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, (43)(3):519-526
Anna Ferruta
In uno dei suoi ultimi scritti (“D. Winnicott parla di D. Winnicott”, 1967,
pubblicato in Italia in Esplorazioni Psicoanalitiche, Milano, Cortina, 1995),
Winnicott, nell'affrontare il tema del rapporto tra la sua teoria e altre
riguardanti lo sviluppo precoce, afferma: “A mano a mano che il tempo passa,
mi rendo sempre più conto di tutte le cose che ho perso per non avere messo
in relazione come si deve il mio lavoro con il lavoro degli altri. Non è solo
seccante per gli altri, è anche una maleducazione: e il risultato è stato che ciò
che ho detto è rimasto isolato e chi vuole arrivarci deve fare un sacco di lavoro.
Ma ho un carattere fatto così e questo è un grosso difetto” (Milano, Cortina,
1995, 605).
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lingua sufficientemente condivisa a persone preparate e interessate a lavorare
utilizzando il pensiero psicoanalitico in svariati contesti. Il punto di riferimento
scientifico è stato rappresentato da numerose associazioni psicoanalitiche e di
psicoterapia, che hanno in varia misura partecipato ai lavori(1).
Il valore sociale e umano del pensiero psicoanalitico, con il suo rispetto per il
mondo interno e la sua consapevolezza della significatività dell'impatto
relazionale nei primi momenti della vita, ha trovato qui un luogo di
comunicazione allargato, in cui molti si sono riconosciuti: la sede e
l'organizzazione fornite dall'Università senza dubbio sono state importanti,
perché hanno offerto un terreno, più neutrale e condiviso, per lo sviluppo di un
interesse scientifico. Il primo commento che vale la pena fare riguarda dunque
la domanda a cui il Congresso sembra avere risposto: formazione e dibattito
scientifico allargato.
“La mia malattia è una cosa che sono in grado di affrontare nel mio proprio
modo, e non è lontana dall'essere la difficoltà intrinseca relativa al rapporto
umano con la realtà estema” (Lettere, Milano, Cortina, 1988, pag. 87). La sua
“malattia” si riflette anche nel fatto che ognuno lo ha usato a proprio modo,
rimandando il lavoro di approfondimento, sviluppo e sistematizzazione del suo
pensiero, forse per il timore di deformarlo e spegnerne il valore creativo
personale. Significativamente, da questo punto di vista, la battuta d'inizio del
Congresso è stata data dalla lettura del bel messaggio augurale di Marion
Milner che evocava la sua lunga consuetudine con Winnicott attraverso il
commento di tre schizzi, tra loro molto simili, di mano dello stesso Winnicott, in
cui è ritratta una madre con un bambino in braccio (uno di questi compare
anche nel logo).
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Il Congresso si è dunque avventurato sul terreno della riflessione teorica e
clinica intorno ad alcuni concetti chiave del suo pensiero, ampliando l'area da
esplorare.
— Tavole rotonde intorno sia ai temi winnicottiani più visitati meritevoli di nuove
e allargate letture (Gioco e Realtà 1971-1997; Fantasia masturbatoria centrale. Il
feticcio, l'oggetto transizionale) sia ai temi meno conosciuti, raccolti in
Esplorazioni Psicoanalitiche.
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Molti relatori, specie nelle sedute plenarie, hanno riletto Winnicott alla luce del
pensiero psicoanalitico attuale. R Zak De Goldstein, a cui si deve la relazione
introduttiva (“La matrice Corpo-Psiche”), ha ripreso il concetto di campo
costitutivo della psiche come annidamento del bambino nella matrice psiche-
soma della madre, che lo pensa, lo guarda, lo sente, lo sostiene e gli dà un
nome, filtrando le angosce di agonia condivise in stati pensabili. Ma poi è
andata oltre, approfondendo l'asimmetria della relazione e utilizzando i
contributi relativi al valore della presenza effettiva della madre come portatrice
della violenza primaria fondante (Aulagnier). La Goldstein ha sottolineato, nella
nascita somatopsichica, la cesura dell'alterità, piuttosto che gli elementi di
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corrispondenza: il grido del bambino come richiesta verso qualcuno che
risponde al desiderio dell'incontro.
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Questo percorso, dalle origini agli sviluppi attuali della psicoanalisi, è stato
seguito anche in molti workshops: ad esempio, in quello su Illusione,
disillusione, delusione, P. Masciangelo (Lugano) è andato a ricercare nei testi
freudiani le tracce di quello che Freud stesso chiama il “regno di mezzo”, tra la
realtà che frustra i desideri e la fantasia che li appaga, per poi operare nette
distinzioni: Freud individua nella nostalgia il motore di un impossibile e illusorio
ritorno alle origini, mentre Winnicott considera l'illusione un elemento
propulsivo e costruttivo aperto verso il futuro e lo sviluppo del mondo psichico.
A. Usuelli (Milano), riaffermando che l'illusione funziona da fondamento della
relazione oggettuale e della vita psichica, ne ha segnato anche i limiti: i
precursori del Super-Io si impongono dall'esterno, occupando un vuoto
dell'area transizionale, che è sempre attraversata dal terzo, dall'alterità. Così
pure P. De Silvestris (Roma) ha elaborato ulteriormente il tema dell'illusione,
illustrandone l'utilità clinica nei casi di esperienze gravi di lutto e separazione:
l'illusione winnicottiana, come concetto relazionale, ha una funzione
strutturante ed evolutiva in situazioni cliniche che richiedono la possibilità di
illudersi di non essere disgiunti.
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originalità personale, non riducibile a schemi. Ha affermato che il paradosso
impregna tutti i suoi scritti, perché i concetti sono interrelati gli uni agli altri.
Così crollo può essere inteso solo se legato ad un ambiente inadeguato; molti
opposti (salute/malattia; vita/morte) non vanno considerati tali, ma aspetti
dell'emergere della psiche dal soma nell'interazione ambientale (ad esempio, in
una supervisione, Winnicott sostenne che il paziente doveva sentire che si
sarebbe suicidato “per essere vivo”). Questi temi sono stati ripresi e sviluppati
dal discussant M. Tünnesmann (Londra),
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Un'altra linea di ricerca ancora è stata quella relativa all'Uso clinico del pensiero
di Winnicott, ripreso in particolare negli interventi dei discussant che hanno
riportato situazioni cliniche condotte utilizzando le interpretazioni non come
elementi di insight, ma come esperienza nuova fatta con il paziente, come
hanno
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pensiero psicoanalitico viene esteso ad altri contesti (pediatria, psicosomatica,
educazione, arte, cultura etc.). Sono modalità largamente praticate, ma senza
un'adeguata riflessione teorica di natura schiettamente psicoanalitica.
Winnicott di questo uso è stato straordinario iniziatore, ma questo è un aspetto
che nel Congresso è rimasto più in ombra.
A questo tipo di sviluppi futuri forse ha pensato il Comitato del Congresso (M.
Bertolini, A Giannakoulas, M. Hernandez), a cui spettavano le conclusioni,
quando, dopo la relazione di Green, ha lasciato la parola agli interventi dalla
sala, dando spazio alla dinamica tra assenza e nuovi oggetti.
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