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INDICE

INDICE................................................................................................................................................1 PREMESSA........................................................................................................................................4 INTRODUZIONE..............................................................................................................................7


0.1-Metodologia........................................................................................................................................................13

CAPITOLO 1....................................................................................................................................17 MIGRAZIONE E SVILUPPO........................................................................................................17 IL DILEMMA................................................................................................................................... 17


1.1-Un esame della letteratura.................................................................................................................................17 1.1.1-IL CAPITALE FINANZIARIO: LE RIMESSE..........................................................................................................................20 1.1.2-IL CAPITALE UMANO E IL CAPITALE SOCIALE...................................................................................................................27 1.1.3-LE 3R....................................................................................................................................................................29

CAPITOLO 2....................................................................................................................................32 LASSOCIAZIONISMO DEGLI IMMIGRATI COME ATTORE SOCIALE PER LO SVILUPPO?...................................................................................................................................... 32
2.1-Il capitale sociale...............................................................................................................................................32 2.2-Lassociazionismo degli immigrati in Italia: storia, problematiche e vantaggi................................................35 2.3-Le associazioni degli immigrati e gli spazi transnazionali................................................................................44 2.4-Lesperienza di Zacatecas..................................................................................................................................49

CAPITOLO 3....................................................................................................................................59 LA RICERCA DI CAMPO. I BOLIVIANI A BERGAMO..........................................................59


3.1-Il quadro di riferimento: limmigrazione andina in Italia................................................................................. 59 3.2-Lombardia primato dimmigrazione. Bergamo e i boliviani invisibili. .............................................................61 3.3-Caratteristiche e contestualizzazione dellemigrazione.....................................................................................65 3.3.1-I BOLIVIANI INVISIBILI ALLE ISTITUZIONI.......................................................................................................................65 3.3.4-LINSEDIAMENTO TERRITORIALE...................................................................................................................................69 3.3.5-LO STATUS ECONOMICO E LINSERIMENTO LAVORATIVO....................................................................................................70 3.4-Bolivia terra di migrazioni.................................................................................................................................74 3.4.1-Bergamo una little Cochabamba, i missionari bergamaschi il primo filo della rete..................................78 3.5-La rete delle associazioni boliviane a Bergamo.................................................................................................81 3.6-I tentativi di coordinamento. Dalla consulta, allassociazione di associazioni, fino allAgenzia per lIntegrazione............................................................................................................................................................ 90 3.7-La sfida della cooperazione decentrata e il progetto di gemellaggio tra Bergamo e Cochabamba..................93

CAPITOLO 4..................................................................................................................................102 IL PROGETTO JUNTOS POR LOS ANDES.............................................................................102


4.1-Che cos JPLA?.............................................................................................................................................. 102 4.2-Come nato JPLA?..........................................................................................................................................104 4.3-Quali i punti di forza e di debolezza delle associazioni? ................................................................................109 4.4-Quali i punti di forza e di debolezza di JPLA?.................................................................................................113 4.5-La strategia del progetto..................................................................................................................................122 4.6-Elementi per una prima valutazione................................................................................................................125

CONCLUSIONE............................................................................................................................129 BIBLIOGRAFIA............................................................................................................................133

Il diritto cosmopolitico devessere limitato alle condizioni delluniversale ospitalit (Immanuel Kant, Per la pace perpetua, 1795)

RINGRAZIAMENTI

Come ogni lavoro di ricerca la mia riconoscenza v primariamente a tutte quelle persone, migranti e italiane, che hanno permesso che questo lavoro si realizzasse, concedendomi il loro tempo e la loro disponibilit per interviste e colloqui informali. La mia gratitudine poi ancora maggiore per avermi accettato come persona e non solo come ricercatore. Da alcuni di questi rapporti di arricchimento reciproco infatti si sono create vere relazioni di amicizia, che sono sicuro che non si cancelleranno nel tempo. Ancora sono infinitamente riconoscente al CeSPI che mi ha accolto, come farebbe una famiglia adottiva, permettendomi di disturbare pi e pi volte i suoi professori e ricercatori che mi hanno stimolato nella ricerca. In particolare il mio ringraziamento v ad Andrea Stocchiero, che mi ha indirizzato nella ricerca, seguito e corretto con costanza per tutto il periodo di studio. Non posso poi non ricordare quanto sono debitore a Mirko Marzadro, Sebastiano Ceschi, Jos Rhi Sausi, Isabella Corvino per i continui aiuti che mi hanno fornito. La mia riconoscenza v poi al professore Sandro Mezzadra per avermi sostenuto con la sua stima e aver condiviso con m il desiderio per questa ricerca. Da ultimo ma non per ultimi ringrazio i miei Vecchi, che mi hanno sopportato e alimentato per tutti questi anni e senza i quali nulla sarebbe stato possibile.

PREMESSA
Lidea di presentare come elaborato finale di laurea specialistica in Cooperazione e sviluppo locale e internazionale, unesperienza di ricerca sul tema migrazioni e sviluppo, nata dalla profonda convinzione che ai giorni nostri non si possa pi parlare di cooperazione internazionale senza sviluppare parallelamente il tema delle politiche migratorie. Ci che inizialmente mi ha introdotto nella questione e ha destato il mio interesse stato uno studio1 del CeSPI (Centro Studi Politica Internazionale) sullargomento, presentato allinterno di un ciclo di conferenze sulla cooperazione allo sviluppo, organizzato nel 2004 dal corso di laurea triennale sperimentale SVIC (sviluppo e cooperazione internazionale) al quale ero iscritto. Sempre in ambito accademico, ci che ha stimolato ulteriormente il mio interesse rispetto al tema migranti stato il corso Frontiere della Cittadinanza che ho avuto la possibilit di frequentare una volta tornato da una interessante esperienza di Overseas in Cile. Infine il desiderio di restare legato poi ad un continente, lAmerica Latina, che mi aveva accolto in qualche modo come immigrato, ha fatto s che incontrassi nel progetto di co-sviluppo Juntos Por Los Andes promosso dal CeSPI/SID, la sintesi dei miei interessi. Il rapporto con il CeSPI stato di piena fiducia fin dal principio. I primi contatti sono iniziati a fine agosto 2007 attraverso un semplice scambio informatico, seguito poi da diversi incontri in sede a Roma con Jos Rhi Sausi (Direttore CeSPI), Andrea Stocchiero (vice-direttore) e Sebastiano Ceschi, e dalla mia partecipazione attiva alle assemblee mensili di JPLA. Il rapporto con il CeSPI e stato di mutuo scambio, essendo presente da parte dei suoi membri una esigenzia di studio critico del progetto da loro attivato; da parte mia ce stata invece la possibilit di entrare in contatto diretto con molte personalita note solo tramite lo studio delle pubblicazioni del CeSPI e inoltre di partecipare alle discussioni e ai focus group e poter accedere ad una ricca e aggiornata bibliografia. Un aspetto di fondamentale importanza

Mazzali, A., Stocchiero, A., Zupi; M., (2002) Rimesse degli emigrati e sviluppo economico.Rassegna della letteratura e indicazioni per la ricerca.Laboratorio n.9, Roma, CeSPI

rappresentato inoltre dal costante appoggio fornitomi da Andrea Stocchiero2, che stato per m una preziosa guida durante la ricerca di campo e lanalisi di JPLA. Una volta inseritomi nel progetto, limpatto con i leader delle associazioni di Juntos por los Andes stato estremamente positivo grazie alla mia recente esperienza sudamericana, oltre che, naturalmente, per la possibilit di esprimermi con gli interessati in una lingua ormai familiare, lo spagnolo. La partecipazione di Isabella Corvino della SID (Society of International Development) a tutte le riunioni e la sua attivit di organizzazione, segreteria, monitoraggio, etc, ha permesso che mi potessi confrontare ed aggiornare sul lavoro compiuto nei mesi precedenti la mia ricerca. Allinterno di Juntos por los Andes il rapporto privilegiato con N. della Casa dei Boliviani di Bergamo, parte del direttivo e personalita molto attiva nelle riunioni, ha fatto s che scegliessi questa citt come studio di campo della mia ricerca. La scelta di Bergamo stata dettata, oltre che da questo rapporto preferenziale di amicizia, anche da questioni di comodit geografica e dal suo carattere di cittadina di modeste dimensioni, pi simile a Modena, la citt con cui ho maggiore familiarit. Una volta cominciata la mia ricerca in loco a Bergamo, ci che ulteriormente ha sollecitato i miei interessi di studio, e stata la scoperta della presenza della pi grande comunit boliviana in Italia (20.000 presenze, di cui illegali), seconda in Europa per dimensione dopo Madrid. Sempre a Bergamo ho avuto inoltre la opportunit di incontrare Mirko Marzadro, dottorando in pianificazione territoriale e politiche pubbliche del territrorio dellUniversit Iuav di Venezia, che sta svolgendo la sua ricerca su Famiglia tra transnazionalit e spazio di vita translocale. Un gemellaggio fra due citt per pratiche sociali innovative e politiche pubbliche tra Cochabamba e Bergamo e con il quale ho potuto condividire costantemente i risultati delle mie interviste e avere un confronto continuo. Ci che ulteriormente mi ha indirizzato a questa ricerca e mi ha permesso una maggiore comprensione del quadro progettuale di cooperazione in Bolivia, stata la possibilit concreta di visitare, questo paese durante il periodo di Overseas e in particolare
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Andrea Stocchiero, Vice direttore del CeSPI, dal 1998 coordina programmi di ricerca sui temi dellinternazionalizzazione dei sistemi territoriali, della cooperazione decentrata (in particolare il programma Analisi Strategica Cooperazione Decentrata) e delle politiche di cooperazione per la gestione dei flussi migratori (programma Circuiti economici e migratori nel Mediterraneo, attualmente programma MigrAction). Ha partecipato inoltre ad altre ricerche del CeSPI sullo sviluppo delle micro e piccole imprese in Africa sub-sahariana, America Latina e Mediterraneo.

lincontro con Riccardo Giavarini, cooperante del MLAL, che mi ha fornito un grande sostegno durante la permanenza. Questa esperienza anche se precedente allinizio della mia ricerca, stata elemento utile per introdurmi, sia rispetto ad alcune istituzioni bergamasche, come il centro missionario e la Caritas di Bergamo, che per comprendere lattivit di alcune associazioni di immigrati che contribuiscono alla realizzazione di questi progetti. Il fatto poi che a Bergamo fosse stato aperto, da pochi mesi, il consolato boliviano e che lOn. Giuseppe Crippa3, console onorario, fosse determinato a creare un progetto di gemellaggio tra Bergamo e Cochabamba, stato un ulteriore fattore a favore perch la mia ricerca si concentrasse in questo periodo storico di fermento dellassociazionismo boliviano e delle istituzioni locali. Tutti questi fattori hanno fatto s che prendessi parte attiva nel tentativo di organizzare un coordinamento delle associazioni di boliviani a Bergamo per la creazione della Federacin de Inmigrantes Bolivianos en Italia e diventassi sponsor del progetto di gemellaggio. Per ci la mia ricerca si caratterizza per unosservazione partecipante di un processo in costruzione.

Giuseppe Crippa, Deputato alla Camera nella X legislatura (1987-1992), eletto nelle liste del PDS. Attivo nell'Associazione ONG Italiane fin dalla costituzione nel 2000, stato Presidente dell'ONG MOVIMONDO di Roma, una delle organizzazioni con grande esperienza di solidariet e cooperazione con entit statali, organismi no profit e organizzazioni popolari di base dei Paesi in Via di Sviluppo

Introduzione
Lepoca contemporanea, stata definita da alcuni autori the age of migration, perch caratterizzata da un aumento continuo di spostamenti temporanei o definitivi di persone (Castles, Miller 1998). Le innovazioni tecnologiche e la diminuzione dei costi di trasporto, hanno determinato una sempre maggiore velocit di comunicazione, unintensificazione degli scambi e un aumento delle relazioni sociali che attraversano i confini nazionali (Cesareo 2006)4. In modo pi marcato che nel passato, sembra che ora i migranti cerchino di esercitare una forma di doppia presenza, sperimentando di essere qui e l, insieme e contemporaneamente; attori multilivello5 attraverso pi territori (Ceschi 2007). Per questo nato un nuovo interesse nel considerare i migranti e i loro gruppi in una prospettiva transnazionale, che non li veda legati solo in riferimento ai contesti di origine ma piuttosto inseriti in pi ampi spazi sociali. Da un punto di vista oggettivo, il transnazionalismo consiste in quellinsieme di legami che coinvolgono persone, reti sociali, organizzazioni strutturate e non strutturate, azioni formali e informali, che si sviluppano attraverso i confini dei singoli stati nazione e rimangono vivi nel tempo (Riccio 2007). Dal punto di vista soggettivo, le pratiche transnazionali dei migranti, ricollegano, sia a livello pratico che simbolico, appartenenze ed istanze di vita connesse alla propria mobilit, determinando la costruzione di una nuova identit (Ibidem). Il doppio ruolo di emigrati e al tempo stesso di immigrati, rende particolarmente complesso e contradditorio il rapporto con il paese di origine, ma allo stesso tempo determina -in ragione di questa doppia identit- che i migranti possano essere ponte tra i contesti di origine e di arrivo. La caratteristica su cui tutti concordano che i flussi migratori costituiscono una fonte di mutamento sociale, ma ne sono anche un effetto. A livello europeo si compreso che non possibile scindere la politica migratoria da quella della cooperazione allo sviluppo. Lapproccio al tema migrazione e
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I fenomeni di globalizzazione e di transnazionalismo non sono certo eventi inediti del nostro periodo storico ma sicuramente rispetto al passato lepoca contemporanea presenta forti differenze di grado e intensit. Per Vertovec e Mahler la diminuzine dei costi di trasporto e lo sviluppo delle comunicazioni, ha aumentato lintensit, lampiezza e la velocit degli scambi comportando un cambio di ordine qualitativo (Ambrosini 2008) 5 Queste comprendono insieme azioni politiche, economiche, sociali e culturali in un contesto transnazionale.

sviluppo variato negli anni passando da unimpostazione pi sviluppo per una minore emigrazione, volta solo a eliminare i fattori di spinta delle emigrazioni, a una migliore emigrazione per un maggiore sviluppo in quanto ci si era accorti, come affermato dalla teoria del migration hump, che lo sviluppo nelle sue prime fasi alimenta le migrazioni invece che ridurle (Pastore 2004) . Il migrante diventa cos attore indispensabile allinterno dei progetti di cooperazione, possedendo potenzialmente tre capitali fondamentali per lo sviluppo:
le conoscenze e le abilit acquisite nei paesi di accoglienza attraverso listruzione, la formazione e le esperienze formative, ovvero il capitale umano; le rimesse e i risparmi accumulati nei paesi di accoglienza, quindi il capitale finanziario; i beni relazionali, i gruppi, le reti, le associazioni, che costituiscono il mezzo privilegiato per avere accesso a informazioni e risorse, ed acquisire maggiori capacit e potere, e che gli permettono di essere attori transnazionali, tra territori di accolgienza e di origine, ovvero il capitale sociale.(Stocchiero 2004) 6

La letteratura che studia il rapporto tra migrazione e sviluppo per non concorde. Alcuni autori sottolineano solo i benefici, indicando le opportunit che i capitali (umano, finanziario e sociale) accumulati dai migranti possono essere spesi per il proprio paese (sottolineando limportanza delle rimesse per la riduzione della povert, come garanzia per lavvallo di prestiti internazionali e strumento di riduzione del debito attraverso il rafforzamento della valuta,); altri invece, avvertono i rischi che questo pu avere: dalla creazione di nuovi fattori di dipendenza, agli effetti dannosi che hanno le migrazioni in termini di brain drain7, e fuga di welfare8, Il valore dei capitali dei migranti ai fini dello sviluppo locale dipende quindi dal contesto, dalle specifiche condizioni esistenti e dalle caratteristiche dei progetti migratori (Mazzali, Stocchiero, Zupi 2002). Finora gli effetti sullo sviluppo dei paesi di origine appaiono scarsi o comunque non dimostrabili. Gli effetti benefici riscontrati a livello micro-locale non possono essere
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Andrea Stocchiero, (2004) Migranti e Cooperazione Decentrata Italiana per lo Sviluppo Africano, CeSPI Working Papers 10/2004, p.4. 7 Per brain drain o fuga di cervelli si intende limpoverimento del capitale umano che il paese riceve a causa dellemigrazione delle persone con un pi alto livello di studi, professionalit, specializzazione,... 8 Con fuga di welfare si intendono i processi legati alle migrazioni che hanno voluto rispondere alle domanda di personale medico, sanitario specializzato che fosse in grado di compensare la crisi di welfare delle potenze occidentali. Una maggiore femminizazione dellemigrazione specializzata nellassistenza e nella cura degli anziani ha prodotto una riduzione sia del welfare pubblico che di tipo familiare nei paesi di provenienza.

generalizzati e non sono sufficienti per valutare limpatto macroeconomico delle migrazioni sullo sviluppo. Come affermato da Stocchiero, il dispiegamento del possibile impatto positivo che possono avere i capitali dei migranti sullo sviluppo dei paesi di origine incontra infatti numerosi limiti, e dipende da una serie complessa di fattori legati a condizioni esogene ed endogene (Stocchiero 2004b). Tra le condizioni esogene possono essere inserite le condizioni politicoeconomico-sociali del paese di origine e di destinazione, cos come le realt specifiche dei luoghi di provenienza e accoglienza (ad esempio il livello di integrazione economica, sociale e politica degli immigrati, le condizioni del mercato del lavoro, dellaccesso al sistema bancario); le condizioni dei rapporti e delle regolamentazioni internazionali che incidono sullo spazio transnazionale (ad esempio gli accordi sulla gestione dei flussi migratori tra paese o regione di origine e di destinazione, cos come gli accordi per la concessione di quote per lemigrazione di lavoratori e ancora le regole definite a livello di istituzioni internazionali sulla mobilit dei servizi legati alle persone); lesistenza di difficolt di accesso a informazioni e risorse, di asimmetrie informative, di imperfezione dei mercati del lavoro (il non riconoscimento dei titoli di studio,); le difficolt del ritorno dovuto a cattive regolamentazioni. Tutti questi sono elementi che andrebbero presi in considerazione per affrontare una tale indagine. Ad esempio, per quanto riguarda la realt italiana, la norma Bossi-Fini (legge 189/2002) impedendo ai migranti di rimpatriare i contributi previdenziali prima dellentrata in pensione, ha determinato una limitazione sostanziale al ritorno nel paese di origine di molti immigrati. Le condizioni endogene, comprendono tutte le caratteristiche personali, riconducibili alle tipologie dei flussi migratori, riscontrabili nei diversi sviluppi delle catene migratorie. Queste sono relative al volume e alle caratteristiche di base del flusso migratorio (numerosit, et, sesso, grado distruzione dei migranti); al progetto migratorio e alle sue variazioni nel tempo (temporaneo o permanente, per motivi di studio, di lavoro, di asilo, o per ricongiungimento familiare, quindi per scopo e durata); ai vincoli familiari e sociali (legami con la famiglia di origine e loro dinamica nel tempo); alle caratteristiche etniche, culturali e associative dei migranti.

Inoltre tra condizioni esogene e endogene vi sono interrelazioni che rendono ancor pi complesso capire i possibili impatti dei capitali dei migranti sullo sviluppo del paese di origine (Ibidem). Il tema complesso e non penso che si possa arrivare a facili generalizzazioni senza cadere in errore e le variabili che si possono osservare sono troppo numerose per essere considerate contemporaneamente. Molti studi indicano politiche che possono contribuire alla creazione di un ambiente favorevole che promuova unimpatto positivo dei migranti sui loro paesi dorigine. Tuttavia unanalisi svolta esclusivamente in Italia non mi permette di verificare gli effetti di retroazione delle migrazioni nei contesti di origine e valutare se effettivamente i migranti sono attori dello sviluppo. Penso per sia comunque importante domandarsi se il co-sviluppo possa essere considerato uniniziativa socio-politico-culturale che rafforza i migranti nel contesto nazionale di permanenza e ne favorisce lintegrazione. La mia ricerca vuole dimostrare se e in che misura i progetti di co-sviluppo possono costituire una strategia che combina uno sviluppo dei paesi di provenienza con lintegrazione nel contesto di arrivo. Il mio lavoro si struttura quindi in due parti, una teorica, laltra di ricerca, ciascuna composta di due capitoli. Nel primo capitolo ho cercato di esaminare attraverso un esame della letteratura i vantaggi e gli svantaggi, che i tre tipi di capitale dei migranti possono avere rispetto allo sviluppo del paese di origine. In particolare mi soffermo sulle rimesse individuali che nonostante rappresentino il volume pi consistente delle rimesse totali (individuali, imprenditoriali, collettive), raramente riescono a generare un processo di sviluppo nella societ di origine, se non accompagnate da politiche che le sappiano indirizzare. Nonostante questo, sottolineo che, a fronte di dichiarazioni ufficiali dellUnione Europea a favore di un ruolo attivo dei migranti finalizzato allimplementazione di progetti di co-sviluppo, si registrano politiche migratorie sempre pi restrittive. Questa retorica mostra cos la contraddittoriet che ancora persiste tra politiche di cooperazione allo sviluppo e politiche migratorie. Nel secondo capitolo, ho ritenuto quindi indispensabile analizzare le caratteristiche e i problemi dellassociazionismo degli immigrati in quanto soggetto centrale dei progetti di co-sviluppo. Lassociazionismo infatti non si limita a rafforzare i legami sociali interni, ma rafforza il capitale sociale

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relazionale esterno capace di favorire quel clima politico di reciproca fiducia che sappia valorizzare la risorsa che i migranti possono rappresentare ai fini del co-sviluppo. Lipotesi condivisa afferma infatti che lazione collettiva in quanto maggiormente strutturata e istituzionalizzata, amplifica il ruolo di attore dello sviluppo del migrante (Ferro, Rhi Sausi 2008). Dopo aver illustrato la storia, le peculiarit e le difficolt dellassociazionismo degli immigrati in Italia, esamino il successo dei Club Zacatecanos. Lesperienza di Zacatecas dimostra come le associazioni di immigrati messicani negli Stati Uniti siano diventate attori indispensabili per lo sviluppo della regione di origine oltre che interlocutori politici transnazionali. La seconda parte della mia ricerca, comprendente il terzo e il quarto capitolo, rappresenta il lavoro empirico della mia indagine. In questa sezione ho cercato di mostrare attraverso la diretta partecipazione a unassociazione di associazioni impegnata nel co-sviluppo, Juntos Por Los Andes (JPLA)9 le difficolt che unimmigrazione recente come quella andina in Italia ha nel promuovere progetti di co-sviluppo. Ho sottolineato cos limportanza di un accompagnamento, come quello fornito dal CeSPI a JPLA, che oltre a favorire un processo di capacity building ha permesso un rafforzamento politico e sociale delle associazioni membre. Nel terzo capitolo, ho scelto di circoscrivere alla sola Lombardia, lanalisi delle associazioni facenti parte di JPLA, provenienti da tutta Italia. Lanalisi si poi concentrata su Bergamo, sia per la necessit di focalizzarmi principalmente sul gruppo di nazionalit boliviana e per definire meglio le caratteristice dimmigrazione specifiche, che per comprendere le caratteristiche del territorio che influenzano il contesto sociale, la struttura di opportunit politica. Bergamo ha rappresentato un caso di estremo interesse, perch rappresenta un sistema territoriale appartenente alla cosiddetta Terza Italia, caratterizzata da una vivacit economica che ha attirato un costante flusso di manodopera immigrata, un sistema territoriale fondato su una economia aperta e una societ chiusa (Bagnasco 1977). Questo ancor pi vero se si considera che si contraddistingue per una cultura politica cattolica e unetica del lavoro abbinata a un certo paternalismo padronale che si identifica con gli interessi dellazienda e ad un
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Juntos por los Andes comprende 20 associazioni andine che si sono impegnate a favore di 4 progetti di solidariet rivolti allinfanzia nei rispettivi 4 paesi di provenineza, raccogliendo un fondo di solidariet attraverso una riffa(lotteria). Loriginalit di questo progetto che si basa sul meccanismo moltiplicatore 4+1 che deteremina che, alla quota raccolta dalle associazioni, ne vengano aggiunte altre 4 da partner esterni.

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forte consenso sociale di cui stata storicamente protagonista la struttura parrocchiale della Chiesa cattolica (Basso, Perrocco 2003). La realt di Bergamo mi parsa quindi un caso di notevole interesse di studio per vari motivi: 1. per la presenza della pi grande comunit boliviana a livello nazionale (20.000 presenze, di cui illegali); 2. per il forte interesse locale per i temi cooperazione e migrazioni (come lo ha dimostrato la partecipazione al progetto MIDA10 delle associaizoni senegalesi della provincia); 3. per la presenza di un ricco, anche se neonato e molte volte informale, tessuto associativo, tra cui due associazioni, parte attiva del direttivo di JPLA. Lassociazionismo boliviano a Bergamo un attore ancora molto fragile a causa di una storia di immigrazione recente, una competizione tra i diversi leader e sopratutto una grossa presenza di irregolari. Sullonda dellesperienza di JPLA, si stanno tuttavia sviluppando i primi tentativi, da parte delle diverse associazioni, di organizzarsi in una federazione per un impegno maggiore nel co-sviluppo. Il fermo impegno del console onorario della Repubblica di Bolivia On. Giuseppe Crippa, a favore della costituzione di un gemellaggio Bergamo-Cochabamba, rappresenta unopportunit unica per la cooperazione decentrata per mostrare che una politica di co-sviluppo deve fondarsi sul livello locale, proprio per la connessione implicita tra integrazione e transnazionalismo. Nel quarto capitolo, partendo dalla descrizione del progetto Juntos por los Andes, primo progetto di matching found11 in Italia che coinvolge 20 associazioni andine, ho cercato di individuarne i punti di forza e di debolezza, tenendo in considerazione: il carattere di sponsor del CeSPI/SID, lutilizzo del meccanismo moltiplicatore 4+1, le diversit delle associazioni che ne fanno parte, la strategia di questo progetto pilota. I risultati della prima parte
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MIDA Migration for Development in Africa una strategia dellOIM che ha lobiettivo di valorizzare il ruolo dei migranti ai fini dello sviluppo dellAfrica. La strategia ha coniugazioni diverse a seconda del profilo dei migranti e dei paesi coinvolti. Il progetto MIDA Ghana-Senegal, sostenuto dalla Cooperazione italiana, si compone di tre tipologie di attivit: - valorizzazione delle rimesse attraverso la creazione di nuovi prodotti finanziari per la raccolta, il trasferimento e linvestimento del risparmio dei migranti; - valorizzazione delle iniziative economiche transnazionali dei migranti non condizionate al ritorno attraverso attivit di formazione, assistenza tecnica e orientamento allaccesso al credito. - valorizzazione dei progetti di co-sviluppo delle associazioni dei migranti (in particolare attraverso il coinvolgimento della cooperazione decentrata italiana).
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E un meccanismo moltiplicatore, utilizzato con successo dai Club Zacatecanos secondo la formula 3x1 che determina che i fondi raccolti attraverso le rimesse collettive, indirizzate a progetti di infrastruttura nei paesi di origine venissero moltiplicati per un valore analogo rispettivamente dai governi municipale, regionale, federale.

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di questo programma ancora in fieri, mostrano che sono presenti ancora diverse difficolt. Da una prima valutazione si pu per affermare che JPLA esprime, oltre a una forma di solidariet e legame con la regione comune dorigine, una condivisione di appartenenza e unaffermazione di unidentit che diventa strumento di integrazione e riconoscimento che trasforma lazione delle associazioni da affermative ad advocacy action. Prima di entrare nel cuore della ricerca necessario esplicitare la prospettiva metodologica da cui sono partito e su cui ho strutturato il mio studio di campo. 0.1-Metodologia La metodologia stata inevitabilmente influenzata dal fatto che loggetto da cui partita la mia analisi, Juntos por los Andes, un oggetto in movimento, che si caratterizza per unapproccio di learning by doing. Questo ha determinato che privilegiassi prima di tutto unindagine di tipo qualitativo, che fosse estremamente flessibile e si aggiustasse ai continui cambiamenti nel tempo. Ho adottato da subito unosservazione partecipante che mi permettesse di cogliere le caratteristiche degli attori-chiave, e allo stesso tempo di farmi consocere personalmente e acquisire cos la loro fiducia. Il mio studio si basato su 3 livelli di analisi: 1) A livello micro-sociologico, attraverso gli studi sulla partecipazione politica di Verba, mi sono concentrato sulle strategie che i singoli soggetti adottano, e soprattutto, ho cercato di comprendere quale fosse il loro interesse nel guidare queste associazioni e nellimplementazione di progetti di solidariet (Verba 1963). 2) A livello meso-sociologico, mi sono avvalso dei concetti di capitale sociale, secondo il significato di di Putnam e di network analysis, per cercare di fornire spiegazioni sulla mobilitazione degli immigrati andini e sul loro impegno nel co-sviluppo, concentrandomi sulle caratteristiche delle singole associazioni coinvolte (Putnam 2000). 3) A livello macro-sociologico mi rifaccio ai concetti di political opportunity structure, valutando quanto linfluenza di attori esterni come consolati, istituzioni locali e associazioni pro-immigrati (CeSPI, SID, etc) abbiano influenzato la partecipazione a JPLA e considerando in che modo questa partecipazione abbia a sua volta influenzato la visibilit delle associazioni e la loro azione locale.

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Lattenzione costante della mia ricerca ha riguardato laspetto relazionale, attraverso unanalisi di rete ho cercato di cogliere quali erano i rapporti allinterno e al di fuori del gruppo, le caratteristiche e le peculiarit di ciascuno degli attori chiave. Il mio rapporto privilegiato con il CeSPI/SID, promotori di JPLA, ha determinato che diventassi anchio parte attiva e sponsor del progetto. Linizio della mia analisi -nel settembre 2007- poi coinciso con lavvio della raccolta fondi, ovvero la vendita da parte delle 20 associazioni dei biglietti della riffa12 per la creazione del fondo di solidariet italo-andino. I risultati della vendita dei biglietti, sono stati cos per me un elemento interessante per valutare il grado di partecipazione delle associazioni al progetto e soprattutto il loro legame sociale sul territorio locale. Ho deciso in seguito di concentrarmi sulla regione Lombardia, oltre che per la significativit di questa regione rispetto alla presenza andina, anche per la localizzazione in questarea di tre associazioni molto attive nel direttivo di JPLA. Questo stato di estrema importanza perch uno dei miei obbiettivi era capire, oltre leffettiva strutturazione di queste associazioni sul territorio, quanto la partecipazione a JPLA li avesse rafforzati sia in termini di capacity building, sia rispetto al capitale sociale. Bergamo mi parso poi unottimo caso di studio sia per poter valutare le caratteristiche specifiche di immigrazione boliviane, scelta come riferimento, sia per comprendere leffettivo interesse degli attori locali rispetto al nuovo ruolo di attori dello sviluppo dei migranti. La mia ricerca si avvalsa cos di un doppio tipo di valutazione: a) Unanalisi qualitativa interna a Juntos por los Andes, offerta dalla partecipazione diretta alle assemblee e dal confronto continuo con i promotori del progettto CeSPI/SID, in particolare rappresentati da Isabella Corvino, Andrea Stocchiero, Jos Rhi Sausi. Successivamente attraverso lutilizzo di interviste semistrutturate e colloqui in profondit con i leader delle associazioni appartenenti a JPLA residenti nella regione Lombardia (Casa dei Boliviani (BG), Todos Por Colombia (BG), Mitad del Mundo (MI) oltre che con il presidente di JPLA, Juan Velasquez (COPEI)). b) Unosservazione esterna sia qualitativa che quantitativa basata sullanalisi del contesto di Bergamo in cui sono inserite due associazioni facenti parte di JPLA. Questo studio ha compreso 8 interviste ad associazioni di immigrati, di cui 5 boliviane (Pegasus, Hermanidad Cristo de los Milagros, Todos por
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Significa lotteria in spagnolo

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Colombia, Casa dei Boliviani, Acisbol, Grupo Cultural Folklorico Bolivia, Asociacin Oriental Boliviana, Mi Tierra) e 8 colloqui con attori locali, istituzionali e non, che si occupano di immigrazione (Agenzia per lintegrazione, Ufficio pace e cooperazione Comune di Bergamo, Centro Missionario, CELIM, Caritas di Bergamo, Centro San Lazzaro, Consolato della Repubblica di Bolivia, Banca Popolare di Bergamo/UBI Bank). La ricerca ha seguito una metodologia di tipo etnografico ricostruendo la mappa degli attori-chiave nel campo dellimmigrazione boliviana a Bergamo e delle loro relazioni attraverso unanalisi qualitativa di rete. Ho poi acceduto a fonti quantitative attraverso lutilizzo di banche dati, statistiche e documenti ufficiali (Provincia e Comune di Bergamo, Caritas di Bergamo, Diakonia Onlus, Camera di Commercio di Bergamo, ISMU, ISTAT,). Per cogliere il grande scarto tra le statistiche ufficiali e la realt, oltre ad affidarmi alle fonti rappresentate dalle interviste, ho cercato di essere presente nei luoghi di incontro, nei momenti di ritrovo, nelle festivit e nei fine settimana, in particolare frequentando la Parrocchia san Lazzaro, il campo da calcio della parrocchia di Mozzo, ristoranti e bar gestiti da boliviani, Questo approccio, stato arricchito ulteriormente dalla partecipazione ad alcuni focus group del CeSPI, dalla collaborazione e condivisione di informazioni con ricercatori universitari, in particolare Mirko Marzadro, ricercatore della IUAV di Venezia, mi ha permesso di approfondire la ricerca e lo studio della bibliografia con i dati da loro fornitimi, in un processo di triangolazione delle fonti. (Woodhouse 1998) Anche nellutilizzo delle tecniche di indagine ho voluto tenere in considerazione lelemento della fluidit delloggetto di studio. I colloqui si sono dunque caratterizzati per essere interviste in profondit, semistrutturate, ma aperte a nuovi temi proposti dallintervistato. Le conversazioni sono state tutte registrate e riportate integralmente . Non mi stato possibile ripetere le interviste nel tempo, nel periodo in cui ho effettuato la ricerca di campo tra novembre 2007 e febbraio 2008. Ci dovuto al fatto che non ho avuto la possibilit di risiedere a Bergamo, ma sono stato costretto a un continuo pendolarismo tra Modena, dove risiedo, Bergamo e Roma (sede del CeSPI e della SID dove si svolgevano le riunioni di JPLA). La ricerca di campo mi ha portato a partecipare attivamente agli incontri promossi dal Console Giuseppe Crippa nel tentativo di costituire una

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Federacin de inmigrantes bolivianos en Italia, con lo scopo di aumentare la cooperazione e rafforzare le diverse associazioni, sul modello di JPLA. Sono stati di estrema importanza i continui contributi offerti dal CeSPI, in particolar modo Andrea Stocchiero, mi ha seguito per tutta la durata della ricerca; Jos Rhi Sausi e Sebastiano Ceschi mi hanno procurato diverso materiale bibliografico e sostenuto nella ricerca empirica. Solo un esame specifico della realt locale mi ha permesso di comprendere quanto il rafforzamento dellassociazionismo migrante tramite progetti di cosviluppo e listituzionalizzazione dei legami transnazionali, possano caratterizzare un nuovo tipo di integrazione, non pi mediata e costruita su una downward assimilation, ma garantita da una pi completa doppia presenza (Portes 1999). Riprendendo le parole di Sayad, mi sono chiesto se sia possibile rompere il pensiero di Stato e creare il pensiero del migrante (Sayad 2002). Le rimesse collettive e i progetti di solidariet e co-sviluppo, in questo senso, svolgono un ruolo importante nel rafforzare le capacit contrattuali delle associazioni dei migranti con gli attori istituziononali (enti locali, banche,..) oltre a favorire un aumento dellimprenditorialit transnazionale, permettendo allassociazionismo migrante di diventare un soggetto politico di riferimento tra gli attori della cooperazione decentrata.

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CAPITOLO 1 MIGRAZIONE E SVILUPPO IL DILEMMA


1.1-Un esame della letteratura Il tema migrazioni e sviluppo, negli ultimi anni, si posto al centro dellattenzione, in tutto il mondo. Per affrontarlo sono stati adottati approcci svariati e molteplici. In seno alle Nazioni Unite si proceduto alla costituzione della Commissione Globale sulle Migrazioni Internazionali e del Forum Globale su Migrazioni e Sviluppo. A livello europeo invece, si cercato principalmente di bloccare la pressione migratoria secondo limpostazione tradizionale del root causes approch(Gent 2002), mirando alleliminazione dei fattori politici ed economici di spinta (push factor) delle migrazioni internazionali, che venivano cos interpretate solo, in una concezione funzionalista. Gi negli anni 70, prima dello sviluppo di una politica migratoria comunitaria, si erano diffusi slogan del tipo lasciate che li aiutiamo a casa loro, che, in seguito, vennero utilizzati sia in un ottica terzomondista, che per dissimulare quei nazionalismi e quelle forme di xenofobia che stavano sorgendo nelle societ dimmigrazione (Pastore, Stocchiero 2004). La medesima impostazione retorica si pu riscontrare nei documenti della Commissione Europea, dalla fine degli anni80 fino allottobre del 1999, data del Consiglio Europeo di Tampere. Tale Consiglio, oltre a promuovere la sottoscrizione di trattati partenariali per il successo di politiche a favore del co-sviluppo, si fece paladino di un approccio sviluppista onnicomprensivo e assai astratto, da cui si pu evincere per la stessa politica volta principalmente ad eliminare la pressione migratoria e a giustificare la sempre pi asserragliata Fortezza Europa.

LUnione Eurpea necessita di un approccio onnicomprensivo nei confronti dellimmigrazione, che comprenda le condizioni politiche, umanitarie e il livello di sviluppo dei paesi di origine e di transito. Questo richiede combattere la povert, migliorare le condizioni di vita e le opportunit lavorative, prevenire i conflitti, consolidare le democrazie e assicurare il rispetto dei diritti umani, in

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particolare delle minoranze, delle donne e dei bambini. A questo scopo lUnione Europea e gli Stati Membri, ciascuno secondo le proprie competenze stipulate nei Trattati, sono invitati a una maggiore coerenza di politica interna ed esterna. Gli accordi con paesi in via di sviluppo interessati, costituiranno un elemento fondamentale per il successo di questa politica interessata a promuovere il cosviluppo.(Tampere European Council, Presidency Conclusions, Point 11, traduzione dellautore).

Se inizialmente, dunque, si era creduto alla validit del semplicistico slogan pi sviluppo per una minore emigrazione, attraverso la teoria del migration hump, venne poi dimostrata lerroneit di questa impostazione. Lo sviluppo, nelle sue prime fasi, alimenta le migrazioni, non le riduce; confermando le tesi che gi gli economisti Michael Todaro (1969) e Wilbur Zelinsky (1971), avevano stabilito da tempo, affermando lesistenza di una correlazione positiva tra lo sviluppo capitalistico e le migrazioni dei lavoratori. Il cambio di impostazione riscontrabile nel discorso della Commissione Europea del Dicembre del 2002, Integrating migration issues in the European Unions relations with the Third Countries(COM/2002/0703), dove la mobilit internazionale incomincia a essere vista come una condizione essenziale, e non pi solo come side effect, per lo sviluppo sociale ed economico dei PVS, sottolinenando con nuova enfasi limportanza delle rimesse e del brain circulation(Pasotre 2007b). Nel vertice di Siviglia il Consiglio Europeo, pur prendendo atto delle nuove teorie che alla logica del More Development for Less Migration contrapponevano quella del Better Migration for More Development, non rinuncia a mantenere il root causes approch come obbiettivo da perseguire.

Un approccio integrato, multicomprensivo e bilanciato rivolto ad affrontare le radici causali dll'immigrazione clandestina deve rimanere l'obbiettivo costante dell'Unione Europea nel lungo termine. (Seville European Council, Precidency Conclusion,Point 33, traduzione dellautore).

In questi ultimi anni a livello Europeo e non solo, si iniziato a considerare il rapporto Migrazione e Sviluppo come nuovo tema della cooperazione internazionale, di cui limmigrato diventato attore indispensabile. Se dal punto di vista teorico si spendono molte dichiarazioni su questo argomento, per ci che concerne la prassi politica ci si limitati a progetti pilota e microiniziative, e non sono ancora stati fatti molti passi concreti in questa direzione.

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Pastore, (2004) distingue tra tre diverse linee di comportamento. Quella purista presente nei paesi del Nord Europa (Gran Bretagna, paesi scandinavi, Danimarca): caratterizzati da grandi agenzie per lo sviluppo, che si legano a obbiettivi universali (Millenium Development Goals,..) e non ammettono nessun punto di contatto e ancor meno di cambio di ruolo delle politiche migratorie. Quella strumentale, prevalente tra i paesi Latini, dove le politiche di aiuto hanno un minore peso e le politiche di sviluppo non hanno sempre una caratterizzazione professionale marcata, e dove quindi lapproccio Migrazione e Sviluppo ha trovato un terreno pi fertile. Un esempio di questo approccio lo ritroviamo in Italia, dove le politiche di aiuto e di accordi di partenariato a favore di un aumento delle quote dimmigrazione vengono offerte in funzione di un cambio di un maggiore sforzo ed efficacia del paese di origine sui controlli delle emigrazioni (Chaloff 2006). Un altro esempio di questa strumentalizzazione si pu ritrovare nello stesso concetto di co-sviluppo13 usato per esprimere lidea che solo una mobilit internazionale ben regolata sia in grado di condurre allo sviluppo di entrambi i poli migratori. In Francia e Olanda, gli incentivi economici per i ritorni volontari, vengono presentati come misure di cosviluppo, anche se si tratta di rimpatrio di immigrati illegali a cui non data altra alternativa. Secondo questa impostazione le politiche migratorie, nei fatti, paiono pi interessate al controllo migratorio che ai diritti umani e allo sviluppo vero e proprio. Il terzo approccio descritto da Pastore quello del mobility friendly con cui si cerca di valorizzare in termini di sviluppo, le potenzialit che la mobilit possiede se lasciata libera di circolare. Lesempio pi significativo il progetto MIDA14 (Migration for Development in Africa) promosso dallOIM, che viene implementato in maniera autonoma nei diversi paesi di destinazione e origine (Pastore, Stocchiero 2004). Questa pare essere lunica impostazione politica che risulti vincente. Lo stesso Kofi Annan in occasione del General Assembly on International Migrations and Development (New York,15-16 settembre 2006) ha indicato la via del triple win come lunica strada in cui i migranti possano contribuire al co-sviluppo riaffermando le risoluzioni 59/241 e 60/227.

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Per una critica della strumentalizzazione dell concetto di co-sviluppo sviluppato in Francia negli anni 80, si veda Daum, (1998) Dveloppement des Pays dorigine et flux migratoires: la ncessaire dconnexion, in Migrant et solidarits Nord-Sud, No.1214, julliet-aout 14 Per una descrizione generale, si pu consultare: http://www.iom.int/mida/

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1.1.1-Il capitale finanziario: le rimesse Le rimesse rappresentano una fetta sempre pi importante delleconomia mondiale. Secondo una stima della Banca Mondiale, nel 2006, il volume complessivo delle rimesse, individuali, imprenditoriali, collettive stato pari a 206,3 miliardi di dollari (151 miliardi di euro), tanto da aver quasi triplicato il volume degli aiuti pubblici (ODA) e superato quello dei flussi di investimenti produttivi (FDI) (Ferro, Rhi Sausi, 2008). Inoltre, la stima di questi dati ancora abbastanza approssimativa se consideriamo la difficolt di un calcolo esatto dovuto allutilizzo ancora prevalente di canali informali. Sono ancora pochi gli strumenti per valorizzare le rimesse, sia dal punto di vista bancario (accordi bilaterali tra banche, conti correnti gemelli,..), sia imprenditoriale (formazione, microcredito, cooperative,...), sia solidaristico e di cooperazione (progetti di co-sviluppo,) Tuttavia si stanno facendo molti passi per una maggiore bancarizzazione dei migranti, una riduzione dei costi dei trasferimenti monetari e implementando politiche di potenziamento delle rimesse. Non dobbiamo dimenticare che si tratta per di trasferimenti di risparmio privati e che, quindi, solo a livello microeconomico si pu rilevare in maniera mirata limpatto delle singole rimesse, che molte volte risultano essere superiori al salario minimo del paese di origine. Fino ad ora, la percentuale maggiore di queste stata indirizzata a consumi essenziali di base, in percentuale minore a spese per istruzione, sanit e casa, mentre una misura ancora minore rappresentata dalla spesa in investimenti produttivi. Gli effetti complessivi sullo sviluppo delle economie dei singoli paesi sono quindi difficilmente quantificabili, non solo per le difficolt di una contabilizzazione che tenga conto anche dei movimenti informali dei trasferimenti monetari, e degli effetti indiretti che queste provocano, ma anche perch agli impatti positivi che il capitale migrante pu apportare andrebbero poi sottratti tutti quegli effetti negativi che lemigrazione produce. Voglio qui di seguito fare un esame della letteratura che studia i pro e contro dei capitali dei migranti sullo sviluppo dei paesi di origine. Gran parte della letteratura si sofferma sul capitale finanziario dei migranti, ovvero le rimesse, descrivendole come un traferimento di risparmio che pu essere consumato, investito o mantenuto tale dalle famiglie dellemigrato. A livello microeconomico, le rimesse fanno capo alle famiglie. Secondo la teoria New Economics of Labour Migration(Taylor 1999), le rimesse sono

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una forma di assicurazione e di diversificazione del reddito per le famiglie di origine che decidono razionalmente di investire nella migrazione. Le famiglie per non sono sempre agenti diretti di cambiamento a livello locale, quanto piuttosto, come sottolinea Taylor (Ibidem), sono gli effetti moltiplicativi indiretti della spesa delle rimesse gli agenti invisibili, pi rilevanti per lo sviluppo locale. Le rimesse possono accrescere il consumo di beni prodotti localmente e ampliare cos il mercato interno o essere depositate come risparmi negli istituti di credito locali e quindi favorire la possibilit di credito per fini produttivi. Nonostante, diversi studiosi (Adams 2003, Taylor 1999), affermino che vi sia una rapporto positivo tra rimesse ricevute e quota di risparmio, non si pu ricorrere a generalizzazioni in quanto questa affermazione dipende sostanzialmente dal livello di integrazione delle famiglie nelle singole economie locali. Solo un esame per paese ci pu aiutare a comprendere le determinanti delleffetto moltiplicatore, che diversi studi hanno dimostrato essere strettamente legate alle caratteristiche delle strutture economiche locali (presenza di istituti di credito concorrennziali, accessibilit al microcredito,), alle condizioni economiche delle attivit produttive locali e alle capacit di attrazione di investimenti di queste. Molti autori (Taylor 1999) hanno cercato di capire se le rimesse aumentano o riducono il livello di diseguaglianza. Tuttavia, si pu rispondere a questo interrogativo solo tenendo in considerazione a chi sono indirizzate le rimesse. Riconoscendo che i primi soggetti che emigrano, viste le necessit economiche per le spese di viaggio e di capitale umano dispondibile, sono i giovani di classe media e ben istruiti, si pu affermare che le rimesse sono indirizzate alle famiglie pi agiate. Le rimesse quindi, in questa prima fase migratoria, portano a un maggior livello di diseguaglianza. Questo rapporto pu per rovesciarsi con il rafforzarsi delle catene migratorie, la riduzione dei costi di trasporto e la nascita di agenzie, a volte illegali, finalizzate a sostenere la spesa per lemigrazione. Questi fattori permettono anche a giovani poco qualificati e di classe povera di emigrare. Le rimesse che fanno seguito a questa nuova ondata di emigrazione, nel caso riescono a liberarsi dai meccanismi di prestito-usura a cui molte volte sono stati obbligati a ricorrere i migranti, possono ridurre le differenze economiche del contesto di partenza e rovesciare la struttura tradizionale delle classi sociali del contesto locale. A livello nazionale tuttavia, possono crearsi forti diseguaglianze locali tra aree di forte emigrazione, che si caratterizzano primariamente per una

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migrazione interna verso i maggiori centri urbani e successivamente verso destinazioni internazionali, rispetto ad aree di minore emigrazione. Il successo o linsuccesso delle migrazioni, le caratteristiche di diseguaglianza regionale e le politiche pubbliche attuate, contribuiscono a una maggiore omogeneizzazione o una maggiore polarizzazione tra i diversi livelli di sviluppo del paese. Le rimesse oltre a colpire la distibuzione del reddito e la riduzione della povert possono avere effetti significativi sullemancipazione femminile sia come afferma Palmer (1985), offrendo alle donne un maggior accesso ai capitali finanziari, sia quando le donne sono loro stesse soggetti invianti rimesse. Come sottolineato da Nyberg-Soreson,Van Hear e Enberg-Pedersen (2002) la maggiore propensione delle donne migranti alla creazione di reti sociali e di associazioni favorisce limplementazione di attivit transnazionali che contribuiscono allo sviluppo e offrono la possibilit di accesso a finanziamenti internazionali. Se si considerano solo le rimesse individuali/familiari, i problemi legati alle asimmetrie informative fra il

migrante e i destinatari, associati ad una mancanza di strumenti finanziari e alla debolezza delle istituzioni, determinano uno scarso controllo del migrante sulle spese finali, che contribuiscono a determinare nel tempo insicurezza e sfiducia nei destinatari finali. Come emerge da una ricerca del CeSPI e come confermato da alcune interviste da me effettuate15, gran parte delle donne peruviane, e non solo, destinano la fetta pi grande dei propri risparmi alleducazione dei figli nei paesi di origine. Sondaggi presso le famiglie dei migranti invece, mostrano come le rimesse siano destinate prevalentemente a coprire i consumi giornalieri (Rhi Sausi, 2006). Come evidenziato dalla ricerca del Fondo Monetario Internazionale (FMI) Are Remittance Flows a Source of Capital for Development?16, le rimesse non sono capitali comparabili ai FDI o ad altri flussi di capitali di investimento, in quanto esisterebbe una correlazione negativa tra le rimesse e la crescita del PIL. A detta degli autori, il rapporto che lega il migrante alle famiglie, determinato principalmente da un sentimento di altruismo. Problemi di moral hazard impediscono al migrante di avere un ruolo indipendente nellorientamento delle rimesse. Questo comporta che le rimesse, rimangano solo un trasferimento compensatorio per aiutare le famiglie a evitare crisi nel
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Vedi appendice n.3, intervista a Dott.ssa F. Chami Ralph, Connel Fullenkamp e Samir Jahajah, (2005) Are remittance Flows a Source of Capital for Development?IMF Staff Papers, VOl.52 No.1,Washington DC:The International Monetary Fund

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breve periodo. Lutilit che ne pu trarre il migrante dipender quindi dallutilizzo che verr fatto delle rimesse dai membri della sua famiglia nei paesi di origine. Le rimesse in questo senso si caratterizzano per un andamento anticiclico e non agiscono come una fonte di capitali per lo sviluppo economico. Detto questo, non si vuole negare che le rimesse costituiscano una fantastica pioggia doro, come definito dalle famiglie degli emigrati italiani, e che rappresentino per molti paesi una quota molto elevata del PIL17. Infatti, le rimesse non si presentano come piogge torrenziali seguite da periodi di secca e non sono contraddistine da quella estrema volatilit che caratterizza altri flussi finanziari (IDE18, IP19), al contrario le rimesse possono aumentare quando il paese si trova in situazione di difficolt (Chiuri, Coniglio, Ferri, 2007). A livello macroeconomico, le rimesse vengono descritte da Venturini (2002), come un Giano Bifronte, riprendendo infatti la schematizzazione di Russel (1986) (vedi tabella 1.1), altri autori quali, Espenshade e Scully (2000), Keely e Tran (1989), integrano con i loro studi gli effetti positivi delle rimesse sullo sviluppo economico dei paesi di origine, da questo citati.

Tabella 1.1 vantaggi e svantaggi delle rimesse Vantaggi Allentano i vincoli posti dalla disponibilit di valuta estera e migliorano la bilancia dei pagamenti Consentono limportazione di beni capitali e di materie prime per lo sviluppo industriale Sono fonti potenziali di risparmio e investimenti per la formazione del capitale e lo sviluppo Svantaggi I flussi non sono prevedibili Sono spese in beni di consumo. Laumento della domanda provoca inflazione e crescita dei salari. Danno luogo a pochi investimenti in capitale e per la generazione di attivit produttive

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Prodotto interno lordo Investimenti diretti esteri o FDI 19 Investimenti produttivi

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Sono unaggiunta netta di risorse

Producono unalta domanda di beni di consumo importati, aumentano la dipendenza dalle importazioni e acuiscono i problemi della bilancia dei pagamenti Sostituiscono altre fonti di reddito e perci aumentano la dipendenza, erodono lattitudine al lavoro e accrescono gli effetti potenzialmente negativi delle migrazioni di ritorno Sono spese in investimenti non produttivi e personali Creano invidia e risentimenti e inducono le famiglie al consumismo

Aumentano in modo immediato il tenore di vita delle famiglie

Migliorano la distribuzione del reddito (se migrano i pi poveri e i meno abili)


Fonte:Russel(1986)

Come affermato da Djajic (1986) le rimesse, come altri tipi di guadagno provenienti dallestero, contribuiscono, alla crescita del reddito nazionale sia direttamente tramite lafflusso di capitali finanziari, che, indirettamente, fornendo laumento di valuta estera e di risparmi che permettono di migliorare la bilancia dei pagamenti. In questo modo, le rimesse agiscono secondo Chenery (1966) come se fossero degli investimenti esteri diretti o dei fondi di aiuto allo sviluppo. Lafflusso di valuta estera, come evidenziato a livello microeconomico, contribuisce ad aumentare il livello di vita, permettendo maggiori consumi e importazioni. In modo particolare, le rimesse, secondo Russell (1992), possono finanziare le importazioni di beni capitali e di materie prime. Le rimesse, inoltre, come sottolineato da Massey (1998) hanno una vita economica, sociale e politica autonoma, nel senso che contribuiscono allespansione di un intero settore di servizi correlato a questi trasferimenti monetari e materiali (money transfer, imprese di spedizione,..). Tra gli effetti positivi favoriscono una maggiore bancarizzazione dei migranti e delle loro famiglie, contribuendo a un maggiore ricorso a canali di trasferimento formali, permettendo cos un aumento del tasso di risparmio e una facilitazione al credito. Questi ultimi sono fattori fondamentali sia per aumentare il livello di rimesse imprenditoriali e attirare investimenti nel paese, che per una maggiore stabilizzazione delleconomia e la possibilit di ottenere prestiti internazionali. La Banca Mondiale ha constatato che un flusso cospicuo di rimesse, come ogni flusso consistente di valuta estera, pu portare a un apprezzamento della valuta corrente. Le migrazioni in senso lato, fungono poi da ammortizzatore sociale, riducendo il livello di disoccupazione. Tuttavia non vanno trascurati

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i pericoli che a livello di capitale umano questo comporta, legati alla fuga di manodopera specializzata e al brain drain. Rimanendo nel campo del capitale finanziario possiamo affermare che le rimesse possono alterare i prezzi relativi. Ad esempio: vista la tendenza delle famiglie migranti ad investire nella costruzione di una abitazione, pu avvenire che i prezzi di propriet, di terreni e delledilizia, aumentino in conseguenza di una maggiore domanda di questi beni. Gli studi di Gubert (2000) e Brown (1994) hanno sottolineato maggiormente limpatto negativo delle rimesse per lo sviluppo economico di un paese. Waller Meyers (1998) ha sottolineato i rischi di dipendenza che le rimesse possono costituire rispetto alla societ di origine. Molte volte le rimesse, grazie anche al vantaggioso tasso di cambio, rappresentano unentrata maggiore del salario guadagnato faticosamente. Saranno quindi molte le tentazioni ad abbandonare il lavoro, promuovendo cos il circolo vizioso dellemigrazione. Tale tentazione rafforzata dalla pre-esistenza di reti migratorie formatisi e a una mitizzazione dellesperienza migratoria esercitata dalle rimesse su chi rimasto nel paese di origine. Questi fenomeni potrebbero innescare una pericolosa emigrazione di massa. Diversi autori hanno riscontrato in alcuni casi una diminuzione dellattitudine al lavoro e una minore produttivit legata alla sicurezza economica basata sul flusso di capitali provenienti dallestero. Il rischio maggiore delle rimesse che si tratta di flussi caratterizzati da una alta imprevedibilit, che per non vengono percepiti come tali dai beneficiari e vanno a sostituire altre forme di reddito determinando un livello di sempre maggiore dipendenza. Come tutti i flussi di capitali, che non sono di carattere permanente, le rimesse possono avere effetti destabilizzanti sulleconomia. Questi capitali, per via della loro imprevidibilit, possono generare sfiducia nel sistema economico e rappresentare un forte disincentivo nellinvestimento di capitali. Tra gli effetti negativi per leconomia locale, limporsi di nuovi modelli di consumo, influenzati dalla vita del migrante, possono favorire lacquisto di beni di importazione (elettrodomestici, cellulari, televisori.), che, oltre a non favorire leffetto moltiplicatore, costringono a spese di manutenzione, le quali aumentano il livello di dipendenza e favoriscono linflazione. Infatti, come affermato da Jorge Carling (2005), la bilancia commerciale pu deteriorare in funzione delleffetto delle rimesse sul tasso di cambio. Un flusso consistente di rimesse, come qualsiasi altro notevole flusso di valuta

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estera, pu portare a un svalutazione della valuta locale. Tale fenomeno determina un deteriroramento della bilancia commerciale, stimolando le importazioni e sfavorendo le esportazioni 20. Se le migrazioni da un lato comportano un aumento dei salari reali nei paesi di origine, dallaltro, una minore offerta di forza lavoro qualificata determina un minore investimento sia da parte delle amministrazioni pubbliche che da parte di privati (Pastor and Rogers 1985, Itzigsohn 1995). Le amministrazioni pubbliche saranno ulteriormente penalizzate a causa di una minore recaudazione fiscale, che pu determinare un maggior onere da parte della popolazione rimasta, per il finanziamento di beni pubblici locali o nazionali (sanit, istruzione, infrastrutture,) (Desai, Kapur and McHale 2002). Secondo la classica teoria di Lewis (1954), i paesi in via di sviluppo avranno interesse nel promuovere flussi di emigrazione fino a quando la produttivit marginale dei lavoratori emigrati minore alla produttivit media dei lavoratori rimasti. In questo modello, nel caso di eccesso di disponibilit di manodopera, lemigrazione non ha nessun costo opportunit e aumenta la produttivit marginale dei lavoratori rimasti in patria. Questa semplicistica teoria economica pu essere confutata in base allaffermazione di Castels (1999), successivamente ripresa da Mazzali, Stocchiero, Zupi in Rimesse degli emigrati e sviluppo economico21:
In un mondo ideale, una migrazione per motivi di lavoro ben organizzata potrebbe portare a flussi di rimesse che possono migliorare i conti nazionali del paese di origine, ed allo stesso tempo portare a investimenti che migliorano la produttivit e le infrastrutture Ma il mondo reale non cos.(Castel,1999)

Infatti, nel mondo reale, molte sono le variabili che nei modelli vengono date come ipotesi che non rispecchiano la realt. Ad esempio, presupporre che la produttivit marginale di un lavoratore sia determinata solo dal numero di lavoratori e non dalle capacit e dalle conoscenze di questo, dando per scontato che tutti i lavoratori abbiano le stesse qualit. Purtroppo la forza lavoro pi produttiva e con un pi elevato capitale umano quella che molte volte pi propensa a emigrare. In questo modo le potenzialit innovative vengono limitate e si condanna leconomia a una produttivit ridotta. Inoltre,
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Jorgen Carling,(2005) Migrant remittances and development cooperation, International Peace Research Institue, Oslo (PRIO), p.32 21 Alberto Mazzali, Andrea Stocchiero,Marco Zupi;(2002)Rimesse degli emigrati e sviluppo economico.Rassegna della letteratura e indicazioni per la ricerca.Laboratorio, Roma, CeSPI, n.9.

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lemigrazione di frequente alimenta unulteriore emigrazione consolidando determinate catene migratorie. Non si pu quindi affermare semplicisticamente che le migrazioni cessano quando la produttivit marginale del singolo lavoratore pari alla produttivit media. Sono molti i casi di emigrazione di massa. Le conseguenze non sono estremamente negative solo a livello economico, ma anche a livello di genere e scolarizzazione. Se a emigrare sono principalmente gli uomini, le donne e bambini si troveranno a dover compensare la mancanza di forza lavoro (Palmer, 1985).

1.1.2-Il capitale umano e il capitale sociale Dal punto di vista del capitale umano, come gi accennato in precedenza, la letteratura economica ha messo in luce diversi effetti negativi delle migrazioni. Il problema del brain drain o fuga di cervelli sicuramente il pi significativo. Come abbiamo gi ricordato, se a emigrare sono i lavoratori pi qualificati, con un alto livello di conoscenze, difficilmente sostituibili nel breve periodo (medici, infermieri, etc), oltre a generarsi una minore produttivit media della forza lavoro rimanente, si verifica anche una perdita netta degli investimenti in formazione e istruzione. Gi dagli anni 80 la letteratura economica, in particolare Hagdish Bhagwati (1976), aveva visto il brain drain come un costo notevole per i paesi di origine e aveva cos incominciato a ipotizzare alcuni strumenti correttivi, quali limposizione di una tassa sul reddito dei migranti in uscita, la tassa sui cervelli. Ancora tra gli effetti negativi, Serigne Mansour Tall, professore delluniversit di Dakar, in unintervista condotta da William Wallis del Financial Times, afferma che, sebbene molti emigrati aiutino a pagare gli studi dei figli e fratelli, La gente non pensa pi alla scuola. Se imbocchi la strada tradizionale sali le scale un gradino alla volta. Partire dallestero lequivalente di un ascensore sociale22. La letteratura su capitale umano e migrazione per non sottolinea solo gli aspetti negativi. Nel caso in cui la migrazione di carattere temporaneo, pu risultare che liniziale fuga di cervelli possa poi produrre un effetto di arricchimento di capitale umano e conoscenze dei migranti, contribuendo
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Richard Lapper, (2007) Famiglie senza frontiere.Per gli emigrati mandare i soldi a casa sempre pi facile. Ma le rimesse aiutano davvero i PVS?, un inchiesta del Financial Times,in Internazionale No.710, Roma, settembre 14/20

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cos a un miglioramento della societ. Una nuova teoria conosciuta come beneficial brain drain (fuga dei cervelli vantaggiosa), afferma che un individuo ha un incentivo a investire nel proprio capitale umano e quindi in istruzione e formazione se intravede rendimenti economici, in termini di remunerazione futura per una determinata professione. Il fattore scatenante la decisione migratoria dovuto al fatto che, molto spesso, nei paesi di origine il capitale umano viene remunerato assai poco. Viene a mancare cos lo stimolo indispensabile per linvestimento in istruzione: un fattore indispensabile alla crescita economica. Partendo dallipotesi che un investimento in capitale umano non sarebbe conveniente nel paese di origine, si afferma che la possibilit di poter beneficiare dei redditi da lavoro qualificato nelle societ dimmigrazione potrebbe essere uno stimolo nella decisione di investimento in istruzione e produrre cos un beneficial brain drain, che determina un aumento dello stock di capitale umano nel paese di origine, perch non per tutti lemigrazione sar effettivamente possibile. Questa teoria ipotizzata da Mountford (1997) e poi ripresa anche da altri autori, tra cui Stark e Wang (2002), pare che abbia trovato un riscontro dalla ricerca empirica fatta da Beine, Docquier e Rapoport (2003). Tali autori hanno confermato la validit della teoria del beneficial brain drain, anche se pongono come condizione per il successo che i paesi godano di un buon sistema di istruzione, che il costo di accesso non sia eccessivo e che i tassi di emigrazione non siano troppo elevati. A mio parere, la validit di questa teoria limitata. Non viene infatti considerato lo skill waste effect, determinato dal mancato riconoscimento dei titoli di studo e dei livelli di formazione nelle societ di immigrazione. Ci porta i migranti a livelli di occupazione subottimale e disincentiva ulteriormente uninvestimento in formazione nelle societ di origine. Solo negli ultimi anni si incominciato a comprendere limportanza dellimmigrazione altamente qualificata, specialmente in Gran Bretagna e in pochi altri paesi del Nord Europa. Altrove politiche di non riconoscimento di titoli professionali e di studio, dimostrano che si preferisce una manodopera scarsamente qualificata, con basse capacit rivendicative e che non possa competere per posti di lavoro ambiti da autoctoni, che hanno investito egualmente in capitale umano. Inoltre, in questa analisi, fino al momento attuale, non abbiamo considerato il fattore che riguarda forse la maggioranza dei migranti: la condizione di

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clandestinit23. La condizione di illegalit determina notevoli svantaggi in termini di una minore retribuzione salariale, di una continua pressione ricattatoria da parte dei datori di lavoro, di un maggiore costo della vita (subaffitti,..). Ci comporta una peggiore condizione oggettiva, che determina unancor maggiore skill waste, e riduce in maniera significativa lapporto che il migrante pu offrire alla sua famiglia e allo sviluppo del suo paese. La clandestinit pu creare quindi, contrariamente allipotesi del beneficial brain drain, forti disincentivi allinvestimento in istruzione, sia prima della partenza che durante lesperienza migratoria. Inoltre, a seguito dellattentato terroristico alle Twin Towers, sempre maggiore limpegno delle polizie nazionali contro i flussi di ricettazione e del mercato illegale. Ci ha causato varie difficolt ai movimenti internazionali, rendendo ancora pi difficile per gli immigrati irregolari accedere a servizi di trasferimenti monetari a basso costo, senza considerare poi limpossibilit di aprire un conto bancario. Assai limitata la letteratura sul capitale sociale dei migranti e sviluppo. I benefici che le migrazioni possono offrire in termini di propensione a sviluppare un social network ritengo siano indiscutibili. E ormai riconosciuto, che a livello di impatto diretto sullo sviluppo del paese di origine, sono pi importanti le rimesse collettive che non quelle individuali. Putroppo per a questa maggiore capacit di inserirsi in reti sociali transnazionali corrisponde poi una doppia assenza (Sayad, 2002). Rimandiamo per la discussione sul capitale sociale del migrante e del suo impatto sullo sviluppo del paese di origine ai capitoli centrali di questa ricerca.

1.1.3-Le 3R Phil Martin (2004) parla delle 3R per indicare le risorse principali dei migranti che determinano limpatto sullo sviluppo dei contesti di origine, ossia: i reclutamenti di lavoratori, i ritorni e le rimesse. Diversi autori hanno appurato che il trasferimento di valuta pi consistente si verificava in concomitanza con il rientro del migrante nella societ di origine. Tuttavia non tutti sono daccordo nel considerare le 3R come i principali fattori del co23

Pur non condividendo laccezzione che di frequente si f di questo termine, il mio utilizzo in questa occasione al posto di illegalit dovuto al semplice fatto che in questa connotazione il termine dipinge in modo migliore le condizioni di difficolt in cui il migrante si viene a trovare e che ne minano le possibilit di contribuire allo sviluppo del proprio paese e della propria famiglia.

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sviluppo. Fino ad ora non stato possible misurare le 3R con un grado di attendibile accuratezza e tempestivit soddisfacente. Questa scarsa conoscenza del rapporto tra migrazioni e sviluppo e della consistenza reale degli effetti che i migranti generano nei loro contesti di origine, conferma limpossibilit, al momento attuale, di misurare il co-sviluppo. Questo dovrebbe essere ribadito a chi, osservando un ruolo positivo dei migranti nei processi di cooperazione,
non si accorge dei rischi che mettendo la diaspora al centro della cooperazione e interscambio tra societ, da una parte pu generare un meccanismo di delega nei confronti dei migranti, di tutte le responsabilit inerenti a un riequilibrio delle relazioni fra Nord e Sud, dallaltra, pu favorire un utilizzo strumentale e di facciata della diaspora come garanzia di una presunta dimensione democratica e partecipativa che poi nei fatti viene disattesa.24

Martin e Straubhaar (2002) affermano che i risultati pi positivi in termini di sviluppo dei paesi di origine dei migranti e di creazione di occupazione provengono dalle politiche commerciali e industriali (cit. in Stocchiero, 2004b). Le azioni sulle 3R devono quindi essere inserite allinterno di partenariati e progetti di cooperazione internazionale per massimizzare i loro effetti sullo sviluppo. Infatti un progetto di ritorno, senza un contesto favorevole allintegrazione dei migranti che intendono reinserirsi nel mercato del lavoro del paese di origine, una formazione imprenditoriale adeguata e un accesso ai servizi bancari, difficilmente riuscir a trasformarsi in un investimento a favore dello sviluppo. Lo stesso vale per politiche di reclutamento dei migranti, che, se non si situano allinterno di accordi bilaterali o multilaterali per lintegrazione dei mercati del lavoro, possono creare pi svantaggi, in termini di brain drain e skill waste, che vantaggi. Se si vuole veramente concepire le migrazioni come una leva per il co-sviluppo necessario che seguano politiche concrete, che integrino le politiche sullimmigrazione con quelle di cooperazione ma anche con quelle sullinternazionalizzazione economica, bancaria,. Se si riconosce limportanza del piano istituzionale per la costituzione di partenariati e politiche di cooperazione efficaci, bisogna concordare che solo attraverso una
24

Sebastiano Ceschi, (2006)Migrazioni, legami transnazionali e cooperazione tra territori: una ricerca sulla diaspora senegalese in Italia, in Sebastiano Ceschi, Andrea Stocchiero (a cura di) Relazioni transnazionali e co-sviluppo.Associazioni e imprenditori senegalesi tra Italia e luoghi di origine; Torino, L'Harmattan Italia, Collana "Logiche Sociali" p.13

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maggiore integrazione dei migranti, nelle societ di arrivo, corrisponder un maggiore stimolo di questi a partecipare attivamente ai progetti di cosviluppo. Una politica di co-sviluppo, deve fondarsi sul livello locale proprio per la connessione implicita tra integrazione transnazionalismo e co-sviluppo. La caratteristica di un co-sviluppo Italian style, come afferma ancora Stocchiero (2004b), dovr fondarsi sulla cooperazione decentrata che miri a valorizzare le risorse e le capacit dei migranti, e in particolare le loro pratiche trans-locali (scambi di conoscenze e informazioni, diffusione delle abilit acquisite, commercio e investimenti promossi dai migranti, canalizzazione e valorizzazione delle rimesse), e che possa cos liberare le potenzialit dei migranti come attori dello sviluppo.

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CAPITOLO 2 LASSOCIAZIONISMO DEGLI IMMIGRATI COME ATTORE SOCIALE PER LO SVILUPPO?


2.1-Il capitale sociale Come affermato da Jos Rhi Sausi, direttore del CeSPI, durante il convegno Integrating Cities (Milano, 5-7 Novembre 2007):
La forza e limpatto delle relazioni trans-locali dei migranti risiede in alcuni fattori fondamentali: il loro grado di coesione sociale, la loro capacit associativa, il loro rapporto con il contesto di approdo cos come, naturalmente, con quello di origine.

In questo capitolo si ritiene quindi opportuno analizzare lassociazionismo migrante, considerato come il vero attore che pu rafforzare il capitale sociale dei migranti e promuovere il co-sviluppo. Lattenzione al capitale sociale infatti parte centrale di questa ricerca, in quanto costituisce la principale base delle iniziative spontanee di sviluppo comunitario sostenute dai migranti.
Il capitale sociale appare come il capitale originario, mediante il quale vengono identificate e colte le opportunit di inserimento nel mercato del lavoro del Paese ospitante, viene individuata la possibile canalizzazione del loro capitale finanziario (le rimesse) e sono trovati percorsi di valorizzazione del capitale umano(Rhi Sausi)25

Prima di procedere alla trattazione sullassociazionismo, si vuole qui puntualizzare la definizione di capitale sociale adottata in questo studio. Questo concetto negli ultimi ventanni stato oggetto di un intenso dibattito allinterno delle scienze sociali e non solo. Le diverse formulazioni che si sono susseguite da un lato hanno allargato il significato semantico del termine e, dallaltro, ne hanno aumentato la difficolt di utilizzo concreto. Questa confusione generata dalle diverse impostazioni secondo cui si analizza il capitale sociale. Si pu intendere il capitale sociale individuale,
25

Intervento di Jos Rhi Sausi, direttore CeSPI, Integrationg Cities, Milano,5-6 Novembre 2007.

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secondo lapproccio microrelazionale (Bourdieu 1980), oppure il capitale sociale collettivo, considerando lapproccio macrorelazionale (Putnam 1993). Alcuni autori (Coleman 1990, Bagnasco 1977) hanno poi sottolineato il collegamento e la compenetrazione tra i due concetti di capitale sociale, affermando che i due termini si rafforzano vicendevolmente. La prospettiva micro, considera il capitale sociale dal punto di vista del singolo e della sua rete individuale. Il capitale sociale quindi rappresentato da tutte le risorse che divengono disponibili al singolo attore, in quanto appartenente ad un insieme di specifiche relazioni sociali. La prospettiva macro invece, definisce il capitale sociale come bene pubblico, attribuendogli il significato di coesione sociale, condivisione di norme e valori, fiducia generalizzata, o come definito da Putnam: civicness. (Andreotti, Barbieri 2003) Pierre Bourdieu (1980) caratterizza il suo concetto di capitale sociale come la somma delle risorse attuali o potenziali che sono connesse al possesso di una rete durevole di pi o meno istituzionalizzate relazioni di conoscenza e di riconoscimento reciproci26. La visione di Bourdieu delle reti relazionali prettamente strumentale. Queste vengono considerate come i benefici che lindividuo pu ricavare dalla deliberata costruzione di socievolezza. Le reti quindi non sono un dono naturale, ma devono essere costruite attraverso strategie di investimento orientate allistituzionalizzazione di relazioni utilizzabili; come una attendibile risorsa in grado di procurare benefici aggiuntivi per lindividuo. Putnam (1993), partendo dallo studio sul rendimento delle istituzioni nelle regioni italiane, riesce ad affermare una relazione diretta tra capitale sociale (civicness) e performance delle istituzioni locali nel promuovere lo sviluppo. A detta dellautore per capitale sociale si intende: la fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico. Secondo la sua ricerca questi sono gli elementi che migliorano lefficienza dellorganizzazione sociale, promuovendo iniziative prese di comune accordo27. Putnam riferisce il capitale sociale allambiente sociale riscontrabile nel livello di fiducia, nella presenza di reti sociali di tipo orrizzontale, nelle associazioni civiche e nelle norme di reciprocit. Questi elementi tengono sotto controllo i comportamenti opportunistici, tipici dei free rider, e favoriscono lefficacia dellazione collettiva28. Come affermato
26

P. Bourdieu, (1980) Le Capital Social, in Actes de la recherche en sciences sociales, Vol.31, pp2-3. 27 R. Putnam, (1993) La Tradizione civica nelle regioni italiane, Milano, Mondadori, p.196 28 Ibidem, p.202.

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da Bruno Riccio: La vitalit del tessuto sociale innalzerebbe il senso civico del contesto di immigrazione e lo renderebbe foriero di progettualit innovative 29. Diversi studi hanno confermato che il soggetto immigrato, caratterizzato molte volte da difficolt economiche, di rappresentanza politica e di comunicazione, portato a potenziare al massimo le capacit sociorelazionali in maniera funzionale ai propri obbiettivi (Stocchiero 2007). Questo per non sufficiente, perch per potenziare le caratteristiche transnazionali del migrante, quelle che lo caratterizzano maggiormente come attore del co-sviluppo, necessario che vi sia anche un capitale sociale relazionale favorevole a una maggiore integrazione nel contesto di residenza. Non bastano quindi le buone relazioni individuali, ma necessario che vi sia un clima politico di reciproca fiducia, orientato allintegrazione, non allassimilazione, e che sappia apprezzare la risorsa che i migranti possono rappresentare. E necessario analizzare i migranti come attori degli scambi e delle relazioni tra i territori di residenza e di origine, per riscontrare quanto queste relazioni transnazionali possano contribuire al vero co-sviluppo. In questo quadro lassociazionismo svolge un ruolo centrale: sia nei confronti del singolo per aumentare il suo senso di appartenenza, la salvaguardia, la trasmissione e diffusione delle risorse della comunit; sia per quanto riguarda la vita pubblica, dove le associazioni si fanno portavoci di una collettivit troppo spesso considerata, solo attraverso politiche securitarie e sociali. Come affermato dallOsservatorio Delle Immigrazioni della Provincia di Bologna, in una ricerca sullassociazionismo degli immigrati:
Le difficolt che lassociazionismo degli immigrati attualmente incontra dipendono probabilmente da due elementi: da un lato, il superamento di un primo livello di integrazione, quello pi legato alla fase dellemergenza, dellimmigrato pioniere, e dallaltro lato, il disagio, lincertezza, la mancanza di riferimenti e di supporti relativamente allingresso in una nuova fase, quella della normalizzazione della societ multiculturale, degli immigrati-nuovi cittadini.30

29

Bruno Riccio, (2006) Associazionismo, capitale sociale e potenziali di co-sviluppo tra i migranti senegalesi nella provincia di Bergamo,in Sebastiano Ceschi, Andrea Stocchiero (a cura di) Relazioni transnazionali e co-sviluppo.Associazioni e imprenditori senegalesi tra Italia e luoghi di origine; Torino, L'Harmattan Italia, Collana "Logiche Sociali", p.13.
30

Osservatorio delle Immigrazioni, (2003) Lassociazionismo degli immigrati in provincia di Bologna, Numero 1

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2.2-Lassociazionismo degli immigrati in Italia: storia, problematiche e vantaggi. La realt dellassociazionismo promosso dagli immigrati assai complesso e di difficile studio a causa dellelevato livello di informalit e dellestrema volatilit di questo. La ricerca sulle reali dimensioni dellassociazionismo straniero in Italia, che, dal punto di vista quantitativo, appare pi completa, sicuramente quella promossa dal CNEL, redatta da Vicentini e Fava (2001) per conto della fondazione Corazzin. Da questa ricerca emerge che le associazioni sono localizzate in prevalenza nel Centro-Nord, rispecchiando la distribuzione della popolazione immigrata a livello nazionale.

Graf. 2.1 - Presenza straniera e dell'associazionismo per area geografica


4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 Centro Centro-Nord Isole Nord-Est Nord-Ovest Sud

Stranieri su 100 abitanti

Associazioni su 100.000 italiani

Associazioni su 1.000 stranieri

Gli autori, distinguendo le associazioni prese in esame per il diverso ambito di azione, mostrano che la maggior parte di queste di carattere locale: il 29% sono comunali; il 42% provinciali; il 21% regionali; il 5% nazionali e il 4% internazionali. Suddividendo poi le associazioni a seconda delle loro membership, Vicentini e Fava, evidenziano che la maggioranza di queste sono monoetniche (60,7%), mentre le associazioni plurietniche (comprendenti stranieri provenienti da diversi paesi) rappresentano i 25,6% e associazioni per tipo Graf. 2.2- Referenti delle solo il 14,5% sono miste (vedono la presenza di italiani al loro interno).
1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,00 Etniche Straniero Interetniche Multietniche Italiano e straniero Totale Non riportato

Italiano

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Classificando le associazioni per le finalit principali, si nota che: al primo posto (26,5%) si situano le associazioni comunitarie, poi quelle socioreligiose culturali (22,4%); socio-sindacali (14,5% ); culturali (12,9%); (12,3%); sociali (11,4%).
Graf. 27. Tipo associazioni per finalit Graf.2.3 Tipodidi associazioni per finalit

30 25 20 15 10 5 0

Comunitarie

Culturali

Religiose

Socio-culturali

Sociali

Questo studio, nonostante confermi leffettiva diffusione del fenomeno (solo per questa ricerca sono state censite pi di 800 associazioni di immigrati), non ha preso in considerazione associazioni a carattere informale, non comprendendo cos leffettiva strutturazione dellassociazionismo degli immigrati, che, molto spesso, costituito da realt fluide e di difficile incasellamento. Da questo e altri studi si deduce che le finalit dellassociazionismo migrante sono rivolte principalmente a due ambiti: lintegrazione nella societ darrivo e la preservazione e promozione della cultura dorigine. Vengono considerate quasi assenti invece le finalit legate allazione politica nel paese darrivo. Questo rispecchia lidea del Pense dEtat descritta da Sayad (2002) , ovvero la tendenza di far dire allo stato

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Socio-sindacali

quello che secondo lui vogliono i migranti, distorcendo la loro volont. Come afferma Sandro Mezzadra (2001) infatti, se i migranti fuggono da un determinato spazio politico non significa necessiamente che vogliono aderire a quello del paese di arrivo. Una lettura che si limiti a vedere lassociazionismo in funzione dellintegrazione in chiave assimilazionista non tiene conto della multidimensionalit delle finalit associative. Tali finalit devono essere inserite allinterno del complesso quadro dellassociazionismo migrante. Tra i fattori che concorrono a determinare linsorgenza dellassociazionismo degli immigrati e le sue caratteristiche, la ricerca empirica evidenzia che: a livello mesosociologico, le peculiarit del gruppo nazionale di provenienza (caratteristiche qualitative e culturali, modello migratorio, livello di integrazione socio-economico, ) giocano un ruolo fondamentale. Gli studi di Caselli (2006) e Colombo-Sciortino (2002) ricorrono ai concetti di capitale sociale e network analysis31, per spiegare la mobilitazione degli immigrati concentrandosi sulle caratteristiche dei gruppi nazionali, etnici e/o religiosi. A livello microsociologico la ricerca pone in risalto che, le strategie che i singoli membri dellassociazione adottano, sia a livello associativo che individuale, sono determinate dalle capacit personali degli stessi membri (progetto migratorio, anni di residenza, livello di istruzione, tipologia di occupazione, contesto abitativo, legami personali con la realt associativa e istituzionale del territorio, status giuridico, etc.). Nello studio ad opera di Cyrus, Gropas, Kosic e Vogel (2005), per individuare le determinanti indivuali che influenzano la mobilitazione dei migranti nel paese di arrivo, ci si rif al modello del civic voluntarism usato da Verba (1995) e dalla scienza politica per comprendere la partecipazione in politica. Negli anni 60, Almond e Verba (1963) mostrarono come i membri delle associazioni manifestino un livello di informazione e di impegno politico pi alto. Questo, come confermato da Putnam (2000), genera la fiducia e la cooperazione indispensabili per permettere agli individui di maturare le competenze e le motivazioni per contrastare latomizzazione sociale,.
31

La social network analysis (SNA) o analisi di rete a cui questi autori si rifanno quella della scuola di Manchester, basata su interviste in profondit e attenta alla dimensione diacronica. Nella teoria delle reti sociali (social network theory) la societ vista e studiata come rete di relazioni, pi o meno estese e strutturate. Il presupposto fondante che ogni individuo (o attore) si relaziona con gli altri e questa sua interazione plasma e modifica il comportamento di entrambi. Lo scopo principale dell'analisi di network appunto quello di individuare e analizzare tali legami (ties) tra gli individui (nodes). Lanalisi di rete qualitativa si presta infatti bene a indagare il capitale sociale nella concezione di Bourdieu in quanto le reti costituiscono una risorsa ma anche un vincolo.

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Dal punto di vista macrosociologico, sia lo studio di Cyrus, Gropas, Kosic e Vogel (2005) che quello di Caponio (2005), si rifanno alla societal opportunity structure. Queste ricerche hanno sottolineato gli elementi istituzionali e mediatici che influenzano la mobilitazione dei cittadini in generale (sistema elettorale, tipologia dei partitti politici, percezione dellattivismo nel dibattito pubblico e privato, livello di sviluppo economico regionale), e la mobilitazione degli immigrati in particolare (leggi sullimmigrazione, livello di integrazione, tipologia e caratteristiche delle associazioni di immigrati, percezione dellattivismo degli stranieri nel discorso pubblico e privato). Caponio (Ibidem) si concentrata sulle associazioni di stranieri allinterno dei policy network32 locali analizzando in che modo la struttura di opportunit politica, ossia le risorse messe a disposizione per supportare le associazioni di immigrati dalla legislazione nazionale e da quella locale, a seconda del colore politico delle giunte, influenzi lassociazionismo dei migranti. A conclusione della sua comparazione tra Milano, Bologna e Napoli la ricercatrice afferma di non aver riscontrato una significativa differenza nella partecipazione effettiva delle associazioni di immigranti nei diversi governi locali. Con questa ricerca non si vuole nulla togliere allimportanza di uno studio sulla struttrua di opportunit politica per unanalisi sullassociazionismo dei migranti, quanto piuttosto deve essere un elemento utile per non attribuire in funzione determinista tutte le responsabilit di una mancanza di una mobilitazione strutturata dei migranti, alla sola realt della politica locale italiana. I diversi studi che hanno esaminato lassociazionismo degli immigrati, (Fons Catal 2005, Ankica Kosic e Anna Triandafyllidou 2005), riscontrano una debolezza cronica delle strutture associative. Tali associazioni molte volte non ottengono nemmeno il riconoscimento istituzionale per via delle difficoltose pratiche burocratico-amministrative o a causa delle normative restrittive sullimmigrazione. Basti pesare alla diffusa illegalit, dovuta alla mancanza del permesso di soggiorno, in cui si trovano i membri e molte volte lo stesso fondatore di queste associazioni. Inoltre, anche una volta formalizzate, sono pochi i riconoscimenti da parte delle istituzioni e scarsa la fiducia verso le associazioni, dovuta anche al fatto che la cronica debolezza
32

Lapproccio basato sulla ricostruzione dei policy networks locali, parte dal presupposto che il processo di policy sia caratterizzato dalla partecipazione di un vasto numero di attori pubblici e privati con interessi distinti ma interdipendenti, che cercano di risolvere i problemi legati allazione collettiva in maniera non gerarchica. (Caponio 2002,p.257)

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e instabilt di queste determinata molte volte alla scorretta distribuzione del potere dentro le associazioni, che le priva della rappresentativit necessaria. Fons Catal (2005), affermando che molte associazioni sono vittime della piaga del fondatore, sottolinea come spesso
le associazioni si fondino solo sulla personalit carismatica del fondatore, che per motivazioni personali o collettive, individua un progetto ambizioso e lo sviluppa basandosi esclusivamente sulle sue forze, senza una strategia precisa, utilizzando lassociazione come canale personale. In questa maniera, i membri non vengono quasi mai consultati, le azioni implementate rimangono di scarso rilievo e una volta che il fondatore viene a mancare lassociazione si ritrova senza capacit gestionali n idee per uscire dallimpasse in cui si trova33.

Laccentramento dellassociazionismo su di una persona determina un bassissimo tasso di sopravvivenza delle associazioni nel tempo, un cambio frequente dellintera struttura dellassociazione, oltre a non fornire il grado di rappresentativit che permetterebbe un certo livello di controllo sociale tanto caro alle autorit locali interessate ad avere una controparte facilmente identificabile. E quindi estremamente azzardato poter esprimere quali siano le finalit dellassociazionismo degli immigrati in un quadro caratterizzato da questa complessit multilivello. Molte volte le finalit proclamate, o non vengono poi perseguite, o ancora nascondono altri interessi. Lo studio del CNEL, inoltre, non tiene conto di tutto il panorama dellassociazionismo informale che Claudia Mantovan (2007) afferma essere assai ricco e differente nella strutturazione, nella membership e quindi anche negli obbiettivi, rispetto a quello piu istituzionalizzato. Questo sicuramente anche dovuto alle caratteristiche differenti del contesto di partenza. Per comprendere in modo pi completo il quadro dellassociazionismo degli immigrati a livello nazionale bisogna considerare gli sviluppi che ha avuto nel tempo. LItalia un paese di giovane immigrazione che ha visto invertire la sua bilancia migratoria molto velocemente, in un periodo di recessione economica caratterizzato da un aumento del tasso di disoccupazione. Limmigrazione stata caratterizzata da una estrema diversificazione di provenienza; lelevata domanda di lavoro irregolare ha favorito lingresso in
33

Cit. in. Isabella Corvino, (2008) Corso di Formazione per il rafforzamento dellassociazionismo migrante, schema del quadro delle attivit del secondo asse del progetto JPLA, materiale non pubblicato.

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maniera illegale, facilitato dallestrema porosit dei confini, a cui una politica dimmigrazione sempre pi chiusa pu aver solo contribuito. La mancanza di un disegno chiaro a livello legislativo ha determinato che da sempre si sia gestita limmigrazione in maniera contradditoria: da una parte rafforzando i controlli e le procedure burocratiche, dallaltra attraverso periodiche sanatorie. Questo ha di fatto favorito linvestimento da parte dei migranti in unimmigrazione clandestina e rischiosa verso la nostra penisola, perch sicuri di una sempre prossima sanatoria. Ha anche poi permesso, a quella parte delleconomia italiana in crisi -il settore agrario e quello industriale oltre che i servizi di welfare alla persona- di continuare a sopravvivere sfruttando una forza lavoro illegale estremamente economica e facilmente ricattabile (Ankica Kosic e Anna Triandafyllidou, 2005). La ricerca di Claudia Mantovan (2007) riprendendo gli studi di Ankica Kosic e Anna Triandafyllidou (2005), fa un quadro storico molto chiaro dello sviluppo dellassociazionismo e della mobilitazione dei migranti in Italia, distinguendo 3 fasi: 1.Viene identificata una prima fase tra i primi anni70 e la met degli anni80, caratterizzata ancora da un livello di immigrazione alquanto limitato, composto per lo pi da studenti e rifugiati politici e dove lassociazionismo era rappresentato principalmente dai collettivi studenteschi o partiti politici (sezioni dei diversi fronti di Liberazione Nazionale, etc). Lo scopo di queste associazioni di stampo politico era la lotta ai regimi dittatoriali dei paesi di origine, la sensibilizzazione alla propria causa in Italia e la ricerca di appoggio (e finanziamento) da parte di partiti, movimenti, sindacati. La specificit di questa immigrazione, che vantava alti livelli di istruzione ed era indirizzata a un progetto migratorio di breve periodo, era caratterizzata da un interesse esclusivio per il paese di provenienza. 2.A questa segue una seconda fase che si sviluppa indicativamente dai primi anni80 e si conclude verso i primi anni90, caratterizzata dallinizio delle prime forme dellassociazionismo migrante volto ad affrontare le condizioni degli immigrati in Italia. Limmigrazione, in questa fase, a causa della chiusura delle frontiere da parte degli altri stati europei, aumenta a ritmo esponenziale e si caratterizza per essere unimmigrazione da lavoro e per un progetto migratorio pi stabile. Le associazioni che si creano in questo periodo vogliono cercare di rispondere allemergenza e ai nuovi bisogni che nascono sia dal punto di vista materiale (orientamento, pratiche burocratiche,

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alloggio, ricerca lavoro, etc...), che ricreativo e culturale. Nascono le prime alleanze di queste associazioni con sindacati e associazioni cattoliche, e viene emanata la prima legge organica di regolamentazione delle presenze immigrate, la 943/1986. Si incomincia a parlare di et delloro dellassociazionismo e della mobilitazione migrante. La ricercatrice nota che dall86, anno dellattacco terroristico da parte di militanti palestinesi a Fiumicino, si pu riscontrare un deterioramento del clima verso gli immigrati. Questo cambiamento della disposizione verso gli immigrati, sempre secondo Mantovan, determina il fiorire di molte associazioni di immigrati che si vogliono cos difendere, differenziandosi. Inoltre, individua un aumento della partecipazione pubblica, la nascita di molte associazioni pro immigrati e un innalzamento del ruolo delle associazioni di immigrati in corrispondenza alla gestione dei lavori per la prima sanatoria. Con la legge 39/1990 (legge Martelli), si incomincia a percepire che limmigrazione non un fenomeno limitato e transitorio ma di lunga durata e destinato ad aumentare. Oltre a prevedere un piano sui flussi e norme riguardo al ricongiungimento familiare e i diritti e doveri degli stranieri, attribuisce alle Regioni la possibilit di fornire un supporto economico alle associazioni di immigrati iscritte allalbo regionale. Come afferma Caponio (2005), questo stato sicuramente un notevole stimolo alla creazione di nuove associazioni, ma soprattutto, alla formalizzazione di molte associazioni che gi esistevano in maniera informale. Purtroppo in Italia la legiferazione non corrisponde allattuazione (Riccio 2000), infatti come conferma Zincone (2001) solo attraverso la legge 40 (40/1998) si incominceranno a fornire le misure concrete attraverso cui le associazioni di immigrati, strutture governative, ONG e associazioni no-profit potranno ricevere i finanziamenti a favore dellintegrazione e col fine di promuovere la valorizzazione culturale, sociale, economica e religiosa dei residenti immigrati legali (Legge 40/1998). Oltre a incentivare lassociazionismo straniero la politica italiana ne ha determinato anche le sue caratteristiche, spingendo verso una sua strutturazione prematura in coordinamenti, per poter cos individuare referenti allinterno del variegato mondo dellimmigrazione. Gi nel 1986 nasce la FOCSI (Federazione delle Organizzazioni e delle Comunit Straniere in Italia) e altri coordinamenti, molti dei quali sono rimasti solo sulla carta.

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3. La terza e ultima fase che secondo la ricercatrice quella che ancora ci caratterizza, inizia intorno al 92 e viene soprannominata fase di ripiegamento. E la manifestazione delle contraddizioni che gi dal 1986, avevano promosso la costituzione di consulte nellottica di promuovere la partecipazione civica e politica dei migranti. Questo di fatto aveva costretto gli immigrati a creare associazioni comunitarie, coordinamenti, ai quali poi dovevano corrispondere di fatto funzioni politiche di rappresentanza. Questo meccanismo, come affermano diversi studiosi (Grillo, Pratt 2002), oltre a non essere lo strumento di rappresentanza politica appropriata per gli immigrati, molte volte ha prodotto solo una maggiore etnicizzazione delle associazioni, dovuto, alle accese forme di rivalit tra nazionalit distinte di immigrati che si trovavano ora a competere oltre che per il posto di lavoro, anche per qualche piccolo beneficio politico etnicizzato. La scarsa fiducia iniziale in queste strutture di partecipazione politica, la precaria condizione lavorativa e giuridica di molti immigrati, la mancanza di conoscenza del funzionamento delle organizzazioni e istituzioni italiane, le forti strumentalizzazioni, hanno determinato una notevole frustrazione verso questi strumenti di rappresentanza che si sono rivelati assai poco appropriati. Inoltre per tutti gli anni 90 e ancora di pi a seguito dellattentato terroristico dell11 settembre, la societ italiana si mostrata sempre pi chiusa e allinteresse in queste strutture formali di integrazione si accompagnata, attraverso linasprimento delle politiche di controllo e espulsione, ledificazione della Fortezza Europa. In questo quadro i media italiani hanno svolto un ruolo importante attraverso vaste campagne di terroristicizzazione dellimmigrato che hanno fomentato un clima di violenza xenofoba e hanno aumentato la disillusione dei migranti verso gli spazi di partecipazione che erano stati loro concessi con la legge Turco-Napolitano(40/1998) (Consulte34, ONC35, CTI36,
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La Consulta per i problemi degli immigrati e delle loro famiglie (art.42.4), istituita nel 1998 presso il Ministero per il Lavoro e le Politiche Sociali, era composta da rappresentanti: dei sindacati, dei datori di lavoro, del governo, delle autonomie locali, delle associazioni per e di immigrati (nominati tra le associazioni di stranieri pi numerose su scala nazionale). I membri della consulta restavano in carica 3 anni, si riunivano ogni sei mesi. 35 Lorganismo Nazionale di Coordinamento per le Poliche dIntegrazione (art.42.3) si insiedato allinterno del Consiglio Nazionale dellEconomia e del Lavoro (CNEL) nel 1998, con lobbiettivo di monitorare e supportare processi locali di integrazione degli stranieri e la loro partecipazione alla vita pubblica e per promuovere il dialogo tra istituzioni e organismi sociali col fine di individuare buone patriche nella gestione del fenomeno migratorio. Ne facevano parte: Enti locali, INPS; Sindacati, Uffici provinciali del lavoro, aziende sanitarie locali, associazioni di datori del lavoro e associazioni di immigrati. 36 I Consigli Territoriali per lImmigrazione,(art.3.2) sono tuttora in vigore. Ne fanno parte: Prefettura e Questura (il prefetto colui che presiede il CTI), esponenti della Regione, Provincia, Comuni, Sindacati, associazioni di e pro immigrati. Questi hanno evidenziato una scarsa partecipazione degli immigrati, anche perch si riuniscono in giorni feriali.

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associazioni etniche). Nel contesto attuale, a seguito di queste esperienze frustranti, Claudia Mantovan (op.cit.), afferma che si rafforzato un contesto dove i reticoli informali a base etnico-nazionale rappresentano la vera espressione dellautoorganizzazione immigrata, a cui si contrappone un associazionismo formale, poco rappresentativo, fragile e soggetto a elevato turnover. A suo parere, questo, avrebbe determinato linnescarsi della tendenza attuale degli immigrati, ovvero quella di abbandonare il campo politico diretto e occupare spazi diversi, di espressione simbolica e meno pretenziosi, che forse meglio possono qualificare la percezione dellimmigrato e affermarlo culturalmente, attraverso la promozione di feste e celebrazioni a favore della diffusione della cultura di origine. La ricercatrice osserva che lunica forma di partecipazione attualmente possibile, per le associazioni degli immigrati, sia una sorta di partecipazione mediata dalle organizzazioni del terzo settore italiano (Caponio 2005). Questo effetto monopolizzatore avrebbe di fatto soffocato le iniziative degli immigrati sia a livello italiano che europeo. Tiziana Caponio (Ibidem), nella sua ricerca afferma che il tessuto associativo, cattolico e laico, pro-immigrati, dagli anni80, ha risposto alle necessit materiali dei migranti sussidiarizzando le istituzioni statali incapaci di affrontare le nuove domande di servizi di assistenza alla popolazione immigrata. Questo, pu aver contribuito alla mancanza di rafforzamento delle associazioni di immigrati, che fino ai nostri giorni si caratterizzano per essere poco sviluppate, strutturalmente deboli e prive della formazione adeguata oltre che delle disponibilit materiali, in primis di una sede. Il carattere paternalistico della politica di integrazione italiana ha portato a percepire e mantenere gli immigrati come soggetti socialmente deboli e marginalizzati. Una politica di integrazione-assimilazione ha permesso il diffondersi di strumentalizzazioni politiche dei migranti attraverso la sola concessione di una partecipazione dal basso alle istituzioni, top-down oriented, mediata dai sindacati, dai partiti politici, e anche dalle stesse associazioni pro-immigrati. Kosic e Triandafyllidou (2005), in una lettura che vede una concorrenza tra le associazioni di immigrati e quelle pro-immigrati, sostengono che i migranti abbiano beneficiato maggiormente il tessuto sociale italiano, paradossalmente creando una nuova struttura di opportunit politica e una carica

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motivazionale che ha permesso al terzo settore italiano ormai in crisi di rivitalizzarsi e ottenere nuovi finanziamenti istituzionali. Questo scenario tipico del carattere cooptativo del sistema italiano, ha determinato che i problemi legati al welfare sociale venissero affrontati primariamente dalle associazioni cattoliche, mentre i sindacati e i partiti di sinistra si sono fatti paladini delle rivendicazioni dei diritti dei migranti in campo lavorativo e della partecipazione politica. Purtroppo le politiche che ne sono seguite si sono rivelate scarsamente efficaci e a volte anche assai contradditorie. Questa divisione tra rappresentanza sociale e rappresentanza politica dei migranti si rispecchia bene anche tra i due maggiori sindacati del Paese che si sono occupati di immigrazione: da una parte la CISL attraverso la costituzione dellANOLF (Associazione Nazionale Oltre le Frontiere) parsa avere un approccio pi di carattere sociale, assistenzialista; dallaltra la CIGL si impegnata in campagne politiche a favore di un approccio contrattuale e rivendicativo.
Nonostante ci, la logica universalistica predominante nel mondo sindacale, non ha tenuto mai troppo in conto dei molti fattori che rendono pi difficile per i migranti lesercizio dei propri diritti di cittadini e lavoratori nel nostro paese.(cit di Basso 37 in Mantovan, pg.95).

2.3-Le associazioni degli immigrati e gli spazi transnazionali. Il problema della scarsa rappresentanza politica istituzionale dei migranti, pu aver determinato un riflusso o meglio un disinteresse, visto che ad oggi non vi stata una mobilitazione politica sufficentemente strutturata da parte dellassociazionismo degli immigrati. Nonostante questo si possono individuare tre fattori: 1) la scarsa efficacia degli strumenti previsti dalle politiche di integrazione, 2) il cambio delle necessit dei migranti passati da un clima di emergenza a uno normalizzato (il 60% residente in Italia da pi di 5 anni), 3) il rinnovato interesse dei Paesi di origine per le proprie diaspore, che sicuramente hanno favorito la nascita di altri percorsi, a favore di una richiesta di integrazione circolare o meglio di una doppia presenza(Riccio 2006) dei migranti e delle loro associazioni, che sia espressione delle potenzialit di promozione di nuovi rapporti territoriali con
37

P. Basso, (2004) Sul rapporto tra immigrati e sindacati, in L. Mauri, L.M.Visconti(a cura di); Diversity management e societ multiculturale; Milano, FrancoAngeli, pp.113-131

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i paesi di origine. In questo senso possono essere letti gli esperimenti delle Home Town Association (HTA), delle rivendicazioni per il diritto di voto allestero, e del sempre pi alto livello di imprenditoria e commercio transnazionale promosso dai migranti. In un contesto sempre pi globalizzato questi livelli di azione transanazionale che non sono certamente nuovi, ma che ora sicuramente sono diventanti pi strutturati e visibili, permettono ai migranti di essere nuovi ponti tra i territori e di costituire un transnazionalismo che non sia solo creato dalle regole del mercato globale ma che sia piuttosto un transnazionalismo dal basso (Portes, Guarnizo, Landolt 1999). Questa visone dei network migratori come elementi di agency, ossia di iniziativa autonoma e di protagonismo dei miganti, dovrebbe sostituire la visione paternalistica-pietista che accompagna ancora il livello di azione dellassociazionismo migrante e della partecipazione politica di questo in Italia. Come sostiene Guarnizo (2003)38 infatti i migranti rivestono e rivestiranno sempre pi un ruolo di promotori di scambi attivati dalle loro relazioni economiche transnazionali, favorite proprio dal capitale sociale di cui lassociazionismo migrante il catalizzatore. Linfluenza che i migranti svolgono attraverso le loro attivit transnazionali non si limitano alle ristrette aree geografiche di provenienza ma possono incidere sui fattori macroeconomici dei diversi paesi. Come mostrato nella tabella, da Guarnizo, le transazioni non si limtano ad avere una natura bidirezionale, Nord-Sud e Sud-Nord ma proprio per la nuova domanda di servizi necessari (trasferimenti monetari, servizi postali, trasporti, comunicazioni) acquistano peso anche per le stesse relazioni Nord-Nord. Ad esempio sempre Guarnizo ci ricorda, che le rimesse servono ai governi nazionali come garanzia per negoziare accordi con i grandi enti finanziatori; che i consumi etnici stanno acquisendo una scala di beni di largo consumo; etc... La tabella che segue riassume la complessa matrice di scambi che vengono attivati dalle relazioni transnazionali promosse dai migranti.

38

L.E.Guarnizo, (2003)The economics of transnational living, in International Migration Review, vol.37, No.3, pp.669-699; cit in Maurizio Ambrosini Limmigrazione come risorsa:dimensioni economiche e implicazioni sociali, CRIEC, Assolombardia, Milano marzo 2006.

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Tab.2.2 Una tipologia euristica delle attivit economiche transnazionali Fonte Guarnizo 2003 (Riduzione ad opera Ambrosini, 2006) Direzione dello scambio
Solidariet Familiare Obbligazioni reciproche Desiderio Sociale di Riconoscimento Investimenti familiari

Razionale

Tipo scambio

di Agente
Migranti individuali Migranti individuali, famiglie

Beneficiario
Parenti, amici Parenti

Benefici
Sussistenza familiare Capitale Umano familiare Capitale sociale familiare Benessere familiare Progetti filantropiche Espansione Piccole imprese (PMI) di medi

Rimesse Familiari

Nord-Sud

Aiuto Comunitario

Associazioni civiche promosse dai migranti

Organizzazioni comunitarie ONG locali Governi locali Parenti, amici, soci in affari

di

sviluppo, attivit

Ricerca profitto Desiderio riconoscimento

di di

Investimenti economici

Migranti individuali, famiglie

Sociale Riproduzione di pratiche culturali e identitarie

Consumo

di

Migranti individuali, associazioni etniche

Affari economici nel dorigine Economie etniche allestero paese

Esportazione

di

prodotti nazionali

beni di consumo prodotti culturali e servizi (informazioni, musica, arte Controllo economico profitto e dalla

Sud-Nord

nazionali/ regionali Mantenimento di relazioni transnazionali Trasferimenti monetari monetari. e non

Migranti individuali, associazioni

Grandi

imprese di

finanziarie comunicazioni,

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Nord-Nord

sociali, culturali, economiche, politiche

Telecomunicazioni Viaggi aerei Media

etniche e civiche, partiti politici

trasporti aerei Economie etniche

trasmissione espansione controllo mercato capitalistico

di del del

rimesse familiari,

Portes, Guarnizo e Landolt (1999) affermano che le strategie transnazionali di successo tendono a essere imitate. Da questa lettura le difficolt giuridiche, burocratico e politiche che impediscono un transnazionalismo attivo rimangono gli ostacoli principali a un dispiegarsi pieno dei processi di cosviluppo. Come affermato da Ferruccio Pastore (2006),
il mondo progettato per gli stanziali, cio per chi non emigra, o per chi si stabilisce altrove in maniera definitiva. Le regole giuridiche, gli apparati burocratici i sistemi creditizi, le reti dei trasporti, e cos via, non sono originariamente pensati per persone con appartenenza doppia o plurima, e con pattern esistenziali caratterizzati da una forte e persistente mobilit. 39

Per liberare il potenziale di co-sviluppo presente nelle migrazioni, sempre secondo Pastore, ci vorrebbe una rivoluzione, ovvero la nascita di contesti normativi, infrastrutturali, creditizi, culturali e politici propizi a un transnazionalismo attivo. Solo per elencare parte delle riforme di questa rivoluzione: necessario creare un nuovo contesto caratterizzato da visti mobility friendly, da pratiche di migrant banking che diffondano una mentalit economica e favoriscano la nascita di business comunity; servono cambiamenti anche nei paesi di origine che sviluppino le reti infrastrutturali, leggi che garantiscano la doppia cittadinanza, una lotta alla corruzione, (Pastore 2006) Nel contesto attuale, caratterizzato da politiche migratorie restrittive, porre unimportanza eccessiva ai soli progetti di co-sviluppo, ancora poco o per niente distinguibili dalle tradizionali forme di cooperazione internazionale
39

Ferruccio Pastore, (2006) Transnazionalismo e co-sviluppo:Aria Fritta o concetti utili?Riflessioni a partire dallesperienza di ricerca del CeSPI. DEVELOPMENT&MIGRATION CIRCUITS CeSPI, p.5.

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-che molto spesso non hanno offerto risultati empirici assai significativi- pu peggiorare la fiducia nelle diaspore come attori dello sviluppo (Pastore 2006). Guarnizo ha mostrato i benefici di un transnazionalismo liberato delle sue potenzialit, allo stesso tempo per ad oggi dobbiamo ricordare che non tutte le associazioni sono di carattere transnazionale e che neppure tutte perseguano gli stessi obbiettivi di solidariet transnazionale, ma che anzi in un mondo sempre pi atomizzato e contraddistinto da una iperpersonalizzazione, molte sono mosse da scopi esclusivamente dinteresse privato. Come abbiamo prima osservato questo dipende non solo dallo scopo dellassociazione, ma anche dalla sua composizione, dallarea di provenienza, dai processi decisionali interni e ancora dalle relazioni fra il contesto di provenienza e quello di arrivo. Diversi studi (Lanly 2001), come abbiamo gi ricordato, affermano che una maggiore integrazione delle associazioni dei migranti e il rafforzamento dei legami transnazionali e di transnazionalit multipla, permette a queste di diventare attori di progetti di co-sviluppo. In questo senso le associazioni di volontariato, le ONG, i sindacati, le istituzioni locali, svolgono un ruolo decisivo con supporti logistici e corsi di formazione per offrire la visibilit e la trasparenza nella gestione dei fondi indispensabili per valorizzare lapporto che iniziative transnazionali possono portare. Allo stesso tempo i migranti, per una mancanza di fiducia e per la lentezza burocratica, sembrano ancora preferire soluzioni piu informali, perch ritenute pi veloci e efficenti. Questa scarsa fiducia nelle istituzioni, sia del paese di origine che di permanenza, determina purtroppo che un progetto di co-sviluppo implementato in questa maniera informale abbia unincisivit assai limitata, non riuscendo a costruire rapporti strutturati e duraturi con il territorio di accoglienza che si possano conservare nel tempo.

2.4-Lesperienza di Zacatecas. Nonostante le difficolt strutturali che non favoriscono il potenziale transnazionalismo attivo dei migranti, voglio analizzare lesperienza presa a modello internazionale per mostrare leffettivo ruolo delle rimesse collettive a favore dello sviluppo locale, ovvero il modello di matching found 3x1, implementato dai Club di Zacatecas e dai diversi livelli di governo messicani (statale, regionale, comunale). Prover a considerare il successo di questo modello cercando di sottolineare limportanza della sua specificit, perch

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solo attraverso unanalisi empirica, caso per caso, si possono comprendere i fattori endogeni e esogeni che lo hanno favorito e quali invece lo hanno ostacolato e, ancora, quali sono le caratteristiche pi rilevanti che fanno del migrante un attore dello sviluppo. Per tracciare un quadro pi preciso possibile, penso sia indispensabile partire definendo il concetto di rete migratoria, infatti come afferma Massey:
Le reti migratorie si stabiliscono attraverso le relazioni interpersonali dei migranti connessi tra loro, sono formate dai migranti e dai non migranti nel luogo di origine e di destinazione grazie ai legami familiari, di amicizia e condividendo unorigine comune. 40.

Lemigrazione dei messicani negli USA un fenomeno pi che centenario, anche se sarebbe forse giusto qui ricordare che i primi a emigrare furono gli statunitensi, che a seguito della guerra contro il Messico conclusasi con il trattato di Guadalupe Hidalgo del 1848, si appropriarono dei territori messicani del Texas e della California, incorporando al proprio interno migliaia di messicani. La storia dell emigrazione messicana verso gli USA una costante con picchi di maggiore o minore spinta, che si differenziata solo in base alle politiche dimmigrazione statunitensi, che ne hanno determinato il carattere pi o meno illegale. Ad esempio il piano dimmigrazione Bracero terminato nel 1965, concordato tra i due governi, ha favorito lingresso di molta manodopera messicana a basso costo, rendendola poi illegale appena questa si era trasformata in una emigrazione di tipo permanente che incominciava ad avanzare richieste di tipo sindacale. (Nicholas De Genova 2004) Zacatecas, come molte delle regioni dellentroterra messicano, gi dai primi del 900 si era distinta per essere una delle provincie con la pi alta percentuale di emigrazione dovuta principalmente alle precarie condizioni di vita e lavorative di questa regione rurale, con una bassa densit abitativa e tassi di produttivit agricoli alquanto scarsi. Oltre a soffrire di un ristagno della crescita economica e uno spopolamento continuo, questa regione ha maturato anche un livello di dipendenza assai rischioso, dovuto al fatto di essere una delle maggiori beneficiarie del volume delle rimesse familiari del Messico.
40

D.S.Massey, J.Arango, A.Kouapuci,A.Pellegrino, J.E.Taylor, (1998) Worlds in Motion: Understanding International Migration at the End of Millennium, Oxford, Oxford University Press, p.39

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Dagli anni 60, vengono documentate le prime forme di invio di rimesse collettive per fini solidaristici verso Zacatecas. Inizialmente laiuto era fornito dalle comunit parentali o dalle reti di villaggio, emigrate negli Stati Uniti, ed era rappresentato da: finanziamenti per la costruzione di chiese o di altre istituzioni di carattere sociale e comunitario; invii di vestiario, di apparecchiature mediche, di ambulanze; aiuti a seguito di calamit naturali, emergenze o ancora in occasione di qualche festa patronale. Le rimesse (sia familiari che collettive), rappresentano un insieme di relazioni sociali: tra i migranti, tra questi e le loro famiglie, tra le comunit di origine e di destinazione. Non voglio qui dilungarmi in una analisi sul significato simbolico e culturale che le rimesse portano con s; solo riprendendo Weber, penso che possiamo distinguerle in due tipologie: la prima rappresentata da unazione affettiva rispetto a determinati valori, la seconda invece unazione strumentale rispetto a un determinato fine. Possiamo cos inscrivere le azioni di solidariet compiute dalle comunit parentali attraverso le rimesse collettive, come la massima espressione di unazione affettiva, in quanto non legata n a un cambio di favori, n ci si aspetta un corrispettivo ma costituisce un semplice dono. Le comunit parentali o comunit di villaggio, rappresentano gli insediamenti di immigrati provenienti da uno stesso luogo di origine, che non sono ancora strutturate in una organizzazione sociale, ma che attraverso le rimesse collettive rafforzano un senso di appartenenza transnazionale e favoriscono uno sviluppo pi omogeneo nei territori di provenienza. Come sottolinea Gonzlez (2006)41, le comunit dei migranti insediatesi in territorio statunitense, acquisiscono una cultura matriotica e un territorio, che f nascere una matrice di appartenenza, che gli permette di poter sviluppare i legami tra i diversi territori che formano il circuito migratorio. Come le rimesse collettive anche lassociazionismo degli immigrati messicani non di certo un fenomeno nuovo. Tra i fattori che ne hanno determinato la crescita possiamo includere due cause principali. Da una parte una chiusura progressiva delle politiche dimmigrazione, caratterizzate dal modello della porta girevole (De Genova 2004), che ha incoraggiato i migranti ad organizzarsi in difesa dei loro diritti civili e lavorativi. Dallaltra
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Luis Gonzlez, (2006) Suave Matria, in Nexos, No.108, Mexico, decembre 1986; cit in Miguel Moctezuma Longoria; La Cultura y el simbolismo de la Migracin y las remesas.Reflexiones a partir de la Experiencia de Zacatecas, Red Internazional de Migrazin t Desarollo, Doctorado en Estudios del Desarollo de la Universidad Autnoma de Zacatecas

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parte laumento continuo delle migrazioni illegali, attratte dalle notevoli differenze salariali e dal periodo di crescita economica statunitense, ha aumentato il volume complessivo dei migranti messicani. A questi due fattori v poi aggiunto lelemento indispensabile, ovvero, la formazione e il riconoscimento di leader capaci di far crescere e maturare le organizzazioni dei migranti. Il rafforzamento della strutturazione delle comunit di appartenenza ha favorito cos il crearsi di club e associazioni della diaspora messicana contribuendo a un maggiore dinamismo nella raccolta e nellutilizzo delle rimesse collettive. Lesperienza di Zacatecas mostra in particolare come anche i governi locali possano influenzare lassociazionismo migrante a cui da sempre hanno guardato con molto interesse, sia perch possibile bacino di voti e di influenza poltica sul governo federale, sia perch attori economici con capacit di investimento, grazie alle rimesse. Inizialmente, le comunit parentali si sono caratterizzate per unassenza di relazioni con i governi locali e per ci hanno potuto contare solo sullapporto economico dei finanziamenti raccolti tra la stessa comunit, secondo il modello descritto dello 0x1. In questo periodo le azioni implementate sono state assai sporadiche, poco formali, invisibili sia allo stato che al complesso della societ. Erano donazioni filantropiche che rappresentavano la prima manifestazione della potenzialit delle rimesse collettive per lo sviluppo locale. Anche se si limitavano a fornire lappoggio verso le persone pi povere, lassistenza ai disabili e a offrire forme di mutuo aiuto tra i migranti, come il rimpatrio della salma, ci mostrano come queste pratiche transnazionali non siano solo cosa recente. Lidea centrale delle prime comunit parentali che incominciano a svolgere queste attivit transnazionali si fonda sulla condivisione di unappartenenza comune ai luoghi di origine e di destinazione, che rafforza il desiderio di contribuire alla realizzazione di attivit a favore del proprio villaggio. Inizialmente si sono caratterizzate per una notevole infomalit dovuta anche a strutture rappresentative molto ampie. Presto per queste comunit filiali transnazionali si sono sviluppate in comitati popolari o club sociali, che anche se meno rappresentativi, in quanto fondati su nuclei organizzativi pi ristretti, hanno ottenuto una maggiore legittimit, acquisendo un pi elevato grado di complessit riunendosi in associazioni di club o federazioni. Questa loro maggiore strutturazione ne ha rafforzato il potere di lobbying, permettendo una pi ampia capacit di negoziazione con

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le strutture statali. Secondo la letteratura questa tipologia di associazioni viene classificata come HTA, (home town association), negli USA rappresentata per eccellenza dai Club Zacatecanos presenti nel Sud della California e in particolare a Los Angeles, in un contesto di forte concentrazione di questa comunit migrante (Moctezuma, Ramirez 2000). Ancora negli anni70, un rafforzamento di queste associazioni e della loro capacit di raccolta fondi, insieme al nuovo interesse per le proprie diaspore da parte di diverse municipalit, ha permesso la partecipazione al finanziamento di progetti di costruzione di opere sociali attraverso la modalit dell 1x1, dove per ogni dollaro versato dai migranti il governo locale si impegnava a moltiplicarlo con una quota corrispettiva. Ancora in questa fase non chiaro come vengano selezionati i progetti. Lesperienza di Zacatecas mostra per che le rimesse collettive in quanto costituiscono un fondo di risparmio che le associazioni dei migranti decidono di destinare alla realizzazione di opere fruibili a tutta la comunit di origine, permetta loro di attivare una negoziazione con i diversi livelli di governo. Come affermato da Moctezuma e Veyna (2006) le rimesse collettive rafforzano lorganizzazione dei migranti e a loro volta le organizzazioni dei migranti aumentano la capacit di raccolta delle rimesse. Solo per fornire alcuni dati sulle reali dimensioni del fenomeno, Rodolfo Garcia Zamora (2003) afferma che allinizio del 2000 i Club Zacatecanos si erano sviluppati a tal punto che rappresentavano lorganizzazione dei migranti messicani pi importante per il numero (raggruppa pi di 230 Club), per le Federazioni costituitesi (pi di 14) e per lappoggio sistemico ai progetti di infrastruttura sociale nelle sue comunit di origine (1500 progetti, per un investimento totale di 62 millioni di dollari, nel periodo dal 1993 al 2005) (Zamora 2003). Nel 1992 a seguito del primo reale esperimeno di valorizzazione delle rimesse colletive della Federazione dei Club Zacatecanos si predispone un cambio delle politiche pubbliche e si crea il Programma 2x1, dove per ogni dollaro apportato dai migranti sia il governo statale che quello federale si impegnano a moltiplicarlo rispettivamente per uno. Limportanza delleffetto moltiplicatore oltre a far aumentare notevolmente il fondo disponibile anche di tipo qualitativo, infatti attraverso questi contributi si istituzionalizza lappoggio che i Club Zacatecanos offrono alle comunit di provenienza. Nel 1999 il Programma cambia ancora, diventando 3x1, aggiungendo i governi municipali al suo interno il finanziamento di un ulteriore partner

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moltiplicatore del fondo. Anche in questo caso oltre ad aumentare ancora una volta la consistenza dellapporto offerto dai migranti, il maggiore contributo di questo progetto, come sottolineato da Zamora (Ibidem), non si pu valutare solo in termini di aumento del fondo di risparmio, quanto piuttosto nel cambio di qualit delle organizzazioni transnazionali dei migranti. Le rimesse collettive infatti contribuiscono a questa trasformazione perch: 1) Aumentano la coesione della comunit di origine con quella di destinazione 2) Convertono la comunit della diaspora in un soggetto interlocutore con i tre livelli del governo 3) Promuovono il finanziamento di opere pubbliche in regioni che prima erano escluse. Natasha Iskander (2005) denomina questo, un processo di Apprendistato Sociale tra i migranti, la comunit di origine e i tre livelli di governo. Il rafforzamento delle federazioni dei migranti, oltre a sviluppare relazioni sociali e politiche pi stabili con il paese di origine, rafforza i legami tra i diversi club appartenenti a queste federazioni, sparsi in tutto il territorio statunitense, tra queste la Federacin de Club Zacatecanos del Sur de California (FCZSC) sicuramente quella pi rilevante. Rodolfo Garcia Zamora (2007) sottolinea come il processo che ha portato alla strutturazione del Programma 3x1 non sia stato facile e privo di problemi. Da un lato afferma che tra gli aspetti pi positivi: 1) Incentiva lorganizzazioine transnazionale dei migranti, aumentando la coesione tra la comunit di origine e quella di destinazione 2) Rende possibile la realizzazione di opere pubbliche (pi di 6000 solo nella regione di Zacatecas) a beneficio della comunit di origine. 3) Favorisce che le organizzazioni dei migranti si facciano promotrici dello sviluppo locale. 4) Contribuisce alla diffusione della cultura di rendicontazione delle spese e di controllo sociale. 5) Genera un processo di apprendistato sociale trasnazionale tra tutti gli attori partecipanti 6) Crea uno spazio di negoziazione con i 3 livelli di governo a favore di politiche pubbliche che tengano conto dei migranti e delle loro comunit di provenienza. Dallaltra parte, tra gli aspetti negativi, evidenzia: 1) Leccesso di burocrazia del governo messicano 2) La bassa qualit delle opere realizzate e la mancanza di un mantenimento di queste.

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3) La lentezza nella realizzazione dei progetti e la mancanza di un coordinamento tra i 3 livelli di governo. 4) Lassenza di una continuit e sostenibilit dei progetti realizzati. 5) Lesistenza di frizioni tra i diversi livelli di governo per la selezione dei progetti e la mancanza del rispetto del Comitato Tecnico del Programma per la selezione e lapprovazione delle opere, caratterizzandosi per irregolarit amministrative, politicizzazione dei progetti e clientelismo. 6) La mancanza di organizzazione da parte della comunit beneficiaria dei progetti. Per affrontare tutti questi aspetti negativi che generavano anche uninsoddisfazione e problemi nella fiducia nei leader dei Club da parte dei loro membri, si cercato di superare le difficolt e irregolarit denunciate attraverso la costituzione di un Comitato di Valutazione. I migranti hanno cos portato avanti una richiesta di un processo pi chiaro e partecipativo nella gestione dei progetti. Questa richiesta ha promosso cos un altro fattore qualitativamente importante ovvero la promozione di una nuova cultura di contabilit e trasparenza nellutilizzo dei fondi pubblici e in particolare in quelli apportati dai migranti. Purtroppo questa proposta non stata accompagnata da una maggiore organizzazione della comunit beneficiaria, che non sentendosi parte attiva dei progetti, continua a non esercitare a sufficienza la funzione di controllo sociale su questi. La creazione di una fitta rete di relazioni transnazionali stata resa possibile oltre che dal continuo aumento dei migranti, anche dallappoggio offerto dai consolati e dalle istituzioni statali messicane, che sempre pi incominciano a guardare ai migranti come possibili attori di investimento e quindi di sviluppo locale. Questo ha favorito una maggiore coscientizzazione politica di queste associazioni che hanno incominciato ad avanzare richieste a favore dellottenimento di una doppia cittadinanza, di un effettivo diritto di voto allestero e di una maggiore protezione dagli abusi delle guardie di frontiera. I risultati a livello nazionale si sono mostrati attraverso la creazione del piano governativo Paisano per una maggiore protezione dei diritti degli espatriati e infine dal PCME (Programme for Mexican Communities Abroad), che oltre a offrire supporto alle HTA, dovrebbe favorire le relazioni tra i due paesi in tutti i campi (sociale, sanitario, educativo,..). Attraverso questo piano si incomincia a percepire lesistenza di una comunit di emigrati messicani

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negli USA organizzata e in grado di influenzare non solo il livello locale ma lintero livello nazionale. (Moctezuma, Veyna 2006) Cos nel 2002 lesperienza di Zacatecas acquista un livello di programma federale trasformandosi in Programa 3x1 Iniciativa Ciudadana. A questo mutamento si accompagnano per due problemi, il primo era dovuto a una nuova normativa governamentale che privilegiava il finanziamento per gli investimenti produttivi. Si vietavano cos i finanziamenti a favore di quelle opere sociali come chiese e saloni da ballo, che molte volte erano tra le priorit dei migranti, oltre che per il loro significato affettivo, perch favorivano la comunitarizzazione e laumento delle relazioni transnazionali, tanto necessarie per coinvolgere maggiormente una comunit di origine dispersa sul territorio e con poche capacit auto-organizzative. Il secondo problema era legato alla nuova normativa che permetteva ai sindaci di implementare i progetti con il solo avvallo del Comitato di Costruzione liberandosi cos dellinfluenza dei Club e delle Federazioni Zacatecanas. Questo progetto riscontr la notevole opposizione della SEDESOL (Segreteria di Desarollo Social) e la forte pressione a livello nazionale fece ristabilire la necessit del parere dei Club nella selezione dei progetti, adottando il nuovo nome Programa 3x1 para Migrantes. Dallaltra parte le comunit di migranti messicani incominciano a vedere con interesse la svolta verso la partecipazione a progetti produttivi, che viene descritto da Rodolfo Garcia Zamora (2003) come il paso de la muerte. Infatti a suo parere il passaggio dai progetti di solidariet a quelli produttivi implicava una riorientazione del modello economico, lattuazione di diverse politiche pubbliche, una maggiore capacit tecnica e organizzativa dei Club e delle Federazioni, ancora, a suo parere, incapaci di implementare progetti produttivi di sviluppo. La FCZSC nel 2003 riusc ad ottenere unappoggio finanziario dalla Fondacin Rockefeller per incominciare un processo di rafforzamento istituzionale. Da questa prima valutazione emerse la sostanziale mancanza di una cultura impresariale sia tra la comunit della diaspora che tra la comunit di origine, lassenza di finanziamenti consistenti e duraturi, linesistenza di una pianificazione e di canali di commercializzazione, etc Nonostante questo quadro non tanto roseo, la fermezza di molti Club nel voler collaborare alla creazione di nuovi impieghi e salari pi dignitosi per i propri compaesani, impegnandosi in progetti produttivi, non si svil e nel 2005 presentarono un progetto per la costituzione

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del Centro de Apoyo para el Desarollo Empresarial y Comunitario (Cadec). Nel 2005 limpresa First Data Corporation (Western Union) e il governo di Zacatecas firmano una convenzione per la creazione del nuovo Programma 4x1, dove lazienda si impegna a contribuire al finanziamento di progetti produttivi per una somma pari a 1,25 milioni di dollari. Ancora questo progetto pare essere rimasto nella carta senza neppure chiarire quali potrebbero essere le tipologie di progetti a cui destinare i fondi. Il problema del passaggio del programma 3x1 nato per appoggiare progetti di solidariet e infrastrutture di base a uno produttivo frutto di investimenti privati finalizzati al guadagno implica unampia discussione sui pericoli e i vantaggi che questo pu generare. Zamora (2005) rimane convinto delle buone intenzioni dei migranti a favore di uno sviluppo completo delle loro comunit di origine, nel cercare di creare uno sviluppo che riesca a eliminare la forte dipendenza di una regione rispetto ai finanziamenti esterni, quali sono le rimesse. Il Progetto 4x1 per poter funzionare per necessita di un cambio istituzionale. La mancanza di politiche pubbliche su migrazione e sviluppo e lassenza di istituzioni capaci di integrare la proposta dei migranti, linesistenza di istituzioni in grado di offrire lappoggio tecnico e inserire questi progetti di microimprenditorialit in un programma operativo annuale, determiner secondo Garcia Zamora (2005) che a questo interessante progetto seguiranno solo affermazioni retoriche e una sempre maggiore emarginazione e ritardo che non far altro che contribuire allo spopolamento del paese. Lautore conclude affermando che lapporto maggiore che possono offrire i migranti alle proprie comunit sar quindi solo quello di aiutarle nel processo di organizzazione e formazione, cercando cos di attivare la societ civile e trasformare i tre livelli di governo in responsabili promotori del proprio sviluppo (Zamora 2005) Questa analisi ha cercato di concentrarsi sulle relazioni sociali e sul rafforzamento del potere contrattuale che le rimesse collettive promuovono, sottolineando come lesperienza di Zacatecas mostri il livello di incidenza dei Club e delle Federazioni dei migranti sul livello di organizzazione territoriale e quanto questo modifichi i rapporti di forza con i diversi attori nel contesto di provenienza. I migranti espulsi dai loro paesi, che non sono stati capaci di generare quello sviluppo necessario per offrire loro la migrazione come scelta e non come necessit, ora diventano potenziali investitori attesi con ansia,

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rappresentando lutlima chanche di politiche di sviluppo che si sono rivelate troppo spesso fallimentari. Come afferma infatti Sebastiano Ceschi,
Dopo i fallimenti delle politiche di sviluppo e modernizzazione post-indipendenza e di quelle di razionalizzazione imposte in seguito dalle istituzioni finanziarie globali, i processi connessi alla mobilit delle persone potrebbero costituire, per i paesi a basso reddito, una importante e storica occasione per riaprire una nuova stagione di ricerca di una modernit accettabile e localizzata e per negoziare nuove modalit di relazione fra governanti, societ civile locale e popolazione migrante e non migrante42

I migranti per se continueranno ad essere visti solo come una tarjeta de credito, come alcuni immigrati si definiscono, o meglio come coloro che devono portare sulle spalle tutto il peso della modernizzazione, senza un cambio delle politiche pubbliche, rischieranno di fallire. Se davvero i progetti di valorizzazione delle rimesse collettive permettono ai promotori di ottenere un maggiore potere contrattuale nelle realt locali di origine, necessario chiedersi per quanto questo modifichi il rapporto con il contesto di residenza dei migranti. Quanto i Paesi di accoglienza hanno colto le potenzialit delle attivit transnazionali dei migranti per il dispiegamento di un vero processo di co-sviluppo? Lesperienza di Zacatecas mostra che solo un cambio delle politiche pubbliche, sia del paese di origine che di destinazione potr permettere alle attivit transnazionali dei migranti di dare i loro frutti. Per fare questo non baster un cambio di politiche nei contesti di origine ma necessario che avvenga una rivoluzione (Pastore 2006b) in tutti i contesti che coinvolgono i migranti. Per prima cosa quindi bisogna verificare se le associazioni di migranti sono in grado di essere promotrici di nuovi rapporti transnazionali tra i territori e secondariamente quanto ci, come descritto da Portes (1999), possa contribuire come antidoto a una Downward assimilation. E quindi estremamente interessante esaminare quanto il co-sviluppo rafforzi il ruolo sociale e politico dei migranti nei paesi di destinazione permettendo ai migranti di sviluppare nuove attivit translocali.

42

Sebastiano Ceschi, (2006), Migrazioni, legami transnazionali e cooperazione tra territori: una ricerca sulla diaspora senegalese in Italia, in Sebastiano Ceschi, Andrea Stocchiero (a cura di) Relazioni transnazionali e co-sviluppo.Associazioni e imprenditori senegalesi tra Italia e luoghi di origine, Torino, L'Harmattan Italia, p.13

57

58

CAPITOLO 3 LA RICERCA DI CAMPO. I BOLIVIANI A BERGAMO

3.1-Il quadro di riferimento: limmigrazione andina in Italia. LItalia diventata negli ultimi dieci anni la terza meta preferenziale della diaspora Andina (dopo gli USA e la Spagna). Secondo una stima effettuata dallISTAT, nel 2006 i migranti regolari provenienti da Bolivia, Colombia, Ecuador e Per sul territorio italiano raggiungevono un totale di 238.882 presenze. Lattenzione rispetto allimmigrazione latina in Italia, dove rappresenta il 10% sul totale della popolazione immigrata, ancora abbastanza limitata nonostante la cultura e il folklore latinoamericano (balli, musica e cibi), siano sempre pi popolari. Sicuramente la disposizione per le quote di ingresso privilegiate a seguito della crisi Argentina del 2001 e lultima sanatoria, che ha visto 35.838 richieste di regolarizzazione da parte degli ecuadoriani presenti in Italia (300 domande ogni 100 presenze regolari), hanno mostrato il nuovo interesse dei paesi Sudamericani per il Vecchio Continente (Ambrosini, Palmas, 2005). Le comunit latinoamericane in virt di una certa omogeneit linguistica e culturale possono svolgere un ruolo chiave nel rinsaldare i rapporti tra lAmerica Latina e lEuropa. Questo ancora pi vero oggi, in un momento in cui il giardino di casa, attraversato da svolte social-democratiche e rivoluzioni populiste-indigeniste per un socialismo del XXI secolo, sembra essersi ribellato allegemonia statunitense. Le maggiori restrizioni a seguito dell11 settembre allingresso in territorio statunitense, meta migratoria per eccellenza e la crisi del Welfare State delle sempre pi vecchie potenze Europee, hanno favorito larrivo in Spagna e Italia principalmente, di mano dopera immigrata a basso costo indispensabile per il settore di cura e assistenza agli anziani e per uneconomia ormai in crisi, incapace di competere con i prezzi sempre pi concorrenziali delle economie emergenti. Limmigrazione andina, ha trovato nelle sue caratteristiche distintive un elemento di unione, offerto dalla lingua e dalla provenienza comune, che ha permesso il rafforzarsi di una identit culturale collettiva, a volte in patria dimenticata e soprasseduta da nazionalismi e regionalismi particolarsitici. Tra le tendenze strutturali che hanno contraddistinto limmigrazione

59

latinoamericana, dobbiamo certamente porre in primo piano il carattere femminile maggioritario di questa migrazione. Molti sono i fattori e pensieri comuni che riservano a queste donne un carattere preferenziale nel settore dellassistenza, in primis il carattere cattolico dei loro paesi e ancora le affinit linguistiche e limmagine di un continente allegro e mite quale lAmerica Latina. Questi caratteri hanno contribuito alla creazione di uno stereotipo funzionale a rispondere alle necessit di importazione di accudimento e amore dai paesi poveri verso quelli ricchi (Ehrenreich, Hochild 2004). Allo stesso tempo le migrazioni, in particolare di giovani donne sposate, oltre a portare il peso del dolore della distanza del campo affettivo comportano il grosso problema del care drain legato alle famiglie transnazionali43. Le lunghe distanze che separano le madri dalle responsabilit genitoriali e limpossibilit di frequenti viaggi, hanno determinato un alto tasso di richieste di ricongiungimenti familiari (44,1% dei residenti rispetto a un valore medio del 31,2%)44. Quando avvenute le riunificazioni di queste famiglie transnazionali hanno comportato ulteriori problemi, dovuti alla nuova condizione subordinata della componente maschile. Oltre a questo i ricongiungimenti sono stati assai difficili in quanto hanno comportato una minore competitivit nel settore domesticoassistenziale da parte delle madri, che, senza pi lappoggio del nucleo familiare allargato, si devono occupare direttamente dellaccudimento dei figli. Queste difficolt sono aumentate ancora, se si considera il clima di maggiore concorrenza lavorativa nel settore assistenziale, offerto dalla presenza sempre maggiore di donne dellEuropa dellEst, sole, disposte a sacrifici maggiori perch finalizzate a unimmigrazione temporanea e facilitata da un ricambio frequente. Inoltre, oltre alle maggiori spese, si prodotto un peggioramento dellimmagine dellimmigrato sudamericano a causa di episodi di ubriachezza, risse e bande giovanili, manifestazioni di una difficile integrazione, che hanno reso ancora pi complicato linserimento nel mercato del lavoro (Ambrosini, Palmas 2005). Il fallimento delle pratiche di ricongiungimento reso evidente dagli alti tassi di divorzio che sono seguiti alla ricomposizione dei nuclei familiari, molte volte immaginati come
43

Per famiglie transnazionali si intende il. fenomeno crescente di persone e unit familiari che si sforzano di mantenere vivi legami affettivi e responsabilit parentali nonostante i confini e le distanze che le separano. Queste lontananze portano con s tutti i dolori della mancanza affettiva, definiti come care drain. 44 Caritas/Migrantes (2004) XIV rapporto, Caritas/Migrantes 2004, Immigrazione Dossier Statistico, Roma

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idilliaci, che si sono dovuti poi confrontare con una realt difficile, piena di problemi e portatrice di grosse delusioni. Una risposta a questa difficolt data dalla vitalit nella creazione di reti capaci di rispondere agli interessi sociali e culturali della popolazione migrante. Lassociazionismo andino anche espressione delle notevoli differenze tra le diverse caratteristiche di migrazione per area di provenienza. In particolare, se notiamo un certo carattere comune verso una concentrazione metropolitana - Roma, Milano, Genova sono i centri con la maggiore presenza - di questa immigrazione, giustificata in quanto impiegata nei settori (edilizia, pulizie, cura, trasporti,..) funzionali alleconomia urbana, dobbiamo distinguere allinterno di queste comunit quella peruviana. Questa caratterizzata da unanzianit maggiore dinsediamento, favorita da arrivi graduali e mai massicci, che lhanno distinta, per i suoi alti livelli di istruzione, il successo nella creazione di numerosi impieghi di lavoro autonomo e un associazionismo capace di proteggere gli interessi specifici di questa nuova classe imprenditoriale45. Lassociazionismo stato ulteriormente facilitato dallappoggio offerto dalle istituzioni religiose, cattoliche ed evangeliche che oltre ad offrire spazi di aggregazione, informazioni e risorse organizzative, sono state molte volte il primo tramite del rapporto con le istituzioni locali. La loro azione di sponsor evidente anche per il consistente aiuto che ha permesso le numerose regolarizzazioni nella sanatoria del 2002.

3.2-Lombardia primato dimmigrazione. Bergamo e i boliviani invisibili. La Lombardia si caratterizza per la presenza di un quarto dei cittadini stranieri, (numericamente pari a 850.873)46, regolarmente registrati dal Ministero dellInterno (23,1% del totale). Oltre a possedere il primato sulle altre regioni, la Lombardia vanta anche il primato delle presenze assolute di latinoamericani sul suo territorio.47 In particolare a Milano tra le prime 5 nazionalit possiamo ritrovare in ordine: Filippine, Egitto, Per (con 14.188
45

In particolare qui mi riferisco alle associazioni PROMCOPI presieduta da Jos Galvez e COPEI con Juan Velasquez, presidente anche di JPLA, che si distinguono per questo loro carattere interessato allaspetto imprenditoriale della diaspora peruviana (cfr.3.4). 46 Caritas/Migrantes (2005) XV rapporto, Caritas/Migrantes 2005, Immigrazione Dossier Statistico, Roma
47

Clara Demarchi, (2006) Limmigrazione in Lombardia, Losservatorio Regionale per lintegrazione e la multietnicit.Regione Lombardia, Inclusione sociale, Famiglia e Solidariet sociale

61

presenze pari al 8,3%), Cina ed Ecuador (con 12.672 presenze pari al 7,4%) (Caritas/Migrantes 2005). Tra le province lombarde, Bergamo la quarta per presenza percentuale, superata, oltre che da Mantova, dalle province confinanti di Milano e Brescia, che registrano pi alti valori di presenze assolute e di presenze percentuali. Anche se i numeri di Bergamo sono tutt'altro che trascurabili, la realt bergamasca si inserisce in un quadro regionale caratterizzato da un peso degli stranieri superiore alla media nazionale. Per quanto riguarda le presenze assolute per capoluoghi e provincie, Bergamo terzo dopo Milano e Brescia: questo va letto tenendo conto che la provincia di Bergamo supera ormai il milione di abitanti. Fatte queste premesse, possibile cominciare a illustrare i primi dati quantitativi della presenza straniera. Al 31 dicembre 2005 risultano residenti in provincia di Bergamo pi di 70.000 stranieri (per la precisione 71.293), pari al 6,9% dell'intera popolazione residente, un dato molto vicino alla media regionale del 7% ma comunque ben superiore alla percentuale nazionale pari al 4,5% (Agenzia per lIntegrazione 2006). L'incremento del numero di stranieri nel triennio 2003-2005 stato pari all' 86%, circa dieci punti sopra la media regionale. Questo dato ha unimportanza ancora maggiore se si considera che l'ultimo provvedimento legislativo di regolarizzazione, che ha preceduto lentrata in vigore della legge Bossi-Fini, del 2002 e ha prodotto i suoi effetti prevalentemente l'anno seguente. A Bergamo citt, l'incidenza degli stranieri pari al 9%, un valore pi alto del 30% del corrispondente valore provinciale. Per un confronto dei dati su scala regionale, si vedano la Tabella 3.1 e la Figura 3.1.

Tavola 3.1. Principali dati sulla presenza degli stranieri nelle province della Lombardia al 31 dicembre 2005 (Agenzia per lIntegrazione, 2006) di cui: % maschi di cui: % minorenni var.% % % stranieri stranieri stranieri risp. su su pop.res 31/12/02 pop.res. capoluogo

Provincia Stranieri

62

71.293 56,8% Bergamo 110.663 56,6% Brescia 29.455 51,2% Como 22.787 54,0% Cremona 16.761 53,5% Lecco 13.817 53,8% Lodi 31.781 54,7% Mantova 292.204 51,3% Milano 26.335 51,6% Pavia 4.685 48,3% Sondrio 46.103 51,0% Varese

25,1%

86%

6,9%

9,0%

25,7%

76%

9,4%

13,4%

22,8%

81%

5,2%

8,3%

27,2%

71%

6,5%

7,4%

26,0%

72%

5,2%

5,9%

26,9%

99%

6,5%

7,0%

26,6%

67%

8,1%

7,9%

20,8%

72%

7,6%

12,4%

22,8%

101%

5,1%

5,7%

22,0%

78%

2,6%

4,2%

23,9%

74%

5,4%

8,0%

Figura 3.1. Alcuni dati sulla presenza degli stranieri nelle province della Lombardia al 31 dicembre 2005. (Agenzia per lIntegrazione 2006)

63

Queste e altre stime, ci confermano unincidenza sempre maggiore del fenomeno migratorio nella nostra societ; infatti dobbiamo anche considerare la tendenza ad una stanzializzazione della popolazione immigrata mostrata dallelevato numero di ricongiungimenti familiari e da una presenza sempre maggiore di minori e nascite. Questi dati per non ci offrono un quadro chiaro della presenza effettiva, per limpossibilit di contabilizzare la popolazione immigrata residente senza regolari documenti di soggiorno. Secondo una valutazione dellISMU al 1 luglio 2006, si ipotizza che siano residenti in Lombardia 151.800 mila irregolari pari al 18% della popolazione immigrata. Queste stime oggi sono forse anche sottostimate se pensiamo che solo tra le richieste flussi la Lombardia ha confermato il suo primato con pi di 150.000 domande. Bergamo quarta a livello nazionale con circa 22.000 domande, di cui si stima che un terzo potrebbero essere di boliviani nonostante nessuna quota speciale sia stata loro assegnata. Bergamo, nel campo dei collettivi di provenienza vanta un primato unico, ovvero ospita il maggiore collettivo di boliviani in Italia, comprendente allincirca 20.000 persone. In numeri assoluti secondo, in Europa, solo a Madrid. La Dott.ssa F, presidente della Casa Dei Boliviani48, aggiunge che:
48

Il centro socio-culturale Casa dei Boliviani, rappresenta lassociazione che da pi anni opera sul territorio. Infatti anche se questa associazione nata solo nel 2003, la sua

64

in percentuale per abitanti Bergamo la prima citta in EU con la piu grossa comunit boliviana. Per loro Italia Bergamo, il punto di arrivo Bergamo, poi semmai si spostano

3.3-Caratteristiche e contestualizzazione dellemigrazione 3.3.1-I boliviani invisibili alle istituzioni. LAgenzia per lIntegrazione, nel Rapporto Immigrazione 2006, riporta in una tabella i dati sulla ripartizione e composizione degli stranieri per i principali paesi di provenienza in provincia di Bergamo. Tavola 3.2. Ripartizione e composizione degli stranieri per i principali paese di provenienza in provincia di Bergamo var. % % cum. Stato Presenze % maschi % minorenni presenze presenze 2002_2005 Marocco Albania Senegal Romania India Bolivia Ucraina Serbia e Montenegro Pakistan Tunisia Cina 14.976 8.779 7.251 5.369 3.941 2.013 1.889 1.770 1.753 1.718 1.716 21,0% 61,0% 33,3% 56,8% 43,5% 79,8% 51,0% 54,8% 56,5% 68,2% 59,4% 35,9% 62,0% 18,1% 64,5% 57,9% 67,0% 68,6% 69,4% 65,1% 71,8% 51,2% 31,9% 27,8% 17,1% 21,4% 27,2% 32,6% 8,4% 38,8% 28,8% 29,1% 29,0% 58,3% 78,1% 50,2% 293,6% 126,2% 297,0% 991,9% 13,6% 123,3% 63,6% 134,7%

presidente, la sola persona italiana di questa ONLUS, si occupata dal 1992 dellimmigrazione boliviana a Bergamo.

65

Egitto Ghana Costa d'Avorio Macedonia Ecuador

1.624 1.435 1.158 1.054 1.034

74,1% 74,9% 76,1% 57,1% 77,7% 56,0% 79,2% 57,6% 80,6% 36,2%

25,2% 30,8% 30,5% 29,6% 27,2%

99,5% 52,7% 90,8% 302,3% 330,8%

Se in questa tabella non compare la reale dimensione del collettivo boliviano lo dobbiamo al fatto, come abbiamo gi ricordato, che questo caratterizzato da un 80% di residenti senza permesso di soggiorno che sfuggono alle statistiche istituzionali49. Questi dati, ad ogni modo ci fanno notare la fortissima crescita di alcuni paesi di provenienza, Bolivia in primis, ma anche Romania e Ucraina, nel triennio 2002-2005. Altro elemento interessante che possiamo ricavare da questi dati che la concentrazione degli stranieri per paese di provenienza molto forte: solo i primi quattro collettivi di provenienza arrivano a coprire oltre il 50% del numero complessivo di stranieri residenti in provincia, senza considerare poi tutti gli irregolari. Questo aumento esponenziale negli ultimi anni ci conferma che limmigrazione boliviana un fenomeno recente, favorito da una legislazione50 che solo da questo 1 aprile 2007, ha incominciato a imporre il visto anche a questo paese andino. La possibilit di entrare con un visto turistico stato un facilitatore per laumento di un flusso continuo di immigrazione dalla Bolivia e di persone dei paesi vicini, in particolar modo peruviane, che corrompevano le gi corrotte istituzioni boliviane per dotarsi di un passaporto che gli permettesse di entrare regolarmente in Italia. La dott.ssa F, (Casa dei Boliviani) mi ha infatti ribadito questo trend.
Il 15 febbraio 92 ho conosciuto la prima boliviana a Bergamo,... allora erano in 23 in tutta la provincia oggi siamo a piu di 21.000.
49

Dato ricavato dalle interviste interviste al dott. Eugenio Torrese e al console onorario di Bolivia, On. Giuseppe Crippa (intervista completa in Appendice n.6) 50 REGOLAMENTO (CE) N. 1932/2006 DEL CONSIGLIO del 21 dicembre 2006 che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e fornisce l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo.

66

Tab.3.3 Serie storica del collettivo dei boliviani presenti a Bergamo, anni 1990-2006 (fonte: Comune di Bergamo elaborato AMI)
Nazione 1 990 1 993 1 996 1 999 2 000 2 001 2 002 2 003 2004 2005 2006

Bolivia

n.d.

36

209

264

317

352

883

1 263

1 450

1599

Larrivo di boliviani a Bergamo pare essere cresciuto esponenzialmente dal 2002, portando la Spagna, meta principale di destinazione dellimmigrazione boliviana a chiedere al Consiglio Europeo che si adottassero restrizioni pi severe sulle politiche di ingresso dei cittadini boliviani.
Negli ultimi mesi, prima della nuova legge, uscivano da Cochabamba 500 passaporti al giorno.(Dott.ssa F, presidente Casa dei Boliviani)

Dal 2002 la Casa dei Boliviani ha stimato che si raggiungessero i 50 ingressi settimanali provenienti dalla Bolivia, o con volo diretto o molte volte usufruendo della tratta low cost della Ryanair aperta nellanno successivo, Madrid-Orio al Serio. Dal 2004, diversi articoli di quotidiani boliviani51 informano sui primi respinti al tentativo di ingresso in Europa, perch privi dei requisiti previsti dalle normative o per non esser riusciti a farsi credere dei veri turisti. Il fatto che gli arrivi si siano intensificati nel periodo post sanatoria del 2002 li ha resi invisibili alle statistiche. LAgenzia per lIntegrazione in collaborazione con il CELIM, la Caritas Bergamasca, Il Centro Missionario Diocesano, il Segretariato Migranti e la Parrocchia di Mozzo hanno realizzato un indagine, Las Glndrinnas nunca migran de Cchabamba, ls cchabambins s, pubblicata nel gennaio 2005, con lo scopo di sottolineare le reali dimensioni del fenomeno migratorio boliviano a Bergamo e di comprenderne le radici. Questo studio purtroppo ad oggi non stato aggiornato, ma la stima fatta attraverso una serie di dati incrociati riteneva che al gennaio del 2005 i boliviani in Provincia di Bergamo oscillassero tra 10.000-12.000 presenze. In tre anni questa cifra sembra essere raddoppiata. Per cercare di comprendere almeno in parte le reali dimensioni di questo fenomeno utile esaminare lindagine della Caritas attraverso i dati dei
51

Da Opinin del 18 ottobre 2004, Bolivianos deportados ven truncados su suenose Deportados acusan de su desgracia a agencia de viaje que garantizaron su ingreso a Europa

67

Centri di Primo Ascolto e Coinvolgimento (CPAC52). Alcuni dati, forniti dal Ced dellAssociazione Diakonia-onlus (Caritas), sulle richieste di aiuto, principalmente pacchi alimentari e indumenti, arrivate ai CPAC parrocchiali, possono essere molto utili nel quantificare approssimativamente il peso di una determinata area di provenienza. Il servizio, infatti fino allestate 2007, veniva offerto a tutte le persone in condizione di disagio e povert, senza discriminazione di provenienza e di regolarit dei permessi di soggiorno. Nella ricerca promossa dallOsservatorio Politiche Sociali di Bergamo, sezione Nuove Povert, realizzata dalla Fondazione Zacan nel 2003-2004, si cerca di spiegare la struttura del funzionamento assistenziale a Bergamo, mettendo in evidenza che: lalta quota di persone prive di permesso di soggiorno vanno in Caritas, a questa si contrappone limmigrazione sostanzialmente regolare che avvicina i servizi comunali53. Solo per il 2006 i CPAC hanno fornito indicazione di 7.400 persone immigrate, tra queste quelle provenienti dallAmerica Latina hanno rappresentato il 68% e in particolare dalla Bolivia sono state 814 su 1.275 persone censite Oltre a essere un indicatore della grandezza del fenomeno e della necessit di rivedere le statistiche ufficiali prodotte, indice di una condizione ancora di emergenza di questa immigrazione recente. Come testimoniatomi dallo stesso Marco Zucchelli, sociologo della Caritas di Bergamo, il fenomeno del ricorso massiccio dei boliviani ai servizi della Caritas, mostra a suo parere, come allinterno del progetto migratorio i servizi assistenziali siano gi stati inclusi nel calcolo che hanno portato a scegliere Bergamo come meta di destinazione. Il caso emblematico il Cappuccino54 conosciuto gi dagli emigrati prima della loro partenza. Per giustificare la nuova linea dura adottata dalla Caritas di Bergamo, ovvero quella di non offrire pi assistenza agli immigrati privi di permesso di soggiorno, il sociologo porta il sospetto che si sia creata una rete criminale strutturata, legata al business dellimmigrazione illegale dei boliviani, che

52

I CPAC della diocesi di Bergamo sono 44 tra provincia e citt e coinvolgono 630 operatori volontari, principlamente pensionati. I centri nati per dare ascolto e assistenza a tutta la fascia di persone italiane e non, che sempre di pi si trovano in condizione di disagio e povert, sono diventati un punto di riferimento principale per la popolazione immigrata. I centri sono per gli immigrati un luogo di ascolto e distribuzione (pacchi alimentari e indumenti), ed un luogo dove si cerca di dare risposte ad alcuni bisogni primari come la casa e il lavoro. (Cfr. Marco Zucchelli, (2007) Indagine CPAC parrocchiali 2006Caritas Bergamo) 53 Provincia di Bergamo, Settore Politiche Sociali, Fondazione Zancan, Povert e vulnerabilit sociale in provincia di Bergamo, Bergamo giugno 2004, p.84. 54 Termine usato dai boliviani per indicare il servizio mense offerto dal convento dei frati minori capuccini. Bergamo, via dei capuccini,8.

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farebbe diventare complice la stessa Caritas, diventata ormai un servizio per boliviani.

3.3.4-Linsediamento territoriale Se risulta estremamente difficile calcolare con precisione una presenza cos elevata di invisibili, non difficile rendersi conto delleffettiva consistenza della concentrazione demografica dei boliviani andando a Bergamo. I boliviani sono infatti riuniti principalmente a Bergamo citt e in particolar modo nella zona comprendente le circoscrizioni centrali, con uno sviluppo sulla direttrice rappresentata dalla Strada Briantea.55 Tab. 3.4 Immigrati PVS per nazionalit pi significative distibuiti secondo la Circoscrizione di residenza (2005) (Fonte: Comune di Bergamo, elaborato AMI) Nazione Bolivia Marocco Albania Romania Ucraina Senegal Cina Bangladesh SerbiaMontenegro Ecuador Tunisia Per Ghana Filippine Burkina Faso India Somalia Costa dAvorio Brasile Francia Nigeria
55

I 454 209 224 302 168 172 195 137 74 118 92 108 97 68 34 85 33 38 41 26 26

II 271 115 112 106 84 45 38 14 30 84 17 56 40 30 21 10 31 13 15 17 17

III 23 8 14 5 19 6 3 4 7 4 17 6 2 3 5 12 -

Circoscrizioni IV V 60 201 162 130 15 81 57 77 40 83 28 49 19 49 9 19 50 31 12 37 22 22 11 23 13 18 3 9 10 10 49 28 64 22 25 19 7 15 21 13 7 13

Totale VI 197 229 119 128 55 91 82 213 149 66 88 20 49 41 64 37 31 42 26 24 6 VII 244 218 328 120 54 92 72 42 87 74 78 50 82 18 25 23 41 41 28 23 8 1450 1071 893 795 503 483 458 434 425 410 340 324 312 210 192 177 172 163 144 107 113

Quasi un terzo degli immigrati risiede nella circoscrizione I come lo dimostrano la percentuale di bambini boliviani nelle scuole. La stima dellincidenza della popolazione immigrata sul totale della popolazione in questa zona raggiungeva, secondo una stima del 2005, il 10,4%,(Celim). Oggi la percentuale sicuramente molto maggiore e si pu parlare di via Quarenghi come di un autentica zona ghetto.

69

Argentina Polonia

25 10

24 7

4 9

5 1

12 22

6 16

17 17

93 91

Nel grafico i colori indicano quanto si distanziano le presenze percentuali locali rispetto alle presenze percentuali medie provinciali di ogni singolo Paese. La mappa permette cos di cogliere in maniera pi efficace la forte localizzazione territoriale specifica del collettivo boliviano.

Figura 3.2 Rappresentazione cartografica della presenza del collettivo di provenienza boliviano nei comuni della provincia (fonte Agenzia per lIntegrazione 2006)

3.3.5-Lo status economico e linserimento lavorativo. Per quanto riguarda lo status economico, le diverse interviste mi hanno confermato che si possono riscontrare differenziazioni di tipo sociale, sia dovute allanzianit di insediamento sia accentuate dalla differenziazione di partenza. Se principalmente si trattato di una immigrazione urbana di classe media, con alti livelli di istruzione e principalmente femminile, negli ultimi anni il collettivo dei boliviani diventato pi eterogeneo comprendendo anche campesinos, persone con istruzione minima che vivevano in condizioni economiche precarie. Questo stato favorito dalla diffusione, in Bolivia e soprattutto a Cochabamba, di agenzie di viaggio che garantivano tutto il necessario (dal passaggio aereo allhotel, fino alla garanzia di un posto di

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lavoro, molte volte inventato) per organizzare lemigrazione di persone che partivano attirate dal sogno migratorio, senza avere neppure la rete di appoggio nel luogo di destino. Questo, molte volte, ha favorito una serie di catene di sfruttamento tra connazionali che andavano dal mercato del materasso56, a vere e proprie trattenute dei primi salari del connazionale, nel caso lo si avesse aiutato a trovare lavoro. A dispetto del sospetto dellesistenza di reti criminali organizzate, seganalata precedentemente da Marco Zucchelli, la maggioranza delle persone intervistate affermano che non vi sia una reale catena di sfruttamento organizzata, ma episodi informali di sfruttamento allinterno di una guerra tra poveri e che molte volte coinvolgono anche italiani. La dott.ssa F., che mi riferisce di essere in ottimi contatti con il vice prefetto, afferma che non siamo in presenza di grossi fenomeni di sfruttamento di persone immigrate e forme di tratta di esseri umani; ad esempio tiene a precisare a Bergamo in tutto sono una decina le prostitute boliviane. Per quanto riguarda lattivit lavorativa in Italia, i dati sullimmigrazione in Lombardia mostrano come le difficolt delleconomia della Terza Italia(Bagnasco 1977) tipica delle regioni del Nord Est, e le necessit di assistenza e cura delle famiglie bergamasche, abbiano fornito la domanda di lavoro indispensabile, che ha saputo raccogliere i desideri di ricerca di migliorare la propria condizione economica di molti boliviani. I dati della camera di commercio di Bergamo rivelano che sono ancora poche le esperienze di lavoro autonomo e di avvio allimprenditoria tra i boliviani. Secondo questi dati, aggiornati al 2006, sarebbero 77 i boliviani con un lavoro autonomo e di questi, 56 si occupano di costruzioni57. La dott.ssa F. presidente dellassociazione Casa dei Boliviani mi conferma questa scarsa predisposizione allimprenditoria da parte dei boliviani:
I boliviani al contrario che i peruviani non hanno spirito imprenditoriale. Ad esempio, la Provincia aveva aperto un corso di formazione professionale, gratuito, per ragazzi da 18-24 anni, con permesso di soggiorno, che finite le scuole fossero stati senza lavoro. Davano 120 punti per C.V.; con insegnanti validi. Ho dovuto andarli a pregare, a prendere, perch la madre mi diceva: ma dottora se nel frattempo trova un trabajito?Io replicavo, non vuoi che tuo figlio
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Il mercato del materasso, chiamato cos da Eugenio Torrese, si riferisce alle pratiche di subaffitto, anche a ore, a connazionali clandestini, che si ritrovano a dover pagare 250 euro al mese solo per il posto letto, in condizioni di sovraffollamento abitativo. 57 La lettura di questo dato deve essere fatta considerando che lapertura di una partita Iva nel campo edile un escamotage frequente per semplici lavoratori dipendenti o a giornata, specialmente tra gli immigrati che devono dimostrare di essere impiegati per poter rinnovare il permesso di soggiorno. Ledilizia il principale settore in Italia per limpiego di lavoro nero.

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possa puntare a qualcosa di meglio, solo badanti e colf per le donne, muratori e tetti per gli uomini! Il sabato riposo, la domenica si mangia fuori, al massimo si compra casa, basta! Non vogliono altro! I peruviani, pakistani, italiani, hanno creato posti di lavoro, ristoranti o imprese di pulizia, dove il cuoco, la cuoca sono boliviani, ma a questi non gli viene voglia di creare un qualcosa di proprio, anche se sfruttati, non pagati, rimangono l

Come confermato dallintervista e da altre fonti si pu sostenere che la maggior parte delle donne boliviane, che rappresentano tuttora il 70% del collettivo boliviano, sono impiegate nei lavori di assistenza e cura a anziani e malati, mentre gli uomini lavorano principalmente nelledilizia, in misura minore nellindustria e in imprese di pulizia. Le contraddizioni tra la legge Bossi-Fini e la legge Biagi58 (legge30/2003) hanno generato problemi enormi anche per la post-regolarizzazione, che hanno fatto ricadere nellillegalit molti immigrati che erano riusciti a regolarizzarsi attraverso la sanatoria. In particolar modo nel settore dellassistenza e della piccola impresa sono pi frequenti i casi di sfruttamento da parte dei datori di lavoro italiani. Le piccole imprese si trovano a dover cercare di sopravvivere in un mercato sempre pi competitivo, dove la maggior parte delle aziende viene delocalizzata in paesi con un basso costo del lavoro, per resistere a questi fattori di concorrenza, hanno trovato nella mano dopera immigrata estremamente economica e ricattabile, perch appunto irregolare, la possibilit di continuare a restare sul mercato. Anche nel settore dellassistenza molte famiglie non possono permettersi una collaboratrice in regola o anche se lo volessero la legge non glielo permette se non assumendo una persona gi in regola, o solo a seguito di un decreto flussi, ritenuto da molti, pi una lotteria che una vera possibilit di regolarizzazione. Lo stesso console onorario della Repubblica di Bolivia a Bergamo, On. Giuseppe Crippa, riassumendo la tragica cronaca della prima settimana di dicembre a Bergamo segnata da un susseguirsi di incidenti che avevano portato alla morte di 4 boliviani senza permesso di soggiorno, (cosa che aveva fatto apparire sui media locali il problema della grossa presenza di lavoratori non regolarizzati boliviani), afferma:
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La legge Biagi, parte dal presupposto secondo cui la flessibilit in ingresso nel mercato del lavoro il mezzo migliore per agevolare la creazione di nuovi posti di lavoro e che la rigidit del sistema crea solo alti tassi di disoccupazione. Questo ha determinato lutilizzo di un elevato numero di forme contrattuali previste dalla legge che si accomunano per generare un impiego di lavoro precario. Secondo i detrattori della riforma, rispetto allo Statuto dei lavoratori, la legge riduce drasticamente diritti e tutele e le possibilit di intervento della magistratura nelle questioni contrattuali, che sono definite nell'ambito della concertazione fra le parti sociali, istituendo nuove figure lavorative che, nelle intenzioni del legislatore, meglio si adattano alle esigenze del mercato del lavoro globalizzato.

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... il 90% dellimmigrazione irregolare, per la realt di Bergamo, un fattore di tenuta strategico del sistema economico e sociale. Muoiono questi 3 ragazzi a Frosinone, suscitando grande indignazione, perch avevano permessi di soggiorno falsi. Ma senza quelli non potevano lavorare! E poi lazienda dove lavoravano senza queste tre persone chiudeva. Non cera nessun italiano disposto a lavorarci! Muore questa ragazza allospedale, la famiglia del vecchietto che assisteva, disperata, alla ricerca di un altro immigrato irregolare, perch la legge non gli consente di prenderlo regolarmente, altrimenti deve aspettare la legge flussi,

Questo discorso ci fa comprendere bene la funzionalit della manodopera immigrata e illegale, in una regione caratterizzata ancora da piccole imprese e distretti industriali, che possono continuare a sopravvivere solo grazie a una domanda di mano dopera estremamente economica a cui gli immigrati hanno saputo dare risposta. La presenza di una percentuale di irregolari cos alta un fattore funzionale alleconomia, sintomo della contraddizione delle nostre politiche migratorie, se si considera che i dati, anche se non ufficiali, sono evidenti a tutti. La Casa dei Boliviani afferma di tenere le copie dei documenti, di pi di 17000 boliviani. Il console onorario della Repubblica di Bolivia mi ha confermato la presenza di 20.000 boliviani, ma ancora di questo, nei documenti ufficiali, non si ha traccia. Lo stesso direttore dellAgenzia per lIntegrazione, il dott. Eugenio Torrese, preoccupato afferma:
...lincidenza del fenomeno ci fa chiedere come mai la cosa non esplosa? Adesso le cifre oscillano tra 18-20 mila unit, i regolari sono 3000, 15-17 mila sono irregolatri lOsservatorio Regionale non lo vuole riconoscere, perch fa saltare tutte le loro metodologie. ...Un assessore locale non pu accettare una cosa che riconosciuta da tutti e non riconosciuta dallOsservatorio. Loro dicono il contrario, che il 30% sono irregolari. Questa cifra, dei 17000, confermata dal Ministero dellEmigrazione boliviano. La fetta degli irregolari boliviani il doppio di tutti gli irregolari, compresi i boliviani, residenti nella citt di Bergamo. Abbiamo 2/3 di irregolarit, rapporto che nessuna citt ha.

Il problema dellirregolarit dei migranti vasto e complicato. Tra gli effetti pi evidenti possiamo evidenziare che permette maggiori livelli di sfruttamento e ricattabilit, precarizza ulteriormente la vita del migrante e rende ancora pi difficile lintegrazione. Inoltre i finanziamenti alle istituzioni e alle associazioni pro e di immigrati vengono dati in funzione della presenza assoluta di migranti sul proprio territorio, secondo la legge 40. Sempre secondo le statistiche ufficiali, vengono influenzate anche le quote per regolarizzazioni come quelle del decreto flussi. La presenza di irregolari,

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come gi accennato nellintroduzione, riduce ancora di pi limpatto positivo del migrante sul paese di origine, determinando una minore capacit e possibilit di invio di rimesse, unoccupazione a basso livello e quindi brain waste (Chiuri et al. 2007). Il console alla domanda se lassociazionismo visibilizza i migranti, risponde:
Gli irregolari sono visibilissimi, si sa che la presenza di irregolari una volont politica, lo sa la polizia, lo sanno le istituzioni, la gente e anche il legislatore, che fa la legge flussi, lo sanno anche i sassi che la persona che lazienda richiede sta gi in italia. Ci sono due interpretazioni, quella che considera limmigrazione come un fatto essenziale -per li possiamo mandar via quando vogliamo- oppure altri che dicono che meglio avere una gran quantit di manodopera condizionabile: ci sono diversi casi di datori di lavoro che non pagono per mesi e minacciano di denunciare i lavoratori se rompono. (On. Giuseppe Crippa)

3.4-Bolivia terra di migrazioni Il PIEB (Programa de Investigacin Estratgica en Bolivia) afferma che non esistono dati precisi sul numero dei boliviani emigrati dal Paese. La recente storia migratoria boliviana ha visto e continua a vedere un processo di forti migrazioni interne, dovuto a unelevata mobilit dalle aree rurali pi povere, verso i tre poli urbani di maggiore attrazione. La Paz, Santa Cruz e Cochabamba; accompagnato da una sempre pi forte spinta migratoria esterna. Secondo i dati ufficiali emessi a fine del 2004 dal Servicio Nacional de Migraciones (SENAMIG) si stimava a 1.366.821 le persone emigrate dal paese (Ferrufino et al. 2007). Nel dicembre del 2006 La Razon affermava, che la direttrice del SENAMIG, in maniera non ufficiale, aveva stimato che i boliviani emigrati allestero fossero tra i 2,3 e i 3,3 milioni. Di questi, da 1 a 1,5 milioni risiederebbero in Argentina, 1 milione allincirca negli Stati Uniti, 600 mila in Brasile e 200 mila in Spagna (cit in Urrelo 2007). Cortes (1998), gi nel 1998, aveva calcolato infatti, che il 35% dei boliviani vivesse allestero, contro un 6% nel 1992.59Ancora lattendibilit dei dati statistici assai difficile da verificare, specialmente se si considera che la spinta di maggiore migrazione boliviana, avvenuta, almeno per quanto riguarda lEuropa, attraverso una legislazione che ne ha favorito l ingresso per poi farli sparire nellillegalit. A questo proposito i dati del Banco Internacional de Desarollo (BID) e del Fondo Multilateral de Inversiones (FOMIN) registrano al giugno del 2007, 136.000 boliviani residenti in Spagna, mentre a
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Genevieve Cortes, La emigracin como estrategia de vida del campesino boliviano, in Revista Tinkazos n.1. PIEB, La Paz

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parere del Console spagnolo in Bolivia, Javier Martin, sono tra i 280-300 mila (CEDLA 200760). Il modello migratorio prevalente si era caratterizzato negli anni 80-90 per un processo graduale, caratterizzato da vari livelli in cui si divideva il processo migratorio. Le diverse tappe erano rappresentate da uno spostamento dallarea rurale alla citt provinciale, da questa a un capoluogo pi densamente abitato e da questa a un paese esterno. Il paese che da sempre per continuit geografica e domanda di lavoro immigrato ha attirato pi boliviani stato lArgentina e in parte minore il Brasile. Anche gli Stati Uniti hanno rappresentato a lungo, attraverso il carattere mitizzato del sogno americano, una meta di destinazione preferenziale. La crisi economica Argentina del 2000 e la chiusura della frontiera Nord Americana a seguito dellattacco terroristico dell11 settembre hanno determinato un cambio repentino di destinazione migratoria verso il Vecchio Continente, seguendo la pi massicia emigrazione ecuadoriana. Questa migrazione, facilitata da una forte domanda di lavoro e da una legislazione migratoria favorevole fino allapplicazione del visto nel 2007, ha determinato la principale via di fuga per chi volesse evadere da un continente che stava attraversando una profonda crisi economica. In particolare sono diverse le cause interne possibili che ci possono spiegare questa massiccia ondata migratoria. Tra gli ultimi anni 90 e i primi anni del 2000 gli indicatori macroeconomici hanno mostrato la perdit di credibilit nella strategia di riduzione della povert (EBRP) e delle promesse di creazione di nuovi posti di lavoro che il governo di Gonzalo Snchez de Lozada (1993-1997) aveva fatto. I boliviani si accorsero che nonostante una forte spinta alla privatizzazione il PIL continuava a ridursi in contrasto con le promesse di una crescita all8% fatta con il Plan de Todos dello stesso governo. Intanto il debito estero continuava ad aumentare fino a subire unaccellerazione esponenziale allinizio del XXI secolo. Gli indici di disoccupazione salirono e i salari si abbassarano repentinamente in un contesto di crisi economica generalizzata in tutto il Sud America. La moneta, seguendo landamento regionale, si svalut enormemente. Nel 1999, in Bolivia, paese pi povero di tutta lAmerica Latina dopo Haiti, secondo uno studio della Fundacin Jubileo si stimava che la percentuale di popolazione che vivesse in condizioni di povert fosse pari al 62,64% e ancora quella in condizione di estrema povert
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CEDLA, (2007) Diagnstico sobre la situacin de la migracin boliviana a Espana. Bases para la elaboracin de una estrategia operativa del proyecto.La Paz.

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rappresentasse il 36,78%. A pochi anni di distanza nel 2003 questa percentuale era ulteriormente aumentata a 67,30% e 39,66% rispettivamente. Anche per la classe media la crisi iperinflazionistica e la mancanza di accesso al credito sono stati fattori di spinta per la migrazione come pi volte testimoniatomi.
Sono arrivato 5 anni fa, da Cochabamba, mi trovavo molto bene nel mio paese, fino a 10 anni fa. Facevo il geometra, costruivo anche case, avevo preso un prestito molto grosso, poi la situazione economica in Bolivia precipitata, forte deflazione, 7% in meno dovevo vendere le case e quindi, se non riesci a vendere per 1 o 2 anni, sei fuori! Per la concorrenza. Gli immobili cerano, ma i soldi non si trovavano.(Sig. N.,vicepresidente associazione Casa dei Boliviani)

Mondaca (2007) afferma che le cause principali dellemigrazione possono essere classificate di ordine politico, sottolineando le responsabilit dellutilizzo arbitrario e ingiusto delle ricchezze del sottosuolo boliviano da parte delle multinazionali. In particolare per quanto riguarda la zona di Cochabamba possiamo analizzare 3 momenti di crisi socio-politicoeconomica che sicuramente contribuirono alla creazione di un clima favorevole a intensificare la spinta migratoria. 1) Nel 2000 il governo deve vendere il sistema pubblico idrico di Cochabamba a privati61, nel quadro di un accordo del piano di aggiustamento strutturale della Banca Mondiale, che gli avrebbe concesso un prestito da 25 milioni di dollari. Questa regione, che gi soffre di grosse difficolt di approvigionamento dacqua, si vede aumentare il prezzo dellacqua del 300%. Scoppiano i primi scioperi, blocchi stradali, lesercito risponder durmamente provocando diversi morti a Cochabamba. Le proteste continuano a crescere fino a quando il governo costretto a cedere il 10 aprile, affidando la distribuzione idrica alla Coordinadora. Il 2000 verr ricordato come lanno della guerra dellacqua, anche se la guerra continuer a causa della richiesta di 25 milioni di risarcimento da parte della multinazionale Bechtel. 2) Nel 2001 divennero evidenti gli effetti della politica di eradicazione delle coltivazione di coca nel Tropico di Cochabamba. Infatti, in risposta al Plan Colombia62, che aveva di fatto spostato la produzione dalla Colombia al Per
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Lappalto viene vinto dallimpresa Aguas Tunari, societ della multinazionale che fa capo al gigante americano Bechtel Corporation ma che in parte era posseduta da quote della Municipalit di Milano. 62 Il termine Plan Colombia usato per riferirsi alla legislazione statunitense volta a bloccare il commercio della droga, attraverso il supporto alla guerra della droga in Colombia appoggiandone le attivit militari del governo. Il piano creato tra il 1998 e il 1999

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e alla Bolivia, le coltivazioni di coca della regione del Chaco erano state alimentate enormemente. In questo periodo avvengono grosse speculazioni sui terreni nellarea di Cochabamba. Avendo i terreni prezzi troppo alti per essere acquistati, successo molte volte che la gente li abbia occupati in maniera illegale creando un vero e proprio movimento di sin tierra.(Ronken et al. 1999) 3) Nel 2003 scoppia la guerra del gas, diffusasi in tutto il paese, in particolare a La Paz, El Alto e Cochabamba. Il malcontento verso il governo di Gonzalo Sanchez de Lozada esplode dopo che questo conclude una trattativa di vendita di questa ulteriore risorsa del sottosuolo boliviano alle multinazionali straniere. Il progetto di esportare il gas boliviano in Messico e Nord America avrebbe determinato che i soli a guadagnarci fossero le multinazionali e il governo corrotto. La violenza degli scontri fa vacillare il paese sullorlo della guerra civile, ma dopo molti morti e pressioni internazionali, Gonzalo Sanchez de Lozada scappa a Miami. Come affermato nello studio di Acosta (2006), londata migratoria ecuatoriana verso lEuropa, anticip di due anni circa quella boliviana, ma in entrambe si pu riscontrare una caratteristica comune, la scelta migratoria non pi una scelta individuale ma diventata una strategia familiare di sussistenza. A conferma di questo modello migratorio Ferrufino (2007) afferma: Attualmente i nuovi flussi migratori in Bolivia, e in special modo quelli che partano da Cochabamba, mostrano che uno o due membri della stessa famiglia emigrano in un altro paese mentre gli altri membri rimangono nel luogo di origine. Ancora, Ramirez (2007), descrive che il processo di ricezione e espulsione dei migranti continua a essere una caratteristica essenziale della regione di Cochabamba, durante la repubblica fino ad oggi(cit in Ronken et al. 200763). Secondo i dati del Ministerio de Desarollo Sostenible (2004) si documenta che

dallamministrazione del presidente Andrs Patrana con lintento di rivitalizzare leconomia e la societ, pacificare il conflitto armato e creare una strategia anti-narcotica. La strategia militare antinarcotica, stata quindi finanziata lautamente e ha visto il diretto contributo degli USA, si contraddistinta per una strategia di sradicamento della coltivazione della pianta di coca attraverso fumigazione aeree.
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Theo Ronken, Alan Forsberg, (2007) Los efectos y consecuencias socio-economicos, culturales y politicos de la migracin internacional en los lugares de origen de los emigrantes bolivianosAccion Andina, PIEB, La Paz,.p.12.( traduzione dellautore)

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a livello nazionale Cochabamba , dopo Santa Cruz, il dipartimento di maggiore ricezione di migranti, pari al 22% del totale, che rappresentano allincirca il 19% della sua popolazione totale. Una buona percentuale di questi viene dalle zone di montagna. Parallelamente Cochabamba il terzo dipartimento espulsore di popolazione (in termini assoluti), dopo Potos e La Paz secondo in termini di espulsioni recenti, dirette principlamente verso lEuropa.64

3.4.1-Bergamo una little Cochabamba, i missionari bergamaschi il primo filo della rete. Un altro dato che accentua linteresse per questa concentrazione di boliviani a Bergamo dato dal fatto che l 80% di questi proviene dalla provincia di Cochabamba.
...L80% dei Boliviani residenti a Bergamo sono originari di Cochabamba, per negli ultimi 2-3 anni sempre pi sta aumentando la percentuale di quelli provenienti da Santa Cruz. Pochi da Potos, Oruro,(dott.ssa F., Casa dei Boliviani)

Se da un lato vero che Cochabamba uno dei tre dipartimenti con la pi alta spinta migratoria, ci dobbiamo per domandare il perch di questa migrazione translocale tra Bergamo e Cochabamba. Il legame tra Bergamo e la Bolivia e Cochabamba in particolare, chiaro a tutti a Bergamo, forse solo lufficio missionario ha difficolt ad ammetterlo. La diocesi di Bergamo e in particolare il centro missionario di Bergamo, da pi di 40 anni, ha inviato 72 preti65 e diverse decine di missionari laici in missione in Bolivia.
La diocesi di Bergamo 43 anni fa, ha mandato i primi missionari boliviani a Cochabamba, questo il primo filo della rete. I missionari hanno costruito parrocchie, la ciudad del nino, (Dott.ssa F., Casa dei Boliviani)

Poco il materiale disponibile sulle molte opere portate avanti da questi missionari. Don Ganbattista Boffi, segretario del centro missionario afferma che

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Ministerio de desarollo sostenible, (2004) Estudio de la migracin interna en Bolivia.INECEPAL-USAID, La Paz 65 Come affermato dal segretario dellufficio missionario:Dal 57 ad oggi, sono 72 preti i preti mandati in missione, su un panorama di 700 fidei donum in tutta Italia. Di questi 12 sono morti. Sesanta missionari sono una ricchezza, soprattutto poi sono legati alla Bolivia. Il perch non lo s.(don Gianbattista Boffi)

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Il grosso delle forze legato alla Bolivia, dove abbiamo vissuto esperienze interessanti, pi che legate al gruppo, legate a delle figure. Don Berto Nicoli, ha fatto il parroco e il sindaco insieme a Cochabamba; lhanno riportato da morto, a ottobre, adesso lo vogliano far Santo. Altra persona don Giuseppe Ferrari, anche lui con tutte le sue vicende, incredibile il culto legato a queste persone. La sua tomba qua a Bergamo, sempre piena di fiori, di cose boliviane, i boliviani lo venerano, lui ha lavorato molto nella carceri. Don Antonio Bertoli quello della Ciudad del nino, da 40 anni che c questa struttura, di propriet del Patronato di San Vincenzo, ma sotto la diocesi di Bergamo, raccoglie 200 ragazzi allinterno di tante piccole casette, pi 800-900 ragazzi che vengono a scuola l dentro.

Eugenio Torrese dellAgenzia dellImmigrazione vede chiara questa connessione specifica tra Bergamo e Cochabamba, dovuta alla presenza dei missionari e alle loro opere.
laltro aspetto forte dellimmigrazione quella della Bolivia e in particolare della emigrazione da Cochabamba. Cochabamba una colonia di bergamaschi in Bolivia. C una presenza di bergamaschi in particolare di missionari, avviata dalla diocesi: missionari, volontari, associazioni, legati allarea cattolica. Ha fatto una serie di progetti dagli anni 80 in avanti.

Non esiste unarchivio con tutti i progetti avviati in Bolivia, tra quelli pi recenti avviati a Cochabamba, troviamo il progetto della Caritas di Cochabamba, presieduta dal bergamasco don Eugenio Cotta, che ha aperto un doposcuola per 8000 bambini. Ancora, a Cochabamba, forte anche la presenza di missionari laici che hanno portato a progetti come La Casa di Danilo66, centro Atendi, creati da Danilo Gotti, della Provincia di Bergamo, che in 12 anni ha realizzato questo centro per bambini diversamente abili abbandonati dalla famiglia. Gli investimenti fatti dal centro missionario in Bolivia non si sono limitati solo a Cochabamba ma hanno una forte presenza anche
a La Paz dove i missionari hanno costruito un collegio con 1200 bambini andicappati a Monay Pata e ancora un ospedale, Juan XXIII, che non finisce pi,... (Don Gianbattista Boffi, segretario centro missionario)

Il centro missionario si impegnato ad affermare che non ci sono interessi specifici in Bolivia, tanto da non ricordare nemmeno perch si fosse deciso di concentrarsi in questo paese, da parte di una delle diocesi pi ricche dItalia.

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Questo progetto stato anche scelto dalle associazioni boliviane di JPLA come destinatario del fondo di solidariet andino raccolto attraverso la riffa.

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Tenete presente che la diocesi non ha niente di sua propriet e se noi dovessimo andar via, tutto rimane l. Quattro anni fa abbiamo consegnato una parrocchia completa al vescovo, (Don Gianbattista Boffi, segretario centro missionario)

Nonostante questo, la diocesi di Bergamo attraverso questa attenzione continua alla Bolivia e numerose opere di carit, ha ottenuto per un peso politico di notevole forza in Bolivia se consideriamo che:
Tito Solari vescovo di Cochabamba. Le chiesa di Cochabamba per la prima volta in mano a un italiano. Per loro uno smacco! Per pi della met, la riunione episcopale boliviana fatta da stranieriMons Gelmi, vicario generale bergamasco, il Cotta unaltro bergamasco, leconomo ancora di Bergamo... (don Gianbattista Boffi, segretario centro missionario)

Il problema che molte volte questi missionari si sono rifatti a un tipo di cooperazione, volta principalmente allassistenzialismo, unapproccio che dimostra che ancora nel caso di Bergamo:
..parliamo di cooperazione a senso unico, come sempre noi andiamo a fare, ma cosa ci d, cosa ci torna da questa cooperazione? In negativo, diciamo che ci tornano 20000 boliviani tra i piedi; che poi quello che ti rinfacciano ma non solo questo; ci sono tanti altri ritorni che per difficilmente riusciamo a vedere. (Don Gianbattista Boffi, segretario centro missionario)

Sicuramente, attraverso i forti investimenti in infrastrutture e una assistenza continua a favore della societ civile boliviana e cochabambina in particolare, da parte di missionari bergamaschi, si rafforzato limmaginario comune che ha dipinto lItalia e Bergamo, come un paese favorevole in cui emigrare. I missionari sono diventati cos il primo filo della rete migratoria, hanno fornito unimmagine positiva di una citt che sempre di pi stata capace di portare aiuto ai boliviani. Questo ha assicurato una rete di assistenza ai primi boliviani che hanno intrapreso la prima esperienza migratoria a Bergamo. Il passaparola che si accompagnava alla richiesta di mando dopera di questo mercato e il differenziale di salario estremamente vantaggioso, hanno alimentato un flusso sempre in aumento che sfuggito a qualsiasi tipo di controllo. Limmigrazione diventa il motore di s stessa (CELIM 2005).
Bergamo ha investito ingenti somme, ha costruito, costruito, costruito, Cochabamba quella che ha ricevuto di pi da questo rapporto strettissimo di tipo religioso tra le due sponde.E una struttura molto articolata. C un pezzo di curia consistente che sta l ed curato. La curia interviene attraverso i suoi legami, (). Se io sono in una terra dove manca molto e una citt fa arrivare qui tante cose, costruisce ospedali, un pezzo della societ locale, d poi

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unimmagine di unintera collettivit che viene associata al paradiso. (Dott. Eugenio Torrese, Agenzia per lIntegrazione

3.5-La rete delle associazioni boliviane a Bergamo. Il panorama dellassociazionismo boliviano a Bergamo in grande fermento. Tra i fattori che possono essere motivo di spinta di questa azione ricordiamo la chiusura delle frontiere che ha determinato un blocco di arrivi, cos da favorire un momento di assestamento. Inoltre una maggiore anzianit dimmigrazione, anche se non regolarizzata, e una maggiore occupazione nel mercato del lavoro, ha prodotto il passaggio dalla fase di emergenza a un periodo di maggior benessere, ancora per, molte volte legato allincognita dellillegalit. Unulteriore elemento di spinta stato determinato anche dallapertura del Consolato della Repubblica di Bolivia a Bergamo67. Questo posto poi stato assegnato allOn. Crippa, persona che ha dedicato sempre molta attenzione allAmerica Latina, stimata dalla citt di Bergamo e dai boliviani, che ha sicuramente contribuito a questo fermento, in particolar modo convocando due incontri con tutte le associazioni di boliviani sul territorio di Bergamo, nel tentativo di stimolarle e rafforzarle tramite una loro maggiore coesione. Oltre a questo, il clima politico, (pre-crisi governo Prodi), grazie alla presenza di Donato di Santi, viceministro Esteri con delega America Latina, e di Patrizia Sentinelli, viceministro Esteri con delega Cooperazione Internazionale, che dovevano presentare la prima commissione mista Italia-Bolivia alla fine di gennaio, si era mostrato estremamente favorevole a un maggiore protagonismo della comunit boliviana in Italia. La visita in Italia di Evo Morales, per ricevere a Rimini il premio di primo presidente indigeno68, e lincontro a Roma con le comunit di immigrati boliviani in Italia69; la presenza di un ambasciatore che in un anno si recato per tre volte a Bergamo, hanno mostrato un maggiore interesse da parte delle istituzioni boliviane per la propria diaspora. Don Mario della parrocchia di Santa Rosa da Lima che ospita il Centro San Lazzaro, sottolineando
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Aperto nel mese di maggio del 2007, , a parere della dott.ssa F. della Casa dei Boliviani, un suo successo personale. Anche se poi ammette di aver ricevuto diverse proposte per ricoprire lei stessa questa carica, ma daverla sempre rifiutata perch ormai stanca e desiderosa di andare in pensione. A tuttoggi continua a coprire il ruolo di collaboratrice del console e a sbrigare le pratiche pi complicate. 68 Il Centro internazionale Pio Manz il 28 ottobre 2007 ha consegnato a Rimini, durante la Sessione Generale della XXXIII edizione del giorno internazionale di studi intitolato Volo del Picaflor, la medaglia doro al primo presidente indigeno Evo Morales. 69 Cosa interessante da notare che il presidente Evo Morales chiama i suoi connazionali immigrati in Italia residentes.

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limportanza di questa missione della diocesi rispetto allimmigrazione latina e allassociazionismo70, traccia un panorama degli sviluppi dellassociazionismo boliviano a Bergamo.
I boliviani hanno una loro cultura che non favorisce molto lassociazionismo. Prima la presenza era pi facile perch era pi concentrata, a poco a poco sono andati dividendosi in diverse associazioni - questo legittimo per, in esclusione luna dallaltra!(afferma rattristato) In questi 4-5 anni, esplosa la presenza dei boliviani, tutte queste cose sono state un attimo ridimensionate, ciascuno andato un po per conto suo, in una marcia che non ancora riuscita ad amalgamarsi. Cera bisogno di questo momento di pausa, arrivavano a centinaia e migliaia, poi le acque si sono un attimo calmate. Poi molti incominciano ad avere una certa stabilizzazione, molti riescono ad avere una certa sicurezza (lavoro, luogo dove dormire); il 70% sono ancora illegali, per hanno un lavoro. Lassociazionismo si sta riprendendo grazie a questo. Poi ci sono altri fattori, la presenza di questo centro dal punto di vista cristianoreligioso ( da tre anni che c) e dalla presenza socio-politico del console. Sono riferimenti che favoriscono lincontro. Io da tre anni che insistevo, ma mancava un po il clima. In questi ultimi tempi incominciano a formarsi persone nuove, giovani interessati, donne molte volte, sta nascendo questo germe di associazionismo, di riunirsi insieme, di associazioni spontanee con altre che a volte sono ridotti a una persona anche se hanno in s qualcosa di storico, sta iniziando unaltra tappa.

Bergamo uno dei territori con il tasso di associazionismo di immigrati pi alto a livello italiano71. Questo oltre alla vivacit propria del tessuto sociale bergamasco, pu essere dovuto alla forte concentrazione di pochi collettivi di passaporto riuniti in aree abbastanza limitate. In particolare da sottolineare lesperienza dellassociazionismo senegalese, costituito principalmente da HTA (home town association) wolof, che hanno preso parte a progetti di cosviluppo, in particolare al progetto MIDA72, favoriti dalla coesione attorno alla confraternita muride e da una localizzazione molto forte a Zingonia (piccolo comune della Provincia).

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La messa in spagnolo e il refettorio il luogo di incontro di tutti i boliviani, specialmente di quelli di recente arrivo o di quelli legati ad alcune associazioni. La domenica dopo la celebrazione della messa si allestisce una mensa. In particolare qui si creato il gruppo Mi Tierra, che cerca di comprendere al suo interno diverse associazioni informali per poter permettere a queste di formalizzarsi, a causa del problema legato alla presenza di diversi leader di associazioni senza il permesso di soggiorno. Qui si riuniscono anche gruppi associativi religiosi, quali lassociazione peruviana Hermanidad Cristo de los Milagros, anche la riunione del direttivo di JPLA del 15/12/2007 e quelle per un maggiore coordinamento delle associaizoni boliviane e la creazione della Federacin de inmigrantes bolivianos en Italia (FIBI) promosse dal Console si sono svolte in questa sede. E nata dalla volont dei missionari rientrati desiderosi di creare un luogo di incontro in cui i migranti si potessero riconoscere. E accusata molto spesso di creare un ghetto, dovuto anche alla sua collocazione tra il quartiere degli immigrati e quelli della Bergamo altolocata. 71 Il Console afferma che sono presenti almeno 15 associazioni o gruppi boliviani nella provincia di Bergamo. 72 Il progetto MIDA ad oggi uno dei progetti di co-sviluppo di maggiore successo avviati in Italia con il contributo del OIM. Per maggiori informazioni di veda: www.oim.com/mida/

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Purtroppo la storia dellassociazionismo boliviano a Bergamo, a quanto ho potuto raccogliere dalle interviste e partecipando agli incontri per la costituzione di un federazione tra le associazioni, promossa dal console, segnata da un rapporto conflittuale tra i diversi leader. I motivi di questo astio che impediscono di trovare un senso di unione, sono dovuti: sia ad un rancore storico tra i leader delle associazioni pi anziane, dovuto a divisioni prodotte da tentativi di cooptazione molto forti da parte di enti esterni, oltre che da veri e proprio episodi di truffa ai danni della stessa comunit boliviana; sia ad uno scontro generazionale tra la componente pi giovane di pi recente immigrazione, con maggiore volont rivendicativa dei propri diritti, rispetto alla componente pi anziana con una presenza pi lunga nel territorio, che, molte volte cooptata allinterno di istituzioni italiane, ha promosso un atteggiamento pi cauto, rivolto solo ai servizi per i propri connazionali. Inizialmente, il 4 ottobre 1997 viene fondato, su spinta del Console Generale di Bolivia di Genova a Bergamo, il centro socio-culturale Amigos de Bolivia, presieduto dalla dott.ssa F.73 La stessa dott.ssa F. afferma di aver ottenuto in comodato gratuito come sede dellassociazione, unampia struttura in centro a Bergamo, in via del Pradello. Questo periodo viene ricordato da molti immigrati come un tempo felice, in quanto la possibilit di riunirsi in una sede era un momento di incontro, di accoglienza dei nuovi arrivati, di attivit di formazione (corsi di italiano, sartoria, cucina, assistenza infermieristica).
Guaradare quello che eravamo prima con una infrastruttura nostra era bellissimo, incontravo tanta gente, molto diverso, molto bello(Sig.N.,Casa dei Boliviani)

Al suo interno si incominciano anche a svolgere attivit ricreative e si raccolgono i primi gruppi di balli e folklore boliviani. Purtroppo a seguito di alcuni scandali legati al console di Genova74 e allattivit cooptativa della CISL75 di Bergamo si arrivati alla frattura di Amigos de Boliva in due
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Fonte Curriculum Vitae dott.ssa F. Diversi testimoni hanno riferito che questo console si approfittava dei boliviani facendo pagare un prezzo molto pi alto di quello dovuto per le pratiche consolari. 75 Per affermare questo interesse da parte della CISL nella cooptazione della prima esperienza associativa dei boliviani riporto quanto affermato dalla dott.ssa F.: [Con i sindacati ho una]Brutta esperienza, contestata dagli immigrati sui giornali, nel periodo in cui non cera il consolato a Bergamo, qualcuno ha pensato di far venire il console a Bergamo, ha scelto come sede degli incontri la CISL, ANOLF, per accedere al proprio console per qualche pratica, dovevi tesserarti!!Ma gente senza permesso di soggiorno che va dal proprio console era costretta a iscriversi al sindacato, e essendo un ente parastatale poteva fornire dati a questura e dare altrettanti fogli di via.

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associazioni: da una parte ACISBOL (Asociacin Catolica de Integracin Social cultural Boliviana), racchiuso dentro l ANOLF presieduta dalla sig.ra. boliviana M., e dallaltra la Casa dei Boliviani.
Alcuni relazioni di odio, tra M. e F. , erano 2 persone che prima collaboravano insieme e poi sono andati separandosi. La presenza dovuta al tipo di console non troppo pulito, cose che non si sono mai dimostrate ma erano sulla lingua di tutti, stato destituito perch sotto cera qualcosa. Le cose alla fine escono perch vi era un console che per un documento faceva pagare 40 un altro 60 quello di Genova 100. Dopo questa amicizia andava a vantaggio personale. (Padre Mario, parrochia San Lazzaro)

Lassociaizone ACISBOL, oggi inclusa ormai dentro lANOLF ed ha perso la sua particolare attenzione verso i boliviani. La Casa dei Bolviani ritrovatasi nel frattempo anche senza sede, ha subito unulteriore accentramento sulla figura della sua presidente, che ha trasformato la sua casa nellufficio dellassociazione, perdendo per parte della sua rappresentativit.
Poi dopo la chiusura della sede, non sempre possiamo incontrarci per la privacit della casa della dottora F., altre volte lo facciamo.In questa parte stata un po cambiata la situazione, ad esempio io sono responsabile di questa area cosi la chiamo la vado a trovare una volta a settimana.(Sig.N. vicepresidente Casa dei Bolviani, delegato per JPLA)

Laccentramento dellassociazione nella figura della sua presidente si pu intendere dal fatto che questa parli spesso solo in prima persona e che chiami in modo scherzoso, il sig. N. vicepresidente dellassociazione muniequito76.
La Casa dei boliviani, unica associazione non folklorica, una associazione socio-culturale, una ONLUS; mi occupo gratuitamente dellascolto, mentre per quanto riguarda laspetto culturale, mi sono preparata in tre anni su tutta la cultura dellAmerica latina, in particolare boliviana e con il CSA (ex provveditorato) e il Comune di Bergamo portiamo la cultura andina e boliviana nelle scuole.(Dott.ssa F., presidente Casa dei Boliviani)77

Inoltre questa associazione oggi fondata principalmente sullofferta di servizi alla diaspora latinoamericana; per rispondere a questo tipo di attivit, la dott.ssa accusa grosse difficolt in quanto gli unici boliviani che possono

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In spagnolo significa burattino, marionetta. La dott.ssa F. una insegnante di matematica e fisica di uno dei licei pi prestigiosi di Bergamo, ora in pensione, che afferma di essere riuscita a entrare nellambito delle istituzioni del Comune di Bergamo prorprio per i legami creatisi dai suoi colleghi e ex alunni.

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disporre del tempo necessario per apprendere e dedicarvisi sono i suoi collaboratori domestici.
Ho tanti collaboratori che per non sono presenti sempre, io insegno a qualcuno a fare qualcosa, essendo presente sempre impara, per poi quando ha imparato trova lavoro e mi lascia e cos un grosso problema. Ho un continuo rimpasto, continuano a far parte dellassociazione ma non possano piu fare cose concrete, (Dott.ssa F, presidente Casa dei Boliviani)

La sig.ra F. in perenne contatto con le infinite problematiche che deve affrontare la diaspora boliviana e andina in generale perch, grazie alla sua intensa attvit un continuo flusso di persone si rivolge a lei in quanto specializzata in pratiche burocratiche, certificazioni consolari, poderes,. Ora, inoltre, in quanto collaboratrice del console, afferma di aver ampliato le sue conoscenze ai diversi contesti delle provincie del Nord-Italia da cui sempre pi spesso arrivano boliviani che sono venuti a conoscenza di questa persona factotum.
Mi occupo di tutte le pratiche sul territorio, dagli asili nido alliscrizione a scuola, di tutto e di pi, tutto quello che loro non sanno; la realt l molto diversa, non ci sono molte regole, ho insegnato diritti e doveri, ho dato la mia spalla, ho fatto da confessore, ho dato tutta me stessa, amo la Bolivia, amo i boliviani. Ho avuto un enorme aiuto dai miei ex alunni, in posti dove non avrei mai pensato, che avevano buoni ricordi e cos mi aiutavano.Non ho mai chiesto niente di illegale, ma ho ottenuto riduzione dei tempi in questura, prefettura, liste attesa asili,.Orami sono 16anni. (Dott.ssa F., presidente Casa dei Boliviani)

La caratteristica che contraddistingue questa associazione proprio il fatto di non essere unassociazione folklorica. Lassociazionismo boliviano a Bergamo infatti principalmente basato su gruppi musicali e di danza, oltre al Grupo Cultural e Folklorico Bolivia legato in parte a legami di amicizia con la dott.ssa F., ci sono altri 7 gruppi tra cui Yanapakuna78, associazione mista, presieduta da una coppia italo-boliviana. Le associazioni folkloriche, nonostante molte volte informali e con scarsissima formazione, sono quelle che per dimostrano avere un pi elevato livello di rappresentativit e di capacit di attuare diverse iniziative

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Il progetto Yanapakuna Onlus unassociazione che, collabora attivamente in Bolivia per la realizzazione di un programma di sostegno a distanza, a beneficio di bambini poveri, figli di minatori nella citt di Potos. (http://www.yanapakuna.org)

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filantropiche79 nei paesi di origine. Ad esempio la sig.ra L. T. presidente del Grupo Cultural e Folklorico Bolivia afferma:
Quando abbiamo cominciato ci ho messo io i soldi, come volontaria del gruppo. Adesso nos abbiamo finanziato perch abbiam andato a ballar di qua e di l e siam sistemati bene, abbiamo la musica, abbiamo i costumi abbiamo tutto.() con questo proyecto facciamo qualcosa, ma non mi piace farlo con altri, lo facciamo un forma diretta, laiuto alla gente. Il proyecto inocente en las carceles, inocente sono i bambini che stanno dentro le carceri insieme alle mamme.(...)Aiutiamo 60-80 bambini, con un amico che prima era qua poi tornato l, gli diamo i soldi e lui porta vestiti ai bambini delle carceri.

La scarsa fiducia nelle istituzioni e la forte presenza di irregolari in queste associazioni sono sicuramente uno dei motivi che non facilita una maggiore cooperazione tra queste. I migranti sembrano per preferire queste soluzioni informali perch pi snelle e efficenti, a loro avviso, e per una necessit di relazionarsi solo con il proprio gruppo.
Preferisco farlo in forma diretta, perch la burocracia, ti chiede i soldi da dove viene che cosa fate? Cos possiamo andare a prendere al mercato a prezzo pi basso. Una associazione ha bisogno della fattura e molti giri, qua invece in forma diretta. (Sig.ra C:,associazione Cultura e Folklore Bolivia)

Il panorama associativo boliviano riproduce le caratteristiche del collettivo di riferimento.


Quello che in Bolivia anche qui, divisioni tra camba e colla. I difetti di l sono tutti quelli di qua, anzi certe volte si esasperano anche, perch l si aiutavano un po di pi, perch laspetto della parentela creava dei freni, mentre qui invece laspetto negativo viene molto pi avanti, perch questa maggiore libert, li porta a bere e tassi d aborto, separazione di famiglie, molto presente, si cerca di non parlarne, come se fosse una soluzione, invece io ne parlo (Padre Mario, parrocchia S. Lazzaro)

Le profonde divisioni regionali che attraversano la societ boliviana, si ripercuotano anche nel paese dimmigrazione, ad esempio a Bergamo forte la tensione e l invidia tra Cambas (originari di La Paz, Cochabamba, della montagna) e Collas (originari di Santa Cruz, della pianura). E nata cos la prima associazione di cruceos, Asociacin Oriental Bolviana, che consiste in unassociazione sportiva, calcistica, che vuole contribuire attraverso la sua
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Non utilizzo il termine progetti di cooperazione o co-sviluppo perch molto spesso si tratta di semplici donazioni a missionari o a progetti gi esistenti, molte volte creati dagli stessi bergamaschi. Inoltre questi si caratterizzano per essere dei progetti di cooperazione tradizionali. Il livello dellammontare dei finanziamenti vario, la sig.ra L.T. afferma di poter raccogliere 5000$ allanno. Il porgetto Yanapakuna Onlus, quello maggiormente strutturato e pu accedere anche a finanziamenti esterni.

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attivit a raccogliere rimesse collettive per poter finanziare qualche progetto in Italia e in Bolivia.
Ti das cuentas si hay egoismo o no hay. Nosotros somos pocos pero trabajamos, ellos son harto... Uno no hay solidariedad, otro hay invidia. Este est haciendo esto, as que al otro no les gusta y no hace nada,....Para mi es muy importante saber ayudar a la gente que esta all. Nosotros como somos nuevo es dificil piensar proyectos de desarollo, tenemos que esperar los tres anos ante de pedir fundos.(Sig. W.R. associacion Oriental Boliviana)

Un ulteriore elemento di debolezza dellassociazionismo boliviano legato alla scarsa capacit di informazione. Questo dovuto alla tipologia di inserimento lavorativo della popolazione femminile boliviana, che rappresenta il 70% dellintero collettivo di provenienza80. La reclusione che il lavoro di assistenza e cura produce impegnando le lavoratrici domestiche sei giorni settimanali su sette a tempo pieno, per non parlare di episodi di vera e propria segregazione, sicuramente rende ancora pi difficile la possibilit di essere informati e stringere nuove relazioni sociali.
c una segregazione delle donne badanti, chi lavora lavora, in condizioni di illegalit e le stesse associazioni hanno una capacit di raggiungere le persone della diaspora qui, pari al 15-20%; la maggior parte dispersa.(On. Giuseppe Crippa, console della Repubblica di Bolivia)

Ancora la frammentazione e la competizione fra le diverse associazioni, lautorappresentativit degli stessi leader, interessati pi al prestigio personale che agli interessi della comunit, hanno determinato un forte problema di rappresentativit81. Se vero che le associazioni pi rappresentative in questo senso sono quelle folkloriche, anche queste soffrono di due elementi di debolezza. Da un lato il loro carattere informale che le distingue pi come gruppi che come associazioni, non gli permette un riconoscimento ufficiale; dallaltro la loro debolezza si autoalimenta attraverso una concorrenza intrinseca a queste associazioni di balli e danze volta ad assicurarsi una parte del mercato dellintrattenimento. Principalmente i gruppi folklorici hanno come obbiettivo quello di diffondere
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Fonte ricavata dalle Interviste con: dott.ssa F, consolato boliviano a Bergamo, Agenzia per lIntegrazione. Trova poi riscontro nel testo (Ambrosini, Palmas 2005) 81 La comunit esprime questo senso di esclusione criticando le associazioni e chiedendo che gli vengano comunicate le informazioni sui processi che stanno creandosi. Unaffermazione comune : Cuando vn a decirle las cosas a nosotros?(J.C.,Grupo Mi Tierra). Ho riscontrato per anche una forte spinta di attivazione, attraverso la partecipazione alle riunioni indette dal console, anche da parte di bolviani che ancora non fatto parte di nessuna associazione.

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la cultura boliviana nella societ di accoglienza, ma sempre di pi sono commissionate dagli stessi immigrati andini in occasione di feste private (matrimoni, feste religiose,...)82. Questo, a parte il caso dellassociazione Yanapakuna, italo-boliviana, produce molte volte una ghettizzazione degli stessi. Infatti, ad eccezione del carnevale di Bergamo, che si trasformato in un carnevale boliviano, molte volte questi gruppi di balli sono pi conosciuti fuori da Bergamo, favoriti da una moda, nel campo dellintrattenimento, verso questa cultura, che per non produce una vera integrazione. Questo carattere pu rafforzare solo lelemento di coesione e mutuo aiuto interno allassociazione e una loro maggiore capacit di raccolta fondi. Assai scarsi sono i contatti con i rappresentanti delle istituzioni. Sono invece poche le associazioni che cercano di affrontare le problematiche che questa immigrazione massiccia ha prodotto.
Dal punto di vista della cultura, si fregano a vicenda. Questo dipende dal carattere politico-culturale del boliviano stesso, non hanno un carattere identitario nazionale. Non si aiutano. La fragilit, appena hanno in mano un po di soldi, ognuno v per s, questo non favorisce lassociazionismo.(padre Mario, parrocchia San Lazzaro)

Per laspetto socio-economico si sono sempre affidati al ricco tessuto caritativo presente a Bergamo, in quanto unimmigrazione prevalentemente urbana, arrivata a volte senza le reti sociali indispensabili, non ha favorito la creazione di una rete di mutuo aiuto che andasse oltre il livello familiare83. Per quanto riguarda i problemi che mettono in cattiva luce limmigrazione boliviana, quali episodi di alcolismo, violenza domestica, sovraffollamento nelle scuole, alto tasso di aborto, etc, gli sforzi sembrano ancora una volta concentrati sul versante italiano. Il console intervistato su questo punto afferma:
La casa dei Boliviani, lassociazione che fa di pi, ma quasi esclusivamente sul versante italiano, finalizzato allassistenza, per le cose burocratiche e per le cose che riguardono rapporti interpersonali di qualsiasi tipo che riguardano linfanzia, le donne,per per il 90% riguarda lintegrazione; mentre il resto dellassociazionismo sviluppato, ma molto chiuso, in compartimenti stagni, parcellizzato, ma anche quello molto orientato allItalia. Io ho chiesto al rappresentante che veniva dalla Bolivia, a incontrare le comunit della diaspore,
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Di interessante analisi la Guialatina, una guida ufficiale dei negozi e dei servizi latinoamericani in Italia, pu essere comparata a una sorta di Pagine Gialle. 83 A seguito della morte di tre ragazzi boliviani in un incidente stradale mentre si recavano al lavoro, ho assistito a una forma di mutuo aiuto, organizzata attraverso una colletta speciale da inviare alle famiglie dei ragazzi, raccolta al termine della messa domenicale in spagnolo della parrocchia di san Lazzaro.

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cosa sta succedendo in Bolivia?Mentre per gli immigrati gli unici problemi erano quelli di qui. [Lazione di solidariet verso il proprio paese di origine] Non il punto principale dei problemi delle associazioni qui.

La sig. F., la parrocchia di San Lazzaro e lAgenzia per lIntegrazione84 e le istituzioni locali sono i principali attori di queste attivit. Tra le diverse iniziative avviate posssiamo indicare: CASA AMICA, progetto di housing sociale nei confronti degli immigrati e altre fascie in difficolt; un corso di formazione di operatori che vadano nelle case delle famiglie contro labuso di alcol, promosso dalla dott.ssa F. con il Comune e lassociazione AICATA oltre che con il SERT e lassociazione Alcolisti Anonimi; un progetto di insegnamento della cultura boliviana nelle scuole; e altri ancora. Da parte degli immigrati e da alcuni degli stessi leader di associazioni, vi ancora una scarsa conoscenza dei servizi offerti dal territorio dovuti a una mancanza di capitale sociale relazionale con i diversi attori e da una mancanza di coordinamento tra tutti gli attori che si occupano di immigrazione a Bergamo. Il carattere prettamente urbano, riscontrato dai questionari di Mirko Marzadro85, e la provenienza da un territorio dove si mescolano migrazioni interne e migrazioni esterne, caratterizzate da un transnazionalismo multiplo86 (alcuni immigrati avevano gi trascorso una prima esperienza migratoria in Argentina, principlamente), non ha permesso che si creassero associazioni di villaggio o di quartiere. Lassociazionismo boliviano non rappresenta ancora un luogo transnazionale, vuole essere una herramienta per lintegrazione87, ancora a mio parere, troppe volte concepita solo in termini di assimilazione al paese di arrivo.
nella legislazione italiana ci sono delle regole per tanta gente non riescono a capire come funziona questo, perch lo dice un poliziotto, lo dice qualcuno, non capiscono, mentre se lo dice lassociazione diverso; capisce piu veloce come funziona. Poi ci si incontra quando sono in attesa e cominciano a chiacchierare e cos capiscono meglio le cose.(Sig. N., Casa dei Boliviani)
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Sul tema dellimmigrazione sudamericana stato costituito, allinterno dellAgenzia per lIntegrazione, il gruppo di lavoro lAltra America in Dialogo, composto da immigrati con competenze sviluppate nel campo professionale, nel tentativo di realizzare un team di competenze da poter spendere sia con gli immigrati che con gli italiani, anche se ad oggi non ha prodotto iniziative di rilievo. 85 Ricercatore della IUAV che in coordinamento con il consolato onorario boliviano a Bergamo, lufficio pace e cooperazione e del Comune di Bergamo e lassociazione red intercultural Madre Tierra sta somministrando 200 questionari sulla problematicit delle famiglie transnazionali degli immigrati boliviani per costruire il progetto di gemellaggio Bergamo-Cochabamba. 86 Per transnazionalismo multiplo, si intendono le azioni transnazionali che non riguardano solo il contesto di arrivo e quello di origine ma che vedono intensificarsi i rapporti tra la stessa diaspora dispersa in diversi paesi di arrivo. 87 Intervista sig.N., Casa dei Boliviani. (Appendice,n.3)

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Il carattere dellassociazionismo boliviano viene riassunto da Vanni Maggioni dellufficio Pace e Cooperazione del Comune di Bergamo, cos:
Una delle componenti dellassociazionismo latino quella di una espressione di bisogni. Dal punto di vista rivendicativo, non alzano mai i toni; () sembra che lAmerica Latina esprima grandi bisogni, consapevole della necessita dellagire per gradi. () Molto spesso le associazioni hanno necessit di marcare la loro identit e presenza con piccole iniziative (). Il fatto che i 2/3 siano clandestini, li pone in una situazione di subalternit, ed ecco perch i toni della rivendicazione non sono gridati, perch sono un fattore di difficolt, la comunit boliviana fa unoperazione di sminamento della cosa. Si riconosce, per minimizza i problemi, dallaltra parte ci sono le necessit (cura, familiare,).

3.6-I tentativi di coordinamento. Dalla consulta, allassociazione di associazioni, fino allAgenzia per lIntegrazione. In un panorama assai vario e ricco per lassociazionismo immigrato, diversi sono stati i tentativi di coordinamento. Nel 1999 il Comune ha avviato la prima e unica esperienza di partecipazione attiva degli immigrati, raccogliendo una ventina di leader di associazioni o di personalit con una maggiore anzianit di immigrazione, di diverse nazionalit, in un consiglio degli immigrati. Questa esperienza per terminata presto senza grandi risultati e da allora non si pi ripetuta se non in piccoli comuni della Provincia88. Secondo il giudizio di alcune associazioni intervistate, si pu comprendere una profonda delusione in queste esperienze in cui gli immigrati si sentono di essere strumentalizzati attraverso unattivit rappresentativa solo di facciata.
Nel 1999 il consiglio degli immigrati, promosso dal Comune, che ci aveva messi insieme 20 persone, da 20 paises, abbiamo fatto elezioni, venivamo da tutti i continenti. Io ero appena arrivato a Bergamo, non sapevo cosa volesse dire musulmani, perch noi a Per non conosciamo arabi. Facemmo amicizia. Con Comune ho avuto brutta esperienza, per tra di noi he imparado molto. -Cosa facevate in concreto?Abbiamo fatto uno statuto, abbiamo incominciato questo lavoro come associazione,() era un gioco politico. Dopo abbiamo incominciato ad organizzarci, hemos dividido per commissioni, chi alla questura,hemos iniziato a fare i piccoli progettino. Per poi il Comune dice non c soldi, cos noi ci siamo organizzati in modo autonomo.(Sig.ra C.presidente Pegasus)

La presidente dell associazione di associazioni Pegasus, che comprende, o forse meglio comprendeva, al suo interno alcune delle diverse associazioni
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A Trescore Balneario stata portata avanti lesperienza di un consigliere aggiuto, in rappresentanza dei migranti.

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che avevano fatto parte dellesperienza della consulta, afferma che la consulta nella sua negativit ha creato per le condizioni, affinch associazioni di diversi paesi, che prima non si conoscevano neppure, si unissero in un'unica associazione, in quanto tutti condividevano la condizione di immigrati. Questa associazione ben presto incomincia a perdere molte delle associazioni che ne facevano parte, sia per la concentrazione eccessiva nella figura della sua presidente, la sig.ra C.89, e per i dissensi interni che questo produceva, sia per il tentativo da parte dellAgenzia per lIntegrazione90di raccogliere leredit delle associazioni che avevano fatto parte della consulta, molte delle quali avevano aderito a Pegasus, unendole in un Tavolo di Associazioni. Questo Tavolo, che successivamente si chiamer aSociAzioni, comprende oltre alle varie associazioni anche lAgenzia per lIntegrazione, che ne la fondatrice, e che lo sostiene non solo partecipando ma fornendo la sede e un paio di ore di una nostra collaboratrice91. Allinterno di aSociAzioni troviamo diverse associazioni pro-immigrati, come OIKOS che forniscono servizi sanitari a immigrati irregolari, altre che si occupano di cultura, istruzione, il Commercio Equo e Solidale, etc... Il successo di questa esperienza, a parere degli stessi fondatori, che:
non ha fatto riferimento alla logica Noi-Loro. Noi italiani lavoriamo con loro immigrati. Lagenzia fa da stimolatore, contattatore, poi da ponte e da collante tra le associazioni che si occupano di immigrazioni e le associazioni degli immigrati, questo lapproccio che abbiamo avuto. Si rilevato pi impegnativo rispetto al solito approccio, dove ci si occupa solo degli italiani che si occupano di immigrati, un po la logica vecchia del Noi-Loro, con una scarsa consapevolezza di cosa sia il fenomeno immigrazione. Consideriamo gli immigrati non come soggetti significativi in quanto immigrati.(Dott. Eugenio Torrese, Agenzia per lIntegrazione)

Se lesperienza dellAgenzia per lIntegrazione sicuramente positiva in quanto cerca di rafforzare il capitale sociale dei leader delle associazioni; la presenza degli stessi attori che da sempre sono stati mobilitati, pu generare un aumento di invidie e distacco degli immigrati che ne sono rimasti esclusi, specialmente se si vissuto questo processo come un tentativo di cooptazione di esperienze che erano gi avviate in maniera autonoma dai migranti. La debolezza e la frammentazione dellassociazionismo degli immigrati, destano
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La sig.ra A. di Todos por Colombia, che attualmente fa parte di aSociAzioni oltre che di JPLA e precedentemente era membro di Pegasus mi ha comunicato questo eccessivo accentramento dellassociazione nella figura della sua presidente. 90 LAgenzia per lIntegrazione nasce a seguito dellesperienza della Consulta, negli stessi spazi che prima erano riservati a questa prima e poi allassociaizone Pegasus, sulla base di una collaborazione tra Comune di Bergamo, Caritas, tra pubblico e privato sociale. 91 Intervista dott. Eugenio Torrese, Agenzia per lIntegrazione

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molto rammarico e preoccupazioni tra gli attori locali desiderosi di avere un rappresentante definito. Questo dovuto principalmente a un meccanismo etnocentrico e alluso dellassociazionismo dei migranti in funzione di controllo sociale che crea molte volte una maggiore rivalit tra i migranti stessi. Nel territorio di Bergamo, il principio dellaccoglienza che ha sempre guidato la logica dellassistenza, quello del codice materno92, che impone che se ti stai prendendo una responsabilit, dovrai essere poi in grado di farvi fronte, perch questa ti ricade sulle spalle.
Lorganizzazione della societ locale italiana, delle sue istituzioni rispetto allimmigrazione, lavora secondo lottica che con i regolari lavorano le istituzioni, mentre con gli irregolari lavora il privato sociale. Il privato sociale lavora raccogliendo le domande, i bisogni, le emergenze degli irregolari, ma non pari alla consistenza sul territorio, questo un tessuto sociale costituito da immigrati iper-elastici inseriti in un mercato sociale caratterizzato da lavoro nero, da un mercato della casa, da affitti dei materassi, questo ha sollecitato la curia locale per la costituzione di una Missione, Santa Rosa da Lima, in via San Lazzaro. La curia ha fatto una scelta precisa. Quale tipo di assistenza mettiamo su? Formalmente per le leggi dello stato devi rispettare degli obblighi, saranno quindi le associazioni con una cornice formale garantita a farlo, ma la presenza rimane di irregolari. (Dott. Eugenio Torrese, Agenzia per lIntegrazione)

Questa contraddizione caratterizza una societ come quella di Bergamo che necessita di questa manodopera immigrata illegale per la sua economia e che al tempo stesso rappresenta una roccaforte della Lega Nord93. Per questa stessa realt dove le istituzioni si occupano dei bisogni dei regolari e le associazioni cattoliche si occupano degli irregolari, ha imbavagliato le domande rivendicative dei migranti che ricordano sempre di essere qua come ospiti. Questo il clima che secondo il barometro dellintegrazione si pu definire positivo. La presenza di diversi servizi e associazioni pro-immigrati, in un contesto dintegrazione caratterizzato sostanzialmente da una pace sociale e relativo benessere, determina che il rapporto con lassociazionismo migrante sia caratterizzato da un clima da Manuale Cencelli94, che impone che le associazioni possono solo essere rivendicative di bisogni e non di diritti. Questo scontro si ripete poi in un conflitto generazionale tra i boliviani. Ho
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Intervista dott. Eugenio Torrese, Agenzia per lIntegrazione. Non sono mancati nel mese di decembre 2007, iniziative razziste da parte di piccoli comuni, come quella che proibiva i matrimoni tra unimmigrato senza permesso di soggiorno e un italiano 94 Per manuale Cencelli s'intende una formula algebrico-deterministica per regolare la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale di ogni singolo partito o corrente politica. attribuito a Massimiliano Cencelli, un funzionario della Democrazia Cristiana.(fonte: wikipedia) http://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_Cencelli

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riscontrato queste profonde divisioni tra le diverse associazioni nella discussione riguardante la manifestazione Miss Bolivia Italia, che questanno si ripeter per la seconda edizione a Bergamo. Le manifestazioni concernenti la moda sono oggetto molto spesso di critiche, allinterno della stessa societ italiana, centro nevralgico a livello mondiale, perch ritenute di basso livello culturale e trasmittrici di una rappresentazione distorta del corpo femminile. La manifestazione di Miss Bolivia, approvata dalla stessa Chiesa di Bergamo per essere uniniziativa culturale e non un mercato de carne, sino por mostrar una realidad95, rappresentata da diversi stilisti boliviani, e da un mercato tessile molto vivace. Questa coraggiosa iniziativa, organizzata da una ragazza che allepoca era ancora irregolare, ha riscontrato diverse critiche, nella stampa, che sottendono il carattere rivendicativo di una presenza che si vuole tenere nascosta. Tra le diverse associazioni R. presidente di Jenecher96 si scagliata contro questa manifestazione proprio per il fatto che non era una iniziativa rivolta ai bisogni dei migranti; senza capire che limportanza di questa iniziativa era rappresentata dal fatto che mostrava che i boliviani a Bergamo sono parte della societ e non sono solo badanti e muratori. No somos mas fantasma somos una realidad (J.C., grupo Mi Tierra97)
...si esas viejitas me hicieron llorar el ao pasado ...fueron muy malas me querian denunciar por que no tena permiso de en el pais ...como sabrs era Clandestina ...bueno pero a pesar de eso ...no me import d la cara a todos ...ya todos ... y ahora ya tengo permiso ....jeeeeee ...bueno es una historia larga....Ellas no se dan cuenta que ...cuando hablan de comercio de asociaciones ...y demas ...Que la juventud es donde esta a la cabeza del futuron ...son esas jovenes ...que seran madres esposas ...del maana ...que ellas darn la cara ...y se las tiene que apoyar ...dando una imagen digna de una mujer migrante ...por que si ellos no les apoyan ahora ...ellos buscarn otras vias ..para la integracin en este pais ....(conversazione via mail con M.organizzatrice evento Miss Bolivia-Italia)

3.7-La sfida della cooperazione decentrata e il progetto di gemellaggio tra Bergamo e Cochabamba.

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Affermaizone di J.C. portavoce gruppo Mi Tierra Jenecher sostanzialmente unassociazione associata ad ARCI, si trova nella stessa sede di via Quarenghi, era rappresentata principalmente da cruceos anche se oggi soffre di problemi di rappresentativit in quanto alcuni di questi hanno costituito lassociazione Oriental Bolivia che cerca di fare coesione sociale organizzando partite di calcio. 97 Il grupo Mi Tierra nasce nella parrocchia di San Lazzaro, composto prevalentemente da giovani. Attualmente la loro azione principalmente informativa, pubblicano un bollettin mensuale.

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In un contesto cos complesso, lassociazionismo diventa interlocutore indispensabile di una realt locale che si trova sempre pi inserita in un contesto, glocale.
C in questa parte un aspetto pi virtuoso, cio la democrazia da qualsiasi parte del mondo cos come concepita non ce la fa pi, partiti e istituzioni non ce la fanno pi a governare la complessit della societ, quindi il momento dellassociazionismo diventa un protagonista importante per la tenuta della democrazia. Quindi ben venga che si moltiplichino, anche se con tutte le loro degenerazioni. (Console On. Giuseppe Crippa)

I migranti sono consapevoli dellimportanza dellassociazionismo come forma di agency nella societ locale
Lassociazione per forza un instrumento, fa bene al migrante fa bene allistituzione italiana, le istituzioni possono capire meglio cosa vuole il migrante, che altrimenti fa fatica; mentre lassociazione vive ogni giorno col migrante, sa cosa vuole, il migrante si rivolge allassociazione anche per essere rappresentato.(Sig.N., Casa dei boliviani)

Bergamo rappresenta sicuramente un contesto favorevole allassociazionismo sia per la tradizione storica associativa che per lelevato numero di associazioni di immigrati attualmente presenti. Questo elemento ancora pi rilevante perch rappresenta una possibilit e una garanzia di maggiore inserimento dei migranti alla governace cittadina, in un quadro dove i governi locali svolgono un ruolo centrale nellapplicazione delle politiche migratorie, in particolar modo per quanto riguarda linserimento lavorativo, leducazione e la formazione, la sanit e quindi lintegrazione sociale, culturale ed economica. Lintegrazione nel contesto di approdo necessaria perch le attivit transnazionali delle associazioni prendano una forma di cosviluppo. Con una politica di co-sviluppo si intende unazione che benefci al tempo stesso i paesi di origine, quelli di destinazione e gli stessi migranti. Questo si realizza valorizzando le risorse e le capacit transnazionali dei migranti principalmente attraverso scambi di conoscenze, circolazione di professionalit, commercio e investimenti promossi dai migranti, canalizzazione e investimento delle rimesse. I migranti vivono e agiscono contemporanemanete in due o pi spazi, mantengono forti legami con i propri paesi di origine sia dal punto di vista culturale che economico98. I migranti
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Secondo stime ufficiali, nel 2006 il totale delle rimesse formali, destinate allAmerica Latina ammontano a circa 24.298 milioni di US$,(di cui 36,825 milioni di euro provenienti dallItalia diretti al solo Per), si pu stimare che il flusso totale, comprendente i flussi informali, sia pari a quattro volte la somma ufficiale, ammontando complessivamente un

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che molto spesso hanno vissuto questo rapporto come una doppia assenza(Sayad 2002), grazie anche a unattivit sempre pi coordinata dellassociazionismo e lo sviluppo di una imprenditoria transnazionale, diventano attori di riferimento di entrambi i paesi, creando rapporti economici e sociali che legano i due territori, provocando la contaminazione e libridazione tra le diverse culture e affermando una doppia presenza. Il rapporto immigrazione-cooperazione si esplicita nellattivit di cooperazione decentrata del concetto di co-sviluppo con il quale si riconosce ai migranti il ruolo di attori dello sviluppo sia nel paese di destinazione che in quello di origine (Stocchiero 2004a). La regione Lombardia si caratterizza per un modello aperto di cooperazione decentrata regionale. Con ci intendiamo la scelta della regione di privilegiare il protagonismo dei diversi soggetti della societ civile senza assumere un ruolo di regia e indirizzo, per esempio attraverso la focalizzazione dei propri interventi verso aree geografiche precise o attraverso un ruolo di coordinamento effettivo delle varie iniziative. Il ruolo della Lombardia, come annunciato dallo stesso presidente Francesco Formigoni, al Convegno nazionale sulla cooperazione decentrata allo sviluppo, tenutosi a Roma il 25 maggio 1999, quello di
mettere in grado la societ civile di fare cooperazione internazionale, () secondo un principio di sussidiariet orrizzontale in base a cui quello che pu essere fatto autonomomamente dalle aggregazioni sociali non deve essere fatto dai pubblici poteri, compresi quelli regionali, () In Lombardia lente pubblico mette a disposizione fondi, ne controlla lutilizzo, ma non gestisce direttamente la cooperazione, () se non nella misura strettamente necessaria (cit in Stocchiero 2007b)99

Limportanza della cooperazione decentrata da ritrovarsi proprio in questo carattere di decentramento dellattivit amministrativa e di partecipazione popolare, elemento positivo a favore di una maggiore democratizzazione delle societ. La centralit dei partenariati territoriali forse lelemento pi concreto e originale dellimportanza di questa nuova modalit di cooperazione inserita in un contesto sempre pi translocale. Unarea lontana come quella dellAmerica Latina ritenuta da molte regioni, area di scarso
milione e mezzo di euro. Per la Bolivia i flussi da rimesse rappresentano l8,7% del PIL. Dallo scorso settembre 2007 entrato in vigore un regime di tassazione per i flussi formali di rimesse pari all1%.(Dati Ifad e ISTAT, cit. in ISMU, RIAL 2008) 99 Andrea Stocchiero, (2007b) La cooperazione decentrata delle regioni italiane e i partenariati internazionali per lo sviluppo locale, Laboratorio CeSPI, Roma, CeSPI, p.12

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interesse per avviare progetti di cooperazione decentrata, che principalmente si sono sviluppati attorno alla crisi dei Balcani degli anni 90 (Izzo, Stocchiero 2007). Questo continente per ha riscontrato un notevole interesse in funzione di una maggiore spinta allinternazionalizzazione delle piccole e medie imprese, in particolar modo dirette verso Argentina e Brasile. Gli aspetti negativi che concernono la cooperazione decentrata sono dovuti al fatto che questa si riduce molte volte a una distribuzione di contributi, gi scarsi, su una sommatoria di micro progetti che non fanno che diminuire lefficacia di questi interventi. Nello studio Cooperazione allo sviluppo e migrazioni: le reti istituzionali in Lombardia pubblicato dallassociazione Punto.Sud e curato da Sofia Borri e Fabrizio Albertazzi, si mostra come il coinvolgimento della popolazione immigrata, nella progettazione e realizzazione di interventi in campo migratorio sia ancora assai scarso.
Raramente viene riconosciuto ai migranti il valore aggiunto e il contributo che essi potrebbero dare nellambito della cooperazione e dellinternazionalizzazione in ragione della loro identit costruita tra due mondi; la capacit di essere ponte data dalla prossimit ai contesti di origine e di arrivo e dalla conoscenza dei diversi contesti sociali e culturali, ma tale capacit necessita di un contesto istituzionale fertile e aperto che la accolga e la valorizzi.(Albertazzi, Borri, 2004)100

Vanni Maggioni del Comune di Bergamo afferma che:


cooperazione internazionale senza la collaborazione degli immigrati, unoperazione monca questa corresponsabilit dei progetti di cooperazione un modo per ripensare la cooperazione e farla uscire dalla logica del piccolo e bello, e dal salvaguardarsi dalle mega ONG, dal grande progetto a livello ministeriale, Banca Mondiale,.., sono progetti che al di l di quello che si scrive in pratica sono molto escludenti sia qui che l. Le ONG, hanno uno statuto, che ha dimensioni ideali di un certo tipo, la pratica in questi anni dipesa da finanziamenti ministeriali o dalle agenzia dellONU, questo per impoverisce la possibilit di corresponsabilit e imprenditorialit degli immigrati, per cui dobbiamo ragionare non tanto sul qui e l, ma dentro il mondo cosa facciamo, un tema come questo dei progetti finanziati da Club nazionali. La stessa cosa stiamo cercando di fare con alcuni progetti in Africa, ma difficile perch le divisioni non sono solo tra paesi ma anche dentro lo stesso paese,..

Tra gli esperimenti pi positivi che hanno coinvolto le comunit migranti della Provincia di Bergamo in progetti di cooperazione decentrata, ricordiamo il Programma di promozione del risparmio in Senegal; un
100

Sofia Borri, Fabrizio Albertazzi (2004) Cooperazione allo sviluppo e migrazioni: le reti istituzionali in Lombardia, Milano, Associaizone Punto.Sud., p.21

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progetto per lattivazione della Scuola Tecnica di Asmara in Eritrea, e ancora in Per, in collaborazione con lassociazione Pegasus, un progetto di costruzione di un allevamento ittico sulle Ande. Queste esperienze non hanno rappresentato la base per lavvio di programmi solidi e articolati di interventi, anche se lassociazionismo senegalese si pu definre essere ormai uno stakeholder allinterno del progetto MIDA. Se per le istituzioni sembrano ancora immature e poco aperte rispetto alla possibilit di collaborare e valorizzare il potenziale transnazionale dei migranti, questo dovuto a due ragioni. Come emerso dallanalisi sullassociazionismo boliviano, la popolazione immigrata si mostra ancora molto fragile, costretta ad una condizione di precariet giuridica e lavorativa da un lato, e ad una emarginazione sociale e psicologica, dallaltro le divisioni interne e molte volte la mancanza di un transnazionalismo che vada al di l del semplice livello familiare101 soffocano sul nascere tutte le potenzialit costruttive.
Tanti aiuti per la realizzazione di progetti, magari sono fatti da tante aggruppazioni presenti nelle parrocchie ma non strutturate. Sono per lo pi fondi raccolti da missionari per le loro opere caritative, () soprattutto fatte da italiani. Non vedo in concreto molto sentimento di solidariet dei boliviani verso il proprio paese. E qui per risolvere i suoi problemi e quelli della sua parentela, non tanto per il paese. La Bolivia ci guadagna ma uno non viene qui per il suo paese. Non enfatizzerei questo aspetto, s, magari ci tengono a parole, difendono la Bolivia e se la prendono se uno ne parla male, ma non producono qualcosa di concreto a favore del loro paese.(Padre mario, parrocchia di san Lazzaro)

In secondo luogo, ho riscontrato una mancanza di coordinamento tra i diversi attori che si occupano di cooperazione e di migrazione a livello istituzionle, uno scarso interesse da parte degli attori esterni come Banche102e Camera di Commercio, verso progetti di rafforzamento del carattere transnazionale dei migranti, perch ritenuti ancora attori poco affidabili e con un basso livello di
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La presenza di uno scarso livello imprenditoriale e uninteresse principale delle associazioni rispetto al contesto italiano, sembrano riscontrare le affermazioni di Ambrosini e Palmas (2005) che affermano che ancora i migranti andini nella maggior parte dei casi non sono transmigranti, in quanto non intrattengono regolari rapporti e frequenti scambi con i luoghi di origine, condizione essenziale posta da Portes (cit in Ambrosini 2007). Ci non toglie che sono comunque diffuse le pratiche transnazionali principalmente a livello familiare. 102 Dallintervista con Daniella Persolemi della Banca Popolare di Bergamo emerso che questa banca ha creato un pacchetto di conto corrente apposito per gli immigrati InItaly che vuole rispondere alle esigenze di questi a prezzi estremamente favorevoli. Questo atteggiamento di favore dovuto al fatto, che la banca considera limmigrato come un investimento per il futuro, quando cio queste persone avranno una capacit di risparmio maggiore. Purtroppo non pare che si stiano sviluppando invece servizi di accesso al credito prefereniziali anche perch il livello di fiducia guadagnato dalla popolazione immigrata assai basso, nonostante ad oggi gli immigrati con un C/C presso questa banca siano pari al 7% del totale dei correntisti.

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formazione. Come affermato da Eugenio Torrese dellAgenzia per lIntegrazione:


Tra i progetti di cooperazione, ogni canale prova a viaggiare a modo suo. Ha senso o solo illuminismo? ha senso dire, ma perch questo pezzo di cooperazione viaggia in autonomo rispetto ad altri pezzi che comunque sono presenti in quel territorio? Se in Bolivia c un investimento colossale della curia, a fare cooperazione nella zona ha senso che ognuno faccia il suo o meglio che sia qualcosa con una regia? La divisione avviene al momento dellorigine delliniziativa.

Per quanto riguarda la Bolivia la diocesi, attraverso lattivit offerta dai suoi missionari, e grazie ai forti appoggi della societ bergamasca che non manca di generosit - sono pi di 700 adozioni a distanza solo per la Bolivia, oltre ai cospicui finanziamenti diretti dal centro missionario e ancora grazie allattivit del CELIM, ONG laica e autonoma ma creata dalla stessa diocesi, sicuramente la realt pi influente nel campo dei progetti di cooperazione. Il modello per ancora quello chiuso, nel quale ogni missionario sacerdote o laico che sia, si rif alle proprie reti amicali e parrocchiali per finanziare la sua attivit, senza essere inserito in nessun disegno pi generale ma nascendo in una maniera assolutamente casuale. La difficolt della costruzione di una vera e propria collaborazione impedita in quanto, come riassume il presidente del centro missionario, la Chiesa di Bergamo si trova in una posizione di comando rispetto alle stesse autorit locali.
Tu capisci bene che qua la Chiesa una potenza. Io mi son trovato diverse volte a sedere a dei tavoli, al tempo cera ass. Benassi. Mi invitano alla riunione sulla riduzione del debito, e altre realt. Lui fa tutte le sue cose, spiega tutte le cose e alla fine gli chiedo: -cosa mi hai chiamato a fare?- Lui mi risponde, Senti mettiamo insieme le forze. -Quali sono le forze? Tu cosa fai come Comune?Io posso dare visibilit alla cosa. -Ma attraverso cosa: Leco di Bergamo che della Diocesi, Bergamo Tv che della diocesi, Radio Alta che della Diocesi, io non ho bisogno di t!- Era detto male, questo ma per far capire come per forza di cose il sedere attorno a un tavolo, in questo senso portava, non sulla mia persona ma sulla realt che rappresentavo l, il 90% del peso. Che sbagliato! Di fatto non potevi dialogare! Rappresenta la bellezza ma anche il dramma della nostra Chiesa. Io ho in mente delle Chiese piu povere che dialogano. Noi abbiamo questo handicap grosso. Prendi Bergamo per lAsia: quelli del Comune e Provincia ci mettono 5.000 e 5.000, la diocesi ci mette 100.000 dico: -chi comanda?- E un bene, una garanzia; dallaltra parte un male. La viviamo anche nel piccolo paesino, nel piccolo paese la parola del parroco ancora pi forte di quella del sindaco.(Don Gianbattista Boffi, centro missionario)

Il forte senso autoreferenziale della societ e della diocesi bergamasca rende difficili i tentativi di coordinamento tra gli stessi attori della cooperazione. Questo determiner che sar ancora pi difficile avviare progetti di

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cooperazione decentrata che vedano un coinvolgimento delle associazioni dei migranti, a favore di veri progetti di co-sviluppo.
La nostra storia molto strana, dice una grande apertura dal punto di vista economico, ma una grande chiusura a livello culturale. Siamo la diocesi che d pi soldi al sud del mondo, per se dovessimo fare una ricerca culturale per capire quanto incide culturalmente qua credo poco. Per ogni fatto, manca la percezione del problema. (don Gianbattista Boffi, centro missionario)

Il problema rimane quello di comprendere la differenza che esiste tra lattivit caritativa, rispetto ai progetti di cooperazione allo sviluppo. Solo accorgendosi dellimportanza di un coordinamento maggiore, di una partecipazione pi attiva delle societ locali e dellimportanza del ruolo dei migranti come interlocutori privilegiati, si potranno raggiungere risultati molto superiori che non si limitino a unattivit unidirezionale ma che sia uno scambio che possa arricchire entrambi. In Italia infatti la scarsa valorizzazione delle capacit dei migranti causata dalla forte segmentazione dellinserimento lavorativo in condizioni subordinate, oltre a determinare brain/skill waste, crea una immobilit sociale ed economica che non consente il dispiegarsi di pratiche transnazionali virtuose. Limprenditoria dei migranti e i progetti di formazione e di cosviluppo destinati a promuoverla, sono lo strumento per evidenziare la capacit di un interlocutore importante per definire misure di valorizzazione e circolazione delle capacit di questi attori. Solo questo potr permettere una integrazione che non sia solo assimilazione. A questo riguardo, tra il collettivo boliviano pare stia nascendo un progetto di grande interesse. Lesperienza di Juntos por los Andes sembra aver fornito un esempio importante. La formazione appresa da N. della Casa dei Boliviani, rappresentante anche del direttivo di JPLA, si diffusa attraverso la promozione di una federazione di associazioni boliviane che nel suo statuto riprende i tre assi fondanti di JPLA: costituzione di un fondo di solidariet, rafforzamento economico dei migranti e tema bancario. Il console attraverso il progetto di gemellaggio tra Bergamo e Cochabamba, sta cercando di promuovere un maggiore coordinamento tra gli attori istituzionali, non solo dei due Comuni, ma anche, allinterno di questi, tra Universit, Camera di Commercio, etc Il progetto affidato a Mirko Marzadro103, non sembra essere di facile attuazione. Il periodo di immobilit della diocesi dovuta al
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Cfr. nota p.88

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prossimo cambio di Vescovo, la chiusura ancora forte e gli scarsi interessi della Camera di Commercio di Bergamo, le divisioni e le debolezze della diaspora boliviana, il livello ancora scarso di imprenditoria transnazionale, ma soprattutto il clima politico incerto in Bolivia e anche, in misura minore, in Italia, oltre che la mancanza di una societ civile organizzata a Cochabamba, sembrano essere tutti elementi che rendono questo progetto di partenariato una sfida estremamente complicata. Il console, grazie alla sua personalit e ai numerosi legami personali con le istituzioni italiane e in America Latina, il vero motore di questo progetto che non vuole rimanere solo unesperienza di turismo politico.
[I gemellaggi]nella grande maggioranza dei casi, sono poco pi che turismo politico. Per a Bergamo penso faremo un buon gemellaggio anzitutto perch si sceglie la Bolivia e non il Cile. Cochabamba e non Santa Cruz. Perch qui ci sono 20 mila boliviani e l80% sono di Cochabamba. Ha un significato storico rilevante, per storia lunga e virtuosa. Terzo perch mentre siam qui a parlare ci sono 100-200 bergamaschi che sono in Bolivia o che sono a Bergamo e lavorano per la Bolivia. Ho un amico che ha preso diverso impianti in disuso per fare radiografie, per un valore di 1 milione e mezzo di euro, e li ha portati in Bolivia, sta l due anni per fare formazione, manutenzione,C un legame, di persone che la Bolivia la conoscono, anche a livello istituzionale. Poi diocesi, camere di commercio, universit, scuole professionali, in questo senso significativo. Ho dei progetti: Settimana della Bolivia, promozione della biodiversit, costruzione di una piccola camera di commercio,..(Console, On. Giuseppe Crippa)

La costituzione di questo partenariato territoriale si rivela cos essere un punto fondamentale in un processo di rafforzamento del ruolo dei migranti per il co-sviluppo. Limportanza di questo gemellaggio proprio quella di superare la frammentazione e la casualit delle iniziative, inserendole invece in un quadro programmatico che vuole comprendere un coordinamento tra i settori degli affari sociali, le relazioni internazionali e le attivit produttive. Il successo di questo orientamento sar dovuto, oltre alleffettiva realizzazione di un contesto di vera collaborazione tra i diversi attori che si occupano di cooperazione, da una maggiore coerenza delle politiche comunitarie e nazionali sul tema immigrazione e cooperazione. Solo se queste saranno capaci di superare il dilemma securitario immigrazione-sicurezza riusciranno a mostrare il loro impegno a favore del rafforzamento dei migranti come veri attori di processi di co-sviluppo. A livello nazionale urgente che si arrivi a una riforma sullAPS (Aiuto Pubblico allo Sviluppo) -che ancora rimane legato alla legge 49 del 1987- dove si riconosca il ruolo dei migranti come ulteriore risorsa e attore della cooperazione allo sviluppo (Stocchiero 2000). Limportanza dei partenariati territoriali per il co-sviluppo dovuta al legame

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sempre pi evidente di questo con le politiche locali a favore di una maggiore integrazione. Questi resteranno per vuoti senza una nuova normativa nazionale e comunitaria che promuova una maggiore trasparenza e efficienza nella gestione delle quote, oltre che lintroduzione di visti mobility friendly che favoriscano le pratiche transnazionali di co-sviluppo, una riduzione dei costi dei trasferimenti monetari e una maggiore accessibilit al credito da parte dei migranti. Dallaltra parte, perch si sviluppi un senso di ownership al progetto di partenariato, che non rimanga solo un desiderio geloso del console, indispensabile che le comunit dorigine si organizzino e vengano coinvolte nei progetti. Come sottolineato da Iskander (2005) i leader delle associazioni, quasi sempre piccole e divise tra loro, molto spesso sono interessati a questi progetti solo per prestigio personale. In una societ caratterizzata da una mobilit sociale impossibile, per molti immigrati ricoprire una posizione di leader di unassociazione unoccasione per salire un gradino della scala sociale. Questo purtroppo pu minare il ruolo svolto dai migranti e alimentare un senso di diffidenza nei confronti di queste iniziative. Daltra parte la nascita di coordinamenti e la volont di portare avanti progetti comuni di cooperazione, mostrano come queste azioni favoriscano un transnazionalismo attivo dei migranti e un loro empowerment, elemento indispensabile per il raggiungimento di una piena integrazione. I partenariati sono quindi unazione indispensabile per sviluppare progetti di co-sviluppo che possono essere compresi dentro progetti di cooperazione decentrata; limportanza del gemellaggio Bergamo-Cochabamba, sar poi quella di dare visibilit e garantire una maggiore integrazione ai 17000 boliviani che nella provincia di Bergamo, per ora, sono costretti a restare invisibili. Procedo nel seguente capitolo a esaminare lesperienza di Juntos por los Andes, nella convinzione che lattuazione di questo trattato partenariale potr costituire unottima occasione per promuovere un contesto favorevole alla realizzazione di questo progetto (JPLA) che concilia unazione volta alla valorizzazione delle rimesse collettive con unaumento dellimprenditoria transnazionale, condizioni entrambe indispensabili ad innescare un vero processo di co-sviluppo.

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CAPITOLO 4 IL PROGETTO JUNTOS POR LOS ANDES


4.1-Che cos JPLA? Juntos por los Andes unassociazione di associazioni di migranti andini che hanno deciso di coinvolgere, per la prima volta in Italia, le quattro comunit della diaspora, gli enti locali ed alcuni attori del mondo economico, sia italiano che latinoamericano per creare un fondo di solidariet volto a finanziare progetti nei quattro paesi dorigine. Laspetto rilevante di Juntos por los Andes consiste non solo nella nascita di un coordinamento di associazioni104 finalizzate alla realizzazione di progetti di solidariet, ma anche nella creazione di uno strumento in grado di moltiplicare limpatto delle rimesse collettive ai fini dello sviluppo dei paesi dorigine dei migranti. Il carattere regionale di Juntos por los Andes si manifesta nella raccolta del Fondo italo-andino a sostegno delle comunit di origine dei migranti provenienti dai rispettivi paesi: Bolivia, Colombia, Ecuador e Per. La specificit di JPLA appunto quella di essere caratterizzata da associazioni generaliste e non HTA (Home Town Association), con finalit principalmente rivolte al paese di destinazione, ma comunque interessate ad avviare unazione transnazionale unitaria. Il carattere identitario regionale comune fondamentale in quanto permette una maggiore coesione e solidariet tra i diversi membri e favorisce la diffusione di informazioni, risorse, scambi e progettualit; non ultimo, aumenta la visibilit, il prestigio sociale e il capitale sociale indispensabili per una maggiore spinta allintegrazione in Italia e unaffermazione politica transnazionale. Il Fondo, primo in Italia, opera attraverso un meccanismo moltiplicatore, il programma 4+1, dove alla quota raccolta dalle associazioni dei migranti se ne
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Le associazioni che hanno sottoscritto il programa JPLA, sono: Associazione Residenti Andini di Ancona (Ancona), Associazione Casa dei Boliviani (Bergamo), Associazione Colombia Es - Onlus (Firenze), Associazione Italia Viva (Roma), Associazione Mitad del Mundo (Milano), Associazione Continenti Uniti (Genova), Associazione COPEI (Roma), Associazione Latinoamericana (Parma), Associazione Comunidad Peruana de Roma (Roma), Associazione CENTROPER (Torino), Associazione Fratelli nel Mondo (Genova), Associazione Sabor Latino (Napoli), Associazione PROMCOPI (Milano), Associazione Sudamerica Unida (Roma), Associazione Amigos de Colombia (Monza), Associazione Culturale Gran Paititi Bolivia (Roma), Associazione Folklor e Cultura Colombiana (Bergamo), Associazione ACODEL (Genova), Associazione Culturale Las Amricas (Caserta), Associazione Culturale Bolivia (Torino).

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sommano altre quattro donate da partner esterni. Il primo meccanismo moltiplicatore di un fondo di solidariet promosso dai migranti, come mostrato nel capitolo 2 (cfr. par. 2.4), risale agli anni 90 e nasce dallesperienza della diaspora messicana negli Stati Uniti, dove i migranti messicani hanno creato una rete di associazioni per supportare progetti sociali e di piccola infrastruttura civile nella propria regione di origine. Sono nati cos i programmi 3x1, integrati con risorse del Governo Federale, Regionale e Municipale del Messico, oltre che con le risorse raccolte dalle associazioni di migranti messicani negli Stati Uniti. Loperazione che caratterizza il fondo andino non per quella di una moltiplicazione della quota (3x1) come nel caso messicano, quanto quella di una addizione (4+1). In una prima fase, le 20 associazioni di migranti andini sono riuscite a raccogliere complessivamente una quota di 15.000, rispetto a un progetto iniziale stimato di 25.000, attraverso una riffa. Questa quota verr replicata dai partner pubblici e privati. Ad oggi lunico accertato il BCC (Banco di Credito Cooperativo) di Roma, oltre che il CeSPI e la SID, ma rimangono interessati alliniziativa anche partner pubblici quali Regione Lombardia, Comune di Milano e altri ancora, in modo di costituire un fondo complessivo che possa assicurare una continuit e permettere il finanziamento, che inizialmente era stato stimato di 125.000 , da destinare ai progetti di solidariet. Come prima area di intervento, il fondo di solidairet sar destinato al sostegno di bambini particolarmente bisognosi nei quattro Paesi andini considerati. I progetti105 sono stati scelti dopo una selezione dove le associazioni presentavano quelli da loro ritenuti pi interessanti. Si caratterizzano per essere dei progetti che non si rifanno a un intervento mirato nel villaggio dorigine, quanto piuttosto perch si avvalgono di criteri di selezione ispirati agli aspetti di trasparenza e visibilit. La campagna di raccolta fondi stata avviata e presentata in un evento pubblico, organizzato dal CeSPI, dallAssociazione Bancaria Italiana (ABI) e dalla SID, tenutosi a Roma, nella sede dellABI il 5 marzo 2007 e si conclusa il 10 Novembre 2007 a Roma con lestrazione dei biglietti vincenti.

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I progetti selezionati sono: Progetto La Casa de Danilo y el Centro Atiende per bambini orfani e diversamente abili- Cochabamba, BOLIVIA; Progetto Plan Hermano: per i bambini vittime di mine antipersona - Antioquia, COLOMBIA; Progetto Una Famiglia di Famiglie Quartieri marginali di Quito, ECUADOR; Progetto Appoggiando i bambini lavoratori e migranti di Lima Zona marginale urbano di Yerbateros, Lima, PERU

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Il progetto della costituzione di un Fondo di solidariet comune, offre interessanti potenzialit di utilizzo anche nella sfera produttiva (fondi di garanzia per laccesso al credito, ad esempio).

4.2-Come nato JPLA? Come testimoniatomi da Juan Velasquez, presidente di JPLA, questa associazione di associazioni nasce principalmente come uno strumento di coordinamento, di rafforzamento politico e di indipendenza delle associazioni di immigrati, in risposta ai tentativi di cooptazione portati avanti dalle diverse ambasciate dei singoli paesi.
Nel 2005 abbiamo pensato di creare un coordinamento, una specie di consorzio, non volevamo una struttura verticale, come esiste, in alcuni stati. Ad esempio il Per e altri stati hanno formato una specie di politica per gli immigrati. Una politica estera con obbiettivo gli immigrati, hanno creato diverse strutture, una di questa strutture riguarda il lavoro con le associazioni di immigrati attraverso i consolati, si chiama: Consejos de Seguirdad. Questo fenomeno che nato allinizio del 2005 diventato un fattore di grande divisioni tra noi, fra le associazioni. I peruviani se ne fregavano, per se cera una festa, una processione, una celebrazione, veniva fuori. Era un grosso problema, o tu ERI CON IL CONSOLATO O ERI CONTRO IL CONSOLATO! Alcuni non volevano questa consulta. Son rimasti fuori e hanno creato cos una struttura parallela, CONAPI (coordinamento nazionale delle associazioni peruviane in Italia, qualcosa del genere) uguale, sempre verticale, che st sopra, e pretende di rappresentare tutti quanti! A tutte le associazioni. Abbiamo scoperto pochi mesi fa che pure COPEI cera l e nessuno aveva detto niente; cos sempre una GARA DI RAPPRESENTAZIONE. (Juan Velasquez, presidente JPLA e presidente COPEI)

Il progetto sorge dallesperienza di un associazione COPEI106, che riunisce al suo interno diversi leader di associazioni, di cui ancora Juan Velasquez il presidente. Dal rapporto tra questa e il CeSPI, si crea il desiderio di unire le diverse associazioni andine in Italia, avendo come base comune il desiderio di valorizzare le rimesse collettive e avviare progetti di solidariet verso i propri territori di origine. Lattenzione ai progetti di cooperazione non ha voluto avere un approccio localistico ma piuttosto unimpostazione
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COPEI (Coordinamento Professionisti Imprenditori Peruviani e Andini) associazione senza fini di lucro costituita nel 2004 da leader di associazioni di immigrati peruviani, professionisti, piccoli imprenditori, che vogliono valorizzare la loro presenza qui in Italia. Tra le sue attivit principali cerca delle opportunit di finanziamento di progetti e corsi di formazione per piccoli imprenditori residenti in Italia; e di promuovere accordi tra i vari governi per il riconoscimento di titoli e altre necessit che possano permettere una valorizzazione delle capacit dei migranti e promuovere limprenditoria transnazionale. http://www.copeitalia.com/

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regionalista, che sapesse unire le diverse associazioni oltre che per la condizione immigrata comune, anche per il loro carattere andino.
non capivamo perch cera questa difficolt ad avvicinare altre nazionalit, siamo simili e stiamo creando la cultura transnazionale, per al di l di questo, sempre ci stato difficile lavorare con altri colombiani, boliviani,Abbiamo visto che non era sufficiente COPEI, era fondamentale creare un coordinamento con altre associazioni.(...) Una grande CRISI DI RAPPRESENTANZA che ci ha costrinto a formare, a rifare, un rapporto di fiducia, un tessuto con molta difficolt. Parlando con il CeSPI, facendo delle piccole cose, per conquistare la fiducia degli altri, e trovavamo la possibilit di trovare delle vittime, vittime tra virgolette, queste associazioni che eravamo rimaste tra queste due culture. Cerano queste associazioni rimaste fuori da queste culture e non volevamo stare da nessuna parte, che erano forti sul territorio. Su questa colonna vertebrale arrivata lidea di creare rapporti orizzontali, unaltra associazione. Da l abbiamo deciso di inventare o reinventare in una qualche forma dei legami. Noi in Sud America abbiamo due grandi esperienza di integrazione tra paesi, Mercosur, e Comunit Andina. Qui quando tu parli della questione andina viene in mente il lama, invece noi volevamo mettere l idea, che lidentit andina viene da questi 4 paesi, cosi abbiamo deciso di proporre, insieme a Jos [direttore del CeSPI], questa cosa, una rete andina, di associazioni andine. Abbiamo inizialmente convocato 5 o 6 associazioni per parlare, vedere cosa succedeva, abbiamo visto che la cosa funzionava , questo nuovo concetto ci d una nuova autostima, sulla quale abbiamo lavorato nella formazione. Questa idea pi forte di appartenere a quella parte del mondo che ci d una specie di conservazione della nostra esistenza, in un paese diverso dal nostro. Da l nata la proposta JPLA, inizialmente erano assemblee preparatorie poi piano piano diventata pi formale fino a creare il consorzio (Juan Velasquez, presidente JPLA)

La crisi di rappresentanza dovuta ai tentativi di cooptazione da parte delle ambasciate dei paesi di origine, oltre che dalle stesse autorit italiane, forse il fattore che ha spinto maggiormente i diversi leader andini ad associarsi in un unica associazione. Le numerose adesioni a questo esperimento, che attraverso un semplice grande passaparola107 riuscito in poco tempo a coinvolgere pi di venti associazioni dei quattro paesi andini presenti su tutto il territorio nazionale, indice, oltre che del desiderio comune di condividere questo progetto, dellimportanza di sponsor come il CeSPI e la SID. I rapporti con il Centro Studi sono stati sicuramente favoriti grazie al ruolo di coordinatore e advisor di Jos Rhi Sausi, direttore del CeSPI, e messicano di origine. Nonostante questa iniziativa, a differenza dellesperienza di Zacatecas, non sia nata in modo spontaneo dalla volont dei suoi membri, (infatti il CeSPI/SID hanno svolto un ruolo indispensabile rispetto a unattivazione delle diverse associazioni), non vuole essere un programma artificiale top-down di co-sviluppo.
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Questo termine usato dalla stessa Isabella Corvino, responsabile SID per il progetto JPLA; nel paper: (2008) CeSPI SID JPLA Programme-Il ruolo della Comunit Andina in Italia. Un esperimento transnazionale, di prossima pubblicazione.

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Limportanza del CeSPI, come testimoniano le diverse interviste, stata fondamentale in quanto garanzia di seriet del progetto e condizione indispensabile per una sua realizzazione positiva108. Nello stesso tempo il CeSPI ha cercato di mantenere un ruolo esterno di consulente, limitandosi a essere strumento di rafforzamento di un processo di partecipazione dellassociazionismo migrante che nella nostra societ non pu che essere mediato (Caponio 2005).
Siamo stati contattati da Juan V., quando ancora era in fase di progettazione; abbiamo condiviso subito lo spirito JPLA; ho visto che dietro cera il CeSPI e la cosa poteva essere seria cos ho collaborato con qualche modifica allo statuto, ho delegato N., vicepresidente(dott.ssa F., presidente Casa dei Boliviani)

Il meccanismo del passaparola ha fatto s che non vi fosse un rigido criterio di selezione delle associazioni e che neppure fosse richiesta una complicata procedura burocratica di formalizzazione109 di queste. Si preferito che lingresso avvenisse tramite invito o richiesta dellassociazione, valutando la sua idoneit in base alle caratteristiche del presidente e alla reputazione e conoscenza di questo/a nella propria comunit, favorendo cos la partecipazione e la diversificazione delle associazioni aderenti.
Non so se una cosa formale o informale. Aver questo circuito di informazione che stiamo formando, ci d pi sicurezza per scegliere la persona giusta o no, questo il fattore che ci ha dato piu forza per costruire la rete. Per esempio, non c uno di destra o di sinistra, non c quel concetto ideologico che rovina i gruppi, che vuole creare il partito interno, la concorrenza interna, in tutti i gruppi ci sono, ma da noi no. C la persona; un impegno etico personale della persona, il fattore di scelta il riferimento della propria comunit. (Juan Velasquez, presidente JPLA)

Il livello di turnover delle associazioni dentro JPLA stato abbastanza alto, se si considera che alcune delle associazioni che inizialmente avevano partecipato alle prime riunioni se ne sono poi allontante (Corvino 2008). Questo stato determinato oltre che dalle difficolt interne alle diverse associazioni impossibilitate o non interessate a partecipare, anche dalle discussioni che hanno riguardato le finalit di JPLA. Questo ha fatto s che associazioni con scopo di lucro, anche se note a livello nazionale, come
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Il CeSPI e SID hanno attivato e sostenuto volontariamente questo progetto, oltre che garantendo il supporto logistico, sede, rimborso spese di viaggio e vitto, sono stati di fondamentale importanza contribuendo a permettere visibilit alliniziativa e a cercare i partner, svolgendo cos la funzione di garanti. 109 Le associazioni comunque per poter aderire a JPLA dovevano essere iscritte formalmente a un albo regionale delle associazioni.

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PROMCOPI e altre, si allontanassero, perch i loro interessi erano in conflitto con quelli solidaristici della maggioranza dei membri. Il carattere orrizzontale su cui si fonda JPLA ha permesso, che la maggiore numerosit delle associazioni che si occupavano degli aspetti socio-culturali della propria comunit, trovasse lelemento di unione nellimpegno sociale transnazionale.
Allinizio cera PROMCOPI, uscito per unidea che aveva. PROMCOPI unorganizzazione molto importante che sta creando un po di lavoro imprenditoriale sui peruviani in Italia. Li abbiamo invitati a partecipare alla costruzione della rete, allinizio erano daccordo finch hanno capito che questa rete riguardava un circuito solidaristico non imprenditoriale. Allinizio quando ci siamo riuniti per le prime volte abbiamo discusso tra di noi e abbiamo detto diverse cose fra i quali anche la possibilit di creare reti di tipo imprenditoriale. Per dopo, man mano che le cose andavano verso una maggioranza delle associazioni che facevano culturale, folklore, che facevano solidariet, si sono visti in minoranza, si vedeva che cera una volont che volevano concorrere con un aspetto imprenditoriale nel nucleo, da l incomiciata la lontananza.().Da l nato JPLA, non tanto era un problema personale ma riguardava la percezione di un lavoro; associazionismo da una parte associazionismo di categoria dallaltra, si sono tirati indietro loro. (Juan Velasquez, presidente JPLA)

Per rafforzare la coesione tra le diverse associazioni si poi proceduto alla selezione dei quattro progetti a cui indirizzare il fondo di solidariet, che sarebbe stato raccolto tramite una riffa110. I quattro progetti, incentrati nel sostegno dellinfanzia, sono stati selezionati, sulla base dei rapporti che le singole associazioni avevano con una serie di interlocutori locali di fiducia, riconosciuti a livello internazionale, impegnati in attivit tradizionali111 di cooperazione, che riguardassero appunto il tema scelto. La raccolta dei finanziamenti ottenuta attraverso la vendita dei biglietti112, circa 350 per associazione, ha mostrato sostanzialmente la diversit della forza e dei legami sociali delle associazioni. Se infatti alcune sono state capaci di vendere pi di 500 biglietti, altre non sono state in grado di venderne che poche decine e altre ancora neppure uno. La volont di non dividere i fondi da assegnare ai progetti in base a quanto le diverse
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La riffa consistita in una lotteria, anche se il termine non stato usato per problemi legali. Il ricorso a questo strumento di finanziamento, abbastanza comune in America Latina, stato importante in quanto ha favorito, la diffusione di informazioni su JPLA; ha permesso di far conoscere alle varie comunit i progetti di cosviluppo e ancora ha fatto s che le associazioni stringessero nuovi legami sociali con diversi attori locali che venivano interpellati per un contributo (comuni, ambasciate, fondazioni). 111 Con questo termine mi riferisco al fatto che quasi tutti i progetti si rifanno a un tipo di cooperazione di carattere assistenzialistico, unidirezionale. Forse il progetto pi innovativo in questo senso quello di appoggio ai NATS (Nios Adolecentes Trabajadores) che fanno capo allassociazione diffusa in tutto il Sud America, MANTHOC, sia per il carattere migrante di questi bambini lavoratori, sia perch lazione del MANTHOC un azione non assistenzialistica, ma a favore dei diritti del bambino lavoratore. 112 Il valore di ogni biglietto era pari a 5 euro.

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nazionalit andine, attraverso le rispettive associazioni etniche, avevano raccolto, rappresenta un elemento di condivisione importante del senso di appartenenza regionale. Da parte delle associazioni il diverso impegno nella partecipazione a JPLA, evidenziato dai risultati della raccolta dei finanziamenti, ha creato molte discussioni sulla necessit di un meccansimo di selezione. E stato espresso da parte di diverse associazioni limportanza di un maggiore impegno da parte di tutti i membri, allinterno di JPLA.
Sono dispiaciuta perch limpegno delle 20 associazioni non stato rispettato. Almeno un requisito te lo prendi. Non paghi una tessera, ma un obbligo s. E vero che ci sono associazioni che basta che una persona si ammali e laltra ferma. Ma cera un impegno! Io ho presentato un progetto da 25.000 dollari, ora mi tocca presentarmi con 10-15 mila(Sig.ra M., presidente Mitad del Mundo) Dentro a JPLA, ci sono delle grosse, piccole e medie associazioni, per c una selezione naturale. Chi importante chi no. Chi ha le capacit e chi al di sotto; chi al disotto no so se sar al di fuori, non al di fuori, sar forse una auto eliminazione, se si compromette a fare una cosa e non la f meglio che mi separo, questo per la psicologia andina. Allo stesso tempo tante altre associazioni che non avevamo conosciuto 8 mesi f hanno visto JPLA e sono interessate.(Sig. N., vicepresidente Casa dei Boliviani)

A fronte di questa debolezza dellassociazionismo, il CeSPI, consigliando alle associazioni di non irrigidirsi chiudendosi in meccanismi di selezione, si impegnato a raccogliere la forte richiesta di formazione da parte delle stesse associazioni e a pianificare unopera di capacity building che potesse rafforzare lassociazionismo migrante e il suo impegno per la cooperazione internazionale. I leader delle associazioni, attraverso i risultati di un questionario113 a loro rivolto, hanno dimostrato un grande interesse verso un percorso di formazione sullassociazionismo e la cooperazione internazionale. Il CeSPI ha contribuito alla costituzione di un consorzio composto da otto associazioni nazionali e internazionali: ARCI, ACLI con le rispettive ONG, ARCS e IPSIA, BANCA ETICA, ETIMOS, UCODEP, WWF; il consorzio si assunto come priorit quella di collaborare con JPLA. Limportanza di questo consorzio quella di offrire tutte le competenze, attraverso un corso di formazione o meglio un vero e proprio processo di accompagnamento114, che possa formare i leader delle associazioni di Juntos Por Los Andes e offrire le strumentazioni tecniche che consentono a queste
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Il questionario stato realizzato da Isabella Corvino che lo ha somministrato ai diversi leader delle associazioni contattandoli telefonicamente. 114 Il processo di accompagnamento partir a marzo e si concluder a giugno, strutturandosi in due o tre incontri mensili, durante i fine settimana, a cui seguir un continuo accompagnamento tramite consulenze via web.

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associazioni di avviare progetti di cooperazione. Ancora, questo consorzio ha permesso a JPLA di presentare un progetto115insieme a UCODEP, al bando della Commissione Europea su Immigrazione e Asilo. Alcuni leader di JPLA si sono poi anche impegnati nelliniziativa riguardante il settore del transnazionalismo imprenditoriale, somministrando una sessantina di questionari116, a imprenditori e proto-imprenditori in sette citt italiane (Napoli, Roma Firenze, Genova, Milano, Torino e Bergamo). Limportanza di questi Focal Point ha permesso che si raccogliessero pi di 40 questionari compilati correttamente che hanno identificato altrettanti imprenditori o proto-imprenditori interessati a ricevere una formazione specifica nel settore di interesse.

4.3-Quali i punti di forza e di debolezza delle associazioni? Come abbiamo gi analizzato nel 3 capitolo, lassociazionismo andino molto diffuso, e vuole rispondere principalmente alle esigenze sociali e culturali di unimmigrazione recente, ancora assai poco integrata. Le associazioni non sono solo un luogo di incontro, ma vogliono anche rispondere a una serie di interessi culturali e bisogni sociali che il migrante esprime.
La migracin es sabido que te annulla, tu tienes que reafirmarte como persona. A me, me dur 5 anos prima de reafirmarme como individuo.(Sig.ra M., Mitad del Mundo)

Juntos Por Los Andes si caratterizza per notevoli differenze tra le associazioni membre. Le diversit non si riscontrano solo in base alla nazionalit, alla strutturazione, allo scopo di queste, ma sono anche determinate dalla rappresentativit, dalle capacit dei suoi leader, dal carattere transnazionale delle sue attivit, dai legami sociali con le istituzioni, etcQuesto stato favorito da unapertura di JPLA verso tutto il panorama associativo andino col fine di evitare che uniniziativa, volta a rafforzare le capacit e le reti sociali delle associazioni membre, potesse aumentare le
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Il progetto, ancora in forma di concept note, ancora al vaglio della Commissione Europea, il capo fila UCODEP che ha permesso attraverso la sua esperienza di presentare questo progetto che JPLA in quanto associazione di volontariato non avrebbe potuto presentare altrimenti. 116 I questionari sono stati creati da Isabella Corvino del SID, in collaborazione con il CeSPI, per effettuare unanalisi dei bisogni economici, formativi e finanziari degli imprenditori/proto-imprenditori al fine di delineare unofferta formativa per lo sviluppo di attivit economiche transnazionali.

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differenze strutturali tra i diversi gruppi di migranti, determinando un associazionismo a due velocit. Tra i fattori di debolezza riscontrati in alcune associazioni di JPLA, ritroviamo tutti i problemi legati al fatto che molto spesso sono associazioni poco rappresentative, perch soffrono della piaga del fondatore (Catal 2005). I leader, non hanno ancora competenze specifiche per poter fornire servizi specifici e molto spesso non sono riconosciuti dalla propria comunit a causa delle grosse divisioni interne tra questa, tutti questi fattori determinano un alto rischio di volatilit dellassociazione. Oltre a questo sono frequenti episodi di uso o creazione stessa dellassociazione a fini personali, sia legati alla propria attivit lavorativa, sia interessati a una posizione di prestigio o anche a una carriera politica personale. I problemi legati poi al tema della concorrenza, della cooptazione e del regionalismo, sono presenti tra le diverse associazioni sia nel contesto locale che in quello nazionale. Per quanto riguarda poi i progetti di valorizzazione delle rimesse collettive, la mancanza di una rete di legami sociali con il territorio, molte volte impedisce che si possa raccogliere un volume sufficiente per la costituzione di un fondo di garanzia, di cui tanto necessiterebbero le associazioni per rendersi sostenibili nel tempo. La mancanza di nozioni di found raising, lassenza di una strutturazione chiara dei accountability. Juan Velasquez risponde alla mia domanda su quali fossero i problemi delle associazioni andine affermando:
Sono diversi, noi abbiamo una grande crisi di rappresentanza, le associazioni anche quelle folkloriche si riuniscono ogni tanto solo per ballare. La prima per le attivit, poi altra cosa il non poter gestire bene amministrativamente e politicamente. Abbiamo difficolt nel mettere in ordine le nostre carte. Ogni volta che si cambia presidente si ricomincia tutto da capo. O la perdita di risorse, o lo spettro del presidente che viene a mancare. La debolezza per dover ricominciare tutto da capo. Altra cosa la mancanza di chiarezza, nascondono unattivit di lucro, ci sono associazioni che sono ristoranti ma gli mettono il costume di associazioni, una specie di bugia. Noi capiamo che le organizzazioni devono essere fatte da rappresentanti che hanno voglia di partecipare, ma lazione deve essere per una rappresentanza comune. (Juan Velasquez, presidente JPLA)

progetti che si

intendono realizzare, rende impossibile che si crei un buon livello di

La mancanza di tempo viene indicata come una delle cause principali degli scarsi risultati raggiunti dalle associazioni. Una caratteristica dei membri di JPLA, data dal fatto che non sono solo associazioni di elite, per cui non vi

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ritroviamo solo persone preparate e con possibilit economiche, ma anche lavoratori di classe bassa. Questo anche uno dei motivi della debolezza di molte associazioni e della mancanza di tempo di molti leader, perch non facile dedicarsi al volontariato per chi in una condizione sociale svantaggiata o che impiegato in unoccupazione che non gli permette di avere tempi liberi. Uno dei problemi pi grossi dellassociazionismo dovuto al ricambio continuo dei volontari che determina una scarsa efficienza e un maggiore costo nella formazione, perch assai poche sono le associazioni che si possono permettere di offrire qualche posto di impiego salariato.
[El asociacinismo]ya no est ms formada da inteletuales como naci, la segunda fase viene gente que trabaja, que tiene que hacer un trabajo para sobravivir, esa persona para irse al comun tiene que tomar un dia de vacaciones, les sale 50-60 euro. El voluntariado comienza a cuantificarse. Y cuando comienza a cuantificarse comienzan los problemas. Como puede tener un grupo y partecipar a todos esto eventos, que para a un italiano que est en el terzer sector le viene reconocido como orario de trabar y a mi que hago volontariado puro no me viene reconocido nada. Hay solo buena voluntad, desconocida, moralmente y economicamente. La guerra entre el mio asociacionismo y el tuyo de impresario. El voluntariado no lo v como un buisness, el ao proximo no tiene un contracto. Yo por que te voy a insear a la senora Garcia, todos los trucos del mestiere. A mi me conviene que tu sea solo indigente. Yo te hago proyecto para ti. El proyecto que van a formar a la comunidad son un fracaso por que nadie asiste, por que la gente trabaja, si tu a esa persona le ds un reconocimiento economico ests seguro que pueden crecer contigo. Reconoscan 25 euro, el almuerzo, no por mi Yo puedo permitirme el lujo de hacer voluntariado El voluntariado es un lujo. Como puedes tu formar al tercer sector inmigrado se no tiene esto apoyo. (Sig.ra M., Ass. Mitad del Mundo117)

La scarsa rappresentativit e la mancanza di soci effettivi che non siano solo utenti dovuta certamente alla mancanza di spazi dove si possono incontrare. La mancanza di una sede una costante dei problemi che accusa una associazione.
Il problema grosso grosso di tutte le associazioni quello di non avere un posto dove ritrovarsi..non dico ogni associazione una infrastruttura, ma il Comune delle citt importanti, dovrebbe dare un fabbricato per continente, africa, sudamerica. non posso ritrovare la mia gente, anche se conosco numero di tel non posso arrivare a tutti. S che ci sono tanti ma non c un punto di ritrovo e per questo non c lassociazione, questo il punto fondamentale delle associazioni(Sig. N., vicepresidente Casa dei Boliviani)

Molte delle difficolt qui descritte non sono diverse dai problemi che vive oggi il tessuto associativo volontario in Italia, che si trova in una profonda crisi di partecipazione in una societ sempre pi individualistica e con sempre meno tempo libero. Tra i fattori pi positivi troviamo che il tessuto
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Lintervista si svolta in parte in spagnolo e in parte in italiano.

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sociale andino caratterizzato, nonostante tutte le difficolt, da una estrema vitalit associativa, accompagnata dal desiderio di svolgere un ruolo positivo nella societ. Lassociazionismo immigrato cos anche un elemento di estrema ricchezza per le nostre societ.
Le associazioni sono, quindi, un luogo privilegiato per la promozione della coesione sociale e per gli scambi dinformazioni, per questo motivo luoghi eleggibili per lavvio, la pubblicizzazione e la messa in opera di programmi di cooperazione che mirino allo sviluppo dei paesi dorigine e che favoriscano lintegrazione ed il raggiungimento della piena cittadinanza dei migranti.(Ferro, Rhi Sausi, 2006)

Nonostante le associazioni si caratterizzano per notevoli differenze, sempre pi sono quelle che vogliono svolgere un ruolo di promotori di progetti di cooperazione nei loro paesi di origine. Juntos por los Andes diventato cos una piattaforma per avvicinare associazioni presenti su tutto il territorio nazionale che si sono potute rafforzare grazie alla reciproca collaborazione (Ferro, Rhi Sausi 2008). Ladesione a JPLA mostra la volont dei migranti di diventare attori del mondo della cooperazione e dello sviluppo. Le associazioni esprimono in questo modo quel carattere transnazionale, che permette una collaborazione sempre maggiore tra comunit ospitante e comunit straniera. La creazione di un rapporto non fatto pi solo di azioni individuali (rimesse individuali118), ma anche di progetti strutturati, permette alle associazioni di diventare il vero centro per lintegrazione e lo sviluppo (Pastore 2006). Le associazioni per diventare espressione di un transnazionalismo attivo devono superare 3 ostacoli: 1. La tentazione dellassimilazione per raggiungere la completa integrazione anche a costo della rottura dei legami con le proprie origini 2. la sfiducia verso i contesti dorigine 3. la diffidenza verso i poteri costituiti, sia nei paesi dorigine che di destinazione
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I migranti contribuiscono allo sviluppo dei loro paesi non solo tramite la progettazione ed implementazione di progetti di cooperazione e solidariet ma anche tramite linvio di rimesse individuali, collettive ed imprenditoriali. Secondo i dati del 2006 dellInter-American Developmemt Bank i paesi latinoamericani rappresentano il mercato delle rimesse pi ampio del mondo e con i tassi di crescita pi alti (+17% dal 2005 al 2006); tuttavia bisogna tenere a mente che la maggior parte delle rimesse viene inviata tramite canali informali a causa degli alti costi di trasferimento di denaro e quindi una stima realistica potrebbe quasi raddoppiare il totale delle rimesse verso questi paesi.

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Juntos Por Los Andes attraverso il senso di ownership dei suoi progetti che si basano su un approccio bottom up, il rafforzamento istituzionale offerto dallaccompagnamento e dai corsi di formazione, oltre allimportante mediazione del CeSPI, un esempio concreto di empowerment dellassociazionismo andino e della creazione di un contesto positivo per la nascita di una transnazionalismo attivo e a favore di una piena integrazione della comunit andina.

4.4-Quali i punti di forza e di debolezza di JPLA? Dopo questa breve presentazione cerco ora di delineare i punti di forza e debolezza di questo programma che mira a liberare il potenziale della comunit Andina in modo che questa diventi promotrice dello sviluppo dei paesi di origine, favorendo allo stesso tempo la sua piena integrazione nel paese di destinazione. Sono pienamente consapevole che la strada da percorrere ancora lunga e che troppo presto per dare una valutazione completa di questo progetto. La mia ricerca vuole solo avviare una riflessione su alcune caratteristiche di JPLA a circa un anno dalla sua istituzione. Tra i punti di forza che mi paiono pi interessanti voglio segnalare il carattere nazionale e transnazionale di questo progetto. Juntos por los Andes rappresenta sicuramente un progetto unico per la sua capacit di comprendere associazioni andine presenti in tutta la penisola, da Caserta a Milano. Lunione, oltre a rafforzare queste associazioni, ha permesso una maggiore diffusione di informazione ed stato anche elemento di stimolo verso una competitivit positiva, tra i diversi leader, che sempre pi cercano di ripetere le esperienze di successo avute da altre associazioni.
Si crea una competitivit tra le associazioni, che ti da come una spinta a fare le cose.(Sig.ra A., Todos por Colombia)

Di estrema importanza poi leffetto domino che questa iniziativa cerca di diffondere nei diversi contesti locali, come visto nel caso di Bergamo, favorendo un processo di coordinamento tra le diverse associazioni locali fino alla creazione di vere e proprie federazioni.
Siamo molto contenti perch abbiamo scoperto che uniti possiamo lavorare meglio e siamo piu potenti. Su internet da un anno f, tengo 1200 posta elettronica, che hanno girato tra noi. Vuol dire che ogni giorno c qualcosa,

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parla uno, parla lotro, anche qualche commento: c questo evento a Milano; Genova, c questo da fare. Informazione a tutti di quello che si f, e anche incitazione. Abbiamo visto delle cose interessanti c movimento tra le associazioni, per la fortaleza latinoamericana, anche i discorsi, tutto praticamente, ci sono presentazioni dove espongono a parole,(Sig. N. Casa dei Boliviani)

Questo carattere nazionale, oltre a essere motivo a favore della costruzione di legami sociali tra diaspore disperse anche allinterno dei confini nazionali del paese di destinazione, rappresenta un carattere di estrema importanza in un momento in cui indispensabile che si sviluppi unazione politica unita a livello nazionale per permettere che si affronti il tema della cooperazione e sviluppo in maniera pi coerente. Ancora il carattere transnazionale dei progetti sicuramente un altro fattore indispensabile proprio per la valorizzazione dalla capacit di essere ponte, qui e l allo stesso tempo. Transnazionale anche per il suo carattere regionale che vuole superare gli interventi diretti ai singoli paesi e vuole essere di stimolo a un rafforzamento della Comunit Andina.
Io vorrei che JPLA diventi un collegamento a livello nazionale, penso che di strada se ne possa fare, importante il livello nazionale, si procede a tentoni allinizio, il valore vero di JPLA che ci sia e che abbia cominciato bene o male la sua attivit. JPLA non un impresa un associazione di associazioni che ha uno scopo, come raggiungerlo non immediato. JPLA, limportante fare, non stare fermi.(Dott.ssa F., Casa dei Boliviani)

Come terzo fattore di forza, ritroviamo sicuramente il carattere di sponsor del CeSPI e SID. In un clima di partecipazione mediata (Caponio 2005), di difficolt finanziari e debolezze organizzative dellassociazionismo migrante, questo progetto riesce a sopravvivere, acquista visibilit, aumenta i legami con le istituzioni e promuove la creazione di un consorzio proprio grazie al ruolo e alla fama del centro di ricerca. Il Centro Studi Politica Internazionale, da parte sua, incomincia a sviluppare un interesse maggiore per una comunit migrante che assai poco stata parte dei suoi studi su migrazione e sviluppo, concentrati specialemnte sulle comunit senegalese e ghanese oltre che albanese. JPLA afferma cos il desiderio del CeSPI di passare da unimpostazione principalmente di ricerca e di indirizzo di politiche a unattivit diretta e concreta, offrendo le proprie capacit e conoscenze. Le possibilit di un successo del programma sono favorite proprio dai legami che vedono impegnato il presidente del CeSPI, Jos Luis Rhi Sausi, con le pi importanti istituzioni italiane e latinoamericane, come dimostra la sua

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partecipazione alla III Conferenza per lAmerica Latina119 e gli stretti rapporti che intrattiene con istituti di credito e centri per linternazionalizzazione delle imprese.
[-Quali sono gli aspetti positivi di JPLA?-]Un grande istituto che ci sta dietro, questo d una forza unica, anche per valorizzare il mio lavoro, se fosse un gruppo cos senza un appoggio istituzionale non funziona, non si pu perch non ci credo. Il fatto che ci sia il CeSPI e che loro soprattutto ci credono, vuol dire tanto.(Sig.ra M., Mitad del Mundo)

JPLA proprio per questi tre fattori ha offerto una visibilit che molti dei migranti di JPLA non avrebbero mai potuto ottenere altrimenti. Diversi sono i migranti che sottolineano come questo abbia favorito una stretta e diretta interazione con interlocutori e strutture italiane. Molti sono stati contattati da istituti bancari italiani interessati alla tematica del migrant banking, molti sono stati invitati a partecipare a eventi pubblici, come testimoni di esperienze migratorie e associative di interesse.(Ferro, Rhi Sausi 2008)
Se io mando una comunicazione allambasciata, a tutte le autorit, non mi rispondano, non vogliono capire cosa JPLA; chiede un appuntamento il CESPI, e subito dopo mi chiama lambasciatore, -M. estas dentro a JPLA?C attenzione, all te digo por la fuerza di una istituzione, grande, che supera il primo livello di associazionismo. Ho ricevuto una mail dalla mia ambasadora, io gli avevo venduto biglietti cercato di coinvolgerla e niente; il CeSPI chiede un appuntamento e subito dopo mi chiamano. Noi rimaniamo piccoli con lambajada altrimenti.(Sig.ra M., Mitad del Mundo)

Come quarto fattore di forza consideriamo il carattere solidaristico e di attenzione al co-sviluppo. Questa vocazione verso il paese di origine quella che ne sottolinea il carattere transnazionale. Ancora il carattere volontaristico lo slega dai possibili interessi di singoli privati per indirizzarlo verso un rafforzamento dellassociazionismo migrante, una valorizzazione delle rimesse collettive e quindi una maggiore integrazione. Lattenzione ai progetti di co-sviluppo si inserisce poi in un momento assai propizio per un interesse generale, se non proprio una moda, allinterno del mondo della cooperazione internazionale verso questo tema.

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La III Conferenza Nazionale ItaliaAmerica Latina e Caraibi, tenutasi a Roma il 16-17 ottobre 2007, ha sancito quanto stato fatto in poco pi di un anno in Italia per porre l'America Latina fra le priorit della politica estera italiana, in conformit con il programma di Governo. I lavori sono serviti a tracciare i possibili termini dell'azione futura, in un'ottica auspicabilmente duratura, per sviluppare i rapporti con l'area (fonte CeSPI)

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[-I progetti di solidariet rafforzano le associazioni?-] Certo le rafforza. La proposta imprenditoriale, era usare gli elementi di tipo imprenditoriale quando usano una sola marca ovunque. Le due montagne con il sole nel mezzo [ il simbolo del logo di JPLA] era la carta di presentazione per un associazione a Bergamo come a Napoli. Un punto di forza, per noi era nuovo. Abbiamo imparato questa forma per rafforzare il lavoro che ogni associazione ha nel suo territorio. Grazie al rapporto che abbiamo con il CeSPI che ha un grande prestigio, la SID e altri partner come, BCC, il comune di Milano e forse anche Regione Lombardia. Ogni associazione viene rafforzata la sua possibilit di rafforzare i suoi percorsi per la sua attivit territorialmente. Se tu hai piu possibilit per avere scambio a pi alto livello hai pi possibilit per trovare risorse per mandare avanti la propria attivit. Lobbiettivo della nostra associazione rafforzare il livello di dialogo che le associazioni hanno sul territorio e darle una forza del tipo organizzazionale.(Juan Velasquez, presidente JPLA)

Il quinto fattore di forza di Juntos por los Andes da ritrovarsi nel suo percorso estremamente flessibile e di learning by doing che non segue una rigida pianificazione e modalit di realizzazione del programma. Questo permette alla comunit andina di aumentare il senso di ownership valorizzando continuamente il suo protagonismo attraverso il suo meccanismo decisionale orizzontale. La partecipazione a JPLA diventa essa stessa momento di insegnamento di un procedimento di democratizzazione dellassociazionismo che rafforza i membri e permette a questi di contribuire con il proprio apporto e attraverso una ricca discussione. Anche loperazione di capacity building, permessa attraverso la creazione del consorzio, un fattore estremamente positivo, in quanto vuole rispondere alle necessit di formare queste associazioni attraverso formatori preparati e di notevole prestigio, (ARCI e ACLI hanno unesperienza quarantennale), e fornire alle associazioni le nozioni indispensabili su quali sono gli strumenti per mantenere fidelizzati i soci, come pianificare la propria attivit, quali servizi poter offrire, etc... Ancora le ONG del consorzio potranno contribuire allinsegnamento della stesura di un progetto di cooperazione internazionale, offrendo le informazioni necessarie per avviarlo in maniera autonoma. La partecipazione di JPLA al bando della Comissione Europea, insieme a UCODEP, permetter agli stessi membri, nel caso la concept note passasse la selezione, di contribuire attivamente alla stesura del progetto a seguito del percorso di formazione, che terminer nel mese di giugno, proprio quando dovrebbero essere pubblicati i risultati della selezione prima del bando della Commissione Europea. Infine, ancora tra gli aspetti positivi, vi lattenzione non solo alle rimesse collettive ma anche a quelle individuali e soprattutto a quelle imprenditoriali.

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Il corso di formazione imprenditoriale, previsto nel secondo asse di JPLA, mostra come sia stata colta limportanza di fare un progetto integrale che coinvolga, sia le rimesse collettive finalizzate a interventi di solidariet, che quelle individuali finalizzate a investimenti privati. Il coinvolgimento delle rimesse individuali attraverso una maggiore formazione di imprenditori e proto-imprenditori, permetterebbe di trascinare anche linteresse degli istituiti bancari in questo progetto. Si potrebbe creare un fondo di garanzia che offrirebbe maggiori facilitazioni al credito per i migranti e si potrebbero inoltre cercare soluzioni per una maggiore bancarizzazione degli immigrati. Un ultimo fattore positivo riguarda poi il continuo incremento della partecipazione femminile a JPLA. Nonostante rappresentino il 65% della presenza dei residenti latinoamericani in Italia (Caritas/Migrantes 2006), purtroppo non risulta che siano particolarmente attive dal punto di vista imprenditoriale, rispetto a una pi diffusa presenza della componente maschile. In Juntos por los Andes la maggiore forza decisionale della componente femminile, oltre ad aver dimostrato di possedere un capitale sociale, culturale e grandi capacit organizzative, ha trovato modo di esprimere le propria voce sottolineando la necessit di una maggiore visibilit. Questo ha comportato, che nella selezione delle richieste per partecipare al corso di formazione sullimprenditoria promosso da JPLA e CeSPI, fossero appunto favorite le donne imprenditrici o protoimprenditrici attraverso lassegnazione di alcune quote rosa. Tra gli aspetti negativi di Juntos por los Andes penso si debba considerare in primo luogo, leccessivo accentramento sul suo presidente. Questo, se da un lato pu essere un motivo di maggiore efficienza, pu per anche far sorgere grandi conflitti interni, determinando un senso di strumentalizzazione e la perdita di ownership da parte delle diverse associazioni. Una concentrazione eccessiva del progetto sulla persona del presidente rischia di creare una sempre minore rappresentativit di Juntos Por Los Andes rispetto alla stessa comunit che rappresenta, determinando lemergere di possibili conflitti di leaderhip allinterno dello stesso gruppo andino, acuendo le divisioni nazionali gi presenti tra i diversi gruppi e non favorendo un processo decisionale bottom-up. Questo pu produrre inoltre una sempre minore fiducia da parte dei partner e delle istituzioni esterne rispetto alla credibilit del progetto. Gli stessi interessi privati del presidente possono poi entrare in

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conflitto con il carattere plurinazionale di JPLA e con gli stessi obbiettivi di questo. La visibilit concessa alle diverse associazioni verrebbe cos capitalizzata solo dal suo presidente.
Dallaltra parte c la problematica della lontananza interna tra Roma e Milano, Bergamo. Quando si lavora per un fine, noi Colombiani siamo un po diversi, abbiamo una cultura mista, non siamo come loro abbiamo bisogni diversi(Sig.ra A., Todos por Colombia)

Daltra parte le lontananze fisiche tra le diverse associazioni, anche tra quelle facenti parte del direttivo, da Roma, e quindi dalla sede di JPLA e del CeSPI, aumentano il problema della mancanza di informazione, determinando che prevalga in questo modo un meccanismo di delega che rischia di far connotare il progetto come top-down.
Il progetto di solidariet pi facile da gestire, tutti sapevamo come funziona una riffa. Il meccanismo questo, al massimo una discussione sul primo premio. Questo un prodotto gi precotto. Non doveva inventarsi nulla. Il pacchetto precotto ce lo hanno offerto loro. Io in quanto associazione andava benissimo, non abbiamo dovuto perderci in chiacchere. Anche nel direttivo abbiamo delegato moltissimo, a Juan come al CeSPI.(Sig.ra M. Mitad del Mundo)

Ancora le differenti capacit delle associazioni e la diversa dotazione di capitale sociale e culturale determina che si creno livelli distinti di partecipazione. La mancanza di tempo, come abbiamo pi volte ricordato, determina limpossibilit di molti leader di offrire una maggiore disponibilit per collaborare a JPLA. Tutti questi elementi hanno favorito un processo di delega e una concentrazione sullattivit svolta dal presidente.
Tantissimi problemi di comunicazione, anche perch ciascuno di noi in una situazione di comodo, conteggio, per non faccio niente. Dipende da ciascuno di noi, io devo rompere le balle e chiedere. Per fortuna che si intrecciano interessi suoi, di Juan [presidente JPLA] che si intrecciano come COPEI, come figura, come lavoro che fa (...) Non pi il Juan da solo, a quel punto si deve rivedere tutto, si deve creare un equipo di persone che dedichino 100% a JPLA. Perch non puntiamo tutto e creiamo il 100%, per fornire servizi, ma io per vivere ho bisogno di tanti soldi che lassociazionismo non mi d. JPLA forse pu darlo, per, non ancora maturo il tempo. (Sig.ra M., Mitad del Mundo)

Per quanto riguarda il meccanismo di matching found120, la positivit delleffetto moltiplicatore, che dovrebbe incentivare la raccolta di rimesse
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Il meccanismo del matching found o effetto moltiplicatore uno strumento per valorizzare le rimesse collettive e incentivare che le proprie diaspore vi contribuiscano in quanto alla quota da queste raccolte se ne aggiungono altre di enti pubblici e privati, del paese di origine e di destinazione.

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collettive, essere stimolo per intrattenere nuovi legami transnazionali e rafforzare il capitale sociale nel paese di destinazione e di origine, sembra avere grosse difficolt nel realizzarsi. Ad oggi dei quattro partner che dovevano contribuire alla creazione del Fondo italo-andino, solo il BCC (Banco di Credito Cooperativo di Roma) ha confermato la sua partecipazione. Altri attori, che si erano detti interessati, hanno dimostrato attraverso la loro poca attendibilit e nel volume ridotto del contributo promesso che questo modello non pu considerarsi sostenibile nel tempo. Linteresse esclusivo o quasi rispetto ai partner italiani, da un lato ha rafforzato la spinta allintegrazione, ma dallaltro non ha favorito la creazione di una rete di sostenitori nelle comunit di origine. Questo scarso interesse da parte delle comunit della diaspora sicuramente dovuto al fatto che oltre a non occuparsi per ora di interventi rivolti allinfrastruttura sociale o a progetti di investimento a favore di uno sviluppo delleconomia locale, non vi sono dentro Juntos Por Los Andes, associazioni di villaggio (HTA) in grado di costruire legami specifici con le autorit locali, e di attivare la societ civile nel paese di origine che resta ancora scarsamente organizzata. Tra i fattori che possono aver contribuito al limitato legame con partner andini, indichiamo quello di essere unorganizzazione regionale e non locale o nazionale, di non aver ancora dimostrato la propria capacit di raccogliere volumi consistenti di rimesse collettive, di non essere inclusa in nessun partito politico specifico e ancora il fatto che le capacit di azione della Comunit Andina siano assai limitate. Se il matching found ha mostrato di essere uno strumento significativo per il fondo 3x1 messicano, questo stato permesso per le sue caratteristiche volte primariamente al paese dorigine. Il fondo 4+1 si concentrato principalmente nel coinvolgere partner italiani, a causa di unattenzione maggiore di questo alla dimensione dellintegrazione qui interessata principalmente ad aumentare il capitale sociale dei migranti piuttosto che al volume effettivo dei finanziamenti raccolti. Questo stato determinato dal tentativo di ottenere una maggiore indipendenza dai contesti politici locali e di origine, per evitare possibili connotazioni politiche o strumentalizzazioni. Nonostante questo la mancanza di interessi costituiti rispetto alla realizzazione dei progetti di solidariet e forse ancora un pi importante ruolo concreto dei migranti come attori dello sviluppo, ha determinato che vi siano notevoli difficolt a trovare partner in grado di contribuire alla costituzione del fondo di solidariet creato. Questo

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dilazionare nel tempo lindividuazione dei partner e rimandare cos la consegna dei fondi raccolti ai progetti121, pu produrre un aumento della sfiducia, oltre che delle persone che hanno partecipato alla riffa, anche degli stessi leader delle associazioni che avevano creduto alla possibilit di moltiplicare i fondi da loro raccolti e si erano impegnati con i referenti dei diversi progetti. Se per la ricerca dei quattro partner le associaizoni avevano fatto affidamento sullimpegno personale di Jos Rhi Sausi, a causa di difficolt oggettive oggi assistiamo a unazione pi forte da parte delle stesse associazioni nel tentativo di coinvolgere le istituzioni locali dei contesti di residenza qua in Italia ad apportare un contributo anche se limitato alliniziativa. Questo processo oltre che essere assai utile per rafforzare il capitale sociale delle associazioni e aumentare le relazioni con gli attori istituzionali italiani un passo indispensabile per la creazione di partenariati territoriali e quindi estremamente positivo anche se non avr, forse, la possibilit di raccogliere il volume di finanziamenti sperati. Lerrore rimane quello di aver promosso il progetto di valorizzazione delle rimesse collettive, sottolineando il carattere innovativo del nuovo meccanismo moltiplicatore quando ancora mancava degli accordi necessari con i partner che avrebbero co-finanziato il progetto, determinando cos una volta conclusa la raccolta dei fondi tramite la riffa, una diminuzione della fiducia da parte dei migranti e una difficolt maggiore nel ricercare finanziatori che partecipassero a iniziativa promozionale terminata. Leccessivo riferimento allesperienza messicana ha creato molte illusioni. Le difficolt erano prevedibili: sia per il contesto di riferimento assai diverso, in Italia le associazioni di immigrati andini non hanno ancora grosse capacit di raccolta di rimesse collettive, sia perch il principio del meccanismo moltiplicatore si basa su una condivisione di interessi reali e non solo legati alla solidariet come nel caso di JPLA. Lanalogia con il modello di successo di Zacatecas se da un lato ha avuto una notevole importanza nel pubblicizzare questa esperienza ha creato forti illusioni nella possibilit di incontrare facilmente i partner disposti a moltiplicare i fondi raccolti, questo ha alimentato troppe speranze che ora dovranno essere almeno in parte ridimensionate dai risultati reali. Nonostante questo la consapevolezza di essere il primo progetto pilota e di avere lappoggio di sponsor come CeSPI/SID non ha fatto perdere le speranze.

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Se inizialmente dovevano essere inviati a dicembre, successivamente si spostato a febbraio e poi ancora a giugno.

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Si voluto partire dallesperimento messicano, per con unaltra formula, non c lintervento del governo n italiano, n boliviano, si gestisce dal punto di vista privato. Sicuramente i risultati saranno sotto laspettativa parlata, nel senso che i partner che parlavano prima; ci sono tanti che coopereranno, forse per nel momento reale di fare i soldi, ne daranno molto di meno, per non f niente. Questa la prima volta, comunque sar importnate, se economicamente parlando aspettativa era 110 mila [euro] forse si arriver a 70-50 mila, non sta male. Dopo, altro lavoro, seguimento dei fondi come sono gestiti, fare fotografie, immagini, mostrare a tutti al ritorno i risultati che abbiamo ottenuto con la vendita dei biglietti della riffa, cosi il prossimo anno saranno 100 mila, limportante partire. Io sono convinto di questo. (Sig. N, Casa dei Boliviani)

Un altro fattore negativo che pu aver contribuito a un minor coinvolgimento della realt locale stato il fatto di scegliere progetti di solidariet tradizionali e non incentrati sul co-sviluppo. Ci ha determinato una scarsa partecipazione della comunit andina in Italia. Ancora la peculiarit di questi progetti di solidariet non ha rafforzato consistentemente i legami transnazionali delle associazioni, infine la semplice donazione non stata fattore di stimolo per lo scarso senso di ownership al progetto che produce. Tra i fattori che hanno determinato una scarsa propensione allacquisto dei biglietti della riffa da parte degli stessi immigrati, troviamo poi una mancanza di fiducia nei progetti di cooperazione internazionale.
Noi abbiamo parlato del fatto, che le risorse che abbiamo trovato tra la nostra comunit non sono state cos grosse come pensavamo allinizio. La pi forte delle ipotesi quella che riguarda: la possibilit c, la comunit ha una gran voglia di lavorare, ha un grande interesse nel migliorare le condizioni di povert dei propri paesi di origine. Il problema la grande sfiducia, il fattore fiducia. Ci fa capire che negli anni passati ci sono stati diverse esperienze. Le risorse radunate sono andate chiss dove. Quando uno ha incominciato a convincere alle persone su la grande possibilit di aiutare a progetti di questo tipo ecc. Rispondono: ah questa la solita cosa, sicuramente aqui aqui dove andr a parare questi soldi, ecc..ecc..!Perci la scommessa che noi abbiamo dimostrare che noi non siamo la solita cosa, ma siamo una esperienza nuova, che sta creando rapporti anche di tipo umano e che rafforzer anche lidea nuova di prenderci un po di fiducia tra di noi.( Juan Velasquez, presidente JPLA)

Questi progetti, non coinvolgendo direttamente gli interessi immediati dei migranti e basandosi solo sullassunto, ancora da verificare, di una maggiore solidariet di questi verso la loro regione di origine, hanno determinato che la maggior parte dei biglietti fosse venduta a persone di nazionalit italiana.122 Nonostante questi aspetti di forza e debolezza per cercare di comprendere i possibili sviluppi futuri in cui si potr concretizzarsi il progetto bisogna cercare di considerare la strategia e la tempistica che caratterizza la realizzazione di Juntos por los Andes.
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Questo poi stato anche determinato per il differente status economico che separa la popolazione immigrata dalla maggioranza degli italiani.

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4.5-La strategia del progetto Nel progetto Juntos Por Los Andes le attivit programmate sono divise in tre assi, che corrispondono a tre diversi livelli di azione e a tempi differenti di implementazione. 1. Valorizzazione delle rimesse collettive solidali 2. Valorizzazione delle rimesse imprenditoriali 3. Forum interbancario Alla base di questo programma c la convinzione che per attivare veri progetti di co-sviluppo non si possa considerare esclusivamente lambito delle rimesse collettive volte a progetti di solidariet, quanto piuttosto vi sia la necessit di promuovere una maggiore imprenditoria transnazionale, favorita da accordi di partenariato e un maggiore scambio di know-how tra gli istituti di credito dei diversi paesi. La necessit di un approccio integrale su rimesse collettive e imprenditoriali indispensabile in quanto le rimesse individuali, rappresentano il volume pi consistente dei trasferimenti monetari dei migranti. 1. Valorizzazione delle rimesse collettive solidali Come gi descritto, le associazioni aderenti a JPLA hanno trovato un elemento comune di rafforzamento e conoscenza reciproca nellimplementazione dei progetti di solidariet. La valorizzazione delle rimesse collettive con finalit solidaristiche certamente uno degli obbiettivi principali di Juntos Por Los Andes; ma ancora pi importanti, per il programma nel suo complesso, sono gli effetti che questo produce. Come primo risultato, lattenzione che ha ricevuto la creazione di JPLA, facilitata dalla figura di sponsor del CeSPI, ha permesso che le associazioni che vi hanno aderito acquistassero uno status e un riconoscimento pubblico. Linteresse per il progetto JPLA ha determinato che questa iniziativa transnazionale offrisse ai suoi membri diverse occasioni di crescita del proprio capitale sociale attraverso una maggiore interazione con interlocutori e istituzioni italiane. Lempowerment dellassociazionismo, che ha caratterizzato JPLA, ha determinato che le associazioni si rendessero conto dellimportanza di seguire un percorso di strutturazione e formalizzazione obbligato per diventare attore e interlocutore, pubblicamente riconosciuto, legittimamente rappresentato (Ferro, Rhi Sausi 2008). Le associazioni hanno compreso cos

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la necessit di organizzarsi in una forma superiore di coordinamento anche nelle realt locali, diventando a volte promotori di federazioni, associazioni di associazioni, comitati, etcdeterminando un effetto domino del progetto JPLA, senza pi il bisogno di un attore esterno come il CeSPI.

JPLA vuole fare quello che fa il CeSPI con altre associazioni, ha una funzione di garante grazie alla fama di progetti di solidariet. Cos come il CeSPI ci ha dato e ci d una mano per consolidare questa esperienza, nel futuro c lidea di creare un soggetto proprio costituito da immigrati per facilitare un processo di maturazione di riferimento piu forte sul territorio attraverso diversi progetti, che sicuramente succeder.(Juan Velasquez, presidente JPLA)

Limportanza di essersi concentrati inizialmente sui progetti di solidariet internazionale ha una valenza strumentale a creare le basi per un consolidamento necessario per avviare veri processi di co-sviluppo. Se infatti per ora non possibile valutare le ricadute che questo progetto ha nei paesi di origine, diversi fattori mostrano come questa iniziativa voglia piuttosto essere unopportunit -per i migranti coinvolti- in termini di integrazione, crescita del capitale sociale e umano, governance e partecipazione politica transnazionale(Ibidem). Con questo non affermo che JPLA non abbia influenza nei paesi di origine, ma solo che lattuazione di un programma di solidariet, che non coinvolge significativi partner locali, rimane unidirezionale e non determina la strutturazione di qualche forma di organizzazione civile nella societ ricevente, non sembra per il momento essere agente catalizzatore di mutamento sociale nel paese di origine. Ci dipende dalla scelta in primis della necessit di un rafforzamento dellassociazionismo e della creazione di una struttura di opportunit politica favorevole a un ruolo attivo dellimmigrazione andina rispetto alla propria regione di origine. Linteresse per questo progetto, per il momento, principalmente rivolto alla comunit immigrata in Italia, diventando strumento della propria appartenenza, di coesione sociale e allo stesso tempo anche elemento di riconoscimento e di integrazione con le istituzioni italiane.

I progetti di solidariet abbiamo gi incominciato a farli. E la parte molto espressiva dellassociazione, fa vedere molto pubblicamente quello che fa lassociazione, io dico personalmente che, la nostra faccia, il programma di solidariet, al di l che effettivamente facciamo.[lasse imprenditoriale]E

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importante, aiuta a monitore, seguimiento, aiuto consiglio a tutto quello che deve gestire limprenditore andino, sar una consulta permanente. Dopo c gestione dei crediti alle imprese, crediti agevolati, anche i soldi per le rimesse, di ritorno per una importazione, siamo da legame tra impresa e banca (Sig.N., Casa dei Boliviani)

Le associazioni che hanno aderito a JPLA hanno mostrato un grande interesse per i progetti di cooperazione, ma non possiedono la formazione necessaria per diventare attori della cooperazione internazionale. Il consorzio, promosso dal CeSPI, che comprende al suo interno diverse ONG nazionali e internazionali, vuole offrire un processo di accompagnamento ai membri di JPLA e allo stesso tempo serve per superare gli ostacoli burocratici che non permetterebbero a JPLA123 di partecipare a bandi per progetti di cooperazione. 2. Valorizzazione delle rimesse imprenditoriali Il secondo filone del programma risponde a due obbiettivi: la promozione dellimprenditoria immigrata e la canalizzazione e valorizzazione delle rimesse imprenditoriali. Limmigrazione andina, in particolare peruviana, si caratterizzata per alti livelli di imprenditorialit. Il tema dellimprenditoria immigrata sta ormai acquisendo sempre pi peso se consideriamo che, secondo una stima della Camera di Commercio di Milano, in Italia nel 2005, erano 213.000, le imprese condotte da immigrati, pari al 6% del totale (Corvino 2008). Juntos Por Los Andes vuole mostrare le interconnessioni tra la sfera solidaristica e quella imprenditoriale. La valorizzazione delle rimesse collettive oltre a essere un elemento indispensabile per garantire una piena integrazione, permette anche alle associazioni di diventare elementi di lobbying in favore di migliori politiche di valorizzazione delle rimesse e dellimprenditoria transnazionale. Ancora un altro fattore di stimolo allimprenditoria transnazionale legato alle potenzialit di utilizzo nella sfera produttiva di un fondo di garanzia per laccesso al credito, creato attraverso la quotizzazione delle associazioni facenti parte di JPLA o la raccolta di rimesse collettive o attraverso altri finanziamenti.
Tutto il programma con le associazioni lavora solo sulla base solidaristica. Su questo profilo di lavoro si creano diverse opportunit, allora l i soci di JPLA, le associazioni che hanno permesso di creare rapporti di tipo imprenditoriale e
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JPLA riconosciuta legalmente solo come associazione di volontariato e non come ONG o ONLUS.

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anche chi lavora sullottimizzazione lo possono fare tranquillamente, sotto questo ombrellone. E fonadamentale. Non dobbiamo confondere, JPLA volontariato con quello che ci sta intorno a JPLA, diverse opportunit per migliorare la formazione per persone interne che vogliono fare imprese o fare dei progetti per ottimizzare le rimesse familiari verso i paesi di origine, sono cose diverse, per senza dubbio, attraverso JPLA, anche associazioni esterne, amici, associazioni amiche che stanno lavorando in diversi aspetti vogliono approfittare dei servizi che si possono cerare attraverso accordi, gli spazi ci sono. Anzi noi vogliamo rafforzare e fare pi forte questa rete attraverso la creazione di nuovi servizi, non come JPLA, ma attraverso gli accordi, magari attraverso CeSPI, SID, consorzio (ARCI,..) noi attraverso loro, noi attraverso un supporto piu organizazionale, dove possono loro approfittare per i loro progetti. Noi come statuto non possiamo fare impresa n progetti di cooperazione come JPLA.(Juan Velasquez, presidente JPLA)

Si proceduto cos alla somministrazione di una settantina di questionari da parte degli stessi membri di JPLA (Focal Point) per unanalisi dei bisogni formativi, economici e finanziari degli imprenditori/proto-imprenditori per poi delineare offerte formative per lo sviluppo di attivit economiche transnazionali (Corvino 2008). Si arrivati cos allindividuazione di circa 40 imprenditori e proto-imprenditori che hanno idee imprenditoriali transazionali per rafforzare i legami economici con i paesi di origine. Questi parteciperanno al percorso formativo che probabilmente coinvolger Promos, Formaper e Confartigianato, diviso in cluster di impresa differenziate per progetto imprenditoriale. Un processo di formazione allimprenditoria transnazionale non pu essere poi slegato da un elaborazione di ipotesi di creazione di servizi di credito complementari tra qui e l per favorire laccesso al credito, scopo del terzo asse del programma. 3. Forum interbancario Rappresenta il tentativo che far JPLA nel cercare di promuovere momenti di discussione e di scambio tra gli operatori finanziari dei due paesi, per la riduzione del costo dei trasferimenti individuali di denaro, ancora troppo alti e che quindi penalizzano pesantemente gli sforzi dei migranti, e di individuare strumenti finanziari connessi alle rimesse imprenditoriali. 4.6-Elementi per una prima valutazione A circa un anno dallavvio dellesperienza di Juntos Por Los Andes provo a offrire alcuni elementi per una valutazione. Rispetto alla valorizzazione delle rimesse collettive, primo asse del progetto JPLA, possiamo affermare che la raccolta dei finanziamenti delle

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associazioni tramite la vendita dei biglietti della riffa sia riuscita, almeno in parte. Se inizialmente si era immaginato di poter raccogliere 25.000 euro, le associazioni sono riuscite a vendere allincirca 3000 biglietti per un ammontare di solo 15.000 euro. Ritengo che questo sia stato comunque un ottimo risultato, se consideriamo la debolezza di molte delle associazioni che fanno parte di JPLA, oltre al fatto che le associazioni sono state capaci di trovare, in modo autonomo, i finanziamenti per coprire i costi dei premi 124. Senza voler perdermi in una valutazione su questo metodo di finanziamento, estremamente diffuso nelle regioni andine, penso che limportanza della riffa sia quella di essere uno strumento sicuramente valido per promuovere lintero progetto di JPLA, in quanto favorisce la partecipazione e il coinvolgimento del singolo acquirente. Il fatto poi che la maggior parte dei biglietti sia stata venduta a persone italiane, da un lato mostra che il paradigma che i migranti siano pi solidali verso il paese di origine non sempre valido, dallaltro evidenzia un buon livello di inserimento delle associazioni andine nella societ italiana. Il modello moltiplicatore 4+1, che voleva essere uno strumento innovativo e sostenibile, si rivelato invece molto pi problematico di quanto immaginato e necessita di una riformulazione. Le difficolt riscontrate nella ricerca dei partner possono aver suscitato un calo di fiducia e profonde delusioni, perch presentate gi prima dellinizio della campagna come di facile realizzazione proprio grazie ai contatti del CeSPI, a cui le associazioni avevano delegato limpegno. Di estrema importanza stata la diffusione di capacity building alle associazioni, che attraverso la costituzione di JPLA, lindividuazione e la scelta dei progetti di solidariet da finanziare, la raccolta dei finanziamenti, hanno potuto apprendere tutti i benefici e le difficolt che la costituzione di un associazione di associazioni comporta. Questo ha permesso che si creasse uneffetto domino, riscontrato nella realt di Bergamo, dove una delle associazioni facenti parte di JPLA ha riproposto la stessa strategia di azione nelle riunioni per la costituzione della Federacion de Inmigrantes Bolivianos en Italia.

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I primi 5 premi della riffa, assai costosi per una lotteria di beneficenza, in ordine erano : unautomobile Fiat 600 nuova, un circuito turistico in Per per una persona (biglietto aereo andata/ritorno e tour incas per 13 giorni, un computer portatile notebook, un televisore al plasma, cinque giorni di alloggio per una persona nellalbergo a 5 stelle Las Americas Di Cartagena de Indias-Colombia-.

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I progetti di solidariet oltre ad aver determinato un processo di attivazione e aggregazione della comunit immigrata hanno svolto una funzione di rafforzamento del capitale sociale dei migranti e hanno permesso una maggiore integrazione. Allo stesso tempo per il finanziamento a progetti di solidariet di tipo unidirezionale e non rivolti a valorizzare le risorse del paese di origine generando un vero processo di co-sviluppo, non hanno permesso un rafforzamento della societ civile nei paesi di origine anche se le istituzioni di questi paesi sembrano essere interessate rispetto agli sviluppi futuri del progetto125. Il processo di formazione rispetto al progetto di cooperazione promosso dal consorzio poi un fattore estremamente positivo per favorire che le associazioni di immigrati possono essere coinvolte come consulenti in progetti di formulazione di politiche di sviluppo. Infatti come affermato da Lanly126 e dagli stessi migranti, le associazioni e federazioni di immigrati possono promuovere e sostenere meglio le iniziative nei paesi di origine.
Yo creo que al interno de los proyectos de microcredito a Ecuador tiene que estar una persona del grupo de los inmigratos, para darle valor, para rescatar gente, que con un minimo di formacin puede ser revalutada, para que el italiano tenga una vision diferente de cosa es la cooperacin. Quien trabaja en la cooperacin tiene solo el viejo modelo: le cultura, del cuanto me costa,..Se tu metes gente que tiene experiencia diferente. Por ej. Un projecto en la provincia xx de ecuador, mucho inmigrato no conocen la problematica, per te dan punto de vista, que a vos como tecnico, costaran ses meses de estudio.(Sig.ra M.,Mitad del Mundo127)

Il rafforzamento del potere politico contrattuale che le associazioni hanno ricevuto con le rispettive ambasciate e con i diversi attori italiani, rappresenta un elemento indispensabile per la promozione delle attivit transnazionali delle associazioni di immigrati, in un contesto politico-giuridico avverso nel quale i migranti sono inseriti. La forza del progetto di JPLA, v ritrovata nella sua funzione di Network for social change (Network per il cambiamento sociale), che attraverso la sua azione di agency a favore di un approccio che integri la valorizzazione delle rimesse collettive con la promozione di unimprenditoria transnazionale, possa creare un vero
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Risulter poi di grande interesse studiare la partecipazione dei profili carismatici che hanno acquistato risalto grazie alla loro partecipazione a JPLA in relazione alla nascita di ministeri dei migranti andini allestero.(Ferro, Rhi Sausi 2008) 126 G. Lanly, (2001) Les associations dimmigrs et le dveloppement du lieu dorigine:Lexemple de deux communauts rurales de lEtat de Oaxaca, Working Paper No.10. 127 Lintervista si svolta met in italiano e met in spagnolo

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coordinamento tra politica migratoria e politiche di cooperazione, che non sia pi solo retorica. Limportanza di Juntos Por los Andes quella di esistere, di aver compreso limportanza di tutto questo.
Noi vogliamo esserci, senza una organizzazione democratica di una certa consistenza, senza una rete che la sostiene, la voce del migrante, sar una voce singola che non ha nessuna possibilit di cambiamento verso il futuro. Per noi anche laspetto politico fondamentale.(Juan Velasquez, presidente JPLA)

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CONCLUSIONE
Questa ricerca ha cercato di mostrare linteresse da parte delle istituzioni e degli stessi migranti riguardo allimportanza che le migrazioni hanno in termini di trasformazione dei paesi di origine. Sul piano teorico, riguardo al tema migrazione e sviluppo, ha illustrato che vi sono pareri discordanti; c chi sostiene unimportante funzione dei migranti a favore dello sviluppo e chi invece sottolinea le problematiche che le migrazioni possono comportare. Ci che certo che non esistono ricette che indichino un percorso lineare che i migranti devono affrontare per diventare attori dello sviluppo. Lesperienza di Zacatecas ha mostrato che esistono casi di successo, da cui importante trarre insegnamento. E stato indispensabile partire cos da un esame dellassociazionismo degli immigrati in quanto soggetto di riferimento imprescindibile per rapportarsi con le istituzioni dei diversi paesi. La mia analisi oltre a sottolineare la debolezza che ancora contraddistingue quellassociazionismo, ha cercato di smascherare la retorica che caratterizza molti dei progetti di co-sviluppo in Italia. Questi ultimi, fino ad oggi, a parte poche eccezioni (come ad esempio il progetto MIDA), sono principalmente micro-progetti, per lo pi unidirezionali che non attivano la societ civile di riferimento e non permettono una reale valorizzazione dei legami transnazionali dei migranti. Nel contesto attuale, caratterizzato poi ancora da una forte contraddizione tra le politiche di sviluppo e le politiche migratorie, illusorio pensare a un nuovo tipo di cooperazione che veda negli immigrati i protagonisti di questo cambiamento. Il mondo rimane progettato per gli stanziali o per chi vi si stabilisce
in maniera definitiva. Le regole giuridiche, gli apparati burocratici i sistemi creditizi, le reti dei trasporti, e cos via, non sono originariamente pensati per persone con appartenenza doppia o plurima, e con pattern esistenziali caratterizzati da una forte e persistente mobilit. Eindispensabile prima di tutto che avvenga una

rivoluzione, ovvero la nascita di contesti normativi, infrastrutturali, creditizi,


culturali e politici propizi a un transnazionalismo attivo128, altrimenti le politiche

di co-sviluppo si caratterizzeranno solo per essere una moda passeggera (Pastore 2006).
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Ferruccio Pastore, (2006) Transnazionalismo e co-sviluppo:Aria Fritta o concetti utili?Riflessioni a partire dallesperienza di ricerca del CeSPI. DEVELOPMENT&MIGRATION CIRCUITS, Roma, CeSPI, p.5.

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Attraverso la mia esperienza allinterno di Juntos por los Andes ho appreso che i progetti di solidariet svolgono un importante processo di attivazione e aggregazione di una comunit immigrata sempre troppo divisa. La partecipazione e la fiducia a prender parte attivamente ai progetti di cosviluppo dipende per dal grado di integrazione nelle societ di arrivo. Ancora molte, infatti, sono le associazioni che continuano a preferire canali informali di trasferimenti di rimesse collettive, senza poi poterne capitalizzare i risultati. Sponsor di rilievo, come dimostrato da JPLA attraverso la sua attivazione da parte del CeSPI e SID, sono necessari non solo per la trasmissione delle competenze indispensabili ma anche per rafforzare il capitale sociale relazionale dei migranti favorendo cos una maggiore integrazione delle associazioni nei contesti locali. Questo dovrebbe essere il compito delle ONG, delle associazioni di volontariato pro immigrati e delle istituzioni locali. Le associazioni dei migranti devono riconoscere limportanza del piano istituzionale per mobilitarsi a favore della costituzione di partenariati e di politiche di cooperazione efficaci. Una politica di cosviluppo, deve fondarsi sul livello locale proprio per la connessione implicita tra integrazione, transnazionalismo e co-sviluppo. Come affermato da Stocchiero (2004b), la caratteristica di un co-sviluppo Italian style deve fondarsi su una cooperazione decentrata che miri a valorizzare le risorse e le capacit dei migranti, e in particolare le loro pratiche trans-locali al fine di liberare le potenzialit dei migranti come attori dello sviluppo. Il caso di studio rappresentato dagli immigrati boliviani a Bergamo ha evidenziato che non si pu parlare di integrazione in un contesto dove 2/3 degli immigrati si trovano senza permesso di soggiorno. Allo stesso tempo per ho riscontrato un clima favorevole, che lascia sperare nella creazione di un gemellaggio tra Bergamo e Cochabamba che non vorr essere la classica espressione di turismo politico ma piuttosto la base di un accordo partenariale comprendente, sia gli aspetti culturali, coinvolgendo lUniversit di Bergamo, sia imprenditoriali attraverso la partecipazione della Camera di Commercio. Le associazioni boliviane, assai numerose ma anche poco rappresentative, stanno provando a mettere da parte i loro rancori reciproci per cercare di avere una sola voce, consci dellopportunit unica che gli stata offerta, essendo loro il pilastro di questo progetto. Ad oggi non sembra che questa diaspora si caratterizzi per forme strutturate di transnazionalismo, quanto piuttosto per la diffusione di pratiche

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transnazionali principalmente di tipo familiare129. Questo oltre ad essere determinato dalle difficolt legate alla condizione di illegalit in cui sono costretti molti immigrati sicuramente dovuto anche alla lontananza che rende pi complesso il mantenimento di intensi legami e interessi radicati nel paese di origine. Il gemellaggio e i progetti che lo accompagneranno saranno un ottimo strumento per creare nuovi rapporti oltre che un antidoto alla downward assimilitation (Portes 1999) che ha rappresentato ad oggi la sola forma di possibile integrazione. Limportanza delliniziativa Juntos por los Andes non risulta tanto dalla realizzazione dei progetti di solidariet che vuole implementare, che non si distinguono dalle tradizionali forme di cooperazione, quanto piuttosto dallattivazione e dal coordinamento delle associazioni coinvolte che stimolano la loro funzione di Network for social change. Questo progetto, grazie alla visibilit che riuscito ad ottenere per il suo carattere innovativo - infatti il primo progetto di matching found in Italia- e alla sponsorizzazione del CeSPI/SID, si dimostrato essere, per i suoi membri, unopportunit di integrazione, crescita di capitale sociale e umano, governance e partecipazione politica transnazionale. Il suo carattere in fieri e una ricerca svolta solo in Italia non mi hanno permesso di cogliere gli effetti nei paesi di origine. Quello che JPLA potr diventare in un futuro, dipender, oltre che dal suo impatto sui paesi di riferimento, dallevoluzione verso finalit produttive, dalla vitalit delle associazioni coinvolte, dalla gestione di possibili conflitti interni, dalla politicizzazione delle alleanze, dal rapporto con i nuovi partner e dalla creazione di trattati partenariali (Ferro, Rhi Sausi 2008). La dimensione regionale funzionale a una minore strumentalizzazione politica da parte delle ambasciate e a interessi particolaristici dei suoi membri, non ha evitato che si distinguessero profili carismatici e di leaderhip allinterno del gruppo andino proiettate a una dimensione politica e sociale transnazionale. Proprio questo aspetto di agency politica indispensabile che agisca per un vero coordinamento tra politica migratoria e politiche di cooperazione, che non sia pi solo retorica.

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La visione forte di transnazionalismo, come nuovo modello di migrazione in grado di scompaginare le stesse categorie di emigrato e immigrato, di insediato e integrato, non trova solida conferma empirica nellesperienza; ma una visione debole, composta di frammenti e occasioni di transnazionalismo frammisti a comportamenti che vanno prevalentemente nella direzione di insediarsi nella societ ricevente trova invece riscontro(cit in Ambrosini Palmas 2005,p.27)

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Per noi anche laspetto politico fondamentale. () In futuro ci saranno delle persone che dopo diversi anni capiranno che noi nei fatti siamo gi italiani ma il fatto che parliamo lingue diverse, abbiamo faccie diverse, non ci differenzia in niente nella nostra possibilit di lavorare anche per gli italiani.(Juan Velasquez, presidente JPLA)

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Caritas/Migrantes Caritas/Migrantes Caritas/Migrantes Caritas/Migrantes

(2004) (2005) (2006) (2007)

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Associazioni di immigrati non appartenentia JPLA:

www.boliviaculturalitalia.org
Attori istituzionali

www.bolivia.gov.bo www.comune.bergamo.it/ www.provincia.bergamo.it/ www.agenziaintegrazione.org/ www.bergamo.cisl.it

Siti dicentri di informazione e di organismi istituzionali

www.dossierimmigrazione.it www.impresaetnica.it www.cospe.it www.meltingpot.org www.csmedi.it www.iom.int

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www.ismu.org/ORIM/ www.un.org/migration/

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APPENDICE -1Intervista a Juan Velasquez, presidente JPLA, leader di COPEI. Lincontro avvenuto presso la sede del CeSPI, via dArcoeli, 11 Roma- il 20/12/2007 Quali sono i rapporti tra COPEI e JPLA? Come nato JPLA? Nel 2004, volevamo come COPEI, avviare un rapporto in rete con altre associazioni. COPEI, unassociazione costituita da leader di immigrati, professionisti, piccoli imprenditori, che vogliono valorizzare la presenza di professionisti qui in Italia, i peruviani in particolare e anche andini. Dallaltra parte cerca delle opportunit per ottenere il finanziamento di progetti e formazione per piccoli imprenditori residenti in Italia. Cittadini peruviani presenti in Italia. E nato a giugno del 2004 in seguito a un avvicinamento che abbiamo creato per una situazione di difficolt che gi alcuni imprenditori sentivano, ovvero il non poter convalidare i nostri studi e riconoscimenti accademici per mancanza di rapporti tra le Universit, che riguarda un accordo tra governi, abbiamo fatto una sollecitazione per avviare un lavoro in rete, comunicarci, usare internet, usare le diverse possibilit, come il fatto di avere tutti i telefonini, usare sms; COPEI a livello nazionale, ci sono tutti leader di associazioni e imprenditori. Dopo questo mi son accorto che non aveva senso avviare una proposta solo con i peruviani, non capivamo perch cera questa difficolt ad avvicinare altre nazionalit, siamo simili e stiamo creando la cultura transnazionale, per al di l di questo, sempre c stato difficile lavorare con altri: colombiani, boliviani,Abbiamo visto che non era sufficiente COPEI, era fondamentale creare un coordinamento con altre associazioni; nel 2005 abbiamo pensato di creare un coordianamento una specie di consorzio, non volevamo una struttura verticale, come esiste. Alcuni stati, ad es. il Per ed altri stati hanno formato una specie di politica per gli immigrati, politica estera con obbiettivo gli immigrati, hanno creato diverse strutture, una di queste strutture riguarda il lavoro con le associazioni di immigrati attraverso i consolati, si chiama: consejos de seguirdad. Questo fenomeno che nato al comincio del 2005 diventato un fattore di grande divisioni tra di noi, fra le associazioni. I peruviani se ne fregavano per se cera una festa, una processione,una celebrazione, veniva fuori era un grosso problema, o tu ERI CON IL CONSOLATO O ERI CONTRO IL CONSOLATO. Alcuni che non volevano questa consulta, sono rimasti fuori e hanno creato cos una struttura parallela, CONAPI (coordinamento nazionale delle associazioni peruviane in Italia, qualcosa del genere) uguale, sempre verticale, che st sopra, e pretende di rappresentare tutti quanti, a tutte le associazioni, abbiamo scoperto pochi mesi f che pure COPEI cera l e nessuno aveva detto niente, e cos sempre una gara di rappresentazione. Una grande crisi di rappresentanza che ci ha costrinto a formare a rifare un tessuto di rapporto di fiducia, con molta difficolt; parlando con il CeSPI, facendo delle piccole cose, per conquistare la fiducia degli altri e trovavamo la possibilit di trovare delle vittime, vittime tra virgolette, cerano queste associazioni rimaste fuori da queste due culture che erano forti sul territorio e non volevamo stare da nessuna parte. Su questa colonna vertebrale arrivata lidea di creare rapporti orizzontali, unaltra associazione, da l abbiamo deciso di inventare o reinventare in una qualche forma dei legami. Noi in Sud America abbiamo due grandi esperienza di integrazione tra paesi, Mercosur, e Comunit Andina. Qui quando tu parli della questione andina viene in mente il lama, invece noi volevamo mettere l idea, che la identit andina viene da questi quattro paesi; cosi abbiamo deciso di proporre insieme a Jos [direttore CeSPI] questa cosa, una rete andina, di associazioni andine, abbiamo inizialmente convocato 5 o 6 associazioni per parlare, vedere cosa succedeva, abbiamo visto che la cosa funzionava. La gente guarda al suo paese di origine in unottica un po reinventata, non una percezione della realt, ma della nostalgia o del desiderio che uno alimenta dopo anni di lontananza, lo trasforma una specie di concetto nuovo, cancella i difetti. Se per un boliviano, un peruviano, da una parte, vero, ci sono cose belle, dallaltra parte ci sono cose cattive, comunque questo nuovo concetto ci d una nuova autostima, sulla quale abbiamo lavorato nella formazione, questa idea piu forte di appartenere a quella parte del mondo che ci d una specie di conservazione della nostra esistenza in un paese diverso dal nostro. Da l nata la proposta JPLA, inizialmente

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erano assemblee preparatorie poi piano piano diventata piu formale fino a creare il consorzio e siamo qua. Come avvenuta la selezione delle associazioni? Dentro JPLA mi pare che ci sia una gamma variegata di associazioni, da imprenditoriali a folklorike. Il tessuto stato costruito con molta fatica, perch cerano certe associazioni che non avevano anticorpi, difficolt. Nessuno ci ha imposto di negoziare politicamente qualcosa. Noi abbiamo selezionato prima i leader poi se questo rappresentava una associazione, dopo lassociazione. Prima la persona, la caratteristica della persona, quale il suo percorso di lavoro, la sua immagine, la concezione,..poi, lassociazione di cui f parte. Per conoscenze informali? Per esempio lassociazione di Torino, supporter dei boliviani, non esisteva nemmeno, ma attraverso la buona opinione dellassocciazione peruviana Un Centro Per entrata. Non s se una cosa formale o informale, aver questo circuito di informazione che stiamo formando ci d pi sicurezza per scegliere la persona giusta o no, questo il fattore che ci ha dato piu forza per costruire la rete. Per esempio non c uno di destra o di sinistra, non c quel concetto ideologico che rovina i gruppi, che vuole creare il partito interno, la concorrenza interna; in tutti gruppi ci sono, ma da noi no, c la persona, un impegno etico personale della persona, il fattore di scelta il riferimento della propria comunit, il percorso che ha fatto verso quello che tutti conoscono. E PROMCOPI? Allinizio cera PROMCOPI, uscito per unidea che aveva. PROMCOPI una organizzazione molto importante che sta creando un po di lavoro imprenditoriale sui peruviani in Italia. Li abbiamo invitati a partecipare alla costruzione della rete, allinizio erano daccordo, finch hanno capito che questa rete riguardava un circuito solidaristico non imprenditoriale. Allinizio quando ci siamo riuniti per le prime volte abbiamo discusso tra di noi e abbiamo detto diverse cose, fra i quali anche la possibilit di creare reti di tipo imprenditoriale. Per, dopo, man mano che le cose andavano verso una maggioranza delle associazioni che facevano cultura, folklore, che facevano solidariet, si sono visti in minoranza; si vedeva che cera una volont, che volevano concorrere con un aspetto imprenditoriale, nel nucleo da l incomiciata la lontananza. Poi hanno deciso di non partecipare. Questa stata la giustificazione, noi formalmente abbiamo creato questo documento [lo statuto], ci mancavano diverse cose per farlo di tipo struttura pubblica, noi non siamo riusciti a dare tutti i requisiti che ci chiedevano cosi ci siamo rifugiati nelle regole associazionismo. Da l nata JPLA; non tanto era un problema personale, ma riguarda la percezione di un lavoro, associazionismo da una parte associazionismo di categoria dallaltra, si sono tirati indietro loro. Questa un po la differenza . Quali sono gli obbiettivi?I 3 assi di JPLA? 1)solidaristico 2)formazione imprenditoriale 3)banche Tutto il programma con le associazioni lavora solo sulla base solidaristica. Il lavoro interno, il nostro obbiettivo, anche i nostri statuti hanno questo profilo di lavoro. Su questo profilo di lavoro si creano diverse opportunit, allora l i soci di JPLA, le associazioni che hanno permesso di creare rapporti di tipo imprenditoriale e anche chi lavora sulla ottimizzazione, lo possono fare tranquillamente, sotto questo ombrellone. E fonadamentale. Non dobbiamo confondere JPLA volontariato con quello che ci sta intorno a JPLA, diverse opportunit per migliorare la formazione per persone interne che vogliono fare imprese o fare dei progetti per ottimizzare le rimesse familiari verso i paesi di origine, sono cose diverse. Per senza dubbio, attraverso JPLA, anche associazioni

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esterne, amici, associazioni amiche che stanno lavorando in diversi aspetti che vogliono approfittare dei servizi che si possono cerare attraverso accordi, gli spazi ci sono. Anzi, noi vogliamo rafforzare e fare pi forte questa rete attraverso la creazione di nuovi servizi, non come JPLA, ma attraverso gli accordi, magari attraverso CeSPI, SID, consorzio (ARCI,..), noi attraverso loro, noi attraverso un supporto piu organizazionale, dove possono loro approfittare per i loro progetti. Noi come statuto non possiamo fare impresa n progetti di cooperazione, come JPLA. Il Co-Sviluppo, lobbiettivo solidaristico, rafforza le associazioni? Certo, le rafforza. La proposta imprenditoriale era usare gli elementi di tipo imprenditoriale quando usano una sola marca ovunque. Le due montagne con il sole nel mezzo[logo di JPLA] era la carta di presentazione per un associazine a Bergamo come a Napoli. Un punto di forza, per noi era nuovo. Abbiamo imparato questa forma per rafforzare il lavoro che ogni associazione ha nel suo territorio. Grazie al rapporto che abbiamo con il CeSPI, che ha un grande prestigio, la SID e altri partner come, BCC, il comune di Milano e forse anche Regione Lombardia. Ogni associazione viene rafforzata, la sua possibilit di rafforzare i suoi percorsi per la sua attivit territorialmente. Se tu hai piu possibilit per avere scambio a pi alto livello, hai piu possibilit per trovare risorse per mandare avanti la propria attivit. Lobbiettivo della nostra associazione rafforzare il livello di dialogo che le associazioni hanno sul territorio e darle una forza del tipo organizzazionale. Quanto importante la funzione del CeSPI? Fondamentale. Il CeSPI per la sua grande fama come istituto di ricerca a livello nazionale e internazionale. E un livello di prestigio. Un accordo con loro risultato fondamentale perch una cosa andare da soli a bussare la porta, unaltra con il CeSPI. Non solo a livello di ambasciate consolati, ma anche a livello delle istituzioni italiane, parlare con le banche le grosse imprese, trovare la disponibilit , per loro molto piu fattibile trovare accordo, grazie a questa alleanza che abbiamo con il CeSPI. C una rappresentanza mediata in Italia, non diretta. JPLA vuole fare quello che fa il CeSPI con altre associazioni, ha una funzione di garante grazie alla fama di progetti di solidariet. La proposta della nostra partecipazione al fondo. Il fondo italo-andino, riguarda la creazione di un comitato di gestione, dove noi partecipiamo non come associazione ma come un consorzio di associazioni, quindi tu stai l guardando la nascita di un nuovo interlocutore, pi grosso, pi forte, che possa riassumere le diverse provincie a livello nazionale. Poi questa idea di creare un JPLA come consorzio, come rete formalizzata, come organizzazione orizzontale con i contatti che abbiamo ci permette di interloquire con banche, ONG,...per aiutare alle associazioni a presentare i loro progetti. Per es. Colombia es sta presentando un progetto al comune, e loro lo presentano e ci hanno chiesto come partner. Per loro un aiuto grosso il fatto che JPLA sostiene il progetto che loro presentano e migliora le loro possibilit. Cos come il CeSPI ci ha dato e ci d una mano per consolidare questa esperienza. Nel futuro c idea di creare un soggetto proprio, costituito da immigrati, per facilitare un processo di maturazione di riferimento pi forte sul territorio, attraverso diversi progetti, che sicuramente succeder. Quali sono i legami con i paesi di origine?Come sono stati scelti i progetti?Rispetto al Per? Ogni associazione ha scelto un progetto, nel caso peruviano, noi abbiamo come partner il MANTHOC, movimento di adolescentes de nios trabajadores, figli di operai cristiani. Una grande quantit di questi ragazzi che lavorano a Lima vengono dalla provincia, soprattutto dalle ande. Soprattutto quelli che arrivano per un periodo, hanno grandi difficolt a trovare un alloggio, la protezione. Le statistiche che ci ha dato il MANTHOC, che abbiamo conosciuto anni prima, io lavoravo in altri progetti come lALCE, con lidea di proporre dentro le associazioni di lavorare con loro ci ha dato pure a noi un prestigio, perch il MANTHOC si conosce a livello internazionale. E una specie di, non direi sindacato ma di societ civile, loro danno sostegno a un idea id protagonismo dei NATS. Abbiamo discusso su tre progetti, per questo stato quello che stato

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scelto perch stato vincente per il fatto che c una somiglianza tra la nostra esperienza migratoria in Italia e quella dei bambini a Lima. Gli stessi problemi: casa, insicurezza lavoriale, difficolt trovarsi in una grande citt, problema della lingua, bimbi a volte parlano solo quechua, c una somiglianza con nostra esperienza migratoria. I legami con contesto di origine vengono rafforzati da JPLA? Attraverso il progetto si sono avvicinate altre associazioni come quella di Parma, che ha come dirigente un ex NATS, ci hanno contattato una volta che hanno saputo che ci occupavamo di MANTHOC e ci hanno voluto aiutar allexito della raccolta fondi. Il rapporto con i paesi di origine quotidiano sia a livello familiare, amichevole, economico, sempre siamo in contatto con i nostri paesi di origine, farlo attraverso una organicit mostra pi forte, ci d una referenzia di qualit verso gli altri attori, politici, che hanno a che fare con decisioni politiche dei nostri paesi, per esempio sindaci, presidenti di regioni, prefetti, che vedono questa esperiencia, non solo laspetto del lavoro per trovare risorse per i loro progetti, ma anche per internazionalizzare il proprio territorio, creare anche percorsi nuovi per canali di tipo imprenditoriale, commerciali,..vedono a JPLA come una nuova opportunit di questa rete per arrivare direttamente agli attori che decidono cosa fare. Sono arrivate pressioni da parte delle ambasciate per partecipare? Quando eravamo COPEI si, sempre ci chiedevano delle cose di organizzare, convocare. Da una parte era importante perch ci facilitavano la comunicazione diretta con diverse persone che potevano decidere su certe faccende, dallaltra parte era difficile andare al ritmo che loro volevano, che le ambasciate e consolati ci chiedevano. Si creavano rapporti internamente con i dipolomatici che hanno un loro modo di percepire la realt. I diplomatici non capiscono come funziona la realt e nemmeno lo vogliono capire. Attraverso JPLA abbiamo trovato un po la via di uscita di questa cosa. Non c un consolato o un ambasciata, perch non c solo lEcuador o solo il Per, non puoi parlare solo con una ambasciata. Si dovrebebreo organizzare loro le quattro ambasciate, mettersi assieme per parlare con noi e per poterci chiedere qualcosa e metterci daccordo. Noi andiamo avanti e per noi il punto di forza la costruzione di relazioni con gli enti locali e anche con progetti qui e l. Ci permettono di fare piccole cose ancora, ma che nei prossimi anni diventeranno cose che metteremo in rete con il marchio JPLA. Mi sono avvicinato a voi JPLA perch vedevo una somiglianza con lesperienza di Zacatecas, poi ho notato le differenze. Tra gli immigrati esiste un senso di solidariet con il proprio paese? Come si spiega che la maggioranza dei biglietti della riffa siano stati venduti a italiani? Noi abbiamo parlato di questo del fatto che le risorse che abbiamo trovato tra la nostra comunit non sono state cos grosse come pensavamo allinizio. La pi forte delle ipotesi quella che riguarda, la possibilit, c la comunit ha una gran voglia di lavorare, ha un grande interesse nel migliorare le condizioni di povert dei propri paesi di origine. Il problema la grande sfiducia, il fattore fiducia. Ci fa capire che negli anni passati ci sono stati diverse esperienze. Le risorse radunate sono andate chiss dove. Quando uno ha incominciato a convincere alle persone su la grande possbilit di aiutare a progetti di questo tipo ecc rispondono -ah questa la solita cosa, sicuramente a qui aqui dove andr a parare questi soldi, ecc..ecc..- Perci la scommessa che noi abbiamo dimostrare che noi non siamo la solita cosa, ma siamo una esperienza nuova, che sta creando rapporti anche di tipo umano e che rafforzer anche lidea nuova di prenderci un p di fiducia tra di noi. E una grande difficolt ma anche un grande fattore di sviluppo. La fiducia diventa un elemento di forte sviluppo. Il rapporto con le organizzazioni paesi di origine, sono micro azioni di solidariet, 3 famiglie che fanno una festa per raccogliere qualcosa per la parrocchia x del paesino x, della regione xsi preferisce fare queste cose anonime che creare una grande attivit che possa coinvolgere altre persone che tu non conosci. Perch secondo la percezione, secondo me sbagliata, di fare piccole cose che possono incidere sulla realt di origine.

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Pi che la vecchia idea della cooperazione assistenziale, molti porgetti sono gestiti da missionari italiani, creiamo una organizzazione che pu diventare un attore politico e pu ragionare su una concezione di co-sviluppo pi vasto. Non lobbiettivo quello di favorire il microcredito, nuovi strumenti di controllo delle rimesse un rapporto preferenziale con le banche favorire limprenditoria etnica che comunque co-sviluppo. Lobbiettivo quello. Per quello dobbiamo trovare dei rapporti di interlocuzione che ci possa portare a una nuova situazione, attraverso gli accordi, dopo le pratiche quotidiane, come se ci siamo messi daccordo. Il problema che le associazioni sono cosi atomizzate molto difficile creare questi attori, bisogna rafforzare le capacit di negoziazione, JPLA ha questa scommessa, essere un grande interlocutore, le diverse possibilit di poter migliorare sia ai nostri soci qui, che ai nostri cittadini nel paese di origine possa raggiungersi. E vero siamo allinizio di questo percorso, adesso dobbiamo concentrarci nel rafforzare la nostra organicit, di fare funzionare gli organi di creare quelli che internamente, i gruppi tematici su varie faccende, imprenditoriale, associazionismo per specializzare le associazioni che hanno pi voglia su lavorare su un determinato campo. Per esempio nel caso nostro COPEI noi vogliamo lavorare sullaspetto economico le rimesse, non cosi per altri, ad esempio Sabor Latino di Napoli si profila pi per lavorare sullaspetto gastronomico culturale. Il nostro apporto dentro JPLA sar quello di creare opportunit attraverso i contatti con le banche, invece Sabor Latino far un lavoro destinato a parlare piu con le regioni comuni per finanziare la propria attivit, che vuole condividere le abitudini, il cibo della nostra cultura. Arriveremo al punto in cui ciascuno specializzer la sua funzione. Questo lavoro porter a 3 grandi tematiche, invece che avere distinzione come ora per paesi sar per tematiche e quindi ci incroceremo. Quale limportanza dei rapporti con le istituzioni locali per le attivit traslocali? Noi pensiamo che la cooperazione decentrata un campo strategico per noi, s, noi abbiamo bisogno dei governi centrali, per facilitare il rapporto tra i territori comuni,.. noi dobbiamo essere un punto di riferimento sempre piu importante. Due o tre settimane f il presidentee coordinatore dei consejos nazionale delle parrocchie rurali dellEcuador ci ha chiesto di contattare il presidente della rete delle municipalit del Per, il suo partner piu propizio in Per. E una cosa nuova che gli immigrati possano mettere in contatto due esperienze come quella ecuadoregna e quella peruviana per avviarli con la esperiencia nostra due progetti che possono migliorare lidea di internazionalizzazione del territorio. Abbiamo deciso di firmare un accordo con tutti e due e ritrovarci o qua o gi in una grande attivit per dargli risalto. I problemi principali delle associazioni aderenti a JPLA? Sono diversi, noi abbiamo una grande crisi di rappresentanza, le associazioni non sono Anche quelle folkloriche si riuniscono ogni tanto solo per ballare. La prima per le attivit, poi altra cosa il non poter gestire bene amministrativamente e politicamente. Difficolt nel mettere in ordine le nostre carte. Ogni volta che si cambia presidente si ricomincia tutto da capo. O la perdita di risorse, o lo spettro del presidente che viene a mancare. La debolezza per dover ricominciare da capo. Altra cosa la falta di chiarezza, nascondono una attivit di lucro, ci sono associazioni che sono ristoranti ma si mettiamo il costume di associazioni una specie di bugia. Noi capiamo che le organizzazioni devono essere fatta da rappresentanti con voglia di partecipare, ma lazione deve essere per una rappresentanza comune. Il futuro di JPLA? Lassociazionismo immigrato pu diventare un attore di cooperazione? Noi siamo nati solo per avere una entit comune di lavoro, lattivit dellassociazione riguarder solo laspetto solidaristico. Come creare una rete comune, per creare un attore che possa iniziare a interloquire con i soggetti economici e politici che ci possa dare un altro tipo di rappresentativit. Al di l di questo JPLA ha un'altra possibilit la richiesta di altre associazioni di altri paesi (Repubblica

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Dominicana, Venezuelani, Cileni,..) ho visto lidea di radunarsi intorno a un unico tavolo rafforza proprio potere, perch solo le ande? Questa una cosa da cui dobbiamo uscire. Lidea di ampliare questa rete ad altre associazioni in Italia tutta una scommessa. Quali sono le problematiche a cui volete rispondere con i progetti di solidariet. Questanno avete scelto i bambini, l infanzia, quali sono le idee per il prossimo? Abbiamo accennato un lavoro per il 2008 verso le donne. Quale aspetto, ci sono diversi temi, donne con AIDS, vittime obbligazione del marito, handicappate, con problemi sociali sono cadute nella droga,cosi come abbiamo deciso con i bambini molto probabilmente si lavorer la tematica poi vedremo nelle prossime assemblee come costituire il lavoro specifico. Noi vogliamo esserci, ma senza una organizzazione democratica di una certa consistenza la voce dl migrante, senza una rete che la sostiene, sar una voce singola che non ha nessuna possibilit di cambiamento verso il futuro. Per noi anche laspetto politico fondamentale. Noi al proporre questo abbiamo visto che ci sono tre grandi aree di lavoro che noi come immigrati dobbiamo riempire: Asepetto interculturale, qua gioca un ruolo chiave la presenza di paesi che hanno un buon bagaglio culturale. Ci sono molte associazioni che lavorano su questo. Poi c larea economica che riguarda lambito imprenditoriale e le rimesse. E poi c la questione politica non solo di andare a votare ma di essere candidato. Dove non voti solo per stranieri ma anche per gli italiani. In futuro ci saranno delle persone che dopo diversi anni capiranno che noi nei fatti siamo gi italiani, ma il fatto che parliamo lingue diverse, abbiamo faccia diverse, non ci differenzi in niente nella nostra possibilit di lavorare anche per gli italiani.

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APPENDICE -2Intervista a N., vice-presidente, CASADEI BOLIVIANI, delegato JPLA. La chiaccherata si svolta in un ristorante boliviano a Bergamo il 1-12-07 Ci sono tanti giornali, sono contento dellevoluzione della comunit latinoamericana immigrata. LEco di Bergamo il marted ha un inserto sugli immigrati, ci sono tanti mezzi di comunicazione (giornali, riviste,..), quando sono arrivato non cerano tanti mezzi di comunicazione. Ogni anno pi cose. Sopratutto latinoamericani, per lAfrica non lo so, dellAsia forse ci sono in cerchi pi piccoli. Ti informano su pittori, imprenditori,Vedo lintegrazione latinoamericana come una crescita grande. La dinamica del migrante alta, il migrante arriva da zero, con una valigia, per ha una forza di exito, di andare avanti, una voglia immensa a tratar di far bene le cose, essere il migliore, iniziativa fare un po di impresa. Non solo, nellaspetto lavorativo, gi molti vogliono essere impiegati e professionisti. Mancano le risorse per i riconoscimenti dei titoli,Per far capire agli italiani che c una forza da parte di questi, di solito si concepisce il migrante come mando dopera, e va bene per anche altro, bisogna dimostrarglielo. Mi puoi raccontare la tua esperienza migratoria? Son arrivato 5 anni fa, da Cochabamba, mi trovavo molto bene nel mio paese, fino a 10 anni fa, facevo il geometra, costruivo anche case, avevo preso un presitio molto grosso, poi la situazione economica in Bolivia precipitata, forte deflazione 7% in meno dovevo vendere le case e quindi se non riesci a vendere per 1 o 2 anni sei fuori per concorrenza. Gli immobili cerano, ma i soldi non si trovavano. Visto che non andava bene, ho pensato di emigrare, va bene aspettare un anno al secondo anno, gi non riuscivo a contenere debiti, mia moglie aveva sua sorella in Italia, cos venuta per 5 mesi in Italia, per fare un salto, io rimasto con i figli in Bolivia, gi quella volta guardavo allItalia, tornata mia moglie abbiam preso la decisione. Gli ho chiesto come era andata: lei mi dice meglio che qua. Allora ho preso la decisione di andare, cosi sono partito per primi 6 mesi senza lavoro, perch son arrivato giusto dopo la regolarizzazione [sanatoria 2002] e nessuno ti prendeva a lavorare se non eri in regola, situazione molto avversa, io avevo visto da turista e poi avevo problemi di salute e non potevo lavorare. Poi ho trovato lavoro in una impresa di imballaggio alla Snider Eletrik. Faccio un lavoro da solo, mi trovo bene, buon rapporto coi capi, sono amici, non c questa differenza. Chiedono per piacere,...Il rispetto mutuo la base di una relazione produttiva. Fino a 2 anni f guadagnavo lo stipendio medio, poi mi hanno alzato lo stipendio faccio pi ore e ho trovato una soluzione soddisfacente. Ancora non ho la carta di soggiorno, devo rinnovare il permesso a gennaio. Mi sono collegato da subito con Sig F. e casa dei Boliviani, non basta la monotonia casa-lavoro, Sono andato a visitare la Germania, perch mia moglie e figli hanno passaporto tedesco, perch il nonno di mia moglie tedesco. Mia moglie voleva andare l a vivere da piccola, quindi vista la situazione mala in Bolivia abbiam deciso di andare via, poi per situazioni casuali siam arrivati in Italia, poi siam andati in Germania abbiam trovato per una cultura troppo diversa, abitudini diverse; molto freddo il tedesco, abbiam visto un estilo di vita molto diverso, invece qua in Italia, culturalmente siamo molto simili, cambia un po lo stile di vita, in Germania culturalmente el stilo di vita molto diverso. Quando sei arrivato la Casa dei Boliviani era gi nata? Cera unaltra associazione Amigos de Bolivia, per ci son stati dei problemi perch un fondatore era console Genova e si approfittava dei boliviani, con il cobro,e cosi la Sig.F. ha creato la Casa dei Boliviani. Vorrei fare una differenza tra Casa dei Boliviani e altre associazioni, c bella differenza, le altre nascono con scopo preciso, formano gruppo di ballo e vanno avanti con quello, conosco a tante che hanno successo, si spostano in tutta Europa perch vengono chiamati dappertutto, diffondono la cultura.Il ballo del folklore boliviano, visto bene, qua a Bergamo,dicono: ascoltiamo musica

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nuova,anche agradevole, bravo,.. la prossima volta lo fanno piu grande e poi ancora. Non tutti possono fare parte e quindi si crea altro gruppo. Passa un carnevale e si aggiunge un gruppo, hanno cambiato il carnevale a Bergamo. Quattro anni f , con carrozze, adesso, vincono sempre boliviani, agradevoole, preso primo premio,..poi 2-4 premio poi altro anno sempre pi. Diventa diffusione culturale, da dove viene il ballo e lo stesso per la musica.Formano delle piccole associazioni, fanno qualcosa in pi. Ci sono forme di mutuo-aiuto o dei progetti di cooperazione allinterno delle associaizoni? Ci sar presto questo fondo di emergenza, domenica scorsa, parlavamo con nostro console Giuseppe Crippa, ex deputato, ha relazioni a Bergamo, ha dei suoi conoscenti a livello molto importante, e pur troppo stato aperto da poco tempo, molti hanno bisogno dei documenti e quindi deve fare le pratiche documenti, per parlato prossimo hanno queste cose le far altra persone lui dovr occuparsi a svolgere dei progetti. A gennaio sorger un consiglio delle associazioni boliviane, ho consigliato padre Mario,di san Lazzaro, del clero imparziale, che non appartiene a nessuna associazione, possa essere il presidente. Questo consiglio delle associazioni, ogni associazione fa quello per cui stata creata per abbiamo bisogno della comunicazione interna tra le associazioni; per i progetti ci vuole la competenza di tutte le associazioni, per svolgere pi progetti, come: bambini con malattie, abbiamo gi parlato con Firenze una clinica medica,c tutto praticamente, questo beneficia tutti i boliviani. Ufficialmente ci vuole questo. Un altro scopo la creazione di un fondo di emergenza che abbia sempre i soldi l pronti, in casi che,non solo per la salma, ci sono casi piu gravi, donne sole con figli malate, alla fine il morto morto! Una persona con una male o cancer,o del sida.La sig.F. non dice i nomi ma ci sono i casi, meglio per questa persona che torni in Bolivia, una malattia fuori di casa non va bene. Per fare questo fondo ci vuole la competenza di tutti. Quella italiana una cultura molto buona, generosa, mentre noi no, ci vogliono programmi di sensibilit. La casa dei Boliviani cambia sempre lo scopo, creata anni f per il primo ascolto, primo contatto in Italia.Arrivavano tutti l. Al di l dei corsi che abbiamo fatto per le donne per capire lassistenza agli anziani,il primo contatto con lItalia per i boliviani era la Casa dei Boliviani, si consigliava cosa doveva fare, dove doveva andare, secondo della circunstancia, ci sono mille di casi, mio caso diverso da quello di lui. Primi anni sono stati di ascolto, avvicinamento, dopo altre cose, corsi formazione: di italiano, per assistenza anziani,; dopo nato il progetto per diffondere la cultura andina, poi incontri per gruppi alcolici, parlo di questo anno. Io sono il responsabile di unaltra area, poi ci sono altre persone che assistono ad altre aree. Quanti membri fanno parte della Casa dei Boliviani? Il problema la sede, per lintegrazione ci vuole linfrastruttura, secondo me girano le associazione. LASSOCIAZIONE IO CREDO COME UNA HERRAMIENTA PER LINTEGRAZIONE questo basico, nella legislazione italiana ci sono delle regole per tanta gente non riescono a capire come funziona questo, perch lo dice un poliziotto, lo dice qualcuno, non capiscono, mentre se lo dice lassociazione diverso, capisce piu veloce come funziona, poi ci si incontra quando sono in attesa e cominciano a chiacchierare e cos capiscono meglio le cose. Se non abbiamo neanche il posto dove trovarci che attivit possiamo fare?Arrivavano tutti qua a Bergamo perch era comodo in centro, mentre se io abito lontano, non comodo, cera un bello spazio per ballare, ascoltare un po di musica. Addirittura cera un legale boliviano, cera un avvocato boliviano che seguiva se ci sono dei problemi dei boliviani in Bolivia, per esempio io posso avere dei problemi legali in Bolivia, come posso sapere come v il processo,Poi cera un medico boliviano, perch un po le malattie nostre sono diverse dalle malattie vostre, mi fa male qua, lui capiva subito, qua un po diverso, poi per andare dal medico ci vuole permesso di soggiorno, come fai se non ce lo hai? Per resistere al dolore, molto utile.

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Quanti soci fondatori siete? 12 mi s. Quando vi riunite? Prima lo facevamo, la prima domenica del mese, poi dal luned al sabato tutti i giorni facevamo i turni. Era continuo, io andavo 3-4 giorni a settimana, perch era bello. Poi dopo essere chiusa la sede non sempre possiamo incontrarci, per la privacit della casa della dott Fadda, altre volte lo facciamo. In questa parte stata un po cambiata la situazione, ad esempio io sono responsabile di questa area, cosi la chiamo la vado a trovare una volta a settimana. Ci sono delle associazioni create con uno scopo preciso, c una festa nazionale, c una uscita, andare in fiume fare una grigliata, sempre sociale. Tutte le associazioni fanno sociale tra loro, poi anche altre attivit svolgono, possono essere create per uno scopo sportivo musicale, poi hanno progetti Che tipo legami avete con la Bolivia? A livello familiare s c tanti legami, a livello istituzionale direi che incominciamo anche a fare quello, il grosso della nostra comunit arrivato 3 anni fa direi, le associazioni sono tante, anche tanti senza permesso di soggiorno. Mi fa piacere che ha evoluzionato tanto in poco tempo linteresse di migliorare le potenzialit che abbiamo come migranti. V molto bene tante associazioni che possono aggruppare tanta gente, poi ci sono tante associazioni deboli, prima si solidificano qua, ma a che scopo? Poi ci sono anche legami l [in Bolivia]. Conosco una associazione che voleva aiutare una associazioni di donne dellaltopiano, cominciano a esistere, stiamo bene per vogliamo fare qualcosa per il nostro paese a una istituzione, non lo faccio per la mia sorella, per la mia sorella lo faccio io, non la mia associazione. Cominciano a esistere, non ti posso dire in questo momento, per come evoluzione s, ci sono. Parte dello scopo di ogni associazione, pu fare ballo, musica, ma ha voglia di intercambiare. Per te JPLA, rafforza lassociazione, o no? Molto! Siamo molto contenti perch abbiamo scoperto che uniti possiamo lavorare meglio e siamo piu potenti, su internet da un anno fa, tengo 1200 posta elettronica, che hanno girato tra noi, vuol dire che ogni giorno c qualcosa, parla uno parla lotro, anche qualcuno commento: c questo evento a Milano, Genova, c questo da fare, informazione a tutti di quello che si fa e anche incitazione. Abbiamo visto delle cose interessanti c movimento tra le associazioni, per la fortaleza latinoamericana, anche i discorsi, tutto praticamente, ci sono presentazioni dove espongono a parole, I legami a Bergamo?Come si sono sviluppati i rapporti con Amanda (associazione Todos Por Colombia, aderente anchessa a JPLA, che si trova a BG)? Tra tutte le associazioni di JPLA si formato un rapporto, prima di amicizia, poi di collaborazione. Con Amanda s, per ora per non abbiamo fatto niente ma gi dal prossimo anno ci saranno, lei lo vuole, io pure. Non ho avuto la opportunit, per dal prossimo anno s, ci sar. C un legame molto forte tra i latinoamericani. Simile agli africani, sono umili, sempre con il sorriso in faccia, ci troviamo nella stessa circostanza, la condizione di migrante. C un avvicinamento naturale tra noi. Invece con i latinoamericani, c qualcosa di pi ancora. Popoli pacifici, tranquilli, parlare la stessa lingua, mangiare stesso cibo. Molto bello, qua si scopre meglio che di l [America Latina]. L si dice, boliviani di merda!Qua pi bello. Pensi che sia importante il corso di formazione?

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Si. Quali sono gli sviluppi futuri dellassociazione? Il problema grosso grosso di tutte le associazioni la sede. Guaradare quello che eravamo prima con una infrastruttura nostra era bellissimo, incontravo tanta gente, era molto diverso, molto bello. Per quanto hay una spinta molto grossa, non dico ogni associazione una infrastruttura, ma il comune delle citt importanti dovrebbe dare un fabbricato per continente, Africa, Sudamerica. Lanno scorso sentivo a brasiliani e peruviani e anche qualche africano che avevano lo stesso problema, non posso ritrovare la mia gente, anche se conosco numero di tel non posso arrivare a tutti. S che ci sono tanti, ma non c un punto di ritrovo e per questo non c lassociazione, questo il punto fondamentale delle associazioni Quali sono i punti positivi e negativi di JPLA? Positivi! Quali sono gli obbiettivi? 1)programma di solidariet 2)Impresa 3)Bancario 1-Solidariet abbiamo gi incominciato a farlo, la parte molto espressiva dellassociazione, fa vedere molto pubblicamente quello che fa lassociazione. Io dico personalmente che la nostra faccia il programma di solidariet, al di l di quello che effettivamente facciamo. 2-Importante aiuta a monitore, seguimiento, aiuto consiglio a tutto quello che deve gestire limprenditore andino, sar una consulta permanente 3-Dopo c gestione dei crediti alle imprese, crediti agevolati, anche i soldi per le rimesse, di ritorno per una importazione, siamo da legame tra impresa e banca Qualche fattore negativo?Come viene vista la distribuzione in parti uguali del fondo raccolto?Viene vista negativamente? Penso che no. Prossimo venerdi, ci sar direttivo qua a Bergamo direttivo. Il lato negativo non lo trovo. Come giudichi la comuncazione? Non ci sono problemi, con il sistema di internet non ci sono problemi e poi anche tra noi del direttivo anche telefonicamente. Quando abbiamo una comunicazione interna la facciamo tra noi del direttivo, per poi scriviamo un comunicato per tutti. Qualche persona non capiscono come funziona una associazione, vogliono trattarla come una impresa privata, vogliono una informazione subito, credono che qualcuno l [nel direttivo] faccia il segretario, dipende solo dalla forma di interpretare lassociazione. Cera un grosso socio fondatore, tra noi Juan Jos Fabiani di Promcopi, per ora non c pi. Perch stata quella volta che si discuteva dello statuto, lui voleva scrivere tutto sullo statuto interno dellassociazione, come se si trattasse di una impresa per fare soldi. Noi abbiamo unaltra idea di associazione di volontariato, che si basa sulla fiducia tra i soci. Io sono stato in confronto con lui, alla fine ha preferito rimanere fuori dallassociazione. Che rapporti hai con i sindacati?

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Non sono iscritto ma la prossima cosa che far nel secondo semestre del prossimo anno vorrei far parte di una istituzione italiana, sono pochi quello che lo fanno, uno per il tempo e laltro per la lingua. Il problema nostro che litaliano troppo facile da capire, quindi non lo studiamo solo che poi abbiamo problemi per esprimerci. Al terzo mese che siamo qua capiamo all80%. C dentro un piccolo problema. Poi soprattutto il tempo, stiamo qua 3-4 anni. I progetti di migrazione cambiano a seconda della circostanza. Io sono venuto in Italia con scopo di stare 5 anni per se la situazione in Bolivia non va bene resto. Al quinto anno la situazione in Italia va molto bene. Dopo 5 anni sono teorici, dopo se rimane qua altri 3 anni, dopo no torner pi, perch se torna, l si trovar pi estrano li che qua. Cinque il limite, 8-10 anni no. Vi sentite parte della societ italiana? Quanto lassociazione vi fa sentire parte del contesto politico italiano? Dopo 8 anni non tornano pi, quindi anche dopo importante essere cittadino, uno diventa cittadino italiano, gi al quinto anno siamo gi pi di qua che di l, settimo ottavo gi deve avere diritto alla cittadinanza a voto, gi totalmente parte della legislazione e societ italiana. Lui i suoi figli la moglie sono gi italiani. Io che tengo i figli praticamente italiani, non posso ancora essere considerato come migrante. Tanti amici che sono andati negli Stati Uniti, sono pi nordamericani che boliviani, hanno la macchina la casa, la famiglia i figli, parlano inglese fanno fatica a parlare spagnolo forse, dipende da come gestisce nella famiglia la questione della lingua. La gente si iscrive allassociazione per sentirsi rappresentata? Il vostro essere dentro JPLA, funzionale a questa esigenza di rappresentanza? Lassociazione per forza un istrumento, fa bene al migrate fa bene allistituzione italiana, le istituzioni possono capire meglio cosa vuole il migrante altrimenti fanno fatica, mentre lassociazione vive ogni giorno col migrante, s cosa vuole, il migrante si rivolge allassociazione anche per essere rappresentato. Il futuro?Lo vedi positivo, non hai paura di strumentalizzazioni? Si voluto partire dallesperimento messicano, per con unaltra formula, non c lintervento del governo n italiano n boliviano, si gestisce dal punto di vista privato. Sicuramente i risultati saranno sotto laspettativa parlata, nel senso che i partner che parlavano prima, ci sono tanti che coopereranno, forse per nel momento reale di fare i soldi, ne daranno molto di meno, per non fa niente, questa la prima volta, comunque sar importnate, se economicamente parlando aspettativa era 110 mila forse si arriver a 70-50mila, non sta male, dopo altro lavoro, seguimento dei fondi come sono gestiti, fare fotografie, immagini, mostrare a tutti al ritorno i risultati che abbiamo ottenuto con la vendita dei biglietti della riffa, cos il prossimo anno saranno 100 mila, limportante partire. Io sono convinto di questo. Dentro a JPLA, ci sono delle grosse, piccole e medie associazioni, per c una selezione naturale. Chi importante e chi no. Chi ha le capacit e chi al di sotto, chi al disotto, no so sar al di fuori, no al di fuori, sar forse una auto eliminazione, se si compromette a fare una cosa e non la fa, meglio che mi separo, psicologia andina. Allo stesso tempo tante altre associazioni che non avevamo conosciuto 8 mesi fa hanno visto JPLA e sono interessate. In Lombardia c qualche associazione nuova che vuole entrare? Non so,ancora, che io sappia no. Io proporr un invito. In Bolivia le differenze sono tra altezze e pianura. Con balli tipici di ognuno. Io sono dellaltezza, per tengo degli amici della pianura che sono bravi, hanno un associazione e vorrei che entrassero anche loro dentro JPLA.

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Qual il carattere andino? Hanno la stessa musica, mangiano la stessa cucina, in pratica lo stesso, anche noi andiamo a mangiare ai ristoranti peruviani. Pensi che i migranti abbiano un ruolo come attori dei progetti di cooperazione? Secondo me il migrante deve promuovere la cooperazione internazionale. Un ambasciatore, non pu farlo liberamente, ci sono interessi politici, personali, dei gradi corruttibili, alla fine un ambasciatore star qua 3 anni al max, mentre un migrante sta qua 10 anni o pi. Secondo me importante la partecipazione dei migranti nei partiti politici,..naturalmente la sinistra, rifondazione sopratutto fa molto bene ai migranti, che possono esprimere quello che sentono, ci sono sempre dei migranti che vanno a protestare con quello che sente la sua gente. Simpatico, la sua istoria, puoi fare cambiare il modo di pensare, quando sente parlare un immigrato diverso, pu sentire una cosa diversa, pu essere un circolo piu concreto, poi ci sono anche programmi dove un migrante pu parlare, c una radio qua.Purtroppo solo questo partito,p u essere che abbia un interesse particolare nel futuro quando noi voteremo, anche loro hanno fatto la marcia [si riferisce alla marcia dei migranti organizzata a Bergamo in ottobre], molto bello. Come vedi il CeSPI? Limportante che il CeSPI ha creduto nel progetto e continua a credervi, e fa bene, non immagina i risultati di JPLA, forse pi grandi di quello che immagina. Pi di quello che pensava, piu di quello che immaginava, ha un effetto moltiplicatore, piu di una semplice associazione. Io qua a Bergamo far 2-3 eventi con associazione di Amanda e i colombiani, non centra il CeSPI per in parte s. Guida gli scopi dellassociazione. Il CeSPI, sapeva che voleva fare una associazione di associazioni, come, non si sapeva, man mano che il tempo andato avanti migliorato, si pensava di fare una cosa cos ne venuta una cos, un po diversa, ma sempre migliore. Mi parli un po della tua famiglia qua a Bergamo? Tengo 2 figli qua e altri 2 l. Molto bene, sono indipendenti, vanno e tornano da scuola da soli, qualche giorno mangiano in mensa, qualche volta mangiano quello che la mamma prepara, o cose preparate veloci, hanno 13 e 11 anni. Mia figlia fa la danza doposcuola, mio figlio pallacanestro. Importante che c un rapporto buono tra amici, Vengono con la bicicletta a cercarlo, per fortuna vivo in un quartiere con poche macchine molto sicuro, vanno spesso a un compleanno, io devo andarli a prendere portare.

La casa? Alla fine ho preferito affittarla che no fare mutuo perch sono troppo vecchio preferisco chiedere un pretsito per aprire un import-export. Che contatti avete avuto con i tavoli per l integrazione? Cera una delegata per lagenzia integrazione per poi andata abitare fuori, ma la sig. F. sa tanto, ha delle relazioni. Una parte importante della popolazione boliviana fa la badante, esce dal lavoro una volta ogni 15 giorni, scollegata dalla societ, non sa nulla, non conoscono le associazioni, vivono a 15 km. Secondo laccordo lavorativo, hanno un uscita ogni 15 giorni o 1 volta a settimana al

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pomeriggio, cosi vengono qua [al ristorante boliviano] mangiano qualcosa, comida boliviana, e poi devono gi tornare, completamente scollegate. Uno dei rischi di JPLA, pu essere che viene visto come una cosa lontana, come un qualcosa che a Roma? Ho contattato unassociaizione di peruviani di Bergamo che erano molto critici, accusano JPLA, di usare il nome del Per per vendere i biglietti della riffa senza poi mostrare dove vadano questi soldi. Fino a prima della riffa, praticamente tanta gente non conosceva, la diffusione informativa difficile, se non fai qualcosa di importante non ti pubblicano, se lo fai, s. Se tu chiedi, pubblicami un progetto loro dicono non posso pubblicare lidea, con la riffa invece gi diverso. A tuo parere stata positiva la raccolta fondo tramite riffa, rispetto ad altre forme di finanziamento? S, molto importante stato modo per valutare, per farsi consocere, come JPLA. Con la riffa si pu arrivare alle persone, per vendere un biglietto devi fare discorso di 3 min. per convincerla, nessuno ti da 5 euro per niente. E stato molto utile perche ci siamo fatti vedere per questo motivo, a livello di passa parola, chiacchierata, a livello di pubblicazione siamo stati pubblicati su tanti giornali, lEco di Bergamo, la diffusione dellinformazione dopo la riffa si moltiplicata per 10-100. Solo prima no. Noi prima dobbiamo dimostrare che abbiamo fatto un lavoro. Come hai fatto a vendere tanti bolgietti (pi di 500)? Io per questioni lavorative esco sabato e domenica, esco un po,vado anche giocare a calcio, qualche volta vengo qua. Non sono direi in contatto giornaliero, non vivo quotidianamente con loro, sar una volta a settimana ma punto alla qualit del piccolo momento. Le volte che sono andato a fare vendita, stato facile mi conoscono. Dopo, due mesi fa, hanno pubblicato sullEco una mia intervista su JPLA, cosi al lavoro mi hanno subito chiamato, sei sullEco,..cosi non stato difficile vendere i biglietti gi lo sapevano. Molto importante la comunicazione.

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APPENDICE -3Intervista Dott.ssa Giuseppina Fadda, CASA DEI BOLIVIANI La conversazione si svolta nellabitazione e quindi nella sede della Casa dei Boliviani. (Bergamo 1/12/07) Mi pu dire due parole su di lei e su La Casa dei Boliviani? Sono la collaboratrice del console di Bergamo e un ex insegnante di matematica. La Casa dei boliviani, lunica associazione non folklorica, una associazione socio-culturale, una ONLUS; mi occupo gratuitamente dellascolto, mentre per quanto riguarda laspetto culturale, mi sono preparata in 3 anni su tutta la cultura dellAmerica Latina, in particolare boliviana e con il CSA (ex provveditorato) e il Comune di Bergamo portiamo la cultura andina e boliviana nelle scuole. Come avete conosciuto JPLA? Siamo stati contattati da Juan Velasquezz, quando ancora era in fase di progettazione, abbiamo condiviso subito lo spirito JPLA, ho visto che dietro cera il CeSPI e la cosa poteva essere seria cos ho collaborato con qualche modifica allo statuto, ho delegato Nelson, vicepresidente, che ha partecipato a tutti gli incontri tranne due, in cui ha presenziato altra persona dellassociazione. Ci hanno chiesto di presentare un progetto, nella fase dove dei dimostrare di fare qualcosa, abbiamo presentato un progetto, LA CASA DI DANILO centro Attendi, creati da Danilo Gotti, della Provincia di Bergamo che in 12 anni ha creato questo centro per bambini diversamente abili abbandonati dalla famiglia, mettendoci tutto se stesso, questo mi ha dato affidamento al progetto, ho verificato e fatto controlli e presentato il progetto a JPLA e tra le varie associazioni della Bolivia stato scelto il nostro. Come mai questa passione per la Bolivia? Dal 74 da quando abito i questa zona, ero dentro al gruppo missionario della parrocchia, il nostro parroco don Davide Rotta, partito in missione a Munai Pata a El Alto, facendo di tutto, costruiva scuole, chiese,quindi mi son dovuta prodigare per raccogliere materiale da mandare coi container, raccogliere fondi,Fino al 92 Il 15 febbraio 92 ho conosciuto la prima boliviana a Bergamo come badante di mia suocera, casualmente. Da l ho gestito la sua storia, lho messa in regola, ho poi ricongiunto il marito, e ho incominciato a interessarmi di tutte le pratiche che devono fare. Allora erano in 23 in tutta la provincia oggi siamo a piu di 21000. Di cosa vi occupate? Tutte le pratiche sul territorio, dagli asili nido, alliscrizione a scuola, di tutto e di pi, tutto quello che loro non sanno, la realt l molto diversa, non ci sono molte regole. Ho insegnato diritti e dover, ho dato la mia spalla, ho fatto da confessore, ho dato tutta m stessa, amo la Bolivia amo i boliviani. Ho avuto un enorme aiuto dai miei ex alunni, in posti dove non avrei mai pensato, che avevano buoni ricordi e cos mi aiutavano. Non ho mai chiesto niente di illegale, ma ho ottenuto riduzione tempi in questura prefettura, liste attesa asili,.Orami sono 16anni. Noi ci occupiamo anche di folklore, anche quando ci sono occasioni che condividiamo partecipiamo con balli,Ma non il grosso del nostro lavoro. Faccio da centro di ascolto, do consigli indicazioni, aiuto nello svolgimento delle pratiche,Altro fattore dove ancora non ho raggiunto grandi risultati, un po un fallimento laspetto imprenditoriale. I boliviani al contrario che i peruviani non hanno spirito imprenditoriale. A esempio la Provincia aveva aperto corso di formazione professionale, gratuito per ragazzi 18-24 anno con permesso soggiorno, che finite le scuole fossero senza lavoro, davano 120 punti per C.V.;

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con insegnati validi, ho dovuto andarli a pregare, a prendere, perch la madre mi diceva, ma dottora se nel frattempo trova un trabajito? Io mi incazzavo non vuoi che tuo figlio possa puntare a qualcosa di meglio; solo badanti e colf per le donne, muratori e tetti per gli uomini, il sabato riposo, la domenica si mangia fuori, al massimo si compra casa, e basta!!! Non vogliono altro. I Peruviani, pakistani, italiani, hanno creato posti di lavoro, ristoranti o imprese di pulizia, dove il cuoco la cuoca sono boliviani, ma a questi non gli viene voglia di creare un qualcosa di proprio, anche se sfruttati non pagati rimangono l. Io li sollecito, spero nelle nuove generazioni, per capire, se loro riescono a prendere il meglio da noi e noi il meglio di loro semmai i giovani. Come si struttura il tessuto associativo a Bergamo? Siamo gli unici che fanno questo tipo di attivit per i boliviani. Altrimenti le altre associazioni di boliviani sono solo di musica, danza, religiose, folklore,Mi sento sola, vorrei mollare losso, andare in pensione, per non c altro. Per, almeno ora, aver portato il consolato a Bergamo, lo rotengo un successo personale. Prima non cera consolato in Lombardia, chiuso quello di Genova, rimasto solo Torino, Roma, ho rifiutato di essere console, per ho portato avanti la richiesta di un consolato perche credevo che doveva esserci un consolato e ora aiuto il console che era un po a digiuno delle pratiche consolari. Che rapporti avete con le istituzioni nel territorio ? Del consolato ne faccio parte, avevo promesso che aiutavo, speravo che in un paio di mesi me la cavassi ma non stato cos, con il consolato mi sono reso conto delle distribuzioni sul territorio, del fatto che la legge non uguale per tutti (a Milano si d il codice fiscale, a Bergamo no, ogni citt interpreta a modo suo la data inizio i 5 anni per la carta di soggiorno,). Non un contatto esserci dentro. Il console mi dice, cosa dico a questa signora,. Contatto con le associazioni, la questura (stazionavo 3 volte a settimana in certi periodi), mi hanno aiutato tanto, conosco il viceprefetto che rimane sempre mentre il prefetto ogni 5 anni cambia, il Comune ha dato la sede in comodato gratuito a consolato, il sindaco il marito di una mia ex-alunna. Ass Carnevali, politiche sociali, ogni volta faccio proposta, me la prende in considerazione: es. progetto contro abuso di alcol fatto con comune e AICATA (associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento), per preparare boliviani che andranno nelle famiglie,Ho tanti collaboratori che per non sono presenti sempre, io insegno a qualcuno a fare qualcosa, essendo presente sempre impara, pero poi quando ha imparato trova un lavoro e mi lascia e cos un grosso problema. Ho un continuo rimpasto, continuano a far parte dellassociaizone ma non possano piu fare cose concrete,,Nelson, mi fido di lui e gli ho dato incarico per JPLA mi fido, Che contatti avete con la Bolivia? L80% dei Boliviani residenti a Bergamo sono originari di Cochabamba, per negli ultimi 2-3 anni sempre pi sta aumentando la percentuale di quelli provenienti da Santa Cruz. Pochi da Potos, Oruro, Come l, qua si ripercuotono i localismi. La diocesi di Bergamo 43 anni fa, ha mandato i primi missionari boliviani a Cochabamba, questo il primo filo della rete, hanno costruito parrocchie, la ciudad del nino, in percentuale per abitanti Bergamo la prima citta in EU con la piu grossa comunit boliviana. Per loro Italia Bergamo, il punto di arrivo Bergamo, poi semmai si spostano. Anche a La Paz hanno costruito ospedale Juan XXIII, andato Don Davide. Quindi tra i contatti in bolivia ci sono: i missionari; ilCELIM, ONG di Bergamo, che ha uno sportello a Cochabamba, la sede a Bergamo, un modo per restare costantemente in comunicazione, l c la sig. Malighetti, italo-boliviana, che crea collegamenti, spiega quali sono le necessit del momento, fa da referente. Io collaboro molto con don Davide, parroco ora di Mozzo, con Caritas,altri enti che si occupano di immigrati in generale.

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Molte volte, quando vengono a riferirti situazione emergenza, molte volte un imbroglio, tramite questa rete verifichiamo se vero o meno. Poi c il Centro salute alla vita, Centro Violenza sulle Donne, determinato dagli effetti dellalcol, tutti i posti di accoglienza, quando non c a disposizione casa, asili nido gratuiti per famiglie particolari, Centro Stranieri del Comune. Questa la rete grossa che si creata e ci si aiuta a vicenda per offrire un aiuto concreto per risolvere una determinata situazione, quello che mi dispiace che non c una persona che mi possa sostituire, non ha il tempo la disponibilit. Questo perch? Come vi finanziate? Siamo da un anno e mezzo senza sede, prima ci aveva dato un amico una casa antica in centro (via pradello,17) in attesa del permesso di ristrutturazione per 6 anni, con spazio a disposizione. Fatto di tutto e di pi, seminari, corsi, Italiano, computer, cucina, assistenza anziani, sensibilizzazione. Adesso. Io a livello personale ho speso di tutto e di pi di mio, prima era bello perch era punto di incontro, si ascoltavano tra di loro, da un anno e mezzo i prezzi sono astrusi, cosi usiamo casa mia, per ho scritto una lettera al Comune perch sono convinta che il lavoro che faccio, facilita il lavoro in questura,intervengo sul problema alcol,supporto le istituzioni. Il sindaco me lavrebbe data, ma hanno poi paura che si crei il precedente. Da quando non c piu sede non chiediamo pi la quota discrizione. Come lavora il Centro Stranieri del Comune qua a Bergamo? Centro Stranieri del Comune, offre un po di aiuto per le pratiche di rinnovo permesso soggiorno ed un bene, poi servizio assistenti sociali (che Dio me ne guardi! Ne combinano di tutto e di piu!) Poi psicologi, molte donne sole qua, con figlie e mariti lontani, immigrate arrivate per prime, hanno sempre mandato tutto lo stipendio per risolvere i problemi familiari, debiti, e costruire qualcosa e quando ottenuto permesso soggiorno, tornano e trovano marito con altra, figli lasciati strada e debiti ancora da pagare!Quindi tornano e devono ricostruirsi un autostima, ricongiungere i figli,..Poi centro stranieri fanno idoneit alloggio, che manda tecnico comune che serve per il permesso soggiorno. Se on ci fossi io che spingo assessori, e sindaco, anche progetti, come quello alcol non si sarebbero fatti. Essendo una ONLUS; perch non fate progetti? Con tutte le attivit che devo svolgere per lass. e per consolato, non ce la facico pi di 13 ore al giorno non posso, poi avrei bisogno di due mesi di relax prescritti dal medico. Mi manca il tempo per portare avanti una cosa del genere. Anche perch ora che son passati piu di 3 anni dalla formazione dellONLUS potremmo accedere a bandi per progetti. Pensate che avete bisogno di formazione? Si perch nellassociazione, sono pochi,3-4, che hanno gi formazione, per ne abbiam gi parlato con N. che facendo giusto un minimo di passa parola sono stati gi trovati una trentina di persone interessate ai corsi di formazione. A proposito delle rimesse, pensa che possono essere una via per lo sviluppo? Io gi 5 anni f conoscevo ex-possesore della banca SELLA dott. Villa, presidente dellABI, e chiedevo a lui come si potevano abbassare i prezzi, se seguono un normale iter, passano nelle mani di 3-4 banche quindi prezzi trp alti, lui mi ha messo in contatto con Miami banca SELLA che ha sedi in Bolivia e Italia. A Bergamo non esiste ma creeranno presto una filiale (entro la fine dellanno).Quello che si sta realizzando adesso io lo sto facendo da anni,Da quando ho fatto il discorso, nel frattempo sono sorti tutti i money transfer che hanno abbassato di molto i prezzi commissioni.

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Lei si occupa solo di boliviani? Io ho tutto il latino america solo che i boliviani sono di pi, vengono persone anche che non fanno parte dellassociazione. Lunica italiana sono io, per il resto sono tutti boliviani, sono 13 i soci fondatori boliviani. Cosa pensa di JPLA? Io vorrei che JPLA diventi un collegamento a livello nazionale, penso che di strada se ne possa fare, importante il livello nazionale, si procede a tentoni allinizio, il valore vero di JPLA che ci sia e che abbia cominciato bene o male la sua attivit. JPLA non un impresa un associazione di associazioni che ha uno scopo, come raggiungerlo non immediato Limportante fare, non stare fermi. Che cosa il carattere andino? Una base comune c e la sentono quando sono dallaltra parte del mondo, quando sono in patria sono come Brescia e Bergamo, cugine ma nemiche. Quando cera il problema del visto di ingresso, i peruviani compravano passaporto boliviano per entrare senza bisogno di visto. Allora i boliviani dicevano, quelli l vogliono farsi passare per boliviani e non capivano che lo facevano solo per comodit. Negli ultimi mesi prima della nuova legge, uscivano da Cochabamba 500 passaporti al giorno. Poi molto in realt sono attenti: questa danza nostra no loro,. Per per esperienza personale, ha vissuto con me una ragazza dellEcuador, sostanzialmente sono una stessa stirpe, su i grossi problemi della vita e abitudini hanno stessa mentalit. Poi ci sono piccole particolarit Quale futuro sperate per la vostra associazione? Che possa camminare con proprie gambe, fare progetti. Da 2003 al 2006 non potevamo fare progetti anche volendo, perch devi aspettare 3 anni. Poi tutte le attivit per consolato, collaborazioni comune, lavori per associazione, non ho potuto fare quello che volevo. Il futuro sta nel progettare. Vede nel futuro limmigrato come attore della cooperazione? S, ha le potenzialit, ma non come singola associazione, un gruppo di associazione, pu fare progetti piu grossi, trovare fondi e diventare soggetto politico. Che rapproti avete con i sindacati? Il lavoro dei sindacati non mi piace neanche un po. Brutta esperienza contestata dagli immigrati sui giornali, nel periodo in cui non cera, qualcuno ha pensato di far venire il console a Bergamo, ha scelto come sede degli incontri la CISL, ANOLF, per accedere al proprio console per qualche pratica, dovevi tesserarti!! Ma gente senza permesso di soggiorno che v dal proprio console che costretta a iscriversi al sindacato, e essendo un ente parastatale, poteva fornire dati a questura e dare altrettanti fogli di via. Adesso per le pratiche dei flussi: lo fanno solo considerando lo stipendio minimo, ore lavorative, non sono numeri, ma persone. Basterebbe 15 euro in piu per permettere un ricongiungimento, sono interessati solo a tesserare. Non considero i sindacati come un qualcosa che lavora a favore degli immigrati. Hanno i soldi per parlare dellimmigrazione e lavorano a favore del tesseramento. Che pressioni avete avuto dalla parte pi Politica?

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Ci sono immigrati che si lasciano intortare dalla politica e dai partiti politici, che si fanno belli con i progetti di sviluppo, che alla fine sono solo interessati al voto. I boliviani in generale si lasciano condizionare molto da quello che gli viene offerto, vale sia per le religioni che per i partiti. Ad esempio i Testimoni di Geova ti offrono una borsa della spesa e ti converti, lo stesso se mormoni ti lasciano usare unaula. Lo dico con tutto laffetto del mondo. Non hanno le idee chiare dal punto di vista religiosa, n dal punto di vista politico, basta un niente per condizionarli. Sia nel caso religione che politica vengono facilmente plagiati. Approfittarsi di persone che sai di condizionare a tuo vantaggio personale una strumentalizzazione. La mia associazione apartitica, apolitica, areligiosa, io sono cattolica ma non approfitto dellassociazione per fare proselitismo,Voglio quindi difenderli da queste strumentalizzazioni!

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APPENDICE -4Intervista Vanni Maggioni, ufficio cooperazione e pace-comune BG Presso il Comune di Bergamo il 12/12/2007 Mi pu fare un quadro della strutturazione dellassociazionismo degli immigrati a Bergamo? Qui a Bergamo c una storia di presenza di immigrati che incomincia nella prima met degli anni80: la prima fase v dalla met degli anni 80 ai primi anni 90, la fase di emergenza (prevalentemente africani e in parte latinoamericani) con associazioni prevalentemente nazionali (Senegal, Per,..). Per una fase di emergenza (regolarizzazione), una rappresentanza legata molto alle espressioni fondamentali (casa, lavoro, lingua), in particolare fatta da giovani maschi, cultura medio alta, che trovavano nella realt bergamasca, opportunit di lavoro. Questa fase di emergenza comprende la necessit di regolarizzazione. Lassociazionismo basato molto sul mutuo soccorso e sul tentativo di rappresentanza nei confronti delle istituzioni e dei soggetti che si occupano di fenomeni migratori (enti locali, associazioni di volontariato). Fenomeno tipico della provincia di Bergamo, la presenza forte di un movimento politico antimigratorio come la LEGA da un lato e dallaltro una grande impegno dal punto di vista del volontariato, in particolare sui temi dellalfabetizzazione e della casa. Qui a Bergamo, in quegli anni, nato progetto CASA AMICA, housing sociale nei confronti degli immigrati o altre fascie in difficolt. La seconda fase caratterizzata da alcuni processi di integrazione, regolarizzazione (2 sanatorie), c una grande recettivit del mercato del lavoro, avvio dei processi di ricostruzione familiare e quindi avvio delle seconde generazioni di immigrati. I bisogni da soddisfare sono: casa, scuole, famiglie, ruolo donna, risistemazione anagrafica del territorio, servizi sanitari, domande sempre pi forti di servizi verso le istituzioni. Qui le associazioni ancora hanno forti riferimenti sul piano nazionale, ma incominciano a formarsi alcune altre modalit, alcuni fenomeni trasversali, tentativi sullAmerica Latina di panafricanismo. Soprattutto si accentuato in maniera molto forte il fenomeno dellassociazionismo legato ai luoghi di provenienza, questo riguarda sopratutto lAfrica, tu hai le grandi associazioni ma in realt, da 1 sono diventate 25 associazioni di senegalesi, poi i marocchini, da villaggio a villaggio, da zona a zona. Pi tardi ho qui un gruppo di Associazioni di senegalesi, fatta da 25 associazioni, molte di queste hanno caratteristiche di questo tipo, anche lavvio di una cosa interessante come ripensare la cooperazione internazionale per con due ambiguit, una la richiesta di risorse alla comunit alle associazioni agli enti locali, secondo la destinazione a progetti che non sono a progetti di sviluppo ma a progetti di assistenza molto sommaria. Come si rapporta il Comune con le associazioni di immigrati? Quello che stiamo facendo come Comune, partendo appunto dalle associazioni senegalesi che sono quelli pi presenti e pi attive, per fare in modo che i loro progetti di cooperazione abbiano le caratteristiche di progetto di sviluppo, si inseriscano nelle linee di sviluppo del paese e valorizzi le caratterische delle migrazioni: trasferimento delle competenze tra i 2 paesi e anche lavvio dellimprenditorialit, progetto MIDA. SullAmerica Latina questi discorsi hanno altre caratteristiche, esistono anche qui forme di associazionismo che nascono dalla provenienza, per hanno ancora un carattere nazionale, due associazioni del Per, poi forse c una terza (Almir, Donne peruviane,,); laltro aspetto forte dellimmigrazione quella della Bolivia e in particolare della emigrazione da Cochabamba, una colonia di bergamaschi in Bolivia, c una presenza di bergamaschi in particolare avviata dalla presenza di missionari della diocesi, missionari e volontari, associazioni legate allarea cattolica: ha fatto una serie di progetti dagli anni 80 in avanti. C Mirko che sta lavorando sulla proposta di un gemellaggio. Mi sembra che questo associazionismo abbia caratteri molto diversi da quello africano, unaltra regione, cultura, anche per le condizioni stesse dei boliviani 2/3 dei boliviani non sono regolari (sono qui con permesso studio, poi rimangono qui), poi presenza forte delle donne. Paradossalmente gli avamposti dellimmigrazione sono pi le donne che gli uomini, che rispondano alla domanda di cura (badanti,

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colf..)con la conseguenza che abbiamo forme di alcune famiglie transnazionali, si stanno avviando anche rapporti istituzionali, fra Comune, Provincia, Universit di Bergamo con le rispettive istituzioni di Cochabamba, questo tipo di realt esige un governo bilaterale e traslocale. Beppe Crippa. stato impegnato per anni anche a livello parlamentare, suo grande amico Gilberto Bonalumi (segretario esteri) E un personaggio importante per comprendere cosa succede l! Una delle componenti dellassociazionismo latino quella di una espressione di bisogni e di unenergia dal punto di vista rivendicativo, non alzano mai i toni; mentre nella rappresentanza dellex Unione Sovietica o Africana si esprime in forma rivendicativa, sembra che lAmerica Latina esprima grandi bisogni, consapevoli della necessita dellagire per gradi. Lelemento che contraddistingue un po lassociazionismo e anche le istituzioni il fatto che ci sia il console boliviano. Riscontra una comunanza tra le diverse associazioni andine? Qual ruolo dellAgenzia per lIntegrazione? La comunit peruviana o ecuadoregna ci sono ma non sono molto rilevantiti dal punto di vista numerico. Presso lAgenzia per Integrazione esiste il Tavolo Latinoamericano, con associazioni, gruppo di lavoro fatto da persone con competenze sviluppate dal punto di vista professionale e culturale,che dovrebbe essere un luogo in cui si ragiona con un calendario di iniziative non sporadiche. Molto spesso le associazioni hanno necessit di marcare la loro identit e presenza con piccole iniziative, ora deve coprire tutta lAmerica Latina, questo il compito che lAgenzia dellIntegrazione ha o deve perseguire. Lo ritengo un fatto importante per la gestione della cosa. Laltro elemento che condivido, il fatto che 2/3 siano clandestini, li pone in una situazione di subalternit, ed ecco perch i toni, rivendicazione non sono gridati perch sono fattori di difficolt. La comunit boliviana fa unoperazione di sminamento della cosa, s riconosce, per minimizza i problemi, dallaltra parte ci sono le necessit (cura, familiare,). Che cosa pensa del progetto Juntos por los Andes? Penso che liniziativa del CeSPI, JPLA; sia un elemento innovativo, su cui investire molto, per 2 ragioni: 1) noi pensiamo come Comune di Bergamo: la cooperazione internazionale senza la collaborazione degli immigrati, unoperazione monca 2) da una parte la leadership locale, questa corresponsabilit dei progetti di cooperazione, un modo per ripensare la cooperazione e farla uscire dalla logica del piccolo e bello, e dal salvaguardarsi dalle mega ONG, dal grande progetto a livello ministeriale, da quelli della Banca Mondiale, sono progetti che al di l di quello che si scrive in pratica sono molto escludenti sia qui che l. Le ONG, hanno uno statuto, che ha dimensioni ideali di un certo tipo, la pratica in questi anni dipesa da finanziamenti ministeriali o dalle agenzie dellONU, questo per impoverisce la possibilit di corresponsabilit e imprenditorialit degli immigrati, per cui dobbiamo ragionare non tanto sul qui e l ma dentro il mondo cosa facciamo. Rispetto ai progetti di co-sviluppo cosa fa il Comune? Un tema come questo di progetti finanziati da Club nazionali, la stessa cosa stiamo cercando di fare con alcuni progetti in Africa, perch le divisioni non sono solo tra paesi ma anche dentro lo stesso paese, in Sengal, Burkina, Su questo come connettere? Attraverso la funazione di imprenditorialit. Le rimesse degli immigrati sono ben superiori, 10 volte rispetto ai fondi di aiuto, evidente che si pu incominciare a ragionare rispetto a questa risorsa economica che spesso viene investita in maniera parcellizzata e attraverso dinamiche economiche bancarie penalizzanti, diventano spesso risorse che servano per spese familiari, per si potrebbe canalizzare parte di questa risorsa per progetti di sviluppo, questo un terreno sul quale lavorare (Bruno riccio, studiato senegalesi in lombardia). Per lAmerica Latina mi sembra che anche, per una maggiore continuit culturale, sia pi facile che con lAfrica o con lAsia, la cosa pu essere un buon terreno su cui lavorare. I progetti di cooperazione con lAmerica Latina nascono spesso dalla casualit; in base a come si consoce una comunit: es Nicaragua, Italia-Cuba (connotazioni di sostegno-aiuto, ma anche di schieramento politico, da l si sono generate altre cose,) Adesso ad esempio, Bergamo ha

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investito su Cuba, in realt uno dei poteri forti, la Diocesi, ha mandato diversi sacerdoti a CUBA, Sia la Provincia che la Diocesi hanno sviluppato diversi progetti a CUBA. C unidea della strategicit, c lAfrica, luoghi dove linvestimento maturo, corresponsabile. Per la cooperazione, la priorit viene data ai paesi rappresentati dalla popolazione immigrata in questarea (paesi andini e paesi del Sahel, Nord Africa). Un primo pezzo di indagine sui progetti di cooperazione allo sviluppo a Bergamo, abbiamo intervistao 4-5 associazioni, qui c una scelta che ha fatto il Comune: 1) di non essere il soggetto che fa o che territoriale ma di promuovere reti territoriali. 2) Di non essere direttamente ma di promuovere uneducazione allo sviluppo diffuso ma concordato con corsi di formazione.3) Vedere se possibile se le istituzioni locali: comune, provincia, universit,camera di commercio, possono promuovere unitamente allAgenzia per lIntegrazione unazione per la cooperazione. Questo quello che lente locale fa proprio perch i progetti di cooperazione abbiano un segno che il territorio d loro, attraverso i processi di sviluppo della cogovernance, corresponsabilit dei progetti degli immigrati in questa partita. La regione Lombardia si caratterizza per un modello aperto di cooperazione decentrata. Qual limpegno e gli interessi di questa regione per lAmerica Latina? Formigoni ministero affari esteri per la Lombardia, ha fatto due anni fa rotta sullAfrica, adesso invece molto interessato allAmerica Latina. I prossimi bandi per i progetti di cooperazione internazionale, che la regione far a gennaio-febbraio, tra i paesi che aumenteranno molto oltre lArgentina, aumenteranno altri paesi del Sud America. Attualmente ci sono associazioni di immigrati che partecipano ad alcuni progetti di cooperazione decentrata? Devono rafforzare il loro ruolo istituzionale per farlo. Lunico progetto di cooperazione decentrata, quello che stato fatto per unintervento in una provincia del Per, per collegare una rete bergamasca che fa capo allassociazione di C., ha messo in piedi un progetto per la costruzione di uno specie di allevamento ittico sulle ande. Fondi per la post-emergenza. Associazione Nord-Sud, di cui sono stato presidente per 5-6 anni, una ONLUS, non ho voluto che diventasse una ONG, perch devi avere tutte le carte,,le ONG hanno altre logiche, mentre Nord-Sud, costruiva reti territoriali ogni volta che ragionava su un progetto. Adesso che sono in Comune lo faccio fare dal Comune. Costituzione per lAgenzia per lIntegrazione (Comune, Caritas, Nord-Sud, Cooperativa Migrantes). Uno un progetto specifico su Cochabamba, un gemellaggio attivo, con una logica di cooperazione decentrata con una logica di corresponsabilit, come forma di governance delle migrazioni e realt traslocale.La ricerca di Mirko importante perch riprende in s le energie del fenomeno cochabambino, ma anche per riprende in s sinergie, contenuti, aspetti che possano essere usati per altri casi; noi lo sosterremo. C un maggior senso di solidariet tra comunit immigrate? Il gemellaggio detto in questi termini un carico culturale che nella comunit boliviana ancora non esiste in altre ancora fa fatica a farsi strada, c ancora questa bomba forte dellemergenza, delle situazioni di irregolarit, altre questioni riguardano la casa, e del fatto che le risorse vengono destinate a famiglie. Bisognerebbe studiare la questione delle rimesse che possano s andare a vantaggio della famiglia l e a promuovere lo sviluppo. La chiave di volta del progetto JPLA, quello di unirsi, di dare la possibilit tramite un progetto di cooperazione per emergere ma soprattutto di dare spinta allimprenditorialit transnazionale del migrante. Esiste gi questa loro visibilit. chiaro che le piccole associazioni tendono a utilizzare questo canale per rendersi visibili, sottovalutando la possibilit di crescere partecipando a progetti pi ampi e complessi. E un terreno su cui lavorare, bisogna coinvolgerli dentro progetti pi ampi, altrimenti c rischio di ghettizzazione. Il console e lambasciatore sono interessati in questo campo, solo c il problema delle associazioni irregolari e folkloriche.

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Pensa che possono essere utili dei corsi di formazione sullassociazionismo? Corsi di formazione per lassociazionismo, diventano spesso pi su come fare associazione, come fare rappresentativit,gi con le difficolt che hanno le associazioni italiane,meglio fare corsi su come posso fare cooperazione. Daniela Perolemi,UBI banca,fatto progetto inItaly, partecipato progetto MIDA, si posta di fronte allassociazione di senegalesi con il quale collaborava, come si deve porre una banca, (dove sono gli investimenti?,..)ha fatto loro un mini corso di investimento, li ha fatti sentire controllati, ma giusto cos,cosi poi si possano chiedere altri finanziamenti.

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APPENDICE -5Intervista On. Giuseppe Crippa, Console Onorario della repubblica di Bolivia Sabato 15 dicembre ore 21, consolato boliviano a Bergamo Come si caratterizza lassociazionismo boliviano a Bergamo? Hanno particolari interessi per i progetti di co-sviluppo? La casa dei Boliviani, lassociazione che fa di pi, ma quasi esclusivamente sul versante italiano, finalizzato allassistenza, per le cose burocratiche e per le cose che riguardono rapporti interpersonali di qualsiasi tipo che riguardano linfanzia, le donne,per per il 90% riguarda lintegrazione, mentre il resto dellassociazionismo sviluppato, ma molto chiuso in compartimenti stagni, parcellizzato ma anche quello molto orientato allItalia. Io ho chiesto: cosa sta succedendo in Bolivia, al rappresentante che veniva dalla Bolivia a incontrare le comunit della diaspore, mentre per gli immigrati gli unici problemi erano quelli di qui. Non il punto principale dei problemi delle associazioni qui. Un altro aspetto veramente sconcertante c una segregazione delle donne badanti, chi lavora lavora in condizioni di illegalit e le stesse associazioni hanno una capacit di raggiungere le persone della diaspora qui pari al 15-20%, la maggior parte dispersa. Il progetto JPLA cerca di valorizzare le rimesse collettive? Pensa che si possa procedere su questo aspetto per avviare veri progetti di co-sviluppo? Considero le rimesse, un fattore, micro,macro importante, ma non vedo come attraverso una politica delle rimesse si possa fare sviluppo. Sono un fatto molecolare, ognuno ha la sua famiglia, quelle priorit sono personali. Si dovrebbe riorientare le rimesse sul sociale, non lo so sono fondi privati. Un idea importante sarebbe, tutte le banche di Bergamo che hanno interesse ad acquisire una clientela boliviana, fanno quindi delle condizioni particolari sui trasferimenti e questo lascia l1%, che tanto risparmia, per un fondo finalizzato a progetti di sviluppo, se no sono progetti come gli altri. Altra cosa importnate capire dove vanno ora le rimesse. Le rimesse vanno in primo luogo alla casa. La signora che morta, era 5 anni che costruiva la sua casa, la casa non un fattore di sviluppo, dal punto di vista della lotta alla povert, piuttosto la scuola per i figli, il poter accedere a servizi sanitari, assistere meglio i vecchi. Interessante fare progetti finalizzati al rientro, ma anche cos non ci credo. Ci vorrebbe una politica che indirizzi questi flussi di capitali? Si, una politica di orientamento delle rimesse. Qualcosa che induca le famiglie a orientare la spese delle famiglie verso la formazione dei figli, non in consumi, per molto difficile. Comunque un effetto benefico lo porta, anche se poi c aspetto negativo delle migrazioni che determinano un impoverimento delle risorse umane, ci sarebbe comunque. Le rimesse diminuiscono nel lungo periodo, mentre le migrazioni o diventeranno un fatto stabile o c tendenza al rientro, se v male in Italia rientrano se v male in Bolivia restano. La casa e welfare privato. La maggioranza delle rimesse v anche per istruzione, un aspetto importante.poi ci sono effetti distorsivi. Un dato allarmante, difronte al reddito di 50 dollari al mese e una rimessa di 300 euro, cosa significa? La persona che con grande fatica diventava matta per guadagnare questi 50 dollari, lascia perdere il suo lavoro. Il secondo punto allarmante linduzione tra i giovani a consumi superflui, di importazione, scarpe firmate,..

JPLA cerca di utilizzare laspetto della capacit di raccogliere e orientare i flussi di rimesse come unarma politica di rafforzamento dellassociazionismo dei migranti. Non crede sia importante?

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Questo vero.C in questa parte un aspetto pi virtuoso, cio la democrazia da qualsiasi parte del mondo cos come concepita non ce la fa pi, partiti e istituzioni non ce la fanno pi a governare la complessit della societ, quindi il momento dellassociazionismo diventa un protagonista importante per la tenuta della democrazia.Quindi ben venga che is moltiplicano anche se con tutte le loro degenerazioni. Quali sono i fattori che determinano la debolezza delle associazioni boliviane? Per la realt Bergamo, sono due gli elementi determinanti: 1) il 90% dellimmigrazione irregolare un fattore di tenuta strategico del sistema economico e sociale, muoiono questi 3 ragazzi a frosinone, grande incazzatura, con permessi soggiorno falsi, perch senza quelli non potevano lavorare, per lazienda dove lavoravano senza queste 3 persone chiudeva, non cera un cazzo di italiano. Muore questa ragazza allospedale,la famiglia del vecchietto che assisteva, disperata, alla ricerca di un altro immigrato irregolare, perch la legge non gli consente di prenderlo regolarmente,deve aspettare legge flussi,Nonostante le condizioni durissime,per limmigrazione una questione di lunghissimo periodo,non ci sar rientro se non una minore spinta allemigrazione.Quello su cui io spingo, siccome la comunit bergamasca e italiana, c un associazionismo italiano e una realt economica non fatta solo da sfruttatori, il fatto dei mondi separati, quello che dico alle associazioni, va bene che cercate di associarvi tra di voi, per voi dovete iscrivervi ai circoli ARCI ACLI,.laltro elemento che crea tensione, a dispetto dei lavoratori che vengono svolti, la grande maggioranza diplomata laureata, gente che ha testa, per si preferisce avere un immigrato povero anche culturalmente, perch limmigrato pi preparato fa un po paura. La cosa che mi commuove anche, arrivata una donna che aveva 4 figli,per fare passaporti, cosa fanno sti ragazzi? 2 alluniversit e gli altri al liceo.Lei pulisce le scale il marito non lo so. Il tema immigrazione e cooperazione al di l delle rimesse un fattore importante? Nella bozza di legge di riforma della cooperazione, ho visto che tra i titolari dei finanziamenti, che prima erano solo le ONG, ora ci sono parecchi altri soggetti, comprese le comunit degli immigrati, la cosa pi importante leffetto ponte. Mi pu parlare del gemellaggio che sta cercando di promuovere? Io sono abbastanza scettico sui gemellaggi. Nella grande maggioranza dei casi, sono poco pi che turismo politico, per a Bergamo penso faremo un buon gemellaggio anzitutto perch si sceglie la Bolivia e non il Cile, Cochabamba e non Santa Cruz, perch qui ci sono 20mila boliviani e l80% sono di Cochabamba, ha un significato storico rilevante, per una storia lunga e virtuosa. Terzo perch mentre siam qui a parlare ci sono 100-200 bergamaschi che sono in Bolivia o che sono a Bergamo e lavorano per la Bolivia. Ho un amico che ha preso impianti per radiografie, per un valore di 1 milione e mezzo e li ha portati in Bolivia sta l 2 anni per fare formazione, manutenzione,C un legame, ci sono persone che la Bolivia la conoscono, sia livello istituzionale, poi ci sono diocesi, camere commercio, universit, scuole professionali, in questo senso ha senso. Ho in mente diversi progetti: la settimana della bolivia, fiera del biologico, Attualmente in cosa consistono le attivit del consolato? Uno dei punti di frustrazione dipende dal fatto che essendo un lavoro volontario e sottoposto a una pressione enorme principalmente rivolta a solo 2 urgenze che sono pratiche, permesso di soggiorno, che qualcosa di vitale per le persone a situazioni drammatiche per donne e bambini, tutto questo che speravo mi prendesse il 50% energie mi prende al 100% e lascia scoperto il cuore del consolato che dovrebbe essere quello della promozione della Bolivia. Conoscenza inIitalia della cultura, di prodotti della Bolivia come opportunit. C una complementarit interessante, la Bolivia

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uno dei piu importanti detentori di materie prime, dallenergia a materiali ferrosi, c un lavoro che si puo fare con limprenditoria italiana, penso al legno, lidea di rapporti commerciali che non significhino non depredare, che lascino quote importanti di valore aggiunto, ci sono molte risorse umane qualificate in Bolivia, di modo che non sia un saccheggio n un importazione di tronco. C un interesse sul territorio per stringere rapporti con la Bolivia? Abbiamo una Regione e la Camera di Commercio, sempre pi orientate verso lAmerica Latina, per ora pi che altro verso Brasile, Argentina, Cile,per c questo interesse della regione Lombardia. Interessi cattolici forti. Ci sono tecnici studi legali che si stanno specializzando sui mercati latinoamericani, e sullassistenza tecnico giuridica legale, lunica cosa, che pensavo fosse pi facile mobilitare sono le banche. Il numero delle iscrizioni alla Camera di Commercio aumenta di molto.Ci sono delle isole di eccellenza, nel settore delle tecnologie informatiche, Per il numero di lavoratori autonomi boliviani ancora basso. La maggior parte fa impresa tra immigrati, c una tendenza a mettersi in proprio, i problemi sono mancanza credito,..altro handicap il problema dei titoli di studio. Quanto lassociazionsimo visibilizza gli irregolari? Gli irregolari sono visibilissimi, si sa che la presenza di irregolari una volont politica, lo sa la polizia lo sanno le istituzioni, la gente e anche il legislatore, che fa la legge flussi, lo sanno anche i sassi che la persona che lazienda richiede sta in Italia. Ci sono 2 interpretazioni,1) quella che considera limmigrazione come un fatto essenziale -per li possiamo mandar via quando volgiamo2) oppure altri che dicono meglio avere una gran quantit di manodopera condizionabile, ci sono diversi casi di datori di lavoro che non pagono per mesi e minacciano di denunciare se rompono. Il fatto che per un datore di lavoro che conosce una persona e non lo pu fare significa che non vogliamo aprire gli occhi, accettare la realt di un paese che declina,.. Che rapporti ci sono con la Bolivia? Lambasciata finalmente ha un ambasciatore; c un problema del cambio e quindi si penalizzano le risorse. La Bolivia presa da un processo di cambiamento non sempre presta la condizione dovuta alle condizioni degli immigrati e non fa sforzi per superare i colli di bottiglia di una burocrazia cieca, si accaniscie a fronte di un donatore che ha raccolto un fondo per inviare 3 trattori dalla sua parrochia e non riesce a inviarli. Il cambiamento politico ha messo la lotta alla corruzione al primo posto, per deve fare i conti con la vischiosit della politica.

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APPENDICE -6Intervista a don Gianbattista Boffi Centro Missionario Diocesi di Bergamo. Colloquio svolto presso lufficio missionario 1/2/07, con la presenza di Mirko Marzadro F:Mi pu parlare della storia e delle attivit svolte dai missionari bergamaschi in Bolivia? Sulla storia non c niente di scritto, c un manoscritto di mons Pratta, ausiliario di La Paz nel 69, a lui si deve quest inizio con mons Bianchi, tra larcivescovado di Bergamo e La Paz. Lui ha fatto questo manoscritto ma non labbiamo ancora pubblicato, racconta episodi, storico per enfatizza su alcune persone mentre ne dimentica altre. Il primo che parte don Berto Vicoli, v in Bolivia a La Paz perch larcivescovado aveva chiesto una mano. Dal 57 ad oggi, sono 72 preti mandati in missione, in un panorama di 700 fidei donum in Italia dalle diocesi italiane, ne sono morti 12, pero 60 una ricchezza; soprattutto legati alla Bolivia. Il perch non lo so. Brescia ha lo stesso numero nostro di preti in missione, per ha molte pi diocesi e realt con cui collaborano, noi ci limitiamo invece principalmente a 3 realt: Cuba, Costa dAvorio e Bolivia e poi qualcuno in Papua Nuova Guinea, Brasile, Uruguay ma sono uno qui e uno l, il grosso delle forz legato alla Bolivia. In Bolivia, abbiamo vissuto delle esperienze interessanti, piu che legate al gruppo, legate a delle figure, Don Berto Nicoli ha fatto il parroco e il sindaco insieme a Cochabamba, lhanno riportato gi morto a ottobre adesso lo vogliano far Santo. F: Che tipo di progetti hanno avviato? Devi pensare ai missionari degli anni 70, dei grandi lavoratori, pionieri della missione, erano molto legati allassistenza al pane, lui aveva 36 ore al giorno e faceva d tutto dalle carceri, alla preghiera, Altra persona don Giuseppe Ferrari, anche lui con tutte le sue vicende, incredibile il culto legato a queste persone, la sua tomba piena di cose, i boliviani lo venerano. Ha fatto di tutto, in particolar modo nelle carceri. Don antonio Bertoli, quello della ciudad del nio, del patronato , 40 e pi anni legati alla missione del patronato. Poi ci sono altre figure meno famose, comunque significative. Gli orientamenti di fondo erano di andare dove la chiesa locale non andava, quindi almeno per buona parte del tempo la presenza molto legata alla zona rurale, al campo, arteka qupaia, zone fuori dal mondo, da Cochabamba ci vogliono 4 ore di jeep, paesini dove non c nessuno poi nel fine settimana si riempono fino a raggiungere i 5000 abitanti. Lidea era quella di avere una presenza nella zona rurale, poi la richiesta della chiesa locale stata quella di intervenire in momenti forti, seminario, M:Cosa fa il Centro Missionario, rispetto alla Caritas? La Caritas legata alle emergenze della realt locale Il Centro Missionario legato alla cooperazione tra le chiese del sud del mondo. Ci sono moltissime piccole organizzazioni, parrocchie, paesi delle valli legate alla Bolivia M:Il pi delle volte legata allesperienza personale con dei missionari. Tutto questo fermento della societ civile, voi avete contatti diretti con tutte queste realt Come tutti i bergamaschi ognuno coltiva il suo orticello. Voi sapete come vengono portati avanti i progetti. M:La Caritas e Oikos sono un servizio per boliviani, mentre i servizi del Comune vengono offerti per le fasce deboli. Si sta pensando di instaurare un qualche scambio?

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I preti rientrati dalla Bolivia hanno insistito che ci fosse un luogo che potesse rispondere alle esigenze umane, non alle esigenze che possono rispondere Caritas,Comunemolte volte gente con la famiglia distrutta. F:Chi fa progetti in Bolivia come vede questa grossa presenza di immigrati? Loro, i missionari fanno di tutto per evitare che partano. Per quel poco che conosco io del mondo io di gente che si sfrutta a vicenda come i boliviani non lho mai vista, c un commercio loro di persone. Abbiam portato qua un medico per farlo studiare un anno agli infettivi,questo tornato gi ha aperto il suo ufficio ed sparito. Solari ha fatto brutta figura. Gente che si fa pagare il biglietto di ritorno e poi la ritrovi qua. Uno dei problemi pi grossi quello dei bambini che crescono con le nonne fuori casa, F:Scusi se insisto, mi pu accennare ai progetti che attualmente avete in Bolivia? Un progetto grosso di cui non so tanto quello della Caritas di Cochabamba, dove Eugenio Cotta fa doposcuola con 8000 bimbi al giorno. Lo stesso con la chiesa di Portales, a Monay pata. Io sono arrivato 10 anni fa e non ho trovato io un archivio in cui si dicesse in questi 20 anni abbiamo fatto questo, c qualche informazione sulle persone, neanche io ho memoria storica di quello che abbiam fatto, so che abbiam fatto un ospedale che non finisce pi, un collegio di 1200 bambini a Monay Pata, un collegio per handicappati,un inventario non c lo abbiamo tra le mani. F:Ma non crede sia importante far consocere tutte le attivit? Non so se qui ti gratificherebbero di attenzione. Certo c da costruire un rapporto diverso con questa agente qui (i migrsanti). Lo specifico dellufficio quello di accompagnare i preti e laici che sono in missione, di provvedere a sostenere i progetti, ma difficilmente mi intrometto alle dinamiche di gestione di l. Anche perch rispetto alle competenze, se ti servano io ti do 10.000euro ma non devi render conto a me renderai conto al tuo vescovo, non un progetto di cooperazione pi nostrano semplice. Si fonda su un rapporto di fiducia tra Chiese, ti fregano lo stesso. Per rispetto ai canali che hai assodato vai sul sicuro, stai piu attento in quelli che apri. Sarebbe interessante riuscire a riportare qui lo scambio, di fatto parliamo di cooperazione a un senso unico, come sempre noi andiamo a fare, ma cosa ci d, cosa ci torna da questa cooperazione? In negativo diciamo che ci tornano 20000 boliviani tra i piedi, che poi quello che ti rinfacciano ma non solo questo ci sono tanti altri ritorni che per difficilmente riusciamo a vedere. F:Che rapporto c tra la Chiesa bergamasca e boliviana? Una cosa il tema della cooperazione tra le Chiese, che poi non c. La cooperazione tra le Chiese legata alle persone che tu mandi. Noi ad esempio mandiamo dei preti e li mandiamo l, tu vescovo di Cochabamba ti trovi il prete che va l. E un po come se il vescovo di La Paz mi dicesse ti mando un prete e mi dice tu lo fai parroco del duomo. Non un rapporto paritario un rapporto legato a dei servizi, legato a dei bisogni. Tu mi hai chiesto dei preti, io mi assumo lopera da sostenere e poi finita lesperienza torno. Lo stipendio di un prete in missione dovrebbe essere per un tanto pagato dalla Chiesa che accoglie per un tanto dalla chiesa che manda, per ora noi diamo tanto chi accoglie d due lire, perch non li ha. Pero cos non li si aiuta a coscentizzarsi. Non accetter mai nessun vescovo che tu gli mandi 10000 euro per gli dici ora li mantieni tu 10 preti. F:C un collegamento tra le opere sociali e una richiesta di ortodossia?Per un controllo?

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No, non penso sia cos. Capisco la difficolt di quelle chiese di quei credenti di capire il Vangelo secondo categorie mie. La lingua Quechua non ha astrazioni concreta, come fai a tradurre il concetto di redenzione, salvezza Bisogna che Santa Madre Chiesa capisca che linterculturazione del Vangelo non pu prescindere dalla Verit del Vangelo, ma nemmeno dal dato culturale che incontri. Allora trovi il vescovo cubano che apre durante la messa la bottiglia di rum e ne rovescia un po a terra, e mi spiega, prima viene questo, che lho imparato da piccolo V salvato il dato oggettivo del Vangelo, il Vangelo gi inculturato in qualcuno che lha vista cos. F:Mi parli del progetto della ciudad del Nio? La ciudad del nio, diocesi di Bergamo ma del Patronato san Vincenzo. Bergamo ha questa possibilit dei missionari del Patronato. Hanno aperto questa struttura che raccoglie 200 ragazzi allinterno ci sono tante piccole casette con pi 800-900 ragazzi che vengono a scuola l dentro. C una forte attenzione qui, ci sono pi di 600 famiglie bergamasche che hanno adozioni a distanza. Qui da noi il sostegno economico nasce dagli amici, che fondano qualcosa e la portano avanti, un territorio viviace, perch il parroco, il curato partito da l e poi lo hanno appoggiato. F:Rispetto a Cochabamba quali sono i vostri interventi pi significativi? Lattenzione era verso lambito rurale. Dove sono andati i preti hanno aperto il pi delle volte una posta sanitaria, un doposcuola, hanno reimpostato le attivit legandole alla tradizione bergamasca, loratorio, la vita attorno alle parrocchie. Loro sono stati impegnati in realt molto piccole. Poi invece fatto anche cose grandi. A La Paz hanno costruito un colleggio con pi di 1200 ragazzi, con la Portada, grande refettorio. Anche per Cochabamba, Condebanba, Tacopaia, Arka, Apongo, sono tutti i passi tra Cochabamba e la Paz. Qui si creata una scuola agricola, coltivano fragole, c grande struttura dove i ragazzi vengono dal campo stano l poi tornano al campo a sperimentare la coltura e poi tornano a scuola. M:C un tentativo di passaggio di consegne? Tenete presente che la diocesi non ha niente di sua propriet. Se noi dovessimo andar via tutto rimane l. Quattro anni fa abbiamo consegnato una parrocchia completa al vescovo, cera tutto anche campo squash, si autososteneva, poi passata a boliviani hanno fatto fuori tutto. Gli avevamo dato tutto, teatro, conto in banca, i parrocchiani contribuivano per le spese vive, pagando qualcosa alla parrocchia. Loro non hanno i nostri ritmi, molti problemi non li vedano, Nel 98 sono sceso in missione ufficiale, avevo fatto da qui il mio programma, ore 9, ore 10,..il primo giorno ho aspettato tutta mattina, alla fine a pranzo sono arrivati tutti, questo con i preti, Stiamo cercando di gestire il passaggio dellospedale che ci costa un occhio della testa, persino la jeep di propriet della diocesi locale. La nostra sotria molto strana, dice una grande apertura dal punto di vista economico ma una grande chiusura a livello culturale. Siamo la diocesi che d pi soldi al Sud del mondo, per se dovessimo fare una ricerca culturale per capire quanto incide culturalmente qua, credo poco. Per ogni fatto manca la percezione del problema. Guarda che davvero rispetto alle altre diocesi, a parte quelle a statuto speciale che non fa testo prendono un sacco di soldi da Roma, Bergamo viaggia bene dal punto di vista economico. Solo che noi facciamo come siamo abituati.

M: Mi pare che sia un territorio con un po di contraddizioni? Bergamo stato un impero della Lega e allo stesso tempo questo impero della Lega offre 800 missionari che manda migliaia di euro in missione e ch? fischio, come pu esserci questa contraddizione.

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Ti rendi conto: a una generosit economica e di tempo, non corrisponde un pensare politico legato al bene che invece realizzi quello che tu hai voluto fare dal punto di vista dei soldi. Questo pensavo che fosse meno forte da altre parti .Non voglio spare contro la mia Chiesa. Tu capisci bene che qua la Chiesa una potenza. Io mi son trovato diverse volte a sedere a dei tavoli, al tempo cera ass. Benassi. Mi invitano alla riunione sulla riduzione del debito, e altre realt. Lui fa tutte le sue cose, spiega tutte le cose e alla fine gli chiedo, -cosa mi hai chiamato a fare?- lui mi risponde, senti mettiamo insieme le forze, -Quali sono le forze? Tu cosa fai come comune?- Io posso dare visibilit alla cosa. -Ma attraverso cosa: Leco di Bergamo che della Diocesi, Bergamo Tv che della diocesi, Radio Alta che della Diocesi? Io non ho bisogno di t!- Era detto male questo, ma per far capire come per forza di cose il sedere attorno a un tavolo in questo senso portava, non sulla mia persona, ma sulla realt che rappresentavo l il 90% del peso, che sbagliato; di fatto non potevi dialogare. Questo rappresenta la bellezza ma anche il dramma della nostra Chiesa. Io ho in mente delle Chiese piu povere che dialogano. Noi abbiamo questo handicap grosso. F:Questo si riflette anche nei progetti di cooperazione? Prendi Bergamo per lAsia, quelli del comune Provincia ci mettono 5000, 5000, la diocesi ci mette 100000 dico: -chi comanda?- Da una parte un bene, una garanzia, dallaltra parte, un male, la viviamo anche nel piccolo paesino, nel piccolo paese la parola del parroco ancora pi forte di quella del sindaco. Io ho fatto il prete 20 anni f in un paese al confine con la citt, il venerdi prima del venerd santo si riempe la chiesa e lui diceva quello che voleva dir in un anno. E una potenza incredibile, in un paese attaccato alla citt. Son cambiate molte cose, per questa uno dei limiti e delle ricchezze, dal punto di vista della ricchezza torno al CELIM (ONG creata dal centro missionario) importante che viva come laico. Se diventa succube perde la sua missione. F:Che rapporti ci sono tra i migranti e la diocesi, come si manifestano nella parrocchia di san Lazzaro? Io su questo so molto poco. Don Mario che vive li ti pu rispondere. Il mio impegno sarebbe quello di far comprendere nelle comunit il valore di queste presenze. La parrocchia di san Lazzaro nata dentro mille paradossi. La parrocchia deve avere una sua identit, per non vogliamo creare il ghetto, s, semmai allinizio appena arrivi, vai a San Lazzaro, ad es. il primo figlio lo battezzi a San Lazzaro, ma il secondo no, te lo battezzi nella tua parrocchia. Anche nella mia parrocchia 2/4 sono immigrati. A San Lazzaro tu trovi laccoglienza per a un certo punto tu devi fare il passaggio nella tua parrocchia altrimenti fai un ghetto, questa la sfida. E chiaro che la festa di Natale e la Virgen di Vicupina ti ritrovi, per ci deve essere il tentativo di integrarli in una comunit. F: I bergamaschi rappresentano una presenza forte allinterno della Chiesa boliviana, tra vescovi e preti? Tito Solari vescovo di Cochabamba, la chiesa di Cochabamba per la prima volta i mano a un italiano, per loro uno smacco, per pi della met della riunione episcopale boliviana fatta da stranieri. Mons Gelmi, vicario generale bergamasco, Eugenio Cotta unaltro bergamasco, leconomo un altro ancora M:Cosa pensate del progetto di gemellaggio? Noi siamo alla fine di un episcopato e questo fa s che non possiam decidere niente per il prossimo anno. Io non vado a impegnarmi in una cosa che poi non dovr fare io. Se ci fosse stato Amdei ti avrebbe detto di si, ma il nome del prossimo vescovo verr fuori a Novembre prossimo.A gennaio del prossimo anno ci sar un vescovo nuovo attivo e operante. E una scelta molto grossa che non pu fare un ufficio. Siamo in un momento di blocco.

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