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Introduzione

La chimica studia la materia: la sua composizione, la sua propriet e le reazioni. Il punto di vista della chimica degli elettroni. Controlla le quantit delle reazioni, e l'energia. Per materia si intende tutto ci che ha una massa. La chimica una scienza sperimentale, ovvero che utilizza il metodo scientifico, implementato da Galilei, che consiste in: Osservazione del fenomeno raccolta dei dati formulazione di ipotesi elaborazione dei dati formulazione della legge applicazione della legge e verifica sperimentale

Utilizza spesso la creazione di modelli, conveniente ipotizzare questi modelli (atomo, legame, molecola, gas etc) questi sono trasposizioni della realt per interpretare e razionalizzare le propriet e le trasformazioni della materia.

Misure e grandezze
Per applicare il metodo scientifico bisogna descrivere e caratterizzare il fenomeno in questione, per motivi di riproduzione sperimentale e comunicazione. Servono quindi dei sistemi di riferimento. Le grandezze sono enti misurabili, introdotti per descrivere fenomeni. Il pi diffuso il SI. Le grandezze fondamentali sono: metro, kg, sec, ampre, kelvin, mole, candela. Le altre grandezze sono derivate, ovvero sono composte da combinazioni di grandezze fondamentali. Le derivate sono: area, volume, densit, forza, pressione, energia, lavoro, calore, velocit, accelerazione, potenza, carica elettrica, differenza di potenziale, resistenza, frequenza. Le grandezze si dividono in estensive e intensive. Le estensive dipendono dalle dimensioni del campione. Le intensive non dipendono dalle dimensioni del campione. La massa la misura della resistenza che un corpo oppone alla variazione del suo stato di quiete e di moto. Il peso pari alla forza con qui la sua massa viene attratta dalla Terra. La pressione il rapporto tra la forza e l'unit di superficie su cui agisce. Il volume; 1L=1dm3 La densit il rapporto massa/volume. Il peso specifico; d*g Energia, capacit di un corpo di compiere un lavoro e trasferire calore. (potenziale, cinetica) Lavoro, f*s Temperatura, informazioni sull'energia cinetica delle particelle. Differenza di 273,15 tra C e K Calore, energia che passa da un corpo a temperatura maggiore a uno a temperatura minore, e dipende dalla quantit di materia che viene coinvolta. Calore specifico, quantit di energia assorbita da 1kg di materiale durante un aumento di

temperatura di 1k. La quantit di energia trasferita si misura col calorimetro.

Misure
Ogni misura pu essere accompagnata da due tipi di errori: sistematici, a causa di strumenti di cattiva qualit accidentali, a causa di cambiamenti delle condizioni durante la misurazione.

Il valore pi attendibile la media tra le misurazioni, il misurato sempre l'approssimazione della verit. L'incertezza del valore pi attendibile 'errore assoluto, ovvero la differenza tra il massimo e il minimo valore misurato. Le cifre significative sono tutte le cifre di una misurazione pi la prima cifra incerta. Si indicano secondo le seguenti regole: tutti i numeri diversi da zero si considerano cifre significative gli zeri a sinistra non sono significativi gli zeri terminali a destra dell'ultima cifra decimale non sono significativi le cifre diverse da zero sono significative e la loro quantit non varia a seconda dell'unit di misura.

Quando si ha a che fare con numeri troppo grandi o troppo piccoli si utilizza la notazione scientifica. Esprimendo i numeri moltiplicandoli per potenze di 10.

La materia e la sua suddivisione


Gli stati
Un sistema una porzione delimitata di materia; gli stati fisici in cui la si pu trovare sono: solido: ha volume definito, forma propria e rigidit. liquido: ha volume definito, ma non una propria forma. areiforme: non ha volume proprio, non ha forma propria e pu essere compresso o costretto.

Questi stati sono dovuti a due fattori: legami tra le particelle, temperatura e pressione.

Le fasi e i sistemi
Si definisce fase una porzione di materia fisicamente distinguibile e delimitata che ha propriet intensive uniformi. In base a questo possibili suddividere la materia in due gruppi: sistemi omogenei: sistema costituito da una sol fase sistemi eterogenei: sistema costituito da diverse fasi

A volte i sistemi omogenei sono fatti da una singola cosa (sistemi puri); le sostanze pure hanno caratteristiche e composizione costante.

Un sistema formato da due o pi sostanze pure un miscuglio. I miscugli hanno composizione chimica variabile. Un miscuglio eterogeneo formato da componenti chimicamente definiti e da fasi fisicamente distinguibili. Sistema omogeneo eterogeneo descrizione Costituito da sola fase Pi fasi Sostanze pure Acqua pura, oro puro, cloruro di sodio puro. Acqua pura e ghiaccio miscugli Acqua di rubinetto,sale marino, acciaio, leghe Acqua e sabbia, legno granito, latte, marmo, sabbia, fumo, nebbia

La schiuma, la nebbia, il fumo e l'emulsione sono esempi di miscugli eterogenei in fasi diverse. I colloidi costituiscono una classe di materiali che ha caratteristiche intermedie tra quelle dei miscugli omogenei e quelle dei miscugli eterogenei. soluzioni N costituenti particelle visibilit Grandezza particelle <10 4 invisibile <10 -9 colloidi 10 4- 10 9 Visibile UM 10 -9- 10 -7 sospensioni > 10 9 Visibile MO > 10 -7

Una dispersione colloidale si distingue in una soluzione per l'effetto Tyndall: un raggio luminoso viene deviato dalle grandi particelle della fase dispersa favorendo una luminosit diffusa. Se la fase disperdente, liquida o gassosa, prevale su quella solida, si ha un sol. Se prevale la fase solida sulla fase disperdente, si ha un gel.

I passaggi di stato
Le sostanze e i materiali possono passare, per effetto delle variazioni di temperatura o di pressione, da uno stato fisico allaltro. Ecco i possibili passaggi di stato: - Brinamento: da gassoso a solido - Condensazione (liquefazione): da gassoso a liquido - Evaporazione (ebollizione): da liquido a gassoso, di vapore. - Solidificazione: da liquido a solido - Fusione: da solido a liquido - Sublimazione: da solido a gassoso A parit di massa, nel passaggio di un materiale dallo stato liquido allo stato aeriforme, il volume aumenta e la densit diminuisce. Nel passaggio allo stato solido la densit, di solito, aumenta. Il ghiaccio uneccezione perch meno denso dellacqua. Dai disordinati agli ordinati: freddo Dagli ordinati ai disordinati: calore

La temperatura critica al di sotto della quale si pu compattare le particelle con la pressione. Sopra la temperatura critica per comprimere laeriforme serve, oltre alla pressione, anche un obbligatorio aumento di pressione.

Curve di riscaldamento e raffreddamento:


Ogni sostanza pura ha una curva di riscaldamento e temperature di fusione e di ebollizione caratteristiche in funzione della pressione a cui avviene il passaggio di stato. Spesso e volentieri, le osservazioni riguardo i processi vengono messe su carta tramite grafici, per vedere se sono presenti delle relazioni. [Per esempio in ascissa c il tempo e in ordinata il calore. Se i ghiaccio parte da -50, si scalda fino a 0 nonostante gli si fornisca calore rimane lsolo dopo un po si scosta dai 0.aumenta e si blocca per un po a 100. Rimane bloccato un po a quella soglia prima di iniziare a salire. Questi sono i calori latenti di passaggio di stato. Infatti per es, fino a che lultimo residuo di ghiaccio non sciolto. Le soste termiche rimangono fino a che tutto non passato di stato! facile mantenere la soglia di 0 e di 100. Infatti nel primo caso c sempre un pezzetto di ghiaccio; nel secondo, basta che stia bollendo sono 100] Alla temperatura di fusione c liquida e solida. Alla temperatura di ebollizione liquida e gassosa. Ogni sostanza pura ha una curva di raffreddamento attraverso la quale si distinguono: - Temperatura di condensazione: (a parit di pressione uguale a quella di ebollizione) - Temperatura di solidificazione (a parit di pressione uguale a quella di fusione) La tensione di vapore di un liquido, a una data temperatura, la pressione che esercita un vapore in equilibrio con il proprio liquido puro, ed tanto pi alta quanto maggiore a temperatura. [se ho la coca cola appena la apro potentedopo un po di giorni sgasata. Se il tappo lo svito dopo poco non succede niente. Se lo apro dopo tanto il gas formato va ad uscire.] La temperatura debollizione di un liquido la temperatura a cui la tensione di vapore uguaglia la pressione esterna : maggiore la pressione, pi difficile lebollizione del liquido. [pi bassa la temperatura, pi bassa la pressione, pi ci metto a cucinare. In montagna lacqua bolle prima, ma a temperatura pi bassa e quindi la pasta cucina in pi tempo (tutto perch la pressione dellatmosfera minore)]. Un aumento della pressione produce un innalzamento della temperatura di ebollizione. La fusione e la solidificazione sono poco influenzate dalla pressione esterna: infatti sono passaggi caratterizzati da piccoli cambiamenti di volume, non particolarmente contrastati da pressioni elevate.

Tecniche di separazione
Pi i miscugli sono amalgamati, pi difficile separarli. Si sfrutta la differenza di propriet dei costituenti per separare i due componenti. - La filtrazione il metodo per separare, per mezzo di filtri, i materiali solidi da un miscuglio liquido o gassoso. Di solito si usa un setaccio, un filtro ecc (per es separare la pasta dallacqua con lo scolapasta!). se le differenze tra i fori e i costituenti sono poche, si pu dare una spinta! - La centrifugazione il metodo per separare i miscugli eterogenei di liquidi e/o solidi aventi densit diversa. (Per esempio nella centrifuga lacqua passa e la biancheria no, grazie alla

forza centrifuga si velocizza.) - Lestrazione con solvente il metodo per separare i componenti di un miscuglio per mezzo di un solvente (infatti le sostanze si comportano in maniera diversa con i solventi). Per esempio gli imbuti separatori separano le cose e si pu bloccare la fuoriuscita con un rubinetto. - La cromatografia il metodo per separare i componenti di un miscuglio che si spostano con velocit diverse su un supporto(fase fissa), trascinati da un solvente (fase mobile). [Per esempio se metto un pezzo di carta (ha capillarit) nellacqua di una pozzanghera vedo le cose che salgono pi o meno velocemente. Dopo un po si vedono quelli che sono saliti di pi e di meno. Una cosa simile allelettroforesi.] - La distillazione si basa sulla diversa volatilit dei componenti di miscele liquide. Minore la temperatura di evaporazione, maggiore la volatilit. [si da calore alla miscela fino a che uno dei costituenti passa di stato e abbandona la soluzione. Se sono gassosi, si riportano allo stato liquido facendoli ricondensare. Mi accorgo che dalla miscela finito di evaporare il primo elemento, quando la temperatura sale, ci vuol dire che ci si sta avvicinando allebollizione del secondo elemento.] Tutte si basano sulla differenza che hanno tra loro gli elementi.

Trasformazioni della materia


La materia sottoposta in ogni momento a modificazioni e trasformazioni, i cambiamenti possono essere variazioni dello stato, del colore, dimensione ecc ecc. Si distinguono in due categorie: trasformazioni fisiche: la materia non si modifica nelle sua composizione trasformazioni chimiche: comportano variazione della composizione chimica delle sostanze con formazione di nuove sostanze.

Nelle reazioni chimiche le sostanze originarie si dicono reagenti, le nuove sostanze prendono il nome di prodotti. Si utilizzano appositi formalismi per rappresentare le reazioni chimiche. Le trasformazioni chimiche possono presentare cambiamenti caratteristici quali: formazione di bollicine variazione d colore formazione o scomparsa di un solido liberazione di prodotti gassosi riscaldamento o raffreddamento del recipiente in cui avviene la reazione senza che sia stato aggiunto o sottratto calore dall'esterno.

Tuttavia solo attraverso l'analisi chimica che si determina con certezza se una trasformazione chimica o fisica. E' possibile isolare da un miscuglio uno o pi sostanze pure. La maggior parte di queste sostanze pu subire una trasformazione chimica e produrre sostanze pi semplici. Altre resistono a qualsiasi tipo di trasformazione, Le sostanze pure formate da componenti pi semplici si chiamano composti, Le sostanze che non possono essere trasformate in sostanze pi semplici si chiamano elementi.

Gli elementi o sostanze elementari hanno atomi tutti uguali; i composti hanno due o pi tipi di atomi di elementi diversi.

Gli elementi
Gli elementi oggi conosciuti sono 118: 92 in natura, presente sotto forma di composti 26 scoperti, nel corsi di ricerche sull'energia atomica oppure con reazioni nucleari

La quantit e la distribuzione degli elementi presenti in natura sono molto diverse. La classificazione degli elementi oggi utilizzata stata proposta dal russo Dimtrij Mendeleev nel 1869. Mendeleev classific gli elementi in base alle loro propriet chimiche e fisiche ordinandoli in una struttura detta tavola periodica. Nella tavola gli elementi possono essere suddivisi in 4 categorie: metalli, non metalli, semimetalli, gas nobili. La classe pi numerosa quella dei metalli che hanno le seguenti caratteristiche: Lucentezza tipica buoni conduttori di calore buoni conduttori di elettricit duttili malleabili solidi formano cationi variamente colorati gassosi, ma anche liquidi e solidi cattivi conduttori di calore cattivi conduttori di elettricitt fragili formano anioni a temperatura ambiente sono solidi sono semiconduttori

I non metalli hanno caratteristiche opposte:

I semimetalli presentano propriet intermedie tra metalli e non metalli:

La conducibilit dei semiconduttori aumenta drogandoli. I pi noti sono il germanio e il silicio che vengono impiegati nei componenti elettrici. I gas nobili non fanno composti con altri elementi.

Teoria atomica
La materia formata da particelle microscopiche, gli atomi. Democrito fu il primo che attribu il nome atomi a particelle infinitamente piccole, immutabili in continuo movimento, separate da spazio vuoto indistruttibili e indivisibili di cui, su basi filosofiche, sarebbe stata costituita tutta la materia.

Leggi ponderali della chimica


Legge della conservazione delle masse (1789 Lavoisier) Lavoisier studi sperimentalmente le trasformazioni chimiche arrivando a enunciare la legge di conservazione della massa. In una reazione chimica, la massa dei reagenti esattamente uguale alla massa dei prodotti. Legge della composizione definita (1799 Proust) Proust scompose numerosi composti minerali negli elementi costitutivi misurandone le diverse quantit e proporzioni arrivando a enunciare la legge delle proporzioni definite. In un composto, i rapporto tra le masse degli elementi che lo costituiscono definito e costante. Legge delle proporzioni multiple (Dalton) Dalton osserv che alcune copie di elementi possono combinarsi tra loro in modi diversi e dare origine a pi di un composto. Quando un elemento si combina con la stessa massa di un secondo elemento per formare composti diversi, le masse del primo elemento stanno fra loro in rapporti semplici, esprimibili tramite numeri interi piccoli. La teoria atomica proposta da Dalton afferma che: la materia fatta di atomi piccolissimi, indivisibili e indistruttibili; tutti gli atomi di uno stesso elemento sono identici e hanno la stessa massa; gli atomi di un elemento non possono essere convertiti in atomi di altri elementi gli atomi di un elemento si cambiano solo con numeri interi di atomi di un altro elemento gli atomi non possono essere n creati n distrutti ma si trasferiscono interi da un composto all'altro.

Atomi e molecole
Le propriet microscopiche, ovvero le propriet chimiche, dipendono dalla natura degli atomi e delle molecole che costituiscono le sostanze. Le propriet macroscopiche sono il risultato degli effetti cooperativi di un enorme numero di atomi e di molecole. Non sono il prodotto delle propriet microscopiche. Gli elementi sono costituiti da atomi che hanno identiche propriet chimiche Una molecola un raggruppamento di due o pi atomi che ha propriet caratteristiche. Esistono molecole formate da atomi dello stesso tipo (elementi) come le molecole diatomiche.

Altre sono formate anche da pi di due atomi dello stesso tipo (es. zolfo) Le molecole dei composti sono formate da atomi diversi. La materia non costituita soltanto da atomi e da molecole: molte sostanze sono costituite da particelle cariche elettricamente (gli ioni). Gli ioni carichi positivamente si chiamano cationi. Gli ioni carichi negativamente si chiamano anioni. I composti ionici (come i sali) sono formati da cationi e anioni.

Ogni molecola rappresentata da una formula chimica che specifica la composizione della sostanza. La formula bruta, o grezza, di una molecola indica da quali e quanti elementi esso costituito. Formule di struttura, razionali.

E' importante tenere presente che in un composto il rapporto di combinazione tra le particelle e quello tra le masse non coincide: infatti particelle diverse hanno masse diverse,

Teoria cinetica
La teoria cinetica spiega il comportamento della materia quando viene sottoposta a scambi di energia. I postulati su cui si basa la teoria cinetica sono: le particelle della materia sono in continuo e inarrestabile movimento temperatura e calore sono manifestazioni del moto delle particelle le particelle non sono a contatto, ma separate da spazi vuoti Nei solidi le particelle non si muovono ma oscillano e vibrano attorno a posizioni fisse ben precise. Nei liquidi possono scivolare le une sulle altre. Le particelle dei gas hanno massima libert di movimento con un moto totalmente disordinato.

Il contenuto di energia cinetica diverso a seconda dello stato di aggregazione della materia

La teoria cinetica spiega la relazione fra la temperatura e l'energia cinetica. La temperatura assoluta di un corpo direttamente proporzionale all'energia cinetica media delle particele che la costituiscono. Scaldando un corpo tuttavia aumenta anche l'energia potenziale perch le particelle che lo compongono si allontanano le une dalle altre. Le particelle si liberano dalle forze attrattive elettrostatiche passando da uno stato ordinato a uno via via pi disordinato. A parit di massa l'aumento del contenuto energetico maggiore quando si passa dallo stato liquido a quello areiforme che da solido a liquido. Durante un passaggio di stato, la temperatura rimane costante anche se si continua a fornire o sottrarre calore.

Il calore scambiato durante il passaggio di stato di chiama calore latente. Il c.l. non provoca variazoni di temperatura perch il calore fornito durante un passaggio di stato non modifica l'energia cinetica media delle particelle Il c.l. Di fusione la quantit di energia necessaria per fondere completamente 1kg di sostanza pura alla temperatura di fusione. Il c.l. Di vaporizzazione la quantit di energia necessaria per far evaporare completamente 1kg di sostanza pura alla temperatura di vaporizzazione. Il c.l. Di fusione e c.l. Di vaporizzazione sono propriet intensive della materia e vengono utilizzati. Fanno eccezione quei solidi, come la naftalina e lo iodio, le cui forze di coesione sono cos deboli che passano dallo stato solido direttamente a quello areiforme (sublimazione).

Masse atomiche
Le ricerche condotte da Gay-Lussac sul gas confermarono l'esistenza di rapporti di combinazione ben precisi tra i loro volumi. Legge di combinazione dei volumi: 2 idrogeno + 1 ossigeno = 2 acqua Il rapporto tra i volumi dei gas che reagiscono tra loro espresso da numeri interi piccoli se misurati nelle stesse condizioni. Tale rapporto rispettato anche per i prodotti nel caso siano a loro volta gas. Si cerc di dare una spiegazione alla legge di combinazione dei volumi alla luce della teoria atomica ammettendo un legame tra volume e numero di particelle contenute. Ipotesi: Il volume proporzionale alla massa delle particelle degli atomi. Il volume proporzionale al numero di atomi

Molte evidenze sperimentali venivano difficilmente spiegate ammettendo che le particelle fossero atomi. Legge di Avogadro: la legge Gay-Lussac e la teoria atomica di Dalton furono messe in relazione da Avogadro. Volumi uguali di gas diversi, misurati nelle stesse condizioni, contengono lo stesso numero di molecole. Dalton, oltre a tutto il resto, compila la prima tabella delle masse atomiche degli elementi conosciuti, prendendo come riferimento l'atomo di idrogeno: la massa cos espressa retta massa atomica relativa. Le masse atomiche proposte da dalton risultano errate nella maggior parte dei casi perch dalton partiva dal presupposto che la molecola d'acqua avesse formula HO. Cio che l'ossigeno fosse otto volte pi pesante dell'idrogeno. Fu grazie alla distinzione fra atomi e molecole proposta da Sranislao Canizzaro (in ba se agli studi gi compiuti nel 1811 da Amedeo Avogadro) che si arriv alla corretta determinazione della massa degli atomi. Canizzaro utilizz il principio di Avogadro per correggere le masse atomiche relative conosciute e propose un metodo per misurarle che aveva origine dalla densit dei gas. Il rapporto tra la densit di due sostanze gassose, alla stessa temperatura e pressione, uguale al

rapporto tra le masse delle loro singole molecole. Le masse atomiche e le masse molecolari oggi si possono calcolare sperimentalmente utilizzando lo spettrometro di massa. [se ho un cannone che spara con forza uguale, i proiettili pi piccoli vanno pi lontano rispetto ai proiettili pi grandi.] a seconda della gravit che devo impostare per farli cadere in quel punto, ne deduco la massa. Quindi quello che si cambia principalmente la gravit o tuttal pi la carica di lancio. La massa atomica di un elemento ma o di un composto mc ha valori molto piccoli e difficili da misurare se espressa con le usuali unit di misura. Al chimico interessa il rapporto reciproco delle masse che fare aire pi che il numero esatto degli atomi (anche perch non riuscirebbe a pesare un tot di numero di atomi ma solo qualche grammo). La massa atomica di un elemento (peso relativo) la massa relativa rispetto allatomo di 12C. Lunit di massa atomica (u o dalton) uguale a 1/12 della massa dellatomo 12C. Il valore dellunit di massa atomica unificata, 1 u (u.m.a. o Da) 1,661 x 10-24 g. La massa atomica relativa (o PA), Aa di un elemento un numero adimensionale che esprime il rapporto tra la sua massa e quella di un 1/12 dellatomo di carbonio. La massa molecolare relativa (o PM), mr, la somma delle masse atomiche relative che compaiono nella molecola. Per i composti ionici la massa molecolare relativa si calcola allo stesso modo ma prende il nome di peso formule. stato perci necessario trovare una grandezza che mettesse in relazione queste cose: La mole la quantit di sostanza che contiene un numero di particelle elementari uguali al numero di atomi contenuti in 12 g di 12C [una mole di ossigeno ci sono tanti atomi di ossigeno quanti ce ne sono in]. Una mole di qualsiasi cosa ha le stesse cose che ci sono in 12 grammi di carbonio 12. La massa di una mole di un elemento (o di un composto) uguale al suo PA (o PM) espresso in grammi. Una mole, se si parla di elementi, composto ecc la quantit in grammi al suo peso atomico o al suo peso molecolare espresso in grammi. La massa molare M che si misura in g/mol la massa di una mole. 1 mol H2= 2,016 g diH2 Avogadro si pose il problema di quante particelle elementari fossero contenute in una mole e le risolse tramite il rapporto: Massa molare / massa atomica = 6,022 x 1023 particelle/mol. noto come numero o costante di Avogadro. Una mole di sostanza contiene sempre 6,022 x 1023particelle (atomi, molecole o ioni). In pratica per calcolare il numero di moli di una sostanza si usa la formula n=mM. possibile stabilire quanto gli elementi contribuiscano alla massa complessiva degli elementi. Attraverso una proporzione si pu stabilire la percentuale di un elemento allinterno di un composto La formula minima il rapporto minimo in numero tra gli atomi, tra i costituenti di un composto. C6H12O6__CH2O la seconda la formula minima del glucosio (prima formula) I passaggi per determinare la formula minima sono i seguenti: - Si scrive la massa m in grammi di ciascun elemento presente in 100g di composto, cio la sua percentuale in massa; - Si calcola il numero i moli n di ciascun elemento; - Si divide il numero di moli di ciascun elemento per il pi piccolo numero di moli calcolato; i numeri interi che si ottengono sono gli indici numerici della formula; - Si scrivono gli elementi e in basso a destra basso a destra di ciascuno il rispettivo indice. Per scrivere la formula molecolare di un composto necessario misurare sperimentalmente anche la sua massa molecolare. La formula molecolare un multiplo della formula minima. Lo strofinio di qualsiasi oggetto provoca la comparsa su diu esso di una carica elettrica che pu attrarre piccoli oggetti. La carica elettrica pu essere positiva o negativa. Cariche di segno opposto

si attraggono, cariche di segno uguale si respingono. L'americano Benjamin Franklin il primo a parlare di fluido elettrico, costituito da particelle distinguendo l'elettricit positiva e negativa. Volta comprese che l'elettricit una corrente lenta capace di provocare trasformazioni chimiche. Si deve al chimico svedese Berzelius il collegamento tra elettrochimica e teoria atomica; sugger l'idea che ogni atomo possedesse carica positiva e negativa. Dopo una serie di esperimenti condotti lungo tutto l'800 con i tubi di Crookes, si arriv alla scoperta dei raggi catodici. I raggi catodici sono corpuscoli carichi, si muovono in linea retta; a queste particelle venne dato il nome di elettroni. Thomson determina il rapporto carica massa dell'elettrone, misurando la deviazione che i raggi catodici subivano al variare dell'intensit del campo magnetico. 1886 Goldstein raggi canale (protoni) 1905 Millikan determina la carica dell'elettrone. Successivamente scoperta neutrone James Chadwick. Gli atomi sono formati da tre particelle fondamentali: elettrone: con carica negativa protone: carica positiva neutrone

I nuclei di atomi diversi presentano diversa carica positiva, quindi contengono un diverso numero di protoni. Il numero di protoni presenti nel nucleo di un atomo detto numero atomico (Z) Se l'atomo neutro il numero dei protoni uguale al numero degli elettroni. Il numero atomico caratteristico di ogni elemento ed la grandezza fondamentale che lo identifica (spesso viene omesso) Moseley dimostr sperimentalmente che la posizione degli elementi nella tavola periodica dipende dal numero di cariche positive presenti nel nucleo, ovvero dal numero di protoni. Le masse atomiche relative degli elementi sono circa il doppio del valore del loro numero atomico. Oltre ai protoni, nel nucleo ci sono anche i neutroni. Neutroni + protoni=nucleoni Numero di nucleoni=numero di massa Attraverso lo spettrografo di massa, nei primi del 900 si dimostr che gli elementi sono costituiti da atomi che, in quantit pi o meno grande, presentano massa leggermente diversa: gli isotopi. Gli isotopi sono atomi dello stesso elemento aventi le stesse propriet chimiche ma masse diverse, perch contengono un diverso numero di neutroni.

La massa atomica relativa di un elemento che si legge sulla tavola periodica la media ponderata delle masse dei suoi isotopi, calcolati secondo la loro abbondanza percentuale. Oggi le masse atomiche si determinano attraverso lo spettrometro di massa. Alcuni isotopi sono instabili ed emettono spontaneamente un particella, trasformandosi nel nucleo di un altro elemento.

I modelli atomici
Dalton Thomson Rutherford Bohr Quantomeccanico

Dopo la scoperta degli elettroni, fu presto chiaro che all'interno dell'atomo doveva esistere una carica elettrica positiva corrispondente a quella negativa degli elettroni
Thomson

Thomson propose come modello una sfera carica positivamente con gli elettroni sparsi al suo interno.
Rutherford

Rutherford determin la natura delle particelle (atomi di elio privi di due elettroni) con le quali poi bombard un a sottilissima lamina d'oro ( 1 m, spessore 1000 atomi): alcune attraversavano, altre venivano deviate, alcune tornavano indietro. Sulla base di questi risultati, l'atomo composto di un nucleo di 10-15 nm in cui sono concentrate carica positiva e massa, mentre gli elettroni occupano lo spazio vuoto
Bohr

il modello di Rutherford fu messo in crisi dal fatto che, stando alle leggi dell'elettromagnetismo, l'elettrone, carica elettrica in movimento, avrebbe dovuto irradiare energia, perdere velocit e cadere nel nucleo (10-8s) ma non si spiega perch gli atomi con pi di un elettrone restano li. Bohr con il suo modello cerc di ovviare alle obiezioni ed in pi spiegare gli spettri degli atomi. La luce un particolare tipo di onda elettromagnetica che si crea per rapidissima oscillazione di cariche elettrice. L'insieme delle onde elettromagnetiche costituisce lo spettro elettromagnetico. I parametri che caratterizzano le onde elettromagnetiche sono la velocit (v), la lunghezza d'onda () e la frequenza (f) v= f La lunghezza d'onda si esprime in nm e la frequenza in hz. Fin dal '600 ci fu un dibattito sulla natura della luce; la diffrazione della luce la caratteristica principale della sua natura ondulatoria. L'interazione della luce con la materia la prova che la luce ha anche natura corpuscolare. La propagazione del fascio luminoso dovuto allo spostamento di un gruppo di pacchetti di energia, detti quanti di energia o fotoni. Secondo la teoria corpuscolare i fotoni possono provocare l'espulsione degli elettroni atomici (effetto fotoelettrico) oppure possono venire assorbiti cedendo l'energia che trasportano. La relazione di Planck-Einstein riassume questo comportamento: E=h*v dove E= energia di un fotone di luce h= costante di Planck 6,63 * 10-34 j/s v= frequenza della radiazione elettromagnetica ricordando che v=c/ la stessa relazione di pu scrivere E = h * c/
Gli spettri

Gli spettri sono il risultato della composizione della luce ottenuta facendola passare in un apposito

(prisma, reticolo). Lo spettro continuo una serie di colori che si susseguono senza discontinuit, tipico dei solidi e dei liquidi portati all'incandescenza. Lo spettro a righe, tipico dei gas rarefatti sottoposti a scarica elettrica, formato da righe colorate discontinue (righe si emissione) L'emissione della luce dei gas rarefatti si ha in seguito al trasferimento di energia dalla scarica elettrica agli atomi che costituiscono il gas. Se si fa passare luce bianca attraverso un'ampolla riempita si gas, nello spettro si identificano righe meno brillanti: sono le righe di assorbimento. Bohr con il suo modello cerc di ovviare alle obiezioni ed in pi spiegare gli spettri degli atomi. 1. L'elettrone percorre solo determinate orbite circolari (stazionarie) senza emettere e cedere energia e quindi senza cadere nel nucleo. 2. All'elettrone sono permesse solo certe orbite a cui corrispondono determinati valori di energia (quantizzata). 3. Le orbite vicino al nucleo sono le meno energetiche e l'elettrone tende ad occuparle se non viene eccitato. 4. Per passare da un orbita all'altra di livello energetico superiore, l'elettrone assorbe energia. 5. Per passare da un'orbita ad un altra a contenuto energetico minore, l'elettrone emette un fotone di appropriata frequenza. (se appartiene al visibile dello spettro elettromagnetico appare come riga colorata). 6. L'energia del fotone emesso e assorbito corrisponde alla differenza di energia delle sue orbite. Un fotone che viene assorbito da un atomo, cede tutta la sua energia a uno dei suoi elettroni, che passa cos a uno stato energetico pi elevato. A ogni salto di orbita si ha una transizione energetica, ovvero emissione o assorbimento di energia sotto forma di fotone le orbite degli elettroni in un atomo sono quantizzate mvr=nh/2 il numero quantico principale n indica il livello energetico associato a ogni orbita. Il livello pi basso di energia detto stato fondamentale i livelli a energia superiore dello stato fondamentale si chiamano eccitati. Ogni transizione dell'elettrone a uno stato eccitato a un livello energetico inferiore caratterizzato da una riga nella spettro di emissione.
Modello quantomeccanico

Il modello di Bohr present i suoi limiti presto: non era applicabile ad atomi con molti elettroni e non spiegava gli spettri atomici in presenza di un campo magnetico. Dopo alcuni tentativi di aggiustamento fu necessario inventare una nuova fisica per descrivere il mondo microscopico. De Broglie ipotizz che la doppia natura ondulatoria e corpuscolare della luce fosse propriet universale della materia. Associ a ogni particella in movimento un'onda. Il legame tra caratteristiche corpuscolari e ondulatorie, per la luce, si manifesta nella relazione

= h / m * c Le onde associate con l'elettrone e con qualsiasi corpo in movimento, si chiamano onde di de Broglie La meccanica quantistica la parte della chimica-fisica che descrive il comportamento di elettroni, fotoni e altre particelle microscopiche basandosi su leggi statistiche. Le leggi della meccanica quantistica determinano la probabilit con cui pu verificarsi un evento che coinvolge particelle microscopiche: possono per esempio fornire indicazioni statistiche sulla posizione o la velocit delle particelle. Il principio di indeterminazione di Heisemberg afferma che non possibile conoscere a ogni istante contemporaneamente la posizione e la velocit di un elettrone. Poich le informazioni sul moto dell'elettrone possono essere solo di tipo probabilistico, con la meccanica quantistica il concetto di orbita dell'elettrone inadeguato le onde che si propagano con l'elettrone in moto nell'atomo possono essere descritte da una funzione matematica proposta da shrodinger nel 1926: l'equazione di shrodinger. Questa equazione fornisce informazioni sulla probabilit di trovare l'elettrone in un punto particolare dello spazio intorno al nucleo. valori di E per i quali lequazione ha soluzioni, si chiamano autovalori, le corrispondenti funzioni autofunzioni. Linsieme delle soluzioni dellequazione, pu essere scritta sotto forma di ununica funzione: = (x, y, z, n, l, m,); x, y, z sono le coordinate spaziali ed n, l, m i numeri detti quantici Lespressione matematica dv rappresenta come varia la probabilit di trovare lelettrone nel volume infinitesimo dv, nelle varie regioni dello spazio1. La funzione donda contiene tre numeri interi, detti numeri quantici n, m, l ce definiscono lo stato quantico dellelettrone e ne specificano il valore di una propriet. Lorbitale una funzione (non una realt fisica) donda elettronica caratterizzata da una particolare terna di valori di n, l e m. Il numero quantico principale n (n = 1, 2, 3, , 7) definisce il livello energetico dellelettrone che proporzionale alla distanza dal nucleo. Il numero quantico secondario l (l = 0, 1, ..., n-1) determina le caratteristiche geometriche dellorbitale (sottolivello energetico). Valori di l: 0-1-2-3; lettera: s-p-d-f. Il numero quantico magnetico m (m = -l, 0, +l) definisce quanti orbitale della stessa forma, ma con orientazione diverso, possono coesistere in un sottolivello. Il mio orbitale che ha una certa forma si pu disporre nello spazio in modo diverso e il terzo numero quantico magnetico m ne definisce lorientamento rispetto agli assi. Per esempio 0 una sfera. Quindi la sfera nello spazio no la si pu girare. Gli orbitale che corrispondono a 1, molto allungata, si possono essere mettere in maniera diversa. Il numero di spin ms (ms = 12) indica il valore di spin che pu esser assunto dallelettrone. La scoperta del quarto numero quantico port Pauli a enunciare il principio di esclusione, secondo il quale in un orbitale possono essere presenti al massimo due elettroni con spin opposto o antiparallelo. Principio di esclusione (Wolfang Pauli): in un atomo possono esistere due elettroni aventi tutti e quattro i numeri quantici uguali. Ovvero soltanto due elettroni possono essere descritti dallo stesso 1Questo paragrafo non importante.

orbitale e, in tal caso, devono avere spin opposti per poter occupare lo stesso spazio. Quindi in un orbitale ci possono al massimo solo due elettroni. Se il primo numero quantico n=4, ho quattro alternative per il secondo numero quantico 0, 1, 2, 3 se il primo numero quantico n=1, ho una sola alternativa 0. E cos via ecc Lo spazio intorno al nucleo entro il quale si ha una certa probabilit di trovare lelettrone, si chiama orbitale (assume concretezza quando si riferisce a un e-) La superficie di contorno degli orbitali s una sfera il cui volume aumenta allaumentare del numero quantico principale n. La superficie di contorno degli orbitali p un doppio lobo che si espande lungo gli assi x, y, z2. La superficie di contorno degli orbitali d a quattro lobi. Di grande complessit la superficie di contorno degli orbitali f. Quando latomo di idrogeno nel suo stato fondamentale, lelettrone pi vicino al nucleo e lorbitale 1s caratterizzato dalla quaterna di numeri quantici n=1 La rappresentazione completa degli orbitali occupati da tutti gli elettroni di un atomo o in uno ione in ordine crescente di energia si chiama configurazione elettronica degli elettroni. Si indica quindi come si posizionano gli elettroni. Per scrivere la configurazione elettronica di u atomo si applica il principio di Afbau (regola della diagonale). Gli orbitali vengono riempiti in orine crescente di n+l, in caso di parit, valore minore di n. il numero atomico z dellelemento indica il numero degli elettroni da sistemare. 1H 100+ 2He 1 0 0 + 100- Secondo la regola di Hund, se ci sono orbitali allo stesso livello energetico, prima si colloca un elettrone su ciascun orbitale vuoto, poi si completano gli orbitali semipieni. Nella configurazione elettronica pi stabile di un atomo, gli elettroni appartenenti a un medesimo sottolivello tendono ad assumere lo stesso spin. Regola di Hund: nella configurazione a pi bassa energia (stato fondamentale), gli elettroni che stanno nello stesso livello energetico (cio che occupano orbitali degeneri) LA CONFIGRAZIONE ELETTRONICA DI UN QUALSIASI ELEMENTO. QUESTE REGOLE QUINDI SONO RELATIVE.

2Da ricordare sono gli s e i p.

Classificazione degli elementi


Il primo tentativo di classificarli fu di Wolfgang Dobereiner nella prima met dell'800, rilev che a gruppi di tre presentavano notevoli somiglianze. In particolare ipotizz che la massa atomica dell'elemento centrale della triade potesse avere la media aritmetica delle masse atomiche degli altri due elementi. Cannizzaro del 1860 risolse il problema delle masse atomiche e in seguito John Newlands enunci la legge delle ottave secondo la quale sopo una serie di 7 elementi, l'ottavo presenta elementi simili al primo elemento della serie precedente. Nel 1869 Dmitrij Mendeleev ordin i 63 elementi noti in base alla masso atomica crescente, e costru la prima tavola periodica degli elementi. Mendeleev determin anche la legge della periodicit attraverso la quale pot vedere le propriet di elementi ancora sconosciuti e scoperti anni dopo. Nella tavola periodica che Mendeleev pubblic alla fine del 1871, gli elementi erano ordinati in 12 file orizzontali e otto verticali secondo la massa atomica crescente. Non comparivano i gas nobili perch non li avevano ancora scoperti. Le propriet fisiche e chimiche degli elementi appartenenti a una stessa riga o perioda variano con gradualit. Gli elementi che hanno propriet chimiche simili appartengono a una stessa colonna (gruppo). Lungo le righe nello schema c'erano spazi vuoti, la moderna tavola periodica ordina gli elementi in base al numero atomico crescente, organizzati in gruppi e periodi. Queste propriet fisiche e chimiche degli elementi sono una funzione periodica del loro numero atomico. Gli elementi di uno stesso gruppo presentano una disposizione simile degli elettroni pi esterni. Gli elettroni del livello pi esterno sono detti elettroni di valenza. Gli elementi che appartengono allo stesso periodo presentano gli elettroni di valenza allo stesso livello energetico. Gli elementi della moderna tavola periodica sono 118. Gruppo 1: metalli alcalini Gruppo 2: metalli alcalini terrosi Gruppo VII: alogeni ultimo: gas nobili le righe orizzontali formano 7 periodo ciascuno dei quali indica il livello energetico a cui si trovano gli elettroni di valenza degli elementi. Gli elementi verticali formano i gruppi tra il gruppo II e il III si trovano gli elementi di transizione. Gli elementi che chiudono i periodi sono i gas nobili cos chiamati per la scarsissima reattivit dovuta alla loro configurazione elettronica stabile. La tavola si pu suddividere in blocchi che corrispondono al riempimento degli orbitali da parte degli elettroni di valenza.

La struttura di Lewis permette di rappresentare la struttura elettronica dello strato di valenza degli elementi dei gruppi principali.

Propriet degli elementi


variano con regolarit lungo la tavola periodica in base alla variazione periodica della configurazione elettronica. Le propriet periodiche sono: il raggio atomico la met della distanza minima di avvicinamento tra due atomi dello stesso elemento. Il raggio atomico aumenta lungo un gruppo e diminuisce lungo un periodo. Potenziale di ionizzazione: l'energia necessaria per rimuovere un elettrone ad un atomo isolato. L'energia di prima ionizzazione aumenta lungo un periodo e diminuisce lungo un gruppo. L'affinit elettronica l'energia che si libera quando un atomo in fase gassosa cattura un elettrone. L'affinit elettronica, come l'energia di prima ionizzazione, aumenta lungo un periodo e diminuisce lungo un gruppo. L'elettronegativit di un elemento misura la sua tendenza ad attrarre gli elettroni di un legame da un altro elemento. L'elettronegativit aumenta lungo un periodo, e diminuisce lungo un gruppo. Il pi elettronegativo il fluoro, quelli pi elettronegativi nella tavola si trovano verso destra.

A seconda delle loro propriet fisiche chimiche gli elementi si possono suddividere in metalli, non metalli e semimetalli. Segnato da una linea di demarcazione la divisione tra metalli e non metalli. Le propriet chimiche dei metalli dipendono dalla tendenza di prendere elettroni.

Legami chimici
Nonostante l'enorme numero di combinazione possibili fra gli atomi, non tutte sono realizzabili: un composto si forma solo se la sua energia potenziale minore dei singoli atomi che lo costituiscono. Soltanto se due atomi liberano energia durante il processo di formazione del composto si forma il legame chimico. L'energia di legame la quantit di energia che necessario fornire a una mole di sostanza per rompere il legame fra i suoi atomi. Tanto maggiore l'energia di legame, tanto pi stabile il composto, tanto pi forte il legame che si instaurato tra gli atomi. Il motivo della stabilit dei gas nobili risiede nel fatto che la loro configurazione elettronica presenta otto elettroni nello strato di valenza, che quindi completo. Non essere stabili vuol dire cercare di ottenere la stabilit: un atomo raggiunge il massimo della stabilit acquistando, cedendo condividendo elettroni con un altro atomo .

Legame covalente
Il legame covalente si forma quando due atomi mettono in comune una coppia di elettroni. Mettere in comune un elettrone vuol dire che due atomi si avvicinano e si forma un nuovo orbitale che abbraccia entrambi i nuclei. Gli elettroni sono messi in compartecipazione per raggiungere l'ottetto e appartengono in contemporanea ad entrambi. Rimangono in orbita e si comportano come se fosse un normale elettrone. Se i due atomi sono identici il legame covalente puro perch, siccome sono uguali, hanno la stessa elettronegativit e quindi attraggono l'elettrone allo stesso modo. Il legame covalente caratteristico delle molecole diatomiche, ma la tendenza a mettere in comune elettroni si manifestano anche tra atomi di natura diversa. I legami tra atomi possono essere rappresentati con la simbologia di Lewis oppure con trattini. La lunghezza di legame la distanza che intercorre tra i nuclei di due atomi uniti da un legame covalente. Il legame covalente pu essere singolo se condivisa una sola coppia di elettroni doppio se sono condivise due coppie di elettroni. triplo se sono condivise tre coppie di elettroni. pi il legame forte pi vicini sono gli atomi.

Legame covalente dativo


Il legame covalente dativo si forma quando la coppia di elettroni di legame fornita da uno solo dei due atomi che partecipano al legame. L'atomo che dona gli elettroni si dice donatore quello che li riceve prende il nome di accettore. Chi dona deve avere un doppietto libero, ovvero degli elettroni in pi quello che riceve gli elettroni deve mancare di elettroni.

Legame di coordinazione
I composti di coordinazione si formano quando un metallo, o un ione metallico, viene circondato da atomi donatori di elettroni. Mentre il legame dativo ha come conseguenza la formazione di una molecola neutra, il legame di coordinazione porta alla formazione di uno ione.

Legame covalente polare


Atomi di natura diversa (0,4 < e < 1,9) possono legarsi in modo tale che gli elettroni non si trovano pi al centro fra i due atomi ma sono spostati pi verso l'atomo a maggiore elettronegativit su cui si forma una parziale carica negativa. L'altro atomo acquisisce una parziale carica positiva.

La molecola prende il nome di dipolo. Tanto maggiore la differenza di elettronegativit tra due atomi tanto pi polarizzato il legame che li unisce.

Legame ionico
Il legame ionico si forma quando la differenza di elettronegativit maggiore (e > 1,9). L'atomo pi elettronegativo diventa ione negativo, l'altro uno positivo. Gli ioni si attraggono per forza elettrostatica formando un legame ionico. Una volta formatosi, lo ione negativo assume la configurazione del gas nobile successivo. Mentre lo ione positivo assume quella del gas nobile che lo precede nella tavola periodica. Tanto maggiore la differenza di elettronegativit fra due atomi, tanto pi polarizzato il legame che li unisce. Dalla posizione sulla tavola periodica si pu dedurre che: gli elementi metallici (a sinistra della tavola periodica) tendono a cedere elettroni diventando elettroni positivi, mentre i non metalli (a destra della tavola) tendono ad assorbirli.

I composti ionici
Gli ioni un un composto ionico sono disposti secondo uno schema ben preciso e possono dar luogo a un reticolo cristallino a 6 o 8 ioni. L'esistenza dei reticoli spiega anche l'elevato punto di fusione di questi composti solidi.

Il legame metallico
Gli atomi metallici possono mettere in comune gli elettroni di valenza che vengono condivisi tra pi nuclei. Il legame metallico quindi dovuto all'attrazione fra gli ioni metallici positivi e gli elettroni mobili che li circondano. Le propriet tipiche dei metalli sono dovute infatti alla libert di movimento degli elettroni pi esterni.

La forma delle molecole e le forze intermolecolari


La forma delle molecole
In una molecola, gli atomi sono disposti in rapporti geometrici particolari che conferiscono alle sostanze le loro propriet peculiari. Ci che definisce la geometria di una molecola l'angolo di legame, ovvero l'angolo formato dagli assi congiungenti i nuclei degli atomi che si legano. stata messa a punto una teoria che permette di ricavare le strutture molecolari delle formule du Lewis: la teoria VSEPR, detta teoria detta repulsione delle coppie di elettroni del guscio di valenza. I principi fondamentali della teoria sono: La disposizione degli atomi in una molecola dipende dal numero totale di coppie elettroniche di valenza che circondano l'atomo centrale. Le coppie elettroniche avendo uguale segno, si respingono e si collocano alla maggiore distanza possibile le une dalle altre. Secondo questi principi, possiamo dire che: due coppie individuano una geometria lineare 180. tre determinano un assetto di 120 quattro hanno un angolo di 109,5 e cos via.. Se si tratta di molecole con coppie di elettroni libere sull'atomo centrale, a causa della repulsione esercitata da queste, la molecola assume una forma triangolare.

Le forze intermolecolari
Le forze intermolecolari che si instaurano tra molecole sono sempre forze di natura elettromagnetica. Pur essendo relativamente deboli, sono importanti nel determinare gli stati di aggregazione. La polarit di una molecola dipende dai legami, ma anche dalla sua geometria, grazie alla quale le polarit dei legami possono annullarsi a vicenda oppure sommarsi.

Dipolo
Un dipolo un sistema che ha due poli elettrici con carica q uguale, ma di segno opposto, separati da una certa distanza d. Un dipolo elettrico ha un momento dipolare, grandezza vettoriale data dal dal prodotto della carica dei due poli per la distanza (q1q2d). Una molecola apolare se la somma di tutti i momenti dipolari uguale a 0.

Le tre forze intermolecolari


Ci sono tre tipi di forze intermolecolari: 1. forze dipolo-dipolo Le molecole polari che hanno momento dipolare complessivo diverso da zero, si dicono dipolari permanenti. I legami elettrostatici tra dipoli permanenti sono chiamati forze dipolo-dipolo. 2. forze di London Queste sono interazioni elettrostatiche tra molecole apolari che formano dipoli temporanei a causa dello sbilanciamento della distribuzione degli elettroni.

La durata dei dipoli dell'ordine di 10 14 e 10 15 secondi ma sufficiente per produrre una netta forza di natura attrattiva 3. Il legame idrogeno una forza attrattiva che si instaura tra molecole che contengono un atomo di idrogeno legato covalentemente a un atomo piccolo molto elettronegativo con una coppia elettronica libera ( N,O,F). Il legame idrogeno circa 10 volte pi debole di un legame covalente ma vale circa il doppio di un normale dipolo-dipolo. Nelle proteine, i legami a idrogeno che si stabiliscono fra gli atomi di idrogeno legati all'azoto e gli atomi di ossigeno legati al carbonio, sono responsabili della struttura elicoidale. La forza di un legame legata all'energia necessaria per allontanare le particelle legate tra loro.

Nomenclatura chimica
La nomenclatura chimica regolamentata da un'associazione internazionale: IUPAC (international union of pure and applied chemistry). Ancora oggi vengono usate le nomenclature tradizionali e quella di Stock.

La valenza
La valenza (superata) rappresenta il numero di elettroni che l'atomo guadagna, perde o mette in comune quando si lega ad altri atomi ed espressa in n di atomi di H con cui si lega un elemento anche indirettamente. La valenza di un atomo corrisponde in genere al numero di legami che l'atomo pu formare. Un atomo pu avere pi di una valenza; quella base data dalla posizione occupata nella tavola periodica (gruppo) e viene indicata tramite numeri romani.

Il numero di ossidazione
Il numero di ossidazione rappresenta la carica che ogni atomo, in una molecola o in uno ione poliatomico, assumerebbe, o ha, se gli elettroni di legame fossero assegnati all'atomo pi elettronegativo. Uno stesso atomo pu avere, in composti diversi, pi numeri di ossidazione (anche frazionari). Per determinare il numero di ossidazione bisognerebbe quindi: scrivere la formula di struttura del composto scindere i legami attribuendo all'atomo pi elettronegativo gli elettroni di legame. Sommare le cariche

Leggere e scrivere le formule


La formula chimica bruta di un composto mostra da quali elementi formato; gli indici numerici in posizione pedici, indicano quanti atomi di ogni elemento sono presenti nella molecola. La formula di struttura indica in pi tra quali atomi si instaurano i legami e quanti sono.
I composti binari

La maggior parte dei composti formata da due parti, quella a sinistra costituita da un metallo o da un catione, l'altra da un non metallo o un anione. In generale, si scrive a destra l'elemento che ha il numero di ossidazione pi positivo. Per i composti binari, il nome si costituisce indicando per primo l'elemento a destra, con la desinenza -uro, seguito dal nome dell'altro elemento, ad eccezione dei composti dell'ossigeno, che vengono chiamati ossidi, e non ossigenuri. Se i numeri di ossidazione sono uguali in modulo, si affiancano i simboli dei due ioni, a sinistra quello positivo, e destra quello negativo. Se invece sono diversi, per arrivare alla formula bisogna scambiare la valenza: 1. si scrivono i simboli nell'ordine corretto ( + , - ) 2. si scambiano gli indici e si mettono in posizione pedici. 3. Nel caso i due indici abbiano un divisore comune, si semplifica.

Nomenclatura chimica
1. Nomenclatura tradizionale: basata sulla divisione degli elementi in metalli e non metalli, tiene conto del numero di ossidazione degli atomi che formano la molecola. 2. Nomenclatura di Stock: fornisce informazioni pi chiare sul numero di ossidazione degli elementi, indicate con cifre romane poste tra parentesi. 3. Nomenclatura IUPAC: consente di evidenziare la relazione tra il nome di un composto e la sua formula chimica.

La nomenclatura dei composti binari

I sali binari IUPAC: Si aggiunge il suffisso -uro al nome del non metallo da cui derivano. Se i due elementi si combinano in modo diverso, usiamo i prefissi mono-,di-,tri-, tetra-, penta-, esa-, epta- a seconda del numero di atomi che entrano a far parte del composto. Stock: Si aggiunge il suffisso -uro al nome del non metallo da cui derivano. Se i due elementi si combinano in modo diverso, si indica il numero di atomi che entrano a far parte del composto tra parentesi in cifre romane. Tradizionale: si aggiunge -uro al nome del non metallo da cui derivano e si utilizzano i suffissi -oso e -ico per indicare il numero di ossidazione maggiore e minore dei cationi metallici. I composti binari dell'ossigeno IUPAC: si usa il termine ossido preceduto dai suffissi mono-, di-, tri-, tetra-, ecc... a seconda del numero di atomi di ossigeno presenti nel composto; a tale termine segue il nome del catione preceduto dal suffisso che indica il numero di atomi con cui il catione compare nella molecola. Stock: gli ossidi con numero di ossidazione variabile sono distinti indicando il numero di ossidazione in cifre romane tra parentesi. Tradizionale: questa nomenclatura distingue tra ossidi basici (ossidi dei metalli) e ossidi acidi (ossidi dei non metalli). Ossidi basici: si utilizza il termine ossido seguito dai suffissi -oso e -ico a seconda del n.o. Ossidi acidi: termine anidride seguito da: 1. -ica nel caso il non metallo abbia un solo numero di ossidazione. 2. -osa (<) e -ica (>) se ha due numeri di ossidazione. 3. Nel caso abbia pi di due numeri di ossidazione si utilizzano i prefissi ipo- (n. minimo) e per- (n. massimo). Gli ossidi dell' azoto, del carbonio, del manganese e del cromo non seguono le regole della nomenclatura tradizionale. I perossidi, molecole che contengono due atomi di ossigeno legati tra loro con n.o -1, vengono indicati allo stesso modo da Stock e dalla IUPAC: perossido di -nome dell'elemento-. I composti binari dell'idrogeno Si distinguono in tre gruppi: 1. Idruri metallici: composti dell'idrogeno con metalli del I e II gruppo (molto elettropositivi). Solitamente allo stato solido. 2. Idruri molecolari o covalenti: composti dell'idrogeno con elementi del IV, V, VI gruppo. Solitamente liquidi o gassosi. In questi composti, la formula si scrive mettendo sempre H alla fine. La nomenclatura per questi due gruppi unica: IUPAC: si usa il termine idruro preceduto dal prefisso mono-, di-, tri- ecc. seguito da di e il nome dell'altro elemento. Stock: idruro di -nome dell'elemento-. Seguito dal numero di ossidazione tra parentesi. Tradizionale: idruro seguito dal nome dell'altro elemento con il suffisso -oso oppure -ico.

3. Idracidi: gruppo di sei composti binari costituiti da idrogeno e un non metallo. Le loro formule si scrivono mettendo prima H. IUPAC: nome del non metallo-uro di idrogeno. Tradizionale: acido nome del non metallo-idrico.
La nomenclatura dei composti ternari

I composti ternari sono formati dalla combinazione di tre elementi differenti. I principali sono: gli idrossidi, gli ossiacidi (o ossoacidi) e i sali acidi. Gli idrossidi Sono composti ionici ottenuti facendo reagire gli ossidi basici con l'acqua. Il gruppo monovalente caratteristico degli idrossidi l'ossidrile OH. Per i metalli bivalenti, trivalenti ecc, il gruppo OH si racchiude tra parentesi. IUPAC: mono-, di-, tri-, ecc. idrossido seguito dal nome del catione. Stock: idrossido seguito dal nome del catione con la valenza tra parentesi. Tradizionale: idrossido, nome del catione Gli ossiacidi Composti dalla reazione dell'acqua con gli ossidi acidi o anidridi. Tradizionale: si indicano con il termine acido seguito da: 1. -ico nel caso il non metallo abbia un solo numero di ossidazione. 2. -oso (<) e -ico (>) se ha due numeri di ossidazione. 3. Nel caso abbia pi di due numeri di ossidazione si utilizzano i prefissi ipo- (n. minimo) e per- (n. massimo). IUPAC: acido - prefisso numero atomi di ossigeno osso - nome non metallo ico. (nox) I sali acidi Composti ionici che derivano dagli acidi per sostituzione di uno o pi idrogeni con un catione metallico o con lo ione ammonio. Tradizionale: se l'acido termina in -oso, il sale assume suffisso -ito. se l'acido termina in -ico, il sale assume suffisso -ato.

Gli stati di aggregazione della materia


I gas
Caratteristiche:

forma e volume non propri comprimibili si diffondono velocemente

I fattori che influenzano il comportamento di un gas sono la temperatura, la pressione, il volume e la quantit di gas: volume: m3, l=dm3 quantit: mol temperatura: K, C, F pressione: Pa (n/m2), atm, mmHg, bar
Legge di Boyle, isoterma

PV=K P1V1=P2V2 curva isoterma (ramo di iperbole)


Legge di Charles o II di Gay Lussac, isobara

V/T=K Vt=Vo(1+at) Vt=Vo+1/273Vo(T-To) curva isobara, semiretta


Legge di Gay Lussac, isocora o isovolumica

P/T=K Pt=Po(1+at) Pt= Po + 1/273Po(T-To)


La relazione volume/moli

con T e P costanti V=kn k indipendente dalla natura del gas


La pressione

La pressione totale esercitata da una miscela di gas uguale alla somma delle pressioni parziali e i singoli componenti la miscela. Pt = P1 + P2 +P3 ecc ecc La pressione parziale la pressione esercitata da ciascun gas costituente.
La diffusione

Una delle peculiarit dei gas la loro capacit di diffondersi, cio disperdono le loro molecole all'interno di un altro gas. La velocit di diffusione di un gas in un altro inversamente proporzionale alla radice quadrata della sua massa molecolare (MMA/MMB)

L' equazione di Wan der Waals

descrive il comportamento dei gas reali, mediante la correzione di P e V, e riporta la situazione allo stato ideale [P + a(n/v)2](V-nb)=nrt
Diagramma di Andrews

la rappresentazione del comportamento di un sistema gas liquido (condensazione). Per un gas ideale il diagramma a temperatura costante formato da curve isoterme. Per un gas reale, invece, si ottiene un grafico ad isoterma solo a temperature molto elevate e a basse pressioni.

I solidi
Caratteristiche

incomprimibili forma e volume propri rigidi diffondono pochissimo

I solidi cristallini

I solidi cristallini sono caratterizzati da una disposizione interna regolare di atomo, molecole o ioni (struttura cristallina). Le particelle si dispongono a formare un reticolo tridimensionale derivato dalla ripetizione di un'unit minima detta cella elementare. La cella elementare l'unit pi piccola che ripetuta nelle tre dimensioni dello spazio genera l'intero cristallino. Le pi comuni sono cubica a corpo centrato, cubica facce centrate.
Costituzione interna delle celle dei solidi

Polimorfismo: stessa sostanza con pi forme cristalline (sipendono dalle condizioni di cristallizzazione CaCo3, calcite, argonite) Allotropia: pi forme cristalline (e non solo) di un elemento. Isomorfismo: sostanze diverse con identica forma cristallina

Classificazione dei solidi

in base alla forma della cella elementare (14 reticoli fondamentali, 7 sistemi..) in base alla natura dei legami: Ionici solidi a temperatura ambiente; alto PF (400-800 C) solubili in solventi polari, insolubili in quelli apolari, duri (la durezza misura la resistenza che un cristallo oppone alla scalfittura, secondo la scala di Mohs) e fragili, si sfaldano, non conduttori (fusi e sciolti si). Covalenti solidi reticolari, quarzo, diamante, grafite, rete tridimensionale di legami covalenti fra gli atomi. Solidi a temperatura ambiente, alto PF (1000 C), insolubili, duri e fragili, non conduttori, a parte la grafite. Insolubili sia in solventi polari che apolari.

Le diverse strutture sanno ragione delle propriet lubrificanti e della conducibilit elettrica della grafite, e della durezza e della conducibilit di calore del diamante. La grafite usa infatti un reticolo esagonale, con un elettrone libero tra un piano e l'altro. Molecolari zucchero, ghiaccio, naftalina, iodio; costituiti da molecole tenute insieme da legami a idrogeno, dipolo dipolo o forze di wan der waals. Solubili in solventi simili, bassi PF, non conduttori, moderata durezza. Metallici Atomi legati con legame metallico. PF variabile, buoni conduttori, lucentezza tipica, duttili, malleabili.

Teoria delle bande


le propriet di una sostanza sono strettamente connesse alla struttura. Tra tutti gli atomi del metallo si determina la fusione degli orbitali atomici esterni con formazione di un elevato numero di orbitali molecolari. I livelli energetici degli orbitali di valenza sono numerosissimi e vicini tali da formare delle bande. Una banda riempita solo parzialmente detta banda di conduzione. La banda piena di elettroni di valenza si chiama banda di valenza.
Na ha nell'ultimo livello 1 e nel 3s. Tutti gli atomi di Na formano una banda di orbitali 3s occupata parzialmente da elettroni. 3p vuoti formano una banda detta di conduzione.

Conduttore

Banda di conduzione riempita parzialmente, oppure vuota ma sovrapposta a una piena.


Na la banda di conduzione coincide con quella di valenza. Mg la banda di valenza 3s piena ma si sovrappone a quella do conduzione 3p vuota.

Isolanti

Tutte le sostanze solide che si comportano da isolanti elettrici hanno una banda di valenza molto distante dalla banda di conduzione, dato il grande dislivello energetico.[] I semiconduttori possono essere: tipo p: se il numero di elettroni esterni p inferiore e la banda di valenza non del tutto piena tipo n: se gli elettroni sono soprannumerari e occupano in parte la banda superiore di conduzione. I semiconduttori puri non conducono la corrente, se drogati, ovvero aggiungendo impurit, diventano conduttori. Si, Ge (IV) posso drogarli con B (III) tipo p (positivo) o con As, Ga, tipo n. Transistor, celle fotovoltaiche, integrati, contengono giunzioni p-n. Al buio si stabilisce un equilibrio, alcuni e- abbandonano N e riempiono alcune lacune elettroniche di P.

Solidi amorfi: vetri

Mancanza di sfaldatura, PF non netto (rammolliscono), struttura disordinata.


Cristalli idrati

Nel reticolo entra acqua in quantit stechiometriche. CuSO4.5H2O; CaSO.2H2O Agenti essiccanti o disidratanti.
Cristalli liquidi

sostanze che, al di sotto del PF, si comportano sia come liquidi che come cristalli. Composti organici di forma allungata. La transizione reversibile, avviene per AT o corrente, provocando cambiamenti di trasparenza o colore.

I liquidi
molte propriet dei liquidi dipendono dalla natura delle forze intermolecolari che agiscono nella sostanza. I liquidi sono: Incomprimibili; Non hanno forma propria ma volume proprio; Densit maggiore rispetto ai gas; diffondono lentamente rispetto ai gas; Fluiscono (viscosit) tendenza ad evaporare evaporazione: e particelle di liquido, possono scorrere le une sulle altre. Possiedono una certa energia cinetica media, pu darsi che quelle in suoperfice possiedono energia sufficente per uscire.

Passaggi di stato
Evaporazione

se si fa avvenire il processo in un recipiente chiuso si avr allinizio la stessa serie di eventi, le molecole che hanno lenergia necessaria a rompere i legami diventano aeriformi, urtano tra di loro e contro il recipiente. E alcune di queste pu avvenire che ritornano nel liquido, questo dipende dalla tensione di vapore saturo. Si arriver a un certo punto in cui la quantit di particelle che abbandonano il liquido uguale a quello che ritorna nel liquido (equilibrio dinamico); in queste condizioni si avr un certo numero di particelle in equilibrio con quelle del liquido. In queste condizioni posso andare a misurare la pressione nel contenitore del vapore saturo, e trovo la pressione o tensione di vapore saturo. Questa dipende dai legami che tengono insieme le particelle (pi sono deboli pi la pressione sar maggiore perch pi sono le particelle che passano allo stato aeriforme, quindi dalla natura del liquido) e dalla temperatura (a maggior temperatura ho maggiore evaporazione); non dipende dalla superficie. I liquidi che hanno unalta pressione si dice che sono pi o meno volatili. La pressione di vapore serve per farci capire quando un liquido bolle. Un liquido bolle quando la sua pressione di vapore eguaglia o supera quella esterna.
Ebollizione

avviene a una temperatura ben definita, e interessa tutta la massa del liquido, non solo la superficie. VISCOSIT: queste particelle possono scivolare luna sullaltra; se le forze che tengono insieme queste particelle [] (attrito che le particelle hanno nello scorrimento luna sullaltra).

Le soluzioni
Abbiamo visto sostanze pure fino ad ora, oppure composti. Quelle eterogenee sono fatte da pi fasi nelle quali si mantengono le propriet di partenza. A seconda delle dimensioni si possono avere le caratteristiche intermedie (fumi, nebbie, emulsione). C un qualcosa che scioglie (solvente) e quello in minor quantit che viene sciolto (soluto). Le soluzioni solide: - Leghe: possono cambiare le percentuali dei componenti, dovuta al fatto che si forma un reticolo cristallino dei miei ioni metallici e si formano dei legami metallici. Soluzioni gassose: i gas si mischiano bene in qualsiasi proporzione perch tra una particella e laltra c un sacco di spazio; ogni gas mantiene le sue caratteristiche, [Dalton: la pressione totale la somma delle pressioni parziali] Soluzioni liquide: - O due liquidi - O un gas e un liquido - O un solido e un liquido Per formare un qualcosa di liquido. il soluto si scioglie nel solvente a seconda di varie cose. - Due liquidi: il simile scioglie il simile. Se invece le interazioni sono completamente diverse le apolari non tenderanno a unirsi con le polari. Se si formata una soluzione perch i componenti sono della stessa natura. - Solido-liquido: i solidi ionici si sciolgono in solventi [] [manca un pezzo] c un limite che ha un certo solvente di sciogliere n certo soluto. Solubilit: indica la concentrazione della soluzione satura. Dipende dalla natura del solvente e del soluto; - Gas-liquido: maggiore la pressione maggiore la quantit che si scioglie, e viceversa. La solubilit di una sostanza dipende dalla natura di un liquido. Dipende da cosa sciolgo e dovo lo sciolgo. All'aumentare della temperatura aumenta la solubilit della sostanza (nei gas era il contrario) ma non per tutti i sali la stessa cosa.

Propriet delle soluzioni


Mettere insieme soluto e solvente rende il mix in grado di assumere propriet particolari, altre volte invece non si hanno propriet inedite. Le propriet sia che siano nuove, sia che erano gi presenti nella sostanza originaria, sono sempre legate a quanto ho messo di un componente rispetto all'altro. Concentrazione o titolo della soluzione esprime quanto soluto ho messo rispetto alla soluzione finale. Unit di misura della concentrazione di tipo fisico: entrano in gioco grandezze fisiche come massa, densit ecc... Unit di misure chimiche, per esempio quando ci metto dentro le moli. Soluto (sciolto), solvente (scioglie) e soluzione (totale). % P/P percentuale peso/peso (in realt percentuale massa/massa). Per esempio grammi di soluto su grammi di soluzione. % V/V percentuale volume/volume. Per esempio millilitri di soluto si millilitri di soluzione. Passando dalla massa al volume ho bisogno della densit, per esempio nel caso: % P/V (m/v) g soluto / 100 ml soluzione. Se tolgo il solvente, il soluto rimane uguale.

le unit di misura della concentrazione di soluzioni chimiche possono essere divise in: Frazione molare: rapporto tra le moli di un costituente e le moli totali molarit (M):moli di soluto in 1L di soluzione molarit (m): moli di soluto in un kg di solvente i tutti questi modi di esprimere la concentrazione devo stare attento perch il volume cambia in funzione delle condizioni (temperatura, pressione ecc..) normalit: equivalenti di soluto in un litro di soluzione. Gli equivalenti di soluto sono una frazione delle moli di soluto. Si ottengono dividendo le moli di soluto per un numero che dipende dal tipo che reazione fa il soluto e quindi in base alla natura del soluto.

Propriet colligative: particolari propriet delle soluzioni che non dipendono dal soluto. Valgono per le Soluzioni ideali: esse devono fare poche reazioni, il soluto deve essere volatile e deve esserci poco soluto. 1) abbassamento della tensione di vapore in un liquido (effetto che ha aver sciolto il livello del soluto). Se ho un liquido puro in un recipiente chiuso, le particelle di liquido evaporano, diventano gas e vano a sbattere tra di loro, fino a che raggiungono la tensione di vapore. Ma che succede se metto dentro il soluto? L'effetto che dove c' solvente pi soluto, per magia il soluto va da sinistra a destra! Magicamente le particelle di solvente evaporano e condensano nell'altra soluzione. Vedi la la legge di Roult.

Senza solvente

In quello non puro, aumeta il livello oerch arriva il solvente dell'altro recipiente

seguire il libro. La propriet ebullioscopica tipica di ogni solvente. Sciogliendo il soluto, si rende molto meno libere le particelle del solvente e quindi si abbassa il punto di congelamento della soluzione. La costante crioscopica per la molalit. Le soluzione acquose congelano a temperatura pi bassa rispetto all'acqua. osmosi: membrana permeabile al solvente, impermeabile al soluto legge pressione osmotica: PV=MRT M=molarit isotonico = ipotoniche < ipertoniche >

Le reazioni
a+b ab composizione ab a+b decomposizione ab+c ac+b scambio ab+cd ad + bc doppio scambio mancano pezzi l'energia di attivazione l'energia minima che occorre ai reagenti per rompere alcuni dei loro legami per iniziare una reazione. Lo stato di transizione op la fase della reazione in cui si stanno rompendo i legami dei reagenti e sono in via. energia di attivazione dice la ragione perch la temperatura favorisce le reazioni. Equilibrio chimico Quando le reazioni risultano incomplete e, sopratutto, sembrano non andare na vanti n indietro, si in presenza di una trasformazione reversibile in equilibrio dinamico. Un sistema in equilibrio quando sembra non modificarsi a livello macroscopico. L'equilibrio dinamico perch a livello microscopico il risultato di due processi poosti che avanzano a uguale velocit. L'equilibrio chimico si raggiunge quando la velocit della reazione diretta reagenti prodotti uguale alla velocit della reazione inversa prodotti reagenti l'equilibrio chimico si scrive reagenti prodotti a temperatura e pressione costanti, un sistema chimico chiuso all'equilibrio se la concentrazione (la pressione se si tratta di gas) dei reagenti e dei prodotti costante nel tempo. Legge dell'azione di massa (Guldberg e Waage) in un sistema chimico in equilibrio, il rapporto tra le concentrazioni molari dei prodotti e il prodotto delle concentrazioni molari dei reagenti, ciascuna elevata al proprio coefficiente stechiometrico, costante. Data la generica reazione aA + bB cC + dD il valore di questo rapporto prende il nome di costante di equilibrio (Keq) ed espressa dalla relazione Kc=[C]c[D]d/[A]a*[B]b Vdir=Vinv kdir[A]aeq[B]beq = k inv [C]ceq [D]deq kc=kdir/kinv= [C]c[D]d / [A]a [B]b Keq >1 all'equilibrio prevalgono i prodotti Keq =1 reagenti e prodotti si equivalgono Keq <1 all'quilibrio prevalgono i reagenti

nelle reazioni omogenee in fase gassosa, la costante di equilibrio viene esopressa in funzione delle pressioni parziali e si indica con Kp aA(g) + bB(g) cC(g) + dD(g) kp= (pC)c (pD)d / (pA)a (pB)b qunado una reazione non ha ancora raggiunto l'equilibrio, possiamop capirne l'andamento confrontando il quoziente di reazione Qc e la Kc Q=Kc, non in equilibrio Q<Kc diretta Q> Kc inversa il valore di K dipende solo dalla t Nelle reazioni esotermiche (A + B = C + D + Q) la costante di equilibrio diminuisce all'aumentare della temperatura. Nelle reazioni endotermiche (Q + A + B = C + D) la costante di equilibrio aumenta all'aumentare della temperatura. A temperatura e pressione costanti, in un sistema chiuso, l'equilibrio chimico corrisponde alla situazione di minima energia libera, cio G = O
Principio di Le Chatelier

Lo stato di equilibrio si altera se si vanno a modificare le condizione id temperatura, pressione, concentrazione di reagenti e prodotti. Si deve a Le Chatelier il principio dell'equilibrio mobile. Un sistema all'equilibrio, perturbato da un'azione esterna, reagisce in modo da ridurne l'effetto e raggiunge, se possibile, un nuovo stato di equilibrio. Aggiungendo un reagente a un sistema all'equilibrio, questo si sposta nella direzione che consente il consumo dell'aggiunta di reagente a favore della formazione del prodotto. Viceversa si ha la reazione opposta se si aggiunge un prodotto. Gli equilibri in fase gassosa risentono delle variazione d pressione e volume si ha una variazione tra reagenti e prodotti del numero di moli di gas 2NH3 (g) H2 (g) + 3 N2 (g) L'aumento di pressione di un sistema gassoso all'equilibrio comporta lo spostamento dell'equilibrio nella direzione in cui presente il minor numero di moli. La variazione della temperatura influisce sull'equilibrio come segue: le reazioni endotermiche sono favorite dall'aumento della temperatura le reazioni esotermiche sono favorite dalla diminuzione della temperatura. 2NH3 (g) + Q H2 (g) + 3 N2 (g) la presenza di un catalizzatore influenza solo la velocit con cui si raggiunge l'equilibrio ma, non ha nessun effetto sulla posizione dell'equilibrio (la k resta la stessa...)

le reazioni si dicono eterogenee quando i componenti si trovano in fasi diverse. Si ha una reazione eterogenea per esempio quando si libera un gas a partire da un solido, oppure quando un soluto solido si scioglie in soluzione. Nei sistemi eterogenei in cui si instaura un equilibrio di stabilit il valore della costante di equilibrio indipendente dalla quantit dei solidi. Si convenuto che, qualora in un equilibrio eterogeneo la concentrazione di una specie chimica risulti costante, essa vada inglobata nella costante di equilibrio. La dissociazione in ioni di un solido una reazione chimica specificata da una propria particolare costante di equilibrio detta prodotto di solubilit (kps) (solo sali poco solubili perch il discorso equilibri vale per soluzioni poco concentrate) il prodotto di solubilit di una sostanza uguale a prodotto dei coefficienti elevato a una costante. Kps tanto pi piccolo quanto meno solubile la sostanza. In soluzione si ha formazione di un precipitato quando il prodotto delle concentrazioni ioniche relative a una sostanza maggiore del suo kps. Quando il solido ha raggiunto la massima solubilit consentita dalla sua natura, dalla temperatura e dal tipo di solvente, non pu sciogliersi ulteriormente e rimane come corpo di fondo. In questo caso si dice che la soluzione satura. Come negli equilibri, la variazoone della temperatura influenza il prodotto di solubilit nel seguente modo: se la solubilizzazione endotermica, sar favorita la formazione della soluzione; se la solubilizzazione esotermica, la solubilit diminuisce all'aumentare della temperatura. L'aggiunta di uno ione comune a una soluzione satura di un composto ionico all'equilibrio, ne abbassa la solubilit (effetto dello ione comune)

ACIDI E BASI
1661, Robert Boyle: prima definizione di acidi e basi (o alcali). ACIDI: sostanze di sapore aspro, corrosive, cambiano il colore del tornasole da blu a rosso, diventano meno acidi in presenza di basi. BASI: sostanza scivolosa al tatto, neutralizza gli acidi e colora di blu il tornasole. 1887, Arrhenius ACIDI: sostanze che sciolte in acqua liberano ioni H+ H30+ BASI: sostanze che sciolte in acqua liberano ioni OHHcl(g) H+ aa + Cl (aa) NaOH (s) Na+ (aa) + OH- (aa) Il limite della teoria: a) la classificazione poteva essere fatto solo per le sostanze solubili in acqua. b) non si spiega il comportamento basico di sostanze che non contengono gruppi Oh c) non teneva conto della scarso probabilit di esistenza di un protone isolato in acqua. 1923, Bronsted e Lowry ACIDO: qualsiasi molecola o ione in grado di donare protoni. BASE: qualsiasi molecola o ione che pu accettare protonI. Questa teoria ampia la classificazione degli acidi e basi poich non necessaria la presenza dell'acqua. Introduce la relativit del comportamento e le coppie. Sono anfiprotiche anfotere le sostanze che come l'acqua possono sia accettare che donare protoni. 1923, Lewis ACIDO: una specie (molecola o ione) che pu accettare una coppia di elettroni. BASE: una specie (molecola o ione) capace di donare una coppia di elettroni liberi da legami. Acidi poliprotici acidi monoprotici: se sono in grado di liberare un solo H+ acidi poliprotici se liberano pi ioni H+ la reazione di ionizzazione dell'acqua o anutoprotolisi una reazione acido-base in cui la formazione degli ioni avviene per scambio di un protone fra due molecole d'acqua. La h2o si pu considerare cosrtante (la quantit che si dissocia trascurabile) e quindi inglobarla in una nuova k.

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