varie eresie, il
naturalismo, il liberalismo, il materialismo, e
chi sa quanti altri pericoli che ancora
verranno.
Ebbene la nave della Chiesa passa in
mezzo a tutti questi scogli, e secche, e
burrasche. Vi furon momenti terribili in cui
sembrò sommergersi. Ecco il lato umano. Ma
non si capovolse, non arenò, non si ruppe;
la mistica nave superò tutti i pericoli,
trionfò di tutti i suoi nemici, e dopo due
millenni, mentre tutte le società nate con lei da
molti secoli sparirono, essa segue più sicura
che mai la sua via segnatale da Dio, fidente
nella parola di Colui che sarà con Lei fino
alla consumazione dei secoli.
Ecco il regno di Gesù Cristo.

Vocazione degli Apostoli

Il Vangelo ci riferisce chiaramente il modo


della vocazione degli Apostoli. Al suo ritorno di
Bethabara, ove era stato a visitare Giovanni dopo i 40
giorni trascorsi nel deserto, Gesù, camminando
lungo il mare di Galilea, vide due pescatori: Simone,
chiamato Pietro, e Andrea suo fratello che gettavano
in mare la rete, e disse loro: Venite con me e vi farò
pescatori d'uomini. Ed essi subito, abbandonate le
reti, lo seguirono.
E di là andando innanzi, vide due altri fratelli
Giacomo e Giovanni di Zebedeo in una barca, col loro
168&

padre, che rassettavano le reti, e li chiamò, ed essi,


subito abbandonate le reti e il padre, lo seguirono
Poco dopo s'incontrò con Filippo che anch'egli era
di Betsaida di Galilea, patria di Pietro e di Andrea,
distante tre chilometri al Nord del Mare di Tiberiade
e gli disse: Seguimi, e lo seguì.
Altra volta uscito di Cafarnao, passando vide Matteo
il quale, come pubblicano, sedeva al banco e gli
disse: seguimi, ed egli alzatosi lo seguì.
Si vede che la Chiesa è una moltitudine di
chiamati di Dio.

PREGHIERA

O Gesù che hai costituito il tuo regno nella


Chiesa, tuo corpo mistico, che crescendo come
albero gigantesco in questa terra va a fiorire
nella gloria del Paradiso, concedi a noi
benignamente la grazia di unirci così strettamente
a questo regno in terra, che possiamo appartenere
al medesimo eternamente nel cielo. Tu
che vivi e regni col Padre e collo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
***********************************************************************************
LETTURA XVIII.

FORMA
DEL REGNO DI GESÙ CRISTO

Ecclesia a Christo perfecta societas


constituta est (Encycl.)

Già abbiamo detto che il regno di Gesù


è una moltitudine di chiamati, esponendo
anche il modo con cui questa chiamata si
realizza nello spazio e nel tempo.
Ora dobbiamo considerare più da vicino e
più distintamente questo Regno.
Gesù Cristo ha chiamato gli uomini a sé,
non per formare una scuola, come Socrate,
Platone, Aristotele, ma per stringerli in una
società vera, visibile, perfetta.
Ecco quello che noi vedremo in questa lettura.
***
1. Il Regno di Gesù è una società.- Tre
sono gli elementi che concorrono alla vera
società: moltitudine, autorità, fine. Ora nella
Chiesa vi ha la moltitudine: sono 350 milioni
di fedeli sparsi sopra tutta la superficie della
terra. L’Autorità, e questa risiede nel Papa,
come in supremo Capo visibile della Chiesa.
Il fine poi è di condurre i fedeli alla beatitudine
perfetta del paradiso; fine spirituale
soprannaturale, supremo.
170&

Di qui scende una importantissima


conseguenza.
Le società stanno fra di loro come i loro
fini. Il fine è l'elemento principale, che
governa tutti gli altri. Esso specifica le varie
società, le distingue le une dalle altre, ed
assegna loro il grado di superiorità. La
scala dei fini è la scala dei valori.
Supponiamo diverse società: una per
difendere la vita, l'altra per guadagnare
denaro, una terza per promuovere lo sport. La
prima è più che la seconda, e questa più che
la terza; perché la vita è più che il denaro,
e questo più dello sport.
Ora il fine della Chiesa è procurare la
salute eterna, che è fine supremo della vita
umana. Dunque la Chiesa è una società
superiore a tutte le altre società, ed alla
stessa società civile. Questa difatti ha per
fine la felicità temporale di questo mondo.
La chiesa è di tanto superiore a tutti gli
stati, di quanto lo spirito è superiore alla
materia, l'anima al corpo, l’eterno al temporale,
il cielo alla terra.
La stessa natura del fine della Chiesa,
che è fine spirituale, soprannaturale, supremo,
costituisce la Chiesa, società spirituale,
soprannaturale, suprema, ed eleva perciò la
Chiesa al supremo grado di eccellenza.
***
2. Visibilità della Chiesa. – Dall'essere la
Chiesa società spirituale, non dobbiamo
171&

conchiudere che essa sia invisibile come gli


spiriti. È spirituale per ragione del fine, ma
visibile per ragione della moltitudine e del
Capo. E deve essere così. Essa è il monte
del Signore, esaltato sopra ogni monte.
Chi mai nel mondo può ignorare l'esistenza
della Chiesa? Essa ha la sua storia.
In tutti i secoli dell'era cristiana campeggia
la figura del Papa.
Anche la storia civile non può fare a
meno di venire a contatto di questa grande
società religiosa. Essa è segno di contraddizione,
come Gesù, suo fondatore. Chi la riverisce,
chi la maledice; chi l'ascolta e chi la
disprezza. Ma nessuno può disinteressarsene.
È dunque la Chiesa una società visibile.
***
Piuttosto potrà esserci difficoltà nel
distinguere la vera Chiesa di Gesù Cristo, non
dico dalle false religioni, come sarebbero il
Buddismo, il Maomettismo e simili, ma
dalle altre chiese che vorrebbero chiamarsi
cristiane, come il Protestantesimo e le Chiese
scismatiche. Ma anche qui i caratteri distintivi
sono così chiari, che nessuno di buona
fede potrebbe ingannarsi
La vera Chiesa, - ossia il vero regno di
Cristo - è una, santa, cattolica, apostolica,
come insegna il catechismo. Una, per unità
di fede, perché tutti credono le medesime
172&

verità; per unità di comunione, perché


tutti partecipano dei medesimi Sacramenti
e per unità di regime, perché tutti
sottostanno al medesimo Capo.
È santa, perché santo il suo Fondatore,
divino il fine e i mezzi che usano; santità
che appare in molti suoi membri elevati
all'onore degli altari, per eroismo di virtù
confermate da divini carismi.
È cattolica, perché destinata a salvare
tutti gli uomini in tutti i tempi sino alla fine
del mondo, e perché anche in fatto è sempre,
in paragone delle false chiese, la più diffusa.
È finalmente apostolica, sia per professione
di dottrina, che per successione di pastori,
i quali o immediatamente, o mediatamente
vanno a terminare. alla persona degli Apostoli,
e specialmente .del capo di essi
S. Pietro.
Ora questa Chiesa una, santa, cattolica ed
apostolica, non è e non può essere altra che
la Chiesa Romana che riconosce come Capo
visibile il Papa, ossia il Sommo Pontefice che
risiede in Roma.
Il Regno di Cristo è dunque una società
anche esterna, visibile e chiaramente
riconoscibile fra tutte le altre.
***
Società perfetta.- In terzo luogo abbiam
detto che il Regno di Gesù Cristo è una
società perfetta. Questo non vuol significare
173&

che la Chiesa sia una società senza difetti in


nessuna parte, quasi che né nelle persone
costituenti la sua gerarchia, né nei suoi membri
essa non presenti alcun difetto. Essa è
formata da uomini che vanno unendosi di
giorno in giorno al corpo mistico di Gesù
faticosamente, come il cibo si trasforma in
carne ed ossa. Nulla di più naturale che nelle
persone che appartengono alla Chiesa militante
in questo mondo, si trovino membri deboli,
ammalati, imperfetti.
Dicendo noi la Chiesa società perfetta,
prendiamo il termine perfetto in senso stretto. Con
questo vogliamo significare che la Chiesa è
una società completa in se stessa, con tutti
gli elementi e potestà della vera società, e
indipendente quanto al suo fine e ai mezzi,
da ogni altra società; e quindi anche dalla
società civile.
L'argomento principale e fondamentale per
questo è l'espressa ed assoluta volontà del
suo Divin fondatore Gesù Cristo il quale ha
voluto così. Di fatti Gesù Cristo cui fu data
ogni potestà in cielo ed in terra, data est
mihi omnis potestas in coelo et In terra 1
ha dato alla sua Chiesa tale potestà che non
hanno i più potenti sovrani della terra.
In primo luogo diede la potestà
dottrinale, ossia la potestà di ammaestrare con
autorità di infallibile magistero. Euntes
docete omnes gentes... ecce ego vobiscum sum,
174&

omnibus diebus, usque ad consummationem


saeculi. 1 . Vuol dunque che la Chiesa insegni a
tutti e in questo magistero promette di
essere con lei tutti i giorni fino alla
consumazione del secolo, ossia sino alla fine
del mondo. Ora nessuno dei sovrani del mondo
ha una simile potestà. Vi è negli stati
il ministero della Pubblica Istruzione; ma
a niuno è mai venuto in mente che tal
ministero goda del privilegio dell'infallibilità.
***
La Chiesa ha la potestà giurisdizionale, nelle
sue tre parti, legislativa, esecutiva, giudiziaria,
sia civile che penale.
Quando Gesù disse ai suoi apostoli: andate,
ammaestrate tutte le genti, aggiunse:
docentes eos servare omnia quaecumque
mandavi vobis 2 insegnando loro di osservare
quello che io vi ho comandato. Altra volta
disse: Tutto ciò che legherete sulla terra sarà
legato anche in cielo: quaecumque alligaveristis
super terram erunt ligata et in coelo 3.
Ora sotto questa metafora del legare, è
compresa la facoltà di far leggi. Legge infatti
viene da legare, perché lega la volontà obbligandola
a qualche cosa .
Così pure è compresa la facoltà esecutiva
e la giudiziaria, civile e criminale. Una volta
175&

che si abbia la facoltà di legare, tanto


vale legare con una legge, o con un regolamento,
come con una sentenza civile o criminale.
È sempre in sostanza l'esercizio di
una medesima facoltà.
E notiamo ancora che la facoltà giudiziaria
criminale, che si può chiamare anche
coercitiva, non riguarda solo le pene spirituali
ma anche le temporali. S. Paolo ha consegnato
a Satana l’incestuoso di Corinto 1, e S.
Pietro ha punito di morte Anania e Saffira
sua moglie, che avevano mentito allo Spirito
Santo 2.
La Chiesa userà o no di questa potestà,
secondo la sua prudenza, le necessità e
l'indole dei tempi; ma frattanto ha il diritto di
usarne.
La storia poi dimostra, con tutta l'ampiezza,
la potestà giurisdizionale della Chiesa.
Essa per tutto il tempo della sua esistenza
ha usato di tale facoltà. Le leggi di ogni
genere che da essa emanarono formano intere
collezioni che andarono poi a concentrarsi
nel Corpus luris Canonici. Dopo chiuso il
Corpo del Diritto canonico, la legislazione
ecclesiastica continuò in novelle leggi,
specialmente nel Concilio di Trento, e
finalmente si ebbe il Codex Iuris Canonici
promulgato nel 1917 da Benedetto XV.
176&
***
Gesù Cristo diede ancora alla sua Chiesa
la Potestà sacramentale e liturgica; altre
potestà che non hanno e non possono avere
le società civili.
Questa potestà in quanto riguarda
l'amministrazione dei Sacramenti istituiti da Gesù
Cristo, si chiama sacramentale, in quanto
invece riguarda o il cerimoniale dei sacramenti,
o il culto generale, si dice più propriamente
potestà liturgica
Colla triplice potestà di cui abbiamo
parlato, cioè colla podestà dottrinale,
giurisdizionale, sacramentale, la Chiesa risplende in
mezzo all'umanità nel suo triplice carattere
di maestra, regina, e mediatrice. Risulta da
parte nostra un complesso di doveri che si
compendiano in questi tre: fede, ubbidienza,
amore e fiducia. Alla Chiesa come maestra
dobbiamo credere, come regina la dobbiamo
ubbidire, come mediatrice e madre la
dobbiamo amare.
Così saremo veri cittadini del Regno di
Gesù Cristo in terra.

Gesù a Cesarea di Filippo 1.

“ Venne Gesù nelle parti di Cesarea di Filippo, e


interrogò i suoi discepoli dicendo: Chi dicono gli
uomini che sia il Figliolo dell’Uomo? Ed essi risposero:
altri dicono che è Giovanni Battista, altri Elia, altri
177&

Geremia o alcun dei profeti. E Gesù disse loro: E voi


che dite che io sia? Rispose Simon Pietro e disse: Tu
sei il Cristo, il figliuolo di Dio vivo. E Gesù rispose
e disse: Beato sei Tu, o Simone, figliuolo di Giovanni,
perché non la carne e il sangue te lo ha
rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io dico
a te che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò
la mia Chiesa e le porte dell’Inferno non avran
forza contro di lei. E a te darò le chiavi del regno dei
cieli: e qualunque cosa avrai legato sopra la terra
sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrai
sciolta sopra la terra, sarà sciolta anche nei Cieli ”.

ORAZIONE

O Gesù che avendo stabilito il tuo regno in


terra, hai voluto dargli la forma di perfetta
società, concedi a noi benignamente la grazia
di essere fedeli sudditi del tuo regno,
adempiendo i nostri doveri di fede, di obbedienza e
di amore. Tu che vivi e regni nella tua Chiesa,
coI Padre e collo Spirito Santo, per tutti
i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
***********************************************************************************
LETTURA XIX.

INTERNA COSTITUZIONE
DEL REGNO DI GESÙ CRISTO

Ecclesia Christi perfecta societas


constituta est (Encycl.)

Il pensiero che la Chiesa esiste da diciannove


secoli, vittoriosa di infinite lotte e quanto
mai vegeta e robusta, è per tutti fonte
di alta meraviglia. Ma non mancano di
coloro che si danno di questo fatto una
spiegazione non completa. Credono che tutto si
debba attribuire solo ed esclusivamente ad
un continuo e straordinario miracolo della
onnipotenza di Dio. Il miracolo certamente
ci entra, e grande e magnifico; ma non
dobbiamo anche dimenticare che, anche
umanamente parlando, la Chiesa ha una così
forte e salda costituzione, da renderla ben
idoneo soggetto di perpetuità.
Possiamo ripetere qui le belle parole che
S. Agostino dice degli Angeli: Deus erat
simul in eis et condens naturam et largiens
gratiam. Così nella sua Chiesa fece Gesù.
Mentre che le prometteva la indefettibilità,
le dava pure una tale costituzione che la
rendesse, per quanto naturalmente era
possibile, idonea a tal privilegio.
179&

La Chiesa è una società ed ha la sua


forma di governo speciale, che non entra
perfettamente in nessuna delle forme
comuni alle società civili, ma che si avvicina a
quella che si chiama monarchia temperata.
Essa ha un Capo supremo posto da Gesù
Cristo, e questo è il Papa, e sotto di lui dei
principi istituiti pure da Gesù Cristo, ma in
modo che fossero subordinati a quel capo
supremo, e sono i Vescovi. Dopo i vescovi
poi, i sacerdoti.
Le circoscrizioni generali della Chiesa, nei
luoghi in cui è stabilita la gerarchia ordinaria,
sono, incominciando dal basso, le parrocchie;
tante parrocchie formano una Diocesi;
e tutte le Diocesi sono poi soggette
al Papa. Le Diocesi di tutta la Chiesa sono
circa 1200.
Ora vediamo la costituzione generale
della Chiesa nelle sue tre potestà: dottrinale
giurisdizionale, liturgica.
***
1. Potestà dottrinale. - La potestà dottrinale
si esercita nel modo ordinario dal Papa,
come da capo supremo; poi dai vescovi, indi
dai sacerdoti e specialmente dai parroci.
In maniera straordinaria e solenne si
esercita poi dai concili generali e particolari.
Fino ad ora ebbero luogo 18 concilii generali.
Nella Chiesa è stabilito un vasto ed amplissimo
Ministero di ecclesiastica Istruzione
180&

specialmente per quello che riguarda la


formazione intellettuale dei suoi ministri.
Questo risiede nella S. Congregazione degli Studi
da cui dipendono tutti i Seminari Diocesani,
interdiocesani, e tutte le Università ed
Istituti ecclesiastici di studi superiori Romani ed
esteri .
Vi ha poi una Congregazione di Cardinali
cui appartiene in modo speciale la vigilanza
sull’integrità della dottrina riguardante la fede
e i costumi: È la Congregazione del S. Uffizio.
Essa può anche proibire i libri cattivi, o
in generale, o iscrivendoli in un Indice apposito
che si dice Indice dei libri proibiti.
***
2. Potestà giurisdizionale.- Come sappiamo
questa è legislativa, esecutiva, giudiziaria.
Le principali persone che, in vario grado,
partecipano della giurisdizione ecclesiastica
sono ordinate in questa scala. Al primo posto
sta il Papa, poi vengono i Cardinali, i Patriarchi,
Primati, Arcivescovi, Vescovi. Vi è poi
a scala della giurisdizione Vicariale. A capo
di essa sta il Vicario del Papa, che è il
vescovo di fatto della Diocesi di Roma. Poi
vengono il Vicario capitolare, ossia colui che
governa una Diocesi durante la vacanza della
sede; il Vicario generale, che aiuta il Vescovo
nel governo della Diocesi; e il Vicario foraneo
che rappresenta il vescovo in un dato
numero di parrocchie.
Siccome poi nella chiesa vivono molti Ordini
181&

Religioni e Congregazioni Religiose, così vi è


anche una gerarchia di persone che presiede
al loro governo. Il capo di ciascun ordine o
congregazione è il Generale, che
ordinariamente risiede a Roma, aiutato da un
Procuratore Generale.
***
Quelle che abbiamo nominato finora, sono
persone fisiche. Ma la facoltà giurisdizionale
può anche esercitarsi da persone morali, ossia
da una collettività di persone. Allora abbiamo
i concili che possono essere generali od
ecumenici, (quelli in cui sono convocati gli aventi
diritti di tutta la Chiesa); concilii nazionali,
che si estendono ai vescovi di una nazione,
sotto la presidenza del Primate; provinciali
che abbracciano i vescovi di una provincia
ecclesiastica, sotto la presidenza del Metropolitano;
diocesani, in cui convengono i sacerdoti
aventi diritto di una Diocesi, sotto
la presidenza del Vescovo.
***
Ma questi corpi morali, che sono i concilii,
non sono permanenti. Essi si radunano o quando
c’è la necessità, come i concili ecumenici,
o periodicamente, come i concili provinciali
o diocesani.
Esistono nella Chiesa dei corpi morali che
avendo lo scopo di soddisfare necessità
continue, hanno carattere permanente.
Tali sono specialmente le cosìddette
182&

Congregazioni di Cardinali, i Tribunali e gli Uffizi


ecclesiastici.
Pensiamo per un istante alla molteplicità
delle persone di governo residenti nella
capitale di uno stato; quale moltitudine! Vi sono
i Senatori e Deputati; poi i corpi consultivi
i Ministeri ciascuno col proprio Palazzo di
residenza ed un esercito di impiegati; poi la
Corte suprema di Cassazione coi Tribunali
inferiori.
Eppur non si tratta che del governo di
uno stato particolare.
Che si dovrà dire della Chiesa Cattolica che
si estende a tutto il mondo?
Nessuna meraviglia se a Roma, centro
della cristianità cui fanno capo tutte le
Diocesi del mondo, vediamo una sì grande e
varia moltitudine di persone che aiutano il Papa
nel governo di quella colossale società
che è la Chiesa.
***
E così in primo luogo vengono le Sacre
congregazioni di Cardinali. Esse sono undici.
1. La Congregazione del S. Uffizio che
vigila sulle dottrine della fede e morale.
2. La Congregazione Consistoriale, cui
appartiene tutto ciò che riguarda la costituzione,
conservazione e stato delle Diocesi.
3. La Congregazione dei Sacramenti, per
le cose riguardanti i Sacramenti.
4. La Congregazione del Concilio, per i
negozi riguardanti tutta la disciplina del clero
e popolo cristiano
183&

5. La Congregazione dei Regolari, per gli


affari dei religiosi.
6. La Congregazione della Propagazione
della fede, cui appartengono tutti i negozi
dei luoghi di missione
7. La Congregazione dei Riti, per le cose
che si riferiscono ai sacri riti e alle beatificazioni
e canonizzazioni dei Santi.
8. La Congregazione Cerimoniale, per il
cerimoniale pontificio.
9. La congregazione dei Negozi ecclesiastici
straordinari.
10. La Congregazione dei Seminari ed
Università di Studi;
11. La Congregazione per la Chiesa
Orientale
Tutte queste Congregazioni sono altrettanti
Ministeri, ciascuna col suo Cardinal
Prefetto, Membri, o Consultori, in cui si tratta
una classe speciale di negozi ecclesiastici,
come ho accennato.
***
In secondo luogo vengono i Sacri Tribunali.
Essi sono:
1. La .sacra Penitenziaria, cui appartengono
tutti i negozi di foro interno, ossia le questioni
riguardanti la coscienza.
2. La sacra Ruota Romana che tratta dei
negozi giudiziali di foro esterno.
3. La Segnatura Apostolica, che funge
anche di Corte d'appello rispetto alla S. Ruota.
184&

In terzo luogo vi sono gli Uffizi della Curia


Romana che sono cinque cioè: La Cancelleria
apostolica, la Dataria apostolica, la
Camera apostolica, la Segreteria di Stato, e la
Segreteria dei Brevi ai principi e delle lettere
latine.
***
Inoltre il Papa, come capo supremo della
Chiesa che è società sopranazionale, deve
tenersi in relazione non solo coi singoli
individui, ma anche coi vari Governi del mondo.
Per questo Egli ha un vero Corpo Diplomatico,
cui appartengono i Legati a latere, Nunzi,
Internunzi e Delegati Apostolici.
I primi sono mandati dal Papa per qualche
negozio particolare, i Nunzi sono come
Ambasciatori residenti presso gli stati di maggior
importanza, e gli Internunzi, presso gli
stati minori.
Alla dipendenza del Papa stanno ancora gli
Ordini Religiosi sopra accennati che, come
eserciti nobilissimi in permanenza, sono
sempre pronti ad eseguire gli ordini di Lui,
prestando un aiuto di primissimo ordine in ogni
necessità della Chiesa, secondo la natura
della loro Istituzione; quali colla preghiera
e coll'esempio, quali coll’insegnamento scritto
od orale, quali colla loro opera nelle missioni
o nel governo della Chiesa.
***
Siccome poi alla Chiesa appartiene anche
la podestà di giudicare, e questa non riguarda
185&

solo i delitti da punirsi, ma anche i meriti


da premiarsi, così la Chiesa istituisce nel
suo corpo una Gerarchia di Onore, cui
appartengono preminenze di vario grado che
possono essere ecclesiastiche, laicali, miste.
Le ecclesiastiche comprendono i Cardinali,
i Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi Assistenti
al soglio Pontificio, i Prelati di fiocchetto,
i Protonotari Prelati Domestici Camerieri
segreti, i Camerieri d'Onore, i Cappellani
segreti, d'Onore e comuni, i chierici segreti,
e di Cappella.
Alle Laicali appartengono le guardie
nobili di Sua Santità: la guardia svizzera
pontificia, la Guardia Palatina d'Onore, i
camerieri di Cappa e Spada partecipanti,
segreti, e d'Onore.
Le Miste poi si riferiscono specialmente
agli Ordini Cavallereschi che sono sette:
Ordine Supremo di Cristo, dello Speron d'Oro,
Piano, di S. Gregorio M., di S. Silvestro,
del S. Sepolcro e pro Ecclesia et Pontifice.
***
Ora quello che avviene a Roma a riguardo
del Papa, proporzionalmente si deve applicare
a ciascun vescovo nella sua Diocesi.
Ciascuna di esse imita in qualche modo la
Chiesa Universale. Il Papa ha i suoi Cardinali
le varie Congregazioni - il Vescovo i suoi
Canonici e varie commissioni. Come vi ha la
Curia Romana, così la Curia Diocesana
186&

In ciascuna Diocesi poi vi hanno i parroci,


molti dei quali circondati, da una collegiata
di Canonici, o dai loro cappellani, imitano
in qualche proporzione la forma della
Diocesi.
***
È poi veramente ammirabile l'organizzazione
della Chiesa. Le persone appartenenti
a gradi inferiori della gerarchia, hanno pure
attribuzioni inferiori; le superiori, attribuzioni
di maggior importanza, fino al Papa,
e ai suoi aiutanti nei quali culminano i
massimi negozi.
Frattanto ogni cappellano è vigilato dal
Parroco; ogni parroco rende conto al Vescovo,
e ogni Vescovo del mondo, a tempo
determinato, deve portarsi a Roma a render
conto di se stesso e dell'amministrazione di
tutta la sua Diocesi, ed insieme a prendere
lume ed incoraggiamento nell’adempimento
del suo Uffizio colla visita, al sepolcro
dei SS. Apostoli Pietro e Paolo e colla visita
al Papa.
***
3. Potestà Liturgica. - Questa potestà,
in quanto riguarda la semplice amministrazione
dei Sacramenti, si esercita dal Vescovo,
dal Sacerdote e dal Diacono in vario grado.
In quanto invece regola il Culto in generale,
appartiene solo al Papa ed agli Organi
da lui designati, specialmente alla Congregazione
dei Riti.
187&

Ma questa potestà penetra tutta la Chiesa,


regolando persone e cose, tempi, luoghi
sacri ed azioni.
Le Persone, determinando di ciascuna il
grado di precedenza, le insegne, e le più
minute azioni. Per esempio, in un pontificale,
ciascuna persona incominciando dal Vescovo
pontificante fino all’ultimo ceroferario, tutto
è minutamente prescritto, perfino il più
piccolo inchino, o segno di croce.
Così pure se, ad una processione solenne,
dovesse prender parte tutta la Chiesa universale,
ciascun corpo, incominciando dal Sacro
Collegio dei Cardinali, fino all'ultima
confraternita, pia unione, o società, o gruppo,
o circolo cattolico, saprebbe prendere senza
contese il proprio posto, perché per tutti vi
sono regole precise.
***
La legge liturgica regola le cose. Tutto
quanto appartiene al culto: sacre paramenta,
vasi sacri, suppellettili sacre, quadri, statue,
libri liturgici, campane, organi, musica
tutto ha la sua regola da seguire.
Così pure è regolato il tempo nella
meravigliosa forma dell'Anno liturgico prescritta
minutamente dal Calendario ecclesiastico
che non lascia senza norma neppure un'ora
sola di tutto il corso dell'anno.
Lo stesso diciamo dei Luoghi, che sono
specialmente le chiese. La loro forma,
arredamento, grado di dignità, sono minutamente
188&

prescritti, come a riguardo delle Persone.


Quest'ordine parte dalle quattro
Basiliche Maggiori di Roma e per le chiese
metropolitane, cattedrali, parrocchiali, cappelle,
oratori pubblici, semi-pubblici, va a terminare
alla piccola camera di una particolare
persona che abbia ottenuto il privilegio
dell’oratorio privato.
***
Finalmente la legge liturgica prescrive
norma a tutte le azioni liturgiche, incominciando
dalla S. Messa e dall’amministrazione
dei sacramenti, dalle funzioni ordinarie e
straordinarie, dalle processioni, fino
all’ultima delle benedizioni che mai possano darsi
dall’ultimo dei preti.
Chi non si sente compreso dal senso della
più alta meraviglia per una società che,
essendo di così colossale vastità, tuttavia
regola con tanta minutezza fino le più piccole
cose? Ah veramente è degna ministra di
quella Divina Provvidenza che tutto ha
disposto, le cose piccole e grandi in misura,
numero o peso. Omnia in mensura et
numero et pondere disposuisti. 1

Il concilio di Gerusalemme 2

“ Mentre Paolo e Barnaba predicavano in Antiochia,


vennero alcuni Giudei a turbare la Chiesa, dicendo
che era necessaria la circoncisione. Fu stabilito che
189&

Paolo e Barnaba andassero a Gerusalemme a


consultare gli Apostoli. Si adunarono gli Apostoli e i
sacerdoti per esaminare la cosa. E dopo matura
discussione, alzatosi Pietro disse loro: Uomini fratelli, voi
sapete come fin da principio Dio volle che per bocca
mia udissero i gentili la parola del Vangelo e
credessero. E Dio, conoscitore dei cuori, si dichiarò
per essi, dando loro lo Spirito Santo come a noi, e non
fece differenza alcuna tra loro e noi, purificando
colla fede i loro cuori. Adesso adunque, perché
tentate voi Dio per imporre sul collo dei discepoli un
giogo che né i padri nostri, né noi abbiamo potuto
portare? Ma per la grazia del Signor nostro Gesù
Cristo crediamo essere salvati nello stesso modo che
essi senza circoncisione. E tutta la moltitudine si
tacque. Allora piacque agli Apostoli e ai sacerdoti con
tutta la Chiesa che si mandasse ad Antiochia una
lettera così concepita: È parso allo Spirito Santo e
a noi di non imporre a voi altro peso fuori delle cose
necessarie... E cessò ogni lite e tutti furono
contenti ”.
Quanto grande è I'utilità dell'organizzazione della
Chiesa!

ORAZIONE

O Gesù che hai costituito con tanta perfezione


la tua Chiesa, da disporne ogni parte
in misura numero e peso, concedi a noi
benignamente la grazia di regolare ogni nostra
cosa ed azione .secondo le sue sante prescrizioni.
Tu che vivi e regni, col Padre e collo Spirito
Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
***********************************************************************************
LETTURA XX.

LA FORMA DI GOVERNO
DEL REGNO DI GESÙ CRISTO

Ecclesia a Christo perfecta societas


constituta est (Encycl.)

Tutti i regni sono simili in quanto vi è in


essi un’autorità che governa. Ma non tutti
hanno la medesima forma di governo.
Vi ha la forma repubblicana in cui tutto il
popolo concorre all'elezione del Capo, la forma
poliarchica in cui governano alcuni, e la
monarchica in cui governa un solo.
La monarchia poi può essere assoluta,
temperata, costituzionale. Nella prima il monarca
governa senza dipendere da nessuno; nella
seconda deve sottostare a certe leggi
fondamentali. La monarchia costituzionale invece
se si rassomiglia per una parte alla temperata
in quanto si esercita sulla base di uno
statuto o costituzione fondamentale, tuttavia
si distingue da ogni altra forma monarchica
perché vi ha in essa divisione di potestà o
di funzioni. Il Parlamento esercita la potestà
legislativa, i vari ministeri esercitano la potestà
amministrativa o esecutiva, e la potestà
giudiziaria appartiene a giudici indipendenti.
Già abbiamo sopra accennato che la
forma di governo della Chiesa non si può
191&

classificare esattamente in nessuna di queste


categorie perché è una forma di governo
unica che forma specie da sé.
Si può dire però più facilmente una
monarchia temperata, in quanto l’autorità del
Papa deve rimanere nei limiti del Vangelo.
Così il Papa non potrebbe cambiare la
costituzione divina della Chiesa per es. togliere
il corpo dei vescovi, o abolire la legge
delI'indissolubilità matrimoniale, togliere qualche
sacramento o istituirne un nuovo e simili.
Vediamo di intendere meglio la forma di
governo della Chiesa, considerando a parte
il Capo Invisibile, il Capo visibile e le sue
potestà, e così verremo a conoscere sempre
meglio la costituzione dei Regno visibile di
Gesù Cristo.
***
1. Il Capo Invisibile.- Chi è il capo della
Chiesa? A prima vista si direbbe: È il Papa.
Invece non è così. Propriamente il Papa è
solo Vicario del vero Capo che è Gesù Cristo.
Di fatti Gesù Cristo che ha istituito la
Chiesa, colla sua morte non l'ha abbandonata.
Egli aveva detto: Non relinquam vos
orphanos 1. Non vi lascerò orfani. Ecce ego
vobiscum sum omnibus diebus usque ad
192&

consummationem saeculi 1. Ecco ch'io sono con


voi per tutti i giorni sino alla fine del
mondo.
Gesù Cristo, contrariamente agli altri
uomini, non è rimasto preda della morte, ma è
risuscitato. Poi quantunque asceso al cielo
visibilmente, Egli è rimasto invisibilmente fra
noi nel SS. Sacramento dell'Eucaristia.
Nella sua vita mortale, Egli era presente
in un luogo solo, come uomo. Mentre era
in Galilea, non era in Giudea e mentre
dimorava a Cafarnao, non era presente a
Gerusalemme.
Invece ora Egli ha moltiplicato la sua
reale presenza in tutti i luoghi dove si
conserva un'Ostia consacrata; quasi
supplendo in tal modo la sua invisibilità.
E questa moltiplicata presenza non è
qualcosa di inafferrabile ed aereo, ma una
presenza manifesta per segni esterni di grande
apparenza, come sono le chiese, il tabernacolo,
colla lampada eucaristica e talora
altari splendenti di mille lumi.
***
Questa presenza è attiva. Si realizza ogni
giorno nella S. Messa coll'operazione del
grande miracolo della transustanziazione; e
Gesù ricevuto dai fedeli nella S. Comunione,
opera miracoli di grazia.
Se ben si considera alla quasi totalità
193&

dei fedeli è molto più sentita la presenza


di Gesù quantunque invisibile, che quella del
Papa che è persona visibile. Gesù è in ogni
paese, ma per vedere il Papa bisogna andare
a Roma.
Gesù è presente di una presenza non solo
reale, ma intima, viva e vitale, alla sua
Chiesa; in quanto vitalmente la forma,
essendo essa l'amplificazione del suo Corpo,
e in quanto Egli l'anima della sua vita, la
sostiene colla sua virtù, e la governa colla
sua sapienza, per opera dello Spirito Santo
che procede dal Padre e da Lui.
Dunque possiamo asserire con verità che
vero Capo della Chiesa è il Capo invisibile
che é Gesù Cristo. Dove mai possiamo noi
trovare qualcosa di simile nelle forme di
governo di questo mondo?
***
2. Il Capo Visibile. - Ma la chiesa è
società stabilita fra uomini, i quali
dipendono dai sensi. Essa è società visibile.
Dunque anche il suo Capo dev'essere visibile;
ed è tale veramente nel Papa.
Possiamo dire in certo modo che Gesù
Cristo e il Papa formino un capo solo
della Chiesa; che in Gesù Cristo vi sia
l'anima, nel Papa il corpo.
Come nel SS. Sacramento dell’Eucarestia
vi è realmente Gesù, ma Gesù non appare
se non per la specie del pane, così analogamente,
il Capo vero della Chiesa è Gesù, ma
194&

Egli appare esternamente nella persona del


Papa.
Nella SS. Eucarestia vi è Gesù che nutre
le anime, nel Papa Gesù che governa la
Chiesa.
L'anima nostra è tutta in tutte le singole
parti del corpo, quanto alla sua essenza;
ma quanto alla sua facoltà direttiva, risiede
nel cervello. È questo infatti l'organo della
fantasia che è necessaria per l'esercizio
delI'intelligenza. Così Gesù è in tutti i fedeli
che sono in grazia santificante, ma quanto
all'esercizio della sua regalità, è nel Papa.
***
Gesù ha detto a Pietro: Tu sei Pietro e
su questa pietra edificherò la mia Chiesa
e le porte dell'Inferno non prevarranno contro
di lei. A te darò le chiavi del regno dei Cieli.
Qualunque cosa legherai sulla terra, sarà
legata anche in cielo, e qualunque cosa scioglierai
sulla terra sarà sciolta anche nei cieli 1.
Ecco come Gesù e il Papa esercitano una
sola facoltà, quello che Pietro fa, Gesù lo
ratifica. Non è questo come se si trattasse di
una persona sola?
Dirà taluno: questo va bene in S. Pietro,
ma sarà vero anche nel Papa?
Non vi ha alcuna differenza affatto nel
caso nostro.
È verità di fede che la Chiesa non doveva
195&

cessare con S. Pietro, ma durare sino


alla fine del mondo.
Verità di fede che S Pietro doveva
essere il primo anello d'una intiera catena e che
quindi sulla Sede Romana vi saranno perpetui
successori.
Verità di fede che il Papa è vero
successore di S. Pietro.
Dunque è certo che il Papa ha tutti i
diritti e privilegi di S. Pietro, e che forma,
quanto al governo della chiesa, un Capo
solo con Gesù Cristo.
***
Fa sempre una profonda impressione,
dare uno sguardo alla serie dei Pontefici
mo
Romani. Il Papa attuale e il 260 della serie.
Risaliamo questa serie: Pio XI;
Benedetto XV; Pio X; Leone XIII, e così
entriamo nel secolo scorso. Poi nel secolo XIX
sei Sommi Pontefici; nel XVIII otto; nel
XVII undici; nel XVI diciassette; nel XV
tredici; nel XIV dieci; nel XIII diciotto; nel
XII diciassette; nel Xl diciotto; nel X ventuno;
nel IX venticinque; nell'VIII tredici; nel
VII venti; nel VI tredici; nel V dodici; nel
IV nove, nel III quindici: nel Il dieci; e nel
I abbiamo S. Clemente, S. Cleto, S. Lino e
finalmente S. Pietro eletto direttamente
da Gesù Cristo, Fondatore della Chiesa.
Così l'attualmente regnante Pontefice
Pio XI è l'ultimo anello di quell'aurea catena
che di anello in anello va fino a S. Pietro
196&

tenendo il primo anello la mano divina di


Gesù Cristo.
Qual fortuna e qual gioia appartenere ad
una società che ha per capo Gesù Cristo stesso
personificato nel Papa!
Ah davvero che il Romano Pontefice è la
prima autorità della terra; nel suo ordine
e superiore a tutti i principi del mondo,
che può davvero chiamare col nome di figli!
Come è bello il considerare non solo tutti
i fedeli cristiani, ma anche tutte le nazioni
cristiane come tanti membri di una sola
grande famiglia, di cui il Sommo Pontefice
è il grande Padre. Né i principi della terra
possono adontarsi di questa così sublime
autorità del Papa, perché nel Papa, vi ha la
Persona di Gesù Cristo che è Dio.
***
3. Potestà del Papa. - Quali saranno ora
le potestà del Vicario di Gesù Cristo?
Siccome Egli tiene le veci e rappresenta
la stessa Persona di Cristo, avrà le
medesime potestà di Lui; in modo da
continuare la medesima Persona di Cristo.
Di qui si vede la ragione per cui, considerata
nel Papa, la Chiesa è una monarchia
temperata dalle leggi evangeliche. Gesù
Cristo ha espressa la sua volontà in modo
assoluto nel suo Vangelo. Ora è chiaro che se
governasse Egli medesimo, in modo visibile,
la sua Chiesa, Egli certamente non contraddirebbe
al Vangelo, perché sarebbe un contraddire
197&

a se stesso. E così nemmeno il Papa,


che è il suo vicario e che continua la
Persona di Gesù, non potrà mai uscire dai
limiti segnati dal Vangelo.
***
Il Papa ha tutte le facoltà della Chiesa.
La Chiesa ha il diritto di predicare il
Vangelo a tutte le nazioni? Ha potestà sugli
eretici e scismatici? Così il Papa.
La Chiesa ha la triplice potestà dottrinale,
giurisdizionale, liturgica? Le medesime
appartengono anche al Papa.
Per la potestà dottrinale la Chiesa è
infallibile nel suo magistero? Il Papa partecipa
della medesima infallibilità. Così diciamo
di tutte le altre potestà.
***
Due cose sono però da rilevarsi: che il
Sommo Pontefice ha potestà ordinaria ed
immediata sopra tutti i Vescovi, anche congregati
in Concilio generale, e sopra tutti e
singoli i fedeli.
Difatti il concilio ecumenico o generale
deve esser presieduto dal Papa o da persone
da Lui delegate. Senza il suo consenso ed
approvazione, le decisioni del Concilio non
sarebbero valide. All'incontro il Papa da solo
potrebbe validamente anche definire una
verità di fede, senza bisogno del Concilio,
come fece il Pontefice Pio IX nel 1854 nella
definizione dell'Immacolata Concezione di
Maria Santissima.
198&
***
Quanto poi alla 2.a cosa abbiamo anche
qui una ben importante facoltà. Molte volte
quando ad una società appartengono vari
corpi morali subordinati, la potestà superiore
si esercita sui corpi morali, ma non sui
singoli componenti. Invece la potestà del Papa
non termina già alle Diocesi, o alle Parrocchie,
o Comunità religiose, ma si estende a
tutti e singoli fedeli. Tant’è vero che ciascuno
può appellarsi direttamente al Papa.
Così il Papa, oltre la potestà suprema, ha
su di noi tutta la potestà che può aver un
parroco nella sua parrocchia, un vescovo
nella sua Diocesi, un Arcivescovo nella sua
Archidiocesi, un Primate nella sua Nazione.
Il Papa, mentre è Papa di tutti, è anche
Vescovo e Parroco di tutti; e non vi è nessuno
nella Chiesa che possa vantare diritti
contro la sua potestà, o esimersi dalla sua
giurisdizione. Vi possono essere delle persone
esenti, in certe proporzioni, dalla giurisdizione
del parroco o del Vescovo: ma esente dalla
giurisdizione del Papa non vi ha nessuno.
Chi non si sente pieno di ammirazione
verso questa bella costituzione del Regno
Visibile di Gesù Cristo?

Apparizione di Gesù

Gli Apostoli stavano pescando sul lago di Tiberiade,


quando apparve loro Gesù e li invitò a .mangiare
dei pesci che avevano pescati.
199&

“ Prende del pane e lo distribuisce loro, e similmente


del pesce. E quando ebber pranzato, disse Gesù
a Simon Pietro: Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu
più di questi? Gli disse: Certamente, o Signore, tu sai
che io ti amo. Dissegli: Pasci i miei agnelli. Dissegli
di nuovo per la seconda volta: Simone, figliuolo di
Giovanni, mi ami tu? Ei gli disse: Certamente,
Signore, tu sai che io ti amo. Dissegli: Pasci i miei
agnelli. Gli disse per la terza volta: Simone, figliuolo
di Giovanni, mi ami tu? Si contristò Pietro, perché
per la terza volta gli avesse detto: mi ami tu? E
dissegli: Signore, tu sai tutto, tu conosci ch’io ti amo.
Gesù dissegli: Pasci le mie pecorelle 1.
Gli agnelli sono i semplici fedeli, le pecorelle,
madri degli agnelli, sono i vescovi. Con queste parole
Gesù conferì a S. Pietro l’autorità sopra tutta la
Chiesa: Vescovi e fedeli.

ORAZIONE

O Gesù che nel Papa fai .splendere quella


suprema autorità con cui governi il tuo regno
visibile, concedi a noi benignamente la grazia
che abbiamo in tutto e per tutto al tuo Vicario
quella stessa obbedienza, che prestiamo
alla tua Divina Persona. Tu che vivi e
governi col Padre e collo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat Regnum tuum!
***********************************************************************************
LETTURA XXI.

ESTENSIONE DEL REGNO


VISIBILE DI GESÙ CRISTO

Reliquae sunt locorum


magnitudines
salutari benignaeque Regis nostri
dominationi subiiciendae (Encycl.).

Qui non intendiamo parlare del regno di


Gesù Cristo in quanto Dio. Già sappiamo
che questo regno è infinito e si estende a
tutto l'universo creato. Né vogliamo
ragionare del regno suo naturale, ma del Regno
soprannaturale realizzato nella Chiesa.
Qual è dunque l'estensione destinata alla
Chiesa?
Dio ad Abramo aveva promesso una
terra determinata. Gli aveva detto: “ Esci dalla
tua terra e vieni nella terra ch'io t’insegnerò ”.
Abramo passò per mezzo al paese fino
al luogo di Sichem. I Cananei erano
allora in quella terra. Il Signore apparve
allora ad Abramo e gli disse: questa è la
terra che ti darò: Dabo tibi terram hanc 1.
Quando con Giosuè e specialmente con
Davide e Salomone, la famiglia di Abramo
ebbe conquistata tutta la Palestina, le promesse
di Dio furono compiute.
201&

Ma quali furono le promesse fatte al


Messia? Che cosa gli dice l'Eterno Padre?
Chiedimi ed io ti darò in retaggio le genti, e in
tuo dominio gli ultimi confini del mondo. -
Postula a me et dabo tibi Gentes haereditatem
tuam, et possessionem tuam terminos terrae 1.
Dunque il Regno visibile e soprannaturale
di Gesù ha da estendersi sopra tutta la terra.
Vediamo quello che si è fatto, quello che
è da farsi, quello che dobbiamo far noi.
***
1. Reale estensione del Regno di G. C. –
Gesù disse agli Apostoli: Euntes in mundum
universum, praedicate Evangelium omni creaturae 2.
Gli apostoli, obbedienti alla sua voce, si
posero tosto all'opera. Pietro si diresse
alI'Occidente, e venne a stabilire la sua sede
a Roma, nel centro dell'immenso Impero
Romano. Secondo una tradizione degna di tutto
il rispetto, Paolo portò il nome di Gesù
fino ai confini allora conosciuti del mondo
Occidentale. S. Tommaso si portò fino
all'estremo Oriente; e gli altri apostoli andarono
ad evangelizzare, o il Settentrione o le regioni
del mezzodì. Fatto è che S. Paolo già poteva
scrivere ai Romani che la loro fede era
annunziata in tutto il mondo: fides vestra
annuntiatur in universo mundo 3.
202&
***
Tutta la storia ecclesiastica è una dimostrazione
del come la parola di Gesù si andò
realizzando di secolo in secolo.
In occasione dell’Esposizione missionaria
durante l'Anno Santo 1925, fu pubblicato
un piccolo Calendario - Atlante delle Missioni
Cattoliche, in principio del quale vi ha
un breve, ma sugosissimo sunto del lavoro
missionario compiuto fino al presente.
Vengono in primo luogo gli Ordini monastici,
che compirono la conversione dell'Europa.
S. Patrizio converte l’Irlanda, S. Colombano
la Scozia, S. Remigio battezzò Clodoveo Re
dei Franchi, seguito nella fede da tutta la
sua nazione. Così S. Leandro converti la
Spagna dell'arianesimo. S. Gregorio M. riacquistò
l’Inghilterra .
Vengono poi alla fede la Germania, la
Danimarca, vengono gli Slavi, Boemi, Polacchi,
Ungheresi e Pomerani, anch'essi illuminati
da ferventi missionari.
***
Ma ecco spuntar i grandi Ordini Mendicanti
di S. Francesco d'Assisi e di S. Domenico,
che mentre lavorano alacremente
all'interno della Chiesa purificandola dalle
eresie, illuminandola colla luce della
predicazione ed edificandola coi santi esempi,
escono anche fuori dai confini della Chiesa, e
mandano i loro figli nelle lontane regioni
203&

degli infedeli, ed aggiungono al Regno di Gesù


Cristo nuove e splendide conquiste.
Vengono in seguito gli Ordini dei Chierici
regolari: primo fra essi la grande Compagnia
di Gesù, che in mezzo ad infinite ed incalcolabili
altre benemerenze, ha pure la gloria di
aver dato alla chiesa tra gli altri, un S. Francesco
Saverio che evangelizzò le Indie Orientali
e il Giappone.
***
Nel 1622 Papa Gregorio XV istituì la
Congregazione di Propaganda fide destinata a
metter maggior unita nell'opera grandiosa
della diffusione del Vangelo. D'allora l'azione
missionaria entrò nella Cina, nel Tibet, nelle
Isole Filippine, si estese nell'Africa e specialmente
s'intensificò mirabilmente nelle due
Americhe.
La società delle missioni estere che nacque
in Francia 30 anni dopo, coll'approvazione
della S. Sede, portò un validissimo aiuto alla
Propagazione della Fede. I Padri Lazzaristi e
le Figlie della Carità istituiti da S. Vincenzo
De Paoli nel sec. XVII, la Congregazione di
S. Sulpizio, dei Passionisti, del SS. Redentore,
e molte altre che non è possibile
ricordare, si posero, come un esercito di
soldati pronti a qualunque sacrifizio, agli ordini
della S. Congregazione di Propaganda e
l'azione missionaria prese sempre maggior
estensione in tutto il mondo.
204&
***
Ma moltiplicandosi i soldati, non sempre
crescevano i mezzi. Ed ecco la Divina
Provvidenza suscitare Società Ausiliarie. Viene
in primo luogo l'Opera della Propagazione
della Fede, fondata nel 1822 da una pia
Signorina di Lione, che crebbe in un secolo
a tanta ampiezza che il Capo della Chiesa
volle in questi ultimi anni che da Lione fosse
trapiantata nella stessa grande capitale del
Regno di Cristo.
Di fianco a questa sorse presto l'Opera
della S. Infanzia, fondata da uno zelante
prelato francese, mons. Forbin Janson,
vescovo di Nancy, destinata a salvare i
fanciulli infedeli con mezzi somministrati dai
fanciulli cattolici.
***
Recentemente abbiamo due opere
importanti raccomandate dal Papa: S. Pietro
Apostolo per la formazione del Clero indigeno -
e l'Unione missionaria del Clero. A questa,
fondata da Benedetto XV, già aveva dato
il suo Nome, nel 1917, mentre era Prefetto
della Biblioteca Vaticana, il Papa gloriosamente
regnante Pio XI, il quale disse in
un discorso: È' nostro desiderio che in ogni
parrocchia si formi un nucleo di zelo e di azione
missionaria. Fate conoscere voi a tutti questo,
che é tra i voti più profondi, tra le aspirazioni
più vive dell'anima nostra 1
205&

Nei tempi nostri poi le società, le iniziative,


le riviste, i fogli, i libri di propaganda
missionaria non si contano più, e sembra
proprio che nell'universo popolo cristiano
sia entrato un risveglio potente della
coscienza cattolica, diretto a produrre nel
campo missionario effetti mai prima uditi.
Con tutto questo il Regno di Gesù Cristo
è ormai giunto ad aver possessi e colonie
importanti in tutta la terra, raggiungendo
una cifra di sudditi che lungamente supera
il numero dei più estesi regni della terra.
***
2. Quello che rimane da fare.- Ma purtroppo
si è ancora molto lontani dalla completa
realizzazione della promessa divina. Dio ha
detto: dabo tibi gentes haereditatem tuam, et
possessionem tuam terminos terrae...
Ora quante immense regioni esistono nel
mondo che sono ancora immerse nelle tenebre
dell'errore!
Nel quadrante impresso sul frontespizio di
questo libretto si può vedere di un colpo
d'occhio tutto il campo del regno di Cristo.
La superficie del circolo rappresenta
I'estensione della faccia della terra. Ecco la
terra promessa dal Padre Eterno a Gesù,
come in retaggio del suo regno: possessionem
tuam terminos terrae.
Supponendo che gli abitanti siano egualmente
distribuiti sulla terra, i diversi colori
segnano, colla loro estensione, il numero degli
206&

uomini appartenenti alle varie religioni.


Il bianco (colla croce) segna l’estensione dei
cattolici; il bianco senza croce quella degli
ebrei; il grigio quello dei Protestanti e dei
Scismatici; il nero quello degli infedeli.
Ora quale è questa estensione e questo
numero?
Gli uomini di tutta la terra sommano a
più di un miliardo e mezzo: a 1634 milioni
Di questi appena 300 milioni sono cattolici;
e, se coi cattolici si vogliano unire
anche Scismatici, Protestanti ed Ebrei, sono
circa 570 milioni. Tutti gli altri sono infedeli,
o maomettani, o buddisti, bramanisti,
scintoisti, idolatri.
Dunque di tutta la terra così considerata
un terzo ha udita la predicazione evangelica,
e appena una quinta parte appartiene
al vero Regno di Cristo che è la Chiesa
Cattolica.
Guardiamo la nostra mano: Di cinque dita
quattro segnano la moltitudine degli uomini
fuori del Regno, ed un solo, e purtroppo il
dito mignolo, segna il popolo del Regno di
Gesù Cristo.
***
Ma non è questa una delusione? Ma se
San Paolo diceva che già ai suoi tempi
il Vangelo cresceva in tutto il mondo! Chi
non sa che S. Paolo parlava del mondo
allora conosciuto e più in vista?
Se è così il Regno di Dio cammina molto
adagio. Come il Regno di Dio ha per territorio
207&

tutto lo spazio della superficie terrestre,


così ha per durazione tutto il tempo fino
alla fine del mondo. Noi uomini di un giorno,
passiamo rapidamente come le note di
una musica, ma Gesù Cristo non passa. Jesus
Christus heri et hodie, ipse et in saecula 1 .
Mille anni dinanzi a Dio sono come il giorno di
ieri che passò 2. Chi sa quanti millenni
potranno ancor passare prima della fine
del mondo?
***
Ad Abramo era stata promessa la terra
di Canaan. Ma la parola di Dio non si
adempì che dopo mille anni. E si trattava
solo di una piccola terra. Qui invece si
tratta di tutto il mondo.
***
Del resto che bello spettacolo è questo:
vedere come il regno di Dio a cui precedettero
almeno quattro mila anni di preparazione,
vada estendendosi con fatica, armonizzando
così con l'evoluzione di tutte le altre
cose, che si opera adagio e faticosamente
attraverso mille difficoltà! Come il Corpo
fisico di Gesù crebbe adagio come gli altri
uomini arrivando alla perfezione virile
attraverso il periodo regolare della vita
intrauterina, dell’infanzia, fanciullezza, giovinezza,
208&

adolescenza; così il suo Regno.


Dio non ha fretta; ma arriva a suo tempo,
senza fallo.
Come si avverò la promessa fatta ad
Abramo, così si avvererà senza dubbio quella
fatta al Divin Messia dall'Eterno Padre; anzi
l'avveramento di quella è pegno sicuro
della verità di questa.
Lo confermò del resto Gesù stesso quando
disse: “ Ed ho delle altre pecorelle le quali non
sono di questa greggia; anche queste fa
d'uopo ch'io raduni, e ascolteranno la mia voce,
e sarà un sol gregge ed un solo pastore ”. Et
fiet unum ovile et unus Pastor! 1.
***
3. Quello che dobbiamo far noi – Ma anche
qui si avvera quel magnifico principio che
sta alla base del progresso di tutta la
storia generale e particolare, che cioè sono
sempre necessarie due cose: l'azione di Dio e
la nostra cooperazione.
Come la famiglia di Abramo colla sua
discendenza ha cooperato all'azione divina
fino alla conquista della terra di Canaan, così
sarà del Regno di Dio. Dio ha fatto la sua
promessa, Gesù Cristo la sua infallibile
profezia; ma queste inchiudono la nostra
cooperazione. Come è certo che ciascun di noi
con una più energica cooperazione alla grazia
nostra personale, può farsi più presto santo e
209&

maggiormente santo, così la Chiesa con una


più zelante cooperazione alla grazia dello
Spirito Santo, può affrettare l'avvento del
Regno e renderlo più perfetto.
Questa cooperazione appartiene a tutti:
al Capo Supremo della Chiesa, alle Istituzioni
da lui dipendenti e ai singoli missionari,
in primo luogo, ma anche a tutto il
popolo cristiano.
Ecco, perché il Papa gloriosamente
regnante Pio XI precedendo tutti
coll'esempio, nel 28 febbraio 1926, scrisse la
mirabile Enciclica Rerum Ecclesiae, per promuovere
le Sacre Missioni, Enciclica sopra ogni
altra ammirabile per praticità di consigli e
per ardore di zelo.
Ora in che modo noi asseconderemo le
esortazioni del Papa? In tanti modi.
***
a) Anzitutto colla preghiera. Vi ha
un'Associazione estesa in tutto il mondo, con 25
milioni almeno di membri, che si chiama
Apostolato della Preghiera. Ottima cosa
aggregarvisi. Del resto entri nelle nostre orazioni
un Pater almeno, per la propagazione della
fede. La preghiera prepara la via, toglie gli
ostacoli generali e particolari, fa sorgere
apostoli più numerosi, ne aumenta lo zelo,
dispone meglio le popolazioni, ed accresce il
frutto della predicazione.
b) Favorire le opere missionarie ascrivendoci
210&

p. e. all'Opera della propagazione


della fede, o della S. Infanzia, o di San
Pietro Apostolo, zelandone le ascrizioni,
lavorando o colla penna, o colla parola, o
colle offerte, o coll'opera nel preparare
oggetti, stoffe, vesti, paramenta e simili per i
missionari, e specialmente per stabilire borse
missionarie, o raccogliere e fomentare vocazioni.
Ai tempi nostri, i modi per cooperare alla
propagazione della fede, sono cresciuti a
dismisura, e sono così vari a corrispondere
aI genio di ogni anima di buona volontà.
Scegliamoci quello, o quelli verso i quali
sentiamo miglior inclinazione.
c) Ottima cosa fra tutte sarebbe, se sentiamo
vocazione, corrispondervi generosamente
entrando nelle fortunate schiere di apostoli
che vanno personalmente a diffondere il
Regno di Cristo nelle regioni infedeli. Quale
grazia sentire una simile voce, e quale fortuna
prestarvi fedele cooperazione!

Missione degli Apostoli .

Gesù dopo la risurrezione apparve molte volte ai suoi


apostoli. Nell’ultima apparizione disse loro: “ Andate
per tutto il mondo e predicate il Vangelo a tutti gli
uomini. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi
non crederà sarà condannato. E questi sono i miracoli
che accompagneranno coloro che avran creduto. Nel
mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue
nuove, maneggeranno i serpenti e se avranno
bevuto qualcosa di mortifero, non farà loro male:
imporranno le mani agli ammalati e guariranno…Ed essi
andarono e predicarono per ogni dove, cooperando il
211&

Signore, il quale confermava la loro parola coll’operazione


dei miracoli ”. 1

ORAZIONE

O Gesù, che hai ricevuto in eredità tutte le


genti e che hai predetto che si farà un giorno di
tutti gli uomini un solo ovile sotto un solo
pastore, concedi a noi benignamente la grazia di
affrettare colla nostra cooperazione il completo
stabilimento del tuo regno sopra tutta la terra.
Tu che vivi e regni col Padre e collo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat Regnum tuum.
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LETTURA XXII.

GESU’ RE DELLE NAZIONI

“ Officio Christum publice colendi ” ut privato


sic magistratus gubernatoresque teneri. (Encycl.)

II regno visibile di Gesù Cristo, ossia la


sua Chiesa, deve estendersi sopra, tutte le
nazioni della terra. Dabo tibi gentes
haereditatem tuam et possessionem tuam
terminos terrae 1 .
Ma la terra è piena di nazioni organizzate
nella forma di Società civili, ossia di stati.
È dunque necessario che il Regno di Cristo
venga in contatto coi diversi Stati della
terra.
Noi possiamo pensare due sistemi: il sistema
della separazione, e quello della coordinazione.
Il primo sarebbe quando Stato e Chiesa
non si conoscessero a vicenda, e ciascuno
facesse i fatti suoi, senza curarsi dell'altro.
Ma questo è semplicemente impossibile.
Come si può con un taglio netto, separare
nell'individuo umano il cristiano dal cittadino?
Come queste due qualità sono unite nella
medesima persona, così la potestà che regola
il cittadino, ossia lo Stato, e la potestà
che guida il cristiano, ossia la Chiesa,
213&

devono entrare in una mutua intesa o


coordinazione.
Ora quale sarà questa coordinazione?
Trattandosi di società non eguali, ma
disuguali, la coordinazione non potrà essere in
linea orizzontale, ma verticale, dovrà cioè
stabilirsi una subordinazione della società
inferiore alla superiore.
Il criterio poi per determinare la superiorità
è chiaro e semplice. Si guarda il fine.
Le società stanno tra loro come i fini. Ora
fine dello Stato è la felicità temporale, e
fine della Chiesa la felicità eterna. È perciò
tutto conforme a ragione che lo Stato sia
subordinato alla Chiesa. S'intende di
subordinazione indiretta, in quanto cioè lo può
esigere la necessità del fine soprannaturale
della Chiesa.
Né lo Stato perde alcunché della sua libertà
per questa subordinazione, anzi acquista
importanza, sia per la maggior autorità
che deriva dalla sottomissione all’autorità
divina, e sia per la maggior fedeltà che i
sudditi avranno verso di lui.
Da questa subordinazione indiretta alla
Chiesa derivano nello Stato vari doveri che,
adempiuti fedelmente, sarebbero fonte della
più invidiabile felicità.
***
1. Rispetto alla Chiesa. - Il primo dovere
che ha lo Stato verso la Chiesa, se si tratta
di uno stato di infedeli, è di non opporsi
214&

alla predicazione del vangelo. Se di Stato


Cattolico è quello di non ritener la Chiesa
come nemica, fomentando contro di essa
l’odio o la sfiducia colle calunnie.
Purtroppo questo fu il caso da alcuni
secoli in qua, di molti governi usciti dalla
Rivoluzione francese e dominati dalla
Massoneria. La Chiesa è per loro la grande megera,
I'idra malefica da combattere e da esterminare,
Quasi che la Chiesa sia un ostacolo al
progresso, mentre tutti i geni più profondi
dell'umanità s'inchinano a Lei, come a fonte
d'ogni vero progresso, fondamento unico di
giustizia, armonia e pace sociale.
Bisogna, adunque che lo Stato non faccia
nessuna legge contraria alla Chiesa, nessuna
legge ingiusta contro la di lei proprietà, od
odiosa contro i suoi ministri.
Certo le leggi eversive dell'asse ecclesiastico
e contro gli ordini religiosi fatte in Italia
nel 1866 e 67 ed alcune altre fatte dopo,
non erano dettate dallo spirito di subordinazione
all’autorità della Chiesa.
***
Così pure non bisogna che il Potere
esecutivo dello Stato, colle sue Circolari o
Regolamenti, renda inutili le disposizioni
legislative favorevoli, o aggravi la posizione dei
ministri della Chiesa: come si era fatto, per
citare un esempio, in Italia a riguardo della
legge Casati, quanto all'insegnamento religioso.
215&

Quando da parte della società civile si


eliminasse ogni elemento di odio e quindi
ogni positiva e sistematica opposizione, si
sarebbe certo ancor lontani dalla perfezione,
ma si avrebbe pur fatto un gran passo.
Frattanto primo dovere è: non far
ingiustizie positive contro la Chiesa.
Il secondo è lasciar alla Chiesa la sua
libertà ed indipendenza.
***
2. Rispettare l'indipendenza della Chiesa.-
Se lo Stato è subordinato alla Chiesa, esso
dovrà pure rispettare l’indipendenza
della Chiesa. La Chiesa deve condurre i suoi
sudditi al Paradiso che è fine soprannaturale,
anzi supremo dell'uomo. Gesù Cristo
impose ai suoi apostoli di andare nel mondo
universo e predicare il Vangelo ad ogni
creatura 1. Dunque lo Stato anzitutto non
deve mai opporre nessun impedimento
all'esercizio della potestà spirituale della
Chiesa. In questo dimora quella subordinazione
che si può dire negativa.
Se si trattasse di uno Stato infedele, esso
non potrebbe impedire ai missionari di Cristo
di entrare a predicare la fede.
Tanto meno poi uno Stato cattolico potrebbe
proibire o mettere impedimenti ai ministri
di Dio di predicare la religione, di
216&

amministrare i sacramenti o di chiamare i fedeli


all'esercizio del culto.
Meritamente perciò fu abolito il cosìddetto
Placet ed Exequatur che, in tempo non lontano,
I'autorità civile pretendeva di dare alle Bolle
e ai Brevi pontifici ed agli altri atti della
potestà ecclesiastica, perché avessero forza
obbligatoria nel proprio stato.
***
La Chiesa dev'essere lasciata libera nelle
sue relazioni cogli altri stati, ossia nel suo
diritto di Legislazione: libera nell’elezione dei
suoi ministri, nell’amministrazione dei suoi beni.
È evidente che ogni impedimento in
queste materie sarebbe una violazione della
volontà di Cristo, il quale avendo ogni potestà
in cielo ed in terra, ha mandato in tutto
il mondo i suoi apostoli, senza obbligarli a
chiedere licenza ai principi della terra.
Se la suprema autorità civile avesse
mandato un ispettore a compiere un mandato
nella, nazione, che si direbbe se il sindaco di
un Comune si opponesse al messo governativo
e pretendesse di impedirlo nel suo uffizio?
Lo stesso si deve dire di uno Stato che
ponga impedimento all'esercizio della potestà
della Chiesa; anzi sarebbe peggio; perché
ha maggior autorità Dio sul mondo, che
qualunque sovrano nel suo stato,
217&

Questa indipendenza della Chiesa, dice il


Papa Pio XI nell'Enciclica. Quas primas è
appunto uno dei frutti da sperarsi dalla
festività di Cristo Re.
“ Col tributare questi onori alla Dignità
regia di nostro Signore, si richiamerà
necessariamente al pensiero di tutti che la Chiesa,
essendo stata stabilita da Cristo come società
perfetta, richiede per diritto proprio, a cui
non può rinunziare, piena libertà ed indipendenza
dal potere civile, e che essa nell'esercizio
del suo ministero d'insegnare, di reggere e
d; condurre alla felicita eterna tutti
coloro che appartengono al Regno di Cristo,
non può dipendere dall'altrui arbitrio ”.
***
Un punto molto importante della libertà
della Chiesa è quello che riguarda gli Ordini
religiosi. È provvidenziale disposizione di Dio
che vi sia nella Chiesa quell'ammirabile
fioritura di Ordini Religiosi maschili e
femminili che ognun vede.
Tante sono le necessità, i bisogni del
popolo cristiano, e tante le iniziative della
Chiesa, che non si può fare a meno di avere
eserciti interi di soldati sempre mobilizzati,
pronti a qualunque sacrifizio pel trionfo del
regno di Cristo. Or questi sono i Religiosi.
Essi o coll'opera o coll'esempio, o colle
preghiere, o coll'esercizio della carità, o in altri
svariati modi sono in continua azione a servizio
218&

della Chiesa. È dunque assolutamente


necessario che lo Stato lasci piena libertà alla
Chiesa nell'istituzione e governo di questi
ordini e istituti religiosi.
Un profano sarebbe affatto incompetente
a giudicare delle opere da farsi per preparare,
secondo le regole della tattica militare, un
campo di difesa: fortezze, trincee, impianti
elettrici per teleferiche, radiotelefonia, e
simili. Tante opere sarebbero da lui ritenute
inutili e ridicole.
Lo stesso è da dirsi dello Stato quanto
agli ordini religiosi. Che può intendersi lo
Stato di Comunione dei Santi, di vita contemplativa
e dell'influenza della preghiera sulla
conversione degli infedeli? È come un cieco
che volesse giudicare dei colori. Quando
adunque pretende di distinguere tra ordine
e ordine ed uno ammettere e l'altro no, esso
esorbita dalle sue competenze.
Onde il Papa dopo le parole citate,
soggiunge: “ La società civile deve concedere
simile libertà a quegli ordini e sodalizi
religiosi d'ambo i sessi, i quali essendo di
validissimo aiuto alla Chiesa e ai suoi pastori,
cooperano grandemente all'estensione del Regno
di Cristo, sia perché colla professione dei tre
voti combattono la triplice concupiscenza
del mondo, sia perché colla pratica di una
maggior perfezione fanno sì che quella
santità che il Divino Fondatore volle fosse una
nota della Chiesa, risplenda di giorno in
giorno sempre più dinanzi agli occhi di tutti ”.
219&
***
3. Aiutarla. - Il terzo dovere porterebbe
lo Stato ad una subordinazione positiva,
che consiste nel portare aiuto alla Chiesa,
almeno in certe circostanze più importanti.
Così per esempio, si presta aiuto positivo
nella legislazione, quando si confermano
colle leggi civili le leggi della Chiesa, come
avviene nella proibizione del divorzio che è
una proibizione evangelica che entra nel
nostro Codice Civile.
E lasciando a parte tante altre cose,
quanti preziosissimi aiuti potrebbe dare lo Stato
alla Chiesa a riguardo dell'istruzione
religiosa e della moralità!
Qual vantaggio sarebbe se, come si è
introdotto il Catechismo nelle scuole
elementari, così si facesse anche entrare
l’insegnamento religioso come materia obbligatoria
nelle scuole medie e specialmente nelle normali
nelle quali si formano gl'insegnanti!
E quanto aIIa moralità, quante fonti di
corruzione nei teatri, varietà, cinematografi,
veglioni, balli notturni, bettole, bische e
simili! quante nel dilagare della pornografia,
turpiloquio, bestemmia!
Or qual efficace aiuto può dare lo Stato con
una seria ed opportuna legislazione e
sopratutto con una seria ed accurata vigilanza!
Quello che non si potrebbe eliminare
con mille prediche, si può impedire in un
momento dall’autorità civile,
220&

E perché non farlo? L'immoralità è


contraria non solo alle leggi di Dio, ma anche.
all’ordine pubblico. Invece la moralità, la
serietà, l’onestà educano i cittadini, li rendono
più morigerati e più docili, impediscono tanti
sprechi di denaro, allontanano tanti delitti,
rendono più rispettata l’autorità sociale, più
fedeli i cittadini nell'adempimento dei loro
doveri, più giusti nei contratti, più sinceri e
coscienziosi nei loro affari. Insomma la
società civile non può che riportare da tale
aiuto i più preziosi vantaggi.
***
Né potrebbe essere diversamente.
Dio Creatore e governatore dell'Universo,
ha stabilito le sue leggi: leggi astronomiche,
geologiche, fisiche, chimiche, biologiche e
morali. Il bene dell'universo sta nell'osservanza
di queste leggi. Come noi osserviamo
le leggi della meccanica, dell’elettricità e
simili e così godiamo tanti benefizi che
vengono dalla meccanica e dall'elettricità; così
se osserveremo le leggi morali, avremo
l'ordine, l'armonia, la pace sociale.

Leone XIII

Il grande Pontefice Leone XIII nelle sue immortali


Encicliche trattò sovente l’argomento di questa
lettura. Togliamo dell'Enciclica Arcanum, 10
Febbraio 1880, il seguente passo:
“ Niuno mette in dubbio che il fondatore della
Chiesa Gesù Cristo, volesse che la potestà sacra fosse
distinta dalla civile, ma però con questa condizione
221&

che fosse tra loro unione e concordia, e che nelle


cose che sono di comune diritto e giudizio, quella
cui furono raccomandate le cose umane, in modo
opportuno e conveniente dipendesse dall'altra alla
quale furono affidate le cose celesti. In questo accordo
è riposto, non solo il benessere dell'una e dell'altra
potestà, ma anche il più opportuno ed efficace mezzo
di giovare all'umana famiglia... Ove I'autorità
civile vada di pieno accordo colla sacra potestà
della Chiesa, non può non derivarne grande utilità
all'una e all'altra. Perocché a questa viene aggiunta
maggior dignità e colla religione a capo, essa
dominerà sempre secondo giustizia; a quella poi vengono
somministrati aiuti di tutele e di difesa a comune
vantaggio dei fedeli ”.

ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, che nella tua suprema


autorità domini non solo le persone, ma anche
i Re e le nazioni tutte della terra, concedi
benignamente la grazia a tutti i Sovrani di
volgersi umilmente verso di te, e di riconoscere la
grande fortuna che possiedono nell'avere con sé
la tua Chiesa. Tu che vivi e regni col Padre e
collo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA XXIII.

ESTENSIONE DEL REGNO


DI GESU’ NELLA FAMIGLIA

Respublica universa... ad christiana principia


componatur (Encycl.)

Il Regno di Gesù Cristo non si può estendere


efficacemente sopra la società umana o
sopra gli stati, senza entrare anche nelle famiglie.
La famiglia è la cellula della società, ossia
I 'elemento vitale primo onde germoglia la
società civile. Questa non potrebbe esistere
senza moltitudine di uomini; né perseverare
senza la generazione. Ora è appunto nella
famiglia che la Divina Provvidenza ha
stabilita la fonte viva e perenne che mantiene
sulla terra il genere umano.
L’autorità regale di Gesù Cristo si fa sentire
sulla famiglia in vari modi; ma specialmente
nel suo principio col Sacramento del
Matrimonio, e nella sua continuazione colle
proprietà del matrimonio e con le leggi che
reggono la generazione ed educazione della
prole.
***
1. Il principio della famiglia. - Parliamo qui
della famiglia cristiana. L'uomo e la donna,
223&

nel regno di Gesù Cristo non hanno diritto


di accostarsi, se non per accrescere la
famiglia degli adoratori di Dio. Per questo il
matrimonio non è più semplice contratto, ma
sacramento e grande sacramento 1 , come dice
S Paolo. Così la stessa fonte del genere
umano resta santificata.
Come è bello che proprio sulla fonte
delI' umana generazione, onde dilaga nel
mondo il peccato originale, venga ad assidersi
Gesù, per purificarne le acque colla sua
grazia divina!
Il cristiano che si accosta al matrimonio
deve elevarsi ben alto, al di sopra delle
considerazioni umane.
Al matrimonio deve precedere una preparazione
conveniente sotto ogni riguardo: ossia
quanto al corpo, aIl'anima e allo spirito.
La grazia non esclude, ma suppone la
natura e la eleva.
Bisogna che gli sposi siano idonei, liberi
da impedimenti, che si conoscano seriamente,
che si amino sinceramente, e che siano in
tale stato economico da poter sostenere i
pesi della famiglia. Tutto questo certo si
richiede, ma soprattutto si richiede anche la
idoneità e la preparazione soprannaturale.
Si deve dare altissima importanza alle
qualità morali e religiose. Parlano troppo
alto i fatti e l’esperienza.
224&

Il tempo che antecede il matrimonio deve


essere un tempo di seria riflessione e di
lavoro spirituale per procurarsi la debita
scienza religiosa, e le altre disposizioni
necessarie. Come è necessario che sia maturo
il corpo, così deve essere formato il carattere
morale degli sposi;
***
Specialmente ha poi da darsi tutta
l'importanza al Sacramento.
Fra cristiani non vi ha vero matrimonio
senza sacramento, e il sacramento si fa
dinanzi al ministro di Dio. Essendo poi il
matrimonio sacramento dei vivi, cioè un
sacramento che si può solo dare a coloro
che sono vivi alla grazia, ossia senza
peccato mortale, gli sposi devono mettersi in
grazia di Dio.
Ecco la necessità di premettere una buona
confessione sacramentale.
Ma é ancora da osservarsi che siccome il
matrimonio dura per tutta la vita, così è
necessario far tal provvista di grazia che se
ne abbia per sempre.
I sacramenti producono la grazia, non
solo ex opere operato, ma anche secondo le
disposizioni di chi li riceve. Sarebbe desiderabile
che gli sposi imitassero gli ordinandi
che fanno otto giorni di esercizi prima
di ricevere il sacramento dell'Ordine.
Questo è già avvenuto più di una volta,
ma son casi affatto rari e straordinari,
225&

almeno per ora,. Però almeno nella vigilia e


nel giorno del matrimonio dovrebbe scegliersi
un po’ di tempo per pensare all'anima,.
***
Sarebbe bene non accontentarsi della
Benedizione nuziale, ma udire la S. Messa, e
in essa ricevere la Santa Comunione, pregando
intensamente affinché il Sacramento del
Matrimonio stabilisca nell'anima un potenziale
di grazia così grande, da averne con
abbondanza per tutto il tempo della vita
Oh come sarebbero fortunati quegli sposi
che in questo modo ricevessero il Sacramento
del Matrimonio! Gesù verrebbe a
stabilire il suo regno in mezzo a loro. Sia
pur lunga la loro vita, grandi le difficoltà,
gravi i pericoli, dure le croci che potranno
incontrare. Essi avrebbero senza dubbio
una caparra sicura di trionfare di tutto.
La preghiera risveglierà all'occorrenza la
grazia ricevuta nel giorno del matrimonio
ed essi sperimenteranno per sempre la
speciale assistenza divina.
***
2. Vita matrimoniale. - Se è vero che il
Regno di Gesù nella vita matrimoniale s’inizia
col Sacramento del matrimonio, è pure
certo che questo regno deve continuare
nella vita matrimoniale.
226&

L’unita e l’indissolubilità sono le due


guide sulle quali deve camminare questa vita.
L'unità deve separare il cuore da ogni
altra affezione che non sia il proprio coniuge
e concentrare in lui ogni affetto. Nemmeno
un pensiero deve, sia pur lontanamente,
mettere a pericolo quella totale dedizione
mutua che è portata dal matrimonio
cristiano.
Così diciamo dell'indissolubilità. Per fortuna
il mostro del divorzio che ripetutamente
minacciò la nostra cara Patria, dal
buon senso degli Italiani fu trionfalmente
rigettato. Ma anche dato il caso (che Dio
lo tenga lontano) che il divorzio venisse
permesso dalla legge civile, il cristiano
dovrà sempre guardarsi dal valersi di tal
permissione, il che sarebbe gettarsi nel più
orribile baratro che mai possa incontrarsi
nella vita coniugale.
***
Anzi l'influenza del Regno di Dio in tal vita
deve arrivare a tenere con ogni sollecitudine
lontani tutti i pericoli.
Gesù disse che chi guarda una donna per
desiderarla, già ha commesso il delitto nel
suo cuore.
La dissoluzione del matrimonio incomincia
da lontano.
Prima di realizzarsi all'esterno si manifesta
nella volontà, nel cuore, anzi nel pensiero.
227&

Solo l'occhio di Dio può vederne il principio.


***
Oltre questi doveri essenziali il regno di
Gesù nella vita coniugale ne fa conoscere
altri.
Il regno di Dio è regno di amore, di carità.
Gli sposi adunque si ameranno sinceramente
l'un l'altro con amore cristiano; non solo
quando il fiore della gioventù e l'inclinazione
naturale renderanno facile la mutua affezione,
ma anche quando o l'età, o la malattia, o
qualche altra causa avranno diminuita o
anche spenta totalmente la naturale attrattiva.
L'amore coniugale li porterà ad aiutarsi,
compatirsi e sopportarsi a vicenda; renderà
dolce il sacrificio della propria libertà, anzi,
se fosse necessario, della stessa vita,
In primo luogo li interesserà il mutuo
bene spirituale. Cercheranno di edificarsi l'un
l'altro, di sostenersi, di incoraggiarsi alla
virtù e alla rassegnazione nelle inevitabili
disdette ed avversità della vita.
Fra loro nessuna rissa, nessun litigio. Se
talora qualche leggera nube viene ad offuscare
per poco il limpido sereno della loro vita,
è cosa passeggera, che tosto il sole della
carità fa svanire.
Oh quanta pace porta il regno di Dio nella
vita coniugale!
228&
***
3. Vita di famiglia.- Ma il matrimonio è
ordinato alla prole. E qui chi può dire la felice
influenza del Regno di Dio nella famiglia?
Anzitutto qui non entra quella piaga
cancerosa che purtroppo non è più solo della
Francia, che si chiama paura della prole.
Pei parenti cristiani non sono le preoccupazioni
economiche del caro vivere, o peggio, le
ripugnanze a perdere la libertà, o la voglia di
divertirsi, che prevalgano. Essi non si lasciano
trascinare dalla corrente malefica, né
travolgere la testa da massime diaboliche .
Neppure si lasciano colpire dal timore di chi sa
quali pericoli fittizi che medici senza coscienza
pur troppo non han vergogna di mettere
dinanzi ai loro clienti, per ingannarli.
Essi sanno guardare più in sù.
Sanno che il numero dei figli è scritto in
cielo; e guai se uno manca! Può essere la
causa di molte ruine.
Sanno che è Dio che crea gli uomini, Dio
cui appartiene tutta la terra colle cose che la
riempiono. Essi leggono con effusione di gioia
le parole del Vangelo: :Non vi prendete affanno
né di quello onde alimentare la vostra vita,
né di quello onde vestire il vostro corpo...
Guardate gli uccelli dell'aria i quali né seminano,
né mietono, né empiono i granai: e il vostro
Padre celeste li pasce. Non siete voi assai più
di essi?... E perché vi prendete pena pel vestito?
229&

Pensate come crescono i gigli del campo.


.Essi non lavorano, né filano. Ora io vi dico
che neppure Salomone nel suo splendore fu
mai vestito come uno di essi. Se dunque Iddio
in tal modo riveste un'erba del campo, che oggi
è, e domani viene gettata nel forno, quanto più
voi, o gente di poca fede? 1 .
Sanno per esperienza che nelle famiglie
è necessaria una cosa sola: la benedizione
di Dio.
Del resto si vedono famiglie numerose
prosperate, mentre in altre l'unico figlio bastò
a far morire i genitori di crepacuore.
Per questo essi non hanno paura della
prole, ed odiano come uno dei più esecrandi
delitti il frodare le leggi sacre del matrimonio.
***
Quando poi appare la prole, quali
delicate cure, anche prima della nascita!
Sanno quegli sposi cristiani che la paternità
non termina colla generazione, ma solo
colla completa educazione alla vita. Per
questo mentre danno tutta l'importanza
all'educazione fisica e sociale, non solo non
trascurano, ma mettono in primo luogo
l'educazione morale e religiosa; e ciò cooperando
insieme colla parola e con l'esempio.
230&

Vogliono realizzare il fine del matrimonio


che è accrescere il numero dei figli di Dio.
La loro vita è sacrificata pei figli. Vivono
per loro.
***
Se poi la famiglia è più estesa; se vi sono
vecchi, ammalati, servi, allora appare in
tutto lo splendore la potenza del Regno di Dio.
Che delizioso e commovente spettacolo
presenta una famiglia veramente cristiana.
I vecchi stanno sul seggio d'onore, rispettati,
venerati. Nulla si fa senza consultarli.
I giovani genitori vanno a gara per
onorarli, dando ai loro figli il più efficace
degli esempi. Così i genitori sono essi stessi
rispettati ed amati. Le persone di servizio
sono trattate con carità e benevolenza che
esse compensano con altrettanto amore e
fedeltà.
Anche quando i figli, fatti più grandicelli,
vanno alla scuola o al lavoro, non trovano
luogo più caro della loro casa, cui tornano
sempre volentieri e rimangono con grande
piacere.
Nessuna viziosaggine, nessuna svenevolezza.
Una calma serietà, una pace serena; anzi
sovente una gioconda allegria domina tutte
le relazioni famigliari.
Anche qui le nubi, se appaiono per poco,
non durano.
231&

Autorità nei genitori, docilità nei figli,


concordia tra fratelli e sorelle, benevolenza
coi servi, pace con tutti.
Quanto è bello il Regno di Gesù nella
famiglia!
E molte volte queste famiglie hanno fatta
I'intronizzazione del Cuore di Gesù. È proprio
Gesù, dalla statua collocata nel posto
d'onore, che governa quella famiglia, che
sparge in abbondanza la sua benedizione e
che la mantiene nella pace!

Le nozze di Cana

“ Vi fu uno sposalizio in Cana di Galilea ed era


quivi la madre di Gesù. E fu invitato Gesù coi suoi
apostoli alle nozze. Ed essendo venuto a mancare il
vino, disse a Gesù la Madre: Non han più vino! E
Gesù le disse: Che io ho da fare con te, o donna?
Non è ancor venuta la mia ora. Disse la madre a
coloro che servivano: Fate quello ch'ei vi dirà. Or vi
erano sei idre di pietra, preparate per la purificazione
giudaica, le quali contenevano ciascuna due o tre
metrete. Gesù disse loro: Empite le idre di acqua.
E le empirono fino all'orlo. E Gesù disse loro:
Attingete adesso e portate al maestro di casa. E le
portarono. E appena ebbe gustato il saggio dell’acqua
convertita in vino il maestro di casa, che non sapeva
donde questo uscisse, chiama lo sposo e gli dice:
Tutti servono da principio il vino migliore: e quando la
gente s'é esilarata, allora danno del vino inferiore,
ma tu hai serbato il migliore fino ad ora. Così Gesù
in Cana di Galilea diede principio a far miracoli e
manifestò la sua gloria, e in lui credettero i suoi
discepoli ” 1 .
232&

Nelle famiglie nelle quali presiede Gesù, l’acqua


della tribolazione si converte in vino di gioia.

ORAZIONE

O Gesù, che estendendo ovunque il tuo Regno,


vuoi che esso penetri anche nella famiglia che è il
principio della Società, dà alle nostre famiglie
la tua grazia, affinché vivendo secondo le leggi
da te stabilite, possano meritare la tua benedizione:
tu che vivi e regni col Padre e collo
Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
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LETTURA XXIV.

IL REGNO DI GESU’ CRISTO


IN NOI

Nullam in nobis facultatem inesse quae


a tanto imperio eximatur. (Encycl.).
234&

Il Regno di Dio si estende nell'universo,


nella società, nelle famiglie; ma è certo che
suo ultimo scopo siamo noi. È in noi, ossia
nella nostra anima, nella nostra persona che
Gesù Cristo vuole regnare. Regnum Dei
intra vos est.
Tutto l'universo sensibile non vale
un'anima. L'anima è spirito e nello spirito vi
ha la libertà. Nello spirito Dio esemplifica
se stesso. Nello spirito tutto l’universo
ritorna a Dio, perché lo spirito è capace di
conoscere che tutto viene da Dio, e di tutto
rivolgere a Dio, dando consapevolmente e
liberamente gloria a Lui, come a primo
Principio ed ultimo Fine.
Quando dalla scala della natura si arriva
alla creatura spirituale, allora dal piedistallo si
ascende alla statua monumentale. A Dio dà
più gloria un solo buon atto libero di una
creatura ragionevole, che tutto l'ordine
astronomico nella sua immensa estensione e
mirabile armonia.
È dunque assolutamente necessario che
poniamo ogni diligenza nel capire bene, per
quanto è possibile nello spazio che ci è
acconsentito, che debba essere regno di Dio
in noi.
***
1. Costituzione dell'uomo. -- Già abbiamo
avuto occasione di dire che l'uomo è un
microcosmo ossia un piccolo mondo, in cui è
come una sintesi di tutte le creature
dell’Universo.
235&

Il Descuret ha scritto un libro intitolato


Le meraviglie del corpo umano. Tutte le
innumerevoli opere di anatomia e fisiologia
umana cantano le magnificenze divine
espresse nel corpo umano.
Ma chi potrebbe dire le meraviglie
dell'anima umana e più le meraviglie soprannaturali
della grazia che eleva l'uomo sopra la
natura e lo ordina ad uno stato ineffabilmente
eccelso di cui Dio solo conosce la sublimità?
Intanto questo uomo composto di anima
e di corpo è fornito di opportune facoltà per
poter vivere la vita a lui conveniente.
La prima cosa che appare in lui è la sua
conformazione generale . Egli poggia solo coi
piedi sulla terra, ma il suo corpo ha posizione
non orizzontale come gli animali, ma
verticale. Egli guarda il cielo.
***
Osserviamo la sua figura. Egli è fornito di
sensi: vista, udito, odorato, gusto, tatto. Con
essi egli riceve le impressioni del mondo
esteriore, dell'ambiente in cui vive. Il tatto
gli fa sentire i corpi vicini colle sensazioni
del duro o molle, del freddo o del caldo, del
peso, del dolore e simili. Il gusto e l'odorato
vigilano come due sentinelle alla bocca per
cui entra l'alimento per sostentare la vita.
L'udito invece e la vista hanno un ufficio più
nobile e più ampio, e colla percezione della
musica, della parola e dell'ampiezza dello
236&

spazio, della terra e del cielo, iniziano e


mantengono la vita superiore.
Questi, ho detto, sono sensi esterni. Sono
le porte per cui passa la verità. Di esse dice
S. Tommaso: Omnis cognitio initium ducit a
sensu. Ogni cognizione incomincia dai sensi.
Ma oltre questi 5 sensi esterni, ve ne sono
quattro interni: il sensorio comune che è
nel cervello, la fantasia, la estimativa e la
memorativa. Principalissimo per importanza
è la fantasia, capace di ritenere, riprodurre
le immagini ricevute e creare nuove
combinazioni .
Di fianco poi ai sensi che appartengono
alle facoltà apprensive che hanno sede nel
cervello, vi è un'altra classe di facoltà che si
chiamano appetitive che hanno la loro sede
nel cuore. Qui si stende tutto l'esercito
delle passioni, dei sentimenti e degli affetti
sensibili, la cui descrizione occupa intieri
volumi nella antica e moderna psicologia.
***
Fin qui siamo ancora al piano animale.
L'uomo però è animale ragionevole. Al di
sopra delle facoltà animali incominciano le
potenze spirituali e prima fra esse la ragione
(o intelletto, o mente); la quale, dirigendo la
sua virtù sulle immagini della fantasia, vi
contempla l'idea che poi apprende formandosi
il concetto, da cui vengono poi i giudizi,
i ragionamenti e tutte le scienze col sistema
della loro coordinazione.
237&

Ma la regina delle facoltà umane è la


libera Volontà.
Ad essa tutta si ordina l’azione delle
facoltà inferiori... e da essa parte la parola di
ordine che, risuonando in tutte le inferiori
provincie, dà la direzione a tutta la vita.
È vero però che la volontà ha un diverso
dominio nelle varie facoltà. Sulle membra
esercita un dominio assoluto che Aristotele
chiama dispotico; sul cuore invece ha solo un
dominio che da S. Francesco di Sales è detto
dominio d'industria. La volontà opera
sull'intelligenza, applicandola all'azione e
facendola cessare; esercita il suo influsso sulla
fantasia, sul cuore, sulle membra.
***
2. Operazione umana.- La figura posta in
principio di questa lettura può servire
sufficientemente a spiegare la cosa. La parte A
del triangolo segna la via dell’impressione, la
B quella della espressione.
Per esempio: un povero, un mattino
d’inverno se ne sta, tremante dal freddo,
seduto sopra una pietra al capo del ponte, e
tende la mano a chi passa, chiamando, con
voce fioca, ai passeggeri l'elemosina per amor
di Dio.
Io passo vicino e lo guardo. Ecco come
si opera la prima impressione sui miei sensi.
Quella figura, quelle vesti lacere, quel
sedere là in quel modo, quel tender umilmente
238&

la mano, quella faccia macilenta, e simili


fanno impressione sul mio occhio; quella
voce fioca, sul mio orecchio; quel freddo
rigido che io sento e che deve sentire
anche quel povero, sul mio tatto. Sono
dunque tre sensi: vista, udito, tatto che ricevono
la prima impressione dalla figura di quel
povero vecchio. L'impressione è adunque
arrivata al n.1 del triangolo.
***
Ma tutte queste impressioni si trasmettono
alla fantasia o immaginazione. Essa le
raccoglie e, per associazione, richiama altre
immagini pure commoventi con altre
particolarità o vedute o lette, di altri poveri,
Ie combina, anche le accresce e così resta
formato un quadro molto copioso di
immagini. L'impressione è arrivata al n. 2 del
triangolo: alla fantasia.
Ma, quasi nel medesimo istante, la mente,
che irradia la sua luce sulla fantasia, coglie,
da quelle varie immagini le sue idee e
secondo il proprio genio, le lavora e
combina. Se p. es.: la mia intelligenza è
cristianamente formata, le combina col precetto:
fare agli altri quello che vorrei che gli altri facessero
a me. Frattanto trae fuori dalla memoria
precetti uditi, esempi veduti, gioie provate
nel far elemosina. Anzi, guardando in su,
sente il precetto divino: fate elemosina e la
parola: chi avrà dato al bisognoso anche un
solo bicchier d'acqua non perderà la sua
239&

mercede 1, o l'altra; quel che avete fatto al


minimo dei miei, I'avete fatto a me 2. Siamo
dunque nel n. 3. nel regno della ragione
illuminata dalla fede.
***
E qui per l'unita dell’io, essendo la volontà
unita alla mente, queste cose e queste
parole entrano anche nella volontà, la quale
dato che sia pure cristianamente educata,
ed ispirata dalla grazia, vaglia le ragioni
considerate dalla mente e dopo più o meno
lunga deliberazione, finalmente viene alla
risoluzione: Voglio fare l'elemosina a questo
povero!
Ecco la regina delle umane facoltà che ha
pronunziato il suo voglio. Da questo punto
incomincia la così detta corrente centrifuga
ossia l'espressione. Quel voglio risuona nel
mondo interiore della nostra anima, in certo
modo come il fiat lux di Dio nella creazione
del mondo.
E prima di tutto ne risente il cuore (n. 5).
Questo, che fin da quando l'impressione
era solo alla fantasia (n. 2), già si sentiva
tutto commuovere di sentimenti di compassione,
sentimenti che già tumultuavano e
battevano alla porta della volontà,
piegandola all'elemosina, il cuore, dico, ora che
240&

l’elemosina è decisa, gongola, di gioia, si


dilata per la soddisfazione, amplifica la
decisione della volontà, come la cassa armonica
la vibrazione della corda dell'arpa, e
l’accompagna di maggior forza.
Allora le membra esterne, ubbidienti alla
volontà, ne eseguiscono il comando. Le gambe
si arrestano, le mani traggono fuori il porta
monete, lo aprono e mentre due dita
cercano una o più monete, il corpo si china sul
miserabile, gli occhi si fissano amorevolmente,
la fisionomia si addolcisce in un atteggiamento
di tenerezza. Ed ecco mentre la lingua e
le labbra formulano una frase di dolce
incoraggiamento, la mano lascia cadere nel
cappello del povero una generosa elemosina.
L'espressione é arrivata al termine (n. 6) delle
membra esterne.
***
Ora facciamo conto che, su per giù,
prendendo le cose così all'ingrosso, è sempre
questo il processo che segue l’azione umana
dalla prima impressione all'ultima espressione.
Incomincia dall'impressione sui sensi, e termina
coll'espressione per mezzo delle membra esterne.
Talora questo processo si compie in un
attimo, e talora impiega minuti, ore, giorni ed
anni, e talora non si compie in tutta la vita;
come avviene p. e. in coloro che pur
riconoscendone tutta la ragionevolezza, non
riescono a vincere il rispetto umano e fare una
241&

volta sola in pubblico il segno di croce, o a


dir una parola amorevole al loro nemico.
***
3. Regno di Dio in noi.- Ora possiamo
veder molto chiaro che debba essere il Regno
di Gesù dentro di noi. Regnum Dei intra vos
est 1.
Capita alcuna volta che l'impressione non
segua il corso segnato qui sopra, ma raccorci
la sua via. Allora si formano certi corti
circuiti morali che portano disastri più o
meno gravi, che sempre pero fanno bruciare il
filo che porta il merito.
Talora si passa immediatamente da 1 a 6,
dai sensi alle membra; altra volta si passa
dal 2 al 5, o al 6, senza ascendere alla ragione,
e allora capitano i maggiori disastri. Qui
viene a riferirsi la parola del profeta:
Desolatione desolata ut omnis terra qui nullus est
qui recogitet 2.
Quanti delitti non sarebbero avvenuti se
i delinquenti avessero pensato bene a quello
che facevano! Se avessero, nel caso nostro,
fatto procedere l'impressione fino al n. 3!
Dunque anzi tutto perché si possa stabilire
bene il Regno di Gesù Cristo dentro di
noi è necessario che tutte le nostre azioni
242&

vadano fino all'lo. Tutti i Santi sono persone


calme e riflessive. Nessuno è sventato o
impetuoso.
***
Ma questo non basta; anzi manca ancora
il più. Quando l’impressione giunga all’io
ossia alla ragione dello spirito, si sa che come
decide l’io, così si farà.
Ma l'io, ossia lo spirito, può lasciarsi
muovere da motivi diversi: eguali, inferiori,
superiori. Se l'io si abbandona a motivi
inferiori di passione, di egoismo o di malizia,
allora egli opera, secondo il caso, o da
animale, (come l'ubriacone che s'induce a bere
per puro gusto), o da demonio, come Giuda.
Se comandano motivi ragionevoli, ma
naturali, (come chi semina per raccogliere),
l'azione sarà umana.
Invece v'ha il caso frequente dell'uomo
che quando sta per decidersi a far qualche
azione, si ferma, guarda in su, e consulta
Dio. Pensa che cosa gli dice la coscienza, che
cosa desidera o comanda Iddio, o che cosa
consigliano quelli che ne tengono il posto.
Vi fu un santo giovinetto che, in tutte le
azioni, si raccoglieva in se stesso e pensava:
Quid nunc et quomodo Jesus? che farebbe,
e come opererebbe Gesù se si trovasse ora
a mio posto? E faceva quello che avrebbe
fatto Gesù. Questo è operare da cristiano,
da santo!
Ecco il Regno di Gesù dentro di noi.
243&
***
Dunque Gesù regnerà dentro di noi
quando in noi tutte le facoltà si stabiliscono nel
loro ordine. Sensi e membra, fantasia e cuore
sotto la volontà, la volontà sotto la ragione
e questa sotto la volontà o il beneplacito
di Dio.
Tutti i Santi furono tali, non perché
fecero miracoli, ma, perché ebbero in loro il
regno di Dio. Tutto il compito della vita nostra
in questo mondo è estendere sempre più
perfettamente questo regno dentro di noi.
Tutta la fede, la legge e mezzi di grazia
sono per estendere questo regno. Questo è
quell'unum necessarium 1 di cui parlò Gesù.
Se lavoriamo per questo, la nostra vita vale
qualche cosa. Se trascuriamo questo,
guadagnassimo anche tutto il mondo, la nostra
vita sarebbe tempo perduto.

Il Regno di Dio

“ Il Regno di Dio é dentro di voi, dice il Signore.


Convertiti al Signore con tutto il tuo cuore, e lascia
andare questo misero mondo, e l'anima tua troverà
riposo. Impara a disprezzare Ie cose esteriori, e a
darti alle interne e vedrai venire in te il Regno di Dio.
imperocché il Regno di Dio é pace e gaudio nello
Spirito Santo, il che non si concede agli empi. A te verrà
244&

Gesù Cristo per farti sentire le sue consolazioni,


se gli avrai apparecchiata dentro di te una degna
abitazione. Tutta la gloria e bellezza è nel di dentro,
e quivi ei si compiace. Visita egli spesso I'uomo
interiore, dolcemente gli parla, soavemente lo consola,
molta pace gli arreca, e assai mirabilmente si
famigliarizza con lui. Su dunque, o anima fedele,
prepara a questo Sposo il tuo cuore, affinché si degni di
venire a te e di abitare in te ” 1.

ORAZIONE

O Gesù, che pure regnando in tutto


l'universo, desideri sopra tutto regnare dentro di
me, concedimi benignamente la grazia di
stabilire un tal ordine nelle mie facoltà, che il
corpo ubbidisca all'anima e l'anima a te solo
che vuoi e desideri regnare in tutte le anime
col Padre e collo Spirito Santo per tutti i secoli
dei secoli Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat Regnum tuum.
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LETTURA XXV.

IL REGNO DI DIO
NELLA MENTE

Regnare igitur illum oportet in


hominis mente. (Encycl).

Il regno di Gesù Cristo deve soprattutto


stabilirsi nella nostra anima. Questo abbiamo
considerato nella precedente lettura.
Ma la nostra anima ha varie facoltà:
facoltà intellettuali, sentimentali, morali.
Vediamo ora come questo regno deve
stabilirsi nella nostra mente.
***
1. Importanza dell'idea.- Possiamo togliere
un paragone dell'importanza dell'idea dal seme.
Ecco un piccolo granellino di materia
organizzata. Noi possiamo figurarcelo piccolo
quanto vogliamo... ridurlo alla massima
semplicità, ad una cellula che è il minimo
elemento di materia organizzata. Questa
cellula, in quanto è materia organizzata, potrà
essere quello che vogliamo. Essa può
divenire una qualsiasi delle infinite specie di
animali e di piante; una spiga di frumento ed
246&

un cedro del Libano, una formica od un


elefante.
Da che cosa dipende tutto questo?
Dall'entelechia direbbe Aristotele; - dalla forma,
direbbe S. Tommaso; - ossia dall'anima che
l'informa. Se quella materia è informata
dall’anima di un grano di frumento, diverrà
frumento; se dell'anima di un elefante,
crescerà in elefante. Chi guida l'evoluzione
del seme è l'anima.
Infatti donde venne la diversità infinita
delle specie e varietà di viventi? Appunto
dall'anima.
***
Ora bisogna che pensiamo che quello che
è l'anima, nell’evoluzione biologica, è 'idea
nella storia degli uomini.
Alfredo Fouillée ha scritto bei volumi
sulI'idea - forza. L’Eymieu, nel suo Governo di
se stesso ne ha bellamente utilizzata la
dottrina a riguardo della nostra educazione.
È cosa da, tutti conosciuta che in qualunque
secolo il pensiero è sempre il germe
del progresso. Tutta l'era cristiana è venuta
dall'idea cristiana che si è diffusa, penetrando
profondamente l'umanità e producendo i
suoi frutti.
Anche nella vita comune, non vediamo noi
incamminarsi la gioventù per le varie
carriere facendo diversi studi? E nelle comuni
relazioni chi non vede la grande importanza
di conoscere le idee dei nostri simili? Una
217&

volta conosciuta l'idea di una persona,


prevediamo i suoi desideri, le sue ripugnanze,
la sua maniera di agire e sappiamo subito
come regolarci.
Diamo un uomo di idee massoniche;
sappiamo tosto quale sarà la sua vita, quali
potranno essere le sue iniziative, il suo
atteggiamento nelle varie questioni che potranno
sorgere; e così se si tratta di un uomo di
idee cristiane.
***
Insomma, ripeto, l'idea è un seme; e come
per avere una pianta si semina il seme,
così per avere degli uomini di carattere
formato, bisogna incominciare dall'idea.
L’educazione deve incominciare dall'istruzione.
Niente può esser voluto e giudicato senza
che sia conosciuto. Nil volitum quin
praecognitum, dice il proverbio.
E così il regno di Cristo deve incominciare
dalla mente.
Prima di essere vita cristiana, deve essere
idea cristiana.
Senza l'idea, la vita mancherebbe di fondamento.
***
2. Dove si trovi l'idea cristiana.- L’idea è
formata dall'insegnamento. Dovunque si
trova la verità cristiana, ossia I'insegnamento
di Cristo, là si trova l'idea cristiana.
Ora già si sa che Gesù Cristo è Re della
mente, perché verità essenziale come Dio, e
248&

perché in Lui abita tutta la pienezza della


sapienza e scienza divina.
Si trova l'insegnamento divino; anzitutto
nella Sacra Scrittura dell'Antico e Nuovo
Testamento. L'Antico Testamento è sostanzialmente
una preparazione al Nuovo. Esso è
stato scritto sotto l'ispirazione di Dio.
Il Nuovo Testamento poi contiene,
specialmente nei quattro Vangeli, la predicazione
di Gesù Cristo Dio - Uomo. Lì abbiamo i suoi
discorsi, le sue parabole e molte delle
spiegazioni che ne diede. Che splendide e sublimi
verità!
Talora sono misteri altissimi, come il
mistero della SS.Trinità, la Divina Incarnazione,
la passione, la morte, la redenzione.
Altra volta sono verità dolci e consolanti,
come quando si parla della misericordia di
Dio e della divina provvidenza!
E le verità riguardanti più intimamente
la nostra vita, la distribuzione dei talenti, il
rendiconto finale, il premio dei giusti e
l’eterno castigo dei reprobi?
Chi non vede qual forza di educazione sia
contenuta in queste idee? Esse han formati
i santi, e sono capaci di spingere gli uomini
alla più alta perfezione.
***
L'idea di Gesù Cristo si trova anche nella
Tradizione cristiana. Gesù non scrisse nulla,
ma solo insegnò oralmente. Dalla sua bocca
249&

partì quel fiume aureo della rivelazione


evangelica che si sparge dappertutto per
illuminare e salvare tutti gli uomini. Una parte
di questa rivelazione fu, per ordine di Dio,
redatta in iscritto, e questa è la Sacra Scrittura
del Nuovo Testamento. Ma gran parte
della medesima viene a noi per Tradizione,
distinta dalla S. Scrittura, ma avente la
stessa autorità.
Questa tradizione l'abbiamo anzitutto nei
simboli di fede, p. e. nel simbolo apostolico;
l’abbiamo negli scritti dei Santi Padri che
formano innumerevoli volumi, nelle opere dei
Dottori della Chiesa e teologi, nella Archeologia
sacra, nella Sacra Liturgia e nella
storia ecclesiastica, e talora negli scritti dei
medesimi eretici.
Ma siccome il ricercare le verità divine
nella S. Tradizione, per la immensa vastità
del campo, sarebbe cosa troppo difficile e
lunga, anzi, per la massima parte degli uomini,
impossibile; per questo abbiamo
l’Autorità della Chiesa che supplisce alla
generale difficoltà. La Chiesa è regola prossima
della nostra fede, come la Scrittura e
Tradizione sono la regola remota.
***
Essa interpreta con autorità la S. Scrittura,
e spaziando per tutta la divina rivelazione,
sceglie da essa le verità più importanti, e
necessarie per i vari tempi e le presenta ai
fedeli perché le apprendano e credano.
250&

Questo fa talora la Chiesa con magistero


solenne in certe grandi assemblee di Vescovi,
che si chiamano concilii ecumenici ed
allora molte volte definisce solennemente
certe verità, scomunicando chi non vuol crederle.
Allora quelle verità sono elevate alla
dignità di dogmi di fede.
Però la Chiesa esercita il suo magistero
ordinario con molti mezzi più comuni, come
sono le lettere del Sommo Pontefice, le Pastorali
dei Vescovi; e colla predicazione dei Sacerdoti
e specialmente dei Parroci.
Vi ha poi un libro in cui è concentrato
in brevi e chiare formule tutto l'insegnamento
di Gesù Cristo, e questo è quello che
corre nelle mani di tutti e che si fa studiare
nelle scuole e che si chiama il Catechismo
della Dottrina Cristiana.
***
3. Come dobbiamo appropriarci l'idea
Cristiana. - Noi dobbiamo conoscerla collo
studio, o coll'ascoltare le prediche e appropriarcela
colla fede, che dev'essere universale,
ferma e costante.
Non basta conoscere la dottrina di Cristo:
bisogna che la crediamo. Io posso sapere
quello che dice il Corano di Maometto; ma
non per questo lo credo. Credere vuol dire
ritenere sinceramente come certa una
verità, e sull'autorità di Dio. S'io credo ad una
cosa perché me l'ha detto un uomo la mia
251&

fede è umana. Invece la mia fede é divina


se credo sull’autorità di Dio.
La fede suppone umiltà
Si tratta di sottomettere la facoltà
nobilissima della nostra intelligenza ad ammettere
certe verità che sono difficilissime a credersi
p. es.: credere a un Dio solo in tre Persone,
alla reale presenza di Gesù nella Santa
Ostia e simili.
La mente nostra non intende; eppure
bisogna credere. Ognun vede che questo non
può avvenire senza un certo grado di umiltà.
Ripugna troppo al nostro amor proprio il
credere quel che non intende.
***
La fede dev'essere anzitutto universale;
cioè deve estendersi a tutte le verità da
credersi senza alcuna eccezione. Perché
infatti riteniamo certe verità della fede?
Perché Dio le ha rivelate e la Chiesa
le propone a credere. Ora siccome questo si
avvera in tutte senza eccezione, così tutte
senza eccezione si debbono credere. Tu dici:
Credo in Dio Padre: questo mi piace, lo
trovo ragionevole. - Ma non credo nella
verginità di Maria; perché mi par cosa
strana ed impossibile.- Ebbene, se è così tu
non hai la fede, né nell'uno, né nell'altro
caso; perché non credi a Dio, ma alla tua
ragione.
252&
***
Bisogna, in secondo luogo, che la nostra
fede sia ferma.
Noi dobbiamo essere più certi delle verità
di fede, che di quello che vediamo coi nostri
occhi, o tocchiamo colle nostre mani.
È più certo che Gesù è nell'Ostia vivo e
reale, che vi ha il Paradiso e l'Inferno, e
che vi sarà la risurrezione dei morti, che
non sia certo che due più due facciano
quattro e che il sole risplenda. Queste cose io
so perché me le dice la mia ragione, il mio
occhio; ma la ragione ed il mio occhio possono
sbagliarsi e talora realmente si sbagliano.
Invece Dio né mai si sbagliò, né mai
potrà sbagliarsi.
Non vi ha dunque persuasione che sia
così certa, come quella che viene dalla fede.
***
Deve finalmente la nostra fede essere
costante. La costanza non è che la fermezza che
si stende nel tempo e che continua di fronte
alle difficoltà.
Quando si è fanciulli, si crede con facilità a
tutte le verità della fede. Quando invece si
procede nella vita, la fede subisce le sue
crisi.
Gli studi che si fanno, la riflessione della
mente, I'insorgere delle passioni, i libri che si
leggono, le compagnie e i discorsi degli uomini,
253&

riempiono la testa di molte idee cozzanti


e contraddittorie . In questo chaos deve passare
la fede. È come una nave che debba subire
una tempesta, un uomo che debba passare
nelIe fiamme. :Ecco la crisi.
Noi dobbiamo saperla superare vittoriosamente.
Per questo è necessario che la nostra
fede sia costante, in tutte le età: nella gioventù
come nell’adolescenza; nella virilità come
nella vecchiaia; in tutti i luoghi, con ogni
genere di persone e in mezzo ad ogni sorta di
opposizioni.
Onde dice l'Enclica: È necessario dunque
che Gesù regni nella mente dell'uomo la quale
con perpetua sottomissione deve prestare fermo
e costante assenso alle verità rivelate e alla
dottrina di Cristo.
Fortunati coloro che nel conflitto delle
opinioni danno, senza neppure ammettere il
minimo dubbio, assoluta, costante ed unica
preferenza alla dottrina di Cristo. Ecco il
regno di Cristo nelle menti.

La Dottrina della verità

·“ Felice quegli che viene ammaestrato dalla stessa


verità, non per figure e voci che passano, ma per sé
medesima, facendosi conoscere qual ella è. La
nostra opinione e i nostri sentimenti poco vedono e
spesso c'ingannano. A che giova il tanto disputare
delle cose occulte od oscure, delle quali non saremo
ripresi nel giorno del giudizio di avere ignorate? Gran
follia è la nostra, che trascurate le cose utili e necessarie,
attendiamo con piacere alle curiose o dannose!
Ciò appunto è aver occhi e non vedere…
254

Quegli, cui parla il Verbo Eterno, si sbriga da molte


opinioni. Da quest'unico Verbo procedono tutte le cose,
e tutte le cose di lui ci parlano, ed Egli è il Principio che
parla ancora a noi. Senza di esso niuno intende, o giudica
direttamente… O verità, che sei lo stesso Dio,
uniscimi a te in carità perpetua. Spesso mi rincresce
di leggere o di udire molte cose: in te si trova quanto
io voglio e desidero. Tacciano tutti i dottori: le
creature tutte ammutoliscano alla tua presenza. Tu solo
a me parla ” 1 .

ORAZIONE

O Gesù Cristo, che, per istabilire nella mia


anima il tuo regno, vuoi anzitutto regnare
nella mia mente, concedimi, ti prego, la grazia di
sottomettermi umilmente alla tua divina autorità
e di credere con certezza e costanza tutte le
verità da te predicate e proposte a credere
dalla tua Chiesa. Tu che vivi e regni col Padre
e collo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Così sia.

Giaculatoria, Cor Jesu sacratissimum,


adveniat Regnum tuum
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LETTURA XXVI.

ESTENSIONE DEL REGNO


DI GESU’ C. NELLA VOLONTA’

Regnare illum igitur oportet in


hominis voluntate. (Encycl).

La regina delle facoltà umane è la volontà.


E’ giusto adunque che il Regno di Gesù
Cristo venga a stabilirsi in essa. Nel Pater
dopo le parole: Venga il tuo regno, seguono
tosto le altre: Sia fatta la tua volontà; quasi
a significare che l'immediata conseguenza
dell'avvento del Regno di Dio, è precisamente
il dominio della Volontà Divina.
Gesù disse: Sono disceso dal cielo non per
fare la mia volontà, ma la volontà di Colui
che mi ha mandato 1; e nell'orto del Getsemani
toccò il massimo grado di eroismo,
dicendo: Non la mia volontà, ma la tua sia
fatta 2.
La Volontà è come la città capitale, il
centro del Regno. Chi arriva qui, prende in
mano le redini del governo. È il pilota che sta
al timone, lo chauffeur che tiene il volante
dell'automobile.
Bisogna che consideriamo la volontà nostra,
256&

la volontà di Dio, e quale dev’essere


la soggezione della nostra alla volontà
divina.
***
1. Volontà umana.- La volontà umana è
una facoltà che tende al bene proposto
dall'intelletto. Gli animali non hanno la volontà, ma
solo l'appetito sensitivo, che è un'inclinazione
preceduta dall'apprensione del senso.
Oggetto della volontà può essere il bene
in generale, o un bene in particolare p. e.
la buona salute, la scienza, la virtù.
L'inclinazione al bene in generale è detta più
propriamente volontà. Di fronte a quel bene
in generale la volontà si piega per necessità,
e perciò non è libera. Invece quando si
tratta di beni particolari, la volontà è libera
di eleggerli, o no, ed allora abbiamo la
libertà propriamente detta.
L'azione della volontà è preceduta
dalI'esercizio dell'intelligenza. Difatti la volontà
deve voler qualcosa. Ora questo qualche
cosa è presentato dall'intelletto. Onde
l'assioma: nil volitum quin praecognitum, niente
è nella volontà che non sia passato per l'intelletto .
***
L'impressione esterna che passa pei sensi,
viene alla mente. Questa, parlando così
alI'ingrosso, presenta la sua idea alla volontà
la quale si risveglia, per così dire, dal suo torpore,
e la prende in considerazione.
257&

Qui è precisamente il caso del compratore


cui viene presentata la merce. La guarda, la
esamina, pensa al fine cui vuol destinarla...
Se ne fa mostrare delle altre affini, le paragona
le une colle altre, ne domanda il prezzo,
aggiunge molte altre considerazioni...
finalmente viene alla decisione: Prendo questa
merce!
In tutte le azioni della volontà si compie,
su per giù, più o meno rapidamente, la
medesima serie di atti.
Prima la volontà si fissa nel fine suo. È
come il viandante che anzitutto si prescrive
la meta: p. es. voglio andare a Roma.
Una volta determinato il fine, la memoria lo
tiene avanti alla volontà e la volontà
continuamente si tiene rivolta verso di esso,
come l'ago magnetico verso il suo polo.
Quest'azione della volontà che guarda il
fine come termine da conseguirsi, si chiama
intenzione.
***
In secondo luogo la volontà ricerca i mezzi.
I mezzi poi possono essere tanti e svariati,
più o meno idonei, più o meno costosi.
Allora si entra nel periodo della deliberazione.
Questa poi è una serie di giudizi di comparazione
tra mezzo e mezzo, sia considerati
in sé, sia a riguardo del fine, o della maggiore
o minor fatica di acquisto. Finalmente
tra tutti questi mezzi la volontà ne sceglie
uno: questa è Ia cosìddetta elezione della
volontà.
258&

In seguito la volontà, volgendosi sempre


più fortemente verso il suo fine, concentrerà
la sua energia nel proposito o risoluzione,
che non è più un semplice volgersi od
orientarsi verso il fine, ma qualcosa di più.
Formeranno più fortemente la volontà la
promessa che impegna di fronte ai propri
simili, e il voto, che obbliga dinanzi a Dio.
Finalmente il tutto prenderà maggior forza
e consistenza coll'acquisto delle buone
abitudini, o virtù, che ben formate e coordinate
formeranno quello che è il perfezionamento
ultimo della volontà, e che si chiama
carattere cristiano.
Tale è in generale la maniera di agire
della volontà nostra.
***
2. La volontà di Dio.- Ora che vorrà dire
Regno di Dio nella nostra volontà? La
volontà abbiamo detto, può fissare a sé il
proprio fine? Ebbene bisogna che essa a
supremo fine si prefigga Dio. Dio è il vero fine
di ogni creatura; ma non sempre il fine voluto
da ogni uomo. Dunque anzi tutto la volontà
dirigerà la sua intenzione a Dio. Così pure la
volontà eleggerà i mezzi che conducono a lui,
e in queste elezioni si fisserà coi suoi
propositi, colle sue risoluzioni, e si irrobustirà
sempre più colle buone abitudini, fino alla
formazione del carattere cristiano. Allora
sarà il Regno della Volontà divina nella
nostra volontà
259&

Ma come potremo noi conoscere questa


divina volontà che deve regnare dentro di
noi?
La volontà di Dio si manifesta in tre
modi principali: nei comandamenti, negli
esempi e negli avvenimenti. La prima e la
seconda si chiamano volontà di segno; la
terza volontà di beneplacito.
I Comandamenti di Dio esprimono il
Volere divino, come gli insegnamenti ne
fanno conoscere la dottrina. Ora chi non sa
quali siano i comandamenti di Dio? Quelli che
il buon cristiano fa entrare nelle orazioni di
ogni giorno sono i comandamenti dati da
Dio a Mosè sul monte Sinai; e che Gesù
Cristo ha confermato nel suo Vangelo. Già
si parlò di questo, trattando del territorio
del Regno di Gesù.
Gesù ha detto: se vuoi entrare nella vita,
osserva i comandamenti. Si vis ad vitam
ingredi, serva mandata 1.
Quando mandò i suoi apostoli in tutto
il mondo che cosa disse loro? Andate,
insegnate a tutte le genti ad osservare tutti
i comandamenti che vi ho dato: Docentes
servare omnia quaecumque mandavi vobis 2.
E quali comandamenti! Amare Dio sopra
ogni cosa ed il prossimo come noi stessi.
260&

Rispettare la vita, I'onore, la roba, la fama


del prossimo. Dar cibo all'affamato, vestire
l'ignudo, perdonare al nemico, far del bene a
chi ci offese, e tanti altri di cui è pieno
il Vangelo.
Appartengono pure alla volontà di Gesù,
non pero come comando, ma come consiglio
certe altre cose più perfette come sono p. e.
Ia povertà evangelica, e la castità perfetta.
Questa volontà viene a regnare in noi per
la virtù dell'obbedienza ai precetti di Dio.
***
La medesima volontà di Gesù il Cristo si
manifesta cogli esempi. Anzi gli esempi di
Gesù formarono le prime espressioni della
sua volontà. Coepit facere et docere 1.
E quale abbondanza di esempi! La sua
nascita nella povera capanna di Betlemme, e
tutta la sua vita privata di trent'anni sono la
più efficace espressione della sua volontà che
ci comanda l’umiltà e l'amore alla povertà
e al nascondimento. Qual chiara espressione
della sua volontà nel suo digiuno di quaranta
giorni, nell'esempio continuo di preghiera,
di unione col suo Eterno Padre, di
mansuetudine, di pazienza, di longanimità.
Che diremo poi della sua Passione, della sua
preghiera per i suoi nemici, della sua morte
in croce?
L'esempio è molto più chiaro e molto più
261&

efficace che la parola. Verba movent, exempla


trahunt, dice il proverbio. Le parole muovono,
ma gli esempi trascinano.
Quanto dobbiamo noi ringraziare il nostro
Divin Salvatore per essersi degnato di
darci i suoi esempi! Le parole potevano
sempre lasciar qualche incertezza suI modo di
mettere in pratica la legge. Ma l’esempio
toglie ogni ombra.
La volontà espressa negli esempi viene in
noi per mezzo dell’Imitazione della vita di
Gesù.
***
Vi ha finalmente la volontà di beneplacito
che si manifesta negli avvenimenti. Anche
qui qual vasto campo pel Regno di Dio in
noi!
Tutti gli avvenimenti della storia, della
nostra famiglia, della nostra persona,
esprimono la volontà, o almeno la permissione
divina.
Il tempo bello o brutto, I'abbondanza o
la carestia, la sanità o la malattia, la
ricchezza o la povertà, la pace o la guerra, la
buona riuscita o la disdetta, la vita o la
morte, tutto quanto avviene intorno e dentro
di noi, tutto noi possiamo riconoscere da Dio.
Non riconobbe da Dio il Santo Re Davide
anche le ingiurie di Semei? E Giobbe non
solo la sua malattia, ma gli stessi furti dei
i suoi nemici?
262&

Qual pensiero consolante nel riconoscere


in tutti gli avvenimenti la mano di Dio!
Qual mezzo vivo ed efficace per stare
continuamente alla presenza di Dio e per
vivere in continua comunicazione con Lui! Chi
può immaginare la pace di un'anima che in
questo modo si abbandoni nelle braccia
della provvidenza divina?
Alla volontà di beneplacito noi ci uniformiamo
colla rassegnazione, che molte volte
é più meritoria della stessa ubbidienza.
Diamo adunque luogo volentieri alla
volontà di Gesù nella nostra volontà
coll'ubbidienza, colla imitazione e rassegnazione.
***
3. Come dev'essere la nostra sottomissione. -
Come abbiamo nella lettura antecedente
esposte le qualità della nostra fede, così ora
accenneremo alle qualità della nostra
sottomissione alla volontà divina.
Anzitutto dev’essere universale nell’estensione,
come fu detto della fede. Ciò diciamo
riguardo ai precetti, ossia comandamenti. Chi
ricusa di credere ad un solo articolo del
credo, perde la fede, e chi rompe un solo
comandamento, perde la carità.
Molti osservano un certo numero di comandamenti
con molta facilità; ma poi non vengono
a capo di farla finita colle trasgressioni
di uno o due, che potranno essere p. e il sesto
o il settimo.
263&

Basta questo per gettarli nella ruina. “ Chiunque


avrà osservata tutta la legge, ma avrà
inciampato in una cosa sola, è diventato reo di
tutto ” dice l'apostolo S. Giacomo 1.
Chi non sa che basta un solo peccato
mortale per dannarsi?
Sia dunque la nostra sottomissione alle
leggi di Dio, universale nell'estensione.
***
E sia forte nell’esecuzione, come la fede
dev'essere ferma nella certezza. La volontà
divina talora ci impone dei gravi sacrifizi; e
Gesù ci ammonisce: Chi ama il padre e la
madre più di me, non é degno di me. Ai martiri
fu chiesto il sacrificio della vita e talora in
mezzo ai più duri tormenti. Questo vale tanto
più, in quanto la nostra volontà è sempre
schiava di un nemico terribile, che quando si
caccia per la porta ritorna per la finestra; voglio
dir dell'amor proprio ed egoismo. Inimici
hominis domestici eius 2. I nemici dell'uomo
sono i suoi domestici. Ora non vi ha domestico
più intimo, pur troppo, del nostro amor
proprio. E questo si irrita e strepita dinanzi
ad ogni mortificazione e sacrificio. Bisogna
adunque che siamo disposti a sacrifizi anche
gravi per far trionfare in noi la volontà di Dio.
264&
***
Finalmente la nostra sottomissione dev'essere
pura nell'intenzione. Guardatevi, dice Gesù,
di far le vostre buone opere alla presenza
degli uomini col fine di essere veduti da loro 1
altrimenti non ne sarete rimunerati dal
Padre vostro che è nei cieli.
L'intenzione è come l'indirizzo di una
lettera. La lettera è recapitata secondo la
soprascritta. Così è delle nostre azioni. Se la
nostra intenzione va a Dio, dato che siano
buone, esse vanno a lui ed eseguiscono la sua
volontà. Se invece la nostra intenzione è
storta, non è più la volontà di Dio che si opera,
ma la nostra.
Sia dunque pura la nostra intenzione, forte
ed universale la nostra sottomissione, ed
allora la volontà nostra verrà ad essere la più
bella provincia, anzi la città capitale del Regno
di Dio dentro di noi.

Gesù e il giovane

“ Gesù essendo in mezzo ai bambini li accarezzava.


E nell’uscire che faceva per mettersi in viaggio corse da
lui un giovane e inginocchiandosi gli dimandò: Maestro
buono, che farò per acquistare la vita eterna? Ma
Gesù gli disse: Perché mi chiami buono? Nessuno è
buono fuori che Dio solo. Tu sai i comandamenti: non
commettere adulterio, non ammazzare, non rubare,
non dire falsa testimonianza, non far danno a nessuno,
265&

onora il padre e la. madre. Ma quegli rispose e


disse: Maestro: tutte queste cose le ho osservate fin
dalla mia giovinezza. E Gesù miratolo gli mostrò
affetto e gli disse: Una cosa sola ti manca: Va’, vendi
quanto hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel
cielo; vieni e seguimi ”. 1.
Se quel giovane ubbidiva, era stabilito
perfettamente nella sua volontà, il Regno di Dio.

ORAZIONE

O Gesù che desideri sopra tutto stabilire il


tuo regno nella mia volontà, concedi a me
benignamente la grazia di sottomettere la mia alla
tua volontà con sottomissione universale e forte,
e con pura intenzione. Tu che vivi e regni col Padre,
collo Spirito Santo per tutti i secoli
dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat Regnum tuum.
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LETTURA XXVII.

IL REGNO DI GESU’ CRISTO


NEI CUORI

Regnare igitur illum oportet in


hominis ... animo. (Encycl).

La volontà è la regina delle umane facoltà,


ma è una regina purtroppo molto disturbata
e molestata nell'esercizio della sua autorità.
La possono disturbare l'ignoranza, i
pregiudizi, gli errori dell'intelletto. Molestie
ancora le possono venire da parte del
rispetto umano, degli scandali che si vedono
nel mondo, e dai propri vizi o cattive
abitudini. Ma vi ha un nemico che li vale
tutti, che raccoglie con sé una infinita
moltitudine di compagni, riuscendo così molte
volte a togliere dal suo trono la regina, e
a volgere a suo talento tutto il governo
dell’uomo.
Questo grande pericolo viene dal cuore.
Se il cuore è buono, è la più grande fortuna
della volontà, avendo ella in lui un ministro
e cooperatore di primissima forza. Ma
guai se il cuore è cattivo e riesce a dominare;
allora l'uomo può diventare peggiore
di una bestia.
267&

Vediamo che è il cuore umano, come


si possa stabilire in esso il Regno di Gesù
Cristo, e quali debbano essere le qualità del
vero amore.
***
1. Il cuore umano. - Fisiologicamente il
cuore umano è un muscolo della grandezza
di un pugno, che è iI centro propulsore
della circolazione del sangue. Siccome
poi dal sangue si mantengono tutte le parti
del corpo, può dirsi che il cuore è la causa
che alimenta e conserva il corpo umano.
Psicologicamente parlando, il cuore è il
centro della vita affettiva.
Nel cuore possiamo considerare come
vari piani o strati che rappresentano diversi
gradi della virtù affettiva dell'uomo.
Costituiscono il fondo del cuore le tendenze,
prima fra tutte la tendenza alla felicità.
Questa porta con sé l’altra tendenza ad
odiare tutto quanto porterebbe al disgusto ed
all'infelicità.
Sopra le tendenze vengono le inclinazioni,
che sono anch'esse tendenze, ma più
determinate. Così per esempio la medesima
tendenza alla felicità genera l'inclinazione alla
ricchezza, all'onore, al lavoro e simili.
Le inclinazioni però sono disposizioni di
carattere permanente, calmo ed uguale.
Ad esse, in certo modo si sovrappongono le
passioni le quali occupano la parte
centrale e principale del cuore, e formano
268&

addirittura un mondo vasto e complesso dentro


di noi. Sopra le passioni fluttua varia e
mutabile la moltitudine dei sentimenti e
degli affetti.
***
San Francesco di Sales, nel suo Teotimo,
parla lungamente di questo argomento
dicendo cose di somma utilità. Le passioni
principali sono dodici: amore, odio, desiderio
ed avversione, tristezza e dilettazione.
Queste appartengono al cosìdetto appetito
concupiscibile. Altre sei appartengono
all’irascibile e sono: speranza e disperazione,
audacia e timore, ira e soddisfazione.
Queste, come dice S. Francesco di Sales,
sono come dodici generali, militanti sotto il
generalissimo, che è l'amore; e ciascuno di
essi ha sotto di sé un esercito di capitani
e soldati. Per es. i sette vizi capitali sono
sette capitani del generale Amore.
Tutto questo esercito di passioni un
tempo, prima che Adamo peccasse, era un
corpo perfettamente organizzato, ordinato e
dipendente dalla volontà che poteva facilmente
governarlo. In questo consisteva il
dono dell’integrità.
Ma come in una fila di pezzetti di ferro
uniti insieme dalla forza magnetica, se si
toglie la calamita, la fila si rompe e i pezzi
di ferro si staccano, così avvenne nell'uomo.
Rotta pel peccato la relazione della
volontà di Adamo con Dio, le passioni si
269&

disorganizzarono, e successe la più feroce


anarchia.
***
Ciascuna passione vuol prevalere sulle
altre, e quando riesce e diventa passione
predominante, allora incomincia a tiranneggiare,
non solo le altre, ma la medesima volontà, e
non vi ha eccesso cui l'uomo non possa
precipitare .
In una pozzanghera in cui era andato a
finire un proiettile di un 420, si era piantato
un palo, con sopra la scritta: Qui giace un
420! I soldati che sapevano che cosa era
un 420, che scoppiando produce una
voragine di disastri, appena letta la scritta,
si ritiravano lontano, spaventati.
Sul nostro cuore si può scrivere la stessa
frase: Qui giace un 420! e questo è Ia passione
dominante. Chi può immaginare il disastro
morale che può produrre nella vita
nostra e nella storia stessa, lo scoppio di una
passione? Supera senza paragone lo scoppio
del più tremendo proiettile.
Chi fece di Arrigo Ottavo re d'Inghilterra,
da zelante ortodosso che era, il feroce
persecutore della Chiesa che tutti sanno,
colui che staccò dall'unità della Chiesa
quelI'isola ch'era detta dei santi? Lo scoppio
della passione verso Anna Bolena, ballerina
di corte.- E Lutero? Chi può misurare il
male che fece alla Chiesa il protestantesimo?
Ebbene tutto questo fu l’effetto dello scoppio
270&

di un 420 di una passione nel di lui cuore.


Cerchiamo la causa di tutti i disastri che
ruinano le famiglie, che menano alla prigione,
all'ospedale, al suicidio. È sempre la stessa:
lo scoppio di una passione.
Al contrario si può anche dire che una
passione ben diretta e regolata può portare
beni incalcolabili anche a tutta una
nazione, e a tutto il mondo.
“ È da più, dicono i Proverbi, l'uomo paziente
che il valoroso: e colui che è padrone
dell'animo suo è da più che l'espugnatore
delle fortezze. Melior est... qui dominatur animo
suo expugnatore urbium 1. Ci basti nominare
un S. Paolo, un S. Francesco Saverio, un
S. Francesco d'Assisi. La storia a piena di
esempi.
***
2. Come si possa nel cuore stabilire il
Regno di Gesù. - È chiaro che dev'essere cosa di
altissima importanza dominare il cuore. Di
certo sovrano si disse: se volete guadagnarlo,
cercate di volgere prima a voi il suo favorito
ministro che tiene le chiavi del suo cuore.
La volontà è la regina di diritto; ma il cuore
e il suo favorito. Dominando il cuore, si
domina l'uomo.
Fortunatamente però la volontà può avere
un dominio d'industria, come lo chiama San
Francesco di Sales, sullo stesso cuore.

1
Prov. XVI, 32.
271&

Come dunque sarà possibile impadronirsi


del cuore? Ecco: col farvi entrare un vero e
forte amore, e questo è l'amor di Dio. Già
abbiamo sopra osservato che tutti i dodici
generali dell'esercito delle passioni, stanno
sotto il comando di un generalissimo che è
l'amore.
Per questo dice S. Agostino: Ama et fac
quid vis. Ama e fa quello che vuoi. Se in un
cuore domina I'amor divino, possiamo dirgli
senza timore: fa quello che vuoi. Siam certi
che non farà che bene.
Ora non è l'amor divino quello appunto
che forma il grande comandamento della
legge, quello che porta seco la perfetta
osservanza, di tutti gli altri precetti?
Un dottor della legge s'era presentato a
Gesù, dicendo: Maestro, qual è il grande
comandamento della legge? Dissegli Gesù:
Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo,
et in tota anima tua, et in tota mente tua. Hoc
est maximum et primum mandatum. 1
Bisogna adunque che facciamo venire nel
nostro cuore l'amore di Gesù: come ci fa
pregare la Chiesa: Cor Jesu flagrans amore
nostri, inflamma cor nostrum amore tui. Cuor
di Gesù ardente di amore verso di noi,
infiamma il cuor nostro del tuo amore. Questo
è quel fuoco che è venuto a portare Gesù

1
Matt. XXII, 36-39.
272&

in terra e che tanto desidera sia acceso


dentro di noi 1.
***
E per accendere quest'amore bisogna
prima di tutto purificare l'anima nostra dal
peccato con una buona Confessione, poi
metterci in istato di poter schivare le occasioni
pericolose: questa è la parte negativa. In
seguito le buone letture, le meditazioni, la
frequenza dei Sacramenti e specialmente del
Sacramento d'amore, la visita a Gesù
Eucaristico, e soprattutto il progressivo esercizio
della mortificazione e deIla virtù, faranno
crescere sempre più questa fiamma divina.
Da principio a certe anime sarà appena
possibile schivare con fatica i peccati
mortali, poi si potrà rimanere anche lungo
tempo in grazia di Dio con facilità, poi si
eviteranno anche i peccati veniali almeno i
pienamente deliberati. L'anima andrà così
liberandosi a poco a poco dalla schiavitù dei
vizi e delle passioni. Il cuore si riempirà di
desideri buoni, di santi slanci e generosi
entusiasmi per la propria santificazione, e
anche di zelo ardente per la santificazione
degli altri. Al leggere le vite dei santi, al
sentire raccontare le buone opere degli altri
si sentirà ardere il cuore. Il mondo perderà
le sue attrattive, anzi ecciterà in noi un senso
di ripugnanza...

1
Luc. XII, 49.
273&

Ecco il regno dell'amor di Dio che fa


progressi nel nostro cuore!
***
3. Caratteri dell'amor divino.- Quali saranno
ora le qualità che dovrà aver l'amor
divino in noi?
Esso sarà tenero, ardente, efficace.
Tenero. Questo non ha nulla da fare con
certe sdolcinature di certe anime vuote,
leggere che si sdiliquiscono con la recita di
certe preghiere profumate all'acqua di rosa
in certi momenti di tregua dagli ordinari
divertimenti. C'è una tenerezza effimera che
sfiora la superficie di cuori pieni di vanità
e di amor proprio, senza fondamento né di
scienza nell'intelletto, né di fermo proposito
nella volontà. Questi sono tenerumi che
stanno alla vera tenerezza come la cipria e
certe altre tinture alla vera bellezza.
Tenerezza chiamo quell'affetto spontaneo
e sincero che non è solo puro atto
dello spirito, ma scende a riscaldare il
cuore; quel sentimento che alla vista di
Gerusalemme fece piangere Gesù, e che
dinanzi alla tomba di Lazzaro, gli fece
cadere quelle lacrime, onde dissero agli astanti:
vedete come EgIi l'amava! Quella tenerezza
che muoveva il cuore dei santi, a quei
commoventi colloqui che inondavano il cuore
di santa dolcezza.
Questi affetti non dipendono sempre da
noi, è vero, e non costituiscono l’essenza della
274&

divozione... ma pure fanno tanto bene. Il più


delle volte ne siam privi per la nostra colpa,
per causa della nostra accidia od immortificazione.
Troppo facilmente ci scusiamo di non sentirli.
Come diciamo necessario il culto esterno
perché il corpo è anche di Dio; perché non
dovremmo anche procurare la tenerezza degli
affetti? Non appartiene il cuore a Dio come
il corpo?
A chi vogliamo noi riservare la tenerezza
del nostro cuore, se non a Colui che dice
di provare le sue delizie nello stare con
noi?
***
Ardente. L'amore somiglia al fuoco. Gesù
vuole che questo fuoco si accenda in noi.
Oh chi avesse un amore veramente
infiammato! Pensiamo ai Santi: A S. Filippo si
slogò una costola; S. Francesco Saverio sulle
pianure delle Indie, si slacciava il petto
dicendo per la gioia: Basta, Signore! Una Santa
ricevendo la S. Particola scottava col fiato le
dita del sacerdote; S. Lorenzo sulla graticola
infuocata non sentiva più dolore, perché
avea al di dentro un ardore che superava
quello del fuoco.
Se noi non potremo giungere a questo
punto, quanto potremmo fare per scuotere la
freddezza e il torpore della nostra anima!
Anche qui molte volte, a forza di appigliarci
all'amore apprezzativo, ci irrigidiamo nel
ghiaccio.
275&
***
Efficace. S'intende poi che tutto questo
affetto deve portarci a correre più velocemente
la via dei Comandamenti colle buone opere,
sotto pena di rendere tutto inutile: Viam
mandatorum tuorum cucurri cum dilatasti cor
meum. Pensiamo a quel che produsse l'amor
di Dio negli Apostoli, nei martiri, nei santi.

Il Cantico dell'Amore

Gran cosa è l'amore ed è un bene affatto grande;


il qual solo rende leggero tutto quel che è gravoso e
porta con eguaglianza tutto quello che vi è di
ineguale.
Egli porta il peso senza sentirlo e converte in
dolce e gustevole tutto ciò che è amaro.
L’amore di Gesù che è generoso, c'induce ad operare
cose grandi e ci sveglia a desiderare cose sempre più
perfette.
L'amore tende sempre in alto, né vuol esser
trattenuto da niuna cosa di quaggiù.
L’amor vuol esser libero e lontano da ogni affetto
del mondo; acciocché non vengano impediti i suoi
sguardi interiori verso Dio, né resti dagli agi materiali
impaniato, o abbattuto dai disagi.
Nulla v'é nel cielo, née sopra la terra né più dolce
né più forte, né più sublime, né più ampio, né più
giocondo, né più perfetto, né più eccellente
dell’amore.
Egli è nato da Dio, né può, se non in Dio,
elevandosi sopra tutta il creato, trovar riposo.
***
L'amante vola, corre, giubila: è libero e nulla il
trattiene: dà tutto per tutto e possiede tutto nel tutto,
perché si riposa in quell'Uno che è sommo sopra
tutte le cose, dal quale procede e si diffonde ogni bene.
Non ferma sui doni lo sguardo, ma sollevandosi
sopra tutti i beni, li rivolge al Donatore.
276&

L'amore spesse volte non conosce misura, ma è


fervido oltre ogni misura.
L'amore non sente peso; stima per nulla la fatica,
desidera fare più di quel che può, non si scusa colla
impossibilità, perché crede che tutto gli sia permesso e
possibile.
Egli è dunque capace di tutto ed effettivamente
adempie e compie molte cose nelle quali chi non ama,
manca e soccombe.
***
L'amore veglia e anche nel sonno è vigilante.
Affaticato, non si stanca, angustiato non si abbatte,
minacciato non si conturba; ma qual viva fiamma ed
ardente fiaccola si leva in alto e con sicurezza trapassa.
Chi ama intende bene questo linguaggio.
L'amore è pronto, sincero, pio, giocondo e piacevole,
forte, paziente. fedele, prudente, perseverante nel
soffrire, coraggioso e non cerca mai se stesso; perché
quando l'uomo cerca se stesso, allora cessa di amare.
L'amore è cauto, umile e retto; non molle, non
leggero, né va dietro a vanità; è sobrio, casto, stabile,
tranquillo e in tutti i sensi ben custodito.
L’amore è sottomesso ai superiori; a sé medesimo
vile e spregevole, divoto e grato a Dio in cui sempre
confida e spera anche nel tempo dell’aridità:
perché nell’amore non si vive senza dolore.
^^^
Chi non è disposto a soffrire tutto e a conformarsi
alla volontà del suo Diletto, non merita il nome di
amante.
Bisogna che l'amante abbracci con piacere ogni
cosa ardua ed amara per amore del suo Diletto, né si
accetti da lui per qualunque contrarietà, che avvenga.
***
Grido potente è nelle orecchie di Dio quell'ardente
affetto dell'anima che dice: Dio mio. amor mio. Voi
siete tutto mio ed io son tutto vostro!
277&

Accrescete in me l'amore perch'io impari a gustare


col cuore, quanto sia dolce l'amore, e il liquefarsi e il
nuotare nell'amore.
Fate ch'io sia posseduto dall'amor vostro, elevandomi
sopra di me per eccesso di fervore e di stupore.
Ch'io canti un cantico amoroso, seguiti voi, mio
diletto, fino al Cielo.
Languisca tra le vostre lodi l'anima mia,
esultando d'amore
Ch'io ami voi più di me, né me, se non per voi; ed
in voi tutti gli altri che davvero amano Voi, siccome
impone la legge dell'amore che è raggio del vostro
nome divino! ” 1.

ORAZIONE

O Gesù, Re dei Cuori, che desideri e vuoi il


Cuore dei tuoi sudditi, dicendo loro: dammi,
o figlio, il tuo cuore, concedi a noi benignamente
la grazia di volgere talmente a Te le
passioni, i sentimenti, gli affetti dell'anima nostra,
che sii Tu l'unico sovrano dei nostri cuori. Tu
che vivi e regni col Padre e collo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat regnum tuum.

1
De Im. Chr. l. III, c. V.
***********************************************************************************
LETTURA XXVIII.

IL REGNO DI GESU’ CRISTO


NEL NOSTRO CORPO

Regnare illum oportet in corpore eiusque


membris. (Encycl).

Vi ha ancora un'ultima regione di noi stessi


in cui deve estendersi il Regno di Gesù
Cristo. È il nostro Corpo colle sue membra
esterne.
Dirà taluno: Non è il Regno di Gesù
Cristo un regno spirituale? Invece il nostro
corpo, non è esso materiale? Non sono
materiali le nostre membra? Deus spiritus
est, dice il Vangelo, et eos qui adorant
eum in spiritu et veritate oportet adorare 1
Che hanno a fare il corpo e le membra col
Regno di Dio? La carne non giova a nulla.
Caro non prodest quidquam 2. E San
Paolo dice che la carne e il sangue non
possono entrare nel regno di Dio. Caro et
sanguis regnum Dei non possidebunt 3.
Invece il Papa dice espressamente: È
necessario che Gesù Cristo regni nel corpo e

1
Giov. IV, 24.
2
Ioan. VI, 64-65.
3
I Cor. XXI, 50.
279&

nelle membra che devono servire come strumenti


aII'interna santità delle anime.
Questo è segno che le parole della Sacra
Scrittura non sono portate a proposito, ma
si devono interpretare in altro senso.
Vedremo 1) Che s'intenda per corpo e per
membra; 2) Perché il Regno di Dio debba
estendersi anche ad esse; 3) Come
alle medesime si estenda il Regno di Dio.
***
1. Corpo e membra.- L'uomo è un composto
di anima e di corpo. L’anima è la parte
invisibile e spirituale, il corpo è la parte
visibile e materiale.
Noi intendiamo appunto di parlare di questo
corpo in quanto, unito all’anima, è parte
essenziale dell'uomo vivente ed attivo. Esso
può essere robusto o debole, sano od infermo,
perfetto o difettoso.
Il corpo può usarsi bene o male, come
l'anima. Può essere strumento di virtù o di
vizio .
Quanto poi alle membra, esse sono le porte
di uscita delle nostre impressioni, come i
sensi sono le porte di entrata. Ogni cognizione
incomincia dal senso, ed ogni espressione
termina al corpo ed alle membra.
Il nome di membra si dà anzi tutto alle
mani e ai piedi. Colle mani si fa un'infinità
di azioni: si lavora in tutti i generi di lavori,
si accenna, si saluta, si stringe e si lascia andare,
si scrive, si dipinge, si scolpisce, si suona,
280&

si percuote, si tira, si taglia, si divide, si


rompe e si unisce.
Qual'e quell'opera buona o malvagia che
non si possa fare colla mano?
I piedi poi sono i nostri mezzi naturali di
locomozione.
È impossibile immaginare tutti gli effetti
che possono provenire per noi e per gli altri,
dal poterci noi trasportare da luogo a luogo.
Una persona immobile resta come morta. È
costretta a restringere la propria vita ad una
breve cerchia di relazioni. Ha bisogno che
gli altri vengono a lei. Poco per volta, è
tagliata fuori della vita.
Invece un uomo che possa usare delle sue
membra è presente da per tutto; in campagna,
in casa, vicino e lontano. Può rendersi
certo personalmente delle cose che lo
interessano. Accorre alle necessità, fugge dai
pericoli.
***
Ma insieme alle membra, vi sono anche i
sensi, i quali possono servire sotto l’impero
della volontà ad infiniti usi.
Gli occhi ci servono non solo a contemplare
il cielo e la terra, ma a vedere tutto
quanto è visibile. Si possono vedere le persone
e le cose. Cogli occhi possiamo leggere
libri, riviste, giornali, contemplare spettacoli,
scene, vedere le azioni esterne degli
uomini, le miserie, le pompe, le feste, i trionfi.
Colle orecchie poi sentiamo i rumori naturali,
281&

i suoni della musica, le parole degli


uomini.
Che diremo noi della lingua? La lingua,
dice S. Giacomo, è un piccolo membro,
eppure fa grandi cose. È una scintilla che
incendia una foresta. La lingua è un fuoco...
Tutte le specie di bestie e di volatili e di
serpenti e di altri animali si domano... ma
la lingua nessuno può domarla. Con essa
benediciamo Dio, e malediciamo gli uomini.
Dalla stessa bocca esce la maledizione e la
benedizione 1.
Colla bocca poi prendiamo gli alimenti del
corpo.
L'odorato e il gusto hanno una cerchia
d’azione più limitata, ma specialmente il
secondo, ha pure grande influenza sulla vita.
Più dobbiamo dire del tatto diffuso in
tutto il corpo.
Al corpo e alle membra possono ancora
riferirsi le vesti e l'abbigliamento, la casa
in cui si abita col proprio mobilio, le cose
che formano la nostra proprietà, e tutte
quelle che formano come il contorno o la
cornice della persona umana.
***
2. Perché il Regno di Dio si estenda anche
al corpo e alle membra.- Se anche corpo,
membra e cose si considerassero solamente in
se stessi, senza relazione coll'anima, pure

1
Iac. III, 5.
282&

apparterrebbero al Regno di Dio, in quanto


questo si estende a tutte le cose create.
Domini est terra et plenitudo eius 1.
Ma noi consideriamo qui corpo e membra
in quanto sono parti essenziali dell'uomo
e quindi dipendenti dall'anima spirituale ed
immortale. In questo senso corpo e membra
vengono a cadere nel regno spirituale di
Gesù Cristo, precisamente come appartengono
le anime da lui create, redente e santificate.
Come tutte le leggi chiedono conto
ai genitori dei loro bambini, perché i bambini
dipendono da loro, così Gesù Cristo
dimanderà conto all'anima del suo corpo. Il
regno di Dio come abbraccia la mente, il
cuore, la volontà, così si estenderà anche
alle dipendenze della volontà che sono
le membra.
Dice l’Apostolo: Non imprestate le vostre
membra quali strumenti di iniquità al peccato;
ma offerite voi stessi... e le vostre
membra a Dio come strumenti di giustizia.
Neque exhibeatis membra vestra arma
iniquitatis peccato... sed arma iustitiae Deo 2.
Inoltre il buon uso del corpo e delle membra
a sua volta potrà servire all'anima come
mezzo potente per far progredire il Regno
di Dio in sé e negli altri. Per esempio: quanti
progressi potrà fare il regno di Gesù Cristo
nella nostra mente, se noi useremo le nostre

1
Ps. XXIII, 1.
2
Rom. VI, 13.
283&

orecchie nell’ascoltare sovente e con


attenzione la parola di Dio predicata dai suoi
ministri o faremo lavorare i nostri occhi in
buone e sante letture!
***
3. Come si estenda il Regno di Dio al corpo
ed alle membra. - È cosa semplicissima:
facendo servire corpo e membra come
strumenti non a fare la nostra volontà, i nostri
capricci o piaceri, ma unicamente a fare la
volontà di Dio.
Supponiamo per un momento che il demonio
possedesse una persona, prendendo il
possesso totale del suo corpo. Come userebbe
il demonio di questo corpo? Il Vangelo
ci narra le orribili gesta di certi indemoniati:
gettarsi per terra e ravvoltolarsi
nella polvere, emettere spuma dalla bocca,
andar nudi per le campagne, assalire gli
uomini, rompere le catene con cui eran legati,
farsi il terrore e lo spavento di tutto il paese.
Ma questo sarebbe ancora il meno.
Chi può immaginare le immoralità e le
bestemmie che uscirebbero da quella bocca,
l’uso scandaloso degli occhi, delle mani, dei
piedi, di tutto il corpo? Quando si vuol descrivere
la degenerazione morale e scandalosa
di certi uomini, si dice: È un demonio
incarnato!
***
Invece supponiamo che l'anima stessa di
nostro Signor Gesù prendesse il posto della
284&

nostra anima. Quale sarebbe allora l'azione


del nostro corpo?
Quale delizioso spettacolo apparirebbe
dinanzi ai nostri occhi! Quale amabilità nella
fisionomia, qual serenità di fronte! Quale
modestia di sguardi! quale dolcezza di voce!
quale umile portamento di tutta la persona!
quanta calma e grazia nelle risposte!
Abbiamo tutta la vita di Gesù dinanzi a
noi: il suo amore al nascondimento, alla
povertà, all’ubbidienza mostrato nei trent’anni
della sua vita, nascosta; la sua amabilità,
la sua dolcezza, la sua carità nella sua vita
pubblica.
Quella bocca, quali parole di vita pronunzia!
quegli sguardi come commuovono gli
uomini! quelle mani quante miserie
sollevano, quanti miracoli operano!
***
Ma se è cosa mirabile adoperare le membra
al bene, ancor più meraviglioso è
sottomettere il corpo al patire. E qui, quali
meravigliosi esempi!
Ecco come fa digiunare la sua bocca per
quaranta giorni nel deserto!
Ecco come siede al mezzo giorno colle
membra stanche sul pozzo di Sichem
aspettando gli Apostoli.
Ecco come presenta le mani ai manigoldi
che lo legano!
Ecco come sa rispondere con calma divina
285&

allo schiaffo ricevuto al tribunale di Anna!


E qui viene tutta la passione: la flagellazione
in cui il suo corpo è ridotto ad una
sola piaga, I'incoronazione di spine onde
la sua fronte e testa divina è trafitta da ferite
crudeli. Poi le spalle di Gesù si sottopongono
alla croce pesante, le sue braccia
la stringono, le sue gambe camminano
sotto quel peso; i suoi piedi inciampano e
il suo Corpo cade ripetutamente e infine
chiodi crudeli fissano le sue mani, i suoi piedi
alla croce, ed Egli sospeso tra cielo e terra,
appoggiato alle squarciature delle sue ferite
entra in un'agonia di spasimi indicibili che
compiono il sacrifizio, e muore!
Ebbene tutte queste cose farebbe e
soffrirebbe una persona umana quando in
essa operasse l'anima di Gesù. Quello che fece
una volta nel suo Corpo, l'anima di Gesù
lo ripeterebbe nella persona di qualunque
umana creatura.
***
Ora tutto questo Gesù è disposto ad operarlo
in ciascun cristiano, non già sostituendo
l'anima, ma dandogli la sua grazia. E che
altro vuole Gesù venendo in noi nella santa
comunione Eucaristica? Egli vuol nutrirci delle
sue Carni, abbeverarci del suo Sangue,
per comunicarci la sua forza.
Di qui prendeva coraggio quel santo a
domandarsi in ogni azione: Quid nunc et
286&

quomodo Jesus? Se Gesù fosse al mio posto, che


cosa farebbe? come opererebbe?
Sentiva egli una parola pungente, o
riceveva una sgarbatezza? Quid Jesus? Che
farebbe Gesù? E gli veniva innanzi Gesù che
riceveva con calma lo schiaffo!
Si trovava innanzi ad un nemico? Quid
Jesus? e Gesù che abbraccia Giuda gli
diceva il da farsi. Non è così che S. Giovanni
Gualberto vinse l'ira e la vendetta
dinanzi all’uccisore di suo fratello?
Insomma poco per volta il corpo, e le
membra, gli occhi, le orecchie, la lingua, le
mani, i piedi, tutto l'esteriore viene a
correggere i suoi difetti, e a comporsi a
somiglianza dell'esteriore di Gesù. Quella persona
già non sembra più una persona comune, ma
rappresenta al vivo la maniera di Gesù... E
quello che si diceva di S. Francesco: Se volete
aver un'idea della mansuetudine di Gesù,
guardate Monsignor di Sales!
Ecco il genuino avveramento delle parole
famose: Vivo autem iam non ego, vivit vero
in me Christus 1. E vivo non già io, ma
vive in me Cristo. E cosa è tutto questo?
È il Regno di Gesù Cristo che incominciato
nella mente e passato nella volontà,
scese nel cuore per passare ad irradiarsi col
corpo e nelle membra.
È la completa realizzazione del Regno di
Gesù in noi!

1
Gal. II, 20.
287&

Vita eroica di S. Paolo

“ Fui nei travagli, nelle prigioni, oltre modo nelle


battiture, frequentemente in mezzo alle morti.
Dai Giudei cinque volte ricevei i quaranta colpi
meno uno.
Tre volte fui battuto colle verghe, una volta fui
lapidato, tre volte naufragai, una notte ed un giorno
stetti nel profondo del mare.
Spesso in viaggi, tra pericoli delle fiumane, pericoli
degli assassini, pericoli dei miei nazionali, pericoli
dai Gentili, pericoli nelle città, pericoli nella solitudine,
pericoli nel mare, pericoli dai falsi fratelli.
Nella fatica e nella miseria, nelle molte vigilie, nella
fame e nella seta, nei molti digiuni, nel freddo e
nella nudità; e ciò oltre quello che viene dal di
fuori, le quotidiane cure che mi vengono sopra,
la sollecitudine di tutte le chiese 1.

ORAZIONE

O Gesù, Re universale e perfetto, che vuoi


estendere la tua autorità sopra tutte le dipendenze
della mia anima, concedi a me benignamente
la grazia di sottomettere perfettamente
alla tua volontà il mio corpo, le mie membra,
i miei sensi e tutto il mio esteriore, acciocché
possa dire con verità: “ Non son più io che vivo,
ma Gesù che vive in me ”. Tu che vivi e
regni col Padre e collo Spirito Santo per tutti
i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria.: Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat Regnum tuum.

1
II Cor. XI, 23- 28
***********************************************************************************
LETTURA XXIX.

LA FESTIVITA’ DI CRISTO RE

Auctoritate nostra apostolica festum


D.N.I. C. Regis instituimus (Encycl)

Le ultime considerazioni che abbiamo fatte


nelle letture antecedenti, sopra l’estensione
della divina regalità di Gesù Cristo sono
senza dubbio di grande importanza pratica.
Chi mai non vede i frutti di santità che
si produrrebbero nelle nostre anime se il
Regno di Gesù venisse realmente ad
estendersi nelle nostre menti, volontà,
cuori e membra?
La nostra intelligenza sarebbe
perfettamente soggetta alla fede, senza
pregiudizi, senza errori, senza incertezze, e
splenderebbe nella luce della verità. La volontà
sottomessa alla volontà divina, sarebbe
libera da ogni inganno di amor proprio, nel
nostro cuore regnerebbe il fervore dell'amor
divino di cui sarebbero docili strumenti
il corpo e le membra.
Questa soggezione dovrebbe poi estendersi
nelle famiglie, nelle nazioni ed in tutta
l'umanità.
Qual magnifico spettacolo presenterebbe
la terra in questa supposizione! Allora
finalmente, come preghiamo nel Pater, sarebbe
289&

realizzata la parola: sia fatta la tua


volontà come in cielo, così in terra!
Il mondo sarebbe trasformato in un
paradiso terrestre.
Ora il Papa memore del bene che
verrebbe dalla estensione, anche solo parziale
ed imperfetta, di questo regno di Gesù Cristo,
ispirato di certo dallo Spirito Santo, ha
scritto la mirabile e provvidenziale Enciclica
Quas primas in data 11 Dicembre 1925, perché
queste ed altre solenni ed altissime verità
venissero ricordate ogni anno ai fedeli colla
celebrazione di una nuova festa, intitolata,
appunto Festa di nostro Signor Gesù Cristo Re.
Noi vedremo di essa: 1) le regioni psicologiche;
2) le ragioni storiche; 3) le regioni sociali.
***
Ragione psicologica.- Dato che le cose
accennate di sopra siano, come sono, frutti di
prima importanza, bisognava cercare il modo
di farle produrre dal popolo cristiano
in modo facile, universale, efficace.
Facile, perché nella massa del popolo
cristiano vi sono innumerabili persone che, o
per difetto di tempo, o di ingegno, od
anche di volontà, non potrebbero esser
suscettibili di mezzi alti e difficili.
Universale, perché a tutti deve estendersi
il Regno di Gesù Cristo. Come Dio vuol
tutti salvi, come Gesù Cristo ha mandato gli
290&

Apostoli a predicare a tutte le genti,


così a tutti gli uomini devono giungere le
esortazioni paterne del Sommo Pontefice.
Efficace, cioè in modo che realmente si
giunga a raccogliere quei frutti salutari.
Questa efficacia poi richiede che non solo si
parli alle orecchie o alla mente, ma insieme
al cuore e alla volontà, e ciò non solo una
volta, ma ripetute volte e con molta forza e
solennità.
Ora come mai potevasi arrivare a tanto?
Anche una splendida Enciclica commentata
in seguito sia pure da libri piccoli e grandi,
non era sufficiente. Ci voleva una Festa, una
festa solennissima, col suo splendore liturgico,
col suo Uffizio, colla sua Messa propria,
colla sua preparazione e colle illustrazioni
che ciascun parroco o sacerdote farà
oralmente alle sue pecorelle, e coi Sacramenti
che in tale festa si riceveranno dai fedeli .
***
“ Nessun altra cosa, dice il Papa, può a
quello scopo maggiormente giovare quanto
l'istituzione di una festa particolare e
propria di Cristo Re.
“ Infatti più che i solenni documenti del
magistero ecclesiastico hanno efficacia
nell'informare il popolo nelle cose della fede e
nel sollevarlo alle gioie interne della vita, le
annuali festività dei sacri misteri. I documenti
il più delle volte sono presi in considerazione
da pochi ed eruditi uomini; le feste
291&

invece commuovono ed ammaestrano


tutti i fedeli: quelli una sola volta parlano;
queste invece ogni anno ed in perpetuo;-
quelli sopra tutto toccano salutarmente
l'intelletto; queste invece non solo la mente, ma
anche il cuore, tutto l'uomo insomma ”.
“ Invero, essendo l'uomo formato di anima
e di corpo, ha, bisogno di essere eccitato
dalle esteriori solennità in modo che,
attraverso la varietà e la bellezza dei sacri riti,
accolga nell'animo i divini insegnamenti, e
convertendoli in sostanza e sangue, faccia
sì che essi servano al progresso della sua
vita spirituale ”.
***
2. Ragioni storiche.-- Vi ha una parte
della Sacra Liturgia che è chiamata
Eortologia, che tratta delle varie feste dell'anno
ecclesiastico. Da esse si vede come le feste
furono, nel corso dei secoli, stabilite secondo
le varie nascenti necessità. Lasciamo di nuovo
la parola al Papa:
“ Si ricava da documenti storici che le
varie festività, col decorso dei secoli, vennero
introdotte l'una dopo l'altra secondo che la
necessità, o l’utilità del popolo cristiano
sembrava richiederlo; così avvenne, quando fu
necessario che il popolo cristiano venisse
rafforzato di fronte al comune pericolo, o
venisse difeso dagli errori velenosi degli eretici,
o incoraggiato più fortemente e infiammato
a celebrare con maggior pietà qualche
292&

mistero della Fede, o qualche beneficio della


grazia divina ”.
***
“ Fin dai primi secoli dell'Era cristiana,
venendo i fedeli acerbamente perseguitati,
si cominciò coi sacri riti a commemorare i
martiri, affinché, come dice S. Agostino, le
solennità dei martiri fossero d'esortazione al
martirio ”.
“ Gli onori liturgici che in seguito furono
tributati ai confessori, alle vergini e alle vedove,
servirono meravigliosamente ad eccitare
nei fedeli l'amore delle virtù necessarie
anche in tempo di pace ” .
“ Specialmente le festività istituite in onore
della B. Vergine fecero sì che il popolo
cristiano non solo venerasse con maggior pietà
la Madre di Dio, sua validissima protettrice,
ma si accendesse altresì di più forte amore
verso la Madre Celeste che il Redentore gli
aveva lasciato, quasi per testamento. Tra i
benefici ottenuti dal culto pubblico e
liturgico verso la Madre di Dio e i santi del
Cielo non ultimo si deve annoverare questo,
che la Chiesa, in ogni tempo, poté vittoriosamente
respingere la peste delle eresie e degli errori.
***
“ In siffatto ordine di cose dobbiamo ammirare
i decreti della Divina Provvidenza la
quale, come suole dal male ritrarre il bene,
293&

così sopportò che di quando in quando la


fede e la pietà delle genti scemassero, o che
le false teorie insidiassero la verità
cattolica, con questo esito però, che questa
risplendesse poi di nuovo splendore, e quelli,
destatesi dal letargo, tendessero a cose
maggiori e più sante ”.
“ Ed invero le festività che furono accolte
nell'anno Liturgico, in tempi a noi vicini,
ebbero eguali origini e produssero identici
frutti ”.
“ Così quando era venuto meno la riverenza
e il culto verso il SS. Sacramento, fu
istituita la festa del Corpus Domini, e si
ordinò che venisse celebrata in guisa tale, che
le solenni processioni e le preghiere da farsi
per tutto l'ottavario, richiamassero le genti
a venerare pubblicamente il Signore ”.
“ Così la festività del Sacro Cuore di Gesù
fu introdotta quando gli animi degli uomini
infiacchiti ed avviliti per il freddo rigorismo
dei Giansenisti, erano del tutto agghiacciati
e distolti dall'amor di Dio e dalla speranza
dell'eterna salute ”.
“ Ora se comandiamo che Cristo Re venga
venerato da tutti i cattolici del mondo, con
ciò noi provvederemo alle necessità dei tempi
presenti ”.
***
3. Ragioni sociali.- Le rasgioni sociali considerate
dal Papa sono tre: la prima riguarda
294&

la necessità dei nostri tempi per causa di


una pestilenza che da molto tempo regna in
tutto il mondo, e che si è andata dilatando
con danni incredibili per l'umana società.
Anche qui leggiamo la mirabile Enciclica
Papale:
“ La peste dell’età nostra e il cosìdetto
laicismo, coi suoi errori e coi suoi empi
incentivi. E voi sapete, o Venerabili fratelli,
che tale empietà non maturò in un sol giorno,
ma da gran tempo covava nelle viscere della
società ”.
“ S'incominciò a negare l'impero di Cristo
su tutte le genti, si negò alla Chiesa il diritto
di ammaestrare le genti, di dar leggi
e di governare i popoli per condurli
all'eterna felicità. A poco a poco la Religione
Cristiana fu eguagliata alle altre religioni,
false, e indecorosamente abbassata al livello
di queste ”.
“ Quindi la si sottomise all’autorità civile
e fu lasciata quasi all'arbitrio dei principi
e dei magistrati. Si andò più innanzi ancora.
Vi furono di quelli che pensarono di sostituire
alla religione di Cristo un certo sentimento
religioso naturale. Né mancarono stati
i quali opinarono di poter fare a meno di Dio
e riposero la loro religione nell'irreligione e
nel disprezzo di Dio stesso ”.
***
“ I pessimi frutti che quest’allontanamento
da Cristo da parte degl'individui e delle
295&

nazioni produsse tanto frequentemente e tanto


a lungo, noi lamentammo nell’Enciclica
“ Ubi arcano ” e anche oggi lamentiamo: Essi
sono: i semi della discordia sparsi dappertutto;
accesi quegli odii e quelle rivalità tra i
popoli, che tanto indugio ancora frappongono
al ristabilimento della pace; I'intemperanza
delle passioni che così spesso si nascondono
sotto l'apparenza del pubblico bene e
dell'amor patrio; le discordie civili che ne
derivano, insieme a quel cieco e smoderato
egoismo sì largamente diffuso, il quale,
tendendo solo al bene privato e al proprio
comodo, tutto misura alla stregua di questo;
la pace domestica completamente turbata dalla
dimenticanza e dalla trascuratezza dei doveri
famigliari; I'unione e la stabilità delle
famiglie infranta; infine la stessa società
scossa e spinta verso la ruina.
Ora se tutti questi mali provengono dal
laicismo, ossia dal progressivo allontanamento
degli uomini da Dio, chi non vede qual
potente rimedio non sarà contro di essi lo
stabilimento del Regno sociale di Gesù
Cristo? Di quel Regno per cui tutta l'umanità,
individui e Stati, di nuovo si avvicineranno
a Gesu, Salvatore di tutti?
***
Un'altra ragione sociale è la maturità del
tempo.
Come l'avvenuta pienezza dei tempi segnò
l'ora della venuta del Messia, così al presente
296&

la maturità dei tempi chiama la festa


della regalità di Gesù Cristo.
Chi non vede, continua l’Enciclica, “ che
fino dagli ultimi anni dello scorso secolo si
prepara meravigliosamente la via alla
desiderata istituzione di questo giorno festivo? ”.
“ Nessuno infatti ignora come con libri
divulgati nelle varie lingue di tutto il mondo,
questo culto fu sostenuto e sapientemente
difeso.
“ Il principato e il regno di Cristo fu ben
riconosciuto con la pia pratica di dedicare e
consacrare tutte le Famiglie al Sacratissimo
Cuore di Gesù. E non soltanto le famiglie
furono consacrate, ma altresì le Nazioni e i
Regni. Anzi per volere di Leone XIII,
tutto il Genere Umano durante l’anno Santo 1900
fu felicemente consacrato al Divin Cuore ”.
“ Né si devono passare sotto silenzio… i
Congressi Eucaristici che si sogliono fare ai
nostri tempi. Essi col convocare i fedeli
delle singole Diocesi, delle regioni e delle
nazioni ed anche di tutto l’Orbe Cattolico a
venerare ed adorare Gesù Cristo Re, nascosto
sotto i veli eucaristici, tendono mediante
discorsi nelle assemblee e nelle chiese,
mediante le pubbliche esposizioni del SS.
Sacramento, mediante le meravigliose
processioni ad acclamare Cristo qual Re dato dal
cielo.
“ A buon diritto si direbbe che il popolo
cristiano, mosso da ispirazione divina, voglia
stabilire Gesù nei suoi diritti regali.
297&
***
Una terza ragione sociale, ma prossima ed
immediata segnala il Pontefice nella
celebrazione dell’Anno Santo. E questa trae sia
dalla miglior disposizione dei fedeli
purificati dalla colpa e dalla pena, sia dalla
canonizzazione di tanti santi, sia dall’Esposizione
Missionaria, come dalla celebrazione del
XVI centenario del concilio di Nicea in cui
Gesù Cristo fu proclamato consustanziale al
Padre.

Istituzione della Festa

Esposte queste ragioni il Sommo


Pontefice viene allo scopo di tutta la
mirabile Enciclica e solennemente
proclama:
" Pertanto con la nostra Apostolica
Autorità istituiamo la Festa di Nostro
Signor Gesù Cristo Re, stabilendo che
sia celebrata in tutte le parti della terra
l'ultima domenica di Ottobre, cioè la
domenica precedente la festa di tutti i
Santi
Similmente ordiniamo che in questo
medesimo giorno ogni anno si rinnovi
la Consacrazione di tutto il genere
umano al Cuore Sacratissimo di Gesù che
298&

il nostro Predecessore di s. m. Pio X


aveva comandato di ripetere
annualmente.

ORAZIONE

O Gesù, che avendo già in tanti modi tratte


le nazioni al tuo Divin Trono, ti sei degnato
di ispirare al tuo Vicario l'istituzione
della grande festa della tua Regalità, concedi a
noi e a tutto il tuo popolo, benignamente la
grazia che, celebrando con fede e divozione
questa grande solennità possiamo raccoglierne
con abbondanza i frutti salutari. Tu che vivi
e regni nella gloria col Padre e collo Spirito
Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat regnum tuum.
***********************************************************************************
LETTURA XXX.

LA LITURGIA DELLA FESTA


DI GESU’ CRISTO RE

Ecclesia catholica Auctorem suum


per annuum S. Liturgiae orbem
Regem consalutat (Encycl)

La festa di Gesù Cristo Re è a buon diritto,


una festa speciale e bellamente inserita
nel corso dell'anno liturgico.
È festa speciale, perché ha un proprio
formale oggetto. Questo non è che un
particolare aspetto, o punto di vista, sotto cui
si può considerare l'adorabile Persona del
nostro Signor Gesù Cristo. Come la festa
del Corpus Domini considera Gesù in
quanto cibo delle nostre anime e la festa del
SS. Cuore lo considera sotto il punto di vista
delI'amore; - così qui G. C. si considera in quanto
Re. Ogni speciale aspetto può dar origine
ad una festa speciale, quando la necessità o
la grande utilità lo richiedano.
È poi la festa di Gesu Cristo Re
convenientemente collocata nell'anno liturgico.
Essa si celebra in domenica, e non in giorno
feriale, affinché tutto il popolo cristiano
possa prendervi parte.
Il giorno poi è l'ultima domenica di
Ottobre prima della Festa di tutti i Santi per
300&

dare uno splendido complemento ai misteri


della vita di Gesù commemorati nel corso
dell'anno liturgico - prima che si celebri la
gloria dei Santi frutto del suo trionfo.
Siccome poi la festa liturgica ha tre
parti: Uffizio, Messa e Predicazione, noi
considereremo brevemente queste parti.
***
1. Uffizio della Festa di Gesù Cristo Re.-
Ogni festa ha il suo Uffizio. L'Uffizio poi
è un tesoro d'incalcolabile preziosità, di cui
non si può dare in breve un'idea.
Basti pensare che si compone, nella sua
massima parte, di parole della S. Scrittura,
con poche appartenenti ai SS. Padri della
Chiesa ed alcune che sono della Chiesa
stessa .
È quello che si dice comunemente Breviario,
che si sente recitare pubblicamente dai
Canonici nel Coro; e che si recita privatamente
ogni giorno dai Sacerdoti, Diaconi e
Suddiaconi.
È composto di sette parti che sono: Mattutino,
Lodi, Prima, Terza, Sesta, Nona,
Vespro e Compieta.
Una gran parte delle cose che si recitano
sono fisse al giorno; alcune variano secondo
l'oggetto della festa.
Quando compone un ufficio nuovo, la Chiesa
va cercando per tutti i libri Divini della
Bibbia e nelle omelie dei Ss. Padri le più
belle cose che si riferiscono alla nuova
301&

festa, e le distribuisce nelle varie parti


delI'uffizio.
L’uffizio forma un corpo complesso e
copioso. Per recitarlo privatamente s'impiega su
per giù un’ora e un quarto ed anche più.
Ora si capisce facilmente come in una recita
spedita che dura per questo tempo, se
ne possono dire delle cose!
Difatti è così. Il breviario, anche solo di
un giorno, contiene tanta materia che per
darne una spiegazione mediocre, bisognerebbe
riempire un bel volume.
Per esempio questo volumetto che, o lettore,
tieni tra le mani, è ben lontano dal contenere
la spiegazione dell'Uffizio della festa
di Gesù Cristo Re.
***
Ora che potrò io dire di questo magnifico
uffizio nel breve spazio qui disponibile?
Si può dire in generale che tutte le più
belle cose che si possono pensare intorno alla
Divina Regalità di Gesù Cristo, vi sono
esposte in maniera chiara e concisa; o come
antifone di salmi, o come responsori di
lezioni, o come inni di gloria.
Ecco per esempio come suona la 1.a
antifona dei Primi Vespri: “ Pacifico si chiamerà,
e il trono di Lui sarà fermissimo in perpetuo ”.
Questa antifona introduce il Salmo messianico:
Dixit Dominus Domino meo, che consuona
perfettamente coll'antifona. Se poi si sente
302&

il canto, allora la consonanza e la grandiosità


di questo accentua ed illustra la consonanza
del senso, e così anche nel primo
salmo già si può gustare la dolcezza della
liturgia della festa.
La 2.a antifona riprende il concetto
della prima: il Regno di Lui è regno
sempiterno e tutti i re della terra a lui serviranno
ed obbediranno.
La terza: Ecco l'uomo: Oriente è il suo nome:
e sederà, ed impererà e parlerà alle nazioni.
E la quarta: Il Signore è nostro giudice,
il Signore è nostro Legislatore, il Signore è
nostro Re. Egli ci salverà. La quinta finalmente:
Ecco io ho dato te luce alle genti, per portare
la mia salute fino agli ultimi confini della
terra. E allora come vien bene il salmo che
segue: Laudate Dominum omnes gentes!
Quando poi, finita l'antifona, l'organo tace…
tutto il popolo si alza in piedi e il celebrante
canta in tono maestoso il capitolo,
che si trae dall’Epistola ai Colossesi:
Fratelli, rendiamo grazia a Dio Padre, che ci fece
degni di partecipare alla sorte dei santi nella
luce - il quale ci ha tratti dalla potestà
delle tenebre per trasportarci nel Regno del
Figliuolo dell’amor suo.
Tutti rispondono: Deo gratias! S^, rendiamo
grazie!
E allora, .stando il popolo sempre in piedi,
incomincia l'inno:
303&
***
Te, Cristo, Re dei secoli
Te duce delle genti
dei cuori e delle menti
Solo acclamiam Signor!

“ Cristo non regni!” levasi


Un urlo in ogni lido:
Odi dei figli il grido:
“ Tu regni in ogni cuor!

Aduna, o Re pacifico,
Gli erranti al solo ovile;
Vinca il tuo amor gentile
La loro infedeltà.

Per questo al duro stipite


Pendi, le braccia stese,
E scopri il cuor che accese
L'eterna Carità.

Per questo, cibo e vittima


Ne l'ara ti nascondi;
Dal fianco aperto effondi
Rivi di grazia e amor.

S'inchini a Te dei popoli


Chi l'alte sorti regge;
Arte, scienza e legge
A Te tributi onor!

Al tuo poter s'incurvino


Dei re mortali i segni;
Su le famiglie e i regni
Stendi lo scettro d'or.
304&

O Cristo, a Te sia gloria


Del Mondo Reggitore,
Col Padre e il Primo Amore
Negli anni eterni ognor. Così sia 1
***
Dopo l'inno viene il versetto:
I cantori: A me è data ogni potestà.
E il popolo risponde: In cielo ed in terra.
Che bella conferma alle parole dell'inno!
Poi si canta il Magnificat preceduto dalla
sua antifona. Eccola: Darà a lui il Signore
la sede di Davide suo Padre, e regnerà nella
casa di Giacobbe e il regno di lui non avrà
fine: alleluia!
Cantato il Magnificat si ripete l’antifona,
poi si canta l'Oremus è così termina
il primo vespro.
***
Or che ho fatto io? Ho appena accennato
le parti variabili dell'ottava parte
dell'Ufficio di Cristo Re.
Niente ho detto del mattutino che è la parte
più lunga, del suo invitatorio ed inno proprio,
niente delle belle antifone dei tre notturni,
niente dei responsori e dei versetti,
niente delle magnifiche lezioni delle quali le
tre del 1° notturno son tratte dall'Epistola
ai Colossesi, quelle del 2° notturno dall’Enciclica
Quas primas del Papa Pio XI, quelle

1
Dal libro: La festa di G.C. – pag. 442, Roma,
Messaggero del C. di G., 1926.
305&

del 3° notturno dai commenti di S. Agostino


suI vangelo che tratta di Gesù Cristo Re.
E così pure non entro nemmeno a discorrere
delle Lodi, né delle quattro ore minori,
né dei secondi Vespri e Compieta.
Quanto sarebbe desiderabile che almeno
un piccolo numero di fedeli potesse leggere
questo Ufficio, per ammirarne la magnificenza,
e gustarne il senso!
***
2. Messa della Festa Gesù Cristo Re. -
L’Ufficio è più esteso, ma la Messa è più importante.
Anzi si può dire che l'uffizio è un contorno
alla Messa. Quello è la cornice, questa
la figura; quello la circonferenza, questa
il centro.
La messa ha tre parti: la parte introduttiva,
la centrale, la complementare.
La prima va fino all'Offertorio, ed ha carattere
prevalentemente didattico. La seconda
è la vera messa; incomincia dall’Offertorio
e va fino alla Comunione del Sacerdote.
La terza termina la messa.
La qualità della messa appare tosto
dall’Introito.
Leggiamo: Degno è l'Agnello che è stato
ucciso di ricevere la virtù e la sapienza e la
fortezza e l'onore. A lui gloria ed impero nei
secoli dei secoli. O Dio, dà il tuo giudizio al Re;
e la tua giustizia al Figlio del Re.
Si vede che si parla di Cristo Re. Ma si tratta
del Sacrificio della Messa. Ed ecco che quel
306&

Re viene presentato, come nella visione


apocalittica, sotto la forma di Agnello ucciso!
La messa ha pure le sue parti variabili.
Epistola e Vangelo sono già nell'Ufficio.
L'una è tratta dalla lettera ai Colossesi;
l'altro rappresenta Gesù dinanzi a Pilato.
Pilato interroga: Sei tu Re dei Giudei? Gesù,
risponde: Si lo sono.
Ma in questa Messa vi è una parte variabile
che è rara e questo è il prefazio che
qui è proprio.
Com'è bello questo prefazio!
– Il Signore sia con voi.
– E collo spirito tuo.
– In alto i cuori!
– Li abbiamo al Signore.
– Rendiamo grazie al Signore Dio nostro.
– È cosa degna e giusta:
Ecco ora come continua a cantare il
celebrante, in tono solenne:
Veramente degna e giusta cosa è, equa e
salutare, che noi ti rendiamo sempre e dovunque
i nostri ringraziamenti; o Signore Santo,
Padre onnipotente, Eterno Dio.
Tu che hai unto coll'olio dell’esaltazione
Sacerdote eterno e Re di tutto l'universo il tuo
Figliolo Unigenito e Signor Nostro Gesù Cristo;
affinché Egli offerendo se medesimo sull'altare
della croce come Ostia Immacolata e Pacifica,
compiesse i misteri dell'Umana Redenzione.
Affinché assoggettate al suo impero tutte le
creature, le consegnasse alla tua immensa
maestà come Regno eterno ed universale:
307&

Regno di verità e di vita, regno di santità


e di grazia, regno di giustizia, di amore e di
pace.
E perciò cogli Angeli ed Arcangeli, coi Troni
e le Dominazioni e con tutta la milizia del
Celeste Esercito, cantiamo un inno alla tua
gloria senza fine dicendo:
Santo, Santo, Santo è il Signore degli
Eserciti!
Pieni sono i cieli e la terra della tua gloria:
Osanna nel più alto dei cieli
Collochiamo ora queste grandi parole in
mezzo alla sacra e tremenda Liturgia della
Messa: pensiamo al tempio, alla moltitudine
del popolo, ai sacri ministri, che servono
all’altare, al canto, all'organo... a tutto
insomma l'ambiente in cui si svolge una
bella Messa Pontificale. È mai possibile in
questo mondo una poesia, più sublime, più
vera, più impressionante?
***
3. La predicazione.- La predicazione entra
come parte viva nelle funzioni liturgiche.
Certo poi in questa festa ci deve entrare:
sia perché nuova, sia perché il Papa lo
comanda.
Ecco le sue parole:
“ Questo sia il vostro dovere, o Venerabili
Fratelli, questo il vostro compito di far
sì che si premetta a questa festa annuale in
giorni stabiliti in ogni parrocchia un corso di
predicazione, in guisa che i fedeli ammaestrati
308&

intorno alla natura, al significato, ed


importanza della festa stessa, intraprendano
tale un tenore di vita che sia veramente
degna di coloro che vogliono essere
sudditi affezionati e fedeli del Re
Divino ” .
***
Il Papa adunque desidererebbe un corso
di predicazione che potrebbe essere un mese,
una novena, un triduo, certo almeno una
predica nel giorno della festa.
Anzi il Sommo Pastore della Chiesa si
degna di prescrivere Egli stesso il tema
della predicazione da farsi. Tema inesauribile
sarebbe tutta l'Enciclica Quas primas, nella
quale si può facilmente trovare materia
anche per un mese, se si vuole.
Ma nelle parole citate Egli ci parla della
natura, significato ed importanza
della festa .
Natura: Nessuno s'allarmi, perché si parla
di Re. Non è una festa politica, ma religiosa,
riguardante il dominio spirituale di Dio
su tutte le sue creature, e specialmente quel
dominio che ha come Salvatore per condurre
gli uomini al Paradiso, nonostante tutte
le difficoltà e tentazioni che vengono dal
demonio, dal mondo e dalle nostre passioni .
Significato: Essa significa che ciascheduno
di noi deve sottomettere a Gesù la mente
colla fede, la volontà con l'ubbidienza, il
cuore coll'amore; significa che le famiglie
309&

debbono esser regolate dalle leggi del Vangelo;


- significa che è tempo omai per le Nazioni
di abbandonare le peste del laicismo – e
di ritornare a Cristo.
L'importanza poi appare dall'essere la
presente, questione di vita o di morte. Se Gesù
sarà nostro Re, almeno nelle cose essenziali, ci
salveremo. Se no, cadremo nella schiavitù
di Satana, e saremo dannati per sempre.
Messe in salvo poi le cose essenziali, che
riguardano i comandamenti, la maggior estensione
del regno di Cristo segnerà sempre un
maggior progresso nella santità; aumento di
merito in questa vita, e di gloria nella vita
futura.

Inno a Gesù Cristo

Sia lode a Gesù Cristo


Per tutti i secoli!
Che assunta umana spoglia
Ne venne a noi dal Ciel.
Sommesso ed umile
In terra si mostrò;
Sia lode a Gesù Cristo
Per tutti i secoli.

Sia lode a Gesù Cristo


Per tutti i secoli!
Dell’infernal servaggio
Infranse i vincoli
E l'uman genere
Dal male liberò;
Sia lode a Gesù Cristo
Per tutti i secoli.

Sia lode a Gesù Cristo


Per tutti i secoli!
Trionfi in ogni mente
In ogni cuore;
310&

Sia lode al Redentor,


Sia lode al Salvator.
Sia lode a Gesù Cristo
Per tutti i secoli.

ORAZIONE

Onnipotente sempiterno Iddio che nel


diletto tuo Figlio Re di tutto l'Universo, volesti
instaurare tutte le cose, concedi benignamente
la grazia che tutte le famiglie delle genti,
disgregate per la ferita del peccato, si assoggettino
al soavissimo impero di Lui, che teco vive e
regna insieme collo Spirito Santo per tutti i
secoli dei secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu sacratissimum,


adveniat Regnum tuum.
***********************************************************************************
LETTURA XXXI.

CONSACRAZIONE A GESU’ RE

Item praecipimus ut eo ipso die generis humani


SS. Cordi Jesu dedicatio quotannis renovetur
(Encycl).

Tutto quanto si disse nelle trenta letture di


questo libretto, tutto era ordinato allo scopo
di condurci al Trono di Gesù Cristo Re,
per prostrarci dinanzi a Lui a fargli umile
consecrazione della nostra vita.
Questa fu l'intenzione del Sommo Pontefice
nello scrivere l'ammirabile sua Enciclica
Quas primas, che formò l'oggetto delle
nostre considerazioni. Tant'è vero che il
Papa, mentre colla sua suprema autorità
istituisce la festa di Gesù Cristo Re, comanda
pure che nel medesimo giorno si rinnovi la
solenne consecrazione di tutto il genere
umano al Sacratissimo Cuore di Gesù, e ne
dà la formula relativa.
Vediamo di penetrare, per quanto ci è
possibile, l’importanza di questa consecrazione,
perché possiamo veramente corrispondere
alle intenzioni del nostro Sovrano Gesù,
e del suo Vicario.
Considereremo: la natura della consecrazione
- I'importanza - le qualità.
312&
***
1. Natura della Consecrazione. – È questa
una parola più che ogni altra suscettibile di
essere fraintesa, o intesa in gradi molto
diversi.
Escludiamo subito l'inganno di coloro che
la fanno consistere nella recita, sia pure
attenta e divota, di una formula. Quanti sono
che nel giorno della festa prendono parte
alla consecrazione, ma usciti di Chiesa non
ci pensano più e continuano a viver
come prima!
Questo non ha nulla da fare con noi.
Consecrazione nel caso nostro è un atto
cosciente, ben ponderato e pienamente deliberato
con cui un cristiano dedica se stesso a Gesù
Cristo Re e prende serio impegno di realizzare
questa donazione nella sua vita.
Anzitutto la consecrazione è qualcosa che
non termina lì, ma deve riflettersi sulla
nostra vita, qualcosa di analogo ad una firma
che uno fa sotto un'obbligazione; la quale
firma non istà solo nello scrivere un nome,
ma importa un impegno da eseguirsi.
***
Dev’essere un atto cosciente, ossia bisogna
che ciascuno sappia bene che cosa si fa.
Ben ponderato, ossia pesare bene i termini
e la portata delle parole, lo stato nostro e
le nostre disposizioni interiori
313&

Pienamente deliberato, ossia fatto dopo


mature riflessioni; non per impulso momentaneo
e passeggero, ma per motivi pacatamente
considerati, in modo che non la fantasia,
o il sentimento domini, ma la vera e seria
volontà.
Dedica se stesso a Gesù Cristo Re. Dedicare
è donare, sacrificare, togliere il dominio da
noi, per darlo a Gesù. E il se stesso comprende
la mente, il cuore, la volontà, il corpo coi
suoi sensi e colle sue membra. Che voglia
dire consacrare a Gesù queste cose, già fu
spiegato quando si parlò dell'estensione del
Regno di Dio.
Prendendo serio impegno ecc. La consecrazione
deve ricordarsi ed eseguirsi. Per es.
S'io son solito leggere libri o giornali che
mi falsino le idee e corrompano il cuore, dopo
la consecrazione dovrò lasciarle più risolutamente,
perché ho dato a Gesù la mia mente
e il mio cuore.
Così intendeva la consecrazione S. Maria
Margherita Alacoque quando nel suo atto
di consecrazione si dedicava e consacrava
al Sacro Cuore, per non servirsi di alcuna
parte del suo essere che per onorarlo,
amarlo e glorificarlo; protestando che era sua
volontà irrevocabile d'esser tutta per Lui e
di far tutto per suo amore ” 1.
E il venerabile La Colombière scriveva:
Io mi consacro al Vostro Sacro Cuore nella

1
A. Vermeersch S.I., Divozione al Sacro Cuore – V. I, p.24.
314&

maniera la più perfetta e la più estesa che


sia possibile. A Dio non piaccia ch'io abbia
mai altro tesoro che la sua povertà, altre
delizie che le sue sofferenze, altro amore
che Lui stesso! No, no, o mio amabile
Salvatore, io non mi distaccherò mai da voi
e non mi attaccherò che a voi ” 1.
È vero che si danno vari gradi nella
consecrazione sia che si consideri in se stessa, e
sia nella mente di chi la fa. Vi ha però un
minimum sotto il quale non si può discendere .
***
2. Importanza della Consecrazione. – Questa
importanza si può considerare da vari
punti di vista.
Ed anzi tutto in se stessa. Se ben si
guarda nella sua sostanza, essa è cosa che
ogni buon cristiano deve già aver fatta e
continuamente ricordare.
Se consecrazione significa dare a Dio noi
stessi, non deve essere per noi cosa nuova.
Che cosa abbiam fatto nel Battesimo? Che
nella rinnovazione dei Voti battesimali, se
non protestarci dinanzi a Dio di rinunziare
al Demonio, alle sue massime, alle sue
pompe, cioè al peccato e promettere di
credere in Gesù Cristo ed osservare la sua
santa legge? Ora tutto questo è una vera e
perfetta consecrazione.

1
A. Vermeersch S.I., Divozione al Sacro Cuore - V. I, p.24
315&

Così diciamo della S. Cresima, di ogni


volta che abbiam ricevuto l'assoluzione
sacramentale, come pure quando, nel
ringraziamento di ogni fervorosa Comunione,
abbiamo offerto a Dio anima e corpo, mente
e cuore, lingua, occhi, mani, piedi e tutte le
nostre cose.
***
La consacrazione è cosa comune a tutti
i buoni cristiani.
Non dice Gesù Cristo a tutti: Si quis vult
post me venire, abneget semetipsum, et tollat
crucem suam et sequatur me? 1.
Non afferma espressamente l'Apostolo che
coloro che sono dalla parte di Cristo hanno
crocifissa la loro carne coi suoi vizi e le sue
concupiscenze? Qui... sunt Christi carnem suam
crucifixerunt cum vitiis et conoupiscentiis
suis?.
E il rinnegare se stesso, e il crocifiggere la
propria carne sono parole divine che
esprimono nella maniera più vera, più chiara e
più efficace l'essenza stessa della vera
consacrazione .
È dunque la consecrazione importante
in se stessa, perché riguarda ciò che è la
vera essenza della vita cristiana.
***
Ma se è così, se ogni cristiano ha già fatta
la consecrazione, non farà più bisogno di
farla, un’altra volta !

1
Matt. XVI, 25.
316&

Ecco una conseguenza fuor di posto,


che non tiene conto della natura umana.
Non abbiamo noi già fatte tante volte
confessioni, comunioni, visite al SS. Sacramento,
promesse? Eppure sentiamo la necessità
di ripeterle continuamente.
È purtroppo miserabile condizione della
nostra natura di dimenticare le nostre
promesse e stancarci dei nostri buoni propositi.
La continua rinnovazione di essi è
pratica ordinaria di ogni buon cristiano. Omni
die renovare debemus propositum nostrum,
dice l'Imitazione di Cristo 1.
Ma anche lasciando a parte questo, è
psicologicamente molto utile stabilire un tempo
nel quale rinnoviamo le nostre promesse con
maggior solennità, in circostanze particolarmente
impressionanti, dopo una preparazione
più o meno lunga, in compagnia d'altri,
in una grande solennità dell'anno.
Come dev'essere stato impressionante lo
spettacolo del popolo ebreo quando,
promulgando Dio con una voce simile ad una
tromba i suoi comandamenti, il popolo ad
ognun di essi rispondeva: Amen! 2 .
Non si rinnovano più fortemente i nostri
proponimenti dopo una muta di esercizi
spirituali ben fatti?
Questo è appunto il caso nostro.

1
L. I, c. XIX
2
Deut. XXVI
317

Dopo che avremo ascoltato con attenzione


la predicazione precedente la festa di Gesù
Cristo Re - dopo una buona confessione e
Comunione sacramentale, ripieni di fervore e
buona volontà, con quanto entusiasmo non
faremo noi la nostra consecrazione a Gesù
Cristo, e lo proclameremo Re del nostro cuore.
Se la festa sarà ben condotta, colla grazia
più abbondante che Iddio suol dare in
queste circostanze, noi potremo provare
un'impressione così profonda ed efficace, che forse
non avremo mai provata e che potrà essere
il principio di una vita veramente nuova.
Quante conversioni datano appunto da
simili circostanze !
Dunque una speciale, più solenne e più
fervorosa consecrazione è importante per lo
speciale effetto che può produrre nella nostra
anima.
***
Un altro motivo che è uno, ma che sempre
ne comprende molti altri, e il comando
del Papa.
Ripetiamo che il Papa è Vicario di Colui
che è stato e sarà sempre il vero, ed
insuperabile pedagogo dell'umanità; il quale ha
promesso di essere colla sua Chiesa tutti
i giorni sino alla fine del mondo.
Fede, ragione ed esperienza ci mostrano
che quando il Papa comanda una cosa,
anche se a noi paia altrimenti, il suo comando
è sempre ispirato alla più alta sapienza e
alla più profonda psicologia.
318&

Ne abbiamo una piccola prova nei due


oremus dopo la messa, comandati da Leone XIII
per ottenere protezione contro i nemici
della Chiesa. - Nessuno può disconoscere un
esaudimento di quelle preghiere nei progressi
attuali della Chiesa e nell'umiliazione
della Massoneria.
Ora il Papa comanda che nel giorno della
Festa di Gesù Cristo Re, si rinnovi la
consecrazione già comandata da Pio X di s.m.
Ecco le sue parole:
Praecipimus ut eo ipso die, generis humani
Sacratissimo Cordi Jesu dedicatio quotannis
renovetur.
Se dunque noi ubbidiremo all’augusta parola
del Vicario di Cristo potremo esser
certi di conseguire preziosi vantaggi.
***
3. Qualità della vera consecrazione. – Ma
quale sarà la nostra consacrazione? Dovrà
essere umile, sincera, intera.
Umile. Bisogna che pensiamo alle difficoltà
del nostro impegno. Si tratta di rinnegare
noi stessi nelle cose più care, di crocifiggere
la nostra carne coi suoi vizi e concupiscenze.
Major labor est, dice l’Imitazione di Cristo,
resistere vitiis et passionibus quam corporalibus
insudare laboribus 1 È più difficile
resistere ai vizi e alle passioni, che sudare nei
faticosì esercizi del corpo.

1
L. I. c. XXV.
319&

E le tentazioni del demonio? E le attrattive


del mondo? e la forza travolgente
dell'esempio? le derisioni dei tristi? il peso delle
tante abitudini, e le sconfitte passate?
Per tutto questo è facile capire come noi
siamo nella assoluta impossibilita di vincere
tanti nemici colle nostre sole forze.
Ed ecco allora come viene naturale un
sentimento di profonda umiltà che ci faccia
prostrare umilmente dinanzi a Dio, dicendo: O
Gesù, io confido tutto in voi; certi che nisi
Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat
qui custodit eam. 1
Per questo la preghiera prescritta del Papa,
incomincia: O Gesù dolcissimo... riguardate
a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro
altare .
***
Sincera. Questo significa che la nostra
consecrazione non deve esser simile alla preghiera
farisaica, di cui diceva il profeta Isaia:
Populus hic labiis me honorat, cor autem eorum
longe est a me 2. Questo popolo mi onora
colle labbra, ma il suo cuore è lungi da me.
Quello che pronunziamo colle labbra dev'essere
l'espressione di quello che è nel cuore.
Quando diciamo a Gesù: Signore, io voglio
esser vostro; bisogna non solo che la nostra mente
rifletta a quello che dice, ma che la volontà
sia realmente decisa di dare a Gesù se stessa

1
Ps. LXXVI, 2.
2
Matt. XV, 8.
320&

e tutte le cose che dipendono da Lei, almeno


in quello che la legge comanda.
Così pure prenderà parte il cuore che
renderà la nostra consecrazione volenterosa,
generosa e fervente.
Questa sincerità è chiaramente indicata
nella parola spontaneamente della formola
prescritta.
***
Intera, ossia senza restrizioni e riserve.
Bisogna consecrare la mente, ma credendo tutte,
senza eccezione, le verità rivelate da Dio
e proposte dalla Chiesa; non solo quelle che
a noi paiono ragionevoli.
Così diciamo dei comandamenti. Basta un
solo peccato mortale per andare all'inferno.
Promettere a Dio di osservare solo i comandamenti
di Dio e non quelli della Chiesa, o
tra i comandamenti di Dio far qualche eccezione
per. es. in ciò che riguarda o la restituzione
della roba altrui, la doverosa riparazione
dei danni, o il retto uso del matrimonio
- o la mortificazione del cuore in certe
illecite relazioni e simili, è mutilare gravemente
la consecrazione e quindi annullarla.
Qui offendit in uno, factus est omnium reus 1.
Chi inciampa anche in un solo comandamento,
cade nella ruina.
Questa integrità è assolutamente necessaria,
nelle cose che sono obbligatorie sotto pena di
colpa grave

1
Jac. II, 10.
321&

Quanto alle altre, man mano che si estenderà,


condurrà ad una sempre più alta perfezione.
La formula prescritta esprime chiaramente
questa integrità colle parole: Noi siamo
vostri e vostri vogliamo essere. Qui non si parla
solo o di mente, o cuore, o volontà, o corpo,
o sensi od altro! ma si dice noi, parola che
comprende tutto. Si dice inoltre che vogliamo
essere di Dio, colla nostra volontà - come
siamo di Dio per la nostra natura. Ora noi
per natura apparteniamo totalmente a Dio
- dunque vogliamo anche essere totalmente
da Lui.
Ecco la consecrazione intera, e senza
riserve.

Formula di consacrazione prescritta dal Papa Pio X

È quella che fu prescritta da Leone XIII, con


l’Enc. del 25 Maggio 1899, con l’aggiunta di pochissime
parole.
Questa preghiera consta di tre parti: La 1.a contiene
la consacrazione personale di ciascuno di noi
al SS. Cuore di Gesù: ecco che ognuno di noi oggi
spontaneamente si consacra al Vostro SS. Cuore!
La 2.a parte prega Gesù a voler esser Re, non
solo dei fedeli, ma anche di coloro che son lontani:
eretici, scismatici, idolatri, maomettani, ebrei.
La 3.a parte riguarda la stessa Chiesa e le nazioni
in generale.
La preghiera, per quanto sia da recitarsi nella festa
di Gesù Cristo Re, è diretta al Sacratissimo Cuore,
perché il Regno di Gesù Cristo è Regno di Amore, e
amore è la caratteristica della divina Regalità di
Gesù.
322&

ORAZIONE

O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere


umano, riguardate a noi umilmente prostesi
dinanzi al vostro altare. Noi siamo vostri e
vostri vogliamo essere; e per poter vivere a Voi
più strettamente congiunti, ecco che ognuno
di noi, oggi, spontaneamente si consacra al
Vostro Sacratissimo Cuore.
Molti, purtroppo, non vi conobbero mai;
molti, disprezzando i vostri comandamenti, Vi
ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbiate
misericordia e degli uni e degli altri, e tutti
quanti attirate al vostro Cuore Santissimo. O
Signore, siate il Re non solo dei fedeli che non
si allontanarono mai da voi, ma anche di quei
figli prodighi che Vi abbandonarono. Fate che
questi quanto prima ritornino alla casa paterna,
per non morire di miseria e di fame.
Siate il Re di coloro che vivono nell'inganno
e nell'errore o per discordia da voi separati;
richiamateli al porto della verità e dell'unità
della fede, affinché in breve tempo si faccia un
solo ovile sotto un solo Pastore. Siate il Re di
tutti coloro che sono ancora avvolti nelle tenebre
dell'idolatria e dell'islamismo, e non ricusate
di trarli tutti al lume e al Regno vostro.
Riguardate finalmente con occhio di misericordia
i figli di quel popolo che un giorno fu il
prediletto, scenda anche sopra di loro, lavacro
di redenzione e di vita, il Sangue già sopra
di essi invocato.
323&

Largite, o Signore, incolumità e libertà


sicura alla vostra Chiesa; largite a tutti i popoli
la tranquillità dell'ordine; fate che da un capo
all'altro della terra risuoni quest'unica voce:
Sia lode a quel Cuore Divino da cui venne la
nostra salute; a Lui si canti gloria e onore nei
secoli. Così sia.

Giaculatoria: Cor Jesu Sacratissimum,


adveniat Regnum tuum

-----------------------
A. M. D. G.
------------------------
INDICE

Prefazione pag.V
– Enciclica “Quas Primas” IX
I. Introduzione IX
II. Regalità di Gesù Cristo XI
III. Festività della Regalità di G.C. XVII

Lettura I Il vero Re Pag.1


” II La Regalità di Gesù Cristo nella Bibbia dell’A.T. 9
” III Gesù Cristo Re nel Nuovo Testamento 17
” IV Gesù Cristo Re nella Santa Liturgia 25
” V Fondamenti della Regalità di Gesù Cristo34
” VI Natura del Regno di Gesù Cristo 43
” VII Territorio del Regno di Gesù Cristo “la mente” 52
” VIII Territorio del Regno di Gesù Cristo “i cuori” 62
” IX Territorio del Regno di Gesù Cristo “la volontà” 73
” X Il manto Regale – Gesù Re dei secoli 84
” XI Il Manto Regale – Universalità del Regno 94
” XII La Corona Regale di Cristo Re dell’Universo 105
” XIII Lo scettro Regale di Cristo Re 116
” XVI Il Trono Regale di Cristo Re 126
” XV La Corte di Cristo Re 137
” XVI Il Genio di Cristo Re 148
” XVII Il Regno di Cristo Re 158
” XVIII La forma generale del Regno di Gesù Cristo 169
” XIX La costituzione organica del Regno di Gesù Cristo 178
” XX La forma di governo del Regno di Gesù C. 190
326&

Lettura XXI Estensione del Regno visibile di Gesù C. Pag.


205
” XXII G. C. Re delle nazioni 212
” XXIII Gesù Re nelle famiglie 222

1
Ps. LXXI, 8.
1
Dan. II, 31.
1
Phil. IV, 1.
2
Ps. VIII, 2.
1
Ps. XVIII, 1.
1
Ad Coloss. I, 13-19
2
I Paralip. XXIX, 10-12
1
Gen. XLIX, 10
1
Coloss. II, 3.
1
Matt. VII, 29.
1
Matt. XXVIII, 16.
1
Marc. XVI, 16.
2 Trid. Sess. VI, Can. 21.
1
Matt. V
2
Matt. V, 23-24.
1
Matt. XXV
1
Ps. II
1
Io. XXXII, 13.
2
Matt. XIX, 28.
1
Act. I, 11
2
Ps. XXXII, 13, 14.
1
Inno del Matt. Della Dom. di passione
2
Petr. I, 24.
3
Matt. XVI, 24.
4
Io. XIII, 15.
1
Prov. XVI, 32.
2
Coloss. II, 13.
3
Psal. II, 9-10
1
Prov. IX, 5.
1
Traduz. Di Mons. Gaetano Bossi.
1
Io. V, 7.
1
II ad Cor. XII, 2
2
Ap. VII.
1
Matth. XXVI 53.
2
Vedi anche Parad. XXXIII – 92.
” XXIV Il Regno di Gesù Cristo in noi 233
” XXV Il Regno di Gesù Cristo nella mente 245
” XXVI Il Regno di Gesù Cristo nella volontà 255
” XXVII Il Regno di Gesù Cristo nei cuori 266
” XXVIII Il Regno di Gesù Cristo nel nostro corpo 278
” XIX La festività di Gesù Cristo Re 288

1
Pard. XXX, 124
2
I Cor.
1
Cant. II, 16.
1
Parad. XXIX 13 19
1
Eph. II, 4.
2
Iov. XV, 13.
1
1
Matt. V.3 – 10- 3
2
Matth. XI. 28 30.
3
Matth. XIX 14.
4
Luc. XXII, 28.
1
Cant. III, 4.
1
Luc. XV. 11-24
1
Gen. II, 19.
1
Gen. III, 13.
1
Matt. XIII, 31.
2
I Cor. XII, 27.
1
Matth. XXVI, III, 8.
1
Ib. 19. 20
2
Matth XXIII, 4.
3
Matth. XVIII, 18
1
Cor. V, 15.
2
Act. V, 3.
1
Att. XVI, 13-19.
1
Sap. XI, 21.
2
Act. XV.
1
Giov. XIV, 18.
1
Matt. XXVIII, 20.
1
Matth. XVI, 18.
1
Giov. XXI, 15-17
1
Gen. XII, 7.
1
Ps. II, 8.
2
Marc. XVI, 15.
3
Rom. I, 8.
1
Rivista del Clero – aprile 1926 – pag.208.
” XXX La Liturgia della festa di Gesù Cristo Re 299
” XXXI Consacrazione a Gesù Cristo Re 311

1
Hebr. XIII, 8.
2
Ps. L
1
Io. X, 16.
1
Marc. XVI, 15-20.
1
Ps. 11, 8.
1
Marc. XVI, 15.
1
Eph. V, 32.
1
Matt. VI, 25-30.
1
Io II, 1-10
1
Matt. X, 42.
2
Matt. XXV, 40.
1
Luc. XVII, 21.
2
Is. VII, 1.
1
Luc. X, 42.
1
De Im. Chr. l. II, c.1.
1
De Im. Chr. 1. I, c. III.
1
Ioan. VI. 38.
2
Luc. XXII, 42.
1
Matt. XIX, 17.
2
Matt. XXVIII, 20.
1
Act. I, 1.
1
Iac. II, 10.
2
Matt. X, 36.
1
Matt. VI, 1.
1
Marc. X, 16-21.

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