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ANALISI DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA di OLYMPE DE

GOUGES e CONFRONTO CON LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E DEL CITTADINO


(1789)

Parti del testo a confronto DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DIFFERENZE E COMMENTO
DELL'UOMO E DEL DELLA DONNA E DELLA
CITTADINO CITTADINA
PREFAZIONE I rappresentanti del Popolo Le madri, le figlie, le sorelle, PUNTO 1: L'assemblea Nazionale costituente francese fu
Francese, costituiti in Assemblea rappresentanti della nazione, chiedono di istituita nel 1789: si trattava di circa 1145 uomini appartenenti
Nazionale, considerando che costituirsi in assemblea nazionale. alla nobiltà,al clero ed al terzo stato. È bene osservare che
l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il comunque,nella sua formulazione originaria,la dichiarazione
diritti dell'uomo sono le uniche disprezzo dei diritti della donna, sono le dei diritti dell'uomo e del cittadino esclude dall'elettorato
cause delle sciagure pubbliche e sole cause delle disgrazie pubbliche e attivo e passivo i cittadini meno abbienti,compiendo dunque
dalla corruzione dei governi, hanno della corruzione dei governi, hanno una distinzione tra cittadini attivi e cittadini passivi. I cittadini
stabilito di esporre, in una solenne deciso di esporre in una dichiarazione passivi non potevano in alcun modo eleggere i loro
dichiarazione, i diritti naturali, solenne i diritti naturali inalienabili e rappresentanti,né tanto meno essere eletti. È in questa
inalienabili e sacri dell'uomo, sacri della donna, affinché tale categoria che rientrano le donne,alle quali non viene
affinchè questa dichiarazione, dichiarazione, costantemente presente a riconosciuto alcun diritto politico. Olympe de Gouges ne è
costantemente presente a tutti i tutti i membri del corpo sociale, ricordi ben consapevole e pertanto chiede che le donne possano
membri del corpo sociale, rammenti loro senza posa i loro doveri, affinché gli concorrere alla formazione dell'assemblea nazionale,in quanto
loro incessantemente i loro diritti e i atti del potere delle donne e quelli del le stesse sono parte integrante della Nazione,della volontà
loro doveri; affinchè maggior potere degli uomini, potendo essere in collettiva. Non a caso infatti tale Dichiarazione dei diritti della
rispetto ritraggano gli atti del Potere ogni momento comparati con il fine di donna e della cittadina,nell'intento dell'autrice,doveva essere
legislativo e quelli del Potere ogni istituzione politica, ne siano più presentata al vaglio dell'Assemblea Nazionale medesima per
esecutivo da poter essere in ogni rispettati, affinché i reclami delle essere adottata.
istanza paragonati con il fine di ogni cittadine, fondati ormai su principi Particolare qui è poi il riferimento alle donne in quanto
istituzione politica; affinchè i semplici e incontestabili, si volgano madri,figlie,sorelle: nella mia opinione si tratta non tanto di
reclami dei cittadini, fondati da ora sempre al mantenimento della sottolineare quanto le donne avrebbero diritto di godere dei
innanzi su dei principi semplici ed costituzione, dei buoni costumi, e alla diritti politici in quanto direttamente “collegate” agli uomini
incontestabili, abbiano sempre per felicità di tutti. Di conseguenza, il sesso da rapporti di parentela,da vincoli di sangue(come vorrebbe la
risultato il mantenimento della superiore in bellezza come in coraggio, stessa origine latina del termine natio), quanto piuttosto di
Costituzione e la felicità di tutti. In nelle sofferenze materne, riconosce e evidenziare come le stesse debbano concorrere alla
conseguenza, l'Assemblea Nazionale dichiara, in presenza e sotto gli auspici formazione dell'Assemblea costituente in quanto parte della
riconosce e dichiara, in presenza e dell'Essere supremo, i seguenti Diritti Nazione,sia che si voglia intendere quest'ultima come
sotto gli auspici dell'Essere della Donna e della Cittadina. un'individualità storica dotata di comune radici
Supremo, i seguenti Diritti etniche,linguistiche e culturali (Rousseau 1765,1771),sia che
dell'Uomo e del Cittadino. la si voglia concepire da un punto di vista politico,quale
collettività di individui che rinunciano ad una parte dei loro
diritti,al fine di garantire a se stessi la propria sopravvivenza,
passando dallo stato di natura allo stato civile(Rousseau,Il
contratto sociale,1762).
PUNTO 2: La dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
cittadino sottolinea come la sua stessa ratio sia quella di
ricordare a tutti i membri del corpo sociale i propri diritti ed i
propri doveri. Nella dichiarazione dei diritti della donna e
della cittadina,invece, rileva che una funzione della stessa
dichiarazione è quella di rammentare ai membri del corpo
sociale esclusivamente i propri doveri. Questo ci può fornire
uno spiraglio della visione giusnaturalistica più pura propria di
Olympe de Gouges: da quanto ella afferma,non è necessario
ricordare agli esseri umani dei loro diritti,poichè gli stessi li
ricordano molto bene,essendo connaturati agli stessi,essendo
diritti innati.
PUNTO 3 : Olympe de Gouges fa riferimento al fatto che i
reclami delle cittadine siano finalizzati al mantenimento della
costituzione,della felicità di tutti e del buon costume. È
proprio il buon costume a non essere citato dalla dichiarazione
dei diritti dell'uomo e del cittadino. De Gouges,con tale
perifrasi,potrebbe far riferimento al fatto
che,eventualmente,nella sua opinione,siano le donne a dettare
e a mantenere il buon costume all'interno della società, come
effettivamente parrebbe emergere nella Postfazione stessa
della dichiarazione. Gli uomini sarebbero indifferenti rispetto
al buon costume,anzi,sarebbero i primi a non rispettarlo,stante
la loro tendenza ad intraprendere relazioni adulterine e a non
riconoscere i figli che siano nati al di fuori del vincolo
matrimoniale.
PUNTO 4: Nella dichiarazione dei diritti della donna e della
cittadina,le donne ci vengono presentate come genere
superiore rispetto a quello maschile,il che porterebbe a
domandarci se Olympe de Gouges effettivamente sostenesse
tale superiorità di genere ,oppure anelasse al riconoscimento
di uguaglianza tra uomini e donne sotto tutti i punti di vista.
ART.1 Gli uomini nascono e rimangono La Donna nasce libera ed è eguale PUNTO 1: Nella dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
liberi e uguali nei diritti. Le all'uomo nei diritti. Le distinzioni sociali cittadino ci vengono riproposti i valori di libertà ed
distinzioni sociali non possono non possono essere fondate che sull'utilità uguaglianza che,insieme alla fratellanza,hanno costituito il
essere fondate che sull'utilità comune. leitmotiv della Rivoluzione francese. Gli uomini nascerebbero
comune. e rimarrebbero nel corso della loro vita liberi ed eguali nei
diritti,quasi in una condizione cristallizzata. Olympe de
Gouges,oltre a contestare il fatto che la Rivoluzione francese
avesse dimenticato di coinvolgere le donne nel suo progetto di
libertà ed uguaglianza,dato il mancato riconoscimento alle
donne di una moltitudine di diritti, pare a mio avviso
sottolineare un punto importante. “La donna nasce libera”,non
va ad intendere che la donna rimane libera nel corso di tutta la
sua vita. Ciò potrebbe essere considerato,eventualmente,come
un riferimento al fatto che le donne,già con il legarsi in
matrimonio,entrano nella sfera di potestà del marito, perdendo
di fatto la propria libertà. Un'analisi ulteriore ci spingerebbe a
credere che tale assenza del concetto di rimanere liberi voglia
essere espressione di una critica che De Gouges pone nei
confronti della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
cittadino,la quale sarebbe in questo caso in contraddizione se
stessa,data la pratica schiavistica che la Francia dell'epoca
aveva adottato nelle sue colonie (non a caso Olympe de
Gouges aveva pubblicato nel 1788 un'opera intitolata
“riflessioni sugli uomini neri”, con cui la stessa esponeva la
sua contrarietà alla schiavitù e grazie alla quale la nostra
autrice fu invitata ad entrare a far parte della cd. Società degli
amici dei neri). Ricordiamo che in Francia l'abolizione della
schiavitù e della discriminazione razziale nelle colonie si
sarebbe avuta soltanto nel 1792 e nel 1794,quindi
successivamente alla pubblicazione della Dichiarazione dei
diritti della donna e della cittadina (1791),nonchè alla
pubblicazione della stessa Dichiarazione dei diritti dell'uomo e
del cittadino.
ART.2 Il fine di ogni associazione politica è Lo scopo di ogni associazione politica è PUNTO 1: Olympe de Gouges qui descrive ancora una
la conservazione dei diritti naturali la conservazione dei diritti naturali e visione perfettamente giusnaturalistica del
ed imprescrittibili dell'uomo. Questi imprescrittibili della Donna e dell'Uomo: diritto,riconoscendo quali diritti innati dell'essere umano la
diritti sono la libertà, la proprietà, la tali diritti sono la libertà, la proprietà, la libertà,la proprietà,la sicurezza e la resistenza all'oppressione.
sicurezza e la resistenza sicurezza, e soprattutto la resistenza In tale prospettiva dell'autrice,tali diritti sono comuni a
all'oppressione. all'oppressione. tutti,donne e uomini senza esclusioni o distinzioni di sorta.
Particolare qui è il riferimento alla resistenza all'oppressione,il
quale,benchè non costituisca un apporto rispetto alla
Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, è
interessante,alla luce del fatto che, in altri punti della
Dichiarazione della donna e della cittadina , emerge come
l'autrice consideri gli uomini stessi come oppressori delle
donne,come coloro ai quali sia imputabile il mancato
riconoscimento stesso dei diritti alle donne ; a tal
proposito,basti vedere la Prefazione,l'art. 4 e la Postfazione).
ART.3 Il principio di ogni sovranità risiede Il principio di ogni sovranità risiede PUNTO 1: Sul concetto di Nazione,qui Olympe de Gouges ci
essenzialmente nella Nazione. essenzialmente nella Nazione, che non è fornisce una precisazione: la Nazione è la riunione della
Nessun corpo o individuo può altro che la riunione della Donna e donna e dell'uomo. Nella mia opinione qui Olympe de Gouges
esercitare un'autorità che non emani dell'Uomo: nessun corpo, nessun vuole sottintendere che così come la donna e l'uomo
espressamente da essa. individuo può esercitare una autorità che procreano generando un nuovo individuo,allo stesso modo gli
non ne derivi espressamente. stessi, portando alla vita nuovi individui,formano una
Nazione. La nazione va intesa come collettività e dunque ogni
individuo appartenente a tale collettività è il frutto dell'unione
tra la donna e l'uomo, giacché ne consegue che sia la
donna,sia l'uomo sono posti alla base della stessa in posizione
egualitaria: la sovranità è della nazione, è del popolo,che non
è altro che un insieme di individui frutto di tale suddetta
riunione,per cui,in un'ottica sinallagmatica,la sovranità spetta
parimenti alle donne ed agli uomini.
ART.4 La libertà consiste nel poter fare La libertà e la giustizia consistono nel PUNTO 1: Questo articolo,in ambedue le dichiarazioni,è di
tutto ciò che non nuoce ad altri: così, rendere tutto quello che appartiene agli importanza preminente. Iniziando con l'art. 4 della
l'esercizio dei diritti naturali di altri; così l'esercizio dei diritti naturali Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino,vediamo
ciascun uomo ha come limiti solo della donna non ha limiti se non la innanzitutto come la libertà venga definita nel “poter fare tutto
quelli che assicurano agli altri tirannia perpetua che l'uomo gli oppone; ciò che non nuoce ad altri”. Con tale espressione viene sancito
membri della società il godimento di questi limiti devono essere riformati dalle formalmente il principio,tipico del contrattualismo,per cui “la
quegli stessi diritti. Questi limiti leggi della natura e della ragione. mia sfera di libertà finisce dove inizia la tua”. Non dobbiamo
possono essere determinati solo infatti dimenticare che nell'ottica dei filosofi contrattualisti vi
dalla Legge. è uno stato di natura dove non vi sono leggi che regolino i
rapporti tra gli individui,se non la legge del più forte,con la
conseguenza che di certo in tale situazione gli esseri umani
nascono liberi di poter fare ciò che desiderano,ma nel
realizzarlo possono scontrarsi con la volontà di altri
individui,parimenti liberi negli intenti e nelle azioni, indi per
cui nel caso di contrasto o l'uno o l'altro individuo è destinato
a soccombere. È proprio alla luce di tale configurazione dello
stato di natura che gli individui,al fine di preservare la loro
vita, decidono di stipulare un contratto sociale,un contratto
con cui gli stessi limitano le proprie libertà ponendosi delle
regole e creando istituzioni atte a farle rispettare,il tutto allo
scopo di garantire la sopravvivenza di ognuno. Dopo tale
riflessione,non stupisce che l'art. 4 sancisca che i limiti alla
libertà degli individui possano essere determinati solo dalla
legge,che altro non è se non il diritto positivo,creato dagli
uomini per se stessi e per garantire a tutti una pacifica
convivenza.
Andiamo ora ad analizzare l'art. 4 della Dichiarazione dei
diritti della donna e della cittadina. Qui notiamo anzitutto che
Olympe de Gouges rifiuta di riprendere la formulazione
utilizzata nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
cittadino per definire la libertà; ciò potrebbe essere dovuto
proprio al fatto che la prospettiva contrattualistica
rousseauniana che contraddistingue la Dichiarazione dei diritti
dell'uomo e del cittadino si pone in netto contrasto con la
visione giusnaturalistica che l'autrice fa propria,visione che si
evince dallo stesso riferimento che ella fa alle leggi della
natura e alle leggi della ragione,per tali intendendosi,
rispettivamente le, leggi che derivano unicamente dalla
costituzione del nostro essere prescindendo dalla società e le
leggi che,nell'ambito del pensiero illuminista, gli individui si
forniscono al fine di razionalizzare i principi del diritto
naturale (cfr. Montesquieu).
PUNTO 2: Olympe de Gouges afferma che libertà e giustizia
consistono nel rendere tutto ciò che appartiene agli altri. A
parte la coincidenza apparente tra i due concetti che l'autrice
sembrerebbe porre, si osserva che il rendere a ciascuno il suo
è la definizione tradizionale di giustizia ,fornitaci già da
Ulpiano nel Digesto (suum cuique tribuere). Secondo l'autrice
rendere a ciascuno il suo implicherebbe la realizzazione della
giustizia ed il raggiungimento conseguente della libertà. La
donna non può essere libera finchè persiste l'oppressione
realizzata dagli uomini sulle donne e di conseguenza finchè
alla donna non sarà reso tutto ciò che la tirannia degli uomini
le ha tolto,la stessa non potrà dirsi libera e non potrà ricevere
giustizia. A questo fine è necessario,secondo l'autrice,che le
leggi poste in essere dall'uomo debbano essere riformate dal
diritto naturale e da una trasposizione razionale dello stesso
sul piano della vita tra consociati.
ART.5 La Legge ha il diritto di vietare solo Le leggi della natura e della ragione PUNTO 1 : Qui Olympe de Gouge pone sempre la distinzione
le azioni nocive alla società. Tutto vietano tutte le azioni nocive alla società: tra il diritto positivo ed il diritto naturale,facendo emergere
ciò che non è vietato dalla Legge tutto quello che non è vietato da queste però dal confronto dei due testi che,da un lato il diritto
non può essere impedito, e nessuno leggi, sagge e divine, non può essere positivo ha semplicemente la pretesa di impedire le azioni
può essere costretto a fare ciò che impedito, e nessuno può essere costretto a nocive che vadano a minare la vita della pluralità dei
essa non ordina. fare quello che tali leggi non ordinano. consociati,mentre le leggi naturali vieterebbero tali azioni a
priori,in quanto contrastanti con l'uguale dignità riconosciuta
ad ogni essere umano.
PUNTO 2: L'autrice fa qui riferimento alle leggi naturali
come leggi sagge e divine ed,effettivamente,parrebbe porsi
nella scia di pensiero di molti filosofi che hanno riconosciuto
un fondamento non tanto metafisico,quanto divino del diritto
naturale,tra i quali magari potrebbe rinvenirsi come più vicino
alla sua esperienza proprio Montesquieu,secondo il quale la
più importante legge naturale sarebbe quella che ci imprime
l'idea di un creatore che ci porta verso di lui. (cfr. art. 10
dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina).
ART.6 La Legge è l'espressione della La Legge deve essere l'espressione della PUNTO 1: La dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
volontà generale. Tutti i cittadini volontà generale; tutte le Cittadine e cittadino statuisce che la legge è l'espressione della volontà
hanno diritto di concorrere, Cittadini devono concorrere, generale,mentre Olympe de Gouges,nella sua Dichiarazione
personalmente o mediante i loro personalmente o tramite loro dei diritti della donna e della cittadina,sostiene che la legge
rappresentanti, alla sua formazione. rappresentanti, alla sua formazione; la deve essere l'espressione della volontà generale,con ciò ad
Essa deve quindi essere uguale per legge deve essere eguale per tutti: tutte le intendere che il risultato non è ancora stato raggiunto. La
tutti, sia che protegga, sia che Cittadine e tutti i Cittadini, essendo dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino fa coincidere
punisca. Tutti i cittadini essendo eguali ai suoi occhi, devono essere la volontà generale come volontà della Nazione,Nazione dalla
uguali ai suoi occhi sono egualmente ammissibili ad ogni dignità, quale,come abbiamo visto,le donne vengono escluse:
ugualmente ammissibili a tutte le posto e impiego pubblico, secondo le dunque,affinchè la legge sia dunque espressione della volontà
dignità, posti ed impieghi pubblici proprie capacità; e senza altra distinzione di una Nazione intesa quale riunione dell'uomo e della donna,è
secondo la loro capacità, e senza che non sia quella delle loro virtù e dei necessario che la donna stessa vi sia ricompresa e pertanto che
altra distinzione che quella delle loro loro talenti. le siano riconosciuti i medesimi diritti spettanti all'uomo.
virtù e dei loro talenti. Sembrerebbe quasi di muoverci all'interno della tradizionale
dicotomia dell'essere e del dover essere,dal momento
che,stante la preminenza che l'autrice riconosce alle leggi
naturali,le stesse hanno un intrinseco elemento morale ,che
figura nell'espressione usata come un imperativo categorico
(cfr. Kant)
PUNTO 2: Ora entrambe le dichiarazioni non parlano più del
genere maschile e del genere femminile,ma fanno riferimento
alla cittadinanza,ad uno status. Lo status di cittadino e di
cittadina si configura come quella condizione dell'individuo
cui l'ordinamento statale riconosce appieno i diritti civili e
politici. Ma anche qui De Gouges pone l'accento su come la
Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino finisca per
riferirsi alla sfera maschile,mentre,sempre sul piano del dover
essere,la nazione è secondo lei formata dalla riunione
dell'uomo e della donna,con l'ovvia conseguenza che per la
formazione della legge stessa debbano concorrere uomini e
donne. Fondamentalmente,a mio avviso, l'autrice pone una
scissione di genere non necessaria dello status dato dalla
cittadinanza,che finisce quasi per contrastare con
quell'uguaglianza tanto ambita dalla stessa. Si tratta di uno
status unico,o ,per meglio dire,si dovrebbe trattare di uno
status comune a tutti gli individui,indi per cui è inammissibile
una tale discriminazione degli individui in base al loro genere;
sarebbe bastato dire che gli uomini e le donne sono cittadini e
che egualmente devono concorrere alla formazione della
legge.
ART.7 Nessun uomo può essere accusato, Per nessuna donna si farà eccezione: la PUNTO 1: Nell'articolo 7 della dichiarazione dei diritti della
arrestato o detenuto se non nei casi donna è accusata, arrestata, e detenuta nei donna e della cittadina,Olympe de Gouges rigetta la
determinati dalla legge, e secondo le casi determinati dalla Legge. Le donne tradizionale legislazione che nella Francia del XVI secolo
forme da essa prescritte. Quelli che obbediscono come gli uomini a tale poneva le donne sotto la tutela maschile in materia di
procurano, spediscono, eseguono o Legge rigorosa. proprietà e di diritto. Le donne e gli uomini sono uguali e non
fanno eseguire degli ordini arbitrari, vi può essere una pretesa inferiorità delle donne ,pertanto le
devono essere puniti; ma ogni stesse vengono accusate,arrestate e detenute così come accade
cittadino citato o tratto in arresto, in agli uomini nel caso di violazione della legge. Ciò accade
virtù della Legge, deve obbedire senza eccezioni e con questo l'autrice sancisce che ella non
immediatamente; opponendo rivendica alcun trattamento di favore per le donne: non vuole
resistenza si rende colpevole. realizzare un'uguaglianza nella differenza,come avrebbe fatto
poi la seconda ondata del femminismo degli anni '70
(adducendo che ,per creare uguaglianza,dovevano essere
salvaguardati e riconosciuti diritti diversi alle donne,a seconda
della loro appartenenza ad un determinato gruppo
etnico,culturale,religioso etc.). Rivendicare un trattamento
differenziato per le donne sarebbe ,per l'autrice,equivalente ad
ammettere l'inferiorità per natura della donna,rinchiudendola
in una sfera per l'appunto femminile della politica e della
società. A prima vista sembrerebbe che per l'autrice tale
uguaglianza tra uomo e donna sia un elemento
innato,connaturato alla stessa essenza di qualsiasi
individuo,per cui non deve essere la legge posta dagli uomini
a sancirne l'uguaglianza,dal momento che tale uguaglianza è
intrinseca alle leggi della natura ed alle leggi della ragione,cui
il diritto positivo stesso deve conformarsi.
ART.8 La Legge deve stabilire solo pene La Legge deve stabilire solo pene PUNTO 1: Vi è qui l'affermazione del principio del nullum
strettamente ed evidentemente strettamente ed evidentemente necessarie, crimen sine lege: nessuno può essere punito se non in forza di
necessarie e nessuno può essere e nessuno può essere punito se non in una legge promulgata anteriormente alla commissione del
punito se non in virtù di una legge virtù d'una Legge stabilita e promulgata fatto illecito. Nella dichiarazione dei diritti della donna e della
stabilita e promulgata anteriormente anteriormente al delitto e legalmente cittadina,il riferimento alle donne riprende quanto espresso
al delitto, e legalmente applicata. applicata alle donne. nell'articolo precedente,con ciò intendendo che viene aborrita
ogni precedente forma di scudo giuridico che vedeva la donna
come dipendente dall'uomo in materia di proprietà e di
diritto,con l'ovvia conseguenza che la legge deve essere
applicata indistintamente a tutte le donne e a tutti gli uomini.
ART.9 Presumendosi innocente ogni uomo Nel caso di ogni donna dichiarata PUNTO 1: Nella dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
sino a quando non sia stato colpevole la Legge eserciterà ogni rigore. cittadino viene sancito il principio di presunzione di
dichiarato colpevole, se si ritiene innocenza,in virtù del quale un imputato è considerato non
indispensabile arrestarlo, ogni rigore colpevole fino a che non sia provato il contrario; si dispone
non necessario per assicurarsi della altresì che ,data tale presunzione di innocenza, qualsiasi
sua persona deve essere severamente trattamento repressivo nei confronti dell'individuo che non sia
represso dalla Legge. necessario deve essere duramente represso dalla legge
medesima. Qui vi è un tono morbido,che si pone sul piano del
dover essere,a contrasto con ciò che accade nella realtà
dell'epoca. Nella dichiarazione dei diritti della donna e della
cittadina invece,l'autrice non fa alcun riferimento alla
presunzione di innocenza sino a prova contraria e sostiene che
la donna dichiarata colpevole è sottoposta a qualsiasi
intervento repressivo sancito dalla legge. Vi è qui una sorta di
capovolgimento rispetto ai precedenti articoli: Olympe de
Gouges è passata dalla dimensione del come la legge
dovrebbe operare nei confronti delle donne a come la legge
opera nei confronti delle donne. Ciò potrebbe essere dovuto ad
un duplice ordine di ragioni: potrebbe configurarsi come una
contestazione a ciò che accade alle donne nell'epoca in cui
l'autrice stessa scrive,per cui le donne in ogni caso subirebbero
dei trattamenti ingiusti,ma,in quanto superiori (vedasi
Prefazione) ,sono in grado di sopportarlo,ovvero ciò potrebbe
dipendere dal fatto che la legge cui l'autrice fa riferimento è la
legge naturale,che non ammette distinzioni e che
anzi,sancendo l'uguaglianza tra uomo e donna,dispone altresì
che agli uomini e alle donne,in caso di sua violazione,siano
applicati tutti i trattamenti repressivi, necessari o meno.
ART.10 Nessuno deve essere molestato per Nessuno deve essere infastidito per le PUNTO 1: In entrambe le dichiarazioni viene sancita la
le sue opinioni, anche religiose, proprie opinioni, anche fondamentali. La libertà di pensiero e di espressione degli individui,ma con una
purchè la manifestazione di esse non donna ha il diritto differenza: mentre la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
turbi l'ordine pubblico stabilito dalla di salire sul patibolo; deve avere cittadino concede rilevanza alla libertà di espressione in
Legge. egualmente quello di salire sulla Tribuna; ambito di religione,Olympe de Gouges rivendica qui la libertà
purché le sue di espressione in merito a qualsivoglia opinione.
manifestazioni non turbino l'ordine Anzi,potremmo addirittura sottolineare come l'autrice
pubblico stabilito dalla Legge. rivendichi la libertà di esprimere opinioni che vadano contro
la religione, la quale viene racchiusa in uno spazio ristretto
rispetto a quel ventaglio di esperienze,di opinioni e di
argomenti che compongono la vita di ogni individuo. Tale
ipotesi avrebbe a sostegno il fatto che la stessa de Gouges,nel
corso della sua vita,essendosi trovata vedova a 18 anni dopo
soli due anni di matrimonio (e quindi come vedova sottoposta
ai parenti maschi più prossimi),si è posta contro il matrimonio
religioso ed ha altresì rivendicato il divorzio e ,come vedremo
nell'articolo successivo e nella Postfazione,un obbligo al
riconoscimento di tutti i figli,legittimi o naturali che fossero
(si tratta di un riconoscimento che nemmeno nel nostro
ordinamento,attualmente è obbligatorio,dal momento
che,nonostante la L. 219/2012 e il d.lgs. 154/2013 ,attuativo di
questa, abbiano creato un unico status di figlio,riconoscendo
uguali diritti a tutti i figli,legittimi e naturali, si riscontra
tutt'ora che un genitore non ha l'obbligo di riconoscere il figlio
alla nascita,ma potrà soltanto essere portato in giudizio,in
qualità di convenuto, mediante l'esperimento delle azioni di
reclamo dello stato di figlio e di dichiarazione giudiziale della
parternità o della maternità).
PUNTO 2: La frase “ la donna ha il diritto di salire sul
patibolo,allora deve avere egualmente quello di salire sulla
tribuna” rappresenta la citazione meglio conosciuta della
nostra autrice. Secondo Olympe de Gouges, se una donna per
aver infranto la legge può essere condannata a
morte,allora,allo stesso modo ella ha diritto a far parte
dell'Assemblea Nazionale Costituente. Con ciò l'autrice
intende porre in luce il fatto che numerosissime donne fossero
state ghigliottinate durante la rivoluzione francese e come ciò
fosse un trattamento normalmente posto in essere per gli
uomini che si fossero macchiati di un grave crimine (basti
pensare che,nel 1786, Jean de Valois,legata all'affare della
collana che tanto portò discredito alla Regina Maria
Antonietta,non venne condannata a morte,ma fu “soltanto”
flagellata,marchiata a fuoco e rinchiusa nella prigione
conosciuta come la Salpetriere,trattamento che venne ritenuto
comunque molto grave all'epoca per una donna),da che ne
conseguiva che se si intendeva condannare a morte alla stessa
maniera uomini e donne,allora era inevitabile che le donne
fossero uguali rispetto agli uomini e che dunque anche in vita
dovessero godere degli stessi diritti civili e politici,compreso
il diritto di far parte dell'Assemblea nazionale.
Va ricordato che l'autrice ha ripetuto tale frase anche nel
momento in cui stava venendo condotta sul patibolo per essere
ghigliottinata nel 1793,essendosi macchiata del crimine di
aver accusato Marat di essere autore delle atrocità del 2 e 3
settembre 1792 e di aver accusato Robespierre di aspirare
all'instaurazione di una dittatura.
ART.11 La libera comunicazione dei pensieri La libera comunicazione dei pensieri e PUNTO 1 : In questo articolo Olympe de Gouges propone
e delle opinioni è uno dei diritti più delle opinioni è uno dei diritti più un'analisi non tanto della libertà di parola così come viene
preziosi dell'uomo; ogni cittadino preziosi della donna, poiché tale libertà generalmente intesa,quanto piuttosto della libertà delle donne
può dunque parlare, scrivere, assicura la legittimazione dei padri nei di poter affermare liberamente la paternità dei loro figli. Si
stampare liberamente, salvo a confronti dei figli. Ogni Cittadina può tratta di una tematica innovativa nel campo giuridico,dal
rispondere dell'abuso di questa dunque dire liberamente, sono madre d'un momento che l'autrice,come vedremo poi dalla
libertà nei casi determinati dalla figlio che vi appartiene, senza che un Postfazione,per la precisione nel paragrafo dedicato alle
Legge. barbaro pregiudizio la convenzioni tra l'uomo e la donna,non soltanto reclama che i
forzi a dissimulare la verità; salvo a figli nati al di fuori del vincolo matrimoniale siano equiparati
rispondere dell'abuso di tale libertà nei ai figli legittimi sia in merito al diritto di portare il cognome
casi determinati dalla Legge. paterno,sia in merito ai diritti successori,ma altresì invoca
l'adozione di una legge che ponga il divieto dell'abnegazione
dei figli naturali da parte dei loro padri (possiamo fare il
confronto con la legislazione italiana,sia attuale che passata).
Secondo Olympe de Gouges ogni donna avrebbe diritto ad
affermare la paternità dei propri figli proprio in virtù del fatto
che la donna genera quelli che saranno i futuri cittadini della
nazione,con la conseguenza che è proprio tale legame di
sangue a garantirle la partecipazione all'interno della nazione e
dunque il riconoscimento di uguali diritti rispetto agli uomini.
ART.12 La garanzia dei diritti dell'uomo e La garanzia dei diritti della donna e della PUNTO 1 : Da un lato,la dichiarazione dei diritti dell'uomo e
del cittadino ha bisogno di una forza Cittadina necessita un'utilità maggiore; del cittadino sottolinea come i diritti umani debbano essere
pubblica; questa forza è dunque tale garanzia deve essere istituita per il garantiti da norme coercitive,da norme alla cui violazione
istituita per il vantaggio di tutti e vantaggio di tutti, e non per l'utilità corrisponde una reazione da parte delle istituzioni
non per l'utilità particolare di coloro particolare di coloro cui è data. statali,portandoci così alla concezione moderna di norma
ai quali essa è affidata. giuridica e di come il legislatore abbia il compito di garantire
tali diritti con la forza,ma non per vantaggio delle istituzioni
stesse,bensì per un vantaggio ridondante a favore di tutti i
consociati; dall'altro lato,nella Dichiarazione dei diritti della
donna e della cittadina,Olympe de Gouges,almeno da quanto
appare nella traduzione italiana, omette l'espressione forza
pubblica,sostituendola con “utilità maggiore”,utilità che si va
a contrapporre all'utilità particolare che segue nel testo. È
interessante il riferimento al termine utilità,dal momento che
lo stesso ci riporta alla mente l'utilitarismo,ossia quella
dottrina filosofica promotrice di un concetto di giustizia
coincidente con qualsiasi elemento che vada ad aumentare
l'utilità,la felicità complessiva. Se l'utilità è la misura del
vantaggio e della conseguente felicità degli esseri
umani,sembrerebbe allora che l'autrice qui voglia suggerire
che vi debba essere maggior consapevolezza dei vantaggi
conseguenti al riconoscimento di pari diritti alle donne,poichè
ciò ridonderebbe non tanto a beneficio delle
stesse,beneficiarie di tali diritti,quanto a beneficio dell'intera
comunità. Alla luce di quanto appena detto,Olympe de Gouges
si pone perfettamente in linea con la dottrina utilitaristica
dell'epoca e infatti ,non a caso,ella era ospite del salotto di
Madame Helvetius,moglie di Adrien Helvetius,noto filosofo
utilitarista dell'epoca. L'autrice però va oltre e sembrerebbe
discostarsi leggermente dal paradigma di Bentham della
“massima felicità per il maggior numero” ,il quale,come
sappiamo,comporta il sacrificio di una parte,seppur piccola
della comunità: ella sembrerebbe rimandare ad un concetto di
giustizia distributiva che sarebbe stato elaborato da John
Rawls ben due secoli più tardi,per cui il riconoscimento dei
diritti alle donne comporterebbe sì un vantaggio per le donne
stesse,ma ciò andrebbe a beneficio della totalità dei consociati
(anche se più vicino a Rawls appare il pensiero della seconda
ondata del femminismo,il quale rivendica l'uguaglianza nella
differenza,una parificazione di status pur in presenza del
riconoscimento di trattamenti diversi a singoli gruppi di
donne). Ebbene , potremmo dire che l'autrice si pone qui in
una prospettiva moderna,discostandosi dall'utilitarismo
benthiano e affermando come il riconoscimento di uguali
diritti e quindi di un eguale trattamento giuridico per tutti gli
individui andrebbe a vantaggio non tanto delle donne ,le quali
al momento vengono poste dall'ordinamento in una situazione
svantaggiata,quanto a vantaggio di tutti,delineando così un
modello di welfare state (il che emerge altresì dal fatto che
l'autrice medesima aveva raccomandato un sistema di
protezione per le madri ed i fanciulli,la creazione di seminari
per la disoccupazione e la creazione di alloggi dignitosi per i
soggetti meno abbienti).
ART.13 Per il mantenimento della forza Per il mantenimento della forza pubblica, PUNTO 1: La dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
pubblica, e per le spese e per le spese d'amministrazione, i cittadino pone a carico dei cittadini il dovere di contribuire in
d'amministrazione, è indispensabile contributi della donna e dell'uomo sono relazione alle proprie sostanze. Nella Francia dell'epoca ,sulle
un contributo comune: esso deve eguali; la donna partecipa a tutti i servizi, donne non ricadeva un dovere di contribuzione e proprio per
essere ugualmente ripartito fra tutti i a tutte le occupazioni penose; deve questo motivo Olympe de Gouges afferma che anche la donna
cittadini, in ragione delle loro dunque partecipare egualmente alla debba contribuire alle spese pubbliche ,rifiutando dunque
sostanze. distribuzione di posti, di impieghi, di qualsiasi politica di protezione del sesso femminile,che in tal
cariche, di dignità e dell'industria. modo verrebbe considerato come una categoria debole e
perciò non egualitaria all'uomo. Tale dovere viene affermato
non in relazione allo status di cittadino o di cittadina,bensì in
relazione al genere femminile e maschile,fornendone dunque
una portata universale
PUNTO 2: L'autrice non si ferma a sottolineare la necessità
di un contributo comune ed eguale tra uomini e donne,ma
rivendica altresì che le donne abbiano il diritto di accedere al
lavoro e alle cariche pubbliche,al fine di rendersi indipendenti
ed affettivamente libere da quella che l'autrice definiva come
l'oppressione operata dagli uomini,ciò in virtù del fatto che le
donne stesse partecipano a tutti i servizi ed a tutte le
occupazioni penose. Soltanto con l'accesso al lavoro e alle
cariche pubbliche la donna dunque verrebbe ad avere un ruolo
parificato all'uomo,che le permetterebbe di sottrarsi all'egida
soffocante di questi e di svincolarsi dai ruoli istituzionali ed
esclusivi di moglie e madre che le vengono tradizionalmente
riconosciuti.
ART.14 Tutti i cittadini hanno il diritto di Le Cittadine e Cittadini hanno il diritto di PUNTO 1: Nella dichiarazione dei diritti della donna e della
constatare, da loro stessi o mediante constatare di persona o tramite propri cittadina,l'autrice riafferma la necessità che le donne
i loro rappresentanti, la necessità del rappresentanti la necessità della concorrano al controllo dell'amministrazione della cosa
contributo pubblico, di approvarlo contribuzione pubblica. Le Cittadine non pubblica,sia direttamente che a mezzo dei propri
liberamente, di controllarne possono aderirvi che grazie rappresentanti,sì da reiterare il suo appello a che le donne
l'impiego e di determinarne la all'ammissione di una divisione eguale, vengano considerate altresì come cittadine attive, aventi la
quantità, la ripartizione e la durata. non solo nella fortuna, ma anche possibilità di votare i propri rappresentanti e di essere elette
nell'amministrazione pubblica, e di loro stesse quali rappresentanti della comunità all'interno
determinare la quota, l'imponibile, la dell'Assemblea Nazionale. Viene altresì sottolineato come le
copertura e la durata delle imposte. donne,in virtù del loro status di cittadine,abbiano diritto a
vedere ripartiti egualmente i beni di fortuna,per tali forse
intendendosi quei determinati beni che la donna si trova ad
avere a seguito di determinate circostanze nel proprio
patrimonio ,in considerazione del fatto che antecedentemente
alla donna non veniva riconosciuta alcuna indipendenza
economica,nemmeno sotto il profilo del diritto di proprietà su
determinati beni,i quali venivano direttamente ricondotti nella
titolarità dell'uomo.
ART.15 La società ha il diritto di chieder La massa delle donne, coalizzata per la PUNTO 1 : Mentre nella dichiarazione dei diritti dell'uomo e
conto a ogni agente pubblico della contribuzione con quella degli uomini, ha del cittadino vi è un generico riferimento alla società come
sua amministrazione. il diritto di chiedere conto, a ogni agente titolare del diritto a vedersi rendere conto della gestione della
pubblico, della sua amministrazione. cosa pubblica,nella Dichiarazione dei diritti della donna e
della cittadina,Olympe de Gouges parla specificatamente della
“ massa delle donne,coalizzata con quella degli uomini per la
contribuzione”. L'autrice sembrerebbe a mio avviso qui voler
sottintendere come la contribuzione non si configuri come un
dovere imperativo,come un elemento sceso dal cielo a cui
tutti,a priori sono sottoposti,quanto piuttosto come il frutto di
un mutuo accordo tra uomini e donne al fine di conseguire
mutui vantaggi,come il termine stesso “coalizzata”
suggerirebbe. Gli uomini e le donne qui scelgono di
contribuire insieme ed in egual misura al funzionamento
dell'apparato statale e sembrerebbe quasi che sia venuta
meno,in quest'ambito,la tirannia degli uomini che opprimono
le donne tanto decantata dall'autrice. Interessante come
l'articolo in questione non si ponga sul piano del dover
essere,di un risultato futuro ed ipotetico,quanto piuttosto sul
piano dell'essere,di una realtà che sembra già affermata
limitatamente all'ambito della contribuzione,il che si potrebbe
tradurre in un altrettanto ipotetico riferimento allo stato di
natura e al relativo contratto sociale.
ART.16 Ogni società in cui la garanzia dei Ogni società, in cui non è assicurata la PUNTO 1: Nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
diritti non è assicurata, né la garanzia dei diritti, né è determinata la cittadino,viene ribadito come la Stato abbia il compito di
separazione dei poteri determinata, separazione dei poteri, non ha una garantire i diritti umani e di garantire la separazione del potere
non ha costituzione. costituzione; la costituzione è nulla, se la legislativo,esecutivo e giudiziario,riprendendo la concezione
maggioranza degli individui che tanto cara a Montesquieu secondo la quale può dirsi libera
compongono la Nazione non ha soltanto quella costituzione in cui nessun governante possa
cooperato alla sua redazione abusare del potere affidatogli. Ciò dimostra quello che
all'epoca della rivoluzione francese era il desiderio di passare
da una forma di stato monarchico ad una forma di stato
repubblicana,dove sovrana fosse la Nazione e dunque la
volontà popolare.
PUNTO 2:Olympe de Gouges ribadisce tale concetto,
facendo tuttavia un passo ulteriore. Non bisogna infatti
dimenticare che la Dichiarazione dei diritti della donna e della
cittadina fu pubblicata il 5 settembre 1791,due giorni dopo
rispetto alla Costituzione francese del 1791,alla quale fu
incorporata,come prefazione,la stessa Dichiarazione dei diritti
dell'uomo e del cittadino del 1789. L'autrice ha dunque
vissuto,durante la stesura della sua opera, l'esperienza
costituente francese,la quale poi avrebbe finito per partorire
una costituzione basata sulla divisione tra potere
esecutivo,spettante al Re, potere legislativo,spettante
all'Assemblea Nazionale, e potere giudiziario,spettante ai
magistrati. De Gouges qui critica non tanto la ripartizione dei
poteri o la scelta di un sistema di monarchia costituzionale
parlamentare,essendo lei stessa a favore dell'operato del Re
Luigi XVI ,quanto il fatto che i costituenti stessero
propagandando il modello di una Costituzione frutto della
Volontà nazionale,quando in realtà tale costituzione sarebbe
stata il frutto dell'operato di una ristretta cerchia di uomini.
Dunque ,nell'ottica dell'autrice, la Costituzione del 1791
appare nulla,come priva di qualsivoglia valore,dal momento
che essa non è in realtà espressione della sovranità
popolare,essendo state escluse dalla sua redazione le
donne,che costituiscono parte integrante della Nazione,al pari
degli uomini.
ART.17 La proprietà essendo un diritto Le proprietà sono di tutti i sessi riuniti o PUNTO 1: La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
inviolabile e sacro, nessuno può separati; esse sono per ciascuno un diritto cittadino del 1789 ricalca perfettamente la dichiarazione
esserne privato, salvo quando la inviolabile e d'indipendenza americana del 1776,per cui non vi è da stupirsi
necessità pubblica, legalmente sacro; nessuno può esserne privato in in alcun modo se la proprietà viene riconosciuta come un
constatata, lo esiga in maniera quanto vero patrimonio della natura, se diritto sacro ed inviolabile,anche se,come può rilevarsi dal
evidente, e previa una giusta non quando la necessità pubblica, testo stesso, un individuo può essere espropriato di un suo
indennità. constatata legalmente, lo esiga a tutta bene per ragioni di pubblica utilità previo equo indennizzo.
evidenza, e a condizione di una giusta e Orbene, nella Dichiarazione dei diritti della donna e della
preventiva indennità. cittadina,l'autrice rivendica come alle donne debba essere
attribuito il diritto di proprietà dei beni che le stesse
posseggono,per cui ammette,come emerge d'altronde nella
Postfazione,che le donne abbiano il diritto di scegliere se
mettere in comune o meno i propri beni con quelli del marito
o del compagno a vantaggio dei figli.
PUNTO 2: Le proprietà,per l'autrice sarebbero inviolabili in
quanto vero patrimonio della natura,con ciò ad intendere che il
diritto di proprietà sui beni dovrebbe prescindere da
qualsivoglia assegnazione e considerazione statale e dovrebbe
collocarsi in una dimensione sovrastatale,ossia quella della
legge naturale. È la legge naturale a dichiarare sacro ed
inviolabile il diritto di proprietà che ciascuno vanta su
determinati beni,per cui è inammissibile l'appannaggio fino ad
ora ricevuto dagli uomini ad opera del legislatore,il quale ,al
contrario,dovrebbe uniformarsi alle leggi della natura e della
ragione riconoscendo ugualmente il diritto di proprietà alle
donne. Da ultimo,il riferimento all'espropriazione di beni per
pubblica utilità da parte di Olympe de Gouges,potrebbe essere
duplicemente inteso in senso ironico quale istituto che non ha
ragion d'essere, ovvero come istituto ammissibile solo ed
esclusivamente nei casi in cui il legislatore statale si sia
adeguato alle leggi naturali,indi per cui riconoscendo alle
donne pari diritti rispetto agli uomini. Solo in tal caso le
donne ,esse stesse parte integrante della Nazione e concorrenti
agli uomini nell'amministrazione della cosa
pubblica,potrebbero accettare di privarsi di un loro
diritto,nella consapevolezza che ciò andrebbe a ridondare a
beneficio di tutti gli individui indistintamente.

POSTFAZIONE
Donna, svegliati; la campana a martello della ragione si fa intendere in tutto l'universo; riconosci i tuoi diritti. Il potente imperio della natura non è più circondato di pregiudizi, di
fanatismo, di superstizione e di menzogne. La fiaccola della verità ha dissolto tutte le nuvole della tupidità e dell'usurpazione. L'uomo schiavo ha moltiplicato le sue forze, ha avuto
bisogno delle tue per spezzare le sue catene. Una volta libero, è divenuto ingiusto verso la sua compagna. O donne! Donne, quando cesserete di essere cieche? Quali sono i vantaggi
che avete raccolto nella Rivoluzione? Un disprezzo più marcato, un disdegno più segnalato - che cosa dunque vi resta? La convinzione delle ingiustizie dell'uomo. Il reclamare il
vostro patrimonio, fondato sui saggi decreti della natura; che cosa avrete da temere per una così bella impresa? La buona parola del Legislatore delle nozze di Cana? Temete che i
nostri legislatori francesi, correttori di questa morale, a lungo aggrappata ai rami della politica, ma che non è più di stagione, vi ripetano: donne, che cosa c'è di comune tra voi e
noi? Tutto, dovreste rispondere. Se si ostinano, nella loro debolezza, a mettere questa inconsequenzialità in contraddizione con i loro principi; opponete coraggiosamente la forza
della ragione alle vane pretese di superiorità; riunitevi sotto gli stendardi della filosofia; dispiegate tutta l'energia del vostro carattere, e vedrete presto questi orgogliosi, non servili,
adoratori rampanti ai vostri piedi, ma fieri di dividere con voi i tesori dell'Essere Supremo. Qualunque siano le barriere che vi si oppongono, è in vostro potere di affrancarle; dovete
solo volerlo.
COMMENTO
Olympe de Gouges,nella Postfazione alla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina,afferma innanzitutto che i diritti delle donne costituiscano
ormai un elemento di portata universale,che manca soltanto del riconoscimento da parte delle donne medesime. Ciò è stato possibile grazie
all'avvento dell'illuminismo,il quale,attraverso la metafora di fiaccola della verità,ha rischiarato quello che era un passato costellato di superstizione e di
fanatismo. E' proprio grazie all'illuminismo ,infatti,che viene affermata la preminenza di un diritto naturale,dai caratteri universali e sovraordinato a
qualsiasi legislazione che si sia succeduta nella storia,un diritto,una legge di natura che necessita di essere razionalizzata e quindi tradotta all'interno
del diritto positivo. È proprio la legge di natura a riconoscere alla donna eguali diritti rispetto all'uomo,uomo che appare tuttavia rimasto ancorato al
passato,legato dalle catene invisibili dei pregiudizi,dei fanatismi e della superstizione.
L'autrice poi si sposta nell'orizzonte attuale,sottolineando come anche i fautori della rivoluzione francese del 1789 ,che tanto si auto-declamavano
come sottomessi ingiustamente al giogo della monarchia , abbiano finito per sfruttare le donne dell'epoca per il loro attivismo politico,promettendo loro
il riconoscimento di diritti civili e politici pari ai loro. Una promessa sfumata nella più silenziosa indifferenza possibile. Anche a seguito della rivoluzione
infatti, la condizione delle donne non cambia minimamente,anzi: sembrerebbe ,a parere di Olympe de Gouges, che il disprezzo che gli uomini nutrono
nei confronti delle donne sia diventato ancor più marcato.
Le donne dovrebbero reclamare i diritti che gli spettano secondo la legge della natura,poiché le stesse non hanno nulla da temere. Quegli uomini
aggrappati agli scranni dell'Assemblea nazionale potrebbero soltanto opporre delle argomentazioni di differenziazione basate su una morale fanatica e
religiosa: una morale che non rispecchia più il contesto attuale,che non si fa portatrice di istanze egualitarie,ma che rimane piuttosto rannicchiata nel
sicuro pertugio offerto dalla religione.
Eppure quegli stessi uomini rivoluzionari ,tanto amanti della politica,potrebbero essere ben contraddetti se le donne facessero loro presente la
contraddizione presente nel loro discorso: non erano stati forse loro a mettere in dubbio che il potere del Re non fosse più espressione della volontà
divina? Allora come possono anche soltanto concepire di riproporre la legge morale dettata dalla religione come fondamento assoluto e dogmatico
delle differenze di genere?
Soltanto in questo modo,le donne,aggrappandosi agli stendardi della filosofia e facendo ricorso agli argomenti che questa fornisce loro,possono
ottenere ciò che spetta loro in base al diritto naturale. Il riconoscimento di uguali diritti rispetto agli uomini.

Passiamo ora al quadro spaventoso di ciò che siete state nella società; e dato che si tratta, in questo momento, di una educazione nazionale, vediamo se i nostri saggi Legislatori
penseranno in modo sano sull'educazione delle donne. Le donne hanno fatto più del male che del bene. La costrizione e la dissimulazione sono state la loro divisione. Quel che la
forza aveva loro sottratto, l'inganno glielo ha reso; hanno potuto ricorrere a tutte le risorse del loro fascino, cui neppure l'uomo più irreprensibile poteva resistere. Il veleno, il ferro,
tutto era loro sottoposto; comandavano al crimine come alla virtù: il governo francese, soprattutto, è dipeso, per secoli, dall'amministrazione notturna delle donne; il gabinetto non
aveva segreti per la loro indiscrezione: ambasciata, comando, ministero, presidenza, pontificato, cardinalato; infine tutto quello che caratterizza la stupidità degli uomini, profano e
sacro, tutto è stato sottoposto alla cupidigia e all'ambizione di questo sesso nel passato disprezzabile e rispettato, e dopo la rivoluzione, rispettabile e disprezzato.
COMMENTO
L'autrice si propone ora di fornire una lezione,di inquadrare quello che le donne hanno rappresentato nel contesto storico della Francia ante-
rivoluzione . I cari legislatori francesi che si sono succeduti nel tempo hanno sempre ritenuto le donne immeritevoli di istruzione,ritenendole
inferiori,tanto da lasciarle,almeno per la maggior parte,in una condizione di analfabetismo. Tuttavia le donne,nonostante la continua oppressione che
gli uomini hanno esercitato su di loro,hanno sviluppato la sottile arte dell'inganno,andando così a compensare la differenza di forza fisica che avevano
con gli uomini. Qui l'autrice pone una riflessione molto realistica: prima della rivoluzione,per secoli,sono state le donne ad esercitare una forma di
controllo sull'uomo. Quell'amministrazione notturna delle donne di cui si discorre non è altro che quella consuetudine radicata nelle donne alla
sottomissione dell'uomo sotto le lenzuola. Ed,in effetti,in un contesto come quello francese , dove le relazioni adulterine erano all'ordine del giorno, non
poteva essere certo diversamente: basti solo pensare alle figure di Madame de Pompadour o di Madame du Barry, che con le loro grazie erano
riuscite a divenire le favorite del Re Luigi XV realizzando una scalata sociale impressionante. Tali esempi hanno spinto molte altre donne a mettere in
atto i loro piani ambiziosi con il loro fascino e con la loro capacità di dissimulazione. Le donne carpivano i segreti degli uomini,a qualsiasi classe gli
stessi appartenessero, con ogni mezzo,anche ricorrendo all'avvelenamento di coloro che si ponevano ad ostacolare il loro cammino. Questa non è
dunque una descrizione lusinghiera delle donne,le quali,come viene sottolineato,erano mosse da cupidigia ed ambizione,anche se, a ben
vedere,quella era l'unica via che all'epoca poteva portare le donne a rivestire un ruolo di preminenza nell'ambito sociale: se da un lato gli uomini
consideravano la condotta delle donne deplorevole,dall'altro lato gli stessi cedevano al loro fascino e pertanto le temevano,al contempo rispettandole
in una sorta di timore reverenziale. Nel momento in cui scrive Olympe de Gouges,nel 1791, tuttavia,la situazione è cambiata e le donne hanno perso
la loro amministrazione notturna sugli uomini per assumere un'immagine confacente ai loro occhi,finendo soltanto per perdere quel labile rispetto che
un tempo veniva loro riconosciuto. E qui,da ultimo,l'autrice critica come questa situazione sia stata dovuta dalla mancata unione delle donne sotto un
unico stendardo,poiché le stesse,troppo assorbite dalla loro corsa personale al successo e troppo abituate a ricorrere all'inganno,hanno finito per
considerarsi rivali le une con le altre,indebolendo se stesse ed andando di conseguenza a rafforzare l'oppressione che gli uomini esercitavano su di
loro.

In questa sorta di antitesi, quanti rimproveri ho da offrire! Non ho che un momento solo per farli, ma questo fisserà l'attenzione della posterità, anche la più arretrata. Sotto l'antico
regime, tutto era vizioso, tutto era colpevole; ma si potrebbe percepire il miglioramento delle cose nella sostanza stessa dei vizi? Una donna non aveva bisogno che d'esser bella o
amabile; quando possedeva queste due qualità, vedeva cento fortune ai suoi piedi. Se non ne approfittava, quella aveva un carattere bizzarro, o una filosofia poco comune, che la
portava al disprezzo delle ricchezze; allora non era considerata che una testa malvagia; la più indecente si faceva rispettare con l'oro; il commercio delle donne era una specie di
industria ammessa all'interno della prima classe, che, d'ora in avanti, non avrà più credito.
Se ne avesse ancora, la rivoluzione sarebbe perduta, e pur sotto nuovi rapporti, saremmo sempre corrotti; tuttavia la ragione può dissimularsi nel fatto che ogni altra strada verso la
fortuna è chiusa per la donna che l'uomo compra, come lo schiavo sulle coste d'Africa. La differenza è grande, si sa. La schiava comanda al padrone; ma se il padrone le concede la
libertà senza ricompensa, e a un'età in cui la schiava ha perso ogni suo fascino, cosa diventa questa sfortunata? L'oggetto di disprezzo; le stesse porte della beneficenza le sono
chiuse; è povera e vecchia, si dice; perché non ha saputo fare fortuna? Altri esempi ancora più toccanti si offrono alla ragione. Una giovane senza esperienza, sedotta da un uomo
che ama, abbandonerà i suoi genitori per seguirlo; l'ingrato la lascerà dopo qualche anno, e più la donna sarà invecchiata con lui, tanto più la di lui incostanza sarà inumana; se
anche ha dei bambini, lui l'abbandonerà lo stesso. Se l'uomo è ricco, si crederà dispensato dal dividere la sua fortuna con le sue nobili vittime. Se qualche impegno l'ha legato ai suoi
doveri, ne violerà il potere confidando tutto nelle leggi. Se è sposato, ogni altro impegno perde i suoi diritti.
COMMENTO:
Olympe de Gouges prosegue nella sua critica,riservando non pochi rimproveri alle donne,che sarebbero esse stesse la causa dei loro mali.
Difatti,intraprendendo una strada corrotta, le donne si sono adeguate ad uno stereotipo di bellezza e dolcezza che si scontrava con la loro indole
ambiziosa,finendo per far figurare quelle donne che non vi aderissero come creature bizzarre, come soggetti fuori dalla norma. Non è soltanto questa
l'amara conseguenza,giacché con tali costumi si è affermata una corruzione tale da porre le donne ancor più sotto il giogo del potere maschile:
esse,tenendo tale comportamento , si sono asservite agli uomini,come degli schiavi che ubbidiscono al padrone,per poi esser messe da parte e
gettate via non appena il fascino le abbandonava. E allora quale strada rimaneva loro? Nessuna,se non quella della miseria e
dell'autocommiserazione.

Quali leggi restano da fare per estirpare il vizio fino alla radice? Quella della divisione delle fortune tra gli uomini e le donne, e dell'amministrazione pubblica. Si concede
facilmente che colei che proviene da una famiglia ricca, guadagni molto con l'uguaglianza della divisione. Ma colei che proviene da una famiglia povera, con meriti e virtù; qual è il
suo destino? La povertà e l'obbrobrio. Se non eccelle precisamente nella musica o nella pittura, non potrà essere ammessa ad alcuna funzione pubblica, anche quando ne abbia tutte
le capacità. Non voglio che dare un assaggio delle cose, le approfondirò nella nuova edizione di tutte le mie opere politiche che mi propongo di offrire al pubblico entro qualche
tempo, con alcune note.
COMMENTO:
La ragione stessa si nasconde all'interno di questa strada corrotta,giacché indica la via per eliminare il vizio stesso alla radice.
Fondamentalmente,l'unico modo che le donne hanno per abbandonare tale condotta deplorevole senza subirne gravi conseguenze è quella del
riconoscimento alle stesse del diritto di proprietà e del diritto di amministrare parimenti agli uomini le istituzioni statali. Si tratta dell'unica via che le
donne per molto tempo non hanno visto,troppo assorbite dalle consuetudini che le accompagnavano ogni giorno della loro vita,troppo assuefatte
all'idea di esser sottomesse agli uomini.
Qui l'autrice avanza nel discorso sostenendo che da una proprietà separata rispetto a quella degli uomini,le donne che riceverebbero maggiori
vantaggi sarebbero le donne provenienti da una famiglia benestante,mentre le donne di umili origini ,seppur aventi tutte le capacità di entrare nelle
istituzioni, avrebbero questa possibilità soltanto eccellendo in arti tipicamente femminili,come la musica e la pittura. Quale sarebbe dunque la
soluzione affinché tutte le donne,indistintamente, possano trarre egual giovamento dal riconoscimento di pari diritti? Olympe de Gouges ne rimanda la
trattazione ad una riedizione delle sue opere politiche,ma ciò non ci impedisce di formulare ipotesi: come primo elemento,potremmo sostenere che
l'autrice voglia mandare in frantumi qualsiasi stereotipo tipicamente associato alla figura della donna,indi per cui arti come la pittura e la musica non
dovrebbero essere più considerate come un qualcosa di attinente prettamente al mondo femminile; in secondo luogo potremmo pensare che l'autrice
voglia tracciare le linee di un welfare state,di uno stato del benessere in cui viene prestata assistenza e attenzione alle donne ,più in generale ad i
soggetti,meno abbienti e ciò emergerebbe dal fatto che Olympe de Gouges medesima rivendicava alloggi per i cittadini meno abbienti e per i
mendicanti,si proponeva di combattere la disoccupazione e di fornire protezione alle madri ed ai fanciulli.
È bene precisare che tale mia seconda ipotesi non vuole assolutamente tradursi nell'esposizione del concetto di “uguaglianza nelle differenze” tanto
caro alla seconda ondata del femminismo giuridico,verificatasi negli anni 70. Olympe de Gouges infatti riteneva ,così come si evince dalla sua stessa
Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina ,che il riconoscimento di un qualsivoglia trattamento differenziato alle donne rispetto agli uomini
avrebbe comportato un'ammissione di inferiorità delle stesse,il che si rivelava inaccettabile. L'autrice,nella mia opinione,si proponeva semplicemente di
migliorare le condizioni di tutti gli individui meno abbienti,uomini o donne che fossero,senza andare ad intaccare assolutamente la parità dei diritti
spettanti ai due generi,ma semplicemente facendo in modo che il riconoscimento di una parità di trattamento portasse uguali vantaggi per tutti i
consociati,sia che si trattasse di uomini o donne abbienti,sia che si trattasse di donne o uomini meno abbienti.
Riprendo il mio testo per quanto attiene ai costumi. Il matrimonio è la tomba della fiducia e dell'amore. La donna sposata può dare impunemente a suo marito dei bastardi, e la
fortuna che non appartiene loro. Quella che non lo è, non ha che un debole diritto: le leggi antiche e disumane le rifiutano questo diritto, per i propri figli, al nome e ai beni del
loro padre, e non si sono fatte nuove leggi su questa materia. Se tentare di dare al mio sesso una consistenza onorevole e giusta, è considerato in questo momento un paradosso da
parte mia, e tentare l'impossibile, lascio agli uomini a venire la gloria di trattare questa materia; ma, nell'attesa, la si può preparare attraverso l'educazione nazionale, attraverso
la restaurazione dei costumi e attraverso le convenzioni matrimoniali.
COMMENTO:
In questo paragrafo Olympe de Gouges ci prospetta la sua opinione sul matrimonio,che viene dalla stessa definito come “ la tomba della fiducia e
dell'amore”. Tale espressione è probabilmente mutuata dalla stessa esperienza vissuta dall'autrice,la quale,sposatasi da giovane,si è ritrovata molto
presto vedova e madre di un bambino. Ella ci illustra come tale convinzione che il matrimonio sia tutto fuorché espressione di fiducia e di amore tra
uomo e donna fornendoci un semplice esempio: le donne sposate possono generare dei figli illegittimi,in realtà concepiti con altri uomini , facendo
credere al marito che quelli siano i suoi figli legittimi e dunque garantendo a tali figli diritti successori sull'eredità del marito; di contro una donna non
sposata,qualora rimanga incinta,non potrà assolutamente rivendicare per i propri figli il diritto a portare il cognome paterno ed il diritto di succedere allo
stesso quando verrà a mancare.
Il matrimonio viene dunque a configurarsi come un istituto che comporta un trattamento differenziato per le donne,facendo altresì in modo che tra le
stesse vi sia ancor più divisione. All'epoca in cui tale opera venne pubblicata,nel 1791, non era infatti garantito in alcun modo che i padri
riconoscessero i loro figli nati al di fuori del matrimonio ed il libertinaggio dilagante a Versailles all'epoca non aveva fatto altro che ridurre innumerevoli
donne in miseria,ovvero rendere,nel caso opposto,molti mariti come padri di figli che in realtà non erano i loro.
L'onore delle donne potrebbe essere riportato alla luce soltanto introducendo una legge che vada ad obbligare tutti,sia le coppie sposate che le
coppie non sposate,a riconoscere i figli nati dalla loro unione,concedendogli tutti i diritti e le fortune loro spettanti. Dal momento che la redazione di tale
legge appare ancora ben lontana nel 1791,l'autrice si propone di attuare,come già ribadito all'inizio di questa postfazione,un'opera di educazione
nazionale e di introdurre un possibile strumento che funga da soluzione,ossia le convenzioni “matrimoniali”.
Forma del contratto sociale dell'Uomo e della Donna
Noi N e N, mossi dalla nostra propria volontà, ci uniamo fino al termine della nostra vita, e per la durata delle nostre mutue inclinazioni, alle condizioni seguenti: intendiamo e
vogliamo mettere le nostre fortune in comunità, riservandoci tuttavia il diritto di separarle in favore dei nostri figli, e di quelli verso cui possiamo avere un debole particolare,
riconoscendo mutuamente che i nostri beni appartengono direttamente ai nostri figli, da qualunque letto provengano, e che tutti indistintamente hanno il diritto di portare il nome
dei padri e madri che li hanno avuti; e ci imponiamo di sottoscrivere la legge che punisce l'abnegazione del proprio sangue. Ci obblighiamo ugualmente, in caso di separazione, di
dividere la nostra fortuna, e di prelevare la porzione dei nostri figli indicata dalla legge; e in caso di unione terminata, colui che verrà a morire, rinuncerà alla metà delle sue
proprietà in favore dei figli; e se l'uno morirà senza figli, chi sopravvive erediterà di diritto, a meno che colui che premuore non abbia disposto della metà del bene comune in
favore di chi giudicherà in proposito.
COMMENTO:
Olympe de Gouges ci illustra qui quella che per lei sarebbe la soluzione alla decadenza dei costumi causata dal libertinaggio dilagante e dalle
restrizioni che il vincolo matrimoniale comporta. Si tratta di una sorta di convenzione tra uomo e donna,con cui gli stessi decidono di mettere in
comune i loro beni per i figli,a qualunque letto essi appartengano, con cui ai figli vengono riconosciuti tutti i diritti a portare il cognome del padre e a
succedere,in caso di sua morte,alle sue fortune,anche in caso di scioglimento del vincolo.
Prima di addentrarci nell'analisi dettagliata del contenuto di tale convenzione,sarebbe opportuno prestare attenzione al nome che l'autrice le
attribuisce: “contratto sociale dell'uomo e della donna”.
La locuzione “contratto sociale” dovrebbe riportarci alla mente la dottrina dei grandi contrattualisti,quali Hobbes, Locke, Grozio ,Pufendorf , Rousseau
e Kant. Stante le differenze di pensiero tra questi,è innegabile che il contratto sociale venisse a configurarsi come una sorta di accordo che,in un
ipotetico stato di natura o stato originario, gli individui ponevano in essere al fine di salvaguardare i loro diritti naturali,tra tutti in primis il diritto alla vita.
Con il contratto sociale gli individui fondamentalmente si privavano di una parte della propria libertà al fine veder tutelata la loro medesima
esistenza,andando così a creare delle regole ,delle norme che a loro volta fanno emergere la figura dell'ordinamento statale,dello Stato quale garante
dei diritti umani naturali.
Ebbene , considerando quanto Olympe de Gouges faccia proprio il concetto dell'esistenza di leggi naturali che devono essere razionalizzate,trasfuse
in leggi scritte e poste in essere dagli individui e considerando altresì che ella ritiene che la Nazione non sia altro che la riunione tra la donna e
l'uomo ,che vengono messi sullo stesso piano di uguaglianza proprio dalla legge naturale,non appare strano che la stessa autrice ,per definire una tale
convenzione di coppia,ricorra all'espressione di contratto sociale. Si tratta semplicemente di traslare quello che fu l'accordo originario tra tutte le donne
e tutti gli uomini in un contratto particolare,riferibile a due singoli individui di sesso opposto,i quali si trovano in una posizione di uguaglianza così come
l'intero genere maschile e l'intero genere femminile vi si trovavano quando al mondo non vi era nessun altra legge se non la legge naturale.
Venendo ora al contenuto di un tale contratto sociale tra uomo e donna,possiamo osservare che:
→ non si tratta di una convenzione matrimoniale,di un contratto destinato a disciplinare il patrimonio di individui legati dal vincolo
matrimoniale e ciò emerge già dalla previsione che l'unione viene prevista non soltanto per tutta la durata della vita dei soggetti di riferimento
(rendendosi così di fatto applicabile alle coppie sposate) ,bensì anche fino al perdurare delle mutue inclinazioni. Con ciò si intende che tale
contratto sociale può applicarsi sia a coppie unite nel vincolo del matrimonio sia a coppie di fatto,il che già costituisce una grandissima novità
per l'epoca
→ l'autrice propone che con tale contratto i soggetti decidano di mettere i loro patrimoni in comune e di destinarli direttamente ai figli (ciò
potrebbe essere assimilabile,ponendo un confronto con il nostro ordinamento,con la costituzione di un fondo patrimoniale per i coniugi e gli
uniti civilmente e con l'istituto ex art. 2643ter c.c., che crea un vincolo di destinazione di un determinato bene a favore di un soggetto,per le
coppie di fatto)
→ tutti i figli,da qualunque letto essi provengano,hanno il diritto di portare il cognome dei padri e delle madri che li hanno generati e anzi,ci
imponiamo di sottoscrivere una legge che punisce l'abnegazione del proprio sangue. Questa forse rappresenta l'istanza più forte formulata
da Olympe de Gouges ,seconda soltanto al riconoscimento di pari diritti civili e politici tra uomini e donne: si tratta non soltanto di creare
un'equiparazione di status tra figli legittimi e figli naturali (cosa che,nel nostro ordinamento , si è realizzata grazie alla l. 219/2012 e al d.lgs.
154/2013) ,ma addirittura di impegnarsi a sottoscrivere una futura legge che imponga il riconoscimento di tutti i figli nati dal rapporto di
procreazione,al contempo sanzionando chiunque abneghi il proprio sangue,per citare l'autrice (questa è una novità assoluta,stante che nel
nostro ordinamento non vi è alcun obbligo per una madre e per un padre di riconoscere il figlio: se si tratta di una coppia unita in
matrimonio,o operano le presunzioni ex artt. 261 e 262 c.c. Che appunto fanno presumere che il padre del bambino sia il marito della
donna,o la donna stessa può indicare che il padre del bambino è un individuo diverso,ovvero lei stessa può evitare di essere menzionata
nell'atto di nascita del bambino,facendolo così risultare come figlio di ignoti ; medesimo discorso vale per i conviventi di fatto,salvo che per la
mancata previsione di presunzioni. Da ciò ne consegue che la legge non impone assolutamente un riconoscimento obbligatorio di un proprio
figlio e tale status potrà o essere contestato ove presente e non rispondente al vero,oppure reclamato ove assente,attraverso l'esperimento
ad apposite azioni giudiziali che vengono definite come azioni di stato,volte ad eliminare o ad attribuire lo status di figlio)
→ l'uomo e la donna si obbligano ugualmente,in caso di separazione, a dividere la loro fortuna e a prelevarne la porzione spettante ex lege
ai figli. La novità qui risiede nel fatto che, essendo tale contratto sociale applicabile anche a persone che vogliano unirsi in matrimonio,si
prevede la possibilità di uno scioglimento del vincolo matrimoniale,il che ci rimanda al moderno concetto di divorzio

Ecco pressappoco la formula dell'atto coniugale di cui propongo l'esecuzione. Alla lettura di questo scritto bizzarro, vedo alzarsi contro di me i bacchettoni, i puritani, il clero e
tutta la sequela infernale. Ma in che misura ciò offrirà ai saggi quanto ai mezzi morali per arrivare alla perfettibilità di un governo onorato! Ne vado a dare in poche parole la
prova fisica. Il ricco Epicureo senza figli trova ottima cosa andare presso il suo vicino povero ad aumentare la sua famiglia. Quando ci sarà una legge che autorizzerà la donna del
povero a far adottare al ricco i suoi figli, i legami della società saranno rafforzati, e i costumi più moralizzati. Questa legge conserverà, può darsi, il bene della comunità, e
conserverà il disordine che conduce tante vittime negli ospizi dell'orrore, della bassezza e della degenerazione dei principi umani dove, da tempo, geme la natura. Che i detrattori
della sana filosofia cessino dunque di protestare contro i costumi primitivi, ove si vanno a perdere dentro la fonte delle loro citazioni .
COMMENTO
In questo paragrafo l'autrice,oltre a rimarcare che tale atto possa essere applicabile sia a coppie di coniugi che a coppie di fatto,sottolinea
come,nonostante possano levarsi delle critiche da parte del clero e dei ferventi cattolici, tale contratto sociale tra uomo e donna potrebbe
rappresentare il mezzo ideale per recuperare i buoni costumi,per far sì che la società,con riferimento sia alle donne che agli uomini,recuperi una sorta
di morale che li renda rispettabili. Si tratta dunque ,in questo caso,di far sì che la legge diventi lo strumento atto al recupero della morale,il che
porterebbe a ritenere la legge come mezzo di trasmissione di principi morali e dunque quasi come una sua diretta derivazione (in linea con la
concezione dell'illuminismo giuridico , il quale prevedeva che i diritti ed i principi naturali fossero trasfusi nel diritto positivo).
L'autrice ci fornisce l'esempio di un tale Epicureo (assolutamente condivisibile la scelta del nome di tale personaggio immaginario,in quanto l'autrice
allude all'epicureismo,che,ricordiamo,identificava il bene con il piacere),uomo senza figli,che ingravida la moglie del proprio povero vicino,allargando di
conseguenza la famiglia di quest'ultimo e spingendolo ancor di più in uno stato di indigenza assoluta. Ebbene, una legge che imponesse tali contratti
sociali tra uomo e donna e un riconoscimento obbligatorio di tutti i figli da parte di coloro che li abbiano generati,farebbe sì che gli uomini vengano ad
astenersi da comportamenti lussuriosi che potrebbero portare ad un decremento del loro patrimonio,farebbe sì che altri uomini meno abbienti debbano
caricarsi economicamente di figli che non rappresentano la loro progenie e , di contro, farebbe sì che le donne ,madri non vedano se stesse ed i loro
figli condannati ad un'esistenza di miseria assoluta.
Questo permetterà di rafforzare i legami all'interno della società e di conservare il bene della comunità,a detta dell'autrice: si tratta fondamentalmente
di un pensiero di impronta utilitaristica,dove i vantaggi conseguiti da un soggetto per i propri interessi personali vengono limitati (non sacrificati del
tutto) al fine di garantire migliori condizioni ed un maggior benessere a vantaggio della totalità dei consociati,permettendogli di raggiungere
un'uguaglianza sostanziale (cfr. Rawls).

Vorrei anche una legge che avvantaggiasse le vedove e le signorine ingannate dalle false promesse di un uomo a cui queste si siano attaccate; vorrei, dico, che questa legge
forzasse un incostante a mantenere i suoi impegni, o a un'indennità proporzionata alla sua fortuna. Vorrei ancora che questa legge fosse rigorosa contro le donne, almeno per
quelle che avranno la faccia di ricorrere a una legge che avrebbero infranto con la loro cattiva condotta, se fossero state messe alla prova.
Vorrei, allo stesso tempo, come ho esposto nella felicità primitiva dell'uomo, nel 1788, che le ragazze pubbliche fossero poste nei quartieri designati. Non sono le donne pubbliche
che contribuiscono più alla depravazione dei costumi; queste sono le donne della società. Recuperando le ultime, si modificano le prime.
Questa catena d'unione fraterna offrirà in un primo tempo il disordine, ma in seguito, produrrà alla fine un insieme perfetto.
COMMENTO
In questo ulteriore paragrafo Olympe de Gouges auspica una legge che tuteli le vedove e le donne ingannate da uomini che non mantengono gli
impegni assunti,prevedendo nei loro confronti una giusta indennità. A ben vedere ,oltre al fatto che tale circostanza è riconosciuta dall'ordinamento
italiano in caso di rottura della promessa di matrimonio,va sottolineato che questo non costituirebbe un trattamento differenziato delle donne rispetto
agli uomini,dal momento che l'autrice sostiene che tale legge debba essere ugualmente rigorosa per le donne,le quali dovrebbero essere,parimenti
agli uomini,obbligate a rendere un'indennità agli uomini medesimi qualora vengano meno agli impegni assunti.
Il riferimento alle vedove può essere ben visto come un'allusione alla situazione personale dell'autrice che,come precedentemente detto,si è ritrovata
madre e vedova ad un'età molto precoce,dovendo di conseguenza coabitare con diversi uomini che l'aiutassero a sostentarsi finanziariamente.
Secondariamente ella sottolinea come le cd donne pubbliche,per tali intendendo le prostitute,debbano essere poste in quartieri designati,evidenziando
come non siano tali donne la causa scatenante della depravazione dei costumi,quanto le donne della società,ossia le donne,appartenenti a tutte le
classi sociali,che si danno al libertinaggio più sfrenato. Soltanto fornendo una via alternativa a queste ultime,consistente nella parità dei diritti e dei
trattamenti rispetto agli uomini,le stesse possono recuperare una buona condotta evitando altresì di finire in miseria; soltanto attraverso tale soluzione
anche le cd. Donne pubbliche avranno la possibilità di ambire a delle condizioni di vita diverse,che non comportino l'utilizzo del loro corpo ai fini della
sopravvivenza.
Tali soluzioni elaborate dall'autrice vengono dalla stessa definite come una catena d'unione fraterna,che porterebbe alla fine alla creazione di un
insieme perfetto. Ciò appare,nella mia personale opinione,come squisitamente in linea con i principi dettati da Olympe de Gouges nel corso di tutta la
sua opera,quanto,purtroppo , utopistico,dal momento che si prescinde dalla possibilità che taluni individui possano essere mossi dalle proprie pulsioni
e dai propri desideri tanto da essere spinti a non rispettare tali leggi,ignorando dunque,consapevolmente o inconsapevolmente, che queste leggi
ridonderebbero a beneficio dell'intera comunità e quindi anche a beneficio di essi stessi.

Offro un mezzo invincibile per elevare l'anima delle donne; è di unirle a tutti gli esercizi dell'uomo: se l'uomo si ostina a trovare questo mezzo impraticabile, che egli divida la sua
fortuna con la donna, non a suo capriccio, ma attraverso la saggezza delle leggi. Il pregiudizio cade, i costumi si moralizzano, e la natura riprende tutti i suoi diritti. Metteteci pure
il matrimonio dei preti; il re, rinforzato sul suo trono, e il governo francese non saprà più perire.
COMMENTO:
In questo paragrafo Olympe de Gouges reitera la sua pretesa a che le donne possano accedere alle medesime professioni degli uomini,sostenendo
che ,qualora gli uomini opponessero resistenza a ciò,allora gli stessi dovrebbero dividere il loro patrimonio con le donne in base a disposizioni di
un'apposita legge.
Il pregiudizio cade,i costumi si moralizzano e la natura riprende i suoi diritti. Con questa espressione possiamo sintetizzare che l'autrice sostiene
fervidamente che soltanto riconoscendo uguali diritti ,uguali trattamenti ed uguale accesso al lavoro a uomini e donne ,si possa realizzare l'insieme
perfetto,quella visione della Nazione come riunione dell'uomo e della donna. Così gli uomini aprirebbero gli occhi e farebbero cadere i loro pregiudizi
nei confronti delle donne,le donne stesse sarebbero portate ad abbandonare una condotta deplorevole dal punto di vista morale poiché non avrebbero
più bisogno di sottomettersi agli uomini e sarebbero dunque ripristinate le leggi di natura,che troverebbero nel diritto positivo una loro totale e perfetta
trasposizione.

Sarebbe ben necessario che dicessi qualche parola sui turbamenti che causa, si dice, il decreto il favore degli uomini di colore, nelle nostre isole. Si ha dove la natura freme
d'orrore; si ha dove la ragione e l'umanità, non hanno ancora toccato le anime indurite; si ha soprattutto dove la divisione e la discordia agitano i loro abitanti. Non è difficile
indovinare gli istigatori di questi fermenti incendiarii: ve ne sono anche in seno all'Assemblea Nazionale: essi accendono in Europa il fuoco che deve abbracciare l'America. I
coloni pretendono di regnare da despoti su uomini di cui sono i padri e i fratelli; e disconoscendo i diritti della natura, ne cercano la fonte fino nella più piccola tinta di loro
sangue. Questi coloni inumani dicono: il nostro sangue circola nelle loro vene, ma lo disperdiamo tutto, se è necessario, per saziare la nostra cupidigia, o la nostra cieca
ambizione. È in questi luoghi, i più vicini alla natura, che il padre disconosce il figlio; sordo ai richiami del sangue, ne soffoca ogni fascino; cosa si può sperare della resistenza che
gli si oppone? Reprimerla con la violenza, è renderla terribile; lasciarla ancora nei ferri, significa instradare tutte le calamità verso l'America. Una mano divina sembra diffondere
attraverso tutto l'appannaggio dell'uomo, la libertà; la legge sola ha il diritto di reprimere questa libertà, se degenera in licenza; ma deve essere uguale per tutti, è questa che
l'Assemblea Nazionale deve racchiudere nel suo decreto, dettato dalla prudenza e dalla giustizia. Possa la legge agire anche per lo stesso della Francia, e rendersi allo stesso modo
attenta ai nuovi abusi, come lo è stata con gli antichi, che divengono ogni giorno più spaventosi!
COMMENTO
Qui Olympe de Gouges vuole sollevare un tema a lei molto caro,ossia quello dell'abolizione della schiavitù e della discriminazione razziale Per poter
procedere ad un'analisi meglio approfondita,sarebbe però prima necessario osservare alcuni eventi che si sono venuti a creare prima che l'autrice
pubblicasse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina nel 1791.
Va in primo luogo osservato che all'epoca della rivoluzione francese,la Francia possedeva diverse colonie,tra cui ricordiamo i territori di quelle che ora
corrispondono ad Haiti ed alla Repubblica dominicana. Ebbene ,in tali colonie,vi era lo sfruttamento degli uomini di colore nativi,ridotti in schiavitù,al
fine di curare la produzione di piantagioni di caffè,cotone,zucchero e cacao,di proprietà di alcuni industriosi uomini francesi.
Non è un caso che la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789,nonostante il suo preteso carattere universalistico, non facesse alcun
riferimento all'abolizione della schiavitù o ad una parità delle razze. Ciò era dovuto principalmente al fatto che all'interno dell'Assemblea nazionale era
presente e ben radicata una forte lobby schiavista,il cui primo rappresentante era un politico conosciuto,un tale Bernave,cui si opponeva strenuamente
la Società degli amici dei neri,sostenuta dagli stessi girondini e di cui faceva parte la nostra autrice. Alle colonie,nel corso del 1790,venne inviato un
decreto dell'Assemblea nazionale che stabiliva l'eguaglianza dei diritti dei cittadini senza menzionare le differenze di razza,sicchè le assemblee
coloniali decretarono a loro volta di concedere i diritti politici alla sola popolazione bianca,causando violente rivolte nei territori coloniali.
Soltanto grazie a Brissot ed ai girondini riuscì ad affermarsi,nel 1792,un diverso orientamento sulla questione razziale da parte dell'Assemblea
nazionale,per cui la lobby schiavista fu spinta a cedere non tanto sulla base di un richiamo all'uguaglianza tra gli uomini,quanto sulla base che
attraverso la consolidazione di una classe di uomini liberi di colore sarebbe stato più semplice gestire le colonie medesime,evitando rivolte e
preservando,apparentemente, le utilità che gli schiavisti stessi intendevano mantenere in tutti i modi.
Nel discorso fatto da Olympe de Gouges ci troviamo in un momento antecedente a tale iniziale riconoscimento,poichè siamo nel 1791.
Il 15 maggio 1791 era stato trovato un compromesso alquanto deludente nell'assemblea costituente e da tale compromesso era nato un decreto che
riconosceva i diritti politici sarebbero spettati soltanto a quegli uomini di colore nati da entrambi i genitori liberi,circa il 6% dei soggetti che in realtà ne
avrebbero potuto godere. Questo compromesso comportò dei turbamenti sia dal lato abolizionista,sia dal lato della lobby schiavista,sicchè ,nell'agosto
del 1791,vi fu una rivolta di schiavi a Santo Domingo,che dilagò nella violenza.
Olympe de Gouges sottolinea qui come questo compromesso ,leggermente a favore degli uomini di colore, implichi comunque il mancato rispetto delle
leggi naturali e come ciò vada a discapito di qualsivoglia percezione di ragione e di umanità. Inoltre,l'autrice si fa carico di esporre pubblicamente
come i sostenitori dello schiavismo e della discriminazione razziale si trovino all'interno della stessa Assemblea Costituente e di come gli stessi
accendano il fuoco che divamperà in America con le rivolte.
De Gouges critica aspramente i coloni,affermando che gli stessi vogliano regnare come despoti su uomini di cui sono padri e fratelli. Essi
disconoscono i diritti della natura,l'uguaglianza sostanziale tra tutti gli individui e cercano di imporre la discriminazione sulla base di differenze di
sangue,lo stesso sangue che in teoria gli stessi affermano scorrere nelle vene di tutti gli uomini. L'autrice è altresì preoccupata che reprimere le rivolte
degli schiavi con la violenza comporterebbe accadimenti terribili,in contrasto con ogni legge naturale; di contro,però,la stessa osserva come lasciarle
proliferare comporterebbe il propagarsi di calamità in tutta l'America.
La soluzione che appare preferibile sarebbe far prevalere la libertà,quel valore che può trovare l'unico limite nella legge . La legge,qualora voglia
reprimere un'istanza di libertà che si sia trasformata in un abuso,in una licenza volta ad imporre la propria volontà a scapito di altri individui,deve farlo
in maniera egualitaria per tutti.
Da ultimo,Olympe de Gouges auspica che la legge vada a reprimere anche le nuove forme di abuso che si stanno registrando in Francia. Qui è
evidente il riferimento a Robespierre ed ai giacobini,che tanto si erano adoperati in nome della libertà e dell'uguaglianza,fino a poi negarla agli altri per
affermare la loro personale volontà.

Mia opinione sarà ancora di riconciliare il potere esecutivo con il potere legislativo, perché mi sembra che l'uno sia tutto, e l'altro non sia niente; da ciò deriverà, sfortunatamente,
può darsi, la perdita dell'Impero francese. Considero questi due poteri come l'uomo e la donna , che devono essere uniti, ma uguali in forza e in virtù, per bene amministrare.
COMMENTO
Vediamo qui,da ultimo,la speranza di Olympe de Gouges a che si ritrovi un equilibrio tra il potere legislativo ,rappresentato dall'Assemblea nazionale,
ed il potere esecutivo,rappresentato da Luigi XVI,dal momento che si stava all'epoca assistendo ad un predominio della volontà dell'Assemblea
nazionale,a scapito dell'atteggiamento conciliante del Re,che voleva in tutti i modi compiacere i suoi sudditi. L'equilibrio tra tali due poteri viene
equiparato allo stesso equilibrio che deve regnare tra uomo e donna,uniti ed eguali: se è vero che la nazione deve essere considerata come la
riunione tra l'uomo e la donna,allo stesso modo l'Assemblea nazionale,in quanto espressione della voce della Nazione,dovrebbe porsi sullo stesso
piano del potere esecutivo esercitato dal Re. Purtroppo non è così e proprio come l'Assemblea nazionale non è l'espressione della Nazione ,dato il
mancato riconoscimento dell'uguaglianza tra uomini e donne ,allo stesso modo tale assemblea si pone come simbolo dell'oppressione degli uomini
sulle donne e finisce per opprimere,per disintegrare il potere esecutivo racchiuso nella persona del Re,rischiando di compromettere la stabilità
dell'intero impero francese. Appare ovvio che Olympe de Gouges fosse a favore di una monarchia costituzionale; il suo favore e la sua benevolenza
nei confronti di Re Luigi XVI traspare non soltanto dal fatto che ella rivolse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina alla stessa Regina
Maria Antonietta e da quanto emerge in quest'ultimo paragrafo,quanto piuttosto dal fatto che ella avrebbe perso la vita,nel 1793,per aver contrastato
Robespierre e,soprattutto, per essersi opposta all'esecuzione di Re Luigi XVI,finendo,come costui,ghigliottinata.

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