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Desertificazione, una minaccia per la Terra da affrontare a livello globale

Il processo di progressivo inaridimento della terra è una tra le minacce più gravi per il pianeta terra e contro cui si stanno studiando sempre più
interventi a livello locale e internazionale. La degradazione dei suoli, la scomparsa della biosfera e la trasformazione dell'ambiente naturale in
deserto hanno risvolti anche di tipo sociale e economico

Maria Enza Giannetto

13 Aprile 2021

Degradazione dei suoli, scomparsa della biosfera e trasformazione dell’ambiente naturale in deserto. Questi risvolti negativi, che coinvolgono la
superficie terrestre, rientrano tutti sotto il grande cappello della parola desertificazione. Un termine che non si riferisce alle condizioni delle aree
designate di norma come “deserti”, quanto, piuttosto, alle zone aride e inaridite da vari processi e che quindi riassume una tra le minacce più gravi
per il Pianeta Terra e contro cui si stanno studiando sempre più interventi a livello locale e internazionale.

Desertificazione

Foto di Free-Photos da Pixabay

Gli argomenti trattati:

Che cos’è la desertificazione

Quali sono le cause della desertificazione

Cause ed effetti della desertificazione

Come si combatte la desertificazione

Che cos’è la desertificazione

Secondo la definizione più accreditata, ovvero quella della UNCCD (United Nations Convention to Combat Desertification in Countries experiencing
Serious Drought and/or Desertification, Particularly in Africa entrata in vigore nel dicembre del 1996) la desertificazione è il «degrado delle terre
nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane». In sintesi, il processo
di desertificazione è la progressiva perdita di fertilità e consumo del suolo, attraverso la distruzione della struttura e della composizione dello stesso,
che non permette buona produzione agricola, o l’esistenza di varie specie di vegetazione spontanea.

La desertificazione si manifesta, dunque, con la diminuzione o la scomparsa della produttività e complessità biologica o economica delle terre
causate dai sistemi di utilizzo della terra, o da uno o più processi, compresi quelli derivanti dall’attività dell’uomo e dalle sue modalità di
insediamento; il deterioramento delle proprietà dei suoli e la perdita protratta nel tempo di vegetazione naturale. Oltre alla perdita di fertilità, la
distruzione del suolo ha altre aggravanti, come quando il suolo diventa meno profondo e permette l’infiltrazione solo di piccole quantità di acqua di
pioggia risultando in una diminuzione dalla quantità di acqua sotterranea.

Insomma, la desertificazione può comportare povertà, problemi di salute dovuti alla polvere portata dal vento, nonché una diminuzione della
biodiversità (che può contrastare il cambiamento climatico). Inoltre, la desertificazione può avere conseguenze demografiche ed economiche,
costringendo la popolazione a migrare lontano dalle aree colpite, andando a ingrossare le fila dei migranti economici.

Ma perché la desertificazione mette a rischio la vita di tutti gli esseri viventi? Per quanto riguarda l’essere umano, basti pensare che sui 7,7 miliardi
di abitanti del Pianeta, circa 3 miliardi vivono nelle zone aride. Queste ultime, messe insieme, coprono il 46,2 per cento delle terre emerse. Inoltre,
secondo i dati, oltre il 75% del suolo globale è già in qualche misura degradato (non stupisce, infatti, che negli anni sia anche nata la rete
peopleforsoil che ha lanciato la campagna Salvasuolo). E tra 30 anni potrebbe arrivare al 90%.

siccità e desertificazione

Foto di klimkin da Pixabay

Quali sono le cause della desertificazione


Le cause maggiori della desertificazione sono i cambiamenti climatici sempre più repentini e il riscaldamento globale. Se la desertificazione naturale,
connessa alle dinamiche climatiche, è quella che ha dato vita nel corso delle ere geologiche alle attuali aree desertiche del pianeta, il processo
legato allo sfruttamento intensivo della popolazione è sempre più un serio pericolo per le regioni aride e secche del pianeta. E si parla di quasi il 45%
delle terre emerse con percentuali che in l’Africa (il continente più colpito) toccano i due terzi delle terre coltivate.

Siccità e desertificazione trovano la loro causa principalmente nei fattori climatici, ma ci sono anche zone nel mondo dove è causata principalmente
da un uso non sostenibile delle risorse naturali (pratiche agricole e cattivo uso delle risorse idriche). In ogni caso, al contrario di quanto si pensi il
degrado non dipende solo dall’agricoltura, ma da tutto l’insieme di attività produttive e dall’incapacità dell’uomo di gestire il suolo in modo
sostenibile.

Sembra paradossale ma in realtà la desertificazione è sia una causa sia una conseguenza dei cambiamenti climatici. Il suolo è infatti un enorme
bacino di anidride carbonica e senza vegetazione questa viene rilasciata in atmosfera causando l’aumento delle temperature. Allo stesso tempo,
però, con meno piogge e temperature più alte, il suolo è di conseguenza meno fertile.

Cause ed effetti della desertificazione

l’assenza di pioggia: il terreno diventa arido fino al deterioramento totale

gli incendi e la deforestazione di vaste aree boschive rendono più fragile la natura alle mutazioni climatiche

la perdita della biodiversità

lo sfruttamento del suolo per l’agricoltura che corrode il terreno

l’inquinamento e urbanizzazione aumentano i fenomeni di piogge acide

l’erosione delle coste e lo sfruttamento dei bacini acquiferi spinge a uno sfruttamento elevato delle risorse del suolo.

Come si combatte la desertificazione

Combattere la desertificazione e il suo avanzamento continuo è ormai tra le priorità dei governi del mondo anche se non è così semplice
fronteggiare tutte le cause concatenate. L’ONU si è impegnata per affrontare i problemi in tutto il pianeta. L’assemblea delle Nazioni Unite ha
proclamato il 2011 Anno Internazionale delle Foreste, e dal 1994 il 17 giugno è stato dichiarato Giornata mondiale della lotta alla desertificazione.
Inoltre, dal 2000, 191 stati membri delle nazioni unite hanno sottoscritto il Millennium Development Goals (Obiettivi di Sviluppo del Millennio) che
consiste in una lista di propositi in cui gli stati si impegnano a raggiungere entro il 2015.

Ovviamente, però, non esiste una ricetta unica per combattere la desertificazione.

deserto in Namibia

Foto di Parsing Eye / Unsplash

Tra le azioni più note a livello globale c’è il mega progetto della Grande muraglia verde in Africa: un corridoio verde che dovrebbe andare dal
Senegal al Corno d’Africa, per una lunghezza totale di circa 7.800 chilometri e una larghezza di 15 e che nel 2030 riuscirebbe a catturare 250 milioni
di tonnellate di CO2 dall’atmosfera. C’è anche il progetto biellorusso che parte dalla torbiere. Nel 1986 la regione di Mahilëŭ, nella parte orientale
della Bielorussia infatti ha lanciato un progetto che punta tutto sulle torbiere considerate trappole per la CO2, capaci di immagazzinare grandi
quantità di carbonio.

Tra le battaglie contro la desertificazione spicca anche l’invito da parte della Banca mondiale a scegliere un’agricoltura “amica del clima”, in cui
l’aumento della produttività del suolo vada di pari passo con la sostenibilità nella sua gestione. Inoltre, da tempo si parla di carbon neutrality o
neutralità climatica, ovvero il perfetto equilibrio tra le emissioni di gas serra climalteranti e quelle assorbite dalle foreste. Allo stesso tempo l’Unccd
ha coniato il concetto di neutralità nel degrado del suolo: quando la quantità e la qualità delle risorse territoriali, necessarie a sostenere funzioni e
servizi ecosistemici e a rafforzare la sicurezza alimentare, rimangono stabili o aumentano entro determinate scale temporali e territoriali ed
ecosistemi.
Combattere la desertificazione e l’erosione del suolo

La donna corre nel deserto con un bambino in braccio.

Nei Paesi colpiti dalla desertificazione gli interventi della DSC mirano a conservare la fertilità dei suoli e a tutelare le foreste e le risorse idriche.
©CGIAR

Nel processo di desertificazione i terreni perdono elementi e componenti fondamentali per la vita come i minerali e le sostanze nutritive. In questo
modo le persone vengono private della loro base produttiva agricola, la loro fonte di alimenti e di reddito o addirittura l’intera base della loro
esistenza. Per contrastare questa evoluzione, la DSC si impegna per la preservazione delle risorse idriche nonché per un’agricoltura e un’economia
forestale sostenibili nelle aree interessate.

Obiettivi principali della DSC

La DSC sostiene la salvaguardia delle risorse idriche e della fertilità dei suoli per mezzo di un’agricoltura e di una gestione delle foreste sostenibili,
con particolare attenzione alle regioni aride (Sahel, Corno d’Africa, Asia centrale). La DSC trasmette conoscenze, sostiene progetti di ricerca e
accompagna riforme istituzionali. Di seguito alcune attività selezionate della DSC contro la desertificazione e l’erosione.

Tutela dei pascoli

In Mongolia, uno dei Paesi più colpiti dalla desertificazione, la DSC s’impegna dal 2004 per la tutela dei pascoli, promuovendo le comunità di pastori,
i cosiddetti «Pasture-User-Groups» (PUG), che gestiscono i terreni in comune. I diritti di utilizzazione sono concessi dalle autorità locali. Queste
comunità elaborano piani di utilizzazione dei pascoli e usano un sistema di rotazione. Si tratta di organizzazioni autonome, sempre più spesso
riconosciute e sostenute dalle autorità locali. Finora con il «Green-Gold-Project» sono stati sostenuti 960 PUG e 67 cooperative di
commercializzazione per un totale di oltre 53’000 famiglie di pastori, ossia il 30% di tutte le famiglie di pastori del Paese.

Gestione sostenibile delle foreste

In molti Paesi in via di sviluppo il carbone di legna o carbone vegetale è un importante vettore di energia. Per la produzione del carbone è necessaria
una grande quantità di legname e questo provoca deforestazione, erosione del suolo e infine desertificazione. Una gestione sostenibile delle foreste
e una produzione di carbone di legna efficiente sotto il profilo energetico consentono di contrastare preventivamente la desertificazione.

In Tanzania la DSC sostiene il progetto «Transforming Tanzania’s Charcoal Sector». In questo progetto gli abitanti di otto villaggi del distretto di
Kilosa elaborano piani di sfruttamento e di gestione della foresta su basi comunitarie. Contemporaneamente imparano a produrre il carbone di
legna in maniera sostenibile. Oltre alla protezione della foresta e delle risorse di legname, aumenta anche la qualità del carbone di legna, con effetti
positivi sui guadagni dei carbonai.

Convenzione sulla lotta contro la desertificazione

La Svizzera, rappresentata dalla DSC, partecipa attivamente alla definizione e all’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro
la desertificazione (United Nations Convention to Combat Desertification, UNCCD). L’obiettivo prioritario della Convenzione è combattere la
desertificazione e alleviare le conseguenze della siccità con interventi a tutti i livelli, in particolare in Africa.

WOCAT: scambio di informazioni per un uso sostenibile del suolo

La DSC sostiene la «World Overview of Conservation Approaches and Technologies» (WOCAT), una rete globale diretta dal Centro per lo sviluppo e
l’ambiente dell’Università di Berna. Attraverso questo progetto i partner raccolgono, valutano e documentano tecnologie e approcci per un uso
sostenibile del suolo, in particolare provenienti da regioni gravemente colpite dalla desertificazione e dalla siccità. La raccolta delle informazioni è
anche di supporto a livello decisionale per questioni che riguardano sia l’uso dei terreni sia la lotta contro l’erosione.

Dall’inizio del 2014 WOCAT è accreditato presso l’UNCCD come piattaforma globale per la documentazione delle migliori pratiche di sfruttamento
sostenibile del suolo. WOCAT assiste i 194 Stati parte affinché condividano le loro pratiche sulla piattaforma, per poter imparare gli uni dagli altri in
modo semplice e rapido. In questo modo la DSC può diffondere pratiche funzionanti e conoscenze preziose su come combattere la desertificazione
in modo rapido e a costi ridotti.

Contesto
La desertificazione riduce le potenzialità naturali dei suoli: la produttività, la biodiversità e la capacità di rigenerazione del terreno diminuiscono. La
Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione definisce la desertificazione come «degradazione dei suoli». I fattori climatici e
antropici come lo sfruttamento eccessivo dei pascoli e delle risorse naturali, il disboscamento e i sistemi di irrigazione non sostenibili o dannosi per
l’ambiente contribuiscono alla desertificazione.

Globalmente circa un terzo dei terreni utilizzati a scopo agricolo è degradato e a causa della desertificazione si perdono ogni anno 12 milioni di
ettari di terreno, ossia tre volte la superficie della Svizzera. Nel mondo sono 2,7 miliardi le persone vittime delle conseguenze ecologiche,
economiche e sociali della desertificazione e dell’erosione dei suoli. C’è spesso uno stretto legame tra la desertificazione e la povertà delle persone
che vivono nelle regioni colpite. Per sopravvivere non resta loro altro da fare che sfruttare eccessivamente il terreno coltivabile. Le leggi del mercato
internazionale e una scarsa consapevolezza dell’importanza di proteggere le risorse naturali in determinate regioni del mondo sono ulteriori fattori
che possono spiegare lo sfruttamento eccessivo dei terreni.

Nel 1996 la Svizzera ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione (United Nations Convention to Combat
Desertification, UNCCD). La Convenzione è l’unico documento giuridico vincolante che mette in relazione l’ambiente e lo sviluppo con una gestione
sostenibile del suolo. I 197 Stati parte si impegnano a favore di migliori condizioni di vita per le persone che vivono nelle zone aride, del ripristino e
del mantenimento di suoli produttivi e sani, e promuovono interventi che mirano ad alleviare le conseguenze della siccità.

Gli obiettivi della Convenzione devono essere raggiunti applicando un approccio «bottom-up», ovvero un approccio che coinvolge le popolazioni
locali nella lotta contro la desertificazione. In questo ambito sono molto importanti anche le altre due Convenzioni delle Nazioni Unite su cui si è
deliberato al Vertice della Terra del 1992: la Convenzione sulla diversità biologica (Convention on Biological Diversity) e la Convenzione sul clima
(Convention on Climate Change).

Ecologia Lotta alla desertificazione: ecco perché dobbiamo salvare il suolo dal degrado

Recuperare il suolo impoverito è essenziale non solo per contrastare la desertificazione, ma per raggiungere tutti gli obiettivi dell'Agenda 2030: ecco
i temi della Giornata mondiale per la lotta alla Desertificazione e alla Siccità.

Un albero oppone resistenza al deserto nel Sahel nigeriano, la fascia di transizione tra le zone desertiche e quelle coperte dalla vegetazione

Un albero oppone resistenza al deserto nel Sahel nigeriano, la fascia di transizione tra le zone desertiche e quelle coperte dalla vegetazione. Leggi
anche: Grande Muraglia Verde africana, un progetto che va troppo a rilento Shutterstock

Se dovessimo indicare un'unica via d'uscita dalla pandemia verso un futuro più sostenibile, potremmo scommettere tutto sul recupero del suolo.
Ripristinare il terreno degradato da agricoltura intensiva ed estrazione di risorse, dai cambiamenti climatici, dalla costruzione di infrastrutture e
dall'urbanizzazione spiana la strada a una serie di ricadute positive: crea posti di lavoro, fa crescere il reddito, aumenta la sicurezza alimentare,
sottrae carbonio dall'atmosfera, rallenta i cambiamenti climatici e protegge dai loro impatti, ricostituisce la biodiversità.

Quest'anno l'obiettivo della Giornata mondiale per la lotta alla Desertificazione e alla Siccità (Desertification and Drought Day), che si celebra il 17
giugno, è dimostrare che investire in un suolo sano è una soluzione economica efficace, utile non solo per creare posti di lavoro ma anche per
costruire un ammortizzatore di emergenza contro le future crisi causate dai cambiamenti climatici e dalle perdite ecosistemiche.

PERDITA DI VALORE. Poter contare su un suolo in salute è fondamentale per la sopravvivenza umana. Dal terreno traiamo cibo, fibre e mangime, gli
alberi radicati nel suolo regolano il clima e la temperatura, dal suolo affiorano le nostre riserve d'acqua. Ma mentre esige tutto questo dal suolo,
l'uomo lo ricopre di costruzioni, lo impoversce di risorse e lo rende improduttivo, provocando la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici,
l'avanzare della desertificazione e l'aumento di gas serra in atmosfera.
Senza aree verdi a fare da "cuscinetto", ci sono meno zone selvagge che ci separano dal rischio di malattie zoonotiche e che possano tamponare i
danni di eventi climatici estremi come siccità, inondazioni e tempeste di sabbia. Ad aggravare un utilizzo sconsiderato del suolo si è aggiunta la crisi
economica dovuta alla covid, che ha portato a un rilassamento degli standard ambientali industriali in nome di una rapida ripresa degli affari.

Ambiente

Estinzioni e pandemie sono causate dagli stessi processi

SITUAZIONE ATTUALE. Oggi quasi tre quarti del suolo libero da ghiacci è stato trasformato per soddisfare la domanda di cibo e di materie prime
grezze, e per ospitare insediamenti umani. Si calcola che 3,2 miliardi di persone riscontrino una peggiore qualità di vita a causa della degradazione
del suolo, che è anche la principale ragione della trasmissione di malattie emergenti all'uomo (per il 60% di origine zoonotica). Quasi un milione di
specie rischia l'estinzione, e una delle cause principali è proprio il cambiamento nella gestione del suolo. Oltretutto la degradazione del suolo è
un'opportunità persa per sequestrare carbonio dall'atmosfera e cercare di non oltrepassare i +1,5 °C di riscaldamento dall'era preindustriale.

PROSPETTIVE CUPE. Entro la metà del secolo, il degrado del suolo, l'avanzata della desertificazione e i cambiamenti climatici potrebbero ridurre i
raccolti del 10% a livello globale, con punte del 50% in alcune regioni. Ciò determinerà un rialzo del 30% nei prezzi del cibo, minerà i progressi nel
contrastare la fame e la malnutrizione e condurrà alla povertà milioni di agricoltori: 135 milioni di persone potrebbero restare senza una casa entro
il 2045, movimenti migratori che porteranno instabilità e tensione come già accaduto in diverse regioni del mondo, a cominciare da quella
mediterranea.

Ambiente

Acqua e agricoltura: verso un'emergenza idrica globale

CHE COSA POSSIAMO FARE. In occasione del Decennio di Ripristino dell'Ecosistema (2021-2030) voluto dal Programma delle Nazioni Unite per
l'Ambiente (UNEP) e dalla FAO (Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura), oltre 100 Paesi si sono impegnati a ripristinare quasi un miliardo
di ettari di suolo in dieci anni, un'area grande quasi come la Cina. L'iniziativa è un appello alla protezione e al rilancio degli ecosistemi di tutti i
continenti per contrastare i cambiamenti climatici e fermare la perdita della biodiversità, migliorare la sicurezza alimentare e l'approvvigionamento
idrico.

L'invito è tornare a considerare il suolo come un prezioso capitale naturale al quale dare la priorità. Di questo miliardo di ettari, 250 milioni
potrebbero essere ripristinati per produrre cibo, migliorare la sicurezza economica e gli standard di vita di intere comunità. Ripristinare anche
soltanto 350 milioni di ettari di ecosistemi degradati da qui al 2030 rimuoverebbe fino a 26 miliardi di tonnellate di gas serra dall'atmosfera, quasi la
metà di quanto emesso globalmente nel 2019.

RIPARTIRE DAL VERDE. Se ci impegnassimo seriamente in questo compito, godremmo di enormi benefici per le persone e per il pianeta. Soprattutto,
aiuteremmo le donne e i giovani, che tendono ad essere marginalizzati in tempi di crisi. Contrastare il degrado del suolo con soluzioni moderne e
tecnologiche tornerebbe ad attrarre i giovani nelle loro comunità e darebbe una spinta all'occupazione femminile.

Nei Paesi in via di sviluppo le donne sono fortemente coinvolte nella gestione del suolo e nell'agricoltura, e sono le principali responsabili dei
fabbisogni nutrizionali delle loro famiglie. Per questo guadagnerebbero moltissimo dall'aumentata produttività delle terre, e avrebbero inoltre
l'esperienza e le conoscenze giuste per contribuirvi. Le storie positive non mancano e possono essere una fonte d'ispirazione. In Niger, i tentativi di
recupero del suolo hanno aumentato la copertura forestale di 20 volte in 30 anni, aiutando a raddoppiare le entrate dei contadini e migliorando la
resa dei cereali in media del 10%
Onu, il mondo rischia crisi idrica globale nel 2030

Già oggi 4 miliardi con problemi idrici almeno 1 mese all'anno

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Redazione ANSA ROMA 17 giugno 202116:02

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Il mondo potrebbe affrontare un carenza idrica globale del 40% entro il 2030, per il riscaldamento globale e l'aumento dei consumi.

E' l'allarme lanciato dal Rapporto mondiale delle Nazioni unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2020. La traduzione ufficiale in italiano, curata
dalla Fondazione UniVerde e dall'Istituto italiano per gli studi delle politiche ambientali, con il supporto dell'Unesco, è stata presentata oggi, in
occasione della Giornata Mondiale della lotta alla desertificazione.

Secondo il rapporto, circa 4 miliardi di persone nel mondo già vivono in condizioni di grave scarsità fisica di acqua per almeno un mese all'anno, a
causa dello stress idrico, ed è probabile che i cambiamenti climatici provochino variazioni nella disponibilità stagionale durante tutto l'anno e in
diversi luoghi. L'uso globale dell'acqua è aumentato di 6 volte negli ultimi 100 anni e continua a crescere costantemente a un tasso di circa l'1%
annuo, per l'aumento della popolazione e il cambiamento dei modelli di produzione e consumo di risorse. Di fronte a queste esigenze contrastanti,
ci sarà poco spazio per aumentare la quantità di acqua utilizzata per l'irrigazione, che attualmente rappresenta il 69% di tutti i prelievi di acqua
dolce.

Quando la prosperità economica è influenzata da piogge, episodi di siccità e inondazioni, possono verificarsi ondate di migrazione e picchi di
violenza: nel 2017 sono stati registrati 18,8 mln di nuovi sfollati interni associati a disastri in 135 Paesi e territori.

A livello mondiale, le inondazioni e gli eventi di pioggia estrema sono aumentati di oltre il 50% in questo decennio e ora si stanno verificando a una
velocità quattro volte superiore rispetto al 1980. Altri eventi climatici estremi come tempeste, siccità e ondate di calore sono aumentati di oltre un
terzo in questo decennio e vengono registrati due volte più frequentemente.

Negli ultimi vent'anni, i due principali disastri legati all'acqua, inondazioni e siccità, hanno causato oltre 166.000 morti, colpito altri tre miliardi di
persone e causato un danno economico totale di quasi 700 mld di dollari. La siccità ha rappresentato il 5% dei disastri naturali, colpendo 1,1 miliardi
di persone, uccidendone altre 22.000 e causando danni per 100 miliardi di dollari nel ventennio 1995-2015.

Nel corso di un decennio, il numero di inondazioni è passato da una media annua di 127 nel 1995 a 171 nel 2004. Donne, bambine e bambini hanno
14 volte più probabilità degli uomini di morire durante un disastro.

La scarsità d’acqua è il problema più grave che abbiamo

15 Febbraio 2016

Oltre 4 miliardi di persone soffrono di scarsità d’acqua per almeno un mese l’anno. Non basta farsi docce più brevi, il cambiamento dev’essere
radicale
RIASSUNTO DESERTO:
Che cos’è
Nella lezione di oggi andremo a trattare della desertificazione questa secondo la definizione data
della UNCCD la desertificazione è il «degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide,
attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane». In sintesi, il processo
di desertificazione è la progressiva perdita di fertilità e consumo del suolo, attraverso la
distruzione della struttura e della composizione del territorio, che non permette buona produzione
agricola, o l’esistenza di varie specie di vegetazione spontanea.
Situazione attuale ed effetti
Oggi quasi tre quarti del suolo libero da ghiacci è stato trasformato per soddisfare la domanda di
cibo e di materie prime grezze, e per ospitare insediamenti umani. Si calcola che 3,2 miliardi di
persone riscontrino una peggiore qualità di vita a causa della degradazione del suolo, che è anche
la principale ragione della trasmissione di malattie emergenti all'uomo . Quasi un milione di specie
rischia l'estinzione, e una delle cause principali è proprio il cambiamento nella gestione del suolo.
Oltretutto la degradazione del suolo è un'opportunità persa per sequestrare carbonio
dall'atmosfera e cercare di non oltrepassare i +1,5 °C di riscaldamento dall'era pre industriale

RIASSUNTO ACQUA:
La scarsità d’acqua è uno tra i problemi più grandi che abbiamo, infatti più di 4 miliardi sono le
persone che vivono per almeno un mese l’anno in condizioni di scarsità d’acqua, mentre 1,8
miliardi devono fare il conto con la siccità per sei mesi l’anno. Il mondo potrebbe affrontare un
carenza idrica globale del 40% entro il 2030. Secondo le ultime analisi dello studio universitario di
Twente guidate dal professor Arien Hoekstra, il mondo si trova ad affrontare una situazione di
gran lunga peggiore rispetto a quanto ci si aspettasse. La ricerca ha rivelato che 500 milioni di
persone vivono in posti dove il consumo d’acqua equivale al doppio rispetto alla quantità d’acqua
che la pioggia riesce a reintegrare, di conseguenza si stanno rapidamente portando al degrado le
falde acquifere, rendendo vulnerabili le comunità che vivono in questi posti, come in India, in
Cina, nella parte occidentale degli Stati Uniti, ma anche nello Yemen, dove l’acqua potrebbe
esaurirsi nel giro di pochi anni. L’utilizzo d’acqua con molta probabilità salirà ulteriormente, ma
non per un tasso di crescita, ma crescerà spinto dal consumo di carne.

RIASSUNTO IL MURAZZO VERDE:


La Grande Muraglia Verde è un progetto con lo scopo di frenare l’avanzata del deserto in Africa.
L’idea iniziale era di creare una barriera di 8.000 km che attraversasse tutta l’Africa per contrastare
l’avanzata del deserto del Sahara, ma il progetto non verrà probabilmente mai ultimato. I problemi
principali sono due:
1) Il progetto è troppo lento, infatti in 10 anni è stato possibile piantare soltanto 4 ettari di verde,
quando per riuscire ad arrivare agli obbiettivi prefissati entro il 2030 sarebbe necessario bonificare
il doppio ogni anno.
2) Il progetto è troppo costoso, e non tutti gli stati utilizzano i soldi ricevuti per il progetto. Infatti il
Burkina Faso e il Ciad, nonostante abbiano ricevuto più fondi, sono gli stati che hanno investito
meno. C’è quindi da controllare dove vanno a finire gli investimenti, e quanti alberi, di quelli
veramente piantati, riusciranno a sopravvivere.
Si è pensato di cambiare i piani. Infatti in alcune regioni sarebbe più efficace una grande distesa di
erba oppure sarebbe preferibile rifertilizzare il terreno e gestire le risorse idriche nelle zone più
produttive, anziché piantare alberi in aree disabitate e remote. Di conseguenza l’obbiettivo adesso
è di creare grandi aree verdi e produttive.

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